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Anno 113 — N. 40
15 ottobre 1976 — L. 150
Spedizione m abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TOHRE PEIL ICE
delk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Non è possìbile vivere la fede
senza complicità ideologiche
Nel n. 34 (17 settembre
1976) « la Vie Protestante » dedica ampio spazio a una riflessione del prof. André Biéler sul « dopo Mao ». Abbiamo ritenuto interessante tradurre quella riflessione che ci
pare prestarsi egregiamente a
stimolare il discorso che è
stato avviato in Sinodo e che
dovrà continuare nelle chiese
sul rapporto fede-politica.
Lo straordinario successo di
Mao e della sua banda di « briganti rossi » ascesi alla testa della più
grande nazione del mondo dovrebbe spingerci, noi cristiani in
primo luogo, a riflettere sul senso
della storia e sul mistero della
provvidenza divina che la guida,
soprattutto se si tiene conto che
fino a qualche decennio fa essi
erano una banda di miserabili, di
poveri straccioni disprezzati e
considerati con vergogna, combattuti sia dal potere stabilito della loro nazione, sia dalle formidabili potenze dominatrici straniere,
le potenze coloniali europee, prima, il Giappone e gli Stati Uniti
poi.
Se esaminiamo ciò che è successo dietro l'importante facciata politica e militare delle tre grandi
rivoluzioni che hanno trasformato la storia mondiale in modo irreversibile nel corso di questi due
ultimi secoli, la rivoluzione francese, la rivoluzione russa e la rivoluzione cinese, che cosa osserviamo?
Ci accorgiamo innanzitutto che
coloro che prima di queste rivoluzioni erano considerati gente di
nessuna importanza, ignorati e
disprezzati dagli strati sociali agiati, considerati scomodi invidiosi e
animati dagli istinti più bassi,
spinti da ideologi pericolosi, sono
diventati i signori di una nuova
società. La loro ideologia ha trionfato; è riuscita a imporre, attraverso lotte nelle quali le crudeltà
e i massacri non sono stati monopolio né dell’uno né dell’altro
campo, nuovi valori ben presto
assimilati (e presto deformati)
dalle nuove generazioni.
Ci si accorge anche che le chiese cristiane, con qualche rara eccezione, sono state elementi attivi
o tacitamente complici della controrivoluzione (nel caso della Cina le chiese straniere hanno consentito agli interventi contro la rivoluzione comunista). Fortemente
politicizzate, senza rendersene
conto, dalle ideologie dominanti
degli « anciens régimes », esse
hanno confuso l’Evangelo con i
valori sociali e i privilegi politici
ed economici dei poteri contestati e. credendo di combattere per
la fede, hanno combattuto per le
ideologie antiche contro quelle
nuove. Su questo terreno sono
state sconfitte.
Ciò posto, un problema si impone: perché le minoranze ribelli
hanno trionfato e perché le chiese stabilite sono state dalla parte
dei vinti? La provvidenza accorda sempre il successo agli empi e
la sconfitta ai cristiani fedeli?
Oppure coloro ai quali Dio ha riguardo non sarebbero necessariamente coloro che portano il nome
di cristiani?
Un fatto in ogni caso deve at
tirare la nostra riflessione. Nel
corso delle grandi rivoluzioni della storia contemporanea gli uomini religiosi installati nei regimi
che stavano finendo erano disposti, con mezzi finanziari e militari sempre più potenti, a sacrificare innanzitutto la vita dei loro avversari per la conservazione
dei loro privilegi, disposti anche
a sacrificare la propria nella lotta
Se la fatalità lo esigeva, mentre i
rivoluzionali erano fin dall’inizio
impegnati nella povertà, nella miseria, e nel rischio del carcere,
della tortura e della morte per
amore di una causa che era quella dei più deboli, dei più umili,
dei più poveri: e non avevano
alcuna garanzia, in partenza, di
vedere la loro causa trionfare.
In che campo si trovava l’analogia più impressionante col destino di Cristo? Il calvario che è stato, per esempio, per i contadini
di Mao la Lunga Marcia, allorché
di anno in anno i suoi effettivi
sprofondavano, schiacciati dall'esaurimento e decimati dai combattimenti, sempre all’estremo limite di ciò che un essere umano
può sopportare in fatto di privazioni, di malattie e di sofferenze
di ogni genere, passando da una
forza di 120.000 uomini ad una
forza di 7.000, non è forse esempio di abnegazione e di speranza
abbastanza vicino a quello che la
pietà cristiana definisce l’imitazione della Croce?
E per chi, per che cosa lottavano e soffrivano? Per quale ragione hanno trovato, a somiglianza
dei rivoluzionari del 1789 e del
1917, sempre maggiore comprensione e appoggio presso la gente
del popolo, presso i poveri e i disprezzati, malgrado il rischio innegabile che questo appoggio
comportava? È perché prima ancora di parlare di diritti e di vantaggi materiali, facevano appello
alla loro dignità: proponevano
loro il progetto di essere finalmente uomini nel pieno significato
della parola, di essere responsabilmente partecipi, di prendere in
mano essi stessi il loro destino.
Giunto al termine della sua
conquista, a Pechino nel 1949,
Mao dichiarava al popolo vittorioso che si era appena liberato
e che lo acclamava: « Il popolo
cinese è in piedi! Nessuno ci potrà più umiliare ».
Nella trama complicata della
storia, non si scorgono forse qua
e là i segni della provvidenza del
Dio d’amore che veglia sulla dignità delle sue creature e assicura
la vittoria a coloro che per essa
combattono, contro tutte le forze
contrarie, fossero pur anche le più
potenti, anche religiose?
(continua a pag. 8)
INCONTRO TEOLOGICO A BOSSEY
In uno stato che fa tutto
cosa possono fare le Chiese?
Si sono riuniti a Bossey, all’inizio del mese di ottobre, sessanta delegati provenienti da diversi Paesi europei ed extra-europei
per dibattere, alla luce delle diverse situazioni rappresentate,
le relazioni tra Stato e Chiesa.
Estremamente vario e differenziato è stato l’arco delle situazioni considerate; da quella
eccezionale dello Stato del Vaticano i cui scopi dovrebbero
sostanzialmente’ coincidere con
quelli della Chiesa cattolica, a
quella sofferta dell’Albania in
cui i cristiani sono repressi. In
ogni caso anche negli Stati più
ostili al cristianesimo non si trova, nei testi giuridici ufficiali tipo codici e costituzioni, chiara
menzione d’una volontà annientatrice dello Stato nei confronti
della Chiesa. In altri termini
non sono i testi giuridici e costituzionali che possono spiegare sia la posizione della Chiesa
nei confronti dello Stato sia la
serie di legami, ideologici e morali che vi intercorrono. E la
storia, più delle leggi, che determina la reale natura delle relazioni tra Chiesa e Stato. E la storia fluttua perennemente. L’eredità del passato è sottomessa ad
una continua revisione che, arricchendola, la trasforma. La
tradizione se non è continuamente reinterpretata e rivissuta sfocia nella paralisi. E su questa
evoluzione, i principi, le idee, la
vitalità della Chiesa hanno un
ruolo determinante.
In questi ultimi trent’anni si
son prodotti nello « status » della Chiesa universale, pur nelle
diverse situazioni, importanti
trasformazioni. Ciò deriva dal
fatto che lo Stato moderno, al
di là del suo specifico orientamento ideologico, si fa carico e
si sente responsabile nei confronti di nuovi ambiti sociali,
sempre più vasti, sempre più
numerosi. Aumenta così l’influenza dello Stato sul destino della
umanità e si accentua la volon
tà di guidare la società nel suo
evolversi e tutto ciò moltiplica
le occasioni di scontro con la
Chiesa. Di fronte alla crescente
influenza dello Stato la Chiesa
può avere l’impressione, se non
la certezza, che la sua sfera di
influenza si sta riducendo. Marginalizzata nelle situazioni dove
fino a ieri aveva un’importanza
centrale e scacciata lontano dai
gangli vitali della società essa
tende più a difendere quelle zone d’influenza, che ancora le appartengono, che non a mobilitare tutta la propria creatività e
le risorse della propria immaginazione per far sentire la propria voce o manifestare la propria presenza.
Ma se la società cambia e con
essa lo Stato che ne rappresenta
l’organismo direttivo, cambia
anche la Chiesa. Non foss’altro
per il semplice fatto che essa è
immersa in una società in cui i
cambiamenti, anche repentini,
sono all’ordine del giorno. Per
la Chiesa cambiare significa, da
te queste premesse, far lo sforzo di mantenere il dialogo con
la società. Anche la riflessione
biblica implica e suggerisce dei
cambiamenti. Analizzando i testi
biblici là Chiesa riacquista la
coscienza della dimensione sociale, collettiva ed anche economica della salvezza che non ha
mai cessato di proclamare.
La Chiesa, cioè, si sta rendendo conto d’aver, per troppo tempo, minimizzato questi aspetti e
di aver privilegiato quelli personali, per quanto legittimi possano sembrare; sta così riprendendo coscienza del fatto che
l’Evangelo è rivolto a tutti gli
uomini e a tutto l’uomo. Ammettere ciò significa scoprire le
implicazioni politiche della fede.
Questa scoperta, che il movimento ecumenico ha contribuito
a volgarizzare, moltiplica i punti di contatto tra lo Stato e la
società. Ma dove questo contatto è stabilito ecco che nascono
nuove situazioni di conflitto tra
Chiesta e Stato.
DUBLINO
L'offensiva delle donne
Le donne di tutto il mondo
sono state invitate a solidarizza
re con le donne irlandesi sia protestanti sia cattoliche che, con
coraggio, hanno organizzato una
serie di manifestazioni in favore
della pace.
Questo appello alla solidarietà
è stato lanciato nel corso della
Conferenza della Federazione
mondiale delle donne metodiste,
tenutasi recentemente a Dublino. Le circa 300 partecipanti alla Conferenza hanno organizzato una veglia per la pace nell’Irlanda del Nord nello stesso giorno in cui migliaia di donne manifestavano a Belfast.
Questo movimento spontaneo
per la pace è sorto l’il agosto di
quest’anno in occasione dell’uccisione di tre fanciulli d’una famiglia di Belfast. Secondo stime
ufficiali le manifestazioni di fine
agosto hanno raccolto 30.000 persone a Belfast e circa 40.000 a
Dublino.
I numerosi cattolici che nell’occasione osarono attraversare
la ’linea di frontiera’ di Belfast
per assistere alla manifestazione
nel distretto protestante di Shankill Road son stati accolti dal
suono festoso di tutte le campane dei templi protestanti.
Nella stessa sede ci si è impegnati per far sì che i cristiani
siano effettivamente rappresen
(continua a pag 5)
Guardare
avanti
FILIPPESI 3: 13-14
Il capitolo, di cui il nostro
testo costituisce il centro, è
tutto quanto pervaso da uno
slancio, da una dinamica, da
un ritmo. C’è da un lato un
prima e dall’altro un poi, c’è
un ieri ed un domani, un passato ed un futuro. Seguendo il
suo ritmo il testo va verso il
domani , si protende verso il
futuro, guarda al dopo.
Non può che essere così; tutta la nostra vita è orientata
verso il suo futuro, verso il
suo domani. Veniamo dal nostro passato e guardiamo al nostro avvenire. La nostra vita
di uomini piccoli o grandi, semplici o importanti, è intessuta
di ricordi e di progetti, di rimpianti e di speranze.
Forse Paolo ha guardato anche lui, a volte, la vita come
noi la guardiamo, ma in questo messaggio ai credenti di
Filippi non guarda avanti come noi; il suo ritmo, il suo
slancio sono diversi.
Se guarda al domani non è
perché il passato gli pesi, lo infastidisca o gli dispiaccia,^ come accade alla gioventù di
tutti i tempi, né perché l’avvenire lo preoccupi e lo inquieti come accade ai vecchi
di tutti i tempi. Guarda avanti perché il domani è qualitativamente diverso dal passato,
è fatto di un’altra sostanza, è
un’altra cosa.
È la sostanza, la qualità del
futuro (e del passato) che gZt'
interessa non la quantità. Peryp'" ,
Paolo il passato è lui stesso, il-'
futuro è Gesù Cristo.
Il passato non è solo quello
che è stato vissuto, che sta dietro, alle spalle, rimpianti ed
esperienze, colpe e delusioni, è
tutto ciò che ha fatto la mia
vita e le sue certezze, è la realtà della mia esistenza. È tutto
me stesso.
Il futuro non è il domani,
quello che mi resta da vivere
e realizzare, il bene o male che
potrò ancora fare prima della
fine, è Gesù Cristo stesso.
Guardare avanti significa
perciò essere presi in mano,
afferrati da Lui, dalla sua resurrezione e dalla sua vita.
La dinamica della fede non
è tra le cose del mondo e Dio.
né fra ricordi e speranze, tradizioni e novità ma fra noi e
Gesù, fra la nostra giustizia e
la sua.
Noi siamo uomini che non
solo hanno un passato ma sono essi stessi passato. Come
credenti abbiamo questa lucida coscienza di appartenere al
passato nel più profondo di
noi stessi, di essere intessuti di
una realtà vecchia e superata,
siamo una stoffa lisa già quando veniamo al mondo.
Guardare avanti non significa essere speranzosi ma essere
lucidi sapendo vedere quello
che vale il nostro impegno, il
nostro progetto, il nostro rinnovamento. la nostra rivoluzione. Saper riconoscere che il
domani nostro è costituito da
ciò che Cristo farà di noi.
Guardare avanti non ha
dunque più senso che guardare indietro se non significa
guardare a Cristo.
Giorgio Toum
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15 ottobre 1976
MOV ITA’ IN CAMPO STORICO
Abbiamo ricevulq^ ia G~.Sorsotti di Pisa due lèttere con osservazioni pertinenti e stimolanti (gli chiediamo scusa di darne notizia con tanto ritardo).
Egli suggerisce il fatto che ricorre quest’anno il 2° centenario della Costituzione americana ed il
fatto non può essere passato sotto silenzio da un giornale evangelico, per il grande impatto .che
il protestantesimo ha avuto ’in
quella regione. Del suggerimento del nostro lettore terremo
conto e già iniziamo in questo
numero.
