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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 23 APRILE 1993
ANNO I - NUMERO 16
11L VOTO DEL 18 APRILE
VINCE
IL REFERENDUM
GIORGIO GARDIOL
Otto italiani su dieci
pensano che il sistema istituzionale sia
profondamente da riformare.
Non vogliono finanziare con
soldi pubblici i partiti, vogliono uno stato più decentrato e
rilanciare le regioni come organo di governo, vogliono ridurre il peso dello stato
nell’economia.
La metà degli italiani pensa
che drogarsi sia un illecito che
non conduce però in galera.
Questo in sintesi il significato del voto sui referendum
del 18 aprile 1993, che i commentatori si affrettano a considerare come la data di inizio
di un processo che porterà alla
seconda Repubblica. Quali
siano le sue caratteristiche istituzionali non è possibile oggi
dire. I risultati dei referendum
hanno dato solo qualche indicazione, il resto verrà dal dibattito tra le forze politiche,
sociali ed economiche.
Air indomani del voto ci si
chiede sempre; «Chi ha vinto?». Una volta tanto la risposta è facile e univoca: ha vinto
chi ha indicato nei referendum
la strada per una nuova fase
costituente; per fare dei nomi
hanno vinto Pannella, Segni,
Giannini.
Per il nostro sistema costituzionale il referendum è uno
strumento in mano al corpo
elettorale per abrogare atti
aventi forza di legge. E indubbio che il voto plebiscitario
del 18 aprile ha oltrepassato,
politicamente, questo confine.
Il referendum è stato visto dagli elettori come un correttivo
delle rigidità dei rapporti di
forza sanciti dalle elezioni tra
le forze politiche. Rapporti
che sono sempre interni al sistema dei partiti.
Questa logica politica non
regge più, non ha più alcuna
giustificazione. I cittadini organizzati in movimenti, in associazioni, in comitati possono sfuggire aH’altemativa tra
l’estraneità e la contrapposizione al sistema politico-istituzionale e la delega ai partiti
(con il corollario di clientelismo e di corruzione che ne
può derivare). La politica supera così l’angusto confine del
sistema dei partiti.
Di questo se ne sono resi
conto in molti, anche tra i fautori del no che in questi giorni
hanno iniziato una raccolta di
firme per togliere le leggi proposte dal governo Amato sulla sanità, sulle pensioni, sulla
vendita dei beni ambientali e
per modificare lo statuto dei
lavoratori.
Col 18 aprile si è affermata
l’idea del referendum come
strumento della «società civile» (che è cosa diversa dalla
«società reale») che spezza il
monopolio dei partiti sulla vita
politica. È anche evidente però
che la «società civile» ha avuto bisogno di un «padrinato»
politico per condurre efficacemente la propria iniziativa. Rimane però il fatto che a diffe
renza di quanto è avvenuto in
occasione delle ultime elezioni
politiche la stragrande maggioranza del cittadini ha, questa volta, l’impressione che il
suo voto sia stato «utile».
Nei prossimi mesi vedremo
quali sono gli effetti dinamici
sul sistema politico istituzionale della «rivoluzione referendaria» e se questi saranno
positivi 0 meno. Una cosa
però appare certa che il referendum potrà essere usato come correttivo di un sistema
politico che deriverà dal nuovo sistema elettorale su base
maggioritaria.
C’è però il rischio che il referendum diventi non solo uno
strumento correttivo del sistema politico e istituzionale in
mano ai cittadini, ma diventi
uno strumento in mano al sistema politico per limitare i
diritti delle minoranze. Il principio di maggioranza, che è
intrinseco all’idea stessa di referendum, si può tradurre
nell’aggressione ai diritti degli
individui e dei gruppi di minoranza (o minoritari). Ed è
quanto hanno già denunciato
in questa campagna elettorale
sul referendum circa il sistema
elettorale del Senato i più attenti sostenitori del no.
La sfida che si è aperta dopo
il voto referendario del 18
aprile è proprio questa se il
voto servirà a dar vita ad una
nuova fase costituente che
sappia arricchire e rinnovare
la nostra democrazia, nata il
25 aprile di 48 anni fa.
Al centro del messaggio cristiano una dichiarazione molto impegnativa per i credenti
Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi
_____________PAOLO MARZIALE_____________
«Conoscerete la verità, e la verità vi
farà liberi»
(Giovanni 8, 32)
L9 affermazione «La verità vi farà liberi» non si riferisce all’eros della
ricerca umana di verità e della libertà
conquistata per questa via, per alta che
sia la sua sfera spirituale ed etica; si tratta della libertà donata da Dio che libera
l’uomo e la donna dall’abissale schiavitù
umana e li fa partecipi della libertà dello
Spirito di Dio, della gloria della vita divina.
Tuttavia c’è da aggiungere che come
l’eros è compreso nell’agape, così la libertà da ogni forma di schiavitù che gli
umani realizzano (spinti dal moto dello
Spirito invisibile e indipendente dal controllo e dalle logiche umane), sono comprese in quella libertà che proviene dalla
verità.
La verità è Cristo. In lui si adempie la
profezia. Egli è venuto «per proclamare
la libertà a quelli che sono in cattività,
l’apertura delle carceri ai prigionieri...
per consolare tutti quelli che fanno cordoglio».
Oggi più che mai nel nostro paese c’è
un grande bisogno di verità su fatti, legami e comportamenti di coloro che hanno
operato, a tutti i livelli, nella sfera della
politica, della giustizia, della finanza e
degli affari.
Si avverte in tutti non il semplice desiderio di sapere, come per curiosità, ma la
volontà che si vada fino in fondo nella
ricerca della verità, poiché non se ne può
più di questo sistema incancrenito e della
miriade di corrotti e corruttori. Si vuole
essere liberati da quella «cappa di stile
mafioso», invisibile e tragica, che soffoca, abbrutisce e toglie il respiro e la vita.
Si vuole conoscere la verità riguardo le
connessioni reali tra mafia e politica,
mafia e giustizia, mafia ed economia,
che hanno dato luogo ad efferate stragi, a
tanti morti ammazzati e alla pesante crisi
che sta strangolando soprattutto i cittadini più deboli del nostro paese.
Constatiamo che la verità, man a mano
si manifesta, produce senso di sgomento
per i meno addentro ai problemi e senso
di non sorpresa per chi conosce a fondo
la realtà in cui ci muoviamo. Ma coloro
che vengono «scoperti dalla verità» si dichiarano innocenti e si giustificano con
ragioni del tipo «mal comune mezzo
gaudio». Vorremmo invece vedere in atto il ravvedimento profondo di costoro
dinanzi alla società e dinanzi a Dio, come si conviene ad ogni peccatore, in modo da potere rendere giustizia del male
fatto e anch’essi partecipare alla realtà
espressa da Gesù; «La verità vi farà liberi».
La verità occultata è sempre segno di
peccato e di morte; la verità manifestata,
invece, è segno di comunicazione sofferta, ma così reca liberazione e, quindi, vita nuova, vita divina.
Cristo Gesù ci ha manifestato la verità
di Dio su Dio stesso e sull’umanità nostra; lui il liberatore di noi peccatori.
Questa verità manifestata è costata a Gesù la croce nel suo ministero, la croce del
Golgota. Ma Dio lo ha sovranamente innalzato e in lui vi è la possibilità per tutti
di liberazione e di nuova vita.
La conoscenza della verità di Dio in
Gesù Cristo implica per il credente l’impegno vivo e l’adesione concreta a ogni
forma di liberazione umana. Questo ha
un prezzo anche per noi, nella nostra vita
di ogni giorno; la rinuncia alla falsità, al
compromesso, all’ambiguità. Sempre la
ricerca della verità.
Nel nostro operare siamo confortati
dalla promessa di Gesù che nella sua verità siamo resi veramente liberi ora e per
l’eternità.
Luterani
Firmata
l'Intesa
Martedì 20 aprile il presidente del Consiglio dei ministri, on Giuliano Amato, e la
signora Hanna Franzoi, presidente del Sinodo della Chiesa
evangelica luterana d’Italia
(Celi), hanno firmato l’Intesa
volta a regolare i rapporti tra
la Repubblica italiana e la
Celi.
L’Intesa era stata siglata il
5 marzo scorso tra le delegazioni della Celi e la Commissione interministeriale incaricata di negoziare le intese con
le confessioni religiose (previste dall’articolo 8 della Costituzione).
L’Intesa con i luterani è la
sesta stipulata con le confessioni religiose in attuazione
della Costituzione italiana,
dopo quelle con i valdesi e
metodisti, con gli ebrei, con
gli avventisti, con i pentecostali (Assemblee di Dio) e
con i battisti.
L’Intesa, in 34 articoli, recepisce tutte le disposizioni
costituzionali in materia di libertà religiosa, autonomia
dell’ordinamento ecclesiastico, diritto di non avvalersi
dell’insegnamento religioso
cattolico nella scuola pubblica, del riconoscimento civile
del matrimonio celebrato secondo l’ordinamento luterano, tutela del patrimonio culturale ed artistico.
Sul piano dei finanziamenti
ecclesiastici i luterani utilizzeranno l’8%c deirirpef anche per le spese di culto e,
come per i cattolici, l’otto per
mille sarà attribuito proporzionalmente anche attraverso
le scelte non espresse.
I contributi alle chiese luterane potranno essere defiscalizzati fino alla cifra di 2 milioni annui ed è assicurata la
riserva legislativa dell’accordo preventivo in caso di leggi
che riguardino le chiese luterane.
I luterani italiani sono circa
settemila.
Le chiese sudafricane
pagina 2
Delle Chiese
Operazione Andrea
pagina 4
Della Parola
La cena del Signore
pagina 6
Oscar Cullman
pagina 10
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 23 APRILE I993
Johannesburg: incontro fra i rappresentanti delle chiese protestanti
Sud Africa: il lungo cammino verso l'unità
delle quattro chiese della famiglia riformata
Dal 3 al 5 marzo si è svolto a Johannesburg un
incontro tra i rappresentanti
di chiese dell’Africa australe
membri dell’Alleanza riformata mondiale (Arm). In
quell’occasione, i rappresentanti della Chiesa riformata
olandese (Ngk, bianca) hanno
approvato la dichiarazione
secondo la quale «l’unità della Chiesa è la prova decisiva
che consentirà di sapere se la
Ngk ha preso finalmente le
distanze dal razzismo dell’
apartheid» e hanno dichiarato che «desideravano partecipare a questo processo».
Secondo un comunicato
stampa deU’Arm, le discussioni sono state franche, a
volte dolorose, in particolare
tra i rappresentanti delle quattro chiese della famiglia riformata olandese in Sud Africa:
la Chiesa riformata olandese
(Ngk); la Chiesa missionaria
riformata olandese in Sud
Africa (Ngsk) con una maggioranza di meticci; la Chiesa
riformata olandese in Africa
(Ngka), con una maggioranza
di neri; e la Chiesa riformata
in Africa, con una maggioranza di indiani.
Il Consiglio generale dell’
Arm aveva sospeso l’adesione della Ngk nel 1982, a Ottawa, dichiarando che la
giustificazione teologica
dell’apartheid era un peccato
e un’eresia e istituiva uno
«status confessionis» (una
questione cioè sulla quale le
differenze di opinioni non sono possibili all’interno della
chiesa). Secondo il colloquio
di Johannesburg, un fattore
essenziale nella rinuncia della
giustificazione teologica
dell’apartheid è l’unificazione delle quattro chiese riformate olandesi in Sud Africa.
Al termine del colloquio,
l’Arm ha inviato una lettera
aperta a tutte le sue chiese
membro in Sud Africa, nella
quale deplora che alcune
chiese riformate del Sud Africa abbiano in passato difeso
il razzismo e sviluppato un
teologia dell’apartheid il che,
afferma la lettera, è in contraddizione con un’autentica
tradizione riformata.
La lettera aggiunge inoltre:
«Queste chiese sono diventate complici di un sistema che
ha inflitto immense sofferenze
a milioni di esseri umani.
Questa situazione esige una
dichiarazione di colpevolezza, un atto di pentimento e
una domanda di perdono.
Chiamiamo tutti i cristiani
riformati a respingere categoricamente l’apartheid in
quanto peccato e la sua giustificazione teologica in
quanto eresia.
E una questione di vita e di
morte. Se difendete il sistema
dell’ apartheid, la vostra salvezza è in pericolo. L’appro
Una scuola multirazziale a Johannesburg
vazione da parte dei cristiani
di politiche razziste ha generato una situazione nella
quale la proclamazione dell’
Evangelo e la sua integrità
erano in pericolo.
Questa è la ragione per cui
il Consiglio generale dell’
Arm aveva dichiarato a Ottawa lo «status confessionis».
La lettera esorta i cristiani
riformati «a cessare di essere
membri di organizzazioni
clandestine e di altre associazioni che, a lungo termine, nuocciono alla trasparenza del processo democratico.
Deve essere chiaro che la
prima e suprema lealtà di
una comunità cristiana va
prima di tutto a Gesù Cristo e
all’ Evangelo e non a una
identità culturale nazionale,
reliquie dell’apartheid e della sua ideologia».
La lettera si conclude con
queste parole: «Occorre liberare i sudafricani dall’eredità coloniale e dalla mentalità dell’apartheid, introdurre
un sistema economico che risponda ai bisogni di tutte le
classi della società, e anche
promuovere una partecipazione giusta delle donne
all’interno della chiesa e della società.
Tocca alle chiese aiutare le
donne e gli uomini di questo
paese ad affermare la loro
identità africana. Dobbiamo
tutti imparare come essere fedeli servitori della creazione
e come salvare la vita sul
pianeta Terra...».
—i
Dopo la divisione della Cecoslovacchia
Due stati^ una sola
chiesa metodista
Dal 1° gennaio 1993 la Cecoslovacchia è stata sostituita
da due stati indipendenti: la
Repubblica ceca e la Repubblica slovacca. La Chiesa
metodista conta comunità in
entrambe le repubbliche e
benché fosse contraria alla divisione ha dovuto ovviamente accettarla.
Nel corso del 1992 vi sono
state due conferenze metodiste, quella ordinaria in maggio e una straordinaria in dicembre che si sono occupate
della nuova situazione venutasi a creare. I metodisti
hanno deciso di rimanere uniti ed hanno dato vita alla
«Conferenza della Chiesa
metodista nella Repubblica
ceca e nella Repubblica slovacca». Sono stati creati due
distretti, ciascuno con il suo
responsabile e il suo Consiglio (costituito da due pastori
e due laici in Slovacchia e da
tre pastori e tre laici in Boemia), mentre la Conferenza
ha un sovrintendente unico,
nominato ogni anno dal ve.scovo e suo sostituto in caso
di assenza. 11 sovrintendente
presiede le conferenze di circuito in entrambi gli stati e
provvede alla cura pastorale
di cui la direzione della chiesa è responsabile, mentre le
questioni amministrative sono di competenza delle assemblee di distretto. Il presidente, insieme a due pastori
da lui scelti, uno per ogni distretto, costituisce una specie
di giunta che deve preparare
la Conferenza annuale. La sede dell’organizzazione e della
Conferenza rimane Praga.
Ai due incontri di maggio e
dicembre è stato ribadito che
la suddivisione delle responsabilità amministrative fra i
due distretti era stata fatta per
venire incontro alle richieste
dei due nuovi stati e non perché fosse nelle intenzioni della chiesa. Come sovrintendente è stato confermato Josef Cervenak, responsabile
del distretto ceco; il distretto
slovacco, che ha come sede
Bratislava, è guidato da Pavel
Prochazka.
Roma: cancellata la manifestazione
Andare alla Sinagoga
per non dimenticare
-Il 18 aprile avrebbe dovuto svolgersi a Roma una manifestazione interreligiosa
contro l’antisemitismo, ma
non è stata autorizzata a causa della concomitanza dei
referendum. Gli organizzatori
hanno invitato comunque i
cattolici (e quanti volevano
unirsi a loro) a trovarsi in
piazza San Pietro, portando
una stella gialla, e inoltre
hanno invitato tutti coloro
che desiderano dimostrare
con un gesto tangibile la loro
Consiglio ecumenico delle chiese
Solidali con le donne
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) di Ginevra ha
aperto un «Fondo ecumenico
di solidarietà» per aiutare le
donne vittime della guerra,
della violenza, dello stupro e
di altre forme simili di abuso,
dando particolare priorità alle
donne della ex Jugoslavia. Il
fondo sarà amministrato da
donne.
I progetti da finanziare
comprendono programmi per
la salute, per il ricupero, per
la preparazione di consiglieri,
per l’indirizzo dei ministeri
delle chiese verso la cura delle vittime dello stupro, di addestramento per l’indipendenza economica delle donne
vittime di violenza.
Il fondo sarà amministrato
dalla segreteria europea del
Cec e ne sarà responsabile la
pastora Myra Blyth, con la
collaborazione anche del
gruppo donne della III Unità
Jpic.
Chi volesse può alimentare
con proprie offerte questo
fondo, inviandole al Consiglio ecumenico delle chiese.
Banca scandinava in Svizzera, Ca.sella postale 901, 1211
Ginevra 3, e versandole su
uno dei seguenti conti bancari:
964 220 001 11 (Franchi
svizzeri) 964 220 001 24
(Marchi tedeschi) 964 220
001 14 (Corone svedesi) 964
220 001 61 (Dollari USA).
solidarietà alla comunità
ebraica a recarsi nel corso
della giornata del 18 aprile
alla Sinagoga, portando una
stella gialla, per un momento
di raccoglimento davanti alla
lapide che ricorda coloro che
furono assassinati «perché
colpevoli di essere ebrei».
Fra gli interventi previsti
alla manifestazione cancellata
vi era quello del pastore Daniele Garrone, in rappresentanza dei protestanti italiani.
«Andare alla Sinagoga - ha
dichiarato all’agenzia Nev il
past. Garrone, docente di Antico Testamento alla Facoltà
valdese di teologia di Roma ha per me un triplice significato di memoria, di confessione di peccato, di impegno
civile.
¡Memoria: di fronte a! revisionismo storiografico, al
diffondersi di veri e propri
falsi storici, alla tentazione di
rimuovere un passato così orribile, è necessario ribadire il
dovere della memoria, che
comporta assunzione del passato senza reticenze e informazione delle giovani generazioni.
Confessione di peccato: come cristiani dobbiamo denunciare T antiebraismo cristiano che tanta parte ha
avuto nella diffusione dell’
odio nei confronti degli ebrei,
e sviluppare un rapporto positivo con Tebraismo, impegno civile: vogliamo ribadire
la nostra volontà di combattere ogni focolaio di risorgente antisemitismo, come
pure ogni manifestazione di
xenofobia e di razzismo».
Mondo Cristiano
Olanda: giornale unico
per i luterani e i riformati
AMSTERDAM — Dal primo gennaio di quest’anno il quindicinale della Chiesa luterana in Olanda, «Evangelisch-Lutherse Kerk», e quello della Chiesa riformata vengono stampati in
stretta collaborazione. Il nuovo foglio che ora compare mensilmente, prelude all’unione delle due chiese, prevista per il 1996
L’iniziativa ha riscosso notevole successo e, per il momento
soddisfa ambedue le parti. Il direttore, Jibbo Poppen, ha sottolineato come ora le informazioni delle diverse chiese raggiungono una cerchia più ampia di persone e migliorano la comunicazione reciproca.
Ordinazione delle donne:
un vescovo pronto ad andarsene
MORAY — La Chiesa episcopale di Scozia sarà nel prossimo giugno una delle ultime chiese della comunione anglicana a
decidere sull’ordinazione delle donne. George Sessford, vescovo di Moray, Ross e Caithness, ha annunciato la sua intenzione
di lasciare la comunità in caso di decisione favorevole all’accesso delle donne al sacerdozio.
Un tale passo porterebbe all’autodistruzione della Chiesa, ha
spiegato precisando che probabilmente sarebbe diventato membro della Chiesa cattolica.
Ordinazione delle donne: inizia
la discussione in Parlamento
LONDRA — Il Parlamento britannico ha appena avviato
l’iter legislativo che dovrebbe consentire alle donne di accedere al sacerdozio in seno alla Chiesa nazionale anglicana. La
commissione composta di quindici membri della Camera bassa
e della Camera alta del Parlamento ha tenuto il suo primo incontro. Per i lavori preparatori, la commissione non è sottoposta ad alcun limite di tempo, il che fa temere ai sostenitori
dell’ordinazione delle donne che la procedura si trascini per
molto tempo. Dopo la decisione del Parlamento, la legge dovrà
ancora essere approvata dalla regina, capo dello stato e della
Chiesa d’Inghilterra.
Appello dalle Cevenne
SAINT-HIPPOLYTE DU FORT — Nei prossimi anni, la
Chiesa riformata della regione «Cévennes-Languedoc-Roussillon», uno dei centri storici del protestantesimo francese, rischia
di venire amputata del quindici per cento dei suoi pastori per
motivi finanziari. È quanto è emerso dal Sinodo regionale
straordinario riunito di recente. Di fronte a questa prospettiva,
undici pastori e un laico deputati al Sinodo hanno dichiarato di
non condividere un atteggiamento così rinunciatario da parte
della loro chiesa.
Hanno redatto un manifestato intitolato «Dieci affermazioni
per la chiesa in Cévennes-Languedoc-Roussillon» in cui chiamano «tutti i cristiani a unirsi a loro in un gesto di fedeltà alla
parola di Dio». «Non ci può essere chiesa al di fuori di un riferimento vivo alle sacre Scritture.
Occorre riprendere la via del culto, degli studi biblici e delle
riunioni di preghiera». Essi si impegnano personalmente a dare, oltre alla loro regolare contribuzione alla vita della chiesa,
«una somma sostanziosa destinata ad alimentare temporaneamente un fondo speciale per finanziare uno o più posti pastorali».
Chiese e comunicazione
ESTONIA — Il Consiglio delle chiese cristiane in Estonia,
formato da luterani, ortodossi, cattolici, battisti, metodisti e
pentecostali ha recentemente avuto un incontro con la direzione della radio e della televisione estone per studiare il problema della «comunicazione».
Già nell’89 le chiese ottennero l’accesso alla televisione, con
un programma che va in onda ogni domenica sera, per la durata
di due ore e con la possibilità di ricevere telefonate dagli
spettatori. E un programma che riscuote molto successo e che
le chiese intendono potenziare, creando una «associazione cristiana per le comunicazioni», in grado di coordinare le diverse
attività pubblicistiche delle chiese.
Il Consiglio ha espresso preoccupazioni per il taglio della
spesa destinata al culto, ventilata dalla commissione cultura del
Parlamento e ammontante finora a 1,3 milioni di corone estoni
(pari a circa 1,2 miliardi di lire italiane), e chiede il mantenimento dello stanziamento necessario per provvedere, almeno
parzialmente, ai lavori più urgenti per il restauro degli edifici di
culto più importanti sotto il profilo architettonico.
La «Missione del marinaio»
TALLINN — La Chiesa luterana estone ha ripreso, dopo
una interruzione forzata di più di 50 anni, la «Missione del
marinaio» nel porto di Tallinn.
Grazie alla sua posizione, la città di Tallinn è stata uno sbocco commerciale di primaria importanza durante molti .secoli e
un porto fondamentale per le merci in transito da e per la Russia.
Nel 1891 fu fondata la «missione», che durò fino al 1940,
quando fu costretta a chiudere per la liquidazione forzata della
fiotta commerciale estone.
Jaan Jaani, il pastore incaricato della «missione», entrato nel
suo incarico a partire dal 20 gennaio scorso, non dispera di poter ottenere la restituzione della casa della «missione», confiscata nel 1940.
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\ÆNERDÎ 23 APRILE 1993
PAG. 3 RIFORMA
CULTO DI PASQUA IN TV
UNA NUOV^
OPPORTUNITÀ
FULVIO ROCCO
Accadrà un giorno che gli spettatori televisivi italiani
potranno scegliere tra la messa cattolica e il culto
evangelico? La domanda mi frullava per la testa vent’anni
fa, in coincidenza con la nascita di «Protestantesimo» primo segnale di pluralismo religioso del servizio pubblico
televisivo. Quella timida apertura alla nostra presenza in
Tv, ottenuta con fatica dopo anni di tentativi, mi sembrava
già un grande risultato. E appariva molto difficile che si
potesse andare oltre. Invece quest’anno la risposta positiva c’è stata. Per la prima volta nella lunga storia della Tv
italiana è andato in onda in diretta il culto di Pasqua (in
collegamento con la Chiesa metodista di via XX Settembre a Roma), presieduto da Aurelio Sbaffi con la predicazione di Paolo Ricca. Ciò è avvenuto come nostra risposta
ad una offerta di Raidue. È doveroso resistere alla tentazioni della retorica. Sarebbe troppo facile parlare di «evento storico» e abbandonarci a un eccessivo compiacimento.
Meglio riflettere su queste nuove opportunità che ci vengono proposte dalla Rai, come del resto abbiamo cominciato a fare nel recente convegno di Ecumene sulla Tv. E
utile anzitutto prendere atto dei risultati in termini di pubblico presente e di audience. Nel tempio di via XX Settembre c’erano 400 persone, provenienti da tutte le comunità evangeliche romane. Il culto è stato seguito da quasi
trecentomila spettatori in tutta Italia. Sono dati senza dubbio incoraggianti di cui occorre tenere conto per il futuro,
visto che d’ora in poi avremo le possibilità di trasmettere
in diretta tre culti all’anno in occasioni speciali (Natale,
Pasqua, Pentecoste). I problemi da affrontare per una valida testimonianza evangelica sono sostanzialmente due:
1) fino a che punto e con quali modalità il culto televisivo deve essere costruito in rapporto alle specifiche esigenze del mezzo televisivo?
2) il culto deve rispecchiare puntualmente la realtà di
una comunità o deve invece essere una occasione di aggregazione delle diverse realtà evangeliche di una città, di una
zona, di una regione e quindi essere, di fatto, interdenominazionale? La prima esperienza che abbiamo appena fatto
e le precedenti (che però non erano dirette ma registrate)
dimostrano che è ancora necessaria una ricerca approfondita per raggiungere il giusto punto di equilibrio ma che è
comunque inevitabile accettare, senza farsene però condizionare troppo, una mediazione tra autenticità del culto ed
esigenze televisive. Quanto alla seconda domanda la mia
propensione è per un culto che sia anche occasione di incontro tra diverse comunità.
Vita Delle Chiese ..........................
Le comunità battiste ricordano il 25° anniversario della morte di Martin L. King
Il diritto di tutti alla dignità e alla vita
V -A. , ■’ !9W» .1.1
>• . «„fc A r if.. f A r .
Le chiese evangeliche e quelle
battiste in particolare ricordano
in questi giorni la figura e la testimonianza del pastore battista
Martin Luther King, assassinato
il 4 aprile del 1968 a Menphis
nel Tennessee.
Il pastore King è nato ad Atalanta il 15 gennaio del 1929. Nel
1948 è consacrato pastore battista e nel 1954 diventa pastore
della Chiesa battista di Dexter
Avenue a Montgomery, in Alabama, dove inizia una battaglia
nonviolenta contro il razzismo e
per i diritti civili in America, che
continuerà fimo alla sua morte.
Martin Luther King è stato insignito del Premio Nobel per la
pace nel 1964.
La testimonianza del pastore
King continua ad essere oggi alla base della riflessione dei vari
movimenti antirazzisti nel mondo.
Presentiamo qui di seguito un
primo resoconto delle iniziative
assunte dalle Chiese battiste in
Italia
Torino
Il 4 aprile scorso la Chiesa
battista di Torino via Passalacqua, in occasione della domenica dei diritti umani, ha
ricordato in modo speciale la
figura e l’opera di Martin
Luther King, pastore battista
nero, leader del movimento
nonviolento per i diritti civili,
morto assassinato esattamente 25 anni fa.
Il culto, organizzato da un
folto gruppo di fratelli e sorelle di varie nazionalità (tra
cui Zaire, Brasile, Perù e Romania) è stato ricco di interventi-avvenimenti parlati,
cantati e mimati.
Ciascun gruppo ha informato la chiesa della situazione politica, sociale e religiosa
del proprio paese, dando notizie fresche e di prima mano.
Un rappresentante di Amnesty International ha presenta
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La XXXI sessione del Segretariato attività ecumeniche
Manderò il mio Spirito su tutti
EMMANUELE PASCHETTO
Il Segretariato attività ecumeniche (Sae) organizza
anche per quest’anno una sessione di formazione ecumenica. Sarà la XXXI sessione e
si svolgerà, come è ormai
consuetudine consolidata, al
Passo della Mendola, in provincia di Trento, dal 24 luglio
al 1° agosto.
Le sessioni di studio del
Sae sono il clou di una attività di ricerca e di confronto
fra le diverse confessioni cristiane e con l’ebraismo, condotta nei vari gruppi locali
disseminati per tutta la penisola. Per un’intera settimana
si alternano conferenze e meditazioni bibliche, tavole rotonde, lavori di gruppo e momenti cultuali delle varie
confessioni rappresentate. I
partecipanti (negli ultimi anni
sempre oltre 500) sono ovviamente in maggioranza cattolici, ma c’è anche una buona
rappresentanza di evangelici
e di ortodossi e un piccolo
gruppo di ebrei. Non mancano credenti di altre religioni
(musulmani, buddisti, induisti) generalmente invitati come esperti.
Il tema è sempre monografico e quest’anno la sessione
rifletterà sulla terza persona
della Trinità, lo Spirito Santo,
dopo aver affrontato nel 1990
il tema di Dio, Padre ed essersi confrontata con la cristologia nei due anni successivi. «Manderò il mio Spirito
su tutti» sarà il motto della
settimana, tratto dal libro del
profeta Gioele.
Nel presentare la sessione
Maria Vingiani, presidente
del Sae, scrive fra l’altro:«Va
segnalato il fatto che non siamo noi soli ad avvertire il bisogno di confrontarci con lo
Spirito. L’ecumenismo del
Cec (Consiglio ecumenico
delle chiese) e della Kek
(Consiglio delle chiese europee) è approdato già a questi
lidi. La recente Assemblea di
Canberra (1991), per la prima
volta nella storia del Cec, dopo la lunga serie di tematiche
cristologiche, si è concentrata
sul tema dello Spirito Santo,
in termini di invocazione:
“Vieni, Santo Spirito, rinnova
tutto il creato!’’. Né possiamo
dimenticare l’attuale convergenza ecumenica sul bisogno
di autentica, nuova spiritualità; intesa, questa, non come
fuga nel privato e nell’intimistico, ma come vita nello Spirito Santo, vita che fa coinvolgere tutti, i singoli ma anche le chiese, nella responsabilità di testimoniare pubblicamente e coram mundo i
frutti dello Spirito».
