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ECO
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICB
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno xcv - Num. 32
Una copia Lire 4 0
DELLE mm VALDESI _____________________________________________________
AnnrtNiME'iu'ri \ 2-800 per l’estero | Spedizione in abbonamento posule . I Gruppo I TORRE PELLICE 6 A^sto
ABBONAMENTI / Eco: L. 2.000 per l’interno I_Cambio di indirizzo Li»“- 50_I Ammin. Claudiana Torre PeUiee ■ C.CP. 2-17557
Nel ventesimo anniversario deiia sua apocaiUtica disiruaione
HIROSHIMA
Questa città del Giappone occidentale, costruita su sette isole, formate
dai numerosi rami del basso corso
del fiume Ota, qualche giorno prima
di quel terribile C agosto 1945 si presentava superlf^tivamente bella con
le sue strade rettilinee, intersecantesi
regolarmente, sul modello delle città
cinesi.
1 suoi abitanti, intenti a svolgere i
lc.ro traffici del riso, degli agrumi, del
pesce e dei manufatti prodotti dalle
loro industrie, furono improvvisamente terrorizzati, quel giorno, dallo scoppio della bomba infernale, che pro\ocò la morte di oltre novantamùla
persone, senza calcolare lo scempio
che gli effetti radioattivi produssero
il) );eguito fra i sopravissuti
Come e perchè si arrivò all’eccidio?
Tenteremo di ricostruire brevemente quel doloroso periodo storico, in
cui molti di noi fummo atterriti e at
tor ili spettatori.
1 ^rminata la guerra in Europa, i
pat i del nostro Continente erano
qu; ii estenuati dalla fame. In varie
zoi '■ le seminagioni non erano state
ne? iineno eseguite, oppure i raccolti
era lo andati distrutti. In molti casi
la tagione era molto avanzata e non
otè provvedere ad altre semine.
Vmerica, la Russia, l’Inghilterra
Francia erano consapevoli di que;rave stato di disagio ed avevano
1 rinteressfc che anche la guerra
iiappone fosse terminata al più
pre ito.
F temeva che la morte del Presidei.'e degli Stati Uniti, Franklin Delan Rooselvelt, avvenuta il 12 aprile
194 a,vesse potuto sconvolgere i Pia^
si
1
e 1'
sto
tut
in
“ Padre onnipotente che ascolti le preghiere di coloro che Ti
Oliano, Ti chiediamo di assistecoloro che si avventurano
•Ile profondità del cielo e che
: avanzano nelle linee nemii se. Proteggili, mentre compio; o i voli loro comandati. Pos) ¡no essi fare Tespcrienza della
. ua forza e della Tua potenza
Í con il Tuo aiuto, affrettare la
1 le della guerra. Ti chiediamo
! ie la pace torni presto sulla
Í- rra.
Gli uomini che questa notte
i¡ j-ndono il volo siano sotto la
't !ia protezione e ritornino a noi
sani e salvi. Continueremo la
nostra strada confidando in Te,
poiché siamo sotto la Tua protizione, ora e per Teternita.
.filien ».
¡ Preghiera pronuncUtla da un cappeììano luterano, nella base aerea delrisola di Tininn, prima del decollo
didrnppnrecchio che portava la bomba su Hiroshima: è chiaro che la responsabilità di questa « bestemmia
cristiana » non è di un uomo soloi.
ni della politica estera alleata, rna la
immediata assunzione della presidenza da parte di Harry S. Truman
— il quale fin dalla prima conferen
za stampa alla Casa Bianca aveva
fatto intendere che nulla sarebbe st^
to mutato — rasserenò gli ^mi, ed
I paesi alleati poterono assistere ad
una serie di provvidenze e avvemmenti che davano per certa una completa e ^aduale sistemazione dei paesi colpiti. , ,
Il periodo tra aprile e ago^p. dei
1945 fu particolarmente denso di azioni tendenti ad affrettare il ristabilimento della pace, anche se ciò costo
— come abbiamo accennato sopra
sacrifici enormi da parte del Giappone.
In Europa, è vero, la guerra era nnita. Mussolini e Hitler erano già
scomparsi dalla scena, ma dopo la
vittoria non mancarono le complicazioni e i contrasti. Inglesi e americani non furono d’accordo con i russi,
non soltanto sulla questione polacca,
ma neppure sui problemi riguardanti
la futura sistemazione degli altri paesi vinti. De Gaulle avanzò prete^ m
Val d’Aosta e fece pressioni in Siria
e nel Libano, creandovi un vero vespaio, ma tanto le sue mire sull Italia, quanto le assurde pretese nel Levante furono frustate dal pronto intervento dei governi inglese, russo e
americano.
Dopo la Francia fu la volta del Maresciallo Tito con le sue ambiziose
mire nazionalistiche su Trieste e la
Venezia Giulia, che resero labOTiose
e difficili e trattative fra W. Chur
chili, Stalin e Truman per la CTeazione delle sue famose zone A e B.
^lopo qualche tempo di permanenza a Hiroshima, prima o poi si
sviluppa una seconda vista per le
rovine . Dietro le bianche facciate dei
nuovi buildings sì scorgono allora misere travi incurvate: le luci al neon
impallidiscono, ridotte a un ammasso
di frammenti di vetro e di fili: gli alberi rigogliosi intristiscono: le ampie
strade sembrano disseminate di macerie e cenere. Nella "nuova Hiroshima"
si acquista anche un udito particolare
ai suoni minori della paura e della
malattia, che non possono essere soffocati dal frastuono della ricostruzione. La paura e l'orrore ricompaiono
ostinatamente nella vita quotidiana ».
Robeht Jlnok
in Hiroshima, il giorno dopo
Il 17 luglio, intanto, Truman, Churchill e Stalin si riunivano a Potsdam
per gettare le basi per una definitiva
pace in Europa e studiare gli accordi
preliminari per la conclusione della
guerra in Giappone dove si '.oinbaiteva ancora, come se quanto era avvenuto in Europa non potesse mini
mámente infiuire in quel settore
I comandanti giapponesi furono ripetutamente invitati ad arrendersi,
ma anche dopo l’ultimatum del 26 luglio, concordato fra i ì< tre grandi »,
ia lotta non accenn.ava a diminuire.
Fu allora che il governo degli U. S.
fece ricorso al Comitato Nazionale
delle Rii-erche, costituito da un gruppo di scienziati americani e dai nostro esimio connazionale Enrico Fermi ; ma la decisione di lanciare la
bomba atomica — come dichiara lo
stesso Truman nel libro delle sue memorie (Voli. I - Edizione Mondadori
1956) — spettava unicamente al Presidente.
Fu ima delle più gravi decisioni della Storia e la città di Hiroshima, il
6 agosto 1965, venne ferocemente colpita e rasa quasi completamente al
suolo. Il giorno 9 la stessa sorte toccò alla città di Nagasaki, nell’isola di
Kiu-sciu.
Gli effetti furono disastrosi e indussero i giapponesi alla resa, che
venne firmata il l‘> settembre 1915
sulla corazzata « Missouri ».
Con estrema freddezza Traman dichiarò al suo popolo e al mondo ;
« Io consideravo la bomba atomica
come un’arma militare, e mai ebbi alcun dubbio che essa non dovesse essere usata. Le più alte autorità mihtari ne raccomandavano l’impiego, e
quando ne parlai a Churchill, egli
senza esitazione alcuna mi disse che
era favorevole alTimpiego della bomba se essa poteva aiutare a mettere
fine alla guerra».
La guerra, infatti, ebbe termine,
ma tutto il mondo civile e gran parte
del popolo americano rimasero atterriti di fronte alle notizie sui disastrosi bombardamenti atomici e sulle
terribili conseguenze radioattive prodottesi e sviluppatesi via via anche
negli anni successivi.
II Presidente Truman, che pure doveva essere un uomo timorato di
Dio, non so — dopo una decisione di
quel genere — come abbia potuto armonizzare la sua coscienza di creden
te ohe ordina ai suoi fratelli di uc
cidere, con l’amorevole legge del Si
gnore che ordina ad amare anche i
nostri nemici... Per gli uomini di Stato, specie per quelli che professano la
fede cristiana, situazioni come quelle
non possono non togliere la pace della
anima. Vero è che essi, insieme ai loro
capi militari, sono talvolta obbligati
ad agire anche contro coscienza, ma
il trovarsi coinvolti in simili frangenti deve essere, pare a me, la cosa più
terribile di questo mondo.
Ma anche il resto deU’umanità era
in quegli anni così disorientato che
aveva perso ogni senso di autocontrollo e di equilibrio. Le forze della
pace, forse perchè non seppero o non
poterono organizzarsi in tempo, furono travolte dalle potenze demoniche
dell’odio e della guerra.
Truman, Stalin, Churchill ed i loro
generali furono crudeli contro i loro
nemici, così: come lo furono i nostri
e come gli altri lo furono con noi, ma
subito dopo la guerra vedemmo le
stesse persone aH’opera per la ricostruzione dei paesi da loro distrutti...
Incredibile e strano, ma gli uomini, a volte, sono un po’ come i coccodrilli: distruggono, devastano, uccidono e saccheggiano in tempo di
guerra, poi piangono sulle rovine di
cui essi stessi sono stati la causa, e
cercano di riabilitarsi, forse c lacare
anche l’ira e il giudizio di Dio, percnè
uccidendo e facendo uccidere non si
sono ricordati od hanno finto di non
ricordare il sesto comandamento divino !
Hiroshima è ormai ricostruita, nelle sue nuove strade rettilinee, i suoi
abitanti — dopo vont’anni dall’immane disastro — vanno e vengono per i
loro affari, ma nel volto piagalo e
sofferente dei sopravvissuti nermango^o i segni della più mostruosa crudeltà,
Giacomo Spanu
XV AGOSTO
La festa del XV agosto avrà luogo nel territorio della comunità di
S. Secondo, sotto i castagni della panoramica località Brusiti.
La località è raggiungibile a piedi da S. Secondo in 20 minuti per la
strada carrozzabile. Gli automezzi potranno accedere al luogo stesso
della riunione dove sarà sistemato un parcheggio per tutti i veicoli.
Dal centro di S. Secondo, sia per chi proviene da Torre Pellice che
per chi giunge da Pinerolo, cartelli indicatori segnaleranno la direzione
della località Brusiti. Giovani della comunità di S. Secondo provvederanno a smistare i veicoli sul luogo del parcheggio. Si prega di attenersi alle loro indicazioni.
Sul luogo della riunione funzionerà sin dal mattino un ricco buffet
con rinfreschi, bevande, frutta, nonché polli locali allo spiedo, panini,
ecc. La località è anche provveduta di sorgente.
Nel pomeriggio la comunità di S. Secondo organizza accanto al
buffet una vendita di beneficenza cui tutti sono cordialmente invitati :
ricordate l'ottima organizzazione della volta scorsa !
In caso di cattivo tempo la riunione avrà luogo nel tempio di
S. Secondo.
PROGRAMMA
MATTINO
Ore 10
Culto presieduto dal Past. Arnaldo Genre - Il Sig. Simon
Ngo'o Ebo'o, insegnante evangelico nel Camerún, parlerà
dei problemi delle Missioni e delle Chiese indigene in Africa.
POMERIGGIO
Ore 14 - Serie di interventi che illustreranno i vari aspetti dell'opera
della Chiesa Valdese in Italia e all'estero; fra gli altri parlerà il Moderatore Ermanno Rostan.
Si raccomanda la puntualità ed il silenzio sia durante il culto che
durante la conversazione del mattino. Inoltre, mentre si ringrazia la
Chiesa di S. Secondo per l'ospitalità, si ricorda che il modo migliore
per esprimere tale riconoscenza sarà di lasciare la zona pulita e non
come dopo un bivacco.
UNAp VALDESE IM ISRAELE
Al lavoro In im Kibbuz
■.l'Vrf.'.-m-..-.-,
A Marsiglia mi sono imbarcata sulla nave « Moleted », con una amica
svizzera, alla volta di Israele. Con un
tempo stupendo e mare calmo abbiamo raggiunto Napoli; per qualche ora
ci siamo ancora sentiti a casa nostra,
poi, passato lo' stretto di Messina ci
siamo sentite lontane, lontane dalla
nostra terra con il pensiero ormai
rivolto al paese che ci ospiterà per un
anno.
Al quinto giorno di navigazione eccoci a Haifa; questo porto ci ricorda
un po’ Napoli; la baia si estende ai
piedi del monte Carmelo, ben noto
per il miracolo di Elia al cospetto dei
profeti di Baal; la cittadina sorge
proprio nelle vicinanze del monte:
essa è moltoi bella e ci ricorda quelle
europee ; è moderna, linda, nuovissima, come altre cittadine rimesse a
nuovo in questa breve esistenza dello
Stato d’Israele, fondato nel 1948 per
decisione deH’ÓNU.
Infatti in pochi anni «il deserto e
tornato a fiorire come la rosa » grazie
al concorso dell'intelligenza, della volontà. della collaborazione di tutto un
popolo, unito per la rinascita di
Xsi*£l>0l6
La nostra meta è Nahshonim, un
« kibbuz » situato a circa 70 km. da
Tel Aviv, l’attuale capitale d’Israele.
Che cosa è un «kibbuz»? E’ un villaggio agricolo, una libera associazione di persone, caratterizzato dalla
uguaglianza assoluta dei suoi componenti, dalla soppressione del salario
COMUNICATO
Il Sinodo della Chiesa Valdese si aprirà, D. v.,
DOMENICA 22 AGOSTO ALLE ORE 15,30
con un culto nel Tempio Valdese di Torre Pellice presieduto dal Pastore
Pietro Valdo Panasela e la consacrazione dei candidati al ministero
pastorale. .,/» i c- j i
1 membri del Sinodo sono convocati per le ore 15 nell Aula Smodale
della Casa Valdese per alcuni atti preliminari.
Subito dopo il culto, i membri del Sinodo si riuniranno nell'Aula
Sinodale per costituirsi in Assemblea, sotto la presidenza del più anziano
di età tra i ministri di culto in attività di servizio, e per procedere alla
nomina del Seggio definitivo.
ERMANNO ROSTAN
Moderatore
della Tavola Valdese
Torre Pellice, 4 agosto 1965
e della proprietà privata; esso è come una grande cooperativa che ha
per principio : « ciascuno secondo le
sue capacità e a ciascuno secondo il
bisogno»; il kibbuz organizza in comune la vita dei suoi membri, provvede alle loro necessità materiali, culturali e difende i loro interessi. Grazie
al loro stile di vita ed al comune sforzo i kibbuzim (plurale dì kibbuz)
hanno consentito la rinascita dello
Stato israeliano, sia con un moderno
sfruttamento delle terre incolte, mediante un appropriato sistema di irrigazione, sia con il risanamento delle
zone paludose infestate dalle zanzare;
inoltre, essi hanno collaborato efficacemente alla difesa del paese (trovandosi molti di essi lungo il confine) e
mantenendosi tuttora sul piede di
guerra di fronte alla continua minaccia degli Arabi.
I kibbuzim ricevono dei lavoratori
volontari, gruppi di giovani per la durata di tre, sei mesi ed anche un anno ; il lavoro è vario : nei campi, con il
bestiame oppure in cucitia, nel giardino; per questo lavoro ricevono vitto e alloggio e nel tempo libero possono visitare il paese d’Israele,
Nahshonim è un kibbuz di cento
membri circa e cento bambini, situato
a tre km. dalla frontiera giordana;
esso è sorto dopo la liberazione, diciassette anni fa ; i suoi membri provengono dall’Egitto, dal Belgio, dall’Iraq e da paesi dell’Europa Centrale
(Bulgaria, Romania, Polonia, Jugoslavia) e vivono di sola agricoltura:
coltura della barbabietola da zucchero, arachidi, meloni, cotone, agrumi,
banane, pere, e deH’allevamento di
pollame e di bestiame da latte e da
carne.
Ci sono dei kibbuzim chr- vivono dell’industria e sono perciò economicamente più ricchi di quelli agricoli.
Questo kibbuz e recinto di filo spinato ; c’è una grande cucina, una sala
da pranzo e trenta casette in pietra
bianca per alloggiare gli « h.averim »
lavoratori; ogni famiglia ha due piccole camere, un angolino per far bollire l’acqua e una doccia; inoltre ci
sono una trentina di baracche di legno che erano all’inizio le abitazioni
dei lavoratori e che ora servono come
alloggio per i turisti ed i lavoratori
volontari; giardini, strade alberate,
sentieri graziosi conferiscono una no
ta di gaiezza al villaggio, soprattutto
di sera, quando tutto è illuminato. I
bambini non vivono con i genitori ma
in case apposite; ogni casa ospita
circa dieci bambini della stessa età o
Haifa. una delle ^^porte” dHsraele, incastonata come una gemma fra il Mediterraneo
e il Carmelo, città vivace e porto importante. "terminal” di uno degli oleodotti
mesopotamici.
con una differenza massima di due
anni; ci sono le camere da letto, una
grande sala da pranzo e da soggior
no, il bagno, l’aula coi banchi; gli
insegnanti e gli istitutori sono membri del kibbuz. I bambini possono vedere i genitori due ore al giorno, dopo
il loro lavoro, dalle 17 alle 19 ; pc.i
rientrano nelle loro case per la cen-a
e per la notte.
Gli abitanti del kibbuz si ritrovano
a tavola nella grande sala per i pasti;
il venerdì sera è servita una cena speciale per annunziare l’inizio del shabbat, secondo la Bibbia il giorno di
riposo degli Ebrei. Il kibbuz è (fi
« estrema sinistra » e non osserva il
giorno del riposo ; si lavora come negl: altri giorni tranne il piccolo ricordo festivo del venerdì sera. Una volta la settimana si proietta un film
nella sala da pranzo che serve anche
per le riunioni, canti, danze folcloristiche; quest’anno è stata inaugurata una piscina, attesa con impazienza.