La seconda osservazione riguarda invece l’intervista con
Philippe Alder sulla Cina, pubblicata in luglio, in cui l’intervistatore, ponendo domande sulle
responsabilità europee e su temi generici finisce col rendere
fuorviarne il discorso. Borsetti
conclude:
INCHIESTE
ORIENTATE
...Vorrei quindi ricollegarmi ad una
serie di articoli apparsi snUa Luce di
recente che trattando appunto il tema
della libertà religiosa nella società comunista, troppo spesso dicono e non
dicono. Mi chiedo, quindi, se la preoccupazione di dire come le cose stanno
in realtà non nasca dall’altra preoccupazione di fornire elementi di forza a
certe posizioni di anticomunismo banale e quarantottesco, per cui, per evitare di fornire alibi a quel tipo sciocco di anticomunismo, la redazione
della Luce non preferisca fermarsi « in
superficie ». Poiché tuttavia non abbiamo posizioni di patria da difendere
né forze politiche alle quali compiacere, chiederei -— in occasione di articoli di tal genere — un maggior approfondimento delle cose come sono
per poi eventualmente spiegare perché
sono cosi. Ma anche se necessario, una
maggiore fermezza nel denunciare l’inconsistenza di certe posizioni comuniste, di quei paesi comunisti cioè dove
ancora oggi è più o meno esplicitamente professato l’ateismo di, Stato,
ciò non tanto, ripeto, per portare acque al mulino dell’anticomunismo, ma
perché è bene che quando dei credenti come nell’articolo in questione sono
« invitati a pregare per i nostri fratelli e sorelle laggiù » sappiamo chiaramente per che cosa pregano.
La frettolosità di qneste brevi righe potrà indubbiamente ingenerare
anche la possibilità di interpretazioni
equivoche di cui mi scuso in partenza.
Se la cosa interesserà, potrà eventualmente tornare sull’argomento con minore precipitazione.
Cordiali saluti.
Gioncio Barsotti
STATUS
o ohHVIZIO?
Il problema del pastore Vinay
e della sua candidatura è stato
ampiamente trattato sulle nostre
colonne; potremmo anche cestinare le lettere che ci giungessero, eventualmente, senza tema
di ledere la libertà di intervento o perdere suggestioni originali. La lettera: del lettore che, mal^
grado questa premessa critica,'pubblichiamo ci sembra invece
contenere molto sinteticamente
e chiaramente un parere teologicamente degno di attenzione. Lo
si fosse espresso così chiaro in
sede sinodale forse le idee ed il
dibattito sarebbero stati meno
confusi.
Circa il problema dei pastori in
Parlamento, mi sembra che prelimi*
ȇrmente bisognerebbe stabilire se il
pastorato vada inteso come un servizio 0 come uno status. Ho Timpressione che i sostenitori delle diverse tesi
abbiano implicitamente ammesso che
il pastorato è uno status, che la divisione sia sorta quando si è dovuto, stabilire se tra le possibilità di questo
status rientri oppure no quella di assumere cariche politiche. Se così stanno le cose, in futuro ci si potrà anche
chiedere se, oltre ai pastori^enatori,
possano esistere i pastori magistrali, i
pastori-insegnanti, i pastori operai, ì
pastori sindacalisti e così via.
L'ambiguità sta proprio nel termine
« pastore », perché ad esso non corrisponde un servizio preciso, ma solo
una genericaj disponibilità a dedicarsi a tutto tèmpo alle attività della
chiesa. E' in questa ambiguità che sì
forma il clero, che può essere di destra o di sinistra, ma che finisce per
avere lutti i Iproblemi delle caste clericali. tra cui quello, tìpicamente clericale appunto« di stabilire se pessono
e$istere preti-operai, preti-insegnanti,
pr^ì-deputati, ecc.
Per evitare ogni forma di clericalismo proporrei, molto semplicemente,
di rinunciare al termine « pastore y> e
a tutto ciò che di ambìguo sta dietro
questa qualifica. Più precisamente,
vorrei che si abolisse lo status pastorale senza che con ciò. vadano persi
molti ottimi servìzi che gli attuali pastori compiono. Ritengo infatti che
ancora oggi sia utile che le chiese sostengano alcune persone impegnate a
pieno teimpo in determinati servizi.
Dico soltanto che questi servizi devono essere precisati caso per caso e che
non è necessario che durino tutta una
vita. Non si dirà dunque che il tale è
pastore, ma che fa qualcosa, cioè : lavora in un convitto o dirige un doposcuola o redige un giornale evangelico o insegna teologia o organizza servizi comuni, ecc. (quello di cc addetto
ai culti » non lo considero un servizio).
Mi sembra invece da abbandonare
la prassi cattolìcheggiante della consacrazione a un generico e vitalizio compito di (( predicazione della parola di
Dio ». Dire che il pastore compie il
servizio di predicare la parola di Dio
è dire qualcosa di solennemente vago
che serve soltanto a generale equivoci. In questo modo non si individua
un preciso servizio ma si crea uno
status. E’ compilo della comunità di
tutti i credenti, e non solo di una categoria di specialisti, di predicare la
parola di Dio nelle varie situazioni
storiche e testimoniare fattivamente
del suo regno.
Sostituendo lo status pastorale con
una molteplicità di servizi ben definiti, il problema dibattuto cesserebbe
evidentemente di esistere. Che qualche persona che ha lavorato per un
certo tempo neUa .chiesa si senta spinto a entrare più direttamente nel vivo
della testimonianza assumendo in prima persona delle responsabilità politiche o sindacali mi sembra non soltanto lecito ma augurabile. Chi fa
questo tipo di scelta dovrà probabilmente lasciare qualche altra attività,
e la solidarietà che troverà nella chiesa dipenderà ovviamente dalla misura in cui la chiesa ha partecipato alla
sua scelta o comunque Tha riconosciuta. ‘ ■
In poche parole, sono favorevole a
che gli attuali pastori, come tutti gli
altri credenti, partecipino direttamente alla vita politica ma, a parer mio,
questo deve passare attraverso l’abolizione dello status pastorale e non attraverso un’espansione delle sue possibilità.
Marcello Cicche.se
Alle origini della chiesa cristiana
La scienza storica può essere laica senza diventare superficiale - L’opera di Ambrogio Donini è da rileggere criticamente
H. Conzelmann, Le origini dei
cristianesimo, i risultati della
critica storica, pjp. 269, Ed.
Claudiana, Torino ’76, L. 3.300.
Chiunque si accinga ad uno
studio non specialistico della
Bibbia, deve essere fornito di
alcuni strumenti quali il Dizionario biblico (Ed. Claudiana Feltrinelli), la Chiave biblica
(ed. Claudiana), una Introduzione (per l’Antico Testamento:
J. A. Soggin, ed. Paideia ; per il
Nuovo Testamento: Bruno Corsani, ed. Claudiana), senza, dimenticare il Nuovo testamento
annotato in 4 voli; (ed, Claudiana).
Da oggi non potremo fare a
meno, anche del manuale di
H. Conzelmann, come strumento per situare storicamente gli
scritti del N. T.
Si tratta di un volume che altre case editrici italiane cattoliche non hanno ritenuto opportuno pubblicare, ma che resta sul mercato italiano l’unico
scritto a livello rigidamente
scientifico (anche, sè fión specialistico), in grado, fra l’altro, di
rispondere adeguatamente alla
prima parte (capp. 1-5) della
« Storia del Cristianésimo » di
Ambrogio Doriini (ed. Teti, Milano 1975).
Donini infatti riesuma tesi
largamente superate dagli studi
degli ultimi 50 anni, secondo cui
gli scritti dèi Nuovo Testaménto, lettere di Paolo incluse, essendo prodotti tardivi del II secolo (forse escludendo soltanto
l’Apocalisse' ( sic ! ) ), risultereb
bero del tutto inattendibili ed
inutilizzabili per un’analisi storico-critica. Inoltre, il metodo
del Donihi di insinuare affermazioni su problemi di fondo, facendole passare come scientifiche ed aggiornate, ma senza una
minima documentazione, non
può non preoccupare — data la
diffusione del libro — per il futuro della « provincia » italiana,
condizionata com’è da una parte dalla secolare tradizione di
delegare ogni questione religiosa alla gerarchia, ed incapace
dall’altra parte di una serena e
autonoma riflessione in materia religiosa, che sia veramente
« scientifica » e « laica ». _
È in questo contesto che il volume del Conzelmann rappresenta una ventata di ossigeno
éd uno strumento di prima qualità per una documentazione seria sul risultato della ricerca
storico-biblica degli ultimi 50 anni e sull’effettiva portata storica
dei testi raccolti sotto il nome
di Nuovo Testamento.
Qualcuno, non abituato al rigido metodo storico, troverà
l’Autore troppo riduttivo : in definitiva nel N.T. solo sette lettere di Paolo risultano fonte storica di prima mano. Ma proprio
sulla base dei dati che emergono da quelle lettere, il Conzelmann può fornirci tutta un’inquadratura storica che ci permette di iritravedere lo sfondo
storico dei molti fatti che sono
alla base degli scritti del N.T.
Dopo il capitolo introduttivo
su « Che cos’è la storia? », che
imposta il metodo di lavoro del
APPUNTI DI VIAGGIO
Da Partanna a Palermo
Società
di Studi Valdesi
BOLLETTINO N. 139
Il Bollettino della Società di Studi Vaidesi n. 139 pubblica un contributo di
Paolo Gnudi sui Valdesi nella terza guérira di indipendenza ( 1866) e gli studi
tenuti in occasione della Décade d'Etudes Vaudoises du Luberon :
Jacques Paul: La formation de l'idée de
pauvreté du XII* siècle;
Jean Sambuc ; « Le procès de Jean de
Roma» inquisiteur, APT 1532;
Elisabeth Sauze : L'installation des vaudo's dans le Luberon ;
Gabriel Audìsio : Les barbes vaudois
XV* et XVr siècles;
« Les vaudois et la bible»;
Le colporteur vaudois.
Il fascicolo termina con una ampia
rassegna bibliografica.
novità
I NOMI DI FAMIGLIA
DELLE VALLI VALDESI
' Nella Collana delia Società di Studi
Valdesi è apparso, al n. 8, ¡1 molto atteso volume di Osvaldo Coisson I notili dì famiglia delle Valli Valdesi.
Preceduto da alcune pagine di introduzione, che illustrano le fónti ed i
criteri seguiti nella ricerca, vengoiì’o elencatl gli 845 nominativi' di famiglia
che hanno avuto riscontro nella storia
vàldese. Per ogni nominativo sono indicate il significato del nome stesso, le
località- di insediamento delle, famiglie
che lo hanrào portato e lé vicende storiche delle medesinlé, per quanto è pos— sttei le- -sapere dalle fonti- storfeher
(segue-dal n. ¿precedente)
Si è allontanato anc-he dall’ideologia della non violenza, ma
in pratica l’ha sempre attuata
con bravura e spesso efficacia.
Proprio cinque mesi fa, è stata
varata una legge-truffa, appoggiata dai sindaci e anche dai
sindacati oltre che dai partiti,
secondo cui hanno il diritto di
avere la casa (dopo 9 anni, ancora 8.000 famiglie vivono nelle
baracche e non certo per la loro
poca volontà o per il loro ozio)
solo coloro che prima del terremoto del '68 ne avevano già una.
I più poveri cioè non avranno
mai diritto ad una casa.
« Bisogna lottare ancora, ricominciare daccapo », dice.
Dopo, un’ ampia discussione
con lui e con la moglie Paola,
sua fedele e instancabile collaboratrice, i miei compagni partono ognuno per la sua casa.
Sono circa le 18.
Io resto con Barbera. Andrò
domani a Palermo con lui.
Dovfa'aridàre ad incòntrare un
amico, per discutere il trasférimento del Crésm da Partanna
a Palermo, in vista di un suo lavoro che prevede il collegamento fra le varie realtà di base
(realtà di gruppo e individuali)
e la riscoperta dei valori, delle
lotte e del folklore del meridione, in modo che si conosca meglio il popolo meridionale — soprattutto il siciliano — e si po.ssa quindi reperire e collezionare
un’ampia documentazione. Documentazione che in parte arricchirà la già esistente rivista bimensile, che verrà pubblicata di volta in volta dopo ricerche abba
PREMIO
G. HEINEMANN
Il partito Social democratico
ha creato di recente il « premio
Gustav Heinemann » in ricordo
del presidente della Repubblica
Federale recentemente, scomparso. Dotato di 20.000 marchi sarà
conferito ogni anno ij 23 maggio, giorno della promulgazione
della Costituzione della Repubblica, ad una persona che si sia
segnalata per il suo senso civico. 1 Della giuria fanno parte il
prof. Helmut ^ (>ollwiteer ed il
pastore Heinrich' Aloertz, ex
-borgomastro. di-BerUrìb.
stanza approfondite ed esaurienti, che verrà messa a disposizione di quanti vogliono saperne
di più.
Venerdì mattina, si va a Palermo.
Si passa dalla zona di ricostruzione: strade e sottopassaggi
inutili, casette fatte male e in
modo irrazionale. Delle 3.000 costruzioni promesse, solo 1.500
sono state ultimate dopo 8 anni
dalla promessa. Solo 70 sono però abitabili. Dopo 370 miliardi
spesi, quasi tatti “documentatamente" rubati, si devono rifare
tutte le tubature e le allacciature esistenti, perché i progettisti
hanno sbagliato tutto e addirittura non le avevano previste.
Chi ci va di mezzo in queste cose, nonostante l’ufficialità e la
legalità del furto (per es. 20 miliardi solo per il progetto iniziale, altrettanti per il rinnovo del
progetto iniziale fasullo — rinnovato senza prevedere però le
varie tubature, per cui adesso ce
ne vorrà un altro —; 25 miliardi,
perché lo Stato — commòsso
dalla po'vertà delle misere Ditte
ap^altatrici — ha detratto PIVA
del materiale da loro comprato
e l’ha restituita, ecc.); chi ci va
di mezzo, ripeto, non sono costoro o i vari borghesi ben noti nella zona che con i soldi della ricostruzione si sono fatti i palazzi, ma i più poveri, coloro che
sono ancora nelle baracche e che
adesso si stanno scoraggiando,
per il modo di fare del governo,
dei partiti, dei sindacati (troppo "rispettosi” delle autorità costituite).
Dopo tante discussioni e tanti
luoghi visitati, mi sento abbastanza stanco ma molto contento per l’utilità di questo viaggio
e perché mi sono sempre più
convinto della necessità di un
maggicre coordinamento fra tutte queste realtà che lottano
(seppur in diversi modi e con diverse prospettive davanti) contro un certo potere costituito e
per il cambiajnento di questa società. .
