1
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PRKXXO n’AK«oci.tzio:\'ii:
(.4 domicilio)
Torino, per un anno L. G,00 L.7,00
— per sei mesi « 1,00 » 4,tiO
Per le provincie e l’eslero franco sino
ni conlini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » 5,20
A).i;6sjo'/Tti Sì ìt à-jina
SrgucDilo la verità nella carila,
Efe,s, IV. 13.
La Direzione della lìUONA NOVKIJ.A è
in Torino, casa Bellora, a capo del Viale
del Re, N 12, piano 3 '.
Le associazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e dal Libraio G. SICRIiA,
contrada Nuova in Torino.
Gli Asmciali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviando o franco alla Direzione.
Lo Statuto e il Codice in riguardo alla libertà religiosa, — Ancora della Deputazione
ecumenioÀ dei Gri§tiani Evangelici. — Indirizzo dei Fiorentini. — Rispo&ta al medesimo. — Morte cristiana d’un uomo di Stato. — Notizie religiose : — Piemonte
— Toi^Ciina — Lugano — Cronachetta politica.
M.O STATUTO JE7 IMj COntCE
L\ RIGUARDO ALLA LIBERTÀ RELIGIOSA i
Una quantità enorme di leggi e.sisle
in Inghilterra, le quali il buon senso
de iiiagistrali di queU’cccelsa nazione,
(la li^lisabella in qua, non ba mai osalo
(li applicare una volta sola. Ivi è scritto
che dii celebra messa o l’ascolta, sia
reo di morie, e nessun cattolico romano è mai stato nè arrestato nè processato nè condannato per una messa:
ivi è delitto di morte qualunque cerimonia cattolica romana, ed ogni tribunale si guarderebbe bene dal met
tere in giudizio una persona qualunque per simil titolo. Perchè ciò ? perchè la nazione inglese ba il buon
senso di rispettare sopratlulto la libertiv, nè permetterebbe mai che sul
suolo dell’ Impero Britannico si commettesse un sol fatto oltraggioso alla
libertà di nessuno.
Tutte le leggi pertanto che offendono questa libertà, sono agli occhi
della magistratura inglese leggi scellerate ed inique, e crudeli, e il magi-
2
gislrato che si crede qual è, custode
e dispensalore di giuslizia, non può
indursi giammai a divenire ministro
d’iniquità o di barbarie. Di qui tutte
le leggi non consone alla ragione,
tutte quelle che fanno oltraggio alla
libertà dulie iatiluzioni e degl’ individui , cadono tosto in oblio, percbè
niuno le osserva, e niuno le fa osservare. Un magistrato inglese crederebbe avvilir se stesso nel prestar
l’opera sua e i suoi giudizi a sostegno
di leggi emanale in tempi di agitati
partiti 0 di assoluta tirannide.
Queslo buon senso giuridico manca
a quasi tulli i tribunali del continente
europeo, ed è apertamente violato e
calpesto negl’ infelici paesi, che oggi
soggiacciono alla reazion de’ retrogradi , i quali si vanno con inudita
ferocità vendicando dei liberali, momentaneamente vinti da loro.
Ma questo buon senso è desiderabile che regni da noi in Piemonte,
ove la Diomercè non domina la reazione, non c caduta la libertà, e come
per miracolo visibile della Previdenza,
sono tenute tuttavia in vigore le istiluzioni civili, abolite nel resto d’Italia.
Qui per mala ventura, accanto allo
Statuto abbiamo leggi inique, avvanzo
di tempi schiavi e del passato assolutismo. Queste leggi al tribunale del
buon senso son tutte giuridicamente
stato soppresse dallo Slntiito, che ri
conoscendo r egualità dei dritti in
ogni cittadino, riconosce in lutti il potere di esercitarli liberamente; ma non
sono per anche soppresse nel fatto.
Di qui nasce che ove reggono magistrati liberali, queste leggi non sono
invocate giammai ad annoiare persona ; ove però questi magistrati o sentono ancor di retrogrado, o vivono
sotto influenze retrograde, sia di clericali intriganti che abbondano, sia
di vecchi impiegati ministeriali clic
volpeggiando tentano imbarazzare l’azion progressiva dello Statuto, pur
troppo anche in Piemonte accadono
applicazioni di leggi diametralmenle
opposte alla legge fondamentale che
ci governa; e ciò singolarmente in riguardo alla libertà religiosa, princijùo
e seme d’ogni libertà politica e civile.
A togliere o scemare tanto disordine , noi imploriamo l’aiuto della
stampa liberale, che non dovrebbe cessar mai di notare le contraddizioni che
ancor sussistono fra Statuto e Codice,
e noi ci raccomandiamo al senno della
Camera dei Deputati e del Senato,
che fra le più urgenti loro occupazioni
non trasandino di mettere la legislazione in accordo colle libertà assicurate al paese dalla legge fondamentale
che è lo Statuto; e noi ci rivolgiamo
infine al potere esecutivo, acciocché
valendosi della facoltà di regolare con
ordinanze temporanee le fnci.’ende per
3
(ini non sono ancor dcfinile le leggr
da statuirsi nelle Camere, impedisca
agli agenti del fisco nelle provincie,
di rinnovare in Piemonte lo scandalo
della famosa causa Madiai perseguitando i Valdesi, o chiunque altri divida spontaneo, e di libera elezione
con essi le medesime credenze evangeliche.
Alla fin fine in Piemonte lo Statuto concede eguali dritti a tutti i cittadini piemontesi »enza badare se sieno F.brei, o Catlolici romani, o CalloIlei valdesi. Conviene dunque che queBli tre culti riconosciuti come esistenti
di dritto e di fatto in Piemonte, godano le stesse libertà costituzionali
rolla sola difTerenza, che la religione
catlolica romana, essendo la così detta
religione dello Stato, abbia e goda
tutte le preminenze e I tutti i privilegi
che le competono come tale; ma non
le sia concesso d’ avere a’suoi ordini
nè tribunali, nè gendarmi, nè giudici
per farsi rispettare al di là di quanto
entro uno Stato costituzionale, sono
rispettabili le credenze e le opinioni di
tulli.
