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Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e iatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
anne LXXXVII - N. 43
Una copia L> 30
ABBONAMENTI
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Eco: L. 1.200 per Tintemo | Eco e La Luce-. L, 1Æ00 per l’intemo | Spediz. abb. postale - J Grappo
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Cambio d’indirizzo Lire 40,—
TORRE PELLICE. 1 Novembre 1957
AraniiD. Toit© Pellìce • C.C.P« 2-17557
la riscoperta del libro oel Tempio
«Ho trovato nella casa delVEterno il Libro della Legge» 2 Re 22: 8
Correva Fanno 621 a. C. La potenza delFimpero assiro, dopo aver
raggiunto il suo apice già stava declinando, ma non mancava di esercitare ancora il suo influsso sul popolo
d’Israele e di tenerlo in soggezione
non solo politica, ma spirituale. Da
secoli oramai il popolo d’Israele nei
suoi capi e nei suoi membri si era
allontanato dalla fonte pura della
Legge dell’Eterno e aveva mescolato
alia sua mentalità e alla sua fede,
idee, tradizioni e culti provenienti dal
paganesimo dei popoli circostanti. Ultimo, in ordine di tempo, il culto assiro degli astri. Cosicché era dato vedei e nelle varie contrade di Giudea e
ne! Tempio stesso di Gerusalemme,
accanto al culto dell’Eterno, sacrifici
in onore del sole, della luna, dei segni dello zodiaco.
In questa atmosfera di rilassamento morale e di decadenza spirituale
sorge Giosia, il re di Giuda, e mette
mano a fare alcune riparazioni nel
Tempio dell’Eterno. Mentre le riparazioni vengono eseguite, il sommo sacerdote Hilkia trova in un ripostiglio,
dimenticato da chissà quanto tempo,
il libro della Legge. La religione di
Israele continuava dunque a essere
professata, il culto dell’Eterno continuava a essere celebrato, ma la Parola di Dio, che della religione e del
culto doveva essere guida, anima e
vita, giaceva dimenticata in un canto,
seppellita sotto il cumulo di altre idee
e di altre pratiche, non più letta, non
più capita, non più seguita. Il ritrovamento del libro della Legge nel
Tempio fu il punto di partenza della
riforma di Giosia, riforma per cui il
re distrusse l’idolatria, restaurò il culto e « stabil'i un pàtio dinanzi all’Eterno, impegnandosi di osservare i suoi
conuindamenti, i suoi precetti e le sue
leggi con tutto il cuore e con tutta
l'anima... E tutto il popolo acconsentì
ed patto ».
Ventidue secoli più tardi. Correva
l’anno 1517. La Chiesa cristiana, come già Israele, da oltre 12 secoli era
caduta in uno stato di abbiezione ben
lontano dalla purezza e dalla vitalità
dell’Evangelo originale. Ogni sorta di
idee provenienti dal mondo circostante avevano contribuito a inquinare il
sangue spirituale che circolava nel suo
gran corpo sparso nei vari paesi d’Europa: dal culto pagano delle divinità
protettrici, dei semidei e degli eroi,
alle idee greche sull’anima e sulla immortalità; dalle celebrazioni orientali
dei misteri, che tanto influsso ebbero
sulla nozione dei sacramenti, al diritto romano che deformò in senso giuridico e gerarchico i rapporti religiosi.
Veramente si poteva dire che il Tempio di Cristo era in piedi, nelle sue
mura e nella sua organizzazione, che
il culto vi era celebrato con fasto mai
visto da una folla di sacerdoti, ma
che il nome di Cristo vi era assente.
Nel Tempio di Cristo « il libro della
Legge » era stato smarrito, la Parola
di Dio aveva a poco a poco taciuto,
soffocata dal frastuono di troppe altre voci.
Ed ecco negli anni intorno al 1517,
un novello Giosia, Martino Lutero, ritrova nel Tempio il libro della Legge
lo studia, lo medita, ne scopre il senso recondito e dimenticato, se ne ciba
con gioia indicibile e sorge a distruggere l’idolatria e a riproclamare il
culto di Dio solo, impegnandosi con
tutto il cuore e con tutta Fanima ad
osservare i suoi comandamenti, i suoi
precetti e le sue leggi, a essere vincolato nella dottrina e nella pratica alla
norma del libro. E buona parte del
popolo di Europa « acconsentì al
patto ».
Noi siamo figli di'quella parte del
popolo che « acconsentì cd patto » e
oggi, se il nostro culto festoso ha un
senso, deve essere di rinnovamento
del patto del Giosia Martino Lutero,
di rinnovamento dell’impegno a essere vincolati alla norma del Libro. Qualcuno forse può pensare dentro di sè
che basta frequentare il Tempio di
Cristo, senza che ci sia bisogno di cercare nel Tempio il libro della Legge.
Questi qualcuno sono nelle nostre
Chiese più numerosi di quanto si possa pensare. Ed è precisamente per la
loro troppo numerosa presenza che le
nostre Chiese sono deboli e hanno
una fede poco chiara, poco precisa,
poco combattiva, una fede che non
sa impegnarsi per Cristo e che non sa
testimoniare di Cristo. Frequentatori
del Tempio, ma che non conoscono,
che non cercano, che non amano « il
libro della Legge »! Il libro della Legge esiste nel Tempio, ma per loro è
un libro dimenticato, coperto della
polvere venerabile del passato, un libro che non sanno più aprire e capire
e che quindi non è più norma e ispirazione nè della loro vita religiosa nè
della loro vita professionale e._civica
e finanziaria e sessuale. Essi forse
pensano che trattandosi di libro, è
In Ungheria
un anno fa
Si combatteva per le strade, si godeva
inebriati della libertà per un momento
riacquistata a prezzo di sangue, e si sperava per sempre...
11 4 novembre i sovietici sommergevano
il paese sotto la loro ondata di violenza e
di sangue. Alle 7,30 Radio-Kossutb, portavoce del governo Nagy, cessava di trasmettere; ed a sera cominciavano i messaggi di Kadar.
Non era durata molto, la libertà ungherese. Ma abbastanza per riempire il mondo
! di un fremito (di pietà? di paura? di vergogna?) e per ridare al paese la coscienza
della propria dignità e della propria unità.
Ormai l’Ungheria potrà rimanere «satellite » solo in stato di occupazione: tutti i
suoi morti hanno scavato un abisso.
Quest’anno gli Ungheresi si sono chiusi
nelle loro case, per ricordarli, per indicare
che il loro sacrificio non sarà lasciato cadere ma rimane come lievito di una Resistenza che non si piega nei cuori.
Li ricordiamo, noi? Li comprendiamo,
con vissuta partecipazione, nel loro anelito
di libertà, pronti a gettarsi allo sbaraglio
pur di non vegetare nell’isolamento, nel
sospetto, ridotti a strumenti di produzione, costretti a rinchiudersi in un’angusta
vita « privata »? Sentiamo con vergogna la
nostra incapacità occidentale ad aiutarli, e
l’egoistico, ostile atteggiamento del nostro
« mondo libero » nonché « cristiano » che
porta certo la sua pesante responsabilità
nell’irrigidimento dei due blocchi di cui
la crisi ungherese è stata una pur lontana
conseguenza? E che cosa facciamo per le
migliaia di profughi? Certo, la Croce Rossa, il Consiglio Ecumenico sono ancora all’opera (mentre tanti altri hanno cessato,
passata la moda del momento). Ma noi?
Preferiamo lamentarci con una certa compiacenza della nostra propria miseria; e
leggere nei templi la parabola del buon
samaritano, magari senza l’ultimo versetto.
monopolio degli specialisti, dei Pastori e dei teologi : e ohe per loro è sufficiente esser presenti al Tempio. Anche se la nostra presenza al Tempio è
assidua e dura per dieci o venti o cinquanta anni, è una presenza inutile e
vana, se non ci diaafio attorno a leggere con i nostri occhi e a cercare e a
meditare il libro della Legge e a scoprire quello che contiene. Diceva San
Gerolamo, il grande traduttore della
Bibbia del TV secolo ; « Ignoratio
Scripturarum, ignoratio Christi est ».
L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo. Non è solo una lacuna
culturale, è una lacuna, una assenza
del Signore dalla nostra vita. Diceva
ancora Girolamo : « Come si potrebbe vivere senza la scienza delle Scritture, attraverso la quale si impara a
conoscere il Cristo stesso, che è la vita dei credenti? » Vien fatto di essere
colpiti di confusione a pensare che
noi possediamo il libro della Legge
e non ci curiamo di conoscerlo e di
approfondirlo, non bruciamo dal desiderio di scoprire che cosa contiene.
