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Anno 113 - N. 43
28 ottobre 1977 - L. 200
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biblioteca valdese
10066 TOBRB PEILICB
(Mie valli valdesi
gFTTm/iAMAi F DPI I F CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA LETTERA DEL SEGRETARIO COMUNISTA AL VESCOVO DI IVREA
PCI: cosa va in soffitta?
l’ateismo, non ii marxismo
Un documento che indispettisce chi cerca contrapposizioni ideologiche, non chi ha a cuore l’autonomia della fede nella militanza politica
Timorosi
ma interessati
« ... li trovò che dormivano di tristezza, e disse loro: Perché dormite? Alzatevi e pregate, affinché non entriate in
tentazione» (Luca 22: 45-46).
È difficile non sentirsi comunque coinvolti, in un modo o nell'altro, dai problemi e dal dibattito suscitati dalla lettera del segretario del P.C.I., Enrico Berlinguer, al vescovo di Ivrea, Monsignor Luigi Bettazzi. È impossibile, credo, pensare che si tratta di
cose che non ci riguardano.
Come cittadini infatti — qualunque sia la nostra posizione
politica — non possiamo ignorare i riflessi politici che può comportare per il Paese questa presa di posizione. Come credenti
inoltre, anche se non cattolici, ci
concerne direttamente un discorso che riguarda il rapporto
tra militanza politica e scelta di
fede. ,
Ritengo quindi importante esprimere sia le impressioni positive che le perplessità che questo carteggio^, possono suscitare.
Nella lettera dì Berlinguer vi
sono indubbiamente dei fatti
nuovi, che possono essere valutati positivamente.
Nel P.C.I., dice il segretario
dello stesso, « esiste ed opera la
volontà non solo di costruire e
di far vivere qui in Italia un partito laico e democratico, come tale non teista, non ateista e non
antiteista; ma di volere anche,
per diretta conseguenza, uno Stato laico e democratico, anch'esso dunque non teista, non ateista, non antiteista ».
Questa affermazione, se da un
lato non rappresenta una novità
assoluta (Berlinguer stesso risale alle origini del pensiero del
P.C.I. in proposito, e Lucio Lombardo Radice, da parte sua, sottolinea che in sostanza la posizione di Berlinguer rende esplicita la situazione già esistente
da anni), dice pure qualcosa di
più di quanto già affermava, dal
1946, lo Statuto del P.C.I., nel suo
art. 2, per il quale possono iscriversi al Partito i cittadini « indipendentemente dalla razza, dalla
fede religiosa e dalle convinzioni
filosofiche ». Ora non solo i singoli possono aderire al partito
mantenendo la loro convinzione
filosofica o di fede, ma è il partito in quanto tale che non fa
più esplicita professione di « ideologia marxista, come filosofia
materialistica ateistica ».
La conseguenza dovrebbe essere chiara: il P.C.I. afferma autorevolmente che, secondo la sua
visione, è possibile essere a pieno diritto militanti del partito e
cittadini dello stato sia per i
credenti che per i non credenti;
o, in altri termini, che sia il partito che lo stato debbono essere
neutrali in materia religiosa.
Vi è qui una novità rispetto
alla linea di Lenin, che accettava
la « neutralità » in fatto di religione per lo Stato, ma non per il
partito, (vedi riquadro a p. 8).
Mi piace riprendere, a questo
punto, la dichiarazione che il
Consiglio Federale distribuì a
tutti i deputati della Costituente
nel 1946, per una evidente analogia di temi e, se non erro, di soluzioni proposte, ancorché si tratti di una dichiarazione sorta in
altri tempi, da altro ambiente e
con altri scopi. La dichiarazione
chiede che siano proclamati tre
principi: « a) Dichiarazione della piena e completa libertà di coscienza per tutti, b) Dichiarazione della parità dei culti di fron
te alla legge, c) Proclamazione
della neutralità religiosa dello
stato.
Questo principio non significa
che lo stato debba essere ateo,
antireligioso od anche seinplicemente agnostico; ma significa invece che, attuando la separazione tra stato e chiesa, lo stato deve essere imparziale, dichiarando la sua incompetenza in materia teologica e quindi il suo comportamento neutrale nei confronti delle differenziazioni delle chiese e affermando il suo atteggiamento di equità egualmente comprensiva nei riguardi di tutte le
religioni ».
(La Luce, 15.9.46).
Il secondo punto che mi sembra rilevante si riferisce al modo
di intendere la «vivente lezione»
dei « maestri del pensiero politico rivoluzionario »: tale lezione
« non è e non può essere un ’credo ideologico’ ».
Mi sembra che con questa affermazione si ponga fine à Un
dogmatismo, vorrei dire a un
« fondamentalismo » marxista.
che soprattutto nel periodo stalinista aveva impoverito il marxismo ad un rigido processo deduttivo, ben poco « dialettico »
e fin troppo « religioso ».
Un terzo punto infine, forse
quello di maggiore portata pratica immediata, perché legato ai
temi della recente legge sul decentramento ' regionale (la «382»)
alla scuola, alla assistenza, dà infine una interpretazione del «pluralismo » ben diversa da quella
che allo stesso termine si dà in
campo cattolico: si ribadisos che
lo Stato democratico, nato dalla
Resistenza, non è più lo stato
liberal-borghese, che abbandonava « ampissimi spazi vuoti in
campo sociale ed educativo », ma
è uno stato (democratico e pluralistico che « non può non assumere in proprio — ma per amministrarli democraticamente —
fondamentali servizi civili e sociali per il bene della comunità
nazionale ».
Sergio Ribet
( continua a pag. 8)
Nel discutere quale poteva essere il messaggio che noi ragazzi
oggi avremmo portato alla Comunità, sono affiorati tanti problemi, tanti interrogativi che nel
corso dell'anno forse ci sembravano risolti, superati, e siamo rimasti anche noi sgomenti, increduli, delusi, come ¿ discepoli nel
Getsemani. Dinanzi al peccato
che opera costantemente nel
mondo e sembra non insegni nulla all'uomo perché si ripete di
generazione in generazione e si
scatena nell'odio, nella sopraffazione, nella crudeltà, nella sete
di potere, nell'inganno del più debole, noi rimaniamo sgomenti,
quasi che l'opera di Cristo sia
fallita con Lui sulla Croce. Noi
sappiamo che come nella storia
di Israele i profeti richiamavano
al giudizio dell'Eterno coloro che
non facevano la Sua volontà, così nella storia del cristianesimo,
quando del nome e delle insegne
del Cristo ci si è fregiati per assumere potere e glòria, è risuo
nata la voce dei riformatori per
richiamarci ad una autentica fedeltà al Cristo.
Sappiamo che ancora oggi sia
TEOLOGI CATTOLICI STUDIANO LA CONFESSIONE AUGUSTANA
«Riconciliazione
diversità»; è
nella
« Per la vera unità della Chiesa è sufficiente essere d’accordo
sulla dottrina del Vangelo e sull’amministrazione dei sacramenti. Non è necessaria all’unità cristiana l’uniformità delle tradizioni e dei riti, che sono istituzioni umane. Paolo infatti scrive agli Efesini. ”Vi è un solo
Signore, una sola fede, un solo
battesimo, un Dio unico e Padre di tutti” ».
Potrebbe essere, questo, un
manifesto ecumenico redatto ai
giorni nostri. Invece è un articolo della Confessione Augustana del 1530.
Sarà questo articolo, in particolare, che ha spinto un gruppo
di teologi cattolici a studiare
la possibilità di un riconoscimento della Confessione Augustana da parte della Chiesa di
Roma?
La notizia è stata data quest’estate, dal prof. H. Schutte,
del segretariato romano per la
unità dei cristiani, a Dar Es Salaam, durante la VI Assemblea
della Federazione Mondiale Luterana.
Se questo riconoscimento dovesse realmente aver luogo, tutte le Chiese che si richiamano
alla Confessione Augustana potrebbero essere riconosciute
dalla gerarchla cattolica come
« vere chiese di Gesù Cristo ».
La chiesa luterana e la chiesa
cattolica quindi non sarebbero
più chiese « separate », ma vere
« chiese sorelle ».
LA CONFESSIONE
AUGUSTANA
L’intenzione ' di dimostrare
che la fede dei luterani non era
in disaccordo con le sacre Scrit
La Riforma ha inteso
tradurre nelle proprie
confessioni di fede il
principio della « sola
Scriptura »: avere nelle
mani soltanto la Bibbia.
(Monumento di Lutero
a Worrhs).
ture e con l’antica tradizione
della Chiesa, soggiaceva alla stesura stessa di questa Confessione. Essa infatti fu presentata
dai principi luterani alla dieta di
Augusta, convocata nel 1530 dall’imperatore Carlo V, proprio
con il proposito di riconciliare
le chiese dissidenti e riunifìcarle in un’unica vera religione.
L’accordo però non fu trovato e l’unificazione non avvenne,
nonostante le buone intenzioni
dell’imperatore e dei principi.
Il tentativo viene ripetuto ora,
dopo quasi 450 anni, sulla base
mo chiamati ad essere fedeli. Ma
che cosa significa in concreto
« essere fedeli » in un mondo frastornato da tante voci, in un
mondo di arrivismo, di indifferenza, conformismo? Questo noi
lo viviamo nel mondo circostante, ma anche in quello di molti
adulti delle nostre comunità che
ci spingono a- frequentare i catechismi ed i Culti, ma che talvolta non manifestano un reale impegno di fede. Siamo come questi adulti, discepoli incerti, timorosi, ma interessati. Ci è stato insegnato che il Regno di Dio,
questo Regno che il Cristo ha
promesso 2000 anni or sono e che
ha deluso le aspettative di allora, si manifesterà un giorno.
« Il Regno di Dio è come un granello di senape nascosto nella
terra o come un po' di lievito nella pasta » (Luca 13: 19-20) e questo noi varremmo crederlo e foriti perché troppo giovani, discepoli poco pazienti, vorremmo vederlo realizzato subito!
Ci siamo chiesti: « che cosa ci
attira verso il Cristo?» E « sentiamo la sua chiamata »? — Abbiamo meditato a lungo e con piena
consapevolezza vi diciamo che
per- ora viviamo della fede piccola o grande delle nostre famiglie e della nostra comunità, crediamo che il Signore chiami tutti, ciascuna secondo i suoi doni
e speriamo e preghiamo di saper
riconoscere noi stessi un giorno
la sua voce per poter rispondere
con convincimento come il,Profeta Isaia « Eccomi, manda me »
(Isaia 6: 8).
Vorremmo essere sicuri di sentire un giorno la Sua voce ergersi
al di sopra delle altre voci del
mondo per aver chiaro nella
mente qual è il nostro compito
come credenti e come protestanti in Italia e nel mondo.
Oggi alcuni fratelli hanno chiesto di far parte della Comunità,
questo ci rallegra, ci incoraggia,
ma ci spinge chiedere a tutti
voi che siete qui riuniti, aiuto
per noi che siamo in ricerca e
per tutti coloro che hanno fatto
un giorno la loro promessa al
Signore, ma l'hanno dimenticata... Chiediamo tutti insieme al
Signore: « donaci il tuo Spirito e
trasformaci in creature nuove,
fedeli e operanti ».
(da un culto presieduto nella
Chiesa valdese di Firenze dal
locale gruppo cadetti).
dello stesso documento.
Sarà possibile oggi ciò che
non ha potuto avvenire ai tempi di Lutero e di Melantone?
Secondo i teologi cattolici
questa possibilità esiste. Infatti il vescovo danese Martensen,
presente a Dar Es Salaam, ha
osservato, in relazione alla dichiarazione del pori. H. Schutte,
che oggi la chiesa cattolica, con
Lietta Pascal
; continua a pag. 3)
SOMMARIO
Sinodo 1977 • Una valutazione di Giovi Conte
Fede... e dollari, di Niso
De Michelis
Il volume di Miegge presentato a Milano
Come proseguirà l’opera
del « Comandi »?
Intervista all’assessore
della Provincia Baridon
p Aspettiamo la « verità di
** stato » su Stammhéim
2
2g ottobre 1977
C'DO'-' ^
SINODO 77: FINE DEL PLURALISMO?
Un Sinodo, su un unico binario,
piiotato dai “cerveilf deiia chiesa?
Parla un protagonista del « movimento di resistenza alla svendita
ideologica della nostra chiesa » - I « progressisti » vanno in chiesa
solo per le assemblee - Un dialogo impossibile?
Pubblichiamo questa valutazione dell’ultimo Sinodo apparsa sulla circolare della TEV. I lettori dell’Eco-Luce riscontreranno forti differenze con le valutazioni apparse sul giornale
in precedenza. Non sono tuttavia le differenze a preoccuparci,
bensì la scelta di perseguire un discorso di pesante squalifica
e chiusura.
COME SI E’ GIUNTI
AL SINODO 77
Si è subito avuta Timpressione
che, sotto certi aspetti, quello di
quest’anno sarebbe stato un Sinodo di transizione, in cui si sarebbe cercato di non suscitare la
microtempestosità di alcune sedute sinodali deH'anno precedente. La relazione della Tavola relegava in due paginette tutte « dialogo » e « ascolto » reciproco il
il problema irrisolto delle tensioni che avviliscono la nostra
chiesa e la conducono ad impantanarsi in azioni che appaiono
scarsamente collegate con l’annuncio delTEvangelo. Grande rilievo veniva dato alla questione
delle intese con Io Stato, a proposito delle quali, come poi si è
visto, un certo accordo era facilmente pnevedibile.
D’altra parte era chiaro che ormai nessuno poteva più ignorare
o fiu finta di ignorare non soltanto il movimento TEV, ma ciò per
cui molti fratelli dentro e fuori
tale movimento si stanno battendo. Nessuno ha più creduto di
dover affermare che ci sia in
tutto ciò una volontà scismatica.
È già qualcosa. Speriamo che,
col tempo, molti facciano allp'i
passi avanti. Intanto una certa
riflessione è andata avanti, an
che se a malincuore alcune decisioni hanno cominciato a tener
conto diel fatto che Tinsieme
della Chiesa non sembrava disposta a seguire supinamente certe linee di sviluppo. Ad esempio,
per i programmi radio e soprattutto televisivi. Un comunicato
della Tavola fa fede della valanga di lettere di protesta ricevute
in proposito, direttamente o attraverso la FCEI. Così come ne
fa fede la parziale ristrutturazione del sistema di programmazione radio-tv e una certa quale
maggior cautela nelTincoraggiare il discorso fatto da Com-Nt.
Tuttavia va detto molto chiaramente che si è giunti all’agosto
’77 senza che il tanto decantato
pluralismo abbia mai avuto piena espressione nell’ambito delle
nostre chiese. In realtà la linea
seguita è stata una sola ed è risultata ideologicamente fondata
nel modo più chiaro. Non c’è bisogno di dire di quale ideologia
si sia trattato, anche sé non mi
stancherò di dire che questo
aspetto della questione è secondario.
Era abbastanza curioso di assistere ad un certo senso di delusione, espresso o inespresso dei
nostri « progressisti » nei confronti degli sviluppi del compromesso storico nel nostro paese.
dell’atteggiamento dei partiti di
sinistra e così via. Delusione che
è poi stata espressa a chiare note in certi interventi sinodali di
membri autorevoli della nostra
chiesa. Una delusione che dimostra la fondamentale ingenuità
con la quale alcuni avevano atteso chissà quale rinnovamento del
paese da una semplice mossa politico-tattica dei nostri « responsabili » politici.
Infine si assisteva ad un accresciuto sforzo della EGEI per uscire dalTisolamento in cui si era
venuta a trovare e per « conquistare » le Valli. Sforzo dimostrato anche dalla nomina del pastore Ermanno Genre al segretariato nazionale della EGEI.
C’era da domandarsi se le comunità nel loro insieme avrebbero saputo e voluto inviare delle delegazioni più rappresentative della báse di quanto non fosse avvenuto negli anni passati.