IN'oi intendiamo facilmente che debba essere vietalo all’ebreo di commettere atti violenti e offensivi contro le
cerimonie del culto cattolico, siccome
intendiamo pur facilmente che debba
essere punito il cattolico o romano o
■valdese che si ardisca disturbare il
cullo e le cerimonie delle sinagoghe
ebraiche; ma non arriveremo giammai a comprendere che si debba imputare a delitto a «a ebreo un discorso,
0 uno scritto dove egli sostenga essere
da preferire il decalogo di Mosè all’Evangelo di Cristo ; perciocché l’ebreo
cosi ragionando o scrivendo, non fa
che esporre la sua credenza, e in un
governo costituzionale, dove manchi
la libertà di esporre francamente e liberamente la propria opinione, sia civile, sia religiosa , ivi non è Costituzione veramente detta, ma un simulacro di Costituzione, vale a dire ivi non
è libertà, ma una larva e una maschera di libertà.
Questi principii sono per Se stessi
evidenti, c un governo lealmente costituzionale conviene cheli rispetti egli
pel primo, aiTmcbè dall’ esempio suo
imparino gli altri a rispettarli.
Invochiamo dunque la pubblica opinione liberale, perchè si dichiari sopra
questione di tanto momento nei diversi giornali che ha qui, come per
le provincie del Regno, e speriamo
che gli errori testé commessi coll’ arresto d’alcuni Cristiani evangelici nella
Liguria e altrove, da magistrati (zelanti nel senso dell’ Armonia e del
Cattolico, ma non in quello dello Statuto e delle nostre istituzióni liberali)
sieno gli ultimi che abbia a deplorare
il Piemonte.
4
K troppa grave e intollerando scandalo, che l’unico paese libero d’Italia
debba dare oggi all’ Europa lo spettacolo di persecuzioni religiose, poco
dissimili da quella degl’ infelici Madiai, colpiti dalla reazione toscana.
Abbiano i nostri leltori la pazienza
di leggere c meditare le osservazioni
che qui mettiam loro sott’occhio; sono
dettate da un giureconsulto, c veggano
se non sono secondo ogni dritto di
ragione, le lagnanze che noi muoviamo contro le leggi del Piemonte, non
ancora in fatto di libertà religiosa
conformi alle massime del costituzionale Statuto.
M La libertà ha svariate manifestazioni ; ora si raffigura nella parola,
ora nell’azione, ora neU'inscgnamento,
ora nella religione» ora nell’ associazione. Ma tutte queste manifestazioni
non sono che faccie diverse di un unico e medesimo principio, e tutte si
compendiano nella libertà del pensiero.
Il pensiero è libero, e dalia sua libertà risulta la grandezza dell’uomo.
Dalla libertà del pensiero risulta il
merito e demerito, la morale risponsabilità. senza la quale l’uomo andrebbe ragguagliato agli animali irragionevoli. — La libertà de’culti risulta
dalla stessa natura del pensiero, perocché la religione è il pensiero più
nobile, più sublime, è il pensiero dell’iniìnito.
La libertà del pensiero in generale,
e specialmente la libertà del pensiero
religioso, venne costantemente torturata, e potè appena nel secolo XVI in
una parte d’ Europa, trionfare dopo
terribili battaglie ed un oceano di sangue. Nella moderna Europa in alcuni
Stati ci ha liberti! di culli, in altri ci
ha tolleranza, in altri intolleranza compiuta. Dov’ è compiuta la libertà di
cullo, e dov’ è compiuta intolleranza,
è semplice la legislazione, semplice
la giurisprudenza a quella relativa ;
ma la controversia incomincia, dove
si proclama una religione dello Stato,
e la tolleranza degli altri culti.
Questo è il caso delia Costituzione
piemontese.
Quando lo Stato si riguardi come
un’istituzione di giustizia e di dritto,
non si comprende come possa avere
una religione piuttosto che un’ altra,
come possa privilegiare alcune ere-:
denze a riscontro di altre credenze.)
Un' istituzione di giustizia e di dritto
contraddice a se stessa, qualunque volta non rispetti compiutamente la libertà del pensiero e del culto religioso, che è il pensiero più sacro e più
intimo dell’uomo.
Se per lo Stato s’intenda l’universalità de’ cittadini, non si comprende
com' esso possa avere una religione
5
ufliciale; qualora i cittadini professino
diverse religioni. La dichiarazione di
una religione dello Stato, supposta
l’egualità de’ dritti in ogni cittadino,
è una menzogna od una ingiustizia.
La dichiarazione di una religione
dello Stato, c la tolleranza delle altre
religioni contenute nello Statuto piemontese han dato luogo a sinistre
interpretazioni ed a giudicati inesatti.
Crediamo convenevole dichiarare
che cosa si debba intendere per religione dello Stato, che cosa si debba
intendere per tolleranza, affine di ovviare, se possibil sia, a quegli inconvenienti che hanno luogo nell’amministrazione della giustizia.
Prima della promulgazione dello
Statuto piemontese, la religione dello
Stalo era la religione cattolica, apostolica, romana. La tolleranza delle altre religioni non era proclamata, e
coloro che le professavano -erano destituiti di molti diritti che competevano agli altri cittadini.
Quando lo Statuto ammette una religione dello Stato, ed a lato a questa
la tolleranza delle altre religioni, quali
sono le condizioni della religione dello
Stalo, quali quelle delle altre religioni ?
A noi pare che posta la questione
in questi termini, si risolva agevolmente. 11 governo riconoscendo una
religione per sua, c tollerando le al
tre, dichiara nudamente la sua professione di fede, il suo cullo, dichiara che nelle feste pubbliche si
circonderà delle forme della religione
che professa; ed ove volesse estendersi
la significazione, luti'al più potrebbe dirsi che i soli ministri della religione dello Stato potrebbero ricevere uno stipendio, qualunque volta
mancassero di mezzi necessarii di esistenza. Tranne questi due favori menzionati di sopra, qualunque altra cslensione sarebbe assurda.
Insomma, per tutt’altro la religione
dello Stato e le religioni tollerate vengono a pareggiarsi.
Infatti la religione dello Stato ha i
suoi tempii; hanno i loro tempii cziandio le religioni tollerale.
La religione dello Stato ha I suoi
ministri: hanno i loro minislri le réligioni tollerate.
I ministri della religione dello Stalo
esercitano le funzioni del culto nei
tempii, e ne’modi consueti: i ministri
delle religioni tollerate possono fare e
fanno altrettanto.