Il lavoro dei 16 gmppi previsti ruota intorno al tema
Sulla pietra tombale di Martin Luther King sono incise le parole di un vecchio spiritual degli schiavi;
«Finalmente libero, finalmente libero, grazie Signore, io sono finaimente iibero!»
centrale e raccoglie un ricco e
stimolante caleidoscopio di
proposte di studio e di approfondimento: dal riesame
del legame che la chiesa ha
sempre affermato sussistere
tra Spirito e Scrittura, Spirito
e profezia, alla verifica degli
spazi che nuove istanze come il femminismo e l’ecologia vanno aprendo alla presenza e all’azione dello Spirito di Dio. Queste preziose riflessioni verranno, come ogni
anno, raccolte e pubblicate in
un ponderoso volume contenente anche i contributi degli
specialisti presenti, le meditazioni bibliche e le varie mozioni votate dall’assemblea
plenaria.
to il lavoro che questa organizzazione svolge a livello
mondiale e ha invitato i presenti a sottoscrivere tre petizioni in favore della libertà
religiosa in altrettanti paesi in
cui si sono verificati atti di
repressione mortale.
La proiezione di un filmato
dello Spav sulla figura di
King ha fatto il punto su un
personaggio a cui molto è dovuto. Certo, è stato fatto notare, i tempi sono cambiati, ma
il diritto alla dignità della vita
resta ancora una vocazione
pressante e urgente. L’odio
razziale (ormai all’ordine del
giorno anche in molti paesi
della stessa Europa), la fame,
la guerra, l’assenza di libertà,
la sopraffazione, e per contro
l’equa ripartizione delle ricchezze, il diritto al lavoro, alla salute, alla casa, ecc... sono
realtà che richiedono grande
pazienza, lungimiranza, fatica
e una grande speranza.
Ricordare Martin Luther
King non è una semplice
commemorazione imposta
dalla logica degli anniversari
ma un atto dovuto a un uomo
che ha dato la vita per un «sogno» che niente e nessuno
potrà mai uccidere. Va dato
atto che King ha saputo coniugare, fino alle estreme
conseguenze, Bibbia e storia.
Siamo riconoscenti al Signore per questa figura così
preziosa la cui azione è esempio stimolante di fede e di
speranza per un mondo migliore.
Ferrara
La Chiesa battista di Ferrara ha avuto, il 7 aprile, la visita del pastore nero Noël Erskine, professore alla Emory
University di Atlanta. Il professore è stato invitato dalle
scuole cittadine a presentare
la figura e l’opera del pastore
battista Martin Luther King,
ucciso 25 anni orsono. Alla
sua presentazione hanno potuto partecipare, per ragioni
di spazio, solo le classi quinte
di varie scuole superiori.
Rovigo
La comunità battista di Rovigo ha vissuto intensamente
l’anniversario della morte di
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..CAMPO RONN#,:,.,.
Organizzato dalla Fdei, a Moiiteforte Irpino, si
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Per isciiiàotó ì? Woipài' di
1 lezione del Certopo 1ST ^
83024 Monteforte Irpino (Av), Tel. 825/682698.
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Martin Luther King. Ha organizzato infatti, insieme alla
Consulta per la pace e per i
diritti civili del Comune, di
cui è membro fondatore, una
mostra e una conferenza.
La mostra ha avuto luogo
nella bellissima e centralissima tavernetta del palazzo
Roncale, appartenente a una
famosa famiglia rodigina,
esponente di spicco del protestantesimo di questa città e
sede della chiesa protestante
durante il periodo della Riforma.
La mostra era intitolata
«Martin Luther King e il razzismo»; era composta da oltre
75 fotografie con didascalie
che ripercorrevano la vita e le
opere del grande profeta della
nonviolenza e analizzavano le
teorie pseudiscientifiche del
razzismo. Oltre 500 i visitatori, varie le scolaresche.
La conferenza tenuta dal
prof. Noël Erskine è stata
molto vivace e coinvolgente;
il pubblico, per la maggior
parte estraneo alla chiesa, è
stato trascinato dal pastore
nel canto e nel battimani tipico delle chiese battiste nere
d’America
Ariccia e Albano
Le chiese celebrano il
venticinquesimo anniversario
dell’assassinio del pastore
battista e leader del movimento per i diritti civili Martin Luther King, con la presentazione del libro L’altro
Martin Luther King, recentemente pubblicato dalla Claudiana (collana Nostro tempo,
£ 28000).
La manifestazione avverrà
giovedì 22 aprile alle ore
18,30 presso il palazzo Chigi
di Ariccia. Il libro sarà presentato dal suo curatore, dottor Paolo Naso, autore anche
del saggio introduttivo alla
raccolta di testi del pastore
King.
Pubblicazioni
Un’altra pubblicazione della Claudiana, utile a fare il
punto sulla ricerca della giustizia interrazziale è quella di
Cristina Mattiello, Le chiese
nere degli Stati Uniti (collana
Dossier, £ 9500).
Da Grosseto una convinzione
We shall overcome
Pur nella consapevolezza
che «celebrare la vita di un
eroe non è in consonanza con
10 stile etico di cristiani evangelici», il 25° anniversario
dell’assassinio di Martin
Luther King ha costituito per
la comunità battista di Grosseto, in particolare per coloro
che negli anni caldi della contestazione giovanile fecero di
Martin Luther King un simbolo di libertà, un’occasione
da non perdere.
Infatti, dopo una preparazione durata circa un mese,
domenica 21 marzo una quarantina di persone (amici,
simpatizzanti, membri di altre
denominazioni) si è ritrovata
nel nostro tempio per ascoltare una rievocazione della sua
vita e del suo messaggio.
L’incontro è stato significativo in particolare per il modo
in cui si è cercato di ricreare
11 clima socio-politico nel
quale il pastore battista di
Atlanta svolse il suo ministerio.
Diverse voci si avvicendavano: le tappe salienti della
vita di King venivano rivissute attraverso le parole di una
narratrice, la sua vocazione,
l’impegno, l’attentato, gli arresti; due speaker in tono
concitato scandivano gli avvenimenti cruciali della lotta
per l’emancipazione dei neri
d’America: il boicottaggio
degli autobus, la lotta per
l’approvazione della legge
per i diritti civili, il «pellegrinaggio della miseria nazionale»; infine la voce di un lettore faceva riecheggiare nel
tempio alcuni brani dei sermoni più ispirati di King, la
lucida analisi della nascita
deH’atteggiamento razzista
derivato da motivazioni prettamente economiche, la teorizzazione della nonviolenza
come attualizzazione del
messaggio d’amore di Gesù
Cristo, fino al suo profetico
«sogno di liberazione».
Suggestivo si è rivelato
l’intervento musicale di un
gruppo di sorelle che, con gli
arpeggi di una chitarra, intercalavano il racconto e lo impreziosivano con il canto di
alcuni famosi spiritual, da
Nobody knows a ’We shall
overcome.
Con questa manifestazione,
al termine della quale alcuni
dei presenti sono intervenuti
per esprimere il loro plauso,
speriamo di aver dato testimonianza della nostra volontà
di affrontare le tematiche più
scottanti della nostra società
in questo particolare momento di corruzione e di crisi dei
valori; speriamo di aver aperto se non una porta almeno
uno spiraglio verso chi sente
l’urgenza di un impegno concreto per difendere la libertà.
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 23 APRILE I993
La campagna evangelistica del pastore Billy Graham in Italia
L'«operazìone Andrea» è ben riuscita
FRANCO BONO
M fatta. Organizzata da
Bgea (Associazione evangelistica Billy Graham)
«Missione Europa » è oramai
storia e io ve la racconto, essendo stato fin dall’inizio uno
degli organizzatori in Italia
collaborando col fratello Luciano Galli e i pastori Giuseppe Croce e Remo Cristallo, che è stato il responsabile
nazionale della parte tecnica.
Utilizerò anche i dati delle
relazioni serali che sono stato
incaricato di raccogliere, riepilogare ed elaborare.
All’inizio ero piuttosto scettico; cresciuto ai tempi delle
«adunate oceaniche», le manifestazioni di massa, sia pure
evangelistiche, mi lasciavano
perplesso, soprattutto sul come riferire poi nelle chiese locali alle persone che mostravano interesse. Mi ha convinto il metodo adottato, operazione Andrea, perché biblico
e semplice. Nel capitolo I del
suo Vangelo Giovanni (vv.
37-40) racconta che due discepoli del Battista, avendolo
udito dare testimonianza a
Gesù, seguirono questi. Più
tardi Andrea, uno dei due, incontra il fratello Simone (v.
41) e gli testimonia: «Abbiamo trovato il Messia» e (v.
42) lo accompagna da Gesù;
l’«operazione Andrea» è tutta
qui: persone che seguono Gesù, gli sono testimoni presso
parenti, amici, conoscenti,
pregano per loro, li invitano
alle riunioni e ne diventano i
loro referenti presso le comunità locali. Con questo metodo non si ha evangelizzazione
di massa, ma evangelizzazione personale e su vasta scala
nello stesso tempo.
Il metodo è magistralmente
illustrato dal manifesto distribuito al Sinodo ’92 dal Coordinamento interdistrettuale
per l’evangelizzazione delle
chiese evangeliche valdesi e
metodiste.: una persona porta
alla croce un’altra persona
perché abbia risposta ai tre
punti interrogativi sui quali si
trovano, quelli di Romani 10:
14. La campagna è stata voluta da oltre 1.200 chiese tedesche che hanno organizzato la
manifestazione prò Christus
'93 per ricordare alla nuova
Europa che c’è speranza, che
la soluzione ai problemi del
mondo è Gesù Cristo, che la
«nuova» Europa non può costruirsi ignorando Dio. La
campagna ha avuto luogo dal
17 al 21 marzo 1993.11 17 c’è
stato un culto di consacrazione, le serate successive riunioni di evangelizzazione.
Trasmesso per satellite da Essen in oltre 40 lingue contemporaneamente, il programma
ha coperto 12 fusi orari: da
Reykjavik a Vladivostok e da
Rovaniemi, quasi al Circolo
polare artico, a Limassol (Cipro), non molto distante dal
Libano.
In Italia le località collegate
con il satellite sono state 24:
Aversa, Bologna, Catania,
Como, Desenzano, Firenze,
Foggia, Gela, Grosseto, Messina, Milano, Modugno, Napoli, Padova, Palermo, Pistoia, Porto Torres, Roma,
San Donato, Sesto S. Giovanni, Tezze sul Brenta, Torino,
Vittoria.
In ogni località si è costituito un comitato di volenterosi.
I membri, chi a titolo personale chi in rappresentanza di comunità locali, provenivano
praticamente da quasi tutte le
chiese evangeliche presenti in
Italia, federate e non. In alcu- '
ni comitati locali, pochi, erano presenti anche cattolici carismatici e delle comunità di
Billy Graham parla della televisione alle folle radunate
base. In complesso le chiese e
i gruppi partecipanti e/o rappresentati sono stati un centinaio. In alcuni luoghi le apparecchiature sono state prestate
dalla Bgea, in altri sono state
provvedute dai comitati locali.
Ad ogni comitato era stato richiesto di mandare una relazione giornaliera. Per le quattro serate di evangelizzazione,
erano quindi 96 relazioni. Nei
termini previsti ne sono pervenute e sono state elaborate 82,
pari all’85%. I dati forniti in
questo articolo sono quindi
approssimati per difetto.
Le 96 riunioni sono state tenute : 44 in luoghi di culto, 28
in teatri, 12 in centri congressi, 11 in palestre scolastiche o
aule magne, uno in un palasport. I posti a sedere complessivi variavano da 14.500 a
18.000. I presenti indicati nelle relazioni sono stati 10.832.
In realtà potranno essere stati
dai 13 ai 14.000.
Agli «appelli» sono venute
avanti circa 1.700 persone.
Molti di più sono andati dietro
o sono rimasti alla fine per saperne di più, rivolgendosi a
consulenti che erano stati preparati a questo scopo. Gli uomini sono stati in leggera
maggioranza: il 50,28% rispetto al 49,72% delle donne;
fra gli uomini il 72,42% era
sotto i 36 anni, le donne erano
il 68,18%.
L’«operazione Andrea» ha
funzionato egregiamente. Il
97% ha dichiarato di essere
venuto perché era stato interessati da parenti e amici. Solo
il 2,57% è stato attratto dalla
pubblicità, lo 0,43 è entrato
per caso. Questo è un dato
sull’evangelizzazione sul quale dobbiamo meditare. Credo
che l’evangelizzazione personale di tutti i membri dovrebbe diventare la principale attività delle nostre chiese. Conferenze o concerti 0 altre riunioni dovrebbero essere incontri nei quali gli «evangelizzati» abbiano l’opportunità di
decidersi. Tra coloro che hanno preso una decisione per
Cristo, l’89,88% lo faceva per
la prima volta, mentre per il
10,12% si è trattato di riconsacrazione. II 90,23% era costituito da cattolici, il 5,95% si è
dichiarato indifferente, il
2,69% era composto da evangelici, ri,12% da musulmani.
Interessanti sono stati i
commenti dei responsabili
delle comunità o organizzazioni partecipanti. Alla domanda: «Com’è stata la realtà
nei confronti delle vostre
aspettative?», il 63% ha risposto «molto positivo», il
28,57% «positivo», il 6,12%
«normale», il 2,04% «negativo». La seconda domanda era:
«Quale prevede che sarà l’effetto sulla sua comunità?»; le
risposte: 62% «molto positivo», 37,04% «positivo». L’ul
tima domanda era: «Lei e la
sua comunità siete stati incoraggiati?»; le risposte 86,84%
«molto positivo», il 13,16%
«positivo».
Alla domanda di quale effetto avevano avuto le serate
sui presenti, cito per tutte una
relazione che così sintetizza:
«Gioia, lacrime, pentimento,
riflessione». I commenti maggiormente positivi riguardano
la gioia della scoperta di possibilità di sincera collaborazione con fratelli di altre denominazioni che, in alcuni casi, si sono trovati assieme per
la prima volta anche solo per
parlare di un programma di
evangelizzazione della propria città.
La campagna non è finita. I
programmi sono stati registrati su videocassette e già decine di chiese 0 gruppi le hanno
richieste per utilizzarle sia per
campagne locali, sia per incontri di evangelizzazione familiare che si potrarranno nel
tempo.
Potrei continuare citando
episodi scritti nelle relazioni o
raccolti al telefono, ma penso
che la conclusione migliore
siano le parole di un uomo di
70 anni, Giuseppe, che avendo ascoltato il messaggio di
salvezza in Gesù Cristo e accettato di seguirlo, commenta:
«Ho imparato di più in questa
serata che in settant’anni di
vita».
Chiesa battista di Cagliari
Un grande MLK
_______STEFANO MELONI_____
LO spettacolo di domenica
pomeriggio, 4 aprile, è
terminato con «We shall overcome» cantata all’unisono da
circa cento persone accompagnate dal rullare di una batteria. Dopo due ore di musica
(rock, fusion, pop e gospel)
inframmezzata da letture di
testi sul razzismo, sulla nonviolenza, su e di Martin
Luther King, è sembrato bello
e opportuno che tutti i musicisti alternatisi fino a quel momento cantassero insieme un
antico canto di speranza e che
il folto pubblico (per il 60%
esterno alla nostra comunità)
ne seguisse attivamente le parole e la musica.
Domenica 4 aprile, «Martin
Luther King’s day», è parso
proprio che la Chiesa battista
di Cagliari si fosse trapiantata,
per una volta, nel profondo
Sud del battismo nero americano: in Alabama, in Georgia.
E dire che durante l’e.secuzione di «Pride», brano degli U2
dedicato a M. L. King da parte dei giovani «figeini», al
fondo del locale di culto si
scatenava una danza collettiva
che trascinava tutta la sala in
un ritmico battere di mani e
persino una sorella di chiesa,
la più avanti in età, «zia Pinuccia», manifestava il suo divertito assenso in un convinto
applauso finale (anche se poi
confidava di essersi tappata le
orecchie, perché il frastuono
le ricordava il rumore sordo e
terribile del bombardamento
su Cagliari del lontano ’43).
Nelle due serate precedenti,
infatti, la proiezione del film
«Jungle Fever» di Spike Lee
aveva colpito «duro» i 40 pre
senti, trasportandoli nella
realtà di una società americana lacerata dal problema razziale, dalla incomunicabilità
interetnica, dalla violenza fisica, dallo sfacelo della droga.
Che buio opprimente, che
amarezza, che desolante distanza dalle parole e dai sogni
di speranza del pastore battista nero! Le reazioni dei presenti si sono espresse nella
realizzazione di due graffiti su
tela di lenzuolo dove, accanto
a un grande «MLK» multicolore, emergevano parole e
simboli di rottura, lacerazione,
ferita.
Una mostra fotografica e
una videocassetta hanno, il
giorno dopo, raccontato di M.
L. King e di come sia, forse,
ancora possibile sperare l’insperabile, a dispetto di ciò che
è davanti ai nostri occhi. E
quelle immagini ci hanno ricordato che è questa la nostra
missione e la nostra testimonianza.
Diapositive e musiche originali dello Zimbabwe hanno
poi concluso la serata di sabato. Infine, domenica sera, il
concerto.
Una domanda, per concludere, ad uso interno: come
spiegare, nel contempo, la
scarsa frequenza domenicale,
motivo di discussione infinita,
e la presenza costante e partecipata in tre serate consecutive, terminate ben oltre l’ora di
cena, di un folto ed eterogeneo pubblico? Come superare
il senso di estraneità e di comunità «chiusa» che ostacolano e talvolta impediscono una
relazione e un incontro proficuo? Forse questa volta la risposta ci è stata data forte e
chiara.
Iniziativa ecumenica a Ivrea
Per Pospedale curdo
di Qala-Diza
LILIANA CURZIO
Una bella serata fatta di
musica, di fede, di amicizia, di solidarietà. La sera di
sabato 3 aprile il «coro
polifonico di Ivrea», diretto
da don Antonio Nigra, ha tenuto un concerto di musica
sacra nella chiesa evangelica
di Ivrea; le offerte raccolte al
termine sono state destinate
alla costruzione dell’ospedale
della città curda di Qala-Diza,
«gemellata» con Ivrea. L’avvenimento, piuttosto insolito,
ha rappresentato in un certo
modo il proseguimento della
«settimana per l’unità dei cristiani», che è culminata nella
domenica del 24 gennaio,
quando cattolici e valdesi
hanno partecipato insieme al
vescovo e al pastore, alle celebrazioni festive delle due
chiese. Già da allora il coro di
don Nigra propose questo ulteriore incontro che, collocato
alla vigilia della settimana
santa, ha assunto un particolare, più intenso significato.
Il programma preparato era
tutto un cammino di fede nella luce pasquale: le invocazioni del kyrie del Sanctus
à&WAgnus Dei, i versetti dei
salmi e dei Vangeli, fino al
Veni Sanctu Spiritus, tutto ci
invitava alla riflessione sulla
passione di Cristo e sulla resurrezione. Gregoriano e polifonia si alternavano, nella
rielaborazione dello stesso
maestro Nigra, con un risultato di grande suggestione e valenza artistica. Sempre di Nigra la trascrizione per coro e
organo dei brani del Requiem
di Mozart, accompagnati
all’organo da una sorpresa, la
giovanissima allieva di don
Nigra Marta Giannotti, 15 anni, di estrema bravura e sensibilità. Dell’arte di coristi, della loro perfetta fusione, di come sappiano trasportare l’uditore in un altro mondo, è cosa
sin troppo nota e non è neppure più il caso di parlarne.
Li ringraziamo ancora per
questa occasione di fratellanza, così come è stata sentita
da tutti, vissuta ancora alla fine nel rinfresco offerto dalla
comunità valdese, con aggiunta di brani fuori programma e tanta serena amicizia.
Metodisti di Terni
Confermazioni
La domenica di Pasqua, 11
aprile la Chiesa metodista di
Terni ha partecipato con viva
gioia alla confessione di fede
dei giovani Paola Roela e Gabriele Alleva. Essi, entrando in
piena relazione con la chiesa locale, intendono adoperarsi per
l’affermazione del bene, della
pace, della giustizia nel mondo.
Chiesa battista di Civitavecchia
Aldo Savini
PAOLO MARZIALE
Domenica 14 marzo si
spegneva 1’esistenza terrena di uno dei fratelli più anziani della Chiesa battista di
Civitavecchia, Aldo Savini.
Egli aveva conosciuto
TEvangelo intorno agli anni
’50, possiamo dire per vie
ignote, in quanto Aldo aveva
difficoltà di ascolto e di parola, vedeva poco e camminava
con difficoltà. Tutto ciò,
umanamente, impediva la
possibilità di un approdo a
una fede forte e convinta. Ma
sappiamo che lo Spirito di
Dio non conosce barriere impenetrabili e che a lui tutto è
possibile. Così avvenne per il
fratello Savini l’approdo alla
fede in Cristo.
Il 28 settembre con determinazione diede la sua testimonianza battesimale. Alla
domanda rivoltagli dal pastore Angelo D’Àbramo: «Credi
tu in Cristo come tuo unico e
personale salvatore?», Aldo
con voce alta, quasi un grido,
rispose: «Io credo!».
Frequentò i culti e gli studi
biblici fino a quando ne fu
impossibilitato perché costretto a letto da paresi. In
questa situazione è rimasto
per ben sei anni, assistito con
grande cura e amore da sua
sorella Ilda e visitato periodicamente dai pastori e dalla
comunità.
«Ho conosciuto il fratello
Aldo quarantacinque anni fa
- ha testimoniato al funerale
il fratello Gargiulli -; il nostro mestiere in comune, il rilegatore di libri, fu il motivo
di un rapporto amichevole e
duraturo; io venivo da una
esperienza di mestiere in una
grande industria, ma attraverso Aldo ho imparato i segreti
di un artigianato semplice ma
pieno di fantasia. Le sue condizioni fisiche oggettive lo
avrebbero dovuto portare ad
isolarsi, eppure egli sentiva
un estremo bisogno di comunicare le sue idee, le .sue sensazioni a quanti gli erano vicini. Confesso che non fui io
a parlare con lui dell’Evangelo; mi sembrava impossibile
di trattare con Aldo di cose
religiose così profonde. Credo che il primo approccio lo
ebbe dal fratello Ferruccio
Mattei.
Cominciò così a frequentare la nostra comunità. Già allora aveva difficoltà per vedere e per sentire, eppure faceva passi da gigante nell’apprendere il significato del
messaggio evangelico. Le sue
osservazioni, le sue meditazioni erano straordinariamente lucide e interessanti. Non
avevamo niente da insegnargli; ma al contrario molto da
apprendere da lui. Aldo ci lascia perciò un grande messaggio, una grande testimonianza. Un messaggio di
amore nel Signore; messaggio tanto più grande quanto
più pieno di valori proprio
per le sue condizioni fisiche,
e una testimonianza meravigliosa di come il Signore possa operare al di fuori di ogni
canale umano nella vita di
ogni credente».
Martedì 16 marzo il tempio
battista era gremito di fratelli
e sorelle della comunità, di
parenti e amici per dare
l’estremo saluto alle spoglie
mortali del fratello Aldo, nella certa speranza che egli è
ora con il suo Signore.
5
w
venerdì 23 APRILE 1993
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
L'assemblea degli Amici del Servizio cristiano di Riesi si è svolta all'inizio del mese
Un'opera poliedrica ancora più europea
________DAVIDE L’ABBATE_______
Venerdì 2 aprile ’93: con
la lettura di un testo di
Paolo sull’essere «nuove creature» da parte del pastore Platone, si entra nel vivo dell’Assemblea degli Amici del Servizio cristiano, molti di loro
provenienti dall’estero, presieduta dal moderatore della Tavola valdese, past. Franco
Giampiccoli, e conclusasi domenica 4 mattina. Attraverso
un’analisi del testo biblico è
stata evidenziata la necessità
dell’«essere in Cristo» al fine
di meglio «intessere», nei dovuti contenuti, il rapporto tra
il «vecchio» e il «nuovo»
all’interno della nostra storia e
di un sistema sociale che, attualmente, è in profonda crisi.
Del resto, essere persone
«nuove» significa principalmente avere in Cristo il proprio ancoraggio, ma significa
anche pervenire al superamento di ciò che non va, attraverso proposte e progetti concreti, capaci di dar luogo al
«cambiamento», senza formalismi di facciata. Insomma,
non solo parole ma lavoro sociale. In quanto credenti, quindi, occorre sentirsi e viversi in
continua tensione per cogliere
in tutta la pienezza il messaggio evangelico interpretandolo
nel vivo della difficile quoti
I pastori Irene Wigley, Franco
aH’apertura deH’assemblea degli
dianità di ognuno. Riesi, piccolo centro agricolo nel cuore
della Sicilia, offre certamente
una gamma di elementi complessi che pone ciascuno di
noi davanti ai problemi della
mafia, della violenza, del razzismo, della delinquenza, del
degrado ambientale e morale,
della povertà.
Questi in sintesi i punti focali con i quali il Servizio cristiano è chiamato a scommettersi, a misurarsi, a donarsi per
proporre e realizzare l’utopia
del mondo nuovo di Cristo, secondo l’intuizione profetica
del suo fondatore Tullio Vinay. Indubbiamente si tratta di
punti complessi e difficili che
richiedono molta progettualità,
professionalità, impegno, ma
Giampiccoli e Giuseppe Platone
Amici del Servizio cristiano
Marlin lAillier Khiii
e le chiese nere americane
A 25 anni dalla morte del famoso pastore battista nero Martin Luther King la Claudiana propone le seguenti novità:
L’«ALTRO»
MARTIN LUTHER KING
a cura di Paolo Naso, 232 pp. 16 ili.ni f.t..
L. 28.000 (Nostro tempo n. 51)
Cristina Mattiello
LE CHIESE NERE
NEGLI STATI UNITI
Dalla religione degli schiavi
alla teologia della liberazione
pp 104, L. 9.500 (Dossier 28)
indispensabili per comprendere l'evoluzione
delPiniziativa del grande leader nero nonviolento e l'eccezionale Importanza svolta dalla'fede
dei neri dai tempi loritani delta schiavitù fino alla recentissima «teologia della liberazione» nera, a Malcom X, Abernathy, Jesse Jackson.
Per permettere alle chiese e ai pastori di poter
contribuire a diffondere questi libri l'editrice e
le librerie Claudiana e la Libreria di cultura religiosa di Roma sono a disposizione per conce, .dere un deposito straordinario di questi due libri. * ■_ L. •>;*., . *
Grazie fin d'ora per la Vostra cortese collabora
l] dauxBana
VIA PRINCIPE TOMMASO. 1-10125 TORINO
TtL OTi -6689804 - C C P 20780102
soprattutto una forte motivazione di fede. Con tali presupposti, non sempre realizzabili, si è proceduto all’ analisi dei singoli settori. Ai partecipanti è stato fornito un «dossier» di cinquanta pagine contenente una descrizione completa del lavoro di un anno.
Una delle novità più rilevanti è rappresentata dal quasi
totale ricambio del corpo docente, sia alla scuola materna
che all’elementare (circa 170
bambini): dopo vent’anni di
servizio, infatti, le «vecchie»
insegnanti si sono inserite nelle scuole statali, dando così
spazio a delle giovani maestre, tutte alla loro prima esperienza, ma desiderose di far
bene affinché la scuola mantenga quei propositi pedagogici che da trent’anni la caratterizzano. Novità anche nel settore delle finanze: per la seconda volta, il bilancio economico che ormai supera il miliardo, ha chiuso con un piccolo attivo, mentre per quel
che riguarda il Centro agricolo, che ha richiesto la certificazione biologica, l’attenzione
è rivolta verso la realizzazione
di un laghetto artificiale per il
quale si attendono i risultati di
alcune analisi chimiche dell’
acqua da cui attingere.
Anche il lavoro del consultorio familiare ha dato buoni
risultati; quest’anno è stato
portato avanti un progetto di
«educazione sentimentale» rivolto agli alunni delle prime
tre classi della nostra scuola
elementare. Ci sono stati anche interventi nelle scuole statali. Si è anche messo in cantiere lo studio di fattibilità di
una comunità alloggio per minori: un progetto nuovo che
dovrebbe decollare non prima
di un anno.
Continua il corso di formazione di «ingegneria del territorio» per il quale il Servizio
cristiano, in questi ultimi due
anni, si è ormai ben attrezzato
per ospitare i gruppi di studenti e professori che man
mano si avvicendano. Quello
della manutenzione è stato,
forse, il settore che ha richiesto più energie ma che ha permesso di evitare alcuni problemi per il futuro; sono infatti stati realizzati nuovi impianti elettrici e di riscaldamento,
oltre ai servizi in alcune stanze e per gli handicappati nella
scuola elementare. Gli uffici
hanno adesso una nuova sede
presso lo stesso Monte degli
Ulivi, il che permetterà di risparmiare notevolmente sui
costi del trasporto rispetto al
decentramento di prima.
Anche quest’anno numerosi
ospiti hanno visitato il Centro,
impegnando abbastanza il
gruppo residente della casa
comunitaria. Sulla questione
dell’ospitalità si è approvato il
progetto di una foresteria per
piccoli gruppi (circa 15 persone) che vedrà la ristrutturazione di una casa colonica nell’
area del Monte degli Ulivi.
Tirare le somme dei diversi
interventi da parte dei responsabili dei singoli settori,
nonché del vivace dibattito
che ne è seguito, non è cosa
facile: possiamo soltanto affermare come ogni partecipante sia stato coinvolto dal
senso di speranza, di solidarietà, di desiderio di giustizia
attraverso cui promuovere un
dialogo con la città carente di
servizi sociali, di crescita democratica e responsabile. Ai
tradizionali settori di attività
se ne stanno aggiungendo dei
nuovi (corsi di formazione sul
territorio, foresteria, comunità
alloggio).
L’opera di Riesi è ancora
più poliedrica. Molte cose si
reggono grazie al volontariato
e alla vita comunitaria del
gruppo intemazionale. Riesini
e altri provenienti dal Nord
Italia e dall’Europa, animano
un progetto che tocca l’educazione, la sanità, l’agricoltura,
la cultura (importanti sono
state anche le recenti iniziative realizzate contro la mafia)
e anche l’aspetto industriale.
La piccola fabbrica «Meccanica Riesi», che occupa trenta
persone, è parte del progetto
globale, tanto più ora che il
40% della proprietà è confluito nel Servizio cristiano, essendosi sciolta l’associazione
che ne deteneva le quote. Collegare i diversi aspetti del
«villaggio» e organizzarli in
un contributo positivo per
Riesi è una sfida quotidiana.
Ma la serenità e la partecipazione che hanno caratterizzato
quest’ultima assemblea degli
amici sono un segno concreto
che tutto questo lavoro non è
di un gruppo solitario ma è
largamente condiviso. Non solo a Riesi ma in Europa.
Chiese evangeliche siciliane
Raduno regionale
Domenica 25 aprile si svolge a Riesi, presso il Servizio
cristiano, per iniziativa del
Consiglio del XVI circuito
delle chiese valdesi e metodiste e del Coordinamento
battista siciliano, il raduno regionale evangelico: si starà
insieme, si mediterà insieme
la Bibbia, si pregherà e canterà, e si mangerà insieme in
un clima fraterno e gioioso. Il
culto sarà presieduto dal past.
