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28 febbraio 1975 - L. 100
Anno 112 - N. 8
Spedizione in abbonamento postale
) Gruppo bis/70
BIB: , r GT£CA V ALDESE
10066 TOHRE PSILICE
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IL DRAMMA DEL POPOLO VIETNAMITA
La pratica della menzogna
nella tragedia del Vietnam
Per considerare il valore di questa assemblea ed il ruolo che essa ha avuto nello scopo prefìsso occorre porla nel contesto di molte altre grandi assemblee tenutesi, nel breve periodo di poco più di un anno, ad Amsterdam, a Torino, a Montreal (cui non ho partecipato) a Stoccolma. E’ l’ultima in ordine
di tempo, anche se non è ancora detto che sia la finale sulla terrificante tragedia del Vietnam.
I fatti nuovi che hanno caratterizzato
l’Assentblea di Washington sono, comunque, di notevole portata. Alla sua promozione hanno concorso gran numero
delle più alte personalità ecclesiastiche di
tutte le denominazioni con una meravigliosa lettera pastorale diretta alle chiese
degli Stati Uniti, partendo dalle parole
del profeta Geremia : « dal profeta al
sacerdote, tutti praticano la menzogna... dicono ’’pace, pace” mentre
pace non c’è» (Is. 6: 13-14) appello
così raramente profetico nell’istituzione.
Quest’appello ha coinvolto certamente
molto pubblico delle comunità rappresentate da chi lo ha scritto. Al contributo
particolare delle chiese si è aggiunto
quello dei senatori e dei ’’deputati” che
hanno preso parte ai dibattiti. Infine, fatto assolutamente rilevante è stato il contatto diretto e personale coi membri del
Senato e del Congresso, dovuto soprattutto alla presenza della delegazione europea. Di questo parlerò più tardi, ma dagli Stati Uniti ci han fatto sapere che è in
gran parte dovuto a questa presenza ed
a questi contatti che 82 fra senatori e ’’deputati” hanno fatto la dichiarazione che
si opporranno non solo al finanziamento
supplementare richiesto da Ford per
Thieu, nell’anno finanziario in corso,
ma esigeranno la fine definitiva di ogni
finanziamento di qualsiasi genere al dittatore, sia per l’esercito, che per la polizia o per il bilancio del Regime tutt’ora
in vita.
La delegazione europea era composta
da ; il deputato Horst Krockert, inviato
dallo stesso partito socialdemocratico al
potere, e da F. Weissinger per la Chiesa
dell’Hessen-Nassau per la Germania; da
Claude Richard-Molard, del Comitato
contro la Tortura, e dalla suora cattolica
Françoise ’Vandermaesch per la Francia;
da Anita Gradin membro del Parlamento
per la Svezia; dal past. Th. Buss per i comitati in difesa dei prigionieri politici,
per la Svizzera, e da me stesso per l’Italia.
Oltre alla delegazione europea y’era A.
Brewin deputato canadese ed altri due dal
Canada, un delegato giapponese e due
delegati vietnamiti. Tutti indistintamente
abbiamo preso parte viva ai dibattiti.
In questo numero
Scheda biblica su Mosè p. 2
Intervista al Segretario
del Consiglio Ecumenico
giovanile europeo p.
Ancora in tema di aborto p.
2 marzo : domenica della EGEI p. 5
Speculazione edilizia in
alta montagna? p. 6
3
4
La domenica 26 è stata una giornata
campale conclusasi con una assemblea
che, oltre a gremire l’immensa chiesa presbiteriana adiacente alla Casa Bianca,
aveva anche una folta folla che seguiva
all’esterno, attraverso i microfoni, i discorsi degli oratori. Vi ha parlato fra altri
il senatore George Me Govern, la deputatessa svedese Gradin, l’organizzatore J.
Mac Aulii!. Ultimo il vescovo episcopale
Paul Moore che ha sottolineato come il
peccato degli americani sia di non riconoscere la loro sconfitta. I discorsi erano
intervallati da canti delle due ben note
artiste Hally Near e Joan Baes. L’assemblea ha fortemente acclamato la delegazione europea, il che ci fa rilevare come
l’apporto di questa sia stato apprezzato.
La serata è terminata con un corteo con
fiaccolata che si è mosso verso la Casa
Bianca, dinnanzi alla quale è passato un
paio di volte, per poi fermarsi nel parco
adiacente a cantare.
Il programma delle delegazioni stranie
Tullio Vinay
(continua a pag. 4)
ISTITUTI PER MINORI
costretti a chiudere?
Se la situazione non si sblocca entro
alcune settimane i tre istituti per minori
gestiti dalla chiesa valdese alle valli, il
convitto di iPomaretto, i due convitti di
Torre Pellice (Via Angrogna e Casa Gay),
saranno costretti a chiudere. Il motivo
stavolta è puramente economico. Gli enti
di assistenza e la Provincia non hanno più
inviato un soldo da 6 mesi. Era ormai
consuetudine anticipare le rette che gli
enti con loro comodità saldavano con
grossi ritardi; oggi però nulla fa pensare
che i milioni di credito che i convitti hanno nei loro confronti possano essere saldati a breve termine. Anche « La Stampa » ha denunciato, a Torino, questa insey
sfenibile situazione con dei titoli allarmistici: « Mille bambini in mezzo alla strada », « Gli istituti che li assistono rischiano di chiudere a brevissima scadenza ».
Non conosciamo nei particolari la situazione di altri istituti di assistenza privati della provincia; conosciamo però
quella dei nostri convitti. Se non si troveranno entro breve tempo i soldi per acquistare i generi alimentari e pagare il
personale, non vi sarà altra alternativa
che la chiusura.
Questa situazione non è piovuta dal cielo, si trascina da anni: ora però si è al
collasso.
E questo in un momento in cui da un
punto di vista pedagogico si stava lavorando seriamente per una più efficace impostazione del lavoro; in un momento in
cui le comunità hanno ricevuto il materiale informativo sul lavoro dei convitti
secondo To.d.g. sinodale in vista della discussione e della responsabilizzazione; in
un momento in cui si stanno facendo
pressioni in tutto il paese perché si attui
finalmente quella riforma dell’assistenza
che ha paralizzato e paralizza ogni iniziativa. È sulla base di questi progetti di
legge che occorrerà impostare la linea di
lavoro nei prossimi anni: il che significherà probabilmente rinunciare ad una
gestione "privata”.
Il Centro Diaconale sta discutendo con
le équipes dei convitti le possibilità di
"resistenza” di fronte a questa situazione: è possibile che venga lanciato un appello alle comunità perché anticipino i
soldi necessari a portare a termine Tanno
scolastico in vista di un’ampia discussione che porti a decisioni chiare anche per
il futuro, nella prossima sessione sinodale.
Nei prossimi numeri del giornale daremo ampio spazio a questi problemi, aggiornando le comunità sugli sviluppi (?)
della situazione. e. g.
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I-’ssterno del Convitto Valdese di Fomaretto
“ Corrono
e non
si stancano ”
ISAIA 40; 30/21
E inutile cercare nella Bibbia una
parola che parli della gioventù: la
Bibbia parla del Signore. Anzi, nella
Bibbia il Signore parla, attraverso
la testimonianza di uomini che hanno cercato di essergli fedeli.
Se qualche indicazione è data sulla gioventù, è sempre indiretta, riflessa; rimanda al Signore.
« I giovani s’affaticano e si stancano; i giovani scelti vacillano e cadono, ma quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze, s’alzano
a volo come aquile; corrono e non
si stancano, camminano e non s’affaticano ».
I giovani s’affaticano e si stancano: non abbiamo l’impressione che
la generazione delle lotte studentesche s’è addormentata, che le generazioni successive non si sono forse neppure svegliate? Che i giovani
siano nati stanchi, che se si vuole
lavorare si deve ancora di nuovo
contare sulle persone mature, sui
quarantenni, sui sessantenni che^
hanno ancora voglia di tirare avanti
e di rimboccarsi le maniche, più dei
giovani?
Si possono accampare scuse, politiche o teologiche: i giovani sono
stanchi, affaticati, ma la colpa è della società, di una civiltà oppressiva,
repressiva di un mondo sbagliato,
senza prospettive; i giovani vacillano e cadono, perché non hanno piu
fede, studiano, discutono, fanno politica, ma diventano atei, poi per forza non hanno fiato. Il nostro passo
non dice né l’una né l altra cosa.
Non dice se noi siamo giovani
stanchi, o giovani scelti, se siamo
vecchi giovanili o giovani decrepiti,
dice che anche i giovani possono
stancarsi, ma il nostro Signore non
si stanca.
Che non siamo noi ad essere giovani, ma che il nostro Signore è gio-^
vane, fa ringiovanire, è la fonte di
ogni vera forza e di ogni vera giovinezza. Lui ci permette di correre
senza affaticarci, di camminare senza stancarci: di vivere!
Non si tratta più dunque di scommettere sui giovani (e neppure di
scoraggiarli!): ma di discutere con
auesto Signore vivente, giovane, che
fa ringiovanire, di pregare, di ripetcVC!
« Benedici, anima mia, l’Eterno, e
tutto quello che è in me, benedica il
nome suo santo. Benedici, anima mia
l’Eterno, e non dimenticare alcuno
dei suoi benefici. Egli è quello che ti
perdona tutte le tue iniquità, che sana tutte le tue infermità, che redime la tua vita dalla fossa, che ti corona di benignità e di compassioni,
che sazia di beni la tua bocca, che ti
fa ringiovanire come l’aquila » /Salmo 103: 1-5).
Sergio Ribet
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a GolSoquio
con f lettori
Ancora il Mosè
Le brevi riflessioni che abbiamo pubblicato nel numero del
14 -febbraio sul Mosè della TV
sono sembrate utili ma hanno
sollevato nel comitato redazionale un grosso problema. Il prof.
Soggin ed il past. Rutigliano
hanno messo ben in chiaro che
la Televisione ci ha offerto un
Mosè molto lontano da quello
che abbiamo imparato a conoscere nella Scrittura.
Non si poteva forse fare di più
e di meglio. A parte alcune caricature, alcune pennellate di sensibilità più cattolica che ebraica,
qualche romanzatura per rendere più cinematografica la cosa,
era infatti la storia biblica che si
svolgeva sotto gli occhi degli
spettatori.
Le cose c’erano, mancava lo
spirito. Come faceva rilevare però il critico dell’Unità, citato dal
prof. Soggin, lo spirito non poteva esserci perché la narrazione biblica non è una storia qualsiasi ma è la storia di una fede,
è una testimonianza di fede.
A questo punto si deve fare
ancora un passo più avanti, cercando di interrogare il testo biblico alla luce delle ricerche bibliche moderne? Ci dobbiamo limitare a dire che la Bibbia, è
Bibbia ed il cinema cinema, oppure dobbiamo cercare di penetrare anche più profondamente
nel racconto biblico?
Abbiamo, pur con molte cautele, optato per questa seconda
prospettiva cercando di iniziare
su queste pagine una riflessione,
molto semplice e piana, per i
lettori che intendano avvalersi di
questo modesto aiuto. Non ci nascondiamo i pericoli che questo
fatto può comportare, forse non
tutti i lettori saranno consenzienti con questa ricerca vi saranno domande e riserve, vedremo di affrontare ogni cosa serenamente, ma non possiamo rinviare più oltre questo ripensamento della nostra lettura biblica. Le due schede su Mosè che
offriamo alla discussione ci serviranno da test.
Lettere
Molti italiani hanno ricevuto
negli ultimi giorni lettere annullate, se provenienti da Roma, con
un annullo speciale che presenta la facciata di S. Pietro e la
dicitura ANNO SANTO 1975 « Ut
unum sint »; frase che negli anni pre conciliari indicava le direttrici dell’ecumenismo romano.
Il fratello Peyrot da Roma, nel
farci parte delle sue reazioni
riguardo a questo annullo (intitolate « Ecumenismo di Stato >1.'), esprime pensieri che tutti
gli evangelici sottoscriveranno
senza difficoltà:
Indubbiamente è perfettamente legittimo che, sia lo Stato della Città
del Vaticano, sia la Chiesa romana
che vi ha la sua sede centrale, emettano uno speciale timbro postale per
l'anno santo e vi pongano quelle scritte che meglio credono. Ma che il ministero delle poste italiane si metta a
fare deH’ecumenismo filatelico cogliendo l’occasione dell'anno santo, è ridicolo, e supera i limiti del buon gusto...
se al tempo dello statuto albertino
v’era in Italia una religione di Stato,
non è pensabile che nella nostra Repubblica vi sia un ecumenismo di
Stato.
...risulta chiaro che nulla di quanto concerne quest’anno santo produce
ecumenismo, anche se qualche pastore nostrano non sembra essersene ancora accorto. Né se ne è accorto il
ministro delle poste che certamente se
si mette a fare della teologia e dell’ecumenismo non può evitare la figura di colui che vuol far l’altrui mestiere. Vi sarebbero invece tante cose
vive di gran lunga più importanti e
di rilevante interesse diretto di cui
sarebbe necessario occuparsi ed a cui
soprattutto dovrebbesi urgentemente
provvedere per far funzionare un po’
meglio il servizio che questa funzione
di Stato dovrebbe rendere al paese.
Tutti, cattolici ed evangelici gliene sarebbero riconoscenti.
La ricetta dell’ecumenismo « ut
unum sint », non è cosa a cui il mi
nistero delle poste debjtaadoperarsi. A meno che, investendosi della funzione di
braccio secolare, non abbia
pensato di istituire un timbro apposito per le pecorelle che eventualmente volessero compiere l’ipotetico
ritorno in occasione dell’anno santo e
bollarle cosi come le buste delle lettere che girano l’Italia in attesa di
recapito.
Due lettere dalla Spezia, del
gruppo giovanile metodista l’una
e del fratello Eugenio Stretti
l’altra, sollevano invece grossi
problemi all’interno della nostra
comunità evangelica.
I giovani di La Spezia fanno
riferimento allo scritto di È. Rostagno sul n. 2 della Luce e si
sentono profondamente coinvolti con la tesi da lui proposta;
sperano anzi che
...questa sua proposta non rimanga
una utopia, ma si concretizzi in una
realtà continuamente operante. A questo proposito, pienamente concordi con
l’idea che la chiesa istituzionalizzata
sia un ostacolo all’adempimento dell’Evangelo, vorremmo degli schiarimenti su come vada intesa concretamente questa deistituzionalizzazione.
Prendendo spunto da una con
RAI-TV
Siamo incorsi in un errore
preannunziando la serie di conversazioni sul Terzo Programma in tema di Storia Valdpse;
le notizie forniteci non erano infatti del tutto esatte. Le trasmissioni, iniziate mercoledì 19, con
l’intervento del prof. Manselli,
hanno luogo alle ore 20,15 e non
alle 20,30 come da noi indicato
Fra i docenti chiamati a colla
borare si deve aggiungere a quel
li menzionati anche Giovanni
Gönnet della nostra facoltà di
Teologia.
siderazione generale E. Stretti
avanza invece delle ipotesi di lavoro per l’avvenire delle chiese
federate su cui sarebbe forse il
caso di aprire un dibattito
Innanzitutto, « de facto », se non
« de iure », hanno sempre minore rilevanza, per gli evangelici italiani, le
proprie origini denominazionali; la
differenziazione, se non vogliamo parlare di divisione, passa oggi tra chi accetta il rinnovamento biblico apportato alla teologia dalla « neo-ortodossia
protestante » con la conseguente « ipotesi di Dio in un mondo divenuto
adulto »; e chi, federato o meno, poco importa, si è « fossilizzato » in una
testimonianza di stampo ottocentesco.