Questa speranza è andata in larga parte delusa: la maggioranza
del Sinodo non era disposta a
recepire il discorso della TEV
come un discorso spiritualmente
serio. Dirò di più: alcune comunità hanno chiaramente scelto i
loro delegati ad esclusione di
qualsiasi credente in qualche
modo legato alla TEV. In questo
dobbiamo dire chiaramente che
sono anche responsabili quei
membri che, pur essendo contrari all’andazzo preso dalla nostra
Chiesa, non sanno far valere le
loro ragioni a tempo debito. Non
basta lamentarsi perché spesso i
« progressisti » si fanno vivi sol
tanto a quelle assemblee di chie- >
sa che sono loro utili per piazza-'
re le loro pedine (cosa assai sf>esso vera), se non lo si dice dopo
aver preso tutte le proprie responsabilità.
Comunque sia le tesi sostenute
dal movimento di resistenza alla
svendita ideologica della nostra
Chiesa non hanno potuto essere
completamente ignorate. E, date
le circostanze, è già un bel risultato.
I LAVORI
Bruno Rostagno definiva nel
suo articolo post sinodale (EcoLuce n. 35 del 2 settembre u.s.)
il Sinodo ’77 come un « Sinodo
liscio », specificando che con ciò
intendeva « privo (...) di quei momenti di polemica aspra, di tensione acuta, che hanno caratterizzato altri Sinodi recenti ». Ma
ha dovuto aggiungere « liscio in
questo caso ha significato che i
veri problemi non sono riusciti
a varcare le porte dell’aula sinodale ». E ci permettiamo di dubitare che i veri problemi verranno fuori grazie alla sola presenza più sensibile di operai in
Sinodo, come sembra pensare
Rostagno, anche se saremo ben
felici di vederli più numerosi
(perché non sono mai stati assenti).
Dal canto suo G.G. scriveva in
Com-Nt (del 4 settembre 1977)
di un sinodo unitario (beato lui
che Tha visto!). Ma lo faceva sulla base di una asserita irrilevanza del «malcontento di gruppi
ristretti, legati ad alcuni settori
sociali, amplificato e strumentalizzato », malcontento che, dapprima sdrammatizzato, non
avrebbe poi trovato il modo di
farsi Sentire in Sinodo. D'altra
parte, il Sinodo ’77 avrebbe sottolineato l’istanza unitaria, segno
di una convergenza ottenuta a
spese dell’apertura verso l’esterno. L’articolista si domanda: « I
conflitti degli anni scorsi sono
dimenticati, o superati? Alla domanda c’è chi dà una risposta
positiva: le esigenze di una chiesa più coerente con il mandato
evangelico vengono recepite oggi
in settori più vasti nelle due
chiese (...). Altri però si domandano, con minore ottimismo, se
tutto questo non sia un segno di
impotenza e quasi di rassegna
zione. Può darsi che siano molti
a prendere atto, anche nei settori
più avanzati, che le chiese così
come sono strutturate, non possono essere, nel migliore dei casi, che una piattaforma di meditazione e di incontro. Sostanzialmente una realtà difensiva e, al
di là delle intenzioni, conservatrice. Così i ’’profeti”, quando devono gestire una struttura ecclesiastica, anche familiare e modesta come questa, cessano di
essere profeti. L’impegno per
cambiare il mondo, la politica, si
svolgono altrove (...) È possibile
che una chiesa viva per se stessa, che abbia dimenticato che
trova la sua vita solo chi è capace di donarla, che si isoli perché
parla un’altra lingua che non è
più capita? A queste domande saranno in molti a dover rispondere, in tempo breve, nelle chiese
evangeliche e fuori ».
Inutile dire che questi due giudizi mostrano fino alla corda le
■ loro motivazioni ideologiche. In
realtà si è trattato di un Sinodo
assai povero e smorto, in cui a
parte la questione delle intese
tutto è stato svolto a ribadire in
un modo o nell’altro (salvo alcuni incidenti di percorso) che il
pluralismo significa questo: una
ed una sola linea è prevista e sarà seguita; gli altri hanno il diritto di parlare dopo essersi fatti abbondantemente e gratuitamente squalificare in più modi
dai ’’cervelli” della chiesa. Val
la pena di specificare che in queste condizioni nessun vero dialogo sarà mai possibile? E anche
nessuna vera linea di testimonianza comune, scaturente non
da scelte ideologiche, ma dall’ascolto del Signore che dirige
la Chiesa e il mondo.
Giovanni Conte
IV CIRCUITO
XII CIRCUITO
Il tema dell'educazione
alla fede al centro
del dibattito
Un programma per
le chiese centrato
sull'evangelizzazione
Al centro del dibattito dell’Assemblea del IV circuito — tenutasi a Torino il 19 settembre —
è stato il tema dell’« Educazione cristiana in vista della fede»
proposto dal Sinodo all’attenzione delle chiese. Il risultato
della discussione è stato condensato in un atto che suggerisce alle chiese alcune linee di
attuazione di questo mandato
sinodale :
1. Studio da .parte dei consigli di chiesa dei documenti sinodali relativi a questo tema
(relazione della CED I distretto, rapporto della Tavola, relazione della Commissione d’esame ) per inquadrare correttamente il contesto dell’atto in
questione.
2. Uso del culto come luogo
e opportunità per affrontare il
problema dell’educazione cristiana alla fede:
a) con un maggiore collegamento tra il programma della scuola domenicale e la predicazione domenicale perché r.na
stessa impostazione dello studio
della Bibbia sia proposta alle
diverse generazioni nella chiesa;
b) con una maggiore partecipazione dei giovani alla vita
cultuale della chiesa dando maggiore spazio a culti preparati
dai giovani;
c) con culti comunitari e a
IN MEMORIA DI DAVIDE ABATE
(II elenco)
Emery Malan L. 5.000; Hilda e Jean
Hurzeler 10.000.
Hanno collaborato: Luigi
Marchetti; Rocco Giuliani;
Franco Girardet; Franco Davite; Dino Gardiol; Daniele
Garrone; Bruno Rostagno;
[vana Costabel; Teofilo Ppns.
gruppi in cui si discuta comunitariamente il testo biblico.
3. Uso delle riunioni con i genitori dei bambini e catecumeni, e in generale con gli adulti
della comunità, per studiare insieme il tema dell’educazione
cristiana alla fede, tenendo conto anche dei problemi evidenziati dai genitori e adulti nel loro compito di testimonianza.
Sempre a proposito di questo
tema, l’Assemblea ha deciso di
indire nel circuito un convegno
delle comunità in primavera e
ha auspicato che altre indicazioni e materiale ausiliario possano venire sollecitamente dalla
apposita commissione nominata
dalla Tavola.
A proposito dell’altro tema
raccomandato dal Sinodo allo
studio delle chiese, i ministeri,
l’Assemblea ha deciso di concludere il lavoro delle singole
chiese con un’assemblea di circuito che avrà luogo il 12 marzo a Torino.
Infine per la diffusione della
Luce l’Assemblea ha raccomandato alle chiese la campagna
per il rinnovo degli abbonamenti nel corso dell’ultimo trimestre del ’77 affidando questo lavoro a responsabili locali. Dall’Assemblea stessa è partita
l’idea e la richiesta di pensare
un numero del giornale in modo particolare per una diffusione capillare nelle chiese, cosa
che è stata fatta per il numero
sulla Riforma.
Dopo aver ringraziato il sovrintendente uscente, pastore
Giampiccoli, che dichiarava di
non poter accettare un incarico
nel consiglio di circuito, l’Assemblea ha eletto il past. Ennio
Del Priore come sovrintendente, Maria Pia Guerrini di Ivrea
vice e Alda Gabella di Torino
segretaria.
Essa ha avuto luogo la domenica 2 ottobre nei locali della Chiesa metodista di Villa S.
Sebastiano. Erano presenti pastori, delegati, osservatori delle
chiese del Circuito dal Molise e
dall’Abruzzo.
La lettura del rapporto del
Consiglio sul suo operato ha dato inizio ai lavori dell’Assemblea per la elaborazione di programmi di lavoro per tutte le
chiese e i gruppi del Circuito.
In questo rapporto venivano
presentati gli adempimenti del
Consiglio riguardo ai mandati
ricevuti dalla Assemblea di maggio e soprattutto : la manifestazione a Pescara in occasione
del Congresso Eucaristico e lo
impegno per la diffusione del
settimanale « La Luce ». L’Assemblea ha registrato come positivo l’impegno delle chiese del
Circuito per la campagna abbonamenti al settimanale il
quale può essere e divenire
strumento di evangelizzazione.
L’Assemblea ha dovuto invece
registrare che in occasione del
Congresso Eucaristico di Pescara non si è riusciti ad essere
presenti se non con un manifesto murale, per varie difficoltà
al di là della volontà del Consiglio di Circuito.
L’Assemblea ha quindi elaborato un programma di lavoro per le chiese e i gruppi del
Circuito, lavoro che si orienta
verso una migliore testimonianza evangelica nel paese e un
sempre maggior legame tra
chiese e gruppi troppo dispersi geograficamente.
— In marzo 1978 si terrà un
Convegno-donne a S, Salvo,
nella provincia di Chieti sia
per un maggior coordinamento del lavoro delle donne
evangeliche del Circuito e sia
per aprire un discorso pubbli
DALLE
CHIESE
SALERNO
CO sul ruolo della donna nella
società.
Per questo convegno è responsabile il pas.t. Gianna Sciclone
per l’aspetto organizzativo e la
sorella Licia Cielo per la scelta
del tema e dei relatori.
— A fine aprile o ai primi di
maggio. Assemblea di Circuito
a S .Giovanni Lipioni. Appuntamento importante sia per valutare il lavoro nelle chiese riguardo ai mandati sinodali:
ministeri, conciliarità, liturgia
ecc., sia per l’esame dei resoconti delle chiese sulla loro vita evangelistica, sia per l’organizzazione di un secondo convegno-manifestazione di evangelizzazione.
— L’Assemblea ha impegnato
le chiese per una campagna
abbonamenti al settimanale «La
Luce» soprattutto per un rinnovo tempestivo degli abbonamenti per il 1978. Le chiese si sono
impegnate a diffondere il numero del 21 ottobfe per la domenica della Riforma.
— Al fine di dare alle chiese
materiale di evangelizzazione più
idoneo di quello già esistente,
l’Assemblea ha incaricato i past.
Sciclone e Aquilante di preparare una bozza di opuscolo contenente i principali punti della
nostra fede. Tale bozza, tramite il Consiglio di Circuito, verrà precisata e ampliata dal lavoro dei gruppi biblici delle
chiese di Campobasso (valdese) e di Villa S. Sebastiano (metodista) in modo che il testo
definitivo passi attraverso il lavoro delle chiese e non solo di
gruppi di persone specializzate.
— A conclusione tutte le chiese del Circuito sono impegnate
a elaborare progetti di evangelizzazione indicando anche la
disponibilità di persone per la
loro attuazione.
Domenica 2 ottobre, durante
il culto, è stato amministrato U
battesimo a Fabio dei coniugi
Pasquale Torino e Marisa Piorio. Voglia il Signore ricolmare
delle Sue grazie questo piccolo
perché cresca sano e saldo nel
corpo e nello spirito.
Il 2 ottobre, nel tempio di Albanella particolarmente affollato, è stato celebrato il matrimonio religioso, valido agli effetti
civili fra Auricchio Antonio e
Bavarese Bruna. Alla cerimonia,
fra i numerosi parenti ed amici, erano presenti il dott. Teofilo Santi e Consorte in rappresentanza della Comunità di Portici e un folto gruppo della Comunità di Salerno.
Agli sposi rinnoviamo fervidi
voti augurali.
FORANO
Circa un anno fa, ha fatto visita alla nostra comunità il fratello Peter Wichtermann, membro della Chiesa Metodista di
Berna addetto alle pubbliche
relazioni. Durante il suo breve
soggiorno, constatando in quali condizioni era ridotta la zoccolatura della nostra chiesa,
non più rinfrescata da circa 40
anni e ormai rosa dal salnitro
e dalla umidità, si era preso
l’impegno abbastanza oneroso
per la spesa preventivata e
quindi necessaria per una buona e definitiva sistemazione. Al
suo ritorno fra noi con la sua
famigliola ci ha spiegato durante l’agape fraterna offerta dai
membri della comunità di Forano come la sua chiesa, per
varie ragioni non fosse in grado di provvedere direttamente
alla spesa, ma il fratello Peter
non si è scoraggiato. Essendo
egli un ottimo pittore ha allestito una mostra dei suoi quadri ed ha potuto cosi; raccogliere la somma necessaria. I lavori sono stati portati a termine
durante la primavera scorsa
con ottimi risultati, come lui
stesso ha potuto constatare.
Dopo l’agape a cui hanno partecipato sessanta membri di
chiesa, il pastore Cappella ha
porto il saluto e il ringraziamento di tutta la comunità per
quanto il fratello Peter ha fatto per noi.
Alcuni fratelli hanno rivolto
domande circa l’opera degli
Evangelici in Svizzera. A tutti
ha risposto l’ospite con interessanti argomenti. La simpatica
serata ha avuto termine con la
preghiera.
3
3
k
BILLY GRAHAM: MA LÈ TASSE LE PAGA?
Fede e... dollari
Il grande predicatore rifiutando di farsi contaminare da qualsiasi ideologia accetta acriticamente il Potere e ne diventa il cappellano
Abituati, come siamo, alle continue preoccupazioni legate alla
jjoco florida situazione finanziaria delle nostre Chiese e delle loro Opere, abbiamo letto con
particolare attenzione una notizia apparsa sul « Giorno » del 27
settembre. Secondo tale notizia
lo Stato del Minnesota (USA) ha
aperto una inchiesta amministrativa sull’ operato della « Billy
Graham Evangelistic Association », la quale emettendo, come
una qualsiasi s.p.a., azioni ed obbligazioni ha raccolto somme
enormi, della cui amministrazione pare non voglia render conto,
sottraendosi così alle leggi, che
in quello stato, capitalista ma
anche serio e organizzato, regolano la raccolta di denaro fra il
pubblico e la relativa amministrazione. Pare che le somme raccolte siano poi investite in normali titoli industriali, il cui reddito serve a soddisfare agli scopi propri della Associazione. Il
solo ramo « World Evangelisation and Christian Education
Fund » (vi sono pure altri rami
con altri scopi) aveva investimenti in tale specie di titoli per
oltre tredici miliardi di lit. (per
l’esattezza dollari 14.876.779,04).
La conclusione del maligno giornalista è che la Billy Graham Association non vuol dare pubblicità alle sue finanze perché ha paura che molti finanziatori, vedendola così ricca, decidano di ridurrre i loro contributi.
Che vi siano Chiese ricche che
aiutano, talvolta, le chiese povere
10 sappiamo, per nostra fortuna,
anche troppo bene e non possiamo. in fondo, che ringraziarne
11 Signore. Ma di fronte a fenomeni di queste dimensioni e di
del desiderio di religiosità che,
nonostante tutto, è ancora ben
vivo in larghi strati della popolazione mondiale, raccoglie piccole
o grandi fortune, scomparendo
poi nell’oblio più totals (senza
tuttavia lasciarsi indietro i dollari). Billy Graham ha rappresentato nel passato e rappresenta ancora per molti, non solo in
America, un modo di testimoniare e vivere la propria Fede (e
questa non mi sentirei di discutere in alcun modo) e, sotto pretesto di non contaminarla con
commistioni ad altre ideologie,
conclude con una accettazione
del potere comunque esistente.
Billy Graham, ci ricorda il maligno giornalista, è stato consigliere spirituale di Nixon e lo è di
Carter, due uomini uniti solo,
per quanto si può giudicare oggi,
dal fatto di essere o essere stato
Presidente degli Stati Uniti.
