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ECO
DELLE mu VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno l J:) - Num. 2
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TORRE PELLICE - 14 Gennaio 1972
Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Lettera
a un prete leccese
Caro prete leccese,
Ti scrivo queste poche righe per
esprimerti il mio disappunto. Ho
saputo da Bernardo che hai strappato diverse pagine della sua Bibbia. Perché lo hai fatto? Ah... adesso mi viene in mente il perché! La
Bibbia di Bernardo non aveva il
nulla osta della Curia! Non aveva
il timbro magico, ed allora tu hai
strappato la Bibbia di Bernardo.
Probabilmente si saranno compiaciute le persone del tuo partito
e forse anche qualche tuo superiore... ma non il Signor Gesù Cristo.
_ Tu hai strappato la Bibbia dell’ernigrante ritornato in patria, e
così facendo, dai una lezione di
terrore presso tutti quelli che come Bernardo cercano di vedere
chiaro in quel che gli hanno insegnato sulla religione. Caro prete
leccese, devi sapere che questi
amici, non hanno nessun dubbio
sulla persona del Cristo; essi vorrebbero sapere se tutto quello che
tu hai loro insegnato, corrisponde
alle Sacre Scritture.
Ora se tu strappi loro la Bibbia
e li sgridi perché la portano a casa
per loro e per la famiglia, vuol dire che non tieni conto di ciò che
in essa è scritto, e che al posto
della Parola del Signore insegni la
tua parola, ch’è parola di prete;
quindi una parola non sincera.
Ma forse io immagino la ragione
per la quale hai strappato la Bibbia; lo hai fatto perché pensi che
sono degli ignoranti e che come
tali questi emigranti non la possono capire...
Guarda un poco, prete leccese:
finché non leggono la Bibbia, sono
dei cari e fedeli parrocchiani, ma
appena portano a casa una Bibbia,
gliela strappi e dici loro che non
la possono capire! Se poi insistono per leggerla tu li denunci alla
opinione del villaggio e li dichiari
Ignorantissimi.
Quindi, finché erano ignoranti
senza Bibbia, erano dei bravi parrocchiani, ora che la leggono, sono cattivi e degni di ogni biasimo.
Non ti sembra un poco assurda
questa tua maniera di ragionare?
È verissimo che siamo tutti
ignoranti, ma perché non tentare
umilmente di capire quello che
crediamo e quello che leggiamo
nella Bibbia? Se ciò che insegni è
biblico, non devi avere paura che
la lettura biblica li porti alla rovina! Credi ancora che la Bibbia dei
protestanti sia una Bibbia terribile? Se sei un prete ben preparato dovresti saperlo che non è vero,
e se non sei ben preparato vuol
dire che la Bibbia ti travolgerà.
Vedi, prete leccese, tu non devi
strappare le pagine della Bibbia,
perché se lo farai ancora, i miei
amici, quando ritorneranno, me lo
diranno, ed allora impareremo a
memoria delle pagine intiere, e
quelle tu non le potrai strappare.
Vuoi sapere qual è la tua vocazione? È questa: diffondere le Sacre Scritture affinché l’uomo del
nostro tempo non viva come un
organismo, ma come un essere cosciente della grazia che Dio gli ha
fatta in Cristo il Signore. Ricordati, prete, che Cristo ha detto: « il
cielo e la terra passeranno, ma le
mie parole non passeranno »
(Matteo 24: 35).
Il Signore ti aiuti.
Guido Pageu.a
Guido Pagella svolge da anni un ministero di evangelista e di colportore
nel Cantone di Vaud, in particolare fra
i nostri migranti.
Bipeiisare, in situazioni nuove, ia nostra attività diaioaate
sono oggi avviati verso un adeguamento dei trattamenti economici del
personale ed alcuni l’hanno già raggiunto. La difficoltà vera, pare a noi,
sta nel reperimento di un personale
professionalmente qualificato e vocazionalmente preparato.
Il surmenage a cui è sottoposto il
personale attualmente impegnato, rende difficile il lavoro dell’istituto e vano qualunque discorso di ampliamento o ristrutturazione.
I problemi aperti.
In questa situazione tentiamo di delineare alcuni problemi che in prospettiva si pongono alle nostre opere,
se queste vogliono mantenere una va
li Centro Diaconale, originariamente
pensato come luogo di formazione comunitaria e vocazionale di giovani che
intendono impegnare la loro vita in un
servizio assistenziale ed educativo della
Chiesa, si è di fatto costituito essenzialmente come organo di collegamento
tra il personale degli istituti evangelici
alle Valli.
Il C.D. si è posto al loro servizio, sviluppando la comune riflessione intorno al significato del lavoro che si va
compiendo, promuovendo incontri a
vari livelli, contatti con organismi e
personalità qualificate, ricercando una
più precisa e vasta informazione intorno alle posizioni oggi più avanzate in
fatto di educazione e di assistenza in
vista di un’opera di riqualificazione del
nostro personale e una ristrutturazione degli Istituti stessi, ai fini di un servizio sempre più adeguato e aggiornato.
Il C. D. ha operato in stretto contatto con i direttori degli Istituti, il Presidente della CIOV, l’ufficio di assistenza sociale del Consiglio di Valle e
ogni altra persona o ente interessato
ai problemi dell’assistenza.
PROBLEMI GENERALI
La situazione degli Istituti alle Valli.
Alle Valli esiste un numero rilevante di Istituti di varia natura, parecchi
di essi sorti verso la fine del secolo
scorso per rispondere alle esigenze della popolazione valdese, in surroga alla
mancata azione dello Stato e soprattutto come espressione della vocazione della Chiesa al servizio cristiano verso i poveri, i malati, gli orfani e i diseredati.
Questo insieme di Istituti ha rappresentato senza alcun dubbio una posizione molto avanzata, precorritrice,
della Chiesa nei confronti delle istituzioni civili molto arretrate in materia
di interventi assistenziali.
Oggi, a distanza di parecchi decenni,
malgrado l’impegno di direttori e personale, molti istituti risentono negativamente della vetustà delle loro strutture originarie, che li rendono spesso
inadeguati ai nuovi compiti richiesti
dalle mutate condizioni sociali e ambientali, mentre richiedono costi sempre più elevati di manutenzione, trasformazione degli impianti, aggiornamento dei servizi ecc.
Oltre alla vetustà, un secondo elemento che gioca negativamente ai fini
dei servizi che devono essere resi, è la
totale mancanza di coordinamento degli Istituti tra loro, dipendenti da organismi amministrativi diversi e non
collegati, talvolta impastoiati da statuti e tavole di fondazioni ormai superate.
Si osservi che dei 14 Istituti valdesi
alle Valli soltanto sei sono ricompresi
nella CIOV, mentre altri appartengono
a comitati diversi di nomina tabulare
o sinodale o dipendenti dalle Comunità locali.
Agli istituti già esistenti si sono aggiunte recentemente ben cinque scuole materne dipendenti dai concistori
locali (vedi elenco in appendice).
Un terzo grosso problema, comune
a tutti gU Istituti, è quello del personale. La questione ha senza dubbio un
risvolto economico di notevole rilievo,
anche se questo aspetto non pare il
più difficile da superare. Molti istituti
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiitiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Il C.E.C. eleva a 8 aiilioni di dollari il ava appella
in lavoro delle vittime dei conflitto indo-pakistano
È chiaro — o dovrebbe esserlo — che l’attività della chiesa, in
tutte le direzioni ma in modo particolare in campo diaconale, deve tener conto delle situazioni in cui si esplica e a cui si rivolge. Questa
riflessione è stata avviata dal Comitato del Centro Diaconale, che ha
presentato al Sinodo 1971 una relazione. Si tratta di un documento
rilevante, che desideriamo presentare ai lettori: in questo numero le
questioni genercH, nei prossimi quelle relative ai nostri istituti per
minori e a quelli per anziani. red.
lidità nella situazione attuale e non
soltanto « sopravvivere » in nome di
un poco credibile prestigio confessionale.
1. - Il primo problema, di fondo, è
quello della necessità di sviluppare
nei nostri ambienti una mentalità
nuova che superi radicalmente il concetto antiquato di « beneficenza », per
cui i diseredati diventano semplicemente l’oggetto della elemosina dei
privilegiati e gli istituti di assistenza
sostenuti dal reale impegno di pochi,
possono di fatto servire alle comunità
come copertura della loro buona coscienza. In questo modo si ritiene di
avere assolto il proprio compito, rifiutando la propria parte di responsa
viiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiMiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinMiniiiiiiiii
Il Collegio di Torre Pellice e la Scuola Latina di Pomaretto
Una grande comunità di lavoro
Il Sinodo dell’anno 1971 ha affidato
all’esistente Comitato del Collegio Valdese anche l’amministrazione della
Scuola Latina di Pomaretto. Con tale
decisione sinodale gli Istituti di istruzione secondaria valdesi sono dunque
stati riuniti praticamente in un unico
organismo, che ha . ,’onsentito rapporti fraterni e collaborativi fra le due
valli nel campo didattico, rapporti
umani di colleganza e amicizia fra i
corpi insegnanti e, come ci si augura
molto vivamente, ha riprese dato il
Ginnasio-Liceo di Torre Pellice come
la Scuola media superiore dei giovani
valdesi, al termine delle due Scuole
medie d’obbligo gestite dalla Chiesa.
Il complesso delle Scuole Valdesi di
Torre Pellice e di Pomaretto, che raggruppa un numero di allievi non lontano dalle 300 unità, costituito naturalmente da elementi delle due confessioni religiose, non può essere ignorato dal vigile interessamento delle
Chiese e della popolazione delle Valli, nonché da quello di tutte le Comunità valdesi d’Italia.
In altre parole, questo complesso è
un elemento vivo ed operante, è una
grande comunità, che cerca nella sua
azione di essere confessante in modo
pratico, con un lavoro quotidiano, ispirato per molti da un senso vocazionale non finto, non a parole, ma a
fatti.
ALCUNI DATI STATISTICI
E INFORMATIVI
Scuola Latina di Pomaretto
La Scuola Latina è una scuola d’obbligo, su tre classi che raggruppano
8ó allievi, guidati da 9 professori.
Come servizi ausiliari dispone di
Ginevra (soepi) — Dopo l’armistizio
che ha concluso il conflitto indo-pakistano, il Consiglio ecumenico delle
Chiese ha annunciato che elevava da
4 a 8 milioni di dollari (quasi 5 miliardi di lire) il suo appello in vista
della raccolta di fondi destinati alle
azioni di soccorso. Grazie all’appello
iniziale lanciato lo scorso giugno, il
CEC ha già ricevuto dalle Chiese di
tutto il mondo 3 milioni di dollari in
valuta, che ha immediatamente fatto
pervenire in India per l’aiuto ai rifugiati del Pakistan orientale. Inoltre
sono stati effettuati invii di aiuto in
natura per un valore superiore ai 4
milioni di dollari: medicinali, prodotti alimentari, tende, coperte etc.
Il past. Alan Brash, direttore della
Commissione di assistenza reciproca
e di servizio delle Chiese e d’assistenza ai rifugiati (CESEAR) del CEC, ha
sottolineato che i responsabili dell’azione di assistenza incaricati di soccorrere i rifugiati in India affrontano
ora i problemi dei « rifugiati che ritornano a casa loro e delle numerosissime persone sradicate e senza casa
nelle zone devastate dalla guerra. Le
autorità responsabili di Calcutta ritengono che esse ammontano a 20 milioni ».
Il past. Brash ha aggiunto che i
membri del personale della CESEAR
sono in contatto quotidiano con « i loro colleghi e con i partecipanti alle
azioni di soccorsi a Nuova Delhi, a
Calcutta e nella nazione che nel Pakistan orientale si va manifestando sotto il nome di Bangla Desh ».
Una riunione straordinaria delle organizzazioni assistenziali delle Chiese
associate alla CESEAR si è tenuta a
Ginevra a fine dicembre, per ricercare
« come contribuire alla soluzione di
questo vasto problema umano ».
Mentre si organizzano programmi
di soccorso e di reinstallazione ad
oriente, la CESEAR — ha ricordato
A. Brash — si sforza pure di rispondere del suo meglio alle esigenze poste dalle sofferenze causate dalla guerra nel Punjab, nel Kashmir e nel Pakistan occidentale. Il Consiglio cristiano del Pakistan occidentale ha rivolto
al CEC una domanda d’aiuto.
mensa — istituita presso il locale
Convitto — e di un doposcuola che si
articola su 5 pomeriggi settimanali
per 15 ore complessive.
Il carisma — è la parola — di questa scuola è di essere notevolmente
aperta verso le moderne concezioni
didattiche, con una visione agile della
funzione della Scuola e di essere nei
contempo fortemente ancorata alla
tradizione di pietà delle nostre Valli.
Dobbiamo notare che ogni giornata
di lavoro comincia con un breve culto in tutte le classi.
La Scuola Latina deve essere considerata come la naturale Scuola media
dei ragazzi valdesi della zona, come
10 è stata per tanti anni, in vista, per
coloro che intendono proseguire i loro studi classici, del loro passaggio al
Ginnasio-Liceo Valdese di Torre Pellice.
Dopo tanti anni ben cinque giovani
provenienti dalla Scuola Latina frequentano attualmente il Ginnasio-Li
ceo di Torre Pellice.
Collegio di Torre Pellice
Scuola Media Valdese
La Scuola Media di Torre Pellice è
attualmente articolata su cinque classi, due prime, due seconde e una terza di 25-30 allievi cadauna.
Non è da escludere che nel prossimo anno, sotto la spinta delle sempre
numerose richieste di iscrizioni, essa
sia composta da 6 classi.
La caratteristica di questa Scuola
è — come risulta da relazioni apparse
su questo stesso settimanale a firma
della Preside — l’impegno sociale verso le categorie più disagiate, ad es. le
persone anziane, ed è aperta ai prò
blemi del mondo d’oggi.
I giovani che intendono proseguire
gli studi classici trovano in questa
scuola l’ambiente migliore per la loro
preparazione. Il potenziamento, anche
di essa numerico, ha fatto sì che le
classi del ginnasio hanno visto aumentata la loro consistenza in modo
sensibilissimo.
Ginnasio - Liceo
Cinque classi con una cinquantina
di allievi e 10 professori.
In un periodo in cui sembra che gli
studi classici siano in ripresa è confortante notare l’aumento delle iscrizioni anche presso il nostro Istituto.
Questo fatto è anche importante per
i professori, ché è certamente di maggior soddisfazione insegnare a classi
numericamente consistenti piuttosto
che a sparuti gruppetti.. Ad es. la IV
Ginnasio è frequentata da 24 alunni
11 che rappresenta un record.
Corsi collaterali
Presso la Scuola Latina già da anni
erano stati istituiti corsi collaterali di
lingua tedesca, di musica e nozioni varie. Essi proseguono normalmente.
Presso la Scuola media di Torre
Pellice, con il raddoppio delle classi,
è stato istituito il corso di lingua inglese, parallelo a quello di lingua francese.
Sono stati inoltre istituiM corsi fa(continua a pag. 2)
bilità verso i sempre nuovi diseredati
ed emarginati che la società tende a
creare. Non ci dilunghiamo su questo
discorso che investe tutta la testimonianza evangelica in sede politica della Chiesa, ma ci pare che sia proprio
compito della diaconia, per la sua vicinanza alla sofferenza degli uomini,
di richiamare le comunità a questa
esigenza.
2. - Su questa linea di pensiero gli
istituti devono ritrovare la loro effettiva funzione sociale, adeguandosi alle
reali necessità della popolazione, con
spirito di disponibilità, pronti alle necessarie trasformazioni che possano
essere richieste, avendo di mira il servizio vero che intendono rendere e
non la difesa e la conservazione della
loro struttura originaria. L’assistenza
non è una elemosina ma un diritto del
cittadino. Gli istituti sono al servizio
degli assistiti e non viceversa. In questa prospettiva dobbiamo aprirci sempre più alla collaborazione con gli enti
pubblici, specie a livello locale, preposti alla funzione sociale, senza tuttavia rinunciare alla nostra autonomia,
svolgendo, dove è necessario, funzione
di stimolo, di richiamo, di critica o di
aperta contestazione. Inoltre le nostre
opere devono ritrovare la loro più vera tradizione, esprimendo quella funzione precorritrice che è stata caratteristica nel passato, nei confronti dellè
più lente e pesanti strutture pubbliche.
3. - Proseguendo su questa linea di
pensiero, per quanto riguarda le Valli, ogni discorso sulla ristrutturazione
deve partire da uno studio della loro
situazione effettiva, nella fase di rapida trasformazione che stanno attraversando, tenendo conto della condizione sociologica della popolazione,
dei movimenti migratori, della sua
composizione sociale, del suo livello
economico, dell’età media degli abitan.
ti, delle prospettive economiche e sociali assegnate alla zona dalla pianificazione industriale.
