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Anno 121 - n. 19
10 maggio 1985
L. 500
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a: .casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
Le elezioni del 12 maggio presentano alcune singolari novità.
In primo luogo, per la prima
volta il sorpasso del PCI, già
avvenuto nelle europee dell’83,
entra nella campagna elettorale
e viene quindi usato da una parte e dall’altra come una nuova
variabile del gioco propagandistico. Che sia meta o spauracchio, c’è da chiedersi se serva
ad altro se non ad allontanare
l’attenzione degli elettori — come avviene per tutto ciò che è
propaganda — dal cuore dei problemi in gioco e cioè le amministrazioni locali.
La seconda novità è la litigiosità non solo tra opposti schieramenti bensì anche tra gli alleati del governo centrale che
sembrano fare di tutto pur di
presentarsi divisi all’elettore. La
lista degli esempi sarebbe lunga. Limitiamoci a registrare l’ultimo; la gaffe del presidente del
Consiglio che suggerisce apertamente di svuotare di senso un
istituto costituzionale essenziale
quale il referendum, rìmheccato
e contraddetto puntualmente dai
suoi alleati DC e FRI.
La terza, la vera novità, è il
verde. E’ patetico notare come
tutti i partiti si siano scoperta
un’anima verde, dal PCI, che in
questo campo ne ha almeno due,
a DP, che è tranquillamente sicura di avere l’unica autentica,
fino al MSI che parlando di ecologia di destra ne sfoggia una
nero-verde come la maglia del
Venezia. Il verde sembra essere
un colore che si sposa hene con
qualsiasi altro nel variopinto
tentativo di catturare voti da
qualsiasi parte. E là dove è in
campo da solo, e non ha la forma dell’edera? Anche quando
non è inquinato da venature radicali, appare come un’accozzaglia di esigenze diverse senza
possibilità, né volontà, di presentare un indirizzo, una linea
politica, una proposta organica.
Dovrebbero quindi essere elezioni elettrizzanti quant’altre
mai, queste del 12 maggio dalla campagna elettorale piena di
novità. E invece lo slogan politico inserito tra quelli commerciali fa sprofondare nell’assuefazione sbadigliante mentre il
paese consuma pigro la fine del
campionato e si avvia stanco
verso le ferie.
INTERVISTA AL VESCOVO ANGLICANO, NOBEL PER LA PACE
Prigionieri deila speranza
E’ possibile prefigurare un Sud Africa in cui gli uomini siano uguali perché ugualmeme
creati ad immagine di Dio; in cui i neri e i bianchi potranno vivere amichevolmente insieme
Desmond Tutu è stato intervistato telefonicamente per ’’Protestantesimo’’ che andrà in onda il 12 maggio. Ringraziamo la Federazione
per averci concesso di pubblicare l’intervista in anteprima.
— Vescovo Tutu, nelle ultime
settimane giungono dal Sud Africa notizie di tragici eventi i
quali sembrano indicare che la
situazione, invece di migliorare,
sta peggiorando...
— La situazione sta peggiorando, anche perché il governo,
proprio mentre dichiarava di
voler introdurre delle riforme
costituzionali, in realtà escludeva da queste riforme la maggioranza della popolazione, vale
a dire i neri, che sono il 13%.
In secondo luogo, il governo
diceva di voler migliorare la situazione dei neri, ma in realtà
li stava addirittura spogliando
della loro cittadinanza sudafricana, li stava denazionalizzando, li stava trasformando in cittadini stranieri sradicando, come ha fatto, tre milioni e mez
zo di neri, scaricandoli in aree
dove hanno ben poca probabilità di guadagnarsi da vivere.
Inoltre, sempre con l’aria di
introdurre delle riforme, il governo vietava ai neri di cercarsi un lavoro : siamo l’unico paese al mondo in cui cercare un
lavoro è un reato.
¥
— In questa situazione così
tragica, quali sono le speranze
che le chiese indicano alla popolazione nera e per le quali vai
la pena di impegnarsi?
— Oh! Questo è ciò che ha
di meraviglioso la fede cristiana; poter dire a tutti, tanto alla vittima quanto all’oppressore, che ciascuno di loro ha un
valore immenso davanti a Dio,
e che noi siamo stati creati per
vivere in comunione fraterna.
questa è la volontà di Dio, e non
per vivere nella separazione e
TU... SEGUIMI - 3
Ridar vita alla nostra vocazione
nell’estraneità. E quindi è possibile prefigurare un Sud Africa,
in cui gli uomini siano uguali
perché ugualmente creati ad
immagine di Dio; in cui i neri
e i bianchi potranno vivere amichevolmente insieme perché
avremo finalmente una vera democrazia, un paese non razzista, un glorioso paese.
E dopo aver parlato così, gli disse: seguimi. Pietro, voltatosi,
vide venirgli dietro il discepolo che Gesù amava... disse a Gesù:
Signore, e di lui che sarà? Gesù gli rispose Se voglio che rimanga finch’io venga, che t’importa? Tu, seguimi.
(Giovanni 21; 19-22)
Eppure sappiamo che dietro
le quinte di questo spettacolo
risaputo si agitano anche uomini c donne — laici, cattolici, non
pochi, percentualmente, evangelici — i quali, alla loro prima o
ennesima avventura, considerano la partecipazione aH’amministrazione della cosa pubblica come un’opportunità di servizio
reso alla collettività. Resistono
con tenacia malgrado le delusioni, il dirigismo, Tamministrazione privata della cosa pubblica. La loro presenza non è una
novità. Novità tragica sarebbe
il loro arrendersi, la loro assenza. Non aspettiamo inerti il giorno in cui dovessimo registrarla
amaramente. E invece di conformarci al paese dì cui sopra,
chiediamoci cosa possiamo fare
per dar loro un sostegno che
non sia già esaurito all’uscita
dalla cabina elettorale.
Franco Giampiccoli
Il terzo episodio è quello che
probabilmente sentiamo più vicino a noi.
Pietro infatti non è un discepolo occasionale, uno che trova
Gesù per la prima volta e si entusiasma di Lui, è un discepolo
di vecchia data che ha accompagnato il Maestro per lunghi
anni, lo ha sentito predicare, lo
ha visto morire. E’ anche, e forse per questo lo ricordiamo così bene, quello che ha rinnegato
Gesù, che nell’ora del pericolo
ha rifiutato quel minimo gesto
di solidarietà che consisteva nel
professarsi suo amico.
E proprio a questo fatto, a
questo tradimento si ricollega
l’episodio raccontato da Giovanni.
Dopo la sua risurrezione Gesù
incontra il discepolo sul luogo
dove lo aveva incontrato la prima volta, sul lago, e lo incontra
mentre sta pescando, come il
giorno della sua vocazione. E a
Pietro viene un senso di profonda tristezza perché gli torna immediatamente alla mente il ricordo di quella giornata ormai
lontana, quando aveva risposto
con slancio, gioia, stupore alla
chiamata del Maestro. Ricorda
quel giorno ma ricorda anche
subito la sera del tradimento,
della viltà, del conformismo,
della paura nel cortile del sommo sacerdote con Gesù processato e condannato.
Come mai Gesù si trova proprio lì sullo stesso luogo, dove
lo ha chiamato la prima volta?
Per caso? No, nelle cose di Dio
non succede mai nulla per caso. Se Gesù è tornato sul lago
vuole significare qualcosa. Dopo
un bel po’ di tempo e dopo un
lungo colloquio Pietro capisce:
Gesù ricomincia da capo a fare
bene quello che lui ha fatto male, perché Dio ricomincia sempre tutto da capo. La virtù di
Dio è la perseveranza, la perseveranza dell’amore. Anzi non è
neppure esatto dire che Gesù
ricominci, quella di Pietro non è
una nuova vocazione, ma ripresa di vocazione, è la stessa di
prima, è l’unica vocazione, ma
il discepolo capisce che può continuare la sua testimonianza.
Quante volte siamo stati come Pietro ricondotti dalla vita
sul luogo della nostra vocazione! Ci siamo trovati sul luogo
dove avevamo vissuto in precedenza momenti di fede e di entusiasmo e ci troviamo come
Pietro con la sensazione di aver
tradito le attese, le speranze, i
progetti; quante volte partecipando ad un culto in cui dei nostri giovani fratelli col battesimo
o la confermazione del battesimo sembrano rispondere alla
chiamata di Gesù ci siamo sentiti come Pietro! Ricordando
tempi lontani, entusiasmi giovanili, slanci e promesse di impegni. Senza il rimorso di aver rinnegato, certo, ma con la sensazione di aver tradito un po’ le
attese.
Il testo evangelico ci dice oggi che Gesù non cambia i suoi
piani, quand’anche noi venissimo meno alle nostre promesse.
resta fedele alla sua prima vocazione. Non è Gesù che ricomincia da capo ma noi, possiamo riprendere il nostro impegno
di vita cristiana al punto in cui
lo abbiamo lasciato, possiamo
ridare vita alla nostra vocazione
di fede.
Esiste però un secondo elemento interessante nel nostro
testo che sembra parlare direttamente ancora a noi credenti
di oggi. Gesù chiama Pietro a
segundo e Pietro obbedisce, risponde con gioia, entusiasmo,
slancio, ma appena fatto il primo passo si volta per verificare
cosa fanno gli altri. E’ preoccupazione, interesse, altruismo?
Forse anche ma soprattutto l’istinto di confrontare, paragonare: a me è chiesto questo ma
agli altri?
« A te che importa degli altri? » dice Gesù « pensa tu a seguirmi ». Quante volte nella vita
cristiana siamo stati condizionati da quello che gli altri fanno
o non fanno! Quanti entusiasmi
caduti, progetti insabbiati, iniziative fallite perché gli altri non
c’erano o erano critici! Seguire
Gesù significa invece badare alla propria vocazione, alla propria strada, senza lasciarsi condizionare da ciò che gli altri
stanno facendo o dicendo.
Un caso che questa sia l’ultima parola dell’evangelo di Giovanni? Forse, un caso comunque
significativo: l’evangelo più spirituale, « mistico », profondo si
chiude con questa modesta parola, piccola ed insignificante rispetto alle grandi parole di prima: « pensa a svolgere il tuo
compito, ad adempiere la tua
vocazione, agli altri penso io ».
— Vescovo Tutu, questa sua
visione è commovente. Ma secondo lei è una prospettiva concretamente in vista oppure ancora molto, troppo lontana?
— Poiché credo nella morte —
e nella resurrezione! — del nostro Signore Gesù Cristo, io dico che come cristiani noi restiamo prigionieri della speranza e la prospettiva che ho descritto è sempre in vista, poiché corrisponde alla volontà di
Dio per questo paese.
— Ancora una domanda. Che
cosa ritiene che i cristiani — e
con loro tutti gli uomini di buona volontà — possano fare per
contribuire al riscatto dei neri
in Sud Africa?
— Io sono profondamente convinto che non dobbiamo sottovalutare l’importanza del pregare per tutti noi in Sud Africa,
poiché in ultima analisi le risorse di cui disponiamo sono
risorse spirituali. E poi, i cristiani del resto del mondo devono contribuire alla creazione
di un clima morale che renda
impossibile ai loro governi e ai
loro uomini d’affari collaborare con coloro che perpetuano la
infausta politica di apartheid,
e li spinga invece a lavorare per
la giustizia e la pace prima di
tutto nei loro propri paesi e di
conseguenza, in quanto perseguiranno questi obiettivi nel loro paese, anche per la giustizia
e la pace e la riconciliazione in
Sud Africa. Quindi cristiani e
non cristiani devono premere in
tutti i modi possibili sui loro
governi affinché a loro volta
esercitino delle pressioni sul governo sudafricano — pressioni
politiche, diplomatiche, ma soprattutto economiche — per
contribuire a cambiare il sistema di apartheid in maniera ragionevolmente pacifica.
Giorgio Tourn
a cura di Renato Malocchi
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2 fede e cultura
10 maggio 1985
TRA I LIBRI
Cos'è la malattia?
Cosa è la malattia? Come la si
può definire?
Molte, e le più varie, sono le
risposte che si possono dare, ma
tutte appaiono incomplete a Giovanni Berlinguer, medico, autore, fra tanti altri suoi scritti, di
un agile volumetto intitolato appunto: La malattia
Nella convinzione dell’A., più
che una salute « strumentale »,
valutata cioè in base a criteri di
produttività o di adattamento
a determinati scopi, si deve ricercare una maggior salute « sostanziale », cioè lo « star bene e il
sentirsi bene », indipendentemente da pressioni o finalità esterne.
La malattia, quindi, e il possibile ricupero della salute sono visti sotto questa angolatura di rapporti sociali: tanto più nella malattia, l’uomo non va strumentalizzato o alienato, ma la sua personalità va rispettata senza secondi fini.
E’ meglio dunque che la malattia, tralasciando o^ sua definizione, venga considerata dal
punto di vista del malato. E nartendo da questa ottica l’A. analizza — con stile brillante, semplice, ricco di esemplificazioni e
ricordi storici — i vari aspetti
che la malattia può presentare,
prima per il malato stesso e poi,
di riflesso, anche per la collettività.
La sofferenza per il credente è
spesso vissuta come ima tentazione: un dubbio sulla giustizia
e sull’amore di Dio (come il biblico Giobbe); è soltanto nel superamento di questa tentazione
che il credente può trovare la
pace spirituale e la forza per superare la crisi. Ma per il non
credente la sofferenza non è
una colpa né un privilegio. E
non sempre essa è provocata dal
dolore, ma piuttosto dal senso
della perdita di potere e di dignità. Sofferenza per la sensazione di una disuguaglianza nella
assistenza e nella cura; quella
disuguaglianza che ha resi necessari la « Carta dei diritti del malato » e il « Tribunale » che li
difende.
La diversità è un altro elemento della malattia: essa ci rende
diversi da quella che riteniamo
debba essere la norma biologica
del nostro organismo. Ma questa diversità pesa talvolta come una vera devianza sociale;
« più sono poveri e marginali gli
attributi sociali delle persone,
maggiore è la probabilità che
queste persone siano dichiarate
devianti » (pag. 59). E dalla devianza alla emarginazione il passo può essere molto breve.
La malattia è avvertita dal
malato come pericolo; non è facile rendersi sempre conto di come la malattia evolve, se per il
meglio o per il peggio. Ma il
malato avverte talvolta anche
il pericolo, sottile ma reale, della paura, spesso irrazionale, che
la malattia può generare negli
altri: la paura naturale delle
malattie infettive (dalla peste
manzoniana alle più moderne
« influenze » sempre più esotiche e misteriose); paura dello
squilibrato, che imponeva il suo
isolamento e fino a pochi anni
fa, un trattamento non molto
umano; paura delle droghe (ma
solo di alcune!), che determina
pericolose reazioni emarginanti,
anche se il drogato non è un vero malato.
La malattia può essere un utile segnale. Le malattie da lavoro, da nocività ambientale sono
talora diagnosticate dal malato
stesso; ma il segnale è spesso
offuscato e distorto per ragioni
sociali, economiche, produttive.
E’ necessario allora coinvolgere
tutti, sanitari, cittadini e istituzioni pubbliche, perché le malattie che si manifestano nelle collettività siano studiate ed analizzate.
Già questa ricerca («l’epidemiologia ») sta dando recentemente i suoi frutti, il migliore
dei quali è la prevenzione delle
malattie, a maggior conforto e
sicurezza di tutti.
Questi segnali sono quindi
anche uno stimolo per una maggiore solidarietà col malato. Dalle vecchie « società di mutuo
soccorso » private alle attuali
organizzazioni pubbliche per la
assistenza medica, dalle trasformazioni degli ospedali ai risanamenti urbani, tutto vuole esprimere anche solidarietà e un’arma contro il senso di impotenza
e di isolamento del malato.
E sono incoraggianti anche le
invenzioni e le scoperte in campo terapeutico che si succedono
rapidamente; la vita media si
allunga. Ma — come avverte TA.
nella chiusura del libro — « dovendo fare un calendario che
tenga conto dei bisogni più immediati e delle esigenze che più
interessano le grandi masse,
compariranno obiettivi che riguardano forse meno gli ’’arsenali terapeutici” e certo di più
i ’’granai dei popoli” ».
Giacché, è strano a dirsi, ma
secondo tutte le grandi statistiche sulle cause di morte, di
fame non si muore mai.
Daniele Rochat
Giovanni Berlinguer, La malattia Libri di base n. 77 - Editori Riuniti
1984, Roma, L. 6.000.
A ooloqiiio con i lettori
TROPPO CONCISO
L’articolo • Il cristiano e la città »
pubblicato su « La Luce » del 12 aprile
U.S., se convincente sul piano teologico, si presenta un po’ troppo conciso
e meno convincente riguardo alla tematica più strettamente socio-politica
che il titolo lasciava supporre.
Poiché ogni gruppo sociale tende a
costituirsi in rapporto agli altri ma al
tempo stesso differenziandosene, —
sia per affermare la propria identità,
sia per giustificarsi quale portatore di
interessi rilevanti, contrapposti e
distinti da quelli degli altri gruppi —
ne deriva che la società si presenta
in uno stato di persistente conflittualità alla quale, nel succedersi del tempo, si è cercato di far fronte mediante rimedi ideologico-giuridici, aventi
l'obiettivo di assicurare una qualche
possibilità di convivenza sia interna
che esterna allo Stato.
Ogni gruppo, una volta inseritosi nel
contesto sociale, tende a proiettare le
proprie opinioni (che, a seconda della
matrice del gruppo, saranno ora chiamate ideologie, ora filosofie, ora fedi)
sulla restante compagine sociale e, se
possibile, ad imporgliele, convinto della
bontà e della necessità del « trionfo
deH’idea ».
Perciò, laddove le circostanze lo consentiranno, il gruppo tenderà ad egemonizzare o l’intera società o a far sì
che gli altri gruppi più o meno contrastanti, più 0 meno confliggenti, debbano misurarsi con lui.
Per la comunità cristiana, invece, la
questione si pone in termini totalmente diversi in quanto che, come
gruppo, anch’essa tende a collocarsi
nel contesto civile e sociale in una
posizione di differenziazione dagii altri,
ma per porsi « programmaticamente »
al servizio degli altri.
In questo ■ essere distinti ed essere con > si annida anche la possibilità
di teorizzare (motivandolo teologicamen
te) il servizio in un contesto di sostanziale egemonia ovvero di rifiuto
della società.
Poiché l’articolo si rapporta esplicitamente alle imminenti elezioni amministrative e aila cosiddetta volontà
di riconquista dell’egemonia da parte
della chiesa cattolica, mi sembra che
non sia sufficientemente evidenziato
il fatto che se oggi quella chiesa tende a riconquistare uno spazio politico
da egemonizzare, ciò avviene in quanto altri gruppi tendono a concederglielo. E' constatazione comune che il fallimento dei progetti sociali, pubblici e
laici, di assistenza a determinate categorie di cittadini (handicappati, anziani, drogati, malati ecc.) ha creato un
nuovo ampio spazio per la manovra di
numerose associazioni precipuamente
d’area cattolica.
Dove la comunità • laica » lascia ovvero ha lasciato concreti spazi all’iniziativa « religiosa » ciò avviene ed è
avvenuto non per mera attrazione del
vuoto creatosi ma per preciso intendimento poiitico.
Ciò perché la nostra società ha assunto, da anni ormai, nelle relazioni
politico-sociali, un carattere tanto più
compromissorio e pattizio quanto più
l’area dei rapporti civili veniva occupata (se non invasa) dai partiti politici
e dalle istituzioni ad essi direttamente
collegate.
Questo fenomeno, assai diffuso anche a livello locale, ha prodotto il
risultato che I vari gruppi sociali, portatori dì interessi spesso in conflitto,
oggi tendano a gestire il potere in
termini di compromesso (non alludo
ovviamente alla politica del « compromesso storico ») e cioè su di un modo
di far politica in cui un problema viene affrontato solo dopo aver esperito
una particolare combinazione di alleanze e di compromessi che cercano di
incidere il meno possibile nelle aree
egemonizzate e, se ciò è proprio inevitabile, a remunerare II sacrificio imposto a determinati interessi mediante
CENTRO EVANGELICO DI LA SPEZIA
Ricordiamoci
dei carcerati
« Il nostro paese soffre di un
eccesso di giurisdizione: si ricorre al magistrato per cose di
poco conto, e intanto le carceri
scoppiano ». E’ una delle tante
affermazioni, sottolineate da
frequenti applausi di consenso,
delTOn. Luciano ’Violante, invitato dal « Centro Evangelico »,
in collaborazione con le Direzioni delle Carceri di Spezia e
Massa, per fare il punto della
« situazione carceraria » a 10 anni dalla legge di riforma delle
norme vigenti negli Istituti 'di
pena. Una iniziativa non puramente episodica, ma inserita in
un rapporto organico di collaborazione di alcuni evangelici di
Sarzana, Carrara e Spezia, con
le istituzioni carcerarie locali.
La venuta di Violante è coincisa infatti con l’avvio di im
progetto di lavoro per detenuti
in semi-libertà, finanziato dal Comune di Arcola e da una cooperativa laica (i componenti
spaziano dal PSI, al PCI, con un
paio di repubblicani e per parte
nostra con il fattivo impegno
di Mario Cianchi, pastore evangelico della Chiesa del Nazareno di Sarzana). Sei detenuti, tra
i quali un valdese, restaurano, a
paga sindacale, un parco comunale, sulle alture del Golfo di
La Spezia; un progetto volto al
reinserimento di ex tossicodipendenti nella comunità civile. Un
progetto, come ha precisato il
giudice di sorveglianza delle due
carceri, che necessita del finanziamento pubblico e della fattiva
collaborazione della cittadinanza, invitata a non voltare le spal
le ai « cittadini carcerati ». Nel
corso dell’incontro, e nel dibattito successivo, è stata deplorata la latitanza, in questo « progetto pubblico », della Chiesa e
dei gruppi cattolici, i quali pensano di doversi sempre occupare in proprio (con denaro pubblico!) di assistenza sociale. Non
solo, la Regione Liguria che, in
un primo momento, aveva garantito adeguati finanziamenti,
su pressione democristiana, non
ha mantenuto il proprio impegno. Anche le ACLI, ritornate
inopinatamente al vecchio e logoro collateralismo, hanno fatto
mancare il loro sostegno aH’iniziativa.