Nel 1835, nel Madagascar, la regina dell’isola espulse i primi missionari e proibì sotto pena di morte la
lettura delle Scritture. Settanta Bibbie
sfuggirono al sequestro in tutta la
grande isola africana. Ci è raccontato
che quelle settanta Bibbie furono il
combustibile che per più di un quarto di secolo alimentò il fuoco sacro
nel Madagascar. Circolavano a frammenti; i frammenti venivano copiati
a mano; poi li si nascondeva nei tronchi d’albero o in luoghi inaccessibili.
Un gruppo di cristiani nascose una
Bibbia in una caverna riservata ai
vaiolosi. I cristiani malgasci per amore della loro Bibbia sfidavano il rischio del contagio, sicuri che gli emissari della regina non avrebbero avuto
il medesimo coraggio.
E noi? Noi quale sforzo compiamo
per scoprire il libro della Legge? Noi
protestanti ci culliamo nella sicurezza
di essere gli unici conoscitori della
Bibbia e crediamo che per esempio
nel Cattolicesimo romano la Bibbia
sia ignorata e persino proibita. E stato vero per il passato e per un lungo
passato. Ma non è più così oggi. Nel
1943, in un momento in cui tutta la
nostra attenzione era assorbita dalle
vicende politiche, il papa Pio XII lanciava una enciclica, in cui dava direttive perchè le Scritture venissero solidamente studiate in tutti i Seminari e
se ne facesse lettura giornaliera nelle
famiglie cristiane. E negli ambienti
ecumenici non è cosa ignota che da
alcuni anni i teologi cattolici e ortodossi danno prova di una conoscenza
biblica che può stare alla pari della
tradizionale conoscenza biblica dei
protestanti. Come ha scritto un esponente dell’Ecumenismo : « L’impulso
dato alla diffusione della Bibbia da
tutte le confessioni cristiane è un fatto
d’incalcolabfie portata. Che FEvangelo sia diffuso da mani protestanti, cattoliche o ortodosse, resta FEvangelo:
porta dei frutti dovunque piace allo
Spirito di fecondarlo. Le possibilità
di una tale azione sono senza limiti ».
Ma perchè questo accada, perchè il
rinnovamento della Chiesa universale,
di cui all’inizio di novembre si celebra la festa — la comunione dei santi
— sia una realtà, bisogna che la Bibbia non sia solo fra le mani dei teologi ma fra le mani di tutti i credenti.
N.
Qui Lutero tradusse in tedesco il Nuovo Testamento alla Wartburg
Dal messaggio del Vescovo Haug a Worms
L’ignoranza delle Scritture è i
gnoranza di Cristo. Gerolamo
Unità del Protestantesimo
Il motto che l’Evangelischer Bund
ha dato al congresso del suo giubileo è vero, oppure è uno dei tanti
slogan propagandistici che corrono
oggi per il mondo?
La domanda non è retorica perchè chi guarda il nostro Protestantesimo dal di fuori è prima di tutto
e soprattutto colpito dalle nostre divisioni, anche quando esse non sono ingrandite e deformate da una
propaganda malevola.
Non abbiamo una unità protestante politica, sociale o culturale.
Un fronte comune evangelico, a
somiglianza del fronte cattolico nella politica occidentale, non è una
cosa pensabile nè desiderabile, come neppure possiamo pensare di
schierare le nostre Chiese in un più
va.slo movimento cristiano-occidentale per una difesa dei valori della
nostra civiltà identificati con quelli
dell’Evangelo.
Ed anche in tutti gli altri grossi
problemi che sono dibattuti dalla
nostra generazione, il Protestantesimo non si presenta come un blocco,
con un unico, pensiero e una dottrina « protestante » sull’argomento.
Anche nei problemi religiosi ed
ecclesiastici, nelle questioni di tradizione o di confessioni evangeliche,
nel confronto della teologia o nello
sforzo ecumenico, noi non siamo
uniti.
Non vi è una teologia protestante
da contrapporre a quella cattolica,
come non vi è una liturgia od un
catechismo unico.
Non solo, ma proprio in questo
campo fondamentale noi presentiamo lo spettacolo della maggior disunione poiché non sono rari fra di
noi quei credenti individualisti al
l’estremo i quali non sono in accordo neppure con le posizioni della
prepria Chiesa.
Credenti che potremmo chiamare
dei « Robinson Crosuè » dello spirito!
E, purtroppo, qualche volta, queste differenze sono diventate fonte
non di discussione, ma di lotta; non
di sereno confronto, ma di animosità deprecabili.
E queste differenze e queste tensioni sono il volto con cui spesso ci
offriamo all’esame della Chiesa di
Roma o di quelle masse scristianizzate, sempre più numerose nel nostro mondo.
In questa situazione come facciamo a dire che siamo uniti?
Eppure il motto del nostro congresso non è uno slogan propagandistico. Questa unità esiste, anche se
essa è una realtà della fede e perciò non immediatamente visibile a
chiunque; poiché le cose della fede
non sono ancora manifeste, cioè evidenti e chiare per tutti, ma vanno cercate e riconosciute nella fedeltà alla Parola di Dio.
Se noi siamo uniti ^a Gesù Cristo,
lo siamo anche fra di noi, poiché
Egli è la nostra unità, vera e profonda; reale non solo neUe cose dello
spirito o della Chiesa, ma anche nella realtà quotidiana della vita nostra e del nostro mondo.
Uniti, prima di tutto, nella domanda che Dio pone a noi, come un
giorno ha posta a Adamo ed a Caino: « Uomo dove sei? » « Dov’è tuo
fratello? »,
Nella misura in cui siamo disposti ad ascoltare questa parola, a riconoscerle l’autorità infinita di Dio
(continua in 3* paginaì
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I^IECO DKUf VALU VALDESI
Celebrando la
«
della Riforma,,:
o scisma ?
; Questà'domanda tion è strana ma attuale, per una retta celebrazione
delfa domenica della Riforma. Troppo sovente infmi abbiamo celebrato
la data dèi 30 ottobre come si celebra la giornata dell’indipendenza o
della rivoluzione: un giorno felice in cui è avvenuta la liberazione delle
chiese ~evangeliche dalla schiavitù papale. Troppo spesso non siamo stati
capaci di vedere che le conseguenze: la nascita di nuove chiese di cui
noi siamo gli eredi, e gli aspetti secondari, e non siamo risaliti a ricercare il significato più profondo della protesta di Lutero.
Dì fatto il movimento della Riforma non nacque per volontà di fondiate Ulta nuova chiesa di cui possiamo essere fieri e soddisfatti, ma fu
inteso dai riformatori come un diàlogo tra crédenti sulle grandi questioni
della fede. Fu un incontro, non una separazime. Un incontro mancato,
fortunatamente, felicemente mancato dirà cdcuno; un incontro avvenuto,
sia pur nel dolore e nella tragedia del peccato, direbbero Lutero e Calvino. E tutti gli argomenti da essi studiosamente ricercati nella Scrittura
e nella storia non dovevano servire a demolire Vavversario rtm a persuaderlo, a fargli intendere la parola del Signore.
^ ISì, Lutero chiamava il papa ’’l'anticristo” ma nello spirito della
« cattività babilonica della Chiesa », non dell’«, arserwde antipapale ». Le
critiche, gli attacchi, le minacce dei primi protestanti non erano diretti a
nendci rna a fratelli che non vogliono udire la pur chiara voce del Signore. Lottavano, predicavano, pregavano non per il trionfo delle chiese
evmgeliche ma per il ravvedimento della chiesa cristiana. Lo scopo ultinvo di ogni loro atto non era l’aver ragione, ma che la sola verità di
Gesù Crìsfo avesse ragione.
E’ questo il primo, l’autentico spirito della Riforma, e solo ponendoci in esso, fa celebreremo qucde Dio la volle.
Il Protesfantesimo ha un messaggio
per il Caffolicesimo
Si ha da molte parti l’impressione
che il rriovimeiito ecumenico, influenzando le chiese evangeliche'per quanto coiEteeme il lóto atteggiamento verso il “cattolicesimo, le spinga ad ab'bandonare la secolare polemica ed a
parlare di dialogo.
