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PT Torino CMP Nord.
l ;«ditoresi impegna a
spendere ii diritto di resa.
SETTIMANAl.E DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTJSTE, METODISTE, VALDESI
EROI 18 NOVEMBRE 1994
ANNO 2 - NUMERO 44
L'ALLUVIONE IN PIEMONTE
NON ABBIAMO
PERSO TUTTO
BRUNO GIACCONE
tJO,
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Abbiamo perso tutto!».
Girando per le zone
ilpite dall’alluvione di quegiorni queste sono le paroleche ti senti dire con più fre(uenza. Abbiamo perso tutto;
ibiamo perso la casa, il lavoI, spesso un congiunto, una
irsona cara, una vita.
E la gente impreca, spesso
in ragione, lamentando i soliti ritardi degli enti compeper la prevenzione di calamità che sono sempre meno
laturali, i ritardi e la disorganizzazione dei soccorsi, l’inadeguatezza dei provvedimenti
per la ricostruzione e, soprattutto, la mancanza di un progetto serio mirato a evitare
‘che errori e calamità abbiano
a ripetersi nel futuro. Ho senato anche imprecare contro
Dio. Ho chinato la testa e ho
||ciuto; di fronte alia disperarne di chi in pochi minuti
perso tutto non si può che
ere. Anche se bestemmia.
Eppure in quella desolazio, in quel fango, in quei cuuli di detriti, paradossalmente possiamo scorgere
quanto è grande l’amore di
0 per gli uomini e le donne,
è di tutto; c’è ogni tipo di
ateríale di cui l’umanità diione; c’è il legno, il ferro, la
ietra; ci sono gli strumenti
l’uomo ha saputo costruire per lavorare i materiali; ci
Isono le verdure per il suo nuIfrimento, e gli animali. In
fango ci sono i doni che
'io ha fatto alle persone perlé la loro vita sia piena di
inso e ricca di benedizioni.
Pezzi di elettrodomestici o
modernissime macchine
ir lavorare che alleviano la
fica, oppure parti di congei elettronici sparsi qua e là
velano le grandi doti intel'ttive, la meravigliosa capascientifica di cui Dio ha
I dono all’umanità. Il Silore ha donato ogni cosa alsue figlie e ai suoi figli perlé potessero dare testimoianza del suo progetto di saizza, perché potessero testioniare di quel Regno in cui
si udranno più voci di
ianto né grida di angoscia
■••) Costruiranno case e le
'■Aiteranno; pianteranno vie ne niangeranno il frutto
Non si affaticheranno in_’^iio (...) Non si farà né male
danno» (Isaia 65, 17 .ss).
. Ora tutto quel «ben di Dio»
f ® là nel fango, a dare testimol •'lanza di tutt’altri progetti,
I •'he mirano ancora una volta
*•1 àbusare piutto.sto che a
asare le risorse della creaziop. he. E inutile ripetere qui ciò
ahe viene ampiamente dibathito sui giornali, in televisio. he, e che le associazioni amhientaliste ormai da decenni
vanno ripetendo (voci profetiche che come i profeti sono
Sfate spesso messe a tacere).
La nostra riflessione non
Paò che risolversi in una se
vera denuncia del nostro ritardo ad affrontare il problema
della salvaguardia del creato e
di uno sviluppo che non sia
violenza all’ambiente in cui le
donne e gli uomini vivono e
lavorano. Non la sola, ma certamente la maggiore preoccupazione di tutte le chiese cristiane è stata per parecchi secoli la difesa della morale sessuale e si è dovuti arrivare al
1989 (Assemblea di Basilea),
fatte salve rare ed eroiche eccezioni, perché i cristiani si
accorgessero dell’immoralità
dell’ingiustizia, della guerra e
del disprezzo della creazione.
Non abbiamo perso tutto.
Le braccia che puliscono le
vie e le case dal fango stanno
a dimostrare che è possibile
ricominciare. L’uso perverso
delle risorse della natura è sì
la causa di tragiche calamità,
ma la causa non andrà oltre i
suoi effetti. Un arcobaleno
nel cielo ricorderà a ogni
donna e a ogni uomo credente
che Dio mantiene la sua promessa, il suo patto di salvezza (Genesi 9, 11-17). È possibile tornare al progetto di
Dio, che ha fatto ogni cosa
buona e bella (Genesi 1). E
possibile, anche se sarà necessario lottare per ottenere
nel nostro paese una politica
del territorio che non sia solo
di sfruttamento indiscriminato delle risorse ma sia volta
anche a cambiare il tipo di
mentalità e di rapporto fin qui
intercorso tra uomo e natura.
«Si
Morti accertati 64
Dispersi 5
Feriti 88
Comuni danneggiati 371
Senzatetto 10.308
Posti di lavoro persi 10.000
Danni accertati 20.000 miliardi
Area investita 41.000 kmq
■
La vita va decifrata e l'amore di Dio ci aiuta a farlo
I credenti: predestinati, non privilegiati
Sud Africa
Assassinato il
pastore Heyns
A seguito dell’uccisione del
pastore riformato dott. Johan
Heyns, avvenuta sabato scorso in Sud Africa, il presidente
della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Feci),
pastore Domenico Tomasetto,
ha rilasciato la seguente dichiarazione; «La Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia esprime il proprio sgomento di fronte all’uccisione
del pastore Johan Heyns, già
moderatore della Chiesa riformata olandese (Cro) del
Sud Africa. Con Heyns scompare uno dei protagonisti del
processo di pace che ha costruito il nuovo Sud Africa
democratico e multirazziale;
fu ai tempi della sua moderatura, difatti, che la Cro approvò il documento “Chiesa e
società” in cui, per la prima
volta, si negavano fondamenti teologici alla teoria e al sistema politico dell’apartheid.
A partire da quel documento
la Cro iniziò un cammino di
conversione che la condusse,
nel 1990, a confessare il proprio peccato per il sostegno
dato all’apartheid. Heyns fu
quindi tra i protagonisti della
Conferenza di Rustemburg
alla quale, per la prima volta,
parteciparono esponenti di
tutte le chiese sudafricane,
bianche e nere; per molti aspetti quell’incontro segnò
l’inizio del negoziato politico
che ha portato alla liberazione di Nelson Mandela, all’
abolizione del sistema dello
sviluppo separato e quindi alle elezioni democratiche.
Nel corso degli anni la Feci.
ha avuto il privilegio di collaborare ripetutamente col dott.
Heyns e, attraverso le sue testate giornalistiche, ha documentato il suo impegno per la
conversione della sua chiesa e
la pacificazione del suo paese. Anche per questo, oggi,
esprime il proprio cordoglio
per la scomparsa di un fratello che ha saputo imboccare le
strade nuove che l’Evangelo
gli suggeriva».
BRUNO ROSTAONO
«Quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all immagine del Figlio suo, affinché egli sia il
primogenito tra molti fratelli»
(Romani 8, 29)
Non abbiamo più, grazie a Dio, Finsensibilità di quel poeta cristiano
del Settecento che, guardando dalla finestra della sua stanza ben riscaldata i poveretti che camminano per strada sotto la
violenza del gelido vento del nord, esclama; «Quando vedo le loro guance, il loro
naso, il loro mento resi lividi rial fredrio,
mi rendo veramente conto di quanto io
sia felice a casa mia, e di quale sia la comodità che Dio mi concedei». Se la predestinazione significa questo, non vogliamo neanche sentirne parlare. Sentirsi
oggetto di uno sguardo di favore da parte
di Dio non è più un pensiero che si possa
tranquillamente coltivare, senza che la
coscienza ne sia turbata. Neanche quando la scelta di Dio non riguarda la coinodità di una casa ben riscaldata, ma la fede e la salvezza. Che Dio abbia deciso di
salvare solo noi è inaccettabile.
Secondo l’Evangelo, infatti, l’elezione
non ha un carattere esclusivo, non mira a
concedere la benedizione al solo Israele
né la salvezza ai soli cristiani. Dio elegge Israele non perché si disinteressi degli
altri popoli, ma perché l’elezione di
Israele è il mezzo concreto attraverso cui
vuol far giungere la salvezza a tutti i popoli. Certo, Israele è il primo a ricevere
la promessa della benedizione, che comporta un’esistenza felice e pacifica; ma
finora di pace non ne ha conosciuta molta. Concretamente, per Israele l’elezione
ha significato essere esposto alla sofferenza più di tutti gli altri popoli. Il senso
dell’elezione è intanto questo, e lo vediamo pienamente riassunto nell’esistenza
di Gesù Cristo; egli è la «pietra angolare», ma proprio per questo viene prima
di tutto scartato dagli umani, inchiodato
sulla croce.
Possiamo allora cercare di capire che
senso può avere per noi il fatto di essere
predestinati; significa vivere una condizione che non è affatto di privilegio ma
che al contrario comporta rischio, coscienza acuta della contraddizione tra la
scelta di cui siamo oggetto da parte di
Dio e la nostra miseria di peccatori, disposizione a mettere in gioco la nostra
vita invece di risparmiarla. Significa pure vedere gli altri, che non hanno ancora
la fede, non come esseri inferiori da
commiscrare ma come persone a cui e
promessa la salvezza e a cui ci lega una
solidarietà profonda. Di fronte ai loro errori e ai loro peccati, per grandi che siano, non ci sentiamo al riparo, come se in
noi non ci fossero le stesse tendènze, da
cui solo la grazia di Dio ci libera. Ed èquesta grazia che annunciamo loro, in un
atteggiamento che non può essere di
squalifica, ma casomai di corresponsabilità sofferta.
Siamo programmati? Ciò che deve capitarci sta già tutto scritto nelle stelle o
nella mente di Dio? La predestinazione
significa piuttosto la liberazione da questo opprimente senso del destino, perché
riguarda la nostra comunione con la persona di Gesù, il Figlio di Dio. Dio ci conosce come il padre nella parabola riconosce il figlio ancora lontano; e nel momento in cui ci vede, ha già deciso di
accoglierci a braccia aperte. Egli vede
già il nostro punto di arrivo, che è di diventare suoi figli, come Gesù è suo Figlio, creature a immagine sua, come
Cristo è l’immagine di Dio. Sapere che
Dio ci vede cosi è non soltanto importante ma essenziale, perché ci permette
di riconoscere e seguire in ogni vicenda
della vita il movimento che parte da lui
e ci avvicina a lui.
[lESE
La svolta della Fcei
pagina 3
ALL’Ascouro
Deliba Paroi.a
Non commettere
adulterio
pagina 6
'Attualità
L’alluvione
nel Piemonte
pagina 7
2
PAG. 2 RIFORMA
Amburgo: ¡130 settembre scorso la nota teologa tedesca ha compiuto 65 anni
Dorothee Sòlle: «Sto per diventare cristiana»
HERWIG SANDER
Dorothee Sòlle è una donna che dice di sé: «Da
molti anni sono in cammino
per diventare cristiana». È un
verso di una sua poesia di 13
anni fa dal titolo: Sabato santo ’81. La sua ricerca di Dio e
la sua ansia di giustizia nella
storia umana risale agli anni
della scuola, a Colonia. Da
allora non l’abbandona mai il
ricordo del genocidio degli
ebrei condotto da un popolo
che si richiama ai valori cristiani. A quei tempi risale la
sua insoddisfazione per il
protestantesimo annacquato
della buona borghesia, nella
quale è nata, che si richiama
più a Goethe che a Gesù.
E così si mette in cammino. Un cammino che la porta
attraverso diverse esperienze
di studio: letteratura classica,
germanistica, filosofia, teologia. Diventa insegnante, assistente, docente universitaria.
Nel 1965 pubblica i primi risultati della sua ricerca, il libro Stellvertretung, ein Kapitel neologie nach dem Tode
Gottes (La supplenza, un capitolo della teologia dopo la
morte di Dio) che la rende
subito nota ben oltre i confini
del mondo teologico accademico. Da alcuni il suo lavoro
viene salutato come una possibilità liberatrice di collegare la fede cristiana e il pensiero moderno, altri vedono
in Dorothee Sòlle la personificazione della perdita definitiva della fede, e questa divaricazione di giudizi è rimasta
fino ad oggi.
Se nel frattempo gli attacchi degli ambienti conservatori e fondamentalisti nei suoi
confronti sono quasi scomparsi occorre però dire che i
«prìncipi» delle chiese protestanti non hanno saputo comprendere chi è essenzialmente
la Sòlle: una grande insegnante dell’Evangelo, capace
di suscitare entusiasmo.
Dorothee Solle a Amburgo nel 1993
In fondo non faceva che
constatare l’evidenza: nella
società moderna il Dio onnipotente della metafisica è
scomparso'. «Cristo rappresenta il Dio assente», scrive
nella Stellvertretung e questo
Cristo lo si trova «ovunque
un essere umano agisce o
soffre al posto di Dio». Si è
spesso rimproverato a Dorothee Sòlle di ridurre in questo modo r Evangelo a un puro agire intramondano del bene ma è un rimprovero ingiustificato, perché su questo
punto la Sòlle è sempre stata
molto chiara: «Dio non si è
ancora espresso in modo
completo all’interno del creato e non ha ancora abbandonato la questione al punto tale da essere divenuto superfluo. L’identità è ancora in
sospeso».
Vertretung» avrebbe do
vuto essere l’inizio di una
brillante carriera accademica
ma nessuna università di lingua tedesca volle offrire una
cattedra a una pensatrice antidogmatica, per la quale la
teologia è più un’arte che una
scienza. Le rimasero le conferenze e gli inviti a tenere
corsi occasionali. Negli Stati
Uniti le cose sono andate in
modo diverso e per dodici
anni Dorothee Sòlle ha insegnato per un trimestre al rinomato Union Theological
Seminary.
L’indipendenza relativa
dall’attività accademica le ha
dato la possibilità di muoversi come attivista e pubblicista
in campo politico. La lotta e
la contemplazione sono state
determinanti per la sua vita.
Insieme con l’ex padre benedettino Fulbert Steffensky,
con il quale in seguito si sposò, diede vita nel 1968 a Colonia alla Preghiera politica
serale, che collegava meditazione e informazione e divenne un esempio per numerosi
incontri del genere che sorsero un po’ ovunque nei paesi
di lingua tedesca.
Dorothee Sòlle assunse la
figura di madre ribelle della
sinistra. Per alcuni era troppo
pia, per altri troppo femminista, c’era chi la considerava
troppo intellettuale, chi spontaneista, ma tutti la rispettavano perché non si tirava indietro. Sempre in prima linea,
a dimostrare contro la guerra
in Vietnam o le dittature militari del Sud America e soprattutto contro l’installazione di
nuovi missili atomici nella
Germania occidentale.
Non si è però chiusa nel
ruolo di combattente della sinistra. Nelle sue poesie, ma
anche nei suoi scritti teologici, si è posta molti interrogativi sull’essenziale della vita
umana, sull’amore e la sessualità, sul dolore e sul morire, sui valori fondamentali
della comunità umana.
Circa un anno fa questa
donna minuta, grintosa eppure vulnerabile ha avuto un
crollo. È stata molti giorni in
coma ma ne è uscita, risvegliandosi alla vita quasi per
un miracolo. In una lettera ad
alcuni amici ha citato un vecchio canto. La luce del sole è
al tramonto che dice: «Chiedi
al tuo angelo di vegliare, perché non siamo sopraffatti'dal
nemico malvagio».
«A che età si deve arrivare
- si domanda Dorothee Sòlle
- per capire almeno le cose
più semplici?». Il 30 settembre Dorothee Sòlle, quattro
volte madre e tre volte nonna,
ha festeggiato ad Amburgo,
dove vive da circa 20 anni il
suo 65° compleanno. Ha rallentato molto i suoi ritmi di
lavoro, ma non è una pensionata: è sempre in cammino
per diventare cristiana.
(da Reformiertes Forum n. 39/40)
Il «Fondo di solidarietà» del nostro giornale propone un progetto per il Mozambico
Un piccolo progetto che ha un grande valore
RENATO COiSSON
Fra i miniprogetti di aiuto
allo sviluppo che il Fondo
di solidarietà del nostro giornale propone ai lettori è stato
accolto anche quello a favore
della cooperativa agricola di
Manzir nel Mozambico (vedi
Riforma n. 27 deH’8 luglio
1994). I lettori ricorderanno
certamente che si tratta di un
gruppo di 10 famiglie ritornate al loro villaggio dopo avere
trascorso un lungo periodo
come profughi all’estero.
In Mozambico, il rein.serimento dei profughi presenta
molti problemi di non facile
soluzione. Sono oltre un milione e trecentomila i profughi all’estero e quattro milioni i «deslocados» (i profughi
all’interno del paese) su una
popolazione di .sedici milioni
di abitanti. Il rapporto governativo sull’emergenza chiede
aiuto alimentare urgente per
assicurare la sopravvivenza
di tutti costoro. L’Acnur ha
messo in piedi un progetto
molto coraggioso per il rimpatrio dei profughi, progetto
che si svilupperà nel corso
dei prossimi anni.
Le terre, abbandonate al
momento della fuga, si presentano incolte, le case e le
strutture comunitarie, distrutte e saccheggiate. Bisogna ripartire da zero: ricostruire le
Migliaia di bambini mozambicani sono rimasti orfani o dispersi
abitazioni, procurarsi gli attrezzi agricoli, dissodare le
terre diventate boscaglia incolta, trovare le sementi e gli
alberi fruttiferi da ripiantare e
nell’attesa.., mangiare per sopravvivere. Questo in un quadro di desolazione e di tristezza per i parenti e gli amici
che non ci sono più, perché
uccisi 0 dispersi.
A tutto questo bisogna aggiungere il problema delle mine inesplose: il rapporto dell’
Onu del 1992 calcolava che
nel Mozambico ci fossero ancora sepolte due milioni di
mine antiuomo, quelle più
difficili da individuare, mentre si potevano calcolare dalle
dieci alle ventimila le vittime
causate dallo scoppio delle
mine, in gran parte bambini e
donne alla ricerca di legna da
ardere. Queste mine sono una
delle maggiori vergogne della
no.stra civiltà, di fabbricazione
di molti paesi, fra cui in prima
linea l’Italia; costruite in plastica per non essere individuate, si presentano come giocattoli attirando l’attenzione dei
bambini che ne diventano le
prime vittime: molti muoiono,
gli altri restano storpiati per
sempre senza aver la possibilità di avere delle cure adeguate. Un grosso programma
per lo sminamento di parte
del Mozambico è stato approntato daU’Onu per una
somma di 5 milioni di dollari,
ma la cosa più scandalosa è
I che chi ha lucrato nella vendi
ta delle mine, ora lucra sullo
sminamento: è il caso della
sudafricana Mechem che ha
avuto in appalto una parte
dell’operazione.
Non sarà facile al Mozambico ricostruire il tessuto sociale e tornare ad essere una
nazione autosufficiente sul
piano alimentare, come era
prima della disastrosa colonizzazione portoghese e dell’assurda guerra fratricida.
Le potenzialità ci sono, ma
per un paese che è scivolato
aH’ultimo posto nella scala
mondiale per povertà e sottosviluppo, è necessario un
massiccio intervento proveniente daH’esterno.
L’ultimo numero di Nigrizia contiene un grosso dossier
sul Mozambico che può aiutare a capire molte cose ed inquadrare il problema nelle
vere responsabilità. Anche la
rivista dell’Acnur «Rifugiati»
tiene informati sugli sforzi
fatti per aiutare i mozambicani a ricostruire il loro paese.
In questo quadro il nostro mini-progetto per la cooperativa
Manzir acquista un grosso
valore perché questi fratelli e
queste sorelle della chiesa
presbiteriana del Mozambico
(membro della Cevaa) possano sentire in modo concreto
la nostra solidarietà, sia perché a noi è data la possibilità
di fare qualcosa di concreto.
VENERDÌ 18 NOVEMRDp, B-npì 1:
Verso l'unità interrazziale
dei pentecostali americani
MEMPHIS (USA) — I pentecostali americani hanno <
di porre fine alla divisione razziale che per 70 anni ha co
distinto il loro movimento. Lo hanno annunciato chiese rÌi
costali bianche e nere, riunite a Memphis (Tennessee) il 3
tobre scorso. «Nel 2000 ci saranno grandi chiese interra
ha detto B. E. Underwood, leader di una delle chiese nent
stali bianche favorevoli all’unificazione. I leader della <P*
costai Fellowship of North America», un’unione di 21 da
bianche, hanno deciso di sciogliere i loro gruppi e di crearél
nuova associazione, chiamata «Pentecostal-Charismatic i *
ches of North America». La nuova associazione, retta da unJ
mitato esecutivo composto di sei bianchi e di sei neri rJ
prende le Assemblee di Dio, la più grande denominazione r
tecostale bianca, la «Pentecostal Holiness Church» e la «w
national Church of the Foursquare Gospel», anch’esse bianl
nonché la «United Holy Church» e la «Church of God in r1
St», prevalentemente nere. Il movimento pentecostale naci
negli Stati Uniti nel 1906 durante un raduno di «risveglio» in
gioso a Los Angeles al quale partecipò gente di ogni razza J
ogni ceto sociale. A metà degli anni ’20 il movimento era?
largamente suddiviso tra chiese nere e chiese bianche l
1948, quando venne fondata la «Pentecostal Fellowship»!
chiese nere non vennero invitate. Oggi, negli Usa, vi sono cM
18 milioni di pentecostali: circa un terzo appartiene acliil
bianche, un terzo a chiese nere e un terzo a chiese indipendej
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Sud Africa: una donna a capo
del Consiglio delle chiese
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JOHANNESBURG — Brigalia Ntombemhlophe Barn,«
gretaria generale aggiunta del Consiglio delle chiese del Si
Africa (Sacc) dal 1988, è stata nominata segretaria generale]
posto di Frank Chikane, che era segretario dal luglio 1987. ;
nomina di Brigalia Barn è stata decisa all’unanimità dal Con
tato generale del Sacc durante la riunione del 10 ottobre scon,
Frank Chikane aveva annunciato la sua intenzione di lasciare!
Sacc nel luglio scorso. Brigalia Barn ha 61 anni ed è preside«
del «Women’s Development Foundation in South Africa».!
lavorato al Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) presso:
sezione «Donne»: è stata inoltre coordinatrice per i diritti de
persona presso l’Alleanza mondiale delle Unioni cristiane fa
minili (Ucf) e responsabile del segretariato per l’Africa
la «Union for food and allied workers».
Hillary Clinton dà una mano
all'Esercito della Salvezza
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STATI UNITI — Hillary Clinton ha accettato di essere poi (ali. Il
tavoce dell’Esercito della Salvezza per la sua campagna final per il '
ziaria di Natale. La moglie del presidente Usa ha registrato!
messaggio che verrà diffuso in tutti gli Stati Uniti durante ili*
riodo delle feste natalizie. Già si sono fatte sentire critiche peri
posizioni tolleranti dei coniugi Clinton in materia di aborto ot
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omosessualità. L’Esercito della Salvezza risponde che già ali feoord
«first ladies» hanno svolto questo ruolo, tra cui Barbara Bush.
Cina: ogni tre giorni nascono
due chiese protestanti
PECHINO — Da dodici anni, in Cina, nascono nuove chii *
se protestanti al ritmo di due ogni tre giorni. Circa 8.000 edili
vengono utilizzati per il culto ma sono troppo pochi, per r iog,.
diecine di migliaia di gruppi si riuniscono in case chiama ‘
«punti d’incontro». Ci sono circa 1.100 pastori, molti deiqW [.
pziani, e i laici sono incaricati delle attività di questi «puntii
incontro», in attesa deH’arrivo eventuale di nuovi pastori.
Appello di un teologo tedesco
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GERMANIA — Un noto teologo della Chiesa luterana teda g; _
sca, Ulrich Wilekens, ha preso un’iniziativa singolare. Ib* 5 y. ^
appello rivolto ai credenti, chiede che per un anno essi si riui ^
scano una volta il mese per chiedere a Dio, in una preghie»®
intercessione, il rinnovamento spirituale del popolo di Dio.Ij t
suo appello, il teologo luterano fa una diagnosi allanuante
«In un numero crescente di famiglie che si die®
cristiane ’, la pratica della fede comune è venuta meno. LaB'
stra Chiesa è in pericolo - scrive -. Tutti coloro che la amai»
devono ora ritrovarsi e fare tutto il loro possibile perché la"'
stra chiesa ritrovi di nuovo solidità e forza di irraggiamento»'
Grecia: le chiese ortodosse
si incontreranno a Patmos
RODI I dirigenti delle chiese ortodosse si ritroverari^
nel settembre ’95 nell’isola,greca di Patmos. Lo ha dichiarata
23 ottobre scorso il patriarca ecumenico di Costantinopoli,
olomeo I . L’incontro è organizzato in occasione del
Ìinnivr/arcoffy-v ___• i ««* . __ _______________ i
—wv., a . iiicuiiLiu e organizzato in occasione aei
anniversario dell’arrivo dell’apostolo Giovanni nell’isola d^
secondo la tradizione, l’evangelista ha scritto l’Apocalisse. 1^
rante la sua visita a Rodi, il patriarca ha lanciato un app^^
all unita di tutte le chiese cristiane. Ha chiesto inoltre che tu
le religioni del mondo lavorino per una vera coesistenza pau'?^
ca. Per diversi giorni Bartolomeo T ha visitato i credenti di f
nelle isole del Dodecanneso, poste sotto la Eli.
nsdizmne del patriarcato di Costantinopoli e non sotto qui
della Chiesa greco-ortodossa.
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LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Quali criteri per la
provvista» pastorale?
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nac®
f II susseguirsi degli impegni ha ritardato la
bnarazione di questo comunicato della Tafea che avrebbe dovuto essere scritto subi|,J ¿òpo le ultime sedute, a metà ottobre. È
Kunta anche notizia che la circolare della
¡lavol® ® ancora pervenuta in molte
iese, per quanto sia stata spedita a metà
obre. Di questi due fatti negativi e concoiitanti la Tavola si scusa e comunica di
ver già deciso una diversa distribuzione
fella circolare in modo da evitare gli inconfenìenti lamentati specie dai presidenti dei
Jiversi comitati e commissioni.
Sistemazione del «campo di lavoro»
Come sempre, nelle ultime sedute della
ivola ha avuto ampio spazio il problema
iella sistemazione del «campo di lavoro»,
|oè la distribuzione delle forze pastorali
¡Uè diverse chiese. In altra parte del gior; sono riportati gli atti che proclamano la
. anza delle chiese autonome di AngroC3nfl^pa, Pinerolo, Frali e Prarostino. Nel caso di
**r^KirarnQtinf) la vacanza è stata proclamata a
Agüito delia nomina del pastore Klaus Lanleneck a Riesi e della pastora Erika Tomasoe alla direzione del Servizio cristiano di
lesi, dopo la designazione da parte del Coitalo generale di servizio cristiano. Ad
grogna la vacanza è dovuta alla nomina
. pastore Ruggero Marchetti ad Aosta, a
'rali alla nomina del pastore Gregorio Pleìcan a Ivrea, mentre a Pinerolo è dovuta alla
prossima emeritazione del pastore Bruno
Tron, che terminerà il servizio attivo il 30
settembre 1995.
La Tavola ha nominato i pastori neoconlacrati Bruno Giaccone a San Marzano e
liaspora e Bruno Gabrielli a Catanzaro. En'trambi hanno già curato le due chiese in
qualità di «candidati al ministero pastorale».
;Si è preso anche atto con sollievo che i molti trasferimenti decisi nel corso del 1994 so) tutti avvenuti, in qualche caso con un po’
fi affanno per le famiglie coinvolte, o per i
Concistori e Consigli di chiesa responsabili
iella sistemazione degli appartamenti pastoessere pffl ali. Il tempo a disposizione è stato poco;
agna final per il futuro bisognerà migliorare la pianifigistratoB èazione dei traslochi.