(Leggi pietista-revivalista).
D’altronde la prima « posizione teologica », se così la vogliamo definire,
è largamente condivisa dalla maggior
parte dei membri delle chiese attualmente federate.
Posta questa « necessarie chiarificazione », molti ostacoli perdono la loro
ragione d’essere : sì veda per esempio
la nuova interpretazione barthiana del
battesimo, che costituisce senz’altro un
superamento positivo della classica
contrapposizione battesimo - pedobattismo.
Quale deve essere il nostro
compito, il nostro lavoro? Iniziare lo studio ed i contatti per
una unione sempre più stretta
fra le chiese federate che hanno
in comune una teologia « rispondente ad una testimonianza viva
dell’Evangelo nel nostro tempo »,
una unione che salvaguardi la
tradizione pluralistica del protestantesimo ma superi il particolarismo confessionale. Questa la
tesi dell’amico Stretti.
Gli storici dell’Evangelismo potrebbero narrare la lunga storia
di questo sogno di un « Evangelismo unito », ne varrebbe la pena e forse impareremmo cose
utili anche per l’oggi.
il Direttore
LIBRI - RECENSIONI
L’uomo moderno senle
il bisogno dell’auforifà
F. A. SCHAEFFER, la Chiesa alla fine del XX secolo. Guancia, '73.
Schaeffer è un singolare personaggio, uomo di cultura enciclopedica, si muove liberamente nei
’’college” e nelle sale di conferenza; la sua casa in Svizzera,
rAbri Fellowship è meta di pellegrinaggio per molti giovani in
cerca di una soluzione ai loro
problemi esistenziali.
« Una delle ingiustizie più gravi che abbiamo perpetrato a danno dei nostri giovani è stato di
chiedere loro di essere dei conservatori. Il vero cristianesimo
oggi, non è conservatore, piuttosto è rivoluzionario... Se vogliamo essere onesti dobbiamo insegnare ai giovani ad essere rivoluzionari, nei confronti dello
Status quo ».
Questa la tesi del nostro autore, una tesi che si presta ad ecjuivoci perché « rivoluzionario »
può indicare molte cose. Nel caso nostro non significa anzitutto,
essere militanti in formazioni di
sinistra; indica una linea di comportamento più generale, un modo di reagire alla pressione del
mondo. L’evangelo è inteso dal
nostro autore come una forza
di rinnovamente del mondo, una
forza radicale nel contesto dello
sfacelo sociale, deH’egoismo, della paura e della distruzione dell'ambiente in cui viviamo.
Ciò che deve caratterizzare
questo cristianesimo moderno è
il principio di Una autorità. Il
mondo muore nel caos perché
ha perso il suo punto di riferimento; il punto di riferimento
può essere solo una verità assoluta.
Una fede cristiana, calda, caritatevole, aperta, una comunità
libera di modificare, « un cristianesimo ricco di contenuti e di
purezza dottrinale », questo si
richiede da noi oggi.
Perché un libro del genere è
interessante? Perché dice cose
vive e pensate ma soprattutto
perché mette in luce una delle
tendenze fondamentali della psicologia moderna: il bisogno di
autorità. Sembra impossibile
unire una eccezionale sensibilità
culturale con un biblicismo letterale, ennure è il caso qui. Un
rinnovamento nell’autorità, di
questo la gente sente il bisogno.
È però la via evangelica?
G. T.
A. DUBOUSQUET, 1 40 giorni. Idea-gioco di S. VEZZALI, Armando Ed. Roma 1973, L. 2.500.
I 40 giorni sono quelli che Noè passa nell'arca. Il libro, che fa parte di
una bella collana assai varia è, come
dice la fascetta « un libro da inventare,
illustrare, scarabocchiare, raccontare ».
Il racconto segue, poeticizzandolo ma
con discrezione e finezza, il testo biblico e lascia in bianco metà della pagina
per permettere al bambino di completarlo, incollandoci ritagliate, figure di
animali che troverà annesse al volume
e che potrà integrare con parole e disegni riguardanti il testo.
Viene cosi permesso al bambino di
partecipare in prima persona alla vicenda che sta scOpretido, che farà sua,
che ricorderà ■ meglio, possedendo alla
fine un libro fatto per metà da lui. stesso. Ci siamo chiesti se questo' metodo
non potrebbe essere utile ai monitori
delle classi nido delle scuole Domenicali sempre alla ricerca di sistemi attivi e sviluppare in loro iniziative per
far vivere nei gruppi i grandi temi
biblici.
L. GROSSI, Filastrocche da 5 a 100.
di S. VEZZALLi, Armando Ed., Roma
1974, L 1.500.
Sono 60 filastrocche fresche, ariose,
rnoderne, molto vicine al bambino nel
toccare le cose della sua realtà. Sono
per « il bambino intelligente » e anche
per quello « che assolutamente non sa
proprio niente ». Perché « il bambino
che non sa, domani saprà ». E con questa speranza, anticonformista e libera
sono a entrambi dedicate.
BERTA SUBILIA
SCHEDA BIBLICA
© MOSE
Circa 15 anni fa uno studioso ebreo, autore di un volume su
Mosè, affermava che la spiritualità occidentale ha la tendenza
a ritenere di lui non la realtà, ma il mito, ed aggiungeva: «Basta un minimo di sincera meditazione per riconoscere le proporzióni mitiche di Mosè nella mente della maggior parte di coloro che credono nella Bibbia... ». Sono parole altrettanto valide per i membri delle chiese cristiane. Il mito di Mosè è oggi
ancora presente nelle nostre comunità, a cominciare dalle scuole domenicali per conservarsi nella piena maturità della fede.
È facile constatare d’altra parte l’abuso che si è fatto della
figura di Mosè nella storia della chiesa; si pensi all’arte cristiana, alla pittura, alla scultura, pensiamo al Mosè di Michelangelo, questa colossale figura che incarna molto bene lo spirito dell’umanesimo e del rinascimento, ma che ha ben poco a che fare
con la realtà storica di Mosè, di cui rappresenta anzi un ingrandimento deviante.
E non è sempre facile valutare la grande influenza che queste famose « immagini » di Mosè hanno avuto nel campo della
ricerca esegetica e biblica; ci si è abituati a capire il Mosè della
Bibbia nella scia di questi colossi dell’arte.
Questo fatto però dovrebbe anche aiutarci a capire perché
esistano una molteplicità di Mosè; ogni generazione, ogni scuola si è forgiata il « suo » Mosè, proiettando nell’arte, nella spiritualità, i propri ideali. Usando un’immagine biblica diremo che
ciascuno si è latto il suo Mosè a propria immagine e somiglianza. Cos?i è chiaro che il Mosè di Michelangelo non è il nostro
Mosè, che il Mosè dei cristiani non è il Mosè del moderno stato
di Israele (si pensi alla grande influenza che egli ha avuto nella
•via israeliana ad una certa forma di socialismo, i Kibbuz, in cui
Mosè è stato considerato simbolo di una società di avanguardia). Per questo sorge la domanda: qual è, in mezzo a tutte
queste interpretazioni, il vero Mosè, il Mosè della Bibbia?
QUATTRO PROFILI DIVERSI
La Bibbia non ci dà una risposta, una fotografia di Mosè, ma
molte risposte, molte fotografie; in un certo senso lascia a ciascuno la libertà di trovare il suo Mosè. Nella Bibbia ci sono però, e questo è della massima importanza, le figure di Mosè che
sono all’origine di tutte le successive che ne hanno ricevuto ispirazione. Ed è a queste diverse figure che noi vogliamo dedicare
il nostro studio.
Queste diverse figure noi le rintracciamo nei documenti che
compongono il Pentateuco; il documento « javista » (Dio è chiamato Javé), quello « eloista » (Dio è chiamato Eloim), quello
«sacerdotale» (perché scritto da sacerdoti), infine il « deuteronomio » (che è parte dell’attuale libro).
Anche gli autori di questi documenti dunque, hanno impresso sulla figura storica di Mosè gli ideali, le speranze, la fede del
loro tempo. Ecco allora che accanto ad avvenimenti del Mosè
storico si sommano preoccupazioni di predicazione, di annuncio; ne deriva una figura di Mosè che parla, che esorta, che guida Israele nelle diverse tappe della sua storia e che assume un
volto nuovo secondo le esigenze di predicazione. Vediamo queste diverse fotografie.
a) Lo «javista». Si tratta della più antica fonte biblica
che noi conosciamo e quindi la più autorevole. Gli autori scrivono verso l’anno 1000, al tempo di Davide e Salomone.
In questo documento Mosè compare in tutti gli avvenimenti
dall’Epodo fino al termine della marcia nel deserto. La sua figura è chiaramente all’ombra dell’azione di Dio che è l’indiscusso autore dell’Esodo e guida del popolo. Non è quindi Mosè che
compie i miracoli ma Dio stesso senza alcun diretto intervento
di Mosè (Es. 7: 17-25). Anche nel grandioso avvenimento del
«mare dei giunchi» Mosè è spettatore insieme agli israeliti; il
suo compito è unicamente quello di avvertire il popolo di ciò
che accadrà per opera di Dio (Es. 14; 13 seg.). (Questo risulta
tanto più evidente nel racconto della vocazione (Es. 3: 7 seg.;
16-20), in cui Mosè appare come « messaggero » di Dio, colui
che informa e spiega al popolo il piano di liberazione di Dio.
In questo documento Mosè non appare mai come «capo» del
popolo, né come taumaturgo e tanto meno come fondatore di
religione o come partigiano e stratega; egli è un semplice pastore di cui Dio si serve per far conoscere la sua volontà agli
uomini.
b) L’« eloista». Questo documento proviene dal Nord
(Giuda) e risale all’800 circa a. C. La tematica di questo documento rivela il grosso pericolo del sincretismo, fenomeno caratteristico dei tempi di Elia e di Osea. Israele è quindi visto nella
situazione della «prova», prova a cui Dio stesso lo sottopone
per provarne la fedeltà. In questa nuova situazione la figura di
Mosè riceve un volto nuovo; egli è lo strumento di Dio per realizzare la liberazione. Ne è un tipico esempio ES. 3: 10 ; « Or
dunque vieni, e io ti manderò a Faraone perché tu faccia uscire
il mio popolo dall’Egitto ». Rispetto allo « javista » Mosè è posto in primo piano, riceve il « bastone » magico con cui operare
miracoli (Es. 4: 2, 17, 20; 9; 23; 10; 13). Un Mosè miracoloso
dùnque, sconosciuto ed inimmaginabile per lo «javista».
c) Il «sacerdotale». In questo documento notiamo una
restrizione del ruolo di Mosè ; la sua presenza è in funzione della rivelazione ricevuta al Sinai. Molte delle attribuzioni del1’« eloista » sono trasferite su Aronne; il bastone magico è quasi
sempre nelle mani di Aronne (Es. 7: 9, ecc.). Addirittura questo
documento sembra essere a conoscenza di un grave errore commesso da Mosè e con ciò sniega la sua esclusione dalla terra promessa (secondo il Salmo 106: 33 Mosè avrebbe parlato «sconsigliatamente») .
d) Il « deuteronomio ». Qui Mosè è il profeta per eccellenza, modello e metro di ogni profezia (cfr. Deut. 13; 18: 15 seg.).
La sua funzione è quella di trasmettere al popolo «la parola»
di Dio, è cioè mediatore tra Dio e popolo.
Questa funzione si spiega unicamente con l’apparizione in
Israele del movimento profetico ; un Mosè di nuovo senza bastone magico e anche senza le tavole della legge, ma unicamente in funzione dell’ascolto e della trasmissione della parola di
Dio, tipica del profetismo.
Nella prossima scheda cercheremo di individuare gli avvenimenti storici che sono alla base di questi diversi profili di Mosè,
nell’analisi delle tradizioni storiche di Israele. E. Gente
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IL CONSIGLIO ECUMENICO GIOVANILE IN EUROPA
Una alternativa aireuropeismo ufficiale
Dal 26 marzo al 3 aprile 1975 avrà luogo a Driebergen (Olanda) un’assemblea a cui parteciperanno più di 200 giovani di quasi tutti i paesi europei. L’assemblea, che avrà come
tema ’’Credere oggi”, è organizzata dal Consiglio Ecumenico Giovanile in Europa. Sull’attività e gli scopi di questa organizzazione abbiamo intervistato il segretario generale
echi
dal mondo cristiano
— Che cos’è il Consiglio Ecumenico
Giovanile in Europa?
— È l’erede della Sezione europea del
Dipartimento della Gioventù del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Ora questo
dipartimento non esiste più, e il suo lavoro è svolto dai vari Consigli Ecumenici Giovanili costituiti nelle diverse regioni del mondo; Africa, Asia, America
del Nord, America Latina, Europa. Il
Consiglio Europeo coordina quanto si fa
a livello giovanile nelle Chiese del nostro
continente. La sua base è costituita dai
Consigli nazionali, che però non esistono
ancora in tutti i paesi. In Francia stiamo
cercando di organizzarlo. Negli altri casi,
abbiamo contatti con le varie denominazioni o, come avviene per l’Italia, con le
federazioni giovanili. In Italia siamo quindi in rapporto con la FGEI.
In alcuni paesi fanno parte dei Consigli Ecumenici giovanili anche i cattolici.
In Austria, per esempio: l’anno scorso
abbiamo tenuto la nostra Assemblea annuale a St. Pölten, vicino a Vienna, ed
eravamo ospiti dei cattolici. Anche in
Francia cerchiamo di organizzare il Consiglio con i cattolici e gli ortodossi.
— E in Italia?
— La situazione dell’Italia è diversa. Il
contatto con coloro che sono marginali
rispetto alle Chiese, e anche con i non
credenti, rientra perfettamente negli scopi che il Consiglio Europeo si propone.
— Quali sono gli scopi del Consiglio?
— Il principale è stabilire una solidarietà fra i vari impegni locali. I Consigli nazionali hanno dei progetti relativamente diversi e sono legati a situazioni
diverse. Ma non è detto che un problema di un paese non debba interessare gli
altri. Prendiamo il caso dell’Irlanda.
Quello che fanno i nostri amici in quel
paese e in Inghilterra non può essere
ignorato da noi. E il nostro interesse può
aiutarli nella loro ricerca di una via
d’uscita.
Penso anche a tutto rapporto dato dagli italiani sul rapporto tra confessione
di fede e impegno politico, sulla lettura
della Bibbia. Si tratta di un’impostazione
Fondo di solidarietà
Pubblichiamo qui sotto un nuovo elenco di sottoscrittori, le cui offerte sono ripartite — a seconda delle indicazioni —
a favore delle quattro iniziative in corso.
Ricordiamo che tre di esse sono collegate al Consiglio ecumenico delle Chiese e
precisamente la siccità nel Sahel ed in
Africa (in cassa L. SOO.OCW ca.); a favore
delle vittime della situazione in Cile, dentro e fuori di quel paese (L. 160.000 ca.);
il programma di lotta al razzismo (L. 410
mila ca.).
La quarta iniziativa del « fondo » riguarda invece i prigionieri politici del
sud Vietnam: ormai siamo quasi giunti
al secondo mezzo milione, che invieremo
a Tullio Vinay per un rapido reinoltro.
Ricordiamo ai lettori che le offerte
vanno inviate al conto corr. postale num.
2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, Torino. Vogliate
bilmente specificare verso quale iniziativa desiderate siano destinate le vostre
offerte. In mancanza, provvederemo noi
stessi in relazione alle singole necessità.
Ed ecco l’elenco delle offerte:
Ecclesiaste 11,1 (due vers.) 40.000; N- N.
con simpatia (id.) 20.000; N. N. 2.500; G.