Sì, penso proprio che rifarò
ancora questi viaggi e prenderò
sempre' più contatti con questi
gruppi'di buona volontà.
Arriviamo' a Palermo. Saluto
Lorenzo e ritorno a Riesi, pieno
di buoni propositi. ' Nino '
l’Autore e le motivazioni del libro stesso, si passa ad un esame delle fonti del N.T. ed a
quelle posteriori fino circa alla
metà del II sec. Seguono dodici capitoli con l'esame cronologico dei fatti, a cominciare dai
« racconti della nascita di Gesù », sino alla fine del I secolo,
seguendo una rigida analisi storica delle fonti.
Gli ultimi tre capitoli delincano rispettivamente : i primi conflitti fra Chiesa e mondo (persecuzioni ) ; il problema del « giudeocristianesimo » e quello della formazione del N.T. e del « canone ».
Seguono due appendici, una
con l’analisi dei dati in nostro
possesso su alcuni personaggi
di cui parlano i testi del N.T. e
l’altra che riporta i testi di alcuni autori storici, latini, ebrei,
cristiani e vari, paralleli alla storia ed ai testi del N.T.
Il libro è di facile lettura per
chiunque abbia seguito la media inferiore o comunque sia
abituato a leggere. Consigliamo
10 studio o la lettura di questo
libro, tenendo sempre a fronte
11 N.T. e cercandovi i passi citati, possibilmente anche nel loro contesto. Siamo certi chè al
lettore attento si aprirà un nuovo interesse per la Bibbia, un
panorama nuovo ed imprevisto.
Infatti « ogni affermazione sulla fede è storica e si esprime in
forme storiche, condizionate dai
tempi; era così allora ed è così
oggi. Il cristianesimo non è, se
così può dirsi, un distillato puro. Ha sempre una forma umana. Lo stesso si deve dire per
le idee e le proposizioni in cui
presenta sé stesso e la sua essenza. Fondamentale per l’essenza del cristianesimo non è se
abbia delle caratteristiche di
una data epoca, bensìi çhe cosa
proclama come salvézza, ih fojma' storica. Quel ché è àssòTUt'ó
è il legame della salvezza alla
persona di Gesù» (op. cit.,
p. 103).
Il volume è corredato di una
bibliografia arricchita di alcuni
titoli in italiano e di un indice
delle citazióni del N.T. Manca
un indice per argomenti. Non
possiamo che esprimere la gra
titubine alla Casa torinese che
ha voluto pubblicare il volume.
Thomas Soggin
TORINO
Evangelizzazione
e promozione umana
Domenica, 10 ottobre, si è
svolto a Torino un convegno su
« Evangelizzazione e promozione umana » indetto dai comitati
di base del Piemonte in preparazione al Congresso di Roma
organizzato dalla CEI per i primi di novembre. L’argomento è
stato affrontato e svolto da un
punto di vista fortemente critico verso le strutture istituzionali
della Chiesa ed il suo atteggiamento neo-integrista, per cui
questo convegno più che preparazione al congresso di Roma
può essere considerato quasi un
piccolo « contro-convegno ».
Il tema è stato introdotto su
base biblica per cui il termineconcètto « promozione umana » è
stato sostituito con quello di
«liberazione umana», più rispondente al messaggio evangelico.
Il rinnovamento della Chiesa
in vista di un’azione aperta verso le istanze di giustizia e di liberazione umana rappresentate
dal moviriiento operaio ; le azioni comuni, le difficoltà, gli scóntri ed i superamenti di chi lotta attivamente nel mondo operaio ma non per questo nega la
sua appartenenza al corpo ecclesiale, anzi, ne vorrebbe salvare
anche le strutture, rinnovandole, in vista di un’azione più ampia e matura, sono stati gli argomenti di fondo del convegno.
Una prova della forza rinnovatrice presente nel CattoHcesimo
rappresentato dai gruppi intervenuti. . i>
'.G.O.P.:
3
15: ottplDre 1976
1776-1976 CENTENARIO DELL’INDIPENDENZA
r'" 'Í
alla ricerca della propria anima
La proclamazione delVIndipendenzà,
raffigurata qui accanto in una stampa
tradizionale, viene ricordata quest’anno negli Stati Uniti con grande intensità. La data cade però in un clima particolare non solo sotto il profilo politico ma morale.
Le elezioni presidenziali di novembre creano infatti un certo suspense
ma è Finterà vita americana che sembra determinata da una profonda revisione dei suoi valori.
La guerra del Viet Nam e la sconfitta militare su quel fronte, il venir
meno della tradizionale coscienza di
rettitudine ed onestà politica dopo il
■ Watergate, l’insinuarsi del dubbio che
la politica della CIA rappresenti più
che una sicurezza per sé una minaccia
per gli altri sollevano interrogativi a
cui la nazione deve rispondere.
Diamo in questa pagina un piccolo
contributo iniziando la pubblicazione
di alcune schede storiche
Col titolo « rusch dei democratici » il corrispondente del
settimanale protestante Béforme
Pierre Seguy invia al suo giornale una corrispondenza dagli
Stati Uniti che coglie molto bene, a nostro avviso, un aspetto
del problema politico di quella
nazione alla vigiglia delle elezioni presidenziali.
Nessun corrispondente della
stampa estera, afferma Seguy,
deve ricorrere a particolari doti profetiche per poter prevedere la vittoria dei democratici alle elezioni di novembre.
Questo nuovo orientamento
della politica americana appare
evidente quando si faccia il paragone fra i congressi dei due
partiti in lizza. Il contrasto fra
l’unità euforica dei democratici
e la patetica disunione dei repubblicani saltava agli occhi di
tutti. Il motivo principale di questa prevedibile sconfìtta del partito répubblicanó, indebolito dai
dissensi interni, sonò, lo spanda- .
lo Watergate da uh lato, là nomina, da parte del Congresso a
maggioranza democratico, di G.
Ford alla Casa Bianca, cioè di
un uomo sincero ma senza carisma popolare.
Tuttavia le debolezze del partito repubblicano non spiegano
l’ascesa vertiginosa di Carter,
l’uomo politico di Plains in
Georgia, sino ai vertici della gerarchia democratica, e questo
in pochi mesi.
Questa fulminea carriera ha
due motivi principali che risulteranno probabilmente decisivi
al prossimo novembre.
Carter beneficia, anzitutto, di
un sentimento di aperta ribellione da parte dell’elettorato americano contro il governo centrale ed i suoi funzionari, contro
gli innumerevoli regolamenti che
sembrano non aver altra funzione che mantenere in vita e gim
stifìcare resistenza della burocrazia di Washington, a cui si
aggiungono gli innumerevoli
scandali che hanno negli ultimi
mesi discreditato questa classe
dirigente. Tutto ciò che proviene da Washiiigton diventa per
principio sospetto. Carter, uomo nuovo, senza alcun legame
con la capitale, fa dunque presa sull’elettore col suo largo
sorriso e le sue promesse di un
rinnovamento del governo centrale.
Più profondo e meno evidente
agli osservatori esterni è il secondo motivo del suo successo
che affonda le sue radici nel sentimento religioso, spesso fondamentalista, dell'americano medio. Il grande segreto di Carter
consiste nel saper parlare come
un predicatore del Risveglio, di
usare lo stile dell’evangelista del
Sud, in grado però di affascinare anche le folle del Nord.
Carter insomma non si appella
al lucido ragionamento politico
quanto piuttosto cerca di far
leva sul sentimento dei suoi uditori e sulla stessa fede cristiana. Ad un popolo scoraggiato in seguito alla recente
sconfìtta, dubbioso sulla possibilità di avere un governo onesto, Carter fornisce una risposta chiara, che garantisce sicurezza ed onestà ai vertici della
piramide del governo.
È questa sicurezza quasi so
vrannaturale che in fondo cerca
il popolo americano di oggi. Una
organizzazione attendibile come
Gallup ha scoperto facendo una
ricerca a Princeton che nell’americano medio esistono oggi profondi sintomi di un rinnovamento dello spirituale e del religioso. Ë probabile che Carter, proprio in virtù della sua religio
sità a carattere popolare, sia il
primo a beneficiarne. Pochi sono perciò coloro che oggi si sentono di puntare su Ford; gli
americani da sempre hanno tendenza a votare un uomo più che
un partito, voteranno per Carter il cui carisma corrisponde
molto (troppo) bene alle loro
aspirazioni e speranze profonde.
Pastori valdesi sud - americani
in visita in Europa
Nel mese di settembre due pastori valdesi del Rio de la Piata,
il past, Carlo Delmonte di Colonia Vaidense (Uruguay) e Deimo Rostan attualmente incaricato della opra pastorale della
chiesa riforrriata di Buenos Ayres hanno effettuato un viaggio
in Europa per una serie di incontri.
Hanno anzitutto partecipato,
presso il centro di Figeyra de
Fos in Portogallo, ad un seminario orgagnizzato da organismi
ecumenici fra teologi europei, in
particolare dell’Europa latina, e
responsabili dei paesi africani e
sud americani in vista di una
L’offensiva
delle donne
(segue da pag. 1)
tati alla consultazione sulle donne promòssa dall’ONU per il 1980.
Dopo aver partecipato ad una
tavola rotonda ecumenica, presieduta dalla sig.na Brigalia
Barn, le congressiste hanno votato una mozióne che incoraggia i gruppi a pensare e lavorare a tutti i livelli con spirito
aperto alle esigenze ecumeniche.
Nella maggior parte delle discussioni si è cercato di scoprire in che modo le donne possono esercitare una pressione ed
una influenza nella lotta per la
liberazione dei popoli. ^ donne
metodiste si sono così sentite
in dovere di rivolgere un appello a tutte le donne del mondo
perché si irtipegnino a lottare
contro la fame e le sue cause,
preoccupandosi della povertà e
dei problemi econoniici dei rispettivi paesi. Si è chiesto un intervento in favore di tutti i popoli del mondo ed un impegno
a lavorare nella propria chiesa
« perché prenda coscienza dei
bisogni umani esistenti nel mondo ».
La sig.na Priscilla Peters, direttrice della scuola di ragazze
« Lucia Harrison » di Labore, ha
svolto infine una relazione su
come le donne cristiane debbono
imparare a convivere con persone diverse non solo imparando
a tollerare le differenze ma accogliendole nell’amore di Cristo.
Il congresso si è chiuso con la
elezione delle nuove responsabili della Federazione delle donne
Metodiste: Elizabeth Kissack
Ósola di Man), presidente; Esther
Sarr (Cambia), vice-presidente;
Barnice Haver (Svezia), tesoriera e Willa Mae Rice (Stati Uni
ti), segretaria.
messa a confronto del'e rispettive teologie.
Il past. Delmonte è stato ospite nei giorni 18-19 settembre, a^
Parigi, del Consiglio nazipna:le’
kdella CÌite,gà'Rifprmàta di F:ranr »
.eia. Egli ha potuto dare in quella sede informazioni di prima
mano sulla situazione delle chiese valdesi del Rio de la Piata facendone così partecipare anche
i fratelli francesi.
La colonizzazione dell’Ame- •
rica del Nord è connessa alPespansione europea del XV-I
secolo e dei secbli ’ seguenti.
L’inizio del cristianesimo in
America data dalla fine del
XVI secolo con i cattolici spagnoli che si stabiliscono in
Florida, dove fondano una
parrocchia nel 1565.
Contemporaneamente l’amrnirag io Gaspard de Coligny
crea in Florida del Nord una
piccola colonia a maggioranza ugonotta, presso il Forte
Caroline che cerca di tradurre in una situazione politicamente vergine i princìpi della
-riforma calvinista.
La colonizzazione della Nuova Inghilterra, così viene de.'rominata allora la costa del
continente americano, ha del,’e carateristiche molto precise. Non si tratta di un movimento migratorio di gente
che cerca fortuna su nuove
terre ma che cerca tranquillità per poter vivere la propria fede.
A provocare la partenza di
molti emigranti dall’Inghilterra è infatti la più o rneno
larvata persecuzione religiosa della politica filo cattolica
dei sovrani. I fattori religiosi
hanno dunque una portata
eccezionale nell’ emigrazione
inglese del XVII secolo.
Iniziata nel 1562 quella costruzione termina con un fallimento totale: nel 1565 gli
Spagnoli prendono il Forte
Caroline, disperdono ' e distruggono il piccolo gruppo
francese, di cui un esiguo
numero riesce a rientrare in
Francia.
L’Inghilterra manifesta .anche dell’interesse per il Nuovo Mondo: nel 1584 Walter
Raleigh finanzia una spedizione che ha come èsito la
creazione della Virgìnia (così
chiamata in onore della Regina E isabetta); ma la colonia
fu distrutta nel 1590.
Il regno di Giacomo 1 (1603- .
1625) apre un periodò di oltre
100 anni nel corso del quale i
Britannici coloriizzàho la costa Atlantica dal 'Meno* alla
Georgia. Nel 1607 la fondazione di Famestowri segna l’inizio di questa nuova fase colonizzatrice.
I Padri Pellegrini, 102 colo
ni inglesi partiti dall’Inghilterra il 16 settembre 1620 sul
Mayflower raggiungono la costa americana a Cap Cord il
21 novembre. Sbarcano a Plymouth (Massachusset) ed han-,
no molte difficoltà nello stabilirsi e per sopravvivere. Questa spedizione, finanziata in
gran parte dai mercanti di
Londra, comprende una maggioranza di membri della
chiesa anglicana. Ma quaranta coloni appartengono alla
chiesa inglese' separata di
Leida (Olanda) dove vivono
da dodici anni. La colonia non
ha molto successo e l’influenza dei Padri Pellegrini (Pilgrim Fathers, nome che sarà
loro dato ne! 1798) è più simbolica che reale.
L’immigrazione dei puritani, a partire dal 1630, sotto
Carlo I, è più importante. Cacciati dall’Inghilterra dai riformati e dalle decisioni dell’arcivescovo Laud, si stabiliscono sulle rive del Massachusset e vi si organizzano. Questa colonia di MassachussetsBay domina rapidamente
que'la di Plymouth. Questi
calvinisti, per altro più ricchi
(e spesso più colti) dei loro
predecessori, costituiscono rapidamente una comunità politica e religiosa vivente e conquistatrice. La congregazione
è il centro della vita religiosa
e sociale.