Salvo Rapisarda e il sermone
verterà sulla mariologia, in
quanto si prevede di organizzare iniziative alternative (basate non sulla polemica ma
sull’amicizia costruttiva, fon
data sul testo biblico) in occasione della venuta del papa a
Siracusa, nell’ottobre prossimo. La giornata del 25 aprile
rappresenta dunque l’inizio di
uno studio e di una ricerca,
che ognuno sarà chiamato a
fare nella propria comunità,
per sintetizzare e concentrare
poi il tutto in alcuni documenti unitari.
Nel pomeriggio si svolgeranno uno spettacolo del
gmppo teatrale «I triaggianti»
{Nm c’è né omu né fimmina,
picchi pò Signuri siti tutti a
stissa cosa), un laboratorio
musicale e una partita di calcio per ragazzi e giovani.
VALLECROSIA — Nella riunione del 5 aprile il Comitato
della Casa valdese ha approvato la relazione annua 1992,
rallegrandosi con il direttore per il buon andamento dell’anno, nel corso del quale sono stati eseguite notevoli migliorie
(riscaldamento in due stanze e servizi per uso invernale,
servizi igienici ultimati, tinteggiature e controsoffittatura
dei dormitori e altri spazi al primo piano e piano terra, sostituzione di persiane e grondaie e tinteggiatura della facciata, acquisto di cabine per la spiaggia). Questa accogliente casa si presenta dunque ulteriormente migliorata per
quanti vorranno usufruirne, e con quote sempre convenienti. Molto gradito anche l’aiuto di alcuni pastori emeriti che
nei prossimi mesi offriranno la loro collaborazione a Sanremo-Bordighera insieme alla candidata Elbe Boot: Franco
Sommani, Iginio Carera, Giacomo Pistone.
• Il 1° e il 2 maggio si svolgerà il convegno delle scuole domenicali di Genova Sestri e Sampierdarena sul tema: Il
messaggio di Gesù Cristo nel quotidiano.
POMARETTO — La comunità si rallegra con Giancarlo Pascal e Giuliana Bernard per la nascita di Emanuele Gabriele.
• Siamo vicini ai familiari delle sorelle Alina Bleynat ved.
Ribet, deceduta presso l’Ospedale valdese all’età di 86 anni, e Ida Bleynat ved. Charrier, deceduta all’età di 84 anni
a Porte.
GENOVA — Sabato 15 maggio è convocata, nei locali della
chiesa valdese di via Assarotti, l’assemblea del V circuito
delle chiese valdesi e metodiste. All’ordine del giorno, oltre
alla lettura delle relazioni morali delle chiese e del Consiglio di circuito, il campo di lavoro, l’elezione del Consiglio
e dei deputati metodisti al Sinodo, la collaborazione con la
federazione delle chiese evangeliche in Liguria e la collaborazione Bmv nel circuito, il ruolo dei predicatori locali, le
finanze e scambi di idee sulla settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani e sulla settimana della libertà.
TRAMONTI DI SOPRA — Sabato 1° maggio le chiese del
Nord-Est si incontrano per una giornata di riflessione sulla
figura del pastore Martin Luther King a 25 anni dalla sua
morte.
MARGHERA — Domenica 4 aprile si sono incontrate le chiese dell’Associazione battista dell’Italia nordorientale (Abne). L’occasione è stata la partenza dei sei giovani inglesi
della Baptist Missionary Society che per sei mesi hanno
aiutato le chiese dell’Abne nell’evangelizzazione.
Questi giovani hanno dato alle nostre chiese un grande contributo. A Marghera, a Ferrara e Rovigo hanno tenuto delle
conversazioni in lingua inglese sul Vangelo, alle quali hanno partecipato complessivamente 30 persone. Di queste,
circa la metà hanno terminato il corso e sono ancora in contatto con le nostre chiese.
A Pordenone i giovani hanno aiutato in modo particolare la
chiesa pentecostale nell’evangelizzazione, con mimi e canti.
Alla festa del 4 aprile hanno partecipato circa 100 persone;
dopo l’immancabile pranzo comunitario il gruppo «gospel»
nigeriano della chiesa di Rovigo ha introdotto il pomeriggio
con alcuni canti.
I missionari inglesi a loro volta hanno eseguito dei mimi e
portato il loro saluto; le varie comunità hanno poi condiviso
con i presenti l’esperienza che hanno vissuto nel lavoro insieme ai giovani inglesi. Ha concluso la serata il grappo canoro della chiesa pentecostale di Pordenone, membro attivo
della nostra associazione.
VILLAR PELLICE — Belle assemblee hanno preso parte ai
culti della domenica delle Palme e di Pasqua, con buona
partecipazione alla Cena del Signore soprattutto da parte di
numerosi giovani. Un grazie di cuore alla corale delle chiese di Bobbio-Villar, e al suo direttore, per l’apprezzato apporto al culto di Pasqua.
• Il battesimo è stato amministrato a Katia Monnet, di Vaiter e di Silvia Barolin. Il Signore accompagni questa bambina e aiuti i suoi genitori a mantenere con fedeltà le promesse fatte.
• Walter Rosane e Sandra Dalmas si sono uniti in matrimonio secondo l’ordinamento della nostra chiesa. A loro va
il fraterno augurio della comunità.
• Rinnoviamo la nostra simpatia cristiana ai familiari di Anna Lausarot ved. Baridon, deceduta all’età di 93 anni presso la casa «Miramonti» dove aveva chiesto di essere accolta
oltre 10 anni fa, all’inizio dell’attività.
SAN GERMANO — 11 lavoro delle sorelle dell’Unione femminile anche quest’anno è stato largamente apprezzato dalle
numerose persone che il pomeriggio di domenica 28 marzo
hanno voluto condividere con loro la gioia di contribuire alla buona riuscita del bazar il cui provento è stato incoraggiante (8 milioni) e sarà devoluto a varie attività della chiesa.
• Durante il culto della domenica delle Palme hanno confessato pubblicamente la loro fede Roberto Bleynat, Barbara
Genre, Daniele Godino, Sergio Long, Daniele Martinat,
Elvis Martinat, Ornella Massel, Claudia Pascal, Massimo Roccia, Stefano Sappé, Alex Soulier, Claudio Travers.
• Il culto del giovedì santo è stato condotto in gran parte dai
neoconfermati, mentre la sera seguente, sotto la guida del
past. Josi, hanno presentato le loro riflessioni alcuni giovani. Anche a loro va il ringraziamento della comunità.
• In quest’ultimo periodo sono stati celebrati due matrimoni: il 27 marzo quello di Luisa Stallé e Sergio Cardon di
Prarostino, dove gli sposi si sono stabiliti; il 17 aprile quello
di Daniela Claudia Beux e Paolo Peyronel. A tutti loro,
membri impegnati nella comunità, auguriamo un avvenire
sereno e ricco di benedizioni del Signore.
• La domenica di Pasqua è stato presentato al battesimo Andrea Massel di Ettore e di Olga Balmas.
• Ci hanno lasciato due sorelle: Delia Ines Avondetto Bleynat, che ha chiuso la sua esistenza terrena presso l’Asilo di
Lusema S. Giovanni, e Melania Jahier Costabel (Nini).
Alle due famiglie giunga il pensiero affettuoso e fraterno
della comunità.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della
VENERDÌ 23 APRILE 1993
INVITATI
DAL CROCIFISSO
ERNST KÄSEMANN
Da più parti, nelle nostre
chiese, si segnala Vurgenza
di un rinnovato dibattito, teologico e liturgico, sulla cena
del Signore. Venendo incontro a questa esigenza pubblichiamo, in quattro puntate,
un significativo contributo
del celebre esegeta tedesco
Ernst Käsemann per la traduzione di Emmanuele Paschetto.
Proviamo a dare un’occhiata a quelle riunioni
comunitarie di cui abbiamo
un esempio nel testo di I Corinzi 11, 17-34. Esse si svolgono ogni sera e sono collegate alla celebrazione della
cena del Signore. Il culto si
apre con il pasto in comune.
Ogni membro della comunità
ha portato qualcosa, secondo
le sue possibilità, e ci si è
preoccupati che tutti i biso
gnificare che la distribuzione
del pane avveniva aH’inizio,
mentre il vino era offerto alla
fine del pasto d’amore. In
questo caso la cena del Signore sarebbe stata, in un certo senso, la cornice del culto,
insieme con l’annuncio dei
profeti, l’ammaestramento
nella Scrittura, ìa preghiera e
la lode della comunità. La
chiesa primitiva, almeno
nell’ambito missionario paolinico, veniva ogni giorno alla mensa di Gesià e i suoi
membri, al cospetto del Signore presente, erano ospiti
del Crocifisso e testimoni del
Risorto. Nel saziarsi fisicamente anticipavano la festa
della signoria di Dio e si esaltavano in quanto rappresentanti della comunità celeste.
Bisogna fare un grosso
sforzo di immaginazione per
«Mentre vi dò queste istruzioni, io non vi lodo del fatto
che vi radunate non per il meglio ma per il peggio. Poiché,
prima di tutto, sento che quando v’adunate in assemblea,
ci sonfra voi delle divisioni; e in parte lo credo; perché bisogna che ci sian fra voi anche delle sètte, affinché quelli
che sono approvati, siano manifesti fra voi. Quando poi vi
radunate assieme, quel che fate, non è mangiar la Cena
del Signore; poiché, al pasto comune, ciascuno prende prima la propria cena; e mentre l’uno ha fame, l’altro è
ubriaco. Non avete voi delle case per mangiare e bere? O
disprezzate voi la chiesa di Dio e fate vergogna a quelli che
non hanno nulla? Che vi dirò? Vi loderò io? In questo io
non vi lodo. Poiché ho ricevuto dal Signore quello che anche v’ho trasmesso; cioè, che il Signor Gesù, nella notte
che fu tradito, prese del pane, e dopo aver rese grazie, lo
ruppe e disse: Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me. Parimente, dopo aver cenato,
prese anche il calice, dicendo: Questo calice è il nuovo
patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. Poiché ogni volta che voi mangiate
questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la
morte del Signore, finch’egli venga. Perciò, chiunque
mungerà il pane o berrà del calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo ed il sangue del Signore. Or provi l’uomo se stesso, e così mangi del pane e
beva del calice; poiché chi mangia e beve, mangia e beve il
proprio giudizio, se non discerne il corpo del Signore. Per
questa cagione molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono. Ora, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati; ma quando siamo giudicati, siam corretti
dal Signore, affinché non siam condannati col mondo.
Quando dunque, fratelli miei, v’adunate per mangiare,
aspettatevi gli uni gli altri. Se qualcuno ha fame, mangi a
casa, onde non vi aduniate per attirar su voi un giudicio.
Le altre cose regolerò quando verrò».
(I Corinzi 11, 17-34)
gnosi, almeno qui, possano
calmare la loro fame. C’è
dunque una fraternità che abbraccia i convenuti e si manifesta soprattutto verso i poveri, gli ammalati, gli schiavi,
le vedove e gli orfani. Per
questo la festa si chiama agape, cena d’amore.
Allora la cena del Signore
non era certo, come oggi,
un’appendice al culto centrato sulla predicazione e non
veniva, come accade nelle
nostre chiese, celebrata saltuariamente, ma era elemento
fondamentale dell’incontro
dei credenti. E poi non si limitava a un boccone di pane
e un sorso di vino, ma costituiva la parte più importante
di un vero e proprio pasto.
Come il cuore e l’anima venivano ristorati, anche il corpo
aveva i suoi diritti, e questo
in una festa in cui i singoli
crescevano insieme nella fraternità del corpo di Cristo.
Al versetto 25 Paolo, stranamente, parla del calice che
viene fatto girare «dopo aver
cenato». Questo potrebbe si
riuscire a capire ciò che in un
primo momento ci appare
inafferrabile. L’apostolo arriva a parlare della cena del Signore solo perché a Corinto
se ne abusa e se ne distorce il
significato. Chiaramente nel
cristianesimo primitivo le cose non si svolgevano in maniera così rigida e talvolta
persino spettrale come avviene abitualmente da noi. La
comunità di Corinto, sostanzialmente, era formata da
persone che si collocavano
tra gli strati più umili della
popolazione. Molti potevano
venire al culto solo se, dopo
una giornata di dure fatiche,
avevano il permesso dal loro
datore di lavoro, o se potevano svignarsela dalla famiglia
di una grande casa. Spesso
erano in ritardo, ed è più che
ovvio.
C’erano però anche dei
membri di chiesa benestanti,
che potevano disporre del loro tempo e si spazientivano
se dovevano aspettare troppo
a lungo i fratelli senza essere
nemmeno sicuri che sarebbe
ro arrivati. Avevano portato
da mangiare e da bere e spesso iniziavano la cena perché
avevano fame. L’atmosfera si
faceva più allegra man mano
che la festa andava avanti.
Ma anche per costoro non si
trattava solo di saziarsi. Essi
si sentivano ospiti del Regno
dei cieli che viene, ma rimanevano radicati nella loro
umanità e non si comportavano assolutamente come rappresentanti di una società
borghese con codici morali
fissi e atteggiamenti austeri.
Alcuni di loro, invece di seguire le leggi e le convenzioni quotidiane, le mettevano
da parte. Non erano lì solo
per sfamarsi e dissetarsi ma
avevano fame e sete di libertà
dall’oppressione dei padroni
e dalla schiavitù: volevano
dimenticare la fatica terrena e
poter finalmente lodare con
gli angeli la giustizia vittoriosa di Dio.
Chi ha avuto la ventura di
essere stato colto da una impazienza ribelle non può non
comprendere il desiderio di
rompere le convenzioni di
emarginati dalla società che
vogliono dimostrare la loro
cittadinanza celeste; anche se
nel loro entusiasmo si esaltano e si ubriacano, lasciando
ai fratelli in ritardo solo più
gli avanzi della cena destinata
a tutti. Certo, non è un comportamento lodevole. Affrontiamo però la questione che
Paolo pone ai corinzi: quando
si è veramente degni di partecipare alla cena del Signore?
Cercheremo di dare una disposta articolata.
La cena del Signore
Ci sarebbe già di aiuto
parlare esclusivamente
di «cena del Signore». Le altre espressioni sono tutte imprecise e possono generare
equivoci. Infatti non è sbagliato dire semplicemente
«Cena». L’uso della chiesa
primitiva e le parole introduttive giustificano questa definizione. Ma già dalle nostre
preferenze nell’uso dei vocaboli sono evidenti le idee che
colleghiamo al fatto. Il rischio è che le nostre attese
personali, le nostre esigenze
ed esperienze prendano il sopravvento. Così avveniva già
a Corinto. I corinzi festeggiavano la libertà della signoria
di Dio che li aveva raggiunti
e, pieni di entusiasmo, dimenticavano il loro cammino
terreno e i loro fratelli più poveri. Noi invece, forse, siamo
sopraffatti dal nostro peccato,
da tutti i vani tentativi di cominciare una nuova vita, di
rimettere le cose in ordine
con Dio, con i nostri genitori,
con il coniuge, con i figli o
con i vicini di casa o anche
con noi stessi.
Ma perché escludere questi
due aspetti dalla festa, che lascia spazio tanto alla beatitudine quanto al pentimento,
che ci vuol regalare libertà e
perdono? Cerchiamo di venire al nocciolo: non facciamo
ricadere l’ombra della nostra
umanità, peccatrice o pia,
delle nostre nostalgie o delle
nostre disperazioni su colui
che ci dice: «Il mio corpo, il
mio sangue, per voi»? Il fatto
decisivo è comunque che al
centro c’è lui e lui solo, che
lui e lui solo viene ascoltato e
accolto. Le conseguenze che
si hanno quando l’accento
viene spostato su noi stessi è
sotto gli occhi di tutti: sempre
meno ospiti si incontrano alla
tavola di Gesù e sempre più
Andrea de I Castagno (1423-1457) - «La Cena» (particolare), Firenze, museo di Sant’Appolonia
raramente. Andare alla cena
del Signore è divenuto un segno distintivo per alcuni
gruppi pii, che non possono
certo sostituire l’intera comunità, ma che si sentono la vera chiesa e spesso e volentieri
scivolano nella presunzione
settaria. Là dove l’invito del
Signore non è più accettato
con naturalezza e regolarità
dall’intera comunità, la festa
della Cena diventa una nicchia laterale, dove gli ultimi
fedeli trovano rifugio, un muro di separazione nel mezzo
della cristianità, una barricata
contro quel mondo che pure
Gesù ha voluto recuperare.
Essere chiamati
Allora il Cristo, come sul
Golgota, viene lasciato
solo dai suoi discepoli. Guardare a lui, ascoltare lui, accoglierlo, lasciarlo agire su di
noi: è questo che conta. Egli
ha tutto ciò di cui possiamo
aver bisogno. La cena del Signore significa essere chiamati al suo cospetto; e questo
è l’aspetto più semplice, più
coinvolgente e più bello
dell’essere discepoli. Neppure le schiere celesti possono
offrire di più; noi siamo davanti a Gesù. Ma questa affermazione è sufficiente?
Qualcuno dirà che è troppo
semplicistica.
E possibile, è lecito passare
sopra in questo modo alle dispute teologiche che da secoli
si accendono intorno alle parole introduttive della cena
del Signore e che ancora dividono le confessioni cristiane,
come se si trattasse di questioni che riguardano solo gli
specialisti? Certo i tecnici sarebbero stupiti e seccati, se
dovessero accorgersi che i
cosiddetti laici non li capiscono più e non li sostengono
nelle loro disquisizioni teologiche. La frattura con la propria chiesa è talvolta più
grande di quella che si ha con
altre confessioni. Questo non
significa che la dogmatica
meriti di essere considerata
superflua e che la prassi debba avere il primato. Non c’è
vita, non c’è discepolato che
possa permettersi il lusso di
rinunciare alla riflessione, alla distinzione fra vero e falso
e alla definizione precisa della fede del proprio cuore.
D’altra parte però non si può
abbandonare la vita e il discepolato nelle mani dei maestri
di scuola o addirittura degli
inquisitori, che fanaticamente
vorrebbero ridurci tutti, secondo la loro immagine o la
loro immaginazione, e imporre alle comunità la stessa
uniforme. Si può rifiutare il
cibo agli affamati perché si
cerca con analisi e test di determinarne il valore nutritivo.
Purtroppo ci sono ancora
teologi e responsabili di chiese che, in un mondo così
frantumato, ritengono la specificità confessionale più importante della fraternità del
Crocifisso. Ciò che con rispetto, ma anche con incertezze, definiamo «sacramento» viene talmente gonfiato
che il Signore, che ci dà questo sacramento, scompare.
Sentendo le parole «Il mio
corpo, il mio sangue per voi»
anche un bambino capisce
che non dovremmo essere legati né a un partito religioso,
né a una visione della vita, né
a tradizioni ecclesiastiche o a
speculazioni di nostri antenati. Certo non tutti considerano
piacevole o salutare Tesser
trascinati negli abissi mistici
o nelle altezze vertiginose
della metafísica.
Ma alla tavola di Gesù nessuno può non accettare, con
la semplicità di un bambino,
ciò che le parole dell’istituzione gli dicono e cioè che il
suo Signore vuole venire a
lui, entrare da lui, donarsi a
lui interamente, per prendere
possesso del nostro cuore e
della nostra vita. Si può
aspettare, credere, sapere di
più? Non è abbastanza? Non
è già vivere in terra la
beatitudine celeste il fatto che
il nostro Signore si dona a noi
e vuole averci davanti a sé alla sua Cena ora e per l’eternità?
1 - continua
Si è seduto
alia nostra tavola
Si è seduto alla nostra tavola,
oggi ci invita alla sua.
Ha invitato tutti i popoli e le tribù di Israele
per condividere il nuovo pane,
per alzare la coppa senza paragone,
invocando il suo regno, con tutte le loro forze,
per cancellare i morsi della fame
e lo spargimento di sangue, su tutta la terra.
Accolti dal tuo amore, ci riuniamo intorno alla tavola
e ricordiamo, o Padre,
la passione e la morte del tuo Figlio, e nostro fratello,
proclamiamo la sua risurrezione,
aspettiamo la sua venuta.
Riceviamo questo pane di vita,
perché si spenga la fame che tormenta ancora
la nostra terra.
Eleviamo questa coppa, il sangue versato per noi,
supplicandoti che cessi la tortura de prigionieri
e la morte ignota degli scomparsi.
Viviamo questa comunione con tutti coloro
che il tuo spirito identifica a Gesù di Nazaret,
e trasforma nell’immagine del risuscitato.
Per tutto ciò siamo colmi di riconoscenza,
assieme al tuo popolo di ogni tempo e di ogni dove.
Anonimo - Messico
(tratto da In attesa del mattino, della Cevaa, 1991)
7
Spedizione in abb. |X)st. Gr II A/70
In caso di mancato recapito rispedirei:
CASELLA POSTALE 10066
torre PELLICE
Fondato nel 1848
E
Delle ^lli mLDESi
venerdì 23 APRILE 1993
ANNO 129 - N. 16
LIRE 1200
Fra quattro anni gare iridate e campionati di sci alpino al Colle del Sestriere
Sestriere si prepara alle gare mondiali del '97
quali potranno essere i benefici per le valli?
_______MILENA MABTINAT______
Sestriere e il comprensorio
della via Lattea sono ormai
conosciuti a livello mondiale
sia perché in venticinque anni
di vita della Coppa del mondo
di sci alpino ha ospitato ben
ventisette gare, grazie alla
qualità delle sue piste, sia perché rappresenta, sci ai piedi,
uno dei comprensori più grandi d’Europa.
Queste componenti, aggiunte alla rinuncia alla candidatura della vai Gardena (con un
referendum i gardenesi hanno
bocciato il progetto nella convinzione che i Mondiali
avrebbero portato piuttosto
degrado ambientale che vantaggi di tipo turistico) hanno
fatto nascere, l’anno scorso,
l’idea della candidatura del
Sestriere, sostenuta anche dalla Regione Piemonte.
I tecnici Fis hanno dato il
benestare per le piste, è stata
promossa velocemente una
campagna per conquistare i
voti necessari presso le federazioni estere; infine a Budapest l’acquisizione dei campionati, battendo la concorrenza di località come Garmisch, Chamonix, Laax.
Ma, affinché nel febbraio
’97 tutto sia pronto, occorrerà
ancora lavorare molto, soprattutto a livello di bacino: basti
pensare al problema della viabilità sia in vai Susa che in vai
Chisone.
«Ci attendiamo, e riteniamo
indispensabile un grosso sforzo dell’ente pubblico - spiega
Flavio Musso, responsabile
delle relazioni esterne e
dell’ufficio stampa della Sestrières Spa saranno necessari investimenti non solo
nell’area delle gare ma anche
nelle due valli affinché questa
occasione sportiva serva effettivamente da lancio turistico
della zona. Per quanto riguar
da la viabilità ci attendiamo
che venga terminata l’autostrada del Frejus, che si costruiscano le circonvallazioni
di Oulx e Cesana in vai Susa;
sulla statale 23 le circonvallazioni di Porte e Perosa, il
completamento dell’ autostrada per Pinerolo, l’allargamento e il rifacimento della
strada fra Pragelato e Sestriere».
I Mondiali appena conclusi
in Giappone, divenuti famosi
soprattutto per le avverse condizioni del tempo che hanno
gettato le gare nel caos assoluto, hanno presentato una
buona organizzazione sia per
i trasporti che sotto l’aspetto
logistico.
Tutto ciò a fronte dei 250
mila turisti dichiarati dagli organizzatori e circa 1.500 giornalisti.
«Entro il 1997 dovremo
raddoppiare i posti letto spiega ancora Musso -: attualmente siamo a circa 5.000
in tutto il comprensorio e dovremmo arrivare almeno a 10
mila. Dovremo coinvolgere
anche stazioni fuori dal comprensorio come Bardonecchia
e Pragelato».
I dubbi riguardano l’utilizzo
fuiMTO di tutte queste strutture.
«Questo dipenderà da noi. 1
Mondiali devono essere un
punto di partenza e non di arrivo.
Davanti a noi in Italia abbiamo due esempi: la vai Gardena ha saputo farsi conoscere e apprezzare in tutto il Circo bianco, Bormio invece non
ha saputo sfruttare l’evento.
Io credo che qui i posti letto
verranno utilizzati anche dopo».
Anche a livello di impianti
di risalita vi saranno cambiamenti?
«Sì; il piano di miglioramento già avviato vedrà un
ulteriore sforzo in vista del
’97. Cercheremo di passare
dagli attuali 73 impianti a 55
aumentando nel contempo la
portata oraria da 75 mila persone a 110 mila. Tutte le gare
maschili e le discipline tecni
chefemminili si svolgeranno a
Sestriere mentre le gare veloci
femminili a San Sicario che
sarà a sua volta raggiungibile
direttamente da Sestriere con
un impianto».
Quali sono i costi ipotizzabili?
«La manifestazione avrà un
costo, solo per la parte
organizzativa, di oltre 30 miliardi; verranno rispettate le
norme ambientali (dovremo
soltanto inerbire le piste)».
Ma le valli avranno dei benefici da questa iniziativa?
«Benefici se ne otterranno conclude Musso - preparando
dei piani per migliorare le loro strutture attuali, offrendo
un turismo che dovrà puntare
anche su altri aspetti caratteristici, oltre allo sci, puntando anche su altri sport e
sulla loro cultura».
Saranno in grado i nostri
Comuni di cogliere 1’«attimo
fuggente» dei mondiali ’97
per farsi conoscere e far conoscere le proprie caratteristiche
e la loro cultura?
A proposito di un articolo su «L'Eco mese»: lettera aperta a don Vittorio Morero
Chi «comanda» nella Chiesa valdese?
MARCELLA GAY
Caro amico, ho sempre apprezzato il sincero interesse che dedichi a questi
quattro gatti di noi valdesi fin
da quando giovanissima preparavo la tua tesi di laurea (e
l’ecumenismo non era ancora
di moda).
Eppure non riesco mai a
riconoscerci in quello che dici
di noi. Anche ora nell’articolo sull’«Eco mese» di aprile.
J
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all’interrogativo dal titolo
«Chi comanda nella chiesa
valdese?» la tua risposta sembra essere che comandano i
teologi: «Fra Paolo Ricca e il
moderatore esiste una chiara
differenza di ruolo e di potere
legale, ma domina Paolo Ricca; fra un pastore parroco della vai Penice e il pastore
Tourn prevale il pastore
Tourn. Sociologicamente»
(pag. 13).
A non convincermi sono
soprattutto i verbi: comanda,
domina e prevale. Il vocabolario dice che chi comanda si
assume le responsabilità delle
attività di un gruppo. Anche
«dominare» e «prevalere» si
riferiscono a una tensione fra
chi si impone e chi è costretto
a cedere, a ubbidire controvoglia, o a disubbidire a proprio
rischio e pericolo. Sono termi
ni adatti, nel migliore dei casi,
a un genitore che deve assumere le responsabilità per il
comportamento dei figli minorenni. Ma né Ricca né
Tourn sono per noi dei padri.
Con tutta la riconoscenza
che dobbiamo loro per i loro
insegnamenti sono dei fratelli,
e non necessariamente dei fratelli maggiori, che ci aiutano a
scegliere con maggiore chiarezza, ma non scelgono mai al
posto nostro; di solito non
danno nemmeno consigli (chi
ne ha chiesti a Giorgio Tourn
lo sa anche troppo bene!).
E questo aiuto non è prerogativa di singole persone, ma
di volta in volta ci sarà dato
da Tourn, Giampiccoli (che è
moderatore solo della Tavola
e non del Sinodo), dal pastore
di Angrogna (che non è un
parroco) o dalla vicina di casa
(che non è un teologo).
Questa mi pare una caratteristica essenziale della mia
chiesa e comporta, come giustamente osservi, il rischio del
soggettivismo, corretto sia dai
momenti collettivi sia dalla
tradizione storica, che risale
ben al di là della Riforma e
(per quello che ha accettato
con gioia di essere definito
l’Israele delle Alpi) si riallaccia al testo biblico «Ricorda,
Israele, quel che il Signore ha
fatto per i tuoi padri». Ma qui
usciamo dalla sociologia che
era argomento del tuo articolo.
Nejle pagine interne
rieuitati e commenti
sui referendum
àiie Vaili
CELEBRAZIONI DEL XXV APRILE
L'IMPOSSIBILE
RIFIUTO
ETTORE SERAFINO
Il 4 novembre 1944 Adolfo Serafino e altri cinque partigiani venivano uccisi a San Martino di Cantalupa.
Ettore Serafino, notando la scarsa presenza di giovani
a un incontro partigiano che ricordava quell’ avvenimento,
ha scritto questa poesia che pubblichiamo in occasione
del 50° anniversario della Liberazione.
Voi potete
gridare al vento
il vostro diniego
potete dir che il passato
di cui noi parliamo
non v’appartiene
ma solo l’oggi
o - se sorgerà
il domani...
certo voi dite
rieri non l’ho vissuto
e che mi giova
saper di quel pianto
di quel tormento
di quel soffrire e gioire ,
e urlare e singhiozzare
e cantare
di quel dolore
di quel piacere
che a te non già a me
appartiene
o ha appartenuto?
Non ribellarti
o figlio
o giovin fratello
tutto è tuo
inesorabilmente
perché t’ha costruito
t’ha fatto
com’oggi sei
e ti conosci e riveli...
non v’è distacco alcuno
tra te il padre
il bisavolo antico
la stessa inesausta sorgente
con flusso costante alimenta
la vita
un battito d’ala
eguale
sostiene nell’aria
il loro ed il tuo
breve volo...
Dio non voglia
che il ritmico batter
dell’ala
si allenti e si spezzi
così nell’abisso del nulla
te con quanto
ti segue e precede
precipitando...
A 50 anni dalla sconfitta del fascismo
Più coscienza
più responsabilità
_______GUSTAVO MALAN______
Nell’attuale crisi ci si può
chiedere cos’è successo
neU’ultimo mezzo secolo. Si
può risalire a quel 25 aprile,
giorni prima e giorni dopo, in
cui il fascismo crollò con la liberazione dell’Alta Italia. Bisogna risalire a quell’S
settembre che alcuni deprecano ancora come uno sfascio
mentre segna invece l’inizio
visibile di un riscatto.
Poi il periodo della speranza tra il 1943 ed il 1947, quando tutto si tentò e parve possibile si chiuse, e il 18 aprile di
quarantacinque anni fa iniziò
l’era dell’egemonia democristiana, preceduta dal breve governo Farri, dal tatticismo di
Togliatti e Nenni che lo scaricarono su iniziativa del liberale Cattani per essere poi
scaricati da De Gasperi.
Molti progressi sono stati
fatti in questi cinquant’anni,
ma parallelamente si sviluppò
una controspinta. La Costituzione si è attuata lentamente.
Sono state concesse autonomie deboli anziché riconosciute autonomie forti.