Questa impressione corrisponde ah
la realtà e ne dobbiamo prendere atto,
'ma dobbiamo discutere (e la discussione si farà vivace e seria nel prossi,'mo futuro^ le osservazioni, le conseguenze che si deducono da questo fatto. Molti si rallegrano infatti che il
■protestamesimo non polemizzi più così vivacemente come per il passato,
altri se ne lamentano. I primi si rallegrano ritenendo che il tempo delle
dispute sia finalmente finito, e pensano che la chiesa cristiana debba unirsi intorno a valori morali e di civiltà,
che essendoci un solo Dio ed un solo
Signore le ragioni di divisione sono
molto meno serie di quanto si dica. I
secondi si lamentano di questa man
canza di spirito polemico, ritenendo
che sia indice di intima debolezza e
che si finisca per perdere le proprie
caratteristiche a tutto vantaggio dell’awersario.
Questi due ordini di idee sono infondati. Parlare di dialogo non significa abbandonare le proprie convinzioni e la propria fede, esaminare i
punti di unione anziché di divisione
non equivale a negare i secondi, cercare contatti e riflettere su una conoscenza più vera e cosciente non vuol
dire diventare cattolici.
Mai come oggi il dialogo con il cattolicesimo si fece serrato e profondo,
mai come oggi le posizioni dovettero
essere chiare, mai come oggi la nostra presenza ebbe un significato così
ampio e rischioso, ma forse mai come
oggi il protestantesimo fu così vicino
allo spirito dell’antica riforma. Proprio in questa ripresa di dialogo con
il cattolicesimo ci sembra si riveli lo
autentico , spirito del riformatore.
Su questa convintone si è'fondata
e si fonda tutta là: testimonianza del
protestantesimo italiano dagli antichi
valdesi ai pentecjlstali. Metterlo in
dubbio equivale ammettere in dubbio
tutta la nostra of^. La ricerca di
qud « che cosa debbiamo dire » non
è solo l’oggetto di, questa imgina, ,è il
perenne problema '^1 protestantesimo
italiano ed ogni generazione deve ricercare e trovare, ^valendosi dell’ausilio dei padri, il ntovo messaggio valido per la sua situazione, per il suo
tempo; o meglio è trovare la nuova
formulazione dell’antico messaggio.
Proprio per qiissta considerazione
si sente la necessità, e l’attuale mancanza, di uno studio approfondito dell’evangelizzazione negli ultimi 100 anni perchè le esperienze del passato sarebbero di estremo giovamento per
l’azione futura. In mancanza di questo studio ci pare lecito affermare, sia
pure con una affermazione un po’ generica, che il protestantesimo dell’800
ha rivolto al cattolicesimo il messaggio dell’evangelo, quel messaggio che
era conscio possedere, sotto il segno
della polemica. Ifare della polemica
significava discutere con un cattolico
cercando di persuaderlo delle verità
delle posizioni evangeliche e dell’errore di quelle cattpliche.
Non sta a noi giudicare della validità di certa polemica, molto facile
sarebbe dire: i nonni hanno fatto così mentre dovevano fare cosà. Ci è lecito però ricercar^ su che fondamento poggiasse molta polemica. Essenzialmente su due presupposti : La
chiesa cattolica è. un’altra chiesa, la
sua caduta signifipherebbe il trionfo
dell’evangelo.
Il cattolicesimo era infatti visto come una chiesa (spesso neppure più
come tale) alla^,quale si opponeva
un’altra chiesa, quella evangelica, più
fedele o la sola fedele alla vocazione
evangelica. Le due chiese che stavano
runa di fronte all’altra non avevano
che remotissimi o nessun punto di
contatto; erano diverse, separate da
un abisso. La scomparsa di questa
chiesa, del papato, e di tutto quanto
essa rappresentava era lo scopo ultimo della polemica, il cattolicesimo
L’IEvangelo della grazia
Evangelo della grazia è tutto l’Evangelo biblico; ma se l’Evangelo di
Matteo ha potuto esser chiamato ravemgelo del Regno, se Marco testimonia che nell’umile Gesù di Nazaret è stato fra gli uomini il Figlio
di Dio, se Giovanni annuncia là glo.
ria della Parola di Dio fatta carne
e che ha abitato per im tempo fra
noi, piena di grazia e di verità, forse. nessuno come Luca ha testimonia
to « la grazia che Dio manifesta in
Gesù Cristo. Infatti egli rileva con
predilezione che l’amore di Dio si
rivolge soprattutto a coloro che nè
l’onorabilità della loro condotta nè
la purezza della loro dottrina pareva designare per l’entrata nel Regno
di Dio... E se Luca non è stato testimone oculare del ministero di G^ù,
è forse -quello degli Evangelisti che
ha meglio compreso quello che Gesù
Pharisien orgueilleux
et péager humilié
Luc W: 9-14-----------
Pas question d’hypocrisie dans l’attitude de ce pharisien, les vertus
dont il se pare ne sont^ pas de faux semblants. Il s’agit vraiment d’un
homme qui prend au sérieux la loi de Dieu, et qui lui obéit (et même
fait davantage... )._ C’est im homme de bien, zélé et pieux. Mais toute
cette vertu ne lui vaut rien aux yeux de Dieu. Non seulement elle ne
lui sert à rien, mais elle le AlPssert: car elle l’autorise à se croire juste
devant Dieu et à juger les autres. Elle fausse complètement son attitude devant Dieu et le prochain. Il se tient la tête haute devant Dieu,
comme s’il lui parlait d’égal à égal et il regarde les autres de haut —
de la hauteur de Dieu.
Inversement, pas question de vertus cachées chez l’autre! C’est un
péager, ayec tout ce que ce terme recouvre de malhonnêtetés quotidiennes et d’infidélités au Dieu d’Israël; quand il s’accuse d’être pécheur
il ne fait que constater la vérité. Seulement lui s’humilie devant Dieu
et ne juge ni n’accuse personne. Il esl debout comme le pharisien, car
on priait debout en levant les mains vers le ciel, mais plein de confusion il garde la tête baissée, et se frappe la poitrine, ce qui est le geste
de la culpabilité. Pour obtenir le pardon de Dieu, il s’en reconnaît indigne.
Èt c’est lui qui obtient le pardon, et non pas le pharisien. La justification qu’il a reçue, c’est celle dont parle Paul dans l’épltre aux Romains
(chap. 4 et 5). Elle consiste non pas d’abord dans un changement de la
conduite _ de l’homme, mms dans un changement des dispositions de
Dieu, qui fait grâce au pécheur qui se repent. La justification c’est le
pardon des péchés. Et elle s’obtient par la repentance et par la foi.
L’Evangile de la Grâce, p. 207.
J. S. JA VET
diceva quando affermava di esser venuto a cercare e salvare ciò che era
p-erito» (p. 10). E’, questo, l’Evangelo
che ha in proprio alcuni dei passi più
belli ed espliciti al riguardo: la peccatrice perdonata, Zaccheo, la tripli
ce parabola della pecora, della dram
ma, del figliolo perduto, la parabola
del fariseo e del pubblicano.
Dobbiamo quindi 'esser particolarmente grati al pastore Jean-Samuel
Javet di averci datoi questo commentario dell’Evangelo di Luca (1), che
continua la serie di commentari biblici che, per esser scritti per il granio pubblico, non per questo rinimciano alla serietà dell’analisi. Non sono
più o meno personali divagazioni e
meditazioni, le note limpide e concise che accompagnano passo passo il
testo biblico, ma uno sforzo costante
di servirlo, facendone scaturire con
semplicità e vivezza’ il senso profondo, e perennemente attuale. Non'
niancano, pur rimanendo in limiti
assai sobri, le note filologiche, storiche, geografiche che possano illuminare il testo. Scorrendo le pagine di
questo volume, come di altri simili,
in particolare di questa serie, vien
fatto di domandarsi se non sarebbe
assai più vigorosamente edificante
seguirli, nella letturà e nella medita
zione personale dellà Parola di Dio,
anziché lasciarsi guidare dai volumetti di meditazioni quotidiane; che
rifiettono forse talvolta la fede dell’autore più che il contenuto biblico.
A quanti condividono questi sentimenti indichiamo con gioia questo
nuovo Evangile de la Grâce.
E la nostra riconoscenza va pure
alla Casa Editrice Labor et Fides,
che ci presenta quésto nuovo volume in una veste tipografica veramente bella : gli auguriamo la massima
diffusione, anche fra noi.