4. - Bisogna inoltre tener conto di
un cambiamento che, rispetto alla situazione del passato, diventa sempre
più ampio. Mentre un tempo i nostri
Istituti erano quasi esclusivamente al
servizio della popolazione valdese, ora
essi sono chiamati a svolgere un servizio per tutta la popolazione. Questo
è vero per gli ospedali, le scuole e, in
misura sempre maggiore, gli istituti
per minori. Dobbiamo dunque inserirci nella pubblica struttura dei servizi,
dove siamo spesso accettati con ricoscenza, pur con la nostra chiara qualificazione evangelica.
5. - Un altro problema aperto è quello del coordinamento, necessario per
portare avanti qualsiasi discorso sulla
ristrutturazione. Dobbiamo tendere
cioè al superamento del pluralismoamministrativo, che spesso crea dei
veri compartimenti stagni tra istituto
e istituto, anche tra quelli di ugual
natura. Qve è necessario, la ristrutturazione deve dunque condurre a una
diversa qualificazione degli istituti e a
una loro maggior specializzazione, evitando doppioni che implicano gran dispendio di energie e di denaro.
6. - Si sottolinea inoltre da più parti
la necessità di responsabilizzare maggiormente le comunità valdesi al lavoro degli istituti, informandole dei
loro problemi e coinvolgendole attivamente nella loro soluzione. La Chiesa
deve sentire l’opera diaconale come
sua propria. Vari tentativi sono stati
fatti, con notevoli difficoltà. Un tentativo di ampliare il « volontariato »
nell’ambito delle Chiese del presbiterio della Val Pellice ha dato risultati
limitati, ancorché non negativi. Il discorso non è che agli inizi e dovrà essere proseguito e approfondito.
7. - Una questione non indifferente
e già più volte abbordata è quella della unificazione e razionalizzazione di
un certo numero di servizi. Ad esempio, per Quel che riguarda gli approvvigionamenti, le forniture di diversa
natura, un servizio centralizzato di lavanderia, ecc.
8. - Ultimo punto e senza dubbio di
gran lunga il più importante, è quello
già accennato del personale. Non soltanto del suo reperimento, ma anche
della sua preparazione e qualificazione professionale. Mentre questo appare ovvio per gli ospedali e per le scum
le, lo è meno per gli istituti per minori e per anziani. Eppure, nella misura in cui i nostri istituti si propongono un servizio aggiornato e specializzato nei vari rami di loro competenza, o addirittura le sperimentazioni pilota a cui abbiamo accennato, è
indispensabile avere del personale
ben preparato dal punto di vista tecnico, promuovendo o aderendo a corsi di qualificazione.
(continua a pag. 6)
2
pag. ¿
N. 2 — 14 gennaio 1972
ACCOSTARSI: alla BIBBIA
Il messaggio inconfondibile
Che cos è VAntico Testamento? della Sapienza d’Israele
A questa domanda piuttosto ampia
rispondiamo semplicemente così: l’Antico Testamento è una raccolta di trentanove libri che la comunità cristiana
primitiva ha ricevuto dal popolo
d’Israele e di cui si è servita in modo
particolare quando i libri del Nuovo
Testamento non erano ancora stati
composti.
Noi abbiamo l’abitudine di parlare
deH’Aniico Testamento o deWAntico
Patto per designare l’insieme di quei
libri che formano il Canone ebraico,
vale a dire la raccolta alla quale si è
riconosciuto un valore permanente e
normativo. Gli Ebrei, però, non hanno
un nome unico per designare quello
che noi chiamiamo Antico Testamento;
hanno invece un triplice titolo che corrisponde alla triplice divisione del Canone, e cioè: la Torah, i Nebiim ed i
Ketubim. La Torah (che significa « insegnamento » e divenne poi sinonimo di
« legge ») comprende i cinque primi libri della Bibbia, chiamati anche il Pentateuco o semplicemente « La Legge », e
gode in Israele della massima autorità
canonica. I « Nebiim » (che significa
« profeti ») racchiudono oltre ai libri
profetici anche quelli storici: Giosuè,
Giudici, Samuele e Re. I « Ketubim »
sono gli « Scritti » e comprendono gli
altri libri, alcuni dei quali erano letti in
occasione di qualche solennità: Ruth
alla festa delle messi o Pentecoste, le
Lamentazioni nell’anniversario della distruzione del tempio.
Nella sua forma attuale, l’Antico Testamento è il risultato di una lunga
storia; perciò qualcuno lo ha definito
« il libro che si è formato in mille anni ». Esso raccoglie le testimonianze
della fede d’Israele nell’unico e vero
Dio, in attesa della pienezza dei tempi
e della venuta di Cristo.
Nel corso di alcuni articoli avremo
modo di conoscere l’Antico Testamento
nelle sue grandi linee, in una visione
panoramica, anche se necessariamente
incompleta. È tuttavia importante che
noi facciamo fin da ora alcune precisazioni, per proseguire poi nel nostro
studio e nelle nostre meditazioni.
Potremmo domandarci, per esempio,
quale valore ha l’Antico Testamento
dal punto di vista storico, in quale rapporto si trovano con la storia vera e
propria gli uomini e gli avvenimenti
che riempiono di sé molte pagine della
Scrittura.
Diciamo subito che l’Antico Testamento non è stato scritto prima di tutto con intenti storici precisi, come farebbe uno scrittore il quale volesse narrare la storia di una nazione o documentare una serie di avvenimenti esattamente localizzati nel tempo e nello
spazio. Nessuno ha potuto assistere
alla creazione del mondo o alla scena
che si è svolta nel giardino dell’Eden.
La testimonianza che ne dà la Genesi
non può che essere accolta p>er fede,
secondo la dichiarazione della epistola
agli Ebrei: « Per fede intendiamo che
i mondi sono stati formati dalla parola di Dio ». L’Antico Testamento, pertanto, non è essenzialmente un libro di
storia, tanto meno di storie e di leggende; è piuttosto il libro che contiene
la rivelazione di Dio nella storia del
popolo d'Israele, una storia particolare,
è vero, che ha un senso e una direzione
inconfondibili, perché nella trama di
avvenimenti talora sconcertanti e ad
ogni modo sempre terreni, Dio vuole
attuare ed attua il suo piano di salvezza che si concentrerà nella persona
e nelTopera del Messia promesso. Dio
avrebbe certamente potuto scegliersi
un altro popolo per farne il depositario
della sua rivelazione. Invece, nella sua
sovranità ha scelto o, meglio ancora,
ha suscitato Israele, con le sue virtù ed
i suoi difetti, con le sue famiglie e le
sue tribù, con i suoi amici ed i suoi nemici, con le sue sostanze e la sua promessa. Gli autori dell’Antico Testamen
I lettori ci scrivono
Alla Commissione
del V Distretto 1970-71
Cari amici,
la polemica è buona quando è confronto d’idee, se degenera in diatribe è
penosa specie fra Colleghi. La nostra disputa aveva limiti precisi : se cioè le
opere sociali si dovevano portare avanti
mediante un nuovo sistema: coordinandole con la base (la Comunità), col Distretto (opere collegate non solo sul
piano delle idee ma della strutturazione ed anche del denaro) fino a giungere alla eliminazione del questuante Pastore, dato che dovrebbe essere la Chiesa a suscitare i finanziatori.
A questo piano radicale ma per me
troppo bello per essere traducibile mi
sono opposto. Il mio atteggiamento è
stato inteso come mancanza di senso
unitario e responsabile e ne sono venute pesanti squalifiche. Desideravo
(con la mia del 12 novembre ’71) di
essere persuaso con argomenti probanti, vi esortavo infatti a rivolgere analogo discorso agli altri Distretti, ma invece le accuse si sono fatte più pesanti. Risponderò solo a due di esse alla
fine di questa mia difesa.
Il collegamento deH’opera sociale
con la base, cioè la Comunità, non l’ho
trovato tanto semplice forse perché
avevo dietro di me esperienze che mi
portavano ad un certo pessimismo. Le
Comunità accettano le opere sociali ma
di solito non le recepiscono, le sfruttano anche finché fa loro comodo, ma è
difficile creare un collegamento vero e
proprio perché sono pochi che si lasciano coinvolgere fino ad assumere precise responsabilità. Tutte le nostre opere sociali soflTrono della medesima malattia. Poiché buttarmi la croce addosso quando nella relazione annua ’70-71
lo facevo rilevare? Quella che per me
era una constatazione serena ed obbiettiva : « ... Questo Consiglio non amministra né sorveglia ma è solo informato », diventa per voi punto di partenza per ordirvi tutta una polemica a
base di recriminazioni per non aver
seguita la linea indicata che però nessuno, in ambienti analoghi, ha ancora
realizzato.
E veniamo al secondo punto : la cogestione. Nella Chiesa Valdese non esistono opere collegate. Quando io mi
rifiutavo, motivavo il rifiuto sottolineando il fatto che strutturalmente
nessun'opera sarà mai così autonoma
da permettersi il lusso di aiutare le
altre. Non si tratta di sordità morale o
di spirito di competitività ma di senso
di responsabilità verso le persone che
vogliamo aiutare. Ora vi dico quello
che ci è successo. Il 9 dicembre riceviamo una telefonata dal datore di lavoro di Bari il quale ci dice che non
avrebbe potuto darci lana da portare a
Cerignola e che gli restituissimo quelle famose dieci macchine che ci avevano permesso di dare alla nostra iniziativa un carattere sociale. Come abbiamo affrontato la situazione? Acquistando. con l’attivo di cassa della gestione 70-71, due Dubied N. 8 che
permetteranno alle nostre ragazze di lavorare ma a turno, perché frattanto e
sorta una possibilità di lavoro con una
ditta dì Canosa. Chi ci avrebbe potuto
aiutare in questa circostanza? Con un
salone ideale che però è diventato
quasi come un guscio vuoto?
Terza ed ultima fase della vostra riforma : il Provveditorato alle opere sociali da collocare accanto all’Ufficio
Tecnico della Tavola. Non discuto ma
osservo : proprio perché siamo in un
sistema presbiteriano sinodale dovremmo tendere a depotenziare ogni potere
ecclesiastico, non è costituirlo. La qualifica di congregazionalista mi onora,
non mi squalifica. Quanto al Pastore
questuante, perché avvilirla, questa
funzione? Non dobbiamo dimenticare
che il più grande dei teologi lo divenne
quando si fece iniziatore della colletta
per i poveri di Gerusalemme e non
suppongo che andasse a consigliarsi,
per il suo spirito d’indipendenza, con
alcuno dei grandi Apostoli. Gli storici
Valdesi degli anni 60 e 70 ricorderanno che dei questuanti, pastori o laici,
salvarono il Collegio Valdese che stava
per chiudersi e che ve ne fu uno famoso, che fece cose nuove, a Riesi ed
un altro a Villar Perosa.
Quando andammo di persona, con
mia moglie, a Solingen dietro richiesta di quegli Amici, a perorare la causa della Comunità di Cerignola, lo facemmo con gioia perché la cosa rientrava nel quadro del servizio della fede
e fa parte della funzione pastorale intesa come aiuto al prossimo.
Rispondo alle vostre accuse che mi
hanno fatto male. Perché dovrei scomodare la Parola di Dio per una controversia di puro dissenso ideologico?
Vi dovrei ricorrere solo nel caso di deviazione dottrinale. Ma voi ragionate
con la mentalità della peggiore manualistica cattolica. Dite : « ...la Chiesa non
è guidata dall’età, dall esperienza ma
dallo Spirito Santo, la Chiesa ha deciso
in tutte le Conferenze Distrettuali, ecc.
ecc. ...Castiglione non si è uniformato ».
Igitur (lo dico io) Castiglione è un eretico perché pecca contro i dettami della
Chiesa, contro lo Spirito Santo. Se non
erro tutti i dittatori da Caiafa a Calvino al Cardinale Fiorii sì sono messi
su questo terreno capzioso e molto pericoloso. Mi diceva il compianto collega Lupo : « Io sono felice d essere
un Pastore Valdese perché la Chiesa
Valdese è la Chiesa della libertà ». E
veniamo aU’ulthna accusa. « Il Pastore
Castiglione ha ridotto la Comunità che
avrebbe tutte le doti dell’autonomia direzionale al ruolo di comprimaria ».
Ritengo questo giudizio ingiusto c cattivo. In piena coscienza ed obbiettività
devo dire invece che, con 1 aiuto di Dio,
Pabbiamo rialzata al ruolo di comprimaria, infatti abbiamo incomincialo dal
quasi nulla ed abbiamo visto aumentare i collaboratori e le collaboratrici
nonostante i periodici inesorabili dissanguamenti dell’emigrazione che ci
priva spesso dei migliori elementi. Ma
a questo punto come cambiare il giudizio degli uomini? Non c‘è altro modo
che appellarsi al giudizio di Colui che
affronteremo al momento che Egli vuole. Quello è un giudizio che investe
uomini e opere e ci deve far tremare.
1 Corinzi cap. 3 vv. 12-15.
' G. E. Castiglione
to tengono conto di tutto ciò talvolta
con una insistente precisazione storica.
Nondimeno essi non sono degli storici
nel senso usuale di questo termine, sono uomini di fede, profeti e sacerdoti,
patriarchi e re i quali, nel loro tempo
e con il loro linguaggio, sono stati chiamati ad essere testimoni di Dio, portatori della sua Parola. Come scrive il
Rowley, « il mantenimento del senso
storico non significa che leggiamo la
Bibbia semplicemente come una storia di vecchie situazioni. Significa che
la leggiajno come la parola di Dio mediata nel contesto di questa storia, ma
trascendente la storia che ha offerto lo
sfondo e l'occasione ».
Non è necessario spendere molte parole per dire che VAntico Testamento
non è stato scritto neppure con intenti
scientifici, per accrescere la nostra cultura in generale. Gli autori sacri sono
uomini del loro tempo anche sotto il
profilo della conoscenza scientifica; difficilmente possono essere accettate oggi certe affermazioni di carattere astronomico o geofisico che si trovano nell'Antico Testamento. Dobbiamo forse
esserne turbati? Neanche per sogno!
Gli antichi patriarchi contemplavano di
notte lo splendore del firmamento, pensando che il cielo fosse una immensa
cupola sostenuta da alti monti in funzione di pilastri; ma essi sapevano
guardare al di là delle meraviglie della
creazione e lodavano il Creatore, Signore deH'universo e della loro piccola
esistenza terrena. Una cosa, questa, che
la moderna civiltà, con tutte le sue conquiste nel mondo tecnologico e spaziale, non riesce più a sperimentare. Molte
cognizioni scientifiche di ieri sono oggi
superate: permane invece viva ed attuale quella parola che i profeti annunziavano, dicendo: « Così dice l'Eterno ».
Abbiamo dato notizia, alcune settimane fa,
della scomparsa del maggiore studioso contemporaneo di Antico Testamento, Gerhard von
Rad, e il prof. A. Soggin ne aveva tracciato
un rapido profilo, richiamando le sue opere
fondamentali; in quell’occasione egli ricordava che « un campo particolare della ricerca
del von Rad negli ultimi anni è stato quello
della Sapienza israelitica, un tema spesso trascurato dalla teologia biblica. Abbiamo su questo tema una serie di articoli, culminanti in
un importante volume uscito nel 1970. È
certamente stato il von Rad a dare lo spunto
per una ripresa di questi studi, tutti tendenti
a inquadrare la Sapienza nel proprio contesto
e a “riabilitare" (se così si può dire) la sapienza anche nel campo teologico ».
Il menzionato volume del 1970, pubblicalo in Germania, è ora a disposizione di una
cerchia più ampia di lettori, pubblicato tempestivamente in versione francese dall’editore
ginevrino Labor et Fides. Si tratta di un’opera
dì grande importanza. Frutto di una erudizione lungamente maturata, affronta il tema con grande rigore e riprende costantemente il dialogo con il lettore e con le domande vitali che gli si pongono. L’autore invita chi si impegna con lui nello studio della
sapienza d’Israele a disporsi alla contemplazione. Coloro che amano riflettere si prenderanno il tempo necessario a meditare lungamente ogni particolare.
Gerhard von Rad tenta di comprendere in
modo più esatto il fenomeno della sapienza
d’Israele, di scoprirne lo specìfico modo di pensare e di interpretarlo. Con i maestri d’Israele si volge alla conoscenza « dell’ordinario, del
quotidiano, di ciò che tutti sanno, quindi di
ciò che nessuno conosce e nessuno approfondisce ». Egli perviene così a nozioni importanti:
non bisogna separare, in questa straordinaria
apertura della sapienza alla realtà del mondo,
la fede dalla conoscenza; la creazione rivelerà
essa stessa la sua verità a colui che la ricerca; lo farà costantemente, e per l’uomo è perfettamente possibile interrogare le circostanze
del mondo ambiente partendo da Dio; la sa
pienza non si preoccupa di fornire un’immagine teorica e coerente del mondo o un modello dell’uomo ideale; il suo valore appare
piuttosto nel suo rifiuto di tentare dì padroneggiare concettualmente le cose; il dialogo
rimane senza conclusione, perché i misteri
del mondo sono in definitiva i misteri dì Dio.