Si è arrivati a prospettare
una tutela delle minoranze
così come si tutelano i minori,
come al tempo della legislazione sui culti ammessi. C’è
oggi, più o meno inconscia
mente, un’aria di volersi accomodare a compromessi come quello clerico-monarchico
fascista dei bei tempi del ventennio.
C’è chi (come Segni e
Scoppola) paragona l’importanza del referendum sul Senato a quello del referendum
sulla Repubblica, mostrando
quanto poca importanza dia a
questo avvenimento.
Quale sia stato l’esito degli
8 referendum, ora è tutto rimesso in discussione. Quel 25
aprile di disgrazia e di grazia
toma ad essere un riferimento;
ma c’è una differenza.
Il popolo italiano può, deve, essere maturo, cresciuto;
può e deve riprendere l’impegno e il cammino di un antifascismo e di una Resistenza
propositivi.
Ci può, ci deve essere una
partecipazione più ampia in
una ripresa-di quei temi innovativi che furono allora di pochi o di molti, che trovarono
nell’azionismo, e non solo in
esso, la loro espressione di
punta.
Dobbiamo andare avanti
nell’ottica di un rispetto mondiale ed europeo in cui si cambiano e si ridisegnano i confini.
Adesso c’è più coscienza.
Ci vuole più responsabilità.
La democrazia si paga.
8
PAG. Il
I risultati dei referendum alle Valli
Nessuna sorpresa:
ovunque vince il sì
E Eco Delle ¥illi Aàldesi
VENERDÌ 23 APRILE 199.'^
PIERVALPO ROSTAN
Poca pubblicità elettorale,
difficoltà per molti a districarsi fra i complicati quesiti
ma, alla fine, dalle urne è
uscito un responso che evidenzia una scelta non casuale
degli elettori delle Valli rispetto ai temi oggetto di referendum.
Notevolmente varia la percentuale di partecipazione al
voto; si va dal 65% di Angrogna a Porte, dove più
deH’85% degli elettori si è
presentato ai seggi. C’è stato
anche chi ha deciso di non ritirare tutte le schede: nulla di
paragonabile comunque a
quanto successe negli anni
scorsi con i fenomeni di
astensionismo che contraddistinsero altre consultazioni:
in questo senso, più che nel
vero e proprio risultato, si
può dire abbia funzionato
l’effetto trascinamento dei
molti referendum.
Praticamente ovunque,
mentre le donne rappresentano la maggioranza del corpo
elettorale, sono invece gli uomini a recarsi più massicciamente alla consultazione. Dalle urne è uscita una
forte bacchettata ai partiti di
governo o al sistema partitico in genere: è il caso, ad esem-
1 RISULTATI
A LIVELLO NAZIONALE
sì% NO%
CONTROL. AMB. 82,2 17,8
DROGA 55,0 45,0
FIN. PARTITI 90,1 9,9
NOM. BANCARIE 89,4 10,6
PART. STATALI 90,0 10,0
SENATO 82,1 17,9
MIN.ACRICOL. 69,9 30,1
TURISMO SPEn. 81,5 18,5
I dati nazionali sono della Doxa. Hanno collaborato alla raccolta
dati dei referendum alle Valli Giorgio Boaglio e Federica Tourn.
Nelle Chiese Valdesi
TORRE PELLICE —Sabato 24 aprile, presso la Foresteria
valdese di Torre Pellice, alle ore 15, si svolgerà un incontro
di giovani sul tema Quali sono i temi che maggiormente
coinvolgono gli abitanti della Valli? In particolare si dibatterà sulla preparazione fornita loro dalle scuole di vario grado, sulle prospettive di sviluppo delle aree montane in tema
di cultura e di occupazione.
BOBBIO PELLICE — Sabato 24, alle 20,30, nella saletta, avrà
luogo il colloquio finale dei catecumeni del 1° biennio.
• Domenica 25 aprile, alle 14,30, si svolgerà il tradizionale
bazar; è stato deciso di destinare una somma di due milioni
dal provento della sottoscrizione a premi alla Ced per contribuire a colmare il deficit nei confronti della cassa centrale.
TORRE PELLICE — Si conclude il 25 aprile la serie di incontri di evangelizzazione organizzati dall’Esercito della
Salvezza presso la sede di via Cavour; le serate iniziano alle
20,30.
• Mercoledì 28 aprile alle 20,30, presso la sala della comunità alloggio in via Angrogna, prosegue lo studio biblico del
pastore Marchetti sulla lettera ai Romani.
ANGROGNA — Domenica 2 maggio alle 10, nella sala unionista si svolge l’assemblea di chiesa; in esame le relazioni
sull’anno trascorso, il preventivo, l’attività delle strutture ricettive e comunicazioni del Concistoro.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Venerdì 23, ore 21, nel tempio valdese, il coro di Monaco di Baviera proporrà una serata
denominata «Bach ai giorni nostri».
• Domenica 29, ore 10, nella sala Beckwith, assemblea di
chiesa sul tema Modo di accogliere i giovani nella chiesa.
AGAPE — Sabato 24 e domenica 25 si svolge rincontro dei catecumeni del 3° e del 4° anno del primo distretto.
PERRERO — Domenica 25 aprile, dalle 14,30, si svolgerà
l’annuale bazar.
MASSELLO — Domenica 25 aprile, alle 11, avrà luogo l’assemblea di chiesa per l’esame della relazione morale e reiezione dei delegati alla Conferenza distrettuale.
TORRE PELLICE — Domenica 25 aprile, alle 20,45, nel tempio, il Coretto presenta una serata dal titolo L’America Latina nei canti della fede e della lotta popolare. Offerte a
favore delle chiese del Rio de la Piata.
PRAROSTINO — Sabato 24 aprile, alle 20,45, nel tempio di S.
- Bartolomeo, vi sarà un concerto della funge Kantorei di
Monaco.
• Domenica 25, dalle 14,30, a cura dell’Unione femminile, si
svolgerà il tradizionale bazar.
lO/'vÄ
PELLICE
—i________
CONTROLLI
AMBIENTALI
2
DROGA
Q
Ü FINANZ.
PARTITI
pio, del finanziamento pubblico dei partiti, ma anche
delle nomine bancarie o delle
partecipazioni statali. In altri
casi vi è stata una diversificazione del voto, seppure in
modo molto relativo.
L’unica consultazione su
cui c’è stato un certo equilibrio è stata quella inerente la
depenalizzazione dell’uso di
sostanze stupefacenti: ovunque si è votato per l’abrogazione di parti della legge Jervolino-Vassalli, ma a Pragelato la percentuale è stata appena del 50,5% e a Pramollo
del 52%; la punta massima di
sì a Salza, col 73%.
Di un certo interesse anche
la decisione popolare sulle
competenze in materia di ambiente delle Ussl; in diversi
Comuni delle Valli, ma non
deirUssl 44, più di un quinto
dei votanti si è pronunciato
per mantenere alle Unità sanitarie locali i controlli ambientali: un segnale politico
rispetto alle piccole Ussl
montane che paiono funzionare meglio di altre?
Infine, mentre sulla soppressione del ministero
dell’Agricoltura si è registrato un consenso forse inferiore
alle attese, sulla consultazione più attesa, l’introduzione
del voto maggioritario al Senato, si è registrato ampio
consenso; solo in tre comuni i
no sono stati più del 20%
(Massello col 37%, Salza e
Usseaux) ma si tratta di entità
numericamente irrilevanti.
Per il resto, rispetto ai voti su
cui il fronte del no poteva
contare in base alle elezioni
del ’90, i sostenitori del sistema proporzionale hanno ottenuto un risultato deludente.
. Angrogna
Bibiana
Bobbio Pellice
Bricherasio
Luserna S. Giov.
Lusernetta
Rorà
Torre Pellice
Villar Pellicci
Totale
SI % NO % b+n
316 ■m 92 22,5 44
1.448 84,7 262 15,3 172
■ 2Í73 77,7 78 22,3 21
2.193 83,5 433 16,5 174
4.145 80,9 9'7 19,1 104
262 84,5 48 15,5 28
11U 785 30 21,5 12
2.329 78,0 657 22,0 118
522 >9,0, ■139 21,0 78
11.598 81,0 2.716 19,0 951
SI %
217 33,3
1.024 60,1
m 64,3
1.523 57,7
3.041 508
191 62,0
96 66,2
1.688 56,9
197 59,5
8.399 58,9
NO % b+n
1911 46.7 43
680 39,9 178
123 35,7 2’
1.115 42,3 162
2.048 40,2 14J
117 38,0 30
49 31,8 10
1.277 41,1 141
270 40,5 72
5.869 41,1 1.010
Massello
Perrero
Pomaretto
Frali
Salza
Totale
VAL
CHISONE
te
Inverso Pinasca
i ' t '
Perosa Argentina
Pinasca
Porte
Pragelato
• Pramollo
Roure
SanSé|lwé;;C.:
Usseaux
Villar Perosa
Totale
Pineroio
Prarostino
San Secondo
VAL
GERMANASCA
1
CONTROLLI AMBIENTALI
2
DROGA
3
FINANZ.
PARTITI
SI % NO % b+n
37 74,0 1.1 26,11 1»
445 76,2 139 23,8 28
549 72,8 205 27,2 27
148 71,5 59 28,5 19
39 70,9 16 29,1 7
1.218 73,8 432 26,2 91
SI % NO % b+n
339 78,7 92 21,3 41
292 76,8 88 23,2 42
2.118 80,3 518 19.7 173
1.608 83,0 329 17,0 138
553 82,9 114 17,1 46
271 8, ,7 38 12,3 15
131) 75,1 ' 4J 24,9 21
535 80,0 134 20,0 54
. 815 2^ ^23/ (»1102 79,1 27 20,9 9
2.397 82,5 509 17,5 174
8.910 91,8 2.552 8,2 816
SI %
250 58,4
260 67,7
1.461 55,5
1.103 56,9
406 60,4
156 50,5
89 52.0
399 59,2
, •«V6?,2.
85 65,9
1.629 56,1
6.474 54,4
NO % b+n
178 41,6 46
124 32,3 38
1.170 44,5 192 I
815 4.1,1 139 I
266 39,6 41
151 49,5 17
82 48,0 21
275 40,8 50
421 39,8 1]J
44 14,1 9
1 274 43,9 T78
5.422 45,6 844
SI % NO % b+n
407 94,2 25 5,8 42
368 95,6 17 4,4 37
2.490 93,1 180 6,7 155
1.831 91,1 112 6,7 111
615JI1,5 57 8,5 41
294 9.5,1 15 4,9 16
146 86,4 23 1.3,6 25
638 93,8 42 6,2 44
960 91,4 92 8,6 98
113 86,9 17 13,1 8
2.738 94,1 172 5,9 151
10.642 94,2 772 5,8 730
9
f-'A: . -1.' «A ;
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NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
FGEI E COMUNITÀ':
UN CULTO E VENT ANNI DI STORIA
Nel mese di marzo si sono svolti in molte
nostre chiese i culti tenuti dai locali gruppi igei
e le collette raccolte in queste occasioni sono
state destinate alla nostra federazione. La
collaborazione fgei-chiese in questo caso ha
così un duplice effetto: da un lato la presenza
dei giovani si esprime concretamente con la
preparazione di uno o più culti, dall’altro il sostegno delle chiese permette alla federazione
di disporre di risorse finanziarie necessarie alla sua vita ed al suo lavoro (la voce ‘domenica FGEI’ rappresenta circa un terzo dell’intero
bilancio FGEI).
In questa occasione vale forse la pena di
riprendere il discorso sui nostri rapporti con le
chiese e sul nostro modo di vivere la vita delle
comunità. E’ forse nel culto che si esprime il
momento più alto di questa collaborazione?
E’ forse automatico che si verifichi una situazione di scambio, un do ut des, o il fatto che
le chiese comunque dovrebbero inviare una
colletta al ‘cassiere’ ci autorizza a non dare
molta importanza a queste occasioni?
E’ giusta l’accusa che alcuni ancora rivolgono alla FGEI di disinteressarsi della vita
delle chiese e di svolgere un lavoro così staccato da esse?
Può essere interessante lanciare uno
sguardo alle posizioni che la FGEI ha avuto
nel corso dei suoi primi anni di vita rileggendo
il dibattito quale si è sviluppato sulla rivista
Gioventù Evangelica.
“Qual è il ruolo dei giovani nella chiesa” si
chiedeva un gruppo di lavoro della FGEI nel
‘69, e si rispondeva: “non possiamo e non vogliamo dichiararci chiesa degli eietti... bisogna
uccidere il mito della struttura, in questo caso
ecclesiastica; per cui essa non è più la norma
dell’uomo, quindi della chiesa, ma viene nórmate e sottomessa alla ricerca dell’unica signoria: quella di Cristo”. Una dichiarazione di
intenti provocatoria? Un anno dopo viene ribadito: “La confermazione non va intesa come il coronamento di un corso di studio cate
chetico, bensì come libera confessione della
propria fede e responsabile impegno nella comunità e nella testimonianza che essa rende
al mondo”, e ancora nel ‘71, ”... i giovani non
sono la chiesa di domani; non è chiesto loro
di rispondere domani, ma oggi alla loro vocazione ... non necessariamente i giovani rappresentano la parte più avanzata della comunità: questa è pessima teologia naturale ...”.
E’ ancora così? Nello stesso anno qualcuno
analizzava gli atteggiamenti giovanili verso le
chiese riconoscendone due:
- “La chiesa è pur sempre un punto di riferimento”.
- “La chiesa non è un punto di riferimento,
andiamo per la nostra strada”.
Nel primo caso le prospettive possibili sarebbero state quella riformistica o quella
estremistica infantile che vedeva la chiesa come sede specifica per i cristiani rivoluzionari,
nel secondo sarebbero state quella della secolarizzazione ed il conseguente abbandono
del complesso del problemi riguardanti la testimonianza evangelica oppure quella “evangelica”, in cui si riconoscevano gli autori
dell’articolo, che si poneva come riferimento
non la chiesa ma le ”... masse popolari cercando di orientare da questo punto di vista la
lettura biblica e la testimonianza evangelica”.
E’ certo passata molta acqua sotto i ponti
da quegli anni come molto devono essere
cambiate le nostre chiese se il Congresso
FGEI del ‘72 approvava una mozione in cui
“... constatato che il generale clima di repressione in atto nella società ha i suoi contraccolpi anche in seno alle chiese...” invitava “..
ogni gruppo ad analizzare la propria situazio
ijdtima
daJje e lemÀy del
ibdmd
nel ce^l/tl ^Icmmlll
in 3ildUi e aM eòiem
ne denunciando i casi più gravi di repressione
ecclesiastica al Consiglio...”.
Facciamo un salto di alcuni anni e nel ‘79
vediamo che si discute se “... il nostro lavoro
deve essere quello di riaggregare intorno alle
comunità esistenti la pratica di una vita comunitaria; è assurdo pensare a una ‘comunità
giovanile’, bisogna lavorare perché i giovani si
impegnino nelle comunità e perché le comunità si aprano alle esigenze dei giovani".
Si potrebbe continuare a lungo, questo
però è sufficiente a mostrare come nulla sia
mai stato dato per scontato nel pensare al
rapporto tra giovani e chiese, e nulla sia mai
stato presentato come facile ed ineluttabile;
oggi la FGEI è diversa da allora, oggi la società è diversa da allora, oggi le chiese sono
diverse da allora; quella che non è mutata è
l’esigenza di pensare ad un modo sempre più
concreto e costruttivo per crescere nelle chiese e far crescere le chiese, per vivere l’esperienza delle comunità senza dare per scontato che ci inseriamo in un tessuto preconfezionato ed immutabile, senza pensare soprattutto di poterne fare a meno.
Emanuele Sbaffi (Bologna)
Culto Fgei Como 15.3.92
VI sono molti aspetti legati alla comprensione del testo biblico; fra tutti vorremmo indicarne due: la necessità e l’umanità.
La necessità innanzitutto, nel senso che
per noi tutti, individui e comunità Insieme, il
testo biblico e la sua interpretazione, la lettura
e l’ascolto, sono momenti costitutivi della nostra ricerca di fede. La fede stessa esige un
lavoro di attualizzazione e di riflessione continua. Siamo in presenza di una sorta di movimento ciclico che dalla fede, attraverso la
comprensione, conduce alla fede rinnovata
ed arricchita.
Prendiamo ora in considerazione l’umanità
deila comprensione dicendo subito cosa intendiamo: l’accostamento al testo biblico da
parte nostra, di uomini e donne chiamati/e a
confrontarsi con la scrittura, è di tipo non mediato. E questo lo rivendichiamo come credenti liberi/e (liberati/e da Cristo) e non sottoposti perciò ad altra autorità. L’umanità della
comprensione risiede perciò nel fatto stesso
che ci avviciniamo al testo biblico con capacità, intuizioni, ispirazioni e limiti naturalmente
umani, propri dei nostro essere donne e uomini. Questo determina, ad esempio, che la
possibile risposta ad un interrogativo fondamentale, che il confronto con la scrittura ci pone, non è necessariamente unica.
NeH’umanità della comprensione e del confronto con i diversi modi di vivere la fede, si
manifesta la relatività cui siamo sottoposti.
Nell’umanità della comprensione non c’è nulla
di spaventoso, è un fatto che dobbiamo accettare non come un ostacolo alla nostra ricerca, alla nostra continua tensione all’ascolto
s alla predicazione, bensì come un fatto che
ci libera dalla tentazione di ritenere le proprie
convinzioni come assolute, indiscutibili o più
L'UMANITA' NELLA COMPRENSIONE DI DIO
veritiere di aitre. La consapevoiezza delia relatività deiia comprensione ci libera daila tentazione di accaparrarci ii messaggio biblico e
di accaparrarci Dio; ci rende attenti a spostare
i’attenzione verso il rispetto e l’accoglienza
dei percorsi che ognuno di noi compie nella
propria fede e nel proprio impegno (Giobbe
11:5-9, Esodo 33:18-23).
Uno fra gli aspetti più importanti legati
all’umanità della comprensione, è sicuramente il problema del linguaggio. Usiamo spesso
parole come culto, preghiera, fede, e probabilmente tutte hanno per ciascuno di noi un
valore che vogliamo comunicare a che ci sta
di fronte. Quando però andiamo a sondare a
fondo la valenza delle parole che usiamo, ci
accorgiamo effettivamente che hanno vaiori
diversi per ciascuno di noi semplicemente
perché ognuno di noi fa riferimento alle proprie esperienze, al proprio vissuto. A fronte di
questa pluralità di valori ci possiamo chiedere
se sia proprio vero (e necessario) che ognuno di noi abbia io stesso concetto di Dio. Nella nostra fede facciamo continuo riferimento a
Dio, gii rivolgiamo preghiere, culti, e tutto
questo non può prescindere dal “modo” in cui
ciascuno di noi concepisce Dio. Le immagini
più ricorrenti che noi abbiamo ci provengono
indubbiamente dalla Bibbia: Re , Creatore,
Padre celeste. Giudice, oppure l’Eterno, l’Onnipotente ed altri ancora; sono analogie impostate su modelli umani e richiamano concetti
famigliari e quotidiani.
Abbiamo visto quindi come nel linguaggio
biblico siano già contenute delle immagini di
Dio attraverso delle analogie che hanno lo
scopo di rendere immediatamente intuibile
quale tipo di rapporto si debba Instaurare con
Dio e con quaie atteggiamento.
Questo però non risolve tutti I problemi.
Non li risolve perché ci troviamo comunque a
contatto con immagini molto diverse; e queste immagini ci sembrano essere carenti, non
complete, a volte anche contraddittorie.
Ad esempio la ricerca della cosiddetta teologia femminista ha messo in evidenza come
nella Bibbia la personificazione di Dio avviene
sempre attraverso immagini maschili, quali
Padre, Figlio, Signore, Re. E pur neila consapevoiezza che le immagini e i simboli di Dio
rimandano a una realtà trascendente, cioè
servono a spiegare qualcosa che fuoriesce
dalla esperienza umana, è anche vero che il
messaggio passa attraverso queste immagini,
ed è in questo modo fortemente caratterizzato. E’ lecito quindi chiedersi ad esempio se
non sia possibile riconoscere nella figura di
Dio Padre, anche quella di Dio Madre.
Ci si può anche chiedere, mettendo così in
evidenza una delle tante contraddizioni presenti nel testo biblico, se l’Eterno che guida
gli eserciti può anche essere Padre d’Amore.
Q ancora, non sempre è facile conciliare
l’idea di un Dio onnipotente e buono con la
realtà nella quale viviamo.
Abbiamo cercato fin qui di mettere in evidenza le difficoltà che incontriamo quando
parliamo di Dio o quando cerchiamo di attribuirgii un’immagine (nel senso concettuale);
difficoltà legate al linguaggio che utilizziamo,
legate al fatto che le immagini di Dio che abbiamo sono solo proiezioni umane e quindi incomplete e limitanti. Eppure, malgrado queste
difficoltà, malgrado le diverse sensibilità di cui
slamo portatori, parole come culto, preghiera,
fede, Dio, riusciamo comunque a condividerle, anche se hanno un valore diverso per ciascuno di noi. E riusciamo a condividerle per
ché abbiamo la consapevolezza di far riferimento a qualcosa di comune. Un patto, una
buona novella, un messaggio (I Corinzi 1: 1725, Giovanni 14:6-11).....
L’uomo dunque, fino a che punto è in grado di conoscere Dio?
Il percorso che abbiamo fatto fino ad ora ci
è servito per conoscere appieno la nostra
umanità della comprensione. Non possiamo
sondare le profondità di Dio se non in termini
umani; nè noi nè la Bibbia partiamo di Dio in
modo “neutrale”.
Dobbiamo fare un passo ulteriore, e Giovanni 1: 18 sembra indicarci la via da percorrere: “Nessuno ha mai visto Dio; il Figlio unico
di Dio, quello che è sempre vicino al Padre,
ce l’ha fatto conoscere”.
Dio quindi si umanizza. Non è più l’essenza di Dio che dobbiamo ricercare, ma la praticità di Dio. In Gesù troviamo sollievo a tutti i
nostri sforzi tesi alla comprensione di Dio; è
Dio stesso, quindi, che risolve il nostro limite
personificandosi in Gesù Cristo.
La vita di Gesù è un fatto, ha cioè un’evidenza tale per cui è stato Inevitabile e irresistibile scrivere di lui, raccontarlo.
Altrettanto evidente è II messaggio: la sua
chiarezza risiede nella forma In cui è stato affidato: l’azione.
Nell’azione di Gesù Cristo sta la sua predicazione, di cui noi ci dobbiamo fare portatori,
e lo possiamo fare comprendendo appieno
Gesù e la sua umanità.
E’ alla realtà vivente e operante In Gesù
Cristo che la nostra fede dovrebbe fare continuo riferimento, perché è scritto: “Chi ha veduto me, ha veduto il Padre”.
10
2.
sananti
NESSUNO PUÒ' TOGLIERCI
LA DIGNITÀ'
Prima tappa dei convegno itinerante suiia mafia
Alla fine ce l’abbiamo fatta!
Eseguendo un crudele mandato dell’ultimo
Congresso, che ci aveva chiesto la preparazione di un convegno itinerante sulla mafia,
sabato 20 e domenica 21 marzo si è tenuto a
Catania, presso i locali della chiesa valdese di
via Cantarella, la prima edizione del suddetto
convegno.
I giuntaroli siciliani che hanno rocambolescamente organizzato il tutto, con l’aiuto del
Reverendo Pastore Sig. Raffaele Volpe, sono
(sputo i nomi); Zaela Mania, Sara Grasso,
Daniela Rapisarda, Paolo Testa e Vitea Allegra (che sarebbe la scrivente).
Nonostante avessimo cercato in tutti i modi
(compresa l’intimidazione!) di farci aiutare dalle pastore e dai pastori siciliani nel compilare
un indirizzario e nell’estendere l’invito a quante/! più giovani possibili, non tutti i pastori hanno ceduto all’intimidazione, e la partecipazione è stata scarsa quantitativamente (solo una
ventina di ragazzi/e oltre le organizzatrici). In
compenso è stata ottima qualitativamente.
C’era infatti un bel gruppo di giovanissimi/e
interessati/e e vivaci lentinesi. La defezione
più grave è stata, a mio avviso, quella del
gruppo di Catania, attualmente abbastanza
attivo e consistente ma, evidentemente, un
pò incostante.
La prima giornata si è aperta nel pomeriggio con il consueto paio d’ore di ritardo (tanto
più che i catenesi, oltre a non venire, ci avevano pure lasciato fuori!). Recuperate le chiavi, abbiamo iniziato con una approfondita relazione di Sara Grasso sulla storia della Mafia
in Sicilia. Poi c’è stata una relazione chiara e
sintetica ma molto completa e articolata sul
fenomeno Mafia, del docente universitario catanese Antonio Pioletti. Antonio è molto vicino
alla definizione di Mafia di Umberto Santino:
Mafia come strato sociale che si prefigge di
diventare dominante, servendosi di mezzi violenti ed illegali per accumulare capitale e potere, servendosi di un codice culturale e di un
relativo e variabile consenso sociale. Inoltre ci
ha parlato di Mafia come stato e antistato al
contempo, come tradizione e modernizzazione, e dei miti culturali che ci impediscono di
combatterla. Ci siamo riuniti in gruppi per discutere. Il fine della prima giornata era quello
di cercare di metterci d’accordo su una definizione di Mafia visto che il rischio è o di localizzarla alla Sicilia, perdendo di vista il suo reale
potere, o di universalizzarla, facendo sì che
tutto sia considerato Mafia (e quindi niente).
f)ir\oXj eh a. nvji.Lj'
cx.wieto' o.mou" ptrdonA...
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HO DETTO ^ ,,
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non "UN VERSO .
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UN AMORE DIVERSO
Ne\ giorni 27 e 28 febbraio 1993 si è tenuto a Pomaretto un convegno organizzato dalla Fgei
Valli in collaborazione con alcune persone del gruppo Capernaum. Il titolo “Un amore diverso" può
trarre in inganno. Si può pensare infatti che il convegno abbia affrontato esclusivamente la tematica omosessuale, invece la parola “diverso” voleva da un lato suscitare interesse e curiosità,
dall’altro lasciar trapelare che non vi è un solo modo di vivere la relazione con le altre persone.
Quest’aspetto è venuto fuori già nel gioco di simulazione che ha occupato la prima giornata dei
convegno (dalle 17.00 alle 24.00, con pausa cenai). Si è trattato di simulare due processi distinti a
due coppie, una eterosessuale e l'altra omosessuale, accusate entrambe di atti osceni in luogo
pubblico. Le varie parti in causa, le coppie stesse, gli amici, i genitori, i testimoni oculari, l’accusa
e la difesa, l’associazione “libere effusioni”
e i rappresentanti ecclesiastici, tutti perfettamente immedesimati nella parte, hanno
dato vita ad un vero e proprio spettacolo
per il pubblico presente. A parte l’aspetto
ludico, questa simulazione ha portato in luce, esasperandoli e mettendoli in ridicolo,
molti stereotipi riguardo alla sessualità.
Il gioco è stato un ottimo spunto per il dibattito successivo nel quale, tra le altre cose, è stata messa in rilievo la mancanza di una legislazione specifica e quindi l’arbitrarietà di ogni decisione in materia che risente pesantemente dei
giudizi e pregiudizi dell’opinione pubblica e della cultura dominante. A questo si aggiunge una carenza di spazi e momenti dedicati a questo tema nell’ambito delle comunità evangeliche.
Durante la seconda giornata ci siamo concentrate/! su quali sono le nostre aspettative rispetto
al rapporto di coppia: dopo una prima animazione in cui ogni partecipante ha scritto su un biglietto
1) che cosa vuole portare nella coppia, 2) che cosa vuole trovare nella coppia, 3) che cosa vuole
costruire nella coppia, ci siamo divise/i in 3 gruppi. Ogni gruppo ha discusso i dati emersi da una
delle tre domande ed ha preparato una o più scenette che servissero da spunto per un dibattito in
plenaria.
Fra i temi emersi da questa discussione c’era l’immagine di un rapporto di coppia in cui si vorrebbe trovare sostegno, protezione, appoggio, rifugio e sicurezza in una reciproca “fedeltà” ed anche la visione di una relazione aperta, dinamica, che si rimetta ogni giorno in discussione, l’incontro di due individualità, con una propria autonomia ed una sfera di interessi propri, che condividono un percorso di ricerca.
Durante il culto abbiamo riflettuto Insieme a partire da Romani 1:25-28 sui temi dell’alterità e
della comunione. Ci siamo lasciate/i con l’augurio di ritrovarci alla prossima occasione, più numerose/! di prima, per continuare il nostro collettivo confronto e, perché no, ricerca di fede.
Anna Contrafatto, Giovanni dalla. Laura Lettini, Giovanna Ribet, Andrea Rostagnol (Torino)
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MAFIA, CORRUZIONE: DUE O UNA?
In realtà nei gruppi poi non ci si è tanto soffermati sulla definizione di Mafia, forse perché
data implicitamente per scontata, ma ha prevalso l’ansia di passare alle soluzioni. Riuniti
nuovamente tutti insieme, la discussione è
durata fino a tardi. Lello Volpe ci ha dato delle
indicazioni creative concrete praticabili e finalmente fuori dalla dicotomia essere
vigliacchi/essere eroi, per cercare, nel nostro
piccolo, di combattere il fenomeno Mafia.
La domenica mattina, piuttosto
“comatose/i” dopo la tipica notte da convegno, le/i partecipanti si sono sorbite/i la mia
relazione sulla situazione dei quartieri marginali di Palermo e sulla mentalità mafiosa presente tra i giovani di quei quartieri ma anche,
in buona parte, tra gli studenti della classe
media (come pare indicare il questionario che
è stato fatto a Lentini) e persino tra le persone colte (e quando non c’è una vera e propria
mentalità mafiosa c’è comunque un preoccupante lassismo nei confronti di molte norme
indispensabili alla civile convivenza e ad arginare il dilagare della mafia). Sulle affermazioni più “estremiste” della mia relazione è stato
poi fatto un gioco degli schieramenti piuttosto
polemico.
Siamo poi andate/i a pranzare tutte/i insieme nella assolata villa Bellini dove abbiamo
recitato delle scenette su situazioni tipiche in
cui ci si può ritrovare a causa della mafia.
L’esito non è stato di “approfondimento psicologico” come avevano programmato le menti
pallose degli organizzatori, ma abbastanza
comico.
La giornata si è conclusa con una meditazione molto toccante di Lello Volpe che ci ha
ricordato che, se è vero che qualcuno può toglierci la vita, nessuno però può toglierci la dignità che è l’unica cosa veramente nostra.
Noi non dobbiamo temere per la nostra vita,
ma dobbiamo solo temere Dio. (Luca 12:4-5)
Il timore del suo giudizio è anche trepidante
meraviglia difronte al dono della croce che ci
invita ad avere assoluta fiducia in lui e, quindi,
tra noi sorelle e fratelli. Una prospettiva nuova
quindi, nella quale guardare la nostra vita e i
rapporti umani troppo spesso contrassegnati
da paura, sfiducia e, di conseguenza, rassegnazione.