Si instaura ^allora un regime semi-teocratico che non
tollera né i non-convertiti né
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società e i suoi problemi attuali
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I sulia Enciclopedia «Junior«
I
I Cognome e nome
Indirizzo
4
15 ottobre 1976
__________BARI: ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE
Dal rapporto del Consiglio
* L’Assemblea della Federazione si aprirà domenica 31 ottobre alle ore 10,30 nella chiesa
battista di Bari con un culto
presieduto dal prof. Domenico
Maselli di Firenze.
* Una quindicina di Chiese
evangeliche, nella zona circostante Bari, saranno visitate da membri del Consiglio della Federazione per il culto del 31 ottobre. Si cerca così di non limitare la presenza della Federazione alla sola città di Bari ma di
coinvolgere il più possibile l’e
vangelismo apulo-lucano.
* I lavori « interni » dell'Assemblea saranno sospesi per una
conferenza pubblica lunedì 1 novembre alle ore 17: in un teatro
cittadino Julius de Santa Ana,
vice segretario del Consiglio
Ecumenico delle Chiese, parlerà
sulla predicazione dell’Evangelo
in un mondo che cambia.
* L’Assemblea lavorerà su due
binari paralleli. Da una parte il
lavoro a gruppi e in riunioni
plenarie sui temi di fondo pre
Uniti
per l’Evangelo
era stato
il motto della
Assemblea
di Roma;
tale resta ancora
l’obiettivo
di lavoro
della Federazione.
sentati nei documenti preparatori: la situazione politica, il
cattolicesimo, linee di una nuova etica, l’emigrazione. Dall’altra
— sempre a gruppi e in riunioni plenarie — sarà esaminata la
attività dei servizi (studi, stampa-radio-televisione, azione sociale, istruzione-educazione) e
del Consiglio.
* Una riflessione biblica accompagnerà quotidianamente i
lavori dell’Assemblea. Responsabile di questa parte sarà il pastore Paolo Spanu di Torino.
DIBATTITO SUI DOCUMENTI PREPARATORI
Spunti di rifiessione
per una nuova etica
Avete mai provato a parlare
di etica a un impiegato che torna dal lavoro? Se lo fate, come
minimo vi dirà che non sa di
cosa stiate parlando; e se poi
glielo dite, probabilmente vi risponderà che tante grazie, ma
la cosa non gli interessa, perché
lui ha cose più importanti a cui
pensare.
È inutile andare a lamentarsi
sulla crisi dei valori o sul logorìo della vita moderna, questa
è la realtà: la gente ha dei bisogni reali, è già tanto se va alle riunioni del sindacato, non ha
senso fargli delle prediche su
ciò che è bene; ne ascolta già
tante sul lavoro e ne fa tante a
casa .sua.
Viviamo in tempi tali, in cui
parlare di etica è già un lusso
per pochi, come dice la canzone: Noi siam vissuti come abbiam potuto — negli anni oscuri
senza libertà — siamo passati tra
le forche ed i cannoni — chiudendo gli occhi ed il cuore alla
pietà.
Il capitolo Spunti per una nuova etica, a cura del I Distretto
valdese, che è la quarta parte
dell’opuscolo Crisi e speranza
(Attualità Claudiana '73/74) ha il
vantaggio di non impostare il
discorso sull’etica nuova nel vuoto degli ideali e delle norme, ma
nelle vere contraddizioni in cui
ci troviamo a vivere, nella situazione concreta in cui « il grande
accusato è il capitalismo » (pag.
38). Il capitolo inizia con una
breve introduzione sui termini
della questione: il problema etico, la personalità, le costanti dell’etica, l’etica cristiana. In particolare ci interessa qui la negazione di un’etica cristiana: « Come non ci può essere un’etica assoluta, così non ci può essere
un’etica cristiana ' quale raccolta di norme dedotte dal messaggio evangelico e valide in ogni
tempo e circostanza. Dall’Evangelo non ricaviamo princìpi assoluti dell’etica, imperativi categoi'ici ecc. La persona stessa di
Cristo non ci presenta un’etica
assoluta, perché la sua opera si
svolge in un 'lo’net:: storico
preciso, e q’dndi noi può essere ripetuta » (p. 33). « ...nella fede. l’etica cessa di essere una
struttura dello spirito umano
per diventare la vocazione che
Dio rivolge aH’uomo di partecipare — nel concreto della storia — all’azione liberatrice di
Dio, quale si è manifestata in
Cristo ed egli compie nello Spi
rito, fino a quando anche l’ultimo nemico sarà vinto, la morte » (p. 34). Questo è forse l’unico tipo di discorso etico che sia
accettabile oggi per i cristiani.
* * *
Dopo Tintroduzione, il discorso procede mettendo a fuoco —
con un metodo che va dall’astratto al concreto — le varie « istanze » della nuova etica: l’universalità, la socialità, i problemi posti dalla istanza socialista.
Qui viene veramente investita
la grossa contraddizione che sta
a monte di ogni problema etico,
la contraddizione tra capitalismo
e socialismo.
Il capitalismo, lo sanno tutti,
è il grande accusato: chi è che
fa alzare j prezzi della carne e
della benzina, che confina i vecchi e i malati in prigione, che
fa crescere storti i bambini, che
scatena le guerre e che ci conta
i minuti quando andiamo al gabinetto durante l’orario di lavoro?
Qgni discorso etico che non
parta dalla comprensione di questo fatto (che il capitalismo nella fase storica attuale è il colpevole dei nostri mali) è destinato
a restare un discorso per intellettuali o per predicatori tormentati e inascoltati. Anche
quando siamo compagni e lottiamo contro questa società, retiamo immersi in questo veleno
capitalistico che inquina il nostro corpo, ci porta fuori strada, insinua nel nostro cervello la
logica del mercato, secondo la
quale le persone e le cose valgono in quanto hanno un valore di scambio.
Non avremo pace fin quando
non avremo distrutto il capitalismo, ed è chiaro che la nostra
etica non può essere altro che
l’etica di gente che combatte per
il socialismo. Così come l’etica
dei nostri antenati fu l’etica di
chi combattè contro il feudalesimo:
« L’etica dei cristiani espressa
al tempo della Riforma — in
particolare nell’insieme delle
chiese calviniste — è stata uno
sforzo di rottura contro la società feudale. (...) L’ascetismo
monastico presentava come cristiana un’etica di evasione individuale, utile alla conservazione
del sistema. La Riforma scopre
il senso della vita dell’uomo nel
lavoro produttivo, nell’impegno
per utilizzare la natura in vista
della liberazione dell’uomo dal
bisogno: è l’etica della vocazione o della professione che tende
a rendere l’uomo un soggetto
nella società: ciò che non deriva dal lavoro non è morale »
(p. 37).
■* * *
È vero, come scrivono gli
estensori, che il socialismo si
pone più come un problema che
come una soluzione, perché anche gli stati socialisti oggi esistenti non sono immuni da alcuni dei nostri mali né da altri ancora (limitazione delle libertà
personali, burocrazia, ecc.). Ma
questo da cosa dipende? forse
dall’istinto malvagio insito nel
cuore dell’uomo, o dalla « natura conservatrice e oppressiva del
potere » (p. 40)?
A questo punto si possono fare due discorsi « etici », l’uno
teologico e l’altro filosofico. In
realtà le cose di cui si parla sono le stesse, ma i discorsi partono da punti di vista diametralmente opposti: l’uno da Dio, l’altro dall’uomo Il discorso teologico afferma che l’uomo è intrinsecamente peccatore, e che
solo la Grazia può salvarlo.
Il discorso filosofico dice, invece, che siccome i rapporti umani sono storicamente configurati
così e così, l’uomo è cattivo e le
condizioni in cui vive lo sono
pure.
Ma se non può esistere un’etica cristiana, neppure esiste una
filosofia cristiana: e allora ogni
discorso sull’etica diventa puramente filosofico, cioè politico. La
soluzione ai problemi politici va
cercata nella politica. Riconosciamo in tutto il nostro essere il
posto preminente alla Parola e
alla volontà del Signore, però il
discorso teologico ci serve nel
contesto della politica, non mescolato ad essa.
D’altra parte, e proprio da un
punto di vista politico, riconosciamo che ciò che noi oggi chiamiamo « il nostro socialismo »
potrà diventare domani una nuova forma di oppressione. Ma
questo, appunto, è un problema
di domani.
* *
La parte forse più interessante
del documento è l’ultima, quella
che tratta le istanze negative e
i problemi posti dal socialismo.
In realtà noi viviamo nella fase
storica determinata dal capitalismo, ma vedere i nostri problemi in prospettiva può .servirci
di più che osservare quel che c’è
intorno a noi.
L’istanza socialista converge
anche nel rifiuto di un’etica sessuale e familiare fondata sui ta
II rapporto del Consiglio della Federazione — che in questi
giorni è stato inviato ai membri dell’assemblea di Bari — è
un agile resoconto di quanto è
stato fatto nei 3 anni che intercorrono tra Bologna ’73 e Bari
’76. Senza entrare nei dettagli
del lavoro dei servizi, che presenteranno a Bari il loro rapporto, il Consiglio enuncia una
serie di problemi in modo discreto e senza risposte preordinate.
Per un miglioramento del lavoro del Consiglio — un po’ numeroso, ora che vi partecipano
con voce consultiva anche i segreta« regionali sarà necessaria una Giunta più efficiente,
composta da persone geograficamente vicine e disponibili per
questo lavoro. Ugualmente importante sarà la composizione
del Consiglio che — al contrario
di quanto avviene ora con una
presenza maschile del 95% —
rispecchi concretamente la parità tra uomo e donna che è stata ripetutamente affermata.
Pur constatando un rallentamento nel lavoro della commissione giuridico consultiva il rapporto ipotizza la creazione di un
ufficio o servizio legale che affianchi il lavoro della commissione, proponendo all’assemblea
una approfondita discussione su
come i rapporti chiesa-stato debbano essere portati avanti nell’ambito della Federazione.
Il tema dei rapporti tra la Fe
derazione e le Chiese membro è
adombrato nell’accenno relativo
agli aiuti che le Chiese evangeliche ricevono dal CEC: il « canale » per tali aiuti deve continuare ad essere un comitato autonomo o potrà essere un comitato nell’ambito della Federazione che risponda all’assemblea?
Nei rapporti con le Chiese
evangeliche non federate il Consiglio ha cercato di mantenere
la massima apertura. Certo vi
sono contrapposizioni non lievi;
ma — osserva il rapporto — non
illudiamoci che corrispondano a
frontiere denominazionali: queste contrapposizioni sono piesenti in ogni Chiesa e vanno affrontate in uno sforzo di fedeltà
al Signore.
Infine il problema del futuro
della Federazione — posto ìa
primavera scorsa con la diffusione di un documento che presentando 4 alternative intendeva
stimolare la discussione — rimane più aperto che mai. Poclìe
chiese hanno risposto al questionario per cui solo a Bari sapremo se la Federazione è destin.ata a concentrare il suo lavoro su
pochi settori ben curati o ad
ampliare il suo lavoro in base
a nuove deleghe ed « aperture di
credito» da parte delle Chiesco
se dovrà indirizzare il suo sforzo maggiormente verso un allargamento denominazionale o verso un approfondimento degli impegni di lotta che l’hanno caratterizzata in questi anni.
Vivere federalmente
Sinodi, Conferenze e Assemblee denominazionali hanno
anch'esse dedicato una certa attenzione ai problemi federativi, pur senza approfondirli decisamente; il che da un lato
è un atto simpatico di rispetto verso l'Assemblea della Federazione di cui non si è voluto predeterminare l'andamento e pregiudicare la libertà; d’altro lato è però un elemento che richiede ai membri dell’Assemblea di Bari uno sforzo assiduo di corretta valutazione della situazione reale e
della reale volontà del protestantesimo italiano.
La comunità locale è l’elemento ’’ecclesiologico primario”; d’altro lato le istanze denominazionali sono quelle su
cui essenzialmente ricade l’onere ma anche la discrezionalità nel fornire gli uomini e i mezzi per l’espletamento dei
compiti che l’Assemblea assegnerà al Consiglio. La definizione di quei compiti va quindi fatta in pari tempo con una
corretta impostazione ecclesiologica, con spirito fraterno e
con animo realistico. Il motto del Congresso "uniti per l’Evangelo” va tradotto (nella situazione di "crisi e speranza"
che è la nostra situazione storica del 1976) in termini tali
che le chiese — tanto a livello locale come a livello denominazionale — vogliano effettivamente portarli avanti.
La "Federazione" in sostanza non è il minuscolo ufficio
romano; non è neppure quella quindicina di persone che
tre volte all’anno si riuniscono in Consiglio; la "Federazione” si ha lì dove le chiese vivono federalmente, cioè dove
esercitano unite la loro comune vocazione di testimonianza
e di servizio, come suggeriscono i primi articoli del nostro
Statuto. Precisare qual debba essere nei prossimi anni questo "vivere federalmente” è appunto il compito di questa
Assemblea a cui il Consiglio restituisce in questo momento
il mandato ricevuto a Bologna nel novembre 1973.
bù, ma in realtà rivolta a creare
in seno allo stesso proletariato
l’oppressione e lo sfruttamento
della donna. Una nuova etica
della libertà non può non disfarsi della concezione borghe.se dei
rapporti tra i sessi» (p. 41).
Possiamo parlare di libertà fino a quando c’è qualcuno che
non è libero?
« ...si è ben lontani dalla emancipazione della donna e dal precisarsi di una linea etica nei rapporti sociali tra uomo e donna.
Nella società capitalistica, dove
il denaro è la misura dei valori,
la violenza è il criterio del potere e dove il maschio lo detiene ancora ben saldamente, la
donna rimane fondamentalmente
una funzione dell’uomo. Sotto il
nome di libertà sessuale è contrabbandato il più colossale e
redditizio commercio della donna. Il miraggio del guadagno facile e della donna compiacente
rimane di fatto l’ideale più diffuso e propagandato dalla nostra
società » (p. 45).