Come i lavori precedenti del von Rad hanno avuto una forte influenza sulla ricerca e
sulla riflessione teologica, si può prevedere
che così sarà anche per quest’ultima opera,
nella quale egli si sforza di esprimere il carattere assolutamente unico del “razionalismo"
apparso ad un certo punto in Israele. Continuamente i principi della nostra ottica attuale sono messi in discussione, in quanto la sapienza d’Israele mette in evidenza un accordo notevole fra la conoscenza del mondo e la
conoscenza di Dio. Se questo mondo di esperienze, così singolare e originale, si affermasse
come modello, andrebbero riveduti anche molti giudìzi sulle particolarità della sapienza egiziana e babilonese.
Il volume, dì 390 pagine, è così articolato :
I - Introduzione. Il problema - Luoghi e
rapjiresentanti della tradizione didattica
- Forme d’espressione della conoscenza.
II - Uemancipazione della ragione e i suoi
problemi. Conoscenza e timore di Dio Significato delle norme per un comportamento sociale giusto - Limiti della
sapienza.
Ili - Materie particolari delV insegnamento.
Elementi di un dominio sulla realtà C’è un tempo per ogni cosa... - La creazione si rivela da sola - La polemica contro gli idoli - Sapienza e culto - Fiducia
e avversità - La Sapienza di Gesù ben
Sirach - La determinazione divina dei
tempi.
IV - Conclusioni.
Seguono utili indici analitici.
Gerhard von Rad - Isra'él et la Sagesse. Labor et Fides, Ginevra 1971.
Del resto, come scrive J. A. Soggin:
« le opinioni in questione, oggi in gran
parte superate, non costituiscono affatto un patrimonio speciale della fede di
Israele, ma sono comuni alle credenze
di'tutti i popoli dell'epoca, sia pure a
volte con notevoli varianti; sicché in
realtà con la fede d'Israele non hanno
nulla di particolare a che vedere ». Le
pagine dell'Antico Testamento, come
già abbiamo detto riguardo alla storia
d'Israele, ci trasmettono una Parola di
Dio, detta in quel tempo e con le cognizioni scientifiche di allora. Sono il documento di una convinzione profonda
e di una vera fede nella onnipotenza divina che ha creato i cieli e la terra, Dobbiamo saper discernere quel messaggio
negli antichi racconti della Genesi, nella varietà dei salmi e nella gravità della predicazione profetica. Quel messaggio vuol rispondere ai veri problemi
che l'uomo tosto o tardi dovrà affrontare: Da dove veniamo? Qual'è la vocazione dell'uomo e della donna? Che
cos'è il peccato? Perché si soffre e^ si
muore? Qual'è il senso della mia fatica
quotidiana? In chi debbo sperare? Chi
è il Signore della nostra vita?
Riflettere su questi problemi alla luce della Sacra Scrittura significa andare incontro alla rivelazione di Dio; una
rivelazione che supera le nostre intuizioni umane, una verità che sta al di
là dei nostri pensieri terreni e^ che ci
raggiunge nella nostra dimensione umana con i suoi limiti e le sue imperfezioni.
In altri termini, VAntico Testamento
(come la Bibbia nel suo insieme) rende testimonianza a Dio. Israele comprende la sua storia come storia con
Dio dai giorni di Noè e di Abramo ai
tempi di Isaia e di Ezechiele. « Le più
antiche dichiarazioni di fede ■— scrive
il Rendtorff — trattano delle gesta di
Dio nella guida del popolo fuori dall'Egitto... le prime opere maggiori della
letteratura d'Israele presentano la storia di Dio con Israele nelle sue relazioni; i profeti spiegano l'azione storica
di Dio presente e futura; mentre la comunità postesilica è occupata a riconoscere il piano della storia di Dio e,
partendo da questa, a rendersi maestra
del presente e del futuro ».
Certamente l’azione di Dio nella storia non si esaurisce nelle vicende del
popolo d'Israele. Tuttavia non si può
negare che Dio si sia fatto conoscere a
quel popolo, così spesso infedele. Per
questa ragione, la storia d’Israele, come quella della Chiesa, non potrà mai
avvolgersi nel trionfalismo; sarà invece segnata da una confessione di fede
in Dio e da una confessione di peccato.
Ermanno Rostan
IIIIIIIIMIiminflIimilimilllllllllllllllMI IIìIIIIIIIIIMIIIIIMIIEIIIIIIIIIMIIIIIIIIIMIIIIIMIIIIIIMMIIIIIIIIIIIIIIIIIiiiiiiiiiiiiiiiiiii
liiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiihiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiit
Una grande cnniiinità di lavnrn
(segue da pag. 1)
coltativi complementari di lingua inglese e, da quest’anno, a cura del pastore Bellion di Bobbio Pellice, corsi
di lingua tedesca. Il Comitato del Collegio ha infine avuto la generosa offerta da parte della Chiesa di Berlino
di mettere a disposizione il pastore
Stollreiter per corsi di tedesco, per
aiuto nella corrispondenza e nella pubblicità in Germania. L’onere di questa
collaborazione è praticamente nullo,
per la generosità sia della Chiesa di
Berlino che per quella, in campo logistico, del pastore Geymet.
Sono pertanto in programma corsi
di tedesco per adulti che potranno essere svolti dal pastore Stollreiter, con
il coordinamento del pastore Bellion.
Verranno comunicati in un prossimo
futuro programmi e condiz'oni.
Il pastore Stollreiter giungerà a Torre Pellice nella seconda decade di gennaio.
Servizi ausiliari
È questo il secondo anno di funzionamento dei servizi ausiliari di doposcuola, trasporti e mensa. In particolare la mensa ha potuto essere organizzata in virtù della fraterna collaborazione del sig. Peyronel che accoglie con la sua nota cordialità la tumultuante massa di circa 40 ragazzi
nelle austere sale della Ca'^a di Riposo Villa Olanda.
Borse di Studio
Per il secondo anno il benemerito
Gustav Adolf Werk ha deliberato l’erogazione di 20.000 DM, pari al cambio attuale a circa L. 3.500.000, per
borse di studio, varianti fra i 1.000
c i 2.000 DM. In complesso sono 16 i
giovani valdesi che usufruiscono di
aiuti concreti grazie alla generosità
dei fratelli tedeschi. Di ognuno di essi il Comitato ha provveduto a comunicare un breve curriculum vitae al
G. A. W.
Manifestazioni culturali
Iniziatesi tre anni addietro con l’organizzazione di conferenze pubbliche
di cultura, da due anni si sono trasformate in corsi predisposti da professori della Facoltà Valdese di 'Teo
Doni Eco-Luce
Maria Tron Bertolino, Settimo Vittone 500;
Febe Corlando, Ge-Pegli 500; Alberto Priore,
Terranova Bracciolini 1.500; Rina Bertin, Luserna S. Giov. 1.500; Giulietta Balma, Parma
2.000; Vittoria Spelta, Torre Pellice 500; Emanuele Bosio, Gallarate 1.500; Anna Illy, Trieste 1.500; Caterina Janavel ved. Gönnet, Villar Pellice 500; Arturo Bogo, Venezia 1.500;
Angelo Busetto, Venezia 500; Francesco Massei, Riclaretto 500; Sorelle Bottin, Villar Perosa 200; Emilio Rostagno, Riclaretto 500:
Matilde Steiner Zavaritt, Bergamo 500: Elena
Grill, Prali 500: Giordano Bonomi, Milano
500; Samuele Bouchard, Corneliano d’Alba
500; Camilla Prassuit, Chiavari 1.000; Aldo
Frache, Firenze 500; Alma Rivoir, Bergamo
500; Damiano Scianna, Monreale 500; Renato
Liverani, Pisa 500; Caterina Ercone. Torre
Pellice 1.000; Domenico Di Toro, Svizzera
500; Tito Serra, Vaie 500; Alpina Maciotta,
Balma Biellese 500; Eulalia Trogliotti, Vercelli 3.500; Bruno Ispodamia, Ge-Sailipierdarena
1.500; N. N., Angrogna 1.000; Sorelle Acinelli, Luserna S. Giov. 1.500; Ester Grill in
Bonjour, Luserna S. Giov. 500; Walter FritzBuff, Svizzera 1.500; Giovanni Morello, Svezia
445; Alina Charbonnier, Villar Felice 500;
Enricbetta Peyrot, Luserna S. Giov. 500; Rocco Giuliani, Forano 500; Fam. Mittendorf,
Varese 1.500; Francesco lervolino, Napoli
500; Fanny Peyronel, Riclaretto 500; Fam.
Mansuino, Sanremo 1.500; William Genre,
Inverso Rinasca 1.500; Alice Bogo, Mestre
1.000; Giuseppina Prisco Vitello, Palermo
500: Cornelio Bartoletti, Firenze 500; Teresa
Fraudo, Livorno 1.000: Lidia Kramer, Svizzera 5.500: Ina Bessone. Villar Perosa 1.500;
Grazie! (continua)
logia. Di essi si è dato notizia sul giornale a tempo debito. Quanto ci preme
rilevare è l’importanza capitale che
questa collaborazione con la Facoltà
ha per le nostre scuole e per la nostra
popolazione.
In media 6 - 8 sermoni all’anno sono
predicati dai professori di Roma nelle nostre chiese delle Valli: la Facoltà
in tal modo è messa in grado di essere in diretto contatto con le Comunità; i corsi serali attirano un discreto numero di uditori particolarmente
sensibili alla cultura biblica-teologica;
i ragazzi delle Medie e del GinnasioLiceo hanno il privilegio di avere lezioni su argomenti non vincolati dai
programmi normali.
Non possiamo che augurare che questa fattiva collaborazione fra gli Istituti delle Valli e la Facoltà possa continuare e incrementarsi.
Finanze
È nostro stretto dovere ricordare a
tutte le Chiese l’invito sinodale del
1969 — tuttora valido — di contribuire in ragione del 10% di quanto viene
versato alla Cassa Culto « ai fini del
Comitato del Collegio » e che il passaggio della Scuola Latina sotto l’amrninistrazione del Comitato del Collegio non significa il conseguente disinteresse delle Chiese per l’istruzione.
Facciamo pertanto vivissimo appello
ai fratelli perché considerino quanto
sopra esposto, consci per altro che
molte remore che potevano essere
avanzate alcuni anni fa sulla indispensabilità per le Valli e per la Chiesa
tutta dei nostri Istituti di istruzione
dovrebbero, alla luce dei fatti, essere
state rimosse.
Nel lavoro di reperimento fondi i
nostri Istituti sono validamente affiancati dai sodalizi « Amici del Collegio »,
diretto con immutato zelo e perizia
dal Dr. Enrico Gardiol e « Amici della Scuola Latina », risorto in un clima
di entusiasmo, e energicamente diretto dalla signora Itala Beux.
Molti fondi ci pervengono dai fedeli
Amici dell’Estero, in particolare dal
Comitato di Berna, animato con spirito di amore e di collaborazione dal
pastore Blaser, dai fratelli delle Chiese Evangeliche dei vari Länder tedeschi, dalie Scuole Evangeliche di Olanda e da tanti amici, che privatamente
sostengono i nostri Istituti.
Malgrado tutti questi aiuti la situa
zione economica rimane pesante per
il nuovo carico che quest'anno è stato dato al Comitato, il quale deve fare
affidamento sull’interesse di tutti per
poter mantenere efficenti le opere ad
esso affidate.
Conclusione
Si è ritenuto necessario dare un resoconto pubblico di quanto viene fatto nei nostri Istituti, anche perché si
tratta di opere che non debbono essere considerate di routine.
In esse vi sono molte persone impegnate — in particolare i professori — che lavorano in silenzio e sodo,
senza che vi sia per loro un riconoscimento adeguato alle loro fatiche.
Questo esposto vuol essere in particolare un ringraziamento vivo e cordiale.
Il C. C. V.
3
14 gennaio 1972 — N. 2
pag. 3
Notiziario Evangelico Italiano
I# Centro Evangolloo
tU Servizio ili Villa
Sm Sebastiano (UAquila)
Riceviamo il bollettino ciclostilato
del gruppo di servizio che opera a Villa, guidato dal Pastore Sergio Aquilante presso la locale Comunità Metodista.
Villa S. Sebastiano è un villaggio
agricolo della Marsica, zona dell’Appennino Abruzzese a sud del Fucino,
e segue, per quanto riguarda l'agricoltura, e la vita in genere, la sorte
disagiata delle nostre zone montane.
Ne consegue un esodo continuo della
popolazione, un sottosviluppo della vita economica e culturale.
Il Centro vuol essere un contributo
alla lolla per trasformare la zona, un
impegno, alla luce dell’Evangelo, per
la costruzione di una vita più giusta.
È sorta dunque, già da vari anni,
una cooperativa agricola che mira a
promuovere un lavoro agricolo associato, onde evitare i disagi economici
della piccola proprietà dei contadini
e degli allevatori.
Un’altra iniziativa del Centro è la
« comunità scolastica » che cerca di
utilizzare il tempo libero dei ragazzi
ili un’opera culturale collettiva, con la
collaborazione di un gruppo di giovani. I ragazzi che vanno al Centro per
il doposcuola sono 28, evangelici e cattolici. Si tengono anche assemblee di
ragazzi e di genitori e, su richiesta dei
ragazzi, si organizzano visite a luoghi
e monumenti di interesse storico ed
artistico, proiezioni di films.
Il pranzo comunitario riunisce i ragazzi e il gruppo di servizio.
Da poco è stato aperto un asilo e un
doposcuola a Tufo, un piccolo paese
di 700 abitanti, a 850 metri di altezza,
che vive unicamente della produzione
delle castagne. Questo paese tra i boschi di castagni non è chiuso a un’opera di evangelizzazione.
L*Asilo Metodista
di Scicli
Il Centro per l’infanzia « Lucio Schirò » si va consolidando. Dopo aver
funzionato in forma privata, a partire dall’anno scolastico in corso è una
scuola materna autorizzata. Di conseguenza ha dovuto assumere una maestra snecializzata. I bambini iscritti
sono 35, tra evangelici, cattolici, simpatizzanti. Il centro gode buona reputazione nel paese e le iscrizioni _ aumentano; purtroppo i locali limitati
non potranno accogliere bambini in
gran numero.
lì ciclostilato che ci porta queste
notizie ci olire anche i ritratti, fatti
dai bambini, degii impegnati al Centro: l’Avv. Ugo Schirò, il Pastore Moncada e la Signora, la Maestra.
Libreria Sacre Scritture
Roma
Il comitato italiano dell’Alleanza Biblica Universale, riunitosi a Roma, ha
discusso il progetto di una. nuova traduzione italiana della Bibbia, fatta
con un concetto meno tradizionale
che nel passato. Questo lavoro interessa anche la Svizzera italiana e quei
paesi dove ci sono emigrati italiani.
Convegni di giovani che si interessano alla diffusione delle Sacre Scritturo si sono avuti a Roma in ottobre, a
Venaria (Torino), a Milano, a Napoli.
Accanto al colportore tradizionale si
prepara così questa nuova forma di
collaborazione nel ministero della diffusione della Bibbia.
Laici e pastori provenienti da varie
città d’Italia, si sono riuniti a Roma
(Istituto di Centocelle), per pianificare
un nuovo anno di lavoro, accomunati
dallo stesso problema: intensificare la
diffusione della Bibbia, sia nelle comunità che al di fuori di esse.
« La Bibbia ieri, la Bibbia oggi »,
questo è stato il tema del convegno
interdenominazionale a cui la Soc. Biblica B. e F. ha invitato i fratelli evangelici nel salone della chiesa valdese
di Corso Vittorio, a Torino.
Ad Aosta, presso la Sala Ducale del
Municipio, il past. Bertalot, direttore
della L.S.S., ha tenuto una conferenza pubblica su « Perché la Bibbia oggi ? », nel quadro di un rilancio dell’impegno della chiesa valdese di Aosta per la diffusione della Bibbia.
Qui.m.Vooe della Bibbia
consiglia una novità libraria: Nero
e libero di Tom Skinner, L. 1.000. Una
drammatica testimonianza della forza
liberatrice di Cristo nella vita di un
uomo.
Consiglia anche, per regalare ai
bambini: La storia più bella, la Bibbia, formato 16 per 24, riccamente
illustrata in bianco e nero e a colori.
L. 5.500.
Fate le vostre ordinazioni a: Voce
della Bibbia, C.P. 580, Modena, c.c.p.
N. 8/8167.
Centro Evangelico
di Solidarietà, Firenze
Il Centro si ricorda a tutti noi in
questo particolare periodo di festività. È in aumento — leggiamo sul Bollettino — il numero di persone che
sono nel bisogno e che il Centro si
impegna ad aiutare con entusiasmo e
amore. Ma per far questo, oltre che
dedizione, occorrono mezzi per sovvenire a tante necessità.
Dal mese di luglio fino ad ora più
di cinquanta casi realmente gravi si
sono presentati al Centro. I fratelli
che vi lavorano sanno che soltanto
delle grandi riforme sociali potranno
dare a ogni uomo la sicurezza materiale, però essi sentono di doversi prodigare ugualmente per ogni singolo
caso che si presenta; è il loro modo
di lottare contro le ingiustizie del
mondo.