(1) — JEAN-SAMUEL JAVET —
I/Evangile de la Grâce, Labor et Fides, Genève 1957, pp. 282, Lire 1.850,
presso la Claudiana.
doveva sparire per lasciar il posto alla chiesa cristiana che sarebbe sorta
sulle sue rovine. Questo punto di vista spiega in parte l’unione del protestantesimo italiano con le forze
anticlericali* che si proponevano precisamente la distruzione del papato, unione che fu sempre funesta per
la causa evangelica. Questi due punti
di vista vanno oggi riveduti. Il dialogo polemico non è fatto con gli uomini di un’altra chiesa ma con gli
uomini che, lo vogliamo o no, appar
tengono alla chiesa di Gesù Cristo alla stessa stregua di noi e con noi. Questo dialogo polemico non è per la
morte della cattolicità ma per la sua
vita. Non per collaborare alla sua distruzione ma per collaborare alla sua
riforma.
La coscienza di aver qualcosa da
dire al mondo cattolico, coscienza di
tutto l’evangelismo italiano, deve oggi poggiare sulla convinzione di parlare alla chiesa di Gesù Cristo e di
parlare per la sua salvezza.
Il NO dell’Evangelo
La parola che il protestantesimo ha
da dire al cattolicesimo è anzitutto
una parola di critica, di rifiuto, un
NO. Questo No concerne non solo
certe manifestazioni marginali della
pietà cattolica, elementi periferici della sua vita, ma il centro della sua fede: la sua pretesa di evangelicità ed
apostolicità, la menzogna che coscientemente o inconsciamente il cattolicesimo perpetua presentando al mondo
come chiesa e come evangelo quelli
che rischiano di non essere più tali.
In questo No detto nel nome dell’Evangelo, non possiamo fare nostre
le obiezioni laiche, anticlericali, scettiche perchè non è in nome dell’uomo
che parliamo, ma nel nome del Signore della Chiesa.
Ai tempi della Riforma i giuristi delle corti disputavano di diritto e i principi cercavano di reagire all’invadenza clericale, gli umanisti illuminati
contemplavano soddisfatti i loro studi e guardavano con indulgenza le
grossolane credenze della fede medioevale, ma il solo Lutero seppe cogliere ilrcentro della questione predicando il pentimento.
Come le critiche dei giuristi, dei
principi, degli umanisti erano valide
ma non costituivano « la critica » fondamentale, così oggi tutte le obiezioni laiche sono valide ma non costituiscono « l’obiezione » che pone la chiesa davanti alla sua vita ed alla sua
morte.
Esemplificando in modo forse un
po’ semplice diciamo: quand’anche il
Vaticano fosse spogliato di tutta la
sua autorità politica e delle sue ricchezze, dei suoi privilegi e della sua
mondanità ed il pontefice si riducesse
a celebrare la messa in una cappelletta deserta, semidiroccata, come l’ultimo dei preti in missione, senza guardie svizzere e senza fasto e fosse così
venuta a mancare l’obiezione laica
della potenza indebita della curia, la
nostra critica rimarrebbe egualmente
valida, interamente valida; quell’uomo usurpa un posto e una autorità
che non sono sue.
Il NO alla dogmatica cattolica non
consisterà essenzialmente in una critica alle manifestazioni più o meno
idolatriche di molta parte del popolo
cattolico, una critica ai santi, alle reliquie, alle immagini (non dimentichiamo che esistono nel cattolicesimo
chiese antiche o moderne che non
contengono la minima traccia di idolatria!), alla messa in latino (gli esperimenti liturgici in Francia hanno mostrato che una educazione liturgica
adeguata permette ai fedeli una partecipazione ed una comprensione attiva della funzione!). La critica fondamentale è che la chiesa, così come
vive neH’ambito di Roma, è una chiesa cristiana che non ha più Signore,
che basta a se stessa, che crede in
se stessa. Una chiesa che non osa più
i rischi della fede, che accoglie nel nome di una falsa carità la menzogna
dei suoi fedeli, una chiesa che ha paura di confrontarsi al metro giusto dell’Evangelo.
Il NO alla politica cattolica non ha
la sua origine nelle ricchezze del Vaticano e nelle ingerenze del clero nella vita nazionale, nella pretesa che
esso si arroga di guidare le coscienze
e la vita del popolo (pretesa perfettamente legittima: se i cattolici sono
cattolici, è doveroso obbediscano alle
autorità che secondo i dettami della
loro fede il capo della chiesa ha istituito; se non sono cattolici imparino
a non battezzare i loro figli in una
chiesa in cui non credono), ma è opposto alla pretesa di regnare sul mondo nel nome del Signore Gesù. Affermare che Gesù è Signore è vero, ma
Egli non si fece servire ma servì, non
impose ma soffrì, non comandò ma
obbedì. La politica cattolica è evangelicamente blasfema perchè pretende imporre un dominio che non è di
questo mondo secondo i metodi di
questo mondo, metodi che, alla tentazione, il Cristo ha coscientemente
rifiutato.
Il NO all’unità cattolica non nasce
dalla convinzione che sia utile ed originale la ricchezza di chiese protestanti quale segno della vitalità della
fede evangelica! Il rifiuto deH’ecunienismo cattolico non è rifiuto dell’unità della chiesa ma coscienza che questa unità è un dono di Dio che solo
ci viene nel pentimento e nella obbedienza. All’unità cattolica fatta di obbedienza e non di fede diciamo NO,
perchè la chiesa è una, lo si voglia o
no, e deve scoprire la sua unità ravvedendosi delle sue divisioni ed infedeltà.
Il nostro NO ai riformismi cattolià
di natura politica o religiosa sarebbe
ingiusto e fariseo se fosse motivato
dalla nostra secolare esperienza che
ci fa dire : « provate, sappiamo già,
noi, come vanno a finire certe cose:
fate, fate, la prossima enciclica metterà tutto in chiaro ». Non possiamo
dire No ai molti e spesso sofferti tentativi di riforma che agitano il popolo
cattolico, solo perchè essi sono in passato sempre falliti. Diciamo No allorquando essi non prendono le mosse
dal richiamo evangelico, ma da considerazioni apologetiche. La Riforma
del sec. XVI non è l’unica riforma
possibile, ma essa ha mostrato chiaramente che per avere quel nome una
riforma deve essere fondata unicamente sulla parola di Dio.
il Proteslantesimo è indispensabile
al Oattolicesiino
Non è arrischiato affermare che il
ìca'ttolicesimo ha bisogno del protestantesimo e che molte delle posizioni cattoliche sono spesso reazioni o
contro-azioni a corrispondenti atteggiamenti protestanti. Il fatto appare
particolarmente chiaro nel campo degli studi ed è da parte cattolica mancanza di onestà storica il negarlo. Se
esiste oggi una teologia biblica cattolica ed una ricerca esegetica è in parte
perchè il protestantesimo ha fatto e
fa della teologia e dell’esegesi. Il NO
di cui discorrevamo sopra, dettato
non da durezza o da critica o da orgoglio ma dalla fedeltà all’Evangelo,
è un No altamente salutare per il cattolicesimo ed è in molte delle attuali
situazioni ecumeniche l’unica parola
di carità che si può dire. La carità, oltre che la verità, ci costringe a prendere questo atteggiamento perchè se
questo NO deH’Evangelo venisse a
mancare, il cattolicesimo sarebbe definitivamente solo con le sue aberrazioni dogmatiche e politiche. Ma solo
essendo rigorosamente ed esclusivamente protestanti potremo dire questa
parola di cui oggi Roma ha più bisogno che mai. Giorgio Tourn.
3
^í;
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
— S
noi Riformati di fronte al Cattolicesimo
Il SI della speranza crisHana
L’articolo precedente ha considerato le ragioni^ per cui noi diciamo chiaramente ed esplicitamente NO al cattolicesimo romano. Dobbiamo però domandarci fino a che punto questo nostro esplicito e
chiaro NO è definitivo, oppure fino a che punto e in qualche modo è
temperato da una apertura verso il cattolicesimo, fino a che punto
accanto al NO poss amo esprimere la speranza che non sarà sempre
così in avvenire. In altre jtarole siamo in cerca di una risposta sia
pure limitatamente positiva verso il cattolicesimo.
Il falso motivo di una risposta
positiva si esprime così: con il cattolicesimo vogliamo fare im fronte
unico contro ogni forma di ateismo
e comunismo. Nel momento politico attuale il pericolo della idea e
della pratica di vita comunista esercita grande influenza, e molti pensano che il cattolicesimo romano
con la sua assoluta opposizione d‘
principio e di fatto ài comunismo
-possa essere un valido baluardo per
tutto il mondo cristiano. Ma
anche se dovesse dimostrarsi che veramente il cattolicesimo è un ha
luardo contro il comunismo, non si
tratta di opportunità, bensì di
verità. La fede in Gesù Cristo ha
oggi qualche volta ben poco a che
vedere con la « cristianità » nel senso storico e politico; e quindi
è possibile parlare di una coalizione di tutte le forze « cristiane » che
sono nel mondo, per far fronte al
pericolo ateo e commiista. L’iinica
maniera di far fronte è predicare
TEvangelo nella sua purezza.