Prossimamente vi racconterò le impressioni avute nel viaggio in Galilea,
sul lago di Tiberiade, sulle rive del
Mar Morto e nel deserto di Neghev.
Giovanna Laetsch
In agosto il settimanale
esce il 6, 20, 27. Buone ferie!
2
pag
N. 32 — 6 agosto 1965
souua^i aiìKor
(oni'io'I )
Quest'articolo è apparsa sull’ultimo lidi ’’Notizie da Riesi”.
Una domanda che spesso mi faccio,
in quest’epoca in cui i discorsi d’ordine ecumenico sono presso a che di
moda è se recumenismo vero non sia
quello dato da una profonda unità del
sentire che non ignora ma tuttavia
va al di là delle divergenze delle varie
chiese.
In realtà il dogma, o semplicemente la dottrina, non unisce. Una singola parrocchia educata nello stesso
modo, istruita nella sana ortodossia,
con gli stessi usi liturgici, può essere
profondamente divisa. E non parlo
delle divisioni dovute a discordie intestine che sorgono per chiacchericcio
e per differenza di caratteri, ma per
il « sentire » diversamente il tempo in
cui si vive ed in esso la missione dei
credenti. Tutti possono constatare
questo fatto. Con la stessa espressione dottrinale della fede vi può esser
un senso dinamico della vita della
chiesa ed uno statico, vi può esser la
accentuazione del servizio per il mondo, verso il quale siamo mandati, o
quello della consolazione e della ediflcazione dei credenti, una costante rivalutazione del passato o una proiezione verso il futuro. La dottrina è la
stessa, il credo confessato identico...
ma v’è un burrone fra gli uni e gli
altri. L’unità del «sentire» può, invece,
sussistere reale e vera fra uomini divisi da dottrine diverse. Si direbbe, in
certi casi, che una comprensione «d’amore » supera e trascende la comprensione teorica. Sarebbe ingiusto dire
— come troppo spesso si afferma —
che questa ultima è più seria dell’altra
e che sia la sola garante di una unità
non superffciale.
In fondo, non siamo salvati per la
nostra dottrina ma da Cristo e non
sono le nostre definizioni dogmatiche
il fondamento del « nuovo mondo »
ma solo Cristo, Lui risuscitato e vivente. E questo suo « nuovo mondo »
sorge ed agisce non in conseguenza, e
neppure in connessione con la nostra
dogmatica, ma è la perenne sorpresa
che sorpassa ogni intendimento e che
si manifesta nel timoroso stupore di
chi non se lo' aspetta.
Dir questo è anche dire che la divisione della chiesa non è solo quella
che i dogmatici affermano. La divisione da loro definita è, forse, la minore ; come l’unità non è quella ohe propugnano che, anche avveratasi, può
esser .solo appariscente ed esteriore.
L’unità è dello spirito. L’unità è
dello Spirito. L’unità è in Cristo il
quale può renderci prudenti ed attenti agli insegnamenti della storia, come nella sua libertà e proprio per la
sua sola grazia liberarcene e farci essere di nuovo fanciulli per riguardare
con occhi di chi nasce di nuovo le
realtà, in Lui nuove, che si manifestano.
Gli uomini di spirito dogmatico sono gli « archeologi » della chiesa. Illustrano con sapiente e gustata dottri
SENTIRE
na il passato di essa. Non è però detto
che per questa loro dottrina sentano
i « tempo di Dio » che batte alle porte
e le sfonda Può essere che lo sentano,
non è detto che debban sentirlo. Se
Cristo è passato per la via di Gerico
non è detto che passi ancora di là.
Non potrebbe attraversare la Samaria? E non potrebbe trovarvi una samaritana per farne una testimone?...
come dei samaritani che lo caccino
dalla loro città? Comunque, non è
della sapienza della fede fermarsi solo sulla via di Gerico, iiè della carità
cristiana invocare il fuoco dal cielo
su chi non ci riceve... tanto più che il
Risorto dice — c proprio dice — di
andare in Samaria col carico della
Notizia del suo amore.
Oggi ci è dato di vedere due cose
con chiarezza: la prima, che le divisioni non son «solo quelle verticali,
storiche, fra denominazione e denominazione, per esempio fra protestanti e
cattolici, ma anche orizzontali che tagliano in senso diverso la cristianità
senza tener conto delle annose divisioni denominazionali ; la seconda.
Che vi è una unità profonda, gioiosa
e piena di speranza, fra i credenti dei
più diversi, ed un giorno avversi, settori ; comunione di « sentire » e di
attesa, comunione di servizio per un
mondo sofferente, comunione d’amore
tanto più vera in quanto non si vuol
calcolare se sara confermata o smentita dai fatti, se sarà ricevuta o respinta. L’amore è già atto di unità.
Lo è anche se sarà crocifisso. A Cristo è successo cost, eppure solo Lui è
unità col Padre e col suoi, e solo in
Lui i suoi sono uno.
V’è un mondo vecchio che si dissolve perchè ha radici non sane: verità
astratte, dure di dogmi, ischeletrite di
logica e di storia. V’è un mondo nuovo, gioioso e libero, ohe sorge cantando il nuovo mattine di Dio e si va manifestando' con potenza. Non ha radici nel suolo della storia e della logica, ma è poricato da un « vento » che
ha mosso profeti ed apostoli, un vento
che soffia dove vuole perchè è libero
dalla storia fatta di tombe: il vento
della resurrezione, il « vento impetuoso » dello Spirito del Risorto'.
In questo ecumenismo che ncn è
episodico, nè combinato solo di conferenze e di incontri, e nemmeno regolato da sagge norme particolari, ma
è « atmosfera » di lavoro in cui si respira, in cui la chiesa può realmente
res'pirare l’aria per tutte le sue attività interne ed esterne, in questo ecumenismo, se è dato per grazia di Dio,
abbiamo il conforto della « sanctorum
communio » per cui non siamo soli
nella lotta, perchè sappiamo che con
’loi, come noi ed uniti a noi, nello
stesso spirito, nella stessa speranza,
nello stesso sentimento d’amore, un
gran popolo nel mondo aspira so'lo ad
esser strumento di servizio nelle mani
benedette del Cristo risorto, senza domandarsi dove si vada, perchè già Lui
lo conosce. Tullio Vinay
UNA NOTA iìTQNATA NELL’ARMONIOSO MITO DEL SORRISO
Resistere in faccie
Nella sua lettera ai Galati, l’apostolo Paolo, nel corso della appiassionata
autodifesa della propria autorità nei
confronti di quanti la mettono in questione, accenna ad un avvenimento
del quale si era certo fatto un gran
parlare nella Chiesa primitiva.
Si tratta della necessità nella quale
egli si era trovato di rimproverare
apertamente a Pietro la sua infedeltà
nei confroxuti della verità stessa dell’Evangelo. Questo non soltanto per
mettere Pietro in persona di fronte
al suo errore, ma p>er preservare la
piena comunione dei membri della comunità di Antiochia. I fatti sono noti
(Gal. 2; 11-21): nella comunità di Antiochia vi erano credenti provenienti
sia dal paganesimo sia dal giudaesimo; ciononostante sembra essere stato relativamente facile promuovere la
coesione di credenti dal passato e dalla mentalità cos’, diversa; tanto che
era stato possibile organizzare agapi
fraterne giornaliere o settimanali alle
quali prendevano parte tanto i Gentili quanto i Giudeo-cristiani. Fatto
notevole questo, non soltanto per l’evidente valore della cosa in se ma
anche maggiormente se si tien conto
deirimportanza che i Giudei davano
alla purezza rituale nel quadro del
pasto. Partecipando insieme ad un’agape fraterna Giudei e Gentili affermavano ohe l’unità in Cristo era più
forte del loro passato separato. Pietro sembra non aver provato alcuno
scrupolo ad incoraggiare questa attività tanto che anch’egli vi prendeva
porte (v. 12). Disgrazia volle ohe alcuni emissari di Giacomo (o di tutta la
Chiesa di Gerusalemme?) si credessero in dovere di ricordare a Pietro la
Siia qualità di Giudeo e la necessità
per lui di osservare le prescrizioni
giudaiche; dunque anche quella se
condo la quale mangiare con un Gentile er-à cosa impura. Pietro non per
convinzione ma per timore delle reazioni di Gerusalemme, mise dunque
cauta,mente da parte la sua recente
« apertura di idee » e si ritrincerò in
mezzo al gruppo dei giudeo-cristiani,
giudeo tra giudei, osservante tra osservanti. L’uiiità della Chiesa di Antiochia era da quel momento rotta.
Non soltanto a causa deH’interruzio
ne — o dello sdoppiamento — delle
agapi fraterne me anche e soprattutto perchè i Gentili, o perchè in minoranza o per desiderio di far dimenticare il loro non lontano paganesimo,
si misero a «giudaizzare» anche essi.
Paolo non ebbe un istante di esitazione. Do'i» aver probabilmente convocata tutta la comunità, parlò chiaramente e con fermezza. E’ quello ohe
ci riferisce egli stesso con queste parole: «Io gli resistei (a Pietro) in faccia perchè egli era. da condannare».
Quello che a noi interessa in tutto
questo non è tanto il dissenso di Antiochia quanto il modo con cui l’Apostolo Paolo l’ha considerato e l’ha
positivamente risolto. Un atteggiamento che è per noi senz'altro esemplare, ogniqualvolta una questione di
fedeltà all’Evangelo si 'presenta nel
quadro della Chiesa, del mondo od
anche soltanto della nostra famiglia.
A proposito del « caso » di Antiochia osserviamo ancora soltanto alcune cose. Paolo agisce con la sua autorità di apostolo — intesa non in senso
giuridico ma in quanto responsabilità
di chi deve proclamare l’Evangelo e
e difenderne la purezza. Il fatto che il
« redarguito » sia Pietro cioè, per parlare col linguaggio profano di molti
membri di Chiesa, una persona importante nella cerchia della comunità, non impressiona affatto Paolo.
Anzi, se mai ciò lo spinge a reagire
anche più severamente, proprio per
ricordare a Pietro la sua responsabilità di apostolo. Bisogna del resto dire
che Pietro sembra aver saputo comprendere ed accettare serenamente la
reazione, certo tagliente, del suo collega neU’apostolato. Infine notiamo
ancora ohe Paolo rifiuta nel modo più
chiaro di considerare l’errore di Cefa
come una questione privata e personale tra lui e Pietro, ma lo considera
e: lo affronta come errore ohe coinvol
ge tutta la comunità di Antiochia.
Ho detto più sopra che la condotta
di Paolo in questa occasione è per noi
esemplare. Voglio dire con questo che
ci mostra come, di fronte a certe questioni, ogni credente ha il dovere di
non transigere e, se neces.sario, di « resistere in faccia » a chiunque per qualsiasi ragione « non proceda con dirittura rispetto alla verità del Vangelo »,
come dice Paolo nel passo da noi citato. Sarebbe facile di fare una lunga
lista di situazioni nelle quali possiamo essere chiamati a resistere apertamente.
* * si*
Uno di questi casi è certamente
quel particolare atteggiamento' del
cattolicesimo che tende ad « integrarci col sorriso ». So bene che v’è tutta
una corrente in seno al protestantesimo e anche in seno al protestantesimo italiano' che — sia pure con
alcune riserva — pensa poter riscontrare nel cattolicesimo' odierno, nel
suo atteggiamento nei nostri confronti, nei valori soprattutto' ohe rap'presenta, un cambiamento più profondo
di un semplice atteggiam'ento sorridente verso tutti coloro che sono in
qualche modo separati dalla « pienezza » di vita che solo Roma potrebbe
dare, più profondo di qualche riforma liturgica o di altro genere. Per
questa corrente anche i più piccoli
cambiamenti in seno al cattolicesimo
sono promessa di una futura evangelicità ritrovata e del crollo ineluttabile di tutto ciò che di eretico è in esso.
La verità è che il futuro non ci appartiene e che, nel presente in cui viviamo e siamo chiamati a lottare, la
Chiesa Romana deve sapere che qual
Risponde un uomo di ’’spirito dogmatico,,
Leggo sempre con grande inleresse, spesso con intima e parlecipe emozione e consenso i bollettini del « Servizio cristiano
a Riesi >i; tanto più spiacevolmente mi ba
rclpilo Farticolo 'Stirriportalo, che bo letto
e riletto con stupore e tristezza, e diciamo
pure con un po’ d’irritazione.
Molte volte, da parecchi anni a questa
parte, la parola autenticamente profetica
di Tullio Vinay m; ha, come tanti altri,
toccato, sco'sso, richiamato, sospinto; proprio per questo egli ha, ormai non più
soltanto neH’ambito della nostra Chiesa,
una grande resp'ìnsa'bi'lltà; e a dirla proprio com^ la penso, questa parola di Vinay
mi pare piti demagogica che profetica.
Qual’è, infatti, il succo di que.sl’articolo?
,'si distingue forse sensibilmente dall’opinione fin troppo corrente nelle nostre comunità, e non assemle nel corpo pastorale,
che la dogmatica sia tutt’al più un male
necessario? ma la vita cristiana vera pulsa
altrove, lontano dalle muffe delle hiblioteihe, lontano dalla polvere sniO'Ssa pignoamente dagli archeologi. Questa tentazione,
antica quanto la fede, non ha mai « mollato » la Chiesa: e tale posizione, fatta
propria con facilità da molti credenti per
pigrizia intellettuale s spirituale, esprime
in fondo un’intima insofferenza della disciplina magari pesante della Parola scritta, del pazisnte lavorio del pensiero credente. Non per nulla, in quest’atmosfera,
si parla molto di spirito e dello Spirilo,
mollo meno della Parola.
Non posso pensare che Tullio Vinay
pensi realmente questo, ma allora che senso
ha il suo scritto? nella piena di un pensiero
irruente e appassionato, ricco e vigoroso,
ma forse non sempre abbastanza sobriamente disciplinalo, non si è reso conto che esso
poteva suonare semplicemente come una
apologi.1 tiella pigrizia di pensiero nelle
nostre camunità?
La dcgmalica di cui egli parla è e'sislita
ed esiste, certo, ma è una pura caricatura
della dcgmalica vera, ed è assurdo squalificare tutto questo lato essenziale della vita
della Chiesa .solo perchè ne esistono delle
deformazioni. Che cos’altro è, infatti, la
dogmatica, se non il secolare lavorio e travaglio della Chiesa, impegnata dalla Parola
e dallo Spirito di Dio a comprendere in
tutte le sue dimensioni e nella sua « attualità » l’Evangelo e ad annunciarlo al mon
do? come potrebbe la Chiesa vivere realmente e in pienezza la sua fede, se non sa
con precisione in Chi ha creduto? che cosa
teslimcnierà al mondo, in che cosa il suo
servizio sarà caratteristico e inconfondibile,
se non sarà costantemente richiamato, guidato, sospinto da questo lavorio hiblico e
teologico, in cui s’incontrano senz’altro
meandri morti, ma che pur costituisce la
corrente viva della fede cri.stiana nei secoli,
dalla sorgente fino al giorno dell’adempimento'' (Non si tratta naturalmente di «tradizione» in senso cattolico). Che cos’altro
fa, il pastore Vinay, come ogni pastore, in
ogni sua predicazione, se non della dogmatica? buona o cattiva, viva o smorta, robusta u debole, stimolante o svirilizzante, ma
sempre dogmatica? Non mi sognerei evidentemente di diro che questa è tutta la vita
cristiana; la predicazione profeti.ca e quella apostolica, la realtà storica di Gesti Cristo maestro e rtdentore non si esauriscono
certo in una pura ricerca di pensiero nè
nel firmare una semplice convinzione intellet.
tuale : sono tutte tese a formare degli uomini, a forgiarli insieme in un « popolo
nuovo ,1 che vive, pensa, parla, opera, re
siste; ma è grave inverlire i termini, e non
lasciare al momento della meditazione, delrapprofendimento biblico e teologico il
primo posio: in caso contrario, malgrado
le migliori intenzioni, è sempre incombente il itericolo che l’azione sia svincolala
dalla norma e incosciaimenlo dcminala da
conformismi con non sono conformità alTEvangelo.
Quelle divisioni nelle comunità, alle quali Vinay accenna, non sono affatto dovute
a una vera, vigorosa e scria dogmatica
(salvo i casi estremi in cui si pone ralternativa di Cristo: «o con me o conlro di
me »1; bensì appunto all’assenza di una ve
ra, vigorosa e seria dogmatica, sicché
cgnuiio, di ironie a una prcd';iazione, a
una catechesi, a una cura d’anime senza
vera aiitori'.à, si lascia portare da ogni
vento di dottrina, naturalmente conforme
al.e preferenze o alla sen.sibililà del proprio spirilo, o semplicemente si abband',iia al comodo conformismo. E compren;sibile, anzi fecondo, che di fronte a un tale
« smembramento » coloro che si sentono
più uniti in una particolare comprensione
dell’Evangelo facciano corpo, co.stituiscano
movimento, lavorino in stretto i oUegamen
t'j c cerchino di influire sulla vita della
(hiesa; ma non in nome di un «unico
-Putire )' vago, sentiinentLde. L’unità non è
un dato della nostra psicologia, è un dono
di Die, è uti fatto e un atto di fede; Vwvico
sentire a cui ci richiam.ano le e.sortazioni
apostoliche, riecheggiando la preghiera sacerdotale di Gesù, non è — credo — il
« sentire » allo stesso modo « il lempo in
cui si vive e in essa la mi'ssione dei credenti » E’ proprio nella diversità di questo « sentire », in ,’ui giocano pure tanti
elementi che ori la fede hanno poco a che
vedere, che — nella misura in cui il riferimento a Cristo è centrale e determirante — siani-o invitati alTunico sentire:
questo miraco’.o deH’amore fraterno, della
(I sanctorum communio » mi pare a'Ssai più
vero, più meraviglicso, ad esempio, in una
sventagliata di po'sizioni profondamente diver.se quali sono apparse airultimo Congresso evangelico, che non in ambienti più
uniformi e compatti, nei quali la compattezza non è forse determinata unicamente dall Evangelo, ma in misura ni.n indifferente
aneli" da altri elemenli, di formazione e
d’impo-'.taziont culturale, sociale, politica. ecc.