E da questa disponibilità verso
il potere deriva probabilmente
anche il modo di organizzare le
attività « religiose » in forme e
con mezzi che tengono al potere,
e solo al potere. Se in USA poi il
potere, è soprattutto rappresentato dal dollaro, al dollaro si ricorre che non è una ideologia,
ma una realtà tangibile. E a questo punto, mi sembra, anche il
modo con cui tali dollari vengono spesi ed il loro utilizzo finale
scadono di importanza. Il sottoscrittoré versa la sua offerta, ne
riceve in cambio un titolo che
gli rende altro denaro, ed in più
presume, con la garanzia di Billy
Graham, di acquistarsi il « biglietto d’ingresso in Paradiso ».
Tutto questo mierita forse una
sola conclusione. Che la vita del
Agape: tre giorni
suH’obiezione
di coscienza
le Chiese nel mondo di oggi non
è facile, in quanto esse sono sottoposte alla tentazione, ricordata
da Giovanni Miegge, costituita
dalla « attrazione di trascrizioni
laiche » della Fede e « dal desiderio di andare loro incontro fino
alTestremo limite possibile col
rischio » di rendere « irriconoscibile » il cristianesimo. Billy Graham cercando l’alleanza del dollaro cede a questa tentazione; altri tra noi possono cedervi alleandosi alle più diverse ideologie del presente o deH’avvenire.
Che non sia proprio possibile
confrontarsi con il dollaro e con
le ideologie non perdendo un
saldo ancoraggio ai valori della
Fede? Non rifiutando ovviamente
il confronto con i Poteri presenti e futuri che regolano la vita
della società umana, ma con la
ferma convinzione che la nostra
Fede deve essere la base per un
confronto sempre critico e mai
di così cieca adesione.
Niso De Michelis
PROTESTANTESIMO IN TV
Prendendo spunto da una riunione dei membri del Comitato della
Federazione Battista Europea, avvenuta per la prima volta in Italia,
a Civitavecchia, la rubrica « Protestantesimo » del 16 Ottobre, ha
preso in esame l’attuale situazione
delle comunità battiate nel nostro
paese e nel mondo. 34 milioni di
fedeli ed un’alta percentuale di crescita numerica in atto, la Chiesa
battista è presente in 140 paesi,
predicavano all’aperto), essi avvengono a causa delle prese di posizione spesso intransigenti di alcuni
gruppi fondamentalisti. Quando si
parla inoltre di « libertà religiosa »
in questi paesi, è necessario avere
ben presente il quadro storico precedente alla rivoluzione, quando la
situazione degli evangelici era ben
peggiore (si pensi alla cattolica ed
intollerante Polonia) di quella attuale. Né bisogna tacciare di « anti
Battisti nel mondo
Protestantesimo in TV
Domenica 30 ottobre
LA GIUSTIFICAZIONE PER FEDE
Nella domenica dedicata alla Riforma la rubrica televisiva presenta
un dibattito tra due teologi protestanti: il prof. Valdo Vinay e il past.
Gino Conte e due teologi cattolici :
don Gerardo Bekes e don Carlo Molari, su questo punto cruciale della polemica dei Riformatori.
La trasmissione andrà in onda subito dopo il telegiornale della notte sul
II canale.
nonostante sia spesso ed erronea
mente considerata un fenomeno
puramente americano. Certo il nucleo più grosso delle comunità batòste si trova negli Stati Uniti, soprattutto in quelli del sud, dove il
movimento, pur identificandosi talora con gruppi conservatori, ha
sempre svolto e svolge una politica
antisegregazionista che si riflette
sulla linea generale seguita dalTAlleanza Mondiale Battista. Per
quanto riguarda l’Europa (4 milioni e mezzo circa di fedeli) la presenza dei battisti è particolarmente forte negli stati dell’Est..
A questo proposito, nel corso della trasmissione sono stati intervistati alcuni rappresentanti provenienti dall’Unione Sovietica, dalla
R.D.T. e dalla Polonia. Dalle testimonianze dirette è emerso che spesso le informazioni che si hanno
sulla situazione delle chiese nei
paesi comunisti, sono distorte o comunque molto confuse. I rapporti
infatti fra chiese evangeliche e governo, pur presentando delle difficoltà, non sono affatto impossibili,
né viene limitata in modo soffocante la sfera ■ d’azione delle comunità.
Se scontri ci sono (si è sentito parlare di interventi della polizia sovietica su gruppi di battisti che
comunismo » i membri delle comunità battiste, poiché questa è
una falsa etichetta : in realtà, oggi, le chiese riconoscono e accettano
l’opera sociale ed economica svolta
dai governi socialisti. Spesso anzi
esse si affiancano ad essi nell’organizzazione dei piani assistenziali,
senza incontrare alcun limite allo
svolgimento della loro opera (assistenza agli handicappati e agli anziani nella R.D.T.). E in Italia?
Qui i battisti si distinguono forse
dai loro confratelli statunitensi od
europei, per una maggiore attenzione ai problemi sociali e politici del
paese. Come hanno detto i pasto
ri Spanti e Bensì, durante la trasmissione, vi è stato negli ultimi
anni un impegno costante da parte dei battisti italiani per ricercare
il reale significato della testimonianza evangelica in un contesto così complesso come quello italiano.
Stimolante la conclusione: non un
messaggio a diverso » da quello
dei battisti europei o dalle altre
chiese protestanti, ma il desiderio
di un sempre maggiore coinvolgimento all’interno del dibattito culturale e politico della realta .italiana.
Lucilia Pellenco
questo tipo ci viene voglia di riflettere Lin momentino. E un luogo comune dire che l’America è
il paese delle vedove; ma quante
cè né vorrebbero e quanti loro
« quattrini » sarebbero necessari
per accumulare fortune finanziarie di questa grandezza! Ed allora nasce il sospetto che le colJetle che stanno a monte di queste
fortune non siano alimentate dal
« quattrino » della vedova di
evangelica memoria, ma abbiano
altre origini ed altre ragioni. Il
maligno giornalista, poi, alimenta i nostri sospetti ricordando
che Billy Graham è noto come
« consigliere spirituale di Nixon
e di Carter ». E un ulteriore alimento si ricava dalla considerazione che i sottoscrittori ricevono azioni ed obbligazioni che in
America, come dovunque, danno
diritto a dividendi e interessi pagabili in dollari contanti. E superfluo per i lettori di questo
giornale richiamane gli ammonimenti evangelici circa le ricchezze e circa l’inutilità di accumularne quando l’anima tua ti può
essere ridomandata oggi stesso.
Ma una osservazione vorrei fare. Billy Graham non è un qualunque santone che lancia una
setta qualsiasi e, approfittando
Nobel a Amnesty
“Riconciliazione
nella diversità,,
Il premio Nobel 1977 per la
pace è stato attribuito all’organizzazione « Amnesty International », nata 16 anni fa a Londra per la liberazione di tutti
i detenuti per motivi d’opinione.
Come alcuni lettori ricorderanno tre anni fa, nel 1974, lo
stesso premio era stato attribuito al fondatore di Amnesty,
l’avvocato inglese Peter Benenson che nel 1961 diede vita, con
articoli su « The Observer » di
Londra e su « Le Monde » di
Parigi ad un movimento che sosteneva la causa dei diritti dell’uomo a qualsiasi latitudine. A
questo impegno iniziale Amnesty ha saputo tener fede e oggi, nel quadro internazionale, si
presenta come un’influente organizzazione, autofinanziata, che
raccoglie 50.000 membri sparsi
in tutti i Paesi.
Dal 3 al 6 novembre si terrà ad
Agape un incontro sul tema :
Obiezione di coscienza e servizio civile.
L’incontro è destinato ad aprire un confronto soprattutto agli
obiettori di coscienza e agli antimilitaristi. Si tratta di un problema che non può non suscitare attenzione da parte delle
nostre comunità e dei giovani;
l’alternativa al servizio militare
va diffusa e fatta conoscere.
Ecco alcuni punti dell’incontro di Agape: Le lotte antimilitariste nella storia recente ; la
situazione militare italiana; le
posizioni dei cristiani e delle
chiese nei confronti del militarismo; i primi risultati dell’inchiesta su: Obiettori di coscienza e servizio civile in Italia ;
prospettive del servizio civile in
Itelia.
Amnesty pubblica rapporti,
organizza indagini conoscitive e
sostiene i gruppi d’adozione dei
prigionieri politici che sono un
po’ l’anima di tutta l’organizzazione. L’ultimo dossier di Amnesty — cost c’inforrna una nota
della sezione italiana — riguarda l’Indonesia che raggiunge il
triste primato di circa 100.000
prigionieri per motivi politici
(molti dei quali benché dentro
da 12 anni non hanno mai avuto un processo). Il librò raccoglie informazioni di prima mano e parécchie testimonianze
ricevute direttamente dall’Indonesia. L’attendibilità delle fonti
d’informazione e le visite dirette nelle situazioni denunciate
(quando è possibile ottenere il
visto d’ingresso) hanno fatto di
Amnesty, nell’ultimo decennio,
un organismo spesso temuto da
molti governi e non solo di
destra.
Attribuendo il Nobel per la
Pace ad Amnesty si è voluto, ci
sembra, riconoscere l’importanza di un’organizzazione cresciuta in fretta, come in fretta è
cresciuta l’ingiustizia in tutto il
mondo, che produce non solo
un indispensabile lavoro di controinformazione ma sa esprimere concretamente — attraverso i gruppi d’adozione dei prigionieri per motivi d’opinione
— la propria solidarietà riscattando dall’isolamento e dal silenzio migliaia di uomini e donne privati dei lóro più elementari diritti.
All’inizio dell’anno la Tavola
Valdese ha inviato ai responsabili delle comunità, allegata alia
circolare informativa, una serie
di moduli d’Amnesty per la raccolta di firme in vista di una
petizione da presentare all’ONU
per l’anno del prigioniero politico. Sappiamo che alcune comunità hanno aderito aU’iniziativa, altre non hanno ancora
risposto. Forse alcune hanno
raccolto firme e non le hanno
ancora inoltrate. Il termine di
scadenza è fissato per il 1 Novembre ; entro quella data chi
avesse riempito, anche parzialmente, il modulo d’Amnesty dovrebbe riconsegnarlo alla sezione italiana di Amnesty, Via della Penna 51, 00156 Roma. Allo
stesso indirizzo ci si può rivolgere per qualsiasi altra iiiformazione.
(segue da pag. 1)
i suoi interessi aperti allo stu
g- P
Oggi e domani
ROMA — Sabato 29 ottobre
nell’Aula magna della Facoltà valdese di teologia si aprirà il nuovo anno accademico con una prolusione del prof. Paolo Ricca sul
tema: Il cristiano nella sofferenza e di fronte alla morte. Il culto
di apertura si terrà il giorno dopo, domenica 30 ottobre, nella
Chiesa metodista di via Firen
Quota campo: L. 12.000; iscrizioni
presso : Agape, centro ecumenico.
10060 Frali (To), tei. 0121/8514.
NOVI T A’
G. BORNKAMM
Gesù di Nazareth
I risultati di 40 anni di ricerche sul « Gesù della storia »
seconda edizione aggiornata e ampliata pp. 256, L. 3.600
__ Ritorna il libro che più ha favorito la riscoperta della dimensione storica di Gesù contro ogni raffigurazione mitica e ogni travisamento ideologizzante.
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— Un libro per giovani e per simpatizzanti, veramente per
tutti.
CLAUDIANA EDITRICE
Via Pr. Tommaso ! , ,
c.c.p. 2/21641
.10125 , TORINO
ze 38 e sarà presieduto dal prof.
J. Alberto Soggin.
TOLFA (Civitavecchia) — Dal
29 ottobre al 1 novembre « Convegno nazionale dei gruppi nonviolenti sulla difesa popolare
nonviolenta » a cura del MIR.
Dopo il Convegno, Jean Lasserre,
pastore riformato e Jean GoSs,
laico cattolico, compiranpo ciascuno un giro di conferenze in
Italia (temi: NT e nonviolenza;
la difesa popolare nonviolenta: i
cristiani e la nonviolenza). Chi
desidera invitare l’uno o l’altro
dei due oratori si metta in contatto col MIR, 06/863326.
RIMINI — Per domenica 6 novembre è convocata l’assemblea
dell’8° circuito delle chiese vaidesi e metodiste. Al centro delFassemblea, la proposta di una
collaborazione tra circuito e chiesa di Rimini che dovrebbe tradursi in un intervento mensile a
Rimini, da dicembre a maggio,
da parte di pn pastore e un laico
per dar vita, insieme alla, comunità e al suo pastore, ad Una serie di attività e iniziative.
dio delle sacre Scritture e alla
critica storica, può avere una
maggiore comprensione della
Confessione Augustana, di quanto non ebbero i contemporanei
di Lutero.
IL PESO DEL
CONCILIO DI TRENTO
Ma l’incomprensione per la
fede luterana espressa dal Concilio di Trento e in documenti
posteriori, non pesa tutt’ora
sulla posizione ufficiale della
Chiesa di Roma? Potranno essere « riconosciuti » degli articoli della Confessione Augustana come quello sulla giustificazione per fede, sulle opere, sulla
Santa Cena, sul ministero ripetutamente condannati dalla dottrina cattolica?
E gli abusi, denunciati nella
seconda parte della Confessione, non sono ancora in gran parte presenti nella chiesa di Roma? La comunione non viene
distribuita con i due elementi,
la messa ripete ancora il sacrificio di Cristo, i monaci continuano i loro voti ed ai sacerdoti è ancora vietato il matrimonio; esiste ancora un potere ecclesiastico, anche se in forma
storicamente diversa.
Come potrà la Chiesa cattolica « riconoscere » la Confessione Augustana senza « disconoscere » se stessa?
O la « riconciliazione nella diversità » — espressione usata a
Dar Es Salaam — contempla
l’accettazione non solo di riti e
cerimonie diverse, ma di teologie contrastanti?
Dopo la dichiarazione del
prof. Schutte si ripropone la domanda sull’opportunità di ricercare l’unità della Chiesa tentando di « correggere » il passato.
La storia «è stata»; è il futuro che potrà « avvenire » in
modo diverso. Ma perché questo avvenga forse è necessario
— come è stato ricordato a Dar
Es Salaam dal pastore John
Gatu, responsabile della Chiesa presbiteriana del Kenya —
che tutti noi, luterani, riformati, cattolici ed ortodossi, offriamo a Dio, in sacrificio vivente,
come culto santo e spirituale,
le nostre tradizioni, per costruire insieme « una nuova comunità » in Cristo.
4
28 ottobre 1977
LA PRESENTAZIONE DEL VOLUME DI MIEGGE A MILANO
Si può essere credenti e laici,
italiani e protestanti,
riformati ed ecumenici
a colloquio con i lettori
L'occasione offerta dalla presentazione del libro « Giovanni
Miegge, un teologo della nostra
generazione », edito dalla Claudiana, ha richiamato presso la
chiesa valdese di Milano, nella
serata di giovedì 29 settembre,
un pubblico valutabile appresso
alle duecento persone, con una
larga partecipazione giovanile,
di membri delle comunità evangeliche milanesi, di Cinisello,
Bergamo e Brescia. Elemento
questo che testimonia la buona
riuscita di una manifestazione
animata dagli interventi del pastore Giorgio Tourn, del teologo cattolico Armido Rizzi e del
curatore dell’opera, Claudio
Tron.
Tourn, tracciando una panoramica delTinstancabile attività
di Miegge tra il 1930 e la sua
morte, avvenuta nel 1961, ha delineato tre fasi che caratterizzano la sua «azione nella storia ».
Nel cuore degli anni '30, in
piena era fascista, sulla scorta
delle esperienze maturate prima
a Massello e successivamente ad
Aosta — due piccole comunità
con tutti i problemi connessi a
una piccola chiesa — fa della
pubblicistica il prodotto delle
sue riflessioni. Scrive articoli
su « Gioventù Cristiana », coagulando attorno a sé svariate
forze che imprimono dinamicità
alla ricerca e forniscono un
puntello alla diffusione della
teologia barthiana, cardine della chiesa confessante. Viene riaffermato il carattere assoluto e
categorico della Parola di Dio,
nei confronti di un’umanità che
incarnava nel mito razziale il
fondamento dello Stato.