Formazione pastorale
..;:I membri della Tavola hanno incontrato il
(Coordinatore della Commissione permanente per la formazione pastorale, prof. Giorgio
Girardet, e hanno potuto constatare che il
■torso di aggiornamento conclusosi recentemente è stato molto positivo e ha fornito
una serie di suggerimenti per i prossimi seminari. La Tavola si è rallegrata per il felice
avvio di questa attività, molto importante
,pet i giovani pastori e per i candidati al mi
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generale
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■tori.
Alcuni importanti progetti di sviluppo
della diaconia sono stati analizzati dalla Ta*VoÌa sotto il profilo finanziario; essi concernono l’Asilo di Vittoria e l’Istituto medicoJedagogico Uliveto.
Pastori dall'Europa
i Un problema nuovo affrontato dalla Tavola è quello dell’offerta che giunge da parte
di numerosi vicari e studenti in teologia tedeschi che chiedono di venire in Italia per
? Un servizio pastorale. Le difficoltà finanziahe delle chiese tedesche, dovute alla cancel^nio Ni i^^mone dai registri ecclesiastici che molti
lante dell 7®ntnbri richiedono per diminuire il loro casi dicoUto"
ITI (Lenacolo
Pubblicazione bimestrale di meditazioni quotidiane per il culto individuale e
familiare.
Abbonamento annuo per l'Italia e per 1 Europa L. 15.000. Per cinque o più abbonamenti allo stesso indirizzo sconto del 20%.
Sostenitore L. 20.000.
Abbonamenti; su c.c. postale n. 26128009
intestato a «Il Cenacolo» - via Firenze, 38 00184 Roma.
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Post. Roma 13) - tei. 06/48.14.811
Abbonamenti 1995
ITI (renaccio
Intervista a Domenico Tomasetto, presidente della Federazione
La svolta «spirituale» della Fcei
rico fiscale (è noto che in Germania l’iscrizione nei registri delle chiese comporta automaticamente il pagamento fatto tramite lo
stato di una «tassa ecclesiastica» pari a circa
il 3-4 per cento del reddito netto) fanno sì
che i giovani pastori non trovino più lavoro.
La Tavola ha avviato lo studio dei criteri per
una oculata selezione delle offerte di lavoro,
ponendo la conoscenza della lingua italiana
fra i requisiti essenziali per proseguire i contatti. In alcuni casi si è avviata una consultazione preventiva con i candidati, anche attraverso l’invito a contattare in primo luogo
pastori o pastore residenti in Germania, che
abbiano una buona conoscenza della situazione italiana. È evidente che un sensibile
aumento del numero di pastori europei in
Italia offre dei vantaggi nel medio-lungo periodo (mentalità «europea», stimolo a una
professionalità sempre maggiore, confronto
con altre culture, possibilità maggiori per la
Tavola di scegliere fra più candidati quello
più adatto, ecc.) ma anche qualche rischio.
Finanze
Per quanto riguarda le finanze, la Tavola
sta attuando tutti i possibili risparmi, ma nonostante ciò ci si trova di fronte a un fotte
deficit, dovuto al ritardo delle contribuzioni
da patte delle chiese. Se le chiese avessero
versato con regolarità i «dodicesimi» previsti dai loro impegni (che come si è detto in
Sinodo sono comunque inferiori alle necessità della cassa centrale) saremmo quasi in
pareggio. La situazione della cassa (intesa
come «soldi in banca») è dunque preoccupante, e per questo alcune autorizzazioni ad
eseguire lavori negli stabili, anche utili, non
sono ancora state date. Si invitano quindi
tutte le chiese a ovviare ai loro ritardi il più
presto possibile e comunque entro la fine di
dicembre, per permettere una regolare chiusura dei conti e l’invio degli assegni pastorali senza ricorrere a prestiti bancari. Ricordiamo che il Sinodo ha fatto un appello in
questo senso, e ha anche deciso che gli assegni dovranno essere aggiornati per i 1995
con il riconoscimento pieno dell’aumento
del costo della vita. La Tavola chiede alle
chiese e ai singoli membri di chiesa che depositino eventuali eccedenze, o lasciti o eredità ricevute presso la cassa della Tavola,
per permettere una gestione meno traumatica delle finanze.
Comunicazione con le chiese
I Concistori e Consigli di chiesa hanno, iii
molti casi, rinnovato le cariche interne. Si
ricordino di comunicare subito alla Tavola
le variazioni, in particolare quelle relative
alle firme per le ricevute necessarie per la
defiscalizzazione delle contribuzioni nel
1994. La Tavola infatti deve aggiornare con
propria delibera gli elenchi, per evitare che
eventuali ispezioni possano portare all
annullamento delle ricevute.
Inaugurazioni
Nelle ultime settimane rappresentanti 'della Tavola hanno partecipato all’inaugurazione della Foresteria del Servizio cristiano a
Riesi, al centenario della chiesa di Taranto,
all’Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, che si è tenuta a
Santa Severa, a diversi incontri intemazionali e insieme ai professori della Facoltà di
teologia hanno ricevuto a Roma fratelli e
sorelle di diverse chiese estere.
«Di fronte alla tragedia
dell’alluvione gli evangelici
italiani affermano che la violenza contro il territorio si
configura come un vero e
proprio peccato conto la
creazione di Dio. Ciò che Dio
ha creato non è un bene donato all’umanità perché ne
disponga senza criterio, egoisticamente e violentemente: è
una risorsa offerta perché la
protegga, la conservi e la
consegni alle generazioni future». A parlare così è il pastore battista Domenico Tomasetto, 54 anni, eletto da poco più di una settimana presidente della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
(Fcei). Pastore a Torino alla
chiesa di Lucente, Tomasetto
sta coordinando i soccorsi degli evangelici alle popolazioni
alluvionate. Tra una telefonata e l’altra ai colleghi di Cuneo, Asti, Alessandria e gli
uffici romani della Fcei, e un
orecchio alla radio che minuto per minuto racconta dell’onda di piena del Po in Polesine, terra cara a Tomasetto
che è stato pastore della Chiesa battista di Ferrara per 18
anni, ci rilascia un intervista
sul futuro della Fcei.
«Oggi abbiamo una preoccupazione immediata, quella
di dare soccorso alle vittime
dell’alluvione. La Fcei, d’intesa con le chiese che vi fanno parte, ha promosso immediatamente una colletta (versamenti sul ccp 38016002 intestato a Fcei specificando la
causale) per aiutare l’opera
di soccorso delle comunità
locali. Daremo conto fino all’ultima lira, anche su Riforma, di come avremo speso i
fondi che ci arriveranno». Se
questa è l’emergenza, la Fcei
non dimentica però la necessaria riflessione biblica e teologica sugli avvenimenti:
«Nel 1997 si terrà un’Assemblea ecumenica europea. Il
tema sarà la “riconciliazione”. Riconciliazione anche
tra umanità e creazione. E un
richiamo alla conversione, a
cambiare la nostra concezione dello sviluppo, la nostra
cultura dei consumi, la nostra
Domenico Tomasetto neopresidente deila Fcei
politica di utilizzo del territorio». È questo uno dei tanti
mandati che l’Assemblea ha
affidato al nuovo Consiglio.
I mandati al Consiglio sono
proprio tanti e c’è una grande
mole di lavoro da fare. In lavoro però non spaventa Tomasetto che considera la recente Assemblea come «quella più bella e propositiva» tra
tutte quelle a cui ha partecipato. «C’è stato un buon livello
dei dibatti assembleati. Non
sempre si è fatto caso ai tempi: si è discusso bene e il
Consiglio è ora in grado di
recepire le indicazioni che sono e venute dall’Assemblea.
La grande novità di questa
Assemblea è stata però la riscoperta del tema della spiritualità. È un argomento che si
era cominciato ad affrontare
nel triennio negli incontri tra
il Consiglio della Fcei e i comitati esecutivi delle chiese
membro e si era concretizzato
con la pubblicazione di “un
giorno, una parola”, la raccolta dei Fratelli moravi per
la lettura quotidiana della
Bibbia. Una decisione positiva che ha avuto successo: in
poco più di due mesi la prima
tiratura è stata tutta venduta,
sì che è stata necessaria una
ristampa. Il tema della spiritualità può permettere la costruzione di un ponte con la
grande famiglia degli “evangelicali” in Italia. Alcuni so
no già con noi, altri si stanno
avvicinando, altri ancora sono un po ’ più lontani.
Nel triennio passato abbiamo avuto esperienze negative
di cui portiamo le cicatrici
(penso a “Pentecoste 94”) ma
credo che proprio il tema della spiritualità possa essere il
terreno per un cammino comune delle varie “anime”
dell’evangelismo italiano.
Tutto'dipenderà da come si va
avanti. Non c’è infatti contrapposizione tra “protestanti” e “evangelicali” sul tema
della pietà. Io rifiuto l’idea
secondo cui le chiese storiche
del protestantesimo hanno la
razionalità teologica e le
chiese più giovani hanno la
pietà. Nell’evangelismo italiano ci sono forme diverse di
pietà che possono essere di
arricchimento reciproco».
Il Consiglio metterà dunque
in cantiere progetti di studio,
di incontro, di preghiera e di
canto per favorire quest’incontro, ma il confronto sarà
anche all’interno della Fcei
con la ricerca del «nuovo Innario, delle nuove forme di
espressione musicale nella
chiesa. Una strada che rappresenta il tentativo, di far conoscere esperienze di fede.
Un cantiere in corso senza la
pretesa di dire l’ultima parola in merito»
(1segue il prossimo numero)
Giornata mondiale di preghiera delle donne battiste
Preghiera e lotta per la dignità
Il simbolismo dell’acqua
con tutte le sue valenze, positive e negative, è stato posto
al centro della riflessione nel
programma della giornata
mondiale di preghiera delle
donne battiste proposto dalle
donne delle isole del Pacifico
e celebratasi in tutto il mondo
il 7 novembre scorso. Nell’in-contro che in quel giorno i
gruppi femminili delle chiese
battiste del Napoletano hanno
vissuto insieme, presso la comunità di Bagnoli-via Coroglio, ricchi e fantasiosi sono
stati gli interventi di tutte.
Ciascun gruppo di donne
rappresentava un continente e
aveva dunque il compito di
introdurre la preghiera coti
informazioni circa i problemi
e le sfide che in particolare le
credenti di quei luoghi devono quotidianamente affrontare. Ne è venuto fuori un quadro complessivo di grande
drammaticità in particolare
per quanto riguarda la situazione delle donne che, si è
detto, può essere affrontato
solo con genuino spirito di
preghiera e con la rivendicazione della dignità che ciascuna ha ricevuto in Cristo per
l’evangelo della vita. Più vol
te è stato richiamato nelle letture bibliche, nelle parole di
testimonianza, nella predicazione a cura di Rosa Russo, e
nei canti, Rincontro di Gesù
con la donna samaritana, incontro in cui lei a partire dalla
rivelazione di Cristo come
fonte di acqua viva, riceve
una nuova dignità, quella di
figlia di Dio, e una nuova speranza, quella della vita eterna.
Per la prima volta dopo molti anni, alla giornata mondiale
di preghiera hanno partecipato gruppi di donne di tutte e
sette le comunità battiste presenti in città. A conclusione
dell’incontro la coordinatrice
regionale. Pina Fogliano, si è
augurata che altre esperienze
simili possano ripetersi in futuro a scadenze più ravvicinate perché l’unità visibile e
la comunione fra noi non può
che rafforzarci e consolarci
delle difficoltà che tutte quotidianamente affrontiamo.
PROTESTANTESIMO
RIVISTA TRIMESTRALE
PUBBLiCATA DALLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
VIA P. COSSA 42 - 00193 ROMA - FAX; 06/3201040
4^ quarto trimestre 1994 - voi. XLIX
□ E. E. Green, Indirizzi di cristologia femminista
□ E. Tomassone, Gesù-Sophia □ A. Cassano,
L'etica politica delle prime comunità anabattiste
□ Studi critìdt C. G. De Michelis, La Bibbia del
Patriarcato di Mosca □ P. Comba, Scienza e religione □ Rassegne: E. Genre, Il culto riformato □
Recensioni
4
PAG. 4
RIFORMA
■■S
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 18 NOVE^^p i¡
Assemblea del Movimento femminile evangelico battista
Condivisione come stile di vita
ELENA GIHOLAMI
iamo salite sul monte,
ora torniamo a valle».
Così ha detto una sorella della
chiesa di Mottola per esprimere la gioia spirituale e l’affettuosa vicinanza vissute durante l’Assemblea del Movimento femminile evangelico
battista, tenutasi dal 13 al 16
ottobre presso il Centro evangelico di Rocca di Papa, sul
tema «Condivisione come stile di vita». In effetti abbiamo
trascorso giornate molto belle,
allietate anche dal sole e dal
verde dei boschi ancora non
sfiorati dall’oro dell’autunno.
L ambiente è stato favorevole
al raccoglimento, alla preghiera e allo studio. Una volta
tornate a «valle», nella casa,
nella chiesa e nel lavoro, l’impegno è stato quello di vivere
nel concreto ciò che è stato
oggetto del parlare e del riflettere di questi giorni, sulla
condivisione che, da termine
astratto, deve tradursi in un
comportamento quotidiano
della vita. Sono state presenti
un buon numero di delegate
provenienti dalle varie regioni
d Italia, tra le quali una numerosa rappresentanza delle
donne delle chiese del Napoletano, che recentemente hanno aderito all’Ucebi, e delle
chiese della Puglia.
Le relazioni del Comitato
nazionale e le testimonianze
personali di alcune sorelle
hanno offerto un quadro incoraggiante del lavoro che le
Unioni svolgono nella chiesa
e nell’ambito sociale in cui
vivono. Incoraggiante è stata
anche l’attività che il movimento femminile svolge nel
Centro evangelico di Rocca
di Papa, per la numerosa partecipazione di bambini e di
ragazzi nei campi estivi e le
numerose attività a carattere
religioso, culturale e ricreativo che vi si svolgono durante
l’anno.
Dall’esperienza di alcune
sorelle è stato messo in evidenza che da parte di alcuni il
lavoro del Movimento femminile non viene incoraggiato
ma considerato secondario, se
non addirittura inutile, perché
si ritiene che i problemi delle
donne vissuti nella chiesa e
nel sociale siano ormai tutti
risolti. In realtà non è così
perché nonostante ci troviamo già alla metà del Decennio delle chiese in solidarietà
con le donne ancora in molti
casi non è stato dato loro am
II Centro evangelico di Rocca di Papa
pio spazio per esprimere propri doni e proprie capacità, a
tutti i livelli. Il Movimento
femminile nei suoi programmi mira all’approfondimento
biblico-teologico da parte
delle sorelle, alla loro presa
di coscienza nella loro specificità, in vista di una partecipazione più ricca nella chiesa,
nell’evangelizzazione e.nella
vita sociale. Favorisce contatti con gli organismi femminili
evangelici mondiali, con i
quali condivide i programmi
di preghiera, i progetti umanitari e le iniziative in difesa
della libertà delle donne, della giustizia e della pace. Le
meditazioni del mattino hanno sottolineato l’importanza
della condivisione come risposta al comandamento dell’amore. Dividere tutto ciò
che abbiamo con chi si trova
nel bisogno, pensando che
noi abbiamo in abbondanza
rispetto a milioni di persone
nel mondo che muoiono di
fame, privi di ogni mezzo di
sussistenza e dividere con gli
altri anche le situazioni più
difficili e scabrose senza trascurare l’annuncio dell’amore
di Cristo e della sua salvezza.
La presenza e i saluti di sorelle di altre denominazioni
evangeliche ci hanno offerto
una nota di calda amicizia e
condivisione di intenti: Rosanna Lini della chiesa internazionale di Roma-via Chievenda. Lidia Bruno dell’Esercito della Salvezza, una
sorella coreana della chiesa
di Roma-via Urbana. Françoise Vuffraj ha inviato un
messaggio ricco di riflessioni
sulla condivisione, come è
espressa in Atti 2, 44-45, che
è frutto dello Spirito Santo.
Dobbiamo abbandonare il
nostro egoismo per far posto
all’amore per l’altro. La presidente della Fdei ha inviato i
suoi saluti e quelli del Comitato tramite la pastora Adria
Nella collana «Studi storici» è uscito il volume:
Emidio Campi
Michelangelo
e Vittoria Colonna
Un dialogo artistico-teologico
ispirato da Bernardino Ochino
pp 208 + 16 tav. f.t. di ill.ni, L.32.000
La scoperta di nuove fonti e un miglior inquadramento del contesto storico permettono di precisare l’influenza del grande predicatore cappuccino su Vittoria Colonna
e di questa, con le sue poesie e i suoi
scritti, su Michelangelo. Nell’opera
poetica della prima e nei disegni del
Crocifisso e della Pietà, fatti dal Buonarroti per la Marchesa di Pescara, si
intrecciano i temi teoiogici più ardenti
del tempo, dalla cristologia alla giustificazione per fede, alla mariologia. Michelangelo si rivela sempre più chiaramente una personalità travagliata, di
profonda spiritualità e aperta agli stimoli delia nuova teologia che si stava
allora diffondendo in Europa.
Wieheiongeio
Wttoriei
Coloiifl0
''"■'‘''■'Mam.»
Jf mmedHrioß
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
na Gavina che ha presentato
le attività e gli studi della
Fdei che trattano «rincontro
con donne migranti di altre
fedi» e «l’ecumenismo e il
dialogo interreligioso». Dalle
sorelle è stato espresso il desiderio di una maggiore collaborazione tra le donne
evangeliche.
Molto gradita è stata anche
la presenza del presidente
deli’Ucebi, Renato Maiocchi,
che si è intrattenuto con noi
per alcune ore. Nel suo saluto, prendendo spunto da un
recente libro di una teologa
americana, ha illustrato uno
di quegli esempi in cui la
Bibbia menziona le donne come elemento marginale (in
questo caso la prima moltiplicazione dei pani in Matteo
14, 13-21, dove si dice che
furono saziate cinquemila
persone, «senza contare le
donne e i bambini») ma che
ad un esame più attento rivela
invece un loro ruolo essenziale: chi portava le ceste che alla fine furono riempite con il
cibo avanzato se non le donne, secondo l’uso dell’epoca?
E che parte hanno avuto nel
miracolo della condivisione
operato da Gesù? Questi interrogativi e la rivalutazione
dell’apporto delle donne sono
stati stimolanti anche nei lavori dell’assemblea.
Il tema della condivisione è
stato studiato durante l’anno
dai gruppi femminili seguendo la traccia biblico-teologica
preparata dalla pastora Elizabeth Green. Nel programma
dell’assemblea la pastora
Adriana Gavina ha ripreso il
tema approfondendolo dal
punto di vista teologico-pastorale; è stato esaminato il
concetto di condivisione partendo da noi stesse e analizzando il complesso gioco delle motivazioni; sono stati
messi a nudo i bisogni che ci
muovono ad agire e abbiamo
parlato dei valori che guidano
le nostre scelte e ci indirizzano nel cammino da seguire.
Divise in gruppi abbiamo poi
cercato di applicare quello
che avevamo appreso dagli
studi fatti ai rapporti fra persone, all’amicizia, alle relazioni di coppia, alla comunità,
all’incontro con chi è diverso.
Siamo uscite da questa
giornata di studio arricchite in
noi stesse e forse un po’ cresciute nel cammino spirituale.
L’assemblea si è conclusa con
il culto, la celebrazione della
Gena del Signore e la promessa di ritrovarci insieme nella
prossima primavera per il secondo seminario per la preparazione di donne leader.
Il nuovo comitato nazionale
è risultato composto da Helen
Ramirez (presidente). Pina
Gozzolino (vicepresidente),
Antonella Macari (cassiera),
Luisa Mangione e Rosa Uccello (revisore). Tea Tonarelli (supplente revisore), Mercedes Gampennì (responsabile del bollettino). Vera lafrate (direttrice del Gentro evangelico di Rocca di Papa). Le
segretarie regionali sono Gina Cammisa, Agnese Rossi,
Gloriana Gampennì.
Felonica Po, 2 ottobre: festa della ridedicazione « ,,oiir
Ristrutturato il tempio valdeset b(
MONICA NATALI
A Felónica Po, ultimo
«iV:
lembo di terra man
tovana stretto tra il Veneto e
la Romagna, avvenne l’imprevedibile. L’iniziativa venne da felonicesi e fu patrocinata da un modesto evangelista; la missione fu avviata
sulla falsariga usata: conferenze, anticlericalismo, ecc.,
poi prese una svolta e riemersero le motivazioni originarie
dell’impegno valdese nel
Mantovano. Infine: non si
estinse come una fiammata di
paglia, ma vive tuttora...».
Gosì si legge ne «Il missionario valdese nella Bassa
mantovana negli anni 18821914» del pastore L. Santini.
Era il 12 giugno 1905 quando
il tempio valdese di Felonica
Po aprì Ufficialmente le sue
porte come luogo di culto per
quella comunità che contava
allora numerosissimi creden
ti. In questi ultimi 90 anni varie vicissitudini hanno via via
trasformato la comunità valdese di Felonica Po, decimata
tra l’altro dall’emigrazione e
dal progressivo spopolamento
dovuto a cause economiche.
Domenica 2 ottobre la comunità valdese di Felonica
Po ha voluto ricordare la propria storia attraverso una festa particolare: la ridedicazione del tempio. Sono infatti
stati compiuti numerosi lavori di restauro, grossi interventi a livello strutturale (per
combattere l’enorme umidità) e un «sano» ritocco a livello estetico.
Numerosi gli invitati: il pastore Gostabel, il pastore Bertinat, la vedova del pastore
Lamy GoTsson (tutti pastori
che hanno svolto, nel tempo,
parte del loro ministerio sugli
argini del Po...), la rappresentante della Ged del II distretto, il parroco della comunità
cattolica del paese, il
la corale della Ghiesael
fica battista di Porden«
tanti altri, originari di M
ca Po e attualmente mJ
di altre comunità. *
Il tempio è dunque nn
bello, accogliente maj]
muri non bastano. Edi
questo senso che la feJ
ridedicazione assume il
vero e profondo signife
la volontà di rinnovme ili
prio impegno di fede (di|
goli e di comunità) sopn
to attraverso la predicazò
la conversione.
Auguriamo dunque alla]
munità felonicese di pe|
verare in quell’entusial
che l’ha vista dedicarsi|
stauro del proprio tempij
cura che, come scrive il?
store Santini, «il fatto crii
no nella storia ci insepat
sto: tutto è perduto e nuì
perduto, è finito e sta
cominciare».
BOTI
Convegno delle chiese evangeliche di Puglia e Lucania
Giustizia e crisi contemporane
p Chiesi
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Sto in Ita
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azzo del
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finunens
Domenica 25 settembre, a
Bari presso la chiesa battista,
si è svolta una bella giornata
di convegno orgànizzata dalla
Fcepl e dalla Fgei delle regioni Puglia e Lucania, le quali
già da qualche anno stanno
occupandosi di temi di etica
nelle sue più svariate forme
d’impegno. Scelta politica
dopo la crisi dei partiti, diritti
umani, decennio in favore
delle donne, bioetica, problemi sollevati al Gairo, lotta
contro il razzismo, sono i
fronti su cui la Fcepl intende
far lavorare le comunità pugliesi e lucane, come illustrato inizialmente dalla presidente Vera Velluto.
Questa volta si è trattato
del tema della giustizia, anzi
delle esigenze della giustizia
alla fine del secondo millennio. La commissione studi
della Fcepl, coordinata da
Giovanni Arcidiacono, ha invitato a trattare questo tema il
magistrato Nicola Golaianni,
credente cattolico, già deputato indipendente presentato
nelle liste del Pds, che ha
trattato il tema in due parti,
una di carattere più generale
(la giustizia come test della
fede dei cristiani), l’altra più
descrittiva e propositiva in
relazione alle sfide che ci
stanno davanti.
In mezzo c’era il culto, richiesto alla pastora Gianna
Sciclone, su testo suggerito
(la parabola del fattore infedele) che ben si inseriva nella
ricerca della giornata: la raccomandazione a farsi degli
amici con le ricchezze ingiuste è un invito alla condivisione, che rimette in discussione i vecchi criteri di giustizia e sottolinea la gravità
del momento.
. , , matern
L agape ha segnato, coi r i baml
al solito, un momento fel vera. N
della giornata; nel poma [ fascisi
gio la discussione è proca [tima gi
ta in due gruppi di lavoro? ^oto, C;
conclusioni hanno sottoltì jo affre
to la voglia di continuati inbiame
lavorare su questo tema. ! riti non
correrebbe quasi traccij ipiuttos
una mappa delle condivisi! larati o
possibili e di quelle più li ifogici. 1
genti: la pace, i diritti deli
donne, dei giovani, 4eg|
stranieri, la difesa della f
stituzione, la lotta peri,
informazione corretta, la coi
servazione dell’ambiente,)
me dono senza reciproe
affinché vivano le prosai
generazioni sulla terra,
breve si tratta di costruì
un’etica pubblica che anco
non c’è, che farebbe un sist
ma ipocrita, ma contribuisi
a fondarlo in un quadro!
giustizia più sociale.
Gli «Amici» del Servizio cristiano si sono
uran
bi d
stata u
Eti. Fir
sto che
ipartin
incontrati a Divonnes f
Il «modello Riesi» in Europa
letizia BROT SALUZ
1 modello teologico ed
A economico del Servizio
cristiano di Riesi in una prospettiva europea»: questo il
tema dell’incontro dell’assemblea degli Amici francesi
di Riesi, svoltosi a Divonne,
presso Ginevra, il 15 e 16 ottobre. A introdurre i lavori
era presente il pastore Platone, direttore del Servizio cristiano, che ha tenuto un’ampia relazione sul modello rappresentato dal Servizio cristiano in un’era di profondi
cambiamenti come la nostra.
Il dibattito è stato molto vivace, segno ancora una volta di
un forte interesse in Francia e
in Svizzera per l’opera fondata nel 1961 da Tullio Vinay.
L’assemblea degli Amici ha
deciso di ripubblicare, aggiornandolo, l’opuscolo' in
francese sul Servizio cristiano
le cui prime cinquemila copie
sono andate pressoché esaurite in quattro anni. Importante,
nel quadro del convegno, è
stata anche la partecipazione
al culto con la comunità riformata di Divonne.
La predicazione è stata tenuta da Renée Nespoulet, in
gegnere, che, commentando
il noto testo della Lettera di
Giacomo «la fede senza opere è morta», ha chiesto che
ogni chiesa sviluppi là dove
si trova un proprio servizio
cristiano ed ha invitato ogni
membro dell’associazione,
sia in Francia che in Svizzera, a coinvolgere almeno una
persona nuova sensibilizzandola sul lavoro che si
svolge a Riesi. Occorre aggiungere che i viaggi di studio in Sicilia che organizza il
pastore Gadier o la stessa associazione svizzera oltre a
campi giovanili estivi di
francesi o di svizzeri hanno
prodotto, in questi ultimi anni, nuove adesioni e nuovo
interesse.
Nel corso dell’incontro, un’
immigrata del Bourkina Faso
che da anni lavora a Parigi ha
espresso il desiderio di conoscere meglio il «modello» del
Servizio cristiano per impiantare qualcosa di simile, ma
con forze locali, nel proprio
paese; in gennaio una delegazione ufficiale del paese centrafricano compirà dunque
una visita a Riesi in vista di
uno scambio concreto.
In conclusione dei lavori si
è registrato un po’ di ramM >è co
rico nel salutare il pasti« ^ato
Platone che il prossimo aM nnbir
lascerà la direzione del ceni*"
siciliano per assumere
nuovo incarico pastorale,
prima di andarsene, così st
pinna ui aiiuaiìbCiic, ^uru
espressa l’assemblea, sarei»
• . . 1 n L.
importante che lo stesso
rettore lasciasse per iscritto
propria esperienza carattef
zata da entusiasmo e capa'
concreta di trovare i
(anche economici) e le
sone adatte per portare av
un compito difficile.