Invece, il vero motivo della nostra speranza, ehe ci permette di
dare oggi una risposta che non sia
del lutto negativa, è un altro: malgrado tutto quello ehe abbiamo dovuto dire in dissenso dal cattolicesi
ino, noi riconosciamo che si tratta
pur sempre della medesima Chiesa
Cristian! Se qualcosa ci porta verso
il cattolicesimo, non è un motivo di
opportunità ma un motivo di fede.
la Cliicsa cattolica è pur sempre _
una Chiesa cristiana
Oucindo dicianio : il cattolicesimo è
una Chiesa cristiana, lo diciamo nel
senso che tale affermazione ammette ed accetta tutto quello che viene
a contraddirla ed alla fine conclude : eppure io voglio vedere la presenza di Cristo in quella chiesa;
una presenza che non sia soltanto
teorica e formale, affermata nel dogma e negata nella pratica, ma una
vera e propria presenza, quale è dimostrata dalla unità del Credo, dalla fondamentale unità di atteggiamenti in molte questioni di vita
cristiana, dalla presenza di sene e
profonde coscienze cristiane nell’ambito del cattolicesimo.
E allora, poiché siamo nell’ambito della stessa chiesa, possiamo trattare la questione non dal punto di
vista di due religioni differenti, ma
trattandosi di uno scisma (doloroso
scisma) nell’ambito di una stessa
chiesa. Ora, un parallelo suggestivo
ci viene offerto proprio dalla storia
della chiesa apostolica: anche a quel
tempo esisteva una chiesa antica e
venerabile, fondata sulla tradizione:
la chiesa d’Israele, il giudaesimo,
che aveva avuto origine nella volontà stessa di Dio, secondo quello che
ne scriveva S. Paolo: « gli Israeliti,
ai quali appartengono l’adozione e
la gloria e i patti e la legislazione e
il culto e le promesse... » (Rom.
9: 24) ;ora, a questa antica religione giudaica, che nel suo insieme non
aveva accettato il Messia, si era affiancata la nuova comunità dei credenti, dei quali la maggior parte
proveniva dal paganesimo. Così in
Romani 9: 11 l’apostolo Paolo parla dei giudei e dei cristiani provenienti dal paganesimo, il vecchio ed
il nuovo Israele. Essi evidentemente non sono la stessa cosa, non costituiscono una chiesa unica, eppure è sempre il medesimo Dio che li
guida, che ha eletto gli uni e gli
altri; e un giorno, come dice S. Paolo al cap. 11, troveranno la via per
riconoscersi e per essere di nuovo
insieme.
Così in questi capitoli Paolo invita i cristiani a non giudicare coloro che sono rimasti nel giudaesiino; essi sono certamente caduti per
la loro incredulità e non potranno
giungere alla fede se non credendo
veramente in Cristo; ma pure essi
conservano le loro antiche prerogat’ve che rientrano nel piano di Dio:
Iddio si occupa anche di loro!
Mi sembra che questo sia un modo di affrontare la questione della
divisione fra cattolicesimo e protestantesimo.
Dobbiamo perciò cercare di considerare concretamente in che modo possiamo manifestare questo nostro atteggiamento positivo nei riguardi del cattolicesimo, in quante riconosciamo in esso, malgrado
tutto, una chiesa cristiana.
Il primo e più importante aspetto
è la preghiera: la preghiera per la
unità. Noi pensiamo qualche volta
di dover compiere molti atti esteriori, sviluppare un’opera di persuasione sull’opinione pubblica, ma
dimentichiamo che il mezzo più importante è sempre la pregh’era. In
essa noi rinunciamo a dare al problema una soluzione ehe sia nostra,
ma domandiamo semplicemente a
Dio di provvedere Egli stesso secondo la sua sapienza. Dovremo naturalmente guardarci dall’adoperare
la preghiera per l’unità come un
mezzo propandistico, per far sapere
a tutti che noi siamo per l’unità e
che sono gli altri, i cattolici, che invece non la vogliono !
Il secondo mezzo a nostra disposizione è la predicazione, cioè l’annuncio dell’Evangelo di Gesù Cristo
in modo che esso giunga nel mondo
cattolico. Si tratta naturalmente di
una predicazione rivolta alle singole persone che vivono nell’ambito
del cattolicesimo, cioè dello sforzo
di evangelizzazione che è compiuto
dalla nostra chiesa in Italia e che
deve certamente continuare perchè
t mezzo fondamentale per far cono
Aprile 1521. Lutero alla volta di Worms, dove comparirà davanti
all’Imperatore e alla Dieta. (Dal film che non vedremo)
scere la verità dell’Evangelo a coloro che non hanno poss’bilità di
conoscerla nella loro propria chiesa. Ma accanto a questa predicazione rivolta agli individui, non dobbiamo dimenticare di annunciare
pubblicamente l’Evangelo, con tutti i mezzi a nostra disposizione, all’insieme del cattolicesimo romano,
ai suoi teologi, ài suoi uomini di Curia, agli ordini religiosi, ai professori nei seminari, ai parroci, in modo che essi non possano fare a meno
di riconoscere che vi è una predicazione sinceramente cristiana in mezzo a loro e siano obbligati a prendere posizione. E’ l’opera che è stata svolta, per es., dal teologo Carlo
Barth, il quale, ripensando la fede
cristiana in termini del nostro tempo, ha obbligato molti teologi cattolici a riconoscere che una potente
predicazione veramente cristiana veniva proclamata da parte di un teologo protestante. Se noi predicheremo fedelmente ERtrangeìo, finiremo
per richiamare anche loro a questa
fedeltà ! *
Il terzo modo di azione sta in una
intensificata attUntà biblica. La
Bibbia torna ad essére oggetto d’interesse, per il cattolicesimo romano ;
il cattolico oggi è stimolato a leggere la Bibbia anche da numerose
encicliche e decisioni papali. Anche se in Italia non si notano per il
memento molti cambiamenti, vi so
no tuttavia molti cattolici i quali si
interessano della Bibbia e si adoperano perchè sia meglio conosciuta.
Il nostro compito è quello di stimolare ed incoraggiare questi sforzi,
invitando i cattolici che conosciamo
a studiare ed amare la Bibbia nell’ambito della loro stessa chiesa. La
Bibbia è la Parola di Dio, capace di
rinnovare e trasformare la sua chiesa anche senza la nostra personale
partecipazione.
In tutte queste cose noi dobbiamo
cercare naturalmente il contatto vivente e personóle con i singoli cattolici, cioè con quei singoli credenti cristiani che si muovono nell’ambito del cattolicesimo e che non si
sentono di rompere con la loro chiesa. Non dobbiamo pensare che il
nostro scopo debba essere necessariamente quello di provocare questa
rottura, affinchè essi divengano dei
membri, jiiù o meno buoni, di una
nostra comunità evangelica. Ma dobbiamo anzi spingerli a vivere coerentemente la loro fede cristiana,
a parlarne coi loro fratelli, affinchè
la chiesa cattolica venga trasformata dall’intemo. So benissimo che
questo in pratica non è facile e che
anzi il cattolico che agisse coerentemente in questo senso finirebbe per
esser messo al bando e praticamente scacciato dalla sua chiesa. Ma non
è proprio questo che dobbiamo pro{continiui in 4“ pagina)
Storia della Riforma raccontata ai giovani
Come dire l’interesse ed il piacere di
leggere questi volumetti della nuova serie
elle la Casa Editrice Labor et Fides di Ginevra ha lanciata? All’elegante presentazione tipografica corrisponde la vivacità ed
il brio della narrazione, ravvivata ancora
da illustrazioni. Non possiamo abbastanza
raccomandare ai giovani, dai 12 anni in
su, la lettura di questi volumi, lettura che
non riuscirà certo priva di interesse e di
diletto neppure per i meno giovani.