Il Centro fa un caldo appello alla
solidarietà di tutti.
Il Quartiere di S. Croce è sempre
al centro dell’interesse del gruppo Battista che collabora con il Centro. L’idea dei giovani sarebbe di fondare un
doposcuola e avvicinare, tramite i ragazzi, i genitori; e inoltre, forse per
mezzo di scuole serali, mettere in contatto tra loro i lavoratori per far sì
che, uniti, acquistino una coscienza di
classe e si sentano solidali tra loro
nelle rivendicazioni.
Il servizio d’informazioni per i turisti ha funzionato intensamente durante i mesi estivi e si è deciso di po
tenziarlo ancora più. Sono stati distribuiti dépliants e copie di « Firenze
evangelica ». Il Centro chiede di fornire notizie, informazioni, azioni delle chiese di Firenze e fuori, al fine di
migliorare questo servizio.
Al Gignoro il Centro ha potuto, mediante l’aiuto di tanti amici, arredare
una stanza per una persona anziana
che non può portare i suoi mobili.
Ha anche collaborato col Gignoro inviando persone per aiutare nel lavoro.
C. E. S., Via Manzoni 21, Conto corrente postale 5/20840.
Dalle Chiese Battisi e
Un convegno
I giorni 7 e 8 dicembre si è tenuto a
Roma il convegno regionale delle Unioni femminili battiste, nei locali della
chiesa di Via Teatro Valle.
Dopo la bella meditazione iniziale di
Elena Girolami sul Salmo 121, « Io
alzo gli occhi ai monti... », le convenute hanno ascoltato le relazioni delle delegate delle Unioni. Si sono fatte discussioni e proposte: si è proposto di
dare impulso al pagamento della decima e di incrementare le riunioni di
preghiera anche, e specialmente, per
la situazione di divisione che regna
nelle comunità. Si è accennato anche
iiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiniiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiimiiim
al prossimo congresso nazionale femminile che dovrebbe essere interdenominazionale. Sì è parlato del periodico
« La Lampada ».
Un’osservatrice valdese che era presente ha vivamente apprezzato il calore fraterno che regnava nel convegno, unito a uno spirito serio e semplice nello stesso tempo.
Nasce il C.A.I.T.
« Cercasi titolo » è la testata del
nuovo mensile d’informazione per i soci del Club Amici dell'Istituto Taylor
(C.A.I.T.), l’istituto per ragazzi, battista, di Roma.
Il C.A.I.T. è stato costituito il 1°
settembre ’71 a Via delle Spighe e si
propone di restaurare, rimoder.'ar.;
l’Istituto e collaborare alla sua sopravvivenza. Esso è indipendente s a
dalTU.C.E.B.I. che dal Taylor stesso, e
la sua attività sarà curata da un Consiglio d’amministraz’one. Si sono int.>
ressate alla formazione del C.A.I.T. anche le chiese Pentecostale, Metodista.
Valdese; infatti l’Istituto è un prcb’e
ma per tutti gli Evangelici perché la
sua porta è aperta a tutte le denominazioni, avendo ospitato, nei suo' 59
anni di vita, battisti, metodisti, pentecostali, valdesi.
Il compito del C.A.I.T. è dunque
quello di trovare e aumentare i fondi
destinati al miglioramento del’Istituto; il compito di ogni socio: trovare
altri soci che sostengano l’opera. Ogni
introito verrà depositato in banca fino
al raggiungimento di una somma con
la quale si possano iniziare i lavori.
Inda Ade
i!iiiiiimi:ii;ii:iiii! iiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
L’editrice Lanterna
pubblica il primo libro
in Italia con il resoconto
completo di un processo
militare
In questi giorni PEditrice Lanterna, di Genova, la quale agisce, sia pure in modo autonomo, aU’interno delle Chiese di Cristo in
Italia, ha pubblicato Processo alVobiettore
(p. 201, L. 1.600), il primo libro in Italia con
il resoconto completo di un processo militare,
quello intentato contro Tobiettore Alberto Trevisan. L’opera è curata dal Gruppo Antimilitarista Padovano.
Un incontro all’Istituto Betania, a Roma
Scelte diverse da quelle di S. Severa
Non tutti i battisti concordano con lo scioglimento del Movimento Giovanile Battista
La ricerca di una linea positiva per i membri delle nostre comunità è stato il tema d’un
incontro che si è tenuto T8 dicembre all’Istituto Betania (Roma) e che ha avuto la partecipazione di giovani e “non giovani” delle comunità battiste di Isola Liri, Civitavecchia e
Roma (Montesacro, Garbatella, Teatro Valle,
Lungaretta, Via Urbana, Centocelle), più un
certo numero di giovani valdesi, di simpatizzanti e di amici.
L’atmosfera è stata particolarmente serena,
anche se non tutti avevano le stesse idee. In
realtà neanche tutti erano d’accordo di avere
quest’incontro in un giorno in cui erano già
previsti un convegno regionale delle Unioni
Femminili in Via del Teatro Valle ed un altro
della FGEI a S. Benedetto dei Marsi. Si è
chiarito che con tutta la buona volontà non è
stato possibile trovare un’altra data adatta, essendo stato escluso il 6 gennaio perché alcune chiese hanno attività per i bambini.
L’iniziativa era venuta fuori qualche settimana prima in una riunione di giovani in
Via Urbana, alla quale avevano anche partecipato membri di altre comunità di Roma.
In questa riunione si era sentita l’esigenza
d’invitare i giovani battisti del Lazio ad un
incontro nel quale potessero conoscersi e discutere problemi d’interesse comune. All iniziativa se ne sono accavaUate altre che hanno portato ad un’affluenza imprevista che ha
rischiato di mettere in crisi l’organizzazione,
dato che Betania ha un’attrezzatura per gruppi più limitati.
L’incontro ha avuto inizio con un culto, al
quale ha partecipato un complesso moderno
di voci e strumenti formato da giovani di
Centocelle, che che è stato particolarmente apprezzato. Il testo per un breve commento biblico è stato preso da Marco 12: 28-34 che ci
dà il grande comandamento.
Nel pomeriggio i partecipanti si sono divisi in due gruppi.
I "meno giovani” hanno avuto una discussione estremamente interessante che ha messo, tra l’altro, in risalto l’esigenza che gli uomini delle nostre comunità non debbono mettersi a rimorchio degli altri ed attendere
l’iniziativa di altri gruppi organizzati. Anche
essi, come membri di una comunità o di comunità differenti, sentono il bisogno d’incontrarsi per conoscersi, scambiare le proprie
: iiiiiiiiimm'.miM iiiiiiimiiiiiimiiiiiimiiinmimiiii iiiiiiiiiiimiiiiiiii mmmriniitmmtii
Si
e riunita a
Milano la III Assemblea della Federazione delle Chiese evangeliche
della Lombardia e del Piemonte orientale
Gli evangelici italiani negli anni '70
Bisogna dare atto al presidente del
Comitato Ese ulivo, il pastore Aldo
Sbaffi, di una tenacia e di un dinamismo fuor del comune: malgrado note
voti difficoltà, a due anni dalla sua costituzione, la Federazione regionale è
riuscita a darsi un regolamento e ad
iniziare, con questa assemblea, un lavoro di ricerca di nuove vie di testimonianza valide nel nostro tempo in
rapida evoluzione.
La partecipazione, se si tien conto
della stagione sfavorevole, non è stata
del tutto insoddisfacente: tutte le co
munità ed i gruppi erano in qualche
modo rappresentati, e vi era un buo i
numero di giovani.
Tuttavia si è avuta l’impressione chi
una larga parte dei membri di chiem
(ricordiamo che l’assemblea era aper
ta a tutti), specialmente delle chiese
milanesi, abbia disertato di proposito
i lavori..
È stato un vero peccato perché la
relazione del pastore Giorgio Boucha^'d
meritava di essere ascoltata e meditata, e perché la successiva discussione è
stata privata dell’apporto di fede e di
pensiero di molti che avrebbero potuto porre i problemi da punti di vista
diversi da quelli espressi dalla maggioranza.
Ha diretto i lavori, con grande au
torità ed equilibrio, il dottor Niso De
Michelis, ben coadiuvato dal pastore
Salvatore Briante e dai due segretari
Al termine è stato approvato il s:guente o.d.g.:
La Federazione Regionale delle
Chiese Evangeliche della LombardiaPiemonte Orientale, riunita in Assemblea di popolo in Milano Z’8 dicembre
1971;
ascoltata la relazione del pastore
Bouchard con la quale viene fatta una
analisi della situazione italiana attuale
e presentato il documento della Federazione Evangelica Italiana « Gli Evangelici italiani negli anni 70 »;
ribadisce la necessità che vengano
sostenute quelle forze dirompenti del
catttolicesimo del dissenso le quali
hanno operato, nella loro fede, la scelta di una fedeltà àll'Evangelo;
invita di conseguenza le Comunità a
rifiutare l'ecumenismo dei vertici, che
ha contribuito ad una notevole confusione a livello delle Comunità;
per la realizzazione pratica di forme
di testimonianza valide nella presente
situazione, fa sue le proposte che si
concretano in atticità di Gruppi di
servizio aperti al mondo di oggi ed
alle necessità che in esso si manifestano soprattutto da parte degli umili e
degli oppressi. In tale spirito, preso
atto della mozione recentemente approvata dal congresso della FGEI,
riconosce in essa una valida indicazione per inserire la testimonianza nella
lotta di classe che domina oggi la situazione in cui viviamo;
ricorda infine l’importanza del problema della unità dei credenti come
esso si esprime nella comune partecipazione alla Mensa del Signore ed auspica che, anche nelle attuali divergenze di opinioni in merito alle forme
della testimonianza, ognuno sappia
sentirsi in reale, anche se sofferta, comunione con tutti i fratelli, nella certezza della insufficienza di noi tutti di
fronte alla volontà di Dio manifestata
in Cristo.
A proposito di quest’o d.g. bisogna
notare che esso nella stesura qui riportata è opera di una commissione
che ha lavorato dopo la chiusura dei
lavori dell’assemblea, la quale, per
mancanza di tempo, aveva dato la
sua approvazione ad una bozza ancora informe.
I primi tre punti, che si rife.iscono
ai rapporti col cattolicesimo e alla realizzazione di nuove forme di testimonianza, accolgono in sostanza le tesi
della relazione Bouchard, mentre Tultimo è stato opportunamente aggiunto per rispondere a talune preoccupazioni espresse in assemblea a proposito del pericolo di divisioni alTintemo
delle comunità.
È comunque un documento interessante, poiché dimostra che le nostre
comunità, o almeno la parte di esse
rappresentata in assemblea, non hanno paura delle parole. Resta da vedere se questa apertura a nuove forme
di testimonianza saprà tradursi in attività concrete nei luoghi dove le comunità sono state chiamate ad operare.
Per questo occorre che il dibattito
-Ul.nE DiBUOlSoa B3iqUI3SSB,nBp TSSBd
terno delle comunità; e qui non vi
debbono essere defezioni, po'ché è in
gioco il significato stesso della nostra
esistenza come evangelici.
Luciano Gay
UNA NOVITÀ’ IMPORTANTE!
UGO GASTALDI
Slum mi'MuiMTnsM
Hk vipii a MUanr
(1525-1535)
8” gr., pp. 652 -1- 44 tavole f. t., con 24 ili., 11 cartine, 77 ili. f. t.
sovraccop. plasticata; L. 6.800 (in brossura) e L. 7.800 (rilegato)
La vicenda di un gruppo di credenti che diventano
« rivoluzionari » per aver preso sul serio l'Evangelo
di Gesù Cristo.
Un « dissenso » di 4 secoli fa che ha sorprendenti
motivi di attualità.
EDITRICE CLAUDIANA c.c.p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino
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idee, discutere problemi delle comunità e promuovere iniziative neUe quali impegnarsi e
fare impegnare gli altri.
Questo risponde a un’esigenza reale delle
chiese, ma vuol essere principalmente un mezzo perché anche gli uomini s’impegnino seriamente nel lavoro di evangelizzazione. Diverse
iniziative verranno studiate e presentate alle
comunità. Per questo scopo è stalo scelto un
comitato promotore che ha intenzione di allargarsi e che ha appunto come scopo lo sviluppo e il coordinamento di iniziative intese a
promuovere il lavoro di evangelizzazione delle
nostre chiese.
I giovani da parte loro hanno espresso il
desiderio di seguire una linea semplice, chiara, positiva e coerente che dia senso al loro
essere cristiani e alla loro appartenenza alla
Chiesa. La linea sulla quale molti si sono
trovati d’accordo è quella della fedeltà alla
chiamata di Dio che manda chi ha accettato
Gesù Cristo come suo Salvatore e Signore ad
essere un testimone dell’Evangelo del Regno.
Lo scopo di tutti i credenti, giovani e non
giovani, è evangelizzare.
Si è chiaramente puntualizzato che la linea
è positiva, che non si ha intenzione di escludere alcuno, che si vuol presentare a tutti la
possibilità di partecipare a questa proclamazione dell’Evangelo. Inoltre si è affermato che
altri hanno il diritto di fare scelte diverse,
nella piena libertà, in modo che ciascuno segua coerentemente la propria strada.
All’obiezione di chi chiedeva perché queste cose non sono venute fuori a S. Severa,
durante l’ultimo congresso del MGB (Movimento Giovanile Battista), si è risposto che
l’assenza di alcuni era voluta e responsabile. Il
MGB aveva già da tempo scelto una sua linea che coincideva con queUa deUa FGEI (e
la cosa è venuta fuori anche nel documento
finale), per cui non era sembrato giusto ostacolare chi aveva fatto una determinata scelta,
nel seguire la sua strada. In realtà queste cose non si decidono a maggioranza. Hanno
troppa importanza perché uno debba sentirsi
legato alla decisione di altri. Chi pensa che
il MGB, come organizzazione denominazionale che punta ad una determinata forma di
evangelizzazione, ha fatto il suo tempo è libero di lasciarlo per cercare nuove forme di testimonianza, e chi crede ch’esso sia ancora valido ha tutto il diritto di restarvi e di potenziarlo, nella fedeltà allo Statuto-Regolamento,
impegnandosi a seguirlo onestamente e coerentemente al vertice e alla base.
Questo ha portato il discorso suU’organizzazione.
Un fratello valdese ha trovato larghi consensi quando ha invitato ad evitare la creazione di un’organizzazione piramidale in cui la
base è schiacciata da tutto ciò che è sopra. Si
è affermato che i battisti, se seguono con coerenza i principi nei quali credono, ritengono
che la realtà è nella base che ha tutta l’autorità, mentre i responsabili scelti sono i servitori che aiutano e coordinano. Quando questo
rapporto si rompe, la base ha il diritto e il dovere di riprendere la sua libertà.
Come forma organizzativa alcuni dei presenti si sono trovati d’accordo nel ritenere che il
MGB esprime bene il loro desiderio. Anche
qui volutamente non si è fatta una verifica della maggioranza, perché è stata ribadita l’esigenza battista che in questioni importanti di
principio tutti hanno il diritto di fare la propria scelta.
Quelli che erano d’accordo con le linee proposte hanno firmato una richiesta da trasmettere alla prossima Assemblea Generale delrUCEBI (Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia).
È stato scelto anche un comitato promotore,
formato per il momento di giovani della comunità battista di Civitavecchia e di tutte
quelle di Roma. Ognuno si trova in questo comitato a titolo personale, cioè senza impegnare
né la comunità né l’eventuale unione giovanile d’appartenenza. Detto comitato in futuro
può allargarsi per includere altri giovani. Per
il momento esso si propone diversi scopi.
Il più importante è quello di organizzare il
Congresso Straordinario del MGB se questo
verrà autorizzato dalla prossima Assemblea
Generale dell’UCEBI. Per il momento si interessa di fare un sondaggio nelle comunità per
conoscere se ei sono giovani disposti ad affiancare le iniziative che sono venute fuori dall’ineonlro di Betania. Ciò servirà al Comitato Promotore per un convegno a carattere nazionale
che è già stato fissato per il 12 marzo 1972 e
al quale saranno invitati tutti i giovani che
desiderano mantenere in vita il MGB e che
a tale scopo avranno già inviato una richiesta
da presentare aU’Assemblea dell’UCEBI.
Il Comitato si propone anche di realizzare
un’esigenza molto viva che è affiorata durante
l’incontro, quella di sostenere il lavoro dell’Istituto Taylor. Si è infatti messo in evidenza il fatto che noi abbiamo un istituto, l’unico
del genere nella nostra Unione Battista, che
si interessa delle persone più disagiate, dei
veri emarginati dalla nostra società e cioè gli
anziani con pensioni irrisorie e ragazzi orfani
o appartenenti a famiglie con particolari problemi; esso purtroppo non sempre ottiene tutto l’interessamento necessario. Spesso pensiamo ad attività sociali più sensazionali, ma forse anche più superficiali, e non prendiamo a
cuore i problemi degli ospiti del Taylor che
souo realmente i « poveri » di casa nostra.