Il prossimo incontro, tra
anno, sempre a Divonne, <
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modi attraverso i quali 1 "
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Vinay incentrata sull’agaP®
le varie realizzazioni di
sti anni a Riesi continua®
in ogni caso, a suscitare e
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)j 18 novembre 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
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Seguono gli incontri fraterni tra i riforiììati inglesi e i valdesi italiani
bella scoperta dei protestanti del Sud Italia
Chiesa battista di Sampierdarena
Insieme con gioia
PUTHCOWHIG
, Chiesa riformata unita
Rd’fcghilten-a ha compiu»st’anno la sua settima
Sito all® chiese valdesi e
tóiste in Italia, organiz^óme sempre dalla Urc
lensian Fellowship. La
lior parte di queste visite
ino rivolte alle valli valli ma abbiamo anche visija Casa valdese di Vanesia, il centro Gould di Fije'e, nel 1988, alcune conità e il Servizio cristiano
Iesi. Quest’anno invece,
Jttembre, con un gruppo
pO persone provenienti da
T|verse comunità, siamo
iti a visitare Napoli, Bari,
àto e Taranto, realizzando
gì il nostro sogno di conore delle comunità protesti dell’Italia del Sud.
Ibiamo trascorso la pri'$ettimana presso Casa
terna a Portici (Napoli),
bpo aver letto il libro di
tilDaVey The Santi Story
ito in italiano dalla Clau_ con il titolo «Aggiungi
leposti a tavola»), è stata
Bagola trovarci nel vecchio
teo del Principe di Molo e prendere conoscenza
U’inamenso lavoro che CaEiiaterna continua a fare
i bambini di questa zona
rera. Nonostante gli anni
fascismo e le ferite delItima guerra e poi del terloto. Casa materna ha saSto affrontare le sfide e i
^ibiamenti. Tra i bambini
liti non ci sono solo orfani
1 piuttosto figli di genitori
arati o con problemi psiigici. Il corpo insegnante
ERMINIO PODESTÀ
Il gruppo in visita all’ospedale di Ponticelli. In piedi da sinistra il pastore
la signora Cowig
è composto da persone molto
simpatiche; fra tutte desidero
ricordare particolarmente Rosaria Vincenzi, già bambina
ospite della Casa, che gì ha
spesso aiutati durante il nostro soggiorno.
La domenica ci siamo recati nella Chiesa valdese di via
dei Cimbri dove, dopo il culto, abbiamo potuto gustare un
pranzo eccellente. Poi abbiamo visitato l’Ospedale evangelico «Villa Betania» a Ponticelli, altra magnifica testimonianza di fede. Abbiamo
poi molto apprezzato le visite
turistiche a Pompei, Paestum,
Ischia e alla cofta sorrentina.
La seconda settimana ci sia
mo trasferiti in un Centro
pentecostale "di Mottola, da
cui ci è stato facile raggiungere Alberobello, con i suoi
«trulli», e Matera, città eccezionale; indimenticabile è
stata l’ospitalità delle comunità locali: un riferimento
particolare va fatto a quella
di Corato, che si è fatta carico di ospitarci (in 40), presso
le famiglie dei suoi membri
di chiesa.
Ricorderemo anche l’accoglienza della comunità di Bari, con il simpatico pranzo
all’aperto alla «Casetta», e
quello tra gli ulivi vicino a
Corato; un altro pranzo delizioso con la comunità di Ta
Luciano Deodato, il dr. Barberis,
ranto, tutta in preparativi per
festeggiare, la settimana dopo, il suo primo centenario.
Infine abbiamo passato una
serata piena di calore seguita
da un’agape con la comunità
battista di Mottola.
Siamo convinti che questi
contatti fra le nostre chiese
siano importanti per tutt’e
due. L’anno prossimo toccherà agli italiani venire qui
in Inghilterra; la visita è prevista per la seconda settimana di luglio. Chiunque sia interessato può scrivere o telefonare a Elenà Vigliano
(via Pio V 15, 10125 Torino,
tei. 011-366362) il più presto
possibile.
Dopo un anno di chiusura,
il 13 novembre è stato
ufficialmente riaperto il locale
di culto, totalmente rinnovato,
della Chiesa battista in via
Dattilo 30r. Il locale è stato
aperto il 1° marzo 1904 e l’attività della chiesa si era svolta
fino al luglio 1993. Poi, a causa del crollo del soffitto, si è
stati costretti a chiudere. Domenica mattina, alla presenza
di fratelli e sorelle di La Spezia, Chiavari, Albisola, Rapallo, della Chiesa battista di Genova, della Chiesa valdese di
Sampierdarena, della Chiesa
apostolica, si è svolto il culto
inaugurale allietato dalla corale della Chiesa dei Fratelli
di via Assarotti e della Comunità cristiana di via Gradisca.
La predicazione del pastore
Michele Foligno (Calati 5,
13-15), ha evidenziato che riprendiamo per essere liberi.
per servire e per amarci gli
uni gli altri. Dopo la Cena del
Signore hanno rivolto un saluto Avernino Di Croce per
rUcebi, Franco Clemente, segretario amministrativo. Erica
Na.selli (Chiavari), Paolo Garbusi (La Spezia), Dina Carreri
(Chiesa battista di Genova), e
un rappresentante valdese di
Sampierdarena. Alla successiva agape fraterna ha partecipato una settantina di persone.
Alle 15,30, per concludere
la giornata, è stata organizzata
una festa di canto («Insieme
con gioia per ricominciare») a
cui hanno partecipato il Gruppo di azione biblica di Genova, il coro di voci bianche
della scuola media «C. Colombo Convitto nazionale»
diretto dal prof. Vigo, Alice
Bonanno e Dorothy, della
Chiesa battista di Albisola accompagnata da chitarra e sassofono. Un buon segnale la
presenza di vari cattolici.
iuova raccolta di canti di fede per ragazzi e ragazze
bttì insieme a cantare lodi
MIRIAM STRISCIULLO
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lurante l'Assemblea Ucebi di giugno è stata prestata una nuova raccolta di
Mi. Fin qui poco di strano,
sto che negli ultimi anni il
partimento per l’evangelizàone delle chiese battiste
ifatto uscire altre raccolte
jinni (vedi Cantiamo insie^e, voi. 1 e 2) ma ciò che
ende eccezionale questo
|ovo volume edito da II SeMatore sta nel fatto che esè concepito per essere utiNto in modo particolare da
Tubini e giovani. La breve
»tentazione sul retro del
lifflne dice: «Questa raccoT
_s <ii canti si propone di ojfriragazze e ragazzi la pos^lità di esprimere la fede e
r^ore ispirati dal Vangelo
nella condivisione semplice e
immediata delle esperienze di
vita vissute alla presenza del
Signore. Il suo intento è,
quindi, di prestarsi come
strumento di testimonianza
cristiana e di lode al Signore
nelle diverse occasioni di incontro: campi estivi, gite,
classi di scuola domenicale,
culti e così via».
Si tratta di una raccolta di
60 canti, dei quali solo alcuni
sono conosciuti, provenienti
da tutte le parti del mondo. Ci
sono canoni, responsori (canti
in cui una voce solista si alterna al coro), le melodie sono tutte orecchiabili e gradevoli; l’accompagnamento delle tastiere è scritto per esteso,
mentre per l’accompagnamento con chitarra sono indicati gli accordi. La grafica è
lllllllllliUUUUiUUi
curata (sarebbe stato forse
gradito un po’ più di colore),
corredata da fotografie di
bambini e giovani in genere.
Ci sono testi adatti a bambini piccoli e altri più sostanziosi per i più adulti: alcuni sono
forse troppo «parolosi», ossia
ogni strofa è ricca di parole
che da un lato permettono di
esprimere con maggior profondità un concetto ma dall’altro rendono più difficile la
memorizzazione. È interessante notare che la quasi totalità dei testi è costituita da parafrasi 0 sviluppo di un versetto biblico che viene riportato in calce al canto stesso.
Credo che sia importante
l’iniziativa di guardare con
più atteiizione ai canti di fede
per ragazzi, perché molto poco si è fatto finora; in senso
più ampio, la musica e il canto sono settori che vanno curati e potenziati nelle nostre
comunità per la loro importanza didattica, aggregativa,
come strumento di testimonianza e di evangelizzazione.
Sarebbe quindi auspicabile
che sempre nuovi innari per
giovani e per adulti, per cori
. o strumentisti, siano prodotti
con più frequenza e con spirito innovativo. Una copia di
questo volume è già stata distribuita durante l’Assemblea
Ucebi a un rappresentate o
pastore di ogni comunità affinché fosse presentato e fatto
prendere in visione ai membri
di chiesa. Esso è già pronto
alla distribuzione e inoltre,
prossimamente, saranno completate anche le cassette audio, a cura dello Spav, che
permetteranno di imparare
questi nuovi canti in modo
più semplice e piacevole.
Bassa Langa
Alluvione
e peccato
dell'uomo
«...in quel giorno tutte le
fonti del grande abisso scoppiarono e le cateratte del cielo
si aprirono...» (Gen. 7, 11).
Fin troppo facile farsi venire
in mente questi versetti per ricordare quello che si è tramutato in un tragico fine settimana di paura e devastazione.
Catastrofe sì, ma non naturale, come ha osservato Bruno Rostagno con sorprendente tempismo sul n. 42 di
Riforma, arrivatoci a casa, fradicio, quel sabato livido di
morte. Non naturale perché è
l’uomo che ha riversato sulla
natura il proprio peccato, dimenticandosi di amministrare
alvei e sponde, di regolare insediamenti, strade e industrie,
di radicare alberi, puntando
l’economia sulla monocoltura
della vite, dolci colline di filari, crème caramel gelatinoso, melting down al primo
scroscio di pioggia.
Per quanto riguarda gli
evangelici nell’Albese e nel
Roero non sono stati segnalati danni a persone o a cose,
tranne qualche allagamento di
garage e cantine; i locali di
culto, pentecostale in città e
della Chiesa dei Fratelli in
Bassa Langa, sono agibili e
solo le difficoltà di comunicazione ostacolano la frequenza delle famiglie più periferiche. Il gruppo di diaspora curato dalla Chiesa battista
di Cuneo è in stretto contatto
telefonico con l’Associazione
regionale (Acbp), con le chiese metodiste del Basso Piemonte e con quelle evangelicali della zona. ' (g.m.)
MONDOVÌ — A causa dell’alluvione di grandi parti della nostra provincia e delle tragiche conseguenze che essa ha puto per la popolazione di queste zone abbiamo deciso di sospendere l’annunciata festa di costituzione della Chiesa
evangelica. Cogliamo l’occasione per esprimere la nostra
solidarietà a tutti coloro che patiscono per i loro cari e per
le loro cose. Siamo loro vicini in preghiera e saremo in grado di offrire un qualche aiuto concreto tramite la rete di fraternità organizzata dalla Feci. Chiunque voglia segnalare le
proprie necessità può rivolgersi al pastore Herbert Anders
(0171-630296) o, per la zona di Mondovì, a Stefano Sicardi
(0174-43815). In nostra assenza si prega di lasciare messaggi sulla segreteria telefonica; sarete richiamati al più presto
possibile, {h.a.)
POMARETTO — Domenica 6 novembre è stato presentato al
battesimo il piccolo Marco Pons, di Giorgio e di Cristina
Reynaud. Possa questo bimbo crescere sotto la costante guida e protezione del Signore.
• La comunità vuole essere vicina ai familiari del fratello
Dante Bertalot, di Perosa Argentina, deceduto presso
l’Ospedale civile di Pinerolo all’età di 70 anni.
PRAMOLLO — Ci ha lasciati improvvisamente, dopo un intervento al femore peraltro dall’esito positivo, la sorella Elsa Long ved. Travers, del quartiere Rosi. Ai familiari giunga l’espressione della fraterna solidarietà cristiana di tutta la
comunità.
AOSTA — Domenica 2 ottobre è stata celebrata la Santa Cena durante il culto che ha aperto il nuovo anno ecclesiastico. Nella settimana successiva sono riprese tutte le attività
invernali: la scuola domenicale affidata alle monitrici; il
corso di catechismo e lo studio biblico del giovedì, che ha
come tema l’Apocalisse di Giovanni, condotti dal pastore.
• Domenica 23 ottobre, durante il culto presieduto dal pastore Paolo Marauda, ritornato fra noi per l’occasione, è
stata battezzata la piccola Micol, presentata dai genitori
Tiziana e Christian Viale e circondata da uno stuolo di parenti e amici.
Nella collana «Folklore» è uscito il volume
Viaggiatori britannici
alle valli valdesi
Introduzione di Giorgio Tourn
Presentazione di Esther Fintz Menascé
pp 360,125 ill.ni, L. 42.000
Il volume presenta in italiano una scelta di testi di alcuni viaggiatori inglesi e scozzesi che tra il 1753 e il
1899 visitano le valli valdesi e scoprono con stupore
l’«lsraele delle Alpi», un piccolo popolo di Dio rimasto fedele alla sua Parola attraverso le più sanguinose persecuzioni. Ogni visitatore pubblica il resoconto
del suo viaggio, spesso accompagnato da splendide
incisioni: nasce così e si afferma il «mito» valdese in
Europa. Dalle osservazioni dei viaggiatori riemerge
la vita quotidiana nel «ghetto» valdese con le sue
miserie e angherie e anche con la straordinaria tenacia e costanza della popolazione.
m mmeditrico
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
6
PAG. 6 RIFORMA
.«ISS All’As
UNA PREDICA MORALE CONTRO IL MORALISMO -1
«NON COMMETTERE
ADULTERIO»
GERD THEISSEN
Tra i dieci comandamenti
quello che riguarda il divieto di infrangere il matrimonio occupa un posto speciale. Ce lo dimostra il racconto seguente:
La storia di Mendel
«M endel va dal rabbi
. no: “Rabbi - si la
menta - qualcuno mi ha rubato Tombrello, il mio ombrello
nuovo. Deve essere stato
qualcuno della mia famiglia:
mio cognato o mia suocera o
la cameriera, o forse addirittura mio padre o mio fratello.
E incredibile: un ladro nella
propria famiglia!”.
Il rabbino riflette. Poi dice:
“Senti un po’, Mendel, invita
tutta la famiglia per un caffè
e un dolce. Poi quando avrete
mangiato il dolce e bevuto il
caffè, tira fuori ‘il Libro’ e
accendi le candele. Poi leggi
lentamente i dieci comandamenti ad alta voce. Quando
arrivi all’ottavo comandamento: ‘Non rubare!’ osserva
attentamente senza fartene
accorgere tuo cognato, tua
suocera, la cameriera, tuo padre, tuo fratello. Vedrai, il ladro certamente si tradirà”.
Dopo due giorni Mendel ritorna raggiante dal rabbino:
“E stato grandioso rabbi ! Proprio come avevi detto. Dopo
mosse anche qui «sulla linea
di confine»* tra il matrimonio e la promiscuità. La loro
vita è stata una drammatizzazione che ha spiegato autenticamente il settimo comandamento e la loro spiegazione è
semplicissima: siamo proprio
dei peccatori. Lo dicono anche i ricercatori empirici che
studiano il comportamento
umano. Si legge quasi con
nostalgia il rapporto Kinsey
degli anni ’40. Allora fra le
donne di 35 anni sposate il
20% disse di essere stata infedele almeno una volta; negli
anni ’80 erano già il 50%. Per
gli uomini le percentuali sono
molto più alte.
Non c’è da meravigliarsi,
dicono i sociobiologi: l’adulterio è una strategia di successo, dal punto di vista evoluzionistico, per l’espansione
dei propri geni. La cosa ovviamente vale di più per gli
uomini, perché le donne già
con un partner solo possono
raggiungere il massimo successo nel proseguimento della specie.
Non c’è da meravigliarsi
dicono gli etnologi: delle circa 850 società umane che si
conoscono, solo il 16% ha
come norma la monogamia..
La fedeltà a un partner per
tutta la vita è qualcosa di im
«Non commettere adulterio. Non rubare.
Non attestare il falso contro il tuo prossimo. Non concupire la casa del tuo prossimo; non concupire la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il
suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna che
sia del tuo prossimo»
(Esodo 20, 14-Ì7)
«Voi avete udito che fu detto: Non commettere adulterio. Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha
già commesso adulterio con lei nel suo
cuore»
(Matteo 5, 27-28)
il caffè e il dolce ho acceso le
candele e ho cominciato a
leggere i dieci comandamenti
dal ‘Libro’, a mio cognato, a
mia suocera, alla cameriera, a
mio padre, a mio fratello.
Quando sono arrivato al settimo comandamento: ‘Non
commettere adulterio!’ allora
mi è venuto in mente dove
avevo lasciato l’ombrello!”».
A tutti noi succede come a
Mendel. Dai dieci comandamenti noi ricaviamo ben volentieri dei giudizi morali
sulle altre persone. Il settimo
comandamento (o sesto, secondo un altro modo di enumerarli) riguarda però noi
stessi. È un segnale indicatore riportato su quattro cartelli
diversi, su cui è scritto: «Proprio tu».
probabile già come comandamento. La sua realizzazione è
qualcosa di ancora più improbabile.
Chi è senza peccato
scagli la prima pietra!
Nessuno è perfetto
Il primo cartello porta alla
conclusione che nessuno è
perfetto. Neppure i teologi.
Nemmeno i massimi teologi
sistematici del nostro secolo,
Karl Barth e Paul Tillich. Il
primo vis.se in una costante
relazione a tre, il secondo si
Non c’è da meravigliarsi,
diciamo noi teologi:
l’essere umano è intagliato in
un legno contorto. Chi è senza peccato scagli la prima
pietra! Colui che ha lanciato
provocatoriamente questa sfida, anche senza aver fatto una
ricerca empirica, era sicuro al
cento per cento che nessuno
ha il diritto di lanciare una
pietra. Già una sicurezza al
99 per cento sarebbe stata un
rischio mortale.
Non c’è da meravigliarsi
che nel Discorso della montagna il comandamento venga radicalizzato: «Chiunque
guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore!».
Anche i partner più fedeli,
nelle loro fantasie sessuali
diurne o notturne, si sono intrattenuti spesso con altre
donne o altri uomini. Nessuno
dovrebbe spaventarsi o turbarsi per questo. È normale.
Vi sono senza dubbio molti
argomenti indiscutibili e intelligenti che ci portano a dire che l’essere umano non è
fatto per la fedeltà nel matrimonio; e quindi diventa ancora più forte l’interrogativo
sul perché il comandamento
ci imponga così energicamente la fedeltà. Perché, contrariamente alle nostre tendenze, sentiamo risuonare
così forte l’imperativo: «Devi
essere fedele!»? O forse è
una cosa che sento solo io in
questo modo, condizionato
come sono dal mio mondo di
sentimenti e di pensieri ormai
fuori moda?
Partire sempre
da noi stessi
Ora passo al secondo cartello: anche questo è rivolto a ognuno di noi. Esso ci
indica la via della comprensione del fatto che, per quanto riguarda il settimo comandamento, dobbiamo sempre
partire da noi stessi, dalle nostre esperienze assolutamente
personali, dai nostri sentimenti e desideri, dalle nostre
ferite. Da tutto ciò che ci appartiene, come ci appartiene
il nostro corpo. Le persone
che vivono il loro matrimonio con il motto «litigare unisce» non riescono a comprendere una coppia che viva
pacificamente. Con tutto il
peso della loro esperienza di
vita essi chiedono agli altri
ammiccando: «Beh, quali
problemi nascondete sotto il
tappeto?». Poiché siamo tutti
ingabbiati nelle nostre esperienze personali, possiamo facilmente ferire gli altri quando parliamo di matrimonio e
di coppia.
Forse anch’io ho ferito altri, parlando della normalità
dell’adulterio. Non può sembrare una banalizzazione di
grandi tragedie umane?
Penso a quanti fra noi si
sono trovati in una situazione
di sofferenza di fronte all’interesse del partner per un’altra persona: sono cose che lasciano ferite profonde. Sorgono domande che tormentano: ma io valgo così poco?
Non sono abbastanza attraente? Penso a quanti fra noi sono entrati nella vita di una
coppia realizzando una felicità che però portava via
qualcosa ad altri, o a quanti
si sono strappati via dal cuore questa felicità, perché non
volevano distruggere un’altro
rapporto. In entrambi i casi è
stato doloroso. Penso a quanti fra noi, si trovano fra due
persone che amano: spesso
sono persone molto simpatiche a dover affrontare questo
conflitto.
Penso anche a coloro per i
quali la vita con il partner è
un tormento; ci sono matrimoni (e anche molte unioni
libere), per i quali il settimo
comandamento dovrebbe dire: «Non fare un matrimonio
(non scegliere una convivenza) che dovrà essere rotto».
Vorrei poter dire qualcosa
di utile per tutti, anche per
quelli che non hanno un partner 0 che hanno alle spalle
una relazione naufragata. Lo
so: se facessimo confluire
tutte le nostre esperienze
avremmo un enorme fiume di
dolore.
Ci sono anche
relazioni felici
In questo fiume galleggiano
i frammenti delle nostre
relazioni, vengono gettati sulla riva della vita e diventano i
relitti dell’infelicità; ma se io
mi immergo in questo fiume
posso scorgere con meraviglia che in esso ci sono anche
relazioni felici. Perché irraggiano tanta luce e tanto calore? Perché ci rallegriamo
quando ci rendiamo conto
che due persone sono felici
insieme? Perché siamo affascinati quando vediamo la fedeltà vissuta? Quando essa è
un indicativo ovvio? Perché
ci disturba che essa venga imposta come un imperativo?
Certe volte mi domando:
«Si può dire qualcosa di utile
su questo argomento, mentre
si spiega un comandamento
vecchio di millenni?». Non
sarebbe più importante cercare di capire, aver simpatia,
soffrire insieme, ma anche
gioire insieme? Non sono
fuori posto in questi casi gli
imperativi? Porre di fronte ad
un «Devi!» estraneo è un modo avventato per distruggere
il dialogo.
Siamo noi
a dover scegliere
Eccoci al terzo cartello rivolto a noi. In un mondo
in cui tutto è già predisposto
e regolato abbiamo nostalgia
per una sfera dove le cose
siano determinate da noi, dove né lo stato né la chiesa, né
il pubblico né i vicini di casa
possono interferire. Nel matrimonio e nella convivenza
vogliamo darci noi le regole,
noi stabilire i doveri. Vogliamo essere noi a fissare la
stessa forma del nostro rapporto: matrimonio o convivenza, a tempo o .senza limiti
di durata, omosessuale o eterosessuale. La varietà di forme che la vita ci offre ci costringe a una scelta: siamo
noi a dover scegliere.
Se guardiamo alla storia ci
rendiamo conto che non ci sono forme di vita assolute. Ciò
che oggi è immorale, ieri era
morale. Se Karl Barth fosse
stato un patriarca dell’Antico
Testamento, la sua relazione a
tre sarebbe stata più che legittima: la poligamia a quei tempi era permessa. E il settimo
comandamento, così come è
scritto all’origine, non esclude la possibilità di avere due
mogli!
Anche Paul Tillich avrebbe
fatto una figura migliore, con
le sue relazioni con altre donne non sposate. Nell’Antico
Testamento non erano considerate adulterio, veniva considerato adulterio solo l’intromissione in un altro matrimonio. Solo lo sviluppo successivo nel giudaismo, che è
sfociato nel Nuovo Testamento, raggiungendo il suo
massimo, portò a una comprensione del settimo comandamento come obbligo alla
fedeltà reciproca per tutta la
vita, fra marito e moglie, con
l’esclusione di ogni altra relazione sessuale. Dal punto di
vista storico si tratta di qualcosa di improbabile e di rischioso. Alcuni ritengono
che l’esperimento di una fedeltà reciproca esclusiva, storicamente sia già fallito: su
questo io sono scettico.
Da di
ii scia;
interess
b sarà
(*) Allusione all’autobiografia
intellettuale di Tillich, intitolata
appunto «Sulla linea di confine»,
pubblicata in italiano dalla Queriniana di Brescia.
Di Gerd Theissen, l’Editrice
Claudiana ha pubblicato recentemente un volume di prediche intitolato La porta aperta (i
28.000).
( I - continua. Traduzione
di Emmanuele Paschetto]
Preghiera
Signore,
desidero intensamente una persona
che mi comprenda,
cui io possa dar tutto.
Desidero per me un uomo che mi ami.
Fammene trovare uno
che non scherzi con l’amore;
uno che ricerchi il mio cuore
e non soltanto il mio sesso;
uno che arricchisca per sempre la mia vita
e che non m’abbandoni un giorno
lasciandomi povera e distrutta.
Aiutami anche a dare alla sua vita più gioia,
a trovare l’amore forte e fedele
come quello col quale Tu ci ami. A
Anonima giovane tedesca
fratto da Cristiani oranti, a cura di Liborio Naso, ed.
Filadelfia)
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ijlzione in abb. bostale/50 - Torino
r Miso di mancato recapito si prega restituire
I Saliente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
‘ j si impegna a corrispondere
di resa.
Fondato nel 1848
‘ L'gditore £
*È una gara di solidarietà quella che alle Valli ha portato
(ganizzazioni religiose, sociali e politiche, enti locali, Cro; Rossa, commercianti ad aprire sottoscrizioni e raccogliei materiali, inviare volontari. Molti sono partiti da soli, airi avrebbero voluto farlo, per «dare una mano». La Comuiità montana Valli Chisone e Germanasca e l’Acea di Pineolo hanno inviato idrovore e tecnici per la riparazione di
cquedotti e condutture del gas. La Comunità montana Val
^ellice ha aperto conti correnti presso le banche di Torre
fellice e Lusema. La Croce Rossa di Torre Pellice ha portasabato al centro di smistamento di Canale d’Alba quasi
|.000 kg di generi di necessità raccolti fra la popolazione e
Belle scuole; in tre giorni sono stati inoltre raccolti 19 milioni. Le chiese delle Valli stanno organizzando gruppi di la; da Villar Perosa è partito per Canelli, con il pastore,
Bche un gruppetto di extracomunitari. A Pinerolo Forza
ì ha aperto in piazza Facta un centro di raccolta per gli
fiuti. La Lega delle cooperative raccoglie fondi per la rico|struzione. La Provincia coordina i soccorsi dalla Francia e
|(Ìalle altre province italiane.
1
<1 ■<1
DESI
VENERDÌ 18 NOVEMBRE 1994
Una frequenza al culto inferiore al dieci per cento
dei membri di chiesa, le contribuzioni più basse che nel
resto dTtàlia, la difficoltà diffusa a coinvolgere in qualche
modo quella parte maggioritaria delle comunità che sembra
refrattaria a qualsiasi proposta. Alle Valli questo discorso
ritorna continuamente al centro del dibattito ecclesiastico.
Ho però la netta impressione
che si debba abbandonare
questa cantilena lamentosa.
Credo invece che lavorare
nella nostra realtà di popolochiesa offra delle chances
che vanno assolutamente riscoperte e valorizzate: anzitutto perché le Valli sono
l’unico lembo d’Italia in cui
nelle comunità si riflettono
ANNO 130 - N. 44
LIRE 1300
IL POPOLO CHIESA ALLE VALLI
UNA CHANCE
GIANNI GENRE
davvero la ricchezza, la miseria e la complessità della società civile che ci circonda.
Altrove, quasi ovunque, le
nostre chiese hanno qualcosa
di elitario, almeno dal punto
di vista culturale; entrano in
dialogo con i diversi settori
della società che le circonda
ma non sono direttamente attraversate da tutte le contraddizioni che caratterizzano i
nostri contemporanei.