Se volete altre “edizioni” in altri luoghi del
“Continente” del nostro convegno, che è nato
appunto per essere itinerante, fateci sapere.
Non vi affollate grazie.
Vitea Allegra (Palermo)
Leggendo l’articolo di Michele Rostan sul
Notiziariofgei dal titolo “Libertà dalle mafie:
che me ne faccio della settimana?”, mi è venuta la voglia di rispondere.
Mafia e corruzione non sono poi così distinte tra di loro. I politici corrotti protettori dei
mafiosi votati o fatti votare dai mafiosi (comunque si chiami nelle varie regioni la criminalità organizzata, con i vertici regionali e nazionale); la corruzione, usata dai mafiosi per
ottenere favori; il controllo delle istituzioni tramite corruzione e concussione; il controllo del
territorio al sud.
E ora tangentopoli. Un caso di controllo
delle istituzioni operato da criminali politici (i
partiti romani e i loro pezzi da “90” e anche da
“45”) e criminali non politici che contribuiscono alle elezioni dei politici. Il primo passo verso il controllo del territorio.
E mi venite a dire che mafia e corruzione
non sono la stessa cosa? Quando la criminalità organizzata corrompe (oltre che minacciare), per poi insediarsi sul territorio, non è forse
la stessa cosa?
pn i'■(psìS? '.l .
Cosa fare? Perché la mafia uccide i giudici
come Falcone e Borsellino (militante del
Fuan-Destra universitaria) e poliziotti e carabinieri impegnati in prima linea? E perché I
cortei e le manifestazioni contro la mafia sono
lasciati indisturbati dalla criminalità? Questo
fatto non suggerisce niente?
Michele Schiavino (Torino)
TuitiziamM,
c/o AnncLA7
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in.
STORIE CON DIO
Convegno teologico della fgei toscana
Sabato 13 e domenica 14 marzo si è tenuto a Casa Cares (Reggello-FI) un convegno
teologico regionale dal tema “Storie con Dio”
organizzato congiuntamente dalla FGEI e dal
Dalla discussione di un gruppo durante il convegno
è nata questa “lettera a Dio", che è stata poi ietta
durante il momento liturgico conclusivo.
Dan) Dio,
onta/ai coHOSci, siamo aseosa soia/ifa sioemoa c/iTo; samaiie. tmoi>!>o ekiealer-ti (ùocsin a soio^ieme. i sostsi Ja/ii, (o aostnfìsaocrcafazioai. Ci^iaoem&Ue, siascist a ùai>ÌM. e a intem-fmtare. à. tot,
oziosio/k, aososoiamo attronoesso Je77a Si/>iia.
ACCisàie Catto aistmémaiMi moTCo sampùaa; osa csasaesa/o /¡a cosa
si soso aomfificata. Passiamo aka ^a/aiaosa ai sia, ma sos saf>/>iamo
aoma a^^stasia (ai aiasa is masta i7i>asso di /f/attao 12,39
(jaiosta fosasaziosa ma&sa^a adadaÈasa akieda ¡ut st^o; a scfso
SOS da sasà dato, sa sos jaaMi di ((iosa "J. ii/os sai aisaosasia-iiila,
'aita, /¡so/ia/iilmasta (aaasdodo timattasammo saddo stasso so
/dosostasta idaiéisiamo asaosa tasaai sadsiaasaarti a s!>asiamo.
£ aoma sa (ossimo adéaio addi siaimaa di (jaadaosa aka sos aososaiamo; oocito ^da/ta oadCa d'amsar-tisa da Taa fmsasza (ma sai
Mmamasta la?) magsisi ^aasdo siamo tatti issiamo istassogasdoai
0 aos(sastasdoai. Cossafiaoadi a/oa ^ asadara is 71 ai oaaomn
asa ^da aamamasta ^masda d'aai(orsa sos ai sostiamo aapaai, o
adtadtazza, a a/ta (orsa aispaiaasta.
Ciaaaor^amo aka d'asiao modo d'aov-iaisarai a la à ^aaddo d'de^
^ara da Bi/dia, ri(dattarci sopra, pardarsa a aos(rostarai Da
jaasta dottora possiamo rasdarai aosto ada sos siamopdi asiai ad
aoara dai/ii, ma adias(jaa si sia aro-iaisato ala da arato marnasti
dai a marnasti d'(oda. Potradda sos assira aosì? (s (osdo la ara~
dada isostri daididoddiamo risodnrdida sodi?
Comas^aa sia, sia (atta da Taa rodostò..
Spariamo d’isaostrarTiprasto
PS: Comas(jaa (PAZ/Sper piasti duopiarsi.
GRULATEO. E’ stato il primo incontro dopo
un lungo silenzio della FGEI Toscana. L’atmosfera regnante è stata allegra, gioiosa grazie anche al bel tempo che ci ha permesso di
migliorarci nella disciplina del fresbee.
In questo convegno abbiamo proseguito il
discorso sulla ricerca di fede già intrapreso
dalla FGEI a livello nazionale. Ripercorrendo
a grandi linee la nostra vita abbiamo cercato
di focalizzare se e quali incontri abbiamo avuto con Dio e quali immagini avessimo di Lui.
Abbiamo analizzato poi nello stesso modo, lavorando per gruppi, le tre figure di Mosé, Sara
e Ruth che hanno stimolato coinvolgenti discussioni.
Ancora una volta abbiamo riscoperto le nostre incertezze e il gusto di definirci “speranti”
intendendo con questo termine una ricerca
attiva. Una speranza che ci spinge ad interrogarci, a ricercare un dialogo con Dio, a porci
dei dubbi che aprono nuovi orizzonti. Ci siamo trovati concordi nel non voler dare una definizione, seppure vaga, di Dio. Nel corso della discussione sono sorti alcuni punti su cui ci
siamo soffermati con particolare attenzione:
1) presenza-assenza di Dio: siamo noi a
non riuscire (consciamente o inconsciamente)
a percepire la Sua presenza? oppure è Lui
che non si mette in contatto con noi?
2) parlando tra noi sorgono alcuni dubbi:
può essere considerato indice di fede?
3) Dio agisce su cose e persone, spesso in
modo incomprensibile per noi.
La maggior parte dei partecipanti aveva
già preso parte a incontri e ad attività della
FGEI, altri hanno avuto un’occasione di ritrovo per riflettere su un tema che grazie a questo convegno hanno potuto affrontare. Positivo forse l’essere riusciti a comunicare tra di
noi quali sono le aspettative, i problemi che
incontriamo quotidianamente in un rapporto
così personale come può essere quello che
ognuno di noi cerca di instaurare con Dio.
Irene Lorenzi, Laura Casorio
(Castiglioncello)
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CHI CERCA E CHI SI NASCONDE
Giocare a nascondino con Dio? Sì, io ci ho provato, anzi mi ci
sono ritrovato. Ero io che cercavo Dio o era Dio che cercava me?
Non lo so. So che a forza di nascondermi e di cercare mi sono ritrovato sulle colline della Galilea. Là ho incontrato qualcuno che
mi cercava. Cercava me, cercava te, cercava tutti. Voleva discutere con noi, voleva mangiare e bere con noi, voleva soffrire con
noi. Ma poi fuggiva, si nascondeva nel deserto, aspettava di essere cercato e confortato.
Mi sono ritrovato a Gerusalemme, sotto una croce. L’uomo appeso alla croce era arrabbiato con dio perché l’aveva abbandonato, io ero arrabbiato con lui perché mi aveva abbandonato, proprio
quando credevo di averlo trovato.
Da allora non ho smesso di cercarlo, e la cosa più straordinaria è che continuo ad avere la
sensazione di essere cercato. Mi chiedo: su quella croce Dio ha abbandonato o è stato abbandonato? O forse, con decisione sofferta ma meditata, si è nascosto per tornare a cercarci
dopo tre giorni?
Daniele Bouchard (Vasto)
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“L’INSOSTENIBILE CATTOLICITÀ’
DEL PENSIERO DELLA DIFFERENZA’’,
sarà il titolo del prossimo incontro di Cassiopea che si svolgerà dal 29 al 30 maggio ‘93
a Torino. Perché questa scelta, vi chiederete.
Perché preparandoci di volta in volta al precedenti convegni dedicati al pensiero della differenza sessuale ci siamo scontrate da un lato
con dei testi che promuovevano il valore simbolico della vita di alcune sante, mistiche e in
particolare di Maria la madre di Gesù. La narrazione della vita di queste persone veniva
associata al valore del cattolicesimo che lasciava spazio simbolico alle donne, e ad un
disvalore del protestantesimo che nella sua
storia teologica ha rifiutato in blocco tutte le figure femminili per concentrarsi solo su Dio e
sulla sua incarnazione maschile attraverso
Gesù.
Dall’altro canto abbiamo anche incontrato
la ricerca, attuata da alcune donne, di uno
specchio trascendente femminile necessario
anche per sentirsi a proprio agio nel mondo.
E’ vero che le figure delle sante e delle mistiche creano simbolico femminile? E’ vero che
la presenza di queste donne crea spazi di libertà alle donne cattoliche? E noi donne protestanti sentiamo la necessità di queste figure
mancanti nel nostro pensiero o possiamo affermare che la fonte del nostro valore può risiedere altrove? E’ possibile "costruire” uno
specchio trascendente, e se si come?
Queste ed altre domande al centro della
nostra riflessione. Domande difficili, lo so, domande però che non possiamo ignorare.
Daniela Di Carlo (Vasto)
Per iscriversi al convegno: Bettina König
(011/3195567)
Per ulteriori informazioni: Daniela Di Carlo
(0873/363173)
Contemporaneamente a questo numero di Riforma e del Notiziariofgei viene spedita ai
gruppi aderenti alla EGEI e ai membri di diritto del Congresso la relazione del Consiglio
all’XI Congresso (che, vi ricordo, si svolgerà ad Ecumene dal 2 al 5 settembre 1993). Chi
desidera averne una copia può rivolgersi al/la responsabile del gruppo EGEI della propria
città, oppure al/la segretario/a della propria regione o ancora al segretario nazionale
(0873/363173)0 alla redazione del Notiziario EGEI.
In queste settimane si svolgono i precongressi, che costituiscono un momento fondamentale della preparazione del Congresso, ma è importante che la relazione del consiglio venga letta e discussa in ogni gruppo.
Nell'iscrizione al Congresso hanno la precedenza i/le rappresentanti dei gruppi e gli altri membri-di diritto, ma restano liberi alcuni posti per osservatrici ed osservatori. Sia i
membri del Congresso che gli/le osservatori/trici devono iscriversi presso il segretario nazionale. Le iscrizioni sono già aperte e, specialmente per chi non è membro dei congresso, è consigliabile affrettarsi.
Va da sé che per poter mandare una propria delegazione al Congresso un gruppo deve essere in regola con l’adesione. Raccomando pertanto tutti i gruppi che non l’hanno
ancora fatto di provvedere immediatamente all’invio delle schede di adesione al sottoscritto e della quota di autofinanziamento al cassiere (CCP n°20098406, intestato a Emanuele Sbaffi, via G. Venezian 3, 40121 BOLOGNA).
Prosegue l’attuazione del progetto Albania. In febbraio tre rappresentanti della Chiesa ortodossa autocefala d’Albania sono venuti a restituire la visita da noi fatta loro lo
scorso autunno. La visita si è svolta nel Lazio, in Puglia, in Lucania e in Calabria. Si è
trattato di dieci giorni pieni di incontri, visite e discussioni nel corso dei quali i nostri ospiti
hanno incontrato il protestantesimo italiano ma anche il cattolicesimo, alcuni rappresentanti ortodossi e un campione della società italiana. Per un resoconto più dettagliato cfr.
Riforma del 26.2.93, pag.2 e del 12.3.93, pag.3.
Ora è in progetto una nostra seconda visita in Albania, per la quale siamo in attesa di
notizie dai nostri partner albanesi. Nel frattempo il Consiglio ha deciso di creare un gruppo di lavoro stabile che gestisca la prosecuzione del progetto insieme al Servizio rifugiati
e migranti della FCEI (cfr. atto 118).
Sul versante della ricerca di fede segnaliamo che si sono felicemente svolti i tre convegni regionali organizzati con l’aiuto del GRUppo di LAvoro TEOIogico (Monteforte, 1921.2.93; Reggello, 13-14.3.93; S.Severa, 27-28.3.93). I culti EGEI, per i quali il
GRU.LA.TEO. aveva proposto ai gruppi del materiale, hanno avuto luogo nel mese di
marzo in molte chiese di tutta Italia. Ricordo ai gruppi che dovrebbero inviare copia del
materiale prodotto alla redazione del Notiziario e la colletta al Cassiere della EGEI.
Il Consiglio, nella sua ultima riunione è stato principalmente occupato dalla preparazione del Congresso. Ha però trovato il tempo per incontrare:
- la giunta regionale della Lombardia;
- la direttora e i rappresentanti della EGEI nel Comitato generale di Agape;
- la rappresentante della EGEI nel consiglio della ECEI.
Tutti e tre gli incontri sono stati giudicati dal >Consiglio utili e produttivi.
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Daniele Bouchard ì
TOSCANA La regione ha finalmente una giunta regionale fgei! Ne fanno parte:
Laura Casorio, Marisa Ciprelli e Gianluca Ng. Ai nuovi giuntaroli BUON LAVORO!
PRECONGRESSI Si è già svolto il Precongresso della Fgei Valli-Piemonte-Liguria (Villar Perosa 17-18 aprile), mentre quelli di Lombardia-Triveneto-Emilia, del
Centro e delle regioni del Sud si terranno nelle prossime settimane (vedi agenda).
PUGLIA II 3 e 4 aprile a Mottola si è tenuto un convegno organizzato dalla FGEI
e dalla FCEI Puglia e Lucania dal tema “Il mezzogiorno aiio specchio: tra fataiismo e prospettive di riscatto”. Un resoconto del convegno uscirà su uno dei
prossimi numeri di Riforma.
SiCILIA I risultati dell’inchiesta sulla MAFIA fatta dal gruppo fgei di Lentini sono riportati sull’ultimo numero di Gioventù Evangelica (n°139).
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febbraio 93
118. Ascoltata la relazione del segretario sul progetto di scambio con l’Albania, si approva quanto fatto sin qui. Si è favorevoli a continuare nella ricerca di fondi per finanziare
il progetto. SI decide di chiedere la disponibilità a far parte di un gruppo di gestione del
progetto, per quanto spetta alla EGEI, alle persone di Marisa Ciprelli, Daniele Doria,
Gianluca Ng, Angela Stifano, Antonio Eeltrin, Barbara Grill, Daniela Rapisarda, Stefano
Easola, AkiI Tasi. Il gruppo sarà coordinato dal segretario.
119. Si decide di versare alla EGEI Toscana un contributo di £ 100.000.
125. Si decide di tenere la prossima riunione del consiglio a Firenze nella data fissata
(22-23 maggio).
• s.-T«=x'-i-n-5, «•' sjrraef-=s 5^" . -<«•***«
AMERICA LATINA ED EUROPA A CONFRONTO
A fine febbraio, in Portogallo, si è tenuta la
seconda conferenza del Movimento Cristiano
Studenti sul tema del cinquecentenario della
conquista dell’America Latina (la prima si è
tenuta due anni fa in Ecuador), Il comitato di
preparazione, del quale ho fatto parte, ha deciso di soffermare l’attenzione sulla situazione
attuale, sui rapporti tra America Latina ed Europa, dato che l’aspetto storico era già stato
affrontato in Ecuador.
Ci hanno aiutato ad introdurre le problematiche tre interventi: di Carla Coletti, sindacalista a Roma; del professor Nelson, docente
portoghese: di Leila Monterò da Silva che si
occupa dello sfruttamento delle classi povere
in Brasile. Le loro relazioni hanno affrontato il
tema dal punto di vista del rapporto politicoeconomico, della cooperazione, dal punto di
vista religioso, con particolare riguardo
all’aspetto delle missioni e deH’evangelizzazione, e hanno fornito numerosi spunti per le
discussioni.
Un laboratorio di grafica tenuto da Sandro
Spanu - aiutato da Silvia Rapisarda e Simonpietro Marchese - ci è servito a soffermarci
sulle immagini che abbiamo dell’America Latina grazie ad un fotolinguaggio prima e la
creazione di “opere d’arte” con colori, pennelli
e mani poi.
Un altro momento molto intenso è stato
dedicato al problema della mafia nella sua dimensione mondiale, nella quale Europa ed
America Latina giocano indubbiamente un
ruolo di primo piano. Silvia Rapisarda ha offerto spunti per la discussione con una rela
zione che ha stimolato molte domande e alcuni interventi da parte degli studenti latinoamericani.
Sicuramente significativo e molto apprezzato è stato l’apporto dato da questi studenti.
provenienti da Brasile, Ecuador, El Salvador, i
quali hanno affrontato il tema del rapporto tra
i due continenti dal punto di vista latinoamericano. A chiusura del loro intervento hanno
fatto la proposta di creare sempre più fitti canali di comunicazione e cooperazione tra movimenti e federazioni dei due continenti visto il
buon andamento delle collaborazioni intraprese fino adesso.
La loro presenza alla conferenza è stata
indubbiamente fondamentale sia per gli
scambi di opinioni sia, soprattutto, per quello
che noi abbiamo potuto apprendere grazie al
loro contributo. Sono, infatti, persone di grande esperienza e hanno una profonda conoscenza della situazione nei loro paesi.
Per concludere vorrei sottolineare l’importanza di questo tipo di incontri che, a parte
l’aspetto dell’approfondimento culturale, offrono delle enormi possibilità di instaurare nuove
relazioni e di conoscere diverse culture e società. I momenti di pausa dai lavori della conferenza sono, infatti, sempre i più intensi,
quelli che spesso rimangono più impressi: ci
si scambiano opinioni sulla situazione sociopolitica dei paesi di provenienza, sulla propria
condizione di studenti... instaurando una rete
di amicizie che spesso sono destinate a durare a lungo.
Donatella Rostagno (Milano)
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AGAPE
10060 PRALI (TO) tel; 0121/807514
IMMIGRAZIONE E RELIGIONI
20-27 giugno
campo giustizia e pace
La connessione tra leggi laiche e leggi di
Dio è diversa nelle diverse fedi e culture.
L'incontro e la conoscenza sono ancora il
migliore antidoto alla paura difronte al diverso.
SEPARATED STATES OF EUROPE
17-24 luglio
campo giovani
Sono mesi in cui assistiamo al risvegliarsi di sentimenti etnici, antisemiti o razzisti
fra migliaia di giovani in Europa. E' un fenomeno dei giovani o la conseguenza di
una situazione sociale creata e regalata
loro dagli adulti? ■
lingue: italiano, francese, inglese, tedesco.
FEDE E SCIENZA
12-19 agosto
campo teologico
Un campo che vuole cogliere le sfide reciproche di teologia e scienza affrontando in particolare i nodi della bioetica.
lingue: italiano, francese, inglese, tedesco.
ANCORA SUL CAPITALISMO REALE
21-28 agosto
campo politico
Nell'era del capitalismo trionfante non rinunciamo alla sfida alta e appassionante
di pensare modelli alternativi, né al confronto - pieno di curiosità e speranza con frammenti di opposizione e di progettualità politica, concretamente realizzati.
lingue: italiano, francese, inglese, tedesco.
Villaggio della gioventù
SANTA SEVERA
00050 S.SEVERA (Roma) tei: 0766/740055
IL MONDO DEL LAVORO: I GIOVANI
SI INTERROGANO
1-15 agosto
campo giovani
L'evoluzione dell'organizzazione del lavoro dalla "dannazione" alla "qualità totale".
L'uso dei media quale mezzo di pressione. Dalla persona integrata con la macchina alla persona propositiva e critica.
BETHEL
88055 TAVERNA (CZ) tei: 0961/728045
OLTRE MAFIOPOLI
17-27 luglio
campo giovani
Prenderemo in esame il fenomeno mafioso nella sua complessità cercando di
sfuggire alla superficialità delle analisi
correnti e di contribuire con alcune proposte concrete alla ricostruzione di una
società in cui la mafia e i suoi alleati non
trovino più spazio.
IL CAMMINO: FORZA RICONCILIANTE
CON DIO
27-31 luglio
campo nonviolenza
Studieremo il 1 ° e 2° capitolo della lettera
agli Efesini ed avremo modo di ascoltare
testimonianze ed esempi.
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RESPONSABILITÀ' E CONFORMISMI
28 giugno - 5 luglio
XIV incontro su fede e omosessualità
Accettare di essere dentro ad un cammino evolutivo significa assumersi la responsabilità del proprio arricchimento
umano e spirituale.
IL PARADOSSO DELLA LIBERTA':
L'AUTORITA' FEMMINILE
25 luglio -1 agosto
campo donne
Il nostro desiderio di autorità femminile
trova le sue radici nelle relazioni fra donne e nella pratica politica della disparità;
esso esprime la volontà/consapevolezza
di esserci e la pretesa di fondare anche
un ordine femminile per il mondo.
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PRECONGRESSO FGEI
EMILIA-LOMBARDIA-TRIVENETO
24 - 25 aprile
VENEZIA - Foresteria valdese
PRECONGRESSO FGEI CENTRO
15-16 maggio
SANTA SEVERA
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PRECONGRESSO FGEI SUD
30 aprile -1 maggio
MONTEFORTE IRPINO
CASSIOPEA
29 - 30 maggio TORINO
L'insostenibile cattolicità del
pensiero della differenza
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CÌGL»Oi:p 00049 VELLEtRI (Roma) tei: 06/9633310
Osservatorio sulla società'
ITALIANA: UNA RIFLESSIONE SUI
PROBLEMI CHE SI PONGONO OGGI
NEL PAESE
9-11 luglio
campo politico
I GIOVANI; PERCHE' ECUMENE?
19-26 agosto
campo giovani
Un campo dedicato all'analisi del rapporto giovani-Ecumene, con la speranza di
individuare quei percorsi, anche nuovi,
che ci permettano di continuare ad essere luogo significativo per lo sviluppo delle
nuove generazioni.
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Cèntro Ecumenico
LUCIANO MENEGÓN
TRAMONTI DI SOPRA tei: 041/5233449 - 0427/869087
FEDE EVANGELICA E RESISTENZA.
TEOLOGIE ED ESPERIENZE DI FEDE
DI SORELLE E FRATELLI DEL SUD
DEL MONDO
2-9 agosto
campo studi
Saranno presentate alcune teologie di liberazione: africana, asiatica, latinoamericana, unite ad esperienze di fede di sorelle efratelli presenti nelle nostre comunità evangeliche.
IL DIALOGO EBRAICO-CRISTIANO
12-24 luglio
campo giovani
L'analisi del percorso del dialogo tra
ebrei e cristiani sarà affrontato da un
punto di vista teologico, con una particolare attenzione alla situazione attuale.
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V.l;"'; eriKir-f' è'- f-y
Campi del CEGE
Consiglio Ecumenico per la Gioventù in Europa
per informazioni: Giorgio Bonnet tei: 0121/807514
GIUSTIZIA-SOLIDARIETA'
FEMMINISMO
Birmingham (Gran Bretagna)
15-22 luglio
età: da 18 anni in su
lingua: inglese
ESSERE UOMINI E DONNE NELLA
CREAZIONE DI DIO
Glay (Francia)
2-22 agosto
età: 18-25 anni
lingue: inglese, francese, tedesco.
AGIRE PER CAMBIARE
Mora (Danimarca)
24 luglio - 4 agosto
età: 18-30 anni
lingue: inglese, tedesco.
Esistono possibilità di CAMPOLAVORO
volontario in molti centri di diverse nazioni europee. Per informazioni e chiarimenti rivolgersi a Giorgio Bonnet.
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REDAZIONE: C/o Anna Lo Grasso, via Genova 64,10126 Torino
Cambellotti, Daniele Griot, Bettina König (coordinatrice - tei 011/3195567), Anna Lo Grasso (tei 011/6967671) Elia Piovano
Ìnoeb S^rSS^ÌSs^NiS' ^^chese, Enzo Marziale, Marco Schellenbaum, Stefano Mattone, Stefano Meloni,
Oppo^Luana P||fefOSi. Clau^Pasquet, R^ella Sappé,Jffidro Spanyftenzo TurinetoPaolo Velluto, Antonella Visintin.
CORRISPONDENTI REGIONAUìtaura CasqripijpiT Pallagro§ii airah Martins^aria MaaÌ^io, Frances^Petrosillo, Q¡pá Soullier,^lo Testa./ ^
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13
\/ENERDÌ 23 APRILE 1993
E Eco Delle Yalu ¥ildesi
PAG. Ili
4
NOMINE
BANCARIE
SI % NO % b+n
■ .. J71 90,0 41 10,0 39
1.536 90,4 163 9,6 184
32 9,3 26
2.426 92,4 200 7.6 174
4.727 93,2 34J 6,8 353
280 91,2 27 8,8 31
127 83,2 12 14,8 14
2740 92,5 221 7,5 144
/ 593 89,6 69 10,4 75
: 13.116 92,2 1.108 7,8 1040
5
PARTECIP.
STATALI
SI % NO % b+n
363 89,3 43 10,3 ih:
1.571 92,2 132 7,8 180
; 320 92,2 27 7,8 25
2.442 92.9 186 7,1 172
4.756 93,2 345 6.8 323
282 91,9 25 8,1 3
132 91,0 13 9,0 8
2.730 92,3 229 7.7 143
599 89,8 68 10,2 72
13.197 92,5 1.068 7,5 997
8
ELEZIONE
SENATO
9
MINISTERO
AGRICOLTURA
SI % NO % b+n
344 83,7 67 16,3 40
1.291 75.4 421 24,6 171
234, 73/4 92 26,8 26
2.070 78,3 572 21,7 158
4.247 83.3 854 16,7 319
227 72,8 85 27,2 26
123 83,0 22 15,0 w
2.353 79,6 604 20,4 143
338 80,4 1411 19,6 61
11.449 80,0 2.857 20,0 950
rio
TURISMO
SPETTACOLO
SI % NO % b+n
330 85,4 60 14,6 41
1.446 86,1 2J4 13,9 203
285 82,6 60 17,4 27
2.301 87,8 320 12,2 179
4.548 89,6 528 10,4 345
266 87,2 39 12,8 33
125 85,1 21 14,9 7
2.570 87,0 383 1 3,0 149
560 84,3 104 15,7 73
12.451 87,7 1.749 12,3 1.059
VAL
RELUCE
■ Anerogna
Bibiana
Bobbio Pellíce
Bricherasio
Luserna S. Giov.
Lusernetta
Rorà
Torre Pellice
Villar Pellice
Totale
4
NOMINE
BANCARIE
SI % NO % b+n
42 84,0 16.0 10 >> A
510 89,0 63 11,0 37
693 9.3,3 30 6,7 37
193 92,3 16 7,6 17
50 90,1 s 0,9 7
1.490 91,2 142 8,8 108
5
PARTECIP.
STATALI
8
ELEZIONE
SENATO
9
MINISTERO
AGRICOLTURA
rio ,g'
TURISMO
SPETTACOLO
VAL
CERMANASCA
Massello
Perrero
Pomaretto
Frali
Snl7a
Totale
SI %
331 76,4
340 88,8
2.165 82,3
1.607 83,2
534 80,8
246 80,4
123 "1,4
553 82,9
837 803
104 80,6
2.464 85,0
9.326 82,6
NO % b+n
102 23.6 41
43 11,2 39
467 17,7 190
324 16,8 142
127 19,2 51
60 19,6 18
50 28,6 19
114 17,1 58
20" 19,5 106
25 19,4 8
433 15,0 1 79
1.954 17,4 851
SI %
356 83,6
345 90,6
2.332 89,0
1.744 90,5
572 86,9
277 90,8
143 83.1
594 88,5
929 86,5
108 82,4
2.604 89,6
NO % b+n
70 16.4 48
36 9,4 41
289 11,0 198
183 9,5 148
86 13,1 34
28 9,1 19
25 14.9 23
77 21,5 53
145 13.3 96
23 17,6 7
303 10.4 171
10.004 88,8 1.265 11,2 860
VAL
CHISONE
Fenestrelle
Inverso Pinasca
Perosa Argentina
Pinasca
Porte
Pragelato
Pramollo
Roure
San Germano C.
Usseaux
Villar Perosa
Totale
4
NOMINE
BANCARIE
5
PARTECIP.
STATALI
SI % NO % b+n
22.060 93,2 1.621 6,81.094
586 92,7 46 7,3 48
2.038 93,9 1J3 6.1 119
8
ELEZIONE
SENATO
SI % NO % b+n
20.527 86,2 3.273 13,81.040
551 85,4 94 14,6 36
1.930 88,9 242 11,1 138
9
MINISTERO
AGRICOLTURA
SI % NO % b+n
.18.910 79,8 7; 4.780 20,2 1.084 ,
522 81,4 119 18,6 38
1.730 79,2 433 20,8 124
rio
TURISMO PETTACOLO
SI
Pinerolo
Prarostino
San Secondo
14
PAG. IV
E Eco Delle \àlli Va ¡orsi
VENERDÌ 23 APRILE 1993
Cinema
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma per venerdì 23 aprile
alle 21,15 Occhio indiscreto;
sabato ore 20 e 22,10, domenica ore 16, 18, 20, 22,10 e
lunedì ore 21,15 Gli spietati.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma per
venerdì 23 Le iene; sabato
La gatta e la volpe; domenica, lunedì, martedì e giovedì
Eroe per caso. Domenica ore
15, 17, 19, 21; giorni feriali
ore 21.
Calcio
Ancora una volta al Pinerolo sono fatali gli ultimi minuti.
Nella trasferta di Vercelli i biancoblù sono andati in vantaggio
grazie ad un calcio di rigore di Labrozzo al 19’ del secondo
tempo e, quando il risultato sembrava ormai al sicuro, ecco il
colpo di scena: atterramento in area, al 91’, di un attaccante
vercellese e conseguente rigore. Il pareggio di Braghin manda
le squadre sotto la doccia e i pinerolesi a riflettere sull’ennesimo punto buttato alle ortiche nei minuti finali.
Domenica prossima incontro decisivo; gli uomini di Cavallo
saranno in trasferta a Oleggio contro la squadra in diretta concorrenza per evitare la retrocessione ed attualmente indietro di
due punti.
Corse podistiche
Amatoriale femminile
Trofeo Baudrino alimentari
Porte - Vigone 90 3 - 2; Cercenasco - Vigone 90 3 - 0; Volley La Torre - Vigone 90 3 0;VoIley La Torre - Fabio Neruda 1 — 3; 3S Nova Siria — Trisfera 3 — l;Off. Data Perosa - Vigone 90 3 - 0.