E noi, come evangelici, cosa
possiamo fare? Molto, anche .se
ovviamente non possiamo contribuire sul piano finanziario;
la nostra presenza, anche nelle
sezioni femminili delle due carceri è richiesta ed apprezzata,
in un tempo dove si cercano sempre più « spazi per essere uomini» (Miguez Bonino).
« Aiutateci ad andare avanti
— mi ha detto il nostro fratello impegnato in questo progetto — abbiamo una famiglia e
desideriamo reinserirci nella società civile, dopo aver espiato
la pena ».
« Ricordiamoci dei carcerati
di Spezia e Massa » è un impegno che ci siamo assunti ricordando Ebrei 13: 3; ed in questo
senso, anche tramite le pagine
del giornale, chiediamo la preghiera e la solidarietà fraterna
a quanti sta a cuore il problema carcerario. E. S.
PROTESTANTESIMO IN TV
compensi di altro tipo ovviamente frutto anch’essi di patteggiamenti.
Sicché è un fenomeno assai comune, oggi, che pochi gruppi di pressione, ma ben organizzati, possono esercitare di fatto un’egemonia assai superiore alla loro consistenza in termini di espressione di voto.
Perciò, quando nell’articolo oggetto
della presente riflessione si scrive:
« poi, sul piano strettamente politico
ciascuno di noi, fra le varie proposte
che la società ci offre, sceglierà responsabilmente quel partito le cui
istanze politiche e sociali... non siano
in contrasto con le istanze che ci vengono dalla nostra vocazione ». ciò significa rimanere nell’ottica dei meri
rapporti istituzionali e giuridico/formali, astraendo dal quadro reale e
« materiale » degli stessi, nell’inerte
analisi dì chi accetta le regole del gioco senza porsi il problema se queste
regole per caso non debbano essere
messe In discussione.
La conclusione deH’artioolo appare
piuttosto scontata e il ruolo della comunità cristiana molto sfumato. Se ne
trae l'indicazione che la chiesa e i
cristiani debbano ancora una volta stare « alle regole del gioco », e si astengano dall’affrontare il problema di come oggi, in Italia, i partiti si collochino nella società, con quali meocanlsmi interni sollecitino e organizzino
il consenso, come si pongano in rapporto alle componenti sociali.
Credo, invece, che il compito della
comunità cristiana nella specifica città in cui la comunità vive, sia, oltre a
quello (per noi protestanti abbastanza scontato) del rifiuto della ricerca
di una propria area da egemonizzare,
quello di porsi come comunità di uomini e di donne che stabiliscono un
costante rapporto critico con le istituzioni, con i loro reggitori, rivolgendo
soprattutto l’attenzione ai meccanismi
ed alle logiche interne per i quali il
potere civico si struttura, a come le
autorità ed I gruppi sociali utilizzano
il potere ricevuto e come ne rendano
conto — al dì fuori dagli ormai rituali momenti istituzionali — denunziando, se necessario, ogni ipotesi politica
che prescinda, nei fatti, dalla consapevolezza degli amministrati.
Giorgio Barsotti, Pisa
A quarant'anni dalla conclusione della Resistenza, "Protestantesimo” ha proposto una trasmissione sulla partecipazione e sul
contributo dei protestanti italiani alla lotta di liberazione dal
nazismo e dal fascismo nelle Valli valdesi. Attraverso i ricordi di
alcuni protagonisti e testimoni
gli avvenimenti di quei tempi
vengono descritti e spiegati: in
particolare emergono in modo
nitido i sentimenti, le riflessioni,
gli stati d’animo che accompagnarono la scelta ed i momenti
più significativi di quella lotta.
La trasmissione nel suo insieme ha avuto molti pregi. Innan
pieno di citazioni tratte e mediate da un certo tipo di teatro
(la prima parte del "Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non è servito a niente"
di Dario Fo) o da una certa letteratura post-bellica (penso all’opera di Beppe Fenoglio, in particolare alle ’’testimonianze’’ raccolte in ”/ ventitré giorni della
città di Alba”), ma tutto questo
ha valorizzato gli interventi di
chi si raccontava.
Decisamente meno convincente, ed in fin dei conti, meno interessante la ricostruzione storica degli avvenimenti che caratterizzarono la Resistenza nelle
Resistenza
zitutto è stato un prodotto televisivo mollo curato e professionale, pensato soprattutto per utilizzare efficacemente lo strumento principe della convnicaz.ione
televisiva: l’inmiagine. Per carità,
nulla di straordinario! Ma l'uso
intelligente e corretto delVimniagine, ora come introduzione ad
una testimonianza, ora come illustrazione di un’altra, ora pienamente protagonista come narrazione pura, non solo ha reso
"accettabile” e fruibile il programma, evitando il rischio di
riproporci la solita sfilata di interviste di "esperti" o di "reduci”, ma è anche diventato occa.sione di "spettacolo", la qual
cosa ci conferma sulla qualità
della trasmissione.
E’ fuori da ogni dubbio che
questo lavoro televisivo è debitore dell’esperienza neorealista
del cinema italiano (come non
pensare al "Paisà” di Rossellini
o, più precisamente, ad alcune sequenze, quasi documentaristiche,
di "Achtung Banditenl"). ed è
Valli Valdesi. A quarant’anni di
distanza da quegli avvenimenti
così pieni di ricordi, così dolorosi e sofferti, ci si poteva aspettare una riflessione più critica,
cioè una riflessione in grado di
riaprire un discorso complessivo sul significato che ha avuto
la lotta parligiana per la popolazione di queste valli, al di là ed
al di fuori degli schemi interpretativi imposti da una certa storiografìa, solitamente poco attenta alle vicende ed alle contraddizioni umane, culturali e politiche
di coloro che non furono solo
"eroici” partigiani.
Inaccettabile l’ora della messa
in onda del programma. Quanti
hanno avuto voglia di aspettare
alzati fino a mezzanotte? Intanto si raccolgono firme di protesta contro il trattamento riservato dalla Rai a Protestantesimo e
per richiedere la riprogrammazione della trasmissione. Ma la
Fcei, cosa aspetta ad intervenire?
Mauro Pons
3
r
10 maggio 1985
fede e cultura 3
RICORDATO IN UN INCONTRO A SOTTO IL MONTE
POTENZA
Don Primo, parroco emarginato
America Latina
E’ stato detto e scritto che il
convegno di Loreto ha maggiormente evidenziato il carattere
composito e frastagliato del cattolicesimo romano, le sue molte
anime. E noi evangelici italiani
non saremo spettatori disattenti e disinteressati dei futuri sviluppi dei risultati del convegno.
Vorrei, però, che ai lettori del
nostro giornale non sfuggisse
la notizia di un incontro che si
è svolto nei giorni scorsi presso l’Abbazia di Sant’Egidio a
Sotto il Monte (Bergamo) che
ospita una comunità religiosa
guidata da Padre Davide Maria
Turoldo. Decine di persone, preti e laici, donne e uomini, sono
lassù convenuti per ricordare
la figura di Don Primo Mazzolari, il parroco di Bozzolo, paese agricolo della Bassa Padana,
morto nel 1959.
Un credente perseguitato dai
fascisti, avversato dalla Chiesa
ufficiale che ha messo al bando
alcuni suoi libri, un sacerdote
che ha scelto di svolgere il suo
ministero pastorale fra l’umile
e laboriosa gente della campagna della Bassa Padana. Un predicatore che nei sermoni parlava di pace, di democrazia, di
dialogo e di ecumenismo quando di queste cose era pericoloso
parlare.
Il ministero e la predicazione di Don Primo sono stati l’Immagine di una esperienza di fede umile e autentica anche se
non riusciamo a condividere la
sua scelta di rassegnazione e di
obbedienza « crocifissa » alla
Madre Chiesa che lo aveva perseguitato, umiliato, fatto tacere.
Per questa fede umile e sofferta, sempre alla ricerca dell’aut.entico messaggio dell’Evangelo,
non ci sarebbe stato posto a Loreto. Il suo posto è l’Abbazia
di S. Egidio, guidata da un altro prete emarginato. Padre Turoldo. Don Primo parlava e praticava l’ecumenismo in epoca
non sospetta.
Vorrei ricordare i rapporti di
sincera amicizia e di fraternità
che si sono andati consolidando
nei decenni fra Don Mazzolari
ed il pastore metodista Giovanni Ferreri. Quando Ferreri era
pastore a Parma e poi a Milano, frequenti erano gli incontri
di riflessione biblica e gli scambi di opinioni sui problemi di
fede e sulla situazione del Paese, A proposito dei rapporti fra
Mazzolari e Ferreri desidero
proporre ai nostri lettori il brano di una lettera — riportato
qui a fianco — scritta nel 1967,
anno della morte di Ferreri, da
un membro della Chiesa metodista di Milano alla famiglia che
ringraziamo per avercela messa
a disposizione.
L’episodio di cui la lettera
parla ed il commento dell’autore della lettera testimoniano
una semplicità ed umiltà di fede e un rispetto reciproco le cui
impronte non dovrebbero essere
cancellate perché sarebbe per
noi un grave impoverimento.
Valdo Benecchi
Incontri
MILANO — Sabato 1” giugno alle
ore 17.30 presso la sala di via Francesco Sforza 12/a II centro culturale
protestante organizza un incontro sul
tema « Protestanti e Resistenza » col
prof. Giorgio Rochat, storico, e l'avv.
Ettore Serafino, protagonista della Resistenza nelle Valli Valdesi.
ECUMENE — Da lunedi 24 giugno,
sera, al mercoledì 26 giugno, dopo
pranzo, avrà luogo « Un convegno Insolito », dedicato a tutti I pastori, e
alle loro famiglie. Lo scopo dell’incontro è aumentare la conoscenza reciproca, la fecalizzazione di una serie
di aspettative e problematiche comuni, lavorando In piccoli gruppi. Le
iscrizioni vanno inviate alla Tavola entro il 10 giugno. (La data è quella sopra indicata, non quella segnalata nella circolare di invito).
Ferreri e Mazzolari
Consentitemi di inviarvi le. sentite condoglianze mie e della mia famiglia per la dipartita dello zio [Giovanni Ferreri},
cui tutti noi guardiamo come ad un sostegno morale e ad
un esempio di pienezza di vita interiore.
Riandando agli eventi vissuti insieme a lui, vorrei narrarvi di come una sera (si era allora in guerra) egli mi fece conoscere Don Primo Mazzolavi, che era circondato dai suoi
operai, i pendolari del suo paese.
Don Mazzolari si recava ogni settimana in curia, rientrava la sera assieme ai suoi parrocchiani, in un vagone merci,
in piedi, al buio, e durante quelle due ore faceva loro dottrina. Dottrina pratica, di come ci si può comportare e muovere nella vita quando si ha la ricchezza nel cuore e quando
si ha il beneficio di poter contare sulla Provvidenza.
I vagoni merci degli operai di Bozzolo erano due, bisognava vedere come tutti avrebbero voluto stare assieme a
Don Primo. Dopo che questi fu partito, lo zio mi raccontò come si erano conosciuti, ed io lo ripeto ora a Voi, per trasmetterne il ricordo. Lo zio era allora Pastore a Parma. Un giorno venne chiamato al capezzale di un morente che aveva trascorso 50 anni di lavoro in America e si era unito alla chiesa
evangelica del paese nel quale si era trasferito. Sentendosi
vicino alla morte, chiese ad un suo compagno di bocce di
trovargli un pastore evangelico, per morire munito dei conforti della fede. La famiglia era invece preoccupatissima perché se il parente fosse morto senza l’estrema unzione, che
sarebbe poi stato di lui? Ne conseguì che quando il Pastore
Ferreri si trovò al capezzale, vi trovò anche un prete. Don
Primo. Che fare? Si tratta di un evento di quarant'anni fa e
bisogna riportarsi alla mentalità di allora.
Fortuna volle che tanto il Pastore che il Sacerdote, erano
due effettivi cristiani, anche nelle immediate decisioni. Essi
chiesero di ritirarsi in una cameretta, si misero in raccoglimento, in preghiera, e dopo qualche istante ognuno di loro aveva ricevuto una indicazione. Lo zio ebbe l’indicazione che non si
sarebbe dovuto turbare la fede semplice dei familiari. Don
Primo ricevette l’indicazione che non si sarebbe dovuto turbare la fede semplice del vecchio emigrante. Sorrisero ambedue in quanto le risposte ricevute erano esattamente l’opposto di quello che avrebbe loro potuto suggerire l’amore proprio e lo zelo per la propria Confessione e organizzazione ecclesiastica. Si intesero subito: lo zio accompagnò nella morte
il decedente, e Don Primo gli diede l’assoluzione e fece i funerali.
Ambedue erano, e sono certamente anche ora nei cieli,
due combattenti di prima linea. Essi precedettero ed anticiparono Vera giovannea, non solo, ma indicarono — una volta di più — che nei momenti di perplessità ci si può porre in
ascolto e ricevere quelle indicazioni che necessitano.
Questo atteggiamento, unito ad una effettiva concretezza
di vita, furono e sono costantemente i momenti luminosi, dei
quali siamo grati a personalità come lo zio, come Mazzolari,
e tutti quegli altri per i quali vivere su questa terra o vartecipare ad altre forme di vita rappresenta il tenere uniti i fili
che ci collegano al cielo, che collegano cielo e terra.
Con il patrocinio del Comune
di Potenza e del Magnifico Rettore dell’Università di Basilicata, organizzato dalle comunità
di base (cdb) « Girasole » e « S.
Michele » di Potenza, con la partecipazione della chiesa metodista di Rapolla-Venosa, si è avuto nella giornata di sabato 13
aprile un interessante incontrodibattito con la « Teologia della
Liberazione » (TDL).
Il relatore, prof. José Ramos
Regidor, redattore di I.D.O.C. Internazionale, con una esposizione
chiara e scorrevole, si è rivolto
ad un pubblico numeroso, giovanile ed universitario, ospitato nell’aula magna della Università
lucana.
La proiezione di audio-visivi
sulla lotta di liberazione in Occidente e nel Terzo Mondo, hanno opportunamente contestualizzato la tematica dell’incontro e
favorito, in un secondo tempo,
una serie di interventi sia di gruppi culturali e associazioni, sia
di singoli.
La TDL, ha esordito il relatore, ha come soggetto dinamico
la realtà delle c^b in America
Latina (AL). Queste rappresentano un modo di essere chiesa
e di fare teologia, dove tutto
viene pensato, costruito e proposto nell’ambito di una grande spinta dal basso, per cui l’essere del sacerdote, del vescovo,
viene fortemente ridimensionato, fino ad eliminare il peso di
ogni forma di gerarchia e mediazione sacrale.
Più che l’analisi marxista dei
processi e del dominio economico in AL, quello che deve interessarci è in effetti il tipo di ecclesiologia emergente in AL e il
modo di fare teologia. Entrambi costituiscono una sfida nei
confronti di una chiesa cattolica che si pensa ancora in modo
eurocentrico e si struttura gerarchicamente e dogmaticamem
te reagendo in negativo a vari
pluralismi in atto.
La comnlessa ternatica della
TDL ha come primo atto l’analisi critica del reale e, in AL, il
confronto con i « dannati della
terra, gli emarginati, i poveri,
INTERROGATIVI ETICI A IVREA
La via della riconciliazione
« Trasgressione e riconciliazione » (oratori il pastore Ermanno Genre e l’ing. Ettore Morezzi, membro del Sinodo diocesano di Ivrea) è il tema che ha
concluso il nostro ciclo di dibattiti.
Il past. Genre ha subito precisato la portata dei concetti di
trasgressione e di riconciliazione evidenziando l’aspetto dinamico tra i due eventi, così come
appare anche nel N.T. con razione di Gesù che, attraverso la
trasgressione della legge, indica
la via della riconciliazione. Egli
ha poi esaminato il concetto di
riconciliazione secondo i cinque
passi delle epistole paoliniche
dai quali risulta chiaramente
che il soggetto della riconciliazione è sempre Dio; l’oggetto
sono i credenti, Israele, il mondo; lo strumento è imicamente
Gesù. Egli ha poi affrontato il
problema del « pentitismo », riconoscendo il carattere positivo
del dialogo apertosi recentemente con la « cultura » che viene dal
carcere, pur con il rischio di
grossi equivoci. La chiesa non
può negare una parola di riconciliazione, ma sarebbe anche necessaria la verifica di una parola di perdono da chi è stato colpito a chi ha colpito. Naturalmente il perdono di Dio non è
vincolato al perdono degli uomini e la chiesa deve esercitare
il ministero della riconciliazione
con i pentiti. Alla fine del suo
intervento il past. Genre ha
enumerato alcune posizioni contraddittorie della chiesa cattolica, anche in riferimento al recente convegno di Loreto (perdono per gli omicidi ma non per
i divorziati; la Vergine della
riconciliazione; l’esclusione delle comunità di base dal dialogo
di Loreto).
L’ing. Morezzi si è presentato
come laico credente e ha subito
ricordato la necessità della ricerca di amore e di confronto
sulla base della riconciliazione
che è donata e costantemente riproposta da Dio, soffermandosi
su due aspetti: legge del Patto
e legge della norma civile. Dopo
aver ampiamente esaminato i
diversi momenti di trasformazione nella realtà italiana sempre
più secolarizzata egli si è riferito ad una frase sentita a Loreto
sul cammino di coraggio della
cristianità per affrontare i problemi di oggi alla ricerca di punti etici e di rapporti nuovi nello
spirito di servizio. Ha poi evidenziato le ripercussioni nella convivenza umana di due fatti determinanti come la lotta per la pace (nella minaccia costante della violenza e della morte per
tutti) e il diritto al lavoro (con
il rischio della povertà come
condizione normale). A conclusione del suo intervento l’ing.
Morezzi ha richiamato l’attenzione sul bisogno di nuove solidarietà e di valori etici, sulla
Protestantesimo
in TV
DOMENICA 12 MAGGIO
ore 23 circa - rete 2
ATTUALITÀ’
In questo numero:
Situazione in Sud Africa: intervista telefonica in esclusiva del premio Nobel per
la pace Desmond Tutu; in
studio il rappresentante
dell’African National Council Benny Nato;
Convegno FGEI su fede e
soggettività;
Oscar Cullmann a Roma.
Concluderà il numero un
intervento del pastore Alfredo
Sonelli in risposta a varie
lettere sulla posizione protestante circa la mariologia.
gli sfruttati ». Quotidianamente
si è a contatto non con un mondo « adulto », secolarizzato, ateo,
ma con un mondo disumano, con
la « non persona », e qui si pone
il problema di come annunciare
Dio come Padre e amore.
Dall’impatto con questo quotidiano, emerge come secondo
atto la elaborazione teologica e
l’impegno di fede che si fa prassi liberante e quotidiana per
l’uomo intero.
In questo ambito si ravvisa
il servizio, l’importanza e la mediazione delle varie scienze umane: il marxismo al pari dell’ermeneutica e della storiografia,
viene utilizzato e ricondotto non
a visioni totalizzanti ma sempre
parziali, non a ricette definitive
ma a creare una coscienza critica. Nei confronti della TDL si
sono avuti tre tipi di atteggiamenti: uno, molto diffuso, di
una sufficiente distanza-indifferenza-ignoranza, l’altro di totale opposizione, che la bolla pregiudizialmente come teologia
marxista, e infine un atteggiamento di solidarietà. Nel dibattito si sono avuti una serie di
interventi, che hanno ricalcato
le piste dei vari atteggiamenti
nei confronti della TDL.
Particolare interesse hanno
.suscitato gli interventi di alcuni membri delle locali cdb e
del pastore evangelico delle chiese metodiste di Rapolla e Venosa. Collocandosi chiaramente sul
piano di una solidarietà internazionale, hanno ribadito la necessità di riflettere sul dato ecclesiologico della TDL. Quello
che in effetti disturba il vertice
della curia vaticana e che rappresenta una sfida non solo per
la chiesa cattolica, non è tanto
l’opzione «marxista» a favore
della liberazione dei « minimi »,
quanto il modo di essere chiesa
e di fare teologia delle cdb in
AL.
Nel corso dell’incontro, si è
ravvisato la necessità di una ricomprensione dell’essere oggi,
in Italia, cdb, in particolar modo nella realtà socio-economicareligiosa lucana: non basta il
semplice schierarsi a « sinistra »
e a fianco delle classi meno abbienti, ma urge una rifondazione del dato ecclesiologico che
eviti anche aspetti ambigui e di
compromesso.
Francesco Carri
necessità di riscoprire reali rapporti di riconciliazione umana.
Durante il dibattito (nel quale
è intervenuto anche il vescovo
mons. Bettazzi, ricordando le parole del pajst. Bertalot al convegno di Loreto) gli oratori hanno risposto ad alcune domande
(terrorismo, pentitismo, vita in
carcere, chiarimenti sul convegno di Loreto) e hanno ribadito i concetti già esposti nei loro
interventi.
COSSATO
Insegnamento
religioso
Come insegnare la religione a
scuola? Un dibattito sull’ora di
religione si è svolto a Cossato
(Ve), auspice il « Centro Studi
Dolciniani», e con il patrocinio
del Comune. E’ stata una occasione anche di ecumenismo pratico, data la diversa matrice degli intervenuti: don Mario Marchiori, parroco a Cossato, Franco Giampiccoli, pastore valdese
a Torino, Vittorio Bellavite, dei
« Cristiani per il Socialismo », e,
per il Centro studi dolciniani.
Gustavo Buratti.