E\ identciiieiile — e non è da queste mie
osservazioni che la cosa risulta chiara per
la prima volta — io sono quello che T.
Vinay definisce uno « .spirito dogmatico »,
magari di seconda mano e formato tascabile. Sono convinto che la dogmatica, quella autentica, sia la spina dorsale che Dio
dà alla Chieda; sono convinto che le divisioni verticali fra le confessioni (e analogamente, ma in misura molto più limitata,
fra le denominazioni) siano senz’altro prevalenti, nel loro intimo valore, suUe innegabili stratificazioni orizzontali che le attraversano, ,i. lune, ma clic mi paiono largamente determinate dalla cangiante mentalilà del secolo. Rifiuto però la definizione. qualori, essa dovesse indicare un altcggiameiito di unilaterale e sprezzanle intransigenza, orgogliosa e sicura di se, peggio,
una fondamentale indifferenza alla vita nella .sua concretezza individuale e sociale;
pen.so che, a modo mio, cerco anch’io di
sentire i segni del lempo in cui viviamo e
in esso la missione dei credenti; pur seiiz.i
esicrmi impegnato nella comunilà di .àgape
o nel gruppo di servizio di Riesi, ho sempre pensato di essere con questi fratelli e
sorelle unito in un « unico sentire », ìio
spesso ricevulu richiamo e sìi'molo dalle
loro parole e dalla loro azione, e Im sempre pensalo con lieta gratitudine che il Signore dava alla nostra piccola Chiesa e al
nostro piccolo Protestantesimo italiano ricca abbondanza di doni diver.= i, ¡in stretla e
Ira terna romplementarie'.à.
Ma uno scritto come questo non può non
unirmi per la ragione di fondo che ho cercalo di e.-porrc sopra. Vuol dirmi, l’amico
Vinay, se conosce nella .storia della Chie-sa
sovrano, libero, imprevedibile soffiare dello
Spirilo, più impressionante e meraviglioso
di quello che ha mosso la prima Riforma
e mollo più a fondo la seconda, nel XVI sec lo, e 'infine t! rinnovani'onto biblico conosciuto dalla generazione che ci ha preceduto? Li tutti questi casi, non mi pare
dubbio che il « momento » dogmatico ha
netlamente preceduto; ma ha immediatamenle scatenato — com’è proprio dell’Evan.
gelo — tutta una reazione a catena nella
vita : la protesta ereticale, la forma di vita
riformata, la chiesa confessante.
Non 'Ili pare, insomma, che Tantitesi posta da Vinay sia autentica. Se dovesse esserlo, dovrei allora dire la mia convinzione
che nella storia cristiana di domani — nella misura in dii ce ne sarà una — opere
come .àgape e Riesi rimarranno come esempio di un serio, appassionato impegno cristiano nel servizio; ma determinanti 'Saranno le scelte dogmaticihe che — senza l;tsciarci « fuorviare » dalla simpatica figura
deiragnosli'Co socialmente e umanamente
iiiipegnato o del sacerdole progre-ssista c
aperto -— avremo saputo fare oggi in campo teologico, e quindi culturale, sociale,
politico. Le Icntazioni del sincrelismo piisscno essere estremamente sottili.
(Juesl.1 è una parola che spero Tullio
Vinay riceverà per quello che è, parola fraU-rna su un punto in cui mi pare di dovergli esternare ¡1 mio dissenso. Terse egli
risponderà; se l’ho fraintes'j, mi dispiacema l’ho letto e riletto parecchie volte. Qiiealo dissenso non toglie nulla all’affetto e
alla gratitudine che ho jier lui, per la
sua vitalità cristiana. E certo sarebbe dislorcerc questa mia parola considerarla acqua da tirare al mulino di un’opposizione
che è stata, e talvolta è, almeno come sospettosa riserva, parecchio retriva.
Gino Conte
siasi tattica, qualsiasi cambiamento,
anche se attuati in buona fede e con
le- migliori intenzioni del mondo, non
spostano di un millimetro il fondo del
nostro doveroso dissenso. Basta che
pensiamo, ad esempio, al chiasso che
si è fatto attorno alla decisione di pronunciare la messa in lingua volgare.
Si può certo sperare che il popolo,
comprendendo finalmente quello che
ascolta e quello che dice, sia più facilmente portato ad accettare od a respingere consapevolmente gli errori
che vengono in essa perpetuati. Eppure questo .non fa che spingerci a
volgere la nostra attenzione con maggiore intensità verso gli errori della
messa che rimangono tali o se mai
sono sottolineati dalla loro versione
in volgare. Questo si può notare facilmente anche in una pubblicazione
polemica come il « Ma il Vangelo non
dice così? » ( giunta significativamente alla quindicesima edizione). Il capitolo riguardante Tassurdità dell’uso
del latino quale ling.ia ufficiale della
Chiesa Romana è stato' ovviamente
sop'presso; tuttavia vi si mostra, se
possibile con forza ancora maggiore
che il Vaticano II non ha modificato
nulla per quel che concerne questo
fatto centrale del culto romano.
Giorni fa un pastore svizzero riferendosi ai ra-pporti più fraterni che
si stanno a poco a poco stabilend.i
tra cattolici e protestanti anche nel
territorio elvetico, accennava se non
vado errato ad una colletta fatta in
una scuola cattolica di Roma per il
Consiglio Ecumenico delle Chie:-:e.
Sembra che tale somma sia stata destinata ad un’attività missio'naria in
uno dei paesi in fase di sviluppo. Il
pastore in. parola continuava do'mondando: «cosa faremo noi se ci vei.isse proposta una colletta per una missione cattolica?» Purtroppo, nel quadro di un ben ordinato culto nelle uo.sìre chiese costituite è diventato bnpensabile di interloquire e di prendere alla lettera una domanda siff.'tta. Ma se mi fossi trovato nel quadro
di un culto' africano, in mezzo a i'-tsone che ancora sanno rispondere
senza falsa timidezza al predicati re
che sa interpellarle, non avrei esit; lo
a rispondere alla domando del pn ;iicatore svizzero: «per una missir le
cattolica non darei un soldo! ». E q-lesto non per malanimo ma sempL emente perchè sono convinto, ani'le
per esperienza diretta, che le missioni
cattoliche, ad esem'pio, in Africa, :ono indiscutibilmente perniciose per il
paese nel quale si svelgono. E questo
non certo perchè i missionari cattolici siano necessariamente ed autoroaticamente delle persone poco raccomandabili. Al contrario, ve ne sc'io
certamente di veramente consacriti
al lavoro così come Io concepiscono.
Ma per consacrati che essi siano n.on
possono fare a meno di portare in 1 irra africana quelle storture di ogni ,;enere che, per essere particolarmente
evidenti nella nostra Italia, non si.no
per questo meno nocivi in altre tenie.
S i, bisogna riconoscere che fini, nè
le nostre rispettive posizioni sono
quelle che so.no, non vi può essere -Omunità di sentire o comunità di Intenti. Perchè flnanc'ne nel lavoro sociale le nostre vie divergono, là deve
talvolta parrebbero alTosservatore superficiale venire a contatto. Porse, al
Smodo, si faranno sentire voci contrastanti a questo proposito. Ma per
me è chiaro che la responsabilità di
quanti sanno vedere i veri problemi
sarà q.uella di « resistere in faccia »,
come Paolo, a chiunque dimentichi la
sua responsabilità in tal senso, sia
egli membro del Sinodo o cattolico
« aperto ».
« * «
Bisogna infatti riconoscere ohe talvolta il dissenso si fa sentire anche
alTinterno delle Chiese evangeliche.
Penso in questo momento alla difficoltà con cui troppo spesso — nel
corso della mia, purtroppo assai breve, prima esperienza di lavoro in seno
ad una « giovane Chiesa » — sono riuscito a far sentire a quei credenti la
loro responsabilità di frante al razzismo nero che si sta sviluppando, di
fronte allo scimmiottamento di errori
« coloniali », di fronte alla corsa sfrenata di tutti i>er ottenere un posto,
quale che sia, che garantisca la ricchezza (quando c’è), di fronte ai tribalismi più vivi che mai, alTabbrutimento dovuto alle miscele alcooliche
più inverosimili, al qualunquismo confessionale; quanto è stato duro rifiutare apertamente Tatteggiamento di
molti cristiani africani che sembravano tendere eternamente la mano come accattoni verso il ricco occidente
e non hanno ancora capito che sono
chiamati ad essere iratelli, ad assumere la dignità di invitati del Signore, a
pagare coi loro (pochi) soldi e con la
loro persona. Se questo fosse capito
l’aiuto dell’ Occidente cristiano vedrebbe il suo valore centuplicato e
l’unità di sentire e di intenti della
Chiesa di Cristo sarebbe più di una
debole luce in mezzo al marasma.
A ben vedere il mio primo periodo
africano è stato un continuo « resistere in faccia». Ho anzi ritenuto che
la mia partenza anticipata sottolineasse in modo anche più bruciante
tutto ciò. Eppure, lasciando dietro di
me le mura venerande della chiesetta eretta in Livingstone alla memoria
{continua in 3* pag.)
3
6 agosto 1965 — N. 32
pag. 3
UN’ANTICA E FEDELE FRATERNITÀ'
Celebrazioni commemorative a Praga
Il Moderatore Ermanno Rostan ha portato l’adesione fraterna della Chiesa Valdese alle celebrazioni
del quarto centenario del martirio di Giovanni Hus
Sono stato invitato a partecipare
alle celebrazioni commemorative del
martirio di Giovanni Hus, salito sul
rogo nella città di Costanza il 6 luglio 1415.
Le celebrazioni ebbero luogo a Praga al principio di luglio per iniziativa
delle Chiese Protestanti locali e in
modo speciale della Chiesa Evangelica dei Fratelli Cechi, che fa parte
dell’Alleanza Riformata Mondiale. I
delegati stranieri erano cinque in
tutto: il Dr Visser’t Hooft, Segretario Generale del Consiglio Ecumenico
delle Chiese; il Past. Pierre Bourguet,
Presidente del Consiglio Nazionale
della Chiesa Riformata di Francia; il
Landesbischof Eichele, della Chiesa
Evangelica del Württemberg; rm rappresentante della Chiesa Ortodossa e
il Moderatore della Chiesa Valdese.
Abbiamo vissuto alcune giornate
piene d’incontri con i fratelli delle
Chiese Evangeliche locali, in vm'atmosfera di calda e generosa ospitalità.
Praga è una bella città, non danneggiata dall’ultima guerra, ricca di aiitichi ediflzi e di chiese di notevole
ir-f^resse artistico. L’ho ammirata di
no' te, la .sera del 3 luglio, mentre con
il 15r. Visser’t Hooft ed il Past. Bourgu' t tornavo da una riunione amichi vole in casa del Dr. V. Hajek, Modei itore della Chiesa Evangelica Ceco:-iovacca.
I iomenica mattina, 4 luglio, la città
er:, invasa da migliaia e migliaia ai
gic ani atleti convenuti a Praga per
un; manifestazione sportiva. Numerof : cortei percorrevano le strade
osi icolando la normale circolazione ;
ed a Past. Jan Mirejovsky, ohe mi
ac: nupagnava verso la sua chiesa,
ter. : va che i fedeli non potessero venir al culto. Tuttavia all’ora del culto
la diesa di San Clemente, dove ero
s,U- > invitato a predicare, era quasi
co .la di gente. Si respirava un’atmosfe : i di raccoglimento e di serietà, la
litv : già er.a anche troppo semplificata,
m; si sentirla la presenza di Cristo
là ove due o tre sono riimiti nel Suo
nc. :e. Il sermone fu tradotto dal Paste o Mirejovsky, caro fratello in fede, legato alla nostra Chiesa da parile ari ricordi personali. Mentre salut vo la gente alla porta del tempio
prn i, a.vn un VÌVO seuso di irlcqnoscenza o Dio per l’incontro con quei fratei ' Ricordo d’aver salutato, tra gli
alt il Dr- Prof. A. Printa, fedele let'C'T del Bollettino della Società di
St: .! Valdesi, ed un giovane italiano,
sii. ipnte in teologia ad Hannover, appai ;‘nente alla Chiesa Luterana.
Í bito dopo il pranzo, eccoci in
via- lio- il Past. Bourguet ed io, verso
la ; - tà di Kutna Hora a circa 60 Km.
da -'raga. Nel Medioi Evo era la sei d citta della Cecoslovacchia, ricca ! ima grande cattedrale gotica e
di ’Il vastissimo monastero. Su di
un’ itura circostante si sta preparando in avvenimento eccezionale: per
la i;rima volta, dopo 20 anni, i nostri
fra? sili in fede hanno la libertà di
celebrare un culto all’aperto. Il Pasi,.
Bourguet ed io saliamo in mezzo ai
faggi ed alle querele, rievocando le
vàìli Vaidesi e le Cevenne. Sernbra infatti di partecipare ad una riunione
del XV Agosto : la gente si avvia al
luoigo d’incontro ma molti, insieme
con noi, sono un po’ in ritardo. Quando giungiamo sul posto, troviamo una
assemblea di 1200 persone raccolte in
silenzio ,un grappo di otto Pastori in
tega ed una corale all’estremità del
luogo di culto, circondato da una folta vegetazione. L’assemblea rimane
in piedi per circa due ore senza alcun
disturbo; tre Pastori rievocano la tesi imonianza di Giovarmi Hus in un
contesto biblico e i due delegati recano 11 saluto delle loro Chiese. Guardavo i volti degli ascoltatori; molta
gente semplice, non sofisticata, e chiaramente attenta al messaggio del'a
Pf;rola di Dio, volti di vecchi che acconsentivano con le lagrime agli occhi
e volti di giovani la cui testimonianza
cristiana è ima speranza per le Chiese
sorelle della Cecoslovacchia.
La sera di quella stessa domenica
un’altra riunione era stata indetta m
una Chiesa riformata di Kutna Hora.
Abbiamo potuto parlare della Chiesa
Riformata di Francia e della Chiesa
Valdese ad un’assemblea di circa 150
fedeli desiderosi di conoscere l’esistenza' e la testimonianza di alcune Chiese sorelle.
La giornata commemorativa del
5 luglio è stata caratterizzata da tre
importanti avvenimenti.
Alle nove del mattino siamo stati
invitati a rivolgere la parola ad una
riunione di Pastori della Chiesa Evangelica dei Fratelli Cechi, presieduta
dal Moderatore Hajek. Il Dr. Visser't
Hooft, per primo, parlò sulla situazione ecumenica attuale; dopo il messaggio del Past. Bourguet, ho presen
tato la situazione del Protestatesimo
in Italia con speciale riguardo al re
oente Congresso di Roma.
A mezzogiorno siamo stati ricevuti
dal Consiglio Sinodale della Chiesa
Evangelica Cecoslovacca ( corrispondente alla Tavola Valdese). Abbiamo
trascorso un’ora di utile conversazione
con il Moderatore Dr. Hajek e con i
suoi collaboratori. Abbiamo parlati'
delle Chiese Evangeliche nei nostri
rispettivi Paesi e della testimonianza
a Gesù Cristo neU’Europa ancora di
Visa. Ci siamo lasciati con un frater
no abbraccio, nella comunione che ci
è cicta dal Signore e Salvatore, al di là
di ogni situazione contingente, per ritrovarci poco dopo nella grahde cappella detta Bethlehem, costruita nel
1391, di cui Hus divenne il predicatore
nel 1402. Come scriveva il Prof. Ame
deo Molnar in un recente articolo pub
bucato sul nostro periodico, « secondo
i fondatori della cappella, il dovere di
predicare l’Evangelo al popolo nella
sua lingua traeva il suo carattere di
urgenza dalla libertà incondizionata
fiella Parola di Dio che voleva manifestarsi malgrado l’angoscia degli ultimi tempi».
Giovanni Hus, assertore della Verità di Cristo prima della Riforma
Protestante, si diede alla predicazione
oltre che all’in.segnamento ; « divenne
un uomo' che ascolta la Parola incar' nata in Cristo ». Gli si volle impedire
la libera predicazione, lo si invitò a
comparire dinanzi al Papa, si colpi
d’interdetto la città di Praga, Hus allora si appellò al Papa e, poiché questi si rifiutava di ascoltarlo, egli si appellò « a Dio e al Signor Gesù Cristo,
giustissimo giudice » con queste parole : « Io, Jan Hus di Husinec, maestro
di lettere e licenziato in teologia del1 illustre Università di Praga, sacerdote e predicatore incaricato della cap
II sacerdote fiorentino don Lorenzo Milani, e con lui il direttore del settimanale che
gli aveva dato ospitalità, è stato rinviato a
giudizio per una lettera aperta ai cappellani
militari toscani i quali, in una loro dichiarazione. avevano definito « insulto aUa Patria
e ai suoi caduti la cosidetta ’obiezione di coscienza’ che, estranea al comandamento cristiano dell amore, c espressione di viltà ».
1 soltoscritti., avendo letto il testo integra e
di detta dichiarazione e della lettera
Milani (Rinascita, 6 marzo 1965, pp.
Azione nonviolenta, {J; Giorgio Beri, medico, Torino
jzru.»le..«». t.h,„
da don Milani, e si considerano, m piena
solidarietà con lui, confirmatari della ettera
incriminata. Invitano caldamente altri amici
ad associarsi a questa presa di posizione.
Agape, 27 luglio 1965.