Qui invece la nostra predicazione deve misurarsi quoti- •
dianamente con il disorientamento crescente dei più giovani, che può assumere la veste del qualunquismo e dell’
indifferenza oppure con il
senso di rassegnazione che
segna da sempre le popolazioni dei «vinti» delle zone
alpine. Credo che tutto questo debba essere accolto come una sfida. Tutti vorrem
mo una chiesa militante,
composta solo da persone
convinte e convincenti: ma
non siamo noi a scegliere i
nostri compagni di cammino
nella chiesa del Signore e
spesso abbiamo giustamente
affermato di avere molto da
imparare anche da chi non ha
un riferimento diretto con
l’istituzione ecclesiastica.
D’altra parte l’Evangelo ci
dice che il disegno di liberazione di Dio vuole raggiungere tutti e che Gesù ha spesso
preferito dialogare proprio
con le persone ai margini della vita religiosa del suo tempo. Che non si tratti forse anche in questo caso di imparare qualcosa da lui che ha voluto e saputo diventare interlocutore di tutti?
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Aperti gli impianti
|Si scia a Frali
|‘Da domenica 20 novembre
i scia; questa è la novità più
nteressante di Frali. L’apertut sarà solo nei fine settimana
: per questo primo appuntanento è disponibile solo lo
¡ki-lift del Eric Rond: il prez[zo è di 18.000 lire al giorno
|(30.000 con il pranzo compreso). Da Frali arriva anche la
notizia della nomina del nuoVo Consiglio di amministra; zione della società Seggiovie;
.' presidente sarà Luigi Bianco,
’ amministratore delegato Mario Fai mero che era succeduto
a Danilo Feyrot al momento
della sua tragica scomparsa;
fanno parte del Consiglio anche Barai, Barus, Daviero,
■ Fioretto, Marchio, Molino,
Raviol, Saluzzo, Sanmartino.
Qualche buona notizia per
; il turismo locale anche dal
Consiglio comunale: grazie a
un'avanzo di amministrazioné
di circa 59 milioni verranno
apportate migliorie al depuratore e installato un sistema di
illuminazione ai campi di tennis; inoltre si rifarà in parte la
L fognatura degli Indiritti e si
investirà nella manutenzione
dei mezzi spazzaneve.
Auguri a
«Il cittadino»
Annunciato da una
martellante campagna
pubblicitaria, è nato «Il
cittadino», nuovo settimanale del Finerolese e
valli. Diretto da Faolo
Fuschino, il nuovo giornale ha una settantina di
collaboratori, molti dei
quali giovani studenti
Universitari mentre altri
provengono dal giornalismo locale. Il nuovo settimanalè si pone l’obiettivo di un’informazione
moderna in cui i fatti siano separati dai commenti.
Dai più vecchio settimanale delle Valli un
sincero augùrio di buon
lavoro al più giovane.
A colloquio con lo scrittore Mario Rigoni Stern sulle cause dell'alluvione
Questa volta le responsabilità sono a valle
PAOLO T. ANGELERI
Con lo scrittore Mario Rigoni Stern e la signora
Anna siamo a Grenoble, mia
moglie e io, per un convegno.
È il 6 novembre, domenica: è
l’ora del rientro in Italia. Fiove a dirotto, ma radio e televisione non segnalano nulla
di particolare: partiamo di
buon mattino in auto. Frima
del tunnel del Frejus, nevica;
in Italia, piove. Siamo a Torino alle undici: al casello verso la Novara-Milano, un cartello avverte; interruzione a
Chivasso. Chiediamo informazioni, l’addetto ci invita a
proseguire.
Alle porte di Chivasso, ci
blocca una coda: qualcuno
davanti a noi, impaziente, supera un cartello di interruzione. Il caos è totale; le automobili sembrano formiche
impazzite; raggiungiamo Chivasso: acqua da tutte le parti,
la sede stradale è invasa da
una cascata a getto continuo.
Le auto navigano in circa
mezzo metro d’acqua, si
bloccherà qualche motore?
Forse sbagliando per evitare un ingorgo, anziché segui
Un corso d’acqua troppo «imbrigliato» può espandersi con violenza
mo abbandonato la montagna
con i suoi boschi... e ora la
montagna si vendica».
«Non è colpa della montagna né del diboscamento - replica Rigoni Stern - la superficie boschiva in questi ultimi
anni è aumentata notevolmente, sono stati presi validi
provvedimenti in tal senso.
La responsabilità è a valle,
nelle scelte ingegneristiche.
Un tempo, l’acqua scendeva
dai monti e poteva cercare il
suo corso naturale verso il
mare. In questi ultimi anni si
è perseguito l’imbrigliamento
re il flusso del traffico, prendo a destra... qualcuno mi avverte dell’errore, rimango incerto se tornare indietro ma
Rigoni insiste: «Avanti, avanti!». Riusciamo di lì a poco a
raggiungere l’autostrada desolatamente vuota, deserta.
Dopo due ore di incubo, finalmente ora abbiamo modo
di ripensare al rischio corso e
di fare qualche riflessione
sulle periodiche inondazioni a
cui va soggetto il nostro paese. «Fossibile - dico io - che
non si possa fare niente per
evitare questi disastri? Abbia
delle acque, la canalizzazione
entro argini di cemento, nella
convinzione di poter così
contenere inondazioni e disastri. L’acqua, al contrario, costretta entro percorsi innaturali, convogliata in angusti
canali, ha aumentato enormemente la sua forza distruttiva.
Occorre tornare alla natura,
consentire ai fiumi di sfogarsi
secondo la loro logica che
spesso non coincide con gli
interessi immediati e miopi
degli uomini...».
Ha ragione Rigoni Stern: il
suo è un discorso ambientalistico, di persona che ama
profondamente la natura. Del
resto le sue affermazioni trovano conferma nei provvedimenti di questi giorni: per attenuare la furia dei fiumi si
distrugge quel che si è costruito, si fanno saltare ponti
e argini, in modo da consentire all’acqua uno sfogo.
La nostra avventura di
viaggio si è conclusa bene.
Al casello di Fiovene Rocchetto in Valdastico, l’addetto riconosce Rigoni e lo saluta; uno scambio di battute sul
tempo. Sull’altipiano di Asiago, tutto bene...
Non è male, in tempi in cui l’argomento emigrazione richiama soprattutto i tanti problemi connessi alla crescente presenza di extracomunitari in Europa e anche nelle nostre chiese, rileggere sul Bollettino della Società di studi
valdesi dedicato al Centenario dell emancipazione (n. 89 del 1948) il racconto di
Ernesto Tron sulla prima emigrazione
valdese nella regione Rioplatense.
do, grazie a contatti del pastore Morel di
Rorà, si concretizzò la possibilità di partire per l’Argentina, subito ci fu chi si oppose, come il pastore di Torino Fietro
Meille: «Non mi parlate - diceva - di
emigrazione all’estero, dobbiarno far
convergere la nostra azione verso l’Italia,
che abbisogna dei Valdesi». La controversia tra oppositori e partigiani dell’eniigrazione si intensificò: oltre a polemiche
sull’Echo ci fu una grande riunione a
Torre Fellice, nel tempio, con oltre 600
persone, e un’altra a Santa Margherita
wtto la presidenza del moderatore, Gio
• IL FILO DEI GIORNI
EMIGRANTI
MARCO ROSTAN
vanni Fietro Revel, anch’egli contrario.
Ma il progetto Morel andò avanti, orientandosi verso l’Uruguay. Da Montevideo
infatti, dove pare fosse giunto nel 1852
Giovanni Fietro Flanchon di Villar Fellice, arrivò a Villar Fellice una lettera molto ottimista. Tre famiglie si decisero a
partire: Giuseppe Flanchon con moglie e
tre figli, Giovanni Fietro Baridon e moglie, Fietro Gönnet con moglie, sorella e
una serva muta. In totale 11 persone, tutte di Villar. Il 6 novembre 1856 (138 anni fa) la popolazione di Torre Fellice faceva gli addii a questo piccolo gruppo di
valdesi che partivano per l’Uruguay. Fu
il primo nucleo che, come uno sciame, si
allontanava dalle Valli per andare a stabilirsi nelle lontane regioni dell’America
del Sud. La traversata da Genova a Montevideo, a bordo del veliero «Enrica», fu
buona e durò appena 53 giorni.
Il 3 febbraio 1857 la nave attraccò al
molo e dopo pochi istanti venne a bordo
Giovanni Pietro Flanchon. Tutti avrebbero potuto trovare casa e stabilirsi a Montevideo, ma i valdesi preferirono accettare proposte più vantaggiose e terre nella
vicinanza della capitale. Sapete perché?
«Perché così - scrive Tron - avrebbero
goduto di maggiore libertà per santificare la domenica e celebrare il loro culto».
Una seconda spedizione venne decisa
quando arrivò alle valli una lettera di Baridon che parlava di lavoro facile, terra
fertile, animali a buon mercato e vicini
buoni e generosi. La lettera fece il giro
delle Valli e nel 1857 altre 10 famiglie,
per un totale di 71 persone, partivano per
i’Uruguay e per l’Argentina.
In Questo
Numero
Randagismo
Anche nel Finerolese,
come su tutto il territorio
nazionale, si manifesta il
triste fenomeno dell’abbandono dei cani. Esiste
nella zona una sola struttura pubblica che si occupa dell’accoglienza e del
mantenimento dei «trovatelli». Forse potranno contribuire al contenimento
del problema le Comunità
montane con l’istituzione
dei canili di valle.
Pagina II
Due manifestazioni, a
Prarostino e a Bricherasio,
ricordano in questi giorni
le vittime di altrettanti eccidi compiuti dai nazisti.
L’episodio del Eric e quello della cascina Badariotti
saranno occasione di riflessione per la cittadinanza.
Pagina II
Revelli
Il buon nemico, il «tedesco buono» è al centro
dell’ultimo libro di Nuto
Revelli che, attraverso 1’
indagine sulle fonti orali e
sui documenti ufficiali, è
riuscito a dare un nome
aH’ufficiale che era di
stanza a Cuneo durante
l’occupazione e fu ucciso
in un’azione partigiana.
Pagina III
Scuola della Baissa
Una prossima ristrutturazione dovrebbe permettere di utilizzare la scuola
della Baissa di Maniglia,
che potrà essere utilizzata
per ospitare gruppi di ragazzi in escursione.
Pagina III
Musei alpini
Nei musei di montagna
rivivono le tradizioni e
prende corpo F «attualità
del passato».
Pagina III
8
PAG. Il
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venerdì 18 NOVEMRRp
I cantiere all'ospedale valdese di Pomaretto
OSPEDALE DI POMARETTO: A BUON PUNTO IL SECONDO LOTTO — Sono a buon punto i lavori del secondo lotto dell’ospedale valdese di Pomaretto; si tratta in sostanza di lavori di adeguamento a normative di sicurezza (la
scala nord, le scale e ascensore lato sud-est sono stati ricostruiti), centrali tecnologiche e alla ristrutturazione del
laboratorio al terzo piano; per quanto riguarda il calore va
segnalata la scelta del teleriscaldamento in convenzione con
1 Acca. E inoltre in corso la risistemazione delle facciate
con cambio dei serramenti; il totale del lavoro ammonta a
un miliardo e 200 milioni, interamente coperti da finanziamento pubblico. Con l’inizio del ’95 dovrebbero iniziare i lavori del terzo lotto (circa 3 miliardi).
UNA LAPIDE PER I CADUTI DI PRAMOLLO — È stata
inaugurata domenica, ai Pellenchi di Pramollo, nel quadro
delle manifestazioni per ricordare l’eccidio del Ticiun una
lapide alla memoria di tutti i caduti dopo l’8 settembre,’partigiani e civili sul territorio di Pramollo o residenti in questo
Comune.
PINEROLO: APPROVATO IL REGOLAMENTO PER IL
DIFENSORE CIVICO — Il Consiglio comunale di Pinerolo ha approvato il 7 novembre il regolamento del difensore civico; al voto favorevole della maggioranza si è aggiunto quello di Alternativa, Pii, Lega Nord, Rifondazione comunista e di parte del «gruppo misto». Il regolamento era
stato discusso con le associazioni e le categorie; ora, dopo
1 approvazione da parte del Coreco, si avvieranno le procedure per l’elezione del difensore civico.
CAPE LIBERTÉ: NUOVO LAVORO DEL GRUPPO
TEATRO ANGROGNA — Sabato 19 noverhbre, alle
21,15, nella sala unionista di Angrogna, il Gruppo Teatro
Angrogna presenterà «Café Liberté», una nuova produzione originale del gruppo messa a punto dopo due anni di ricerche, discussioni, riscritture. «Café Liberté» è metaforicamente luogo d’incontro del pubblico e del privato, del
personale e del politico. È lo spazio che custodisce, in un
piccolo locale di provincia, affetti e ricordi, esperienze e
utopie: frammenti di vita quotidiana portano all’interno del
caffè cinquant anni di storia recente, dalla Resistenza a
Forza Italia, attraverso il boom economico, il ’68, il terrorismo e tangentopoli. La regia è di Claudio Raimondo, del
Teatro del sole di Milano; si replica il 26 novembre e il 3,
7, 10, 17 dicembre, sempre alle 21,15.1 biglietti (10.000 lire) sono in vendita presso la Libreria Claudiana di Torre
Penice, tei. 91422.
SCANDALO USSL 44: SEI MESI A CAMUSSO — Sei me
si all ex sindaco De di Pinerolo Francesco Camusso e quattro all ex membro del comitato di gestione dell’Ussl pinerolese Ezio Magnano, sono le ultime condanne al processo
per le tangenti versate da Gianmauro Borsano per ottenere
in appalto i lavori dell’ampliamento dell’ospedale di Pinerolo, tuttora in costruzione.
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Le strutture destinate a ospitare i cani randagi sul territorio non sono sufficienti ¡„groli
Anche nel Pinerolese l'amico dell'uomo
viene spesso abbandonato al proprio destino
CARMELINA MAURIZIO
Randagi, a volte di razza,
molto spesso abbandonati, sono i tanti cani che
quotidianamente entrano a ingrossare le file degli ospiti
del canile municipale di Pinerolo, l’unica struttura pubblica delle nostre valli che al
momento si occupa della loro
sistemazione, in attesa che i
Comuni rendano applicativa
la legge nazionale 281 del
1993 che impone a livello regionale che i singoli Comuni
dispongano di canili sanitari
entro il 1995. «Attualmente dice Fides Salchi, commissario della Lega per la difesa
del cane della zona di Pinerolo - abbiamo una convenzione con il Comune di Pinerolo
per la gestione del canile municipale e facciamo del nostro meglio sia per i cani
ospiti, sia per creare le condizioni perché gli animali
possano trovare nuove collocazioni. Oltretutto una volta
che il cane ha trovato una
nuova sistemazione cerchiamo di seguirlo e ci teniamo
informati per diverso tempo
delle sue condizioni di salute;
spesso tra il nuovo padrone e
il nostro personale si instaura un rapporto di amicizia
che dura nel tempo anche a
beneficio del cane. Stiamo
comunque aspettando che si
attivino altre strutture pubbliche in zona, visto che il canile che la Lega gestisce dal
1990 in base ad una convenzione con il Comune è sempre
saturo, con lista di attesa».
Nel corso degli ultimi anni
la media di cani che è stata
accolta e ospitata presso il canile pinerolese è di circa 300
ogni anno e di questi meno
del 70% è stato successivamente sistemato altrove. Esistono sul territorio anche alcune strutture private (a Bibiana e a Bricherasio), gestite
quasi sempre da personale
volontario, che nel complesso
offrono circa 200 posti e si rivelano comunque insufficienti rispetto al fabbisogno del
territorio. «La legge ci impone di raccogliere i randagi spiega ancora Fides Salchi e molto spesso ci troviamo
Sabato e domenica la commemorazione
Prarostino ricorda
l'eccidio del Bric
PIERVALDO ROSTAN
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rostino del novembre
1944 verrà ricordato sabato e
domenica prossimi; il Comune, l’Anpi e un gruppo di
persone costituitosi «ad hoc»
hanno lavorato in questi mesi
non solo per preparare la
commemorazione, ma soprattutto per riscoprire questa
drammatica pagina di storia
di Prarostino.
«Era l’alba del 16 novembre - racconta la maestra in
pensione Laurenzia Fornerone, coordinatrice del lavoro
di ricerca condotto da una
decina di giovani - quando
un gruppo di tedeschi, con
tutta probabilità guidati o comunque istruiti da una spia
locale, occupò la casa della
famiglia Porcero, marito e
moglie e, ora dopo ora, catturò le persone che nella
giornata arrivarono a quella
casa: due commercianti di
Cavour, i signori Magnano e
Barotto saliti a Prarostino per
acquistare le hiele, in quell’anno particolarmente abbondanti; subito dopo Ernesto Paschetto, dei Badoni,
che a sua volta doveva trattare la vendita delle mele, i figlio del Paschetto, Remo, la
figlia Dina arrivata lì perché
preoccupata del ritardo dei
congiunti, poi i ragazzi Arnaud, Alberto Coisson, Margherita Porcero, cugina dei
padroni di casa».
1 tedeschi tennero per due
giorni i loro ostaggi chiusi in
casa, senza dal loro né da bere né da mangiare; nessuno si
accorse di quanto stava accadendo fra quelle mura, nemmeno la guardia partigiana
che pure era all’erta in quella
zona fra le più importanti per
la Resistenza partigiana nel
Pinerolese. Intanto in una
casupola alle Ramate, una
borgata di fronte al Bric, tre
uomini, Aldo Nidasio di San
Secondo, Cesare Page! e Ce
sare Simondet, continuavano
il loro lavoro di cernita delle
mele. Il 17 novembre altri tedeschi arrivarono da Angrogna, evidentemente l’azione
era ben combinata; fu un attimo: «I nazisti cominciarono a
sparare con le mitragliatrici
dopo aver detto alle due donne (oggi le sole sopravvissute) e ai padroni di casa di fuggire - continua la sig.ra Fornerone -. I sei ostaggi, alcuni
giovanissimi, furono barbaramente uccisi; anche i tre
uornini alla Ramata vennero
falciati “con le mele in mano’’. Quando il pastore Umberto Beri chiese ai tedeschi
il perché di quell’azione fu risposto che erano banditi e che
erano stati sorpresi con le armi in mano. Nulla di tutto
questo era ovviamente vero».
Resta la domanda sulle ragioni che portarono a quel
gesto, vista l’assoluta casualità delle vittime: era un segnale per i partigiani resistenti? Sicuramente uno dei
più bestiali colpi di coda di
un regime che stava volgendo alla sua fine. Domenica
alle 10, nella sala valdese, i
ragazzi che hanno svolto la
ricerca, inframmezzati a canti
del Gruppo Teatro Angrogna,
proporranno le loro ricerche!
le interviste, le testimonianze
raccolte; interverrà l’europarlamentare Rinaldo Bontempi,
e verrà anche inaugurata una
mostra presso la scuola: l’ennesima occasione per non dimenticare un passato tuttora
ricco di insegnamenti per la
vita politica e civile.
anche di fronte ad animali di
razza. Nel canile poi la loro
permanenza varia molto: ci
sono quelli che riusciamo a
collocare nel giro di dieci
giorni ma ci sono anche cani
che stazionano per due o tre
anni. In questo momento
presso il canile di Pinerolo
lavorano una volontaria fissa
e una a tempo parziale. Ci
accorgiamo però che nonostante la buona volontà di
tutti, sia del Comune che del
nostro personale, c’è bisogno
di aiuti, sostegni e soprattutto
di altri canili».
Attualmente sono 21 i Comuni del territorio che si servono della struttura pubblica
pinerolese, ma molto spesso
bisogna ricorrere alle alternative private, con costi sicuramente più elevati, o al servizio multizonale comunale
della sesta circoscrizione di
Torino. «Quest’anno il fenomeno dei cani abbandonati continua Salchi - è stato molto forte nel nostro territorio;
in queste zone infatti spesso
vengono “scaricati” cani
dalle città, soprattutto d’esta
Bricherasio
Strage nazista
50 anni fa
Il 18 novembre del 1944 i
nazifascisti, in un’azione di
rastrellamento, massacravano nella cascina Badariotti di
Bricherasio i cinque componenti della famiglia Castagno
e un civile trovato nella casa.
La cascina veniva poi incendiata. Di quell’episodio
così scriveva in «Si semina
piangendo» il sacerdote don
Cavallotti: «Più documenti
esistono di un fatto orrendo
commesso dai tedeschi e dai
repubblicani alla cascina Badariotti. Il 18 novembre in
una puntata di rastrellamento
nella zona di Bricherasio trovano tracce di attività partigiana nella cascina stessa,
ma senza alcuna colpa degli
addetti alla cascina i quali,
come altri civili specie nelle
campagne, si trovano involontariamente nella lotta partigiana. Vittime innocenti come una madre, due sue figlie
ventenni, un ragazzo di dieci anni e un estraneo alla casa, il quale non aveva saputo
dare informazioni sui ribelli. A compimento di tutto
asportano quanto possono
portare via e a conclusione
incendiano la casa. Come è
evidente non esisteva più misura e controllo specie nelle
truppe tedesche e ancor più
nelle repubblichine». A cinquant’anni dall’eccidio l’amministrazione comunale di
Bricherasio, l’Anpi, l’Anei,
l’Ancr, ricordano il tragico
evento con una serie di manifestazioni: venerdì 18 novembre ci sarà l’omaggio ai
caduti e l’inaugurazione di
una mostra; domenica 27
1 eccidio sarà ricordato con
un corteo.
Per la pubblicità su L’Eco delle valli valdesi:
Servizi Editoriali s.a.s.
tei. 0121-32.36.38
te. Tuttavia, grazie alle q
pugne di sensibilizzazioni
lavoro che la Lega per là
fesa del cane va facendo
molto tempo e alle recel
normative che impongono
tatuare i cani, abbiamo noi
to un po ’ più di civiltà e n
crudeltà. In questo senso n
bisogna abba.ssare la guarà
e continueremo a portar
avanti la nostra opera
informazione, oltre che a j,
lecitare i Comuni a render
operativa al più prestai,
normativa sull’istituzione
canili sanitari comunali».
E nella valli? I responsabi
dei servizi veterinari delle di
Ussl dicono di aver più voi]
cercato di coinvolgere i sin(
ci, ma senza risultato; vista»
dimensione ridotta del probl^
ma nei piccoli Comuni si i
ipotizzata la costruzione di „
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mento accessibile e sicuro.
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iVallo tr
lerca su
Torre Pel lice
Loccitano
della Calabria
Ben 1.250 km separano
Guardia Piemontese in Calabria da Torre Pellice, eppiiie
da oltre 13 anni i due Comuni sono gemellati. Nel settembre del 1981 alcune centi'
naia di guardioli, con fami
ministrazione comunale,
giunsero a Torre Pellice alla
ricerca della comuni radici
culturali. Il gemellaggio,,
frutto di una iniziativa del
sindaco di Guardia che, nella
primavera 1981.
Le ragioni che stanno alla’
ba.se del gemellaggio sono da
ricercarsi in un pezzo di storia
che le due comunità hanno in
comune; a Guardia, e in alcuni comuni vicini prosperò una.
comunità valdese distrutta
cerca, I
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agli inizi del ’500 dal braccio taglia
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secolare della Chiesa.cattoli _
ca. Di quel lontano periodo ri- rtmi
mangono un dialetto di chiara o, ri]
origine occitana e alcune tar- orla
ghe che ricordano alcuni epi- niran
sodi della storia. Proprio dalli
storia e dalla parlata occitana
prende le mosse l’appunta^
mento che il Comune di Torre al
Pellice ha organizzato per sa- te con
bato 19 novembre, alle IT tesv(
presso la sala consiliare delffni
municipio. Verrà presentato il
libro di canti, filastrocche,
racconti e proverbi di Guardia
Piemontese «Taliant deli
pèiré da Garroc» alla presene
degli autori Diego Verdegi'
glio e Arturo Genre; intervet;
ranno inoltre i rappresentanti
della Società occitana guai'
diola Eugenio Provenzano e
Angela Gentile.
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gioniere e non i compiti di
direzione in cui era impegi^i'
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sostituzione della direttrici’
Claudia dalla, allora in mi'
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)j 18 NOVEMBRE 1994
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po\o\ incontro con lo scrittore Muto Revelli
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a prima volta che senl> tii parlare del “tedeX\iono”> del cavaliere soUo, risale a una ventina
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ridalla leggenda di un «te(¿0 buono». L’autore da
g jviluppa una ricerca nel
stativo di dargli un nome,
fvolto, di chiarire come sia
idata la vicenda ma anche
y tentativo di chiarirsi, tra
[elitre cose, le idee sulla perlalità di questo soldato tegco stanziato a Cuneo nel
50 della guerra partigiana,
te amava cavalcare solitario
er le campagne e aveva fajadi essere buono.
[fu libro, come spesso accajper le opere di Revelli, è a
íVálo tra la letteratura e la
terca storica: è interessante
ere come, nel corso della
terca, l’autore incroci le
^nti orali con quelle scritte
;1 tentativo costante di una
ifica e di un confronto,
trazione che non è scontaa, e che solleva anzi atteglamenti contraddittori fra i
istimoni oculari. In una
iiacchierata fatta con Nuto
¡velli, dopo la presentaziofe del suo libro giovedì 10
«mbre a Pinerolo, siamo
riti proprio di qui, dall’
so delle fonti: «Ho lavorato
m anni sulle fonti orali tee l’autore - e credo loro
però escludere le fonti
scritte; queste, se esistono,
vanno esaminate con lo stesso criterio di quelle orali, la
fonte scritta va studiata soppesata valutata come le altre. Nel libro, per fortuna, si
è creato un incrocio tra fonti
orali e scritte e penso che si
sia realizzata la situazione
migliore».
Altro nodo che abbiamo
voluto chiarirci con l’autore è
quello del tedesco buono: «E
la leggenda che lo qualifica
buono - afferma Revelli - io
credo di essere arrivato a capire che quel tedesco non era
un perfido, non era uno dei
peggiori, era una persona
normale. Un tedesco come il
personaggio del mio libro,
che compie queste passeggiate a cavallo, vede la gente
che lavora, non li intimorisce, non li terrorizza, non le
spara addosso diventa già un
buono. Un buono entro questi
limiti. Io resto poi fermo in
quello che ha sempre creduto: la nostra era una guerra giusta, eravamo dalla parte giusta, combattevamo per
la libertà. I tedeschi erano
degli stranieri e per me anche
i fascisti erano stranieri, i fascisti servi dei tedeschi erano
stranieri».
Oggi c’è il pericolo fascismo? «Il fascismo è al governo. Bisogna che il paese esca
da questa situazione insidiosa, pericolosa». Abbiamo poi
chiesto a Revelli cosa pensa
del proliferare, soprattutto in
questi ultimi anni, di testi sul
periodo di guerra, se non ci
sia a volte un po’ il rischio da
parte di certi autori di scadere
nel commerciale: «La mia
idea è che chi vuole scrivere
scriva — risponde -. La li
fita quotidiana nel territorio alpino
useì dì montagna
l'attualità del passato
BRUNA PEYROT
e Alpi- sono diventate
una fitta e diversificata
iglia di istituzioni museoafiche, con collezioni e
itìmonianze vive sul territo10. riprova concreta di una
[ria plurimillenaria passata
'l’ambiente alpino. Da que0 tonsiderazioni nasce lo
io del prof. Roberto Todell’Università di Trento,
abbiamo avuto il piacere
®eonoscere al recente incon-i
to svoltosi a Torre Pellice fra
lyersità di Grenoble e Unicità di Torino. Nel suo li
-----, ' *’■0 «Musei del territorio. At
Guardia; Wità del passato» (Trento,
it de II ^grafiche Saturnia), Togni
5resen^®onde in esame in quattro
^ohi capitoli i contesti che
Ottano a produrre un museo.