Il matrimonio è forse il colpevole delle nostre contraddizioni,
oppure può darci il toccasana
per superarle? Né l’una né l’altra cosa, finché non si chiarisce
il rapporto ambiguo che esiste
fra matrimonio e sessualità:
« ...il matrimonio è ancora concepito come legalizzazione della
sessualità e, quindi, il rapporto
uomo-donna nel matrimonio toc
ca ancora debolmente rincontro
delle due personalità, la libertà e
l’ampiezza della loro intesa. Segno ne è che l’idea della infedeltà rimane ancora limitata alla
sfera sessuale e non tocca gli
altri aspetti dell’intesa: i due
possono avere una vita spirituale del tutto reciprocamente estranea, ma questo, nella mentalità dei più, non fa problema.
Inoltre il legare il rapporto
sessuale strettamente al matrimonio, come a sua legalizzazione, lascia il rapporto sessuale in
una luce negativa. Fuori del matrimonio esso acquista abbastanza raramente un significato e un
valore etico. Non è più condannato ma rimane più o meno consciamente colpevolizzato e ciò a
detrimento specialmente della
donna che ancora una volta è
vista dall’uomo o nella sua funzione di madre e di sposa o in
quella di oggetto » (p. 47).
Se tutto questo è vero, è anche
vero che capire le contraddizioni
in cui si vive, e assumersele, significa iniziare a superarle. Non
sono d’accordo con quanti guardano con diffidenza al cosiddetto « personale » o « quotidiano »
e dicono che l’attuale riscoperta
del « personale » rispecchia solo
il riflusso del movimento, quello
vero, che dovrebbe puntare sen
Saverio Merlo
5
15 ottobre 1976
UN PROBLEMA APERTO
Servizio e salario
possono stare insieme?
Desidero prendere la parola sul problema opportunamente riaperto dal pastore Panasela nel numero del settimanale del P ottobre.
Anzitutto per ringraziare il pastore
Panasela per il tono paeato e pastorale con il quale affronta Pargomento;
in secondo luogo per tentare di esporre alcune osservazioni che vanno in
una direzione diversa.
Quali i punti che a mio avviso vanno ripresi?
a) credo che andrebbe fatta una
dislinzìone maggiore fra il « dover essere » e « l’essere » delle nostre opere. Se è giusto auspicare che non siano « aziende industriali a carattere
speculativo », che chi entra a lavorare
in esse lo faccia a per una particolare
vocazione di servizio », che i « dipendenti laici » siano « collaboratori »,
che non ci siano « padroni », specie
se capaci di « imporre massacranti orari di lavoro a dipendenti a più o meno basso salario »; è tuttavia ancora da
verificare se, contro le intenzioni di
tutti, talune di queste situazioni non
si verifichino nei fatti.
Non credo che vi siano nel nostro
campo né padroni biechi né operai
preoccupati solo di <c rivendicazioni ».
Credo però che nella situazione generale. pesante dal punto di vista economico. rapporti di lavoro, che in partenza possono anche essere vocazionalmente motivati, strada facendo si scontrano con una realtà assai dura in cui
riniziale spinta vocazionale può essere jnessa a dura prova; e, viceversa,
anche con la maggiore buona volontà
dei responsabili, la situazione di concorrenza, di stretta economica, impone
al di là delle intenzioni presupposti di
efficienza, di razionalità del lavoro, dì
economicità, in sé anche molto « neutri », ma che nel contesto sociale in
cui operiamo costrìngono i rapporti di
lavoro, anche nella chiesa, ad esprimersi in termini estremamente « mondani ». Non dico che questo sia « bene»: dico che questo può avvenire.
Credo pertanto pienamente legittimo chiedersi se le intenzioni che vi
sono sul lavoro nella chiesa siano poi
riscontrabili anche nella realtà. In molli casi questo avviene, grazie a Dio;
ma è significativo interrogarsi anche
su quei casi in cui questo non avviene: perché?
b) Un corollario di quanto detto
sopra riguarda la questione dell’« opinione polìtica » sia dei « dipendenti »
che dei « superiori ».
A me personalmente questa questine pare assolutamente improponibile;
non solo per i motivi già addotti da
Panasela (violazione della libertà di coscienza) : ma anche per motivi politici
(ricordo, per inciso, che l’art. 8 dello
« Statuto dei lavoratori » del 1970 vieta esplicitamente ai datore di lavoro
« ai fini dell’assunzione, come nel corso delio svolgimento del rapporto di
lavoro, dì effettuare indagini, anche a
za diversioni alla conquista del
potere.
Penso che un'impostazione di
questo genere non faccia altro
che aggiungere ai vecchi tabù
feudali e borghesi un nuovo tabù « socialista ».
Non ho l’autorità dell'apostolo
Paolo per consigliare a chicchessìa di spostarsi o di non spostarsi, ma un esempio vorrei farlo
ugualmente. Il matrimonio durerà almeno quanto la storia della borghesia, e quindi l'argomento di chi dice: non mi sposo
perché il matrimonio è borghese. oppure: mi sposo perché il
matrimonio è protestante, asso^
miglia un po’ al discorso ài chi
dicesse: non vado a lavorare perché in fabbrica comanda ancora
il padrone, oppure: vado a lavorare perché il padrone è protestante.
A parte gli scherzi, la riscoperta della etica e del « personale »
può diventare elemento di crescita di tutto il movimento, cioè
di quanti si muovono per cambiare collettivamente le strutture
della società, a patto che la riscoperta vada avanti e che diventi politica sul serio.
mezzo di terzi, sulle opinioni politiche
religiose o sindacali del lavoratore »;
sarebbe assurdo se fossimo più miopi
su questo aspetto di quel che sono i
« pagani »! Per motivi pratici (nel nostro piccolo mondo, le scelte di fondo
di ciascuno sono note) ma soprattutto
per motivi che chiamerei insieme teologici e politici e etici.
Il problema non è, a mio parere, di
passare da « padroni di destra » a « padroni di sinistra ». E sarò forse un
idealista ma credo che questo, se richiede nella società un lungo periodo
e un lavoro improbo, sìa invece proponibile nella chiesa, forse proprio a
partire dal criterio di « servizio », a
patto dì non farne un alibi per sottopagare l’operaio, ma dì usarne in modo veramente e totalmente volontario.
Di nuovo, prendendo ad esempio i
« pagani », credo che il lavoro ben poco retribuito di molti atei che lavorano
nelle cooperative o nei giornali di opinione dell’estrema sinistra sia un
esempio di grande peso per noi cre•lenti.
c) Per concludere, vorrei tentare
di dare alcune indicazioni anche in positivo. Credo che abbiamo alcuni criteri per porre un limite tra « servizio »
e lavoro dipendente. Il « servizio »
deve essere, per sua natura, libero volontario e temporaneo. Nulla vieta a
chi usufruisce di questo servizio (la
chiesa, nel nostro caso), di pagare
ugualmente tariffe sindacali (anzi!),
cosi come nulla vieta che il lavoratore
rinunci a ciò che è suo, o che rinnovi,
di volta in volta, il suo servìzio per
periodi k temporanei » fino a coprire
tutta la sua vita con lavoro volontario.
Ma la libertà deve essere salvaguardata fino in fondo, proprio per salva
guardare il valore spirituale di questo
particolare lavoro.
Il « lavoro dipendente » è invece
tale anche nella chiesa (e sappiamo
che taluni settori del nostro lavoro
non possono fare a meno di lavoro
salariato); l’importante è che la chiesa
sia in questi casi padrone non meno
illuminato che i padroni migliori di
questo mondo, ma anche che faccia
capire ai suoi dipendenti (quando di
dipendenti si tratti e non di collaboratori; il grado di decisionalità nei
due casi è diverso) che non è suo
compito essere « tre volte buona »
quando il rapporto è regolato pienamente ed esaurientemente dalla comune legislazione. Sarebbe cioè estremamente umiliante, e per la chiesa e per
i suoi « dipendenti », accedere ad una
visione « assistenziale », che giustamente rimproveriamo alla chiesa cattolica, e fare delle nostre opere delle
equivoche stazioni di operai respinti
dal « mondo » e accettati dalla « chiesa » per una beneficenza fatta col secondo fine di ricavarne comunque un
utile; in questo caso s’arriverebbe allo
« zoppo che aiuta lo sciancato », come
si dice a Roma; o ai ciechi guide di
ciechi di biblica memoria.
d) Ritengo infine che su tutti
questi temi, cui la EGEI ha dedicato
ampio tempo, sia l’ora che si sviluppi
un ampio dibattito nella chiesa; sappiamo in antìcipo che le idee su questo tema non sono identiche, neppure
all’interno di gruppi per altro assai
omogenei; tuttavia è su queste questioni, ritengo, che vale la pena metterci con urgenza d’accordo tra noi,
prima che siamo costretti a servirci
di tribunali pagani; per un accordo è
indispensabile che ci si incontri.
S. Ribet
LUCA 5: 1-11
Alla tua parola
Siamo' nella Galilea, sulla riva del mare, le barche sono tratte a riva, i pescatori sono intenti a lavare le reti dopo una pesca infruttuosa. Gesù sale su di una imbarcazione
e ammaestra la folla. Poi si volge verso Simone, deluso e
affaticato, e gli dice: « Prendi il largo e calate le reti per
pescare ». La risposta di Simone è molto umana e significativa: « Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla; però, alla tua parola, calerò le reti ».
Nelle parole di Simone a Gesù osserviamo un senso di
fatica e di scoraggiamento; la fatica era stata pesante, il
risultato, negativo. Ciò accade anche a noi, nel grande mare della vita, dove gettiamo le reti del nostro lavoro, delle
nostre speranze, forse anche delle nostre preghiere. Non
cerchiamo il successo nel senso mondano di questo termine; attendiamo di cogliere i frutti del nostro lavoro e della nostra fatica in mezzo alle gioie ed alle pene di una famiglia, nella nostra attività quotidiana, forse anche nella
Vi sono credenti in Cristo i quali conoscono nella loro
vita prove ed insuccessi a getto continuo, fino ad essere
stanchi e amareggiati, come se dovessero sempre e di
nuovo ricominciare da capo. Talvolta verrebbe voglia di
abbandonare le reti al loro destino.
C’è tuttavia un MA che caratterizza il credente: e il
MA della fede nel Signore, il MA che fa dire a Simone:
« MA alla tua parola, calerò le reti ».
L’attesa può essere lunga e deprimente; però, se si
prende sul serio la parola del Signore, se si ubbidisce a
quella parola efficace ed operante in noi, ci si rende anche
conto che l’attesa non è e non sarà inutile, priva di risultati, perché il Signore è potente da assicurare una «pesca
miracolosa » là dove tutto sembra inutile e vano. Il Signore è più grande della nostra fatica, più forte dei nostri scoraggiamenti.
Simon Pietro prende sul serio l’ordine di Gesù ed ub
bidisce al suo Maestro. Egli non gioca l’ultima carta, la
buona. Egli dice semplicemente, ma fermamente: « Ma,
alla tua parola, calerò le reti ».
In questo periodo di ripresa delle attività ecclesiastiche in tutte le chiese, la fiducia e l’ubbidienza di Simone
sono assolutamente necéssarie.
Di fronte alle incognite ed ai problemi del nostro
tempo, se anche dovessimo sentirci stanchi e affaticati,
il MA della fede in Gesù Cristo rimanga chiaro ed efficace
in noi: « MA, alla tua parola, calerò le reti ». _
Le calerò, non nelle acque basse della superficialità
umana e delle nostre speranze, ma nelle acque profonde
della grazia di Dio, la cui potenza opera nelle nostre debolezze. „ ^
Ermanno Rostan
DALLE NOSTRE CHIESE
Federazione sicula
^ Il corsivo è del recensore.
“ Cfr. K. Barth, Philosophie et théologie, Ginevra 1960.
A diciotto mesi dalla sua costituzione la Federazione Regionale Siculo-Calabra non sembra
aver fatto molti passi. All’impegno di alcuni uomini, che credono in questo tipo di lavoro, non
corrisponde rapporto reale delle
clliese.
Il Consiglio s’è riunito tre volte per:
1) studiare il lancio e la diffusione di un « Bollettino di Collegamento » interregionale che
sostituisse uno analogo gestito
dalla Commissione Distrettuale
valdese ;
2) chiedere uno spazio alle
RAI regionali per un nostro programma settimanale e vedere « i
modi » di gestire questo spazio ;
3) chiedere alla commissione servizio sociale una pubblicazione esplicativa sulla legge regionale a favore degli emigrati;
4) avere un corso biblicoteologico per corrispondenza.
Nonostante i ripetuti soffeciti,
pastori e chiese sono rimasti
sordi all’invito a mandare notizie e contributi per la creazione
di questo bollettino di collegamento.
Per quanto riguarda i rapporti
con la Rai calabra sono state trasmesse nostre notizie, ogniqualvolta inviate, ma non si è riusciti ad ottenere uno spazio nostro. La RAI siciliana sembra
invece aver accettato la nostra
richiesta promettendo per il
prossimo futuro (tra un mese
circa) uno spazio di 5/10 minuti
settimanali da gestire per conto
nostro.
Si è avuta la pubblicazione,
curata dal CESE di Palermo,
sulla legge a favore degli emigrati oltre ad una relazione in
vista della Assemblea di Bari.
Ma niente è purtroppo da segnalare sul piano concreto del coordinamento, dello scambio di
esperienze delle numerose opere
sociali presenti particolarmente
in Sicilia.
La commissione istruzione e
teologia ha organizzato due assemblee: una zonale T8 dicem
bre ’75 per la presentazione di
due corsi per corrispondenza,
purtroppo caduti nell’indiflerenza; l’altra sui programmi e lavoro della scuola domenicale, in
collaborazione col servizio istruzione della Ped. Naz., incentrata
sulla presentazione del nuovo
materiale. Quest’ultimo incontro
ha suscitato un certo interesse
impegnando i presenti a reincontrarsi il 19 marzo p. v. per
confrontare assieme le rispettive esperienze a conclusione della prima sequenza proposta.
L’assemblea generale che ha
avuto luogo a Palermo presso
il Centro Diaconale della « Noce» domenica 26 settembre ha
sottolineato la necessità che la
Federazione Regionale trovi uno
spazio suo proprio. Si è pensato di individuarlo nella graduale aggregazione delle varie componenti evangeliche comprese
quelle che, per la loro formazione fondamentalista e pietista,
al momento non sembrano interessate a questo processo federativo. Il potenziamento dei servizi, con delle linee operative
concrete, è stata l’altra preoccupazione dell’assemblea.