Eli Peyrot, studente, Roma
Sergio Rostagno, pastore valdese, Agape
Erica Rostagno, segretaria, Agape
Elena Vigliano, segretaria. Agape
Anna Maria Deodato, segretaria. Agape
Paolo Pellizzaro, Frali
Maria Girardet, Agape
.Vndrea Banfi, studente, Milano
Claudio Raima, studente, Perosa Argentina
Elisabetta Brusco, impiegala, Torino
Nicoletta Misler, studentessa, Milano
Donatella Misler, studentessa, Milano
Diego Turinelto, studente, Torino
Il Moderatore Rostan
e il Fast. Mirejovsky
sul pulpito
della Chiesa Riformata
di S. Clemente
a Praga
palla di Bethlehem, presento quest’appello a Gesù Cristo, giustissimo giu
dice, che conosce, protegge e giudica,
manifesta e corona eternamente la
giusta causa di ogni uomo ».
Nell’antica cappella di Bethlehem,
la sera del 5 luglio, c’era un’assemblea
molto numerosa, memore del passato
e attenta alla voce di Dio nel presente. Dopo la predicazione fatta dal Dr.
M. Novack ed un messaggio del Moderatore Hajek, i delegati ufficiali furono invitati a salire sul pulpito per
rivolgere un breve messaggio. Come
rappre.sentaiite della Chiesa Valdese
non ho potuto evitare di sottolineare
il significato della protesta e del movimento Valdese nel periodo della
pre-Riforma o, meglio ancora, della
prima Riforma di cui il Molnar stesso dice che essa « trova la sua principale sorgente nell’Evangelo, prosegue
il suo cammino come Chiesa dì minoranza, rifiuta per se stessa lo statuto
costantiniano della Cristianità, incontra dei visionari e dei rivoluzionari...
fa proprie le loro aspirazioni, ma le
trasforma in un atto di obbedienza
all’Evangelo ».
Il giorno successivo siamo stati in
vitati ad una riunione presso il Ministero dell’Educazione e della Cultura
da cui dipendono le Chiese della Cecoslovacchia. Siamo stati ricevuti cordialmente da un rappresentante del
Ministro il quale volle intrattenerci in
conversazione per più di un’ora.
Intanto il momento della separazione dai fratelli della Chiesa Evangelica
Cecoslovacca, i quali ci avevano mo
strato tanta gentilezza e cordialità, si
avvicina,va. Ancora una visita ad alcuni edifici della città, un’audizione
mu.sicale in un’antica chiesa romanica, infine la partenza da Praga salutati affettuosamente dal Moderatore
Hajek e il viaggio fino a Zurigo insieme con il Past. Bourguet.
Ora il ricordo dei fratelli lontani
ci accompagna. Siamo vicini a loro a
causa dei vincoli del passato ma anche nella realtà de ila vocazione cristiana oggi e nel tempo che Dio vorrà.
Il Signore dia costanza nella fede,
a noi Valdesi ed ai fratelli della Cecoslovacchia, cosi come la diede a
Giovanni Hus ed a quanti seppero
vivere e morire per Lui.
Ermanno Rostan
I LETTORI
CI SCRIVONO
Un lettore, da Montevideo:
Caro Direttore,
leeoro assiduamente IV Eco delle
Valli Valdesi ». Mi ha sorpreso il mo.
do con cui persone di laggiù hanno
reaffito circa i problemi cosiddetti po
l'tici che trattate nel vostro periodico
A titolo personale, e come membro del
la direzione di « Renacimiento », men
sìle della Gioventù valdese sudarne
ricana. tengo a felicitarti per il modo
con cui avete affrontato un problema
che sentiamo anche noi qui. Molti
hanno minacciato di abbandonare il
nostro periodico, perchè erano in disaccordo con il nostro modo di affrontare i problemi politici del nostro
tempo.
In particolare tengo a rallegrarmi
per Tinformazione data poco fa sui
problemi di Santo Domingo; mi è
parsa assai buona, non solo per obiettività ma anche per la precisione.
Credo che Tatteggiamento degli Stati
Uniti merita il nostro biasimo, anche
Se questo dovesse privarci di qualche
dollaro dei fratelli del nord. Del resto,
una buona parte del popolo degli S.U.
ha reagito contro quest'atto di forza
inutile e arbitrario. Sicché, dall’Uruguay desidero inviare alla direzione
dell'« Eco » la mia parola di appoggio
e di approvazione per l’orientamento
dato a questa informazione. A parte
t invio un numero di cc Carta Latinoamericana ». un foglio periodico pubblicato dallT.S.A.L. (Iglesia y Sociedad en America Latina), che può ser.
virti ora e in futuro per conoscere in
che modo i problemi politici sono
trattati da evangelici latinoamerìcanì
{alla stessa fonte risale la dichiarazione sulla crisi dominicana, pubblicata
in altra parte del giornale. N.d.r.).
Con un cordiale saluto e augurio
di proseguire con l'aiuto di Dio nell’orienlare l’opinione e la meditazione
dei nostri fratelli valdesi d’Italia, un
forte abbraccio. Carlos Deìmonte
Abbiamo ricevuto
Pro Eco-Luce: Famiglia Da Prato,
Linea, in occasione del matrimonio dei figlio Maurizio, L. 30.000;
Graziella Jalla. Torre Pellìee, lire
1.000. Grazie!
Rapporti fra Valdesi e Mussiti
movimenti fratelli della prima Riforma
SOLIDALI CON DON LORENZO MILANI
Per ¡'obiezione di coscienza
Giorgio Girardet. pastore valdese, direttore
di Agape
Sandro Sarti, Prali
Bruno Rostagno, pastore valdese, Sampierdarena
Giovanni Bogo, pastore valdese, Losanna
Gian Paolo Silicani, stud. in teologia, Roma
Rita Gay, Bergamo, Nella Coisson, Milano
Giorgio Rochat, professore, Milano
Mario Francesco Berutti, candidato in teologia, Torino
Enrico Rostan, Comunità di Agape
Rocco Allabiso, Agape
Roberto Long, studente, Novara
Clara Rostan, Agape
Elisa Marotta, studentessa, Firenze
Rosanna Maggio-Serra, insegnante, Torino
Grazia Ribet, studentessa. Pisa
Gabriella Immovilli, impiegata. Levante (SP)
Marisa Peruggini, studentessa, Trieste
Cristina Rosanda, studentessa, Genova
Alida Cbiavenuto, studentessa, Roma
Un obiettore di coscienza francese: Micbel
Constantinidis
Jean Marc Faugier, studente, Francia
Rudolf Heinrichs, Germania
Jean-Jaoques Peyronel, studente, Francia
Cbi desidera associarsi è pregato di leggersi il testo integrale òei due documenti citati, ebiedendone eventualmente copia ad
Agape (Prali, Torino), alla quale debbono
nache fari pervenire le firme di consenso.
In seno alla prima Riforma, qual’è
l’esatto rapporto fra Jan Hus e i Vaidesi? La tesi semplicista di un tempo
affermava che Hus non avreb^ fatto
altro che restaurare la dottrina valdese. Flacius Illyricus insisteva voler,
tieri su questo punto. Il pastore e
moderatore valdese Jean I^ger riprendeva e ampliava questa interpr^
tazione. Secondo lui la continuità
storica dei Valdesi risalirebbe ai tempi della Chiesa primitiva; la loro dcG
trina sarebbe stata quella dei cristiani
del III sec.; soltanto nel XV sec.
« grandi nazioni, come quelle di Boemia e di Moravia, essendone fortemente convinte, la ricevevano come
tale» (Léger, I, p. 168). Questa tesi
non è altro che una storicizzazione
falsa e poco critica di un’intuizione
dogmatica che è, invece, abbastanza
Hus si inserisce infatti, senza averne ancora personalmente coscienza,
nella corrente della prima Riforma,
con la sua predicazione, con la sua
attività letteraria in latino e in cèco,
con la sua lotta contro le pretese papali alla dominazione fisica sul mcndo, offriva a parecchie affermazioni
valdesi un metodo rigoroso, all’altezza della teologia scolastica e universi
tarla dell’epoca. I Valdesi e coloro
che in Boemia simpatizzarono con la
loro protesta contro gli abusi del messaggio apostolico di cui le istituzioni
ufficiali della cristianità si erano rese
colpevoli, avevano seguito con l’interesse più vivo questa lotta impegnata
da Hus. Giunto a Costanza nel novembre 1414, questi si vede immediatamente accusato dal suo compatriota Michele de Oausis, per aver risvegliato la simpatia di tutti gli eretici, e
in particolare dei Valdesi.
Lo stesso Hus aveva indubbiamente
qualche conoscenza teorica del valciismo. Purtroppo tutto ciò che possiamo dire sul suo atteggiamento nei
confronti dei Valdesi si riduce a poca
cosa. Nel giugno 1408 il predicatore
cèco Nicola di Velenovic, partigiano
di Hus, fu chiamato a comparire davanti al vicario dell’arcivescovo di
Praga. Gli si rimproverava di aver
affermato la legittimità della predicazione da parte dei laici e di non aver
voluto prestare giuramento sull’Evangelo e sulla croce, ma unicamente nel
nome di Dio. Ciò era stato sufficiente
per accusarlo di eresia valdese. Jan
rius, che era presente all’interrogati>
rio, prese le difese del collega : « Poi;
chè questo sacerdote ha accettato di
prestare giuramento in nome di Dio,
è giusto che gli rinfacciate l’errore
dei Valdesi ?».
Soltanto nel 1415, anno del supplizio di Hus a Costanza, suona l’ora della nascita di una nuova solidarietà di
fede cristiana fra bussiti e valdesi.
Nicola di Dresda, di origine tedesca
ma rifugiato a Praga, al tempo stesso
grande ammiratore di Hus e interprete del pensiero valdese, tenta una sintesi delle due tendenze. Jacobello di
Stribro, il successore di Hus e il teologo hussita più in vista al principio
del XV sec., ricorda a partire dal
1416 le per.iecuzioni sopportate dai
Valdesi già da due secoli e non teme
più di proclamarli decisamente « martiri per l’Evangelo del Signore ». Bi
sogna insistere su queste fatto curioso: la morte dì Jan Hus, manifestazione delPìrreformibilità della Chiesa
dominante di tipo costantiniano, avvicina bussiti e valdesi, e al tempo
stesso rarticalizza reciprocamente la
loro teologia. Nicola di Dresda nel
1415, Jacobello nel 1416, il teologo taborita Nicola di Pelhrimov nel 143i,
Procopio il grande davanti al Concilio ai Basilea nel 1433: tutti questi
bussiti prendono ufficialmente le di
tese dei Valdesi fino allora sempre
calunniati e perseguitati. Si sa che
un’approf ondila co'ilabor azione mis
sionaria univa sul piano internazionale bussiti e vaidesi durante tutto
Il resto del XV e buona parte del XVI
sec. Senza la morte di Hus, questa
siretta umone non si sarebbe attuata
ccsj rapidamente.
1 documenti che attestano questa
notevole reciprocità delle due correnti più caratterizzate della prima nilorma, hanno dipoi molto soneno a
causa delle guerre e deirinquisiAione.
I resti superstiti bastano tuttavia a
fornire la prova di un’influenza duievole esercitata da Hus anche sui vaidesi di lingua romanza; questi hanno
tradotto in provenzale larghi estratti
del famoso trattato « Della Chiesa »,
redatto da Hus nel 1413, e hanno ripreso, nella loro sutnma teologica
« Trésor et lumière de la foi» (Tesoro
e luce della fede) parecchi passi bussiti, contenuti nella Confessione di
fede taborita del 1431. Il «Trésor»
valdese fu al ternixi stesso manifesto
aichiarativo e missionario e esposizione di catechesi dogmatica. Pur rivolgendosi « à toiis les fideles et chers
chrétiens» (a lutti i fedeli e cari cristiani), il barba valdese che ne era
l’autore si rendeva conto che le verità
dell’E vangelo noii possono essere veramente comunicate se non al piccolo gregge di coloro che hanno ricevuto la grazia della fede e ne assumono i rischi. Per condurre a buon
fine il primo i.atento, è stata la Confessione taborita di Nicola di Pelthrimov a rendere i migliori servigi al barba valdese; quanto al secondo intento, ha potuto realizzarlo grazie alla
sua familiarità con la letteratura bussita di edificazione teologica, soprattutto con scritti dello stesso Hus.
D’altro lato i Valdesi delle Alpi e del
Delflnato fecero pure un uso pedagogico del libretto sul matrimonio,
che al principio del 1415 Hus aveva
dedicato, a Costanza, al suo carceriere
Italiano Roberto.
Amedeo Molnar
RESISTERE IN FACCIA
(segna dalla 2“ pag.)
di Coillard, non mi sentivo «contro»
quei credenti africani coi quali pure
avevo avuto dei memorabili scontri.
Avevo soltanto sperimentato quanto
sia duro, talvolta, dover resistere anche a chi dovreobe essere più vicino.
* * #
Perchè talvolta |il dissenso si fa
sentire fino in seno alla famiglia.
Talvolta marito e moglie, padri e figli devono cercare tormentosamente
quale sia la via che il Signora ha
tracciato per loro. Talvolta il marito
o la moglie, il padre o il figlio devono
avere il coraggio di resistere a tutto
ciò che sembra invece contare tanto,
forse rappresentare tutto per il proprio congiunto.
In un volumetto di recentissima
pubblicazione, nella « Piccola Collana
Moderna» della Claudiana, Cattolicesimo e presenza protestante in Italia.
Vittorio Subilia riassume ottimamente, mi pare, quale dev’essere l’atteggiamento evangelico di fronte alle molteplici tensioni dei giorni nostri. Egli
dice : « La protesta profetica contro
qualsiasi forza, sia Chiesa, sia Stato,
sia partito, sia ideologia, sia sistema,
sia papaia, sia convinzioni, sia interessi, sia affetti, che pretenda di essere
assoluta e miri a monopolizzare la vita dell’uomo, o anche soltanto contro
la quiete borghese e costituita, che rifiuta i problemi e che è pigramente
refrattaria al pungolo della verità e
all’urgenza della vocazione — è inseparabile dalla professione della fede
ed è un contributo essenziale al servizio del mondo».
Si tratta sempre certo di « resistere » con carità, ricordando di non essere possessoii deila verità ma soltanto testimoni di essa, testimoni del Signore che viene. Ma la carità non è
cortesia, nè diplomazia, non è cieca
di fronte all’errore, anzi lo sottolinea.
La carità non facilita il cammino dell’unità. La carità è esigente cosi come
Cristo è amorevolmente esigente, cosi
come l’Evangelo, indiscutibilmente, è
umanamente intransigente ed esclusivo. Giovanni Conte
4
pag. 4
6 agosto 1965 —• N. 32
Se volete leggere durante le vostre ferie...
La Claudiana per voi
Les enfants du Soleil
E’ finalmente uscito l’atteso volume I del «NUOVO TESTAMENTO
ANNOTATO », l’opera in 4 volumi
che la Claudiana ha messo in cantiere da alcuni anni e che giunge ora a
felice realizzazione:
I Vangeli Smottici
Il volume, di pag. 274, elegante sovracoperta, in brossura L. 2.400, rilegato L. 2.900.
Parecchi sono coloro che avevano
prenotato l’invio contrassegno ; poiché in questo periodo di ferie molti
destinatari sono fuori sede, la Claudiana avverte che l’invio sarà fatto ai
primi di settembre; ma si accolgono
naturalmente sin d’ora nuove prenotazioni.
Nella ’’Piccola
Collana moderna
Siamo lieti di annunciare le comparsa simultanea di tre nuovi volumetti della « Piccola Collana Moderna » dell’Editrice Claudiana’
(1 n. S
JACQUES DABCHON
Impegno politico del cristiano
Traduzione di Gino Costabel.
Prefazione di Roberto Jouvenal.
In appendice ; « Tesine sul comportamento politico del cristiano », di Vittorio Subilia.
Il volumetto di 78 pp. L. 600.
il n. 9
VITTORIO SUBILIA
Cattolicesimo e presenza protestante in Itall.a.
Il testo della pubblica conferenza
tenuta al Teatro Eliseo in Roma,
il 29 maggio scorso, nel quadro
del II Congresso Evangelico Italiano, che tanti consensi ha raccolto negli ambienti evangelici ;
anche la stampa laica italiana più
attenta l’ha segnalata, come un
contributo importante alla chia
riflcazione del dialogo con il oattolice.simo.
Il volumetto di 48 pp., L. 400.
il n. 10
GIOVANNI MIEGGE
Protestantesimo e spiritualismo
La II ediz., in nuova veste, di ima
delle migliori operette minori del
nostro teologo'; un contributo essenziale alla chiarificazione di
un equivoco perdurante, airinterno delle Chiese evangeliche e nei
giudizi del mondo cattolico e del
mondo laico nei confronti del
protestantesimo
Il volumetto di 48 pp., L. 400.
Pei' un cosciente
dibattito sinodale
Le nostre comunità hanno affrontato nei mesi scorsi, in vista della
discussione sinodale, il problema dei
nostri Istituti d’istruzione secondaria.
E’ diffusa una ampia relazione della
commissione sinodale che nel corso
dell’anno ha studiato il problema com
plesso per il sovrapporsi di difficoltà e
di interrogativi che non sono unicamente di ordine interno, nella nostra
compagine ecclesiastica, ma concernono pura il complesso problema delia
riforma scolastica nazionale, da un
lato', sia l’evolversi presumibile della
situazione nel Pinerolese. Appunto
data la complessità della questione,
occorre un’informazione quanto più
ampia e documentata possibile. Alla
relazione suddetta, distribuita in ogni
comunità, si affianca ora un’altra pubblicazione :
GIORGIO PEYROT
AUGUSTO ARMAND-HUGON
Origine e sviluppo
degli Istituti Valdesi di Istruzione
nelle valli del Pinerolese
Questa pubblicazione, curata dalla
Società di Studi Valdesi e dalla apposita Commissione sinodale di studio,
è in distribuzione presso la Claudiana.
46 pagg. in 8», L.250.