Poi vennero i tristi anni delle sofferenze civili. La rivista
curata da Miegge continua le
pubblicazioni, entrando però in
una parabola discendente. Prende invece corpo un nuovo strumento di testimonianza, che si
protrarrà fin verso il 1950: gli
incontri teologici. Incontro teologico, nella comune accezione,
rimembra lunghe giornate di
approfondimento e di meditazione nel chiuso di qualche eremo o discorsi improponibili alla gente di media cultura. E secondo Miegge? « Egli non si riferiva certo a forbite disquisizioni di dotti studiosi — ha sottolineato Tourn — bensì ad appuntamenti tra laici e pastori,
nella suggestiva e storica chiesetta del Ciabas, presso Torre
Penice, aperti al dialogo e al
confronto su temi scottanti per
la realtà del momento ». Cristianesimo e valori dell’occidente, il
problema del Concordato, ecumenismo e federalismo europeo: sono riflessioni teologiche
ancora pregne di vitale contenuto a trent’anni di distanza.
Gli ultimi anni di lavoro vedono Miegge spesso ad Agape,
a contatto con le nuove vie ^i
ricerca. Sono di questo periodo
alcuni documenti che completano le tre opere principali precedenti: Lutero, La Vergine Maria, Per una fede. « Il Lutero di
Miegge — ha osservato Tourn
— è nel nostro Paese Tunica rigorosa documentazione che coglie il senso profondo del messaggio luterano. Nel nostro mondo intellettuale Lutero assume
sempre connotati negativi. O
viene semplicisticamente denigrato, con la rapida deduzione
che sia “il frutto spurio" della
cristianità occidentale. O lo si
pone altrettanto ingiustamente
sul banco degli accusati, come
padre spirituale della nazione
tedesca, in una genealogia ideale che discende fino agli orrori
hitleriani. Ma come può essere
concenibile — si è chiesto Tourn
parlare di Lutero, senza affrontare il nodo cruciale della
Riforma? Miegge è riuscito a
dare al riformatore tedesco "un
rilievo che nasce e vive sul tronco della Cristianità”, centrando
il bersaglio della sua dottrina:
l’identificazione fra Papato e
Anticristo ».
La serietà dell’indagine trova
ulteriore conferma nell’opera
« La Vergine Maria », storia del
dogma cattolico, affrontata con
mentalità scientifica e scevra da
preconcetti, nonché in « Per una
fede », riflessione di un credente
verso i non credenti alla ricerca della speranza.
Nel suo pensiero e nella sua
opera, Giovanni Miegge intese
essere italiano ed essere protestante, essere riformato ed essere ecumenico e, soprattutto,
essere uomo di fede e nel contempo uomo laico. Volle cioè
mostrare singolare chiarezza di
idee, senza mettersi in sintonia con una rigida realtà ecclesiale.
Successivamente ha preso la
parola il teologo cattolico Armido Rizzi, autodefinitosi « uorno del dissenso » alla ricerca
di un « senso », in sostanziale
accordo con le opinioni espresse dal pastore Tourn. « Nell’itinerario di Miegge — ha affermato — emerge la consapevolezza della rottura esistente tra
Dio e il mondo, la condanna degli errori presenti,- come accade
solamente in coloro i quali sono uomini di fede e lavorano
nella storia ». L’attualità del
messaggio sta insomma nella
capacità di accostare i fenomeni storici, illuminandoli con riferimenti di fede, in una profonda lar^ezza di vedute.
Al termine dell’incontro, vivo
interesse ha suscitato il « banco » della Claudiana, ove erano
in vendita le opere di Miegge.
Così siamo certi che l’omaggio al grande teologo non si è
esaurito nel breve spazio di una
sera, ma che molti si accosteranno ai suoi scritti, trovandovi una ventata nuova, contrassegno della straordinaria attualità.
Marco Rossi
Suiràpertura
della scuola
Signor Direttore,
Quest’anno l’apertura delie scuole
è stata fìssala al 20 di settembre; e si
dice che sia un puro saggio per preparare anticipazioni negli anni prossimi, proprio come avviene (le solite
soluzioni all’italiana, come si suol dire)
in ogni istituzione onde far sentire per
gradi ogni cambiamento. Ma non si
rendono assolutamente conto i pr^osti alla cultura, che i ragazzi, come la
gioventù in genere, non debbono venir considerati come oggetti da adoperarsi a scopi non rispondenti alle esigenze familiari? Era il fascismo, ed
ogni attuale regime totalitario sparso
nel nostro sventurato pianeta, che toglie tutta la personalità individuale e
familiare distaccando i fìgli dai genitori per servirsene a scopi cosiddetti collettivi! Poiché in una società libera
(qualunque impronta istituzionale essa abbia) è la famiglia la base di tutto, e non viceversa, come raccomanda
anche il maestro Giuseppe Mazzini.
Sappiamo che i ragazzi sono sempre
necessari, e sovente indispensabili, in
casa, qualunque sia la loro età, soprattutto proprio nel periodo estivo. Sappiamo che non pochi sono i giovani
impegnati in certe attività e prestazioni estive onde aiutare loro stessi e la
famiglia, nel dare una mano alla vendemmia o in altre faccende campagnole proprio per tutto il mese di settembre e nei primi di ottobre.
Ordinare l’apertura delle scuole prima di ottobre signifìca dunque voluta
mente ignorare una realtà alla quale
non si sfugge ed offendere altresi la
nostra coscienza infischiandosene delle
generali condizioni di chi è utile alla
famiglia non meno che alla scuola, con
tutta la venerazione per il sapere che
proprio adesso va alla deriva grazie ai
nuovi programmi non rispondenti più
assolutamente alla tradizione italiana,
anche se pretendono ostentare aggiornamento, privi di ogni base culturale
______LA SCOMPARSA DEL PASTORE GEORGES APPIA
Un uomo di frontièra
Il 20 settembre è deceduto a
Parigi il pastore Georges Appia. Era figlio di Luigi Appia,
pastore della chiesa luterana di
Parigi e Ispettore ecclesiastico
della Chiesa Luterana di Francia. Era quindi nipote di quel
Giorgio Appia di cui Giorgio
Tourn ha così ben descritto la
vita e le vicende (Giorgio Appia, dalle Alpi alla Sicilia, Claudiana 1964 )t
E come il nonno era uomo di
acuta intelligenza e di spirito
aperto, uomo di frontiera, costantemente alla ricerca del
« suo posto » per rispondere alla vocazione del Signore. Dopo
aver frequentato la facoltà di
lettere della Sorbona si occupò
per qualche tempo di una casa
editrice. Ammalatosi, sentii che
il suo posto era altrove, nel servizio della chiesa. Passò cosi a
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DIALOGO
n dialogo tra il protestantesimo e la cultura laica appare
condizionato dalla duplice esigenza che accompagna il protestantesimo fino dalla sua origine: essere cristiano ed esserlo
modernamente, senza rinunciare né alla fede tradizionale, di
CUI SI sente geloso custode, né alla viva storia del pensiero
nella quale è vitalmente coinvolto. Posizione assai scomoda
che può essere variamente giudicata, e infatti è considerata
dagli uni come un pepcoloso razionalismo, dagli altri come
una posizione nostalgica di attardati, a cui motivi sentimentali impediscono di ricavare tutte le conseguenze del pensiero
critico. Intanto, il protestantesimo vive, e la vivacità delle
sue reazioni nei due sensi non sembra dimostrare che abbia
rinunciato a pensare.
Ma appunto questa duplice esigenza spiega la complessità
dell atteggiamento protestante verso il mondo laico. Da una
parte, esso ha sempre dimostrato un apprezzamento attento
e cordiale degli aspetti religiosi che assume di volta in volta
la cultura laica, anche se questi appaiono e sono assai lontani, e come staccati, dalla fede cristiana, di cui sono generalmente una trascrizione secolarizzata; dall'altra, la vigile esigenza di conservare nei loro riguardi la propria originalità e
la pienezza della sua fede tradizionale.
Giovanni Miegge
occuparsi della missione evangelica di Nîmes e lì si precisò
la sua vocazione pastorale.
Nato nel maggio 1913, aveva
quasi trent’anni quando iniziò,
nel 1942, gli studi teologici alla
facoltà teologica di Parigi, ove
ottenne la sua licenza teologica
nel 1945. Per tre anni è segretario della Commissione Missionaria Giovanile e nel 1948 è nominato pastore a Agen, dove rimane fino al 1957. Pino al 1969
rimane pastore della chiesa di
San Paolo a Strasburgo.
Il Consiglio Permanente luterano-riformato gli affida in quell’anno il compito delicato di
« incaricato delle relazioni con
il cattolicesimo ». Quel servizio
era stato creato dal pastore Hébert Roux, conosciuto da molti di noi oltre che per il suo
commentario su Matteo (TEvangile du Royaume, Labor et
Fides) anche per essere stato
uno degli osservatori dell’Alleanza Riformata Mondiale al
Vaticano II.
E proprio in questo incarico
si manifesta quella che dicevamo all’inizio essere una delle
sue caratteristiche di uomo di
frontiera. Pronto sempre ad
ascoltare con attenzione, sensibile alle novità ed ai rinnovamenti, alla fede come all’incredulità, pronto a scendere in
campo in prima persona per
difendere i diritti e la dignità
dell’essere umano (fu tra l’altro
uno dei fondatori dell’azione dei
cristiani per l’abolizione della
tortura).
In questa veste egli lascia un
segno profondo nelle relazioni
ecumeniche in Francia.
Ma anche per un altro verso
egli è stato vicino al nonno suo
omonimo : per l’attaccamento
alle Valli Valdesi ed alla chiesa
valdese. Presidente del gruppo
valdese di Parigi, le porte della sua casa erano sempre aperte ai valdesi di passaggio, come
ai valdesi stabiliti a Parigi ed
ogni anno si rifletteva, in occasione del XVII febbraio, sul
senso delTappartenere a quella
reale, tanto più che proprio per queste ragioni non esìste più la vera dedizione al sapere né da parte degli allievi
né da parte degli insegnanti.
Grazie per Tospitalità, mi confermo
Elio Giacomelli
Livorno
Ma cos’è
questo ecumenismo?
Il 29 giugno u.s. il pontefice romano parlando ai fedeli ha alluso al caso
Lefebvre ed ha calcato la voce quando
ha detto; Ubi Petrus ibi est Ecclesia
e poi « dove c’è Pietro, cioè lui, c’è
chiesa, dove non c’è Pietro, cioè lui,
non c’è né chiesa né chiesuola ». Capisco il rammarico del pontefice romano che non può scomunicare il- cardinale ribelle che ha un forte seguito e
gli staccherebbe la Francia che gli resta e la poca Svizzera che dice di avere, ma abbandonarsi a simili affermazioni è imprudente se vuol continuare
a portare avanti quel mini-compromesso storico che è il mini-ecumenismo che è rimasto ed è rimasto solo
con una piccola parte di noi che disgraziatamente non siamo nemmeno
scismatici, ma addirittura eretici, degli infami da evitare « et sicut pestem » come venivamo graziosamente
e caritatevolmente gratificati fino a
poco prima della riscoperta dell’ecumenismo.
SiMONi Gino
Livorno
strana famiglia che è la famiglia valdese. E anche sulle responsabilità che quest’appartenenza comporta. E spesso egli
tornava alle Valli, alla sua casa
di Rorà, sulla strada di Valanza. È una figura di amico che
non vedremo più.
Alla moglie, ai figli ed ai familiari, nonché agli amici di
Parigi diciamo la nostra solidarietà.
Bruno Belllon
La “Scuola
Domenicale,,
« Cosa sono i cosiddietti nuovi
metodi educativi? »; « Perché
quando viene il prete tu esci dalla classe?», dialogo sulla differenza tra cattolici e protestanti di
un bambino cattòlico con uno
protestante esonerato dalle lezioni di religione; « Il problema
del catechismo »; « Il campo di
Agape su teologia e pedagogia »;
« Una scuola domenicale non tradizionale prepara una recita per
Natale »; « L’educazione religiosa
in famiglia »; la riproduzione di
due cartelloni frutto di una ricerca di un gruppo di giovani su
« critica ad elementi della cultura cattolica »; e sempre sullo
stesso argomento: « Una scheda
sul diavolo letta dai ragazzi »;
« Piccola guida pratica per la rilettura della Rivista « La Scuola
doitìenicale »; e inoltre recensioni per adulti e bambini e due
schede di canto — ecco gli argomenti trattati sul n. 2 di ottobre
della Rivista « La Scuola domenicale » uscita in questo mese.
Oltre che riceverla in abbonamento (ccp. 18-26858, Como, Comitato delle Scuole domenicali,
L. 3.500 quattro numeri) può essere richiesta a Servizio Istruzione ed educazione. Via della Signora , 20122 Milano o acquistata presso le librerie Claudiana di
Milano, Torino e Torre Pellice.
Una proposta
Caro Direttore
Scrivo poche righe di esortazione al
rinnovo deU’abbonaniento per l’anno
1978. È da 50 anni che leggo questo
giornale e lo amo perché non mi ha
mai deluso. Esso mi traccia l’itinerario
spirituale capace di condurmi a Dio,
che riconosco per padre. Il prezzo dell’abbonamento è stato elevato a lire
7.000; ma se si pensa che i numeri annui sono circa 50, si deduce che il costo è inferiore a quello dei quotidiani
politici, che costano 200 lire, e a volte
non dicono niente di utile. Salvo i fatti e i misfatti della cronaca di ogni
colore .
E qui lancio un’idea che mi sembra
possa avere diritto di cittadinanza, su
questo argomento pratico. Noi evange
lici italiani, per esiguità del numero
siamo condannati alla dispersione che
a volte ci deprime e ci fa sentir soli.
I Pastori, che sono l’anima della comunità, sono oberati dal lavoro proveniente dalla necessità di tenere il collegamento della chiesa. Ebbene, noi
lettori de L’Eco-Luce, veniamo loro incontro, e curiamo una pagina scritta
tutta da noi, come si usa fare oggi :
diamo vita ad una rubrica aperta a
tutti gli evangelici di buona volontà
che hanno qualcosa di costruttivo da
dire. Demoliremo le differenze e le distanze che ci separano; facciamoci sentire vicini e fratelli. Ci sentiremo me
no soli e meglio affiatati! Realizziamo
nei nostri cuori, il comandamento di
Gesù : è bello e piacevole, che fratelli
dimorino assieme. Ma su questo argomento, qualche fratello potrebbe scrivere cose più interessanti.
Fraterni saluti.
Sellari Guglielmo
T orino
Perché non cominciare con un paio
di colonne? La « rubrica aperta a tutti
gli evangelici di buona volontà che
hanno qualche cosa di costruttivo da
dire » esiste già: è questa^ ed e anche
molto seguita (quando il giornale arriva!). Il male è che, senza giudicare
la buona volontà, non sempre chi vuole intervenire ha qualche cosa di costruttivo da dire e spesso chi avrebbe
qualcosa di utile da dire non prende
in mano la penna per scrivere alVEco-Luce. A chi vuol contribuire, ecco quindi alcuni suggerimenti: ^ scrivere lettere brevi; intervenire sui temi trattati dal giornale, oltre che su
altri argomenti; formulare critiche,
desideri e suggerimenti per il giornale; proporre temi di riflessione e di indagine.
Se la corrispondenza dei lettori aumentasse di un poco e seguisse questi
criteri, la rubrica potrebbe avere ritmo settimanale e non occasionale e
coprire regolarmente due colonne anziché uno spazio elastico. Senza dubbio
il giornale ne risulterebbe arricchito.