I minislri della religione dello Stato
predicano i dorami che riconoscono,
e cercano dimostrare che la religione
dello Stalo è la vera, l’unica vera. I
ministri delle religioni tollerale, predicano i dorami che professano e dichiarano ai Fedeli che la loro religione è la vera.
6
Tutto ciò è riconosciuto dallo stesso
Governo piemontese, il quale ha permesso r edificazione di un tempro a
Torino, e 1’ esercizio corrispondente
del culto evangelico.
La tolleranza del culto imporla, che
siccome un callolico è libero di serbare la sua fede, di discuterla, di sostenerla, di propagarla, di persuaderla
ai dissidenti, sia libero di fare altrettanto l’evangelico. Se stesse altrimenti, la tolleranza proclamata dallo Statuto, si tramuterebbe in intolleranza,
e ricadrebbero gli Evangelici del Piemonte in quello stato medesimo di oppressura in che gemevano prima del
1848.
La potestà di professare una religione qualunque, conduce a tutte le
conseguenze che risultano da un diritto acquistato.
Dalle cose premesse rilnce che sancita prima dello Statuto, la legislazione altinente al culto, non può essere
assolutamente oggi pili la stessa, c
se pure per un caso strano, si volessero sostenere ad un tempo lo Stallilo 6 la legislazione preesistente, si
cadredde iu una contraddizione inconciliabile.
Masi dice: 1’art. 16 della legge
sulla stampa, dichiara espressamente
che r art. 165 del Codice penale è
Hianteniito. Or questo articolo comprendendo i delitli contro la religione
callolica, a malgrado della tolleranza
sanzionata dallo Statuto , la legislazione, e quindi la giurisprudenza non
venne modificata.
L’articolo 165 è cosi concepito:
« Ogni altro fatto o detto non accom« pagnato dalle circostanze aggravanti,
« indicate ne’precedenti articoli, che
« sia di natura da ortendere la reli« gione, 0 da eccitare il disprezzo, ed
« arrechi scandalo, ovvero turbi od
« impedisca in qualsivoglia modo l’c» sercizio della religione, sarà punin to ecc.......
Ma se lo Statuto proclama la tolleranza de’ culti, l’articolo 165 vuole
essere interpretato con quella discretiva che toglie le contraddizioni. Voler
credere che disprezzi la religione dello
Stalo e produca scandalo colui che
professando la religione evangelica, e
con le parole e colla libera discussione
cerchi mostrarla vera, unica vera, e
por conseguenza dichiari uon accettabili i dommi cattolici, è un sostenere
che il culto evangelico si possa pubblicamente professare e predicare , ed
intanto il credente non possa ragionare, propugnare la sua fede, la sua
religione, alla quale crede dal profondo deH’anima.
Ammettere la tolleranza delie religioni, e condannare ai silenzio coloro
che le professano, è la più flagrante
e la più intollerabile delle contraddi'.
7
zioni. L'du cretlcuza radicala nell’ inlimo del cuore ha bisogno di espandersi, di esprimersi, di tradursi colla
, parola, eh’è inviolabile come il pensiero; perocché la parola è il pensiero
esplicalo.
iMa (jui si ripiglia. Codesto è vero;
pure la conclusione, che se ne può
trarre, si é questa, che la legge ;jfna/e
non è stala abrogata; epperò i magistrati, quantunque a malincuore,
vi deblwno sottostare. .Ma come eseguir duc^leggi contraddittorie? Come
armonizzare la tolleranza proclamala
dallo Statuto e la intolleranza sancita dalle leggi penali ?
La contraddizione è una impossibililii, una negazione, per la qual cosa
due leggi contraddiltoric non possono
coesiiilere. La quistione consiste nel
vedere se lo Slaluto debba prevalere
sulla legge penale, o la legge ¡lenale
sullo Statuto.
Due ragioni irrepugnabili fanno
dare la preferenza allo Statuto.
La priina si è questa, che lo Slalulo è di dala posteriore alla legge
penale, e si sa |Ter canone inconcusso
che le leggi posteriori annullano le
anteriori; perocché le leggi nuove,
cbe conlradilicono alle antiche, dichiarano le nuove necessità sociali, i
nuovi bisogni riconosciuti dal legislatore. La qual cosa non puro è vera
rispetto alle leggi, ma è vera allresi
rispetto alla volontà de’ privali. Uua
volontà nuova prevale sulla volontà
anteriore, come chiaramente si riconosce rispclto a’ leslaracnli.
La seconda ragione si deriva dalla
natura delle leggi. J.o Statuto è la
legge fondamentale di uno Stato; irt
la (piai cosa ha la potenza non pure
di abrogare la legge precedente a cui
contraddice, ma ha altresì la potenza
di annullare un’allra legge contemporanea , qualunque volta si trovi in
contraddizione di essa legge fondamenlale.
Ma spingiamo più olire le nostre
osservazioni. Ammettiamo che lo Statuto e le leggi criminali piemontesi
debbansi osservare. Veggiaino ()uuli
sono i termini precisi deH’Arl. Kiìi.
Ouivi si dice; « Ogni fallo o dello
che sia di naturarla olfendcre la religione, 0 da eccitarne il disprezzo,
ed arrechi scandalo, ovvero turbi ed
impedisca l’esercizio della religione,
sarà punito ecc.....» I vocaboli usali
dal legislatore, come chiaro riluce,
sono vaghi ed indeterminali. GH atti
0 delli dispregiativi e scandalosi non
sono da lui definiti. Per la (jual cosa
lutto è abbandonato alla estimativa
ed al prudente arbitrio del magistrato.
Spetta a lui di vedere quando l’applicazione della pena contenuta nell’Art. ICa debba aver luogo. Se la
cosa sla in questi termali, se i voca-
8
boli non sono deflnili, è chiaro che
la loro significazione ora è lull’allra
da quella ch’era innanzi la proclamazione dello Slalulo.