Angelo Chiarelli
4
paR. 4
N. 2 — 14 gennaio 1972
Cronaca delle Valli
Coisiglio dilla Val Pellica
CRISI DELLA I.I.C.P. MARINI
La situazione della Marini rimane
poco chiara e non induce certo all’ottimismo: come già si sapeva dal precedente consiglio, non si riusciva ad
ottenere una cauzione ed era essenziale trovare appalti per almeno un miliardo. La fideiussione della Provincia
per una cinquantina di milioni non
poteva risolvere il problema; ora dopo mesi di lavoro non retribuito gli
operai si trovano ad affrontare molte
ore a cassa integrazione e la prospettiva di riduzione della mano d’opera;
le ultime commesse all’azienda paiono
essere di scarsa redditività.
Nei vari interventi si è d’accordo
per tenere i contatti con i lavoratori
e con i sindacati e per impedire che,
dilazionata nel tempo e diluita nella
sua asprezza, la crisi finisca per essere dimenticata od accettata remissivamente.
VIABILITÀ
CON LA FRANCIA
Dalla Francia sono giunte proposte
per un piano di strade turistiche che
colleghino i due paesi, da realizzarsi
con fondi fomiti dal credito europeo.
Pare ovvio a tutti non trascurare questa opportunità anche se da sinistra
si pone l’accento che non sarà certo
una autostrada « industriale » (cioè ad
uso delle grandi industrie e dei grossi scambi di merce) a favorire il turi
smo, mentre da destra si insiste perché si punti sul traforo piuttosto che
aprire valichi che possano pregiudicarne la realizzazione.
NOMINA
DEI VICE-PRESIDENTI
Infine si passa alla elezione dei due
vice-presidenti.
Come si ricorderà, i due vi:e-presidenti Stefanetto e Baridon (sirdaci di
Torre e di Bobbio) si erano dimessi
perché la loro presenza come socialisti alla vice-presidenza poteva far credere ad un accordo della democrazia
cristiana con il P.S.I. mentre in realtà l’elezione e l’opera di governo del
Presidente Martina avveniva grazie ad
un accordo con la destra. Nonostante
fosse emerso chiaramente, nella seduta del 28 ottobre 1971, che lo Statuto
non prevede dei compiti e delle funzioni particolari per i vice-pi elidenti
e che vi fossero stati numerosi interventi a favore di una revisione dello
Statuto, si è proceduto ugualmente alla nomina dei nuovi vice-presidenti.
Con 16 voti su 28 presenti viene eletto il sindaco di Rorà, Arch. Longo;
Bertin, sindaco di Angrogna, riceve 12
voti e viene nominato anche lui (salvo
a ricevere nei giorni seguenti la notizia che i voti non erano sufficienti).
L’assemblea si chiude dopo che Del
Pero ha inutilmente insistito perché
si nomini una commissione per studiare la revisione dello Sialuto del
Consiglio.
Incassi
illegittimi
In relazione alla utilità della discussione
sulla distribuzione dell’energia elettrica da
parte della Cooperativa SACE, su cui favorevolmente si è espresso il Sindaco, è certamente interessante per gli utenti il sapere
che l’aumento dell’anticipo sui consumi, richiesto e incassato con la bolletta del mese di
Marzo della Cooperativa Elettrica, non era dovuto. Infatti, non essendo variata la potenza
istallata (cioè il contratto) né il prezzo, non è
lecito a una delle parti pretendere unilateralmente una modifica a suo favore delle condizioni pattuite e in corso. L’incasso menzionato
deve avere fruttato alla Cooperativa qualchecosa come due milioni: sarebbe utile avere al
riguardo una precisa indicazione. Se fosse ammessa la legittimità delle somme incassate nel
modo indicato, ogni volta che ha bisogno di
soldi la Cooperativa avrebbe il diritto di chiedere ulteriori aumenti senza contropartita a
suo assoluto talento.
È bene pertanto che i consumatori sappiano che hanno pieno diritto di trattenere su una
qualunque bolletta della luce l’importo del
maggiore anticipo pagato e non dovuto.
Verso coloro che non lo faranno, la Cooperativa potrà anche interpretare il loro disinteresse come consenso a richiedere ulteriori
aumenti, sempre non dovuti.
p. La Segreteria del Cons. di Quartiere
Il Segretario
G. A. COMBA
PIANI DI
SVILUPPO
ZONALI
La giunta propone quindi di affidare airires (Istituto di ricerca sui dati
economici e statistici) i piani di sviluppo zonale, a questo ente saranno
affiancate « équipes » locali con il compito di far presenti le situazioni più
particolareggiatamente.
L’affidamento viene approvato alla
unanimità.
ORGANICO DEGLI UFFICI
Per la situazione degli uffici si tratta di confermare la segreteria (vien
fatto) ed il tecnico perito agrario Roland. A quest’ultimo viene data riconferma per soli tre mesi in modo che
possa essere ultimato il piano di Bonifica Montana. Si vedrà in seguito
come e quando assumere in ruolo un
tecnico (cosa però necessaria soprattutto tenendo conto del lavoro da svolgere per l’applicazione del Piano e degli strumenti tecnici richiesti dalla
nuova legge sulla montagna).
iillimilllUlllllllllllillllllllllllllllllllllliiliiliillliiiiiilliliilliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
La situazione alla HELCA
Nella « Cronaca delle Valli » del 10-12-71 era stato pubblicato un articolo
dal titolo « Alla Helca sciopero fallito », in cui si cercava di capire il clima misterioso vigente in questo tempo prenatalizio caratterizzato dai soliti straordinari per venire incontro alle necessità dell’azienda. Dobbiamo fare ammenda
di essere stati informati male ed aver così riferito delle cose non corrispondenti alla realtà; di questo ne abbiamo preso atto con la lettera della rappresentanza sindacale pubblicata il 17-12-’71. Per amore della verità e perché i lettori possano essere informati nel modo più corretto possibile abbiamo preso
contatto con la rappresentanza sindacale della Helca, abbiamo chiarito le nostre posizioni, e nello stesso tempo iniziato una collaborazione con loro in
modo da potere, nel futuro e sin da questo numero, ricevere le informazioni
di prima mano che riguardano tutti i lavoratori di quest’azienda.
Desideriamo dunque fare alcune precisazioni sulla situazione nello stabilimento.
LAVORO STAGIONALE
Uno dei problemi dell’azienda che
coinvolge maggiormente la vita degli
operai è quello della stagionalità del
lavoro. Con questo termine vogliamo
dire che per alcuni mesi il lavoro si
fa febbrile per la preparazione alle
« feste »: infatti per Natale e per Pasqua le ordinazioni di dolciumi salgono per diminuire poi moltissimo verso l’estate. Ovviamente .questo superlavoro autunnale e primaverile crea
notevoli disagi ai lavoratori ai quali
vengono richieste ore supplementari
iiiiimiiimiiiiiiiiiiiiiiMiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitnmiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiKiiiiiiiiiiiiiii
Cronaca di Pomaretto
UNA VISITA
Da Cinisello è venuto a trovarci
Giorgio Bouchard; la predica era su
Giosuè 24: gli dei di là dal fiume adorati dai patriarchi prima della chiamata sono una minaccia per i credenti in ogni tempo: per gli uni possono
essere ricordi, personaggi d’un passato anche glorioso e che diventano idoli perché restano elementi immobili
per il tempo presente; un passato
chiuso ad ogni corrente vivificatrice
del presente; per gli altri che vorrebbero distruggere il passato ci sono altri dei ravvisabili negli elementi umani dell’azione dell’uomo reputati vaio
ri assoluti, come se l’azione dell’uomo
fosse capace da sola di cambiare il
mondo. Dio conduce la storia e la rende vera nella misura in cui l’uomo riconosce il segno della guida celeste.
La vera storia conduce, sfocia nel Regno di Dio. Perciò l’impegno del credente nel riconoscere e nell’accettare
la guida del Signore.
Le notizie recate dell’opera di Cimsello hanno particolarmente colpito la
comunità; il messaggio dell’evangelo
penetra come il sale nella vita di quella Scuola. Basti un esempio: in una
bettola affollata fuori Milano un grup
po di responsabili e di studenti di
quella scuola s’incontra in occasione
d’una riunione di lavoro. Il pranzo è
servito nel gran fracasso della musica
e del juke-box. A un tratto un operaio
studente rivoltosi al Pastore prorompe: Giorgio, la facciamo la preghiera
di ringraziamento? e senza aggiunger
altro impone il silenzio, fa tacere gli
urlatori del juke-box; poi tra la sorpresa e la commozione dei presenti viene pronunziata la preghiera. Pietismo
tradizionale? No: è il coraggio che
manca oggi anche a certi pietisti di
saper dare testimonianza della fede
per un mondo che cerca; nel momento giusto impegno e preghiera vanno
insieme. Eppure non c’è più tempo
per queste cose da donnicciuole, né in
riunioni giovanili, né in incontri vari
per tema della critica dei presunti
marxisti... Invece tra loro c’è gente
che cerca per scoprire nei credenti
qualche segno della fede vivente sul
Dio vivente.
TEMPO DI NATALE
Ai Cerisieri: simpatico incontro dei
contadini del posto con un gruppo di
cantori con chitarra di Pomaretto; i
« natalini » erano all’aperto.
Al Clot e a Pomaretto recito e canti
con messaggi. Anche all’ospedale il
canto degli alunni della Scuola Latina ha rallegrato molto i malati. La
Scuola Materna ha ricordato la nascita del Salvatore alla presenza, numerosa questa volta, dei genitori. La
« prò loco » ha organizzato un pomeriggio per tutti i bambini. Al Convitto
una serata è stata trascorsa insieme
ai Convittori con canti, trombe e
poesie.
Anche quest’anno la comunità ha
soppresso i doni chiedendo ai bambini l’offerta per un’opera della chiesa.
A quanti hanno lavorato per la preparazione delle festicciole un grazie
di cuore.
La corale e le trombe hanno dato il
loro contributo per i culti: un grazie
al Pastore Aime ed a Renato Ribet.
Il 26 è stato battezzato Costantino
Renzo di Valdo e di Peyronel Irma.
Che Dio guidi i genitori ad essere
una luce per la loro creatura.
ATTIVITÀ’ PROSSIME
Il Pastore Cipriano Tourn presenterà un film in alcuni quartieri su questo tema: Così i nostri padri hanno
trascorso la loro adolescenza; venerdì
14 gennaio, ore 20,30, ai Masselli; mercoledì 19 al teatro di Pomaretto.
Il giorno 21, sotto gli auspici del
« Torrente » il padre Beaupère parlerà su questo tema: Le comunità cristiane di fronte al problema dei matrimoni misti; alla cappella di Perosa ore 20,30.
Per domenica 16 alle ore 14,30 è convocata l’assemblea di chiesa nella sala delle attività.
Intervista con la don. Barbi Dei Lungo
Nel primo numero autunnale della « Cronaca delle Valli » avevamo pubblicato una prima intervista con la Dott. M. G. Barbi Del Lungo. Riprendiamo
in questo numero l’argomento, ringraziando per la gentile collaborazione, nella
certezza di offrire ai nostri lettori un argomento di vivo interese.
in fabbrica e talora il sacrificio del
sabato e della domenica mattina.
I sindacati si sono sempre battuti
per far diminuire le ore di straordinario e per ottenere che il lavoro venisse meglio distribuito durante l’anno. Pare cosa certa che con il nuovo
contratto questi obbiettivi ve ranno
raggiunti.
RAPPORTI
CON LA DIREZIONE
Un altro problema che per anni ha
assillato i lavoratori è stato quello
dei rapporti con la direzione. Per anni gli operai hanno avuto con i signori Baechstàedt e con i direttori solo
rapporti personali o rapporti tramite
i « capi ». È naturale che il lavoratore
si senta a disagio, disarmato, in un
colloquio privato con la direzione, e
molti lavoratori preferirono cambiare azienda piuttosto che insistere per
ottenere miglioramenti di salario o di
condizioni di lavoro. Questo stato di
cose ha fatto sentire l’esigenza di avere una rappresentanza sindacale: dapprima quattro, poi saliti a sei, questi
rappresentanti dei sindacati, in pochi
mesi sono riusciti (senza però giungere a « vertenze ») ad ottenere ciò
che da anni era dovuto; da ottobre ad
oggi i passaggi di categoria sono stati
già una ottantina e certo dopo la firma del nuovo contratto vi saranno
ancora altri miglioramenti.
SCIOPERI
Un grosso problema rimane po': quello degli scioperi. Anche a questo riguardo, per anni i diritti dei lavoratori erano stati tenuti in frigorifero
con il pretesto che tutto andava bene
e che operai onesti e coscienziosi non
hanno bisogno di scioperare. Quest’anno, per il rinnovo del contratto, i sindacati tramite i loro rappresentanti,
hanno convinto i lavoratori a scendere in agitazione e due scioperi consecutivi ebbero risultati ottimi: l’astensione durante il primo sciopero fu del
90% e durante il secondo dell’85%.
Purtroppo un terzo sciopero, il 3 dicembre, vedeva solo più il 15% di
astensioni: invece di continuare ad
avere fiducia nei loro rappresentanti
gli operai li lasciarono scioperare quasi da soli, invece di continuare a sentirsi uniti e solidali di fronte alla direzione, per vari motivi, spesso difficili da individuare, si divisero, sfiduciati e stanchi. Per fortuna il contratto era ormai alla firma e tutto è finito bene, ma c’è da augurarsi che in
futuro i lavoratori sappiano di nuovo
trovarsi uniti e solidali, a sostenere
l’opera dei rappresentanti s ndacali.
iiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiliimmiiiiiiiilllllllliillllilllillliillliii
Questa pagina è curata dal gruppo
di collaboratori per la "Cronaca
delle Valli”.
Nella precedente intervista lei ha
accennato ad alcuni progetti di sperimentazioni didattiche, elaborati
dai maestri della Valle. Vorremmo
che ci parlasse di questi progetti.
I progetti di sperimentazioni didattiche sono tre: il primo di essi riguarda l’insegnamento del leggere e dello
scrivere nella prima classe; gli altri
due, l’insegnamento della matemati.a
rrspettivamente nel primo ciclo (c'a.se prima e seconda) e nel seconco ciclo (classe terza, quarta e quinta).
La parola «sperimentazione»
preoccupa alcuni genitori i quali
pensano che la scuola faccia degli
esperimenti sui loro figli utilizzandoli come « cavie ». Può dirci in che
senso si parla di sperimentazione?
La parola « sperimentazione » nel nostro caso vuole solo indicare l’utilizzazione di un metodo nuovo per la scuola tradizionale, ma già lungamente sperimentata e verificato in qualificate
sedi di studio. Il progetto di sperimentazione che riguarda l’insegnamento
del leggere e dello scrivere in prima
elementare, per esempio, è stato elaborato dai maestri della valle, sulle opere
pubblicate in merito dal prof. Ferruccio Deva, ordinario di didattica presso
l’Università di Torino. Il prof. Deva ha
studiato il nuovo metodo d’insegnamento della lettura e della scrittura, negli
stati europei in cui tale metodo è già
comunemente adottato e quindi lo ha
rielaborato e sperimentato in alcune
scuole elementari di Torino fin daU’anno scolastico 1960-61. Lo stesso prof.
Deva, in contatto con i maestri, per
mezzo della Direzione didattica, segue
come consulente scientifico l’applicazione del metodo e ha fornito agli alunni della valle la serie di schede di lavoro individuali, necessarie allo sviluppo dell’apprendimento della lettura e
della scrittura.
Come ogni sperimentazione la nostra
è suscettibile di ulteriori sviluppi, ma
ciò che si propone ai bambini è già
sufficientemente sperimentato per garantire risultati sicuri e superiori a
quelli che si possono ottenere seguendo
altri metodi.
Potrebbe dirci quali sono le caratteristiche del nuovo metodo sperimentato dai maestri della valle
per l’insegnamento della lettura e
della scrittura?
La novità più appariscente che comporta questo nuovo metodo, è l’utilizzazione del carattere stampatello maiuscolo invece del carattere corsivo legato.
A che cosa è dovuta la scelta del
carattere stampatello maiuscolo?
La scelta è dovuta a motivi d’ordine
psico-pedagogico. Questo carattere di
scrittura è l’unico che rientra nelle
esperienze pre-scolastiche, almeno visive, di tutti i bambini, anche di quei
bambini che non hanno frequentato la
scuola materna o che hanno meno possibilità di essere seguiti dalla famiglia
nelle attività scolastiche. Tutti i bambini, infatti, anche prima di venire a
scuola, hanno molte occasioni di vedere parole scritte con il carattere
stampatello maiuscolo nelle insegne dei
negozi, nei cartelli pubblicitari, nelle
denominazioni di vie e paesi, nei titoli
dei giornali, nelle scritte televisive e
sulle confezioni dei più diversi prodotti d’uso domestico. Imparare a leggere e a scrivere con questo carattere,
vuol dire per i bambini riallacciarsi a
personali esperienze e conoscenze ed
anche poter utilizzare subito le nuove
abilità di lettura e di scrittura acquisite nella scuola, per poter approfondire ed estendere quel tipo di esperienze
e di conoscenze che sono loro naturali
fuori della scuola.