Presentate le varie posizioni,
si è potuto constatare che se
tutti convengono sulla importanza del fatto religioso, le divergenze nascono non solo sui principi ma anche relativamente ai
contenuti, e ai metodi di insegnamento. Oltre al fatto del1’« ora di religione » così come è
ora e così come potrebbe organizzarsi in futuro, resta il problema di un rispetto reale per
chi è diverso, sullo sfondo di
una libertà religiosa che deve
valere per i laici e per i credenti.
4
4 vita delle chiese
10 maggio 1985
GIOVANI DEL V CIRCUITO Catechesì
Giornata ecologica in Val Pellice
Domenica 5 maggio 1985 si è
svolta a Bobbio Pellice una giornata sul tema dell’ecologia, organizzata dai giovani delle Chiese
Evangeliche del I® Circuito. E’ il
terzo anno che i gruppi giovanili
della valle dedicano una giornata
a problemi particolari: due anni
fa si è trattato del tema della pace, l’altr’anno del lavoro e quest’anno, appunto, dell’ecologia. E
come per gli anni precedenti si
è pensato di proporre questa iniziativa ai primi di maggio, forse
sperando che la primavera ci
avrebbe serbato una bella giornata. Questa speranza è stata purtroppo un po’ delusa, ma ciò non
ha impedito che tutto si svolgesse regolarmente, anche se la partecipazione, aperta a tutti, non è
stata molto soddisfacente.
Il programma della giornata è
stato vario e interessante; innanzitutto i Cadetti di San Giovanni hanno proposto, per raggiungere Bobbio Pellice, una simpatica biciclettata con partenza
dal piazzale del Tempio di San
Giovanni.
A Bobbio, alle ore 10,30 si è
svolto il culto, presieduto dalla
Unione di Bobbio Pellice e dal Pastore Claudio Pasquet, che è sta
to coi giovani per tutto il corso
della giornata. Dopo il culto ci si
è soffermati a leggere i cartelloni esposti fuori del Tempio dai
gruppi unione di San Giovanni e
di Torre Pellice (inquinamento
della nostra zona, condizione dei
corsi d’acqua ecc...), dal gruppo
EGEI di San Giovanni (denuclearizzazione) e dai cadetti di Torre
Pellice. Ha avuto inoltre successo
la bancarella gestita dal WWF:
erano in vendita spille, stampini,
libri e vari oggettini sempre sul
tema della natura.
Ci si è quindi riuniti per il pranzo al sacco ed in seguito il gruppo EGEI di San Giovanni ha organizzato un piacevole intrattenimento con giochi inerenti il
rapporto tra uomo e ambiente ed
i problemi causati dagli interventi neH’ecosistema naturale. Alle
ore 15 ci si è ritrovati nuovamente nel tempio, questa volta per
ascoltare i canti proposti dal Coretto di Torre Pellice e per assistere ad una breve rappresentazione teatrale preparata dai gruppi Unione di Torre Pellice e San
Giovanni, sempre sul tema ecologico. E poi ancora un trasferimento nella sàia unionista, dove
il gestore del rif. Granerò, sig.
Geymet, ha commentato alcuni
filmini sulla vita dei rifugi montani.
Verso le ore 17, a conclusione
della giornata, il gruppo Unione
di Bobbio Pellice ha coinvolto i
panfecinanti in una caccia al tesoro, o per meglio dire in una simbolica caccia al rifiuto.
E’ importante ricordare che i
gruppi giovanili hanno voluto
evitare che le riflessioni e le problematiche emerse nel corso di
questa iniziativa andassero perse: si è quindi pensato di inviare ad ogni Comune della Valle
una lettera, sottolineando Timportanza della sensibilizzazione
sul problema ambiente ed invitando ad organizzare a livello comunale iniziative quali il riciclaggio dei rifiuti. Le lettere sono
state sottoscritte da tutti i nartecipanti. Alla giornata hanno partecipato anche alcuni ragazzi della comunità di Genova, ospitati
per il week-end dai coetanei di
Luserna e Torre Pellice.
Cosa dire ancora? Senz’altro
una giornata riuscita, che ci ha
dato modo di riflettere insieme,
fraternamente ed amichevolmente, su un problema attualissimo.
B. M.
ecumenica
Il gruppo interconfessionale
(cattolici e valdesi), che da tre
anni affronta i problemi delle
« coppie miste », organizza con
gli amici svizzeri e francesi un
incontro ecumenico sul tema :
« La catechesi ecumenica : esperienze, problemi, prospettive ».
L’incontro si svolge presso la
Foresteria Valdese di Torre Pellice (To), che è in grado di ospitare per i pasti e per il pernottamento ed avrà luogo il 13-14
luglio 1985.
Il programma prevede momenti di riflessione, scambi di
esperienze, incontri con la comunità locale (cattolica e valdese) e un dibattito pubblico.
L’iniziativa è molto utile non
solo per le coppie interconfessionali, ma anche per preti e pastori, catechisti e monitori, predicatori laici, anziani e membri
di chiesa.
Chi intende partecipare è pregato di richiedere la scheda di
iscrizione col programma dettagliato a :
— Ada e Ubaldo Cavagnero Via Cambiano, 7 - 10064 Pinerolo - Tel. (0121) 21685.
— Myriam e Gianni MarcheseUi - Via Scipio Slataper, 13 20125 Milano - Tel. (02 ) 6086043.
— Mario Polastro - Via S.
Lazzaro, 3 - 10064 Pinerolo - Tel.
(0121) 22426.
N.B. ; Le iscrizioni debbono
essere fatte entro il 30.5.1985.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Incontro con i metodisti emiliani
PINEROLO — Per la prima
volta nella sua storia la comunità di Pinerolo è andata a visitare un gruppo metodista. E’
avvenuto il 26 e 27 aprile u. s.
quando i pinerolesi hanno incontrato i fratelli di Parma e
Mezzani.
Se interessante è stata la visita alla città di Parma, e per
questo ringraziamo vivamente
chi ci ha fatto da guida, commovente è stato l’incontro con
la gente che ha trovato in alcuni
di noi dei parenti che non vedeva da anni e che, forse, non
conosceva.
Dopo una squisita cena comunitaria abbiamo ascoltato l’interessante storia della chiesa di
Mezzani che, nata nella seconda
metà del secolo scorso, ha avuto un periodo di grande sviluppo grazie anche alla presenza di
una scuola evangelica fondata
nel 1871 frequentata in un periodo da ben 400 alunni che ha
permesso di avvicinare all’Evangelo buona parte della popolazione locale. Ora, purtroppo, i
membri di chiesa si sono molto
ridotti causa l’emigrazione e la
scarsità delle nascite. Sono uniti al gruppo metodista di Parma
e lavorano insieme.
Da Mezzani, passando per
Ferrara anche qui accompagnati da una guida competente,
membro della chiesa battista, la
quale è riuscita in poche ore a
farci ammirare molte bellezze
della città, siamo arrivati il 27
sera a Felónica accolti anche
qui calorosamente dalla comunità valdese locale. Ci siamo fermati a Felónica Po quasi 24 ore
che sono passate troppo presto
in mezzo a quei fratelli che conoscevamo poco, che ora son
diventati amici e desideriamo
rivedere presto.
La gita è riuscita a farci ammirare bellezze turistiche, ma
soprattutto a farci sperimentare ancora una volta « quant’è
bello, quant’è piacevole che fratelli dimorino insieme ».
Settimana culturale
SAN GERMANO — Nel quadro della « settimana culturale »
promossa in occasione dell’inaugurazione del Museo di San
Germano, nei giorni 20 e 24 aprile si sono tenuti due apprezzati
concerti. Il primo, un concerto
per organo e chitarra, è stato
tenuto dal prof. Ferruccio Corsani e da Furio Rutigliano. I
due interpreti sono già noti nelle nostre Valli ed un pubblico
attento e numeroso è intervenuto a decretare il successo della serata. Sono state eseguite in
Principal modo musiche di Bach,
seguite da opere di autori più
moderni. Il secondo concerto è
stato tenuto dalle Corali valdesi di Pinerolo e di San Germano. Anche qui musica di Bach,
ma sono stati eseguiti, accanto
a brani di musica « sacra », alcuni pezzi di musica « profana ».
Notevole l’afflusso di pubblico.
• Domenica 28 aprile si è tenuto l’annuale Bazar offerto dalle signore dell’Unione Femminile. Buona la riuscita della giornata e soddisfacente l’incasso,
che sarà devoluto ai nostri istituti. Il Bazar è uno dei pochi
momenti presenti nella vita della Chiesa in cui ci si può incontrare senza un programma preciso di studi e di attività, in cui
ci si vede uer il puro piacere
di stare insieme. E’ dunque un
momento da coltivare con rinnovato interesse.
• Nelle scorse settimane abbiamo avuto il funerale di due
nostri fratelli: Alberto Bouchard, di 72 anni, e Alberto Forneron, di 80 anni. Alle famiglie
nel lutto noi vogliamo rinnovare da queste colonne la nostra
simpatia, nella comune attesa
della resurrezione.
• Domenica 28 aprile è stata
presentata al battesimo Isabella
Balmas, di Emilio e di Eliana
Blanc. Un caro augurio alla
bambina ed ai genitori. Quella
stessa domenica i bambini della
Scuola Domenicale hanno ripreso la simpatica festa della famiglia ed hanno recato un omaggio floreale alle signore presenti.
• Due matrimoni hanno allietato la vita della nostra comunità. Valter Michelin Salomon e
Vera Peyrot si sono sposati il
20 aprile e Tiziano Giustetto e
Marina Forneron si sono sposati il 5 maggio. I nostri migliori auguri alle giovani coppie.
Assemblea
VII.LAR PELLICE — L Unio
ne Femminile ringrazia sentitamente i signori Boer (San Giovanni) per aver accettato di trascorrere con noi il pomeriggio
di domenica 14 aprile per presentarci un’interessante serie di diapositive in occasione del trattenimento offerto ai neo confermati.
Viva gratitudine anche alla Signora Gisela Lazier, al Dr. Paolo
Favini ed al loro rispettivo gruppo (flauto dolce e ballo storico)
per l’apprezzata serata musicale che ci hanno offerto nel tempio sabato 27 aprile in favore
della Casa « Mlramonti », a cui
è preceduta e seguita una vendita di oggetti vari allestita in
un locale delle ex scuole.
• Sono stati battezzati: Catalin Igor di Riccardo e di Negrin
Liliana e Gentilini Karen di Vaiter e di Catalin Alida; la grazia
del Signore riposi su questi bambini e sui loro familiari.
• La chiesa è grata al pastore
emerito Ernesto Ayassot per il
culto presieduto dom. 5 corr. m.
in assenza del pastore locale che
ha accompagnato con le monitrici la Scuola Domenicale in gita a Coazze, dove i ragazzi hanno partecipato al culto con la comunità col canto di alcuni inni,
e poi nel pomeriggio fino alla Sagra di S. Michele.
• L’Assemblea di Chiesa è convocata per domenica 12 maggio
alle ore 10,15. Dopo il culto svolgeremo il seguente ordine del
giorno:
— lettura e discussione della relazione morale e finanziaria
dell’anno 1984-’85;
— preventivo impegno finanziario 1986;
— elezione deputati alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo:
— varie.
• Il bazar avrà luogo domenica 19 maggio a partire dalle ore
14,30 e lunedì 20 nella sala delle
attività. Le sorelle dell’Unione si
trovano venerdì 17 alle ore 14
per la preparazione dei dolci.
Sguardo al futuro
ANGROGNA — «Tra poco
più di un anno la nostra comu
nità, sommando le capacità ricettive delle nostre strutture
d’accoglienza (Casa Pons, La
’’Rocciaglia”, il costruendo Bagnòou...) dovrà gestire più di 70
posti letto. Non è più pensabile
che il lavoro di organizzazione
e di accoglienza dei gruppi o dei
singoli venga svolto da una persona sola (in questo caso il pastore). E’ necessario attrezzarsi
in modo nuovo per il futuro ».
Questo è stato uno dei punti
’’caldi” dell’assemblea di domenica scorsa che, tra le altre cose,
ha approvato il nuovo preventivo di versamento per il 1986 che
prevede un aumento del 31% rispetto al 1985 per la nostra comunità. Infine sono stati votati
a stragrande maggioranza, i delegati al Sinodo : Eldina Long
Sappé, supplente: Jean Louis
Sappé ed alla Conferenza Distrettuale : Alenando Bertalot,
Marina Bertot, Daniela Ferrare
Platone; supplenti: Ernesto Malan. Orline Chauvie.
• Il pubblico di Angrogna ha
risposto positivamente alla rappresentazione di sabato 4, del
gruppo filodrammatico di Torre
Pellice, su « Tegel». Tra il pubblico molti catecumeni con i loro genitori; il dramma, incentrato sul tema della morte, è di
grande impegno. La serata è stata anche un’utile occasione per
ricordare ai numerosi presenti
la figura di Bonhoeffer in cui
« l’essere per gli altri » si è realizzato sino al martirio per mano nazista.
Bazar
VILLAR PEROSA — Dome
nica 12.5: Bazar al convitto
(apertura ore 14.30).
• L’Assemblea di Chiesa ha
eletto Laura Scaramella Bouehard come anziano in sostituzione di Plorine Bleynat. non
rieleggibile. Deputati alla Conferenza sono stati eletti Marilisa Bessone, Silvio Rosso e Daniele Serre ; deputato al Sinodo: Paolo Ferrerò. L’assemblea
ha inoltre accettato la proposta
della Commissione Distrettuale
ner l’impegno finanziario 1986:
L. 15.300.000.
• Felicitazioni a Guido e Rina Long per la nascita del primogenito Giorgio.
• Venerdì 3.5 ha avuto luogo
il funerale di Evelina Burand
ved. Pelissero. Ai figli esprimiamo la solidarietà della comunità.
In questa rubrica pubblichianno le
scadenze che Interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedì
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Giovedì 9 maggio
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Presso la Chiesa valdese si tiene la riunione del Collettivo Biblico Ecumenico. Inizio ore 20.45.
Argomento: Testo di Lima sul Ministero.
Introduce il past. Luciano Deodato.
Domenica 12 maggio ~
n FESTA DELLE SCUOLE
DOMENICALI DEL
1° CIRCUITO
ROBA’ — Con inizio col culto alle
ore 10.30 si tiene nei Tempio la festa
delle scuole domenicali della Val Pellice.
______Lunedì 13 maggio______
□ INCONTRO PASTORALE
PRAMOLLO — Con inizio alle ore
9.15 si tiene presso la sala valdese
l'incontro pastorale mensile aperto a
pastori e predicatori laici. La meditazione iniziale sarà tenuta dal pastore
Archimede Bertolino. Argomento di studio e confronto è il libro di D. Solle
« Scegli la vita ». Introduce il pastore
Erica Tomassone.
Giovedì 16 maggio
□ RIUNIONE
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
PINEROLO — Con inizio alle ore 17
e termine alle ore 22 si tiene presso i
locali della chiesa valdese (via dei
Mille 1) l'incontro mensile dei collaboratori dell'Eco delle Valli Valdesi.
Cena in comune. Annunciare la partecipazione al past. Giuseppe Platone,
tei. 944144.
Venerdì 17 maggio
□ ASSEMBLEA
3® CIRCUITO
PRALI — Alle ore 20.30 ha luogo
presso la sala valdese l’assemblea del
Ili circuito. Ordine del giorno:
— Relazione del consiglio;
— Programma estivo e prossimo anno ecclesiastico;
— Elezione del consiglio;
— Varie ed eventuali.
n ASSEMBLEA
1® CIRCUITO
BOBBIO PELLICE — Alle ore 21,
presso la sala, si terrà l’annuale assemblea con la lettura e discussione
della Relazione annua e votazione del
Consiglio di circuito. Nessun delegato
manchi all'appuntamento.
Sabato 18 maggio
□ RICORDANDO BACH
TORRE PELLICE — Alle ore 21, nel
Tempio valdese, si tiene un concerto
celebrativo del 3" centenario della nascita di Johann Seb. Bach. Musiche
per organo, flauto diritto e cembalo,
Soprano e organo. Ingresso libero; offerte per la ristrutturazione dell'Ospedale valdese di Torre Pellice.
Esecutori: Maria Preda Giannotti, soprano; Paolo Dogliotti, flauto diritto;
Ferruccio Corsani, organo e cembalo.
Domenica 19 maggio
□ FESTE DI CANTO
PRALI e SAN SECONDO — Nei
templi di queste due località si tengono alle ore 15.30 le feste di canto
delle corali valdesi.
5
r
10 maggio 1985
vita delle chiese 5
INTERVISTA A PAUL KRIEG, DIRETTORE DELLA CASA CARES
CALABRIA
Da New Orleans a Reggello Svizzeri a Bethei
A trenta chilometri da Firenze, un po’ fuori dairabitato di
Reggello, Comune di 13.000 abitanti, sorge la villa « I Graffi »,
nuova sede della Casa Cares; Comitato Assistenza Ragazzi e Studenti.
Firenze, l’eredità spirituale di
Giuseppe Comandi, il bisogno da
parte di qualche (allora) giovane imprenditore piemontese (il
calvinismo in senso corrente era
più diffuso, negli anni del « boom » economico, tra i Fratelli
che Ira i Valdesi) di tradurre
l’Evangelo in un’azione sociale a
favore del prossimo meno fortunato, portò negli anni... alla
nascita del Cares: una casa aperta agli orfani e ai disadattati. Ricordo il missionario Bob Mc’Connell che cantava gli inni del « gospel » americano, mentre mio padre pigiava sull’acceleratore verso Firenze. Gente come Abele
Biginelli, l’architetto Vai, Luigi
Lenti, i professori Mauri e Gastaldi, Gina Manfredi, Febe Giolitto, che metteva la sede della
sua prestigiosa sartoria a disposizione dei vari incontri, hanno
dato vita ad un impegno sociale
che oggi si riattualizza nel Cares.
E in parte rivive perchè tra
gli ex « caresini » è tornato da
sei settimane, in questa casa adagiata sulle colline toscane,
Paul Krieg. Certo, quando a venti anni Paul lavorò per un anno
al « Comandi », nella vecchia sede di via Pisana, non immaginava che vent’anni dopo sarebbe
stato chiamato — e questa volta
dalla Tavola Valdese — a rilanciare e riorganizzare un’opera
sulla quale molti hanno sognato
e pochi hanno lavorato. Paul è
tornato con Antoinette, zurighese, e due figli. Luca di sei anni e
Leah di tre. La proprietà è grande. Degli undici ettari che la circondano, quattro sono coltivati
a uliveto e vigna. Li cura Gioele
Mongiovetto, ex-corazziere del
Quirinale, appartenente al vecchio gruppo dei Fratelli di Piverone (Torino): l’unico che parli
ancora piemontese, la lingua dei
fondatori.
AlTandamento della Casa collabora una giovane berlinese,
Verena Ludwig, innamoratasi de
« I Graffi » attraverso le parole
del suo pastore Paul Krachen.
« Casa Cares è il luogo ideale —
scrive il pastore Krachen — per
coniugare rillessione e lavoro manuale; un gruppo può trovare
qui infinite possibilità di contatto con la natura e di arricchimento spirituale ». A lungo si è
parlato di creare in Reggello (la
questione era rimbalzata anche
nel Sinodo del 1982) un centro di
riabilitazione per tossicodipendenti. L’ipotesi, molto impegnativa e problematica, non è ancora accantonata. Ma per il momento dal Comitato di gestione
del Cares emerge l’idea di mantenere la Casa come centro evangelico di incontro in cui « gli
ospiti possano trovare — dice
Marcello Oicchcse, membro del
Comitaù.) — un luogo di riposo
c di meditazione ».
Per due anni, prima dell’arrivo dei coniugi Krieg, la Casa
aveva già avviato un lavoro di
accoglienza ai gruppi grazie all’impegno di Marco e, soprattutto, "Teresa Jourdan. Ora con l’arrivo di Paul e Antoinette il lavoro potrà essere potenziato.
Dopo avere lavorato per anni
a New Orleans, alle dipendenze
della chiesa luterana, in un difficile lavoro tra ragazzi psicopatici, i Krieg hanno accettato di
fare questo « salto » in Europa.
Perchè? « Intanto — precisano i
Krieg — crediamo che con la
chiesa valdese si possa sviluppare un lavoro serio ed approfondito. Poi abbiamo qui, in Europa, moltissimi amici anche perché Paul ha lavorato in Italia
nel 1965 e tra il 1968 e il 1972.
Infine, non ce lo nascondiamo.
amiamo l’Italia ».
Le prospettive della Casa? « E’
un po’ presto per dirlo — risponde Paul — abbiamo davanti a
noi un anno e mezzo di ’’prova”
prima di fare il punto. Per il
momento il calendario si sta riempiendo di prenotazioni di
gruppi che vogliono venire qui.
Noi puntiamo soprattutto sui
gruppi giovanili evangelici, italiani e stranieri ». Ma forse la
prima risposta a questa domanda emergerà dal convegno organizzato da Casa Cares tra il 28
e il 30 giugno, aperto a tutti, in
cui si dibatteranno problemi e
scelte future.
La donazione alla Tavola di
Casa Cares ha poco più di un
anno di vita. La lunga trattativa
è stata seguita passo passo dalla
Tavola Valdese che ha già investito parecchio nella ristrutturazione della proprietà. Con l’arrivo della famiglia Krieg può decollare una nuova fase di presenza e identità di Casa Cares
nell’ambito dell’evangelismo italiano. Un americano che parla
perfettamente italiano, un’eredità dal mondo dei Fratelli, una
rete europea di amici; sommando si ottiene un punto in più
per l’unità operativa del protestantesimo italiano, nella diversità delle sue « anime ».
Giuseppe Platone
Nei giorni 9-13 aprile si è avuto un incontro a Bethei con alcuni giovani di Zurigo di età
compresa tra i 16 e i 20 anni,
venuti in Calabria per conoscere
il centro e le attività che attraverso esso si fanno e le caratteristiche sociali e religiose della
nostra regione, oltre che per trascorrere un breve periodo di vacanza.