Il nuovo consiglio risulta composto da: S. Rapisarda; A. Bonnes; E. Spuri (commissione studi é istruzione); A. Manocchio
(commissione servizio sociale);
P. Panasela (commissione Stampa Rai).
Arrigo Bonnes
ASTI
Con il mese di settembre, la
comunità valdometodista di Asti
ha ripreso la sua normale attività ecclesiastica, con i culti regolarmente presieduti dal past.
Giorgio Resini. Consapevoli che
questo ministerio pastorale è al
servizio di una vasta diaspora,
quindi per il futuro senz’altro si
verificheranno dei vuoti nella
predicazione pastorale, che occorrerà rimediare con i predicatori laici.
Domenica 26 settembre c. a.,
si è riunito il consiglio della
C.EV.A.S.S., che è sempre irnpegnata nella sua opera di assistenza, ma il vero scopo di questa riunione è stata quella di risolvere il problema del locale,
cioè ricercare un nuovo locale,
che sia indipendente e adatto a
ospitare quei ragazzi che intendono togliersi dalla strada per
sottostare volontariamente alla
attività di questo centro, che vuole imprimere in questi giovani
i fondamenti evangelici, utili per
vivere una vita ispirata a servire il prossimo mediante l’amore in Gesù Cristo.
M. D.
CREMONA
Domenica 3 ottobre, presso la
chiesa metodista di Cremona, si
è avuto un’assemblea comunitaria in vista della ripresa delle
attività dopo la pausa estiva e
per un confronto nella comune
ricerca della ragion d’essere della chiesa.
Tale assemblea era aperta a
tutti coloro i quali, pur non essendo membri effettivi della
chiesa metodista, sono interessati nella ricerca di un modo di
vivere la fede oggi, in risposta
alle pressanti istanze che provengono dalle classi più povere
ed indifese. Oltre i fratelli e le
sorelle della comunità locale
hanno quindi partecipato vari
giovani di movimenti cattolici di
« base ».
Il dibattito, svoltosi in uno
spirito molto fraterno, ha avuto
per tema di riferimento la «linea di lavoro » indicata dall’ordine del giorno della Conferenza
metodista di quest’anno.
Unanimamente l’assemblea ha
riconosciuto che la società italiana è tuttora generalmente dominata da una mentalità che definiamo « cultura cattolica ». Una
mentalità o cultura della quale
il nostro popolo deve essere liberato con la potenza che vien
dalTevangelo ; e questo affinché
si possa costituire una società
civile più giusta e più libera.
L’assemblea ha infine convenuto di avere frequenti incontri
a livello intercomunitario per
approfondire i concetti suaccennati nello studio della sacra
Scrittura, e per camminare insieme nell’azione e nel servizio
nel quadro della liberazione dei
minimi dallo sfruttamento e della costruzione dell’uomo nuovo.
G. A.
SVIZZERA ITALIANA
La Comunità Evangelìca-Riformata di
Bellinzona e dintorni assumerebbe in
prìmavero 1977 un
PASTORE EVANGELICO
con studi universitari teologici completi
quale responsabile della vita ecclesiastica della comunità.
Impostazione teologica: compatibile con
l'indirizzo delle chiese evangeliche
dei cantoni protestanti svizzeri.
Collaborano nella comunità: (oltre al
posto qui in palio ) :
— un diacono di madre lingua tedesca
che si dedica all'insegnamento nelle
scuole pubbliche elementari e a!
gruppo dei giovani ;
— una signora diplomata in teologia
il cui impiego parziale si limita al
Gambarogno ;
— il gruppo delle signore e un coro
della comunità;
— è pure in' esarrié l'inserimento di un
missionario con sede a Biasca per il
lavoro nelle valli superiori del Sopraceneri .
Requisiti :
— buone conoscenze linguistiche dell'italiano e del tedesco;
— interesse alla gioventù, In particolare per l'insegnamento religioso nelle scuole pubbliche secondarie, medie e professionali ;
— apertura ai problemi sociali e di assistenza ;
— convincente predicatore;
— conducente d'automobile.
Ulteriori informazioni possono essere
richieste a! presidente della comunità
signor Enrico Gervasoni, Via Gesero, 8
65000 Bellinzona (Svizzera), telefono
N. 092/25.46.66.
Il termine di postulazione scade con
il 15 novembre 1976. Inviare le postulazioni con copia dei certificati al sopracitato presidente.
Un incontro informativo per più ampio e reciproco orientamento è sinceramente auspicato. Si richiede un preavviso telefonico,
IL CONSIGLIO DI CHIESA
6
15 ’otíol^e'*^ l97^
crònaca delle
•■í/í./-,-»
ALLE,VALLI OGGI
AMGROOMA
resa
Un pò’ a rilento, in mezzo atraslochi pastorali ancora in cor^ '
so, ci si avvia alla riprésa del lavoro nelle comunità, E bisogna
pur chiamarla « ripresa » se non
altro perché c’è stata la « pausa »
estivo-autunnale, lunga come al
solito; e con maggiore o minor
decisione il piede deve ora riprendere a premere sull’acceleratore
perché il ritmo di lavoro si avvii
gradatamente.
Come è noto sono bén 6 le comunità del nostro distretto che si
avviano alla ripresa con un cambio pastorale; cosa importante
ma assolutamente non fondamentale, un fatto che in una comunità
riformata non dovrebbe provocare molti cambiamenti organizzativi e di conduzione, essendo il Concistoro e l’assemblea di chiesa ad
esprimere e dare continuità alle
linee di lavoro.
La realtà è però spesso un’altra, almeno da quanto è dato di
verificare; e cioè che ogni cambio
pastorale non ha solo modificato
la fisionomia interna del presbiterio ma indubbiamente dato il tono e la linea di lavoro che la comunità era invitata a seguire.
E questo è vero non soltanto
per quelle figure « patriarcali » di
pastori che hanno segnato nel passato, con la loro personalità, alcuni decenni di vita della comunità, ma resta vero oggi ancora
per tutti i pastori, in positivo ed
in negativo.
Certo esistono situazioni difficili, dove la collaborazione non
è sempre a portata di mano, perché la comunità è stata abituata
a sentirsi platea, non coinvolta
nelle responsabilità e nelle decisioni. È anche Un’inizio che si deve
affrontare, con piena fiducia, hella '
certezza che i doni del Signore
non sono mancanti; ciò che è
mancante è la nostra capacità di
intuizione, di riconoscimento, che
rischia di non scoprire i talenti
che sono viventi attorno a noi.
Il rischio dell’attivismo non è
presente soltanto nella grandi comunità che dispongono di un notevole potenziale di collaboratori;
c’è e forse con maggiore pericolosità proprio nelle nostre piccole
comunità delle valli dove lo schema di attività svolte nel passate
non si giustifica più in seguito alle
grosse trasformazioni sociali avvenute nel dopoguerra (spopolamento, pendolarismo innanzitutto). Le difficoltà reali di ricucire
il tessuto comunitario su una base
nuova, che permetta l’incontro
delle famiglie e che non miri a
mantenere la pura continuità delle attività, là dove non sono più
rispondenti alla disponibilità di
incontro della gente, sono ancora tutte da superare.
D’altro canto spopolamento,
pendolarismo, basso tasso di natività rispetto al passato, che hanno ridotto nell’ultimo dopoguerra
la popolazione valdese residente
nella maggior parte dei comuni,
non bastano a giustificare l’assenza, il vuoto di partecipazione verificabile in tutte le nostre comunità. Non è un fatto di oggi, né
caratteristico delle comunità vaidesi, ma il riflesso, sul nostro piccolo, di un malessere generalizzabile a tutta la cristianità. E a poco
serve il lamento su questa situazione: non è produttivo, non aiuta a ritenere, a ricostruire dei rapporti allentati o spezzati. Voler ricondurre ad un unico denominatore ciò che ha molteplici motrici:
teologiche, sociali, politiche, culturali e che non capita come un
fulmine a del sereno, ma dopo
un processo storico che ha i suoi
inizi almeno nell’immediato dopoguerra, significherebbe una voU
ta di più cogliere la superficie dei
problemi ma non percepirli nelle
loro radici e quindi proporre dei
palliativi al posto di motivate e
razionali, indicazioni di lavoro,.
E. Gente
I
Le- esperienze seolastiche di
Jean Louis Sappé e dei suoi alunni di Angrogpa, già raccolte
nel giornale ^«colastito Tac
ed , ora pubblicate nella collana
Il pùntoemme/Émme Edizioni,
con una premessa sociale e antropologica a cura di F. Agli e
con una « griglia » per una lettura pedagogica a cura di R. Eynard ^ — sono sempre state motivo di interesse e di dialogo,
soprattutto per la gente di Angrogna.
« Taculot » infatti, sin dall’inizio della sua esistenza, è entrato
in molte case, è stato letto da
contadini ed operai, sollevando,
anni fa, anche dubbi e perplessità soprattutto da parte di alcuni genitori che si trovavano di
fronte alla novità, al diverso, ad
un nuovo modo di intendere e
di far scuola al quale non erano
stati preparati, dalle istituzioni
che li avevano educati. Le reazioni non sono però di rifiuto e
di chiusura al diverso: la gente
non capisce forse inizialmente il
lavoro che si fa ma non lo nega
aprioristicamente, anzi scopre di
avere la possibilità di avvicinarsi alla scuola e di esserne elemento importante per il suo
funzionamento. Ciò è stato, ed è,
possibile perché la scuola di Taculot esce dai libri ministeriali
degli sbarchi dei Mille e delle
« pioggerelline di marzo » per
proiettarsi sul tessuto -sociale di
Angrognà, per affrontarne i problemi, per riscoprire una cultura subalterna che sta per essere
definitivamente sommersa dalla
cultura dominante. E tanti e diversi sono i problemi: vi è la
questione deiragricoltura, dei
pendolari che lavorano alla Fiat,
alla Riv, dei Livio, dei Mario e
dei Guerino che non sono mai
andati alla scuola deU’obbligo
perché sono rimasti bocciati nelle elementari fino a 13-14 anni,
dei Barba Davi che hanno subito
guerre mondiali e fascismo... Ogni problema comporta per gli
alunni studi, riflessioni, analisi
talora lunghe e laboriose, messe
a punto di tecniche, come traspare in modo evidente dalle pagine di Taculot. Si usano interviste per conoscere i problemi,
interviste alla gente del posto,
ma anche ad « esperti » che forniscono dati da discutere ed elaborare. Nascono così le riflessioni dei bambini sui problemi di
Angrognà, problemi ai- quali bisogna saper dare risposte adeguate.
In questo inodo i bambini cominciano a capire che bisogna
conoscere il reale anche nella
sua complessità, g poliedricità
per poterlo trasformare e modificare all’occorrenza, e renderlo
più consonò e rispondente alle
necessità di ognuno e della collettività. Si rendono conto che
bisogna saper rischiare per uscire dalla rassegnazione e passività per essere soggetti consapevoli e partecipi, e non oggetti
passivi delle vicende del mondo.
In questa ottica anche la storia,
il passato, vengono in aiuto per
capire il presente e per modificarlo verso il futuro. E sono proprio gli ultimi, i dimenticati,
quelli che hanno subito gli eventi, cioè i contadini di Angrognà,
che forniscono agli alunni gli
elementi più significativi ed importanti di riflessione sul passato e sul presente. Rinasce cosi,
attraverso il racconto sulle guerre e sul fascismo dei Barba Davi e dei barba Vie intervistati dagli alunni e attraverso il confronto con gli articoli dei giornali e i documenti dell’epoca,
l’immagine di una cultura contadina spesso mortificata quanto
distante dalla cultura del potere. Sono forse questi aspetti i
più significativi di Taculot, sono
le pagine di' « Ì’àltràstoria »,
« quella che npii c’è sui libri, che
non conta'gràndi battaglie e generali famosi,..'», « la stòria della povera gente che lotta per sopravvivere ma non trova la forza per ribellarsi alle ingiustizie
del potere... » -; l’altrastoria raccontata dalle persone anziane
che come ben evidenzia un alunno « ...sono un po’ come un libro, perché hanno tanta esperienza della vita... Basta ascoltarli »
Taculot non è quindi soltanto
una raccolta di esperienze, ma il
segno della volontà di modificare una realtà, ancora troppo intrisa di rassegnazione, lavorando con le giovani generazioni alle quali da sempre viene affidato
il domani. In questa luce credo
debba essere anche letta l'esperienza, pubblicata per suscitare
dubbi, riflessioni, dialogo.
Marco Armano Hugon
1 F. Agli, R. Eynard, G. Sappé - Taculot: un’esperienza di controscuola. Il
puntoemme/Emme edizioni, Milano, ’76.
2 Op. cit. pag. 147.
3 Op. cit. pag. 77.
Vita nel Comune
Fiera autunnale
e mostra zootecnica
Giovedii 7 ottobre, favorita da
uno splendido tempo più primaverile che autunnale, si è svolta
la fiera di Angrognà, cui era abbinata la mostra zootecnica, che
come di consueto è stata ben
frequentata ed alla quale sono
stati esposti parécchi gruppi di
animali bovini, che sfidando le
non piccolè distanze sono giunti
con cafnpane e éampahaéci' ad
allietare e rendere più attraente la tradizionale riunione degli
amatori di bestiame e dei numerosi negozianti ivi convenuti.
La commissione giudicatrice
per l’assegnazione dei premi ai
migliori bovini era formata dall’assessore all’agricoltura, Odin
Alessandro, dai signori: Buffa
Emilio, Malan Elmo, Gaydou Alberto e dal veterinario Giordano. I premi sono stati così; distribuiti: la coppa offerta dalla
Cassa di Rispàrmio di Torino è
andata al signor Chiavia Emilio,
unitamente ad una somma in
denaro, per il miglior gruppo di
vacche di razza piemontese. Per
le manze piemontesi, sono stati
ROM ARETTO
Inaugurato
il Centro d'incontro
Con una fraterna e simpatica
riunione alla presenza di una
sessantina fra anziani ed invitati, si è dato l’avvio nel pomeriggio di domenica 10 ottobre
all’attività del Centro d’incontro, realizzato nei locali dell’ex
municipio.