Grazie quindi al fratello Sellari per
la seconda parte della sua lettera; ma
grazie anche per la prima!
F. GiampiccolÌ^
5
28 ottobre 1977
INTERVISTA A GIORGIO BOUCHARD
Come proseguirà
l'opera del «Comandi»?
Resteranno immutati i tre scopi dell’opera: pedagogia, assistenza ed
evangelizzazione. Ma a seguito della decisione comune tra Valdesi e
Fratelli, muteranno profondamente i modi di attuazione di questi scopi
— Potresti brevemente riassumere — per i iettori del’EcoLuce — ia vicenda storica dell’Istituto « G. Comandi » di Firenze?
— Credo che si possa riassumere la secolare vicenda del
« Comandi » come una iniziativa
educativa ed assistenziale inquadrata nella responsabilità
evangelistica delle chiese.
Nato nel 1876 per l’opera di
un tipico evangelico italiano del
secolo scorso, Giuseppe Comandi, l’Istituto che portò poi
il nome del suo fondatore si attirò ben presto le simpatie di
varie denominazioni ivi comprese le Chiese dei Fratelli, per
il suo carattere educativo ed evangelistico insieme.
L’opera del Comandi era autonoma, ma a garanzia della sua
durata, egli volle che l’intera
proprietà fosse intestata alla Tavola Valdese, che la Tavola controllasse nel futuro la rispondenza dell’opera ai suoi principi ispiratori, e che due pastori
valdesi facessero parte del Comitato direttivo.
Dopo la morte del dott. Comandi l’Istituto attraversò un
periodo di difficoltà finanziarie
(era la prima guerra mondiale),
dapprima superate grazie allo
intervento d’un comitato svizzero; ma nel clima difficile del
dopoguerra la responsabilità
dell’Istituto veniva assunta da
tre membri delle Chiese dei Fratelli, Pace, Valente e Bardi. Con
questo, l’Istituto veniva a gravitare neU’ambito delle Chiese
dei Fratelli, tanto che nel 1945
la responsabilità passava all’Ente morale della Chiesa dei Fratelli di Firenze, con una certa
limitazione della presenza valdese (cosa che diede luogo a
qualche controversia). Effettivamente, per un buon numero
di anni molte assemblee dei
Fratelli di varie parti d’Italia si
abituarono a considerare il Comandi come un’opera che aveva diritto al loro sostegno spirituale e materiale : e tale sostegno non mancò, in misura
spesso calda e generosa. Con
gli anni ’60 si aprì un nuovo
La delibera sinodale
Il Sinodo, preso atto di
quanto contenuto nel Rapporto della Tavola circa la
riassunzione delle attività
dell’Istituto Comandi in seno all’Istituto Gould, nonché
delle prospettive che si sono
delineate negli incontri che
hanno avuto luogo nel corso dell’anno con i componenti del « Comitato Comandi » membri delle Chiese dei
Fratelli circa l’assunzione da
parte dell’Istituto «Il Qignoro » di un’altra parte dell’eredità spirituale del dott.
Comandi,
invita la Tavola a predisporre, d’intesa col Comitato del Gould, il nuovo statuto dell’Istituto Comandi Gould - Pestalozzi, ai sensi
delle proposte varate d’intesa con i membri delle Chiese dei Fratelli già facenti
parte,del «Comitato Comandi», e di presentarlo al prossimo Sinodo per l’approva-^
zione ;
invita parimenti la Tavola ad aggiornare lo statuto del « Gignoro », d’intesa
col suo comitato, ai sensi delle proposte varate d’intesa
con i membri delle Chiese
dei Fratelli già iàcenti parte del,Comitato Comandi, e
di presentare questo aggiornamento al prossimo Sinodo
per l’approvazione. _ , , ' .
Il Sinodo si rallegra per
lo spirito di dialogo e di reciproca edificazione che si è
sviluppato tra membri di
chiese valdesi e dei Fratelli
nel corso della discussione
relativa agli sviluppi dell’eredità spirituale del dott. Comandi ;
incoraggia la Tavola ad
esprimere con spirito fraterno una concreta solidarietà
nella missione evangelica;
in particolare si compiace degli ulteriori sviluppi che
potranno avere i , rapporti
tra le nostre Chiese e quelle
dei Fratelli, secondo il progetto relativo agli incontri
su problemi evangelici e a
corsi biblici per corrispondenza definito nelle sopraddette riunioni e fa voti perché tale progetto possa attuarsi e svilupparsi quanto
prima.
(15/SI/77)
Firenze - La villa in via Trieste dove ha sede attualmente l’Istituto Comandi
periodo difficile, che portò l’Ente Morale a rinunciare alla direzione dell’opera, che d’accordo con la Tavola venne affidata a un comitato di cinque persone ; quattro « Fratelli » e un
valdese (1972).
Il compito che questo nuovo
comitato si trovava davanti
non era certo dei più facili: come gestire un centro vasto e
costoso, proprio in un momento in cui l’assistenza ai minori
attraversava una profonda crisi di trasformazione? Le chiese
dei Fratelli continuavano il loro appoggio generoso, ma era
difficile trovare educatori, e talvolta anche ragazzi.
Il problema, a norma di statuto, venne affrontato in un dialogo aperto e fraterno con la
Tavola valdese. Le -conclusioni
di alcuni mesi di riflessione e
di preghiera furono le seguenti:
L’Istituto Comandi come centro educativo, come convitto,
non aveva più molte possibilità
di sopravvivere in forma autonoma, ma poteva rivivere in
forma nuova, associato a qualche altro istituto evangelico.
D’altra parte, la trasformazione dell’Istituto esigeva un completo riesame della eredità spirituale dei dott. Comandi: nell’affidare i suoi beni alla Tavola, il dott. Comandi aveva chiaramente precisato che tali beni
dovevano servire a un triplice
scopo : condurre i fanciulli a
Cristo, aver cura della vedova
e del bisognoso, annunziare a
tutti l’amore infinito di Dio.
Per vari anni questi tre scopi erano stati concentrati nel
lavoro dell’Istituto: ora potevairo bene essere perseguiti seguendo tre linee distinte: l’unica cosa che non si potesse fare,
era di trascurarli o abbandonarli. Di comune accordo con
la Tavola, il Comitato ha perciò deciso che io scopo pedagogico del Comandi potesse essere riassunto dall’Istituto Gould;
che lo scopo, diciamo cosi;, assistenziale, potesse essere perseguito mediante un potenziamento del « Gignoro » ; e che lo
scopo evangelistico dovesse es
sere rimesso in primo piano
mediante iniziative comuni a
credenti appartenenti alla chiesa
valdese e alle chiese dei Fratelli.
Una bella
esperienza
di incontro
con i Fratelli
— A tuo parere la trasformazione in atto dell’Istituto quali reali possibilità ha di interessanti sviluppi futuri?
— Gli sviluppi futuri dipendono tutti dal modo con cui
perseguiremo, in pratica, i tre
scopi indicati sopra ; se terremo fede agli impegni assunti, il
Gould cambierà nome e statuto,
e si aprirà alla partecipazione
di quei membri delle chiese dei
Fratelli che accetteranno di farne parte. Il Gignoro si aprirà
alla stessa partecipazione, e se
possibile allargherà la sua sfera di attività. Un « Comitato
Promotore » di dieci persone
studierà i problemi evangelisti
A Firenze G. Comandi cercò il consigliq
del past. Paolo Geymonat: « Con quanta riconoscenza io penso a tutto ciò che il signore e la signora Geymonat hanno fatto
per me, nei primi tempi della mia conversione, allorché fui abbandonato da tutti i
miei », scriverà anni dopo; e il suo amico
e primo biografo E. Bianciardi: « Il Signore in quei giorni gli mandò un messaggio,
e il messaggero fu Paolo Geymonat, (ce lo
raccontò egli stesso). Alla fine di un colloquio sconsolato il ministro- del Signore gli
ci che si pongono a «valdesi»
e «-Fratelli», in vista di concrete iniziative.
Se tutte queste cose verranno fatte, noi ci troveremo di
fronte al fatto che membri delle chiese valdesi e rnembri delle chiese dei Fratelli porteranno insieme la responsabilità di
due fra le più significative opere sociali del protestantesimo
italiano; intanto altri si abitueranno a vagliare insieme le occasioni di testimonianza che ci
si presenteranno nel nostro Paese.
— In che misura la questione
Comandi, affrontata dal Sinodo di quest’anno, è stata per
tutta la nostra chiesa una piattaforma d’incontro con quella
dei Fratelii?
— Vorrei dare anzitutto una
testimonianza personale : nel
corso delle conversazioni che
hanno preceduto la conclusione
dell’accordo Tavola - Comandi,
più di una volta ho provato la
netta sensazione di ricevere ima
vera e propria ossigenazione
spirituiiie : « valdese » tipico, abituato a pesare soprattutto le
responsabilità « storiche » e sociali della chiesa, mi sono trovato di fronte a dei fratelli ricchi di spiritualità, carichi di ansia evangelistica, dotati spesso
del dono della preghiera e della meditazione : questo incontro mi ha fatto del bene; come
dicevano i nostri padri, mi ha
Non credo però che
evangelica che accogliesse — anche teologicamente —- le membra spàrse di un prò
testantesimo frazionato in minuscole com- ^ edificato
pagini (non di rado in 'buffa concorrenza);-j, si tratti d’una sensazione stretL’opera crebbe rapidamente, il fìnanziamen- tamente personale: sono
to fu assicurato dalla generosità d’iina grande cerchia di donatori, centinaia di ragazzi passarono per l'Asilo di via Aretina. Nel
'91 Comandi sposò la figlia di Jules Paroz,
un educatore svizzero, e questo portò a
una crescente ingerenza forestiera nel lavoro, che sfuggiva dalle mani del nostro se
GIUSEPPE COMANDI
convinto che a noi valdesi mancano alcuni « doni » che i Fratelli invece hanno, cosi: come noi
abbiamo certe qualificazioni in
modo diverso e forse più spiccato. Mi auguro che l’incontro si
allarghi, e raccolga il consenso
di molti. Ma questa è tutta una
battaglia da fare, e non facile.
« ...Sono isolato, non ho nessuno con chi
consigliarmi e con chi confortarmi... Dio
mio, non mi sento fatto per il mondo, rinunzio a tutto ma che non viva che per
Iddio e con le mie memorie... Dio novi mi
abbandonerà, ne sono sicuro, non mi ha
neppure abbandonato quando ero lontano
da Lui, non vorrà lasciarmi ora che lo prego di darmi forza e fede per consacrare a
Lui tutta la vita... ». Queste cose le scriveva
Giuseppe Comandi nel 1867, a ventitré anni,
quando una prova atroce metteva in crisi
la sua vita. Nato nel 1844 a Montalcino (Siena) da una famiglia di piccoli proprietari
terrieri, a Pisa si era laureato in scienze politiche ed economiche; a ventidue anni sposava la figlia di Enrico Meyer, il noto patriota-educatore protestante di Livorno;
l’obiettivo era la carriera diplomatica, e l’ingresso nella buoria socfetà di Firenze capitale era stato lusinghiero. Un anno dopo
morivano la moglie di parto e la figlia appena nata.
disse: ”Si dedichi alla causa dell’Evangelo".
"Ci penserò", rispose il povero vedovo ». Il
Comandi volle seguire la Scuola Teologica
Valdese, (Mi rifeci scolaretto, disse poi), ed
intanto prese a dare una mano all’iniziativa
di un modesto artigiano evangelico per i
bambini poveri del suo rione; l’iniziativa
del Lepri, così si chiamava, andò a esaurimento, ma il Comandi scoprì la propria
vocazione: l’educazione ’’cristiana”, come
strumento di conversione evangelica e servizio per la crescita della società italiana.
Nel 1876 — dopo un viaggio d’istruzione
che gli forniva una esperienza diretta delle istituzioni educative evangeliche più avanzate in Svizzera, Germania e Inghilterra — apriva il suo « Asilo professionale »
con un disegno alla grande: istruzione elementare, apprendistato artigianale, scuola
per maestri, colonia agricola, colonia marina e pensionato per ex-alunni soli. Tutto
ciò nel quadro d’una evangelizzazione a
sfondo pietistico, che nella conversione aveva il suo punto di foraa.
. ’’Anziano” e predicatore laico nella chiesa valdese di via Manzoni, legato ai confratelli valdesi ai quali affidava la cura spirituale del suo Asilo: G. Luzzi, (3. Rochat, G.
Longo, ecc., egli guardava a una comunità
nese, infastidito dall’insorgere d’una malattia che l’avrebbe portato a prematura
morte.
C’erano alcune tappe luminose ancora:
1902, organizzazione di una scuola per
evangelisti affidata al past. Longo; 1900,
inaugurazione di una cappella al Trebbiolo,
( donde verranno a via Manzoni alcune famiglie d’estrazione contadina); 1903, apertura di un posto d’evangelizzazione a Sestri L.; intanto proseguiva la collaborazione
per la chiesa di Siena, organizzata e dotata
dal Comandi stesso. Nel 1905 egli moriva
durante un soggiorno di cura in Svizzera,
al funerale partecipava un modesto gruppo di pastori, amici nel ministero: G. Longo, Ed. Tourn, S. Revel e A. Zamperini. Si
chiudeva una pagina tra le più vive del
rinato evangelismo italiano: la collaborazione tra organizzazioni diverse e pur nutrite dagli stessi fermenti teologici; la conversione a Cristo come tema che determinava ogni iniziativa, ogni impostazione. Tutto
nella certezza che uomini nati di nuovo
avrebbero costituito l’unico apporto che
l’evangelismo poteva dare al progresso della patria.
Luigi Santini
— Il Sinodo ha accettato su
questo Istituto le proposte contenute nella relazione della Tavola con votazione unanime. Ti
sembra, al di là della dichiarazione ufficiale, un primo passo
« deciso » verso ulteriori rapporti — anche su altre questioni —
con la Chiesa dei Fratelli?
— La votazione del Sinodo —
preceduta dal parere favorevole della Commissione d’Esame
— è certo un fatto nettamente
positivo; Ora però bisogna proseguire per la strada iniziata.
Non sarà una strada facile, perché rimangono pregiudizi e incertezze dalle, due parti: ma se
penso che chiese valdesi e chiese dei Fratelli sembrano fatte
apposta per completarsi a vicenda, non posso che augurarmi che il dialogo, quasi sospeso
nel 1854, riprenda con ampio
respiro. L’importante è che questo non resti xm semplice augurio, ma sappia trasformarsi in
preghiera.
(a cura Oi
Giuseppe Platone)
6
28 ottobre 1977
cronaca delle
OCCUPAZIONE AL COTONIFICIO DI S. GERMANO
Magazzini vuoti:
restano solo gli operai
Da venerdì 15 ottobre il cotonifìcio Widemann di San Germano Chisone è occupato dagli
operai (circa 300, in maggioranza donne, provenienti da San
Germano e da altri comuni della valle). Un piccolo «presidio»
custodisce l’ingresso della fabbrica. Questa iniziativa di lotta
è la conclusione di una crisi che
si trascina ormai da diversi mesi, da quando cioè la fabbrica
è stata ceduta dal proprietario
dott. Giitermann ad una fantomatica società americana. D’altronde non è la prima volta che
alla Widemann si attraversano
crisi né la prima volta che la
sicurezza del posto di lavoro è
attaccata.
I motivi di questa ultima orisi, come hanno fatto notare diversi interventi di operai e sindacalisti nell’assemblea pubblica tenutasi il 18 ottobre nelle scuole di San Germano, non
sono chiari. Dal momento della cessione alla finanziaria americana, la produzione procede a
rilento perché sono venuti a
mancare gli approvvigionamenti ; balle di cotone giacciono
ferme nei porti di Genova o‘ Venezia, perché non sono state
sdoganate: Questo fa pensare
che la situazione finanziaria dei
nuovi acquirenti sia tutt’altro
che solida. Tutto il magazzino
è stato venduto, e solo questo
ha permesso fin qui di pagare
regolarmente gli operai. Da
diverso tempo alla Widemann
non si produceva più, appunto
per mancanza di materia prima.