II carattere corsivo legato, normalmente utilizzato dalla scuola tradizionale per insegnare a leggere e a scrivere agli scolari, non offre le stesse possibilità d’esperienza ai bambini, perché
esso è molto meno diffuso del carattere stampatello maiuscolo. La stampa,
le macchine da scrivere, le telecomunicazioni ridurranno sempre di più
l’uso del carattere corsivo. Solo la
scuola, nella sua incorreggibile alienazione della realtà, offre largamente ai
fanciulli il carattere corsivo come primo strumento di conoscenza.
Dal punto di vista strettamente strumentale, il carattere stampatello maim
scolo offre inoltre due particolarità di
grande importanza per chi si accinge
ad imparare a leggere e a scrivere: le
lettere non legate graficamente fra loro
nel contesto della parola e la struttura
semplice delle lettere stesse.
Le lettere non legate tra loto, permettono al bambino che inizialmente
considera le parole nella loro globalita,
di percepire più facilmente le figure
delle singole lettere e di cogliere di
conseguenza meglio la funzione delle
lettere stesse come parti di un tutto.
La stessa cosa è resa assai piu difficile
dal carattere corsivo in cui le lettere,
legate strettamente le une alle altre,
impediscono questa prima importante
presa di coscienza da parte del bambino.
La struttura semplice del carattere
stampatello maiuscolo a bastoncino,
facilita enormemente la riproduzione
grafica delle lettere ai bambini, spesso
ancora molto incerti nel guidare la
mano a riprodurre quanto viene loro
proposto come modello: semplici linee
rette e qualche linea curva sono sufficienti a riprodurre l’alfabeto in stampatello maiuscolo. Ancora, le lettere in
stampatello maiuscolo, nella loro semplicità, hanno caratteristiche individuali tali che permettono ai bambini di
non confonderle l’una con l’altra. La
stessa cosa non può dirsi del corsivo,
più difficile come disegno per le molte
linee curve e per i legamenti che implica, nonché per le caratteristiche comuni a più lettere, che sono fonte di iniziali, numerosi equivoci per i bambini
che apprendono a leggere e a scrivere.
Quale funzione hanno le schede di
lavoro individuali cui ha accennato
prima, nell’applicazione del nuovo?
Le schede di lavoro individuali permettono l’individualizzazione dell’insegnamento. L’individualizzare l’insegnamento, vuol dire poter distribuire il lavoro agli scolari secondo le personali
capacità di ciascuno di essi, in modo
da far progredire ogni bambino secondo le proprie possibilità, evitando così
di mortificare i bambini meno capaci
e di far perdere tempo ai bambini più
maturi.
La serie di schede di lavoro di cui
dispone ogni scolaro, è costituita da
schede graduate secondo le difficoltà
d’ordine percettivo, fonico, grafico, ed
ortografico che i bambini generalmente incontrano quando imparano a leggere e a scrivere. Per mezzo di queste
schede, ogni alunno procede con la
massima gradualità, secondo il proprio ritmo di apprendimento, verso le
mete comuni a tutta la classe. Se qualche bambino è costretto ad assentarsi
da scuola, può al ritorno riprendere
tranquillamente il suo lavoro al punto
in cui lo aveva lascito, senza accumulare lacune o costringere il maestro a
collettivi e frettolosi ripassi.
Con questo metodo i bambini imparano a leggere e a scrivere prima
di quanto facciano quando seguono altri metodi?
Non si possono stabilire precisi tempi di apprendimento, essendo questi assai diversi a seconda della maturità
raggiunta da ogni bambino a parità
d’età. Posso però affermare che con
questo metodo fin dall’inizio, tutti i
bambini sono messi in grado di inserirsi nel processo di apprendimento comune a tutta la classe, perché il lavoro
loro proposto è talmente graduato che
non esclude nessuno per immaturo che
sia, e aiuta tutti a progredire nella misura propria a ciascuno. E quest’ultimo è l’aspetto più fecondo di risultati
positivi, del nuovo metodo.
La prima classe elementare infatti è
di fondamentale importanza nella storia scolastica di ogni bambino. Se il
bambino impara a leggere e a scrivere
con interesse e con successo, si inserisce felicemente nel processo di crescita intellettuale di cui è promotrice
la scuola. Se il bambino, al contrario,
si imbatte in troppe difficoltà nell’apprendimento del leggere e dello scrivere, finisce col diffidare della scuola e di chiudersi spesso per sempre a
qualsiasi attività di tipo intellettuale.
Facilitare l’apprendimento del leggere
e dello scrivere ai bambino che frequentano la prima elementare, per mezzo di un metodo scientificamente fondato, può voler dire perciò per la scuola conquistare a se stessa e alla cultura
il cento per cento degli scolari.
M. G. Barbi del Lungo
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Per la Casa di riposo
di Luserna S. Giovanni
Sig.na Marta Turin per l’amplificazione della Casa di Riposo di Luserna San Giovanni
L. 50.000.
In ricordo di Marta Turin; per l’erigenda
Casa di Riposo per anziani di Luserna San
Giovanni, dalla sorella Renata Jalla L. 10.000;
Il nipote Duccio Turin, 1 apparecchio radio.
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5
14 gennaio 1972 — N. 2
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Anche
Luserna San Giovanni
senza la "festa dell'albera"
la gioia del Natale
Un concerto per coro e organo
Pinerolo
— Non festa dell’Albero, ma gioia del Natale : questo è stato il motivo dominante della
Festa Natalizia dei bambini delle Scuole Domenicali dei vari quartieri, riuniti nel Tempio domenica 26 dicembre all’ora del Culto.
Non più il folclore di un enorme abete scintillante di luci multicolori e di argentee ghirlande, diventato ormai possesso di un’epoca
che ha trasformato il Natale in una festa mondana con tutte le sue scandalose speculazioni
commerciali, ma un Culto spirituale in cui
bambini, monitori e comunità hanno saputo
e voluto cantare e pregare insieme per ricevere il vero Evangelo di Natale nell’allegrezza
del grande Evento di salvezza per tutti.
L'annunzio profetico, l’annunzio a Maria,
l’annunzio ai Pastori sono stati l’oggetto delle
letture bibliche fatte dai bambini, l’annunzio
del Cristo oggi è stato il messaggio portato
dalla monitrice Giuliana Meynier: in cui si è
celebralo il Natale, non facendo un ampio
giro attorno al Cristo, ma entrando veramente nella via dell’adorazione e della fede.
— Durante le feste Natalizie, sia le Scuole
Domenicali, sia la Società di cucito « Le Printemps », sia l’Unione Femminile, si sono recati nei nostri Istituti per anziani e infermi a
portare con doni e recite la loro parola di conforto e di augurio a coloro che soffrono e sono
nella solitudine.
È un atto di simpatia umana che si compie
ogni anno ; è il Natale che una chiesa vivente celebra, non con un Culto solenne di circostanza, ma con un atto di carità e di fratellanza cristiana.
— Il Concistoro, riunitosi venerdì sera in
seduta pubblica, ha preso in esame la lettera
de! Consiglio di Chiesa di Angrogna in eui si
invitano i Consigli di Valle ed il Comune di
Pinerolo ad affrettare i tempi di esecuzione
dei lavori del Convegno per lo sviluppo economico e territoriale del pinerolese : una lettera dettata dalla preoccupazione di una probabile crisi economica che potrebbe investire
tutta la zona, dati i sintomi allarmanti di
instabilità e difficoltà che già da qualche mese
si profilano all’orizzonte.
Dopo una animata discussione, i cui pareri
discordanti erano già emersi attraverso un
precedente comunicato scritto ai Concistori
del Presbiterio dalla maggioranza del nostro
Consiglio di Chiesa, la lettera è stata approvata per alzata di mano.
Nella stessa seduta si sono programmate le
manifestazioni del prossimo X’VII Febbraio: i
tradizionali falò con la partecipazione della
Corale, il Culto di ringraziamento con la collaborazione dei bambini delle scuole, 1 agape
fraterna nella Sala Albarin, la rappresentazione di una commedia che la filodrammatica,
guidata dal regista Alberto Revel, sta preparando con cura ed impegno.
È il programma tradizionale di ogni XVII
Febltraio. ma esso non ci farà dimenticare che
la fedeltà alla tradizione più genuina del popolo valdese non consiste nella grandezza dei
falò che verranno accesi o nel numero dei com
MMiimiiiiiiiiiMiiiiiiiiiibddbdiiiiimiiiiiiiiimiiiniimii
Rorà
Abbiamo avuto il Culto di Natale; la Festa
dell’Albero di Natale al Capoluogo e alle
Fucine è stata ancora favorita dal bel tempo.
— Al Culto del principio dell’anno, simpatizzando con le famiglie nel lutto, abbiamo ricordalo i nostri cari che il Signore ha richiamato a sé lo scorso anno.
— Ha avuto luogo la sepoltura di Tourn
Fiorina ved. Tourn di anni 72, Coustassa e di
Boero-Rol Maria ved. Rivoira di anni 87, Capoluogo. Ai loro congiuti: «Abbiate fede in
Dio. abbiate fede anche in me » ha detto il
Cristo (S. Giov. 14: 1).
— Simpatizziamo con i coniugi Evelina e
Silvio Morel i quali piangono la loro creatura
che non era già più di questo mondo quando
avrebbe dovuto aprire gli occhi alla sua luce.
— Al Culto delle prima domenica dell’anno in corso, sotto l’ottima direzione del sig.
G. Albarin, la Corale ha cantato alcuni cori
ed inni.
La nostra simpatia ai coniugi Ines e Dario
Gelso i quali sono stati duramente provati: la
loro casa con quello che conteneva è stata distrutta dall’incendio.
mensali all’agape, ma consiste nel ritorno di
ognuno di noi ad un amore per la Parola di
Dio, l’unica e sola guida sicura per la nostra
vita.
— Domenica pomeriggio, alla presenza di
un pubblico attento e numeroso, la nostra Corale ha tenuto nel Tempio un Concerto per
cori ed organo, presentato dal Pastore Taccia.
Tra i veri pezzi in programma, l’atteso Salmo 23, la nuova composizione musicale del
Maestro Ferruccio Rivoir, è stato eseguito magistralmente dai bravi coralisti in prima assoluta con un apprezzamento particolare da
parte del pubblico che ha commentato con
lusinghiere parole di elogio questa interpretazione musicale di un Salmo giudicato tra i
più belli.
Ai coralisti ed in modo particolare all’autore, che è anche infaticabile direttore e organista, le più vive congratulazioni.
— Facciamo un vivo appello a tutti i nuclei familiari valdesi della nostra comunità
affinché meditino seriamente sulla necessità
di abbonarsi all’Eco delle Valli, a questo nostro giornale che ogni settimana ci mette a
contatto con il mondo protestante e ci rende
edotti sui vari problemi teologici ed ecclesiastici di questa nostra tormentata epoca.
L’importo dell’abbonamento di lire 3.500
annue non compromette bilanci familiari, ma
la sua assenza può provocare incresciose riduzioni di pagine e quindi di notizie. Se vogliamo che i nostri giornali vivano dobbiamo provvedere a sostenerli anche finanziariamente.
Un servizio è assicurato affinché tutti gli
abbonati ricevano l’Eco nel più breve tempo
possibile ed il Concistoro è a disposizione per
la raccolta delle offerte e delle quote di abbonamento.
Dino Gahdiol
Domenica 19 dicembre ha avuto luogo l’assemblea di chiesa per la nomina di 3 membri del Concistoro il cui
mandato era scaduto per compiuto
quinquennio.
Sono risultati eletti: Renato Breuza (riconfermato), Silvio Revel, Mauro Gardiol.
La comunità ringrazia gli anziani
Beniamino Grill e Virgilio Codino per
il loro fedele servizio e si felicita con
i nuovi eletti.
Il culto di Natale ha richiamato, come di consueto, molti fratelli e sorelle; vi è stata una larga partecipazione
alla S. Cena. La predicazione è stata
fatta sul testo Michea 5: 6-9: « Il resto di Giacobbe sarà come la rugiada... in quel giorno sterminerò i tuoi
cavalli... ».
Essa è giunta inattesa perché trattavasi di parte del sermone pronunciato in Ginevra da Giovanni Calvino
il 25 dicembre 1551. Le parole del
grande riformatore e la predicazione
del pastore hanno richiamato i fratelli a riconsiderare il valore della festività natalizia: « una realtà in sé
buona che corre il rischio di diventare idolatria che nasconde la fede, anziché servirla ». Dopo il sermone è seguita la lettura della preghiera pronunciata in quel lontano culto del 25
dicembre.
Nel pomeriggio di domenica 26 dicembre si è svolta nella nostra sala
la festa di Natale per i bambini della
Scuola Domenicale. Abbastanza numerosi, essi hanno cantato inni di lode
al Signore; quindi i più piccoli hanno
letto delle preghiere abbinate a dei
passi biblici, mentre i cadetti ci hanno dato un resoconto dell'attività svolta durante l’anno.
Venerdì sera, 31 dicembre, alle 21,
si è tenuto un culto liturgico con
S. Cena, presieduto dal pastore, con
la collaborazione degli anziani Costantino, Fornerone, Rivoira.
Matrimoni: Griglio Ivo e Bouchard
Loredana; Martinat Guido e Sadone
Maurizia.
Funerali: Attilio Mourglia; Martinat
Amelia ved. Grill.
Il periodo natalizio
San Germano Chisone
tiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiMiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiimiiiiiii
Il Natale tra i fanciulli
di Orsara di Puglia
Duplice Natale dei fanciulli nella nostra comunità tra quello dell’Asilo e
quello della Scuola Domenicale.
Le mamme che, quasi al completo,
parteciparono, nel pomeriggio del 22,
alla gioia dei loro piccoli trovarono
nella sala dei giuochi un bell’albero
gigantesco: merito della Donatina che
lo ha trascinato chi sa da dove, ma
merito anche dei bambini che per più
giorni si affaticarono attorno per adornarlo di fregi, di ori, di luci. Il pastore parlò alle mamme dell’affetto dei
molti amici evangelici, italiani e stranieri, che hanno a cuore questo servizio cristiano e che vogliono testimoniare al di là di ogni interesse umano o proselitistico della carità di Cristo che dovrebbe unire tutti gli uomini ad amarsi e servirsi vicendevolmente invece che divorarsi nella lotta
spietata di un egoismo senza confine.
Lesse quindi il bilancio dell’anno precedente esprimendo la soddisfazione
per il pareggio raggiunto. La maestra
Loffredo espone agli intervenuti il lavoro svolto in questo primo trimestre
dell’anno e mostra i molti lavori e disegni eseguiti dalle manine inesperte
ma volenterose dei loro bambini, tra
i quali primeggiano le pagine colorate del corso « Lavoriamo con gioia ».
In fine un’ora allegra attorno ad un
carosello di canti, di poesie, di giuochi, di girotondi, conclusa con un tè
e la distribuzione di un pacchetto natalizio ad ogni bambino.
Il primo dell’anno fu la volta dei
fanciulli della Scuola Domenicale che
hanno raggiunto quest’anno il numero di dieci e che speriamo compatto
e perseverante sino alla fine dell’anno.
In Chiesa, alla presenza della comunità, hanno testimoniato anche loro e
a modo loro, della speranza e della
letizia apportata al mondo dalla na
scita del Salvatore. Il culto oltre che
da] pastore fu presieduto dalle giovani Lucia Melchiorre e Rosalba Manna.
Un bravo a tutti, indistintamente, e
per le poesie e le preghiere e il dialogo ben riuscito.
P- g
A S. Germano il mese di dicembre
è trascorso con la solita « routine ».
Dopo il concerto di musica sacra offertoci dal Maestro F. Corsani e dalla nostra Corale alla fine di novembre, e di cui è già stata pubblicata la
cronaca su questo giornale, l’unico avvenimento degno di nota è stata la
riunione dei concistori del I Distretto che si è tenuta in chiesa, mercoledì 8 dicembre. Si è discusso sul problema dei matrimoni misti e delle
contribuzioni annue. A proposito del
termine « misto », riportiamo qui un
articolo degli atti del Sinodo 1971 in
cui si precisa: « Benché nell’uso corrente l’espressione « matrimonio misto » venga adoperata per indicare
quello tra un coniuge evangelico e uno
cattolico romano, in senso proprio essa va riferita piuttosto a quel matrimonio in cui uno solo dei coniugi è
credente in Cristo. Il matrimonio tra
credenti di confessioni cristiane diverse è meglio definito come « matrimonio interconfessionale ». A mezzogiorno i partecipanti si sono recati
nella vicina sala dove a cura dell'Unione Femminile era stato preparato
il pranzo.
Le celebrazioni natalizie iniziate con
i culti serali del 22-23-24 si sono concluse nel tempio con il culto di Natale, presieduto dal pastore G. Bertin,
mentre contemporaneamente l’A. E.