NORMAN COHN: / fanatici delVApocalisse. Comunità, Milano 1965, p. 390,
L. 4.000. Dalla fine «lell’Xl alla metà del
XVI &0C. l’Europa fu teatro di numerosi
sollevamenti che si nutrivano delle grandi profezie dell’Antico Teslamento e del
Millennio apocalìttico. Il messianismo rivoluzionario viene qui interpretalo in
<‘liiave essenziale politica, con interessanti paralleli con fenomeni odierni come il nazionalismo, movimenti rivtluzionari nonché « crociate » dì tipo inaccartliysta.
HAAKON CHEVAl.lER - iJuomo che volle essere Dio, - Lenci, Milano, L. 2.5(10.
ROBERT JUNGK - Oli apprendisti stregoni - Storia degli scienziati atomici. ■
Einaudi, Torino, L. 1.200.
ROBERT JUiNGK - Il futuro è già cominciato. - Einaudi, Torino, L. 2.000.
ROBERT JUNGK - Hiroshima, il giorno
dopo. - Einaudi, Torino, L. 2.000.
HEINAR KIPPH ARDT - Sul caso di J. Robert Oppenheimer (dramma). - Einaudi,
Torino 1965, U. 5li0.
M. HACHIYA - Diario di Hiroshima. . Fe trinelli, Milano, I., 500.
PEARL BUUK Es-tu le maitre de Vaube? .
Stock, Paris, L. 1.550.
HELLlM'UT gol I.'SV ITZER - Les chrétiens
et les armes atomiques. - Labor et F.de i,
Genève, L. 040.
DANJEL PARKER Les choix décisif.
Labor et Fides, Genève, L. 1.360.
Connaissez“vous à fond, Thistoire des
« Scugnizzi »? Savez-vous où ils vivent
et quelles sont les conditions qui les plongent, seuls et abandonnés, dans la vie fangeuse et sordide du labyrinthe des ruelles
de Naples?
Le livre « Les Enfants du Soleil » de Mor.
ris West, traduit de Tanglais en français,
vous renseignera.
je vous invite à lire ces pages émouvantes,
à suivre l’auteur dans les ruelles de Naples
où naissent, végètent et meurent les « Scugnizzi », ces bandes d’enfants sans foyer,
^ans repas, sans chaleur. Vous comprendrez
pourquoi ils ont été chassés de leurs maisons, pauvres et trop pleines de gosses, de
misère et de chômage.
Seul, cet auteur australien, né à Melbourne, professeur universitaire, comment
aurait-il osé s’aventurer dans les « Bassi » de
Naples, infestés de voleurs, longer les sombres ruelles flanquées de hautes maison de
rapport, s asseoir au cabaret, dans le pêlemêle des tonneaux et des paniers et boire
un vin âpre et capiteux?
G est grâce à l’amitié de Peppino que l’au.
leur eut 1 audace de se mêler au fourmillement d enfants « destinés à se laisser corrompre par la multiforme corruption des
rues ».
Peppino est napolitain. Il avait 20 ans en
1956 et il se porta garant de son ami. II se
ht 1 interprète de l'étrange dialecte napolitain. Peppino fut lui aussi un « seugnizzo »
et les expériences vécues aux jours de son
enfance firent de lui un guide parfait et leur
permirent à tous deux, pendant tout un
mois, de se promener dans les « bassi ». Ils
foulèrent les ordures qui coulent au milieu
4e la rue à I endroit où les enfants jouent.
gli
U. O mini
Cominciò a Hiroshima
Ordinazioni alla Editrice Claudiana,
Torino', Via Principe Tommaso 1 o
Torre Pellioe; oppure aUa Libreria di
Culturp., Religiosa, Piazza Cavour 32.
Roma, oppure alle librerie evangeliche
o ai depositi presso molte comunità
evangeliche.
In questi giorni, in mezzo allo sciamare
per le ferie, cade una ricorrenza che è bene
non dimenticare: ai primi dell’agosto 1945,
quando già la lotta immane in Europa era
conclusa e mentre l'Impero del Sol Levante
continuava una resistenza as.surda, il presidente Truman ordinò che su Hiroshima e
Nagasaki fossero sganciate le due prime
bombe atomiche. Forse non tutti i lettori conoscono un poco, almeno nei suoi lati umani e meno tecnici, la preistoria di questa che
non possiamo definire una tragica colpa; forse non lutti sanno quale dramma abbia agitato molte coscienze di scienziati impegnali
nella ricerca nucleare. Ha fatto chiasso soltanto quello che ha coinvolto R. Oppenheimer, il fisico che ebbe la diretta responsabilità della costruzione della prima lomba A,
e che nel 1954 fu sottoposto ad una clamorosa inchiesta e privato deH’autorizzazione ad
accedere ulteriormente ai segreti di una ricerca e di realizzazioni a cui pure aveva
dato un apporto decisivo. Perchè?
Un paio d anni fa, ho udito una conferenza di Giorgio de Santillana, il quale metteva
in un certo parallelo il caso Galileo e il caso
Oppenheimer. In realtà, il parallelo è puramente formale. Nel caso di Galileo, abbiamo
uno scienziato che, forzato dal potere (religioso in questo caso), rinuncia esteriormente
OPINIONI
PROTESTANTI
IL PLANNING FAMIGLIARE
Il controllo delle nascite entra nel costume, anche se in certi paesi, come il nostro,
un’opera di propaganda ai riguardo può ancora cadere s.otto le sanzioni della legge. Entra nel costume, in seguito a questa scolvolgente ’escalation’ : gli abitanti della terra
erano circa 100 milioni all'epoca di Gesù
Cristo, raggiungevano il miliardo verso il
1850, dal 1950 al 1962 sono passati da 2.509
milioni a 3.135, e i calcoli fanno prevedere
una popolazione di 6 miliardi verso il 2.000,
di 30 miliardi verso il 2.100; nel contempo,
nessun accrescimento della produzione nutritiva potrà, da lungi, seguire questo sconvolgente aumento della natalità; inoltre profondi rivolgimenti tecnici e sociali, nella vita
moderna, concorrono a far sì che una limitazione delle nascite sia, de facto, largamente praticata : ma appunto, per lo più, senza
una vera presa dì coscienza ragionata e serena delFampiezza e dei veri termini del
problema, ovvero con una cattiva coscienza
creata, se non più dall’ambiente, dai giudizi
di una tradizione religiosa.
Un problema socio-economico immenso,
dunque; e un problema di coscienza spesso
drammatico. Che cosa dicono le Chiese cristiane, di fronte a questo duplice problema?
Fra la benedizione divina: «Siate fecondi,
moltiplicatevi, riempite la terra » e l’investitura : «Dominate sulla natura », fino a poco
fa la tradizione cristiana non ha mal scorto
contraddizione. Ma ora che la terra si riempie con una rapidità sempre più vertiginosa,
e che le coppie umane apprendono a dominare sempre meglio le conseguenze della
loro sessualità naturale, che cosa dice la morale cristiana? si copre la faccia? si impegna
per costrizione esterna degli eventi, ovvero
per intima convinzione, radicata nell’Evangelo?
A queste domande vuole dare risposta —
una prima risposta — un libro recente di
André Dumas, docente di etica alla Facoltà
di teologia protestante di Parigi e membro
del Dipartimento per la cooperazione dell’uomo e della donna nella Chiesa, nella Famiglia e nella Società del C.E.C. Si tratta di
un opera apparsa ultimamente nella collezione « Tribune libre protestante » dell’editrice riformata francese « Les Bergers et les
Mages » : solidamente documentata, ben radicata nella teologia biblica, aperta alla vita
quotidiana, ecco — nel campo agitato del
controllo delle nascite — un contributo veramente importante, che aiuterà a liberarsi
da paure e preconcetti, ma anche da rassegnato quietismo: potrà interessare anche i
non credenti, poiché il suo discorso non si
svolge affatto in un’atmosfera rarefatta o su
.presupposti ’religiosi’, anzi dà un’ennesima
riprova del meraviglioso realismo dell’Evangelo; e aiuterà i cristiani a meglio valutare
« le meraviglie e gli erramenti della sessualità », a ricercare nell’Evangelo vissuto nelTesistenza quotidiana « quali sono le nuove
chances delÌ’amore nel nostro tempo ».
Per quanto il problema esaminato possa a
prima vista parere limitato e un po’ tecnico,
in realtà questo lavoro del Dumas costituisce un saggio palpitante dì etica sessuale e
matrimoniale: aderenza ai problemi effettivi, conoscenza della situazione si associano a
una viva penetrazione del messaggio biblico,
a una notevole conoscenza delle posizioni cristiane al riguardo, nel passato remolo e recentissimo, infine a una forte carica di simpatia umana se pur scevra di ogni sentimentalismo.
L’autore, dopo aver situalo la questione nei
suoi termini secolari e odierni — drammatici, come abbiamo notato — esamina perchè
esso non ha trovato risposta nella tradizione
cristiana, nell’evolversi delle situazioni sociali
e della dogmatica cristiana, non sempre fedele alla pienezza della rivelazione biblica. Si
sofferma quindi a lungo sulle recenti dichiarazioni protestanti, confessionali ed ’ecumeniche’, dalle prime, esitanti, alle recentissime: e le pone in dialettico raffronto con le
prese di posizione cattoliche che, fino ai dibattiti degli ultimissimi mesi (specie collateralmente ai lavori conciliari), hanno sempre
opposto alla « morale della responsabilità »
protestante una « morale della procreazione »
oggi seriamente contestata, sia sul piano scien
tifico-biologico, sia su quello strettamente
teologico. Un’ampia appendice presenta le interessanlì caratteristiche e oscillazioni della
teologia ortodossa a proposito di questo problema. Seguono i capitoli forse più belli, quelli sul mistero della sessualità secondo la Bibbia : una sola carne, procreazione umana e
riproduzione animale, autodominio e libertà,
responsabilità e demografia, la santificazione
del corpo. Un capitolo è dedicato a « I protestanti e il planning familiare », e tiene
conto della situazione della Francia ove, come in altri paesi nordici, sono all’opera, in
modo ancora riservato, centri di consultazione e formazione. Una ricca bibliografia,
quasi esclusivamente in lingua francese,
completa questo bel lavoro, che costituisce
certo il frutto di ampie ricerche e al tempo
stesso di una sostenuta attenzione per la più
recente attualità sociale ed ecclesiastica.
Lo stile piano e vivace rendono agevole e
gradevole la lettura di questo libro che potrà rendere —- ce l’augvriamo — un ottimo
servizio anche fra noi lector
ANDRE’ DUMAS: Le contrôle des
naissances ■ Opinions protestantes.
Les Bergers et les Mages, Paris 1965,
L. 2.200.
IN LIBRERIA
GlOV.AiNNI MIEGGE - Lutero giovane. Feltrinelli, M'ilano, L. 4.000.
J. A. T. ROBINSON - Dw non è così {Honest to God). ■ ValJecchii, Firenze 196.5,
L. 1.800.
.LACQUES ELLl:l. - Le vouloir et le faire. Reiherciics étliiqnes pour les cJirétà^ns,
I. Labor et Fides, Genève 1965, L. 4.000.
PERSONALIA
Si sono sposati, a Torino, Edgardo
Poggio e Maria Ltiisa Gönnet, per al
cu.ni anni apprezzata collaboratrice
alla Claudiana di Torino. Vivi rallegramenti ed auguri!
a professare quella che è sua scientifica convinzione e giunge ad abiurarla formalmente;
nel caso Oppenheimer abbiamo invece uno
scienziato die, dopo aver sacrificato ogni cosa
alia sua volontà di essere a capo delle ricerche in questo campo nuovo, fascinoso, carico
di potere, neppure così riesce a far dimenticare alla « sicurezza » nordamericana ossessionata dal comunismo il suo passato di uomo
di sinistra, e viene infine defenestrato con
infamia, preso in un ingranaggio di delazioni che aveva egli stesso messo in moto.
Tale, almeno, è la tesi, largamente documentata anche se intensamente soggettiva,
del libro di Haakon Chevalier, comparso in
questi giorni in Italia contemporaneamente
al lancio dell’edizione originale americana.
Innestato nei « caso Oppenheimer » fu, infatti, un « incidente Chevalier »; e questo
libro o appunto il racconto di uu’amicizia
(così suona il titolo originale) e dei suo naufragio. La storia di quegli anni rivive attraverso queste pagine che si leggono come un
romanzo, come una vicenda spidnistica piena
di suspense, ricca di documentazione. In un
certo senso a noi, qui, importa meno questo
lato, tutt’altro che trascurabile, : del resto (il
libro si legge d’un fiato, e si reàta con il desiderio di andare subito a leggere il romanzo in cui lo stesso autore ha fatto rivivere
il dramma dello scienziato amico da cui è
stato tradito, « L uomo che volle essere Dio »,
edito in Italia da Lerici). Ciò che ci importa, ciò per cui raccomandiamo caldamente
questa lettura, è l’ampia documentazione
che si riceve sui maturarsi della tragica colpa che fu il lancio della bomba su Hiroshima (quando ormai era chiaro, e da mesi, che
! nazisti non er.mo assolutamente riusciti a
procurarsi quello trumento terribile, e il
Giappone era ormai allo stremo della resistenza); sullo strapotere di decisione dei militari, anciie contro le forti pressioni esercitate dalla maggior part.ì dei tisici impegnati nelle ricerche nucleari; sul clima ossessivo di sospetto e di crociata instaurato
da un anticomunismo cieco e violento. Un
uomo della levatura di Oppenheimer viene
lentamente — aiutando il demone dell’ambizione e del potere — disintegrato moralmenle, portato a condursi come il più vile
degli informatori, ai danni dei suoi stessi
collaboratori, dei suoi più intimi amici; e
finirà per giocare un ruolo nefasto agli inizi
delia guerra fredda; eppure nemmeno questo ’lealismo’ governativo lo salverà dall’ombra di trascorsi sinistrorsi.
Non si creda che questo libro sia una te.stimoiiianza di rancore; al contrario, si ammirerà il ritegno, ii rillesso accorato dell’antica amicizia, nell esporre una vicenda intricata e a tratti lorinentosa. L’Autore sa che.
specie per l’essere egli direttamente impli.
cato in tali vicende, solo in futuro si potrà
scrivere una storia obiettiva di quegli anni
drammatici; con semplicità conclude: « For.
se questo libro potrà essere, di quella storia,
almeno una nota a pie’ di pagina ». Resta la
te.slimonianza sconvolgente di come una società, nei suoi gruppi direttivi, ha posto un
nomo di intelligenza eccezionale e moralmente debole di fronte a un’alternativa che
non ha saputo reggere; una società che in
un momento decisivo non ha essa stessa saputo ascoltare la grande alternativa di Dio:
<( Ecco, io metto davanti a te la vita e la
morte. la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la vita, affinchè tu viva » (Deut.
30). in quel momento, indubbiamente, gli
Stati Uniti abbinarono a una vittoria tecnica
e militare una caduta morale che non ha
finito di riecheggiare. G. C.
II visitèrent les misérables chambres encombrées du lit énorme qui le soir accueille
« toute la famille, jeunes et vieux, hommes
et femmes, mariés et célibataires ».
Ensemble ils côtoyèrent la miser : de ces
lieux où végètent « 200.000 chômeurs et où
des milliers de gosses affamés, le soir, se
battent avec les chats, pour fouiller les tas
d’ordures et dormir sur la grille du four ».
Lisez « Les enfants du Soleil » et vous
découvrirez, au milieu des ténèbres, un
rayon chaud de Lumière, une étincelle de
l'Amour divin, dans la personne du Padre
Mario Borelli.
Fils d’un ouvrier des bassi, Mario Borelli
connut la vie d'un seugnizzo. Il devint prêtre, mais comment aurait-il pu prêcher le
Sermon sur la montagne à une fouie misérable jamais rassasiée?
Sa foi est évangélique. Une fols né —
disait-il — « nous ne pouvons plus mourir,
mais seul l'amour donne de la chaleur et du
mérite à la vie. Si nous n’avons pas su aimer
Dieu pour Lui-même et nos frères en ce
bàs monde, nous ne pourrons et ne saurons
l’aimer dans l’autre monde ».
Et ce prêtre qui possédait tant de qualités
humaines, sut, dans une vieille bâtisse grisâtre, située dans une ruelle, fonder un
foyer pour les gosses de Naples, reniés pav
leurs parents trop pauvres, jetés dans la rue
par une misère incroyable. Padre Mario Borelli leur construisit « leur » maison, la Casa
dello Seugnizzo.
En lisant ces pages passionnantes, à cause
de leur véracité, je pensais aux gosses africains, qui dans la brousse mènent une ie
faite de grande liberté, de misère matérîe lie
aussi! Une vie lissée de croyances ingcnu»*s,
de superstitions à cause de l'ignuraiice. Mais
les gosses d’Afrique vivent dans la naliue.
et un enfant sans père est adopté par le el.ui.
Ils vivent, il es*, vrai, dans la frayeur, , ar
ie diable se transforme en sorcier, en ( uigleur d’ossements divinatoires.
L’Evangile a été apporté au delà :;cs
océans, et les Africains, aujourd'hui, nu i le
dans leur soif d’indépendance, doivent reconnaître, sans toujours le réaliser, ([uc : VmoLir divin les a sorti d’une longue péri:. 4e
d'esclavage.
Comment se fait-il que, si près de nous si
peu ail été fait, pour sauver les âmes d -nfants qui quittent « la maison d’où l’aniGur
est absent, pour aller grossir les rangs -es
sans-amour, dans les rues des Bassi, si ]' ès
de la Naples étincelante de lumière, eli, ntée et admirée » par les touristes.