A questo proposito sono state
realizzate escursioni nei dintorni e una' gita al mare, che ha
particolarmente entusiasmato i
partecipanti.
Gli argomenti di conversazione (non erano previsti veri e
propri studi guidati da relatori)
sono stati affrontati in gruppi e
hanno toccato vari aspetti della
realtà italiana in generale, e del
sud in particolare:
— La donna e la sua posizione
nella famiglia, nel lavoro, nella comrmità evangelica;
— L’economia italiana e i rapporti di lavoro tra operai e
padroni o dirigenti della fabbrica;
— Ruolo dei partiti politici e dei
sindacati nella nostra società;
— La posizione delle nostre
Chiese in relazione a questi
problemi.
Da parte loro, gli svizzeri ci
hanno dato informazioni circa:
— La posizione dello « straniero » nella società svizzera e in
particolare degli emigrati italiani;
— Come vivono i giovani e come gestiscono il loro tempo
libero;
— L’organizzazione politica del
Paese;
— La posizione della Chiesa Protestante di fronte ai problemi
mondiali.
Questi argomenti sono stati discussi in una assemblea generale, dalla quale è scaturito un
quadro molto vario di due realtà sostanzialmente diverse, sia
dal punto di vista politico e sociale sia del coinvolgimento delle
Chiese, in relazione ai problemi
attuali, presenti nel mondo.
Non sono mancati i momenti
di aggregazione che si è realizzata di volta in volta spontaneamente attraverso giochi, passeggiate, canti...
Tutti i partecipanti hanno valutato positivamente l’incontro,
che è stato vissuto dai giovani
svizzeri come un momento di
« scoperta » di un modo molto
diverso dal loro di capire i oroblemi. Quello cioè che coinvolge
personalmente ogni singolo credente, e dai partecipanti italiani
come un’occasione per conoscere
e comprendere almeno una piccola parte del mondò protestante svizzero, che forse spesso è
condizionato dalla cultura e dalla tradizione storica del Paese.
A. V.
CORRISPONDENZE
Portici: la chiesa non rallenta
PORTICI — Dopo la dipartita del caro pastore Emanuele
Santi, la comunità evangelica del
Corso Garibaldi 235 non si è
dispersa, non ha rallentato il
ritmo delle sue attività, non è
venuta meno nella fede. Al contrario il Signore ha fatto sentire potente il suo intervento ed
il Consiglio di Chiesa ha preso
su di sé il carico di tutte le
iniziative elaborando quel piano
di lavoro e di attività che era
stato già voluto dal pastore
Emanuele. Il Consiglio di Chiesa ha perciò continuato a riunirsi periodicamente sotto la
presidenza di un fratello anziano
ed il pulpito è stato tenuto a
turno da predicatori laici tutti
facenti parte del Concistoro.
Il culto di Pasqua, al quale
ha partecipato il 90% dei membri, ha preso lo spunto da una
circolare inviata dal Consiglio
di Chiesa ai fratelli della comunità: « qual è per noi oggi
il significato salvifico della morte del Cristo e qual è il nostro
atteggiamento di fronte al grande amore manifestatoci dal Si
gnore». Dopo il sermone e prima della Santa Cena, in base a
quanto stabilito dal Consiglio di
Chiesa il 23 febbraio scorso, il
Concistoro ha proceduto all’insediamento nel suo ministerio
del nuovo diacono fratello Luigi
Di Somma. Nel momento in cui
il fratello si apprestava a dare
la sua risposta alla chiamata
del Signore, la comunità si è
alzata in piedi ed ha levato le
mani in segno di consenso e
di benedizione. E’ stato un momento di grande emozione e
profondo significato per tutti.
Il Signore voglia benedire questo fratello nelTopera che si appresta a compiere in seno alla
comunità e confermarlo sempre
di più nelle sue aspirazioni. E’
seguita la Cena del Signore presieduta da membri del Consiglio di Chiesa.
Domenica 14 aprile abbiamo
avuto la gioia di avere con noi
Un gruppo di olandesi venuti in
visita a Casa Materna. Essi erano guidati dal pastore C. Van
Leeuwen della Chiesa metodista
olandese il quale, parlando in
perfetto italiano, ci ha edificati
con un sermone fondato sul passo tratto da Giov. 21: 22: « Tu
seguimi! ». Domenica 21 aprile,
poi, ha tenuto il pulpito una
sorella battista che ci ha parlato
su Giacomo 2; 14. E’ stato un
sermone che ha toccato il cuore
di tutti specialmente là dove, ricordando gli ultimi giorni di vita del pastore Emanuele Santi,
la sorella ha posto in evicienza
l’abnegazione e l’amore cristiano di chi lo ha assistito sino all’ultimo.
La comunità, con l’aiuto del
Signore, va maturandosi ed i
suoi membri realizzano, giorno
dopo giorno, che è bello vedersi, è bello lo stare insieme, è
bello realizzare la commiione
fraterna e sperimentare insieme
le benedizioni del Signore. I fratelli hanno compreso ohe la par
tecipazione ai culti ed alla vita
comunitaria è proprio « ima
possibilità che Dio concede al
SUO popolo affinché possa vivere nell’allegrezza della speran
Colonie Borgio
Alle colonie imarine della Casa
valdese di Borgio Verezzi per ragazzi e ragazze dai 6 ai 12 anni
sono ancora disponibili posti per il
3” e 4” turno:
3": 29 luglio - 19 agosto
4°: 19 agosto - 9 settembre
Iscrizioni entro il 31 maggio.
Scrivere alia Commissione Casa
balneare valdese di Borgio - Via
Pio V, 15 - 10125 Torino.
BIELLA
Consultazione delle chiese
metodiste in Italia
Il Comitato permanente dell’Opera per le Chiese ev. metodiste in Italia (OPCEMI) come già preannunciato da alcuni mesi, indice per i giorni 31 maggio, 1 e 2 giugno 1985 a
Ecumene (Velletri) una Consultazione delle chiese metodiste
in Italia per una riflessione sui problemi relativi alla vita
delle chiese stesse nel contesto dell’integrazione.
Gli arrivi dei partecipanti sono previsti per il pomeriggio del 31.5 e le partenze avranno luogo dopo il pranzo del
2 giugno. I lavori inizieranno alle ore 21.30 del 31 maggio.
Ogni consiglio di chiesa nominerà 2 rappresentanti della
comunità oltre al ministro in attività.
Iscrizioni; per motivi logistici e organizzativi si prega
di comunicare nomi ed indirizzi all’Ufficio dell’OPCEMI —
Via Firenze 38 - 00184 Roma — Telef. 06/4743695.
Vandali al cimitero
« stampa Sera » del 6 maggio
riporta in un articoletto dal titolo « Vandali al cimitero contro tombe valdesi » la notizia
che il cancello del reparto valdese del cimitero di Biella è stato forzato nottetempo e all’interno è stato compiuto uno sfacelo. « Nel cimitero valdese —
riferisce l’articolo — sembrava
fosse passato un tornado. Tutte le tombe erano state profanate, le lapidi abbattute e spaccate. ’Era uno spettacolo che
stringeva il cuore’ racconta ancora l’uomo (il custode). I vandali si sono accaniti contro le
tombe con furore quasi fanatico ». Il giornale esclude comunque che vi siano indizi di una
matrice politica o religiosa del
fatto.
Non è il primo cimitero ’visitato’ da ignoti. Altri cimiteri del
biellese, a Crevacuore e Postua
nella Valsessera, sono stati oggetto di atti vandalici. Inspiegabile comunque il motivo per cui
a Biella — a parte un lampioncino in frantumi nel reparto genérale — il trattamento sia stato riservato al solo settore valdese.
Abbiamo raggiunto per telefono Mario Castellani, il conduttore della Chiesa valdese di
Biella, il quale ha confermato
quanto scritto da « Stampa Sera» aggiungendo che la comunità ha appreso la notizia con
molta dignità e si è impegnata
a fare il possibile per rimettere
in sesto i! reparto devastato.
6
6 prospettive bibliche
10 maggio 1985
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Il culto quotidiano
2 - ROMANI 12: 1-2
4 Q Vi esorto dunque, fratelli, per la mi• ^ serlcordla di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale.
2 Non conformatevi a questo mondo,
ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà
di Dio, la buona, accettevole e perfetta
volontà. (Trad. Riveduta revisionata).
•t Q ^ Dio ha manifestato la sua miseri
1 ^ cordia verso noi. Vi esorto dunque,
fratelli, a offrire voi stessi a Dio in sacrificio vivente, a lui dedicato, a iui gradito.
E’ questo il vero culto che gli dovete.
2 Non adattatevi alla mentalità di questo
mondo, ma lasciatevi trasformare da Dio
con un completo mutamento della vostra
mente. Sarete così capaci di capire qual è
la volontà di Dio, vale a dire ciò che è
buono, a lui gradito, perfetto. (TILC)
Vado al culto, diciamo, oppure
parliamo di quelli che « non
vengono al culto ». Ma qui
Paolo parla di un culto diverso, parla della nostra vita di tutti i giorni. Dobbiamo però anzitutto
ricordare che comincia a parlarne
con un « dunque ». In sostanza, ricorda che la base della nostra vita
quotidiana è stata la vita quotidiana
di Gesù, in cui Dio si è "rivelato” e
ha agito. Ci chiede, da parte di Dio,
il nostro « culto », Paolo? — lo fa
sulla base di quel « dunque », del
fatto che Gesù ha veramente e in
modo perfetto « adorato » Dio e a
lui ha reso un culto esclusivo: non
solo né anzitutto perché non ha mancato alle riunioni della sinagoga e,
quand'era a Gerusalemme, ha attivamente frequentato il Tempio (più,
è vero, per incontrare persone e annunciare loro il Regno, che per partecipare a riti e sacrifici).
Il culto di Gesù
Il "culto” di Gesù, la sua comunione con Dio sono stati quotidiani,
continui; per lui la strada, la piazza,
la stanza di un’abitazione, il campo
sul quale si suda a coltivare, il tavolo di cucina sul quale la massaia
intride la farina e modella il pane —
tutto questo è stato per lui il "tempio”, luogo d’incontro con Dio. Culto e vita per lui sono stati veramente tutt’uno.
Questo vuol dire Paolo quando
parla di lui come del secondo, dell’ultimo, del nuovo Adamo (Romani 5:
12 ss.; 1 Corinzi 15: 21 ss., 45 ss.): Gesù è l’uomo che davvero non si stacca, nemmeno per un attimo, dal suo
Signore e Dio. E poiché è stato Dio
a mandarlo, a venire in lui, ecco che
in questo mondo del disordine, della nostra sconnessione e opposizione
fra "culto” e vita, appare questa vita rettamente umana cioè pienamente riferita a Dio, e ci apre la possibilità di uscire, per grazia, dal cerchio
chiuso della nostra condizione perduta di uomini "divisi”, dalla nostra schizofrenia spirituale.
Quando parla delle « compassioni
di Dio », Paolo non usa una frase
pia; parla, con molta precisione, di
Gesù, del suo vivere ora per ora in
presenza di Dio e in comunione con
lui, fra noi e per noi. E’, in persona,
l’amore assoluto, impegnato di Dio
e, altrettanto, l’amore « con tutto il
cuore » di un uomo per Dio, per conto di noi tutti, potremmo dire. Che
ci sia stato quest'uomo, quest’unico
(Rom. 5: 15), è un dono misericordioso di Dio.
Presentare i corpi
Questo amore assoluto, impegnato che Dio ci ha mostrato in Cristo,
esige in risposta un amore totale,
impegnato; perciò, riecheggiando il
cosiddetto « sommario della Legge »
formulato da Gesù, (Marco 12: 28 ss.
Come ricordavamo la scorsa settimana, nei primi 11 capitoli della
sua grande lettera ai Romani Paolo ha parlato dell’amore ’’giustificante” di Dio, della vita di Gesù Cristo ’’per noi”, della sua opera ohe può
essere condensata nell’espressione così realistica : « le compassioni, le
viscere misericordiose del nostro Dio ». Poi... Paolo viene al « dunque » ;
ne abbiamo considerato il senso, il fondamento, ora vediamone il contenuto.
a cura di GINO CONTE
e paralleli) Paolo scrive: « io vi esorto (dunque) fratelli (e sorelle) a presentare i vostri corpi in sacrifìcio vivente... ».
Il corpo, nel linguaggio biblico, indica certo la nostra concretezza di
creature umane, ma non è affatto limitato al lato fisico, indica tutta la
nostra vita quotidiana, fatta di gesti, di movimenti, di pensieri, di
sentimenti, di decisioni prese o evitate, di rapporti, di attività, di requie.
Il nostro corpo siamo noi, dal risveglio all’incoscienza del sonno (e,
oggi lo sappiamo meglio, anche in
essa; ma, ovviamente, non possiamo
« presentare » la nostra incoscienza), nella nostra giornata normale,
feriale.
E allora: risvegliarci e ringraziare, per il dono rinnovato della vita,
di una giornata; e disporci a viverla, questa giornata donata, nella riconoscenza e nell’offerta a lui che
ce la dà: sforzandoci di non dimenticarlo ora dopo ora nell’assillo e
nella distrazione quotidiani, sotto le
mille sollecitazioni cui siamo sottoposti da parte di altri, delle responsabilità, delle informazioni. Questa
offerta è naturale, "logica” se abbiamo davvero ascoltato e creduto
l’Evangelo (quello di Gesù, di Romani 1-11), che il Catechismo di Heidelberg, uno dei più belli della Riforma, condensa così, proprio all’inizio: la "consolazione”, la forza gioiosa e resistente della nostra vita cristiana sta in questo: che con tutto
l’essere nostro, anima e corpo, noi
non apparteniamo più a noi stessi,
ma al Signore che ci ha amati e redenti e chiamati al suo servizio, che
si attende da noi il "culto”, l’adorazione di tutta la nostra vita; che
ci ha chiamati a servirlo e ci vuole
interamente per sé.
Solo nella trama di questo culto
costante, quotidiano, ha senso il
momento del "culto” personale e
comunitario. O, meglio, questo diventa il momento in cui nel raccoglimento, nella comunione, nella ricerca comune prendiamo fiato, ricuperiamo energie, lasciamo che l’Evangelo ossigeni la nostra vita-culto,
riceviamo chiarezza, almeno parziale per il "culto” quotidiano.
Un culto spirituale
Ci è chiesto, insomma, di non lasciare che siano l’ambiente e le circostanze (peggio, le mode) a plasmare i nostri atteggiamenti, la nostra mentalità e la condotta che ne
deriva, cioè a dare — se lo ha —
un senso alla nostra vita. Solo se la
nostra esistenza sarà continuamente
riplasmata e riorientata dall’Evangelo, dalle « compassioni di Dio », essa
sarà un culto spirituale.
Ma intendiamoci: « spirituale »
qui non vuol dire « interiore », dell’anima, dei sentimenti, della « cameretta » (Matteo 6: 6); vuol dire
« animato dallo Spirito di Dio ». E'
il culto determinato dalla comunione dello Spirito santo, dall’energia
(spirito- soffio, fiato) vitale che scaturisce dall’opera misericordiosa di
Dio, opera sua, prima che opera nostra; ma anche, veramente, vita nostra, piccola nostra vita quotidiana.
Il testo greco, dalla Riveduta tradotto « spirituale » (la TILC parafrasa: « vero culto »), dice loghikèn,
letteralmente « logico », e probabilmente vuol dire sia « razionale, coerente, conforme » ai presupposti (le
compassioni di Dio) sia, anche,
« frutto dell'azione creatrice della
Parola (Logos) » incarnata in Gesù
e operante e creatrice nel suo Spirito che rende viva la testimonianza
evangelica resa a lui.
Questo ci chiede, da parte del Signore, l’apostolo: una vita quotidiana, anche spicciola, offerta a Dio come un « sacrifìcio »'. Non rituale!
— poiché non si tratta di offrire
qualcosa, magari molto, ma di offrire noi stessi. Solo un culto di questo genere è « vivo », fa corpo con
la nostra vita. Solo un culto di questo genere è « santo », rappresenta
cioè una vera consacrazione a Dio,
una messa a parte della nostra vita
che costituisca nel mondo un segno
in qualche modo originale, diverso,
significativo e indicativo per altri...
che abbiano occhi per vedere e cuore per intendere. E solo un culto di
questo genere è « accettevole », solo
così può essere gradevole e gradito a
Dio. Un culto che non sia così non può
essergli gradito, perché o è pia illusione, o è ipocrisia; un culto che
non sia così, riduce Dio a divinità
del tempio e sia pure, per noi pretesi "spirituali”, del "tempio della
coscienza”; lo esclude, lo butta fuori (si fa per dire) dalla vita quotidiana, dalla vita vera, pretendendo
magari inconsciamente di relegarlo
nella sfera "religiosa”. Ed è proprio
quel che il mondo vuole, quel che
Satana vuole, che il nostro, il mio
« uomo vecchio » vuole, quel che
1’« adamo » ha voluto fin dal principio: estromettere Dio dalla vita
reale, impedirgli di incidere nel
Quotidiano, nel nostro.
li Dio relegato
E’ terribile come noi cristiani, dì
tutte le chiese e confessioni, abbiamo lasciato e lasciamo che Dio sia
relegato nel "tempio” (magari, appunto nel "tempio della coscienza"),
anzi vi abbiamo attivamente contri
buito, riducendo l’Evangelo a relì
gione. Certo, questa "religione” cristiana ha avuto e ha qualche conseguenza pratica, nella morale personale e, in qualche misura, anche civile. Ma... due esempi fra tanti.
Pensiamo quanto è stato lungo,
proprio in terre "cristiane”, il cammino del superamento della schiavitù! Per quanti secoli padroni e
schiavi, vestiti a festa, con raccoglimento e pietà, sono "andati al culto" insieme (non fianco a fianco),
hanno cantato gli stessi inni, ascoltato lo stesso Evangelo e... sono tornati tranquilli, almeno da parte padronale, alla quotidiana .s-confessione della gloriosa libertà dei figli di
Dio e della fraternità in Cristo. O
pensiamo quali e quanti ostacoli
proprio le chiese hanno spesso opposto al millenario, sofferto proce
dere verso il riconoscimento della
libertà di coscienza: senza neppure
accorgersi, apparentemente, della
patente s-confessione di un Signore
che è venuto non a imporsi — eppure era il vero, il giusto, il solo buono! — ma a lasciarsi crocifiggere,
dopo essersi lasciato diffamare, contestare, respingere.
Esempi macroscopici, di cui non
ci capacitiamo, come non riusciamo a Q^pire l'apartheid sudafricano
e meno ancora le giustificazioni
pseudoteologiche di questo « sviluppo separato » e soprattutto squilibrato. Ma non devono nasconderci
i mille casi magari microscopici ma
quotidiani che costellano la nostra
esistenza e in cui invece di confessare il Signore lo s-confessiamo, agendo e trascurando di agire, parlando o
tacendo, impostando la nostra vita,
il nostro lavoro, i nostri rapporti, il
nostro tempo libero, tutto, insomma, come se in fondo egli NON fosse il Signore e ci fossero molti momenti della nostra giornata, molti
aspetti della nostra esistenza in cui
non avessimo da presentare « i nostri corpi », noi stessi in « sacrificio », in offerta di gratitudine a Dio.
Ma imperterrito l’apostolo insiste:
« Io vi esorto, per le compassioni di
Dio... ». E grazie a Dio non ci permette di illuderci di avere la meraviglia di Romani 1-11 senza la serietà di Romani 12 ss. In quest’ordine!
Gino Conte
’ Non c’è più « sacrificio » nel « tempio » — il quotidiano, nella sua laicità, è
« santo », consacrato a Dio, vero sacri-ficio: ecco il rovesciamento, vero anticipo
del « Regno di Dio », già in qualche misura accennato nell’A.T., ormai compiuto in Gesù, fine del Tempio (e di ogni
teologia, e prassi, del Tempio).
7
10 maggio 1985
obiettivo aperto 7
RAPPORTO 1984 DELL’ONU SULLA DROGA NEL MONDO ;
L'IMPERO DEL MALE
Fra i mali sociali del nostro tempo, la droga indubbiamente^ è
uno dei più preoccupanti. Mentre infatti altre « piaghe », come Valcolismo o il fumo (anche se provocano molti più morti) restano maggionuenle circoscritte ai « fruitori », la droga ha ben altre implicazioni. La sua produzione ed il suo smercio illegali provocano una
serie di eventi delittuosi che vanno dalla criminalità locale a quella
internazionale (mafia, gangsterismo, ecc.). A livello di consumo, essa provoca un numero sempre più crescente di furti, aggressioni,
violenze varie, per non parlare dei risvolti sanitari.
L’O.N.IJ., nella molteplicità delle sue funzioni, dispone di un
organismo internazionale di controllo degli stupefacenti che ha
diffuso qualche tempo fa il suo Rapporto per l’anno 1984. Da esso
si desume che il triste fenomeno si diffonde e si aggrava sempre più.
.Allo scopo di affiancare e di favorire il dibattito che si svolge
nelle comunità — dibattito che ci auguriamo si estenda e si approfondisca — pubblichiamo una sintesi della suddetta relazione.
r. p.
golamenti necessari per l’applicazione di detti trattati. Se non
vi sarà un’adesione completa e
generalizzata, Tefiicacia della
lotta contro il traffico illecito e
contro ogni altro aspetto della
lotta contro la droga ne risentirà.
Il nostro Organismo, nell’afflancare e nel condividere le preoccupazioni dei governi, sottolinea senza alcuna riserva che il
traffico illecito della droga potrebbe costituire un vero e proprio crimine contro l’umanità.