Prima della proclamata tolleranza
poteva riguardarsi come dello od atto
dispregiativo e scandaloso, qualunque
detto od allo che tendesse a far discredere, disistimare i dommi professati dai catlolici romani; perocché lo
Stalo non permetteva che allato alla
religione caltolica romana verun” altra si assidesse e prosperasse. La
legge poteva riguardarsi come ingiusta; perocché sanciva un monopolio; ma la legge era tale; i magistrati non poteano travisarla, o rimutarla altrimenti. Ma quando lo Statuto aboliva il monopolio religioso
ed ammetteva gli altri culti, il senso
dell’Arl. 165 è compiutamente trasformato. in falli, se la religione evangelica è permessa, se i templi le s’innalzano, se i minislri ne predicano i
dorami, e non ammettono, anzi disgradano e rigettano 1 dommi romani, voler riputare reato ogni atto
0 detto, inteso a mostrare la verità
de’ dommi evangelici, a scapito di
quelli professali da’ catlolici romani,
torna lo stesso che disconoscere lo
Statuto, e ritornare ai tempi dell’intolleranza. Dalle quali cose risulta
che la interpretazione che si dà all’articolo 165 conlraddice airinlcn
zione del legislatore, la quale ora è
certamente difforme da quella che gli
si poteva attribuire prima del 1848,
quando la intolleranza di ogni religione, che non fosse cattolica la romana, era legge dello Stato.
Quantunque le osservazioni di sopra discorse sieno di per se stesse
evidenti, facciamo voti affinchè una
legge nuova chiarisca ogni dubbio,
sbandisca ogni equivoco, e renda Io
Statuto una verità potente ed elfettuale. ,
Ci esprimiamo in tal guisa, perciocché le leggi fondamentali degli
Stali, quando non sono soslennte
dalle leggi civih, riescono inefficaci.
ANCORA
DELLA DEPlTA^IO^E ¡ECIMEMCA
(lei Crist'aui Evangelici.
A compiere i ragguagli che porgemmo ai lettori nel numero precedente della Buona Novella, ci gode
l’animo di pubblicare i due documenti
già annunziati, vogliam dire l’Indi rizzo presentato dai Cristiani Evangelici di Firenze alla Deputazione,
e la risposta di quest’ultima. Nel primo
di tali scritti si rivela la mano di persone semplici: nessuna ricerca di termini, nessun abbellimento di frase ; è
l’espressione spontanea e genuina di
una gratitudine che sgorga dal prò •
9
fondo del cuore, e d’un cuore compenelrato delle verità evangeliche. Ricordandoci, pertanto, che Cristo prescelse all’onore del primo apostolato
uomini umili in faccia al mondo, e
che tale fu la potenza di questo apostolato da convertirlo all’ obbrobrio
della Croce, abbiam motivo di desumerne, che se il moto religioso d’Italia
comincia e si propaga nelle classi
jtovere, debbe produrre i più felici
risultamenli. Dio si compiace degli
umili c resiste ai superbi. Egli stesso
nacque in un presepe e sentì nel corso
della sua vita il tormento della povertà. Mirabile fede è quella del cristiano: ella solleva ad un’altezza
celeste ciò che la vanità mondana
sprezza e comprime ! -Ma lasciamo la
parola ai nostri fratelli di Firenze.
Ai Fratelli Cristiani componenti le
varie Deputazioni mandale onde s’interpongano a favore di Francesco e
Rosa Madiai, chiusi nelle pubbliche
carceri penali in Toscana per causa
deirEvangelo.
Cari Fratelli nel Signore
I Cristiani Evangelici delia Toscana ,
profonilamente commossi della forte prova d’amore cristiano mostrato loro da
tanti fratelli diversi di patria e di lingua, ma tutti uniti a loro in un vincolo
oonume di fede, desiderano di esprijnervi la loro gratitudine.
Di vostro proprio impulso, c senza
averne avuto da parte nostra alcuna richiesta, siete venuti qui col solo fine di
adoperarvi a diminuire e sollevare i patimenti dei nostri fratello e sorella Francesco e Rosa Madiai, i quali ora trovansi in dura prigione per aver letto la
Parola di vita, e confessato a|)ertamenle
la verità, la quale essi credettero e sostennero colla costanza e colla fermezza
che convengono a coloro i (juali, come
fedeli [Scorcile, conoscono la voce del
vero Pastore, che mori per salvarle, e
lo seguitano dovuncjue egli vada.
Noi riputiamo inutile ricapitolare qui
la dolorosa narrazione delle loro lunghe
e dure sofferenze, in quanto clic voi siete
già bene informati di tutto quello che
è accaduto a noi, e con tanto amore
avete tenuto dietro a tutte le prove clic
in pochi anni abbiamo dovuto subire.
Voi sapete come essendo siati educali
ed ammaestrati a rivestire .se non altro
le forme esterne della religione, fosse
ella pure accompagnata da una firtale e
passiva indifferenza, purché non rivocassimo scopertamente in dubbio le costumanze e le tradizioni imposte a noi,
ci vedessimo avvolti nelle vicende politiche del nostro sventurato paese, e ignorando allora essere la giuslizia di Dio, ci
adoperassimo a stabilire la propria giustizia non sottomettendoci alla giusli-ia di
Dio (Roni.X,3). Impiesta fatale illusione
noi safemmo rimasti, se non avessimo
avuto libero accesso alla incorrotta parola di Dio II che può render savio a salute ». Solamente per misericordia e per
grazia sua ora noi rimaniamo fedeli a
quella parola, nonostante le molte prove
alle (juali giornalmente ci pongono i
governanti nostri. Per questi poi noi
10
preji,'hiainu continuamente, ben -eenosecuiJu le tiiute diilìcollù e gli ostacoli
coi f|uali hanno da lottare per parte di
coloro che sono i pifi accaniti nemici di
ogni dilliisione della [larola di Dio. I
nostri Rettori hanno cercato di cattivarsi
la cooperazione potente di costoro, larfiheggiando di concessioni a loro favore,
ed nsando rigore contro r|uelli che da
loro si sono separali, neU'idea che il
sostenere la religione predominante dello
Stillo sia la guareutigia più valida al manIniiinento della pace e delia prosperitii
del paese.