Pepe 5.000; E. Scorzon 10.000; B. Garro
10.000; Matteo 14:16, 30.000; S. Rostagno
20.000; F. Corlando 30.000; L. e G. Conte 10.000; L. Luca 450; A. Garufi 10.000;
G. Grillo (due vers.) 10.000; G. Ermini
2.000; C. Peyrot 5.000; G. e I. Eynard 100
mila; M. Rivoira 30.0(30; Un amico in risposta all’art. del 27.12.74 « La morte degli altri» 30.000; Auguri a M. e L. 10.000;
P. Corbo 3.000; Inno 129, 5.000; B. Rocchi 45.000; Unione femm. Reggio C. 30
mila; C. Gilento 5.000; S. C. 50.000; Vezzosi 50.000; Scuola dom. Coppieri 30.(W0;
N. N. 12.000; T. Bongardo 5.000; V. Viti
Vinçon 5.000; S. Vasques 1.500; E. e M.
Bein 10.000; I. e T. Pons 10.000; M. Bein
5.000.
Totale L. 641.650; prec. L. 1.209.635; in
cassa L. 1.851.085.
che supera l’ambito nazionale, e tutti devono sentirsi interpellati.
Si tratta dunque di imparare ad agire
in modo internazionale.
— Che cosa significa esattamente?
— Il nostro Consiglio non può limitarsi a far circolare delle informazioni, per
quanto anche questo sia importante. Ma
è anche necessario prendere delle iniziative che possano avere un’influenza sulle Chiese e, certo con maggiori difficoltà, sui Governi. Il nostro Consiglio è una
struttura molto modesta. Abbiamo due
segretari a mezzo tempo e una segretaria
di ufficio; non siamo rappresentati diret
II pastore Joachim Ludwig
ospite ad Agape nei giorni scorsi
tamente nelle organizzazioni delle Chiese. Però, come organismo giovanile, abbiamo più libertà d’azione. Per esempio,
abbiamo potuto mantenere dei rapporti
con i giovani cristiani dell’est europeo.
Nel nostro lavoro, cerchiamo di vedere
che cosa è possibile fare insieme, quali
sono i problemi che rivestono un carattere europeo.
— Potresti citare qualche altro esempio?
— Ci si è occupati del problema della
emigrazione. Nell’aprile 1973 abbiamo organizzato a Lione un colloquio su questo
problema, a cui hanno anche partecipato
diversi italiani, fra cui Giorgio Gardiol.
Ne stiamo preparando un altro per la
Pasqua 1976 nella regione strasburghese.
Sarà una conferenza europea, da cui dovrebbe uscire qualcosa come una « dichiarazione dei diritti dell’uomo migrante ». In preparazione a questa conferenza, stiamo svolgendo un’analisi sulla situazione nei vari paesi. Non sarà un incontro di specialisti, ma vi dovrà essere
una larga partecipazione operaia.
— Vi occupate soltanto di questioni
europee?
— Nella nostra ultima assemblea generale vi è stato im dibattito sul Cile, che
si è concluso con una mozione. Non si
tratta di una dichiarazione teorica, ma
di una decisione che impegna a sostenere i profughi, non tanto per integrarli nella società europea, quanto nella speranza che possano! rientrare nel loro paese
e riprendere la loro azione.
— In Europa vi sono delle differenze
notevoli da paese a paese. Come pensate
di superare queste differenze?
— Effettivamente vi sono delle differenze di mentalità e di situazione. Tra
riformati e ortodossi, per esempio, le differenze di teologia e di situazione socioculturale sono enormi. I problemi sono
visti in modo diverso all’est e all’ovest,
o al nord e al sud. Vi sono quindi a volte delle contrapposizioni molto nette. Tuttavia queste differenziazioni costituiscono anche un forte stimolo reciproco, una
Francoforte (Bip-Snop) — Il prossimo
Kirchentag avrà luogo dall’ll al 15 giugno 1975. Nel corso degli ultimi anni si
sono verificate tensioni tra gli organizzatori ed i movimenti conservatori (Movimento «nessun altro evangelo»). Le posizioni di questi ultimi sono state ribadite dall’evangelista G. Bergmann all’inizio
di dicembre. Anche se si nota qualche
apertura al dialogo ed una disponibilità
alla partecipazione nel caso in cui « la
Scrittura e la Confessione di fede siano
poste al centro degli studi », raccordo per
una partecipazione unitaria dell’evangelismo tedesco sembra ancora lontano.
Madrid (relazioni religiose) — I fascisti portoghesi scrivono al Papa. La capitale spagnola dà asilo politico ai fuoriusciti portoghesi di destra che hanno nostalgia dell’impero coloniale e della dittatura portoghesi. I fascisti fuoriusciti
hanno pensato bene di non definirsi tali
ora che la Spagna è l’unico paese mediterraneo che si fregia di tale appellativo.
I membri del partito « Portogallo libero »
si definiscono nientemeno che « socialisti
di sinistra ». Essi hanno inviato una lettera al Papa informandolo che il Portogallo si è messo su una brutta strada.
Questi fascisti portoghesi rivolgono pesanti critiche al partito comunista portoghese accusandolo di voler gettare il paese nelle braccia di Mosca. Essi dicono al
Papa che le colonie portoghesi si danno
nelle mani dell’imperialismo sovietico e
non a quello americano che paga in dollari e in valuta pregiata.
Vienna (Ansa) — L’agenzia « Kathpress » ha dato notizia che i negoziati fra
la Santa Sede e la Cecoslovacchia proseguiranno in occasione di un nuovo viaggio a Praga di mons. Agostino Casaroli,
segretario del Consiglio per gli affari pubblici della chiesa.
Il precedente incontro avvenne a Roma dal 6 al 20 dicembre scorso. Si erano
conclusi con la precisa volontà di giungere ad una soluzione adeguata circa i
rapporti fra lo stato e la chiesa.
possibilità di dibattito che può aiutare a
chiarire le singole situazioni e può condurre a iniziative comuni.
— Potresti indicare alcune delle tendenze principali all’interno del Consiglio?
— Vi è l’impegno pratico-politico dei
paesi latini. Il contributo italiano, come
ho già detto, per noi a livello europeo è
molto importante (non lo dico per lanciare dei fiori, ma perché è veramente
così). Anche il Portogallo, che finora era
rimasto ai margini della vita europea, sta
dando un contributo estremamente interessante, che proviene dall’azione concreta e non dalla teoria.
Le preoccupazioni dei giovani del nord
sono molto diverse, data anche la diversa situazione politica e sociale : si interessano molto di più al lato spirituale. Se
si affrontano questioni politiche, lo si fa
da im’angolatura molto diversa: ci si interessa di ecologia, di inquinamento, ecc.
— Il CEGE si interessa anche del lavoro più propriamente giovanile delle Chiese?
— Il lavoro giovanile non è più un lavoro paternalistico. Credo che i giovani
prendano il loro destino in mano. Ma credo anche che siano malgrado tutto legati alle loro Chiese, per farle avanzare,
per far loro prendere posizione sui grandi problemi del mondo. Non ci sono distinzioni di settori, non c’è una separazione tra il lavoro per gli adulti e il lavoro giovanile : è un compito comune. La
gioventù ha il dovere di pungolare le
Chiese.
— Ma non resta la necessità di un lavoro di formazione?
— Sul piano europeo non ci sono ancora dei campi di formazione. Penso che
un centro come Agape, e altri centri simili, possano aiutarci, perché hanno una
esperienza internazionale importante, e
questo carattere internazionale è necessario per superare le prospettive dei singoli paesi. In ogni paese si fanno dei tentativi nel campo della formazione giovanile, ma il coordinamento di questi tentativi è diffìcile. Ognuno ignora quanto
fanno gli altri. È questo uno dei grandi
compiti che dobbiamo affrontare quest’anno.
— L’Assemblea europea giovanile vuol
essere una risposta al problema?
— Per questo esiste piuttosto la conferenza annuale dei « leaders » giovanili,
che teniamo in un centro della Germania
orientale. L’Assemblea di Pasqua di quest’anno vuol essere un grande confronto
di base. Negli ultimi anni sono emerse in
campo giovanile alcune questioni fondamentali: il rapporto tra la vita e la fede,
tra l’avvenire che i giovani desiderano e
la società nella quale vivono. Molti giovani vogliono anche sapere qual è il ruolo delle Chiese e del movimento ecumenico, nel contesto europeo delle tensioni
tra est e ovest, tra nord e sud. Pensiamo
che questa assemblea, a cui parteciperanno giovani di ogni parte d’Europa, orientale e occidentale, possa realizzare quello che è il compito di tutta la Chiesa:
tendere verso l’imità di coloro che vivono in situazioni diverse.
— Esìste un rapporto tra quest’assemblea e il Concilio dei giovani di Taizé?
— Non esiste un rapporto diretto. La
« Lettera al Popolo di Dio », letta in apertura del Concilio dei giovani, fa parte dei
nostri documenti preparatori. Abbiamo
invitato Taizé a partecipare alla assemblea di Pasqua. Non sappiamo quale sarà la loro risposta.
— Pensi che l’Assemblea di Pasqua sarà importante per la vita delle Chiese europee?
— Ce lo auguriamo. Vorremmo, è questo il fine del nostro lavoro, aiutare i giovani a formulare la loro fede e i problemi che ritengono centrali, a impegnarsi
per obbiettivi comuni e a darsi un reciproco sostegno. In questo modo ci proponiamo di contribuire al rinnovamento
delle nostre Chiese.
(Intervista a cura di Bruno Rostagno)
Ql
Hca
Zaire (Soepi) — «Laddove si trova il
popolo, lì deve essere anche la chiesa »,
questo il tema del sinodo nazionale della
chiesa di Cristo nello Zaire, convocato
per il mese di febbraio. L’accento è stato
posto sul rinnovamento della chiesa in
riferimento alla situazione attuale del
paese, dove sono stati presi una serie di
provvedimenti governativi che incidono
profondamente nella vita delle comunità
(come abbiamo già segnalato in altra
circostanza).
Etiopia (Soepi) — Sua beatitudine l’Abuna Theophilos, patriarca della chiesa
ortodossa etiopica, ha espresso la convinzione che il popolo etiopico sarà più
forte e più unito dopo i mutamenti avvenuti negli ultimi mesi. Ha inoltre affermato che la chiesa etiopica è pronta ad
assumere il suo compito nel promuovere
la giustizia economica e sociale. Il messaggio del patriarca è stato trasmesso al
segretario del CEC pastore Philip Potter
il quale ha dichiarato che il CEC continuerà a dare il suo aiuto ai bisognosi, in
particolare alle vittime della siccità, e a
sostenere le popolazioni nel loro sforzo
di autosviluppo.
ûmeHca
Città dei Messico (L’Unità: 25.2.75) —
Il vescovo messicano di Cuernavaca monsignor Sergio Mendez Arceo, durante 1
lavori della 3" sessione della Commissione d’inchiesta sui crimini della giunta cilena, conclusasi in questi giorni, ha dichiarato che : « Il Papa deve manifestare
più chiaramente il suo ripudio, interrompere le relazioni con la giunta militare e
ritirare il nunzio apostolico dal Cile ».
Concludendo il suo intervento il vescovo Cuernavaca ha detto che la « distruzione del fascismo in Cile non si potrà
realizzare contro il cristianesimo o senza il cristianesimo ».
4
40 ANNI DI PRATICHE ABORTIVE IN ITALIA
Un parere di Erich Fromm
Il problema non è medico - biologico
ma umano e sociale
Chi muore d’aborto? - Una industria che sfrutta l’ignoranza e la miseria - In natura esistono solo fenomeni ma l’uomo è responsabile delle sue azioni
Decessi abortivi
non denunciati
Non bisogna dimenticare che molti
decessi post-abortivi non sono denunziati come tali, ma vengono registrati sotto
differenti cause di morte. Inoltre, se è vero che le complicanze immediate sono
spesso mortali (emorragie, stati settici,
perforazione accidentale di utero, insufficienza renale acuta), altrettanto allarmanti, benché meno vistose, sono le complicanze tardive (infezioni genitali croniche, sterilità secondaria, gravi conseguenze psicologiche). Si ^erma che il 10-20
per cento delle donne sterili hanno avuto precedentemente aborti settici. Tutto
ciò appare ancora più assurdo, quando
si osservino le statistiche che si riferiscono alla frequenza delle complicazioni
per gli aborti praticati legalmente negli
ospedali dei paesi dove ovviamente la
legge lo permette: l’incidenza delle complicanze, mortali e non, è inferiore al 4
per mille, e in taluni paesi il tasso di
mortalità si aggira intorno allo 0,4 per
mille. In questo caso la cifra è addirittura inferiore a quella del tasso di mortalità materna, per cause diverse dall’aborto.
La difesa della vita
Non meno clamorosi sono gli aspetti
economici dell’aborto illegale. Gli alti costi dell’intervento abortivo clandestino '
hanno creato un largo settore speculativo; la « fabbrica di angeli » è un’industria che in Italia pare abbia un fatturato annuo deU’ordine di centinaia di miliardi (vicino al migliaio di miliardi, secondo quanto ha scritto Marco Pannella
in un recente articolo). È facile comprendere a questo punto come moltissime
donne, per mancanza di denaro e di amto ricorrano all’aborto solitario. Ferri da
calza, stecche di ombrello, forchette, forbici, penne biro, sostanze chimiche come
la tintura di iodio, il sapone o il permanganato di potassio, farmaci a base di segale cornuta, chinino o ormoni sessuali,
sono tutti mezzi impropri pericolosissimi, taluni del tutto inutili. Al contrario
la scienza medica mette a disposizione
tecniche ben più raffinate e sicure. Molto
schematicamente, in termini estremamente semplificati, i metodi che più di frequente vengono usati per abortire sono
i seguenti:
a) la « pillola del giorno dopo »; un
determinato tipo di pillola, ad alto contenuto estrogenico, se presa entro 3 giorni da un rapporto sessuale fecondante,
impedisce l’impianto dell’uovo fecondato
nella cavità uterina; .
h) metodo deH’aspirazione; consiste
nell’introduzione nella cavità uterina di
un tubo sterile che risucchia praticamente il tessuto fetale. L’ormai noto metodo
Karman, abitualmente adottato fino alla
5“-6'‘ settimana di gravidenza, si basa su
questo principio; , .
e) metodo della dilatazione e raschiamento: consiste nella dilatazione del collo uterino e nella asportazione del tessuto fetale mediante una « curette »;
d) metodo della iniezione di soluzione salina ipertonica; l’iniezione di una
soluzione salina nella cavità amniotica
induce delle contrazioni nell’utero che
provocano l’espulsione del feto;
e) isterotomia addominale; è un vero
e proprio intervento chirurgico durante
il quale viene inciso l’utero ed asportato
il feto; può essere praticata anche dopo
il 5“ mese di gravidanza, ma rispetto alle altre tecniche abortive è evidentemente più rischiosa.
Un fatturato di miliardi
« quando incomincia la vita umana? ». È
importante precisare che nessuno è in
grado di dare un giudizio assoluto. François Jacob così scrive in merito; « Contro l’aborto si invoca spesso la legge di
natura. Ma in natura non esistono delle
leggi: esistono soltanto dei fenomeni ». E
di fronte al quesito appassionante di
quando incominci la vita umana, così
prosegue: « Domanda antica, certo, e anche oziosa, se si vuole... Sono 20 secoli
che preti e laici affrontano questo problema senza trovare una soluzione per il
semplice motivo che si tratta di un problema male impostato. La vita, infatti,
non comincia mai. Essa è già cominciata
oltre tre miliardi di anni fa, e da allora
continua a trasmettersi ». Infatti lo spermatozoo, l’elemento maschile, che va a
fecondare l’ovulo femminile, è una cellula non inerte, ma vivente. L’ovulo anche.