Si tratta di una storia della Riforma (per
ora almeno della Riforma di lingua francese) in parte romanzata, come nell’opera
del pastore Finet, in parte rigorosamente
fedele ai documenti, come in quella del
pastore Samán. Ma pure la storia « romanzata » rivela una profonda conoscenza dei
dati e delle notizie riguardanti la storia
della Riforma calvinista ed ugonotta: « romanzata », dunque, non nel senso di inventata, ma di rivissuta nel piacere di narrare.
Si può così seguire François Bouittot appassionato tipografo e colportore, compagno di Calvino fin dalle prime riunioni
degli « évangélistes » a Parigi, poi a Ginevra, affiancando con la sua arte 1 opera del
Riformatore, poi per il doux pays de France devastato dalle guerre di dominio e di
religione, portando sulle spalle il prezioso
e pericoloso carico del colportore. E meraviglioso come, quasi di riflesso, sullo
sfondo della vita del nostro eroe, si profila,
umanissima e grande, la figura del Riformatore ginevrino, l’anima e la mente di
Ginevra e delle Chiese riformate di Francia. Meravigliose, pure, le pagine dedicate
al fremito di vita nuova del tempo della
Riforma, o quella in cui viene narrata, sobriamente, la « conversione » del Bouillot,
che in un’ora di silenzio e di meditazione
comprende quello che poi forzerà ed illuminerà tutta la sua vita, la croce di Cristo.
E tutto questo narrato nel modo più vivo,
come in un romanzo. ^
E possiamo seguire nei suoi viaggi e
nelle sue lotte il Sire tTEsquilas, gentiluomo ugonotto partito ' ancor giovinetto
per la guerra, l’atroce guerra di religione
che divide ed insanguina la Francia. La
Lega cattolica dei Guisa, sostenuta da Caterina dei Medici e le forze ugonotte guidate dal Condè e dal Coligny si inseguono,
si assediano, si decimano a vicenda; ed in
ALBERT FINET — Dits et aventures de
François Bouillot, Labor et Fides, Genève 1957.
ALBERT FINET — Voyages et combats
du Sire d’Esquilas, Labor et Fides, Genève 1957.
JEAN DANIEL SAUVIN — Philibert Hamelin. Martyr huguenot, 1557, Labor
et Fides, Genève 1957.
tanto le Chiese Riformate di Francia assumono sempre maggior consistenza. Si spera
in Enrico di Navarca, il protestante; che
però penserà che Paris vaul bien une messe, ed abiurerà, e si lascerà trascinare...
Questa volta il nostro 5ire è compagno di
un altro grande Riformalo, il soldato e
poeta Agrippa d’Aubigné; con lui fin dalle
prime scaramucce, dopo la fuga da casa, nei
momenti di vittoria inebriante, nelle disfatte, e fino ai giorni della disincantata
vecchiaia, vissuti però nella fede. Perchè
il Sire d’Esquilas, che, paggio dell’Ammiraglio Coligny, assisterà inorridito all’assassinio del suo signwce, ed all’orribile
strage di S. Bartolomeo, cui sfugge per miracolo, e che nella stessa strage perde la
fanciulla che ha sognato, esacerbato si dà alla macchia, e vive una vita di capo-banda
feroce ed inquieto. Ma un giorno anche
lui è fermato: un piccolo fanciullo abbandonato di cui sente, imperiosa, la responsabilità; ed a poco a poco si placa, e termina la sua vita in un suo podere che amministra amorosamente, in un borgo di
cui è quasi il pastore. Anche per lui la
croce di Cristo ha acquistato tutto il suo
valore.
Un vero gusto nel raccontare, pagine stupende di descrizioni di paesaggi, di sentimenti, racconti vivacissimi, rendono queste due « vite » appassionanti e vicine a
noi; e non sono certo le testimonianze meno viventi di una fede riformata combattuta e vissuta.
Le raccomandiamo vivamente ai nostri
giovani, certi del favore che incontreranno; e cosi pure lo schizzo biografico di
Philibert HameUn, prete convertito, apostata per timore, e poi per sempre contrito
e stimolato da questo peccato, che rinnegherà col martirio. Recatosi a Ginevra per
approfondirvi la propria conoscenza delle
Scritture (Mandateci del legno, vi manderemo delle frecce, scriveva Calvino), mette
al servizio della Riforma la sua arte di tipografo, nella città che è come il polmone
della Riforma, che fornisce gli uomini ed
il prezioso materiale alTEruropa occidentale
assetata della Parola di Dio. Torna poi in
Francia come colportore; viene richiesto
come pastore proprio nel paese natale, la
Saintonge, sull’Atlantico; e qui incontra il
martirio. Anche lui ha compreso la croce
di Cristo, e l’accetta, e se ne rallegra. E’
un rapitolo del grande martirologio riformato, ed in particolare ugonotto.
Sarà assai fecondo rivivere un poco quei
tempi duri ma ardenti. g. c.
Unità
del Protestantesimo
(segue dalla l.a pag.)
sulla nostra vita personale e sulle
nostre relazioni con gli altri uomini, noi siamo uniti.
Nella misura in cui lasciamo che
questa parola sia valida per noi, le
nostre differenze scompaiono.
Di fronte alla autorità ed alla Parola del Signore, siamo veramente
uno.
Uniti ancora nella miseria e nel
peccato e nella perdizione che ci rivela questa parola di Dio che abbiamo ascoltato.
Se abbiamo il coraggio di essere
realisti e di guardare senza illusioni la realtà della nostra vita quale
Dio ce la fa conoscere, allora non
vi sono più differenze fra noi.
E ci troviamo assieme in questo
peccato che Dio ci deve perdonare,
in questa perdizione dalla quale Dio
solo ci può trarre fuori.
Assieme sotto al giudizio di Dio
sul nostro peccato, sotto a questo
« no » totale e radicale che Dio dice a tutte le nostre operazioni ed
azioni umane, mal degne di Lui e
della sua grazia.
Uniti ancora nella resurrezione di
Gesù Cristo.
Nel perdono e nella salvezza che
essa ci porta, nella nuova creazione
che Dio ha iniziato in noi col dono
del suo Spirito Santo.
Nella libera ed inimitabile grazia
di Dio che ci è stata data in Gesù
Cristo.
Sì, assieme nella salvezza, come
assieme nella perdizione.
Assieme nella grazia, come dobbiamo riconoscerci uniti nel giudi
zin- .
Uniti, ancora, nella risposta che
Dio si attende da noi al suo amore
ed alla sua salvezza.
Non solo .il peccato e l’incredulità ci hanno messo assieme, ma anche la fede e la preghiera e l’impegnò comune nelle opere cristiane
che Dio ci dà a compiere.
Assieme nell’impegno e nell’audacia della vita e delle opere dì credenti di fronte al Regno di Dio che
viene, in questa vita ed in queste
Chiese che vivono sotto la croce e
non ancora nella gloria del Regno
di Dio; in questa esistenza nella
quale c’impegnamo « sola fide », per
fede soltanto; ma in modo concreto
cd attivo.
Così siamo un^ti, noi Protestanti,
nella cosa fondamentale; nella fede
che risponde alla sola e libera grazia di Dio.
Questa è l’unione che abbiamo a
mostrare. Questa è la nostra responsabilità: che essa sia riconoscibile
di fronte alla Chiesa di Roma ed a
tutto il mondo indifferente od incredulo della nostra generazione.
Il Protestantesimo non è individualista e non lo sarà mai se e fedele a Dio, perchè questa unità, che
non è il frutto della nostra teologia
o della nostra virtù, ma che ci è
data da Dio nel suo amore per noi,
appunto perchè ci è data da Dio
nessuno potrà strapparcela, nè Satana, nè gli uomini. ^
(Dal messaggio del Vescovo
D. Haug, Wurtemberg. Riduzione di F. Davite).
Istituti Ospitalieri
Valdesi
Le brevissime notizie che davamo,
alcune settimane fa, sull’Orfanotrofìo di Pomarctto che sta rinnovandosi, non sono pa.ssate inosservate ad
alcuni lettori del nostro settimanale.
Hanno incominciato ad affluire le
prime offerte accompagnate da preziose parole d’incoraggiamento.
Per interessamento del nostro amico il past G. Comba, sempre così affezionato e generoso nei riguardi di
tutti i nostri Istituti, abbiamo ricevuto in dono un magnifico frigorifero da parte del «Little Britain Presbyterian Church. Pen. ».
Per una comunità come la nostra,
questo dono risolve un grosso problema che avevamo in animo di preseti
tare prossimamente ai nostri amici.
Tutti questi attestati di simpatia
sono per noi un prezioso incoraggiamento per l’opera non sempre facile
che ci attende.