Classifica: 3S Nova Siria 32;
Trisfera 24; Cercenasco 22; Porte e Fabio Neruda 20; Volley La
Torre e Off. Data Perosa 18;
Barge Volley 10; Villar Perosa
8; Vigone 90 0.
Gli ultimi due fine settimana hanno visto due interessanti
appuntamenti per le corse in montagna.
Nel lunedì di Pasquetta a Chianocco una vivace gara ha visto numerosi piazzamenti per gli atleti valligiani; Livio Barus è
giunto 4°, Claudio Gamier 8°. Nei veterani B si è registrata la
conferma del buon momento di Gino Long risultato vincitore,
mentre fra gli juniores Massimo Gamier si è classificato 2°.
Domenica 18, a San Germano, si è svolta una gara a staffetta; il percorso prevedeva, per ogni frazionista, la dura salita a
Pra Punsun, il diagonale sopra le Chianaviere alte di Inverso
Pinasca e la discesa su ripido viottolo: un totale di 5 km e 380
metri di dislivello. Per la cronaca i migliori hanno compiuto
questo tragitto in meno di 25 minuti.
La gara ha laureato come vincitori, su un totale di 38 staffette alla partenza, i portacolori del Giò 22 Rivera, Naitza, Papiro e Bessone. Fra i locali ottimo piazzamento di Livio Barus
che con Elio Cottone e Gabriele Barra, conquistava la quarta
posizione assoluta. Bene anche le staffette della Villarese, del
G.S. Pomaretto e l’SKF; nel settore femminile successo di Mariangela Grosso e Tiziana Semeraro di Cumiana.
Prossimo appuntamento a Cafasse il 1° maggio con una prova del campionato regionale.
/
PtWGELATO
Da Giuseppe Paure & Figli la tradizione
popolare rivive in una collezione notevole di reperti, oggi trasformata nel centro
di documentazione «Abitare in valle»
vero e proprio «Museo dell'abitazione
rustica nelle valli alpine» che è sorto accanto al laboratorio di restauro in Pinasca all'inizio della vai Chisone a 15 chilometri da Pinerolo.
Antichità - Restauro - Mobili su misura
Tei. 0121/800.716-Pinasca
Presentato in vai Germanasca il progetto della Comunità montana
Il turismo scopre le miniere
_______LILIANA VIOLIELMO
Il progetto della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca per la valorizzazione
delle miniere di talco è stato
presentato a Maniglia dallo
staff che sta conducendo
l’operazione (il presidente
della Comunità, Ribet, l’assessore Genre, il tecnico Barale) a una trentina di persone: minatori, turisti, residenti
della zona, curiosi.
Preceduti dalla proiezione
di una serie di diapositive
scattate nella larga fascia di
territorio dove le miniere sono state chiuse, gli interventi
degli amministratori avevano
come scopo un’indagine alla
buona sulla disponibilità della
popolazione locale a dare una
mano per una prima organizzazione di itinerari turistici.
Sul progetto in generale,
che richiede un investimento
finanziario non indifferente,
le perplessità sono state evidenti: si tratta di trovare gente
disposta a rischiare in proprio
per creare quasi dal nulla le
strutture necessarie ad accogliere gli utenti della proposta
turistico-culturale, senza essere garantiti più di tanto.
I minatori hanno criticato
molto l’apertura di tratti della
galleria al pubblico e hanno
espresso parere favorevole
soltanto quando si è parlato di
miniere appena chiuse, quindi
Manifestazioni
Celebrazioni del XXV aprile
PORTE — Venerdì 23 aprile, alle 20,30, presso il palazzo comunale, si tiene un dibattito sul tema La questione morale oggi. Il 24, alle 21,30, nel salone parrocchiale, concerto del coro
La baita di Piossasco. Venerdì 30 aprile, alle 20,30, presso il
palazzo comunale, si svolgerà l’inaugurazione della mostra I
muri del razzismo: graffiti torinesi sul razzismo. Seguirà un
dibattito sul tema.
PINEROLO — Domenica 25 aprile, alle 10,15, dopo la visita
all’ossario dei caduti al cimitero, un corteo partirà dal municipio alla volta dei monumenti dedicati ai caduti della Resistenza. Parteciperà il magistrato Elvio Passone.
Settimana della solidarietà
PINEROLO — Dal 24 aprile al 1° maggio, il Comune organizza delle iniziative sul tema della solidarietà. Sabato 24
aprile, alle 16,30, nell’atrio di Palazzo Vittone si inaugura la
mostra fotografica I muri del razzismo; la mostra è aperta sino
al 28 aprile domenica e lunedì dalle 10,30 alle 12 e dalle 15 alle 18 e i giorni feriali dalle 15,30 alle 18. In occasione
dell’inaugurazione vengono presentati i risultati della ricerca
Stranieri a Pinerolo - Quale accoglienza?
Martedì 27 aprile alle 21, all’auditorium di corso Piave, si terrà
un Concerto multicolore. Mercoledì 28 aprile, sempre all’auditorium, si svolgerà un incontro sul tema II razzismo: parteciperanno Enrico Allasino 1res, della Regione Piemonte, e Francesco Gianfrotta, magistrato.
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SAN GERMANO CHISO
NE — Venerdì 23 aprile alle 20,45, nel tempio valdese,
si tiene il concerto del coro
Bric Boucle e la presentazione dell’iniziativa II Riparo.
VILLAR PEROSA — Sabato
24 aprile prende il via la settima edizione del Cantavallì
rassegna di musica popolare
nelle valli Chisone e Germanasca. Il primo appuntamento è con i liguri della Cumpagnia cantante alla palestra
comunale. Inizio, per ogni
serata alle ore 21, 15.
TORRE PELLICE — Sabato
24 aprile alle 21, presso il
salone Opera Gioventù in
via al forte 3, per la 2° Rassegna teatrale in vai Pellice
viene rappresentata Gioia
mia, della compagnia teatrale La trebisonda di Candido.
TORRE PELLICE — Giovedì 29 aprile, alle 21,30, al
circolo Nautilus, in occasione della rassegna Piccolo
Teatro Comico si terrà lo
spettacolo di Daniele Guccione e Bobo Nigrone Andrò come un cavallo pazzo.
TORRE PELLICE — Fino al
1° maggio, nella sala Paschetto del Centro culturale
valdese, è aperta la mostra
dei quadri di Angelo Maggia
e Adriano Tuninetto;tutti i
giorni dalle 15 alle 18.
ancora in buono stato, e di
una partecipazione dell’attuale società al progetto.
In conclusione, per rendersi conto di ciò che si è fatto
all’estero in questo campo, il
geometra Barale ha invitato i
presenti ad iscriversi ad una
gita, organizzata per il 15
maggio, che avrà come meta
Bex, in Svizzera.
In attesa che nelle guide
minerarie internazionali trovino il loro posto anche le
miniere di talco della vai Germanasca.
USSL 42 «
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154.
DOMENICA 25 APRILE
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6,
tei. 81261
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81100
Croce verde. Porte ; tei. 201454
USSL 43 - VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 25 APRILE
Torre Pellice: Farmacia Muston - Via Repubblica 22, tei.
91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
USSL 44 - PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso i distretti.
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Reg. Tribunale di Pinerolo
n. 175/1951
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa:
La Ghisleriana Mondovì
Spedizione in abb. post.
Gr 2A/70
15
1/FNERDÌ 23 APRILE 1993
PAG. 7 RIFORMA
Iniziativa di sensibilizzazione su Dio delle chiese evangeliche di Colonia (Germania)
Il manifesto dice: «Al principio fu la Parola^
ma noi non Gabbiamo ascoltata»
MANFREDO PAVONI
hiesa in
«U
dialogo».
Con questo slogan la
Federazione delle comunità
evangeliche della città di Colonia ha lanciato una grande
campagna pubblicitaria, il cui
fine è quello di arrestare
l’emorragia di coloro, giovani
in particolare, che escono o
piuttosto non entrano nelle
comunità. Dopo lunghe discussioni più di 140 delegati
delle varie comunità presenti
nella città hanno deciso di affidare la campagna ad una
agenzia nota per la spregiudicatezza e la provocazione del
messaggio pubblicitario, la
«Lauk und Partner». «È difficile costruire pubblicità su
Dio e la chiesa - afferma
Matthias Lauk - meglio sarebbe tentare di inaugurare un
dialogo».
La campagna pubblicitaria
è divisa in due fasi: cominciare un dialogo all’interno della
chiesa coinvolgendo le comunità. Lo si farà con un giornale che i membri di chiesa troveranno nelle loro cassette
delle lettere. «Dialog aktuell»
sarà un giornale che offrirà
indirizzi, luoghi di ritrovo e
discussione, annunci vari. La
gente potrà scrivere lettere,
proporre luoghi di riflessione
in cui sia possibile esprimere
le attese che si hanno nei confronti della chiesa. Un mezzo
per rendere pubblico e visibile il dialogo nella chiesa sono
manifesti pubblicitari, pubblicità nei cinema, sui mezzi di
trasporto. Dalla Bibbia saranno ripresi testi e formule efficaci come per esempio: «In
principio era la Parola, ma
non l’abbiamo ascoltata», oppure altri più drammatici come un manifesto che ritrae ragazze turche con la scritta:
«Ama il tuo prossimo, perché
ci è così difficile?».
Su questa iniziativa sono
già scoppiati la controversia e
i malumori di alcuni. C’è il
problema dell’alto costo di
questa campagna che sfiora i
due milioni di marchi, dall’altro c’è la paura di vedere di
vedere accostato il messaggio
evangelico alle rédame delle
minestre, degli hamburger e
delle scarpe da ginnastica.
Hermann Prebler, responsabile del servizio stampa e comunicazione della chiesa della Renania, è dell’avviso di
superare le barriere comunicative con coloro che sono
lontani dal mondo ecclesiastico. Secondo Prebler la cam
Im Anfang war das Wort.
l-fOBf«lisch® Kirche
«ln principio era la Parola»
pagna pubblicitaria per il dialogo va intesa come «processo riformatore», che sigla la
responsabilità mondiale della
chiesa; egli si augura che nel
tempo le posizioni contrapposte tra chi vede positivamente l’iniziatica e chi la
combatte diventino più sfumate. 1 protestanti tedeschi
vogliono mostrare un propio
profilo nella pubblicità e tra
la gente in modo da rompere
l’isolamento delle comunità.
Gli accenti più visibili sono
posti sulle questioni di fondo
della vita umana e sulla giustizia sociale. Ma la ricerca
dei motivi che hanno provocato così tanti allontanamenti
dalle comunità viene condotta
anche altrove.
L
La Chiesa evangelica dell’
Assia ha fondato un nuovo
giornale «Echt» (che significa
sincero) per tentare di raggiungere gli uomini e le donne credenti o interessate al discorso religioso. Rüdiger.
Scholz, teologo-deli’Ekd, ritiene che fare pubblicità per
la chiesa come per un prodotto per lavatrici non sia di nessuna utilità; sarebbe più efficace che la chiesa imparasse
a essere «amica» con i propri
membri e che si mettesse più
in discussione rispetto a ciò
che dice e fà. Bisognerebbe
lavorare di più sul piano sociale per gli esseri umani e
includere in questo progetto
proprio coloro che delle comunità non fanno più parte.
afferma. Certo l’iniziativa del
lancio pubblicitario per rimettere il dialogo in movimento
crea legittime perplessità e
valide sospensioni di giudizio.
Eppure potrebbe essere anche un’iniziativa di grande
respiro sociale e ideale, attraverso cui si affermano idee e
immagini di solidarietà e di
difesa della differenza che ci
circonda. Come quel cartellone pubblicitario affisso a Colonia in cui si vedono due
giovani uomini che si abbracciano con una scritta di commento e di sfida che recita:
«Dio è amore, anche se noi
non li riusciamo a comprendere. Coinvolgiti, non girare
la testa. Chiesa evangelica».
50 anni fa l'insurrezione del ghetto di Varsavia
La rivolta di fronte all'estremo
Il critico e scrittore Tzvetan
Todorov ha pubblicato uno
studio, dal titolo Di fronte
all’ estremo (Milano, Garzanti, 1992) dedicato ai meccanismi dei rapporti umani all’interno di situazioni limite come i lager nazisti e i gulag
staliniani. Nel prologo l’autore analizza il comportamento
dei rivoltosi nell’insurrezione
di Varsavia dell’estate 1944 e
nell’insurrezione del ghetto
ebraico della stessa città, l’anno prima, il 18 aprile.
Riportiamo, in occasione
dell’anniversario dell’insurrezione del ghetto, un brano
dello scritto di Todorov, che
riprende e cita la testimonianza più famosa in materia,
quella di Marek Edelman, uno
dei capi dell’insurrezione.
Edelman scrisse nel 1945 il
racconto della vicenda, successivamente riunito in un vo
Convegno intemazionale a Palermo
Per ì diritti di cittadinanza
Per diversi motivi l’Europa è a una svolta
della sua storia. Un dato, spesso sottovalutato
0 esorcizzato, della grandezza di circa 20 milioni di persone (tanti sono gli immigrati extracomunitari nella Comunità economica europea, di cui ben 10 milioni illegalmente residenti) ci parla di diversità molto lontane da
noi sotto diversi aspetti.
È una realtà che rende urgente la soluzione
di gravi problemi economici, sociali e culturali. La maggioranza dei paesi di accoglienza è
d’accordo sulla necessità di una politica migratoria adeguata. Ma sarà possibile, senza un
c^biamento culturale che viva in positivo le
diversità?
Può partire da qui la ricerca di un concetto e
di una prassi della cittadinanza che oltrepassi
il difetto di nascita della Rivoluzione francese
s i limiti della Rivoluzione americana e della
Rivoluzione d’ottobre, per riempirla di diritti
compatibili per tutti.
Per questo 1’«Associazione siciliana emigrati e famiglie» (Asef) che da tempo opera
presso il Centro diaconale «La Noce», ha organizzato un convegno che si terrà il 2 maggio nella sala del Centro, in via G. E. Di Blasi
12 a partire dalle 9,30 del mattino. Ad esso
prenderanno parte, oltre ad Alfonso Manocchio e i pastori Giuseppe La Torre e Christoph
Froeschle, anche Vivian Wiwoloku, responsabile della comunità metodista di colore, Francesca Giordano, ricercatrice di sociologia.
Fausto Spegni, redattore capo di «Nonsolonero».
Il convegno è patrocinato dalla Regione Sicilia e ad esso aderiscono l’Arci-Cism, il Cese, il Ciss, la Comunità eritrea, la comunità
dello Sri Lanka, il Gruppo mauriziani, l’Usef.
Bari: convegno sul Mezzogiorno
Tra vecchio fatalismo
e voglia di riscatto
lume. «Edelman racconta come un giorno abbia deciso di
entrare nella resistenza. In
una via del ghetto vide un
vecchio che due ufficiali tedeschi hanno issato su una botte: torcendosi dalle risate, gli
stanno tagliando la barba con
delle grosse forbici. “Allora
ho capito che la cosa più importante era non lasciarsi
mettere sulla botte, mai e da
nessuno”.
Quello che in primo luogo
Edelman ha capito è che non
c’è differenza qualitativa tra
piccole e grandi umiliazioni,
e poi che si può sempre esprimere la propria volontà, scegliere la propria linea di condotta, e rifiutare un ordine.
L’insurrezione non è stata che
un modo di scegliere la nostra morte, dice: ma la differenza tra lo scegliere la
propria morte e subirla è immensa: è la stessa che distingue l’essere umano dagli animali. Scegliendo la propria
morte, si compie un atto di
volontà e si afferma così la
propria appartenenza al genere umano, nel senso pregnante del termine. Gli ebrei
delle altre città polacche si
sono lasciati abbattere senza
resistenza; gli ebrei del ghetto
di Varsavia non approvano e
decidono invece di reagire.
Lo scopo è quindi già raggiunto, poiché essi hanno
riaffermato la loro appartenenza all’ umanità».
MARCELLO PANTALEO
Alle 10 di una tiepida domenica di aprile, uno
sparuto gruppo di fgeine/i ancora assonnati, presidia l’ingresso di un vecchio teatro
cittadino. Due baldi fgeini,
avvolti in grossi manifesti, annunciano ai passanti l’imminente inizio di un dibattito
pubblico sul Mezzogiorno organizzato dalla Fcei e dalla
Egei di Puglia e Lucania.
Air interno del teatro Anna
Maffei (pastora battista) e Nicola Colaianni (magistrato barese ed attualmente deputato
indipendente del Pds) si
scambiano i saluti prima di
esporre all’uditorio i loro interventi. Il tema del dibattito
non lascia dubbi sull’intento
di proseguire l’analisi, già intrapresa da qualche anno, dei
problemi riguardanti il Sud
del paese.
Anna Maffei prende la parola ed esordisce con il versetto 12 del II capitolo di
Isaia. Secondo la relatrice gli
avvenimenti di questi ultimi
mesi e, soprattutto, le ultime
rivelazioni dei pentiti di mafia, possono essere interpretati
alla luce di un’atmosfera di
svelamento, in cui tutto ciò
che era nascosto viene impietosamente a galla e ciò che
era orgoglioso viene abbassato drasticamente. La Maffei
definisce questo periodo
un’ora premessianica nella
quale da una parte si è coscienti della necessità di superare la situazione attuale, ma
non si ha ancora il coraggio di
sperare in qualcosa di nuovo.
Ma quali sono le radici del
fatalismo, comune fra i meridionali, per il quale tutti gli
eventi sono predeterminati da
un’entità che sovrasta le possibilità umane? Innanzitutto
una visione superstiziosa della
realtà, con origini nel mondo
pagano, che concepisce l’universo non controllato da un
Dio rivelato ma da una forza,
il fato, capace di manovrare
perfino gli dei. Tale concezione è evidente nel ricorso massiccio, nel Sud, a maghi,
fattucchiere e santoni vari. In
secondo luogo c’è una radice
storica legata alla perenne
condizione di sudditanza del
popolo meridionale, oppresso
da dominazioni che non hanno consentito una gestione diretta del territorio.
Il fatalismo dei meridionali
si ripercuote sul loro atteggiamento nei confronti della legalità, del senso dello stato e della politica. La legge,
che dovrebbe essere garanzia
di equità e tutela dei diritti e
doveri di tutti, viene osservata
dal meridionale o perché gli
conviene o perché la sanzione
è utile ed efficace. La mafia,
ad esempio, deve la sua forza
proprio alla capacità di imporre sanzioni «molto efficaci» e
immediate. Questa visione ha
sicuramente favorito l’espansione della mafia, che si è posta come alternativa, a volte
come partner, a uno stato assente. La stessa politica è vista o come mezzo di arricchimento personale o come mezzo per ottenere dei privilegi o
anche dei diritti fondamentali
(lavoro, pensione). Anche la
Chiesa cattolica ha avallato
questo atteggiamento, sostenendo un determinato partito
politico non tanto per affinità
ideologica, quanto per garantirsi i propri privilegi.
Non va dimenticato, comunque, che la società civile
è lo specchio della sua classe
dirigente. Il primo passo verso
un cambiamento credibile deve essere la capacità di fare
seria autocritica, quella che
noi chiamiamo confessione di
peccato. Solo con una netta
presa di distanza dal peccato
si può concretizzare la mètànoia, il nascere di nuovo.
Di taglio politico è stato
l’intervento dell’on. Nicola
Colaianni, per il quale è necessario riformulare la questione del mezzogiorno attraverso un processo di internazionalizzazione dei fenomeni. Interessante l’analisi
del fenomeno mafioso definito come il metodo del favore
che si sostituisce al diritto,
che ha raggiunto livelli di organizzazione altamente sofi- sticati e che, come appare evidente dagli ultimi eventi, ha
raggiunto le più alte cariche
istituzionali. Anche in questo
si evidenzia che una strategia
di riscatto non possa più guardare i fenomeni in termini localistici, ma deve assumere i
connotati di un riscatto globale di tutta una società.
Il richiamo è a un recupero
della legalità e della solidarietà. Il fatalismo va combattuto attraverso tre elementi
che possono modificare la società: ceti imprenditoriali interessati all’integrazione europea, capaci di comportarsi
onestamente; un sindacato capace di contrastare l’assistenzialismo verso il Mezzogiorno
e di denunciare la corruzione
e l’inefficienza delle imprese;
settori politici più sensibili alla domanda di etica pubblica,
un’etica cioè rivolta a preservare le condizioni di vivibilità
della nostra società in vista
delle generazioni future.
Alla fine degli interventi la
pastora Anna Maffei ha tenuto un culto, durante il quale
è stata ricordata la figura di
Martin Luther King, a 25 anni
dalla morte.
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16
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 23 APRILE IQqq
L’interno di una fabbrica di compact disc
NUOVE TECNOLOGIE
UN MONDO
DI COPIE
ALBERTO CORSARI
Il caso più ricorrente è
quello del Terzo stato di
Pellizza da Volpedo, per anni
esposto in tante sezioni del
Partito comunista: un buon
esempio, da affiancare magari alle stampe dei capolavori degli impressionisti nelle
sale d’aspetto dei dentisti, per
illustrare la diffusione del
prodotto artistico in conseguenza della sua «riproducibilità tecnica».
A questa pratica, resa possibile a partire dall’avvento
della fotografia (fatte salve la
xilografia e il conio), Walter
Benjamin dedicava un breve
saggio, tuttora ineguagliato,
nel lontano 1936. La sua tesi
era che la potenziale riproduzione tecnica delle opere
d’arte mutava irreparabilmente la natura di queste ultime; esse venivano a perdere
quel carattere di unicità, quella quintessenza, quell’«aura»
che le aveva invece caratterizzate nei secoli precedenti:
il valore di «esponibilità» (la
possibilità di essere esibita al
massimo numero di persone)
veniva a prevalere sul significato rituale, che accompagnò
invece tanti secoli di produzione artistica, dai graffiti alle icone.
Oggi siamo oltre tutto questo: impazza la riproducibilità
privata, su larga scala, ma
non solo di prodotti artistici:
chi di noi non si registra i dischi che si fa prestare, o non
duplicherebbe volentieri un
film, magari noleggiato in videoteca? O non copierebbe
un programma di computer?
Alcune iniziative hanno
fatto discutere in questi ultimi
giorni: c’è stata un’offensiva
a tutela delle ditte produttrici
di software stanche, appunto,
di verificare che negli uffici
italiani circolano prevalentemente copie abusive dei programmi per computer; a Torino, negli stessi giorni, venivano chiuse molte copisterie,
ree di fotocopiare per intero
libri universitari, non tutti
fuori catalogo, pratica stigmatizzata anche da alcuni
esponenti cattolici (e, sempre
in questi giorni, c’è stata la
vertenza dei custodi di museo
per i giorni festivi, altro problema di «accessibilità» della
cultura).
Formalmente i detentori dei
diritti d’autore e dei brevetti
hanno ragione, ma il problema ha anche altre valenze: si
tratta di rendere accessibile la
cultura, una scommessa certo
non nuova, eppure di attualità. Ne sanno qualcosa le famiglie che a settembre devono sobbarcarsi spese pesantissime per i testi scolastici, o
gli universitari che potrebbero trovare la copia fotocopiabile del libro di testo ormai
introvabile nella biblioteca
deirUniversità stessa, se questa fosse aperta in orari decenti; quanto al software, a
quanto pare, in nessun paese i
programmi hanno i prezzi
elevatissimi dell’Italia.
Poi c’è un problema di cultura, un segno dei tempi: fatte
salve le necessità di studenti
(e perché no, professori), che
nelle fotocopie trovano un
sollievo ai propri bilanci per
video, musicassette, programmi per computer (non ci sono
solo quelli «operativi», ci sono anche i videogiochi) c’è
oggi una tendenza all’accumulo, all’inventario di materiali che a volte non si ha
nemmeno il tempo di godere
(a cominciare da chi scrive).
Non è lo stesso spirito del
collezionista di francobolli,
che fa tra l’altro un investimento notevole. È qualcosa
di nuovo, dei nostri giorni; è
la necessità di avere in casa,
di costituirsi un repertorio: un
giorno, chissà...
È forse una risposta, abbastanza difensiva, a un tempo
che sfugge sempre di più? La
ricerca di una autosufficienza
e di una gestione autonoma
del tempo libero e della cultura? La pretesa di etemizzare (con le agili e facili telecamere oggi in vendita a prezzi
contenuti) momenti ritenuti
irripetibili, come la visione di
un film con gli amici o il ricordo delle vacanze?
Qui non c’entrano Siae e
copyright: ci dobbiamo interrogare su ciò che facciamo
nella sfera della nostra vita
extralavorativa, sulle strategie del consumismo. Nessuno
ne parla più: è finito o l’abbiamo introiettato tutti ancora
un po’?
Napoli: una conferenza del dottor Krogel, che ha svolto l'opera di riordino
Gli archivi delle comunità luterane^
memorie di un^esperienza di fede
__________PIERA ECIDI_______
I luterani di Napoli hanno
celebrato il 24 marzo, con
un simpatico incontro e una
conferenza, il riordino del loro archivio che segna la storia
ultracentenaria della comunità di lingua francese e tedesca nella città. «Ci sono molti
motivi per fare la storia di
questa comunità — ha esordito
il pastore Hartmut Diekmann
i protestanti tedeschi e
francesi erano presenti a Napoli già dalla fine del ’700, e
nel secolo scorso esistevano
5J)00 operai svizzeri che lavoravano, oltre che in città,
anche a Fratta e a Salerno.
Nel 1799 i consoli tedesco,
svizzero e britannico, di comune accordo, comperavano
un monastero in vendita, con
un terreno per seppellire i
protestanti. Ci rimangono i
nomi di quelle persone, e il
riordino del nostro archivio
deriva dalla convinzione che
è importante per le nostre comunità interessarsi della propria storia».
La storia dell’archivio e
della comunità, attraverso i
suoi statuti e i documenti rinvenuti, è stata ripercorsa dal
dott. Wolfgang Krogel, dell’
Università di Bielefeld che,
oltre all’archivio di Napoli,
ha già portato a termine la sistemazione degli archivi delle
comunità luterane di Genova
e Roma. Krogel, che ha studiato presso gli archivi del
Vaticano e attualmente presta
la sua opera presso l’archivio
capitolino di Roma, ha messo
in rilievo la storia parallela
della comunità e della città,
attraverso le tappe più significative.
Risale al 1811 il primo tentativo di fondare una comunità, per opera del banchiere svizzero Frédéric
Meuricoffe, colui che nel
1787 fornì lettere di credito a
Goethe, nel suo famoso viaggio in Italia. Il primo pastore
che arrivò a Napoli fu un giovane, Adolphe Monod, che
aveva studiato a Ginevra, e il
primo culto fu celebrato nel
marzo 1826 a casa di una ricca vedova.
La comunità, che fu fondata da 43 francesi e 49 tedeschi, ebbe sede presso la legazione della Prussia a Napoli. Nel 1827 si teime la prima
assemblea generale, e il primo statuto si ebbe nel 1828.
Da allora abbiamo un regolare registro dei membri, gli atti
ufficiali, una biblioteca. Il
presidente era l’ambasciatore
di Prussia, Fleming, che ospi
tava la comunità. Un secondo
statuto risale al 1844: si distinguono vari comitati, a cui
sono assegnati compiti specifici riguardanti l’assistenza ai
poveri, ai bambini, ai malati e
che vengono eletti dall’assemblea generale.
Ma nel 1860 c’è la spedizione dei Mille, e il 7 settembre Garibaldi entra a Napoli
«con il treno, simbolo di modernità e non con l’armata»,
ha detto l’oratore. Subito dopo la battaglia del Volturno
del 15 ottobre c’è l’introduzione della tolleranza religiosa con un regio decreto.
Il 23 ottobre la comunità
inglese e il 28 ottobre quelle
francese e tedesca fanno una
petizione per costruire le loro
chiese, richiesta che fu accolta. Ma già le due comunità,
legate alle due lingue, si erano di fatto separate perché si
era introdotto il nazionalismo
quale elemento della formazione degli stati nazionali, e
l’inaugurazione della chiesa
avvenne quando questa separazione era ormai definitiva.
Lo statuto del 1866 sancisce
questa separazione: due organismi uguali e paralleli, e un
unico Concistoro per gli affari comuni, composto da tre
membri di lingua francese e
tre di lingua tedesca.
Con la prima guerra mondiale una parte della comunità abbandona la città, mentre la parte di lingua francese
collabora alla sopravvivenza
delle strutture (scuola e ospedale). Gli anni del nazismo
poi, dal ’33 al ’45, sono di
estremo nazionalismo e c’è
un cambiamento della funzione della comunità: improvvisamente la chiesa diventa
strumento di uno stato per il
controllo dei suoi cittadini.
La lezione del dopoguerra
sarà proprio questa: evitare i
nazionalismi; ci vorranno
molti anni per la ricostruzione di questa comunità.
«La comunità di lingua francese, purtroppo, si è sciolta
nel 1984 ma ha consegnato
tutti i suoi documenti già ordinati alla parte tedesca - ha
concluso il dott. Krogel -.
Dagli anni ’50 in poi, però,
l’archivio delle due parti
conserva la memoria di un
percorso che ricerca l’incontro tra le nazioni e le lingue,
aprendosi sia all’ internazionalismo che all’ecumene».
Un’esperienza e un monito
su cui riflettere anche oggi,
quando così forte appare l’insidia dei particolarismi allo
spirito di solidarietà.
La vicenda del ghetto ebraico di Asti in un romanzo di Guido Artom
I portoni chiusi e le stanze colme di libri:
ragazzi ebrei neiritalia risorgimentale
_______ELENA RAVAZZINI_______
V
E di grande interesse il romanzo di Guido Artom I
giorni del mondo* (Morcelliana, 1992) per la storia della
comunità ebraica di Asti
dall’età napoleonica all’unità
d’Italia, in cui i vari personaggi partecipano alle vicende del momento storico in
un’alternanza che li vede ora
direttamente coinvolti ora
emarginati, a seconda delle
leggi in vigore.
Ma non è una storia anonima, i personaggi si muovono
veri, vivi, in successive generazioni, a partire dal giovane
Raffaele, che vedrà con grande saggezza lo svolgersi degli
eventi e lo sviluppo che i discendenti della sua famiglia
realizzano inserendosi e occupando posti di primaria importanza nella scala politicosociale.
Attraverso la narrazione
quasi sommessa, affettuosa,
di Artom, il ghetto di Asti,
pur nella sua quotidiana
mortificazione, vive la sua vita di tradizioni, di amore per
la cultura {«le stanze colme di
libri») in una sete ostinata di
ricerca e di conoscenza anche
quando è rischioso procurarsi
letture compromettenti, animata da incontri semiclandestini fra i, due amici,
Raffaele ebreo e Alberto cristiano e patriota, partecipe ai
moti risorgimentali; vive i
grandi aneliti di libertà; «l
primi ragazzi ebrei mandati a
frequentare le scuole pubbliche, con i coetanei cristiani,
al Lycée che aveva sostituito,
secondo la legge francese
l’antico ginnasio liceo, quando il Piemonte entrò a far
Asti: una strada del ghetto
parte dell’Impero napoleonico...», e i successivi angosciosi ripiegamenti.