Il loro incontro (che avviene nel terzo
esterno della tuba uterina, circa 10 ore
dopo il rapporto sessuale fecondante) e
la loro fusione producono una nuova cellula. La nuova cellula (uovo fecondato)
così formatasi si divide in 2, 4, 8, 16 (e
così via) altre cellule che si.raggruppano
a forma di mora, e dà inizio alla formazione deH’embrione. Poi l’ovulo inizia la
discesa lungo la tuba e si annida (verso
il 7°-10° giorno dal concepimento) nella
parete uterina, dove continua il processo
di formazione dell’embrione e inizia quello di trasformazione in feto.
Il minuto zero
Mortalità infantile per paesi
(per mille nati vivi)
Svezia
Finlandia
Olanda
Nuova Zelanda
Gran Bretagna
Giappone
Svizzera
Danimarca
USA
URSS
Spagna
Italia
Grecia
12,6
15
15
17.7
18.8
19,3
20
20
22,5
26
26.7
31,9
33.7
Da: G. Berlinguer - S. Scarpa, La Riforma
sanitaria, Editori Riuniti, Roma 1974, n. 164.
Intorno a questi eventi, apparentemente così semplici, si accavallano le più disparate interpretazioni e dispute filosofico-religiose. Il Concilio Vaticano II ha
perentoriamente fissato l’inizio della vita
dell’individuo al momento della fecondazione, quando cioè lo spermatozoo maschile penetra nell’ovulo femminile. Sotto il profilo biologico pare più corretto
affermare che, se pure il momento in cui
l’uovo viene fecondato è un momento
particolare dello sviluppo dell’uomo, lo
sviluppo di una vita umana richiede « un
certo lasso di tempo che non può essere
identificato in un minuto zero » (Giorgio
Lecce, docente di biologia molecolare).
C’è invece chi vede questo « minuto zero »
nel momento in cui l’uovo fecondato va
ad annidarsi nell’utero (secondo questo
punto di vista, la pillola del giorno dopo
sarebbe da considerare non un mezzo
abortivo, ma un contraccettivo). Ma allora perché non identificare l’inizio della
vita umana col momento della differenziazione del cervello (e cioè dopo la terza settimana di gravidanza)? A questo
punto però gli studi'di embriologia sullo
sviluppo della corteccia cerebrale affermano che essa raggiunge i suoi livelli
massimi di complessità non prima del 6°
mese. Inoltre, se è vero che l’embrione e
il feto risentono degli stress psicologici
subiti dalla madre, e che con essa instaura veri e propri rapporti affettivi e di relazione inconscia, come escludere che sia
questo il momento della nascita della vita umana? Ed ancora, « la coscienza umana si sviluppa unicamente quando l’individuo comincia a instaurare dei rapporti
sociali » dice Giovanni Felice Azzone (genetista), e tale processo di socializzazione, secondo alcuni sociologi, si realizza
soltanto al di fuori del grembro materno.
Si può continuare ancora a lungo in
queste discussioni, senza peraltro riuscire a stabilire con certezza il momento
esatto di inizio della vita umana; sarebbe in fondo una perdita di tempo, anche
perché l’aspetto medico-biologico dell’aborto è veramente di secondaria importanza di fronte ai problemi umani, sociali, politici che esso suscita.
Nanni Mathieu
Che dice il magistrato?
Sull'aspetto giuridico del problema abbiamo avuto un colloquio con l’avvocato
Marco Gay a Pinerolo, in sintesi queste le
considerazioni emerse.
A questo punto viene spontaneo porsi
una domanda. Se l’esecuzione materiale
di un aborto è relativamente semplice, e
se infinite ragioni di ordine sociale - umano - ecologico - d emografico - medico economico giustificano la liceità dell aborto, per quale motivo oggi in Italia e
così forte l’opposizione alla sua legalizzazione? La risposta a questa domanda porterebbe a prendere in considerazione fattori storici, politici, religiosi molto complessi. Mi limiterò a discutere, sotto il
profilo biologico, una delle motivazioni
ufficiali dell’ostilità all’aborto, e cioè la
pretesa difesa della vita umana. Ma
L’influenza fascista, che spesso viene
denunciata, in tema di aborto non è così
rilevante come si crede; la legislazione
attuale risale infatti nella sua formulazione ai codici sardo (1859) ed italiano
(1889). Il fascismo ha sottolineato una linea giuridica inserendola nella sua politica per la « natalità », la « difesa della razza » ecc. Siamo dunque in presenza di
una coscienza giuridica profondamente
radicata nella società italiana.
Da sottolineare in quest’ottica la eccezionale gravità delle pene comminate per
questo reato: chi cagioni un aborto ad
una donna consenziente è punibile con
una pena dai 2 ai 5 anni, e nel caso di
una donna non consenziente, dai 7 ai 12
anni, mentre l’istigazione all’aborto è dunibile con la reclusione dai 6 mesi ai 2
anni.
Le pene previste per la donna che abortisca da sé vanno da 1 a 4 anni e sono dai
2 ai 5 anni per una donna che consenta
ad un aborto compiuto da altri. Le pene
sono naturalmente fortemente accresciute, nel caso che consegua lesione grave o
morte della donna.
L’ultimo n. dell’Espresso pubblica una
intervista a Erich Fromm, considerato il
maggiore psicanalista vivente, nel corso
della quale Fromm ha espresso il suo parere su varie questioni, tra cui anche l’aborto. La domanda, su questo argomento, era la seguente: « Recentemente l’aborto è stato legalizzato in vari paesi civili come la Francia e l’Austria. In Italia
al contrario i movimenti che rivendicano
lo stesso obiettivo si scontrano con l’opposizione intransigente del potere statale
e della Chiesa [cattolica]. Secondo lei, l’aborto è una forma di distruttività contro
la vita, come afferma appunto la Chiesa,
oppure un reale strumento di liberazione
delle donne? ».
Ed ecco la risposta di Fromm:
« Quando la Chiesa si dichiarerà contraria in ogni circostanza a qualunque tipo di distruzione della vita umana, e perciò anche alla guerra e alla pena capitale, solo allora potrà avere una base per
obiettare contro l’aborto. Ma persino allora, definire l’interruzione della gravidanza nella fase iniziale una distruzione della vita, significa definire la vita in termini puramente biologici, e non umani. Significa ignorare che la sofferenza provocata daña sovrapopolazione e da molti
casi individuali è di per sé una pesante
offesa alla vita: Non si tratta soltanto dell’indipendenza delle donne, ma della libertà di ogni essere umano di determinare la sua vita secondo valori che trascendono le condizioni puramente naturali dell’esistenza ».
sazione le sentenze in materia sono contenute in 10 pagine, quelle per il reato di
furto sono 253 (e 266 quelle per i problemi giuridici sollevati dall’amnistia!).
Nel dibattito in corso vengono spesso
usate parole di cui non si riesce sempre
a cogliere il significato; vale la pena spendere due parole per chiarirle:
Un reato poco noto
Ciò che però colpisce è il grande divario esistente fra il fenomeno sociale ed il
fatto giuridico dell’aborto. Stando infatti
ai risultati delle inchieste recenti ed alle
dichiarazioni della stampa si tratta di un
fatto gravissimo (basti rileggere rarticolo
di G. Mathieu nell’ultimo nurnero del nostro giornale) mentre la legislazione in
materia è poverissima.
Nella giurisprudenza penale della Cas
Liberalizzare o regolamentare
Depenalizzare significa abolizione delle
pene previste dal codice per cui non sia
più punibile chi abortisce o chi procura
un aborto. Questo non può che essere un
provvedimento momentaneo, che elimina
le discriminazioni economiche già ampiamente rilevate; il problema della regolamentazione della materia resta aperto.
Liberalizzare può essere una soluzione;
l’aborto non è più reato, la legge, non interviene, abortisce chi vuole.
Legalizzazione o più esatto regolamentazione significa stabilire una legislazione
che preveda in quali casi l’aborto è ammissibile o meno.
In questa linea si è mossa la Corte Costituzionale con una sentenza che la stampa ha ampiamente commentato.
Dichiarando che « nel caso di peculiare stato di necessità della donna incinta,
in pericolo di grave compromissione della salute l’aborto, sia per chi l’abbia procurato, sia per la donna che vi abbia consentito, non potrà essere considerato reato », la Corte ha ampliato il concetto di
« stato di necessità », considera legittimo
un intervento di aborto quando lo richiedano le condizioni di salute della gestante ed è così aperta la via ad una visione
più ampia e rispettosa delle situazioni.
Le 6 proposte di legge presentate dai
partiti (dalla DC al PCI) se non si arenano nelle aule parlamentari daranno forse
un nuovo assetto al problema.
dalla prima
re aveva numerose varianti secondo le
necessità di averci presenti in più parti.
In modo particolare il lunedì 27 gennaio,
secondo anniversario degli Accordi di Parigi, lo abbiamo passato, non all’Assemblea, ma al Senato o alla Camera dei
Rappresentanti per colloqui diretti, ora in
due o tre ora insieme ad una delegazione
americana dell’Assemblea. Fra tutti abbiamo avuto la possibilità di colloquio
con oltre una trentina di senatori e ’’deputati”, inclusi quelli incontrati al ’’lunch”
offerto da quest’ultimi alla nostra delegazione.
Le discussioni dirette volgevano a seconda delle personalità e delle loro tendenze su argomenti vari relativi alla situazione odierna nel Sud Vietnam; numero dei prigionieri, aspetti umanitari,
la consistenza della 'Terza Forza, aspetti
di prospettive politiche, e via dicendo.
E’ impressione degli altri, compresi gli
americani, e mia che questi colloqui siano stati di grande importanza.
Oltre alla conferenza stampa, alle interviste per la radio canadese, per quella
della stampa cattolica statunitense, è stato importante il colloquio avuto col vescovo cattolico Rauch, segretario della
Conferenza episcopale cattolica, sulle responsabilità della Chiesa di fronte alla
tragedia vietnamita. La discussione correva su un piano di reciproca intesa e durante essa più volte il vescovo, rivolgendosi al segretario accennava alle azioni
nelle quali impegnarsi.
In conclusione tutte le giornate sono
state pienissime di impegni, così da correre da un luogo alTaìtro per arrivare in
tempo, ma credo veramente fruttuose.
Il 28 sera v’è stato l’attentato di cui la
stampa internazionale ha parlato. Una
bomba posta nel Dipartimento di Stato
ha danneggiato tre piani senza, però, vittime, data l’ora dell’esplosione. Per un
giorno o due ho temuto che il nostro
sforzo fosse stato vanificato da questa
azione che era stata rivendicata da un
non meglio definito « gruppo sotterraneo per salvare gli Accordi di Parigi »...
però il fatto non ha avuto seguito e, a
quanto mi risulta, nessuno ha coinvolto
nelle responsabilità la nostra Assemblea.
Non era difficile capire che l’attentato
non poteva esser compiuto che da provocatori che volevano presentare l’Assemblea sotto luce fosca o semplicemente da
sconsiderati che giuncano alla violenza,
come noi in Italia ne abbiamo non rari
esempi.
Mentre i risultati dell’Assemblea aprono il cuore alla speranza, nel Vietnam
continua la repressione più forte che mai :
sei giornali chiusi, 25 giornalisti arrestati,
e, quel che più mi ha toccato direttamente, l’imprigionamento dello scrittore Vu
Hanh, padre della piccola Thao, la Anna Frank vietnamita, della quale molto
spesso ho parlato in Italia e all’estero.
5
2 MARZO 1975: DOMENICA DELLA GIOVENTÙ’
L’occasione per parlare con i giovani
La federazione della gioventù evangelica italiana è impegnata nel lavoro di testimonianza e di riforma della chiesa. I centri giovanili di Agape, S. Severa ed Ecumene: tre
luoghi di ricerca e di crescita dei protestanti italiani
DPLL'ITRLIP
GUPPGGUCP
Una tradizione
Come ogni anno, i giovani si presentano davanti alle loro chiese e chiedono
una domenica per sé. È una formula vecchia, che potrebbe anche essere cambiata: in fondo ogni domenica è uguale, non
c’è bisogno di « giornate » speciali, per i
vari argomenti, anche importantissimi,
che si vogliono portare alFattenzione della chiesa.
Ma proponiamo ugualmente alle Chiese questo momento, perché ci sembra
avere alcuni significati ben precisi.
Perché una colletta
Un primo significato è di natura economica: abbiamo bisogno della colletta
della domenica della FGEI se vogliamo
proseguire il lavoro avviato.
Dietro a questo dato di fatto, c’è a nostro parere qualche cosa di più: se la
FGEI chiede alle chiese un finanziamento, e se le chiese danno alla FGEI questo
finanziamento, questo significa che la
chiesa riconosce una funzione alla FGEI,
e che la FGEI si riconosce come un organismo ecclesiastico. E chiaro che non
tutti quelli che aiutano la FGEI si sentono per questo obbligati a condividere
in tutto la linea, le proposte, le iniziative;
ma un aiuto significa anche,dare fiducia,
ritenere che l'aiuto che si offre potrà essere utilizzato per il bene e non per il
male.
Per la FGEI, chiedere un aiuto significa
sentirsi legati alle chiese. La FGEI potrebbe anche scegliere un’altra strada,
puntare tutto suU’autofinanziamento, e
burocratizzando il suo lavoro potrebbe
anche farcela; diradare le riunioni del
Consiglio, le visite, i convegni, sopprimere le borse viaggi e le borse campi, limitare il suo lavoro a qualche lettera e qualche telefonata.
Le fughe non servono
Ma la FGEI non vuole essere indipendente dalle chiese; vuole avere il diritto,
che riteniamo evangelico, di portare avanti critiche anche aspre alle comunità come sono oggi; di proporre una visione
della fede che faccia finalmente i conti
con la realtà del proletariato; di mettere
la chiesa tutta davanti alle responsabilità
più urgenti dell’ora attuale; ma tutto
questo programma non lo vogliamo mandare avanti da soli, per conto nostro, in
modo settario.
'Può darsi che le colpe storiche delle
nostre chiese siano tali, che per molto
tempo ancora non sarà possibile predicare; che, come proponeva Bonhoeffer,
vi sia ora solo un tempo per pregare e
per operare la giustizia; comunque, non
è fuggendo da questa chiesa che potremmo fare qualcosa di più: è lavorandovi
con serietà e passione nella speranza che
il Signore veda la nostra situazione di povertà e di infedeltà e ci dia di superarla.
Un dibattito con la gioventù
Un secondo significato la domenica della FGEI può averlo se diviene un'occasione nella chiesa per prendere in considerazione quel che i giovani fanno.
Non si tratta di aprire un dibattito
sulla gioventù: forse troppi dibattiti si
sono fatti sulla gioventù, anziché con la
gioventù, e forse per questo vi sono dei
giovani che si stancano della Chiesa.
Tre centri giovanili e una rivista
Si tratta di ascoltare quali sono i problemi, le esigenze, soprattutto dei giova
nissimi. Di presentare il lavoro che si
svolge nei tre maggiori 'centri giovanili di
Agape, S. Severa «d Ecumene, e nei tanti
centri regionali; di incoraggiare la rivista
Gioventù Evangelica, che svolge un lavorerò unico ed essenziale ¡per la formazione dei giovani evangelici da un lato e per
un dialogo di frontiera con i settori più
impegnati del mondo cattolico e del mondo marxista, dall’altro.
Creare dei protestanti
Un terzo significato questa domenica
ce l’ha perché rappresenta un momento
di comunione tra battisti, metodisti e vaidesi.