Una prima misura potrebbe consistere nell’adozione da parte
dei singoli governi di una Dichiarazione universale in vista
di ima più energica azione concertata contro le attività illecite, nel quadro della Convenzione
unica sugli stupefacenti del ’61,
poi emendata dal Protocollo del
1972, e della Convenzione del
1971 sulle :SQ5tàpze psicotrope.
Questa Dìchìàràzione potrebbe
completare i trattati esistenti e
potrebbe costituire un solenne
appello per un’azione più rapida, più larga e meglio coordinata contro il traffico e contro
tutte le altre attività illegali.
La situazione
mondiale
L’abuso delle droghe continua
a minacciare un gran numero
di persone, fino a compromettere l’ordine economico e sociale
in alcune regioni del mondo. Le
droghe consumate da diversi
strati della società — ivi compresi i giovani durante gli anni della loro formazione — riguardano particolarmente gli
oppiacei, la cocaina, il cannabis
(o canapa indiana, da cui si ricava l’hashish, ndt), varie sostanze psicotrope (che cioè agiscono sullo stato psichico e che
vanno dai rilassanti, alle anfetamine, agli allucinogeni, ndt)
nonché altre sostanze ancora che
provocano la dipendenza. I rischi per la salute sono ancor
più aggravati dall’abuso simultaneo di parecchie droghe, spesso in combinazione coll’alcool.
La coltivazione e la produzione illegale di queste droghe, come pure il loro traffico, continuano ad essere finanziate e
condotte da criminali internazionali molto ben organizzati. Ben
pochi paesi sono immuni da
questo problema. Nel corso del
1984 parecchi capi di Stato,
specie del continente americano,
hanno lanciato delle controffensive contro i trafficanti, mediante
distruzione dei campi di coca e
di papavero da oppio, colla requisizione di droga e di laboratori clandestini, con arresti dei
responsabili e col sequestro di
immense fortune finanziarie.
Tuttavia, stante la gravità della
situazione, per ottenere dei risultati apprezzabili, occorre che
queste controffensive siano risolutamente condotte a livello più
generale.
E’ necessario anzitutto eliminare un certo lassismo di alcuni paesi che hanno autorizzato
l’abuso di droghe « dolci » ritenendo in tal modo di poter meglio controllare altre droghe ritenute più pericolose. All’atto
pratico, è proprio successo il
contrario. Questi provvedimenti
presi nei confronti delle droghe
« dolci » sembrano esser stati
considerati sia dal pubblico e
sia dai trafficanti come un segno di tolleranza verso le droghe in genere. La qual cosa ha
comportato un’escalation dello
abuso di tutte le droghe, sia
« dolci » che « dure », a volte
consumate assieme, come pure
un aumento del traffico allo scopo di soddisfare l’accrescimento
della domanda.
Negli ultimi anni parecchi governi hanno adottato delle leggi più repressive contro i trafficanti di droga. Tuttavia, in
molti casi, a questi criminali
vengono comminate delle pene
piuttosto lievi, che consentono
loro di riprendere la propria
attività.
Alla fine degli anni ’60, di fronte al repentino ampliarsi del problema della droga, i governi si
impegnarono a rafforzare i propri organi di controllo colla stipula di nuovi trattati. E’ spiacevole constatare come certi paesi non abbiano ancora promosso
la relativa legislazione ed i re
Produzione
e commercio
Il rapporto dell’Organismo
dedica particolare attenzione ai
paesi in cui i problemi relativi
all’abuso, al traffico illecito ed
alla produzione incontrollata
delle droghe si pongono con
maggior acutezza o in cui si
producono fatti huovi che presentano un interesse particolare
per la comunità internazionale.
VICINO E MEDIÒ ORIENTE — Rimangono una delle
principali fonti di oppiacei nel
traffico illecito internazionale. I
dati disponibili dimostrano che
oltre la metà deH’eroina requisita in nord America ed il 70%
circa di quella sequestrata in
Europa occidentale provengono
da quella regione. Come misure
prioritarie occorrono sforzi
coordinati per identificare i criminali responsabili e sequestrare i loro beni, nonché per ridurre i quantitativi di anidride acetica disponibili per la fabbricazione di eroina.
Attualmente la produzione di
oppio da parte dell’Afghanistan
(negli anni scorsi uno dei maggiori produttori) non è ben conosciuta. Il governo ha rinnovato le sue assicurazioni per la
repressione dell’abuso e del traffico illecito. In Egitto vi è abuso di diverse droghe, mentre la
produzione è soprattutto nella
canapa e nell’oppio. Inoltre, è
zona di transito clandestino in
direzione est/ovest tramite il
canale di Suez e l’aeroporto del
Cairo. In Iran si fa abuso di
oppio e si calcola che i consumatori siano 500 mila. Recentemente si sono aggiunti 100 mila
eroinomani. Le autorità dichiarano che non vi sono coltivazioni abusive e che le droghe sono
di provenienza straniera.
Il Libano rimane un centro
importante di produzione e di
traffico, specie di canapa, mentre in Pakistan aumentano il traf
fico ed il consumo malgrado la
drastica riduzione delle culture
locali abusive di papavero e le
conseguenti coltivazioni alternative.
Buoni risultati si sono avuti
in Turchia dove la produzione
illecita di oppiacei viene stroncata. Anche le energiche misure
contro il transito illecito — che
hanno determinato grossi se^
questri — hanno indotto certi
trafficanti a spostarsi in altre
regioni del Mediterraneo orientale.
ASIA — Passando ora all’Asia, l’India si conferma vieppiù
come paese di transito per gli
oppiacei e per la canapa, con
base a Delhi e Bombay. Le requisizioni di oppio e di eroina
sono aumentate sia come quan-^
tità che come volume. La loro
provenienza pare essere il Medio
Oriente. Sono state scoperte anche coltivazioni illecite di papavero, di ampiezza limitata. Localmente vien fatto uso di oppio, specie da parte degli operai dell’industria, mentre l’ambiente studentesco si rivolge verso la canapa. Pure lo Sri Lanka
è un paese di transito; ciò ha
però anche portato ad una rapida espansione deH’abuso di eroina nei giovani. Lo stesso problema si riscontra nel Nepal.
In Birmania sono stati distrutti 4.500 ettari di papavero
e cinque laboratori sono stati
chiusi durante l’ultima campagna 1983/84. Sono stati fatti
grossi sequestri di droghe trasportate da carovane armate. I
consumi interni registrano oltre
40 mila tossicomani. La coltivazione deU’oppio in Tailandia,
dopo significativi cali negli anni precedenti, è nell’ultimo anno
aumentata del 38% e si calcola
in 6 mila ettari la superfìcie
coltivata a papavero. Anche la
coltivazione della canapa è sempre praticata su vasta scala. In
due operazioni ne sorto state
sequestrate 25 tonnellate. Questo paese costituisce anche un
grosso nodo di transito: le droghe di passaggio sono particolarmente destinate agli altri
paesi del sud-est asiatico, all’Europa occidentale, agli Stati Uniti ed all’Australia.
In Malesia sono stati scoperti
laboratori clandestini. L’abuso
internò di eroina è causa di
preoccupazione, ma si usano anche altre sostanze oppiacee, canapa e psicotropi. A Hong Kong
sono stati scoperti laboratori di
raffinazione dell’eroina ed anche
il consumo interno di questa droga è sensibilmente aumentato.
Le Filippine sono un paese di
transito: un gruppo incaricato
della repressione lavora presso
l’aeroporto internazionale di Manila.
In Estremo Oriente, vi sono
trattative in corso colla Cina affinché essa possa aderire quanto
prima ai trattati anti-droga e
si spera che essa dia la sua piena collaborazione.
Per quanto riguarda l’Oceania,
il consumo delle droghe in Australia ha subito grossi incrementi e Tapprovvigionamento è
abbastanza facile. Come in Nuova Zelanda, sono state scoperte
fabbriche clandestine di morfina
o di eroina ricavate da preparati a base di codeina.
AMERICHE — Considerando
ora il continente americano, il
Canada consuma un po’ tutte
le droghe che vi giungono per
via aerea o marittima. Grossi
quantitativi giungono anche attraverso la frontiera (lunga oltre 6 mila chilometri) con gli
Stati Uniti. Vi è anche fabbricazione clandestina difficile a reprimere.
In Messico, oltre che importazione, vi è coltivazione di canapa e di papavero repressa
dalle forze armate. Vengono
anche adoperati aerei polverizzatori per potenziare la distru
zione delle piantagioni.
Negli Stati Uniti l’abuso di
eroina sembra essersi stabilizzato. Essa giunge prevalentemente dal Medio Oriente e dal sudest asiatico. L’abuso ed il traffico della cocaina sono invece in
aumento. Essa proviene principalmente dalla Colombia, ma
parecchi laboratori clandestini
sono stati scoiarti localmente,
specie nella regione dì Miami. I
derivati dalla canapa sono quelli usati più correntemente e si
calcola che oltre 20 milioni di
persone ne siano coinvolte. Una
particolare varietà molto attiva,
la sensemilla, viene coltivata localmente: nel 1983 ne sono state
sradicate 4 milioni di piante. Altri gravi motivi di preoccupazione sono dati dall’abuso degli
psicotropi, delle anfetamine, dell’LSD, ecc. Vi è una grande partecipazione da parte delle comunità e dei parenti dei drogati a tutte le campagne di prevenzione ed alle attività di riadattamento.
In Bolivia ed in Perù le coltivazioni illecite ed incontrollate
della coca occupano intere regioni ed un gran numero di
agricoltori ne sono coinvolti. I
programmi di controllo e di riduzione delle colture danno qualche primo risultato, ma è necessario che questi programmi
vengano allargati e che adeguate assistenze anche esterne appoggino gli sforzi dei pubblici
poteri.
Questi due paesi sono i principali produttori del mondo
per quanto riguarda le foglie
di coca ed occorre, oltre ad un
fermo e costante impegno politico, anche l’appoggio della
comunità internazionale.
La crescita e l’abuso delle
droghe in Colombia, dovuti alla
facilità con la quale ci si può
procurare canapa, pasta di coca e cocaina si fa sentire pesantemente sul tessuto politico,
economico e sociale del paese.
Nel corso del 1984 sono state
arrestate 2.500 persone, sono
stati distrutti 130 laboratori di
cocaina, 8 milioni dì piante di
canapa e 34 milioni idi coca, sono state sequestrate 23 tonnellate di cocaina e 2 mila tonnellate
di canapa, nonché armi ed aerei
destinati al traffico internazionale. A seguito di questi importanti risultati il ministro della
Giustizia, Rodrigo Lara Bonilla, è stato assassinato ed il presidente Betancur ha dichiarato
guerra totale contro i trafficanti.
Il Brasile, oltre ad essere un
paese di transito di droga è anche produttore mediante vaste
piantagioni di coca nella zona
amazzonica, con relativi laboratori per cocaina. La maggior
parte della produzione lascia però il paese sotto forma di foglie secche di coca, lavorate poi
in Colombia e in Perù.
Per quanto riguarda altri paesi deH’America centrale e dei
Caraìbi, veri paradisi fiscali, essi costituiscono dei centri importanti di transito e di traffico illecito. In più, in Giamaica la
canapa viene illegalmente coltivata su vasta scala mentre nella popolazione locale cresce l’abuso di droghe.
AFRICA — Il Marocco è un
centro importante per la coltivazione della canapa, che si è
estesa anche in alcuni paesi dell’Africa occidentale. L’Africa orientale e quella australe si rivelano sempre più come zone di
transito per il traffico illecito di
oppiacei provenienti dal Medio
Oriente o dal sud Asia. Ma anche il consumo interno di sostanze psicotrope — stornate
dal commercio lecito mediante
documenti falsificati — è fonte
di preoccupazione. I paesi africani dovrebbero aderire ai trattati per il controllo delle droghe: il successo della lotta contro il loro abuso dipende anche
in gran parte dalla volontà politica di quei paesi.
EUROPA — Passando ora all’Europa, per quanto riguarda
quella dell’Est, l’abuso delle droghe non costituisce un grave
problema ed il numero dei tossicomani è poco elevato. La legislazione prevede che i tossicomani debbano essere curati. Il
territorio di certi paesi serve come transito di droga verso l’occidente. Le autorità continuano a imperniare i loro sforzi
sulla lotta contro il passaggio
ed il contrabbando delle droghe.
Per quanto invece concerrie
l’Europa occidentale, la situazione non solo è grave, ma va
peggiorando. Il numero dei tossicomani, di cui molti giovanissimi, continua ad aumentare, come pure il numero dei decessi,
che probabilmente ha superato
i millecinquecento del 1983. E’
assolutamente necessario assicurare un maggior coordinamento nell’azione di controllo
fra i vari paesi: se un governo
prende delle misure che si rivelano insufficienti, esse avraimo
conseguenze nei paesi vicini.
Una prova del forte aumento
delle quantità delle droghe disponibili ,è anche data dalTincremerito dei sequestri, e questo a
prescindere Hai miglior coordinamento delle misure repressive. Il volume delle droghe presenti sul mercato illecito mette
in evidenza la necessità di evitare che prodotti chimici legalmente fabbricati in Europa occidentale, da dove vengono
esportati, vengano stornati per
servire all’illecita fabbricazione
di droghe in altre regioni da dove a loro volta vengono reimportate sotto forma di eroina e
di cocaina.
L’abuso di eroina, che rappresenta un grave problema di salute pubblica, infierisce sempre
in Europa occidentale. Nel 1983
la quantità di eroina sequestrata è stata di 1,6 tonnellate, e vale a dire circa il 40% in più del
1982. I tre paesi in cui sono stati
operati i più grossi sequestri
sono l’Italia, la Germania Federale e la Gran Bretagna. In
quest’ultima nazione si sta sviluppando l’inalazione di eroina
mediante il fumo, nella falsa
convinzione che in questo modo
non si verifichi la dipendenza.
Gli altri paesi più gravemente
toccati dairaT^uso di eroina sono la Francia, l’Olanda ed il
Bel.gio. I più grossi quantitativi
di eroina sequestrata provengono dal Mertip Oriente, ma è
sempre più crescente anche la
disponibilità di quella proveniente dal sud-est asiatico.
Le quantità di cocaina sequestrate sono fortemente aumentate, passando dal chilogrammo
di 15 anni fa a più di una tonnellata del 1983. Questo dimo
(continua a pag. 12)
8
s ecumenismo
10 maggio 1985
CONVEGNO RADIOFONICO A BARCELLONA I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Note di viaggio in Spagna Spazi inconsueti
Abbiamo passato la Settimana
Santa a Barcellona: non per turismo, ma :^r lavoro. L’Associazione MoncÙale per la Comunicazione Cristiana (World Association for Christian Communication, WACO aveva infatti organizzato nella capitale catalana
im corso per predicatori radiofonici a cui eravamo stati invitati, Renato Maiocchi ed io, a
tenere le conversazioni principali. Un corso simile a quelli tenuti in passato in Italia (a Roma,
a Venezia, a Pinerolo e altrove)
e che io stesso avevo organizzato qualche anno fa in Francia
e in Belgio nell’ambito della
Conferenza delle Chiese Protestanti dei Paesi Latini d’Europa
(CEPPLE).
L’evangelo
alla radio
La caratteristica principale
dell’incontro di Barcellona è
stata data dal fatto che i convenuti erano quasi tutti persone
già attive nella predicazione radiofonica a livello nazionale, regionale o di radio locali; non
dunque curiosi o principianti,
ma persone direttamente impegnate nell’uso del mezzo radiofonico. Ne è dèrivata un’immediatezza e una concretezza raramente raggiunte in riunioni similari.
La prima cosa Che si nota a
Barcellona è la vitalità della lingua catalana. Dappertutto scritte
bilingui, come in Valle d’Aosta,
e nel parlare comime una netta
prevalenza dell’idioma locale.
Anche nelle trasmissioni religiose il catalano è usato molto largamente, talvolta alternandosi
con il castigliano, quando il
predicatore o l’intervistato conoscono meglio la lingua nazionale che la lingua regionale. Per
chi conosce l’italiano, lo spagnolo e il piemontese, la lingua catalana non presenta grandi difficoltà di comprensione, anzi,
qualche volta si trovano sorprendenti afBnità con i dialetti
delle nostre valli.
I lavori del seminario di ra
diofonia si sono svolti in tre
tempi, secondo lo schema ormai
consacrato; esposizione dei criteri per una trasmissione radiofonica, realizzazione di esperimenti pratici, ascolto e critica
degli esperimenti effettuati. Arrivando in Spagna, in quanto italiani, avevamo un certo timore
di urtare qualche suscettibilità;
non è facile, essendo stranieri,
presentarsi — sia pure con umiltà —■ in veste di maestri. Ma
l’interesse dei convenuti per il
tema, e la straordinaria fraternità dell’accoglienza hanno presto fatto dimenticare ogni caratteristica nazionale e ci hanno fatto trovare tutti uniti, in
quanto evangelici, nel comune
progetto di meglio comunicare
revangelo attraverso la radio.
Dal punto di vista della comunicazione radiofonica non
credo che gli evangelici spagnoli siano affatto indietro a noi:
semmai è vero il contrario. Certi interminabili pistolotti che si
odono tuttora al nostro cultoradio (come se in Italia non si
fossero mai fatti dei corsi per
predicatori radio!) non li abbiamo mai sentiti nei programmi che ci sono stati presentati
a Barcellona.
Montserrat
L’incontro è finito giovedì nel
pomeriggio. Alla sera Fernanda
Comba ha predicato in spagnolo sul tema del Giovedì Santo
in una delle chiese evangeliche
della città. Ho fatto lo stesso
il venerdì mattina in un cidto
unito di tutti i protestanti di
Barcellona.
Il sabato, con alcuni amici,
siamo andati al monastero di
Montserrat, uno degli alti luoghi
del cattolicesimo spagnolo e dell’autonomia culturale catalana.
Situato in bellissima posizione
sulla montagna, potrebbe essere
un’oasi di ritiro spirituale se
non fosse ormai molto largamente sommerso dall’atmosfera turistico-commerciale.
A mezzogiorno e mezzo andiamo in chiesa per ascoltare la ce
ORSARA DI PUGLIA
Visita del vescovo
Per la prima volta nella storia di questa comunità, l’arcivescovo di Poggia ha chiesto di
poter incontrare, nel corso della sua periodica « visita pastorale », anche il pastore valdese.
La richiesta è giunta attraverso
una telefonata dell’arciprete del
paese, certamente non abituato
a comporre quel numero. Nonostante la sorpresa, il pastore ha
pensato bene di proporre che
rincontro avvenisse con il Consiglio di Chiesa in quanto è questo organismo collegiale e non
certo la figura singola del pastore a rappresentare la comunità. La proposta è stata subito
accettata, ma, evidentemente,
non compresa visto che sul programma stampato è apparso
rincontro soltanto con il pastore. Comunque sia, sabato 23
marzo, il vescovo De Giorgi, un
suo collaboratore e l’arciprete di
Orsara sono stati ricevuti nella
casa pastorale dove si è parlato
per circa un’ora della storia e
delle vicissitudini della locale
chiesa valdese, dei problemi comuni determinati dalla secolarizzazione, dei temi della missione e dell’impegno dei credenti nel mondo, dell’ecumenismo,
della religiosità popolare che va
molto al di là della pietà « ortodossa » ma che certamente ne
è facile fraintendimento, ecc. Si
è letto insieme il capitolo 17 del
lebre scuola dei cantori del monastero. E qui accade un fatto
emblematico. Uno dei monaci
invita in varie lingue a una preghiera ecumenica. E’ una preghiera veramente ecumenica, che
non si differenzia da quelle che
si tengono al Consiglio Ecumenico a Ginevra, e a cui partecipiamo volentieri. Ma..., ma mentre questa preghiera avviene nella chiesa, dietro, neH’abside, prosegue Tinterminabile sfilata della gente davanti alla « moreneta », la madonna nera, che molti toccano e baciano. Nello stesso luogo una preghiera ecumenica e una pagana devozione a
un simulacro.
Ancora una volta siamo confermati nel nostro atteggiamento di fronte al cattolicesimo:
non accettare né rifiutare in blocco; ma partecipare con gioia a
quanto vi è in esso di biblico, di
evangelico, di ecumenico, e rifiutare con fermezza quanto vi
è di non biblico, di gerarchico,
di pagano. Aldo Comba
Bibbia TILC
E’ annunciata per metà giugno la
nuova Bibbia in traduzione interconfessionale in lingua corrente (TILC) a
cui hanno collaborato 100 persone per
12 anni. Un’offerta speciale è predi
sposta per ordini entro il 31.5.85 a
seconda dei formati:
piccolo: L. 11.000 anziché 15.000
medio: L. 15.000 anziché 20.000
grande: L. 22.000 anziché 30.000
Libreria sacre scritture, via dell'Umiltà 33, 00187 Roma, tei. 06/6794254
CjC.p. 30234009.
Due esempi, che sembrano significativi per la natura della
stampa che li ha ospitati, di come la « cultura protestante » trovi sempre più larghi spazi nella
pubblicistica italiana:
— un quotidiano, prettamente
economico, come 24 Ore dedica
una intera pagina per presentare ai suoi lettori la traduzione
interconfessionale della Bibbia.
Nel presentarla, col corredo di
tre confronti letterali tra la traduzione cattolica LDC del ’41 e
quella attuale TILC, A. Casalegno fa una storia delle precedenti traduzioni circolanti in Italia (Diodati e Luzzi compresi)
e sottolinea il senso « riformato »
di una ricercata maggiore spinta
alla lettura della Bibbia.
— un settimanale come Grand
Hotel nel presentare il problema dei preti sposati e da sposare, chiede il parere del pastore Benecchi, cui è così possibile
ricordare anche a quei lettori
come il concetto riformato di
« sacerdozio universale » comporti la laicità dei pastori, membri come gli altri della Comunità e come tali sottoposti agli
stessi diritti e doveri degli altri
componenti, matrimonio compreso.
Buona eco ha avuto in molta
stampa anche il Convegno di
Torre Pellice sulla presenza dei
credenti nella vita politica, con
partecipazione di Cossiga, Chiarente e Valdo Spini.