F. Bertinat assieme ad alcuni membri
della comunità ha celebrato il culto
alla Casa di Riposo.
Domenica 26 vi è stata la festa dei
bambini della Scuola Domenicale. Essi hanno rappresentato sul palcoscenico alcuni episodi biblici che erano
stati argomento delle lezioni dei mesi
precedenti e di cui si è cercato di mettere in evidenza le analogie con situazioni che si presentano nella vita di
ogni giorno. Il missionario Sig. Coisson ha poi proiettato alcune diapositive sulla vita che si svolge nelle lontane regioni da lui visitate. La simpatica riunione si è conclusa con l’accensione del tradizionale albero natalizio. Il 31 dicembre si è tenuto a Porte un culto con S. Cena e la domenica 2, sempre a Porte, vi è stata la
celebrazione natalizia della locale
Scuola Domenicale. Infatti il nucleo
valdese di Porte, che ufficialmente è
per la Chiesa un quartiere di S. Germano, ha già assunto le caratteristiche di una vera e propria comunità
autonoma, in cui si svolgono regolarmente culti e Scuola Domenicale.
Da un mese a questa parte numerosi sono stati i decessi. Ci hanno infatti lasciato: Peyronel Gino, dei Baimas; Paolina Bomno ved. Malvicini,
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinmiiMiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiintiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiMiii
A Frali I ragazzi della Scuola Domenicale
hanno invitato la chiesa al loro "culto di Natale"
Invito a tre incontri
sul problema dei matrimoni misti
Il Gruppo « Focolari misti » di Pinerolo e Valli invita tutte le persone
interessate a tre Incontri sul problema dei matrimoni misti:
a Torre Pellice - giovedì 20 gennaio alle ore 21, nella sala del Consiglio di
valle del municipio (ingresso posteriore), sul tema I matrimoni misti
nel movmento ecumenico
a Pinerolo - venerdì 21 gennaio alle ore 15, nei locali della chiesa valdese,
in Via dei Mille 1, sul tema: Esperienze di pastorale dei matrimoni
misti
a Perosa Argentina - venerdì 21 gennaio alle ore 21 sala del Centro « Il Torrente » in via Re Umberto' (cappella valdese) sul tema: Le conmnità
di fronte al matrimonio misto, pregiudizi, prospettive, speranze.
Agli incontri di Torre Pellice e di Perosa sono invitate in particolare
le coppie di sposi delle rispettive valli; rincontro di Pinerolo, aperto a
tutti, si rivolge particolarmente ai sacerdoti e ai pastori.
Il perìodo di Natale, prima delle grosse nevicate con gli inevitabili problemi di interruzioni di strade e di energia elettrica, è trascorso sereno.
La corale di Villar-Bobbio Pellice ha invitato la nostra corale a partecipare ad una serata a Bobbio il 15 dicembre. Neirìntervallo dei
canti il pastore Davite ha presentato una serie dì foto a colori illustranti l’attività della
Missione Evangelica contro la lebbra nella
Nuova Guinea destando parecchio interesse che
si è concretato in una nutrita colletta per
quest’opera. Siamo grati alla Corale di VillarBobbio per questo invito e per la serata fraterna di canti e di incontri che è stalo così
possibile di avere insieme. Durante il viaggio
di andata la co.rale si è fermata all’ex « padiglione » dell’ospedale di Torre Pellice a
cantare per le ricoverate.
Alcune sere prima la corale ha dato vita
nella scuola di Malzat ad un riuscito « doporìunione » che ha visto insieme membri del
quartiere e della corale in fraterna comunione.
Questo primo esperimento così positivo ci fa
sperare di poterli continuare in altri quartieri nel prossimo futuro.
Il venerdì prima di Natale è stato celebrato
il culto con Santa Cena per gli addetti al turismo. Ricordiamo che questo culto prosegue
per tutta la stagione invernale ogni venerdì
delle settimane in cui i minatori fanno il turno « di giorno m.
La sera del 25 i ragazzi della Scuola Domenicale hanno fatto il loro « culto di Natale »
invitando anche la comunità. Da alcuni anni
la festa dell’albero si è andata trasformando
in un vero e proprio culto « con predicazione
e colletta » come hanno spiegato i ragazzi alla
comunità convenuta. Naturalmente le caratteristiche sono diverse da quelle del culto domenicale. Un gruppo di ragazzi fa le letture
bibliche, le preghiere, indica i canti. La predicazione è dialogata e quest’anno è stata meditata e spiegata la vocazione di Abramo da parte
di un gruppo della scuola di Ghigo. Hanno
pure partecipato alcuni ragazzi di Villa. La
colletta raccolta in questa occasione e devoluta
a Villa Olanda ha fruttato oltre 57.000 lire.
Pramollo
Come sempre a Natale il culto
stato seguito da una buona assemblea; discreta la partecipazione
alla
S. Cena; la Scuola Domenicale ha portato il suo contributo col canto di un
inno dell’innario italiano. Un grazie a
chi ci ha fornito il pane per la S. Cena.
Domenica pomeriggio, 26 dicembre,
i bambini, circondati da un numeroso
pubblico, si sono ritrovati nella sala
delle attività intorno all’albero di Natale, che giovani e catecumeni avevano adornato.
Dopo una breve parte introduttiva,
gli alunni della scuola elementare,
coadiuvati da alcuni volontari, hanno
presentato un programma di recite e
di canti, curati per l’occasione con
particolare attenzione dall’insegnante
Signora Long Vanda, che ringraziamo.
Al termine tutti hanno ricevuto il tradizionale dono, grazie anche alla generosità di amici a cui va il nostro
ringraziamento.
Alla signora Peyronel Anna (Sapiat)
e famiglia, che ci ha donato l’abete
ed a tutti coloro che in vario modo
hanno collaborato a questa festa la
nostra gratitudine.
Gli ultimi giorni dell’anno ci hanno
portato un’abbondante nevicata che
per Capodanno raggiunse la bella altezza di un metro; per conseguenza
nessun partecipante al culto del primo giorno dell’anno 1972, che ha avuto luogo la prima domenica di gennaio.
Ci rallegriamo con i coniugi Long
Enrico e Ribet Enrichetta (Ervur) e
Jahier Levi e Jahier Elisa (Bocchiardoni) che, a suo tempo, hanno rispettivamente ricordato, circondati dai
loro familiari, il 60.mo ed il SO.mo anniversario del loro matrimonio. A questi fratelli ed a queste sorelle l’augurio fraterno di ogni benedizione nel
Signore.
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIMl"IIMIIIIIIIIIIIIIIIIIII|i||
PERSOIViaLIA
Il 18 dicembre si sono sposali, a Cinisello.
Aldo Visco Gilardi, gestore della Libreria Claudiana di Milano, e Floriana Bleynat. Il nostro augurio fraterno per la loro vita e per il
loro servizio.
delle Gorge; Bouchard Carlo, _ dei
Ciampetti; Soulier Giulia in Gilles,
dei Balmas; Long Nicoletta in Bergeretti, della Ciaboutà; Amalia Martinat
ved. Grill, della Casa di Riposo.
Sono stati battezzati: Balinas Valerio di Ugo e Marisa; e Rivoira Antonella di Sergio e Luigina.
Per quanto ritarda la predicazione
è da segnalare il culto preparato dai
giovani il 19/12, mentre nelle altre domeniche si sono alternati all’A.E.F.
Bertinat, i pastori: Giorgio Bouchard,
G. Bertin, A. Deodato, G. Tourn.
tiiimMimiiiiiiiiiiniiiiiMiMiimiiiiiiiiiimiiiiuiiniiuiim
Per il pulmino deil’Uliveto
Qualche tempo fa abbiamo rivolto un appello per far fronte alle riparazioni del pulmino dell’Istituto.
Mentre ringraziamo le persone che generosamente hanno contribuito, rinnoviamo la nostra urgente richiesta: mancano ancora lire
300.000.
Grazie fin d’ora a chi vorrà aiutarci.
Fede Miletto, Torino L. 2.000; Pastore Geymet 2.000; Scuola Domenicale, Torino 20.000;
Sig. Montaldo, U.S.A. 18.247.
Dopo breve malattia è mancata
Mary Rostan ved. Tron
Lo annunciano; il figUo Mario (Uruguay), parenti e anjicl.
Un ringraziamento particolare alle
Suore della Casa delle Diaconessa, al
dott. Gardiol, ai Pastori Sonelli e
Taccia.
«Ora, o mio Signore, tu lasci
andare in pace il tuo servo »
(Luca 2; 29)
Torre Pellice, 6 gennaio 1972.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Stefano Odorico Ricca
riconoscente ringrazia i Dottori De
Bettini e Rostan, la Direzione e il
personale dell’Ospedale Valdese, il pastore sig. Coisson e tutti coloro che
hanno preso parte al funerale e le
sono stati vicini nella lunga malattia.
«Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati e
io vi darò riposo »
(S. Matteo 11: 28).
Angrogna XPoisson), 7 genn. 1972.
RINGRAZIAMENTO
Le figlie di
Lidia Rivoir v. Avondet
profondamente commosse, per la dimostrazione di simpatia avuta in occasione della dipartita della loro cara Mamma, ringraziano in modo particolare il dott. Enrico Gardiol, la Direttrice e il Personale dell’Ospedale
di Torre Pellice, e tutti coloro che
hanno preso parte al loro dolore.
Luserna S. Giovanni 14 gennaio 1972.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Omar Codino
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto tributata al loro Caro scomparso, ringraziano tutti coloro che con scritti e
parole di conforto hanno preso parte
al loro dolore.
Esprimono un particolare ringrazia
mento al Past. Marco Ayassot e al
dott. Ros Sebastiano Raul.
« Il mondo non mi vedrà più ;
rria voi mi vedrete, psrché io
vivo e voi vivrete ».
(Giov. 14: 19)
Prarostino, 14 gennaio 1972.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Alfredo Giocoli
profondamente commossi per le dimostrazioni di affetto, di stima e di
simpatia tributate al loro caro, nell’impossibilità di farlo singolarmente,
ringraziano di cuore tutti coloro che
con presenza e con scritti hanno partecipato al loro dolore. In particolare
i pastori Alberto Ribet e Giovanni
Scuderi.
Roma, novembre 1971.
Per un disguido di cui ci scusiamo vivamente, questo ringraziamento compare con grande ritardo.
Red.
y :
6
jag. 6
N. 2 — 14 gennaio 1972
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
IN JUOGOSLAVIA
L’obiettore
e il liberale
Come molti lettori ricorderanno,
qualche tempo fa il senato italiano ha
votato una legge relativa all’obiezione
di coscienza, legge che, per essere approvata, deve ancora avere il voto della camera dei deputati. Si tratta di
una legge discriminatoria e poco democratica in quanto richiede al « candidato » particolari doti e atteggiamenti e inoltre prevede un periodo civile sostitutivo superiore di otto mesi a quello della durata del servizio
militare.
Per evitare la decisiva sanzione di
una simile legge diverse organizzazioni antimilitariste, pacifiste e non violente, fra cui la Lega per il riconoscimento dell’o.d.c., stanno facendo tutto il possibile presso i deputati affinché presentino degli emendamenti tali
da dare alla legge definitiva una fisionomia più consona allo stesso spirito
della Costituzione, che sancisce il diritto alla libertà di opinione e di coscienza.
Fra le varie iniziative vi è stata anche quella di inviare ai vari deputati
regionali delle cartoline già stampate
che richiedono appunto il loro impegno per una tale profonda, radicale
revisione.
Una di queste cartoline è pervenuta a un deputato liberale del pinerolese ed egli ha risposto sul settimanale valligiano di pari ispirazione politica, il Penice, dicendo che lo scopo
delle cartoline è del tutto fallito, avendone egli ricevuto una sola. Allora l’onorevole non immaginava che chi gli
aveva inviato la cartolina era un exufficiale superiore che una ventina di
anni fa aveva rinunciato al grado e ai
relativi privilegi in segno di protesta
per il processo e la condanna del primo obiettore di coscienza, Pietro
Pinna.
Evidentemente il mittente della cartolina (come lo dimostra la sua lettera pubblicata sul n. 51 del suddetto
foglio) conosce bene l’atteggiamento
liberale sull’o.d.c.: con questo suo gesto ha voluto riproporre a noi tutti
questo problema che va facendosi
sempre più turgente e importante. È
noto infatti che il partito liberale non
potrà mai accogliere le istanze degli
obiettori. Lo stesso onorevole lo conferma senza equivoco: egli infatti si
dichiara contrario « per principio » alla o.d.c. Anzi, si dichiara fautore della sostituzione dell’attuale servizio di
leva mediante un esercito di volontari « a lunga ferma » fortemente specializzato che ovviamente è ancora assai « pericoloso » perché sarebbe un
cieco (e ben pagato) esecutore di ordini.
Lasciando poi da parte la « serenità » e la quasi « allegria » con la quale i giovani compiono il servizio militare, nella parte finale dello scritto
dell’onorevole viene affermato che la
guerra è una realtà e può « piombare
addosso anche e specialmente ai popoli più pacifici » e che il problema
« non si può risolvere col disarmo unilaterale di qualche paese ».
È proprio qui che il nostro disaccordo è totale. Non vediamo infatti
altro mezzo, per evitare guerre future, se non delle vaste iniziative popolari che dal basso impongano ai propri governi un disarmo totale, anche
unilaterale. Non sono certo gli attuali
e i futuri accordi (tanto illusori quanto temporanei) fra i vari potenti di
turno a eliminare il rischio delle guerre, né tantomeno la nefasta politica
dei blocchi militari. Le guerre si eliminano solo eliminando le armi e
quindi le forze armate. E non si agiti
lo spauracchio della nazione che viene assalita o fagocitata perché disarmata e neutrale: al contrario, essa potrebbe costituire un valido esempio e
esercitare una funzione pionieristica.
È proprio nel ricordo — come dice
l’onorevole — dei padri che hanno fatto il « glorioso rimpatrio » o il « risorgimento » o anche in quello più recente e doloroso (perché vissuto) della
« resistenza » che occorre dire « NO »
agli eserciti e a ciò che essi_ rappresentano: repressione, forza distruttrice, spreco giornaliero di miliardi che
sarebbero tanto più utili se diversamente utilizzati.
Ricorderemo concludendo una frase del defunto presidente americano
Kennedy, che pure ha avuto le sue
gravi responsabilità nella guerra del
Vietnam: « Dobbiamo affrontare la
verità che la gente non è stata terrorizzata dalla guerra in misura sufficiente da forzarla a superare ogni limite piuttosto di avere un’altra guerra... La guerra esisterà fino a quel
giorno lontano in cui l’obiettore di coscienza godrà della reputazione di cui
gode oggi il guerriero ».
Sta a noi tutti di fare in modo che
questo giorno si avvicini il più presto
possibile.
Dall’esilio (dalla Grecia)
alla prigione (in Italia)
Lo zelo poliziesco (degno di miglior
causa) di un commissario romano di
p. s. ha condotto all’arresto dell’esule
greco Othon Lefas Tetenes, appena
giunto in albergo il 6 novembre scorso.
Procediamo con ordine, sulla scorta
dell’informazione data nel n. 1 de L’E
spresso. Il Tetenes, quarantaseienne,
già sindaco di una cittadina vicino ad
Atene, esponente del partito radicale,
editore e direttore di un quotidiano
e di un settimanale, era il tipico notabile progressista prima dei colonnelli. Di fronte all’ondata repressiva di
questi ultimi, ed ai conseguenti arresti del 20 aprile 1968, Tetenes decide
di fuggire all’estero. Mentre sale in
auto arrivano i poliziotti, uno si aggrappa alla portiera, ma poi cade, a
seguito di una brusca accelerata del
fuggitivo, producendosi escoriazioni
guaribili in meno di dieci giorni.
Tetenes riesce a raggiungere la Germania, ove ottiene asilo politico e lì
apprende che è stato condannato dal
tribunale di Atene a quattro anni per
« lesioni ». Passa il tempo e altri « reati comuni » si accumulano sulle sue
spalle in patria. Viene condannato per
« bancarotta fraudolenta » e per « truffa ».
Come giustamente commenta il
giornale, è la tecnica del fascismo
greco che trasforma un esule politico
in delinquente comune, in modo da
poterne ottenere l’estradizione non appena capiti in un paese complice. La
cosa non funziona in Germania, né in
Gran Bretagna (dove intanto l’esule
si è recato) e funziona puntualmente
in Italia. Non appena giunto da noi,
il sullodato commissario lo arresta, a
Rorna, avvalendosi di un articolo del
codice che permette quest’operazione
« sulla sola conoscenza dell’ord ne di
cattura greco ».
Per fortuna il procuratore generale
non condivide lo zelo poliziesco: giudica illegittimo l’arresto e ordina la
scarcerazione dell’esule. E mezzogiorno e la burocrazia italiana richiède, il
suo tempo per l’esecuzione delTordine. Assai più zelante, qualcuno della
amministrazione giudiziaria si precipita ad avvisare Atene. Decisamente
più veloce, la burocrazia del fascismo
internazionale agisce subito e nel pomeriggio arriva il mandato di cattura tramite Criminalpol. Lefas Tetenes
rimane a Regina Coeli. I suoi legali
riescono a tirarlo fuori in libertà provvisoria su cauzione di cinque milioni.