A Tioi dnole non poco che, specialmente in questa congiuntura, non ci sia
|)eniicsso esprimervi apertamente la nostra gratitudine e l’amor uostro jkt la
prova singolare che ci avete data della
vostra sim|)atia a |h'o de’ nostri fratelli
che soll'rouo; ma voi tutti ben sapete che
ci è periino iiu|)edito di adunarci per la
scambievole edificazione , e che siamo
costretti ad astenerci da ogni « comune
radunanza u anche coll’unico scopo di
adorar Dio, dal timore della prigionia,
dell’esilio, e dalle soll'erenze che ne verrebbero alle nostre famiglie ; e per ciò
noi siamo combattuti fra le leggi del
nostro paese e la legge espressa di Dio
(Ebrei X, 23). Che .se noi potessimo radunarci nel nome del Signore, rinunzierenuiio voluntieri a molti de' nostri
dritti civili, ed iuconliTremmo volontieri qualunque travaglio.
Ma sebbene noi non possiamo olTerirvi
apertamente ed in modo collettivo le
espressioni della nostra gratitudine, nessuno ci può impedire d’innalzare le preghiere nostre al «Padre delle misericordie » ailiutliò Egli coroui la vostra
missione con buona riescita, o conceda
a noi giorni migliori, nei ([uali possiamo adorare Dio in tranquillità , e
non vi sia alcuno che ei spaventi.
Che se nondimeno noi dovremo sofrire per la verità, noi ci abbandoniamo
con fiducia al nostro Padre de’ cieli, il
quale non permetterà che noi siamo
provati al di là di quello che siaum
capaci di sopportare , e che ha graziosamente assicuralo il suo popolo « che
la sua forza durerà quanto i suoi giorni.
Deuter. XXXIll, 23» : ed aspettiamo l'esitodelle prove colla tranquilla sicurezza,
che Colui il quale le permette, le volgerà alla sua propria gloria, ed al nostro
bene, e che le cose le quali accadono
a noi, riesciranno come nei priuii tempi
della sua Chiesa, « anziché ad altro, all’aumento dell'Evangelo. »
Un altro punto ci preme di toccare.
Ci bauuo accusato di professare l’E\angelo coll’unico fine di sovvertire il presente ordinamento politico del paese:
ora la vostra Deputazione, proveniente
da tanti Stati a noi amici, è una prova
chiara etl innegabile, che noi nel cercare come abbiamo fatto « la scrittura
della verità » non siamo stati inossi da
nessun riguardo politico.
Ci rimane a pregarvi, clie ritornando
ognuno di voi al suo paese nativo, voglia
portare ai nostri fratelli l’espressione
della profonda nostra gratitudine, e dir
loro che la loro simpatia ci dà coraggio, e che l'appoggio morale di tutti i
Crisliauievangelici d’Europa è della massima importanza al popolo di Dio, che in
(pieslo paese si desidera di conoscere la
Parola di vita eterna. Soprattutto [lerù
dite loto di unire alle nostre le loro pre-
11
ghiere, affinché il Signore possa sostouerci in (ulti i nostri hisogni, e faro
che siamo disposti a tutto quello che
Kgli ci prepara , e che la sua Parola
possa spargerei liberamente in (piesto
paese, ed esserne Egli glorifioato; e
linalniente che in tutto qviello che ci
riguarda sia fatta, non già la nostra ,
ma la sua volontà. La nostra fiducia ó
iu Lui, dal <|uale viene la nostra forza,
e la cui grazia è bastante per noi; e per
la gioia che ci è preparata noi sopportiamo lietamente le atllizioni lìasseggiere
del tempo presente, sapendo che «Egli
il (piale ci ha amati, e ci ha lavati dei
nostri peccati eoi [iroprio sangue » , ci
guiderà fiualiueute al riposo che resta
« quando l'Agnello elio è in mezzo del
Irono ci pasturerà o ci guiderà alle vive
fonti delle acque, e Iddio asciugherà ogni
lagrima dagli occhi nostri, u
Che il nostro Signore Gesù Cristo, il
(jualtì lui distrutta la uioi'te, ed ha prodotta in luce la vita e riiiimortalità per
l’Evangelo, vi dia forza, coraggio e benedizione al di là di (|uello che voi potete chitilere e pensare : ed al suo nome
sia ogni lode.
Firenze, 20 ottobre 1852.
La Deputaz,ioiie rispose a questo
commovente indirizzo iie’tcnniui seguenti.
UlSPOST.\ D1ÌLL.V UEI»liT.VZ!Ó.Mi
ALL’INDIlllZZO
DEI imm EVANGELICI
(li Tosfaiiii.
DUetli FrakUi in G. C.
Nonoslatile che non abbiamo il menomo dubbio sulla \iva simpatia che nu
drite per noi, i quali stiamo ora adoperandoci u mitigare il destino d’un fratello
e d'una sorella che soOroiio e appartengono alla comunità vostra, dobbiamo
cionuliaineno palesarvi tutta la gioia di
cui ci seiitiiiimo compresi al ricevere il
vostro indirizzo. Ciò che aumenta ancora
questa gioia è non solamente il carattere
alTatto ^’¡stiano dei sentimenti racchiusi
in i|neiriiKlirizzo, ma eziandio il gran
numero di coloro da cui esso proviene,
In giiisii che noi ci sentiamo spinti ad
innalzare i nostri cuori al Sigaore, cd a
rendergli azioni di grazia perchè nello
stesso paese in cui prevalsero si liiiigainente le tenebre « Egli aggiungeva alU
Chiesa ogni giorno coloro che avevano
ad essere salvali » {Atti 2, 47).
Siccome la nostra luissione fu compiulanieiite scevra da ogni veduta politica,
veniamo ad esortarvi senza alcuno sci u*poh) a voler peiTseverare nella »les.sa via.
Sappiamo cIkì quanto più sarete sinceri
nella fedo evangelica, saprete anche meglio couipiere i doveri di sudditi, uveiido
sempre in mente questa dichiarazione
della Scrittura: « Chi resiste alla [todestà,
resiste all’ordine di Dio » (}lom. 13, v. 2).
11 vostro tiene adunque non sia bestemmiato (Uom. t i, V. 1G).