Tra le posizioni estreme di chi pensa
che già non ci sia più alcuna differenza
tra i giovani delle tre chiese, e di chi
pensa che una diversità di posizioni denominazionali sia 'positiva e utile, noi ci
sforziamo di creare degli spazi che siano
veramente comuni, dei momenti in cui si
lavora insieme, si legge insieme la Bibbia,
si creano uomini e ¡donne che vivono in
uno stesso contesto una fede riferita ad
uno stesso Signore.
Questo impegno non è iniziato oggi:
molti ci hanno speso assai più fatica di«
noi, e ci hanno lasciato strumenti per proseguire; è nostro compito fare in modo
che questi strumenti servano allo scopo.
Nello spazio della Federazione delle Chiese, dei suoi servizi, delle sue riviste (La
Scuola Domenicale, Diakonia), c’è da fare per la gioventù e da parte della gioventù, c’è da formare, generazione per
gene'razione, degli uomini che sappiano
portare sulla loro spalle la responsabilità di essere dei non conformisti in una
società capitalistica e dei protestanti in
un paese cattolico.
S. R.
__________CONFERENZA METODISTA D’ITALIA 1974
Inseriti nella storia
L’evangelo ridotto a strumento politico? - Il rinnovamento non va rimandato al Regno ma vissuto ora in Cristo
Dal notiziario FGEI
I gruppi giovanili sono invitati a presentare alle comunità due aspetti del lavoro
nile : la rivista Gioventù Evangelica e Tattività
dei Centri giovanili. Sono inoltre pregati di interessarsi perché la colletta che sarà fatta in
queU’occasione pervenga alla cassiera (Erminia
Granatelli - Via Calabria 2/D - 20075 Lodi c.c.p. 3/30476).
Un invito particolare a seguire la eampagna di abbonamenti a Gioventù Evangelica, sia
procurando nuovi abbonati, sia ricordando il pagamento degli abbonamenti a chi l’ha dimenticato.
II Notiziario FGEI ricevuto in questi giorni
è l’ultimo spedito in base al vecchio indirizzario;
il prossimo numero sarà inviato soltanto ai responsabili dei gruppi, agli aderenti alla EGEI e
a chi ne farà esplicita richiesta.
Qualche raffinato e sottile disputatore
potrebbe sostenere, a questo punto, che
malgrado le iniziali dichiarazioni circa
l’autonomia delle nostre comunità e del
messaggio loro affidato, sia stata proposta in sostanza una loro ulteriore strumentalizzazione: farne cioè gli strumenti
per la costruzione di una società diversa che viene ad essere così il momento
determinante del tutto: prima sono state
usate per la costruzione di una società
borghese in contrapposizione a quella
feudale o semifeudale del secolo scorso;
oggi vengono usate per la costruzione di
una società socialista in contrapposizione
a quella borghese del nostro secolo: nell’uno e nelTaltro caso viene ad essere negata la loro autonomia e di fatto esse
vengono a svolgere un ruolo di fiancheggiamento.
Noi rifiutiamo questa obiezione. Il discorso è ovviamente complesso. Una cosa però ci sembra chiara, e cioè che la
fede, quale si caratterizza nelle Scritture,
non ci porta fuori dalla storia, ma ci impegna a vivere nella storia la fedeltà a
Dio e l’amore del suo Regno. Quale che
sia l’etichetta che abitualmente diamo a
questa o a quella società, c’è per noi la
responsabilità di manifestare concretamente quella fedeltà e quell’amore, e perciò l’impegno a lottare per rimuovere tutte le cause che impediscono tale manifestazione. E questo non è altro che la lotta costante per la costruzione di volta in
volta di una società che si differenzi e
torni a differenziarsi da quella in cui la
fedeltà a Dio e l’amore del prossimo siano ostacolati o impediti.
Valutare per modificare
Una lotta che va fatta oggi, perché è
oggi che questa fedeltà e questo amore
vanno vissuti. Qgni discorso che ci presenti la realtà attuale come tm dato ineluttabile va rifiutato. Non siamo suggestionati in questo dalla strategia della fuga in avanti. Ma una cosa è valutare realisticamente la situazione con le sue varie componenti, al fine di modificarla; altra cosa è invece lasciarsi condizionare
da essa e quindi accettarla quale è senza
produrvi alcuna modificazione sostanziale.
Questa seconda posizione ottiene in
pratica lo stesso risultato della strategia
della fuga in avanti, perché ambedue, pur
apparentemente così diverse, lasciano le
cose come stanno. E a me sembra che
essa sia presente anche nelle nostre comunità, dove riceve il sostegno di argomentazioni a prima vista ineccepibili. Ce
n’è una molto in voga in certi nostri ambienti, e devo confessare che all’inizio
mi ha molto colpito per quella tinta di
spiritualità e di profonda pietà con la
quale si presenta.
La speranza non è evasione
Essa dice: sarebbe senza dubbio bello
che ci fosse una uguaglianza nei rapporti
umani, e che pertanto questi fossero costruiti su quell’amore per il quale ciascuno ha pieno diritto all’esistenza, da cui
sia scomparsa ogni differenziazione di
razza e di ceto; ed esclama accorata:
questa è la speranza più cara del credente! Ma, aggiunge, la situazione oggi è quella che è e non consente rapporti di quoto tipo. A questa affermazione dà poi un
fondamento teologico: questi rapporti,
così belli e cosi radicalmente nuovi, sono
possibili soltanto nel Regno a venire, ed
è peccaminosa presunzione da parte nostra volere realizzare questo Regno oggi.
Il suo avvento è affare del futuro, appartiene alla fine dei tempi. La nostra consolazione oggi è di possedere questa speranza. Da qui l’esortazione ad essere realisti, a non pretendere di voler noi, con
le nostre deboli forze, delle cose che la
situazione non permette: a curare piuttosto la nostra vita interiore, nel distacco dal mondo e dalle sue passioni, per
preoccuparsi solo delle cose dello spirito.
È un discorso sotto certi aspetti suggestivo. Se però lo si analizza a fondo si
scopre che in esso ciò che ha il sopravvento non è la novità del messaggio di
Gesù e dell’amore del Regno, ma la nostra situazione. E così capita che quando si è concretamente sfidati da questo
messaggio e da questo amore, è il mondo e le sue logiche che ci condizionano
ed hanno partita vinta.
Raccogliere la sfida
Noi pensiamo viceversa che questa sfida debba essere raccolta e proprio nella
nostra situazione, peraltro così dura e
preoccupante, traducendola in testimonianza concreta di libertà e di amore,
che provochino delle lacerazioni in questo tessuto di oppressioni e di cose fatte
male. Molti di noi lo vanno dicendo da
anni, e qualcosa di concreto è stato anche Ifatto. Occorre però andare avanti.
Insomma, se noi siamo convinti che
solo nella Parola di Dio c’è la possibilità
di una salvezza reale, non possiamo non
portarla agli altri perché si convertano
ad essa. Questo non ci chiude in noi stessi o in una visione settaria della vita:
non ci impedisce di stare, di agire, di lottare con gli altri. Ma l’accettazione e il
rispetto degli altri, dei nostri compagni
nel lavoro e nelle lotte, non può tradursi in indifferenza verso il loro destino nel
tempo e nell’eternità. L’amore stesso, che
noi vogliamo vivere, e per vivere il quale vogliamo che la situazione cambi, ci
spinge a preoccuparci del destino di ogni
uomo insieme al quale percorriamo un
tratto dell’esistenza. S. Aquilante
(.continua al prossimo numero)
La chiesa battista di via del Teatro Valle in Roma, una delle sei pomunità battiste della capitale, è da circa due anni in
stretto contatto con le comunità ed i
gruppi ecclesiali di Roma, vale a dire con
quei credenti che impropriamente vengono definiti « cattolici del dissenso ». E sin
qui non c’è nulla di particolare, perché
diverse chiese evangeliche studiano la
Scrittura e lavorano insieme a cattolici
di questo orientamento. Ciò che invece
ci pare singolare e senz’altro interessante
è che la chiesa di via del Teatro Valle sia
membro del comitato di collegamento fra
le comunità di base di Roma, sia cioè
considerata e si consideri una di esse.
Abbiamo chiesto a Michele Sinigaglia,
pastore di quella comunità, di raccontarci qualcosa su questa esperienza particolare ed egli ha gentilmente acconsentito
a farci un po’ la storia di questi « rapporti ecumenici » di genere diverso.
I primi contatti con le comunità di base risalgono al 1972, quando Sinigaglia diviene pastore di via del Teatro ’Valle. Essendo anche insegnante alla Facoltà Valdese di Teologia, viene invitato come
« esperto » per una serie di incontri di
studio biblico organizzati da questi gruppi cattolici. Nell’ottobre del ’72 si ha il
primo convegno biblico delle « Comunità
Cristiane di Roma » a cui partecipano anche Sinigaglia e il pastore Girardet (allora direttore di « Nuovi Tempi »). L’incontro doveva avvenire presso l’Istituto del
Sacro Cuore a Trinità , dei Monti, ma le
pressioni di mons. Poletti, vescovo vicario, non rendono più disponibile la sede.
Il convegno si svolge allora nei locali della chiesa di via del Teatro Valle, che inizia così ad interessarsi più direttamente
del movimento. SSguono altri incontri che
rafforzano i legami reciproci, finché nel
febbraio del ’73 l’assemblea della comunità battista decide all’unanimità di entrare nel comitato di collegamento fra le
comunità di base.
La presenza agli incontri di studio e alle attività è stata costante nei due anni
successivi, anche se i membri di chiesa
veramente attivi in questo impegno ed in
questa singolare forma di testimonianza
non sono molti. Ci pare comunque che
questa partecipazione, per quanto limitata, sia estremamente significativa, e possa contribuire a far intravvedere a molti
credenti delle nostre chiese, a molti gruppi e comunità, un nuovo settore in cui
impegnarsi attivamente. Come giustamente dice il pastore Sinigaglia: « La nostra
è una presenza di evangelici che senza
presentarsi come chiesa alternativa serve
di stimolo alla ricerca di un messaggio
alternativo che solo TEvangelo può dare ».
E questo lo si è riscontrato in maniera concreta nell’ultimo convegno delle comunità e dei gruppi ecclesiali di Roma
(che sono ora 17 in tutto) del 15 dicembre 1974, centrato sulla questione dell’anno santo. Ogni gruppo partecipante ha
presentato una relazione sulTargomento
esprimendo la propria posizione circa il
giubileo del 1975. Richiami all’Antico Testamento, analisi storiche, giudizi critici
e prese di posizione più o meno eterodosse si sono intrecciati in una discussione
ampia e appassionata. L’assemblea oscillava comunque fra la negazione di ogni
validità all’anno santo e la richiesta quindi della sua abolizione e l’idea che lo si
potesse accettare se riformato e ricondotto a ciò che si presume fossero il significato e la prassi del giubileo nell’antico
Israele. La relazione dello sparuto gruppo di battisti è stata chiarificatrice e determinante sotto il profilo biblico e teologico, inducendo la maggioranza dell’assemblea a prendere nei confronti del giubileo una posizione di netto rifiuto. E ciò
semplicemente perché Ifintervento è stato genuinamente evangelico in quanto ha
posto ancora una volta la figura e l’opera
del Cristo al centro dell’attenzione, come
colui che ha messo fine ad ogni tradizione, ad ogni rito, ad ogni espiazione umana. « Gesù è il nostro annò giubilare », la
nostra liberazione, la nostra espiazione e
riconciliazione.
Quest’ultimo episodio basta a convincerci che le esperienze che un gruppo di
credenti della comunità di via del Teatro
Valle va facendo sono pienamente valide.
Ci auguriamo che trovino molti imitatori.
__________________Vallecrosia
Colonia marina per bambini e bambine
dai 6 ai 12 anni. Turno unico: 2 luglio 28 luglio 1975. Quota globale: L. 40.000.
Campo cadetti per ragazzi e ragazze
dai 13 ai 16 anni. ’Turno unico: 11 luglio 31 luglio 1975. Quota globale: L. 50.000.
I posti in Colonia ed al Campo cadetti
sono limitati. Chiedere e rispedire i moduli di iscrizione alla : Direzione della Casa Valdese - 18019 Vallecrosia (IM.).
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alle valli oggi
17 febbraio
festa
o festività?
La giornata del XVII, quella che sta
diventando sempre più nell’opinione pubblica, una "festa valdese", ha presentato
quest’anno due aspetti diversi che non si
conciliano molto facilmente. Da un lato
si è notato in tutte le comunità un rinnovato fervore di impegno e di partecipazione, dal numero dei falò a quello dei
fedeli nelle assemblee, dall’altra però
stanno aumentando gli equivoci che offuscano la limpidezza di questa giornata.
Più vitalità, dicevamo, quest’anno in
tutti i valdesi, membri di chiesa e « Vaudois du XVII », come ebbe a definirli il
prof. G. Costabel in un suo intervento al
pranzo (oggi si dice agape fraterna) alcuni anni fa.
Espressione di una solidarietà, di una
volontà di coesione sociologica o di ripensamento evangelico? Tutto insieme. Di
questo non possiamo che rallegrarci, liberamente e gioiosamente, perché è pur
sempre meglio vedere gente che fa qualcosa con senso di contentezza piuttosto
che gente musona che non fa nulla, meglio vedere dei falò che sentire rimpianti.
C’è però un altro aspetto del XVII che
è emerso, e che andrà preso in considerazione. La nostra « festa valdese » non è
sempre del tutto limpida e rischia di generare equivoci. Vediamo di spiegarci in
poche righe. È una festa, un giorno di riconoscenza di gioiosa comunione fraterna ma dobbiamo vegliare a che non diventi "festa” nel senso profano, cioè festività, un s. Giuseppe, o s. Pietro e Paolo qualsiasi (cioè una giornata che la
gente vede solo come una occasione di
vacanza), e non tanto da parte valdese
quanto da altri.
Per noi è chiaro cosa stiamo facendo
e dicendo, il discorso all’interno delle
comunità è abbastanza lineare ma non
è chiaro, o rischia di esserlo sempre
meno nel quadro della società civile
in cui siamo. È una vecchia questione
che non è stata chiarita anni fa e che ritorna: il XVII è festa civile o religiosa?
È ricordo della chiesa valdese o della
popolazione valdese? E se è festa dei Vaidesi come cittadini come deve essere in
questa Italia di oggi così aperta ai compromessi ed ai favori?
La questione si presenta anzitutto in
campo scolastico, questa vacanza riconosciuta dalle autorità scolastiche è sempre meno chiara, invece di facilitare complica. La richiesta di una vacanza scolastica è assurda, come può un provveditore concederla? Si ripiega così sulla assenza giustificata, il giorno da ricuperare
ecc. Non ci sarebbe bisogno di tutto questo fermento e di tutte queste attese se
ogni genitore giustificasse i suoi figli e gli
insegnanti chiedessero i congedi a cui
hanno diritto. La cosa sarebbe pulita e
senza equivoci.
Il problema sorge anche però in seno
alle fabbriche della zona; anche qui la
"festa" è intesa in modi diversi. Stabilimenti come la RIV hanno risolto anni fa
la questione con un referendum, in altri i valdesi scalano per il loro XVII un
giorno di ferie. Quest’anno si è avuto, se
le nostre informazioni sono esatte, una
forma ancora diversa nello stabilimento
della Beloit di Pinerolo dove è stato concesso dalla Direzione un giorno di permesso retribuito ai valdesi senza che vi
sia stato da parte delle maestranze vaidesi una richiesta in tal senso.