Que ce livre nous aide à mieux compr udre ce qui s’ébauche maintenant à Riesi mus
le “oin de « Agape »; ce qui se faii; l' frtici, à la Casa Materna; à Palerme. à u : ,a
Noce ». ,
Demandons au Père de remplir le coeur
des jeunes de Son Amour et de les saisir p.ir
Son Esprit, afin que tout Ce qui reste à fa re
puisse être entrepris, pendant qu’ü en st
encore temps, parmi la jeune général! ai
qui croît actuellement, celle des Enfants ;u
Soleil, qui s’étiolent dans les miasmes de ia
misere et de l’immoralité. Graziella JiVîa
MORRIS WEST : Les enfants du f ileil. Plon, P 253, L. 2.3(K).
HAAKON CHEVALIER, Cominciò a
Hiroshima - Comunità, Milano 1965,
L. 2.m.
Per I nostri
ragaxxi
AUGUSTO MONTI, Le storie di papà.
Einaudi, Torino 1964, L. 1.500
Augusto Monti, che molti a Torino ricordano come professore di greco e di laiitio
al « D’Azeglio », ha scritto in questo libro
cinque fiabe, già raccontate ai suo Carini
nelle gite in coUina, fiabe che provengono
dalla tradizione popolare, narrate dai favoleggiatori delle « veglie » dei lontani invcrni, nella Val Sangone, nelle Langhe, nella
Vai di Bormida... Artisti loro e artista lui
del novellare, dotati della capacità di mescolare a una fantastica narrativa una umanità
immediata il cui pathos nessuna trasmissio™sccanica e fotografica, rie.sce
a dare alle « veglie » del nostro tempo. Cinque fiabe divertenti, originali, argute in cui
astuzia, la volontà e il buon cuore accompagnano i personaggi, scritte da una penna
di valore, con sei belle tavole a colori.
IRENA JURGIELEWICZ . Lo straniero. Bemporad Marzocco, Firenze 1964
Collana «I premiati del mondo»
(Premio I Ministro Polacco, Premio
Città di Varsavia, Lista d’onore Andersen) L. 1.500.
Trovarsi nella collana « I premiati del
mondo » della Bemporad Marzocco, nella
quale figurano- Il gran sole di Hiroschimu.
La neve deve restare bianca, ecc-, è già di
per Se una garanzìa.
QTiesto libro di una scrittrice polacca c
anihientato in Polonia, è di una straordinaria finezza. Quattro ragazzi in vacanza inconlrano un ragazzo sconosciuto, lo straniero, che le circostanze familiari conducono
ontano ^da casa; e lutto il racconto si snoda, tra l’avventuroso e il commovente, in un
ambiente estremamente piacevole, ricco di
sirpresc e di situazioni impensate. Lo si
legge dunque con grande interesse, avventurosi e vivace come, e lo si dà molto voicmieri ai ragazzi (specie alle bambine) per
suo insegnamento altamente morale: onestà
e lettitudine, solidarietà e amicìzia, generosità e voglia di aiutare, pudore dei propri
^ntimenti sono le eomponenti del libro.
Ma nulla di questo è imposto con meditazioni o coinmeniii che potrebbero annoiare
i ragazzi. 1 peisonaggi danno il loro mestaggic attraverso il dialogo, sempre brioso,
e attraverso le posizioni che prendono, cbia.
re, generose, buone e moderne.
Veramente possiamo indicare quest’opera
come uno di quei libri positivi che adempiono al compito di formazione a cui la letteratura infantile è chiamata.
Berta Subilia
5
6 agosto 1965 — N. 32
pag. 5
UN DOGUMENTO EVAMGELIOO LATINO-AMERICANO
Sulla crisi di Santo Domingo
l firmatari di questa dichiarazione rappresentano istituzioni e movimenti collegati alla
comunione evangelica deirAmerica Latina,
partecipano in modo vivente a questi movimenti. chiese delle più svariate tradizioni,
la cui vocazione comune è stata di incarnare
e diffondere l'Evangelo di Gesù Cristo nelle
terre latino-americane in varie tappe della
sua storia. Si tratta di chiese che hanno
avuto la loro origine in Europa o negli Stati
Uniti e che oggi sì sono inserite nella nostra realtà e che costituiscono nuclei che fan.
no corpo con la natura, i sentimenti, i problemi e le aspirazioni delPuomo latinoamericano. Coscienti di; .questo . duplice—carattere,
come parte della chiesa evangelica che riconosce la sua continuità nel tempo e nello
spazio con la Chiesa universale e come istitu.
zioni saldamente legate al destino dell'x^me
rica Latina, crediamo sìa nostro dovere impro
rogabile render rota la seguente dichiarazione circa i gravi eventi che oggi agitano tutti
gli ambienti deirAmerica Latina, e che han
no come scena la Repubblica Dominicana
I
.Nulla potrebbe spiegare che noi cristiani
rimanessimo indifferenti e silenziosi — il silenzio della complicità — di fronte ad azioni
che giorno dopo giorno provocano distruzio
ne. morte e terrore in un popolo fratello
Sarebbe però grave irresponsabilità da par
te nostra essere solidali con questo elemen
tare problema umano, senza analizzare gli
elementi politici, economici e militari che
sono alla radice di tale situazione. Questo
è il proposito che ci ha spinti ad analizzare
gli echi e alla riflessione susseguente, che
esponiamo in questa dichiarazione.
II
L’i ìl'urmazione diffusa da organi di ogni
tendi nza ha dato poco rilievo ai fattori che
hanii provocalo la crisi attuale della Repubblica Dominicana. Il punto di partenza relativan ;‘iiie vicino è stato la deposizione del
presi - nle Juan Bosch, capo del primo governi^ i ostituzionale dì cui ha goduto il paese
dopo !u |)folungala e funesta dittatura di
Truidk). Da quei giorno del settembre 1963
fino dio scatenarsi degli eventi attuali, il
paese i- stalo sottoposto al regime militare
impo ¡1) da una Giunta di governo che aveva
guidi ’ ) la rivolta contro Bosch e che aveva
ba«al ’ il suo programma sulla lotta organizzata etailro il comunismo. La Giunta ottenne
il rii ' luiscimento del governo degli S.U. subito Í .¡pò la venuta al potere del presidente
John-^ -n. LI 24 aprüe scorso, un nuovo moto
militi! e che al principio potè contare su un
massi 'no appoggio popolare, riuscì a rovesciare ia Giunta ed era sul punto di riconquista-** il potere in nome del mandato costì,
tuzion de vigente fino al 1967. Al momento
in co- questa lotta pareva risolta, si ebbe
rinterveiito dei fanti di marina nordameri*
cani, che allegando in un primo tempo la
difesa dei cittadini degli S.U. e degli stranieri r ne vivevano a Santo Domingo, riconoscend* in un secondo tempo, di fronte alTirreJPiallile evidenza degli echi destati, che
rinler '-n!o tendeva a controllare la rivoluzione !ì seguito alla supposta partecipazione
di ele menti comunisti, mutò decisamente-at
tegguiu cnto. In quei giorni cablogrammi d
tutte agenzie stampa internazionali in
formai-^Mio che le truppe nordamericane sosti
tuivan le forze stremate delFesercito gover
nativo dominicano, ostacolando in modo de
cisìvo ii trionfo della fazione ribelle. Il Congresso dominicano diede il suo appoggio alla
rivolli/ Olle, nominando presidente costìtuzionab del paese, fino allo spirare del termine legale, il colonnello Francisco Caamano. L'itiicrvento nordamericano impone una
tregua temporanea, circoscrìvendo il focolaio
ribelle alla zona centrale di Santo Domingo.
La palle avversaria approfitta della calma
per costituire una Giunta di civili e militari
che reclamano il potere legale. La Organizzazione degli Stati Americani (OSA), anziché re spìngere 1 intervento nordamericano decide di far opera di mediazione fra gli avversari e di formare un esercito multilaterale,
con il voto decisivo del rappresentante dominicano, ligio alla Giunta di Civili e Militari.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in seguito alle reazioni prodotte dall azione
deirOSA. decide di intervenire direttamente.
Si verificano reiterate violazioni della tregua
da parte della Giunta civile-militare, con
1 appoggio evidente delle truppe nordamericane. Il governo ribelle informa della propria
decisione di lottare fino alla fine e di incendiare la città di Santo Domingo, qualora 1 in
tervenlo nordamericano persista. Si concorda
una nuova tregua di 24 ore; le informazioni
denunciano oltre 1.500 morti, la città è senza
elettricità e senz’acqua, i feriti giacciono per
le strade o sì ammucchiano nelle camere
d'ospedale, gl'interventi chirurgici avvengono
senza sterilizzazione degli strumenti; una colonna di 200 donne vestite a lutto offrono
di avanzare fra le linee per costringere a
una sospensione definitiva del fuoco.
Ili
Questa descrizione degli avvenimenti nella
Repubblica Dominicana forza a riflettere più
profondamente sul significato dellintervento
degli Stati Uniti nei problemi di politica interna deirAmerica Latina. La situazione attuale conferma, con leggere varianti, una costante storica nelle relazioni dell emisfero
di Monroe (la difesa del continente dì fronte alle potenze europee), talvolta allegando
protezione dovuta agli interessi, ai beni
® airinlegrità personale dei cittadini nordauiericani, talvolta, infine, in nome dell anticomunismo, del panamericanismo o della pretesa difesa dei valori democratici, gli inter''onti inililari degli Stati Uniti nell America
Latina, e specialmente nei paesi caraibici e
quelli centroamericani, si succedono dai
1^24. anno in cui il duplice campo d intervento furono Cuba e Puerto Rico, fino a
queste recenti dimostrazioni di forza, a distanza dì 140 anni. Il Messico, THonduras,
fi Nicaragua, Puerto Rico, Cuba, la Colombia, il Cile, il Panama e la Repubblica Do*^nicana a svariate riprese sono stati oggetto
fil interventi consimili nel 1853, 1854, 1857,
/I aerduranÌB ricordo di un darò giu^
dizìo do! Libortador,, Simon Boii^
var suU^intorìioniismo statunitenso
1858. 1860. 1870. 1871. 1885. 1901. 1903.
1904, 1912. 1919. 1926. 1934, 1954, 1961.
1962 e ora nel 1965. Questi interventi sono
rigorosamente registrati nella storia americana scritta in vari paesi. Essi furono il risultato pratico delle convinzioni espresse dai
teorici dell'interveiUismo militare nordameri.
cano come Monroe, Theodore Roosevelt. Poster Dulles e ora il Presidente Johnson. Rifletterono, in tutti i casi, il diritto che gli
Stati Uniti sì arrogavano di modificare in
conformità dei propri interessi il corso degli
avvenimenti e la politica interna dei paesi
latino-americani. Già nell'anno 1829. in occasione della Conferenza Panamericana convocata a Panama da Simon Bolívar, questo
atteggiamento degli S.U. causò un'affermazione amara delPeroe dell'indipendenza ispanoamericana : « Gli Stati Uniti paiono essere
stati posti dalla Provvidenza per devastare
TAmerica Latina con la miseria, in nome
della libertà ». Il popolo latinoamericano
serba memoria di quest'affermazione nè gli
avvenimenti via via verificatisi nel corso della storia gli permettono dì dimenticarla.
IV
Quali sono state le cause e quali gli effetti,
neirAmerica Latina, della politica d’intervento degli Stali Uniti? In varie occasioni i governanti e i politici del paese del nord hanno
espresso apertamente la loro decisione di proteggere i beni, gli interessi, il sistema di vita
e le imprese economiche dei cittadini nordamericani. in qualsiasi situazione che potesse
minacciare l'integrità fisica e spirituale di
questi valori. Questa risoluzione è stata messa
in atto talvolta in modo unilaterale dagli
Stati Uniti e talvolta — è giusto riconoscerlo — con rassentimento dei governi latinoamericani interessati. La recente invasione
della Repubblica Dominicana costituisce una
violazione unanimamenle riconosciuta del
patto di non intervento e di autodeterminazione stabilito dalla stessa Organizzazione degli Stati Americani, dì cui entrò a far parte
la Repubblica Dominic<ana nel 1960. alla caduta della dittatura Triijillo, e da cui fu
espulsa Cuba nel 1961. Lo stesso governo
nordamericano ha rieonoseiuto esplieilamenle
riilegalilà del procedimento. Sebbene la maggior parte dei governi lalinoamericuni abbia,
no appoggiato l'azione stalunitense, le conseguenze per le relazioni fra ì popoli dell'America Latina e deirAmerica del Nord sono
stale disastrose. Sembrano farsi sempre più
problematiche le possibilità dì intesa, comunicazione e dialogo; risultano sempre più
esacerbali il rancore e Ìl risentimento delle
masse latinoamerìcane contro il popolo del
nord; sembrano allontanarsi sempre più le
probabilità di una soluzione pacifica e reale
dei gravi problemi che causano il travaglio
sociale latinoamericano. Il rincrudirsi della
ostilità, il rancore e la delusione del popolo
latinoamericano ha soffocato la speranza di
giungere a una vera e necessaria comprensione fra entrambi i popoli neH'immediato
futuro.
V
Di fronte a una tale situazione TAmerica
Latina non può fidare che nelle proprie forze
per rispondere alle sue aspirazioni di modernità e di progresso. Tuttavia aH inlerno stesso
di ogni nazione del continente si manifestano
altri fronti di lotta, e jn ogni caso l'appoggio
morale o materiale degli Stati Uniti è assicurato alle forze che si oppongono al progresso e s'impegnano a mantenere uno « status quo » storicamente insostenìbilt. Stando
cosi le cose, le alternative che raccolgono il
favore di ^■asli settori popolari che avv-ert©no
l'urgenza di profonde riforme struttuiali nel
loro sistema di organizzazione economica e
sociale inclinano verso soluzioni di tipo socialista e nazionalista, che contraddicono al
modo di vita del popolo nordamericano. Gli
ultimi avvenimenti, nella Repubblica Dominicana e in altri paesi dell’America Latina
confermano che questa opzione è inevitabile.
Che sperare dal futuro? Come riuscire a cooperare a un ristabilimento — dovremmo anzi
dire a un vero stabilimento — di relazioni
fraterne fra i popoli del sud e del nord, e
in definitiva fra tutti i popoli?
VI
E* convinzione dei firmatari di questo documento. che il contributo specifico che noi
cristiani dobbiamo dare in questa situazione
decisiva è il grave esercizio del ministero del.
la riconciliazione. Da un punto d¡ vista umano e politico, nulla pare meno appropriato,
in momenti come questi, che porre Taccento
sulla riconciliazione. Però è appunto nelle
situazioni più tese della storia che Dio esige
dai cristiani questa missione particolare. Chi
altro può parlare, in questo momento, di
riconciliazione, st non Colui che ha riconciliato con sè il mondo mediante il sacrificio
della Croce? Jn quale altra fonte cercare le
basi per un'intesa reale e costante fra gli
uomini, se non nella « buona novella » che
annuncia la volontà di Dio di farsi uomo in
Gesù Cristo per esprimere il suo amore e il
suo interessamento ))er l'uomo? Però ogni
\era riconciliazione può afierraar:! soltanto
sulla base della verità, del ravvedimento,
della respuiisabililà e del perdono. Il concreto .servizio rieliiesu» ai cristiani dì una
parie come deH'allra deirAmerica, in questa
ora. è di dire la iluri parola della verità,
segnalando la nostra [)ropria colpa e la colpa
dei nostri governi negli avvenimenti della
Repubblica Domenicana: ed è pure quello di
assumere in tutta la '^ua portata la nostra
responsabilità sociale, politica e in definitiva
storica, per contribuire in modo efficace a
superare le condizioni che sì oppongono alla
umanizzazione dell’uomo, tanto nell'America
Latina quanto nella società nordamericana.
Questo è, neU'ora presente, il significato con.
creto del ministero della riconciliazione. II
compito è gravoso e diffìcile, non lo nascondiamo. Solo attraverso questa via aspra Dio
ha ofl’erlo in Cesù Cristo la sua riconciliazione. durissima, piena di sacrificio eppur
gloriosa.
Lilis E. Odell, fiegretario generale
della Giunta latinoamericana di
Chiesa e Società.
Leonardo Franco, segretario per VA¡nerica Latina del Movimento Cristiano Studenti.
Oscar Bouoci, segretario esecutivo
deirUnione Latinoamericana di Già.
ventìi Evangeliche.
Emilio Castro, coordinatore della
Commissione d'IJnità Evangelica
Latinoamericana.
PER CONOSCERE
Drammi
Altro mezzo di diffusione era costituito dai classici « Drammi valdesi ».
Ma c^ggi non si recita più. La prassi di
santirne uno in occasione del XVII
Febbraio, vuoi per un motivo, vuoi
per un altro, è passata anche quella
nel dimenticatoio. Può darsi la man
tenga ancora, come faceva qualche
anno fa, la filodrammatica della Chiesa di Basilea, ma mancando di notizie
al riguardo non posso affermarlo.
Al giorno di oggi, quindi, non può
più avere che sapore di antiquariato
il rileggere quanto ne « La drammatica «aìdsse) ( oijuscoletto pubblicato
sotto gli auspici della « Società di
studi valdesi» a cura di Vittorio Subilia e Teodoro Balma) scriveva nel
1938 l’attuale professore di sistematica alla Facoltà Valdese di teologia
di Roma? NO! Sono pienamente a.ttuali frasi come questa : « La fede dei
padri è la fede nostra. E’ o può ridiventarlo. Questo forma Finteresse
nalpitante ed inesauribile del dramma
valdese. Che è drarnma di fede»
<p 5) E ancora: «Gli spettatori vedono proiettata nelle figure dei personaggi storici che gli attori rappresentano, la fede che fu di quelli e
che è loro; vedono in essi chiarificata, spiegata, realizzata la loro propria nelle sue implicazioni molteplici
e nelle sue possibilità estreme. Gli attori sono appunto i portavoce di questa predicazione, gl’ interpreti della
fede comune della Chiesa. E attori sul
palcoscenico e pubblico sui banchi,
testimoniano' insieme di quella Parola che è ragione unica e suprema dell’esistere del popolo valdese» (p. 6).