Crediamo potervi dare, iu tutta sincerità
queslo consiglio, senza che vi lasciale
però sfuggir di vista l’appello da rivolgere ne’ casi d’ urgenza a coloro che
governano, « Giudicate voi medesimi se
egli è giusto nel cospetto di Dio d’ubbidire a voi anzi ch’a Dio » (Alti i, 19J,
aivpello che in quanto riguarda la coscienza dev’essere seguito da questa risposta : « conviene ubbidire anzi a Dio
che agli uomini » (Atti 5, v. 20),
12
Non fa mestieri prevenirvi che dobbiamo esser tutti preparati a soffrire con
pazienza per motivo di coscienza. Egli è
per noi doloroso udire che soffriate, ma
in quanto a voi ciò dev’essere piuttosto
un argomento d’azioni di grazia verso
Dio. « Quando facendo bene e pur patendo, voi ’1 sofTrite, ciò è cosa grata appo
Dio n (1. Pietro 2, v. 20). ^
La liberazione è in inano di Dio che ha
riempiuto il cuore « di coloro che non
sono stati degni di soffrire n di simpatia
verso coloro che lo sono stali; e purché
perseveriate, come faceste fin qui, nella
sottomissione alla sua volontà, ed a quelli
ch’Egli stabilì sotto di sè, purché l’amor
della verità, nonché indebolire, ci fortifichi sotto la persecuzione, purché continui a regnare una perfetta unione fra
quelli che sono fratelli e compagni di
patimento per l’amor di Cristo, voi non
dovete punto dubitare che il Signore non
accorra in vostro aiuto. Egli che promise
d’ascoltar la preghiera di quelli che l’invocano. Leggiamo nella sua Parola ;
Il Quando ’I Signore gradisce le vie dell’uomo; pacifica con lui eziandio i suoi
nemici n (Prov. XVL v. 7).
In questo momento le preghiere di centinaia e di migliaia di Cristiani protestanti s’innalzano a Lui, non solo a prò
dei Madiai, le cui sofferenze son tanto
crudeli, ma eziandio a prò della moltitudine di coloro che vedono, come voi,
ristretta la loro libertà da chi non ama
la luce.
La vostra fede, lungi dallo indebolire,
crescerà fra queste prove, imperciocché
noi vediamo in voi un amore ardente pel
Salvatore, amore di cui molti, i quali
hanno pure piena libertà di confessarlo
e d’invocare il suo nome, d’attinger
conforto nella sua parola, e d’associarsi
nel culto che gli è tributato come al solo
Mediatore tra Dio e l’uomo, non hanno
neppure l’idea.
E noi continueremo per questi motivi nella fede, nella speranza ad offrirgli per voi questa preghiera: « Or l’iddio d’ogni grazia, il quale v’ ha chiamati alla sua eterna gloria in Gesù Cristo
dopo che avrete sofferto j>er poco tempo,
esso vi renda compiuti, vi raffermi, vi
fortifichi e vi fondin (1. Pietro 5, v. iO).
Firenze, 29 ottobre 18S2.
Tutti i documenti relativi a questa bella
manifestazione d’amor cristiano stanno
adesso sott’occhio al lettore. Il mondo
intiero ne giudicherà : in quanto a noi ci
restringiamo a queste brevi considerazioni. Quando in nome della necessità di
mantenere intatto un ordine politico, od
i pretesi diritti d’un potere che si dice
religioso, un sovrano è costretto a respingere suppliche improntate di sentimenti così puri, così conformi ai principii del Vangelo e della giustizia, queste
necessità politiche, e pretese religiose,
sono una solenne condanna del sistema,
che le produce, e si può giudicare di un
tal sistema come si giudica di un albero
dai suoi frutti.
L’aneddoto seguente merita di essere
ricordato in seguito ai fatti che avvennero
testé in Firenze. Quando Luigi XIV, questo tremendo persecutore del Vangelo,
teneva prigionieri nelle sue galere i più
nobili servitori di Cristo, Guglielmi III
re d’Inghilterra fece intercedere a prò di
queste vittin» da lord Stair suo ambasciatore. E siccome Luigi XIV invocava
13
egli pure te leggi del paese, e chiede)»
ironicamente se il re d’Inghilterra libererebbe per sua intercessione tutti i galeotti della Graa Bretagna: certo, sire,
rispose lord Stair, se V. M. dichiarasse al
mio Signore che questi galeotti sono suoi
fratelli.
IIOIITE CIUSTIVNA
D’DN UOÌl’O DI STATO.
Il 24 ollohre è morto a lìoston il più illustre degli uomini politici americani, il
signor Daniele Wehsler, primo ministro
del presidente. Come oratore ed uomo di
Stato, egli era iocontrastabihnenle il primo del suo paese; era rimasto l’ullimo
di quel celebre triumvirato di cui facevan
parte con lui Clay e Culhoun, morii entrambi di recente. Era uno spirilo di una
maschia energia e di un’alta capacilii.
Egli è morto di una malattia dolorosissima , cìie pur nondimeno gli ha lasciato fino all’ultimo istante il pieno
possedimento di tutte le sue facoltà intelletluali; ed era questa una grazia di cui
egli non cessava mai di domandare a Dio
la continuazione sino alla (ine. Quando
comprese di esser vicino a morire, fece
chiamare in due o tre volte tutta la sua
famìglia e tutti quelli fra i suoi amici che
si potè riunire; indirizzò loro saluti I
più ammirabili con una pietà calma e ferma, e consigli individuali a ciascuno secondo la rispettiva situazione. Nella notte
s’intese dire, come parlasse a se stesso :
« 11 24 ottobre, tutto ciò ch’è mortale io
Daniele Webster, avrà cessalo d’essere ».
AH’islante pregò con voce così piena,
ferina e chiara, tome per l’ordinario, e gli
assistenli hanno ritenute le ultime parole
della sua preghiera: n Padre celeste, perdona I miei peccati, e ricevimi presso di
le, per Gesù Cristo (lìeccice me to thxjsdf,
through Chrisl Jesus) ».
Soffriva mollo, ed il suo medico avendogli confessalo che non poteva, per sollevano, che dargli alcune pozioni calmanti,
esso rispose: » .\liora io non ho che a
restar cosi pazientemente sino alla fine ;
se cosi è, possa venir presto la fine ».
Pili tardi, parlava con istupore della
diOieollà materiale che provava a morire;
il dottore .Teffries gli ripciù allora queslo
passaggio di un salmo: «Avvegnaché io
camminassi nella valle dell’ombra della
morte, io non temerci male akuno-, perciocché lu sei meco : la tua bacchetta e la
tua verga mi consolano » (Salm. 25. i).
li morente esclamò: « ft vero, è vero...,
lo voleva dirlo.....la tua bacchetta, la tua
verga.....u Poco dopo spirò con la più
perfetta serenità.