Riteniamo che una soluzione di questo
tipo sia stata presa per venire incontro
alle esigenze dei valdesi, risolvendo alcune situazioni particolari ma si presta,
a nostro avviso, a molte riserve. Da parte delle maestranze non valdesi anzitutto,
che possono giustamente risentirsi del
fatto; « perché i valdesi e noi no, sono
più belli degli altri? », è il meno che uno
possa dire. Riserve anche da parte delle
comunità valdesi che rivendicano un trattamento di parità e non di privilegio con
nessuno. Un dibattito franco e libero all'interno degli organismi sindacali ed operai permetterà, siamo certo, di impostare le cose in modo soddisfacente facendo
sì che uno possa avere quello che ritiene
giusto ma senza creare divisioni.
La battaglia che da molte parti si sta
combattendo nelle chiese valdesi contro
il Concordato, i privilegi, le eccezioni in
nome della "religione" a cui è molto propensa la nostra politica. italiana, deve
mettersi poi in pratica anche in queste
cose per avere un minuto di credibilità.
G. Tourn
Pramollo
S. Giovanni
• Favorite dal bel tempo le manifestazioni del 127° anniversario dell’Emancipazione si sono svolte con gioiosa partecipazione della popolazione. La sera precedente numerosi i falò; al mattino buona
l’assemblea riunitasi per il culto nel corso del quale la Scuola Domenicale ha recato il suo contributo col canto di due
inni. All’uscita dal tempio, distribuzione
dell’opuscolo su « Pramollo », redatto dal
Prof. E. Balmas, mentre veniva offerta ai
bambini la tradizionale « brioche », dono
gradito della Panetteria Blanc di Rue, a
cui esprimiamo la nostra sincera gratitudine.
Un numero rilevante, oltre il centinaio,
di fratelli e di sorelle della comunità ma
anche appartenenti a chiese limitrofe e
perfino di Torino, si sono poi ritrovati al
ristorante « Gran Truc » per il consueto
pranzo ottimamente preparato e servito
dai sigg. Rostagno - Sappé. Dopo il pranzo messaggi del Sindaco dott. E. Maccari
e del sig. Long Alberto (Pinerolo).
• Sabato 22 febbraio siamo stati lieti di
accogliere la filodrammatica della chiesa
di Prarostino che ci ha presentato nella
sala delle attività il dramma scritto dal
Pastore M. Ayassot « La miniera », suscitando molti applausi. Nel ringraziare
ancora vivamente questi amici per il messaggio lasciatoci, siamo vicini col pensiero al Pastore M. Ayassot e gli esprimiamo i migliori auguri di guarigione.
Ringraziamo sentitamente i catecumeni della chiesa di S. Germano Chisone
che, guidati dal pastore Conte, hanno presieduto il culto di domenica 9 febbraio
rivolgendoci un apprezzato messaggio.
• Rinnoviamo ai familiari del fratello
Long Albino, deceduto improvvisamente
ai Ciotti all’età di 65 anni, la nostra fraterna solidarietà nel dolore che cosi, duramente li ha colpiti ma anche nella speranza nel Signor Gesù Cristo.
• Domenica 2 marzo il culto sarà presieduto dai giovani della PGEI. Dopo il
culto si recheranno al Castagneto di Villar Penice con i catecumeni di 3° anno
per una riflessione comune su alcuni temi proposti dai catecumeni stessi.
• La filodrammatica di San Secondo
porterà sulle scene della Sala Albarin,
sabato 8 marzo alle ore 20.45, il dramma
di Ibsen « Casa di Bambola ».
• L’Unione Femminile parteciperà, con
gli altri gruppi delle Valli, alla Giornata
di Preghiera indetta a Torre Pellice domenica 9 marzo.
Di conseguenza la consueta riunione
programmata per detto giorno a San Giovanni non avrà luogo.
• Un positivo scambio di idee sul futuro della nostra filodrammatica, dopo il
successo della recita « Uno cantava per
tutti », si è avuto domenica pomeriggio
tra i vari attori, i coralisti ed alcuni membri del Concistoro.
Anche la filodrammatica può essere
una testimonianza, per cui occorre che
non solo non venga dimenticata, ma possibilmente aiutata nel suo non facile compito di preparazione su cui giocano fattori negativi, come la mancanza di tempo, la ricerca di elementi il cui lavoro
dia loro la possibilità di avere le stesse
ore disponibili, la difficoltà delle prove
d’insieme, ecc. ecc.
La discussione è stata molto interessante ed i presenti hanno deciso di riunirsi ancora la sera di gioved', 6 marzo
con alcuni membri del Concistoro per
studiare insieme i vari punti che dovranno servire per la reciproca collaborazione, affinché questa attività possa continuare a dare il suo utile contributo.
La Commissione distrettuale sarà in visita nella comunità la prossima settimana, si incontrerà con il Concistoro, parteciperà alle riunioni di quartiere. Il 16
marzo il culto sarà presieduto dal presidente, pastore Giorgio Tourn.
______SPECULAZIONE EDILIZIA IN ALTA MONTAGNA?
Dalla baracca allo chalet
Discussi dai giovani di Bobbio i problemi dellambiente Troppe richieste di fabbricazione su terreno comunale
Per venire incontro agli allevatori di
Bobbio Pellice che tradizionalmente trascorrono i mesi di luglio e agosto agli alpeggi col loro bestiame, il consiglio comunale, seguendo in questo l’esempio del
comune limitrofo di Villar Pellice, ajjprovava in data 3 aprile 1968 un « regolamento per la disciplina delle concessioni
di baracche alpestri nelle zone di alta
montagna ». In esso venivano accuratamente esaminati i casi di concessione, la
procedura da seguire per ottenerla, il
passaggio del diritto di uso dal concessionario ai suoi eredi, escludendo la possibilità di commercializzazione del diritto
stesso, ecc. Si riteneva in tal modo di
avere regolato la materia in maniera
chiara e senza possibilità di equivoci.
Improvvisamente però la giunta municipale, a cui spetta di deliberare in materia, si vedeva costretta ad esaminare
un numero di richieste di concessione assai superiore al previsto e questa volta
non più per « baracche » destinate a ricovero di animali o alpigiani addetti alla
loro sorveglianza, ma per la costruzione
di vere e proprie villette di alta montagna, che venivano sì costruite con le caratteristiche di « precarie » su terreno comunale e diventavano quindi di proprietà del comune stesso, però rimanevano
a tempo illimitato a disposizione dei concessionari.
La giunta si rendeva conto che accettando tutte le domande (né vi poteva essere una ragione valida per accettarne
alcune e respingerne altre) si sarebbe venuta a variare in maniera irreversibile la
caratteristica paesaggistica (e anche ecologica) delle zone di alta montagna del
territorio comunale. Si sarebbe inoltre
recato intralcio alla pastorizia, essendo
chiaro che una parte del pascolo o sarebbe stata divorata dalle costruzioni o
sarebbe comunque stata occupata dalle
persone che in quelle costruzioni trascorrono le loro vacanze.
Nell’ottobre scorso il consiglio comunale veniva investito del problema e decideva di sospendere momentaneamente
ogni nuova concessione, affidando nel contempo ad una apposita commissione il
compito di presentare proposte concrete
entro trenta giorni.
Tale commissione, dopo aver esaminato i vari problemi che si pongono, riteneva opportuno parlarne con i giovani del
comune, i quali si ritrovano da qualche
tempo una volta alla settimana per esaminare i vari aspetti della vita pubblica.
Da tale discussione emergevano alcune
prese di posizione che confortavano la
maggioranza della commissione nelle sue
convinzioni.
Innanzitutto la proposta di sospendere
drasticamente ogni nuova concessione e
di regolamentare accuratamente le trasformazioni eventuali delle baracche oggi esistenti, in modo da garantirne l’uso
agli allevatori, in caso di necessità. Altri
proponevano invece soluzioni più elastiche, soprattutto per evitare che, non salendo più agli alpeggi i pastori, si venisse a creare nelle zone di alta montagna
un vero e proprio deserto. Concedendo
qualche nuova costruzione si permetterebbe probabilmente, così sosteneva qualcuno, di mantenere aperti e puliti i sentieri alpini, non infestati da cespugli e erbacce e neanche, si spera, da rifiuti di
ogni genere!
La decisione spetterà al Consiglio comunale, il quale terrà certamente conto
delle osservazioni é proposte fatte. E però chiaro che tutto il problema si inserisce nel discorso più vasto dell’agricoltura e delTallevamento del bestiame in
Italia e in particolare nelle zone montane.
A questo proposito qualcuno ha anche
sottolineato la necessità di studiare e prevedere nuove forme di agricoltura, con
nuove colture specializzate, capaci di offrire un reddito competitivo e fermare
così almeno in parte l’esodo dei giovani,
o almeno di offrire ai giovani una alternativa reale tra la strada della città e del■ l’industria o quella del paese e deH’agricoltura. In particolare è stato ribadito
che tale discorso è possibile solo a condizione di avviare una seria forma di cooperazione, non essendo oggi pensabile che
un singolo possa prevedere e realizzare
trasformazioni di colture, anche a causa
del frazionamento dei terreni delle zone
che potrebbero essere interessanti per tali esperimenti.
Al momento di andare in macchina apprendiamo che il consiglio comunale nella sua ultima seduta ha esaminato tutta
la questione ed ha adottato interessanti
delibere. Ne riferiremo ampiamente nel
prossimo numero.
Bruno Bellion
cronaca
Val Pellice
20 licenziati
alla Vaciago
Apprendiamo che circa 20 operai della
Vaciago che si trovavano da tempo in cassa integrazione hanno ricevuto venerdì, 21
febbraio lettera di licenziamento.
Un ciclostilato diffuso dal Pdup locale
denuncia questo nuovo attacco all’occupazione nella valle. Si afferma fra l’altro
che: «Vaciago licenzia e lo può fermare
solo la protesta dei lavoratori della valle
e del pinerolese ». È però cosa ben difficile che questi licenziamenti possano rientrare. Si attende che il Comune di Luserna San Giovanni e la Comunità Montana si pronuncino su questo nuovo grave fatto che aggiunge un altro anello alla
lunga catena di licenziamenti di cui è stata vittima la valle.
San Secondo
• Le celebrazioni del 17 Febbraio si sono svolte in un clima sereno e fraterno.
Lo sviluppo edilizio crea difficoltà per la
accensione dei falò, tuttavia due grandi
falò sono stati accesi nei quartieri di
Lombarda-Crotta e dei Brusiti. In questa
ultima località la corale ha partecipato
con alcuni canti ascoltati e ripresi dai
numerosi presenti.
La mattina del 17 il tempio era gremito e la partecipazione alla Santa Cena è
stata assai buona. Più tardi 139 fratelli e
sorelle hanno preso parte al pranzo comunitario preparato nella sala con molta cura e capacità da un gruppo di collaboratori. Il prezzo modesto ha permesso ad intere famiglie di partecipare e
l’arco di età andava dai 7 mesi agli 82
anni. Al pranzo ha partecipato la Corale
che aveva cantato tre inni durante il culto e che ha eseguito vari canti anche dopo il pranzo, conducendo poi il canto comune nel pomeriggio. Quasi metà dei
partecipanti si è fermata anche la sera
per la cena e terminare la giornata in
spirito fraterno.
Ringraziamo Arnaldo e Rosina Gardiol, Pierino e Rita Paschetto, Valdo Rivoiro, Willi Rostaing, Elma Genre che
hanno portato il peso principale della organizzazione e realizzazione di questo incontro, la ditta Perone, i numerosi collaboratori e i giovani che si sono occupati
del servizio. Inviamo un pensiero di solidarietà a Renato Don che dopo aver collaborato per diversi anni al pranzo del 17
ne è stato ora impedito dalla malattia.
• Ci rallegriamo con Giovanni ed Adriana Chauvie di Bricherasio per la nascita
della terzogenita Yvonne Lucetta, avvenuta il 14 febbraio. Inviamo il nostro augurio fraterno alla piccola ed alla sua
famiglia.
• Nelle elezioni per le scuole elementari
di S. Secondo (Circolo di Pinerolo II)
sono risultati eletti per gli insegnanti :
Florina Benech e Gianni Gardiol; per i
genitori il sig. Pautasso. Esprimiamo loro il nostro augurio sincero per un lavoro impegnato e proficuo.
• Il 23 febbraio presso l’ospedale civile
E. Agnelli di Pinerolo è deceduto il nostro fratello Guido Rostaing di 74 anni,
residente alla erotta. Il funerale ha avuto luogo il giorno 25 seguente. Rinnoviamo la nostra solidarietà alla famiglia in
lutto.
Comunità Montana
Val Pellice
SERVIZIO SOCIALE
NeH’ambito del piano dei « Servizi per la tutela della salute nell’età evolutiva », questo Servizio organizza una serie di incontri con gli operatori sociali e scolastici (insegnanti di scuola
materna, elementare, media, educatori, personale non docente, ecc.) e con i genitori su argomenti di tipo psicopedagogico.
Al momento attuale, è possibile programmare due incontri guidati dal dott. Roberto Eynard,
psicopedagogista nella équipe pluridisciplinare
del Servizio, sul tema: Il ragazzo del 1975, osservazioni e proposte psicopedagogiche.
In base alle richieste e alla stessa dinamica
degli incontri, sarà possibile proseguire l’attività
secondo le prospettive aperte.
La sede degli incontri è la Sala consiliare del
Comune di Torre Pellice. L’orario è il seguente:
lunedì 3 marzo, ore 14,30-16,30; lunedì 10 marzo, ore 14,30-16,30.
L'invito è, dunque, rivolto agli insegnanti ed
ai genitori.
La Responsabile del Servizio Sociale
(Mariena Gaietti Scassellati)
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delle valli
Pinerolo
Villar Perosa
S. Germano febbraio alla RIV-SKF
• Gioved ì 20 ha avuto luogo nella nostra
sala, alle ore 20,30, un incontro tra la comunità e due rappresentanti del Comitato Buddista di Parigi impegnato nella
ricerca di aiuti per le centinaia di migliaia di orfani nel Sud Vietnam. Alcune
famiglie della comunità e gruppi della
nostra Scuola Domenicale hanno già assunto un impegno per un orfano procurando la somma mensile necessaria (la
sig.ra M. Campese dell’Unione Femminile si incarica deH’inoltro dei fondi). La
serata è stata per tutti i presenti, troppo pochi come sempre accade, una eccezionale esperienza di riflessione.
• Il Collettivo di Ricerca Biblica ha tenuto giovedì 6 febbraio una seduta per
fare il punto sull’attività svolta sin qui;
tenendo conto del lavoro fatto e delle
scadenze future si è programmato una
serie di incontri per i giovedì 27 febbraio,
13 marzo, 3 e 27 aprile, sempre alle ore
20,45 in via dei Rochis 3.
• E stato distribuito in questi giorni
in molte buche delle famiglie pinerolesi
un opuscolo dal titolo « Aborto si o no ».
Si tratta di una iniziativa della parte più
conservatrice del clero pinerolese. Nell’opuscolo infatti si ribadiscono le tradizionali argomentazioni della morale cattolica in materia, accompagnandole molte volte con dati statistici o scientifici
superati.
Sull’iniziativa la curia non si è ancora
espressa, ma è probabile che non intervenga lasciando che i vari parroci diffondano l’opusoolo. Il tema deH’aborto è stato inoltre affrontato finora ,con due interventi sul settimanale l’Eco del Chisone: uno chiaramente conservatore di
don Trombotto e un altro di don Murerò.
Circola inoltre la notizia che i prossimi
bollettini parrocchiali conterranno un
inserto sull’argomento.