I giovani deirUnicne del Serre hanno
sentito questo profondamente e per
questa ragione hanno voluto recitare
un dramma valdese.
Le difficoltà tecniche per metterlo
in scena erano molte: dove trovare i
costumi senza affittarli spendendo un
patrimonio? E le armi? E gli scenari?
Si sono messi di buzzo buono: hanno rovistato le soffitte ed i vecchi
«cas» ed hanno trovato vecchi fucili
TORRE PELLICE, 20-21 agosto 1965
VII CONVEGNO DI STUDI SULLA RIFORMA
ED I MOVIMENTI RELIGIOSI IN ITALIA
VENERDÌ' 20 AGOSTO:
Ore 9 : Apertura del Convegno - Saluto del Presidente della Società di Studi \ aidesi - Elezione della presidenza del Convegno.
Ore 9„30-12,30: Comunicazioni.
Luigi Santini : Gli eretici italiani del '500 nel quadro di una definizione dell'anabattismo.
Enea Balnias: Note sulla fortuna di Flaminio in Francia: Anne de Marquetez e
Claude d'Espence.
Antonio Rotondò: Jan Maczynski da Cracovia a Padova.
Luigi Firpo: Nuovi materiali su Francesco Pucci.
Ore 15-18.30: Comunicazioni.
Henry Meylan: Menaces sur Genève (novembre-décembre 1560).
Giuseppe Recuperati: La Curia Romana contro il Giannone: padre Antonio Bianchi.
Aldesira Coscia : Popolo e Chiesa tra giansenisti e giacobini a Genova.
Pietro Rigola: Protestanti e democratici in Liguria nel decennio di preparazione.
Daisy Ronco: Teodorico Pietrocola Rossetti: le sue opere e la chiesa libera italiana.
Ore 21 : Conferenza pubblica del prof. Eugenio Dupré-Theseider su: Dante c Teresia.
S.ABATO 21 .AGOSTO:
Ore 9-12 : Comunicazioni.
Eugenio Dupré-Theseider : Dante e Teresia.
Romolo Cegna: Le fonti della teologia del Valdismo alpino-occidentale nel ’400.
Valdo Vinay: La cosiddetta Santa Cena valdese del Duomo di Naumburg (Turingia).
Giovanni Gönnet: Un inedito di Bucero sui Valdesi (1534).
Gre 12: Chiusura dei lavori; fissazione del programma del Convegno successivo.
/Vote logistiche: I partecipanti al Convegno saranno ospitati, salvo contrario avviso,
presso la « foresteria valdese « (pensione completa L. 1.600). Rivolgersi al prof. Augusto
Armand-Huèon. Torre Pellice, per qualsiasi chiarimento e informazione.
Disposizioni
Quest’Italia a lavoro degli evangelici
In servizio militare
NelTEco-Luce del 23 aprile scorso, in
un articolo sui « militari evangelici
sull’attenti alla messa, ma non al culto », avevamo denunciato alcuni casi
d’incomprensione verificatisi negli ultimi mesi in certi reparti dell’esercito
nei confronti di militari evangelici,
dove venivano disattese le norme in
vigore secondo le quali «i Comandanti
di Corpoi debbono concedere, per quanto possibile, ai loro dipendenti le facilitazioni opportune perchè abbiano
modo di attendere alle pratiche di
culto della religione cui appartengono» (Reg. disc. Esercito, art. 245).
Di fronte ai casi lamentati il Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche
è intervenuto presso il Ministero della
Difesa richiedendo che fossero emanate istruzioni atte ad evitare erronee
interpretazioni delle norme in vigore
secondo criteri restrittivi non confacenti. E’ ovvio infatti che la disposizione succitata mira a facilitare l’esercizio della libertà religiosa, compatibile con le normali necessità del servizio militare.
Siamo in grado di comunicare che il
Ministro della Difesa, On.le Andreotti,
oltre ad aver assicurato il suo intervento nei casi indicatigli nelTespcsto,
ha vo'luto riconfermare con un’apposita circolare del 22 giugno scorso
n. 1/24349, inviata agli uffici dei Segretari generali dell’Esercito, Marina e
Aercnautica, e ai relativi Stati Mag
giori, l’interpretazione della norma in
vigore. La Circolare precisa infatti:
« Com’è noto i regolamenti in vigore
stabiliscono che debbano essere date
a ciascun militare le facilitazioni necessarie ad assolvere i doveri della
propria religione. Poiché sembra che
in qualche caso siano state frapposte
ai giovani di confessione ebraica o
evangelica difficoltà non oggettivamente necessarie, richiamo l’attenzione di tutti i Comandi sul carattere restrittivo deile eccezioni possibili. Deve
cioè trattarsi di una effettiva e non
altrimenti sormontabile necessità di
servizio ».
Nel prendere atto dello spirito di
comprensione, della tempestività e della chiarezza con cui il Ministro ha voluto ancora una volta ritornare sul
l’argomento, non resta che augurarsi
che i singoli Comandi di Corpo- e di
Reparto dimostrino di attenersi alle
ricevute istruzioni.
Gli evangelici in servizio militare
sappiano- quindi che essi possono richiedere ai rispettivi Comandi il permesso per recarsi al culto la domenica
mattina e che questi sono tenuti a facilitarli salvo che ostino necessità di
servizio. Ovviamente compete ai nostri giovani militari di essere esentati
almeno dal partecipare alla messa in
caserma anche quando prestino servizio in località dove non abbia luogo
un regolare culto evangelico. Peyrot
l;e storee vjeldese
1/aldesi
li, vecchie spade, pistoloni antichi e...
se non erano proprio dell’epoca, pazienza! Giubbotti antichi e giacche di
oggi opportunamente modificate hanno egregiamente servito. Ma oltre alle difficoltà tecniche della messa in
scena ve ne erano altre, comuni a tutti i drammi valdesi e ragione principale — pensiamo — della loro mancata recitazione al giorno d’oggi. In
un clima di « distenzione religiosa »,
diciamo meglio di « ecumenismo », te
nendo conto dei fatto che molte persone non di fede valdese assistono alle recite, come presentare un « dramma valdese » in. cui per forza di cose
« i p>ersecutori dei 'Valdesi sono presentati sotto una luce fosca di nemici temuti, talvolta odiati, che forse
può urtare la nostra coscienza evangelica» (op. oit. p. 7> oltreché, va da
sè, quelli che hanno im’altra fede?
Ma. sia dato pure per scontato questo fatto che « non è eliminabile perchè non fa che riflettere realisticamente Tambiente di quelle epoche tristissime » (idem.) il dramma valdese
può talvolta cadere nella faciloneria
se vuol dividere nettamente in due
gli antagonisti religiosi, schierando i
« buoni » da una parte e i « cattivi »
dall’altra, mentre in realtà il problema è più complesso: le idee perniciose certo non formano uomini buoni,
ma è vero purtroppo che anche là dove queste idee sono combattute, tanto più in tempo di conflitti e di violenza,si trova la presenza di persone
dominate da insane passioni. E ancora: può accadere che per circostanze
varie si trovino in campi opposti, poste le une contro le altre, persone che
quando riescono a parlarsi, a spiegarsi, a comprendersi, a rispettarsi ed
anche a perdonarsi, trovino cosi insieme la Verità da credere, la Via da
seguire insieme e la Vita da vivere
senza che questa scoperta sfoci in teatrali abiure o conversioni che dir si
voglia. E non basta; dalla storia valdese sappiamo anche che il problema
della resistenza armata e della lotta
violenta fu cocentemente avvertito
dai nostri padri come acuto caso di
coscienza e di fede, ma si può correre
il rischio di dimenticarlo in un dramma.
Orbene ecco che tutte queste esigenze le troviamo rispettate e messe
in luce ne « La Savoiarda» che oltre
a questo si propone anche — come
scriveva l’autore — di « mettere a conIrasto due concezioni della vita e della religione, ugualmente grandi e beile, cicè il cri.-jrianesimo tutto mistico
e sentimentale della Savoiarda, e lo
austero e severo calvinismo di Arnaud, quale risulta evidente dai suoi
scritti e dai suoi atti ».
Per questi motivi e questi pregi i
giovani del Serre hanno ritenuto di
poterlo recitare, dopo un’ovvia introduzione storica e... psicologica, se cos’i
possiamo definire le riflessioni che
veniam facendo qui e che suppergiù
furono quelle presentate al pubblico
le sere della recita.
« La Savoiarda» (ricordiamo per inciso la ncta delTautore : « storica è la
esistenza della Savoiarda, una innominata che seguì i Valdesi alla Balziglia e vi fu uccisa») non è un dramma molto conosciuto. Ci risulta che
non è mai stato recitato da alcuna filodrammatica; fu soltanto presentato
al « campo del dramma sacro » a Frali il 29 agosto 1952. I giovani del Serre
sono quindi i primi — se le nostre informazioni sono esatte — che lo abbiano recitato per uii pubblico non
specializzato, la sera del 4 aprile sul
palcoscenico di Angrogna Capoluogo
e, la sera prima, al Serre, in Chiesa
perchè qui non possediamo nè un
teatrino nè una sala di attività adatta Ripensavamo così, allo spirito delle riflessioni del Subilia che trovavano a.nche in questo materiale della
recita nel tempio una corrispondenza
addirittura di lettera : « se nella Chiesa si recita, anche la recita deve essere in qualche modo in funzione della
fede, predicazione della fede della
Chiesa» (op. cit. p. 7).
Mentre ci permettiamo di suggerire
ad altre filodrammatiche valdesi la
idea di portare sulla scena « La Savoiarda» cogliamo l’occasione per esprimere la nostra riconoscenza ai
giovani dei Serre che per primi l’hanno accettata e realizzata. E anche se
nell’ultima scena del dramma, Arnaud è presentato dall’autore come
un credente la cui fede lo mette quasi
a parte del segreto di Dio anziché farlo apparire anche lui come veramente stupito e pieno di gioia riconoscente per il miracolo della nebbia sopravvenuta (è veramente un « miraco'lo »
storico!), e se anche qualche piccola
imperfezione tecnica c’è stata nella
recita, questi particolari non alterano
e non ca-uroiano mula non soltanto
alla buona intenzione, ma anche alla
intrinseca bontà e volontà attuali
che sono caratteristici di questo lavoro e del modo con il quale è stato
recitato.
Quel che coma è che un’esigenza di
fede abbia mossi e autori e regista
nella loro opera. In tal caso — citiamo ancora il Subilia « questa fede
rappresentata nel dramma è — oseremo dire — « giustificata per grazia »
appunto nella sua umanità, nelle sue
pecche, nelle sue debolezze del passato, come nelTimperizia e nell’incapacità degli attori che og^ la rappresentano per noi ; e « giustificata » perchè
al di sopra della sua umanità e delle
sue debolezze, nonostante la sua umanità, è veramente fede» (p. 7).
Bruno Costabel
6
pag. 6
N. 32 —,6 agosto 1963
LA CONFERENZA DEL III DISTRETTO, A BRESCIA
DIMANCHE 25 JUILLET AU COL DE LA CHOIX
Fra presbiterianesimo Rencontre gtretesÉBnte
e congregazioaliso
La Conferenza ordinaria delle chiese del
terzo distretto si ò tenuta a Brescia il 26 e
27 giugno scorsi, in due giornate dense di
lavoro e di risultati, in un'atmosfera impegnata e piena di interesse.
Evidentemente, il lavoro di preparazione ai seco-ndo Congresso evangelico svolto
da tutte le comunità, e il senso vivo in
molti dei presenti dell’importanza dei risultati conseguili al Congresso, ha dato un
tono particolare alla conferenza alla quale
partecipava anche il rappresentante metodista per il 2« e 3“ circuito, Sig. Baccolis.
La conferenza si è chiaramente espressa
anzitutto sul rapporto della commissione
mista valdese-metodista, con un o.d.g. nel
quale « riconoscendo che la comune vocazione delle chiese valdesi e metodiste è. la
testimonianza nel paese nel quale Dio ci ha
posti, afferma che questa comune vocazione deve esprimersi in una unità concreta.
Riconosce altresì che le strutture sinodali
sono le sole forme organizzative che rendano pienamente possibile la manifestaziane deir unità; accetta quindi la proposta di
convocare un Sinodo unito. Auspica inoltre che l’unità si costruisca partendo dalla
base, cioè dalla collaborazione delle comunità ».
L’importanza delle comunità locali, e
quindi il loro valore nella ricerca del significato di K chiesa » viene ulteriormente
accentuato in un secondo ordine del giorno, nel quale la conferenza auspica che la
convocazione del Sinodo unito debba avvenire sulla base della esistenza delle Comunità, e non del solo numero dei membri
delle rispettive denominazioni, con una
proposta che modificherebbe la rappresen
lanza valdese al Sinodo Unito dando una
giusta considerazione alle chiese, autonome o meno, portando nel contempo il numero dei membri valdesi a 93.
11 secondo degli argomenti esaminati dalla conferenza — il problema degli istituti
valdesi di istruzione secondaria — ha dato
luogo a un ordine del giorno che per la sua
importanza riportiamo qui di seguito :
« La Conferenza del III Distretto, .... osserva che l’esistenza di Istituti valdesi di
istruzione secondaria può giustificarsi solo
sul piano vocazionale e non più su quello
di surroga alla scuola statale — e che pertanto il problema non è locale, ma investe
In chiesa nel suo insieme — ritiene che lo
studio della Commissione permanente vada
continuato ed approfondito in tre distinte
direzioni:
a) studio che chiarisca le ragioni vocazionali di una scuola confessionale evange^
lica, ne esamini la possibilità e la vitalità
nella attuale situazione italiana, definendo
anche una posizione chiara dinanzi alla
prospettiva di un finanziamento statale;
b) studio della situazione sociale ed economica attuale e futura delle Valli Valdesi,
tenendo presente che questo studio interessa in massimo grado l’avvenire del protestantesimo nella zona, oltre che degli
istituti di istruzione secondaria;
c) studio delle soluzioni pratiche, che
traduca in concreto programma le prospettive accennate dalla commissione, con una
ristrutturazione degli istituti, una riorganizzazione della amministrazione, previsioni
finanziarie a lunga scadenza, esame delle
possibilità di reclutamento.
Esprime la sua preoccupazione dinanzi al
deficit crescente, ma ritiene che misure di
qualsiasi genere vadano prese solo dopo
una discussione più ampia e una reale consultazione delle Comunità; chiede pertanto
al Sinodo di non pregiudicare la situazione
ma di sottoporre alle conumità i risultati
di questi studi, con ampio margine di tempo per la discussione e di favorire un dibattito sulla stampa valdese ».
E’ bene notare anche che, dì fronte alla
prospettiva di un finanziamento statale, la
eonferenza ha espresso la sua « recisa opposizione-ad ogni forma presente e futura di
finanziamento statale agli Istituti valdesi di
istruzione ».
Anche sul problema finanziario la Conferenza si è espressa con un ordine del
giorno, nel quale l’esperimento fatto in tre
comunità del distretto, che adottano un metodo contributivo basato essenzialmente su
un bilancio prev-entivo e su un impegno
volontario scritto di personale contribuzione mensile, ■'iene raccomandato all’attenzione di tutte le comunità per i risultati
positivi ottenuti sia sul piano economico
che su quello spirituale.
Fra gli altri argomenti discussi, ricordiamo ancora la richiesta della comunità di
MOano di avere un secondo pastore, oltre
al coadiutore, con conseguente richiesta di
modifica ai regolamenti, in quanto non si
ritiene giusto che il secondo pastore di una
Cliiesa autonoma sia nominato dalla Tavola,
e la richiesta di modificare i criteri di nomina delle deputazioni distrettuali (ai Sinodi, ai Congressi ecc.) « informando il criterio di determinazione del numero dei
componenti le deputazioni stesse non più
sul criterio di percentuale sulla base della
somma dei membri comunicanti presenti
nei distretti, ma piuttosto sulla base del
numero delle chiese costituite — autonome
e non —■ che compongono i distretti stessi».
La conferenza è terminata con l’elezione
della commissione distrettuale, che risulta
formata dal past. Guido Colucci, dal Dott.
Isenburg e dal past. Bertalot, dei deputati
al Sinodo e della commissione d’esame
dell’operato della Commiesione distrettuale.
Un cenno particolare va fatto aH’opitalità
avuta dalla Comunità di Brescia, veramente fraterna, e all’eccellente cena in comune nei locali e nel giardinetto della chiesa.
Gianni Rostan
On donne le nom de « fête » à des réunions généralement frivoles; chez nous, cependant. on a toujours dit « la Fête du
XV Août«. Nous n’avions personeellement
jamais songé de donner ce non à la Rencontre du Col de la Croix, et cette fois
l’idée nous en vient justement parce que le
temps n'a pas été en tout favorable et tout
de même nous avons passé sur la montagne
une bonne journée.
11 nous a semblé que les participants du
côté italien étaient plus nombreux que la
plupart des années précédentes, quoique les
plus frileux aient rebroussé chemin devant
une menace de pluie qui ne s’est avérée
qu’en partie.
Onze heures allaient sonner (du moins,
où il y avait des horloges...), et la situation
météorologique paraissait tourner au pire :
un vent froid soufflait, fouettant la belle
assemblée avec de grosses gouttes, encore
relativement rares. Les pasteurs, plus nombreux cette fois, après une longue confabulation, décidaient de conduire la foule vers
la caserne abandonnée et délabrée qui se
trouve un peu au dessous de la frontière
LETTERA DA LONDRA
Âir esposizione
del Geotenario
Gommemorativa
Salutista
Era Vara del pranzo. Saltai sull autobus 73
e di lì a poco scesi davanti ad uno dei grandi magazzini di Oxford Street, Selfridges,
dove al terzo piano si trova allestita Vesposizione commemorativa del centenario delVEsercito della Salvezza.