Sorto per rispondere ad una
esigenza evidenziata dagli anziani stessi, patrocinato dalla Comunità Montana e dal Comune,
che avevano promosso tutta una
serie di dibattiti con la popolazione si pone ora come punto
di riferimento dal quale partiranno entro pochi giorni altri
due servizi: quello delle visite
domiciliari e quello infermieristico, pure a domicilio. Sono
state presentate in questa occasione le due persone prescelte
per queste attività sig.re Refourn
e Gaydou di Pomaretto che cureranno con le operatrici della
Comunità Montana la presenza
e l’animazione del centro.
Nei brevi messaggi portati durante l’incontro è stato evidenziato come sia essenziale verificare giorno dopo giorno se i servizi servono allo scopo per cui
sono stati istituiti, tramite un
dibattito ampio e continuo.
È poi stato sottolineato come
il problema degli anziani non sia
che uno dei problemi evidenziati come effetto delle troppo
veloci trasformazioni sociali degli ultimi anni; altri se ne affacciano aH’orizzonte e sono preoccupanti: es. la situazione giovanile. Anche questo non deve
essere visto isolatamente ma con
la partecipazione di tutti, quindi anche degli anziani che possono riscoprire un ruolo attivo
ed insostituibile di esperienze e
e di pratica. Quindi il Centro di
incontro si pone in prospettiva
come un luogo aperto per questa ricerca.
La discussione si è poi avviata sulle modalità di conduzione:
per questo, il piccolo comitato
promotore che ha curato nei
particolari sia l’allestimento della sede che l’organizzazione dell’incontro, si è impegnato a tenere aperto all’inizio tutti i pomeriggi al fine di raccogliere indicazione da parte di un numero il più elevato possibile di persone, circa le preferenze sugli
orari d’apertura e l’attività che
si pensa di svolgere.
L’incontro sì è concluso con
un simpatico rinfrésco preparato da anziani e volenterosi ospiti.
premiati in denaro Agli Lorenzo e Monnet Giovanni Paolo.
Sempre in denaro, sono ancora stati premiati: Odino Carmelina, Benech Aldina e Bertin Enrico per le migliori vacche valdostane. La seconda coppa in
palio, offerta dall’on. Stella, è
stata aggiudicata a Coisson Alberto per la miglior manza valdostana, mentre una campana è
una medaglia sonò anff'ate a Benech Aldina; Premi insatura sono andati a Rivoira Alberto,
Agl’, Lorenzo e Ricca Alfredo
per incrócio vacche e manze. Per
le vacche Tarine ha ricevuto un
campanaccio Rivoira Alberto ;
per le manzette valdostane una
somma in denaro a Miegge 'Virgilio.
Giunga da queste colonne un
particolare ringraziamento a tutti coloro che hanno offerto premi, per la buona riuscita di questa rassegna zootecnica.
Istituite le commissioni
consultive di lavorò'
Venerdì, 8 ottobre il consigliò
comunale di Angrognà si è riunito in seduta pubblica per l’esame di alcuni argomenti.
In tema di viabilità, è stata
revocata la delibera adottata
nella seduta consiliare dèi 9 aprile scorso, in cui era prevista la
stipulazione di un mutuo di 8
milioni con l’Istituto .bancario
San Paolo di Torinò, ai fini dell’appalto dei lavori per il secondo lotto della strada Serre-Chiot
D’Aiga. Tale mutuo verrà invece contratto con la Cassa Depositi e prestiti, presentando la cosa una maggior convenienza. Si
è poi proceduto all’integrazione
della commissione per l’acquedotto . comunale, con ,un nuovo
memfcro, nella persona del signor Pòns Emilio.
Il perno su cui si incentrava
la seduta era però costituito dalla prevista nomina di una serie
di commissioni consultive di la
voro, formate sia da consiglieri
che da membri della popolazio
ne. Le commissioni istituite so
no: Urbanistica; Programma
zione bilancio informazione ; Servizi sociali e istruzione; Servizi
prirhari di urbanizzazione ; Difesa del territorio; Agricoltura
e beni comunali. I membri non
del consiglio chiamati a fame
parte sono i signori : Peraldo Renato, Pons Emilio, Rivoira Edmondo, Buffa Emilio, Buffa Delio, Long Eldina, Agli Bruno,
Bertin Rolando.
Con l’istituzione delle predette commissioni si è voluto soprattutto dare uno spazio alle
voci di minoranza. Si spera inoltre di giungere ad imo snellimento e a una maggiore articolazione dèi lavoro fiierente l’amministrazione del comune.
VILLAR PELLIGE
Ci ha lasciati, per iniziare uba
vita di superiore servizio, Aldo
Charbonnier, di anni 54, dèl Téynaud. Là suprema chiaihatà gli
è giùnfà là sera del 28 ' Settembre, , dopo tutto un lungo tempo
trascorso in, com'pàghia della malattia e della sofferenza. Egli
aveva accettato con grande for. za d’animo la sua grave prova e
quando Ì’ora di partite è giunta
egli l’ha accolta serenamente,
senza dubbio sapendo anche lui
« in chi egli aveva creduto ».
Oltre che 'un buon e" caro amico perdiamo in lui un attivo e
moito apprezzato collaboratore.
Egli infatti era membro del Concistoro in qualità di Diacono per
il quartiere del Teynaud ed aveva per parecchio tempo negli anni passati diretto, con competenza e con passione, il nostro
Asilo Infantile. Egli è stato anche per parecchi anni membro
del Consig'io Comunale. Egli ci
lascia l’esempio di una grande
disponibilità e di una grande
prontezza al servizio del prossimo.
La grande folla di conoscenti
ed amici accorsa a porgergli l'ultimo saluto, e che ha letteralmente gremito il tempio il giorno del
suo funerale, è stata un segno
della grande considerazione e
della grande stima in cui era tenuto e del cordoglio che ha destato la sua scomparsa.
La Chiesa, riconoscente al Signore per il fedele servizio compiuto da questo stimato fratello,
porge alla sua memoria un reverente saluto ed esprime ancora
ai suoi familiari — ed in modo
particolare al'a sua vedova, ai
suoi figliuoli ed alla sqa mamma — tutta la sua simpatia ed il
suo affetto.
Abbiamo pure ultimamente accompagnato al carnpò deU’ulti
mo riposo terreno la spoglia
mortale di' altri due fratelli in
fede, que la di Ernesto Bosso di
anni 82, del Centro e di Giovanni
Pontét, di anni 72, di CìaVuhVÌlla. Due figure càtafterisfiche che
molti ricorderàhrib: ’il ^rimò iiS'
tento al lavoro nel suo negozio
di calzolaio e nèllo stesso tempo
in piacevole conversazione con i
clienti, il secondo, all'Alpe « La
Canna », intento anche lui al suo
lavoro nella preparazione di gustosi formaggi.
Ai familiari di questi scomparsi rinnoviamo l’espressioné della
nostra solidarietà cristiana.
«Il dono di Dio è la vita eterna in Cristo, nostro Signore »
(Rom. 6: 23).
• Domenica 17 ottobre, nella
piazza del municipio avrà luogo là preannunciata mostra zootecnica organizzata dalla Pro Loco e dal Comune. Si prevede'
una ricca presentazione di capi
bovini degli allevatori locali.
PERRERO
Un nuovo appello a contribuire alla ricostruzione del Friuli è
stato lanciato in questi ultimi
giorni da un gruppo di amici
dell’infelice zona, sostenuti da
un discreto numero di enti ed
associazioni. .
Anche a Ferrerò, come in altre località delle nostre valli,
sono stati proiettati i films che
documentano il disastro e le
possibilità di aiuto immediate.
La colletta che ha avuto luogo al termine dell’incontro è stata di 330.000 lire e servirà alla
costruzione di una casetta prefabbricata di legno, sul modello
di quelle presentate nel documentario.
Gli amministratori del Comune di Ferrerò hanno ricordato
la precedente sottoscrizione di
900.000 lire a favore del Comune
di Tarcento, mettendo anche in
rilievo come la buona volontà e
l’abnegazione dei privati non
possano comunque sostituirsi all’azione pubblica, che in questi
tragici eventi è stata molto spesso di ostacolo più che di aiuto.
Cambi d’indirizzo
Il Pastore Paolo Ribet comunica il
suo trasferimento da: Via Poerio, 37 20122 Milano a: Piazza Umberto I, 9
- 10060 Ferrerò (Torino). . ......
7
CRONACA DELLE VALLI
PRAROSTINO
Vandali dell'antiquariato
La società del benessere ha
sviluppato in molti il gusto dei
mobili antichi. Ne abbiamo subito ultimamente gli effetti negativi; una banda di ladri ha
forzato la porta del vetusto tempio di Roccapiatta e ha rubato
il tavolo della Santa Cena; demolito il pulpito e rubato le fiancate, lasciando la base, la scaletta, il tetto abbattivoce e il pannello al muro con lo stemma
valdese (non facilmente commerciabili!).
Certo, Dio non abita in templi fatti da mano d’uomo, e qualunque tavolo può servire per la
Santa Cena, Ciò non toglie nulla al fatto che quel tavolo sia
carico di ricordi cari a tutta la
Chiesa ; intorno a quel tavolo infatti, varie generazioni di credenti si sono rixmiti, incontrati,
entrati in comunione rompendo
il pane e bevendo al calice della
Santa Cena. Comprendiamo perciò l’indignazione e il dolore della comunità e in modo particolare dei fratelli di Roccapiatta e
Pralarossa e ci auguriamo che
atti del genere non abbiano più
a ripetersi né a danno delle Chiese né a danno dei poveri e onesti lavoratori delle nostre montagne.
Domenica 24 ottobre, alle ore 15,
nel tempio di Torre Pellice avrà luogo una
Riunione d’appello
a cui tutti sono invitati.
COAZZE
BORA’
Attività estive
Le domeniche di quest’estate
sono state caratterizzate da una
serie di manifestazioni folcloristiche, sportive e culturali. Organizzate dalla dinamica Pro
Prarostino con il patrocinio delTamministrazione Comunale hanno avuto un pieno successo facendo conoscere Prarostino e i
suoi prodotti.
L’amministrazione è stata impegnata in una serie di importanti iniziative : Acquedotto comunale: La provincia di Torino ha presentato il progetto di
potenziamento dell’ acquedotto
già esistente con l’immissione
della sorgente dei Rostagni. Il
progetto prevede una spesa complessiva di 23 milioni; non avendo il comune questa possibilità
finanziaria si è pensato di costruire l’acquedotto con lavoro
affidato ad economia ai prarostinesi; si pensa cosi, di dimezzare
la spesa, avendo così la possibilità di vedere ultimati i lavori nei primi mesi del prossimo
anno.
Trasporti. Sarà certamente
un punto qualificante per i prarostinesi, l’istituzione di un ser-, ,
vizio di trasporti interurbani da
Prarostino a Pinerolo entrato in
funzione dal primo ottobre.
L’iniziativa è in via sperimentale per quest’anno, con il trasporto gratuito degli studenti
dell’obbligo e dei pensionati
prezzo politico nelle corse speciali nei giorni di mercato. A
nostro giudizio questa iniziativa
se sarà seguita da altri comuni,
permetterà una rivalutazione del
potere d’acquisto dei salari dei
genitori e dei pensionati ; inoltre leverà Prarostino dal suo
isolamento obbligato.
Assistenza domiciliare agli
anziani. La comunità montana
Pedemontana, a cui appartiene
Prarostino, ha istituito, con la
assunzione di alcune assistenti
coadiutrici domestiche il servizio di assistenza agli anziani.
L’incaricata nel nostro comune
ha iniziato il suo lavoro dal
primo settembre con la frequenza di un corso preparatorio e
sta svolgendo ora una analisi
della situazione del comune.
SERVIZIO MEDICO
fostivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PEUiCE - LUSERNA S. GIOVANNi
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 16 al 22 ottobre
Dott. DE BETTINI GIANCARLO
Via D'Azeglip, 8 - Tel. 91.316
Torre Pellice
FARMACIE DI TURMO
Domenica 17 ottobre
FARMACIA MUSTON
( Dr. Manassero )
Via della Pe^iubblìca, 25 - 91.328
Domenica 17 ottobre ^
FARMACIA Dott. PRETI
Luserna Alta
Martedì 19 ottobre
FARMACIA INTERNAZIONALE^
( Dr. Imberti )
'Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374'
AUTOAMBULAMZA
. forre. Pellice : Tel. 90118 - 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Peli ice ■ Tel. 91.365 -'91 ¡300
Lusei-na S. G.Tel. 90.884 -90.505
presto sarà affiancata da una infermiera professionale per la
cura preventiva e la degenza a
casa degli anziani. L’amministrazione ricorda che tutte le donne
prarostinesi possono usufruire
delle visite ginecologiche gratuite presso il dispensario di Pinerolo; comunque Tamministrazione si fa. carico di discutere questi problemi in una prossima assemblea pubblica.
Mutui e contributi. L’amministrazione ha richiesto alcuni
contributi per impianti sportivi;
copertura pista patinoire a San
Bartolomeo e costruzione di una
piattaforma attrezzata alla borgata Rocco vicino alle scuole;
sono stati richiesti alcuni mutui per la sistemazione delle
strade, presso la cassa depositi e
prestiti.
Nel mese di settembre si è
provveduto alla sistemazione del
palazzo comunale nella nuova
sede (ex scuole elementari S.
Bartolomeo). Questa nuova sistemazione permette di avere più
spazio a di‘’POSizione per i dipendenti e úna vasta sala di consiglio e rappresentahzà per ia
amministrazione. Le cantine saranno destinate a sede della Pro
Loco oltre a magazzino, vendita
3 degustazione del vino prarostinese presentato in apposite
confezioni per valorizzare il prodotto tipico di Prarostino.
Biblioteca. Nei locali della
chiesa valdese rimessi a nuovo
con il lavoro volontario, dei giovani e materiale (colori, porte,
cemento ecc.) offerto dalla Pro
Loco, sarà istituita una biblioteca collegata al sistema bibliotecario regionale. Si spera che
possa funzionare dai primi di
novembre dando cos', mezzi di
ricerca e di dibattito per i Prarostinesi.
I prossimi appuntamenti per
gli amici della Pro Loco sono
per sabato 16 ottobre per la pulizia e sistemazione del cimitero
e sabato 30 e domenica 31 per
la visita agli amici svizzeri di
Mont sur Rolle.
Gruppo stampa FGEI
• Domenica 24 ottobre, culto di
inaugurazione delle attività invernali insieme con gli alunni
della Scuola Domenicale e dei
catechismi. Sarà celebrata la
Santa Cena.