" primo luogo la storia e la
di Tottef
) per sa-!
alle 17.
lare delf
entato il
rocche.
^erdegt
ntervet;
sentant!
la
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o «Air.;
partico7 n. 42)1
Guido )
e di ra; )
ipiti
ipegnaate pof
ettricein ma
goat]) ^lùira dei territori (cap. I),
tne nel caso del Museo de1 ' usi e costumi della gente
patina, soprattutto negli
petti della vita quotidiana
''la di trasformazione.
!tioltre, una figura tipica del
P®,'>'>do montano è
rappresen
tata dall’«uomo selvatico»
che tante leggende ha suscitato nella letteratura popolare e
dotta. Diversi musei locali ne
riportano l’iconografia diffusa un po’ ovunque negli ambienti alpini. Infine l’autore si
concentra sull’«attualità del
passato», passando in rassegna i musei europei degli anni Novanta: dalla civiltà scandinava agli ecomusei francesi, dai musei agricoli ungheresi a quelli della cultura
tradizionale in Romania. Appare un panorama completo
di queste esposizioni parlanti
con oggetti e disegni, con
contesti ricostruiti e anche,
come nel caso dell’archeologia industriale, riadattati a
nuovi usi. Quest’ultimo caso
ci è particolarmente utile, visto che anche nelle nostre
valli si comincia a pensare a
un riutilizzo in forma didattica di vecchi stabilimenti, officine o cave, come le miniere di talco della vai Germanasca o la fabbrica Mazzonis a Torre Pellice. Varrà la
pena riprendere presto il discorso in merito.
VISUS
di Luca Regoli & C. s n c.
OTTICA - via Amaud S
10066 TORRE PKLLICTfTO)
I
i
L’OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C. s.n.c.
via Roma. 42
^ ^0062 LUSERNA S. GIOVANNI (TO)
bertà è totale; dipende da chi
legge, chi legge e critica. A
me interessa la critica costruttiva».
Sono molti i temi trattati
nel libro di Revelli ma ci preme sottolinearne due: la stupidità della guerra e l’ignoranza degli uomini (che
spesso non sanno e quando
imparano ormai è tardi) ma
con Nuto Revelli (un uomo
che vive in una delle province
più disastrate del Piemonte
dalla recente alluvione) ci
premeva parlare anche del disastro che ha colpito la nostra
regione. «Il disastro va situato in un quadro ampio di disinteresse per il territorio
(montano e non solo), di violenze sut territorio, di errori
del passato - afferma l’autore
di «Il mondo dei vinti» -. Io
sono anziano e so che queste
cose si ripetono, e ogni volta
sembra sempre la prima volta. Le cose si ripetono, c’è
spavento, angoscia; tanti
escono dall’indifferenza, si
immedesimano. Passata l’emergenza si volta pagina, si
dimentica e si continua come
prima.
Per me questa è ignoranza:
non capire, non sapere, non
rendersi conto che finché si
continuerà a sbagliare queste
cose continueranno a ripetersi. Quello che mi sembra
importante dire è che si insiste molto sulla protezione civile (e se è di pronto intervento è utile) però è utilissima la prevenzione. Perché se
si riesce ad arrivare in tempo
a salvare delle persone è importante, ma se si riesce ad
evitare che ciò accada e meglio. E prevenzione vuol dire
rispetto del territorio».
I programmi per l'anno prossimo a Chiabrano e Maniglia
La scuola sarà ristrutturata
LILIANA VIGLIELHO
Per il piccolo gruppo che
ormai da un paio d’anni
si dà da fare per animare le
vacanze di quanti trascorrono
un periodo più o meno lungo
nella zona di Chiabrano e Maniglia, l’autunno è il momento
dei bilanci e dei programmi.
In una riunione alla Baissa si
è valutata positivamente la
partecipazione della gente sia
al concerto generosamente offerto dal gruppo corale «Eiminal», sia alla serata e alla cena
con i giovani malgasci (circa
130 persone).
Un buon pubblico ha anche
avuto rincontro con Vittorio
Avondo che presentava i suoi
libri e la proiezione delle diapositive ricavate dalle vecchie
fotografie di famiglia. Anche
la passeggiata con visita ai
forni a calce che servirono alla costruzione di Agape e ad
alcune miniere abbandonate
ha avuto successo. Il ricavato
della serata offerta dall’«Eiminal» è stato impiegato per
la tinteggiatura dell’interno
del tempio di Maniglia che
presenta ora il suo aspetto migliore alla comunità, ma anche agli occasionali visitatori
interessati alle testimonianze
del passato.
Rimane ancora allo stato di
progetto la sistemazione della
scuola della Baissa, diventata
centro d’incontro per il villaggio e ora poco utilizzata
per questo scopo. I locali sono molto richiesti da gruppi
di ragazzi che desiderano
passare un paio di giorni in
montagna ma l’edificio si
presta poco, così com’è, a garantire un soggiorno appena
confortevole: i lavori più ur
Valli Chisone, Germanasca e Troncea
Scoprire gli elementi
del territorio
MARCO ROSTAN
N elle scuole elementari e
medie ci sono oggi dei
libri e dei sussidi didattici
molto belli. A guardarli viene
voglia di ritornare a scuola.
Una di queste pubblicazioni
compare grazie a un finanziamento della Regione Piemonte, per iniziativa della Comunità montana valli Chisone e
Germanasca insieme al distretto scolastico 42, al Parco
naturale della vai Troncea e
ai musei valdesi: è il frutto di
una certamente laboriosa ma
riuscita collaborazione fra
Clara Bounous, Lucia Di
Mauro, Marina Gardiol, Raimondo Genre, Giovanni Laurenti, Michele Ottino, Vanda
Petrone, Paola Revel che, con
l’aiuto di altri insegnanti e dei
direttori didattici, hanno realizzato una serie di schede
raccolte sotto il titolo «Scoprire il territorio»: percorsi
didattici nei musei di San
Germano, Pramollo, Rodoretto, Prali, Balsiglia e nel parco
naturale della vai Troncea.
Si tratta di materiale rivolto
agli insegnanti che, a differenza di altre pubblicazioni,
non offre un percorso già prestabilito ma affianca la documentazione relativa a un determinato fatto alle possibilità
didattiche offerte dal territorio. Infatti le schede sono organizzate secondo quattro
grandi aree: la terra, l’acqua,
la neve, il fuoco, ognuna con
un colore diverso. Queste
aree sono a loro volta suddivise trasversalmente per argomenti come la montagna, il
bosco, i lavori agricoli, l’allevamento, le industrie, l’istruzione, le abitazioni e la vita
domestica.
Le singole schede contengono brevi notizie storiche, la
dettagliata spiegazione di un
determinato lavoro e delle
sue fasi, un glossario in patuà, molti disegni e spunti per
ricerche e attività dei ragazzi.
Di particolare interesse sono
poi le sei schede parco-musei,
perché oltre alle informazioni
essenziali sul parco e sui musei valdesi, contengono sul
retro i rimandi alle altre schede operative, in modo che
l’insegnante sappia dove è
possibile vedere un determinato attrezzo o un aspetto
particolarmente interessante
di ciò che sta studiando la
classe. Senza contare che
queste schede sono utilizzabili anche per conto proprio,
per una migliore conoscenza
dei musei, così come l’illustrazione di determinati lavori
(dal ciclo del latte alla fienagione) potrebbe servire per i
musei che ne sono privi.
In definitiva un lavoro pienamente riuscito, che anche
grazie alla bella veste grafica
delle schede valorizza le potenzialità educative presenti
in queste valli. L’augurio è
che non rimanga nei cassetti
degli insegnanti ma porti i ragazzi a sperimentare e documentarsi dal vero.
La strada dissestata che porta a Maniglia
genti riguardano rimpianto di
riscaldamento e la sistemazione dei servizi igienici e
con il contributo di lavoro volontario si dovrebbe contenere la spesa. Lavoro volontario anche per la pulizia dei
sentieri a cui viene dedicato il
primo sabato di agosto; la
gente ha ormai abbandonato i
lavori agricoli, perciò non resta che destinare le antiche
mulattiere al turismo che
mantiene comunque una certa
vitalità al paese.
Quello che invece sta diventando un problema sempre più serio è l’abbandono
dei lavori di mantenimento
della strada carrozzabile tra
Ferrerò e Maniglia: chi percorre la strada oltre il tempio
di Maniglia non può fare a
meno di osservare il cedimento della carreggiata e domandarsi quando vi sarà il
crollo definitivo. I sopralluoghi di funzionari della Provincia hanno dato come risul
tato soltanto vaghe promesse
«quando ci saranno i fondi».
In cambio sono state piazzate
decine di cartelli che segnalano ogni possibile pericolo,
dalle curve strette alla caduta
di massi, per cui l’automobilista è avvertito e se gli capita
qualche guaio peggio per lui.
La popolazione, non molto
convinta che un cartello nuovo e lucido sostituisca un
muretto crollato, ha deciso di
sottoscrivere una petizione da
inviare all’assessorato competente, aggiungendo alla
protesta anche la situazione
delle strade di Massello e
Salza che non si trovano certo in condizioni migliori Chi
vive ancora in montagna o
cerca di ricavare ur reddito
da iniziative destinate ai turisti, prova molta ama’ ezza per
questo stato di cose Oppure
saranno la megacentrale
Enel, il metanodotto e l’acquedotto dell’Acea a risolvere tutti i problemi?
Il complesso musicale di Bibiana-Fenile
Un nuovo modo dì
suonare in banda
ERICA BONANSEA
Non ci si aspetterebbe di
andare all’«Hiroshima
mon amour», noto circolo
culturale di Torino, e trovarvi
una banda che tiene un concerto alla stessa stregua degli
«Africa Unite» o di «Persiana
Jones e le tapparelle maledette». Invece Bandamania, oltre
che suonare in occasione di
manifestazioni varie, ha intrattenuto anche il pubblico
dell’«Hiroshima».
Bandamania è nata nel
1985 come banda musicale
tradizionale della Società
operaia di mutuo soccorso di
Bibiana e Fenile ma dal 1989,
grazie all’incontro con il
maestro Dario Brussino, si è
trasformata in un gruppo che
oltre a marce e inni da suonare in ricorrenze civili o cittadine ha iniziato ad ampliare il
proprio repertorio. Brussino,
diplomato in tromba al Conservatorio «Giuseppe Verdi»
di Torino e profondo conoscitore del jazz e la sua banda
propongono musiche tendenzialmente della tradizione nera, influenzate dai generi
Funky, Soul, con pezzi di
Glenn Miller, dei «Blues
Brothers», di Zucchero, rock
morbido e Rythm ’n Blues.
Bandamania è composta da
circa 40 elementi: i fiati tradizionali accompagnati però da
tastiera, chitarra elettrica,
basso e batteria, da un cantante e da due ballerini che
affiancano la coreografia alla
musica. È un nuovo modo di
fare musica bandistica, un
modo moderno, tanto che l’8
per cento dei musicisti è sotto
i 30 anni, e provengono da
tutto il Pinerolese. «Proporre
un repertorio così vasto sottolinea Paolo Miegge,
coordinatore di Bandamania
- significa aprirsi ai giovani
che non amano più molto la
classica musica da banda e
aprirsi anche al pubblico, che
inizia a considerare la banda
musicale in maniera diversa.
Significa anche permettere a
ogni componente di esprimere al meglio la propria passione per la musica e la propria personalità».
Bandamania sta riscuotendo un notevole successo: crescono le richieste per concerti, cresce il pubblico che accorre agli spettacoli. L’unico
problema die blocca le esibizioni nel periodo invernale è
l’impossibilità di trovare teatri sufficientemente grandi
per poter ospitare il numeroso
gruppo. «Tuttavia Bandamania - specifica Giuseppe Bonetto - resta pur sempre la
banda di Bibiana e Campiglione e il 25 aprile è pronta
a .suonare le marce ufficiali».
CONTRO IL DISAGIO
Associazione Arcobaleno
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Tutti i giorni dalle 17 alle 19
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10
PAG. IV
E Eco Delle ^lli Iàldesi ■
VENERDÌ 18 NOVEMBR^n^
Alimentazione e mangiare sano
La ciotola
d^argiila
VALERIA FUSETTI
L? autunno ha già portato le prime influenze:
i modi per combatterle sono
molti, dal vaccino antinfluenzale a una sana e appropriata alimentazione.
Tutti conosciamo i benefici
di frutta e verdura ricche di
vitamina C ma è bene non
dimenticare che è assoluta- '
mente necessaria anche una
regolare assunzione di vitamina A, la cui mancanza
provoca difficoltà di assunzione alimentare (e perciò
eccessiva magrezza), stanchezza e minore resistenza
alle infezioni. Due ortaggi
che in questo periodo possono aiutarci sono la bietola
rossa e la zucca. La prima è
ricca, oltre che di vitamina
A, anche di B e di C, oltre
al fosforo, al magnesio, al
potassio e al calcio. Purtroppo la sua ricchezza di
zuccheri la rende un alimento poco adatto ai diabetici. La seconda è prevalentemente ricca di vitamina
A. La prima ricetta che vi
consiglio oggi è un contorno di carote c bietola, molto
adatto ad accompagnare
delle semplici fettine di petto di pollo alla piastra.
rapa a cubi e il prezzemolo.
Mescolate bene, lasciate
cuocere altri due minuti
(non di più).
Stufato di carote
e bietole
Risotto di zucca e funghi
Ingredienti: 6 di di brodo
ipocalorico, 200 gr. di riso
semintegrale, 3 cucchiai di
olio d’oliva, 300 gr. di zucca pelata e tagliata a dadi
non troppo grandi (1-1,5
cm), 1 cipolla gialla tritata
finemente, 150 gr di funghi
puliti e affettati.
Mettete 2 cucchiai di olio
in una casseruola e fate
cuocere la cipolla a fuoco
molto dolce; aggiungete i,
funghi, il riso e la zucca;
Fate cuocere per alcuni minuti a fuoco basso e con la
casseruòla coperta, poi iniziate ad aggiungere un po’
alla volta il brodo di pollo
caldo. Mescolate regolarmente sinché il riso non è
cotto. Prima di levare dal
fuoco mettete un cucchiaio
d’olio d’oliva e tre cucchiai
di grana grattato; mescolate
molto bene e servite ben
caldo. Questo delizioso risotto l’ho mangiato a casa
d’amici strettamente vegetariani, che lo hanno fatto
seguire da un eccellente
.«spezzatino» sempre a base
di zucca.
Per 4 persone: prendete 3
hg di carote, spazzolatele
bene sotto acqua corrente e
poi tagliatele a rondelle
spesse circa 1 cm. Mettetele in una padella antiaderente con un bicchiere di
acqua bollente in cui avrete
mescolato 1 cucchiaio di
salsa di soia. Quando bolle
per bene aggiungete un pizzico di semi di aneto, di semi di finocchio e di rosmarino secco. Lasciate cuocere sinché l’acqua non sarà
quasi interamente evaporata. Mentre cuoce, pelate
una bella bietola rossa, tagliatela a fette e poi a dadi;
tritate finemente un pugno
scarso di prezzemolo; aggiungete alle carote due
cucchiai di olio d’oliva, la
Spezzatino di zucca
Ingredienti: 4 cucchiai
d’olio d’oliva, 1 cipolla
bianca a pezzettini, 1 spicchio d’aglio, 350 gri di pomodori pelati, a pezzi e
senza semi, 150 gr. di mais
in scatola sgocciolato, 150
gr. di fagiolini a pezzi, 500
gr. di zucca pelata e tagliata a cubi di 3 cm di lato, 1
bicchiere d’acqua o brodo
vegetale, .sale e pepe quanto basta.
In una casseruola antiaderente piuttosto larga mettete l’olio con la cipolla: fate insaporire per 5 minuti, a
fuoco basso e con il coperchio, poi aggiungete le verdure meno il mais; versate
il liquido e fate cuocere 1520 minuti. Quando sono
cotte aggiungete il mais e
spegnete.
Concerti alle valli Chisone e Germanasca
Alidada: una ricca
stagione musicale
MILENA MARTINAT
Sta per iniziare una densa
stagione concertistica organizzata dall’associazione
culturale Alidada, in collaborazione con l’assessorato alla
Cultura della Regione Piemonte. Una serie di 10 concerti con gruppi di qualità,
per esempio il Terem Quartet
che quest’anno ha partecipato
a «Settembre musica» a Torino, e con una gran varietà di
repertorio, che spazia dalla
musica classica a quella gitana. Il costo dell’abbonamento
è di £ 35.000, ridotto a
30.000 per gli iscritti all’associazione, méntre i biglietti
singoli costano £ 7.000.
I concerti inizieranno domenica 20 novembre, alle ore
21, nel tempio valdese di San
Secondo con un concerto di
musica rinascimentale e barocca dell’Accademia del ricercare (direttore Pietro Busca); proseguiranno il 28
(tempio di Villar Porosa) con
il Terem Quartet e la «Reai
World» di Peter Gabriel, un
ensemble di San Pietroburgo.
Il 4 dicembre (tempio di
Pomaretto) si esibirà un ottet^
to vocale maschile, il Cantus
Firmus, e il 18 (tempio di
Villar Porosa) il Quartetto
marchigiano di sassofoni. L’8
gennaio presso l’«Ostu del
Povr’om» di Inverso Pinasca
sarà la volta del chitarrista
Davide Picco, mentre il 21
gennaio (tempio di San Secondo) toccherà al quartetto
d’archi Paolo Borciani.
Musiche dei gitani d’Ungheria di potranno ascoltare
nel tempio di Pomaretto domenica 5 febbraio, con Kalman Balogh e il Gipsy Ensemble. Il 19 poi, a Villar Porosa, si esibirà il pianista Alfredo Castellani con musiche
di Schumann e Brahms, e il 5
marzo il trio Debussy proporrà brani di Dvorak e Schubert. L’ultimo concerto si
terrà nel tempio di San Germano con il quintetto di fiati
Eco Ensemble.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.200 e 96.5CO
Torre Pel lice: aperta l'attività Unitrè
Pierpaolo Levi e l'arte
dell'interpretazione
CRISTINA RICCA
Il pianista Pierpaolo Levi
ha magistralmente inaugurato l’anno accademico dell’Università della Terza età
di Torre Pellice. Il programma, spaziando in modo ambizioso da Schubert a Stuppner,
ha rivelato il piglio deciso e
sicuro del giovane musicista
che non teme il confronto né
con i classici né con i moderni, e ha svelato la sua bravura
nell’evocare gli stati d’animo
suggeriti dalle immagini musicali. Sapientemente studiato
l’atteggiamento con cui ha
presentato i brani; Levi ha
dato prova di virtuosismo an
IPOIRT
PINEROLO OK A CUNEO — Bella vittoria in trasferta per il Pinerolo nel campionato dilettanti di calcio; il
3 a ] dice di una superiorità
che solo nel finale del primo
tempo è stata messa in dubbio
dalla rete dell’ex Labrozzo.
In vantaggio alla mezz’ora
con Fabbrini, i biancoblù sono ripassati a condurre nel secondo tempo ancora con Fabbrini e poi con Pia. In classifica il Pinerolo è quarto; .sabato, alle 14,30, incontro di
cartello al Barbieri: arriverà
infatti la titolata Biellese.
VOLLEY: BELLE PARTITE IN CI — Le due formazioni pinerolesi hanno disputato due incontri molto
appassionanti nell’ultimo turno di CI. È andata male ai ragazzi, sconfitti al tie break
per 16 a 14 dal Pino Torinese
che si isola in testa: le ragazze invece hanno fatto loro il
derby esterno col Piossasco
per 3 a 0. Nella .seconda divisione regionale il 3S Nova Si
ria registra un esordio negativo uscendo sconfitta per 3 a 1
dalla trasferta di Roletto. Nella categoria ragazze il Magic
Pinerolo ha superato a Luserna le valligiane per 3 a 1. Nel
torneo amatoriale «Baudrino», nella terza giornata si
sono registrati i successi di
3S Luserna, Barge, Perosa,
Pablo Neruda A e Bagnolo;
nell’anticipo della quarta
giornata il Barge ha superato
per 3 a 0 il Perosa. In classifica 3S Lu.serna, Pablo Neruda
A e Barge sono al comando
con 6 punti, dietro Porte e Perosa 4, Pablo Neruda B, Cavour, Bagnolo 2, Bricherasio
e Piscinese 0.
TENNIS TAVOLO —
Brutta giornata per la polisportiva Valpellice sconfitta
con le tre formazioni; in CI
nazionale, nonostante le buone prestazioni di Rosso (2),
Gay e Malano (1 punto a testa), i valligiani hanno perso
5 a 4 a Possano.
La C2 regionale ha invece
perso seccamente 5 a 0 con la
capolista Poste e telegrafi.
Nel campionato di D2 regionale sconfitta all’esordio
con la Stampalia di Torino
per 5 a 2; autore dei due punti
Pallavicini che, con Battaglia
e Peracchione ha opposto una
certa resistenza tant’è che ben
quattro partite sono finite allo
spareggio. Ora i campionati si
fermano nuovamente per lasciar spazio a vari tornei nazionali.
PODISMO — Il gruppo
sportivo Pomaretto ha partecipato domenica alla Strasanmartino a Piossasco con
22 atleti; sul podio sono saliti
Valentina Richard prima e
Cinzia Baret terza nelle ragazze fino a 13 anni; Andrea
Alcalino 1“ e Andrea Barrai
2° fra i ragazzi; Patrick Pons
2° e Cristiano Micol 3° fra i
giovani fino a 20 anni.
Nella classifica per società
il Pomaretto è stato 1“ per le
categorie giovanili e 2° fra gli
adulti.
che nel suonare a memoria la
musica moderna.
Un cenno particolare merita
l’esecuzione della Lorelei di
Stuppner, un poema lirico
che, rifacendosi al mito del
decadentismo francese, descrive con ironia i colori e le
forme della musica impressionista, utilizzando archetipi
che richiamano alla mente le
teorie di Jung sull’inconscio
collettivo. A noi piace comunque rileggerlo in chiave
romantica, interpretazione accettata anche dall’autore.
Un concerto prelibato, che
il pubblico ha raramente occasione di gustare e che ha saputo calorosamente premiare.
Villar Pellice
Tacabanda
penultimo
appuntamento
Penultimo appuntamento,
sabato 19 novembre, per Tacabanda, la rassegna di musica popolare che si svolge in
vai Pellice. Alle 21 sarà ospite del tempio valdese di Villar Pellice il chitarrista bianco
americano Kent Duchaine:
originario dell’Alabama, è interprete della musica del delta
del Mississippi. Duchaine è
considerato il massimo specialista della National Guitar,
chitarra dalla cassa di metallo
dal timbro particolare, di cui
usa in concerto un modello
«storico» risalente agli anni
’20. Da .solo, voce, chitarra e
armonica a bocca, compie
una lunga scorribanda nei
luoghi più suggestivi del
blues nero, con qualche concessione alla musica folk più
classica e al «country».
17 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle 15,30,
presso il salone della scuola
Mauriziana, l’Unitrè propone un
concerto di pianoforte a quattro
mani: Ciro Noto e Simone Samo
eseguiranno musiche di Schubert, Brahms, Dvorack.
18 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 20,45,
preso la sede della Comunità
montana in corso Lombardini, su
organizzazione del gruppo di studio Val Lucerna, Rosalino Sacchi, professore ordinario di geologia all’Università di Torino,
parlerà su «I tempi della Terra: la
datazione dei materiali di interesse storico e paleontologico».
18 novembre-15 dicembre —
TORRE PELLICE; L’amministrazione comunale propone,
presso l’atrio comunale, la mostra «Uguali e diversi. Razze e
razzismo, scienza e pregiudizio».
18 novembre, venerdì — PINEROLO: Per la rassegna di
teatro comico «Aspettando l’inverno» organizzata da Nonsoloteatro, alle 21,15, pres.so l’auditorium di corso Piave, Guido Castiglia e Mario Cavallero presenteranno lo spettacolo «Partiti
di testa». Sempre venerdì, alle
16, spettacolo rivolto agli anziani
dal titolo «Vita da timidi».
18 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Presso la
sede del Cai in piazza Gianavello, alle 21, serata di diapositive a
cura di Irma Fomerone, «Il ritorno del gipeto».
19 novembre, sabato —
VERNANTE: Agli impianti
sportivi, dalie 21,30, avrà luogo
la quarta «Festa de Lou Dalfin»
(musiche occitane); interverranno
inoltre i «Suonatori di Vernante»,
«Testa Pelada»; «Lou Seriol»,
«Massilia sound System».
19 e 20 novembre — PRAROSTINO: Il Comune organizza alcune manifestazioni per ricordare l’eccidio del Bric; sabato
alle 21, fiaccolata di inaugurazione del «sentiero dei partigiani» e posa dei fiori al cippo del
Bric; alle 22, nella sala consiliare, incontro pubblico su «La donna, il bambino, il vecchio nella
Resistenza: figure collaterali?)
Domenica, alle 9 nelle rispettive
chiese, culto e messa; alle 10,
nella sala valdese, «Frammenti
di storia e canti» con il Gruppo
Teatro Angrogna; alle 10,45 saluto del sindaco e intervento
dell’europarlamentare Rinaldo
Bontempi. Alle 11,15, nella
scuola elementare, inaugurazione
di una mostra sul tema; alle
12,30 il pranzo e, nel pomeriggio, gara di mountain bike.
21 novembre, lunedì —
TORRE PELLICE: L'associazione per la pace Val Pellice organizza, alle 21, nella sede della
Bottega del possibile in viale
Trento 7, un incontro col giornalista di «Famiglia cristiana» Alberto Chiara su «Il mercato della
vendetta: produzione, commercio e impiego delle mine antiuomo nei conflitti armati».
21 novembre, lunedì — PINEROLO: Alle 21, presso il
Centro sociale di via Bravo, si
svolgerà un’assemblea degli aderenti e simpatizzanti del Gruppo
per 1 Alternativa con valutazione
del lavoro svolto in Consiglio
comunale e delle prospettive;
l’incontro è aperto a tutti.
22 novembre, martedì —
TORRE PELLICE: Presso la
biblioteca della Casa valdese, per
Nelle
Chiese
Valdesi
POMARETTO — A partire dal 12 novembre il culto
torna a tenersi presso la sala
del teatro; si farà eccezione
per Natale e Capodanno.
PINEROLO — Sabato 19
novembre, alle 17, presso i
locali della chiesa valdese in
via dei Mille 1, si riunirà il
collettivo teologico Bonoeffer; tema del ciclo di incontri,
l’Etica.
il corso di storia locale organi,
zato dal Centro culturale Jean"''
Louis Sappé parlerà del «Bienni
rosso», con proiezione deliv I
riginale televisivo «Pralaferaiii
Inizio ore 16,30.
25 novembre, venerdì
TORRE PELLICE: Entro que ¿1
sta data dovranno pervenire uf
iscrizioni al corso, previsto per i
sabato 3 dicembre, sul tema «n»
racconto di sé, il racconto deglil
altri» proposto dalla Bottega dep
possibile. L’intento è duplice; riJ
pensare al proprio modo di esse- Ì
re operatore sociale, ricostruire' 1
attraverso le storie personali e fa’ ^
miliari, l’identità dell’anziano. Il
corso, che verrà condotto dalla
psicoioga Patrizia Taccani, sarà
gratuito per gli operatori provenienti dalle zone alluvionate. ;i
)ERVIZI
US8L 42
CHISONE • GERIVI/
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale valdese, Pomaretto
tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 20 NOVEMBRE f
Perosa Argentina: Farmacia |
Bagliani - Piazza Marconi 6,^
tei. 81261
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde, Porte ; tei. 201454
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica;
DOMENiCA 20 NOVEMBRE
Bobbio Peilice: Farmacia Via Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
' Croce Verde - Bricherasio, tèi.