Le richieste di chiarimenti
da parte dei sindacati e del
consiglio di fabbrica venivano
eluse Cd ingrvbrate. Di qui la
decisione di occupare la fabbrica presa dall’assemblea degli operai; è ormai chiaro, dopo mesi di promesse e risposte ambigue, che l’attuale gestione della
fabbrica non avrebbe garantito
per molto tempo ancora il salario, ma soprattutto la possibilità di produrre.
Il 18 ottobre, dopo un breve
corteo partito dalla fabbrica
per le vie di San Germano, si è
tenuta una assemblea pubblica
a cui hanno partecipato, oltre
agli operai, e ai sindacalisti, parte della popolazione, delegazioni
che hanno portato la solidarietà degli operai di altre fabbriche, rappresentanti dei comuni
di San Germano e Porte e della Comunità Montana. L’assemblea ha innanzitutto informato
la popolazione e richiesto l’intervento fattivo degli amministratori nella vertenza. Nella
parte conclusiva dell’assemblea
gli operai hanno discusso e re
spinto una proposta fatta dalla
direzione nel corso di un incontro, avvenuto lo stesso giorno,
a Torino, alla Regione Piemonte, tra direzione e sindacati. La
direzione chiedeva la cessazione dell’occupazione e quindi il
libero accesso alla fabbrica (il
che è stato valutato dagli operai come la possibilità offerta
ai proprietari americani di riprendere gli ultimi documenti e
dileguarsi), in cambio della
concessione della cassa integrazione. L’offerta è stata rifiutata
perché si vogliono garanzie sulle possibilità finanziarie della
fabbrica e non palliativi. L’occupazione, dunque, continua. Tra
i numerosi interventi vogliamo
solo citare brevemente quello
di un sindacalista. Molte delle
lotte per il posto di lavoro, e
in questi mesi sono numerose,
partono sulla difensiva e spesso sono perdenti. Inoltre, a parte le fabbriche che chiudono,
vi sono anche altre riduzioni
dei posti di lavoro nella zona.
Per esempio alla RIV di Villar
Porosa i dipendenti che raggiungono l’età della pensione non
vengono sostituiti e si è istituito
un premio in danaro per quelli
che richiedono il pensionamento anticipato. È necessario quindi allargare l’ottica al problema
dell’occupazione nelle valli e
nel pinerolese. In questa riduzione del numero dei posti di
lavoro la situazione dell’industria tessile è particolarmente
preoccupante. Certo, nessuno
possiede delle facili soluzioni
né si può sognare che da parte
padronale si anteponga la salvaguardia dell’occupazione al
profitto. Comunque il problema
che si vive oggi alla Widemann
non è solo quello di una fabbrica con una gestione dissestata e
confusa, ma si tratta di una crisi economica che è fatta pagare
solo ai produttori, con licenziamenti, cassa integrazione ecc.
A oltre una settimana dall’inizio dell’occupazione siamo stati ai cancelli della Widemann
per avere notizie, per tentare
una piccola intervista. Le notizie, sono, purtroppo, scarne e
negative. Niente si è mosso, la
occupazione continua. Venerdì
28 ci sarà uno sciopero per la
occupazione in tutte le fabbriche della zona. Un corteo partirà dalla Widemann, per Villar
Perosa. D. G.
Affreschi dei teppismo
Hill
La facciata del Tempio di Torre Pellice deturpata (di notte) da
ignoti che hanno lasciato i loro graffiti anche su altri muri del
paese. Il Concistoro di Torre che durante l’anno ha già affrontato
molte spese di riattamento dei suoi locali ora dovrà aggiungere
anche questa per eliminare l’affresco di un teppismo che irrita gli
animi e si muove solo col calare delle tenebre.
Continuando la serie di interviste con cui ci proponiamo di
aprire un dialogo tra istituzioni
e cittadini delle nostre valli, abbiamo intervistato Giovanni Baridon. Assessore alla Montagna
presso la Provincia di Torino.
Si sono spesi fiumi di parole
e la montagna continua a morire
— ci ha detto l’Assessore Baridon — iniziando l’intervista che
ci ha gentilmente concesso. Assumendo nel 1975 la carica di
Assessore alla Montagna mi sono proposto con tutto il mio impegno di operare concretamente
per diminuire questa drammatica situazione e giungere a consentire agli abitanti della montagna di poter vivere e lavorare
dignitosamente nel loro ambiente.
— Qual è il ruolo della Provincia rispetto ai problemi della
montagna?
— Devo dire che nelle passate
amministrazioni l’Assessorato
alla Montagna aveva avuto soprattutto una funzione di erogazione di contributi su domanda
dei Comuni, senza che fossero
a priori predisposti piani di intervento. L’attuale orientamento ■
è invece di un no deciso alla politica dei contributi e di un grande impegno per la ricerca di
strumenti di intervento che consentano la massima valorizzazione degli stanziamenti nel bilancio dell’Assessorato, ricercando
la collaborazione di altri enti
che abbiano un ruolo nel potenziamento dell’economia montana.
Le Comunità Montane sono lo
strumento migliore per l’attuazione di questa politica di intervento ed è per questo che il piano di lavoro del mio assessorato
prevede per esse im ruolo predominante, attraverso azioni strettamente coordinate e verificate
sulla base dei piani di sviluppo.
Privilegiare
ii rapporto
con le Comunità
Montane
— Assai sovente la gente ha
l’impressione che gli interventi
attuati non corrispondano ai reali fabbisogni ma siano decisi ed
imposti dall’alto; ciò è tanto più
vero per la montagna.
— In pyassato questa situazione
si è spesso verificata ed è appunto privilegiando il rapporto
con le Comunità Montane che
si può intervenire tenendo conto
dei bisogni reali della popolazione, di quello che la gente ha de
______PROVINCIA DI TORINO - NELL’UFFICIO DELL’ASSESSORE ALLA MONTAGNA
Viabilità, iniziative collettive e
càccia; una conversazione con Baridon
Prospettive e realtà delle zone montane
ciso, al fine di non dare agli abitanti della montagna ulteriori
delusioni, ma la garanzia di una
reale volontà di intervento.
— Quali sono le linee che caratterizzano il piano di intervento dell’Assessorato?
— Nell’ottica del massimo
sfruttamento delle risorse finanziarie si è preparato un piano
quinquennale di intervento finanziario che si aggira intorno
ai 20 miliardi.
In esso la Provincia assume
un ruolo di struttura di servizio
in rapporto alle Comunità Montane ed ai comuni. Da esse infatti devono scaturire le indicazioni concrete per le iniziative
da attuare secondo le due direttrici entro le quali l’assessorato alla Montagna intende
muoversi :
1) interventi per la viabilità montana minore;
2) contributi per iniziative
cooperativistiche e consortili
nelle zone montane.
— Vuole illustrarci quanto è
stato fatto fino ad ora?
— Per quanto riguarda il primo punto è evidente come sia
grave il problema dell’abitabilità del territorio, legato soprattutto al problema della neve
che costringe gran parte delle
nostre piccole borgate a rimanere isolate per molti mesi all’anno, compromettendo seriamente le possibilità di sopravvivenza degli abitanti e costringendoli a sgomberare la neve
con i propri mezzi.
La Comunità Montana Val
Chisone e Germanasca nel 1973
ha progettato un intervento in
tal senso per l’acquisto di un
certo numero di mezzi meccanici polivalenti.
La Provincia è intervenuta
con un contributo di 50 milioni
che unito ai 170 milioni impegnati sul bilancio della Comunità stessa ha permesso di fronteggiare e risolvere in modo positivo il problema della neve in
queste valli.
In tal modo, unendo le risorse finanziarie si è potuto fare
un intervento costruttivo e globale, 'al contrario di quanto sarebbe avvenuto con una politica dispersiva di contributi fini
a se stessi.
Per quanto riguarda il secondo punto, sempre nel 1976 è stata attuata una iniziativa interessante in Val Pellice con la
creazione di un Centro di Raccolta Latte a Lusema S. Giovanni. Esso raduna cinque cooperative che già esistevano precedentemente e interessa circa
500 aziende agricole della zona.
L’attuazione è stata resa possibile aggiungendo ad un finanziamento regionale di circa 220
milioni, 80 milioni in parte della Provincia ed in parte della
Comunità Montana. Infine si
sono stanziati 20 milioni per
l’allevamento del bestiame nell’Alta Valle di Susa.
Per l’anno 1977 era stato previsto per le Valli Pellice e Germanasca un piano di intervento per gli alpeggi. La recente alluvione ci ha costretti ad un
intervento riparatore dei danni
causati dalla furia delle acque.
In accordo con le Comunità
Mohtane si è deciso di intervenire con iniziative atte a ripristinare sentieri, mulattiere, piccole prese di acqua, ponticelli,
tutti frutti di un paziente lavoro dell’uomo nei secoli ed indispensabili all’abitabilità dell’ambiente.
Gli abitanti della montagna
si sono messi pazientemente a
ricostruire e per aiutarli si è
deciso di intervenire fornendo
almeno il materiale necessario
alla ricostruzione di queste
strutture per loro indispensabili. Si sono stanziati 50 milioni
per la Val Pellice e 60 milioni
per la Val Germanasca: anche
la Valle di Susa ha richiesto 45
milioni.
— In che modo vengono ripartite le risorse finanziarie tra
le varie Comunità Montane che
compongono, la Provincia?
— Il criterio principale è quello di fare in modo che tutte le
zone alpine possano beneficiare di 'un intervento della Provincia; il mio Assessorato svolge perciò anche una funzione di
stimolo alla preparazione dei
piani di sviluppo montano e alla ricerca da parte delle Comunità stesse di problemi reali su
cui intervenire; si cerca sempre
di cumulare l’intervento della
Provincia (che è necessariamente contenuto in base alle nostre limitate disponibilità finanziarie) con l’intervento della
Regione o di altri enti, i quali
non coprono mai il 100% del
fabbisogno.
Oltre questo criterio di ordine
generale si sono scelti due parametri di valutazione in base
ai quali suddividere le risorse
nel quinquennio.
— la densità di popolazione
— l’estensione del territorio
montano.
Bilancio
in percentuali
In base a questa classificazione il bilancio è stato ripartito
in 5 zone secondo la tabella che
segue :
1 Val Pellice
Val Chisone 24%
Pedemontana
2 Alta Val Susa
Bassa Val Susa 32%
Val Sangone
3 Valli di Lanzo
Val Ceronda a Ca- 17%
sternone
4 Valle Orco e Soana
Alto Canavese 17%
5 Valle Sacra
Val Chiusella 10%
Bassa Dora Riparia
— Sappiamo che l’Assessorato alla Montagna sta attuando
in particolare nelle Valli Valdesi una interessante iniziativa di
ripopolamento della fauna mon
tana; vuole illustrarci quanto si
sta .facendo?
— Il ripopolamento della fauna è fondamentale per la salvaguardia dell’ambiente. Le iniziative attuate in Val Pellice sono
partite da una esigenza un po’
particolare. Sono infatti i cacciatori e, devo dirlo, in particolare i cacciatori valdesi, che hanno proposto la creazione di una
oasi di protezione faunistica.
La zona ideale per la creazione dell’oasi è stata individuata
nel massiccio del Colle Barand
per la presenza spontanea di
fauna tipica (quale camoscio,
marmotta, lepre bianca, ermellino, ecc.) e per la localizzazione geo-morfologica della zona
compresa tra il Pellice e il Guicherd, che costituisce una naturale barriera di protezione
per la fauna inserita.
La prima iniziativa di ripopolamento venne presa nel 1972
con l’inserimento di 9 mufloni
che hanno procreato e sono
adesso circa 20. Nel 1976 sono
stati immessi 11 caprioli e 3 cerve. Nei prossimi mesi verranno
immessi nell’oasi anche dei cervi maschi per consentire la procreazione.
Inoltre; poiché anticamente la
valle era popolata di stambecchi ne è stato richiesto un gruppo al Parco del Gran Paradiso
da immettere nella parte più
alta dell’oasi.
^’obiettivo è riportare nell’oasi tutte le specie scomparse ormai da più di un secolo e
nel contempo elaborare piani
di tiro molto contenuti per certi animali e divieto assoluto di
caccia per altri. Tutto ciò può
essere raggiunto attraverso una
opera di sensibilizzazione della
gente che faccia comprendere a
tutti la necessità di salvaguardare le nostre montagne e le
nostre foreste come condizione
essenziale per la sopravvivenza
non solo dei montanari ma di
tutti. I recenti disastri e le alluvioni sono un terribile monito in questo senso.
(a cura di
Fiammetta Geymonat Gatti)
7
28 ottobre 1977
CRONACA DELLE VALLI
_______A PROPOSITO DELLA SCUOLA MATERNA DI FRALI
Se lo Stato non ci arriva
arriviamoci noi
ANGROGNA
Così finalmente anche a Frali
si discute della possibilità di
istituire una sezione di Scuola
Materna, anzi se ne scrive pure
sui giornali. Questa almeno è la
considerazione positiva che si
può trarre dallo scritto, un tantino polemico, di Gente apparso
suH'ultimo numero delFEco delle
Valli. Discutiamone allora un
momentino, prendendo lo spunto
proprio da questo articolo.
Tralascerei un momento, per
rispetto verso il Consiglio Comunale, nella cui sede potrà essere
(si spera) ampiamente discusso
il problema, il riferimento alla
realizzabilità e validità concreta
deiriniziativa.
La prima impressione che può
trarre il lettore dell’Eco è quella
di un tipico esempio di miopia
amministrativa, giocata per di
più sulle spalle della popoilazione: perché si fanno cose che per
legge spettano allo Stato e si impone una pesante autotassazione? Ebbene, proprio qui, occorre far chiarezza.
Per trent’anni una gestione accentratrice ed inefficiente dello
Stato, volta a soddisfare la logica del profitto dei gruppi di
potere più che i bisogni reali della popolazione, a proporre e attuare autostrade invece di servizi, ha condotto ad una frattura tremenda fra le necessità e le
richieste concrete della gente e
la pratica possibilità di attuarle.
Questo è tanto più vero in
montagna', e quindi anche a Frali, dove ai mali comuni a tutta
la nazione si aggiungono i disagi delFambiente, dell’isolamento,
dell’emigrazione. Tutto ciò non è
avvenuto per caso, ma perché in
qualche misura faceva comodo
che fosse così: la montagna non
rispondeva, come territorio, alle
esigenze della logica capitalistica, ma costituiva un serbatoio di
manodopera, utile . alla logica della fabbrica, lo spopolamento costituiva la neoessaria premessa
per un altro aspetto della logica
del profitto: la speculazione edilizia.
Questa è la drammatica realtà
che oggi si trovano a dover fronteggiare le popolazioni, le amministrazioni locali, senza neppur
più avere il tessuto sociale che
consenta di affrontare insieme i
problemi.
Ebbene, in questo quadro, un
gruppo di pralini, o meglio di
madri praline che -non si sentono e non vogliono sentirsi cittadini di serie « B », ha ritenuto
che il tempo deH’inefficienza e
dell’ attendismo dovesse essere
finito e che fosse giunto il momento -di invertire la rotta, che
non fosse più dignitoso dire che,
visto che la gente se -ne va, le
cose è inutile farle, ma che occorre farle proprio perché la
gente non se ne vada.