Quest’alternanza di trepida
attesa, di temporanee libertà e
di rassegnazione appare come
puntualizzata dal cigolio dei
portoni del ghetto, quei portoni che, al ritorno di Vittorio
Emanuele II dalla Sardegna e
l’abrogazione delle leggi napoleoniche, «rimessi a nuovo
sui cardini», vengono di nuovo «sprangati dai guardiani
con lo stemma dei Savoia sul
tricorno, stipendiati dagli
Ebrei, come voleva la legge».
Le famiglie intrecciano le
loro storie, i loro affetti e le
loro apprensioni, fra cui quelle della madre Benedetta che
teme, per i propri figli, che
«la più ampia frequentazione
dei gentili, diventati concittadini, li allontanasse dalle regole di vita e di culto che li
aveva tenuti uniti, anche se
isolati dal mondo, per tanti
secoli».
È quindi considerato per
certi aspetti protettivo, quel
ghetto ancora lontano da ciò
che negli anni cupi del nazismo saranno i ghetti governati con subdola e calcolata organizzazione, che si farà poi
sinistra e tragica barbarie:
«Sembrava che il confina
mento nei ghetti fosse funzionale, in certe circostanze,
agli interessi ebraici (...) in
ogni caso i ghetti facevano sì
che un solo ufficiale tedesco
potesse esercitare un controllo completo su decine di migliaia di ebrei con l’Aiuto degli ebrei stessi» (Z. Bauman,
Modernità e olocausto, Bologna, 1992, pp. 189-190).
Di notevole interesse la
storia dei protagonisti che finalmente si inseriscono attivamente in un contesto sociale: Zaccaria, che in quanto
ebreo non può frequentare il
teatro cittadino, prende l’iniziativa di costruire quello che
sarà il teatro «Alfieri».
Se questa è l’affermazione
nel campo del commercio e
imprenditoria, per il fratello
Isacco, che fu «il primo
ebreo, pochi anni dopo
l’emancipazione, ad avere il
coraggio (...) di presentarsi
al concorso diplomatico» e
farà parte del Corpo diplomatico di Sua Maestà Sarda,
con fiducia e stima di Cavour, sarà il trionfo della volontà e della capacità intellettuale costantemente alimentata nel mondo ebraico.
Perciò non stupisce che alla
fine, del vecchio Raffaele, sul
punto di morire, Artom scriva
che vedeva l’Ebreo italiano
come «un uomo in cui potevano convivere, integrandosi,
l’amore di Dio secondo l’insegnamento biblico, e l’amore del Paese in cui erano nati, secondo i principi delle libertà civili».
(*) Guido Artom; I giorni del
mondo, (a cura di Paolo De Benedetti) Brescia, Morcelliana,
1992, pp. X-31I.£ 30000.
17
r
\/ENERDÌ 23 APRILE 1993
PAG. 9 RIFORMA
Motivi ricchi di interesse per i protestanti nelle pubblicazioni dell'editrice Iperborea
La scrittura della fede e quella del mare:
alla scoperta della letteratura scandinava
bruna peyrot
La letteratura scandinava
riveste per noi grande
interesse in quanto evocatrice
di problematiche di fede e di
cultura protestante. L’editrice
milanese Iperborea se ne è
fatta interprete traducendo e
pubblicando autori e autrici
come Par Langerkvist (18811974), premio Nobel 1951,
poeta, drammaturgo, autore
di romanzi e racconti ispirati
all’affermazione delle scelte
di vita e alla nostalgia della
fede perduta.
Tra le opere di questo autore svedese sono disponibili in
italiano Barabba (Jaca
Hook), Il nano e Marianna.
Uno dei libri più interessanti
è Pellegrino sul mare, parte
di una trilogia non ancora interamente tradotta.In Pellegrino sul mare ci sono due
vite che si incontrano «casualmente»: Tobias, ex soldato, ex brigante, chiuso ormai
a ogni esistenza se non quella
errabonda, e Giovanni, un
vecchio marinaio da anni in
corsa su una nave pirata con
appeso al collo un medaglione - eredità dell’amata - vuoto, senza immagine. Era lo
stesso che portava anche
«lei», vuoto, e che «lei» usava contro Giovanni, simbolo
di quell’ideale che rincorreva
come vero amore, «quello per
cui ella avrebbe reso testimonianza di fronte a Dio» (p.
100). E non esisteva, non era
mai esistito.
Nella comune ricerca della
Terra Santa, la metafora evoca lo scontro dei due personaggi come lotta fra due modi
di concepire la fede (e le fedi): uno libero, aperto ai coinvolgimenti esistenziali, ai pasticci umani dai quali far risorgere le convinzioni e gli
ideali, e l’altro legalistico, farisaico, ingabbiato negli schemi delle ortodossie.
A questo confronto-scontro
fa da sfondo il paesaggio che
nella letteratura scandinava è
sempre un protagonista ineliminabile. Nel nostro caso è il
mare: «Il mare racchiude più
sapere di qualsiasi altra cosa
sulla terra, se sei capace di
farlo parlare» (p. 20). «Ab
bandonarsi al mare. Al grande mare sconfinato. Che a
tutto è indifferente e tutto
cancella. Che nella propria
indifferenza tutto perdona.
Antichissimo, irresponsabile,
inumano. Capace di rendere
l’uomo libero attraverso la
sua inumanità. Irresponsabile
e libero. Se l’uomo accetta di
scegliere il mare e vi si abbandona» (p. 52).
È ancora il mare ad accogliere, e lenire, l’Olandese di
August Strindberg (18491912) alla fine della sua spossante ricerca di conciliabilità
fra maschile e femminile. In
un testo teatrale più volte rappresentato in Svezia e Germania il protagonista, dopo
periodici pellegrinaggi nei
«deserti d’acqua» ritorna a
terra per cercare una donna
fedele.
Sempre si lascia accecare
dall’eros, gioco complesso
che altera la realtà, complici
due donne, la madre («... Ma
per poter esercitare l’arte devi credere in essa; ecco perché, prima, devo abbagliarti
in modo che non ti renda
«Il mare racchiude più sapere di qualsiasi altra cosa...»
conto della sua vacuità, altro
non essendo infondo che un
gioco di miraggi... ») e la
nuova donna, Lilith, che sembra riaccendere le speranze
ma che acquista colore soltanto quando non c’è, non è
presente fisicamente.
Era r indecifrabilità del mare e l’assenza come condizione umana si giocano i destini delle persone, errando
alla ricerca di qualcosa di stabile che non esiste più.
A questo punto sarebbe interessante chiedersi perché
questa contraddizione fra vita
etica e estetica, fra totale erranza e inafferrabile stabilità
esistenziale venga fuori proprio da una civiltà nordica a
maggioranza protestante.
Questo senso di inadeguatezza perenne dell’uomo e
della donna all’indole del credente è certo un tratto tipicamente riformato che tuttavia
andrebbe meglio conosciuto
proprio là in quei paesi dove
anche la gestione della società civile e le stesse situazioni politiche hanno subito
l’impronta protestante.
Il Welfare State, come ampia letteratura ba dimostrato,
non aveva soddisfatto tutte le
esigenze di «sicurezza» dei
cittadini anzi, proprio il fatto
che i bisogni principali tipici
di un individuo (casa, salute,
protezione...) fossero garantiti
non ha evitato il «male di vivere» riversatosi in alte percentuali di suicidi e di alcolismo.
La letteratura scandinava
sembra porre drasticamente
in evidenza il desiderio di fede, la ricerca di un Dio sempre più nascosto, la labilità
delle scelte umane, la ripetitività degli attori sociali, come se per resistere la persona
dovesse sfuggire sia alla bmtalità di una vita reale troppo
«reale» sia all’oppressione di
una religiosità troppo «chiesa».
E per ora, almeno sul piano
letterario, non paiono esserci
soluzioni.
Udine: un incontro con Rinaldo Fabris organizzato dall'associazione «G. Gandolfo»
L'apertura all'ecumenismo e la specificità
del nuovo catechismo della Chiesa cattolica
ARRICO BONNES
Dopo gli incontri con il
past. Rapisarda su Evangelo e libertà e con il past.
Castelluccio sui Nuovi orientamenti teologici del dialogo
ebraico-cristiano, l’associazione culturale «Guido Gandolfo» di Udine ha proposto
all’attenzione degli amici e
della comunità il terzo dei 4
incontri previsti per questo
primo semestre, sul tema: I
punti nodali del nuovo catechismo della Chiesa cattolica.
Il prof. Rinaldo Fabris, dopo aver descritto per sommi
capi scopo e metodo, destinatari e struttura del testo, ha
fermato l’attenzione del discreto e eterogeneo pubblico
su tre tematiche.
Innanzitutto l’ecumenismo:
nella Costituzione apostolica
Fidei depositum si afferma
che il catechismo della Chiesa cattolica {Ccc)«intende da
re un sostegno agli sforzi
ecumenici animati dal santo
desiderio dell’unità di tutti i
cristiani, mostrando con esattezza il contenuto e l’armoniosa coerenza della fede cattolica».
Sotto questo profilo il Ccc
è uno strumento solo indirettamente ecumenico, in
quanto traccia i confini o indica qual è la piattaforma cattolica per il dialogo con le altre chiese.
Il Ccc si preoccupa di mostrare la continuità nella dottrina cattolica fondata sulla
Scrittura e sulla tradizione.
Per quanto riguarda più
propriamente il dialogo ecumenico, ha proseguito don
Fabris, il Ccc riprende letteralmente le posizioni del
Concilio ’Vaticano II, in particolare su questi punti: a)
rapporto fra Scrittura e tradizione; b) unità e apostolicità
della chiesa; c) primato del
papa, intercomunione e ma
trimoni misti.
Il secondo punto ha toccato
la sezione relativa alla morale, che il relatore ha definito «poco chiara e coerente,
anche perché non viene chiarito né approfondito il rapporto fra “legge naturale" e
“legge rivelata”, tra “legge
antica (pedagogo a Cristo)’’
e “legge nuova”, tra giustizia
e carità».
E, come esempio, trattata
con autentica passione suscitando un vivace dibattito, è
stata presa la presentazione
del comandamento «non uccidere».
«La pena di morte - ha detto l’oratore - è associata al
diritto di “difesa” ; il problema della pace è posto ài negativo, cioè come evitare la
guerra; la legittima difesa
sembra essere solo quella
“armata” mentre Gesù nel
Getsemani ordinando a Pietro di rinfoderare la spada ha
indicato un cammino diver
so».
L’ultima parte è stata definita la più bella e convincente
daH’autore, che ha sottolineato in particolare «la rivelazione della preghiera nell’Antico Testamento attraverso
Mosè, Àbramo e Giacobbe».
Più tradizionale è l’esposizione del Padre Nostro.
Ogni volta che se ne è presentata l’occasione è emersa
la specificità della competenza del prof. Fabris, non biblista, che non ha esitato a dire che «i testi della Bibbia sono citati o parafrasati con
un’interpretazione tradizionale implicita e solo in alcuni
casi viene posto il problema
di critica storica e la questione ermeneutica».
La guerra, l’ecumenismo, il
rapporto del Ccc con la parola di Dio e una critica globale
al catechismo in quanto tale
sono poi stati i temi ripresi
dal pubblico a cui il relatore
ha dato una puntuale risposta
Il metodo di Newton è affrontato dal libro di Aldo Gargani
Libri
I modi di conoscere il mondo
L’unità perduta del metodo filosofico: così recita il sottotitolo
di questo volume* di Aldo Giorgio Gargani, docente di Estetica
all’Università di Pisa.
L’unità perduta è il venir meno di un quadro di riferimento
unitario nell’attività del pensiero: il pensiero, afferma l’autore,
«per sé preso non esiste nemmeno più».
È diventato una costellazione di eventi, impressioni, segni,
passioni; e d’altra parte chi pensa il «filosofo» come soggetto,
«proprio per la circostanza di pretendere di pensare il mondo
dalla distanza che prende un pensiero che si ritiene autosufficiente e autocentrato, quel soggetto non sa affrontare il mondo».
Siamo dunque di fronte a un filosofo che fa propria l’accusa
da sempre rivolta alla sua categoria, quella cioè di vivere nella
pura teoria, fra le nuvole, al di là delle contingenze pratiche del
mondo?
Certamente no: il lavoro di Gargani cerca di individuare quale
debba essere un nuovo atteggiamento del pensiero di fronte al
mondo, e per farlo svolge più analisi di quanto non formuli delle
proposte. Di fronte alla sopravvenuta perdita della capacità di
«fare esperienza», attraverso la disamina di correnti del pensiero
filosofico, ma anche delle teorie scientifiche di Newton e quelle
musicali di Schonberg e della dodecafonia, il lavoro di analisi,
arduo e denso di concetti, si scopre che a volte l’osservazione
del mondo risponde a idee già nostre piuttosto che essere il frutto di una vera conoscenza. Da lì, dal modo di porsi di fronte alla
realtà, dipende lo sviluppo della ricerca; da lì bisogna ripartire.
(*) Aldo G. Gargani: Stili di analisi. L’unità perduta del metodo filosofico. Milano, Feltrinelli, 1993, pp 133, £ 28.000.
Venerdì 23 aprile — TORINO: Alle ore 20,45, nel salone di corso
Vittorio Emanuele 23, Paolo Ricca e Ermis Segatti parlano sul
tema: Le chiese cristiane tra universalismo e risorgenti
nazionalismi.
Venerdì 23 aprile — OMEGNA: Alle ore 20,45, presso il Centro
evangelico d’incontro. Gustavo Buratti, segretario nazionale
dell’Assemblea internazionale in difesa delle lingue e delle culture
minacciate, parla sul tema: Zingari perché?
Domenica 25 aprile — GENOVA-SESTRI: Alle ore 15, nei locali
della Chiesa metodista (via Fabio da Persico 40r, in occasione della «giornata di popolo» organizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Liguria, il past. Alfredo Berlendis parla sul tema:
Aborto: responsabilità dei cristiani.
Martedì 27 aprile — CINISELLO BALSAMO: Alle ore 21, presso
Villa Ghirlanda, il centro «Lombardini» organizza la seconda parte del seminario sulla diversità. Lo psicologo Vittorio Oldani parla sul tema: Gli spazi della vita: adolescenza e vecchiaia.
Mercoledì 28 aprile — TRIESTE: Alle ore 18, presso la basilica di
S. Silvestro, il prof. Giorgio Spini parla sul tema: Origini socialiste e comunitarie. Introduce il prof. F. Salimbeni.
Giovedì 29 aprile — UDINE: Alle ore 18, presso la chiesa metodista
(piazzale D’Annunzio 9) il prof. Tiziano Sguazzerò parla sul tema: Le controversie dottrinali nell’800 tra cattolici e protestanti a livello colto e a livello popolare.
Sabato 1° maggio - BETHEL (Taverna - CZ): Dalle 10,30 in avanti
incontro con Debora Spini, per parlare sul tema: «Giovani evangelici a congresso». Si tratta, ovviamente, di un incontro in un
certo senso preparatorio per il congresso giovanile che è in calendario per la prima decade del settembre prossimo. Ma non vuole
essere limitato ai soli giovani. Anzi, è bene che le comunità riflettano insieme sulla questione giovanile. Per favorire rincontro e
per offrire la possibilità di trascorrere nella serenità e nella comunione fraterna il 1° maggio, il Centro sarà aperto già dalla vigilia,
venerdì 30 aprile, e chiuderà dopo il 2 maggio. Per informazioni e
prenotazioni, rivolgersi a Beatrice Grill (Messina), tei. 090/51817.
Sabato 1°- Domenica 2 maggio — MEZZANO INFERIORE: Con
inizio alle ore 10 del sabato e chiusura alle 15 della domenica si
tiene, per l’organizzazione deH’VIII circuito delle chiese valdesi e
metodiste e della Fgei Emilia-Romagna, un convegno sul tema: Il
protestantesimo e ie ragioni del socialismo. Partecipano ai lavori Sergio Aquilante, Giorgio Bouchard, Biagio De Giovanni,
Mario Miegge.
Giovedì 6 maggio — PADOVA: Alle ore 21, presso il cinema teatro
Antonianum (via Briosco 7), il prof. Martin Cunz, pastore riformato a Zurigo e redattore della rivista «Judaica» parla sul tema:
Ebrei - pagani - cristiani: Dio alla ricerca dell’uomo.
Venerdì 7 - domenica 9 maggio — Monteforte Irpino: Si terrà un
campo donne, organizzato dalla Fdei, dal titolo: A metà del decennio: a che punto siamo? Per iscrizioni o informazioni rivolgersi alla direzione del Centro incontri - via Rivarano 18 - Monteforte Irpino (Av) - tei. 0825/682698.
18
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 23 APRILE 1993
Dibattito ecumenico a Venezia: la «sola Scriptura» non deve essere canonizzata
Diritto canonico e Chiesa cattolica
BOBERTA COLONNA ROMANO
Organizzata dal circuito si
è svolta a Venezia il 20
marzo una giornata di studio
sul tema: Diritto canonico e
Chiesa cattolica. Relatore è
stato Gianni Long, fra l’altro
membro della commissione
che si occupa dei matrimoni
interconfessionali.
La mattinata è stata dedicata alla conferenza seguita da
un pubblico discreto e con la
presenza del cancelliere della
Curia patriarcale, mons. Ronzini, e di due assistenti della
cattedra di Diritto canonico
all’Università di Padova, dottori Mieti e Commoti.
Long ha distinto fra diritto
ecclesiastico e diritto canonico: il primo è il diritto
dello stato nei confronti delle
confessioni religiose, il secondo il diritto che regola la
Chiesa cattolica. Nelle nostre
chiese parliamo generalmente
di regolamenti o di discipline,
e spesso si registra un’incomprensione di fondo del Diritto
canonico; anche nella commissione per i matrimoni si
sono incontrate difficoltà (i
lavori sono attualmente fermi) nel cercare di fondere due
diverse discipline trovando un
linguaggio e delle regole comuni.
Nella tradizione protestante
esiste un’avversione verso il
diritto canonico che risale a
Lutero e alla sua opposizione
all’istituzione ecclesiastica,
ma ancora più contrari sono i
movimenti fondamentalisti.
Diversa è invece la posizione
risalente a Calvino e alle sue
norme.
Il Diritto canonico è stato
per un millennio anche diritto
comune, e si affermò come disciplina autonoma circa 1.000
anni fa, in un momento di mutamento dell’organizzazione
della chiesa successivo allo
scisma d’Oriente. La rottura
avvenne sul primato del papa;
contemporaneamente aveva
luogo la lotta per le investiture
fra impero e papato e fu così
necessario precisare e codificare la disciplina ecclesiastica.
Suo nucleo fu il Decretum
di Graziano: una raccolta di
atti da ritenere normativi, talvolta in contraddizione fra loro, che egli ordinò secondo
criteri che sussistono tuttora.
A questo testo base si aggiunsero via via altre parti, unite
ad esso per ordine di vari papi; si comincia così a parlare
di un corpus iuris della chiesa. Più tardi il Concilio di
Trento stabilì moltissime altre
norme, e nel XVI secolo venne chiuso il corpus iuris iniziale. Contemporaneamente
veniva stabilito il Canone della Bibbia.
Il XIX secolo portò grosse
novità nel diritto statuale, sia
per il codice napoleonico sia
nello stato pontificio, e si stilarono quindi dei codici organici per materia. Su questa
spinta nacque nel 1917 il Codice di diritto canonico, più
agevole alla consultazione.
Nel 1959, insieme all’annuncio del Concilio, Giovanni
XXIII annunciava una modifica del codice, che potesse inglobare quanto fosse scaturito
dal Concilio stesso. Il lavoro
di riforma del Codice fu infat
ti un adeguamento a quei
principi, ma anche un cambiamento di metodo: se il codice
del 1917 si basava sul diritto
romano, quello attuale ha una
visione più pastorale, occupandosi del popolo di Dio e
delle funzioni della chiesa.
Esso comprende la normativa, le leggi vere e proprie, ma
anche la parte pastorale: per
esempio, in materia di sacramenti, esso comprende norme
che sembrano strane ai protestanti. Il nuovo codice, emanato nel 1983, è stato elaborato da commissioni cardinalizie affiancate da esperti ecclesiastici e laici, e sottoposto
poi a tutti i vescovi. È fallito
invece il tentativo di emanare
una legge fondamentale che
fosse uguale anche per le
chiese cattoliche di rito orientale, che hanno emanato una
loro normativa nel 1990.
Il nuovo Codice lascia più
spazio alle chiese locali, caratteristica da sempre presente, ma sottovalutata in genere
dai protestanti, che notano
prevalentemente il centralismo della normativa. Un
esempio è quello del ruolo dei
laici, molto ridotto in Italia
ma valorizzato in paesi in cui
il cattolicesimo è in diaspora
o in minoranza.
Nella seconda parte della
sua conferenza Long ha letto
e commentato alcuni brani
della Costituzione apostolica
della sacra disciplina, il testo
che dà attuazione alle norme
del diritto canonico. Abbiamo
così appreso l’unione del
messaggio salvifico alla disciplina (in un brano che si rifò
ai testi di Romani, Galati,
Efesini e altri): qui sta la base
teologica del diritto; abbiamo
verificato l’importanza della
tradizione: il Diritto canonico
si basa sulla Rivelazione (diritto divino), sulla tradizione
(diritto divino per il tramite
della chiesa), su elementi
umani organizzativi.
Un altro brano ha messo in
risalto la maggiore importanza attribuita al popolo di
Dio rispetto alla gerarchia: in
questa stessa parte si parla dei
protestanti come di battezzati,
anche se non cattolici.
Long ha osservato infine
che le norme del Codice richiedono l’osservanza e che
esso contiene anche una parte
cosiddetta penale; fino
all’abrogazione del Concordato del ’29 determinate sanzioni del diritto canonico incidevano sulle norme dello stato. Il codice contiene anche
norme processuali, che stabiliscono le normative dei vari
tribunali ecclesiastici (per
esempio in materia di matrimoni e di annullamenti, e non
solo a opera della Sacra Rota,
ma anche di innumerevoli
tribunali ecclesiastici locali).
Nella seconda parte della
giornata Long ha precisato
che i regolamenti delle nostre
chiese si situano comunque
nel campo del diritto umano,
mentre la «Sola Scriptura»
non ha bisogno di essere canonizzata: in questo sono
d’accordo sia Lutero sia
Barth. Nel pomeriggio un
gruppo più ristretto ha avuto
informazioni sui matrimoni
interconfessionali e sui lavori
della commissione e sulle relative difficoltà.
Conferenza sugli evangelici di Alessandria
I movimenti evangelici
nell'Ottocento
PAOLO RUSSO
Giovedì 25 marzo, nella
sala consiliare della Provincia di Alessandria, il prof.
Domenico Maselli, dell’Università di Firenze, ha tenuto
una conferenza sul tema: Movimenti evangelici nell’Alessandrino durante l’Ottocento.
L’iniziativa è stata promossa
dal Centro culturale protestante di Alessandria, dall’Istituto
per la storia della Resistenza e
della Società contemporanea,
e dalla Provincia.
Il relatore ha anzitutto sottolineato l’influenza non trascurabile esercitata dagli
evangelici sulla scena politica
italiana di quel tempo; in secondo luogo, ha illustrato le
vie attraverso le quali, tra difficoltà di ogni genere, il messaggio evangelico è penetrato
nel territorio alessandrino; si è
infine soffermato sulla nascita
di alcune comunità rurali,
molte delle quali tuttora esistenti, come Assemblee dei
Fratelli.
L’evangelizzazione nell’
Alessandrino conosce la presenza di elementi valdesi (O.
Coucourde, ad esempio, che
però abbandona ben presto la
Chiesa valdese passando ad
altre esperienze evangeliche),
ma ben presto prevale l’orientamento «evangelico», da cui
più tardi nasceranno le Assemblee dei Fratelli e le Chiese libere. Operano in Alessandria e dintorni figure rilevanti
come Bonaventura Mazzarella
il quale, appena giunto in città,
viene processato per la sua attività di «agitatore». Proprio le
vicende giudiziarie di Mazzarella suggeriscono di affiancargli un altro «operaio». Teodorico Pietrocola Rossetti,
proveniente da una famiglia
che annovera tra i suoi membri letterati di rilievo, nonché
un pittore preraffaellita (Dante
Gabriele). Rossetti si distingue
anche come collaboratore del
giornale locale, l’Avvisatore
alessandrino; gode della stima
di Cavour, per cui svolge alcuni lavori; favorisce i rapporti
tra gli ambienti alessandrini e
l’Inghilterra.
Figure di questo genere,
troppo poco conosciute, creano una rete di comunità che
copre l’intera area dall’Appennino ligure fino a Voghera.
Alcune comunità diventeranno
più tardi Chiese libere, e quindi comunità metodiste (oggi
esistono quelle di Bassignana,
Alessandria e S. Marzano Oliveto, non lontano da Asti);
nelle Assemblee dei Fratelli
non mancano influssi «darbysti» che però, neH’insieme,
non prevalgono; esiste anche
una comunità valdese (oggi
purtroppo scomparsa), a Pietramarazzi.
Il pubblico (oltre cento persone) ha seguito con interesse
l’intervento del prof. Maselli,
dando vita, in seguito, a un intenso dibattito. Il relatore si è
impegnato a completare il panorama in una prossima occasione.
Testimoni di Geova: nuovo presidente
V
E morto il presidente
Frederick W. Franz
SERGIO RIBET
Il 22 dicembre 1992 è morto
Frederick William Franz. È
stato il quarto presidente della
Società Torre di Guardia,
l’ente che presiede alle attività
dei Testimoni di Geova. I presidenti che lo hanno preceduto
sono stati Charles Taze Russel, il fondatore dei Testimoni
di Geova, poi alla sua morte,
avvenuta nel 1916 Joseph
Rutheford e alla morte di questi, nel 1942, Nathan Knorr.
Frederick Franz era nato novantanove anni prima, il 12
settembre 1893 a Covington,
nel Kentucky (Usa). Venne in
contatto con i Testimoni di
Geova, tramite un suo fratello
maggiore. AH’epoca frequentava r Università di Cincinnati e si preparava a diventare
un ministro presbiteriano. Invece si separò dalla Chiesa
presbiteriana e si unì agli Studenti biblici, come allora erano chiamati i testimoni di
Geova. Si battezzò il 30 novembre 1913 e l’anno dopo
lasciò l’università e iniziò
l’opera di colportore( pioniere). Il 1° giugno 1920 divenne
membro della famiglia di Betel do Brooklin (betel sono
chiamate le «case di Dio» dove vivono i dirigenti del movimento).
Nel 1945 divenne vicepresidente della Watch Tower Society e di altri enti consociati.
Nel 1977, alla morte dell’allora presidente Nathan H.
Knorr, divenne presidente
della Watch Tower Society,
incarico con cui ha prestato
servizio fino alla sua morte. {)&
Torre di Guardia, 15 Marzo
1993 ed.italiana pp 31-32).
Massimo Introvigne, nel
suo lavoro «I Testimoni di
Geova», Mondadori, sett.
1991 (Cerf, Parigi, 1900, la
prima edizione), dà anch’egli
alcune notizie sul Franz. Due
osservazioni: ci può stupire il
ritardo con il quale la stampa
dei Testimoni di Geova ha dato notizia della morte del suo
dirigente; probabilmente si è
voluta dare in tutto mondo dei
Testimoni, allo stesso tempo e
nello stesso modo la notizia,
contemporaneamente a quella
dell’elezione del quinto presidente della Società, Milton G.
Henschel, eletto il 30 dicembre 1992.
Seconda osservazione: è
successo in passato che ad un
cambio di presidente corrispondesse anche, dopo un ragionevole lasso di tempo, un
cambiamento di accenti nei
punti dogmatici del movimento. Potrà succedere anche questa volta (coerentemente con
la dottrina per cui la verità si
precisa a mano a mano con
maggiore chiarezza), o l’ordinata complessità del movimento che seleziona e ordina
informaticamente tutto quel
che può contribuire alla sua
costruzione teologica è ormai
talmente diffusa e stabilizzata
da non avere più bisogno di
revisioni carismatiche per gli
aggiustamenti di tiro.
PREMIO «PAOLO VI» PER IL 1993
OSCAR
CULLMANN
PAOLO RICCA
Il 2 aprile scorso, presso la
Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, il card.
Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, ha consegnato al prof. Oscar Cullmann il «Premio intemazionale Paolo VI 1993» per
l’ecumenismo.
Oscar Cullmann non ha bisogno di essere presentato: è
uno dei maggiori studiosi di
Nuovo Testamento del nostro secolo, ha scritto opere
che ormai sono dei classici
della teologia moderna, e ha
svolto un’intensa ed efficace
opera ecumenica grazie a
una fitta rete di rapporti personali improntati a una fraternità non finta e a una ricerca sincera del carisma
dell’altra confessione (pur
nella lealtà verso la propria),
e grazie a una serie di pubblicazioni importanti che in
vario modo hanno lasciato il
segno nella storia ecumenica
degli ultimi 30 anni.
Dal 1948 Cullmann ha anche dato, per circa 25 anni
consecutivi, corsi e conferenze alla nostra Facoltà di
teologia, di cui è professore
onorario.
Ecco perché alla premiazione avvenuta a Milano era
presente anche la Facoltà
nella persona del decano.
Erano anche rappresentate le
chiese evangeliche di Milano. Il folto pubblico era costituito, oltre che da personalità religiose e professori
universitari, da una nutrita
schiera di persone impegnate
nel lavoro ecumenico. Non
solo il premio era ecumenico, ma anche il pubblico.
Il Premio Paolo VI, istituito dall’omonimo Istituto di
Brescia, viene attribuito ogni
5 anni «a una persona o
un’istituzione che abbia contribuito in modo rilevante alla cultura di ispirazione religiosa».
A sua volta il prof. Cullmann ha devoluto il premio
(100 milioni di lire) all’Istituto ecumenico di Tantur
(Gerusalemme), di cui fu
cofondatore insieme a Paolo
VI.
Nella motivazione dell’attribuzione del premio si legge, tra l’altro, che nell’opera
di Cullmann scienza e teologia, rigore critico e discorso
di fede si completano
armoniosamente, acquistando «un valore esemplare per
la nostra epoca». Si è anche
menzionato il fatto che, come alsaziano, Cullmann si è
sempre sentito a suo agio in
due culture, quella latina e
quella tedesca.Per lunghi anni ha insegnato contemporaneamente a Basilea e a Parigi e «si può vedere in questo
fatto come un simbolo della
nuova era che si apre nella
storia d’Europa».
Nella motivazione si dice
ancora che un tratto caratteristico della teologia di Cullmann «che onora la tradizione luterana a cui appartiene» è lo stretto rapporto
tra lavoro teologico e vita
della chiesa.
Conclusione: Cullmann è
«una personalità ecumenica
di primo piano», un «nobile
testimone di quell’ ecumenismo della verità fondato sulla fedeltà alla Parola di Dio
e sulla fede nell’azione dello
Spirito Santo».