Capitai proprio a tempo per vedere lo piccola guardia d^onore composta da sei soldati”, tre donne e tre uomini, alcuni di
essi vestiti nei tradizionali costumi (kimono ), attendere Varrivo del sindaco della città
di Westminster; altri provenivano dalVAustralia e dalla Nuova Guinea.
Iniziati alVuna precise, i discorsi ufficiali
inclusero vari benvenuti ed una preghiera
pronunciata dallo svedese E. Wickberg. Alle
1,15 precise il pubblico poteva circolare nel
vasto reparto. Ebbi così tempo di mischiarmi tra la folla e ammirare, fra Valtro, un
’’soldato^’ proveniente dallo Zululand, messo
su di tutto punto con piume e scudo compreso; la camicia delicatamente ricamata di
un altro proveniente dalle Filippine, lo scrit
Ad onorare con il proprio interesse l'Esercito furono anche gli Imperatori del Giappone nel 1907 e nel 1949; VImperatore d^Etiopia. la regina Giuliana d'Olanda e Re Gustavo di Svezia.
Un altro volantino testimonia dell'esistenza di ostelli creati per madri nubili e per i
loro bambini, per gli alcolizzati; un altro descrive le visite a domicilio compiute da personale specializzato alle famiglie dei detenuti
nonché le squadre di servizi notturni nelrOvest di Londra per prevenire che molte
ragazze venute in città dalla campagna diventino prostitute. Molte di esse tornano a
casa, dalla quale erano scappate.
Uimmaginazione è inoltre colpita da un
servizio piii unico che raro, operante da 50
anni in molte parti del mondo per rintracciare persone disperse. Dei 4,000 casi annua,
li, il 60 per cento viene risolto. Spesso i legami familiari vengono riallacciati e le ’’pecore smarrite” ritornano alVovile.
Non ebbi da chiedere che cosa VEsercito
toio portatile di William Booth e vari altri , pen^i del possesso della bomba atomica: la
Oggetti, L’atmosfera era così cordiale, la
gente così franca ed aperta che non esitai a
fare domande.
Da uno degli stands presi un volantino e
così seppi che i servizi sociali nel campo
missionario dell’Esercito della Salvezza si
trovano, ad esempio^ nelle Indie Occidentali, nel Congo, nell’Africa Equatoriale, nella Bolivia, nel Perii, nel Paraguay e nelVHonduras. Che genere di lavoro vi si svolge? Vi sono ostelli per uomini e donne decaduti, ospedali, scuole di tipo tecnico-industriale, istituti per i ciechi e lebbrosari. Questi, per citarne solo alcuni.
’’Grido di guerra” riproduce in prima pagina il messaggio inviato dal Primo Ministro
e Consorte all’Esercito della Salvezza in occasione delle celebrazioni del Centenario,
messaggio qui tradotto quasi per intiero:
’’Gli sforzi del vostro fondatore, Generale
William Booth, ai quali insufficiente considerazione fu data all’epoca, si sono sviluppati in un'organizzazione accettata e rispettata ovunque nel mondo. L’Esercito ha dato
prova di vera leadership ed ha ampiamente
dimostrato i suoi principi cristiani in molte
maniere pratiche. E’ stato spesso pioniere
nel campo del lavoro sociale ed è degno del
massimo rilievo”. A questo messaggio fa seguito quello augurale del sindaco della città
di Londra.
Un’altra pagina informa che l’interesse
attivo verso VEsercito da parte dei membri
della famiglia reale d’Inghilterra data dal
regno di Edoardo VII e che da allora fino
oggi ’’Generali” furono sempre ricevuti a
Buckingham Palace.
Il ’’Guardian” del 25 giugno mi racconta
come si è svolta la visita della regina Elisabetta alVAlbert Hall in occasione dell’apertura delle celebrazioni del centenario. La
regina era accompagnata dal ’’Generale” Frederick Coutts. e presenti erano pure l’Arcivescovo di Canterbury, il ministro dell’Interno e 5.500 membri dell’Esercito venuti a
Londra da molte parti del globo.
Sia la regina che l’arcivescovo hanno avuto parole di ammirazione e di elogio per il
lavoro compiuto dall’Esercito a favore delle
classi lavoratrici, per gli alcolizzati, i tardivi
e gli incapacitati al lavoro. Questi per citarne solo alcuni.
risposta mi fu subito data dal Commissario
E. Wickberg: '’L'Esercito cerca di venire
incontro alle necessità dell’individuo. Il mondo è una unità... Dobbiamo vivere in pace:
è la sola maniera nella quale possiamo vivere”.
Detti un occhiata all’orologio: un’ora passa presto. Era tempo di ritornare in ufficio.
Uscii. Come al solito pioveva. All’angolo mi
fermai a comprare il giornale del primo
pomeriggio: era un’edizi''ne-ricordo del centenario. ”Very good work, lady”, mi disse
il giornalaio con una strizzatina d'occhio. E
chi poteva dubitare delle sue parole? Nel secolo scorso una tazza di ie costava un penny.
^SSh se non sbaglio, un penny ha il valore
diotto lire. ’’Culti di rendimento di grazie
vengono celebrati ovunque in Inghilterra,
sia nelle chiese di stato come in quelle libere”. Continuai a leggere attendendo l'autobus.
Liliana Manzi
RETTIFICA
Per le famiglie degli infortunati sulla
provinciale, n Pomaretto, è stata raccolta la
somma di L, 513.000, e non di L. 53.000
come erroneamente pubblicato sul n. 29-30.
sur le versant italien. Le toit est bien conservé. et c’était l’essentiel: un local d'au
moins vingt mètres de long sur sept ou
huit de large a offert un excellent abri pour
la célébration du culte, qui à cause de cette
petite adversité a commencé qu’il était presque midi. Mais tout le monde a remarqué
que l'on a eu l’avantage d'un recueillement
bien plus grand qu'en plein air, où l’on
ne réussit jamais à persuader une bonne par.
tie des assistants à se grouper d’une façon
un peu plus compacte. .
Le culte a été présidé par M. Yves Poulain, Pasteur à Freissinières, d'où il dessert
plusieurs localités du Queyras. La prédication
a été tenue par M. Teófila Pons, Pasteur à
Pramol, qui a choisi son texte dans la Parabole du banquet (Luc. XIV, 15-24). Prendre la nourriture eu commun est signe de
fraternité, et una table dressée est bien
l’image des dons que Dieu offre aux honmes; mais ceux-ci, au lieu de sc préparer à
les accepter, sans les refuser en un sens
absolu les négligent. Il ne s’agit pas d’ailleurs d'une récompense, mais d’une grâce.
Dans leur indigence spirituelle, les hommes
ne savent pas recoiinaitre le générosité de
Dieu : tout ce qui peut les occuper ici-bas
leur semble plus important. Et pourquoi les
pauvres, les estropiés sont-ils appelés à occuper les places restées vides au banquet?
C’est que l’homme n’est qu’un mendiant,
en quête de paix et d'amour. Les pauvres
en esprit sont les citoyens du royaume de
Dieu.
La Sainte-Cène a été distribuée par plusieurs pasteurs, dont les noms vont figurer
dans le résumé des message de l’après-midi.
La collecte est destinée alternativement
aux deux versants des Alpes: la recette de
cette année sera dévolue à l’organisation des
émissions protestantes en France à la radio
et à la télévision.
Après guère plus d’une heure pour le
repas bien mérité, M. Edoardo Aime, Pasteur à Bobi, adresse quelques mots de circostance (cette fois on a dû se réunir sur
le territoire de sa paroisse, et la cause de
cet honneur est le mauvais temps), et préside la rapide suite des messages de l’aprèsmidi. Dommage qu’une partie des alpinistes
aient préféré ne pas s’arrêter : mais, brouillard ou soleil, c’est chaque année cela.
Ensuite, M. Emanuele Tron, professeur à
Gênes et 1 un des fondateurs de la Rencontre en 1934 (il semble tenir à cette qualité
autant qu'à ses jeux de mots...) lit une lettre de M.me Gertrud Hurst, de Zurich, une
des fidélissimes, à qui cette année d’autres
engagements ont empêché d’être de la partie. Puisque la montée à pied est incomparablement plus longue et plus pénible du
côté italien, l’orateur propose pour l'année
prochaine que l’on organise une caravane
d’autos (cars ou pas cars) pour transporter les
personnes moins valides de l’autre côté de
la frontière : l'idée est lancée, elle pourrait
donner ses fruits pour la Rencontre du
31 juillet 1966.
M. le Pasteur Poulain demande s’il ne
faudrait pas déplacer la date de la Rencontre, à cause de la coïncidence avec d’autres
manifestations : on en discute, mais, quelle
que soit .a date, on trouve des inconvénients. Il ne resterait qu’à augmenter le
nombre des beaux dimanches d’été (quand
ils sont beaux).
Cette Rencontre a été honorée par la présence du Modérateur de l’Eglise Vaudoise,
M. Ermanno Rostan, Celui-ci rappelle qu’il
y a trois dimanches ¡1 se trouvait à Prague,
pour les célébrations de Jean Huss. M. Ro
stan donne aussi un résumé des travaux du
Deuxième Congrès des Protestants d’Italie
(Rome, mai 1965).
M. Marc Chamhron, Pasteur, explique ce
qu’on fait en France pour des émissions
(cultes, ecc.) à la radio et à la télévision.
C est... légèrement plus qu’on ne réussit à
obtenir en Italie.
M. Aime communique enfin le salutations
affecteuses du vénéré pasteur Gio/anni Bertinatti.
ercle de la
On termine toujours par le
DALLE COMUNITÀ
RIUNIONE PASTORALE
Giovedì, 19 agosto, nei locali del Tempio Valdese di Pinerolo, alle
ore 9, avrà luogo un Convegno pastorale Valdese.
Il Dr. Giorgio Peyrot farà uno studio sui « Matrimoni misti » con
particolare riferimento al testo del « Votum » del Concilio Vaticano II
ed ai canoni del Diritto Canonico in vigore sulla materia.
Il Convegno sarà aperto da un breve culto presieduto dai Past. Gino
Conte. Il pranzo in comune sarà servito nel Convitto locale.
Pastori ed Anziani Evangelisti sono caldamente invitati al Convegno. Vogliamo prender nota della data del 19 agosto, invece del
20 agosto, come venne annunziato in precedenza.
ERMANNO ROSTAN
Moderatore
BOBBIO PELLICE
Nei giorni 19, 20, 21, 22, 23 luglio il Pastore ha visitato i membri di chiesa abitanti, nel periodo estivo, aH’alpe del Pis
(Barbara), del Prà, Partia d'amount e Pis,
di Crousènna, Bancet, Giuliano. Riunioni serali sono state tenute al Pra, al Barbara, a
Crousènna, a Giuliano. Il Pastore desidera
ringraziare quei fratelli e quelle sorelle per
l’affettuosa premura con la quale è stato
dovunque accolto, rallegrandosi per la gioia
di questi incontri e di questa comunione fraterna.
Il culto del 25 luglio al Colle della Croce
è stato disturbato dal maltempo. Molti, saliti
per tempo al colle, infreddoliti dal vento
gagliardo e dalla pioggia, sono ridiscesi al
Pra; ma circa 200 italiani e francesi si sono
raccolti nella ex caserma detta della « Coccia », in territorio italiano, a dieci minuti di
cammino dal confine, dove, con raccoglimento, sono stati celebrati il culto e la Santa
Cena: nel pomeriggio sono stati uditi alcuni
messaggi e ci siamo separati dopo aver cantato insieme, tenendoci per mano, l'inno
dell’arrjvederci. Erano presenti 4 Pastori ita.
liani e 4 Pastori france.si. Ringraziamo vivamente il Pastore sig. Teofilo Pons di Pramollo che ci ha rivolto il messaggio della
Parola rii Dio, il Sig. Moderatore per il suo
messaggio, il cand. al ministero sig. Renato
Coissou per la sua partecipazione. Ed un
vivo ringraziamento pure al Pastore sig. Giovanni Bertinatti che ha presieduto il culto
nel tempio di Bobbio domenica 25 luglio.
Vivissimi rallegramenti ed auguri rivolgiamo ai nostri fratelli Guido ed Elsa Bertinat (Piazza Municipio) per la nascita del
loro piccolo Franco avvenuta nelle prime
ore di sabato 24 luglio alla maternità dell’Ospedale Civile di Pinerolo. p, a.
FRALI
fraternité, au chant de VAu-revoir : cette
fois-ci, il a fallu se contenter d‘un rectangle,
ce qui est presque la quadrature du cercle.
Voilà comme quoi la météorologie est au
service de la géométrie. Et à propos de la
Croix on fait bien plus de fraternité que
de théologie. Praesens
FEDEK.IZIIIKE FEIIMINILE VALDESE
Convegno annuo
LA
PRADELTORNO
ROCCIAGLIA, 28-29 AGOSTO
La nostra Comunità è stata visitata dal
lutto che ha colpito la famiglia del Diacono
di Villa. Il 24 Luglio è infatti deceduto il
fratello Valdo Garrou, di 27 anni, già sofferente da anni per una grave malattia.
Il 23 Giugno si era spenta a Villa presso
la figlia Ambelina Grill la Sorella Maria Pasca] ved. Barai della Comunità di Rodoretto.
Chiediamo ancora al Signore di concedere
le Sue consolazioni alle famiglie afflitte.
In questo periodo è stato amministrato il
battesimo a tre bambini di famiglie residenti
od originarie della nostra Comunità. Si tratta
di Giorgio Rostan di Silvio e di Rina Genre,
di Rino Genre di Bruno ed Elena Rostan
(ora residenti a Pinerolo), e di Daniele di
Gennaro di Ciro e Anna Celli (Agape). Che
il Signore benedica questi agnelli della sua
greggia e le loro famiglie.
LÜSERNA S. GIOVAKHi
Domenica 8 corr., alle ore 21, nel
1 empio di S. Giovanni si terrà tinti
serata musicale alla quale parteciperà
il soprano Lilian Bertin. da New York;
all organo il M" F erruccio Rivoir ; parteciperà la Corale. Cordiale invito a tutti.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 17.5, 8-7-1966
Cip. Subalpina s p.a. - Torre Pelli,-e (Tj
TEMA ; « Il prezzo della Grazia nella
vita del credente e della comunità»
Programm.x;
Sabato 28 - ore 16,30 : The e presentazione; ore 17,30: Culto di apertura;
ore 18: Studioi sul tema (pastore Giorgio Tourn); ore 19,30; Pranzo; serata
in comune, con programma vario.
Domenica 20 - ore 9 : Discussione in
gruppi; ore 10,30: Culto nella Cappella locale; ore 12,30: Colazione; ore 14:
Discussione generale e conclusioni ;
ore 17: Culto di chiusura.
Da tempo ci veniva richiesto di
trattare un argomento che avesse attinenza con il comportamento pratico del cristiano nel mondo; un tema
di « morale » o di « etica » cristiana.
Abbiamo cercato di andare alla radice proponendo alla vostra attenzione
un tema che potrebbe essere formulato attraverso questi interrogativi:
Esiste una « morale cristiana »? In
che consiste? Che cosa implica da
parte del credente e della comi lità
dei credenti?
« Il prezzo della Grazia » ; poti bbe
sembrare una espressione conti iditoria ; come dare un « prezzo » u ciò
che è gratuito, anzi al gratuiti per
ecceUenza? -Il prezzo della-Grai .a, è
la risposta obbediente e operanti del
discepolo alTappello del Signore, lon
esiste una Grazia a buon mer ato,
che faccia tutto' da sè; la Grazia un
appello, a cui il discspolo deve ri.spondere con il st dell'obbedienza faniva.
Vi aspettiamo numerosissime a ,< La
Rocciaglia» (quota: L. 1.600).
Inviate, entro il 26 agosto, 1; vostre adesioni a: Etiennette Jalla San
Germano Ohisone (To) o a L uise
Rochat, Strada Provinciale 9, Torre
Penice (To). Si prega di precisar', coll’adesione se le persone interei.sate
giungeranno al ponte di Chiò dT'Aiga
con automezzo proprio o se si desidera usufruire di un taxi da Torri Pellice; dal ponte di Chiò dTAiga alla
Rocciaglia 3/4 d’ora a piedi.
Il 24 luglio si è spento dopo li. ghe
sofferenze, all’età di 37 anni
Valdo Garrou
Il padre ed il fratello', commos; i dalle manifestazioni di affetto e di solidarietà ricevute in questa occar ione,
ringraziano quanti hanno preso ];arte
al loro dolore.
Prali, 25 luglio 1965.
« lo stimo che le solferenz. del
tempo presente non siano punto da paragonare con la i.loria
ohe ha da essere manifestata a
nostro riguardo». (Rom. 5; 18)
« Siate pronti, perchè neU'ora
che non pensate il Figliuol
delTuomo verrà ».
(Luca 12: 40)
I fratelli Negri e rispettive famiglie annunciano la improvvisa dipartenza della sorella
Maria Negri
ved. Orsatti
di annni 71
avvenuta a « Les Cactus » Roanne
(Francia) il 17 luglio 1965.
La domenica successiva, durante il
culto è stata ricordata, presenti tutti
i famigliari, la figura deH’estinta e
annunziata la divina promessa : « Io
sono la risurrezione e la vita, chiunque crede in me anche se muoia vivrà, e chiunque vive e vrede in me
non morrà mai». (Giov. 11: 25).
avvisi economici
AFFITTASI Cascinotta con vigna, prati,
boschi, in regione Vigne, Luseriia S. Giovanni. Rivolgersi: FralelJi Pellegriii. Regione Blancio ■ Torre Pellice.
CAUSA malattia cedesi trattoria-bar in Vii'
lar Perosa. Rivolgersi A. Benx. piazza Centenario ■ Villar Perosa (To).
Pensione Balneare
Valdese
BORGIO VEREZZI (Savona)
Direttore: P. Chauvie
Aperta tutto l’anno
Spiaggia propria
Ideale per soggiorni
estivi e invernali