E, dove non erano arrivate
rinefficienza dello Stato e Amministrazioni poco sensibili, occorreva che ci arrivassero i montanari come hanno sempre fatto,
insieme con la loro Amministrazione Comunale; e questo non
per passare sopra a debiti pesanti che lo Stato ha contratto nei
loro confronti, ma per porsi in
un ruolo attivo e protagonista,
per dire che, insieme, i problemi
si potevano e si dovevano risolvere. Così ci si è trovati nella Sala Consiliare, madri -di famiglia
e Sindaco, ad affrontare il problema. Così si è detto che il dilemma: -tutto, subito, e fatto da
altri, o niente, era un falso problema, un modo di confermare
i’inefficienza di altri, verificando
però la propria; il vero problema
era l’esigenza di un servizio sociale che doveva essere attivato,
per necessità di socializzazione
del bambino, di autonomia della
madre, e -doveva anche concretizzarsi a tempi brevi, perché questo impegno di madri e amministrazione non risultasse una esercitazione verbale.
Fer questo, ciascuna parte doveva portare il proprio contributo; il Sindaco a proporre alTordine del giorno del Consiglio
la proposta e impegnarsi nella
sua concretizzazione, l’Amministrazione a tener conto di questa
esigenza, reperendo i fondi necessari, la popolazione contribuendo alla gestionp del servi
zio sia con la propria opera sia
con la propria contribuzione.
Così, non « oltre » Tinflazione e
Tuna tantum, ma nonostante tutte queste cose, si è determinato
di proporre (e non sopportare)
un contributo, una autotassazione se si vuole, ma non un balzello.
E questo per dignità nei confronti -del « Fotere », per dimostrare che con la volontà e la
partecipazione le cose si possono
concretizzare.
In questo modo si ricompongono almeno due grosse lacerazioni: da un iato -si riafferma
che il principio dela democrazia risiede appunto nell’impegno
comune alla vita pubblica, alla
gestione dei servizi, dall’altro si
individua nella partecipazione
dal basso, -nella proposta delle
necessità da parte di chi ha il diritto di ottenerle e non solo nella definizione dall’alto da parte
di chi la realtà specifica non conosce, un altro importante principio della gestione democratica
dei servizi; infine, ancora una
volta, si verifica come lo spirito
di chi vive in montagna riesca a
dimostrare che la propria emarginazione non è una emarginazione culturale e insanabile,
ma che esistono tutti gli elementi perché alla montagna e
alla sua gente sia riconosciuta la
parte attiva che hanno nel tessuto sociale.
A questo punto dovrebbe risultare chiaro che il capitolo delle
Scuole Materne private da noi è
definitivamente chiuso, proprio
perché con questa iniziativa non
si tratta di introdurre dei contenuti privati in un servizio pubblico, ma di concretizzare una
struttura pubblica, col contributo della popolazione, voluta dalle
madri, portata avanti in qualche
modo da loro, senza nessuno dei
caratteri di profitto, di confessionalità o di « privaticità » che le
Scuole non pubbliche hanno.
Così si potrà (è auspicabile)
dare l’avvio a questo servizio, in
via sperimentale, con tutte -le difficoltà e i problemi che compor
terà, un servizio che sarà di serie A o B (e non comunque di
parcheggio) a seconda di quanto
l’impegno e la partecipazione di
tutti sapranno produrre, ma che
sarà l’avvio concreto ad un discorso concreto nei confronti di
chi doveva per legge fornire un
servizio di serie A.
Mi pare ovvio che « i passi necessari affinché le spese di gestione non gravino sulle spalle
dei genitori », verranno fatti, ma
ovviamente la concretizzazione
delTobbligo dello Stato non potrà avvenire, nella -migliore delle
ipotesi, che il prossimo anno
scolastico.
Certo, se una maggiore sensibilità delle precedenti amministrazioni, avesse iniziato questo
discorso e avviato iniziative analoghe in campo sociale, oggi la
popolazione potrebbe trovarsi a
richiedere con maggior forza i
provvedimenti a cui ha diritto.
Fer intanto, per ciò che concerne l’arredo indispensabile
(che sarà anche un falso pìxDblema, ma è comunque un falso
problema da circa un milione!),
si è avviato un discorso collaborativo con TAmministrazioné del
Comune di Torino.
Resta infine lo stupore circa
resistenza di leggi ottuse di cui
è lecito e doveroso stupirsi, e
anche preoccuparsi e indignarsi
ma che purtroppo restano ostacoli insormontabili e con i quali
occorre comunque fare i conti
e che evidenziano bene come immettere tutte 'lie realtà sullo stes
so piano significa di fatto crea
re differenze, ingiustizie, disugua
glianze, cittadine di serie A e B
Quindi resta l’impegno a modificare la legge specifica e molte
altre leggi, a dirigere lo Stato in
modo diverso, a impegnarlo sui
problemi che interessano le popolazioni, a far sì che »non solo
Frali pia tutte le.località siano
dotate non solo di Scuola Materna ma di tutti gli altri servizi che
la dignità e il diritto richiedono.
E questo deve essere Timpegno
di tutti, singoli e collettività.
Franco Fiorio Plà
FRALI
Questo titolo è forse un po’
esagerato. Se ci si ritrova in
dieci, mentre si sa che si potrebbe essere il doppio, allora
parlare di rinnovamento vuol
dire rendersi conto che le cose
non vanno, in noi, nella Chiesa,
nel mondo. Non è solo questione di numero: la realtà è che
la vita di oggi rende tutti confusi, disorientati, che si tratti
di giovani o di persone in età
matura. Quindi è difficile sapere per che cosa impegnarsi e
trovare la voglia di farlo.
Questa in sintesi la discussione che si è avuta nella prima seduta dell’unione giovanile, il 21 ottobre.
Ma in una situazione di questo
genere è già importante poter
dire : vogliamo continuare, vogliamo ritrovarci e sforzarci di
veder chiaro, in noi e attorno a
noi.
Per cominciare, ecco un programma più preciso e impegnativo di quello dell’armo scorso:
— una volta al mese: lettura e
discussione del libro su
Amos di G. Tourn;
— dibattito sul problema del
culto e della secolarizzazione nelle. Valli Valdesi, cercando anche di sentire in
giro cosa ne pensano gli altri, familiari ed amici;
— critica dell’articolo su Fede
per il nuovo ABC della fede
evangelica: correzioni e proposte in vista della stesura
definitiva (si tratta di un piccolo dizionario teologico per
laici che la Claudiana ha in
preparazione) ;
— Lettura e discussione di
qualche testimonianza da II
mondo dei vinti di N- Re velli; quindi: dibattito sui problemi della nostra valle;
— informazione e - discussione
Giornata del Centenario
dei Templi: 30 Ottobre
Tutti sono invitati a parteclpare alla giornata del centenario. Al
SERRE, culto ore 10,. A PRADEL^ TORNO culto ore 14, seguiranno
— conversazioni di storia e attualità.
•— Rinfresco.
• fi Concistoro nella seduta
del 22 c.m. ha fissato per domenica 6 novembre l’Assie-mblea di
Chiesa. Alla -relazione dei nostri
delegati al Sinodo e Conferenza
seguirà un breve esame finanziario. Inizio ore 10 in Cappella.
PRAMOLLO
I giovani per il
rinnovamento della chiesa
• Domenica 9 ottobre si è svolta l’Assemblea di Chiesa durante
la quale è stata presentata la relazione sul Sinodo; si è parlato
inoltre dei lavori di restauro da
effettuarsi nei locali delle exscuole, di proprietà della Chiesa,
e di alcune delle scuole Beckwith
che necessitano di riparazioni se
si vuole evitarne il crollo. A questo proposito si è deciso che siano gli abitanti di ogni quartiere
a compiere i lavori più urgenti.
Da parte di alcuni amici che hanno trascorso Testate in mezzo a
noi, è venuta la proposta di utilizzare una di queste scuole trasformandola in un piccolo museo, pensiamo che sia possibile,
con la loro collaborazione.
• Il piccolo Renzo è venuto ad
allietare, domenica 25 settembre,
la famiglia di Maria e Bruno Costantin. Al bimbo ed ai -genitori
Taugurio -sincero -di una vita illuminata dalla Ferola del Signore.
• Domenica 16 ottobre è stato
battezzato Elvis, di Maria Luisa
Bounous e Erminio Martinat. Ai
genitori l’augurio di tutta la Comunità.
• Durante la scorsa settimana
è arrivata la pala meccanica che
ha iniziato la costruzione della
strada che va al Cimitero; speriamo -che altrettanto succeda per
le strade che dovranno raggiungere le ultime borgate rimaste
isolate, diminuendo così il disagio per gli abitanti che ut ritornano nei mesi estivi, dal momento che, purtroppo, nessuno vi rimane per tutto l’anno.
• Sabato 22 ottobre si sono
uniti in matrimonio Fiera Soulier (Case Nuove Pellenchi) e
Bruno Maero (S. Germano Chisone).
Ai giovani sposi Taugurio di
una vita benedetta -dal Signore.
POMARETTO
su problemi generali della
società (esempio; centrali
nucleari).
Inoltre si ripeterà la vendita
di libri Claudiana nelle borgate.
Le riunioni avranno luogo
al mercoledì alle 20.30. Le discussioni si concluderanno (o
saranno interrotte) sempre intorno alle 22, per dare il modo
di comunicare anche attraverso
il gioco o il canto. C’è anche
l’intenzione di vedere insieme e
poi discutere qualche film, e di
incontrare altre unioni.
GRUPPO FGEI
Il Gruppo PGEI, che- attualmente è composto in prevalenza da residenti di Agape, quest’anno farà parte delle attività
regolari della Chiesa di Frali. Le
riunioni avranno luogo ogni
quindici giorni al giovedì alle
20.30 nella sala del presbiterio.
Si vorrebbe affrontare il problema del culto e della secolarizzazione, e insieme avviare
una riflessione sulla situazione
della valle.
L’attività è aperta a tutti i
giovani che vorranno intervenire.
La prima riunione avrà luogo
giovedì. 27 ottobre.
TORRE PELLICE
Corso di inglese
La Biblioteca Comunale si rende
promotrice di un corso di lingua inglese che si terrà ogni venerdì sera nei
locali delia Biblioteca stessa (Corso
Gramsci 1) con inizio il 4 novembre
p.v., a cura del sig. Giampiero Saccaggi
la cui competenza è già ben nota a
tutti. Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi alla Biblioteca stessa nelle ore
di apertura.
• Il pastore emerito Lamy Coìsson
ha recato il messaggio delTevangelo alla nostra comunità la domenica ,16 u.s.
La comunità oltre a ringraziarlo lo invita a farsi sentire ancora.
• Il concistoro ha provveduto ad
interessare imo specialista e conoscitore di organi per un sopralluogo in
vista di una revisione generale al nostro organo. Poiché la somma si aggira attorno al milione, il nostro cassiere è a disposizione di coloro che vorranno dare offerte.
• Sono aperti i rinnovi di abbonamento per TEco-Luce. Coloro che intendono rinnovare l’abbonamento o intendono abbonarsi per la prima volta
possono rivolgersi alla signorina Marchetti Silvana oppure al proprio anziano responsabile.
• Sabato 22 ottobre ha avuto luogo il funerale del nostro fratello Long
Giulio Enrico di anni 74 della Paiola,
deceduto presso l’Ospedale di Pomaretto dove era stato da poco ricoverato.
Ai familiari in lutto va tutta la nostra
simpatia cristiana.
• Domenica 23 si è tenuta la già annunziata assemblea di chiesa. Sono stati portati a conoscenza da parte dei
delegati alla Conferenza distrettuale e
al Sinodo i problemi che sono stati dibattuti in quelle sedi. Riguardo al problema sorto circa le scelte adottate dal
Comitato del Collegio e della Scuola
Latina per le iscrizioni alla-classe prima della Scuola Latina l’assemblea ha
deciso di indire una riunione pubblica per avere tutte le informazioni e
per dibattere fraternamente il proble
ma. La data di tale riunione sarà fissata dal concistoro e resa nota a tutta la comunità.
• Il concistoro è convocato per sabato 29-10 alle ore 20,30 presso la
casa pastorale.
• Domenica 30, giornata della Riforma, culto con Santa Cena contemporaneamente all’Inverso e a Pomaretto.
Nel pomeriggio si terrà la riunione
delTUnione Femminile alle ore 14,30
al Clot Inverso.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Malgrado le previsioni poco otti-miste per la scarsità dei prodotti agricoli di questa annata
piovosa, la Festa del Raccolto
ha avuto domenica scorsa un
successo abbastanza lusinghiero.
Grazie alla generosità di molti
fratelli e ■sorelle, la Sala Albarin
era trasformata in un’attraente
esposizione -di frutta e verdura il
cui profumo si mescolava alla
fragranza del buon pane casalingo cotto ancora nei forni a legna
e dei dolci del buffet, preparato
con l’ormai tradizionale perizia.
I lavori femminili della Società
di Cucito, ben disposti su di un
apposito banco, vicino agli oggetti dei bambini delTUliveto che
quest’anno hanno voluto anche
loro essere presenti, davano alTinsieme un tocco di armonia
simpatica e familiare, tra la poesia dei ricami e dei merletti e la
prosa -dei cardi e delle rape.
Molti i visitatori e buono Tincasso che -per volere del concistoro, andrà al fondo di manovra.
Alla sera un centinaio di fratelli partecipava alla merenda-sinoira in una cordiale atmosfera
di comunione fraterna con la
quale si chiudeva questa festa
che si rinnova tutti gli anni e che aveva avuto inizio fin
dal mattino con un culto di ringraziamento.
• Domenica 30 ottobre, giornata della Riforma, il culto sarà seguito dalla celebrazione della
Santa Cena.
VILLAR PEROSA
• Si sono uniti in matrimonio nel
tempio di 'V'illar Porosa : Tonghini Luciano e Peyronel Silvana Emilia; Tosano Sergio -Celestino e Gomba Doriana. A questi sposi che si sono rispettivamente stabiliti a Genova ed a Reietto il nostro augurio fraterno di una
vita in comune benedetta dal Signore.
Lo stesso augurio accompagna i giovani Ferruccio Vinçon e Genre MarineUa che hanno fissato -la loro residenza a San Germano Chisone.
• Il 20 ottobre si sono svolti i funerali della sorella Fornerone Enrichetta, ospite da diversi anni della Casa di Riposo di S. Germano Chisone e
deceduta aU’Ospedale Civile di Pinerolo all’età di 73 anni. Ai familiari colpiti dal lutto la chiesa rinnova la sua
solidarietà nella comune certezza della fede in Gesù Cristo risorto e vivente.
• Il culto di domenica 23 ottobre
è stato presieduto dalla Sig.na Renata
Germanet di San Germano Chisone,
studentessa in teologia, che ringraziamo vivamente per il messaggio rivoltoci.
Domenica 30 ottobre verrà celebrata
la Domenica della Riforma con un
culto con S, Cena. La colletta sarà inviata alla Società Biblica.
• Domenica 6 novembre. Assemblea
di Chiesa. NelTordine del giorno sono
comprese la relazione dei deputati al
Sinodo e le finanze.
SAN SECONDO
• Poiché gli abbonati dell’Eco
non hanno finora ricevuto il
numero contenente il programma della ripresa, ricordiamo
che jl 30 prossimo c. m., domenica» della Riforma, vi sarà il
culto di Santa Cena e la colletta sarà destinata alla Società
Biblica.
• Domenica 6 novembre: Assemblea di Chiesa con relazione dei deputati al Sinodo, elezione di un diacono cassiere,
temi per la preghiera di intercessione.
AVVISI ECONOMICI
CEDESI a Rorà negozio generi alimentari e di monopolio. Rivolgersi ad
Aladino Rivoira, 10060 Rorà.
Il 18 ottobre 1977 si è addormentato nel Signore
Beniamino Montaldo
di anni 75
La moglie e i familiari commossi
ringraziano tutte le gentili persone che
con fiori, presenza e parole di conforto
hanno partecipato al loro dolore.
Un grazie particolare al Pastore Marco Ayassot, al medico curante Duilio
Gillio, ai medici e personale infermieristico del reparto medicina uomini
dell’ospedale Civile.