598790
Cinema
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp, Franco Glampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 1.300
iessan
USSL 43 - VALPELLICE /
lor
FULV
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USSL44-PINEROLES
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza;
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
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te, più (
tetter
ova.
TORRE PELLICE — Il ci
nenia Trento propone, giovedì e
venerdì, ore 21,15, L’amico di
infanzia, di Pupi A vati; sabato,
ore 20 e 22,20. domenica, ore 16,
18, 20 e 22, 10. lunedì, ore
21,15, Il corvo.
PINEROLO — Il cinema
Italia propone, alla sala «5cento», Il mostro, con Roberto Benigni; feriali 20 e 22,20; .sabato
20 e 22,30, domenica 15,15,
17,40, 20, 22,20. Alla sala
«2cento» Forrest Gump; feriali
19.45 e 22,20, sabato 19,45 e
22.30, domenica 14,30, 17,10,
19.45 e 22.20.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì,
Barnabo delle montagne; sabato. Dichiarazioni d’amore; da
domenica a giovedì. Il mostro.
Orari feriali: 21; domenica: 15,
17, 19, 21,
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0121-40181.
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11
PAG. 7 RIFORMA
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Comunicato
Vivamente colpita dai danni alle persone e alle cose causati dall'alluvione che ha investito molte regioni dell’Italia
settentrionale, per rispondere alle sollecitazioni provenienti
da varie parti e per esprimere tangibilmente la solidarietà
delle,chiese evangeliche italiane e di quanti si vorranno associare all’Iniziativa, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia indice una
SOTTOSCRIZIONE PRO ALLUVIONATI
Le offerte potranno essere inviate utilizzando il conto corrente postale n. 38016002, intestato alla Federazione delle
chiese evangeliche in Italia, via Firenze, 38 - Roma, oppure utilizzando il conto bancario n, 92934040177 - ABI
02002 - CAB 03211 - presso la COMIT - L.go Santa Susanna-Ag. 11 - Roma.
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia si riserva
di precisare più avanti gii scopi a cui le offerte saranno destinate e al termine si impegna a rendere conto sulla stampa evangelica delle somme raccolte e del loro impiego.
Il presidente
Domenico Tomasetto
1000
1454
A San Marzano si ospitano i volontari
IBRE
acia ■
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0, tèi.
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■i. Tel
on lasciamo sole le vìttime dell'alluvione La Langa distrutta
FULVIO FERRARIO
Domenica 6 novembre,
ore 14 circa. Mi appresto
tartire in auto per Genova
run incontro di formazione
dicalo a monitrici e moniti: andremo in tre, Paola è
à qui, aspetto Daniela da
issignana, che tarda. Piove
Irte, più d’uno consiglia di
iH)i|nettersi in viaggio ma a
ìaiova, mi dicono, è tutto a
osto e l’autostrada è praticaile. Suona il telefono, sarà
iiiiela; invece è una famila di Alessandria, che abita
nino al Tanaro: sembra che
la straripato, c’è parecchia
¡qua per strada.
Ole 14,45. Daniela non è
tóta a entrare in città, orlai è tardi anche per noi e
è chiaro se possiamo
sire da Alessandria: avver[i genovesi che non ci muolamo. Contemporaneamente
quartiere Orti (500 m da
Sa nostra) nonché a Astuti e
San Michele, nell’immediaperiferia, si sta consuman? fa tragedia ma non lo saputo, non ci rendiaiTio minilaniente, conto della gravità
®a situazione. Tra me e me
®aso che questo tempaccio
«costringe» a passare la
ifflenica pomeriggio in fa“Elia, un vero evento. Ma
® sarà questo purtroppo a
®^ere indimenticabile la
ornata.
15,15. Sirene di ambuelicotteri avanti e indieComincio a capire che la
ocenda è molto seria. Mi
Atniano che la stazione è
ata; vado a vedere che
è successo alla nostra
osetta. Strada facendo mi
J®quillizzo: certo, i tombini
fonano male, come al sol’unica conseguenza
‘ orano essere le gigantepozzanghere. Il nostro
c di culto è perfettamente
L Otto, la vicina piazza Ga^ j èliche; l’accesso alla
ttclla stazione è chiuso,
H, 0 Oli avvio verso il cenIj J®**ttndo per corso Roma,
!. ®dei negozi eleganti.
faraino^?n
Oinh- ° 20 centimetri, un
118^*”° ingoia ettolitri,
jj, capisce che non ce la
la n! ,080. Mi sposto sulla
1 ^|cla, verso casa: stesazione; finalmente tro
altri yi^P^ocorribile, e doi50 m la scena che mi
lo,'
si presenta da una traversa mi
apre gli occhi sulle proporzioni della catastrofe: la piazzetta della Lega, il «salottino» di Alessandria, è sotto
quasi un metro d’acqua.
Mi informo dai vigili: le
famiglie della zona, tra cui
una evangelica, sono telefonicamente isolate, al buio,
ma al sicuro. Filo verso casa,
non vorrei rimanere bloccato
fuori. L’acqua avanza velocemente, molte delle vie
principali del centro sono
sommerse, ma arrivo tranquillamente. Mi attacco al telefono, cercando di capire se
qualche membro di chiesa è
nei guai. Un certo numero di
famiglie ha il telefono fuori
uso. So però, dai vigili, che
quelle in centro non corrono
pericoli e informo i parenti.
A Bassignana è tutto tranquillo. A sera cominciano le
telefonate da fuori: la prima è
la delegata della Tavola valdese per il II distretto, Maddalena Costabel; nei giorni
successivi, da Palermo a Zurigo, chiameranno decine di
persone: un grazie a tutti, affettuosissimo.
La corrente elettrica va e
viene (un privilegio: la maggior parte della città è al
buio), a un certo punto riesco
a vedere un telegiornale locale: sono soprattutto immagini
del centro, ma giungono notizie drammatiche dalla campagna e dal quartiere Orti;
qui abbiamo una famiglia,
ma naturalmente il telefono è
isolato, e di accedere alla zona non si parla nemmeno.
Solero, un paese vicino, dove
abitano anche altri membri di
chiesa, è a sua volta irraggiungibile telefonicamente,
ma riesco a sapere che è indenne; molti però hanno amici, parenti, fidanzati nel circondario, completamente devastato. Ogni tanto controllo
la situazione sotto casa mia: a
distanza di un centinaio di
metri l’ospedale viene evacuato, cantine, box e seminterrati di ogni specie sono allagati, ma in superficie il
dramma sembra essersi fermato a 50-60 metri da noi.
CONTRAPPUNTO
APOCALISSE?
LUCIANO DCODATO
G9 è una cosa che non
mi funziona e sulla
quale vorrei spendere una
parola: in questi giorni sui
giornali si è usato e abusato del sostantivo «apocalisse» e deiraggettivo «apocalittico». «Apocalisse nel
Nord» titolava un grande
quotidiano; «tragedia di dirhensioni bibliche» si scriveva in un articolo, e avanti dì questo passo. Capisco
che nel linguaggio comune
Faggettivo «apocalittico»
stia per «catastrofico»,
«spaventoso» e che perciò i
giornalisti lo adoperino,
ma mi dispiace.
Per tre motivi: intanto
perché il significato primo
di «apocalisse» non è «catastrofe», ma «rivelazione». Infatti, come si sa, la
parola deriva dal greco
«apokalyptein» che vuol
dire «svelare, rivelare». Secondo, perché è chiaro che
quando si dice «apocalisse», si pensa all’ultimo libro della Bibbia, airApocalisse di Giovanni, tanto
per intenderci. Un libro nel
quale sono descritte cOse
tremende ma il cui oggetto
in realtà è il buon annuncio
della venuta del Signore il
quale compie il suo disegno di salvezza nonostante
ogni tragedia umana e catastrofe naturale. La storia
del mondo, insomma, è
salda nelle mani di Dio,
Terzo, perché in questo
modo r Evangelo, una parola che vuole riempire di
gioia ognuno di noi, viene
stravolto nel suo contrario,
come qualcosa che deve
creare in noi terrore e angoscia! Non vi sembra diabolico tutto questo?
Poco dopo mezzanotte vado
persino a dormire per qualche ora.
Lunedì 7. Le immagini degli Orti superano ogni immaginazione. Mi metto in contatto con i familiari della famiglia evangelica bloccata
laggiù, sembra che stiano tutti
bene. Più tardi verranno tratti
in salvo dai soccorritori. Da
una prima ricognizione sembra che le persone della chiesa siano tutte al sicuro: più
d’uno ha perduto l’automobile, altri hanno perduto, nell’
allagamento dell’ospedale,
documenti clinici importanti
e delicati; alcuni ricoverati
sono stati rispediti a casa in
tutta fretta, altre sono trasferite in ospedali del circondario; non mancano membri di
chiesa che hanno la casa danneggiata ma nessuno, sembra, è senza un tetto. Ancora
nessuna notizia dagli appartamenti sulla circonvallazione,
vicino all’ospedale: non riesco a raggiungerli ma i pompieri mi dicono non corrono
pericoli. Molte pompe di
benzina, cisterne, caldaie sono travolte dalle acque e il
fango è intriso di idrocarburi.
A giudicare dal numero dei
fumatori sembra che la cosa
non sia pericolosa.
Incominciamo a pensare alla partecipazione della comunità allo sforzo generale della
città. Ne parlo con i presidenti
della Federazione, Tomasetto,
e dell’Opcemi, Martelli; si
ipotizza un’azione di solidarietà con gli stranieri senzatetto, d’intesa con il sindacato; a
Bassignana possiamo anche
mettere a disposizione qualche locale; occorre però un
monitoraggio della situazione,
ci vorrà qualche giorno.
Torno a controllare il locale
di culto in corso Borsalino;
ancora tutto a posto. Il centro
è avvolto in un clima irreale,
fango dappertutto, negozi devastati e, onnipresente, l’odore di benzina e gasolio. Uomini e donne spalano il fango,
quasi con calma, si direbbe,
ma si tratta di disperazione.
Il bombardamento di notizie ora è incessante; tra quindici giorni altri drammi, e in
ogni caso altri avvenimenti,
occuperanno i giornali: ci saranno, allora, molte persone
sole con la loro tragedia. Se
ne saremo capaci, il lavoro
non mancherà.
________BRUNO GIACCONE_________ I
LJ alluvione ha colpito la
città nelle prime ore di
domenica 6 novembre, ma già
sabato sera alcune strade erano interrotte dai primi allagamenti. La mattina di domenica la città era sommersa dall’
acqua e dal fango in tutta la
parte più bassa; 3.000 gli sfollati, centinaia i senza tetto.
Per più di due giorni gli elicotteri hanno fatto la spola
per salvare quelli che si erano
rifugiati sui tetti delle loro
abitazioni. Le immagini televisive non riuscivano a descrivere la situazione di vera
e propria catastrofe: non c’erano luce, gas, acqua, non
c’era pane perché a maggior
parte dei forni era fuori uso,
mancava l’acqua minerale e
l’acqua dei rubinetti, là dove
arrivava, era stata dichiarata
non potabile. Ovunque cumuli di detriti, carcasse di animali. E poi i morti, i dispersi.
Impossibili i collegamenti telefonici, solamente una radio
locale riusciva a trasmettere
grazie a dei generatori di corrente installati presso i ripetitori. Anche i locali del nostro
piccolo gruppo metodista sono stati allagati ma senza gravi danni.
C’era una grande preoccupazione per Candii, di cui
non avevamo notizie ma che
si sapeva gravemente colpita.
Ero preoccupato. Grazie a un
collegamento via radio sono
riuscito a mettermi in contatto
con il sindaco di S. Marzano
Olivete e dare l’immediata disponibilità dei locali della
Chiesa metodista; sono poi
riuscito a sapere che vi erano
stati ospitati una decina di
sfollati da Candii. Per fortuna
l’Opcemi aveva provveduto a
risistemare il tetto, e la comunità era riuscita a rimettere in
sesto alcuni locali; se anche il
resto fosse agibile avremmo
in questo momento difficile
molta più disponibilità.
Martedì 8 sono riuscito a
passare il Tanaro su un ponte
che avevano aperto temporaneamente e raggiungere Candii. Lo spettacolo che mi si
è presentato è stato terrificante, indescrivibile. Candii ha
subito due ondate di piena
che si sono riversate violentemente sulla parte bassa della
città spazzando via ogni cosa,
sventrando i negozi, riem
piendo le strade di cumuli di
detriti. Ancora oggi una parte
della città è allagata e si c ammina in mezzo metro di fango. Alcuni membri delle nostre chiese sono stati seriamente colpiti; un ragazzo che
da un mese soltantc aveva
aperto il suo laboratorio di
odontotecnico ha perso tutto,
altri hanno perso il raccolto:
in proposito stiamo cercando
di fare un censimento.
Sono arrivati da Lecco 10
volontari della comunità «il
Gabbiano», sono ex tossicodipendenti. Sono meravigliosi: li abbiamo ospitati per
dormire e mangiare nella nostra chiesa di San Marzano.
Dalle valli è arrivato il past.
Noffke con un gruppo di extracomunitari. Arriveranno
dei fratelli delle chiese avveniste con dei mezzi di soccorso. E in arrivo anche un
gruppo di giovani della Federazione ligure con materiali
di soccorso che sono stati richiesti dai Comuni. Anche
per questi cercheremo di organizzare l’accoglienza nei
locali del tempio di San Marzano riscaldando in qualche
modo il salone seminterrato.
È tutto molto triste. A sei
giorni dall’alluvione c’erano
ancora paesi isolati e con
l’acqua nelle strade, come
Castello d’Annone e Rocchetta Tanaro, e tanta gente è
ancora terribilmente sola nella sua disperazione.
Val Sesia
Ingenti danni
materiali
Grande è stata la paura in
Val Sesia nella notte di sabato 5 e domenica 6 novembre:
a Vintebbio, a Pray, a Varallo
Sesia vi sono stati 14 morti
per la frana staccatasi dal Sacro Monte, oltre alle numerosissime altre frane. Anche nel
Vercellese, a Chivasso, a
Crescentino (due vittime) e a
Trino l’alluvione ha causato
grandi danni. Le piccole comunità evangeliche della zona si sono mosse in soccorso
alle popolazioni, per ripristinare i collegamenti, per
confortare le vittime.
12
PAG. 8 RIFORMA
blERC
Rosso Fiorentino, «Deposizione» (1521)
importanti mostre in Toscana
^anarchia spirituale
di due pittori
ELIO RINALDI
Insofferenti alle regole rinascimentali, stilisticamente
lontani nella loro estrosa ma
geniale attività sia dalla travolgente «terribilità» michelangiolesca che dalla tipologia compositiva dei più noti
pittori italiani coevi, in Toscana si staccarono, per una
sorta di personale «anarchia
spirituale», due grandi artisti;
Jacopo Canicci (detto il Pontormo) e Giovan Battista di
Jacopo (detto il Rosso).
Va subito detto che non solo in Italia ma in Europa l’arte, nel substrato politico-religioso, attraversò un periodo
definito «manieristico»*. Fu
una fase che precede lo stile
barocco, un «nuovo sentire»
che ritroviamo anche nelle
sperimentazioni nel campo
scientifico: pensiamo al Galilei obbligato dalla censura
della curia romana a non proseguire le sue ricerche in contrasto con la dottrina della
chiesa ufficiale, e al Tasso,
vincolato dalla fredda e statica ortodossia di schemi tradizionali, che dette con la Gerusalemme liberata un esemplare modello di libertà poetica.
Ben a ragione il Vasari,
trattando della pittura del
Rosso, osservava che «con
pochi Maestri egli volle stare
nell'arte, avendo egli una
certa opinione contraria alle
maniere di quegli». Visitando
alcune sue significative opere
esposte a Volterra (fino all’ 11
dicembre prossimo), ci par di
comprendere questa «licentia
moderna» che con il Pontor
PROTESTANTESIMO
IN TV
Domenica 20 novembre
ore 23,30 circa - Raidue
Replica: lunedì 28 novembre
ore 8,25 circa - Raidue
in questo numero:
La Chiesa luterana in Lettonia:
Fede e speranza
mo (a Empoli) appariva come
una protesta contro la pedissequa tematica a mo’ di didattica controriformistica;
singolari le interpretazioni di
questi artisti, dalle cui opere
affiorano i motivi caratteriali
derivanti da certe stampe sorte dalle idee della Riforma;
ne consegue la sofferta tensione spirituale espressa nelle
incisioni di Luca da Leida
(1495-1533) e soprattutto del
grande Dürer (1471-1528),
dove scopriamo la severa risposta alla superficiale problematica religiosa corrente.
Studiando il Pontormo rivediamo il suo capolavoro:
VEcce homo della Certosa del
Galluzzo (Firenze), una delle
cinque storie della Passione
certo ispirate alle stampe della Piccola Passione del Dürer, in un clima solenne che ci
riporta all’acutezza naturalistica della tradizione fiorentina più che a una concitata
drammaticità nordica, nello
spirito di crisi determinato
dalle prime notizie sulla
Riforma luterana.
Nella problematica religiosa di quegli anni (1521) si inserisce il capolavoro del Rosso: la Deposizione di Cristo
della Pinacoteca di Volterra.
Il Rosso mostra qui, estrosamente, un metro rivoluzionario nella sovrapposizione delle forme angolate in personaggi «presi nella violenza
d’un vento fatale» (D’Annunzio), in una luce cruda che
proviene da fonte innaturale,
quasi in un’anticipazione, paradossale, del cubismo.
Così, in un’atmosfera di solitudine causata dall’incomprensione fra le loro «novità», il Pontormo e il Rosso
svelano una sconcertante modernità: le mostre di Empoli e
di Volterra porteranno con sé
giudizi più approfonditi, anche nei rapporti dello spirito
toscano dell’epoca con quello
dei paesi luterani.
(*) Sul manierismo cfr. A.
Hauser, Il manierismo. Einaudi.
Personaggi poco conosciuti, di diverse categorie sociali, che meritano di essere studia^lirtiiti
Gli eretici friulani e la reazione inquisitoriall'A
una vicenda ricca di sfumature da studiare lia
ARJO G. VERDIN
Di buon’ora, dopo una silente orazione in cuor
suo, l’umile e apprezzato fabbro di Udine, Ambrosio Castenario «théutonico», era come al solito intento ad attizzare la carbonella del crogiolo,
quando venne prelevato dagli
sgherri e trascinato davanti al
Tribunale dell’Inquisizione.
L’accusa: monsignor Santo
Citinio faceva carico al fabbro
ferraio di vivere «secondo la
nefanda libertà degli eretici».
Correva l’anno 1568.
Appena 10 anni prima, a
Gemona e a Buia, un gruppo
di dissidenti fu perseguitato
in quanto il vicario patriarcale e l’inquisitore di Udine
ravvisarono nella scelta teologica ed ecclesiale degli eretici
il virus della medesima «nefanda libertà luterana». Gèmona in particolare subiva il
fascino della predicazione
riformatrice.
A considerare le note storiche, già tra il 1550 e il 1560
circa doveva essere attiva una
chiesa di protestanti, il più
noto dei quali, il maestro di
scuola Marco Antonio Pichissino, fu costretto dal clero, dispersa la conventicola, ad
abiurare pubblicamente, ovvero a rinnegare il credo luterano. Secondo le rivelazioni
al giudice, l’attività del gruppo incriminato consisteva nel
leggere collegialmente e nel
commentare i Vang,eli con
l’ausilio dei testi esegetici di
Martin Lutero.
Nel 1575 un secondo processo contro gli eretici friulani annoverava tra gli imputati
nuovamente il maestro Pichissino, la qual cosa chiarisce la sua scelta «nicodemitica» di praticare la sua fede
protestante in segreto. Di certo, per anni, gli allievi del
maestro Pichissino, a differenza dei loro coetanei, ebbero modo di recepire a sprazzi
i concetti in voga in quel tempo in tutta Europa dove a volte, al Nord, si affermarono
prioritari e determinanti.
Malgrado la reazione del
Santo Uffizio inquisitoriale, a
Lo scittore Fulvio Tomizza
volte snobbato dai signori
friulani, difensori della loro
autonomia anche religiosa nei
confronti della curia romana,
nonostante roghi e galere per
i molti dissidenti, ancora alla
fine del XVI secolo la stampa
dei libri messi all’indice fioriva alla grande tra Venezia e
Trieste. Nel 1582 un domenicano scoprì libri vietati (uno
era del «pessimo» Erasmo da
Rotterdam) su un banchetto
del libraio che aveva messo
su bottega proprio sotto il
portico della casa del giudice
di Codroipo. Lo requisì immediatamente, richiamando
gente in piazza, additando alla folla il mercante come fosse un untore, e infine denunciandolo ai gendarmi. La storia racconta poi che un nobile
signore di Gorizia, nel 1590,
dietro licenza superiore, potè
conservare i suoi libri eresiaci
per il solo diletto personale,
con il divieto però di prestarli
e di commentarli in cenacolo.
Anche la città di Gorizia
aveva una discreta tradizione
culturale in odore di eresia.
Nel 1539 nella biblioteca del
Capitano, conte Giorgio della
Torre, si contarono tra gli altri 56 volumi, ben 28 opere di
Lutero o su Lutero. La preziosa raccolta di libri rari (di
Melantone, Corvino, Erasmo,
Brens) fu bruciata la sera
stessa del sequestro nella
piazza del castello del conte
Giorgio, senza che nessuno vi
si potesse opporre, come riferisce Salvatore Caponetto*.
Questo a significare che
nei ceti medio-alti della società friulana del ’500 l’aria
della Riforma convinse, o almeno interessò da vicino gli
spiriti più liberi. Così in alto
come nei bassi ceti, nelle
città dei litorali aperte ai traffici e agli scambi di ogni genere, come nei paesi tra i
monti. Maestro Sichardo di
Arta, nel 1580, dichiarò imprudentemente che «se poi
far de meno de giesie eh,
Idio è ogni lago e se poi ù
oration per tuto», seconà
quanto trascritto in ortograj
venetica dal notaio dell’y
quisitore. Anch’egli
per le orride prigioni del
bunale ecclesiastico e fu coJ
dannato per sua disgrazil
L’elenco potrebbe continua^
per interi capitoli senza sosta
Eliminati, messi a taceij
furono questi «profeti»-]
voglia dei friulani di farà
tura, di capire, di confronta,
con il mondo e di leggere jl
novità incombenti venne alici
ra indirizzata su libri innocui'
inflazionando le rivendite t
stampati a dispense edificati
la «pietà popolare», di i ^
agiografici o di svago o dij
puro esercizio accademico!
queU’editoria che nel ’600ai
nel ’700 fece del TrivenetiL
una fucina tipografica davv^
ro notevole per quantità di tif
toli immessi in commercio,
(*) Salvatore CAPONEnol
La Riforma protestante nelT
l’Italia dei Cinquecènto: Tori!
no, Claudiana, 1992.
Fermenti repressi
Anche in Friuli, come in Trentino Alto Adige e nel Ve-,'
neto, i fatti sociali del ’500 confermano che la Riforma,,
non ebbe la meglio non perché gli italiani fossero refratta-^
ri alle nuove dottrine portate dal vento del Nord* ma perché, malgrado una vasta e non ancora del tutto compulsa-1
ta adesione la reazione inquisitoriale, e quindi la Contro-'
riforma, dissiparono tutti i tasselli del ricco mosaico che,andava completandosi man mano. È accertato che vi fu io.
Friuli e nelle altre regioni dell’alta Italia una folta comp^'
nente di uomini e donne che, tenacemente, a rischio degl-'
averi e della vita, tentarono di vivere secondo il Cristo
«rivelato dal gigante tedesco Lutero». tpF:
Il ruolo avuto dalla pubblicistica per il radicamento delle dottrine evangeliche ha un peso notevole soprattutto
nella parte orientale del Triveneto, cioè nel Friuli, nel Go-^
riziano, nelle zone di confine e perfino in Istria (v. il cita-"
to romanzo storico di Tomizza sul vescovo Vergerlo),
laddove la particolare posizione geografica dell’antica |
diocesi di Aquileia (la più grande nell’Europa del ’500}-^
comprendeva anche territori di lingua tedesca, favorendo
così la propaganda della fede riformata che alcuni nobili!
germanici avevano abbracciato in territori al di qua®
dell’arco alpino.
♦
(*) Fulvio Tomizza, Il male viene dal Nord. Il romanzo d
vescovo Vergerlo. Milano, Mondadori, 1984.
i
Il problema ambientale alla luce del rapporto tra donna e natura
Quando l'ecofemminismo sposa la teologia
DANIELA RAPISARDA
, cofemminismo e teo
>> logia» è il titolo del
secondo numero dell’annuario 1994* della «Associazione delle donne europee per la
ricerca teologica». Si tratta di
un’associazione interconfessionale e internazionale.
Questo numero, in tre lingue,
che tra l’altro riporta i dati di
un convegno tenuto l’anno
scorso a Santa Severa, è curato da due teologhe: la pastora battista Elizabeth Green
e Mary Grey, docente all’università di Southampton.
L’ecofemminismo è una
corrente teologica femminista portata avanti in modo
particolare dalle ricercatrici
anglosassoni. Qui la problematica ecologica è esplorata
all’insegna del rapporto donna-natura. In quest’ottica Arine Primavesi esplora le indicazioni teologiche di un modello conoscitivo che tiene
conto dell’interazione tra
soggetto e ambiente; l’artista
Caroline Mackenzie analizza
il simbolismo femminile presente in alcuni templi indiani
che ci riporta alla nostra appartenenza al creato; Ina
Praetorius sottopone a una
critica femminista l’etica
ecologica di alcuni testi cristiani, delineando poi un’etica sensibile all’eterogeneità
dei soggetti femiriinili quanto
Elizabeth Green
a razza, etnia, classe. Infine,
Elizabeth Green discute gli
elementi chiave della cosiddetta teologia ecofemminista
evidenziandone le difficoltà e
le contraddizioni di fondo.
La seconda parte della rivista ci riporta i dati di una tavola rotonda «a distanza» tra
Elisabetta Donini, scienziata
femminista italiana, e alcune
teologhe di varie provenienze
geografiche e di diversa sensibilità religiosa. Nel suo intervento «Le donne e una politica della diversità: una prospettiva di immanenza radicale», la Donini esprime il
suo disagio circa l’insistenza
sui riti e sui simboli insita
nella spiritualità ecofemminista, e propone come punto di
partenza di qualsiasi discorso
ecofemminista un sapere situato a partire da concrete relazioni tra donne diverse.
Fedele all’impostazione
originale dell’annuario, questo numero dà anche spazio a
due esempi di «tradizione religiosa al femminile»: Teresa
d’Avila e la meno nota Regi
na Jonas, prima donna ad
sere ordinata rabbino (1935)'
Il dibattito attuale tra ed
femminismo e teologia, p<
conosciuto in Italia, si insefi'
sce nel discorso più ampj*^
della teologia femminista
una parte e della teologia
ecologia dall’altra. Nei vaflj
scritti emergono le due teO'
denze di fondo su cui verte ‘
discussione odierna: c’è cl
lavora sull’identificazione
che si è fatta tra donna e ni
tura in modo che il ripropoi
del femminile comporti ni,
rapporto equilibrato con
natura (Primavesi, MacKoJ'
zie), e c’è chi problematizi'
tale identità mettendo in e'
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le e la natura non si presen
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essere elevato a modello un' feso ij
co e universale (Green, Pf®®
torius. Donini).
(*) Ecofeminism and
logy, Yearbook of the Ear
pean Society of
Theological Research, M. Or'
newald, Mainz, 1994.