Gli anziani si mobilitano
• « Il governo trova soldi per tutti, per
i generali, per i superburocrati, i partiti,
l’ordine pubblico, ecc., solo ouando c’è da
aumentare le pensioni non si trovano mai
i soldi... Noi pensionati ci prendono solo
in giro. 'Per questo invitiamo gli operai,
specialmente i consigli di fabbrica a non
rompere l’unità con le nostre richieste,
ma a mobilitarsi perché venga al più presto accordato il punto più importante:
l’aggancio delle pensioni alla dinamica
salariale ».
Con queste parole il gruppo anziani di
Pinerolo ha commentato la dicisione del
governo di non concedere per ora l’aggancio alle pensioni della dinamica salariale.
Come è noto i pensionati nel pinerolese
sono più di un quarto della popolazione e
hanno pensioni molto basse: circa l’80%
non arriva ad una pensione mensile di 50
mila lire.
In passato i pensionati si erano mobilitati per ottenere agevolazioni sul costo
del riscaldamento ed altri servizi sociali.
La pressione popolare era stata grande ed
il comune di Pinerolo era stato costretto
a concedere le agevolazioni. È evidente
però che non sono le concessioni di contributi una tantum che modificano la condizione economica dell’anziano. Di qui la
decisione degli anziani di partecipare a
tutte le forme di lotta operaia ritenendo
che solo la forza del movimento potrà
modificare le cose.
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festivo e notturno
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Ottimo il nostro 17!
Il 16 abbiamo avuto il culto commemorativo (abbellito dai canti della Corale)
con la celebrazione della S. Cena.
La sera, al suono delle campane, si sono accesi i numerosi falò. Quello vicino
alla chiesa è stato rallegrato da canti vaidesi trasmessi dal campanile.
Il 17, dopo un breve culto, arricchito
dalla presenza dei Trombettieri e della
Corale, si è dato la parola ai nostri bimbi che ci hanno fatto udire molti bei canti intercalati da scene di Storia Valdese.
Alle 12 l’Agape, preparata con amore
da volonterose sorelle, coadiuvate da alcuni fratelli, ha riunito 130 commensali.
Erano presenti alcune autorità, tra cui i
nostri tre Sindaci.
Nel pomeriggio la Corale ha cantato la
Cévénole e i catecumeni hanno interpretato una scena valdese.
Alle 18 una cinquantina di fratelli hanno consumato insieme la cena e alle 20
ha avuto luogo la Serata con una recita
dei nostri giovani che si sono fatto molto onore divertendo il numeroso pubblico.
La Banda dell’Inverso, diretta dal Maestro Coucourde, ha pure abbellito la serata con numerosi pezzi brillanti che sono stati molto applauditi.
Siamo grati al Signore per questo 17,
quasi primaverile, che ci ha concesso e
per lo spirito di fraternità e di gioia che
ha caratterizzato ogni manifestazione.
Pomaretto
Una splendida giornata ha accompagnato la celebrazione del 17 febbraio a
Pomaretto, alla quale hanno preso parte
una delegazione delle chiese ginevrine del
Petit-Lancy, Onex e Bernex-Confìgnon e
una delegazione delle chiese metodiste di
Vercelli, Novara e Val Sesia.
Il culto del 16 è stato presieduto dal
pastore metodista Franco Carri, accompagnato dal predicatore laico A. Avallone, che e riuscito con la sua calda umanità a conquistare la simpatia di quelli
che l’hanno conosciuto. I due fratelli hanno passato il pomeriggio visitando varie
famiglie di Inverso Pinasca e si sono poi
ritrovati a Pomaretto per i falò.
Il giovane pastore Jeannet di Ginevra
ha portato il suo messaggio al culto del
17, sottolineando l’importanza della riscoperta del significato del valdismo medievale, da lui insegnato nelle sue classi
di religione. Di nuovo il pastore Carri ha
interessato l’assemblea alla storia travagliata dei gruppi evangelici della Val Sesia ed alla loro forte testimonianza, cosa
che molti certamente, in cuor loro, hanno saputo collegare alle vicende di storia
valdese.
Il culto ha avuto momenti d’intensa comunicazione musicale grazie ai vari cori
presentati dalla corale diretta dal past.
E. Aime.
Infine in serata la filodrammatica ha
presentato il problema sociale dell’invecchiamento sulla scorta di una commedia
americana tratta da un’antica tradizione:
Il Piatto di legno. Il pezzo era impegnativo e gli attori hanno saputo renderlo
con molta bravura. La banda diretta dal
M.o Bernard ha offerto un concerto di
musica bandistica, vivamente apprezzato
dai presenti.
Crediamo doveroso ringraziare tutte le
persone che hanno dedicato tempo ed
energie alla preparazione di questa festa,
che resta molto popolare, e perciò viene
anche molto discussa in certi suoi elementi da gran parte della comunità.
Scuola Latina
Il 16 febbraio hanno avuto luogo le elezioni
degli organi collegiali.
La percentuale dei votanti è stata del 91,3%.
Consiglio di Istituto
Genitori » Lista n. 1 : Mainerg Otello, Coucourde Marisa in Pons, Zanella Ugo, Inoli Rodolfo.
Lista n. 2 : Rostan Ezio, Beux Claudio .
Consiglio di disciplina
Genitori : Pons Dario, Bleynat Nino, Supplenti; Mainerò Otello, Beux Regis.
Consiglio di classe
I classe : Long Gino, Meytre Ettore, Musso
Anna Maria in Bertalmio, Pegoraro Alessio.
li classe : Galliano Bruno, Sappé Adriana in
Sappè, Vinay Daniele, Coucourde Marisa in Pons.
Ili classe : Rostan Elio, Baret Luigi, Beux Regis, Purpura Paola in Coucourde.
AVVISI ECONOMICI
CERCO la Bibbia Illustrata, con annotazione
Monsignore Antonio Martini 1889. Melila
Antonio, Villaggio Unrra scal. M int. 6 - Contesse Messina.
Hanno collaborato: Giovanni Conte,
Franco Davite, Dino Gardiol, Giorgio
Gardiol, Enrico Geymet, Cesare Gay,
Emmanuele Paschetto, Teofilo Pons,
Sergio Ribet, Sergio Rostagno.
• Le nostre due comunità sono state vivamente colpite dalla dipartenza del fratello Albino Long. Alla moglie, ai figli, al
fratello ed alle sorelle, che hanno visto
scomparire così, tragicamente il loro caro
diciamo la nostra fraterna partecipazione
nella pena, nella preghiera e nella speranza cristiana.
• La giornata del XVII ha avuto uno
svolgimento particolarmente rallegrante.
Già la sera del 16 i falò hanno brillato
particolarmente numerosi sulle pendici
delle nostre montagne. Il mattino dopo il
corteo alla Casa di Riposo ha dato a tutti
il modo di sentirsi uniti nella gioia e nella riconoscenza ed il tempio era questa
volta veramente troppo esiguo per contenere tutti i presenti. La predicazione è
stata tenuta sul testo : « ho questo contro
di te» (Apoc. 2: 4). Corale, Scuola domenicale e catecumeni hanno cantato inni
di circostanza.
L’agape fraterna ha visto riunite ben
186 persone (senza contare i numerosi volenterosi che hanno preparato e servito il
pasto). Vogliamo rivolgere un sentito ringraziamento a quanti, giovani e meno giovani si sono veramente prodigati in questo senso, capeggiati dal nostro cuoco
Mario Beux. Ci siamo particolarmente
rallegrati di vedere che si accentua di anno in anno il fenomeno della presenza
delle famiglie intere che partecipano alla
« giornata valdese ». Il pastore Gino Conte, già presente al culto, ha poi rivolto la
parola a quanti erano presenti nel pomeriggio, facendo un bilancio dell’« Anno del
centenario». Il pastore locale ha dal canto suo ricordato in quali circostanze si è
venuta formando la corrente migratoria
dei valdesi verso il Rio de la Piata e quali sono state le difficoltà iniziali, facendo
un confronto con la situazione attuale.
A questo proposito ricordiamo che la
colletta del XVII ha fruttato oltre centomila lire che saranno versate al fondo per
la traduzione in spagnolo della Storia
Valdese.
Vogliamo rivolgere un ringraziamento
particolare al pastore Gino Conte per
aver voluto unirsi a noi in questa occasione. Come siamo riconoscenti alla banda musicale che ha come sempre partecipato a questa giornata con grande impegno.
m II culto del 23 febbraio è stato presieduto dal catecumeni che hanno portato
un fresco messaggio sull’amore cristiano
secondo il testo di I Corinzi 13.
• Ricordiamo che l’opuscolo del XVII
febbraio, sulla vita di Pramollo e della
sua comunità valdese ha un interesse
tutto particolare per ognuno di noi. Ne
sono ancora disponibili alcune copie: affrettatevi a procurarvelo presso i catecumeni o presso il pastore.
• Desideriamo dedicare uno spazio particolare alla Filodrammatica di San Secondo che ha presentato « Casa di Bambola» di Ibsen, la sera del XVII. Il pubblico, assai numeroso, ha vivamente apprezzato la fatica degli amici di San Secondo che ringraziamo di tutto cuore, anche per il lavoro preliminare che hanno
dovuto fare per adattare il nostro palco
alle loro necessità sceniche.
• All’Unione Femminile si è iniziata la
discussione sul problema degli anziani.
Sono intervenute tre giovani che hanno
sviluppato il tema del dialogo tra giovani ed anziani, È seguita una vivace ed interessante discussione, sulla base del materiale fornito dalla F.F.V.
• La sera di domenica 23 febbraio si è
riunito per la seconda volta il gruppo di
studio biblico. Andrea Ribet ha presentato un’accurata introduzione ai profeti. Il
gruppo si ritroverà ancora domenica 9
marzo, alle ore 20, per lo studio dei passi
riguardanti il profeta Elia.
• Sabato 1 marzo, ore 20,30: Culto a
Porte.
Torre Pellice
Anche quest’anno, per la ventottesima volta,
la RIV-SKF di Villar Perosa ha festeggiato il
XVII Febbraio con una giornata festiva retribuita a tutti gli effetti e con una sottoscrizione a
favore dei nostri Istituti di Assistenza.' n
La somma raccolta è stata di lire 1.233.000 di
cui: Direzione Generale L. 150.000 - Maestranze
L. 1.083.000.
La distribuzione è avvenuta nel modo seguente :
Rifugio Carlo Alberto L. 183.000;, Asilo dei
vecchi di San Germano L. 220.000; Asilo dei
vecchi di San Giovanni L. 300.000; Convitto
femminile di Torre Pellice L. 150.000: Convitto
maschile di Pomaretto L. 180.000; Scuola materna di Torre Pellice L. 50.000; Scuola materna di
San Giovanni L. 50.000; Scuola materna di San
Germano L. 50.000; Scuola materna di Pomaretto L. 50.000.
Le maestranze valdesi, a nome degli Enti beneficiati, esprimono la loro sincera riconoscenza
alla Direzione ed a tutti i dipendenti, cattolici e
valdesi, che anche quest’anno hanno voluto celebrare la Festa dell’Emancipazione con un segno
così tangibile di amore cristiano e di generosità.
Elvina Gardiol - Renato Long
Doni per l’Asilo
di Luserna San Siovanni
Bastia Maria in mem. sorella Caterina BellionBastia 10.000; Ricca Bruno e famigRa 15.000.
Ricca Enrico e Marta 15.000; Priotto Virginia 10.000; a ricordo di Francesca Sacchino e
Chiavia Federico, i familiari (T.P.) 20.000; Gamba Lina ved. Ambrosio (Mi) 1.000; Zecchin Nelly (Venezia) 10.000; E. Horler (Zurigo) 47.280;
in mem. del nipotino Alberto, i nonni Pons E. e
R. (Prarostino) 5.000; Gagiiani Fortunato (T. P.)
3.000; Ida Coisson-Mathieu in mem. di Arnaldo
Eynard (T. P.) 10.000; Maria Jon-Scotta in
mem. di Letizia Bonnet 5.000.
In mem. di Luigi e Lidia Revel, i figli (T. P.)
100.000;, N.N., ricordando Jacopo Lombardini
(T.P.) 500.000; Martin-Comba Livia (Pinerolo)
15.000; Coucourde Giulio (Pinerolo) 6.000; famiglia Janen-Canale (Ivrea) 5.000; Roncaglione Carlo (Pont Canavese) 5.000; Bertarione Bice (Ivrea) 5.000; Pons Enrica e Fortunata (To)
10.000; Roland Enrichetta 5.000; Viglielmo
Giulia (Perrero) 6.000.
Unione Femminile di Pinerolo 30.000; M. G.
Gasparotto in mem. di Maria Teresa Gasparotto (T. P.) 50.000; Prof, e stud. e convittori Facoltà Teologia Valdese (Roma) 33.000; Pons
Alma e famiglia in mem. del papà 10.000; Montaldo Adelina 10.000; lotti Letizia 10.000; Hugon Prospero e Bianca (Rivoli) 15.000; Sappe Aldo (To) 5.000; Vigna DRva (T. P.) 5.000; Sig.
Hörstel Ulrich (Germania) 1.340.123; Gardiol
Alessandra in mem. cugino Caffarel Carlo (Prarostino) 10.000.
Ringraziamo molto vivamente per la solidarietà che continua a manifestarsi a favore deUa
nostra opera. Ricordiamo ohe per le offerte può
essere usato il c.c. n. 2/16947 a Asilo Valdese»
Luserna San Giovanni (Torino).
cambi d’indirizzo
Vincenzo Terpolilli e Gianna Sciclone
segnalano il loro nuovo indirizzo; Corso
Mazzini 294/A - Tel. 0873/4797 - 66054 Vasto.
Dopo lunga malattia è spirato il 18.2.’75
Giov. Pietro Peyrot
di anni 62
Ne danno Tannuncio la moglie Elvira, la figlia Anita col marito Franco Cianalino e le due
bimbe e tutti i parenti.
Dio asciugherà ogni lacrima dagli occhi loro e la morte non sarà più, né ci
saran più cordoglio, né grido, né dolore,
poiché le cose di prima son passate.
Apoc. 21: 4
Domenica 2 marzo alle ore 17 presso
la Foresteria Valdese di Torre Pellice,
rU.D.G. organizza una tavola rotonda
sul tema: Un’esperienza di educazione
sessuale per i preadolescenti.
Introdurrà la Sig.ra Erica Cavazzani.
Presenteranno l’argomento alcuni insegnanti.
Tutti sono cordialmente invitati.
SEDUTA ANPI
Sabato 8 marzo, alle ore 21, presso il
salone del Centro d’incontro (sotto i portici), avrà luogo la seduta mensile della
Sezione Val Pellice dell’A.N.P.I.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Marco Giustetto
commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di affetto e di stima tributata al loro Caro, ringraziano quanti con parole, fiori e presenza ai funerali hanno preso parte al loro grande dolore.
La Messa di Settima sarà celebrata sabato
1 marzo nella Chiesa Parrocchiale di Perosa Argentina.
RINGRAZIAMENTO
I familiari tutti del caro e compianto
Albino Long
ringraziano quanti si sono prodigati instancabilmente e che in qualsiasi modo hanno manifestato il loro affetto, neUa triste circostanza deUa
separazione del loro indimenticabile congiunto.
Nel mondo avrete tribolazione: ma fatevi animo, io ho vinto il mondo
(Giovanni 16 v. 33)
Ciotti di Pramollo
Mondoni di S. Germano Chisone
14 febbraio 1975
8
8
vita italiana
a cura di emilio nitti
Battaglie ideali
e problemi reali
Aborto, concordato, riforma RAI-TV al centro del dibattito politico ma possono costituire un pericoloso diversivo
CRONACHE ANTIMILITARISTE
Pinna graziato, ma non basta
La delibera della Corte Costituzionale
sull’aborto ha destato grande interesse e
un po’ tutti i giornali ne hanno parlato.