« Ho combattuto il buon combattimento ho finito Ut corsa
ho serbato la fede »
(II Timoteo 4: 7)
8
8
28 ottobre 1977
A SETTIMANA INTERNAZIONALE
<a cura di Tullio Viola
J
Le difficoltà
del presidente Carter
■A- Sono numerose e, a quanto
sembra, di mese in mese sempre
più gravi; apprendiamo, da articoli pubblicati su « Le Monde »
del 15.10, che tali difficoltà investono sia il campo economico
che quello politico.
Il Presidente americano « non
riesce ad imporre i propri punti
di vista al Congresso, sia nelle
questioni diplomatiche, sia particolarmente in quelle che riguardano l’energia. A proposito di
queste ultime, nella sua conferenza stampa del 13.10, Carter
ha attaccato con estrema violenza le compagnie petrolifere, accusandole di aver letteralmente
massacrato il cosiddetto programma energetico proposto al
Senato nell'ultimo mese.
Carter ha ricordato, nella conferenza, d’aver visto, nella lotta
per la conservazione dell’energia,
“l’equivalente morale d’una guerra". Ciò avveniva nell’aprile scorso: a partire da quell’epoca, il
Presidente ha scoperto, e constatato con la massima crudezza,
che una guerra ha anche i “suoi
profittatori". L’attività di questi
potrebbe condurre, nei prossimi
mesi, al "più grande e più repentino saccheggio della storia”.
Normalmente-una crisi dell’energia ha per conseguenza un aumento dei prezzi dei carburanti;
ma resta da sapersi se le energie liquidate in tal rnodo verranno “tutte intascate dàlie-compagnie, a spese del consumatore
americano". Il programma del
governo (ha detto Carter) prevede dei profitti supplementari per
le compagnie, ma queste “vogliono tutto".
Il Presidente ha fatto capire
che egli potrebbe prendere dei
provvedimenti più severi, non soltanto a proposito dell’ energia
( razionamento dei carburanti,
imposizione d’una tassa sul petrolio importato), ma anche contro le compagnie, probabilmente applicando le leggi antitrusts.
(...) Nell’attesa degli eventi, l’amministrazione di Carter si propone di lanciarsi in una campagna
pubblicitaria per spiegar le cose
al pubblico, nella speranza che
questo farà pressione sui senatori. Questo “appello al popolo”
sembra aver preso di traverso le
compMgnie, le cui reazioni vanno
dalla sorpresa alla “preoccupazione”. Tutti dichiarano d’esser
“desolati" di quest’attacco del
Presidente, e coscienti della necessità di conservare l’energia.
È noto tuttavia che le compagnie petroliere hanno abbondantemente incrementato i loro profitti negli ultimi anni e persino
negli ultimissimi mesi, mentre
invece la produzione nazionale
del greggio continua ad abbassarsi.
L’“urgente progetto di riforma
fiscale", proposto dal Presidente,
è fermo a partire dall’estate, e
gli specialisti descrivono i mercati internazionali dei cambi, co
r \
Comiiato di Redazione : Bruno Bellion. Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulvio Rocco, Sergio Rostagno, Roberto Sbaffi,
Liliana Viglielmo.
Direttore; FRANCO GlAMPICCOLl
Dirett. Responsabiie : GINO CONTE
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intestato a; «L'Eco delle Valli La Luce ».
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intestato a : Roberto Peyrot ■ Corso
Menealieri, 70 - 10133' Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
me “nervosi, caotici, imprevedibili” nei riguardi del dollaro, che
in effetti tende lentamente sempre più al ribasso ».
In campo diplomatico, altrettante gravissime difficoltà. Dopo
tanti buoni propositi le semipromesse di (Darter ai palestinesi, la
prossima, tanto attesa conferenza di Ginevra non sembra potersi aprire sotto buoni auspici. Con
abilità e valendosi deH’appoggio
degli ebrei di tutti i paesi e particolarmente degli USA, Israele
ha ottenuto che « la creazione
eventuale d’uno Stato o d’un’“entità" palestinese, che darebbe
forma al voto d’una "patria"
emesso da Carter, sia totalmente
esclusa “a priori" dai dibattiti.
(,..) La programmazione della
conferenza, che ha già ricevuto
l’approvazione degli USA, fa fare alla diplomazia israeliana la
parte del leone. Infatti, dopo la
seduta inaugurale, la delegazione
araba unificata dovrà scindersi
in “gruppi di lavoro" e in questi.
Israele, a tu per tu con ciascuno
dei suoi interlocutori, potrà giocare in pieno sul desiderio di pace dell’Egitto e della Giordania ».
Nella stessa conferenza stampa di cui sopra. Carter ha dovuto rispondere anche sul trattato
per il Canale di Panama. Sembra
che anche qui l’opposizione sia
fortissima, tanto da rendere molto improbabile la ratifica da parte del Congresso. Il punto più
controverso è questo: in quanto « trattato di neutralità, esso
non riserva agli USA alcun diritto d’intervento sul Panama dopo
la restituzione del Canale, come
invece afferma l’amministrazione. D’altra parte la promessa
contenuta nel documento, di assicurare alle navi da guerra USA
un passaggio "sollecito" (expeditious) in caso d’urgenza internazionale, non significa che quelle navi avranno la precedenza
nel passaggio stesso (in "fila indiana", come hanno assicurato i
negoziatori americani) ».
IL RIFIUTO DI GIRARDET E MAIOCCHI
Religione a Venezia
Il dissenso religioso che verrà presentató nel quadro della
prossima Biennale di Venezia
(dedicata al dissenso nei Paesi
dell’Est) porterà solo due firme:
quella della rivista « Russia
cristiana » e quella deH’organizzazione « Aiuto alla chiesa che
soffre ».
Giorgio Girardet, pastore valdese, e Renato Maiocchi del Comitato esecutivo del Consiglio
ecumenico giovanile europeo,
invitati a prender parte all’organizzazione del settore religioso della Biennale se ne sono
dissociati inviando una lunga
lettera a Ripa di Meana, direttore della Biennale. Essi scrivono tra l’altro : « Anche se la lista degli interpellati era più ampia (e . sia pure con vistose assenze), il lavoro preparatorio
era di fatto portato avanti da
persone che svolgono la loro
attività nell’ambito della rivista
« Russia cristiana » e dell’organizzazione «Aiuto alla chiesa che
soffre » : entrambe note per il
loro anticomunismo ideologico
e per l’appoggio politico esplicito offerto agli oppositori dei
governi e delle chiese dei
paesi comunisti. Anche seriza
entrare nel merito delle complicità e delle connivenze politiche di estrema destra, che pure la stampa ha denunciato e
che non sono state smentite,
sono i contenuti stessi della ri
vista « Russia cristiana » che ne
rivelano l’impostazione ideologica e la carica anticomunista.
Con questo non intendiamo
negare che fosse utile interpellare anche quel settore di opinione; ma abbiamo ritenuto inaccettabile delegare a loro di
fatto la preparazione del convegno su « religione ». Né ci
sembrerebbe ormai possibile, per
la brevità del tempo, rovesciarne l’impostazione».
La lettera di Girardet e Maiocchi prosegue rilevando che
sia possibile che « nell’impostazione generale della Biennale il
settore "religione” sia particoremnte sfortunato, offrendo una copertura alle posizioni più
arretrate ».
Quindi il prof. Codevilla, direttore di « Russia cristiana », e
don Romano Scalfì, animatore
dell’organizzazione « Aiuto alla
chiesa che soffre » avranno, alla prossima Biennale, ampio
spazio per presentare la loro
versione del dissenso. Dispiace
notare come un’iniziativa democratica e, almeno l’atteggiamento di Ripa di Meana lo faceva
supporre, coraggiosa, scivoli su
questa buccia di banana regalando di fatto il settore religioso agli ambienti reazionari.
Quello che poteva essere un dibattito proficuo finirà per essere un coro di lamenti, intonati all’unisono.
Attendiamo la
verità di stato
Una vignetta politica riportata in questi giorni dal quotidiano « La Repubblica » riproduceva il capo dei reazionari tedeschi Franz Strauss
in abiti da secondino e con le
dita negli orecchi per non sentire i colpi di pistola esplosi
nella cella del carcere modello
di Stammheim (Stoccarda).
Forzatura, invenzione, realtà?
E chi mai potrà dirlo con
certezza? Ma è proprio qui
che uno stato democratico rivela tutta la sua debolezza:
quando non è in grado di provare la verità, di smentire delle accuse, pesanti, come quelle di omicidio di stato. Il giallo di Stammheim, una delle
prigioni più sorvegliate del
mondo, con una polizia fra le
più severe ed efficienti che si
conoscano, si aggiunge ad altre grandi macchie nere che
aprono infiniti interrogativi
sulla realtà effettiva di un governo democratico che ha talvolta la pretesa di porsi come
modello di democrazia per altri paesi. In questa tragica e
triste vicenda una cosa però
è certa: i detenuti Baader e
Ensslin temevano di essere uccisi. La dichiarazione è
di un portavoce del governo il
quale ha confermato i disperati e ripetuti tentativi dei prigionieri di prendere contatto
con la Cancelleria federale.
Come sia possibile, da parte
del governo, fare queste affermazioni dopo aver sostenuto
che i « suicidati » avrebbero
simulato l’omicidio, è un rebus che le autorità tedesche
dovrebbero cercare di risolve
re. E non c’è da dubitare che
la soluzione tranquillizzante
l’opinione pubblica verrà trovata. Ma che ne è della verità? È ancora possibile lottare
perché sia fatta luce su questa vicenda? Noi che stiamo
ancora infognati nel processo
per la strage di Piazza Fontana (1969!) non possiamo certo dare lezioni al governo tedesco, ma l’ottimismo non è
facile da coltivare. Perché la
situazione politica interna in
Germania, in questa poderosa
caccia all’uomo, non sembra
dare molte garanzie per ristabilire la verità dei fatti; avremo una « verità di stato ».
Per questo non possiamo
aggiungere anche la nostra voce al coro di congratulazioni pervenute al cancelliere
Schmidt per il successo dell’operazione militare all’aereoporto di Mogadiscio. O meglio: possiamo rallegrarci perche l’intervento militarizzato
ha impedito una possibile
strage di oltre 80 ostaggi innocenti, ma non possiamo certo gridare alla vittoria. L’aver
accolto in Germania i gladiatori dell’ operazione salvataggio col suono ed il canto dell’inno nazionale non mi ha
commosso. Perché questa salvezza è costata la vita ad altri. Perché da una parte e dall’altra, in chi uccide nella legalità (repressione di stato) e
in chi uccide nella illegalità
(assassinio di H.M. Schleyer)
regna il disprezzo della vita. « Mors tua vita mea »:
questo è stato il principio che
ha vinto. E quando la vittoria
è sotto questo segno uno sta
to democratico dovrebbe forse saper riscoprire il senso
del peccato « nazionale ».
Questo credo lo si possa dire proprio in riferimento a
quella dichiarazione del cancelliere federale che non ha
esitato ad utilizzare la parabola evangelica del buon samaritano. Ringraziando il presidente somalo che ha concesso l’intervento militare tedesco in terra somala, Schmid!
ha detto testualmente: « Non
dimenticheremo mai ciò che
egli ha fatto per noi: influirà
su tutti i nostri rapporti futuri. Il nostro fratello negro
è stato il buon samaritano
che ha salvato dalla loro misera sorte i bianchi caduti nelle mani dei ladroni ».
L’unica cosa certa di questa
dichiarazione è che il presidente somalo riceverà dalla
Germania degli aiuti ( magari delle armi). Ma se l’abilità
diplomatica e politica di
Schmid! sono fuori dubbio, i
dubbi nascono e crescono sull’uso che egli si è permesso di
fare (e che certo avrà ampio
ascolto fra i cristiani della
Germania) della parabola del
buon samaritano.
Per quanto ci è dato di vedere il buon samaritano in
questa vicenda, come nell’altra del carcere di Stammheim,
nessuno lo ha incontrato. L’incontro e lo scontro sono stati fra ladroni di diversa provenienza.
Se Schmidt voleva dare ad
ogni costo un saggio del suo
cristianesimo, come uomo di
stato avrebbe forse potuto
scegliere un altro testo evangelico. Per esempio quello
contenuto nel libro del profeta Daniele in cui è scritto:
« Q S,igngre, a noi la confusione della faccia, ai nostri re, ai
nostri capi e ai nostri padri,
perché abbiamo peccato contro di te » (Daniele 9: 8).
Ermanno Genre
(segue da pag. 1)
Il pluralismo non è visto dunque come lottizzazione, come un
sistema di «apartheid» (scuole
cattoliche, scuole « rosse », scuole laiche, ecc., per esemplificare),
ma come un concorrere di varie
forze e componenti ad uno scopo comune, nel quadro di uno
stato e di una società democratici e pluralistici (in questo senso
si rifiuta una società « cristiana »
0 uno stato « cristiano » non per
anticristianesimo, ma per antiintegralismo).
Ma veniamo ora anche ad esaminare i rischi, che possono essere presenti negli indirizzi espressi da Berlinguer, o almeno
le perplessità che possono suscitare. In qualche modo riflettono
1 punti positivi già esaminati.
1. Sulla libertà religiosa. Se
pure in modo oggi inadeguato
(per mezzo dell'ateismo militante del partito), la distinzione che
Lenin poneva tra atteggiamento
dello stato e atteggiamento del
partito nei confronti della religione aveva una funzione pratica precisa: indicare al partito
che la chiesa del suo tempo era
sul versante opposto della lotta
di classe; la situazione oggi è
realmente mutata sotto questo
profilo?
PCI : cosa va in soffitta ?
2. Sulla fine del dogmatismo.
Non si rischia di togliere al P.C.I.
il suo marxismo, e al marxismo
il suo sale, sganciando forse un
po’ troppo facilmente l’analisi
della realtà dai presupposti ideologici di tale analisi, riducendo il
marxismo da « scienza rivoluzionaria » a semplice strumento di
interpretazione della realtà, portando il problema delle alleanze
dall’esterno all’interno, del partito, sfumando i confini di classe
e sostituendovi il concetto di
« componenti »?
In altre parole non v’è il rischio di un annacquamento ideologico, che può divenire al limite mancanza di chiarezza sia per
chi condivide che per chi si oppone al marxismo?
3. Pluralismo « non cattolico ». Nasce qui la domanda sul
possibile scarto tra i principi e
la pratica. Non come lo intendono i campioni deH'anticomunismo (i comunisti,dicono una cosa, poi in realtà cosa faranno?);
al contrario temiamo che la visione cattolica del pluralismo essendo ben diversa e ben forte, la
tentazione del compromesso ten
derà ad essere su questo punto
fortissima. E ' relativamente facile proclamare la competenza dello stato nei campi sociali ed educativi, è meno facile che il « mon
do cattolico » rinunci, su questi
punti, ai suoi privilegi, e forse
alla apertura del P.C.I. il « mondo cattolico » risponderà alzando il prezzo delle sue richieste:
non sarebbe la prima volta. Ma
questo appunto va più airinterlocutore del P.C.I. che al P.C.I.
stesso.
Separatismo di stato
e ateismo di partito
LO STATO non deve occuparsi
di religione, le associazioni religiose, non devono essere legate al potere statale. Ognuno dev’essere assolutamente libero di professare
una qualunque religione o di non
riconoscerne alcuna, e cioè di èssere ateo, come sono generalmente i
socialisti. Nessuna differenza fra i
cittadini, motivata dalla religione,
dev’essere tollerata. Ogni menzione
della confessione religiosa dei cittadini negli atti ufficiali dev’essere
assolutamente soppressa. Nessun
sussidio dev’essere accordato alla
Chiesa nazionale ed alle associazioni confessionali o religiose che
devono divenire delle associazioni
di oittadini-correligionafi compietamente liberi ed indipendenti dal
potere.
* e ♦
PER IL PARTITO DEL PRO
LETARIATO SOCIALISTA, la religione non è un affare privato...
La nostra propaganda comprende
necessariamente anche la propaganda dell’ateismo.
Lenin, 1905