Oh quanto i paesi |5roleslanli differiscono dal nostro! Ove sono in Francia i
grandi uomini di Stato che muoiano pieni
di Gesù Cristo? Ove sono sovraltutto i
medici che sostengano con parole della
Scrittura, l’anima dei morenti ?
(Le Lieti).
IVOTIZIE RElilCilOSE
Piemonte. — Attentato alla libertà di
coscienza. Con sommo nostro rincrescimento un nuovo e grave attentato alla
libertà di coscienza noi dubbiamo registrare nelle nostre colonne :
A San Vincenzo del Favaie, mandamento di Cicagna, provincia di Chiavari,
vivono due oneste famiglie di contadini,
14
per nome Ceregfiino, formanli tra uomini,
donne e bambini un totale di Irmtanove
individui.
UnaBilibia venula in mano d’un di loro,
due anni sono, e letta in famiglia, giunse
senza nissuna influenza straniera ad attraversare una lunga serie di peripezie,
che non è quivi il luogo di narrare, e ad
iufundere iu questi animi la nonvinzione
che la Chiesa papale,co.si nei suoi dommi
cunip nelle sue pratiche, si è alloDlanata
dalle S. Scritlure, e che quindi, volendo
reggersi conformemente a queste, conviene abbandonarla. E così fecero; e cessando afTatto dal frequenlare le funzioni
del culto cattolico, raunati nelle loro case
essi leggevano la S. Scrittura, cantavano
le lodi di Dio, e pregavano insieme, aspettando che la Chiesa Valdese, di cui per
iin caso veramente provvidenziale avean
sentito dir che professava le slesse credenze da es.si rinvenute nel Vangelo, ed
a cui si eran rivolti perchè gli accogliesse
nel suo grembo, mandasse loro chi gli
ammaestrasse più compiutamente.
Le coso camminavano a questo modo
da più mesi, senza che i Cereghini si lasciassero rimuovere dal loro proposito nè
dalle inimicizie, nè dalle ingiurie, nè dai
dileggi cui eran fatti bersaglio per parte
di molti e specialmente dei preti, quando
la mattina del iS, mentre stavano ancora
in Ictlo, due brigate di carabinieri, armali da capo a piedi, come per l’arrèsto
di malandrini, si |>resentarono al loro domicilio, intimando l’arresto a 4 fra loro.
Ire uomini ed una donna, e li trascinarono nelle prigioni di Chiavari, ove vennero posti al secreto con divieto a chiunque di visitarli, perfino al loro più prossimi parenti. Tale arresto ha fallo gran
senso in tutta la riviera del Levante, Ove
i CereghiQi sono da tutti conosciuti. La
famiglia è addoloratissima, ma ferma più
che mai nel suo proposito di sagrificare
ogni cosa, fosse anche la vita, piuttosto
che di rinunziare l’Evangélo. Inquanto ai
carcerati bastino i fatti seguenti a convincere di quale .‘spirito sieno animati, e mostrar l’assoluta impotenza della persecuzione a rimuoverli dalla loro fede. Due, che
sono marito e moglie, udito l’ordine dei
carabinieri di seguirli^- colla stessa tranquillità con cui attendevano ogni mattina a
quel sacro dovere, si posero in ginocchioni per far la loro preghiera, terminata
la quale si abbandonarono nelle mani
della forza. Un altro, Andrea, padre di
cinque figliuoli, udito di che si trattasse,
senza rispondere levò le mani e gli occhi
al cielo esclamando in mezzo alle lagrime
della moglie e dei bambini appena svegliali: «Grazie vi sieno rese, o Signore,
« per avermi giudicato degno di solTerire
n persecuzione per il vostro Evangelo; io
« non mi sarei mai aspettalo un tanto
« onore I »
Preghino tutti quanti sanno pregare,
affinchè da un lato non venga meno
in questi nostri poveri fratelli il coraggio di confessare Gesù Cristo, e dall’alIro riescano vani gli sforzi di coloro,
i (juali ad ogni costo vorrebbero |)recipitato il nostro fortunato Piemonte in
quella via d’intolleranza e di liarliarie,
che rese cosi tristamente famose altre
parti d’Italia.
Torino. A Vincenzo Giobf.iìti, chiamato sacerdote apostata dair^rmon/fl, e
scomunicato in tutte le sue Opere dalla
fazione clericale che si agita in lìonn
Sdito “li ordini della g'suitica Cinltii
15
Calloìica, cd è rainlaiiata in 1‘ioiiioiite
dui Vescovi conuiuvati a coniliattere ogni
civile piogi'esso, sì a Vincenzo ('iioberti
la popolazione (orinosc lia reiidiito la
mattina del 23 novemiire i fiineliri onori
che si meritò come grande (ilosiifn c
soiiiino politico. Dalla chiesa del Corpus
Uomini, ove suiresaiiime spoglia erasi
compiuto il sacro riio coll'intervento
dei minislri Cavour, lìoncompagni e
Cilirario , la Guardia Nazionale in gran
tenuta con la li-anda musicale alla testa
accompagnava il feretro al Campo santo.
Vi tenevano dietro le Deputazioni del
Parlamento, del Municipio, dell’Univursità, gli .Studenti, l’Einigraziono italiana,
le Società operaie, l'd un’onda immensa
di i)opolo faceva ala hmghesso il cammino. lino stuolo di 120 pretisi adunò spontaneo e senza stipendio ad accoglierlo
alla porla del Campo santo, protestando
con tal atto contro (jnella parte faziosa
e malevola del clero che maledice al definito. Il suidaco rìellonn pronunziò sulla
tond)a un discorso che venne applaudito
dall’immen.'ia folla degli astanti,
«Cessò, diss'ogli fra le altre hellisII siine verità, ccs.s<) la nostra Italia di
ic essere l’ultimo paese del mondo, quan» do rillustre lilosofo c’insegnò che poli leva essere il primo m. •
Questa dimostrazione ]>opolare all’autore del Gesuila Moderno è stata una signiticaiile lezione alla stampa e fazione
clericale.