Del resto questo argomento è diventato
uno dei più dibattuti dal momento dell’arresto del segretario radicale. I giornali evangelici non hanno trascurato questo tema, seguendo d’altra parte le indicazioni del Sinodo riguardo all’impegno
per l’abolizione delle leggi fasciste, contrastanti con le affermazioni della libertà
e della dignità della persona, da cui i cristiani non possono prescindere. Il tema
è delicato e i pareri non sempre sono
concordi.
Questo tema è stato affiancato nelle
prime pagine dei giornali italiani a quello sulla revisione del Concordato con la
cosiddetta Santa Sede. È chiaro che su
questo tema tutti gli evangelici sono ben
più concordi nel radicalizzare le posizioni fino a chiedere l’abrogazione dell’intero Concordato. Ma ben più cauti sono i
governanti (!) e la stessa sinistra (in particolare comunista) esprime la preoccupazione di veder dividere inutilmente le
masse proletarie sulla base dell’adesione
maggiore o minore alle pratiche religiose
cattoliche.
In sostanza a guardarle a distanza le
cronache politiche italiane sembrerebbero ben strane. Sembrerebbe che tutta l’attenzione dei cittadini sia attratta da battaglie ideali, o curiali, o parlamentari,
proprio nel momento più tragico dell’incalzare della recessione economica, con il
suo strascico di disoccupazione e carovita! E viene spontaneo domandarsi se
certe polemiche non sorgano ad arte in
certi momenti, quasi come diversivi distraenti dai problemi reali. Eppure non
ci sentiamo di squalificare del tutto e di
eludere queste tematiche così discusse in
questi giorni, perché ci sembra che davvero dallo scioglimento di certi nodi può
dipendere una trasformazione reale della
vita del nostro Paese. Tutto dipende tuttavia dal modo col quale vengono affrontati questi argomenti, dalla capacità cioè
di collegare queste battaglie ideali alla
rifondazione democratica dello Stato Italiano, e quindi al superamento del vecchio
tipo di organizzazione sociale, ivi compresa l’organizzazione della produzione.
Vi sono infatti due modi distinti e perfino opposti di vedere questi problemi;
uno in chiave di modernismo piccolo borghese tipico dell’individualismo radicale,
l’altro nella prospettiva sociale, in stretta
connessione col quadro politico generale
e con l’avanzata democratica delle masse
popolari. Ci sembra indispensabile assumere la seconda prospettiva come l’unica
capace di fare piena giustizia di vecchie
servitù, senza incorrere nel rischio di ingaggiare donchisciottesche battaglie, pericolose anche quando non sono del tutto inutili. Veniamo dunque ad una esemplificazione. L’aborto, sia detto chiaramente, non è la via per la liberazione della donna; lo può essere al massimo la depenalizzazione della donna che abortisce
volontariamente, ma solo una politica che
realizzi la piena uguaglianza sociale della
donna, la definizione del suo nuovo ruolo
nella società attraverso garanzie circa le
sue possibilità di occupazione, circa la difesa dallo sfruttamento del sottosalario,
circa la piena realizzazione del suo diritto all’istruzione, può darle quella padronanza del suo corpo che i fautori della
liberalizzazione dell’aborto rivendicano.
Così il problema del Concordato deve
essere svincolato da un ottocentesco anticlericalismo e non può ridursi neppure
alla liberale rivendicazione della libera
Chiesa in libero Stato, sebbene tale rivendicazione in linea teorica sia più giusta
dell’attuale supremazia cattolica in campi delicati come quello dell’istruzione. Il
nroblema è in realtà molto più vasto e
impegna al riscatto delle masse da tutti
i condizionamenti ideologici, non solo religiosi. ma anche filosofici e pratici, derivanti dagli insinuanti strumenti di cui dispone la classe al potere. Non si tratta
solo per dirla in termini semplificati, di
eliminare dalle scuole l’ora di religione,
ma di eliminare dalla scuola il concetto
assolutizzante di Cultura unica e di rivendicare il diritto alle culture, come negan
do l’unicità della religione si rivendica
il diritto ad avere una propria religione
e come respingendo il fideismo ereditario e superstizioso si pretende il diritto
di maturare una personale esperienza di
fede. L’abolizione del Concordato non può
limitarsi ad essere allora solo un gesto
antipapista, ma deve collocarsi nel quadro di una nuova politica per riscattare
le masse dall’analfabetismo e per consentire loro la riappropriazione degli
strumenti della cultura, il che favorirà
certamente anche quel chiarimento che
noi evangelici riteniamo indispensabile
intorno al corretto rapporto tra fede e
politica.
Si dice da più parti che queste battaglie ideali sono le più adatte, come già
lo fu quella sul^ divorzio, per noi protestanti e che offrono un terreno specifico
per la nostra testimonianza. Questo è vero solo nella misura in cui non ci offriamo come strumenti per un diversivo ideologizzante in questi momenti gravi per il
nostro Paese. Non si può prescindere, secondo noi, anche nell’affrontare questi
temi, da una precisa analisi economica
sociale e politica, altrimenti o perdiamo
tempo, o facciamo battaglie di retroguardia se non addirittura controproducenti.
Ma nell’ambito di questa prospettiva fondamentale il nostro impegno potrà davvero essere prezioso.
R A seguito della sua scarcerazione, il
segretario del Movimento Nonviolento
Pietro Pinna ha rilasciato una dichiarazione che riportiamo integralmente;
« Avevo scritto nella mia istanza di grazia che, se il suo accoglimento avesse dovuto minimamente comportare o significare un’ammissione di colpevolezza e di
pentimento per quel reato di vilipendio
alle Forze Armate che mi conduceva in
carcere, il Presidente della Repubblica
ignorasse in tutta tranquillità la mia
istanza. Che, invece di farmi sentire reo
o pentito, quella condanna mi era semmai di ulteriore stimolo a continuare nella mia azione ’vilipendiosa’ contro la
guerra da chiunque preparata e fatta,
contro gli eserciti istituzionalizzati di
qualsiasi colore.
Con identicò spirito e propositi riprendo lavoro. A questa annotazione di carattere soggettivo, limitata cioè alla mia posizione antimilitarista e nonviolenta condivisa da pochi, ritengo opportuno aggiungerne - come ancor più importante un rilievo che invece riguarda tutti. Sempre nella mia istanza di grazia, in cui
mettevo in risalto l’inammissibile perpetuazione nei nostri codici - a trent’anni
dalla nuova costituzione democratica - dei
reati di opinione sanciti dal regime fascista (in virtù dei quali mi si condannava
al carcere), precisavo al Presidente della
Repubblica che avrei interpretato il suo
accoglimento dell’istanza di grazia quale
una indicazione politica - e la più autorevole - data al paese per l’abrogazione dal
nostro codice di quei reati.
Vorrei che chi va dichiarandosi sensibile e impegnato alla promozione democratica del nostro paese, si appoggiasse
a questa interpretazione per sollecitare e
contribuire alla realizzazione di quell’obbiettivo - con ciò facendo immediata concreta opera antifascista.
È in questa dimensione politica, e non
personale, che esprimo la mia gratitudine e apprezzamento per l’intervento delle forze democratiche, specialmente della
la settimana internazionale
a cura di tuli io viola
IL PROBLEMA ERITREO
^ Nel n. precedente di questo settimanale abbiamo riportato la prima parte di
un articolo di P. Petrucci (su « L’Espresso » del 16.2.’75), nel quale sono riassunte
le ragioni con cui il Comitato rivoluzionario etiopico e i militari etiopici motivano la propria guerra contro l’Eritrea,
Ma l’articolo del Petrucci riassume anche le ragioni opposte, quelle del FLE
( = Fronte di liberazione eritreo) nella lotta mortale in cui s’è impegnato contro
l’Etiopia.
« "Ciò che questa gente non ha capito",
dice un dirigente del FLE, ”è che la nostra richiesta d’indipendenza non è né un
ripensamento intervenuto a un certo cunto della nostra storia, né la folle velleità
di una minoranza come fu in Biafra. Si
tratta della scelta chiara e irrinunciabile
che il popolo eritreo fece appena liberato
dal colonialismo. Noi ottenemmo l'indipendenza e Hailè Selassiè ce la stravpò
con la forza. Per questo tutti gli eritrei
senza distinzione, chiedono oggi ciò ch’è
loro dovuto. Credere di piegarci con una
guerra di sterminio è una pazzia” (...)
Recenti massicce forniture arabe, in
armi e denaro, hanno profondamente modificato le cifre sulle consistenza militare delle forze guerrigliere. Il precipitare
degli eventi ha d’altra parte spinto ogni
eritreo, che nutriva qualche ambizióne, a
cercare il suo posto nella "guerra d’indipendenza’’, il che significa che le forze di
liberazione dispongono di solidi appoggi
in tutte le principali città etiopiche ».
L'FLE non è unito. Divergenze interne
lo dividono in due ali, che solo recentemente sono giunte ad un accordo « delimitando le rispettive zone d’influenza militare e ponendo fine ad ogni disputa o
scontro ». Le due ali prendono i nomi di
« Forze popolari » Luna (< ui « appartiene »
la zona dell’Asmara) e di «Comando generale » l’altra.
Le nazioni arabe aiu’ ano gli eritrei.
«Nell’impossibilità oggettiva di tracciare
una qualunque linea d' demarcazione
(ideologica, religiosa o tribale) fra le due
ali del FLE, i governi arabi hanno finito
per concedere o negare il proprio appoggio in base alla simpatia personale,
alle astuzie diplomatiche o alla tempestività degli eritrei con cui prendevano contatto. Si è venuta così a' creare la situazione seguente.
Libia e Arabia Saudita (in misura mi
nore Kuwait ed emirati vari) appoggiano il "comando generale". I regimi rivoluzionari del Sud-Yemen e della Somalia,
con i mezzi di cui dispongono, appoggiano le organizzazioni rifiutandosi di attribuire patenti in esclusive ma convinti,
fino ad oggi, che la liberazione dell’Eritrea sia un obiettivo legittimo.
Rimangono Egitto e Sudan i quali "riconoscono" entrambi i fronti ma non li
aiutano, almeno finora.
Motivazioni religiose a parte, il principale interesse politico che spinge gli arabi a occuparsi degli eritrei sta nel fatto
che essi considerano il Mar Rosso come
un "lago arabo” e l’Eritrea come una delle aree il cui destino deve esser fissato
prima della riapertura di Suez. L’unica
cosa su cui tutti gli arabi sono d’accordo
è il non aver fiducia negli attuali dirigenti etiopici. Se n’è accorto Michael Imru,
il ministro dell’Informazione di Addis
Abeba che, dopo aver peregrinato per oltre un mese nelle capitali arabe, ha perso la pazienza e, in un comizio a Damasco, ha dichiarato che ’’l’Etiopia non riconoscerà mai il diritto dell’Eritrea all’indipendenza". Subito dopo (V8.2) la Siria ha accusato l’Etiopia di genocidio in
Eritrea ».
UNA CONGETTURA CINESE
«Dal 1972 in qua, i cinesi non credono più all’imminenza d’una "guerra preventiva" sovietica contro il loro paese. Al
X congresso del Partito Comunista Cinese (agosto ’73), Ciu En-lai ha dichiarato
senza mezzi termini che "l’URSS minaccia all’est per meglio attaccare all’ovest’’,
lasciando capire che si tratterebbe d’una
tattica simile a quella del Terzo Reich in
Europa prima del 1939. ^¡la luce di questa previsione, la Cina moltiplica ormai
da due anni le messe in guardia ai paesi
del ’’terzo” e soprattutto del "secondo”
mondo contro i pericoli d’un’aggressione
da parte dell’URSS. Secondo le classifiche
cinesi, tutti i paesi industrializzati che
non siano "superpotenze" appartengono
appunto alla categoria del "secondo” mondo, e per la ricchezza delle loto risorse,
costituirebbero il boccone più ghiotto per
l’URSS. Non è singolare (aggiungono) che
3/4 dell’imponente esercito sovietico sia
stanziato sulle frontiere dell’Europa orientale? ».
(Da un articolo di K. S. Karol sul « Manifesto » del 15.2.’75).
sinistra, a sostegno della mia scarcerazione.
Ma si vada avanti. Ben poco questo importerebbe, se siffatti interventi si limitassero ad una azione di difesa, a delitto
compiuto, verso i colpi ricorrenti (la galera, le stragi) infarti dal sistema autoritario, e non dessero l’avvio all’azione di
attacco (di alternativa al sistema) volta
a far si che quei colpi non abbiano condizione e modo al loro prodursi ».
Pietro Pinna
15 Nel corso dell’assemblea di chiesa del
16 febbraio, la Chiesa Valdese di Torino
ha votato il seguente ordine del giorno;
« Martedì 25 febbraio 1975 presso la Corte d’Assise di Torino sarà celebrato il
processo a otto pacifisti torinesi, accusati di vilipendio alle Forze Armate in riferimento a una serie di manifestazioni e
di dibattiti a favore dell’obiezione di coscienza.
La Comunità Valdese di Torino, affermando da un lato il proprio sostegno agli
obiettori di coscienza, e dall’altro la necessità di assicurare a tutti una piena libertà di opinione e di espressione, esprime la propria solidarietà con i processati ed auspica l’abolizione di tutte quelle
norme del codice penale — tra cui quelle
riguardanti il vilipendio alle istituzioni
dello stato — che limitano il diritto di
espressione dei cittadini ».
B II Ministero della Difesa ha risposto
negativamente alla richiesta della Chiesa
Valdese di impiegare obiettori di coscienza nei propri istituti di assistenza. La Tavola Valdese, udito il parere della « Commissione di solidarietà con gli obiettori
di coscienza », ha deciso di rispondere documentando le possibilità che esistono e
che non sembrano essere a conoscenza
del Ministero della Difesa.
La Lega degli Obiettori di Coscienza ci
informa che il rifiuto del Ministero ha
probabilmente motivazioni politiche (la
Chiesa Valdese verrebbe considerata come troppo «sovversiva»), e che esso si
inserisce in una più generale tendenza del
Ministero a non concedere obiettori agli
enti ritenuti politicamente « pericolosi ».
■ La legge sull’obiezione di coscienza è
stata modificata nel modo seguente;
1) il tempo utile per la presentazione
delle domande per il servizio civile non è
più di 60 giorni dalla data del manifesto
di chiamata alla leva, ma di 60 giorni dall’arruolamento, cioè dalla visita di leva.
Così ad esempio i giovani del ’56 che
hanno la visita in questi giorni hanno
tempo fino ad aprile circa.
2) gli obiettori che sono stati bocciati dalla commissione « inquisitrice » hanno la possibilità di ripresentare domanda
di obiezione.
Il testo completo di questo emendamento è stato pubblicato sull’ultimo numero del periodico Satvagraha (ottenibile inviando un francobollo da 25; a Satyagraha, casella post. 146 centro, Torino).
■ L’atomica italiana non si farà. Di fronte alle voci e alle polemiche di cui abbiamo parlato in uno scorso numero. Rumor è intervenuto affermando la volontà
del governo di aderire al più presto (ma
sono già passati dieci anni...) al trattato
di non proliferazione nucleare.
Il « gruppo di impegno per la nonviolenza » di Roma, che si era fatto promotore di una serie di manifestazioni contro
l’atomica, ci ha informati di averle sospese, con riserva di riprenderle qualora
le promesse di Rumor non vengano mantenute.
Luca Negro e Erika Tomassone
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8 luglio 1960
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