Viene da chiedersi: e se si fosse
trattato di un poveretto senza risorse
economiche? Probabilmente a quest’ora sarebbe già in qualche carcere
greco a scontare le pene dei suoi
« reati comuni ».
Roberto Peyrot
1 vecchi demoni
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
COLONIALISMO TENTACOLARE
« Non credete agli occidentali, capaci soltanto di vendere o comprare »,
scrisse lord Byron in una poesia dedicata ai greci. Ed è quel che accade ancor oggi, dopo un secolo e mezzo. Nell’ultimo numero pubblicato di « Grecia », mensile di informazione della resistenza greca (n. 23 dell’ottobre 1971),
si leggono infatti le seguenti notizie.
« L’industria automobilistica nazionale (greca) ha finalmente un nome... Renault. L'accordo ha "impegnato” i colonnelli, che potranno fin dai prossimi
mesi posare le targhe sulle prime automobili... greche.
L’oneroso appalto ha avuto recentemente la consacrazione della gazzetta
ufficiale dei fascisti, che con la preferenza accordata alla Renault hanno fatto ancora crescere il peso del capitale
francese nel Paese.
Lo abbiamo già detto: sui colpi messi a segno sotto questo regime, un giorno il popolo greco vorrà veder chiaro ».
Ma i capitalisti italiani non si lasciano certo battere da quelli francesi in
materia di affari internazionali. « Il
volto gorillesco e l’ideologia militar-fascista del regime greco non sono stati
né saranno mai Un impedimento agli
affari.
B una regola dalla cui religiosa applicazione il capitano d’industria ha
sempre atteso il proprio tornaconto.
Se non conosciamo ancora l’eccezione
all’infame norma con la quale in nome
del denaro si prescinde da tutti e da
tutto, conosciamo tuttavia l’esempio
più recente, che ha avuto per protagonista il magnate dell’industria automobilistica italiana, da quattro anni in attesa dell’affare nella riserva di caccia
del capitalismo europeo e d’olire Atlantico. Una volta per tutte è riuscito a
far centro ed ha sottoscritto con l’armatore greco Niarchos un sostanzioso
accordo d’investimento al 30% per la
costruzione d’una fabbrica per motori
Diesel da impiantare in Grecia.
Quando si parla di... crisi, da certi
pulpiti, è facile intenderne il significato,
ben compreso (da tempo) dai lavoratori greci e da quelli italiani ».
Ma noi abbiamo torto di voler distinguere i capitalisti italiani da quelli
francesi. Nulla di più antinazionalista
del capitalismo, nulla di più antideologico, nulla di più spregiudicato: perché l’universalità e la forza del capitalismo stanno, tutte e sole, nell’amore
insaziabile delle ricchezze (Ecclesiaste
5: 10). Ciò spiega anche il polimorfismo
di ogni attività del capitalismo: nel caso nostro, del colonialismo capitalista
che sa adattarsi alle più svariate situazioni storiche.
KURT WALDHEIM
E austriaco, nuovo segretario generale deirONU.
« Egli ha l’intenzione di esercitare,
nelle sue funzioni a capo deU’ONU, una
diplomazia “preventiva". È quel che
eii'isT'gB da un'ifitBvvistcì du lui uccovdcita allo "Spiegel” (settimanale di Amburgo), da questo pubblicato lunedì 3
gennaio. "L’esperienza ha dimostrato,
ha detto il Waldheim, che gli Stati
membri si rivolgono con eccessivo ritardo al Consiglio di sicurezza, cioè si
rivolgono quando il paziente e già malato”. Il segretario generale ha dunque
lasciato capire che, nell’eventualità di
una crisi egli farebbe più largo uso del
proprio diritto di convocare, con spontanea iniziativa, il Consiglio di sicurezza. Questo fatto non si produsse che
una sola volta nella stona dfl ONU,
cioè in occasione della crisi del Congo.
"Coloro che si aspettano che io dia
prova di debolezza come segretario generale deU’ONU, si sbagliano (ha ancora dichiarato il Waldheim). Le maniere
concilianti non escludono la fermezza.
Naturalmente mi rendo conto del fatto
che il segretario generale deve conoscere i propri limiti. Ma nel quadro di tali
limiti, egli può e deve esser tanto attivo
quanto possibile”.
Parlando del M. Oriente, il Waldheim
ha dichiarato allo "Spiegel” di ritenere
essenziale che Gunnar Jarring, inviato
speciale dell’ONU, insista nei suoi sforzi di mediazione. "La misura in cui allora interverrò io stesso, dipenderà dai
nuovi sviluppi”.
Alludendo al fatto che l’ONU non è
per nulla intervenuta nel recente conflitto Indo-pakistano, Waldheim ha dichiarato: “Non nego che l’ONU attraversi una crisi profonda, una crisi di
fiducia”.
Per riuscire a superare una tale crisi, il Waldheim si propone di procedere
ad una riorganizzazione dell’ONU, per
dare a questa una più efficace struttura. “Mi sforzerò (ha detto) d’attirare
delle personalità di prima grandezza”».
Se il successore di U Thant sarà capace di ridar dignità, autorità, forza ad
un’istituzione decaduta quanto l’ONU
(cfr. l’articolo « La nuova Santa Alleanza » nel precedente n. della « Luce »),
egli avrà dimostrato di possedere doti
(oseremmo dire) quasi ...sovrumane!
(Da un articolo su «Le Monde» del
5 gennaio 1972).
tiitiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiMiMiiiiiiiiiiinii"'i!:iiii;niiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiimiii
Ripensare, in situazioni nuove,
la nostra attività diaconaie
Abbiamo già sottolineato, in queste
nostre pagine, la rinascita del nazionalismo croato (si vedano in particolare,
gli «Echi della settimana » pubblicati
nel n. 50/1971) nei suoi aspetti preoccupanti per la vita della Federazione jugoslava, non solo in quanto nostra immediata vicina, ma in quanto elemento
di forte importanza nell’« equilibrio »
— se così si può chiamare — europeo e
mondiale. Su « Réforme » del 25 dicembre 1911 abbiamo letto questo articolo
dello specialista “orientale” di quel periodico, noto per una lunga serie di
opere quale studioso attento dei paesi
e dei regimi comunisti; e ci è parso utile tradurlo per i nostri lettori.
red.
« Perché l’Occidente non ci capisce? »
— mi chiede uno scrittore croato —
« Perché non capisce che quel che è toccato ora ai nostri capi, Tripalo, Savka,
Dubcevic-Kucar, Purker, Bijalic rassomiglia assai alla sorte toccata a Dubcek, Smrkovsky, Kriegel e gli altri dirigenti ceki e slovacchi nel 1968? Belgrado ha soffocato la primavera di Zagabria ».
Di fatto vi è una certa somiglianza
fra i due avvenimenti. I capi del partito comunista croato si sono presentati
come avvocati, nel grande dibattito aperto in Jugoslavia sulla « federalizzazione della federazione », delle rivendicazioni dei loro compatrioti che si consideravano lesi, sia in campo economico che in campo amministrativo, dalle
misure oppressive delle autorità federali di Belgrado. Comunisti, erano pure
patrioti.
COME A PRAGA
D’altro lato il vigoroso « movimento
di appoggio » ai dirigenti sviluppatosi
in Croazia a partire dalTanno scorso in
risposta alle pressioni « centraliste »
non è neppure esso senza analogie con
il « movimento d’appoggio » a Dubcek.
Come quest’ultimo, il movimento croato si è manifestato inizialmente negli
ambienti intellettuali, presso ‘ gli studenti; ha invasò il partito, le organizzazioni sociali; ha conquistato la classe
operaia. Nell’autunno una febbre nazionalista dominava il paese. Ma ecco che
i portavoce degli studenti arrabbiati
non si accontentavano più di una sovranità limitata dalla federazione. Impazienti, esigevano la sovranità totale,
forze armate, finanze, diplomazia indipendenti. Più di quanto potesse ammettere Tito, autore della riforma liberale adottata nel luglio scorso, ma
preoccupato soprattutto di lasciare ai
suoi successori una Jugoslavia unita,
capace di salvaguardare la propria indipendenza.
Tanto più che gli eccessi nazionalisti
— vi sono stati eccessi — hanno schierato contro i Croati la maggior parte
(Segue da pag. 1)
9. - Ma la preparazione tecnica non
è sufficiente. Uno dei problemi sempre aperti è la qualificazione evangelica dell’opera. Come manifestarla? In
modo implicito, esprimendo una linea
di comportamento ispirata all’agape
di Cristo, a tutti i livelli e in tutti i
rapporti umani, creando una struttura di rapporti sempre meno gerarchizzata, ma aperta alla fraterna collaborazione, dove anche il personale sia
coinvolto e responsabilizzato al livello
delle decisioni. Fa parte della testimonianza implicita il rapporto con gli
assistiti, nel rispetto della dignità di
ogni persona: essi non devono mai essere considerati come meri oggetti
dell’attività assistenziale.
Nelle comunità a carattere permanente (anziani, minori), quando possibile, sarebbe coerente organizzare delle assemblee in cui gli ospiti siano
attivamente coinvolti nei problemi
della comunità.
La testimonianza implicita dev’essere affiancata dall’annuncio esplicito
dell’Evangelo, nel pieno rispetto della
coscienza di ognuno, nei modi e nelle
forme che saranno giudicati possibili
e opportuni.
L’attività del Centro Diaconale.
Privo di qualsiasi veste giuridica c
responsabilità amministrativa, il Centro Diaconale ha esercitato, come è
stato detto, una mera funzione di collegamento tra i collaboratori interni
degli istituti, secondo il loro proprio
settore di attività, cercando di stimolare la riflessione intorno ai problemi
suindicati e stabilendo qualche contatto con vari organismi ed enti assistenziali.
Il programma tracciato all’inizio
dell’anno aveva una prospettiva più
vasta di quanto si sia potuto di fatto
realizzare. Prevedeva riunioni settoriali del personale degli istituti per
anziani, per minori, ospedalieri e delle scuole materne, studio della situazione sociologica locale e ambientale.
contatto con le chiese e con gruppi
giovanih al fine di compiere un’opera
di sensibilizzazione ai problemi della
diaconia evangelica, ed infine organizzare corsi di preparazione e di aggiornamento. Di tutto questo programma
si sono attuati soltanto due punti: i
contatti del personale degli istituti per
minori e degli istituti per anziani. La
limitazione del tempo a disposizione
di chi ha dovuto strutturare ed organizzare il lavoro ha impedito lo svolgimento del programma maggiore. Ci
pare tuttavia che la questione sia di
un certo rilievo, e dovrà trovare la
sua soluzione in una ristrutturazione
generale di tutto Tapparato diaconale
della Chiesa.
Illllllllilimiiililllllllllllllllliliiiiinilllilliiililliiiliilliliu
I diritti deli’uomo
nelle prigioni
Sotto questo titolo il Consiglio d’Europa
pubblica un opuscolo dedicato alle garanzie
riconosciute ai detenuti nel quadro della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La
Commissione europea dei diritti dell’uomo
precisa infatti che su 5.000 richieste che le
sono state rivolte nel primo semestre del 1971,
circa il 40% proveniva da detenuti.
IlillllllllllllllllllllllllllIMMIIIIIIIIinilllllIllllllilllllllllllll
Anche in Svizzera,
il giornale a scuola
Come già avviene in alcuni paesi, fra cui
la Danimarca, la Francia, l’Italia, gli U.S.A.,
la lettura e Tanalisi della stampa rientrano
ora fra i programmi scolastici in varie scuole
di Ginevra. È infatti provato che il quotidiano è un mezzo eccellente per legare Tinsegnamento all’attualità e per sviluppare lo spirito critico dei giovani. L’esperienza pilota di
Ginevra, appoggiata dall’UNESCO, sarà progressivamente estesa in altre regioni del paese; verrà organizzato un seminario per famigliarizzare gli insegnanti con la nuova materia pedagogica.
dei dirigenti delle altre repubbliche, ad
eccezione del capo assai liberale dei comunisti macedoni, Crvenkovsky. Gli
estremisti hanno pure fatto il gioco degli elementi conservatori che, in Serbia
e altrove, non hanno mai nascosto la
loro diffidenza nei confronti delle misure di decentralizzazione e di democratizzazione attuate a partire dal 1966.
Quanto a Tripalo, alla signora Dubcevic e ai loro compagni, sottoposti alla
pressione contradditoria delle autorità
federali e dell’opinione pubblica croata
•— come in precedenza Dubcek lo fu a
quella delle autorità moscovite e delTopinione pubblica ceka — sembravano perdere il controllo della situazione.
Sicché sin dal 2 dicembre il vecchio
maresciallo si decise per una soluzione
autoritaria della crisi.
SALVO IL SANGUE :
Ma il parallelo si ferrpa a questo
punto. In'primo luogo perché Tito non
è Brejnev. Per pacificare'la Croazia in
effervescenza non ha fatto marciare
l’esercito su Zagabria né ha fatto arrestare i dirigenti croati. Il sangue non è
stato versato in Croazia e ci sono buone speranze che la purga del partito
croato e le misure di disciplina prese
nei confronti di studenti, professori,
intellettuali etc. non avranno che
carattere provvisorio e non preluderanno alla restaurazione di quell’ordine
staliniano che il maresciallo Tito è stato il primo capo comunista a sconfessare.
Fino a nuovo ordine, bisogna credere
che, dopo aver dato prova di autorità,
Tito prenderà in considerazione le rivendicazioni legittime dei Croati e getterà sulla bilancia tutto il proprio prestigio per guarire le piaghe, per riconciliare i fratelli nemici. Serbi e Croati,
l i cui collaborazione liberamente consentita è indispensabile alla sopravvivenza della Repubblica.
MODELLO SOVIETICO
Evidentemente, per capire questi avvenimenti, occorrerebbe fare tutto un
corso di storia sulla Jugoslavia che,
realizzando i vecchi sogni degli Slavi
del sud, edificandosi sulle rovine della
monarchia austro-ungarica, ne ha ereditato le contraddizioni nazionali e sociali. Ricordiamo soltanto che i popoli
che nel 1918 si associarono per formare il nuovo Stato — Serbi, Croati, Sloveni, Macedoni —, malgrado le loro affinità linguistiche e le loro comuni aspirazioni alTindipendenza, avevano tradizioni culturali, religiose, livelli di sviluppo troppo diversi per integrarsi facilmente in uno Stato unitario e fondersi in un’unica nazione. La sola formula che avrebbe permesso la loro
simbiosi fraterna sarebbe stata una federazione di Serbi, Croati e Sloveni. Ma
i Serbi, vincitori della guerra del 1914,
epno troppo attaccati alla loro concezione di uno Stato unitario per ascoltare i suggerimenti fatti loro in questa
direzione. Dopo dieci anni di lotta confusa, Zagabria dovette piegarsi, nel
1929, alla dominazione di Belgrado. Di
qui quel sentimento di frustrazione dei
Croati, analogo a quello che gli Slovacchi nutrono nei confronti dei Ceki, a
quello dei Fiamminghi, degli Irlandesi,
dei Canadesi francesi, di tutti popoli
d’Occidente e d’Oriente che soffrono di
crisi d’identità e di sviluppo. Fra il 1941
e il 1944 gli Ustascia di Pavelic avevano
sfruttato in modo mostruoso questi risentimenti; ma gli Ustascia, bisogna
sottolinearlo, non furono che una minoranza protetta dai nazisti e dai fascisti; i Croati presero parte alla resistenza, si arruolarono in massa sotto la
bandiera di Tito.
Si è pensato che il regime comunista
scaturito da questa resistenza, traendo
gli insegnamenti del passato, avrebbe
dato soluzione definitiva al problema
nazionale. Purtroppo il modello di federazione al quale ci si ispirava l’indomani della guerra, è stato il modello
sovietico, nel quale concessioni formali
al principio federalista non fanno che
dissimulare la struttura reale, unitaria,
centralizzata, poggiata sui fattori integratori costituiti dal partito, dall’esercito, dalla polizia. Una volta ancora i
Croati — e, in misura minore, gli Sloveni, i Macedoni, la forte minoranza albanese — si sentirono giocati. Certo,
finché dominava il pugno di Rankovic,
ci si accorgeva appena dei risentimenti
che covavano sotto la cenere. Ma appena Tito avviò, nel 1966, la riforma del
sistema, appena la censura fu allentata
e così la pressione poliziesca, affiorò la
nazione reale con tutti i suoi conflitti
d’interessi e di ambizioni, con tutti i
suoi vecchi rancori e le sue vecchie
ostilità.
Ora, la lezione della storia è chiara:
la Jugoslavia unita e indipendente è necessaria alTequilibrio dell’Europa. Ma
l’unità della Jugoslavia non può essere
fondata che su di una concertazione
sana e franca, non può essere che democratica e federale.
François Fejto
Direttore responsabile; Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)