La presidenza CIOV
4
J^GQE. La sapienza di Dio Breiil testi e letture dì Storta del Crìstianesiinò L. 430 Cflanifians • Torre Pellice tTco delle Valli Valdesi G. STEINBEBGER Piccole luci snUa via dei discepoli di Cristo L. 400 Claudiana - Torre Penice
Il SI delia 1 speranza a 1 ^.1 É Daifo nostra Comunità La famiglia del compianto
iTI:’
] Î
i
(segue dalla 3* pagina)
vocare? Cioè, non invitate i cattolici ad uscire dalla loro chiesa ma invitate il cattolicesimo nel suo insieme a prendere posizione nei riguardi dell’Evangeio di- Gesù Cristo.
Poiché allontanando da sè coloro
che credono in Cristo secondo l’Evangelo, esso pronuncia una condanna su sè stesso. Se invece mantìenè ly^comunione con loro, affretterà il giorno per ima vera e completa conversione del - cattolicesimo
alla , fede ' cristiana secondo l’Evangelo. '
Noi non- possiamo prevedere in
qual senso si muoveranno le vie di
Dio nel futuro prossimo e lontano;
non sappiamo in che modo Dio ha
predisposto l’unità della chiesa, che
sarà certamente manifestata un giorno; sappiamo soltanto che la nostra
preghiera, la nostra predicaziione,
il nostro lavoro Mhlico potranno
contrihuire efficacemente all’unità
della chiesa; potranno affrettare il
giorno della grande eonversione non
a noi, alla chiesa evangelica, ma a
Cristo! Il giorno che con ansia attendiamo.
Giorgio Girakdet
COMUNICATO
Si pregano i corrispondenti ed i
collaboratori’del giornale di voler inviare d'ora innanzi >tutto ciò che riguarda il giornale (articoli, cronache,
comunicati, relazioni ecc. ) al seguente indirizzo :
Past. Ermanno Rostan
Via dei-Mille 1
Pinerolo
Il redattore è stato sostituito per tre
mesi nel suo lavoro dal Past. Gino
Conte di Angrogna. Il giovane Pastore Conte si è messo all'opera con zelo ed ha svolto il suo compito con intelligenza e fedeltà, nel periodo estivo in cui Ja.collaborazione viene sempre iin po' a mancare.
In quest'ultimo numero del giornale ^ il redattore gli esprime la sincera
riconoscenza sua e dei lettori, sicuro
di ))oterlo annoverare fra i buoni collaboratori dell'Eco delle Valli Valdesi.
Al tempo stesso il redattore rivolge
agli amici del giornale ( Pastori e laici) un caldo appello in vista di una
più zelante collaborazione affinchè il
giornale possa compiere efficacemente la sua opera alle Valli e nelle nostre Chiese.
Ermanno Rostan
Convegno Responsabili
Unioni Giovanili
Agape, 9-10 novembre
Si terrà il consueto Convegno Responsabili, alla ripresa delle Unioni;
si proporrà al loro studio, per questo
anno, il tema del. Cattolicesimo : bisogna conoscerlo meglio per comprendere e vivere meglio la nostra
posizione dinanzi ad esso. Le Unioni
riceveranno a giorni il programma
dettagliato. L'appuntamento è alle
16,30 del 9 novembre a Perosa Argentina. E' necessario che i partecipanti (ci auguriamo numerosi) comunichino il loro impegno al Pastore
Gino Conte, Serre d'Angrogna, entro
giovedì 7 novembre.
Il capogruppo.
Luserno San Giovanni
Funerale. Presso l'Ospedale Valdese
di Torre Pellice, è mancato all’affetto
dsi suoi cari, dopo-una breve degen
za, il nostro fratèllo Carlo Bonnet,
degli Stallè. Egli lascia di sè un ottimo ricordo quale esempio di laboriosità, di cui 50 anni consacrati qua
le dipendente della Stamperia Maz
zonls, e di dedizione alla famiglia. Il
servizio funebre si svolse nel Tempio
Valdese di Torre Pellice, presieduto
dal pastore sig. Bertinatti, quindi la
salma venne accompagnata al nostro
cimitero. Alla vedova, ai figli, ai parenti vada la nostrà cristiana simpatia*.
"iiir. - r ■ ■■
y Pinerolo '
— Dopo una lunga malattia è mancato aH’affetto dei suoi cari e di molti amici il cav. Ignazio Bessone, alla
età di di 62 anni: Egli èra molto noto
nella città ed un pubblico particolarmente numeroso è accorso da varie parti del Pinerolese per accompagnarne la spoglia mortale al cimitero. Il corteo era preceduto da un reparto di militari che .hanno reso onore al defunto. Il servizio funebre è
stato presieduto dal Past. Carlo Gay,
nipote del cav. Bessone, e dal Pastore
locale.
Ai membri delle famiglia colpiti
dal lutto ed ai numerosi parenti sparsi nelle nostre Valli e altrove, espri
miamo ancora la nostra cristiana
simpatia, nella affermazione della
medesima speranza fondata in Gesù
Cristo.
Con un culto di circostanza, dome
nica 27 corrente si sono riaperti ’
corsi di catechismo e di istruzione
reli^osa nelle Scuole Domenicali. Le
famiglie sono caldamente esortate a
compiere verso i loro figliuoli il do
vere che hanno assunto nel momento del battesimo.
Domenica 3 novembre, in occasione della Commemorazione della Ri
forma Protestante, saranno inauguratè le nuove e belle vetrate che adomano il tempio di Pinerolo. Si ricorda a tutti che il culto ha inizio
alle ore 10,30.
Sono stati battezzati in queste ultime settimane Marino Aldo Rostan
(Cantalupa); Danilo e Rosalba Paschetto (Rivoira di S. Secondo).
Nel mese di settembre, la comunità
di Pinerolo ha perso due suoi mem
bri, deceduti l’imo’ all’età di 88 anni,
l’altro all’età di 70 anni. Si tratta di
Amalia Benech nata Gomba (Prossasco) e Giulio Gardon (San Secondo). Quest’ultimo aveva vissuto molti anni negli Stati Uniti da dove era
tornato alcuni, anni or sono con sua
moglie, deceduta nel mese di maggio
scorso, in seguito a lunga, malattia.
La nostra sorella in fede Amalia Benech proveniva da Angrogna di cui
nella sua tarda età serbava molti ricordi; e fra questi ricordi, anche
quello dei suoi Pastori. Aveva spesso accanto a sè la sua vecchia Bibbia che leggeva ed in cui ha potuto
attingere le eterne verità di Cristo
sulla morte e sulla vita.
Varie famiglie delle Valli sono scese e scendono attualmente a Pinerolo o nella zona circostante per prendervi residenza stabile. La chiesa di
Pinerolo è lieta di accogliere queste
famiglie e di aiutarle ad evitare l’isolamento spirituale o la dispersione. Le famiglie che si trasferiscono
vogliano, per favore, avvertire il Pastore della parrocchia che lasciano e
quello della parrocchia in cui si stabiliscono.
La Chiesa è riconoscente al Pastore emerito Luigi Marauda per il lavoro svolto durante la recente assenza del Pastore dalla comunità.
In vista delle attività che stanno
iniziando è stato finito il riordino
della saletta del Concistmo (Biblioteca) che servirà anche per il Catechismo e che è stata fornita di carte
geografiche dell’Antico e del Nuovo
Testamento. Si è pure definitivamente riordinato il materiale per il pranzo del XVII febbraio/
Il Catechismo è stato iniziato per
i primi tre anni, e domenica 27 Ottobre i ragazzi delle scuole e del catechismo hanno partecipato ad un culto in cui abbiamo chiesto al Signore
di benedire il lavoro che i nostri ragazzi compiranno nei mesi prossimi
per prepararsi a vivere come uomini coscienti e credenti impegnati nel
servizio di Gesù Cristo.
' Il Battesimo è stato amministrato
il 6 Ottobre a Franca Giacomino di
Cesare e di Lidia Masse! (Rivoira)
ed il 20 Ottobre a Dina Maria Peyronei di Cesare e di Elvira Peyronel
(Combagarino). Il Signore benedica
questi bambini e le loro famiglie;
Ringraziamo TEvangelista emerito,
Sig. Carlo Davite che ha predicato
ai Chiotti il 6 u. s. e che sostituirà
il Pastore titolare, assente nel mese
di Novembre per un giro di conferenze nella Svizzera Tedesca.