Così come il Convegno di Venezia sulla figura di Gaspare
Contarini, presentato come il
cardinale che cercò a lungo come conciliare i principi riformati con quelli cattolici, sia pure
senza riuscirvi.
In preparazione del Convegno
di Loreto sulla riconciliazione
Rocca ha ospitato un ampio intervento di Valdo Benecchi che
puntualizza il punto di vista valdese-metodista suH’argomento.
Interessanti anche altri interventi sui preti operai e sulle comunità di base.
Attività ecumeniche di vario
tipo con presenza protestante.
Da ricordare un’ampia intervista
di Rocca a E. E. Castro, nuovo
segretario del C.E.C. ricordato
anche dall’Osservatore Romano
in occasione del suo insediamento. Curiosa una osservazione della Difesa del Popolo di Padova
che ha rilevato in un numero
domenicale di un quotidiano di
Cincinnati (USA) ben 35 inviti
a servizi religiosi di diverse denominazioni, traendone la conclusione di un maggior bisogno
di religiosità nel mondo.
Il Corriere in una pagina dedi
cata ai «non cattolici» a Milane
dà un quadro che si presume
completo, nel quale appare ben
centrata la distinzione tra chiese
protestanti e sette di vario tipo
E Mondo Economico informa
come in Cina sia stata autori?
zata la riapertura di molte chiese protestanti e cattoliche. Tra
l’altro informa che a Zangjang
(900.000 abitanti) vi siano 5.000
protestanti e 7.000 cattolici prc fessanti.
E, per finire, la lista dei Veidi per le elezioni comunali a
Milano indica la Chiesa di Cristo come luogo di raccolta per
le firme di presentazione, mentre un pastore mormone si candida nelle liste repubblicane.
Niso De Michelis
dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
revangelo di Giovanni e pregato insieme il Padre Nostro in
un clima disteso e fraterno in
cui De Giorgi ha voluto sottolineare che il dialogo ecumenico
deve sempre, per metodo, confrontarsi con le posizioni « ortodosse » e ufficiali delle singole
confessioni e non con le comprensioni personali di singoli,
siano essi chierici o laici. Prima
del congedo ha avuto in omaggio
i tre volumi di storia valdese
editi dalla Claudiana e ha visitato il- nostro locale di culto
raccogliendosi brevemente in
preghiera davanti alla croce e
alla Bibbia aperta sul tavolo della Santa Cena.
Nell’insieme il Consiglio di
Chiesa ha ricevuto una buona
impressione dall’incontro e dalla persona dell’arcivescovo che,
pur mantenendo ben chiare le
vigenti distinzioni confessionali,
ha voluto con il suo gesto porre
simbolicamente fine ad un lungo
ed in certi periodi pesante ostracismo nei confronti della comunità valdese. Un gesto di buona
volontà ecumenica in cui la diversità rimane ma nel rispetto
reciproco e nella fraternità comune. Vedremo se nel futuro
prossimo potremo compiere
qualche ulteriore passo in avanti nello stesso spirito di chiarezza e di fraternità.
E. B.
Norvegia;
altri cristiani
(EBPS) — La rivista della
missione luterana in Norvegia,
in un recente articolo ha fatto
il punto sulla presenza delle
chiese in Norvegia ; la chiesa più
grande è la chiesa di Norvegia
(Luterana), considerata chiesa
di stato, poi ci sono i pentecostali (44.000), la chiesa luterana
libera (20.000), cattolici romani
(17.000), metodisti (16.(KX)). battisti G2.500). La rivista non ri
porta però cifre sul numero effettivo dei praticanti che, come
in moiti paesi del nord Europa,
deve essere piuttosto basso.
Africa: aggressività
dei fondàmentalisti
(SPP) — L’« evangelizzazione »
di cristiani già convertiti, operata da movimenti cristiani settari, non corrisponde ai bisogni
degli africani. E’ quanto affermato dal pastore M. Rafransoa,
segretario generale della Conferenza delle chiese di tutta l’Africa (CCTA), nel corso di un
viaggio in Svizzera del marzo
scorso. Il pastore Rafransoa si
riferiva alla politica aggressiva
di certe missioni fondamentaliste di origine americana le quali
ritengono più importante l’appartenere alla loro denominazione piuttosto che il convertirsi a Cristo. Bisogna ricordare
che le chiese locali sono già impegnate in un’opera di evangelizzazione nei confronti dei non
cristiani e che ogni giorno cen
tinaia di nuovi convertiti entrano a far parte delle chiese locali. Queste sette con il loro
proselitismo aggressivo si mettono sullo stesso piano della politica di penetrazione dell’Islam
in Africa. Bisogna poi ricordare
che sia l’Islam che le sette americane possono disporre di molto più denaro delle chiese locali
africane.
Il pastore Rafransoa ha poi
sottolineato l’impegno della
CCTA nella lotta contro la carestia che quest’anno ha colpito
26 paesi del Continente, e nell’aiuto ai 15 milioni di persone
rifugiate o deportate nei vari
paesi africani.
La CCTA raggruppa 115 chiese di 36 paesi africani, chiese
protestanti, ortodosse o « indipendenti », per un totale di 120
milioni di credenti.
Dichiarazione di
Castro sul Sud Africa
(SOEPI) — AH’indomani dell’eccidio di Uitenhage, in Sud
Africa, nel quale sono state uccise, il 21 marzo scorso, 43 persone, dalla polizia, il segretario
del Consiglio Ecumenico delle
Chiese, past. Emilio Castro, ha
inviato un messaggio al Consiglio delle chiese del Sud Africa
(SACC) nel quale fra l’altro si
dice : « Condividiamo il dolore
e la sofferenza del vostro popolo. E’ con profonda costernazione che abbiamo appreso del
massacro di 43 persone compiuto dalle forze di polizia. Questa notizia ci è arrivata nel mo
mento in cui ci apprestavamo
a ricordare il massacro di Shai
peville, 25 anni or sono, quaiid ■
69 persone furono uccise duran
te una pacifica dimostraziono
anti-apartheid ». «...Quando apriranno gli occhi coloro che sooo
al potere e constateranno che
la teoria e la pratica dell’apartheid sono contrarie aH’insegnamento cristiano? ». « ...Quando
comprenderanno, coloro che sono al potere in Sud Africa, che
la repressione della resistenza
pacifica aH’apartheid non potrà
che far aumentare la violenza,
gli spargimenti di sangue, il dolore e la sofferenza nel vostro
paese? ».
Il past. Castro ricorda poi
che dal 1948 la posizione del
CEC è chiara : « Noi condividiamo e riaffermiamo la convinzione che l’ignobile sistema dell’apartheid deve essere eliminato... ». E così conclude ; « La vostra testimonianza coraggiosa e
profetica indica chiaramente che
confessare oggi nel vostro
paese la fede cristiana esige la
ricerca di un cambiamento fondamentale delle strutture poli;
tiche, sociali ed economiche. Noi
dichiariamo con voi che ’’una
tale confessione è un grido di
> cuore, qualche cosa che siamo
obbligati a fare per amore dell’Evangelo”.
■Vi preghiamo di trasmettere
alle famiglie delle vittime la nostra simpatia e le nostre condoglianze e di assicurare loro le
nostre preghiere per chiedere la
consolazione e la forza che Dio
solo può donare.
La nostra comune opposizione
all’apartheid è fondata sull’amore per tutti i popoli, che siano
bianchi o neri. E’ in questo spirito che il CEC continuerà ad
esortare le chiese membro ad
esprimere la loro fraternità al
SACC, mediante la preghiera e
le azioni di sostegno. Vi trasmettiamo i nostri saluti nel nome di Gesù Cristo, Princi]pe del;
la Pace, il quale ci ha chiamati
al Suo servizio ».
9
10 maggio 1985
cronaca delle Valli 9
Coppie
intercon
fessionali
1 matrimoni interconfessionali sono certamente uno dei momenti che pongono problemi più
difficili alla nostra impostazione
ecclesiastica, soprattutto perché
sono uno diverso dall’altro, come
le persone. Queste non sono fatte
in serie, per cui è già sempre diffìcile trattare le questioni personali; quando si tratta del matrimonio le persone sono due, perciò la difficoltà raddoppia; se sono di fede diversa, a più forte
ragione.
Ci sembra utile segnalare il
modo con cui é stata data pubblica certificazione di un recente
matrimonio interconfessionale,
perché riteniamo che la soluzione
adottata sia abbastanza nuova e
meriti di essere discussa.
La parte cattolica ha ottenuto
la dispensa per la celebrazione
del rito civile e in questo modo
è stata data la pubblica certificazione. La semplice dispensa,
pero, non sembrava sufficiente,
sempre alla parte cattolica, per
rendere reale il legame che essa
voleva pur sentpre mantenere
con la sua chiesa, per cui ha chiesto ed ottenuto che un sacerdote
presiedesse in un locale di culto
cattolico una liturgia della Parola, senza ovviamente un nuovo
scambio del consenso (già avvenuto in municipio) ma con una
semplice riflessione biblica e una
intercessione per la coppia appena formata. La parte evangelica, d’altra parte, ha chiesto a
un amico predicatore locale di
avere in dono una bibbia e una
riflessione biblica con preghiera
all’inizio del pranzo di nozze.
Ci sembra che la novità stia
soprattutto nel fatto che la parte
cattolica non ha preteso che la
parte evangelica fosse coinvolta
in una celebrazione sacramentale liturgica (né il matrimonio, né
l’eucaristia) e, quindi, pur mantenendo la sua identità, è stata
rispettosa di quella del coniuge.
Non si è avuta nemmeno una duplicazione liturgica (esclusa dal
documento sinodale del 71, art.
53) essendo la parte evangelica
stata espressa in maniera molto
libera ed informale. La soluzione
è stata, mi pare, anche meno imbarazzante di quella del saluto
cattolico in una liturgia evangelica o del saluto evangelico tn
una liturgia cattolica prevista,
sempre dal documento sinodale
(artt. 51 é 521. aiialora i concistori la ritengano opportuna.
Ce addirittura da domandarsi
se >ia opportuna la promessa predalla nostra littirgia ufficiale del 1977 per la « benediziotte »
dei matrimoni già celebrati in
sede civile. E’ vero che lo scambio del consenso avviene in sede
civile, mentre nella liturgia si ha
la promessa di vivere la vita coniugale secondo l'evangelo. Ma a
un orecchio distratto questa seconda promessa può suonare come una ripetizione dello scambio
del consenso, come se quello avvenuto in municipio non fosse
valido anche davanti a Dio. Forse
sarebbe più opportuna una semplice illustrazione mediante la
predicazione, di che cosa auesto
consenso significa per dei credenti, così come è stato_ fatto in
occasione del matrimonio di cui
abbiamo parlato.
Anche questo è da discutere.
Claudio Tron
VERSO LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 12 MAGGIO
Luserna: un voto
senza grandi entusiasmi
A Luserna S. Giovanni le liste
che si contenderanno i voti degli elettori sono otto. La campagna elettorale, la quale si è
andata vivacizzando man mano
che ci si è avvicinati alla scadenza del 12 maggio, ha già riservato alla popolazione locale
una serie di novità proprio a
partire dalla presentazione delle stesse liste; per la prima volta dal dopoguerra il MSI ritorna a farsi vivo presentando due
candidati locali.
In secondo luogo lo sfascio
politico della DC locale, seguito
alle disavventure politicofìnanziarie della famiglia Martina, ha
portato ad una sua spaccatura
interna e, quindi, ad una sua
divisione abilmente strumentalizzata a suo favore dalla locale
lista civica che non ha avuto alcuna difHcoltà ad accogliere tra
le sue file i demccristiani transfughi.
E’ evidente che sia la coalizione dei partiti laici — divisi a
loro volta in quattro liste: quella del FRI; quella del PSDI;
quella del PLI e la lista civica
chiamata degli Indipendenti —
sia l’opposizione di sinistra (PSI
e PCI) puntano sulla spaccatura
consumata in casa democristiana e sulla conseguente confusione venutasi a creare, a partire
da questo episodio, presso i tradizionali elettori di questo partito, per ottenere una propria
massiccia affermazione.
E proprio l’incertezza sul tracollo democristiano e la possibilità deH’affermaztone dei partiti laici o dei partiti di sinistra
sono oggetto di discussione e
di dibattito tra i pochi che sembrano interessarsi al confronto
politico in corso.
« E’ fuori da ogni dubbio —
afferma P. F., pensionato — che
la lista della DC, in quanto tale, perderà molti voti, i quali
però confluiranno in misura
molto piccola ai partiti dell’area laica e quasi per niente ai
partiti dell’area di sinistra. Piuttosto ritengo che i voti del ’’clan
Martina” resteranno ancora in
parte alla DC, altri andranno
ai democristiani presenti nella
lista civica degli ’’Indipendenti”,
altri andranno dispersi perché
la gente non andrà a votare ».
« Io penso — interviene A. B.,
agricoltore — che le cose a livello del comune di Luserna S.
Giovanni non cambieranno. E’
possibile un’affermazione dei
laici oppure del partito socialista, in ogni caso faranno combutta con i democristiani e
quindi... Il PCI invece manterrà i suoi voti tradizionali, forse
potrà avere qualche consenso
da parte dei giovani, ma questi
qua, i giovani di adesso, non si
capisce cosa pensano o cosa vogliono. Non è detto che alla fin
fine non votino i fascisti! ».
« La situazione a pochi giorni
dalle elezioni è ancora molto
confusa — sostiene M.G.B., insegnante a Pinerolo —. I programmi presentati dai partiti
non sono poi cosi diversi da poter essere presi in considerazione come giustificazione di un
voto dato ad un partito piuttosto che ad un altro. Ancora una
volta la discriminante che determinerà il voto sarà o di ordine ideologico o di ordine individualistico-personale; voto il
tizio perché la pensa come me
o perché è onesto oppure perché facciamo parte della stessa
associazione sportiva e ci troviamo al bocciodromo a giocare insieme. E’ probabile che la
presentazione di qualche ’’personalità” in lista aiuterà questa
tendenza. In questo senso i socialisti hanno piazzato il colpo
migliore: la candidatura dell’architetto Longo è indubbiamente
prestigiosa, ma potrebbe anche
rivelarsi pericolosa. In questi
tempi i politici di professione
non godono delle simpatie incondizionate della gente.
Badariotti si è fatto la fama
dell’uomo onesto, anche se in
realtà piace di più perché è un
’’ragazzo per bene”, ma politicamente deve ancora dimostra
re di avere i numeri giusti. La
lista del PCI è insapore ed incolore. Le altre liste non stanno
certamente meglio. La più discussa operazione politica a cui
ci è toccato assistere è rappresentata dal ’’guazzabuglio” politico della lista civica degli Indipendenti: mai visto un tale concentrato di opportunismo e qualunquismo. In questa situazione
10 personalmente annullerò la
mia scheda ».
« Nella mia scuola — racconta
S.T., studente ■— si è parlato
molto poco della prossima scadenza amministrativa. In ogni
caso l’impressione generale è
che i giovani o non voteranno
perché si sentono estranei a
questo tipo di politica o perché,
pur essendo anche su posizioni
alternative in quanto verdi e
pacifisti, non si fidano dei recenti ’’maquillages” dei partiti».
Come andrà a finire?
Impossibile fare delle previsioni. I problemi che interessano
11 comune di Luserna sono numerosi: la ridefìnizione del piano urbanistico; il rilancio di una
attività produttiva che sappia
sollecitare lo sviluppo dell’artigianato locale, dell’agricoltura e
della piccola industria; la promozione culturale che in questi
anni è stata decisamente trascurata; il recupero di spazi di socializzazione e di aggregazione
per la popolazione.
Tutti questi nodi richiedono,
per essere sciolti, delle scelte coraggiose che potranno essere sostenute da quelle forze politiche rese più forti dal voto popolare: la delusione e la riprovazione nei confronti del sistema
dei partiti è qualche volta legittima e giustificata, ma il rifiuto di esercitare il proprio diritto al voto, un voto che può
anche cambiare e trasformare
le situazioni e le realtà politiche, non aiuta certamente la crescita di quella democrazia che
è essenziale per la vita del nostro paese.
Mauro Pons
CONFRONTO AD ANGROGNA
La droga tra noi
All’incontro sul problema della droga, svoltosi sabato 4 presso la Sala Unionista d’Angrogna, hanno partecipato una sessantina di persone, in prevalenza giovani. All’esame del traffico internazionale della droga —
illustrato da Roberto Peyrot
della redazione Eco/Luce — da
cui è emerso, per esempio, il fatto che alcuni Paesi latino-americani vivono economicamente sul
traffico di droga ha fatto seguito un esame di cos’è la droga
(ivi comprese droghe tipo alcool
e tabacco) e dell’impegno, aconfessionale e apolitico, del gruppo « D » di Torre Pellice. Si tratta («D» sta per: droga) di un
lavoro volontario di prevenzione, informazione nelle famiglie
sul modello di quello che si sta
facendo, da tempo, negli U.S.A.
Per svolgere questo lavoro di
sensibilizzazione sul tema della
droga — ha precisato il medico
Daniele Rochat — occorre il
massimo impegno da parte di
tutti. Leila Parodi, operatrice
socio-sanitaria presso l’USSL 43,
ha illustrato, con chiarezza sintetica, l’impegno della Comunità Montana Val Pellice su questo punto che non si limita all’attesa del ’’caso difficile” in
ambulatorio ma cerca, anche in
mezzo ad incomprensioni, di
sviluppare un lavoro di preven
zione. Le ragioni per cui ci si
droga sono ovviamente molteplici, ma spesso esse risiedono
nella mancanza di posti di lavoro, e quindi di mancanza di prospettiva e di speranza. Per non
dire delle difficili situazioni familiari e sociali.
Sulla situazione dei giovani,
in particolare degli adolescenti,
Gian Claudio Magra, responsabile del progetto « Spazio Giovani» ha ricordato, dati alla mano, la discriminazione effettiva
che sovente si attua contro gli
adolescenti. Un solo esempio;
tempo fa un concerto rock, fatto e pensato per i giovani, ha
scatenato le ire di decine di persone che, non volendo essere disturbate dal rumore dei 4.000
watt di potenza del concerto
hanno telefonato scandalizzate
alle autorità di Torre Pellice.
Si parla molto dei giovani, dei
loro nroblemi ma poi, nei fatti,
non li si accetta per quelli che
sono. « Spazio giovani» ha individuato nell’ elettronica, nella
musica e nella motoristica i poli principali d’interesse dell’età
adolescenziale. Cercare di coinvolgere i giovani in qualcosa di
creativo può essere un valido sistema per valorizzare le risorse personali di ciascuno. Il dibattito che ha fatto seguito all’esposizione, lungi dal sottoli
Elettori impediti
In occasione delle elezioni del 12-13
maggio chi avesse necessità di ottenere il certificato medico per attestare impedimenti fisici che ostacolano
l'effettuazione del diritto al voto e
quindi per poter essere assistiti da un
accompagnatore deve rivolgersi al servizio di Medicina legale dell'USSL.
Per la Val Pellice telefonare al numero 93.25.07 nel seguente orario:
9-12 e 15-17 da lunedì 6 a venerdì 10
maggio;
9-12 sabato 11 maggio;
9-14 lunedì 13 maggio.
Domenica 12 maggio dalle ore 7 alle
ore 22 sarà in funzione la segreteria
telefonica alla quale l’elettore dovrà
lasciare: nome, cognome, indirizzo ed
eventuale numero telefonico; il medico
contatterà l'interessato non appena possibile.
I Valdesi candidati
Ai valdesi si addice la dimensione
politica provinciale. Sono numerosi infatti i candidati valdesi nei vari collegi delle valli. Tra essi Franca Coi'sson indipendente nella lista PCI, Giorgio GardioI in DP, Pier Valdo Rostan e
Fernando Peyrot nella lista verde, Pier
Carlo bongo nel PSI, Sergio Gay per
il PRI, Giorgio Cotta Morandini nel
PSOI.
Nella elezione per il Consiglio Regionale piemontese tre sono i candidati
valdesi nella circoscrizione di Torino:
Giorgio GardioI per Democrazia Proletaria, Renato 'Mirabile per la lista
verde, ed Augusto Comba per il Partito
Repubblicano Italiano.
Furto singolare
PIN'EROLO — Anche i ladri si politicizzano. Sarà forse il clima elettorale
che ha attirato l'attenzione di alcuni
ladri che nottetempo sono entrati nella
sede del PCI e del PSDI in corso Torino 18, e dopo aver messo a soqquadro le due sedi hanno asportato alcune centinaia di migliaia di lire. Il materiale elettorale è stato Invece lasciato: evidentemente è privo di valore
commerciale.
Concerti
neare ricette miracolistiche, ha
ripreso la questione del ’’metadone”, farmaco somministrato
in Ospedale in particolari casi
di tossicodipendenza. « Ovviamente l’uso del metadone — ha
precisato il dottor Laterza, responsabile deH’ambulatorìo che
segue casi di tossicodipendenti —
è problematico e comunque non
risolve un problema che affonda
le sue radici nell’ambito delle
contraddizioni di questa società ».
Discutendo di questi problemi
si è così compiuto un primo passo — questo era l’obiettivo del
Concistoro d’Angrogna che ha
organizzato rincontro — nella
comprensione di uno dei problemi più angosciosi del nostro
tempo e per il quale occorre la
massima vigilanza.
G. Platone
ANGROGNA — Sabato 11 maggio,
alle 21 presso il Tempio del Oapoluogo Concerto del Quintetto di Archi
della RAI di Torino. La ¡serata è patrocinata dalla Regione Piemonte, ingresso libero.
TORRE PELLICE — Da mercoledì 15
a sabato 18 si tiene presso l'Hòtel
Gilly il 4° concorso pianistico nazionale «K. Czerny». E' possibile assistere alle audizioni. La premiazione avrà
luogo presso l'Hòtel Gilly domenica 19
alle ore 11, seguirà alle ore 15.30 nel
tempio di Torre il concerto dei vincitori. Per ulteriori informazioni rivolgersi
alla Pro' Loco di Torre Pellice.