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13
18 NOVEMBRE 1994
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
iti del film di Gianni Amelio sulla fuga in Italia in cerca di fortuna
alÉAlbanìa è verosìmile e il nostro paese anche
a «Lamerica» usa un linguaggio didascalico
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n anno o due dopo la fine del regime comunista.
!p industriale italiano e il
I giovane tuttofare si predano in Albania per imitare uno stabilimento caliluriero. Serve un albanese
ijie funga da titolare dell’im■esa, firmi le pratiche, e non
lia fastidio; sarà scelto un
icchietto, che poi risulterà
iiano, quasi completamente
ibambito e che pensa di esire ancora in guerra, cinlant’anni fa. Poi tutto il proto crolla e la fabbrica non
fa più. L’assistente del facidiere dovrà far rotta verso
irindisi insieme a migliaia di
lanesi in fuga.
;È tutto plausibile nel film
Gianni Amelio: il disastro
ionomico dell’Albania; le
iaite della dittatura (la cultudel sospetto, la polizia per
ada); i fasti di un regime
lie ora sopravvive nei suoi
Imulacri (gli statuoni di
¡oxha) e che forse non è mai
Istato niente di più; gli intessi delle aziende italiane
en conosciamo le «glorie»
iella nostra cooperazione allo sviluppo); il disfacimento
inorale.
È tutto verosimile, compresa la ricerca degli appoggi in
lede ministeriale da parte del
àccendiere incarnato da Miihele Placido; poi, forse per
fflpraggiunta «Mani pulite»,
ilmeccanismo si inceppa,
un funzionario o un sot
Ìiegretario è stato colto con
mani nel sacco e la coper,ara non è più garantita.
lante volte abbiamo saputo
ili queste tresche?
¡Eppure il film non convincome purtroppo non con
vincono molti film italiani
che partono con intenti di denuncia: oggi non funzionerebbero più neanche Salvatore Giuliano o Le mani sulla
città, o II caso Mattel-, una
stagione, quella del cinema
dell’impegno, guidata da
Francesco Rosi alla regia e
da Gianmaria Volontà come
interprete principale, è finita
da tempo. Che cosa è cambiato dunque? Essenzialmente il nostro modo di vedere.
Siamo stati vaccinati oltre
misura da operazioni come
La piovra (con le sue numerose iniezioni di richiamo) e
ormai, che piaccia o no, il
coinvolgimento che ci attendiamo da film che non sono
documentari (come li fa invece Daniele Segre, anche con
il suo ultimo Dinamite, girato
fra i minatori del Sulcis, recentemente trasmesso da Raitre) deve passare attraverso
una sceneggiatura ferrea, attraverso personaggi credibili
e attraverso dialoghi ben elaborati e intrecci rigorosi. Se
non si sceglie la strada del
documento (che può essere.
si badi, esso stesso drammatico) siamo nella//ciion, ma
essa deve sottostare alle regole dell’invenzione drammatica.
Per questo Lamerica è debole; a fatti del tutto verosimili (le abbiamo ben viste le
immagini dello stadio di Bari)
corrisponde una resa drammatica banalizzante e troppo didascalica. Fin dalFinizio i
dialoghi tra i faccendieri italiani e il mediatore albanese
tendono a spiegare tutto, troppo, a fare il riassunto in pillole, di 50 anni di storia; così
pure, sul camion, l’assistente
di Placido assediato dalle domande dei giovani che cercano l’America in Italia, risponde banalmente («In Italia vi
faranno lavare i piatti, ci sono
già marocchini e polacchi»)
alle ovvietà che costoro sciorinano; sulla Juventus, su Celentano, su tutta la presenza
italiana via Tv; ma se la realtà
è banale (e quante volte lo è),
non può esserlo la sua rappresentazione, pena la non trasmissione dei concetti e delle
idee, anche di quelle che han
no una ineluttabile verità
umana («Meglio lavare i piatti
in Italia che morire di fame in
Albania»).
Poi c’è una questione visiva, estetica. Siamo abituati a
veder rappresentare tutto,
perfino la morte, che ci viene
servita a tavola ben calda con
l’antipasto del sommario del
Tg; ma forse lo squallore ancora non si riesce a rappresentarlo a fondo. E allora un
paese che non c’è più e forse
non c’è mai stato, come l’Albania comunista e ciò che ne
resta, richiederebbe di essere
filmato «alla bruta» così
com’è, senza commento, senza personaggi drammatici.
Magari senza musica (qui ce
n’è invece troppa, per sottolineare i momenti forti, come
se un pubblico che si vuole
eternamente impubere non li
cogliesse).
Oppure, all’opposto, si potrebbe assumere un atteggiamento naturalistico, ma per
questo occorre avvicinarsi di
più, ingrandire i microfenomeni e scandagliarli limitando il raggio di ciò che si vuol
dire per dirlo a fondo. Per
non parlare dei toni simbolici
o surreali, che altri potrebbero affrontare e che Amelio,
forse giustamente, non tenta.
Ma allora che cosa resta? Resta purtroppo il già visto. La
nave che caracolla verso
Brindisi è quella che abbiamo
già visto nell’estate del 1991
(anno che ha modificato clamorosamente la nostra maniera di vedere le notizie, tra
il Golfo in primavera e il rapimento di Gorbaciov 15
giorni dopo Bari), nei vari Tg
e nelle foto di Benetton. Solo
che quella di Lamerica è un
po’ meno vera.
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(1935).
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ire servizi neirultima trasmissione televisiva di «Protestantesimo»
primi cent'anni di vita dell'Ywca-Ucdg
MIRELLA BEIW ARGENTIERI
Itre servizi oggetto della
trasmissione di domenica
novembre trattavano di aflomenti e circostanze che
npn hanno certo avuto grande
risonanza nel nostro paese,
nel primo, dal titolo «Bibbia,
passione». Marco Davite
dopo aver ricordato che la
tbbia, tradotta ormai in
■bOO lingue e dialetti, è il più
irinde best-seller di tutti i
'■tipi, si chiedeva se essa sia
¡però veramente letta.
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M-Om
Venerdì 18 - domenica 20
ivembre — FIRENZE:
^esso l’istituto Gould (via
-) Serragli 49), si tiene il se
dei
jropot® organizzato dalle edi
lorti pbu sul tema: «Il Re
di Dio: dalla Bibbia alla
Oria», Relazioni di Gino
Onte, Gabriele De Cecco,
Oniele Garrone, Mario
i^'Ogge. Per informazioni tei.
^•4957964 - 4452242.
'^ercoledì 23 novembre
^MODENA; Alle ore 17,
nesso il Centro studi religiop ' fondazione Collegio San
(via S. Carlo 5), neli-^oito del .seminario sulla
Seri biblica di Giona, la
bttrice Giacoma LimentaP^la sul tema: «La lettura
ebrai
ica di Giona».
Il conduttore ha quindi riferito di alcune recenti iniziative volte a diffonderne la conoscenza in Italia: una mostra
del «libro per eccellenza», a
cura della Società biblica, che
può essere messa a disposizione delle chiese locali al fine di avviare un dialogo con
la cittadinanza; il film Àbramo di Ermanno Olmi, che
presenta i primi 14 capitoli
della Genesi e a cui ne seguiranno altri su Giuseppe, Mosè, i Giudici, i Re, i profeti;
un inserto del quotidiano
L’Unità che dalla metà di novembre conterrà giornalmente parti dei Vangeli.
A questo proposito il direttore Walter Veltroni, recentemente intervistato, ha ricordato come sia ormai superata
(anche grazie al Concilio Vaticano II) la contrapposizione
tra fede e ideologia di sinistra, in quanto per esempio il
principio dei diritti collettivi
è proprio anche della concezione cristiana.
In occasione, infine, della
pubblicazione della cosiddetta
«Riveduta della Riveduta», il
prof. Bruno Corsani ha spiegato come sia necessario,
ogni 30 o 40 anni, rinnovare
le traduzioni, perché il linguaggio invecchiato non allontani le giovani generazioni.
Il secondo servizio, riguardante la X Assemblea della
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, ha presentato il cammino della Fcei
dal lontano 1967 e la sua funzione di «casa comune»
dell’evangelismo italiano anche se,' come ha precisato il
neoeletto presidente Domenico Tomasetto, non ancora tutte le sue anime vi sono presenti. Nel lavoro che vi si
svolge sono importanti l’attenzione ai ceti meno protetti
e l’impegno a guardare avanti
in una prospettiva ecumenica,
in quanto il dialogo va ricercato dovunque sia possibile.
Le chiese, ha detto Jean Fischer, presidente della Conferenza delle chiese europee,
devono essere promotrici di
pace anche nei conflitti che
dilaniano i popoli ((Irlanda,
Jugoslavia, Cipro ecc.). Per
quanto riguarda la situazione
italiana l’Assemblea ha invitato i credenti alla vigilanza di
fronte al revisionismo storico
e allo scarso rispetto per il
pluralismo, la giustizia sociale
e la distinzione dei poteri.
L’ultimo servizio, sulla nascita dei movimenti femminili, ha preso lo spunto da una
mostra allestita a Torre Penice in occasione del centenario dell’Ywca-Ucdg, la prima
associazione indipendente di
donne in Italia. Nell’intervista a Elena Pontet, membro
del Comitato nazionale e direttrice della rivista Impegno,
sono emerse le caratteristiche
fondamentali dell’as.sociazione: laicità, interconfessionalità, autonomia, attività a favore della promozione della
donna. La storia dell’YwcaUcdg nei suoi primi 100 anni
mostra come, pur avendo iniziato il suo cammino in àmbito protestante, anzi valdese,
essa si sia presto diffusa nelle
principali città italiane aprendosi a ogni adesione di area
cristiana e individuando i
suoi campi di intervento nel
sociale nelle zone economicamente e culturalmente più
arretrate.
La successiva intervista a
Bruna Peyrot ha messo in luce il collegamento tra le concezioni protestanti dell’autonomia individuale e dell’uguaglianza dei credenti (senza distinzione tra laici e ecclesiastici, tra uomini e donne) con l’affermazione della
parità dei doni di Dio che sono propri dell’uno e dell’altro
sesso, affermazione che sta
alla base delle rivendicazioni
portate avanti dai movimenti
femminili. Con il supporto di
suggestivi filmati d’epoca sono stati rievocati il movimento suffragista, le lotte per
l’ottenimento dei diritti civili
e giuridici e addirittura già
per la libertà di pulpito. Agli
scritti delle donne dell’SOO
che hanno difeso questi ideali
hanno certamente attinto stimoli e forza le fondatrici dell’Ywca-Ucdg.
La trasmissione molto densa di contenuti è riuscita, nel
breve spazio a disposizione, a
presentare gli argomenti con
sufficiente completezza.
Una incisione che accompagna ia pubbiicazione deli’inedito romanzo di Verna
Libri
La città futuribile
È una visione lucida e disperata, benché venata dall’umorismo, quella dell’inedito di Jules 'Veme, da poco pubblicato in
Francia*. Scritto nel 1863 come seconda opera, dopo la pubblicazione di Cinque settimane in pallone, il libro prefigura, datandola 1960, la società del futuro; si parla di una Parigi collegata via acqua al mare, percorsa da treni metropolitani sopraelevati (da notare che la celebre linea «2» del mètro è in buona
parte scoperta e risale al 1913), di silenziose auto a gas, di elettricità imperante ovunque, di scomparsa delle lettere e delle arti
a tutto vantaggio della contabilità aziendale e bancaria, unica
forma di scrittura. Chi pensa, in buona sostanza, è un parassita
che si può guardare con sufficienza. E quanto tocca al giovane
orfano Michel, che si trova a vincere il premio per la composizione poetica in latino nel proprio istituto; un concorso, ovviamente, che celebra la fine di un’epoca: Michel è infatti l’unico
concorrente, l’ultimo a coltivare le passioni dello spirito, fatta
eccezione per un prozio e per un collega di lavoro, improbabile
musicista squattrinato. In un giorno come tanti Michel incontrerà anche la ragazza dei suoi sogni, ma la fine del lavoro
presso lo zio ricco (padrone della più importante società bancaria della metropoli) lo costringerà alla faqae e a un’érrare per le
vie di Parigi e per i suoi cimiteri che non hanno nulla da invidiare, quanto a disperazione, al Knut Hamsun di Fame. A questo punto, forse perché lo scrittore poco più che esordiente non
sapeva più come uscire dalla situazione, il libro si interrompe,
non senza averci lasciato una lieve inquietudine: al di là delle
banalizzazioni e dei facili riscontri, in qualche modo il Veme
capace di immaginare la conquista della Luna e dei mari aveva
visto abbastanza giusto.
(*) JuLES Verme; Paris au XXme siècie. Paris, Hachette, 1994, pp
217, Ff 119.
Mistero con camera chiusa
Si dice spesso, nel caso di pubblicazioni di questo tipo, che
«è molto più di un romanzo giallo», riferendosi a contenuti e
modalità espressive che alcuni autori, partendo da una narrativa «di genere», mettono sulla carta. Non sfugge a queste considerazioni Il grande mistero di Bow*, che peraltro non si sottrae ai canoni del genere poliziesco anzi si può ben dire che,
apparso la prima volta nel 1895, sia il capostipite di un «sottogenere», quello del delitto all’interno di una camera chiusa e
irraggiungibile dall’estemo. Quasi tutti i grandi giallisti si cimentarono infatti con questo genere di rompicapo, da Agatha
Christie a Stanley Gardner. Il libro di Zangwill è tuttavia anomalo nella produzione di un autore che si occupava sostanzialmente d’altro e che, ebreo russo stabilitosi in Inghilterra, scrisse romanzi «impegnati», saggistica e commedie. La vittima
del quartiere di Bow è un filantropo passato attraverso esperienze sindacali e tutto dedito ai problemi del più deboli; non
si trova un movente valido per la sua uccisione e ancor meno
si capisce come il delitto abbia potuto avvenire. Senza ovviamente procedere oltre nella trama diremo, per non smentire la
tradizione di cui sopra, che il libro offre, oltre alla suspense e a
una brillante ironia che pervade specialmente le pagine dedicate all’inchiesta preliminare e al successivo processo, anche uno
spaccato della Londra sindacale a cavallo fra i due secoli, ambiente che non cesserà di affascinare scrittori e registi anche in
seguito, con i suoi entusiasmi, le sue ingenuità, il suo idealismo e l’arrivismo di alcuni.
(*) Israel Zangwill: Il grande mistero di Bow. Palermo, Sellerio,
1994, pp 171, £ 15.000.
14
PAG. 10 RIFORMA
CRDÌ
Il sistema educativo di ogni paese dovrebbe essere pluralistico e pluriculturale
Minoranze e insegnamento della religione
NINIAN SMART
Ninian Smart è professore di
Studi religiosi all’Università di
Santa Barbara, California, già
direttore del Consiglio progetto
scuola per l’educazione religiosa a livello elementare e secondario all’Università di Lancaster (Gran Bretagna). Nella stessa Università è il fondatore del
dipartimento Studi religiosi. Il
presente intervento è basato sulla comunicazione finale fatta del
prof Smart in occasione dell’
Intereuropean Conference on
Church and School (Ices) , svoltasi a Roma dal 25 al 29 luglio
nei locali della Facoltà valdese
di teologia.
Il tema generale della Conferenza è stato: «Le minoranze cristiane in un mondo
pluralistico: è l’educazione
religiosa confessionale la risposta giusta?». Io posso sostenere che, nella migliore
delle ipotesi, essa è solo in
parte la risposta giusta.
Il prof. A. C. Zijderveld,
che mi ha preceduto con la
sua conferenza, ha introdotto
una particolare ipotesi circa
una progressiva secolarizzazione, con relativo calo della
frequenza in chiesa a cominciare dagli anni ’60. Zijderveld considera una delle
maggiori cause di secolarizzazione il diffondersi di un
Welfare State che ha progressivamente sottratto la funzione sociale alla religione istituzionale. E mentre in un primo tempo ha preso in esame
soprattutto l’Europa nord-occidentale in seguito, con 1’
espandersi delle dottrine socialdemocratiche, ha applicato la sua ipotesi al resto del
continente.
Pur condividendo i punti di
forza presenti nella relazione
del prof. Zijderveld, penso
che ci siano altri fattori da
prendere in esame: 1) il sorgere del nazionalismo con i
suoi effetti in campo educativo ai nostri giorni; 2) il fallimento del cristianesimo riformato nel far presa sulla gente
comune, abituata in precedenza a una ricca vita rituale;
3) l’appello alla fedeltà da
parte di nuove forze spirituali
e politiche, come per esempio
il marxisirio e il nazismo; 4)
le posizioni anticlericali incoraggiate dalla Rivoluzione
francese e da altre rivoluzioni, compreso il Risorgimento;
5) la critica intellettuale postilluministica della religione.
D’altra parte nell’Europa
orientale l’attacco alla religione dei governi marxisti ha
favorito un certo risveglio.
Come sempre il sangue dei
martiri è il seme della chiesa;
quindi la secolarizzazione si è
indubbiamente verificata, anche se in modi differenti nei
diversi paesi: come incide
tutto ciò sulle religioni e in
particolare sulle minoranze
religiose?
In generale gli attuali stati
nazionali democratici hanno
interesse al pluralismo. Le
maggioranze, al pari delle minoranze, sono composte da
cittadini dello stato. Le minoranze hanno ottenuto qualcosa
di simile a un’emancipazione
religiosa solo nel XIX e XX
secolo; e nei paesi dell’Est il
marxismo diventò a tutti gli
effetti religione di stato, assumendo dalle tradizioni religiose il motto «cuius regio
eius religio» (o «cuius regio
eius- ideologia»). Con il crollo
dell’impero sovietico la conversione al pluralismo religioso non è compiuta, essendo
impedita sia dalla necessità di
riqualificare gli insegnanti
ereditati dal vecchio conformismo, sia dalla tendenza delle chiese di riappropriarsi dei
Tribuna libera: dibattito sulla politica
L'economia, l'etica
e la crisi della sinistn
jsier
N. SERGIO TURTULICI
SO poco di Sergio Pasetto,
ma il poco che so me lo
loro vecchi privilegi. Mi sembra ovvio che la costituzione
di una moderna democr^ia
pluralistica sia al servizio degli interessi delle minoranze,
e mi sembra essenziale che
un’educazione moderna debba includere quel tipo di istmzione informativa che costituiva uno dei modelli che ci
ha presentato il prof. Suzanne
Heine nella sua conferenza. I
principali sono tre:
1) Tutto è lasciato nelle
mani di varie tradizioni religiose e nella scuola non viene
fatta alcuna istruzione religiosa. Questo modello è talvolta
favorito da intellettuali loro
stessi su posizioni anticlericali e/o atee. Ciò che ottiene
questo modello è di privare i
giovani della conoscenza e
della forza delle religioni (o
più in generale di una visione
del mondo). Essa favorisce
l’ignoranza di aspetti importanti della storia.
2) Il modello nel quale
l’educazione religiosa è prevalentemente informativa,
sotto la direzione dello stato.
S. Heine metteva in guardia
contro possibili trabocchetti.
Infatti si potrebbe assistere
alla presentazione di una parata di misteriose visioni del
mondo, dato che l’insegnante
sarebbe distaccato dalla sua
materia d’insegnamento.
3) E il modello che sottolinea lo sviluppo di una predisposizione religiosa e lo sviluppo di una più profonda
comprensione.
In ogni caso io vorrei andare oltre a una ricerca informatica e assistita, lasciando tuttavia intatta l’autonomia
dell’individuo. Vorrei esaminare ora la nostra attuale situazione. È naturale che le
minoranze cristiane cerchino
di condividere ciò che la
maggioranza può ottenere in
rapporto al programma educativo dello stato ma io vorrei
fare un piccolo passo indietro
e considerare quale sarebbe la
situazione ideale in un moderno stato democratico. La
situazione ideale sarebbe che
un’istruzione informativa
pluralistica facesse parte integrante dell’istruzione generale. In certe aree, come nelle
zone luterane della Germania,
questo viene ampiamente attuato sotto una bandiera confessionale, a motivo della rinomata tradizione liberale
della comunità luterana locale. Così pure avviene nelle
scuole gestite dalla Chiesa
d’Inghilterra. In ogni caso, da
un punto di vista ideale, gli
studi religiosi nelle scuole
dovrebbero esser parte incontestata dell’educazione generale. Questo implica due
aspetti:
1) una presentazione pluralistica e pluriculturale delle
religioni accompagnata dalle
domande degli studenti circa
somiglianze e contrasti esistenti;
2) una riflessione attenta e
sensibile e uno stimolo alla
ricerca degli studenti.
Tutto questo richiede un
terreno educativo, perché le
religioni fanno parte dell’intera eredità umana e devono essere trattate nel più ampio
contesto. Anche l’adozione
delle pratiche di empatia
informata, usando l’immaginazione, è vitale per l’educazione in generale: se non è
fornita dovremmo insistere
per averla. Bisogna notare che
l’empatia costituisce già di
per sé una sfida alle tradizioni, che devono venire a patti
con essa. Dato che la pressione sulle minoranze fa sì che
esse preservino se stesse, è
anche giusto che vedano questi studi religiosi generali
all’interno della costituzione
di un’Europa sempre più unita, nella quale i diritti delle
minoranze verranno garantiti.
Inevitabilmente in uno stato
moderno il ruolo dell’educazione religiosa può venire politicizzato, ma il suo posto dovrebbe essere in definitiva determinato da motivi educativi
piuttosto che nazionalistici.
Oltre alla questione degli
studi religiosi, inclusi nell’
educazione generale, c’è anche il problema della catechesi. Certamente le comunità possono fare come, credono, entro ampi limiti. È
dubbio secondo me che debbano ricevere aiuto dallo stato: la catechesi è responsabilità delle famiglie e delle comunità e ha poco a che fare
con il modello dell’educazione generale (benché le minoranze abbiano dovuto affrontare delle preoccupazioni di
tipo maggioritario per supplire con la propria catechesi alle esigenze dell’educazione
generale). Sono abbastanza
realista per riconoscere che
per lungo tempo avremo una
situazione confusa. In quelle
aree entrambi i gruppi di
maggioranza e di minoranza
avranno il dovere di incoraggiare gli ideali dell’educazione generale. Dovremo tutti
essere fedeli ai principi di libertà, apertura, pluralismo,
conoscenza e, infine, alla
creazione di una genuina comunità mondiale.
(traduzione di
Maria Staffi Soggin)
rende simpatico e-un , po’
complice: siamo approdati
entrambi alla fede evangelica
avanti negli anni, entrambi
dopo la resipiscenza e la deriva da un’esperienza politica a
sinistra. Con la sinistra in
campo pare a me oggi, nel
mio presente di cittadino e di
protestante, di avere poco da
spartire. Pasetto per contro si
invischia ancora, mi sembra,
nelle panie e sirene della dogmatica di sinistra, notoriamente meno critica di quella
evangelica. Pumondimeno ho
gran rispetto della sua posizione: tra le tante voci da sinistra ultimamente pubblicate
su questo giornale, la sua è
fra quelle che più si sforzano
di ragionare criticamente.
Pasetto ha toccato tre punti
interrogandosi sul futuro della sinistra (Riforma del 4 novembre). Rispondo brevemente sui tre punti.
1) Che Cosa significa che la
sinistra (la galassia dei componenti della sinistra attorno
al Pds, se ho ben capito) dovrebbe non più privilegiare
«la difesa del proprio orto»
che genera «confusione e immobilismo»! Significa forse
che il campo progressista dovrebbe continuare a gravitare
supinamente nell’orbita del
Principe, del Pds?
2) «Un’economia - auspica
Pasetto - che fissi regole
compatibili per un 'economia
capitalistica moderna (...)
che condizioni queste regole
al rispetto di ogni uomo, della sua vita, della sua felicità». Il futuro della sinistra
che Pasetto vagheggia, mi
sembra, resta quello centrato
sullo stato dirigista, regolatore pedagogico e illiberale dei
comportamenti delle imprese
e di quelli collettivi (o alme
Xa conci
fratelli
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Siicordan
no, visto che Pasetto non
mina lo stato nel suo artico!
su politiche di questo t
Pasetto, oggi approdato ¡
chiesa della Riforma, sa
che l’economia capitalis,
«che ormai - lui dice - ^
la governa», aveva, alle
origini in sé le proprie regoj
il senso della valenza collef
va del proprio intraprenda
Il problema, semmai, è di
nare là. Lo stato deve b
fissare i giusti paletti ™
l’economia ma, se vuole a
che essere dirigista e mondi
zatore, fa solo guai. Tangí
topoli è frutto di un cani
dell’etica ma anche di
stato interventista e mani
gione, che ha preteso di del
re all’economia le sue «re
le» niente affatto sollecite
bene pubblico.
3) «Di conseguenza, la sii
stra dovrebbe imparare
ascoltare la voce della gei
te». Qui Pasetto dice bene:s ptaziont
la sinistra italiana avesse sa nnto tra 1
puto ascoltare la dinamie elitiche
sociale, se avesse saputo da rofonde i
risposte, misurate e concreti i’esorta
alle domande della gente,j( gve sentii
avesse puntato meno alregàl hiproprit
escatologico dei domani chi rossimo è
cantano, nel mentre s’aceft atello ar
dava, nella pratica quotidia elle conv
na, all’andazzo delle politi [acque cc
che correnti, oggi avrenuns a avuto i
forse la sinistra al govera® ’¡estimon
Una sinistra liberale, laici àldese o^
pragmatica, capace di coi a pubblica
frontarsi con il libero tnercl redominii
to mondiale.
Non l’abbiamo. Al gov«no abbiamo Berlusconi. Ha
vinto facile perché Tal
va elettorale era Bertinottii
Ma non è il massimo, lo rii
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ecumenismo»
Dibattito sul «Testo di studio per le chiese valdesi e metodiste sul
E possibile salvaguardare la propria identità?]
GIOVANNI GÖNNET
Il Testo di studio per le
chiese (v. Riforma n. 33
del 2 settembre) evidenzia bene le problematiche attuali
della nostra testimonianza cristiana rispetto alle 76 aree di
incontro e di dialogo prospettate: 1) tra gli evangelici italiani; 2) tra le varie confessioni protestanti in Europa e nel
mondo; 3) con l’anglicanesimo; 4) con l’ortodossia, specialmente del ramo orientale;
5) con la Chiesa romana; 6)
con l’ebraismo; 7) con altre
«fedi viventi» (buddismo,
ecc.). Come si vede, non si
tratta solo di confessioni cristiane, a livello istituzionale e
di base, ma anche di altre religioni: dunque, insieme, un
ecumenismo confessionale e
un ecumenismo interreligioso,
le cui rispettive caratteristiche
devono essere ben distinte.
Ora, la prima esigenza che
si presenta all’esame delle
chiese è di ordine sia spirituale che intellettuale: percepire
con esattezza le proprie e altrui identità; poi, forti della
convinzione dei più, che il
movimento ecumenico preso
nel suo insieme «non caldeggia né la rinuncia a queste
identità né la loro perdita,
ma ne promuove l’incontro»
(punto 4), esse dovrebbero
prima di tutto verificare se e
fino a che punto quel dialogo
e queir incontro tanto vagheggiati sono bene avviati,
oppure se subiscono ritardi e
incomprensioni. Vediamo un
po’ quel che succede qui e
ora, a partire da casa nostra.
1) Ber gli evangelici italiani il fallimento di «Pentecoste ’94» è stato un brusco risveglio: il letteralismò biblico, di stampo fondamentalista, che caratterizza talune
comunità o chiese definite
«non boriche», rischia di diventare fine a se stesso. Resta
tuttavia la fiducia che, come
si esprimeva Domenico Maselli in Fedeltà (n. 198, ott.
1993), «l’evangelismo italiano possa trovare uno sviluppo unitario in cui ciascuno è
se .stesso ed è in dialogo fraterno con gli altri».