— Non sappiamo comprendere iiercliè
la Gu~z. Picmoniese ahhiaoininesso di ricordare la Emigrazione italiana nel seguito del feretro , eppure essa era in
CO.SÌ gran numero, che non era lecito
ai non ciechi di non vederla.
IliGoni reiscoi'M.i. Se sono.vere le voci
in giro, alcuni ecclesiastici irriprovevoli
per costumi ed osservanza dei loro doveri
sarehhcro stali sospesi, ipiali assoliilanienle a dicinis, e (|uan dalla predicazione, senza che si posiía apporre loro
altro delitto fuor (juello di amare sinceramente lo Statuto. Se ijiiesta voce hassi
a confermare, noi non possiamo che dolerci vivamente, in nome dei sacri interessi della religione, di vedere così fraintesi i precetti econiproinesso l’avvenire
dalle improntitudini di (pici su|ivrioi'i
ecclesiastici che pur dovrehhero invece
predicare coH’eseinpio la tolleranza e l’iinione. Mancano forse occasioni assai più
opportune ai superiori ecclesiastici di
esercitare la severità della loro censura
sulla moralità e sapienza dei proprii subordinati {Risorgimmto).
Toscana, l.’n decreto reazionario del
Granduca richiama in vigore la pena di
morte non solo pei delitli di Ic.sa maestà,
e di furti violenti, e di premeditato omicidio, |iei quali era stala così saviameiilii
abolita dal Gran f.eopoldo I, ma eziandio pei delitli di religione. In tal modo
la Toscana, che da 70 anni e più si riguardava come la regione privilegiala
d’Eurojia per la dolcezza delle sue leggi
e del suo governo, è spinta nel baratro
della Inquisizione, e presto vedrà i suoi
figli appiccali edecaiiitati sulla .sentenza
d'un ]irete o d’un frate che si piacerà di
qualificarli per empi ed eretici.
Lugano. La notte del 22 novembre
il commissario del Governo ha dato lo
sfratto a più di 05 Cappiicini forestieri,
ofl'erendo loro passaporti , danaro pel
viatico e carrozze.
16
CRONACHETTA POLITICA
Tohino. — La stampa clericale mal dissimula il dispiacere provato per lo straordinario onore reso dal pubblico alle
spoglie del Gioberti. L'Armonia non arrossisco di allegare tulle le'espressioni
sfuggite di bocca al grande Scrittore italiano in qualche momento di sdegno, per
suscitare contro di lui le spento ire delle
pei-sonali vendette. Ma il pubblico ha saputo già distinguere tra il merito dell’eccelso iilosofoele debolezze dell’umana fragilità, quando con si concorde animo ha
tìeliiierato di onorarne la venerata memoria.
— Il Senato ha udito il rapporto della
Commissione sulla leggo del matrimonio
civile. Resta a vedere se ne approverà le
niodificazioni proposte a quella già approvata dalla Camera dei Deputati.
— La Camera elettiva si occupa d’interessi urgenti, ed ha approvato il bilancio
del ; riservandosi ad esaminare le
economie da introdurvi.
— Il cav, Bonelli promette che prima
del liuc di gennaio sarà terminata la linea
telegrafica elettrica da Ginevra a Ciamberi. Cosi questa capitale della Savoia diventerà uno dei punti |)iù importanti,
poiché le notizie d’Alcmagna e di Svizzera jter Ginevra,d-’Inghilterra e di Francia per Grenoble, e d’Italia per Torino,
faranno capo qui, e si fermeranno all’uflicio centrale per essere trasmesse al loro
destino.
— Leggiamo nel Mediterraneo : Bisogna
crédere che il nuovo ministero piemontese non farà preventivamente conoscere
alcun piano o programma generale, ma
scioglierà le questioni di mano in mano
che gli si presenteranno. Esso racchiude
nel suo seno gli uomini sopra i quali il
paese ha fondate speranze di prosperità .•
occorre tempo per soddisfare a lutti i
bisogni, e non bisogna con troppa esigenza
irecipitare i miglioramenli, e creare imlarazzi insormontabili. Il paese ha ollenulo una grande soddisfazione a’suoi senliinenti colla nomina deirallual ministero,
e non bisogna compromeltere queslo buon
risultato con improntitudini che sarebbero ridicole. Ogni coso giunge sempre a
suo tempo,
Paledmo. — La vendemmia è stata
poverissima per la malatlia delle uve, la
quale ha cagionato danni gravissimi. Anche il prodotto dell’olivo è stato scarsissimo, e la continuala siccità minaccia
)ure le speranze dell’avvenire. In tutta
’isola di Sicilia abbiamo a deplorare scarso
il ricolto del vino. Nella provincia di Catania sono incalcolabili i danni della terribile eruzione dell’Etna, che cominciala
il 20 agosto, ha seppellito sotto monti di
lave ampi terreni, e dura ancora.
Francijv. — AParigi il numero dei voti
favorevoli aU’impero sono stati 208,000
circa il doppio di quelli dati l’anno scorso
al plebiscito dopo il colpo di Stato. Le
notizie che il governo ha ricevuto dai dipartimenti per telègrafo portano che dappertutto le popolazioni si recano in massa
allo squittinio e si mostrano impazienti
di avere l'impero.
Belgio. — Il progetto di legge che
modera la libertà della stamjta verso i
governi esteri, è stato in parte modificato
dalla Commission della Camera.
Inghii.tiìrra. — Nella seduta del 20
della Camera Jei Lord il conte Derhy si
congratulò del buon ordine cbn cui furon
compiute ìM8 le esc(iuie iiiagnifichc del
Duca di Wellington. Lodò a condotta
della polizia, delle truppe, come anche il
contegno del pubblico. Disse parole onorifiche delle nazioni amiche le quali mandarono i loro rappresentanti al e esequie,
e in particolare della Francia, che scordando Waterloo, vi fece assistere il suo
ambasciatore. Terminò il discorso con un
commovente panegirico deU’illustre defunto.—Nella Camera dei Comuni il sig.
d’israeli recitò con molta eloquenza le
lodi del Duca di Wellington. In altra seduta protestò in nome del gabinetto di
accettare senza restrizioni di sortali principio del libero scambio, già accettato dal
voto unanime della nazione, e di rinunziarea qualunque idea di protezionismo.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
TIP, soc, DEOLI ARTISTI A. PO>S li C.