Nel suo indirizzo di saluto,
il prof. Cullmann ha collocato la sua gratitudine per
l’onore attribuitogli nel con
testo più ampio della sua
gratitudine a Dio che lo ha
benevolmente condotto per
mano attraverso il lungo
cammino della sua vita (ha
ora 91 anni compiuti), consentendogli di rendere un
servizio teologico e ecumenico che egli stesso ha voluto porre nella luce della parola di Gesù; «Quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: “Noi siamo
servi inutili...’’». (Luca 17
10).
Cullmann ha rievocato alcuni momenti della sua lunga amicizia con Paolo VI e
ha accennato ai suoi buoni
rapporti con il card. Bea fin
dal tempo in cui era rettore
del pontificio Istituto biblico, e in seguito con il card.
Martini che gli successe
quando Bea fu chiamato a
dirigere il neonato Segretariato vaticano per l’unità dei
cristiani. Ma la vocazione
ecumenica di Cullmann è
nata molto prima del Concilio: già negli anni ’30, a
Strasburgo, ebbe conversazioni teologiche con il giovane P. Congar, che tanto
avrebbe contribuito nei decenni successivi alla «conversione ecumenica» della
Chiesa cattolica.
Cullmann ha avuto parole
di vivo apprezzamento per
l’ecumenismo (anzi, la «passione ecumenica») di Paolo
VI che «guardava con amore nel futuro e che ebbe da
un lato il coraggio di compiere gesti audaci e innovatori » (pur nella fedeltà alle
proprie convinzioni di cattoiico e di papa) e dall’altro la
prudenza di non incoraggiare un ecumenismo sentimentale che crede di poter giungere all’unità scavalcando i
problemi dottrinali: il desiderio dell’unità non deve indurre a imboccare scorciatoie, che creano illusioni foriere di successive delusioni.
Cullmann ha poi riproposto il suo progetto ecumenico; unità della chiesa nelle
diversità delle confessioni;
la diversità è una ricchezza
nella misura in cui esprime
la varietà dei carismi dello
Spirito; ogni confessione resti fedele alla propria identità, impari ad apprezzare il
carisma delle altre e a sopportare le divergenze che ancora sussistono. Si può già
vivere una certa unità, anche
se non si è ancora pienamente uniti.
Cullmann ha infine ricordato e lodato l’opera svolta
dal Cardinal Martini nella
progettazione dell’assemblea
ecumenica di Basilea (Pentecoste 1989) che deve essere
considerata «uno dei maggiori avvenimenti ecumenici
del secolo e un modello di
collaborazione paritetica tra
le chiese».
Il richiamo a Basilea è stato ripreso dal card. Martini,
in termini molto positivi, nel
suo intervento conclusivo.
Una cerimonia intensa e
sobria, che onora un grande
teologo e al tempo stesso costituisce un segnale positivo
in un tempo in cui, in ambito
ecumenico, sono piuttosto
rari. La Facoltà valdese di
teologia ha poi avuto la gioia
di rivedere a Roma il profCullmann e di averlo suo
graditissimo ospite per alcune ore, domenica 4 aprile,
condividendo con lui la
mensa accogliente della Casa valdese.
19
r
\/ENERDÌ 23 APRILE 1993
Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
I valdesi e la
riserva indiana
Nella lussuosa rivista Airone di Milano, che si autodefinisce «il mensile della natura e della civiltà», è apparso
un articolo di Duccio Canestrini («L’Europa dello spirito. Valdesi. Il ritorno dopo
la fuga». Airone n. 144, aprile 1993, pp 94-109) che mi ha
lasciato perplesso per una duplice serie di impressioni: da
una parte, compiacimento per
la viva rievocazione del
«Glorioso Rimpatrio» del
1689, dall’altra, disappunto
per la sconcertante superficialità di certi spunti storici, anche se rivolti a «illuminare un
angolo dell’Europa dello spirito», dove «vive e opera la
comunità valdese alla quale si
ispira il nuovo ministro
dell’Ambiente, Valdo Spini».
Innanzitutto mi tocca osservare che il moto valdese nasce sul finire del secolo XII
per l’impulso di un mercante
lionese, ma egli si chiamava
semplicemente Valdesio,
l’aggiunta del prenome Pietro
essendo stata fatta solo due
secoli e mezzo dopo per pure
ragioni apologetiche.
Se nel secolo XVII i valdesi si rifugiarono in Svizzera e
Germania, lo fecero sì con la
fuga, come molti dei riformati italiani nel ’500, ma
anche perché costrettivi con
la forza delle scorte militari
sabaude quando furono liberati dalle prigioni piemontesi
grazie all’interessamento delle potenze protestanti europee. L’osservazione, poi, che
i valdesi vivono oggi nelle loro valli alpine come «in una
specie di riserva alpina» è del
tutto impropria, sia perché
quelle popolazioni non mancarono di uscire dai loro confini a partire dal 1848, sia
perché è per così dire ancorato nel loro subconscio non
tanto il ricordo delle passate
persecuzioni quanto l’assillo
di essere «itineranti» per tutta
l’Europa per motivi non solo
di sopravvivenza materiale
ma anche di proselitismo religioso.
Infine, scoprire presso i
valdesi di quelle valli due
«anime» - per non dire due
«fazioni» come quelle dei
«valdo-freak» del Bistrò e dei
«catto-bene» del Chiosco - sa
più di scoop televisivo che
non di aderenza alla realtà
ambientale socio-religiosa: da
una parte, l’anima austera del
pastore Giorgio Tourn, comunque «meno dogmatico e
meno ossessionato dal peccato della dottrina cattolica»;
dall’altra, quella gaia della
pastora Letizia Tomassone,
oggi più famosa per la sua
teologia femminista che per
le sue funzioni di «direttora»
di Agape! No commenti
Giovanni Gönnet - Roma
Sulla
campagna di
Billy Graham
Caro direttore,
rispondo brevemente alla
lettera di Michele Romano
pubblicata a pag 11 di Riforma del 2 aprile. La lettera non
tocca una questione di notevole rilievo che a Torino cerchiamo di risolvere proprio
nel dialogo con le chiese facenti parte del cosiddetto
evangelismo non federato. In
relazione alla campagna di
Billy Graham desidero precisare:
a) il problema è stato presentato in una riunione congiunta dei Consigli di chiesa
battisti e del Concistoro valdese di Torino. Dopo un lungo dibattito si è deciso di non
aderire ufficialmente alla manifestazione che, secondo la
maggioranza, non rispondeva
allo stile di evangelizzazione
in cui possiamo riconoscerci.
Questo non significa squalifica di un tale sistema di diffusione dell’Evangelo, ma riconoscimento della diversità fra
le varie chiese evangeliche
italiane. In Concistoro valdese per parte sua, e in coerenza
a quanto detto sopra, non ha
Ritorma
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Riforma è il nuovo titolo deila testata La Luce registrata dal Tribunale di Pineroiocon il n. 176 del 1°genn. 1951, responsabile Franco Giampiccoli.Le modifiche sono state registrate con ordinanza in data 5-3-1993.
ritenuto di mettere a disposizione il propio tempio per
una di queste manifestazioni.
b) Di tali decisioni sono
state date comunicazione
scritta agli organizzatori della
manifestazione, con la proposta di avere un incontro tra
tutte le componenti dell’evangelismo torinese per discutere
il problema di fondo. In una
prima riunione si è cercato di
stabilire un metodo di lavoro,
basato su due punti:
1) ogni chiesa evangelica o
raggruppamento di chiese si
riserva la piena libertà di organizzare tutte le manifestazioni pubbliche che ritiene
utili e opportune. Tutte le
chiese ne saranno a conoscenza e si impegneranno a
darne opportuna informazione nell’ambito delle proprie
comunità onde permettere a
chiunque lo desideri di parteciparvi. Non vi è sabotaggio
né snobbatura. Le sensibilità
diverse che caratterizzano le
chiese evangeliche non coincidono con i confini denominazionali, ma le tagliano trasversalmente.
In questo senso le «comunità federate» erano presenti
alla manifestazione di Billy
Graham, ad esempio nella
persona di Michele Romano e
di altri fratelli battisti e valdesi presenti a uno o più incontri.
2) Diversa invece è la questione relativa all’organizzazione di attività comuni. Queste potranno verificarsi soltanto là dove le chiese, attraverso i loro organi rappresentativi, decidono insieme temi,
contenuti e metodi, condivisi
da tutti e in cui ognuno possa
riconoscersi.
Questa procedura non nega
l’azione dello Spirito Santo
nelle manifestazioni degli uni
e degli altri e neppure ci rende «ragionieri dell’Evangelo», ma esprime la volontà di
elaborare assieme un metodo
di lavoro in cui da una parte
siano riconosciute e rispettate
le diversità dei doni dello
Spirito, che neU’insieme costituiscono la ricchezza di un
evangelismo in cui non vi è
imposizione reciproca di metodi e sistemi; dall’altra, siano realizzate e valorizzate
azioni che esprimano la no
stra reale unità in Cristo e
nell’Evangelo, al di là delle
diverse forme di espressione
in cui la nostra fede comune
si esplica.
Alberto Taccia - Torino
Les enfants, les petits enfants
et arrière-petits enfants, ainsi que
les familles Bellion, Monnet (Vallées vaudoises) ont le profond
chagrin de faire part du décès de
madame
Emilie Davit-Rochon
décédée à l’âge de 83 ans.
Aubonne (CH), le 14 mars 1993
Il faut être prêt à la joie et à la
douleur, à l'arrivée et à l'adieu, au
prévu et à l'imprévu, parfois même au possible et à l'impossible.
ERRATA
Nel pubblicare nel numero 14
del 9 aprile 1993 la partecipazione alla morte di
Adrian Charles Batthye
avvenuta a York (Inghilterra) il
26 marzo 1993, abbiamo scritto
erroneamente che “Nora Rapini e
figli’’ prendono parte al grande dolore di Simona.
La frase corretta è la seguente:
Nora Rapini prende parte al
grande dolore di Simona.
Ci scusiamo per l’involontario
errore.
I necrologi si accettano entro le
ore 9 del lunedì.
Telefonare al numero 011-655278
- fax 011-657542.
Ho letto con interesse la
lettera di Michele Romano
sul n. 13. A me pare che il
problema dell’evangelizzazione per le chiese federate
non sia proprio in cima ai loro pensieri anche se non è
certamente assente. Ma in Italia (ma non solo nel nostro
paese) sussiste una distinzione fra l’evangelizzazione individuale (quindi quel «deciditi per Cristo» per intenderci, tanto praticato dalle chiese
del risveglio a tal punto che
viene da loro visto come unico metodo e messaggio per
fare vera evangelizzazione) e
l’evangelizzazione di tipo secolare intesa come appello al
cambiamento sociale per
umanizzare questo brutale
mondo proclamando l’amore
di Cristo per gli uomini e impegno di estendere, dove
mancano, la pace, l’armonia,
la giustizia, l’integrità (quindi
una pratica di servizio fra gli
uomini che Gesù ha portato
nel mondo, metodo usato in
genere dalle chiese storiche).
Ora fare questa distinzione
(ma direi proprio separazione) fra questi due metodi è
errato perché sono entrambi
«presenza evangelizzatrice».
Certamente mi rendo conto
come sia l’evangelizzazione
secolare sia lontana dalla
concezione risvegliata, che
intende indurre gli individui a
una conversione personale a
Cristo, ma se non troviamo
una via per integrare questi
due metodi, in modo che vengano riconosciuti come validi
da tutte le chiese evangeliche,
penso che difficilmente si
possa arrivare a una vera collaborazione.
Sono stato presente alle serate evangelistiche a Milano,
e vedendo il volto di Billy
Graham proiettato su un
grande schermo, sono tornato
indietro nel tempo, quando
nel 1971 la Chiesa valdese
diede la possibilità al noto
evangelista di proclamare il
suo messaggio di speranza
nel tempio di Torino gremito:
mi ricordo di persone che arrivavano fino al viale adiacente, e pensavo come sarebbe stato bello come gesto
di apertura, da parte delle
chiese Bmv, almeno informare i propri membri, invitandoli ad andare a queste serate
evangelistiche.
Non dobbiamo dimenticare
che l’organizzazione del dr.
Billy Graham continua a essere una forza importante attualmente impegnata nell’
evangelizzazione, e non possiamo dire che lui sia il predicatore di una certa confessione religiosa, ma possiamo
dire che egli è il messaggero
del corpo di Cristo.
Marco Lombardi - Milano
PROTESTANTESIMO
IN TV
DÓmenica 2 maggio
ore 23,30 circa - Rai 2
a replica
lunedì 10 maggio ore
9,30-Rai 2
Chi sono
gli evangelici
battisti
Un viaggio
nel mondò battista
italiano dopo
la firma dell’Intesa.
é
AMNESTY INTERNATIONAL
NOSTRI APPELLI
Ancora violazioni dei diritti dell’uomo: ancora
repressioni violente da parte di governi dittatoriali,
ancora esecuzioni senza
processo e processi non
equi, ancora sparizioni, torture... Molte di queste violazioni si verificano in Sudan, come nel Laos o a
Haiti, i paesi segnalati nel
n. 2 della rivista di Amnesty International, affinché i
lettori intervengano con i
loro appelli per far cessare
in questi paesi le sofferenze dei prigionieri per motivi di opinione, condannati
a lunghi anni di carcere, o
l’angoscia delle loro famiglie per i loro cari scomparsi, forse detenuti in isolamento, oppure già trucidati.
Centinaia di sparizioni
a Juba — SUDAN
Tuba, città del Sudan meridionale, nell’estate del
’92 era stata temporaneamente occupata dai ribelli
dell’Armata popolare di liberazione e in seguito era
stata oggetto di una feroce
repressione, non appena le
forzé armate del presidente
Al-Bashir avevano preso
possesso della città, arrestando, uccidendo e facendo scomparire centinaia di
persone. Tra le vittime anche 2 stranieri: Andrew
Tombe, impiegato per
l’Agenzia per lo sviluppo
internazionale e Mark Laboke Jenner, funzionario
Cee. Secondo le autorità
del Sudan essi erano stati
regolarmente processati e
condannati a morte. Nel
novembre ’92 fu istituito
dal governo un comitato
presieduto da un giudice
dell’Alta Corte, che ebbe il
compito di chiarire la dinamica dei gravi disordini
avvenuti nell’estate di
quell’anno.
Amnesty International
chiede al governo del Sudan di fare finalmente luce
sulla sorte degli scomparsi.
Si prega di rivolgere questo appello, in inglese o
italiano, a:
His Excellency Lieutenant generai - Omar Hassan al-Bashir - Head of
State - People’s Palace
PO Box 281 - Khartoum Sudan - Africa.
Thongsouk Saysangkhi,
Latsami Khampoui, Feng
Sakchittaphong — LAOS
Sono stati condannati a
14 anni di carcere nel processo svoltosi nella remota
regione di Houa Phanh, il 4
novembre 1992. Sono tuttora in isolamento. Le accuse non sono state rese
pubbliche e gli imputati
non hanno avuto il diritto
alla difesa. Nel 1990 erano
stati accusati di aver fondato il «Club socialdemocratico» per l’avvento della
democrazia, di essere sostenitori del multipartitismo e di aver agito contro
la legge allo scopo di rovesciare il governo.
Amnesty chiede che siano immediatamente, e senza condizioni, liberati. Si
prega di rivolgere questo
appello, in inglese o italiano, a:
President Nouhak Phousavan - Office of thè President -Vientiane - Laos
People’s Démocratie Republic - Asia.
Jean-Robert Jean-Baptiste — HAITI
40 anni, padre di 7 figli.
Risulta scomparso dal 1°
ottobre 1991, il giorno dopo il colpo di stato dei militari che rovesciò il presidente Aristide, democraticamente eletto. Jean-Baptiste, durante il governo di
Aristide, era stato un importante dirigente del
«Fronte nazionale per il
cambiamento e la democrazia», la coalizione elettorale che aveva portato alla vittoria Aristide. Per
questo motivo Jean-Baptiste fu una delle prime vittime della repressione dei
militari. I suoi parenti affermano che egli è stato arrestato dalla 46ma compagnia di polizia di Lamentin, ma questa nega di
averlo arrestato e minaccia
la sua famiglia. I militari
che hanno preso il potere a
Haiti si sono resi colpevoli
di gravi violazioni dei diritti umani; uccisioni, arresti arbitrari, torture, esecuzioni sommarie, soprattutto
nei confronti di studenti,
giornalisti, religiosi e in
genere cittadini attivisti per
i diritti umani.
Si prega vivamente di rivolgere appelli perché vengano date informazioni sulla sorte di Jean-Baptiste a:
His Excellency Marc Bazin, Prime Minister - Presidency of thè Republic of
Haiti - Port-Au-Prince Haiti -America.
Finalmente liberi
Laos: Khamphan Pradith, prigioniero adottato
da Amnesty, è tornato in libertà dopo 17 anni di prigionia.
Malawi: Vera Chirwa è
stata scarcerata dopo 12
anni di prigione. Suo marito è morto in carcere tre
mesi fa. Ambedue erano
prigionieri per motivi di
opinione, adottati da Amnesty.
(a cura di
Anna Marullo Reedtz).
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20
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 23 APRILE I993
Sud Africa: dopo l'assassinio di Chris Mani, segretario del partito comunista
Colpito il difficile processo di transizione?
______PASQUALE lACOBINO_____
La mattina della vigilia di
Pasqua il Sud Africa del
dialogo ha perso una figura
autorevole: nel cortiletto della sua residenza, nei pressi di
Johannesburg, Chris Mani è
stato freddato da una scarica
di revolver, sparata da distanza ravvicinata da Janusz Walus, un militante neonazista di
origine polacca.
Segretario del partito comunista e dirigente deH’African National Congress, vicinissimo a Nelson Mandela,
Chris Hani ricopriva un ruolo
di mediazione politica indispensabile per gli equilibri interni dell’Anc: da capo della
«Lancia della nazione» (il
braccio armato dell’Anc, fondato da Mandela nel ’60), si
era schierato a sostegno della
soluzione negoziata del conflitto sudafricano.
Per i giovani dei ghetti, più
radicali e decisi alla soluzione di forza, Hani incarnava la
parabola politica del nazionalismo nero.
Dal 2 febbraio 1990, data
in cui Frederik W. de Klerk
annunciò la legalizzazione
dei partiti antiapartheid, la liberazione dei prigionieri politici e l’avvio della politica
delle riforme, la vita del Sud
Africa viaggia su una doppia
linea, niente affatto univoca e
unidirezionale: la prima è
certamente quella della trattativa; la seconda è quella della
cosiddetta «guerra a bassa intensità», che ha provocato
circa 7.000 morti in tre anni.
Alla fine del ’92 Anc e governo hanno ricominciato a
parlarsi dopo che i negoziati
erano stati interrotti nel maggio dello stesso anno. Il nodo
ultimo, tutt’ora irrisolto, è di
natura giuridico formale, che
tuttavia presenta una valenza
politico-sostanziale decisiva
per i futuri equilibri del Sud
Africa: come approvare la
nuova costituzione e, soprattutto, quale aspetto deve avere lo stato del postapartheid?
I problemi relativi alla fase
costituente sono legati all’insediamento e alla struttura
dell’assemblea che dovrà licenziare il testo della legge
fondamentale. Se Mandela e i
suoi alleati caldeggiano l’idea
di un organo costituente monocamerale, eletto a suffragio
universale in modo proporzionale, il presidente de
Klerk e il National Party (il
partito bianco al potere dal
1948) si battono invece per
un’assemblea bicamerale, caratterizzata da una Camera
Alta che dovrebbe garantire
una quota di rappresentanza
prestabilita a quelle forze politiche che, su base regionale,
ottenessero un determinato
quorum di consensi elettorali.
Grazie al meccanismo dei veti il bicameralismo di de
Klerk garantirebbe l’attuazione del principio su cui il pre
sidente fonda tutta la sua politica riformista: la condivisione del potere («power sharing») tra tutte le differenti
sezioni etniche della popolazione sudafricana.
Sul versante opposto, l’Anc
si sta producendo nello sforzo
di «de-etnicizzare» il conflitto politico, di rendere effettivamente interrazziale la
membership dei partiti e di
favorire la creazione di forze
politiche di respiro nazionale.
Il principio ispiratore della
politica di Mandela è dunque
quello del «majority rule»,
vale a dire del governo del
paese affidato alla maggioranza politica.
Power sharing e majority
rule si coniugano con due
ipotesi diverse di forma di
stato: la prima è legata al progetto federalista del National
Party, mentre il «majority mle» va a inscriversi nel progetto di un Sud Africa unitario. Il federalismo è il terreno
su cui de Klerk spera di coltivare l’intesa con il partito zulù di Mangosutu Gatsa
Buthelezi e, magari, di recuperare il consenso dei settori
meno intransigenti dell’estrema destra bianca. L’Anc rifiuta lo schema federalista
poiché significherebbe la debolezza funzionale del sistema centrale e, quindi, ostacolerebbe qualsiasi politica economica tesa a redistribuire la
ricchezza. I costituzionalisti
del partito di Mandela si stanno orientando piuttosto verso
una riorganizzazione in chiave regionalista dello stato: ma
prima ancora che un regionalismo delle autonomie amministrative, il problema che
la leadership dell’Anc si pone
è quello di un modello che favorisca lo sviluppo delle economie locali.
La transizione sudafricana
non è un processo lineare. Al
contrario è fatto di punti di ritorno, di arretramenti, di fratture che intervengono fra le
parti in dialogo e all’interno
degli stessi schieramenti. Sul
successo dei negoziati pesa
l’incognita della violenza politica frutto di connivenze fra
i settori più conservatori degli
apparati dello stato, dell’
estrema destra bianca e del
radicalismo zulu. Nel febbraio di quest’anno la forza
del dialogo aveva prodotto un
accordo sugli scenari della
transizione: elezioni interrazziali entro il primo trimestre
1994 e governo ad interim di
unità nazionale tra tutti i partiti che superano la soglia del
5%: Anc e Np dovrebbero
così governare insieme nell’arco di tempo necessario ad
approvare la nuova Costituzione.
Ora c’è da chiedersi se questo programma minimale di
superamento dello stato negoziale uscirà indenne dalla
crisi esplosa con l’assassinio
di Chris Hani.
In Pakistan, dopo lunghe sofferenze
Musulmano convertito
muore in carcere
Tahir Iqbal, trentadue anni,
è morto nel carcere di Labore il 19 luglio scorso a motivo della sua fede.
Musulmano di nascita,
aveva ricevuto una Bibbia da
un suo amico e si era convertito al cristianesimo. Cominciò allora a testimoniare ad
altri la sua fede, in particolar
modo ai bambini.
Iqbal, paraplegico, fu arrestato il 7 dicembre 1990, do
Hai
fatto
l'abbonamento
RIFORMA?
po che un rappresentante del
clero musulmano l’aveva denunciato per aver insultato il
profeta Maometto. Iqbal aveva sottolineato dei versetti
del Corano (il libro sacro
dell’Islam) e scritto ai margini di alcune pagine; fu accusato di aver bestemmiato
Maometto e dissacrato il Corano, crimini punibili con la
morte.
Confinato su una sedia a
rotelle, Tahir Iqbal ha visto
la sua salute deteriorarsi,
mentre i suoi avvocati tentavano invano di fargli ottenere la libertà su cauzione.
Senza timore Iqbal annunciava il Vangelo anche dentro il carcere, dove è rimasto
rinchiuso fino alla morte.
Una volta disse: «Bacerò la
forca, ma non rinnegherò
mai la mia fede».
A distanza di alcuni mesi è
giunta la notizia che Iqbal è
morto in prigione ed è stato
sepolto in fretta con rito musulmano. Si sospetta che sia
stato assassinato.
Bostwana: relegato in una riserva
Il popolo dei San
rischia di scomparire
La politica etnica di ripartizione dei pascoli nel Botswana minaccia la sopravvivenza del popolo nomade dei
San, o boscimani.
L’allevamento dei bovini è
la principale ricchezza del
Botswana. Ma a causa di
questa nuova politica, essere
proprietari di bestiame e accedere ai pascoli è diventato
un privilegio di pochi. Negli
ultimi due anni la maggior
parte del «deserto» di Kgalagadi (Kalahari), di una superficie di 200.000 kmq che
rappresenta metà del paese, è
stata suddivisa in «ranch»
recintati che appartengono a
una decina di persone, fra cui
il presidente Ketumile Masire e i suoi due fratelli.
Ormai i branchi non possono più spostarsi liberamente
in cerca di pascoli. Molti di
questi non sono sopravvissuti minacciando così la stessa sussistenza dei boscimani,
i quali vivono dal prodotto
della loro caccia e da questi
animali. Per convincere i San
ad adottare uno stile di vita
più sedentario, il governo li
ha riuniti in un campo al
nord ovest del paese.
Malgrado un’alimentazione e condizioni sanitarie
apparentemente corrette, gli
adulti soffrono di ogni specie
di malattie. Nel dicembre
1992 morivano al ritmo di
cinque al giorno.
Secondo i Padri bianchi,
«questo succede perché sono
stati privati del solo modo di
vivere che era loro familiare,
e quindi hanno perso la volontà di vivere. Per un popolo così limitato (alcune migliaia di persone), il tasso attuale di morti è un vero disastro. Potrebbero scomparire
in quanto popolo nello spazio di due anni».
A breve scadenza, tutto il
territorio potrebbe essere ridotto a un deserto di sabbia.
Secondo il Bollettino di
informazione africana, non si
tratta di un vero e proprio genocidio, «ma è chiaro che si
sta sopprimendo un antico
popolo senza difese».
Genocidio a Timor Est
Ucciso un terzo
della popolazione
EMMANUELE PASCHETTO
Timor è un’isola di quel
grande arcipelago
dell’Oceano Pacifico che per
la maggior parte costituisce
lo stato dell’Indonesia. Essa è
l’ultima isola, di una certa
grandezza, ad oriente: a nordest, a un migliaio di km di distanza, si trova la Nuova Guinea, a sud-est a circa 700 km
ci sono le coste dell’Australia
settentrionale.
Timor ha una estensione di
circa 34.000 km quadrati. La
parte centrorientale dell’isola
è stata colonia portoghese dal
1520 al 1975, anno in cui si
completò l’indipendenza dei
diversi possedimenti portoghesi (Mozambico, Angola,
Guinea Bissau, Capo Verde)
a seguito della rivoluzione
pacifica del 25 aprile 1974.
La parte occidentale fu occupata dagli olandesi nel 1613 e
nel 1949 con la proclamazione dell’indipendenza dell’Indonesia entrò a far parte del
nuovo stato. Nel 1976 l’Indonesia si annetteva la parte
orientale dell’isola, già colonia portoghese, senza suscitare particolari reazioni intemazionali. Anzi l’invasione, iniziata il 7 dicembre 1975,
trovò il compiaciuto appoggio degli Stati Uniti che proprio pochi mesi prima avevano dovuto abbandonare Vietnam e Cambogia e non potevano tollerare nel Sud-Est
asiatico la costituzione di un
Recentemente due fatti
hanno reso ancora più incandescente la situazione: il 12
novembre 1972, nella città di
Santa Cruz, al termine di una
cerimonia religiosa all’interno di una chiesa cattolica si
formava un corteo pacifico
che si dirigeva verso il cimitero della città.
Il corteo via via si ingrossava e comparivano striscioni
inneggianti alla libertà e
all’indipendenza. I soldati indonesiani, quando la folla arrivava al cimitero incominciavano ad aprire il fuoco: i
morti sono stati circa 270 e i
feriti oltre 300.
Qualche giorno dopo veniva arrestato Xanana Gusmao,
il leader della resistenza antindonesiana. Mostrato in televisione il 1° dicembre è apparso stordito e semiparalizzato dalle torture. Al governatore-fantoccio di Timor che
lo interrogava ha risposto con
poche parole in portoghese,
risultate incomprensibili. Il
governatore traduceva in indonesiano affermando che si
trattava di un appello ai timoresi perché interrompessero
la lotta. Da allora Giacarta
diffonde la voce che centinaia
di ribelli si arrendono.
Questi due fatti hanno cominciato a far muovere la diplomazia internazionale. La
«Strage di Santa Cruz» è stata avventurosamente filmata
da Yorkshire TV il cui opera
4
FILIPPINE
Oceano
Pacifico
Oceano
Indiano
nuovo stato, anche se piccolo,
quasi sicuramente non allineato alla politica americana.
L’Indonesia offriva garanzie di fedeltà. Nel 1965 i generali che avevano preso il
potere con un golpe si erano
acquistate particolari benemerenze tmcidando un milione di oppositori politici, per
la maggior parte comunisti.
Inoltre l’isola non rivestiva
solo importanza strategica,
ma si era da poco rivelata come una delle più ricche zone
petrolifere del mondo.
Gli abitanti di Timor Est
non hanno accettato l’invasione indonesiana ed hanno
iniziato una resistenza che è
più che mai viva dopo 17 anni ed ha coinvolto tutti gli
strati della popolazione. Per
soffocarla i generali di Giacarta non hanno esitato a ricorrere al triste campionario
di atrocità che purtroppo si riscontrano sempre in queste
situazioni: imprigionamenti
in massa, distruzione di villaggi, espropriazione delle
zone agricole più fertili e loro
assegnazione a contadini indonesiani «fedeli» fatti affluire da altre regioni, uccisioni
indiscriminate, violenze e torture efferate.
La repressione crudele e incontrollata ha preso ormai
l’aspetto dell’etnocidio: su
600 mila abitanti originari
ben 200 mila sono stati trucidati in poco più di tre lustri.
tore è riuscito a nascondere la
cassetta in una tomba del cimitero per riprenderla il giorno dopo. Olanda, Canada e
Danimarca hanno sospeso gli
aiuti all’Indonesia, negli Stati
Uniti il Congresso è orientato
a congelare gli aiuti militari e
della stessa idea è il presidente Clinton.
Per quanto riguarda l’arresto di Xanana il vescovo cattolico di Timor ha affermato
che un eventuale appello alla
resa può essere stato estorto
solo sotto tortura. Le chiese
hanno dichiarato, e Amnesty
International ha confermato,
che la pretesa «resa» di centinaia di ribelli è il frutto di rastrellamenti di massa accompagnati da sevizie incredibili
praticate anche su bambini. II
presidente francese Mitterand, il presidente portoghese
Soares e il vescovo Desmond
Tutu hanno chiesto il rilascio
di Xanana e il suo espatrio
perché possa agire come negoziatore per risolvere il problema di Timor. Anche il segretario dell’Onu Boutros
Ghali considera Xanana la
persona più adatta a rappresentare la popolazione di Timor Est nelle trattative che
sta tentando di avviare fra
Portogallo e Indonesia per
giungere ad una definizione
del futuro dei timoresi.
Nel frattempo il governo
indonesiano ha annunciato
che Xanana verrà processato.