Comitati
POMARETTO — Il Comitato pace e
disarmo Valli Chisone e Germanasca, si
riunisce presso i locali del Convitto
valdese il 15 maggio alle ore 20.45.
Riflessione su: » Difesa popolare
non violenta ».
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 9 maggio
alle ore 17 al Centro di incontro avrà luogo una riunione del Gruppo in
formazione « Val Pellice ».
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10
10 cronaca delle Valli
10 maggio 1985
SCAMBI INTERNAZIONALI
DIBATTITO A LUSERNA SAN GIOVANNI
Dalla Svezia cala un
messaggio di pace
Nella settimana di Pasqua, un
gruppo di 32 svedesi è stato
ospite di «Progetto per la Pace » del 1” Distretto, a cui si deve anche questa iniziativa. Dirigenti e quadri del « Movimento
cristiano svedese » hanno attraversato l’Europa e sono venuti
a contatto con le più diverse
realtà europee facendosi anche
tm’opinione aggiornata del complesso quadro sociale, politico e
culturale nel quale sono nati i
« movimenti per la pace ».
NeH’itinerario del viaggio erano compresi incontri con l’IKAW
olandese e il Consiglio Ecumenico delle Chiese (Ginevra) e la
visita alla Repubblica Democratica Tedesca (Est) e alle Valli
Valdesi. Il viaggio, finanziato
dal Governo svedese, si è svolto
nelTambito del programma per
i « rapporti con l’estero ».
Per la visita alle nostre Valli
si è interessata Gisela, la giovane volontaria che da quasi im
anno lavora fra noi, grazie al
« progetto per la pace » varato
dalla Chiesa Valdese.
Il pmgramma della visita dei
fratelli svedesi, in prevalenza
luterani, oltre agli incontri con
i tre « movimenti per la pace »
del pinerolese, includeva mementi salienti riferiti alla storia,
alla testimonianza e predicazione della Chiesa Valdese. Bella
l’occasione per la Chiesa di Pinerolo nell’accomunarsi ai luterani nello spezzare il pane della
vita, alla mensa del Signore, e
per il pastore di Angrogna rispondere ai quesiti teologici.
In taluni momenti si è scoperta la profonda diversità di parametri e di cultura dei fratelli
nordici che li guida nella conoscenza del cattolicesimo romano in Italia e del ruolo della
minoranza protestante.
E’ stata riservata molta attenzione al tema della pace al cui
dibattito hanno contribuito valutazioni legate all’obiezione fiscale, all’industria bellica e alla
non violenza. Ci si è resi ancora
una volta conto di quante percorso dobbiamo fare per costruire
una «cultura di pace», per maturare una «mente per la pace»,
ciò in cui gli svedesi per cultura sono favoriti. Non per niente,
in Svezia ha sede il SIPRI (Centro di ricerca sugli armamenti).
Indubbiamente per i partecipanti è stata im’cccasione singolare per stabilire più stretti contatti di collaborazione con il
« Movimento cristiano svedese ».
E’ forse utopico chiedere al
« progetto per la pace » di studiare e poi organizzare un analogo viaggio in Europa per quanti dedicano qui fra noi tempo,
fatica e denaro per promuovere
una « cultura della pace » in alternativa a quella del riarmo,
tanto nefasta in ogni tempo per
il nostro paese.
I. P.
Museo Valdese
E’ da alcuni anni che il dibattito sui temi della cultura delle
nostre valli interessa sempre
più ampi strati della popolazione. In particolare dopo il 1980
questo interesse ha preso piede
divenendo attività per gruppi di
lavoro, che in alcuni comuni,
Angrogna, S. Germano, Rorà,
Pramollo hanno tentato di documentare aspetti vari della vita locale rimettendo insieme i
fili di una trama che rischiava
di perdersi.
Uno di questi gruppi, a partire
dalle ricerche che Clara Bounous aveva condotto e sfociate
nella pubblicazione del libro
« Al di là del ponte » ( 1981 ) ha
continuato il suo impegno e
proprio in queste settimane si
stanno vedendo i frutti con la
inaugurazione dei due musei di
S. Germano e di Pramollo. Possiamo quindi dire che tutto
questo è avvenuto sotto i nostri
occhi e con il coinvolgimento
delle comunità interessate. Ed è
appunto qui la novità: il museo
inteso come uno spazio per una
ricerca di un gruppo che coinvolge settori sempre più ampi
e che continua nel tempo. Il
museo diventa quindi una sede
aperta dove questo dibattito avviene utilizzando gli strumenti
più diversi. Anzitutto la collana
«Il Ponte», bella serie di piccoli
opuscoli sui temi più vari, dalle
leggende agli appunti di storia,
dai ritratti di personaggi (Paolina Bert, Piero Jahier) a testimonianze varie sui lavori femminili e quelli agricoli. «Questa ricerca che continua... a sua volta diventa storia della ricerca »
— così commentava il pastore
Tourn durante l’inaugurazione —
« I musei vengono nel tempo rifatti non perché cambia la storia che vi è rappresentata, ma
perché ogni generazione ha un
suo modo di recepirla. Di questo bisogna tener conto nell’impostare la stesura successiva ».
Il museo di S. Germano, essen
Le sinistre di fronte
alle proposte dei pacifisti
SAN GERMANO CHISONE
do l’ultimo nato, ha tenuto conto di questo modo di leggere la
realtà, gli oggetti spiccano volutamente in evidenza su sfondi
chiari.
L’attenzione del visitatore è
quindi sull’oggetto in quanto tale. Per conoscerne il suo impiego, ecco in parallelo gli audiovisivi che il gruppo ha prodotto
(immagini, suoni e commento
che ne illustrano dal vivo l’esperienza dell’uso, il procedimento
di lavorazione ecc.). Il momento
dell’apertura al pubblico diventa
quindi una delle fasi di questa
attività espositiva che ha già
avuto un suo divenire.
Esistono poi oltre all’inventario del materiale esposto, anche
delle schede dettagliate per ogni
oggetto. I musei sorti in precedenza questo lavoro lo hanno
fatto a posteriori quando ormai
erano in funzione da tempo. Nell’ambito quindi dei musei delle
Valli possiamo così cogliere
nella differente impostazione,
anche la storia di come la ricerca negli ultimi anni è andata
evolvendosi.
Ad impreziosire il tutto un
indovinato sistema di illuminazione dà risalto alle varie bacheche e vetrine con un risultato di
gradevole effetto. Un settore non
ancora aperto al pubblico ed in
via di allestimento è quello relativo all’archivio della Ditta Widemann che è stato donato al
Museo e quindi salvato in extremis dal macero. Questo settore
forse avrà una divulgazione meno popolare, ma sarà comunque uno strumento utilissimo
per documentare le vicende di
questo complesso industriale
che dal 1862 sino a pochi anni
or sono, ha inciso profondamente nella vita di S. Germano e
dei comuni viciniori.
Con il museo di Pramollo inaugurato domenica 5 maggio ecco quindi una proposta in più
per la prossima estate.
Adriano Longo
Si è tenuto a Luserna S. Giovanni, nresso i locali del Bocciodromo Comunale, il dibattito con
le forze politiche, organizzato
dal Comitato Pace Val Pellice,
su alcune tematiche della pace.
Solo tre sono stati i oartiti che
hanno accettato di venire a onesto confronto e cioè il PSI, il PCI
e DP. Gli altri partiti pur essendo
stati invitati non hanno mandato nessun rappresentante, compresa la DC che aveva ftarantito
la sua presenza.
I motivi che hanno indotto il
Comitato ad organizzare questo
dibattito sono diversi. Innanzitutto il movimento per la pace
in questi ultimi tempi si è posto
come interlocutore della società
e soprattutto delle forze "olitiche
alle quali spetta pronunciarsi su
alcune tematiche su cui stanno
lavorando i comitati pace: la denuclearizzazione del territorio,
l’industria bellica, la difesa dell'ambiente naturale, l’obiezione
di coscienza, il rapporto NordSud e il sottosviluppo.
Un altro motivo è che il movimento per la pace si è posto
come obiettivo prioritario la diffusione di una « cultura della pace » ed è in questa prospettiva
che si pone l’educazione alla pace vista proprio come processo
di presa di coscienza critica del
la realtà e crescita politica che
deve poi sfociare nell’azione alla
pace. Tale educazione si deve attuare ad cani livello: scuole di
ogni grado, cittadini, amministrazioni locali. Un terzo motivo è
dato dalle prossime elezioni amministrative: può diventare questo un momento di confronto
tra ipotesi diverse sulle tematiche della pace e sulle scelte concrete che le Amministrazioni locali possono attuare sul territorio.
Nodi fondamentali
Un ultimo motivo è dato dalrimportanza che i cittadini vengano informati sulle posizioni che
i partiti hanno su questi problemi. Le forze politiche erano chiamate a pronunciarsi su tre tematiche:
1) iniziative concrete per la
pace: quali sono le possibilità
per un ente locale di agire in
tal, senso?
2) rapporto uomo-ambiente:
come ritenete vadano affrontati i
problemi connessi alTindustria,
allo sviluppo urbanistico, all’approvvigionamento dell’energia?
3) industria bellica ed eventuale riconversione industriale:
ritenete auspicabile la riconversione dell’industria bellica in industria civile? Quali sono le strade per ottenere questo risultato?
Il primo relatore è stato G.
Qardiol di Democrazia Proletaria.
Ha detto che oggi una delle emergenze fondamentali su cui gli
uomini devono discutere è quella della pace, perché Questo, a
partire dal ’45, è il momento in
cui Tumanità corre maggiori pericoli, perché si è in grado di distruggere la terra. La pace è messa in discussione dal fatto che
l’economia mondiale è in crisi e
molti stati pensano che sia necessario ricorrere all’uso della
forza.
Anche in Italia la tendenza dell'industria è quella di produrre
armamenti, perché si trae maggior profitto. Occorre quindi una
completa inversione. Fare una
politica di pace vuol dire bloccare queste tendenze, ma non ba.sta
chiedere degli interventi al governo, bisogna fare entrare oneste tematiche della pace anche
nel movimento sindacale e tra i
lavoratori. Ogni anno vengono
usati 20.000 miliardi per le spese
militari, mentre i comuni non
riescono più a far niente per
mancanza di soldi: è necessario
riconvertire oueste spese.
Possibilità concrete degli enti
locali: denuclearizzazione (atto
di disarmo unilaterale), sensibilizzare la popolazione (mettere
ad esempio un cartello all’inizio
del paese per indicare la zona
denuclearizzata), obiezione di coscienza: i comuni dovrebbero far
conoscere ad giovani la legge
sul servizio civile, costruire sul
territorio una casa della cultura della pace, gemellaggi con comuni dell’est o con paesi del sud
oppure con dei campi di profughi, adottare prigionieri politici,
abbonare le scuole a giornali o
documenti sul tema della pace.
Per il Partito Comunista ha
parlato N. Basso Della Concordia.
Per quanto riguarda il primo
punto si è detto d’accordo con le
proposte precedentemente presentate, Il PCI già nella passata
amministrazione ha proposto la
denuclearizzazione del territorio
di Luserna, ma è stata bocciata
dalla maggioranza. E’ necessario
iniziare un’educazione alla pace
a cominciare dalle scuole.
Sul secondo punto si è detto
d’accordo sulla riconversione delle fabbriche che producono materiale bellico. Bisogna cominciare ad avviare una sensibilizzazione tra gli operai di queste industrie presenti sul nostro territorio e iniziare un rapporto col padronato (anche se difficile) per
modificare le tecnologie. Per
quanto riguarda l’ambiente bisogna ricercare dei punti di inquinamento per incidere e sensibilizzare la gente su questo problema, cominciando soprattutto dalle scuole.
IL Partito Socialista è stato
rappresentato da P. Gay (indipendente nelle liste del PSI). Ha rilevato che spesso le scelte di politica nazionale e locale possono
essere in contraddizione anche
all’interno degli stessi partiti. Le
elezioni amministrative sono viste erroneamente come una verifica della situazione generale, perché chi è chiamato ad amministrare degli enti locali ha una
competenza più ristretta.
Iniziative per la pace: la denuclearizzazione è da sostenere, pe
rò ha una rilevanza limitata. Essa si pone su due piani: per il militare non oi sono problemi, perché nessuno vuole i missili in
casa; per il civile le cose sono più
complicate, ci sono notevoli pro
e contro e si tratta anche di fare
ricerche su scelte energetiche. E'
però un segnale che si dà della
volontà di pace. Ha sottolineato
l’importanza di sostenere l'obiezione di coscienza, anche attraverso una modifica della legge
per eguagliare il servizio civile a
quello militare.
E’ necessaria anche un’attenzione a quello che avviene nelle
caserme e particolarmente nei
confronti dei soldati di leva per
diffondere anche lì una cultun:
di pace. Per quanto riguarda l’anibiente ha detto che l’amministra
zione che entrerà dopo il 12 maggio a Luserna dovrà gestire il
piano regolatore.
Altri esponenti dei partiti presenti hanno aggiunto alcune a’
tre cose. Gobello del PSI ha dett<;
che è necessario promuovere la
cultura della pace, ma non ci sarà vera pace senza giustizia.
Cecilia Pron del PCI ha detta
che è stato utile il lavoro fatto
dai comitati nelle scuole, ma anche gli adulti devono essere ancora educati alla pace, perche
non c'è ancora la consapevolezza
di che cosa potrebbe essere effettivamente una puerra nucleare.
Iniziative per la pace che potrebbe portare avanti il Comune di
Luserna: promuovere dibattiti,
audiovisivi, spettacoli, attrezzare
la biblioteca. E’ aumentato il numero dei comuni, anche nel Pinerolese, che si sono denuclearizzati e che in questo modo hannt,
fatto sentire la loro voce. Sarebbe importante arrivare anche aila denuclearizzazione della Conni
nità Montana. Per quanto riguai
da la salvaguardia deirambieme
Luserna ha fatto molto poco c
perciò ci sarà da fare molto in
futuro.
Ha fatto seguito il dibattito
che si è incentrato soprattutto
sulla problematica del nucleare
civile e sulle scelte energetiche
dell’Italia. E’ stato proposto dal
comitato pace Val Pellice un
eventuale futuro dibattito con le
forze politiche su questo tema
con la presenza di alcuni esperti
del settore, sia a favore che contro le centrali nucleari.
Lucilla Borgarello
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(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
11
10 maggio 1985
cronaca delle Valli 11
A 40 ANNI DALLA FINE DELLA GUERRA
L’8 settembre nel Montenegro
Il fratello Adriano Richiardone termina lo scritto sul suo 8
settembre (Eco-Luce n. 14 del
5.4.1985) con una nota amara da
cui i giovani di oggi non possono capire da « chi » è stato e
siamo stati abbandonati ad un
destino crudele. Spero che la mia
esperienza possa chiarire meglio.
Ero da poco più di un mese
« ufficiale addetto al comando difesa » della città di Niksic (Montenegro); appartenevo, col grado
di tenente, alla Divisione Alpina
Taurinense, ed ero — in quel momento — alle dirette dipendenze del Col. Beccaria (comandante del lo reggimento Artiglieria
Alpina) nella sua veste di comandante della difesa della città. Mio
compito era di controllare continuamente e di presenza la linea di difesa, riferirne al comandante, disporre eventuali lavori,
trasmettere gli ordini ai vari comandanti dei reparti sulla linea.
All’annuncio delTarmistizio dato dalla radio alle ore 20, nella
difesa della zona ovest esplosero
spari di fucileria e di mitragliatrici, che volevano essere di gioia; l’artiglieria della quota 852,
probabilmente pensando che si
trattasse di un attacco, intervenne immediatamente suH’obiettivo
prestabilito. Informatomi telefonicamente che non era in atto
nessun attacco, feci cessare il fuoco dicendo inoltre che forse da
questo momento in avanti, le munizioni oi sarebbero state necessarie più che mai. Ero alloggiato
presso la cara e buona signora
loka Goranovic, che aveva due figlie (una maestra) ed un figlio
eludente di ingegneria, dove da
alcuni giorni mi era stato installato un telefono che mi collegava, oltre che col comando, con
tutta la linea di difesa. Il mio posto di combattimento era dunque
nella mia camera. Trasmisi l’ordine di stare in allarme, ricevuto
dal Colonnello, a tutta la linea.
Tale ordine venne interpretato,
oltre che da me, da tutti i comandanti della difesa, nel senso
di opporci automaticamente ed
immediatamente a qualunque interv'ento ostile. Durante tutta la
notte, con ritmo incessante, mi
vennero comunicate, dai vari
punti della difesa, le novità:
passaggio e direzione di aerei,
luci in movimento sulle colline
a nord, rumore di motori nella
stessa zona, ecc. Trasmisi al
comandante le novità più significative per la nostra situazione.
Durante questi contatti telefonici ebbi modo di constatare da
pane di tutti; Alpini, Artiglieri,
Guardie alla Frontiera, la decisione di resistere per conservare la
nostra libertà; l’ansia da parte di
molti; «Non le cederemo le nostre armi! ». Si trattava spesso
più di una domanda che di una
affermazione. E la mia risposta
era naturalmente: « Non le cederemo ». Vi era in tutti uno spirito meraviglioso ispirato certo
anche dai comandanti di compagnia e di batteria con cui ebbi
vari contai ti sia in quella notte
c -ia nei pochi giorni seguenti.
i.liianJu, al multino, ineominciò
ad esservi un tenue chiarore, dalla postazione a nord mi venne
segnalato movimento di truppe
in fondo ad un rettilineo, che si
dirige appunto a nord. Comuni
cai immediatamente il fatto al
Colonnello che mi rispose: « Allarme! Allarme! Metta in allarme ». Risposi: « Signor Colonnello, siamo in allarme da ieri sera;
nessuno ha dormito questa notte
sulla linea ». Dopo forse mezz’ora
odo una salva di batteria. Capisco subito che è partita dalla
quota 751 con cui mi metto in
contatto per sapere che cosa succede. Avanza una motocarrozzetta tedesca. Parte una seconda
salva. Mi chiama il Colonnello;
gli spiego; mi grida: « Cessare il
fuoco, cessare il fuoco ». Riesco
a fermare la terza salva. Tutto
questo in pochissimi minuti. Saprò poi che la motocarrozzetta
trasportava il Ten. Primon, ufficiale di collegamento coi tedeschi, che veniva a portare delle
richieste o delle offerte da parte
dei tedeschi. Per fortuna, anche
per la prontezza del motociclista,
buttatosi nei prati, non era stato
colpito. Perché non ero stato avvisato da chi era informafo di
questo arrivo? Ancora oggi la domanda è senza risposta. Intanto
la cara signora Goranovic arriva
con una tazza di vero caffè (molto prezioso in quel tempo e in
quel luogo) e mi dice: « Povero
ragazzo, tutta la notte il telefono ». Per inciso dirò che molti
anni dopo mio figlio si recò dalla
signora Goranovic: morti i figli
per eventi bellici e per malattia,
vi era invece un altro figlio che
non conobbi perché era partigiano e che era diventato un nezzo
grosso neH’amministraz’one locale. Fu ospitato ed accolto con
molta festa e mi fu rivolto, tramite suo, l’invito di andare da loro per almeno un mese. L’avrei
fatto con gioia, ma i miei impegni di lavoro me lo impedirono.
E ì giorni
successivi
Nella giornata del 9 o del 10
(non ricordo esattamente) mi
venne la richiesta da parte dei
tedeschi (e anche qui non ricordo
con quale tramite) di far entrare nella cinta di difesa delle salmerie tedesche da abbeverare al
fiume Zeta. La cosa doveva essere fatta in tre scaglioni; il primo verso sera, il secondo verso
le ore 22, il terzo attorno a mezzanotte. Trasmisi la richiesta al
Colonnello comandante pensando
al cavallo di Troia ed aspettandomi una ripulsa. Promise una
risposta più tardi. La sollecitai
più volte ed infine mi invitò a
cercare la risposta dal Ten. Col.
Ciglieri, Capo di Stato Maggiore
della Divisione. Con mia meraviglia e mia delusione questi mi
disse che la richiesta doveva essere accettata. Andai noi a vedere
l’arrivo di queste salmerie. Erano soldati orientali vestiti colla
divisa tedesca: sia loro e sia 1
quadrupedi si reggevano a malapena per la stanchezza; è indubbio che questi non potevano rappresentare un pericolo per noi.
11 giorno 11 furono noi lasciate
transitare truppe combattenti
tedesche che erano dirette al mare, dove si trovava il nerbo dei
nostri battaglioni e con cui (lo
seppimo dopo) ingaggiarono furiosi combattimenti. Lo stesso
giorno giunsero pure delle truppe
di VERONESI e TOURN-BONCOEUR
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tedesche che, per accordi, dovevano prendere posizione nelle nostre postazioni che noi abbandonavamo spostandoci verso sudest. E qui si verificò un episodio
che ancora mi rattrista. Negli
accordi la compagnia di Guardie
alla Frontiera doveva rimanere
al suo posto a fianco dei tedeschi. Molto più tardi ebbi notizia che questa compagnia, attaccata dai partigiani, malgrado
l’ordine del suo comandante —
un simpatico capitano toscano —^
di contrattaccare, si rifiutò di
farlo ed il capitano si suicidò.
Durante la notte tra l’il e il 12
accompagnai un capitano tedesco per la consegna delle postazioni. La quota 852 stava bruciando: i bravi artiglieri distruggevano tutto. L’interprete mi disse: « Il mio capitano dice di far
subito cessare quel fuoco, altrimenti lui fa sparare subito i suoi
cannoni ». Gli risposi: «Dica al
suo signor capitano di far sparare subito i suoi cannoni, perché lassù ci sono solo partigiani ». I cannoni non spararono.