2) Più positivi i contatti fra
riformati, metodisti, luterani,
ecc. a livello europeo e mondiale, ma si desidererebbe essere meglio informati.
3) La spaccatura tra gli anglicani, tra fautori e oppositori dell’ordinazione delle donne, se fa indubbiamente problema non rischia però di vanificare il dialogo ecumenico
se non con la Chiesa romana
e gli ortodossi.
4) Più grave lo scontro fra
questi ultimi (l’ortodossia) e
la Chiesa romana, non solo a
proposito degli uniati ma anche sullo spinoso problema
dell’evangelizzazione: perché
attribuirne l’esclusività soltanto all’una o all’altra delle
due parti in causa?
5) Circa la Chiesa romana,
fa bene il Testo a affermare
che l’identità cattolica, quella
almeno che si esprime a livello ufficiale, sembra «sostanzialmente ricalcata sulla figura del papa, di cui colpisce
l’instancabile protagonismo
(...) a dispetto della dottrina
della collegiabilità episcopale» (punto 4). Tra le due fonti
di riferimento indicato, mi
fermerei un momento sul Catechismo della Chiesa cattolica (ed. italiana 1992), nel
quale non mancano articoli su
argomenti tuttora nevralgici
nel dialogo ecumenico, quali
per esempio: il dogma dell’assunzione di Maria al cielo
(art. 969h il reiterato sacrificio di, Cristo nella messa (art.
1367), la pratica delle indulgenze (art. 1471), resistenza
del Purgatorio (art. 1030-32),
il rifiuto dell’ordinazione
femminile (art. 1577), ma soprattutto le formulazioni dogmatiche sulla Chiesa romana
e sul papa: la prima, quella in
citare liberamente»
882), il tutto con rima”®
iRlTOCOH
STAMPA;
EDITORE;
compromesso e l’invito
apostolo Pietro «a ¡¡f
conto della speranza che
noi a tutti quelli che ci e .
dono .spiegazioni» (I P>®, i
15). Il resto è nelle man*
Signore.
Via
Via
Via
SiREnOF
VICEDIRE
REDAHO
Busefl
' feio G
gra, L
naidi,
co Sci
cui sussiste «l’unica Chiti
di Cristo, una, santa, catt»
ca e apostolica» (art. 811)
per mezzo della quale soli
to «si può ottenere
pienezza dei mezzi di salvi
za» (art. 816); il secondi
proclamato ancora «vicario
Cristo» e pastore di Wùa
Chiesa sulla quale egli ha 4
potestà piena, .suprema e a" -------
versale, che può sempre esh, ^ARANTI;
noRo
....... ammirisi
quasi letterali a definizW
del Concilio di Trento e
Vaticano II (Lumen _
o a encicliche del papa attui
(Mulieris dignitatem).
6) Se Israele «è la radii
che ci porta» (punto 7), co»
la mettiamo con una retta c*
gesi di Romani 11? La pu
messa di salvezza, come p®
la minaccia di distruzione
guardano tanto i rami o
olivo selvatico quanto r
dell’olivo domestico.
7) Infine, circa le nltre
di viventi», la sfida è ih^
biamente tra il costante
colo delFacculturazione e^j
•de>
■Dtdinar
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Riforma è il
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^ 19q®NERDÌ 18 NOVEMBRE 1994
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PAG. 1 1 RIFORMA
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«omo
conclusione dello scritto
fratello Paolo Zebelloni
ji, 42 sotto il titolo «Voruna maggiore obiettività»
ij jia portato a riflettere a
go su ciò che può portare
credente a ventilare decii dettate certamente da
,a amarezza per chi le ha
jtte e a altrettanta amarezr chi le legge. Due amacertamente di natura tolente diversa.
lon ho potuto fare a meno
[incordare il momento in cui
Jinodo del 1976 ho letto
¡Ila petizione firmata da
137 membri di chiese evanSche riguardante l’indirizzo
Stico dilagante nella Chiesa
Idese e la conseguente inietudine. Tale petizione non
testava però che il conmto tra le varie ideologie,
iche se duro, è garanzia di
lertà e di autenticità e con
le visione avevo letto la cipetizione. L’ordine del
sinodale fu oggetto di
¡azione, sia pure nel coniato tra le varie convinzioni
lolitiche contrastanti, e di
JUtodan ¡«fonde meditazioni dettate
cenere^ llll’esortazione che «ognuno
gente, s »ve sentire la chiesa come la
alregoj ina propria casa, nella quale il
nani chi fossimo è riconosciuto come
' rateilo anche nel confronto
fuotiefij elle convinzioni politiche»,
e polii [acque così il periodico che
vremnt! a avuto vita per molti anni,
govera^ 'estimonianza evangelica
e, laic^ iìldese ove, in contrappunto
di coà a pubblicazioni in cui aveva
0 mere^‘ dominio un concetto polico e partitico, veniva dato
attere primario alla «Sola
iptura».
realtà di oggi mi sembra
ifere un carattere totalmente
iverso. 11 riferimento al peniero politico dell’attuale dilore di Riforma non credo
ia attinenza con taluni arili scritti da fratelli che la
isano press’a poco ciò che
pensa. Faccio un raffronta gli anni ’70 e quanto
'tae pubblicato oggi da
"^orma\ lo leggo tutto e lo
liccio con interesse e con
i, la Sii
Iran
’Ila gèl
bene:
/esse
inamii
d govaconi. Ha
alternaticrtinottii
I, loti!
m
STORIA DI UN BATTISTA NELL'UNIONE SOVIETICA
VANIA E GLI ANGELI
CHRISTINE CALVERT
Nella chiesa battista di Milano, vìa Pinamonté da Vimercate, è stato presentato il 9
ottobre un libro scritto da una cattolica
«ecumenica» sulla breve vita di un battista
moldavo. Il libro è acquisibile presso l'autrice (tei. 02-86454503) e presso la casa
editrice Uomini nuovi - Marchirolo (Va) (tei. 0332-723007).
Pia Maria Vincenti aveva appena
(
quindici anni, quando, nel 1976,
venne a conoscenza, attraverso un libro
«Samizdat: Cronaca di una vita nell’Urss», della morte in circostanze non
chiare di un giovane soldato moldavo
di nome Vania. La versione ufficiale
parlava di annegamento, ma la fonte disponibile alla giovane Pia Maria parlava di torture. Tanto bastò per affascinarla e determinarla a ricercare la famiglia di quel soldato, morto per la sua fede di cristiano battista. Nel 1986, dopo
una lunghissima ricerca, potè entrare in
corrispondenza con ia famiglia di Vania, ma soltanto nel 1992 riuscì ad entrare in Moldavia e a far visita alla famiglia. Quest’anno è uscito per le edizioni Uomini nuovi il suo libro: «Vania
e gli angeli», che è il risultato di tanto
impegno profuso nella raccolta scrupolosa di documenti.
Il libro è innanzitutto una collezione,
senza commenti di sorta, di lettere
scritte da Vania durante il .suo calvario:
un periodo di due anni in servizio militare nell’esercito dell’Unione Sovietica.
Inoltre l’autrice è venuta in possesso di
una copia.registrata di un nastro recante
il diario degli ultimi mesi di vita di Vania. Altre lettere sono quelle della famiglia, dei membri della sua chiesa non
registrata e di semplici conoscenti o di
sconosciuti solidari con la famiglia del
giovane soldato.
Vania apparteneva, dunque, a una
chiesa battista che rifiutava, come molte altre, di registrarsi presso le autorità
e soprattutto non ottemperava a quelle
norme che proibivano fra l’altro la divulgazione della Scrittura, le riunioni
dei giovani, delle donne e della scuola
domenicale. Molti, forse qualche migliaio, di questi battisti furono arrestati
e consegnati ai lager, gulag della Siberia. Ci viene alla memoria il battista di
quel libro di Solzenicyn «Un giorno
nella vita di Ivan Denisovich», il quale
cantava inni e salmi mentre era costretto ai lavori forzati, mentre lavorava coi
piedi nelle acque gelate della tundra siberiana. Esperienza non dissimile fu
quella di Vania, costretto per punizione
a tenere le braccia in una cella frigorifera per lungo tempo.
Ora arriva questo breve libro e mi pare che la prima reazione a cui esso ci induce è quella di scuoterci e di chiederci,
a quelli di noi che negri anni Sessanta e
Settanta hanno ignorato e forse anche
denigrato chiunque fosse della chiesa
«underground» o chiunque appoggiasse
le denunce del pastore anticomunista
Richard Wurmbrand, se non dobbiamo
fare ammenda di questo colpevole
oblio. Quelli di moi che poterono visitare TUnione Sovietica in quegli anni e
partecipare ai culti delle chiese battiste
dell’Unione, stracolme di fedeli che
senza inibizione adoravano il Signore,
si dicevano: «Perché anche gli altri non
accettano di muoversi nel quadro legale
dell’Unione Sovietica? Perché non obbediscono alle leggi? Perché mettono a
repentaglio la propria vita? In fondo
hanno ampi spazi per testimoniare, se le
chiese sono così piene di fedeli!».
Questo libro è in parte una risposta ai
nostri interrogativi. La fede di Vania,
così viva e tenace, è lontana dalla nostra esperienza occidentale. La nostra
fede è maturata in un retroterra diverso;
i demoni suoi avversari non sono i nostri. La sua fede si avvicina a quella
dell’autore dell’Apocalisse. I suoi digiuni, le sue esperienze mistiche, le visioni degli angeli c della Gerusalemme
celeste e i miracoli, sono lontani dalla
nostra esperienza di credenti raziocinanti e coi piedi per terra. Tutto questo
va letto in chiave evangelica, non come
dimostrazione della «pietà» di Vania.
Quegli eventi sono vissuti come doni
«...affinché gli increduli credano in Dio
e nel suo figlio Gesù Cristo».
amore. Certo non condivido
tutti gli articoli (non mi riferisco specificamente a quelli a
carattere politico), ma penso
alla discussione che al Sinodo
del ’76 ci portò a affermare
che ognuno deve sentire la
chiesa come la sua propria
casa, ecc. E allora vorrei dire:
caro fratello Paolo, non ti
sembra che Riforma contenga
tanti articoli che fortificano la
nostra fede, testimoniano
dell’agape ma che, come
«giornale della chiesa» debba
dare spazio a pensieri ove fede, morale e cronaca si accoppiano? Ti sembra che solo
perché dissenti dall’impostazione di taluni articoli si possa pensare di non rinnovare
l’abbonamento al nostro giornale e, scusami, a quasi incoraggiare altri a farlo? (...).
tàl!
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
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e soltL—,
tutta IJ^PETTORE: Giorgio GardioI
^DIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
REDATTORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
Busetto, Luciano Cirica, Alberto Coreani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Jean-Jaoques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Pienraido Rostan, Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele Volpe
I sahit^
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esd. 'GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bru
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riniaDi AMMINISTRAZIONE; Mitzi Menusan
’iniziai ;ABB0NAMENTI: Daniela Actis
Ito e li^WOCOMPOSIZIONE: Aecs.r.l.-tei, 0174/551919
; BIAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174/42590
¡EDITORE; Edizioni protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis -10125 Torino
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Bcon.
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il^rina è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
dfìi 19
r ' gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
Ordinaiv^a ,1^*^ C _________
c ordinanza in data 5 marzo 1993.
¿crero 43 del 11 novembre 1994 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMP
vra Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 9 novembre 1994.
-u,v
Ciascuno di noi è responsabile di fronte a Dio del
proprio operare, della forma
della testimonianza della
propria fede nel valore della
croce; un testimoniare in forma non soggetta al giudizio
umano, ma che ei rende direttamente responsabili di
fronte a Dio della forma del
nostro testimoniare in base a
ciò che da Dio abbiamo ricevuto e riceviamo.
Coraggio, fratello Paolo;
trovo più che apprezzabile la
necessità del tuo sfogo, perché può essere oggetto di
scambio, di diversi punti di
vista, come avviene in ogni
famiglia. Ma alza gli occhi ai
monti (Salmo 121); rimani
abbonato con noi, con la
chiesa, a chiedere a Dio l’aiuto per ciò che tu pensi più opportuno affinché, sia pure in
modo diverso, con visioni
umane diverse, siamo e vogliamo essere uniti per annunziare, avvalendoci anche
del nostro giornale, che Dio è
il nostro Signore.
Ugo Zeni - Cantagallina
Riforma
non è solo
politica
Riforma fa
quanto chiesto
È vero, come ha scritto Anna Maffei, che sul nostro settimanale si fanno troppe
chiacchiere. Tante persone si
credono nel giusto, si ergono
a giudici della redazione di
Riforma e si abbassano al ricatto (il non rinnovo dell’abbonamento). Nel n. 42 Paolo
Zebelloni chiede maggiore
obiettività e rigore. Cosa si
legge sul nostro giornale: soltanto le «chiacchiere» o anche la meditazione, la pagina
biblico-teologica («all’ascolto della Parola»), le pagine
della vita delle chiese, nonché-gli inserti e documenti?
Per favore finiamola con
chiacchiere aggressive e
«sfoggio di protervia», lasciando che siano gli storici
ad occuparsi di storia, i politici di politica e i teologi di
teologia e rientriamo noi
stessi nel «rigore dei riformati», rigore di cui pretendiamo
siano rivestiti gli altri.
Caro direttore,
quando ho letto la lettera di
Roberto Mollica su Riforma
n. 41 del 28 ottobre mi sono
riproposto la vecchia domanda: perché si debba usare la
pagina dei lettori del nostro
settimanale per uno sfogo
delle proprie personali convinzioni politiche. Le quali,
anche se legittime, quando
siano sostenute con onestà di
intenti, tendono purtroppo a
creare motivi di divisione con
chi, con altrettanta onestà, la
pensi diversamente. Abbiamo
già tanti argomenti da trattare, che nel nostro paese non
trovano facile accoglienza:
perché dobbiamo occupare lo
spazio per scagliarci a vicenda filippiche che troviamo
tutti i giorni sui giornali di
destra e di sinistra?
Leggo adesso sul n. 42 la
lettera di Paolo Zebelloni che
rincara la dose e termina con
il consueto meschino ricatto
di non rinnovare l’abbonamento, per l’occasione che
Riforma avrebbe mancato.
Qui si sta esagerando.
A me non sembra che
Riforma abbia disatteso il
mandato, che le è stato dato
congiuntamente dal Sinodo e
dall’Assemblea battista, di
essere una voce delle nostre
chiese e più in generale del
protestantesimo italiano in un
paese che questa informazione ha poca occasione di
ascoltare. Non mi risulta invece che le sia stato richiesto
di cantare gli osanna per la
nascita della seconda Repubblica.
Se poi mi consenti di esprimere il mio parere, questa nascita deve ancora avvenire.
Lo sproporzionato vantaggio
nell’informazione (lo si è
sempre saputo, ma nel nostro
paese non vi sono leggi al ri
guardo) fa intanto dubitare
della democraticità delle elezioni del 27 marzo. Non mi
sembra poi un progresso che
per combattere la lottizzazione la maggioranza si sia addirittura seduta sulla Rai, occupandone tutti gli spazi, e per
combattere il consociativismo
abbia preteso la presidenza
delle due camere del Parlamento.
Non mi sembra infine un
progresso che, mentre si condanna la corruzione in cui era
degenerata la classe politica,
si insulti e si attacchi la magistratura che per prima si è
mossa a colpire i responsabili
e si levino voci di rivalutazione di un passato in cui il nostro paese è stato condotto alla rovina e tanti connazionali
a morire in tutte le parti del
mondo.
Ma qui il discorso si farebbe troppo lungo e io mi fermo, in ottemperanza della tua
raccomandazione.
Umberto Beltrami - Monza
Un grazie
di cuore a
Maria Vingiani
Laura Gelso - Torino
im/a
di MEYTRE e RINALDI
ONORANZE FUNEBRI
10063 PEROSA ARGENTINA - Via Roma, 8/B - S 0121/804004
ORARIO CONTINUATO
Personalia
Cristina Ricca si è brillantemente laureata in Letteratura tedesca presso l’Università
di Torino discutendo una tesi
dal titolo: «Heine e Schumann. Un’analisi delle relazioni tra poesia e musica nelle composizioni per voce e
pianoforte» e riportando la
votazione di 110 e lode con
dignità di stampa. Relatori i
proff. Anna Charloni e Giorgio Pestelli. Alla neodottoressa le nostre felicitazioni e i
migliori auguri.
Errata
Nella lettera dal titolo «La
Bibbia è la Parola di Dio?»
(Riforma del 4 novembre), a
firma di Aldo Cianci, l’ultima
frase è risultata stravolta da
un errore di composizione. La
frase corretta è: «La Bibbia
non è tutta Parola di Dio,
perché la Bibbia non è Dio»,
e non «la Bibbia non è tutta
la parola di Dio», come erroneamente stampato.
NUOVI INDIRIZZI — Il
pastore Herbert Anders comunica il suo nuovo indirizvia Amedeo Rossi 1,
zo:
12100 Cuneo. Il telefono resta invariato: 0171-630396.
• Aldo e Fernanda Comba comunicano il loro nuovo
indirizzo: via Amedeo Bert
14/2, 10066 Torre Pellice.
Tel. 0121-953402.
RINGRAZIAMENTO
«Ritorna, anima mìa,
al tuo riposo
perché l’Eterno
t'ha colmata di beni»
Salmo 116, 7
Il 13 novembre ha terminato la
sua lunga giornata terrena
Laura Primo
ved. Jon-Scotta
Lo annunciano la figlia Lilia, la
nipote Mirella col marito Corrado,
i diletti pronipoti Valeria e Andrea,
la cognata Irma, parenti e amici.
La famiglia esprime la sua riconoscenza al direttore, sig. Gobello, e a tutto il personale deH'Asilo
valdese di San Giovanni per l'amorevole e continua assistenza
prodigata alla propria cara in
questi anni di permanenza nella
Casa, e alla dott. Liliana Pons
che l'ha seguita con professionalità e affetto.
Nelle mie povere parole di
ringraziamento a tutte le chiese italiane per la loro partecipazione al mio cordoglio in
occasione della scomparsa di
mio marito, Glen Williams,
ho mancato di menzionare il
nome della professoressa Maria Vingiani: ella è venuta di
persona a Ginevra per i funerali di Glen e ha dato una testimonianza indimenticabile
per tutte le chiese.
A lei e a tutto il Sae, che
mio marito ha tanto amato,
esprimo la mia sincera e
profonda gratitudine.
Velia Williams - Napoli
Esprime ancora un particolare
ringraziamento al pastore e amico
Franco Davite e a tutti coloro che
hanno partecipato al suo dolore
nel momento della separazione.
Luserna San Giovanni
13 novembre 1994
RINGRAZIAMENTC
«Venite a me, voi tutti
che siete travagliati
e aggravati,
e io vi darò riposo»
Matteo 11,28
La figlia e i familiari della cara
Enrichetta Baret
ved. Bouchard
commossi e riconoscenti per la
dimostrazione di stima e di affetto
ringraziano di cuore tutte le persone che con scritti, presenza e
parole di conforto hanno preso
parte al loro dolore. Un grazie particolare al personale medico e infermieristico dell'Ospedale valdese di Pomaretto, alla Comunità alloggio «La dua valaddo» di Inverso Rinasca, al medico curante dr.
Varalda, al pastore Noffke e a tutte le gentili persone che si sono
prestate per l'assistenza durante
il periodo di malattia.
Inverso Rinasca
14 novembre 1994
16
PAG. 1 2 RIFORMA
VENERDÌ 18 NOVEMBRE 1 qq.
Progetto «Azione mondiale delle chiese>
Le gravi mancanze
deirOnu in Ruanda
In una dichiarazione pubblicata al termine di una riunione svoltasi a Ginevra il 17
e 18 ottobre, i responsabili
del progetto “Church World
Action-Ruanda” (Cwa-R)
hanno espresso la loro viva
preoccupazione «di fronte
all’apparente incapacità delle
Nazioni Unite di fronteggiare
in modo opportuno ed efficace la situazione di urgenza in
materia dei diritti umani in
Ruanda» e hanno chiesto la
creazione e l’avvio tempestivo di una «commissione della verità» nonché il lancio di
un’indagine di esperti per
processare i principali organizzatori dei massacri.
Il progetto Cwa-R è un
progetto ecumenico coordinato dal Consiglio ecumenico
delle chiese e dalla Federazione luterana mondiale, che
lavorano in collaborazione
con chiese e .altri organismi
nel mondo per portare avanti
un’azione globale comune di
fronte alla disperazione della
popolazione in Ruanda e in
altri paesi vicini. Gli autori
della dichiarazione affermano che la situazione in Ruanda continua ad essere «instabile e poco sicura, impedendo il pronto ritorno dei profughi nelle loro case».
«Questa situazione è in
parte la conseguenza dell’incapacità del sistema delle
Nazioni Unite di mettere in
pratica le raccomandazioni e
le decisioni approvate nel
campo dei diritti umani», aggiungono gli autori. Sei mesi
dopo l’inizio della crisi, «pra
ticamente nessuna» delle misure raccomandate dai rappresentanti delle Nazioni
Unite è stata applicata. Il tribunale intemazionale incaricato di giudicare i responsabili dell’organizzazione dei
massacri non è stato ancora
messo in piedi, lasciando in
sospeso la questione dell’impunità.
Attualmente, venti osservatori soltanto sono stati inviati
per sorvegliare l’applicazione
dei diritti umani, e parecchi
di questi si sorto ritirati perché rOnu non ha saputo attrezzarli per la loro missione,
né definire chiaramente il loro mandato, né assicurare il
loro coordinamento in modo
efficace.
A causa di questi ritardi
«inescusabili», i governi stranieri e le istituzioni finanziarie internazionali hanno o
rinviato o ritirato le loro promesse di aiuto all’attuale governo del Ruanda, aiuto senza il quale quest’ultimo non
ha assolutamente i mezzi di
amministrare gli affari del
paese.
Questo ha contribuito ad
alimentare il clima di paura e
di diffidenza e l’instabilità
politica.
I partecipanti alla riunione
di coordinamento del progetto Cwa-R lanciano quindi un
appello urgente agli stati
membro dell’Gnu perché raddrizzino la situazione e facciano pressione in favore
dell’applicazione delle ihisure ritenute indispensabili.
(Eni)
Una cupa previsione di Johan Galtung
Un^Europa divisa tra
cristiani e musulmani
L’Europa è pericolosamente avviata a una tripartizione
nelle componenti cristiane
(cattolico-protestante e ortodossa) e musulmana. È que- .
sto il convincimento di Johan
Galtung, teorico della nonviolenza, intervistato su Notizie verdi (n. 18 del 22 ottobre) da Sergio Andreis. Secondo Galtung la parte cattolico-protestante sarebbe rappresentata dall’area dell’Unione europea, e ad essa si
affiancherebbe la componente greco-ortodossa.
La parte ortodossa comprenderebbe Russia, Bielorussia, Ucraina, Bulgaria e
Serbia, mentre l’area musulmana sarebbe a sua volta divisa in due settori: uno costituito dalla Turchia e dalle sei
repubbliche ex sovietiche meridionali; l’altro costituito dai
musulmani bosniaci, del Kossovo, dell’Albania e della
Macedonia. «Il sogno dei musulmani bosniaci - dice Galtung - è l’unificazione dei
due gruppi. Che i cristiani e
gli ortodossi permettano che
questo sogno si realizzi è
un’altra questione».
Il carico di tensioni che pesa sull’Europa è stato esemplificato a suo tempo da un
atto che Galtung considera
grave quale fu il riconoscimento, da parte dell’Unione,
di Croazia e di Bosnia-Erzegovina all’interno «di confini
corrispondenti a quelli amministrativi dell’ex Jugoslavia.
Due regioni considerate come
fossero nazioni: ma non si ha
una nazione se settori rilevan
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Una donna di Sarajevo con il
suo bimbo: vittime del conflitto
che oppone i serbi-bosniaci (ortodossi) ai bosniaci musulmani
ti della popolazione non vogliono fame parte».
Il rischio per l’Europa di
domani è quello di uno scontro tra le componenti cristiane
da un lato e quelle musulmane dall’altro («Ma questo è
terribile, assolutamente da
evitare a tutti i costi»), e si
devono quindi potenziare altre stratture di controllo e di
mediazione, quali la Conferenza per la sicurezza e la
cooperazione (Csce) («una
sede in cui il dialogo è, possibile») e il ruolo che ebbero
un tempo i paesi non allineati: «Ciò che spaventoso nella
situazione attuale è che ogni
paese pensa di doversi schierare con uno dei fronti in
campo».
Un appello del Consiglio della Cimade
Aiutiamo gli algerini!
«Non basta pili parlare di
terrorismo! Un vero e proprio
stato di guerra, alimentato
dall’odio degli integralisti del
Fis e dalla violenza repressiva e spesso cieca del governo, si è ormai instaurata in
Algeria. Ogni giorno vengono assassinati cittadini algerini, molto di più di quanto riferiscono i media: di fatto si
tratta di varie centinaia ogni
settimana. Ogni giorno, altre
centinaia cercano di prendere
il cammino dell’esilio per via
delle minacce insopportabili
di cui sono oggetto, insieme
alle loro famiglie; la maggior
parte sceglie la Francia.
Nulla viene fatto per rispondere all’urgenza: il sistema di rilascio dei visti, centralizzato a Nantes, è così lungo,
pesante e complesso da mettere in pericolo la vita di persone che potrebbero essere salvate. Questa situazione intollerabile è simile alla non assistenza a persona in pericolo.
La dinamica di chiusura delle
frontiere, in vigore da diversi
anni, ha portato a questo rifiuto del diritto d’asilo e del dovere di accoglienza, cosa particolarmente intollerabile nella situazione attuale dell’Algeria. Tanto più che le “lungaggini burocratiche” invocate per impedire a persone in
pericolo di trovare asilo nel
nostro paese spariscono improvvisamente quando si tratta di espellere algerini dalla
Francia. In questo caso, tutto
viene messo in moto per accelerare le procedure, secondo i
recenti accordi conclusi, ma
non resi pubblici, tra i governi
francese e algerino.
La Cimade ha stretto legami molto forti con il popolo
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algerino durante la sua guerra
di indipendenza ed è pertanto
particolarmente consapevole
degli obblighi che la storia ha
assegnato alla Francia nei
confronti deH’Algeria, obblighi tali da proibire qualunque
indifferenza. La Cimade chiede quindi con insistenza al
governo di garantire agli algerini minacciati possibilità
reali e tempestive di trovare
rifugio in Francia e fa appello
all’opinione pubblica affinché il nostro paese sappia ritrovare una generosità che
troppo spesso sta perdendo.
A questo compito elementare di accoglienza si aggiungono altri obblighi che la Cimade intende assumere da
parte sua, insieme ai propri
partner abituali, associazioni
o chiese:
- sostenere per quanto possibile in Algeria coloro che
rifiutano l’odio e la' violenza
che si stanno sviluppando di
giorno in giorno;
•- aiutare gli algerini rifugiati nel nostro paese, alcuni
dei quali sono in uno stato di
estrema precarietà, a trovare
condizioni di vita umane.
Per fare fronte a questi obblighi, e per assumere il proprio ruolo in una lotta indispensabile contro l’odio, la
Cimade intende darsi più
mezzi:
- facendo appello a nuovi
contributi, in particolare fra
gli uomini e le donne che
hanno già vissuto una solidarietà concreta con l’Algeria;
- lanciando un appello generale alla generosità di tutti;
- chiedendo alle chiese di
sostenere il più possibile quest’azione di sensibilizzazione
e di solidarietà». (Bipj
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■ordinario £ 140.000
-via aerea £ 170.000
- sostenitore £ 200.000
- semestrale £ 75.000
- cumulativo Riforma + Confronti £ Í35.000 (solo Italia)
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