Tórre Pellice
CeiebrBxìone
tielta Riforma
Doniienica 3 Novembre alle ore 15,30
nella Sala della Gasa Unionista U
Prof. Augusto Armand Hugon terrà
una conferenza sul tema:
« Alcune figure caratteristiche
di Riformatori italiani ».
Tutti sono cordialmente invitati.
Nella vita della Chiesa si è avuto
un arresto nella ripresa delle varie
attività della Chiesa dovuto al fatto
che anche qui abbiamo avuto l’epidemia dell’influenza asiatica, ora in diminuzione.
Le Scuole Domenicali si apriranno
il 3 Novembre aUe ore 9 nelle diverse
sedi ed il 10 Novembre alle ore 15
tutte le Scuole > Domenicali converranno al Tempk) ove avrà luogo la
apertura ufficiale di questa attività,
con un culto dedicato ai bambini al
quale i membri della nostra chiesa,
ed in particolare i genitori, sono invitati ad intervenire.
I corsi di catechismo inizieranno
Domenica 10 Novembre.
Battesimi: Rlvoiro Roberto e Mariuccia figli di Renato e Rivoir Dina.
Funerali: Mondon Maria, Gaydu
Alder, Bounous Lidia in Jahier.
Quando il nostro settimanale uscirà sarà ormai noto a tutti il risultato
delle elezioni amministrative del Comune di Torre ÌPellice. Vogliamo da
queste colonne rallegrarci col Prof.
Augusto Armand Hugon per il notevole successo ottenuto in queste elezioni, e con le congratulazioni vogliamo unire l’augurio di im nuovo qua/driennio di attività publica nel quale egli possa continuare a lavorare
per il bene della* sua cittadina.
(L’Eco delle Vàlli e certo i suoi lettori sì associano assai cordialmente
alle congratulazioni e aH’augurio.
n. d. r.).
Unione Giovanile Valdese
Torre Pellice
L’Unione Giovanile Valdese, nella
sistemazione della propria sede (Casa Unionista) avrebbe urgente biso
gno di un armadio d'altezza circa m
1, larghezza m. 1,50. Se qualche bene
merito amico potesse offrirlo in dono,
l’Unione predetta ne sarebbe molto
riconoscente, con preghila di comunicare il dono alla custode della Casa
Unionista, tìg.ra Giulia Arnoulet.
Villasecca
Il giorno 2 Ottobre, dopo lunghe
sofferenze, decedeva all’ospedale di
Ginevra la sorella Elena Clot in Me
nusan. Nella stèssa ora che a Ginevra si svolgeva il funerale, ci siamo
trovati a Combagarino con im piccolo gruppo di conoscenti attorno alla
mamma e alle sorelle dell’Estinta p>er
invocare dal Padre celeste le consolazioni che Lui solo può dare. Alla
mamma Genre Maddalena, alle sorelle, al marito Germano Menusan, al
figlio Salvatore, rinnoviamo l’espressione della nostra fraterna simpatia,
ricordando ancora le parole di Gesù: «...Le mie pecore mi seguono ed
io dò loro la vita eterna».
L’Assemblea di Chiesa del 20 Ottobre ha udito la relazione dei lavori
Sinodali presentata dal Pastore e
dal Sig. Carlo Alberto Viglielmo, delegato della Chiesa; ha preso visione
delle attività invernali, e deciso alcune questioni di normale amministrazione che il Concistoro aveva
messo a punto nella sua seduta del
13.
Villar Pellice
Dipartenze. Dio ha richiamato a
Sè alcimì nostri fratelli e sorelle.
Margherita Baridon in Janavel dell’Inverso, di anni 74, il 4 settembre.
Era una credente dalla pietà sincera e diede, nei lutti dolorosi che la
colpirono come bella lunga malattia
che l’afflisse, lo spettacolo della forza e della serenità che provengono
dalla fede. Le sue spoglie vennero accompagnate al campo del riposo il
6 settembre da una folla di amici e
conoscenti. Margherita Meynier in
Geymet del Teynaud di anni 43 entrata nel riposo l’8 settembre. Lascia
dietro n sè il màrito e 4 figli. Particolarmente dolortosa la sua dipartenza avvenuta in un ospedale lontano
e priva dei conforti del suoi fratelli
nella fede... tanto più viva la simpa'
tia dei molti parenti ed amici che le
hanno reso le estreme onoranze. Bartolomeo Ayassotvdel Teynaud di anni 89, tornato a Dio il 29 settembre.
Era stato un lavoratore indefesso e
Dio fu misericordioso con luì perchè
gli concesse da parte dei nipotini,
quelle cure che di solito sono date dai
figli. Anche a lyi la comunità rese
im fraterno tributo d’ affettò. Domandiamo al Signore di consolare le famiglie afflitte da queste dipartenze.
Nozze. Il 28 settembre, circondati
da m largo stuolo di parenti e di amici, hanno celebrato la loro unione
sotto lo sguardo del Signore, Anita
Tahnon e Alberto Gharbonnier di
Torre Pellice.. Il 26 ottobre il Pastore
Bruno Tron ha benedetto le nozze di
due nostri unionisti ; I Odette Geymet
e Alberto GriU, i quali hanno fondato il loro focolare circondati dai loro cari. A queste due coppie che si
stabiliscono in altre comunità, rinnoviamo l’augurio di una vita serena
sotto lo sguardo del Signore.
Personalia. Porgiamo le nostre vi
ve felìcìta^oni alla nostra giovane
sorella Luciana Mathieu che si è diplomata in economia domestica a Torino presso l’Istituto tecnico femmi
nile.
Frali
Due membri anziani della nostra
comunità sono deceduti durante l’estate: il sig. Filippo Grill di Pomieri
il 21 agcwto in età di 80 anni, ed il
sig. Daniele Artus di Indirittì il 28
settembre in età di 88 anni. Rinnov’amo le nostre condoglianze alle famiglie afflitte.
Concorso per il nuovo Tempio
Proli
La Commissione giudicatrice dei
progetti per il nuovo tempio di Frali,
composta dalla Tavola Valdese, dalla
Commissione edilizia e dai rappresentanti del Concistoro di Frali, si è riunita il 21 ottobre nella Casa Valdese
di Torre Fellice ed ha preso in esame
i progetti pervenuti e contrassegnati
dai motti « Come la cerva » e « Agape ».
Dopo ampio esame e discussione la
Commissione, pur apprezzando gli
elementi positivi che si trovano nell’uno e nell’altro progetto, non ha ritenuto i progetti stessi completamente soddisfacenti. Fertanto la Commissione indice un nuovo concorso alle
medesime condizioni con scadenza il
30 aprile 1958. La Commissione si riserva di riprendere in esame anche i
due progetti presentati, qualora i progettisti vogliano riconfermarli.
Fer la Commissione
Neri Giampiccoli, Segretario
Comme Jésus-Christ est demeuré
inconnu parmi les hommes, ainsi sa.
vérité demeure parmi les opinions
communes, sans différence à l’extérieur. Ainsi l’Eucharistie, parmi le
pain commun. Pascal
Giacomo Paschetto
commossa per la imponente manifestazione d’affetto e di simpatia tributatale, e nell’impossibilità di farlo
personalmente, esprime la sua riconoscenza ai parenti, al Pastore sig
Peyrot, al dott. Ros ed a tutte le per^
sane che presero parte al suo dolore.
S Secondo (Ciabot), 19 Ottobre 1957
« Io so in chi ho creduto »
II Tim. 1: 12
La famigha Gostantin, commossa
per la testimonianza di affetto e di
simpatia ricevuta in occasione della
dipartenza del suo caro marito, papà
e fratello
Gostantin Luigi
ringrazia vivamente quanti le furono
vicini nella dolorosa circostanza.
Inverso Pinasca, 17-10-1957
La famiglia del compianto
ignazio Bessone
nell’impossibilità di farlo personalmente, sentitamente ringrazia tutti
coloro che le hanno dimostrato la loro simpatia.
Un ringraziamento particolare al
Dott. Luciano Gatti per le assidue
cure prestate.
Pinerolo, 27 ottobre 1957
Redaitore: Ermanno Rostan
Via dei Mille, 1 - Pineroli»
tei, 2009
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - ' c.p. 2/175.77
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
Direttore : Prof. Gino Coslabel
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pinerolo con decreto del 19 Senna io 1955
PERSONALIA
I nostri migliori auguri al sig. Lino Rostagno, nostro impaginatore,
che il 26 corr. si è unito in matrimo
nio con la gentil signorina Maria
Luisa Riva dì Lusema San Giovanni.
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