Durante la notte partimmo. Durante un mese intero evitammo
la cattura da parte dei tedeschL
Non ci fu possibile affiancarci né
ai cetnici bianchi, né a quelli azzurri, né ai partigiani perché
tutti volevano le nostre armi.
Alla resa ai tedeschi il 9 ottobre 1943 ci fu concesso l’onore
delle armi che successivamente
ed un po’ bruscamente oi furono
tolte a Scutari (Albania). La no;
stra vicenda di I.M.I. (Internati
Militari Italiani) fu poi quella di
tanti altri e che oramai sii trova descritta in tante pubblicazioni.
A conclusione di questo breve
resoconto credo di poter affen
mare che i nostri comandanti, sicuramente fino al comandante di
reggimento (meraviglioso il Colonnello Anfosso, comandante del
3° reggimento Alpini) non ci hanno abbandonati. Naturalmente
non posso dire nulla su quanto
è successo in altri luoghi.
Infine una notizia forse solo
curiosa e forse importante: in
uno dei giorni della nrima decade
di agosto 1943, trovandomi nell’ufficio del Colonnello Anfosso —
in quel momento comandante
della difesa di Ndksié — per ricevere ordini, questi chiamò al telefono il comandante del battaglione Fenestrelle che era a Viluse e gli disse: « Devi far preparare degli apprestamenti anticarro per impedire il transito
di trunne corazzate sia nemiche
che amiche ». Probabilmente dall’altra parte venne espressa nteraviglia per un ordine così bizzarro, per cui il Colonnello aggiunse: « Cosa vuoi che ti dica:
questo è Tordine che ho avuto da
Podgorica ». A Podgorica era il
comando trunne Montenegro.
Molti anni dono, incontratomi
ad una cena col Colonnello Anfosso (diventato generale e già a riposo) gli chiesi se si ricordava
delTepisodio: purtroppo non se
ne ricordava. A Podgorica sapevano già del nrossimo armistizio?
Avevano delle istruzioni sul da
farsi? Forse fra un secolo i ninoti
dei nostri pronipoti ne sapranno
qualche cosa.
Giovanni Rostagno
Asilo dei Vecchi
di San Germano Ghisone
Pervenuti nel mese di marzo 1985.
FONDO DI SOLIDARIETÀ'
i. 250.000: Lega Femminile, Milano.
L. 200.000: Unione Femminile, Prali;
Vigna-Ribet, Parigi.
L. 150.000; 17 febbraio Perrero-Maniglia.
L. 100.000; Lucilla e Laura Mathieu,
in mem. della sig.ra Emma Beux, Vallecrosia.
L. 50.000; Unione Femminile, Livorno; Barus Emanuele; Tron Dina ved.
Grill; Peyrot Emilio e Rina, Prali.
L. 40.000: Peyrot Dino e Beux Edlna,
Prali.
L. 39.000: Sergio Gottardi, Toronto
Canada.
L. 30.000: Rostan Stefano Alberto;
Pascal Franca e Elsa Genre, in mem.
dei loro cari; Grill Onorina, in mem.
di Grill Alessio Luigi e Menusan Arturo, Prali.
L. 25.000: Menusan Ester; Grill Pierina e Richard Sergio; Ghigo Renata,
in mem. dei suoi cari; Richard Aldo e
Bounous Enrichetta, Prali.
L. 20.000: Richard Celina; N. N., in
mem. del nostro caro; Grill Francesco;
Artus Silvio e Grill Armellina: Menusan Luciano e Grill Valda, in mem. di
Grill Alessio Luigi e Menusan Arturo; Stefano e Lina Rostan, Prali.
L. 15.000: Maria Armosini, Vado Ligure.
L. 10.000: Menusan Tiziana, in mem.
del nonno e del fratello. Frali.
Pro Ospedale Valdese
di Torre Pollice
e ristrutturazione
Pervenuti nel mese di marzo 1985
L. 700.000: Chiesa Evangelioa di Susa.
L. 670.000: Chiesa Valdese di Basilea.
L. 500.000: Giuseppina Messina, Roma, nel r anniversario della dipartita
del marito Giovanni Messina.
L. 200.000: Fam. Ghelli, Savona; Cooperativa Oper. Consumo, Torre Pellice.
L. 185.000: Stalè Laurent, Lausanne,
in mem. di suo padre Pastore originario delle Valli e del suo amico Pastore Lorenzo Rivoira.
L. 100.000: Long Delio, Angrogna;
Monnet Fernanda e Aldo, Luserna San
Giovanni.
L. 50.000: Anna Grand, Bobbio Pellice; Buffa Emilio e Amelia, Pradeltorno; Buffa Susanna Lina, Luserna San
Giovanni: Ghigo Daniele e Sandra, Abbadia Alpina.
i. 20.000: Rivoira Ami Giovanni, Angrogna.
L. 10.000: Fulvio Abruzzese, Roma.
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Pervenuti nel mese di marzo 1985
L. 254.000: in memoria di Elda Corveglio, Massello, i compagni di lavoro
del figlio Silvio.
L. 100.000: Balmas Aldo, San Germano Ghisone; Tamara Barbato, ricordan
do nonno Toni, iPerosa Argentina.
L. 50.000: Pascal Carlo, Pomaretto;
Gavazzi Goliardo, Villar Porosa.
L. 40.000: Travers Emma e Silvio,
Pramollo, in mem. dei suoi cari.
L. 30.000: Bertalot Giovanni, Porosa
Argentina.
L. 20.000: Reynaud Lidia, Pomaretto.
L. 10.000: Milia Desoiina, Porosa
Argentina.
• Hanno collaborato a questo
numero; Eugenio Baglio, Eugenio Bernardini, Vera Long, Lucilla Peyrot, Italo Pons, Liliana
Ribet, Paolo Ribet, Bruno Rostagno, Teofilo Pons, Eugenio Stretti, Antonella Violi, Cinzia Vitali
Carugati.
RINGRAZIAMENTO
Il 30 aprile è mancata alTaffetto dei
suoi cari aU'età di 85 anni
Clementina Ciusiano
I familiari e parenti tutti esprimono
profonda riconoscenza a quanti hanno dimostrato la loro simpatia in questa circostanza.
Un grazie particolare al sig. Livio
Gobello, alla signora Mariuccia Barhiani, alla dottoressa Peyrot, a tutto il
personale dell’Asilo Valdese di San
Giovanni, senza dimenticare la sua cara compagna di camera che si è prodigata con amore ed il pastore dì Rorà
sig. Ribet.
Luserna San Giovanni, 6 maggio 1985
RTNGRAZIAMENTO
« L’anima mia si acqueta in
Dio solo; da lui viene la mia
salvezza » (Salmo 62)
I familiari di
Alberta Bouchard
anziano RIV-SKF, profondamente commossi e riconoscenti, ringraziano tutti
coloro che hanno preso parte al loro
dolore.
Un ringraziamento particolare ai
medici e al personale dell’Ospedale di
Pomaretto, al dottor Diego Sappé, al
dottor Vittorio Bertolino e al pastore
Paolo Ribet.
S. Germano Ghisone, 23 aprile ’85
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IL CORRIERE DEL SESTRIERE
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Notturna, prefestiva, festiva; telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
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Bricherasio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
Villar Pellice: FARMACIA GAY
Piazza Jervis - Te!. 930705.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
Í2 uomo e società
10 maggio 1985
DICHIARAZIONE COMUNE DEGLI EVANGELICI TEDESCHI DELL’EST E DELL’OVEST
Dalla colpa alla riconciliazione
diamo ai tedeschi di comprendere gli attuali impedimenti soprattutto come conseguenza della seconda guerra mondiale e come
conseguenza della nostra colpa.
A quarant’anni dalla fine della guerra noi testimoniamo con grande riconoscenza; Dio ha
fatto crescere dalla confessione della nostra colpa una nuova comunione tra i cristiani
La Federazione delle chiese evangeliche della Repubblica Democratica tedesca e della Chiesa evangelica in Germania ha emesso una dichiarazione in occasione del 40° anniversario della fine della II guerra mondiale che riproduciamo nella traduzione diffusa in
Italia dal nev.
L’8 maggio 1945 finiva la seconda guerra mondiale in Europa. Fu soltanto in nuel momento che molti uomini si resero
conto deH’immensa portata delle sue distruzioni: niù di 40 milioni di morti, villaggi e città
in rovina nei paesi più direttamente colpiti dalla guerra, soprattutto nell’ Unione Sovietica,
in Polonia, in Francia e in Germania. I resoconti spaventosi sopra Quello che era accaduto nei
campi di concentramento e nei
paesi occupati in nome della Germania provavano ora in modo ineludibile quale regime criminale
in Germania aveva scatenato tale guerra conducendola spietatamente alla sua conclusione. Il
mondo guardava con orrore al
massacro degli ebrei.
Nella prospettiva della parola
di Dio molti cristiani sperimentarono come giudizio di Dio
ciò che ora avveniva: la Germania fu divisa in zone di occupazione. Innumerevoli soldati nartirono per la prigionia. Molti
profughi non poterono rientrare
nelle loro case; molti altri furono costretti a lasciarle. I sopravvissuti avevano dinanzi a sé anni di fame. Molti caddero in una
profonda depressione. Quello che
avveniva fu ricevuto in modo diverso da nuelli che ne erano colpiti, per alcuni era una catastrofe, per altri una liberazione, per
la maggioranza erano le due cose insieme.
Molte domande tormentavano
gli uomini: potremo essere liberati dalla colpa del passato? Co
• L'Eco delle Valli Valdesi •: Reo.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Redattori: Giorgio GardioI, Roberto Glacone, Adriano Longo, Mauro
Pons, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e; Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Paolo Fiorio, Bruno
Gabrielli, Marcella Gay, Claudio H.
Martelli, Roberto Peyrot, Massimo
Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglieimo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
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- 10125 Torino.
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intestato a < Lj Luce; fondo di solidarietà >, Via Pio V. 15 - Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
me possiamo lavorare per guarire le ferite della guerra? Come
possiamo fare in modo che dopo
queste atrocità, e l'odio che esse
avevano scatenato, si costruiscano vie di riconciliazione per i
popoli dell’Eurona? Dove trovare un orientamento? Dallo sgomento per una colpa così abissale è cresciuta neirascolto della
parola di Dio la riconoscenza per
essere sopravvissuti nell’inferno
dell’annientamento, nella certezza di aver ricevuto la vita di nuovo come dono.
La confessione
di Stoccarda
Alcuni mesi dopo la fine della
guerra si incontrarono a Stoccarda rappresentanti delle chiese evangeliche in Germania con
rappresentanti del mondo ecumenico e dichiararono: « Tanto più
siamo riconoscenti per questa visita perché noi non soltanto sappiamo di essere col nostro popolo
nella comunione della sofferenza,
ma anche nella solidarietà della
colpa. Con grande dolore noi diciamo: per mezzo nostro una
sofferenza infinita è stata inflitta
ai popoli e alle nazioni ».
Oggi, a quarant’anni dalla fine della guerra, noi testimoniamo con grande riconoscenza: Dio
ha fatto crescere dalla confessione della nostra colpa una nuova
comunione fra i cristiani e fra le
chiese cristiane. Con stupore abbiamo constatato i segni della riconciliazione. Grazie alla disponibilità alla riconciliazione con i
popoli confinanti si è sviluppato un rapporto di tipo nuovo.
Gli uomini della generazione che
è venuta dopo possono incontrarsi senza complessi. Da 40 anni noi viviamo in pace. Abbiamo
potuto costruire le nostre città
e i nostri villaggi e abbiamo potuto costruire nuove basi alla nostra vita. Guardando indietro,
noi sperimentiamo la fine della
guerra come liberazione per una
nuova testimonianza della grazia
di Dio e per un nuovo servizio al
mondo di Dio.
Due stati tedeschi
nel corso dei quattro decenni
passati, siamo stati vittima di
false valutazioni. Abbiamo imparato con difficoltà a riconoscere
quale era la via che dovevamo
seguire; ci é stato difficile accettare la realtà di due stati tedeschi; tuttavia abbiamo riconosciuto che di mantenimento della pace ha la precedenza su ogni
altra cosa.
pegna a riconoscere oggi la nostra responsabilità.
Come chiese dei due stati tedeschi noi ci facciamo garanti
insieme che dal suolo tedesco
Ci è stato difficile rinunciare
all’unità organizzativa delle chiese evangeliche tedesche, ma soltanto in questo modo è stato
possibile offrire in modo specifico la testimonianza e il servizio
ciascuno nelle proprie particolari condizioni sociali. Abbiamo
messo molto tempo a superare
i pregiudizi e gli atteggiamenti
ostili nei confronti delle potenze
vincitrici del 1945 e a collaborare
nella costruzione di una nuova
fiducia. Abbiamo messo molto
tempo a riconoscere la sfida specifica e l’opportunità che vi sono
nella comune testimonianza delle nostre chiese per la pace. Abbiamo messo molto tempo prima
che nascesse nelle nostre comunità la consapevolezza che la nostra ricerca del benessere deve
trovare il suo limite nella miseria degli affamati e degli oppressi e nella responsabilità che
noi portiamo per la creazione.
Nella prospettiva di molti sviluppi degli ultimi quarant’anni, noi
diremo come i padri della dichiarazione di Stoccarda: « Ci scusiamo di non aver confessato con
maggiore corap'P’io, di non avere
pregato con maggiore fedeltà, di
non aver creduto con maggiore
gioia e di non avere amato con
più ardore ». Con tanta maggiore riconoscenza noi riconosciamo
la libertà per il servizio che Dio
ci dona. Noi lo abbiamo sperimentato: la colpa può essere perdonata. Questo ci libera in vista
di un nuovo principio. Il sacrificio di Gesù Cristo sulla croce e
la sua resurrezione, che noi ricordiamo a Pasqua, pongono ogni
colpa, ogni miseria, ogni disperazione sotto il segno della speranza. Questo ci incoraggia e ci im
non inizierà mai piu una guerra. Insieme noi chiediamo che
si ponga fine alla corsa agli armamenti. Insieme noi sdamo convinti che il sistema della deterrenza nucleare non può essere
una via durevole per assicurare
la pace, ma deve essere assolutamente superato. Insieme ci impegniamo per un ordinamento di
pace in Europa. Insieme noi ricordiamo la responsabilità che
hanno le nazioni industriali per
una vita dignitosa nei paesi del
Terzo Mondo.
— Noi chiediamo ai governi
dei due stati tedeschi: non stancatevi di dedicarvi al compito
particolare di assicurare la pace. Noi li ringraziamo per la politica sobria e prudente fra i due
stati tedeschi. Aiutate con sollecitudine e con fiducia a realizzare passi ulteriori nella realizzazione degli scopi degli accordi
fondamentali. Quando parlate degli scopi politici dei due stati tedeschi, non risvegliate speranze
non raggiungibili e non provocate alcun senso di sfiducia. Fate,
insomma, tutto quello che è possibile per alleviare gli ostacoli
che ancora esistono.
Richieste per la pace
Insieme noi preghiamo in ricordo della fine della guerra quarant’anni fa:
— Noi chiediamo ai nostri
membri di chiesa: non cessiamo
di pregare per la pace del mondo. La nostra nreghiera è il contributo irrinunciabile che noi cristiani e chiese dobbiamo dare
per la pace nel mondo. Non ci
stanchiamo di ascoltare la parola della Sacra Scrittura che ci
testimonia la croce del Golgota
come opera di pace di Dio per
il suo mondo. Vogliamo essere
nella nostra vita quotidiana gli
ambasciatori della pace di Dio.
— Noi chiediamo agli alleati della seconda guerra mondiale: trovate di nuovo nel compito comune per la pace e per la
giustizia una via per la politica
della comprensione. Sforzatevi di
fare passi ulteriori che aiutino
a rinunciare definitivamente a
tutte le armi nucleari. Cessate
di costruire nuovi sistemi di armi. Portate nuovi impulsi alie
trattative sulla limitazione delie
armi convenzionali e su misure
che costruiscano la fiducia. Semolate la collaborazione culturale, economica e scientifica e
così pure gli incontri di persone
al di sopra dei confini. Seguite
la convinzione che la sicurezza
oggi può trovarsi soltanto neh a
sicurezza comune.
— Noi chiediamo a tutti gli
uomini dei due stati tedeschi:
testimoniate attraverso la vostra
vita come i conflitti con altri uomini possono essere superati in
pace. Contribuite ad educare la
nostra gioventù alla pace e non
aH'odio. Guardatevi dalla costruzione deH'immagine del nemico.
Noi chiediamo agli uomini che
hanno dovuto soffrire in modo
particolare per la guerra e le sue
conseguenze, o per i successivi
contrasti politici, di non amareggiarsi, di non chiedere un ristabilimento delle condizioni di prima che non è possibile. Noi chie
La risurrezione di Gesù Cristo dai morti ci dà la certezza
che Dio porterà la vittoria attraverso la vita nella comunione
e nella pace, al di là di ogni
colpa e di ogni inimicizia. A Questo ci incoraggia, nel ricordo della fine della guerra quarant’anni
fa, una nuova fiducia in Dio, una
nuova responsabilità nel nostro
tempo, una nuova speranza ver
so il regno eterno di pace di Dio.
«Dio riconciliava con sè i!
mondo per mezzo di Cristo : >ti
imputando agli uomini le l< • o
colpe, e ha messo in noi la p: ola della riconciliazione. Noi dunque facciamo da ambasciatori
per Cristo, come se Dio esortasse
per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio » (2 Corinzi
5: 19-20).
L’impero del male
Ma non possiamo chiudere gli
occhi dinanzi al fatto che in
questi 40 anni la pace è ancora
minacciata. L’umanità tormentata non ha trovato guarigione, come la dichiarazione di Stoccarda
del 1945 aveva sperato. Anche la
generazione che non ha più partecipato in modo diretto alla seconda guerra mondiale deve sopportarne le conseguenze. Ancora
aleggiano diffidenza e timore dei
popoli confinanti. Gli alleati di
una volta si sono senarati. Due
potenti alleanze militari, con ordinamenti sociali ed economici
diversi, stanno una di fronte all’altra fortemente armate.
(segue da pag. 7)
stra che la cocaina è diventata
una delle droghe più correnti e
che il suo traffico si è solidamente impiantato in Europa occidentale. La maggior parte dei
sequestri sono avvenuti negli
aeroporti. Le requisizioni più
importanti, in ordine decrescente, sono avvenute in Francia, in
Italia' ed in Spagna.
Le requisizioni di canapa indiana e derivati hanno raggiunto il record assoluto di 112 tonnellate nel 1983, più di un terzo
in più rispetto all’anno precedente. Questo genere di droga
proviene essenzialmente dal "Vicino e Medio Oriente e dal Nord
Africa.
Dopo il nostro precedente rapporto, certi paesi europei hanno accresciuto la loro assistenza
tecnica e finanziaria ai paesi
sottosviluppati per la lotta contro le droghe, appoggiando in
modo particolare dei programmi che mirano alle colture sostitutive. In modo particolare
l’Italia ha versato al Pondo contro la droga la più grossa contribuzione mai ricevuta: e cioè
40 milioni di dollari (pari a ca.
80 miliardi di lire, ndt).
Conclusioni
Sul suolo tedesco esistono due
stati tedeschi, il cui confine è diventato al tempo stesso il confine
tra l’est e l’ovest. L’uno e l’altro
degli stati tedeschi sono strettamente legati aH'interno del proprio sistema economico e di alleanze e contemporaneamente sono coinvolti nella responsabilità
per risolvere i grandi problemi
mondiali: mantenere la pace tra
tutti i popoli, lottare per la giustizia, per sconfiggere la fame.
Anche nelle chiese evangeliche.
Anche l’abuso di certe sostanze psicotrope è in aumento. La
richiesta di anfetamine, che si
sta estendendo in vari paesi
dell’Europa occidentale, è particolarmente importante in Scandinavia e in Gran Bretagna. Nel
1983 — altro record — ben 21
laboratori clandestini di anfetamine sono stati smantellati.
Per quanto riguarda l’Lsd, pare che i Paesi Bassi siano il
principale e forse il solo centro
di distribuzione di questo allucinogeno.
Nel 1984 si è registrato un ulteriore aggravamento per quanto riguarda sia la produzione ed
il traffico, e sia il consumo illeciti di droga. Un numero senza precedenti di paesi e di esseri umani ne sono toccati. Questo problema ha assunto una
tale ampiezza che l’economia, le
istituzioni politiche di certi Stati sono minacciate. Si è indubbiamente messa in opera una
controffensiva senza precedenti,
ma per poter elaborare dei programmi completi suscettibili di
condurre a dei risultati significativi, è necessario comprendere bene l’ampiezza e la struttu
ra degli abusi, nonché le caratteristiche dei tossicomani. Pochi paesi sembrano aver realizzato delle reti, e dei collegamenti che consentano la sistematica
raccolta dei dati necessari. L’eroina e la cocaina sono ora fabbricate clandestinamente in un
numero ancor più grande di
paesi. E’ essenziale elaborare
delle misure volte a controllare
in quei paesi l’offerta dei prodotti chimici essenziali a detta
fabbricazione. Per essere efficaj
ci, queste misure devono porsi
a livello regionale e interregionale ed essere applicate non solo dai paesi produttori di dette
sostanze chimiche, ma anche da
quelli dove le droghe vengono
illecitamente prodotte. Analoghi provvedimenti devono essere presi per le sostanze psicotrope.
Se si vogliono registrare dei
progressi reali e duraturi, occorre nrima di tutto che i governi diano prova di una volontà adeguata, che vengano stabilite delle priorità e che sufficienti risorse vengano destinate a
questo scopo dalle autorità nazionali, perché sono esse e soltanto esse che devono prendere
le opportune misure nei rispettivi campi di loro competenza.
Allo scopo di ottenere i migliori risultati è necessario coordinare in modo permanente tutte
queste attività nazionali a livello regionale ed internazionale.