• Domenica 3 ottobre nel corso
del culto di insediamento del
nuovo Pastore, abbiamo presentato al S. Battesimo la piccola
Marta di Aldo e Lidia Bertorello di Pocapaglia. Iddio benedica
questo tenero agnello che Egli si
compiace di aggiungere al suo
gregge.
ANGROGNA
• Domenica 10 nel corso del
culto, il pastore Bertin ha insediato nel suo nuovo compito di
pastore titolare Ermanno Genre.
Una numèrosa assemblea ha circondato il nuovo pastore esprimendogli la propria solidale collaborazione. Ringraziamo il past.
Bertin salito fino a noi per le
sue parole di richiamo ed incoraggiamento.
I coniugi Pastore L. e V. Coisson ringraziano calorosamente il
presidente della Commissione Distrettuale Pastore Giorgio Tourn,
il Concistoro di Rorà, la locale
Unione delle Madri, il signor Aldo Tourn di Luserna San Giovanni, l’Anziano A. Tourn dei doni (un’agape fraterna di commiato già in programma è stata
disdetta per ragioni di salute del
pastore) e degli auguri in occasione della loro emeritazione. Gli
stessi rinnovano vivi ringraziamenti agli amici e ai membri di
Chiesa della simpatia e dell’affetto cristiani dimostrati loro durante il loro ministerio pastorale
a Rorà. E se in queSt’ultimi anni, con ia collaborazione generosa di amici e di membri di Chiesa, il Signore ha operato per il
bene della Comunità, a Lui la
gloria e la riconoscenza.
• Il culto di, ripresa delle attività si terrà domenica 17 ottobre
con la presenza di tutti i catecumeni e ragazzi della scuola domenicale delle Fucine e del Capoluogo. I catecumeni si troveranno alle ore 9,30 al presbiterio
per fissùrg giorno ed ora dei cor
n si, e così pure .i bambini delle
' scuole donjenicali alle ore 10.
È cosa , buona; che i. genitori accompagnino i loro figli non solo
al culto ma anche per stabilire
insieme l’orario ed il programma.
• La prima riunione quartierale alle Fucine è fissata per
martedì 19 ottobre alle ore 20.
• Mercoledì 6 è deceduto a
Luserna S. Giovanni Giovanni
Osvaldo MourgUa all’età di 68
anni, il funerale ha avuto luogo a
S. Giovanni presieduto dal past.
A. Taccia.
Lunedì 11 hanno avuto luogo
i funerali della sorella Adelina
Morel di 74 anni, del capoluogo.
Ai familiari di questi rorenghi esprimiamo la nostra solidarietà cristiana.
ConHnità Moirtana
Val PaHlea
La Comunità Montana Val Pellice
in collaborazione con il Comune di
Bibiana istituisce a partire da lunedi
11 ottobre 1976 il Servizio infermieristico, Detto servizio comprende varie
prestazioni inerenti all’assistenza al
malato, tra cui :
— iniezioni intramuscolari, clisteri;
— piccole medicazioni, bendaggi, fasciature;
— bagni terapeutici, frizioni;
— rilevamento temperatura, polso, respiro, ecc.
sono escluse :
— iniezioni endovenose;
— fleboelisi.
L’infermiere presterà servizio tutti i
giorni (esclusa la domenica) dalle ore
15 alle 17.
Per prenotazioni e informazioni rivolgersi presso il Centro d’incontro
(Via Roma, 27 - Bibiana).
PINEROLO
Per scarsità di operai, quest’anno la nostra chiesa è stata
affidata alla cura pastorale del
I Distretto, pur rimanendo nel
quarto Circuito per quanto concerne la parte amministrativa.
L'apertura delle attività pa.
avuto luogo domenica scoisa con
un culto nel tempio presieduto
dall’anziano Dino Gardiol di Luserna S. Giovanni che ha avuto
l’incarico della cura della nostra
comunità per il nuovo anno ecclesiastico, sotto la guida della
Commissione Distrettuale del I
Distretto e con la collaborazione
del signor Ruben Artus di Pinerolo il quale si occuperà in modo particolare dei catecumeni e
della Scuola Domenicale.
È una piccola chiesa quella di
Coazze con una quarantina di
membri, ma con una struttura
ecclesiastica più che mai valida
che può essere di esempio a
molte altre comunità più imponenti sia per quanto concerne la
frequenza ai culti, sia per quanto
riguarda le contribuzioni, considerate da ogni membro di chiesa
come un vero atto di fede.
La sera di mercoledì 29 settembre si è avuta una prima
riunione dei responsabili con il
concistoro per programmare le
attività.
Il Signore benedica il lavoro di
questa Sua chiesa e Taiuti a tenere sempre alta la fiaccola della fede attraverso l’impegno della propria vocazione cristiana.
• È deceduta nel corso della
settimana scorsa la sorella Lina
Bounous ved. Tlìrck. Ai familiari rinnoviamo la nostra simpatia.
• Domenica prossima 17 avrà
luogo, a cura della commissione
di II circuito, l’insediamento del
pastore titolare Marco Ayassot,
nel corso del culto domenicale.
• Il concerto della corale di Kassel nel nostro tempio ha avuto
luogo venerdì, sera; questa équipe di ottimi cantori ha rinnovato l’eccezionale esecuzione già
conosciuta in altra occasione.
• Il Collettivo di Ricerca Biblica, che ha tenuto gioved’i sera la
sua prima seduta di lavoro per
il nuovo anno, ha iniziato lo studio del libro della Genesi sotto
la guida del past. Rivolr. Molto
incoraggiante questo nuovo iniziiT, per il numero eccezionale di
partecipanti e per l’interesse della discussione; non resta che augurarci che il lavoro prosegua in
questo clima.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Domenica 17 ottobre; Festa
del raccolto a San Giovanni. La
giornata inizierà alle 10,30 con il
Culto nel Tempio, di rendimento
di grazie e proseguirà nel pomeriggio alle 14,30 nella Sala Albarin con l’esposizione dei prodotti e alle 15 si darà inizio alle
vendite. Verso le 18 sara preparato uno spuntino a base di patate bollite e cotechini, a cui seguirà una serata di proiezich
ni di diapositive: un pomeriggio '
improntato dunque alla siinpa.tia
e alla fraternità a cui tutti sono
invitati. Si raccomanda naturalmente la partecipazione degli
agricoltori a cui si ricorda che i
prodotti sono ricevuti presso la
Sala Albarin da venerdì pomerig
___ _____ gio a domenica mattina. Pm lo
e Sabato sera nel corso dell’in- spuntino, prenotarsi pressi il Pacontro programmato con i cate- ' store (telefono 90271).
eumeni del 4° corso ed i loro genitori per il nuovo anno, è stato
illustrato dal past. G. Tourn, responsabile di questa attività, un
nuovo piano di lavoro che prevede invece della lezione settimanale una intera domenica al
mese trascorsa insieme dai catecumeni e da una équipe di fratelli della comunità per una ricerca sulla storia, la vita e le
opere della chiesa valdese alle
Valli, con visita alle comunità
viciniori ed agli istituti.
Una iniziativa per il Friuli
• Domenica 10 è stato ufficialmefite insediato il past. Giuseppe Platone quale titolare della
chiesa àngrogninà. Nel córso del
culto, presieduto dal past. Achille Deodato, è intervenuta la corale di fronte ad un’assemblea
insolitamente numèròsà.
Sabato 9 sera si è riunito il
Concistoro che hq» tra le altre
cqse, stabilito di riprendere, le,
attività . ecclesiastiche, domenica
24 C. m.. . ; V
Il fratello E. Serafino di Pinerolo ci segnala una significativa iniziativa per il Friuli che
merita il nostro pieno appoggio.
Ritengo utile e doveroso portare a
conoscenza, la notizia di una iniziativa
assunta da un gruppo di persone guidate dal dr. Teodoro Peyrot, a favore
del Friuli, di cui sono venuto a conoscenza partecipando ad una riunione
ad Inverso Pinasca, nel corso della
quale il dr. Peyrot, illustrò le caratteristiche e finalità dell’iniziativa, anche
attraverso la proiezione di due films.
Scarsamente fiduciosi nella efficacia
degli interventi pubblici, ed anche
nella possibilità di raggiungere effettivamente i più colpiti dal disastro,
con un aiuto immediato il dr. Peyrot
ed i suoi amici hanno deciso di individuaré una, due, tre famiglie tra
quelle non solo più bisognose, ma la
cui presenza sul posto sia, per la ripresa della vita, più necessaria. La soluzione ritenuta migliore è stata quella
delle casette préfabbricate, prevalentemente in legno.
L’équipe che si presenta sotto l’egida della Croce Rossa di Torre Pellice,
del CAI di Pinasca, Perrero, Torre'
Pellice. ha già, oltre a due roulottes,
prócurato a due famiglie uno chalet
ed ha in programma di fornirne altri.
Chi vuole contribuire, ^ppia che è
aperto presso la (^ssa.di Risparpiio di
Torino, in Perosa , Argentina,^ un ,cpn
to corrente, al n. 564338, intestato agli (c Amici del Friuli ».
Questo tipo di lavoro e di impegno
non può esaurirsi con uno sforzo di
una volta sola, ma necessita di aiuti
che abbiano una continuità nel tempo, ecco una proposta ed un invito a
tutte le persone sensibili : assicurare al
gruppo di cui parliamo un finanziamento regolare per un certo periodo
di tempo. Chi aderisce a questa forma
di aiuto effettui su c/c suindicato un
primo versamento di L. 10.000, per il
mese di ottobre, e si impegni a versamenti mensili di eguale ammontare
entro il 15 di ogni mese successivo,
sino al 15 giugno 1977 : sono così 9
mensilità per complessive L. 90.000,
una somma che diluita nel tempo non
fa certo... soffrire nessuno; occorre che
il sottoscrittore segnali il suo impégno
(scrivendo al dr.. Teodoro Peyrot Pomaretto) in modo che sia possibile,
conoscendo il numero dei sottoscrittori aderenti a tale forma di aiuto, programmare meglio le iniziative.
Non dovrebbe essere difficile., nel
pinerolese, anche se più o meno tutti
han già in altri modi contribuito, trovare un centinaio di persone disposte fi
questo mensile piccolo sacrificio; ne
salterebbe fuori , un’altra casette per
un’altra famiglia Friulana.
Grazie pèr l’ascolto.
' ' , . EfitÒRE Sehàeinò ■
• Tutti coloro che hanno voce
per cantare sono invitati alla
riunione della Corale che ha luogo al Presbiterio ogni martedì
sera alle ore 20,30.
È questa un’attività di chiesa
che dà il suo valido contributo
ai culti per cui si fa un vivo appello affinché essa venga incoraggiata e potenziata con un
sempre maggior numero di cor alisti.
Anche con il canto si può servire il Signore.
• Domenica 10 ottobre ha avuto luogo il culto di apertura delle attività con notevole partecipazione, specie dei ragazzi del
catechismo. Avremmo voluto vedere un maggior numero di genitori. I ragazzi del I anno di catechismo (29 iscritti) hpno ricevuto il testo della Bibbia in
dono.
• Venerdì scorso ha avuto luogo il funerale dell’ex Maresciallo
Mourglia Enrico Osvaldo, proveniente da Rorà ma stabilito a
San Giovanni da alcuni anni. Alla vedova e alla famiglia rinn(>
viamo la nostra viva solidarietà
cristiana.
SAN GERMANO
Concerto vocale e strumentale.
Sabato 16 ottobre 1976 alle
ore 21, il Gruppo « I Neoromantici » di Torino, con artisti del
Regio e della Rai, terrà un concerto lirico.
Verranno eseguite musiche di
Mozart - Verdi - Rossini - Puccini - Leoncavallo - Donizetti e
Massenet. „ ,
Siete tutti cordialmente invitati a partecipare a questa . Se
Le offerte saranno devolute
alla • GhièSà fier' >il -Pestaurov
nostri strumenti musicali. u( pia-,
noforti ed organo).
8
8
15 ottobre 1976
UOMO E SOCIETÀ’
L'Italia arma I
del Sud-Africa
Non è possibile vivere la fede
^Q2ZÌStÌ senza complicità ideologiche
Nel numero del 23 luglio scorso abbiamo dato notizia del costituendo Comitato Democratico
per il Controllo degli Armamenti
(C.D.C.A.), un organismo che, di
fronte alle pesanti responsabilità del nostro Paese nella vendita
internazionale di armi, sta conducendo un'azione allo scopo, sia
di far meglio conoscere i problemi relativi al commercio delle
armi, e sia di operare un effettivo e concreto intervento nel settore. Come ci ha precisato uno
dei responsabili, si tratta di un
Le lotte della popolazione nera in Sudafrica sono oggetto di
numerosi articoli sulla stampa
italiana, che offre così il suo contributo alla battaglia contro il
regime razzista sudafricano. Lo
stesso nostro governo, in più occasioni, non ha mancato di rilevare la legittimità incontestabile
delle rivendicazioni di questi milioni di uomini. Tutto il mondo
condanna il sistema dell’apartheid di Città del Capo, che mantiene, ciononostante, salde le sue
posizioni, servendosi di milizie
ben addestrate. E ben rifornite
di armi, anche da parte italiana.
Vari anni fa, a questo proposito
ci furono delle interrogazioni
parlamentari, alle quali così rispose l'allora sottosegretario agli
Esteri Lupis; « ...il più rigoroso
controllo è stato esteso dal governo italiano nei confronti delle esportazioni verso il Sudafrica, controllo mirante a impedire
non solo l’invio di armi e equipaggiamenti militari, ma anche
di ogni altro materiale strategico a questi assimilabile ». Indubbiamente, ai buoni propositi non
è seguito un effettivo impegno in
tal senso, se il SIERI, autorevole fonte svedese di studi strategici, ha decisamente affermato
che l’Italia è al terzo posto a livello mondiale tra i fornitori di
materiale bellico al Sudafrica
(come conferma l’attendibile
Istituto Affari Internazionali italiano) dopo la Francia e, forse,
Inghilterra. Uno squallido primato ben documentabile. In particolare (per limitarsi a tempi recenti), risulta che nel 1974 sono
state ultimate le consegne di 40
aerei da collegamento armati del
tipo AM-3C della Macchi CVarese) per un valore approssimato
di 2.000 milioni di lire, nonché
di 10 P-166M da pattugliamento
marino della Piaggio per un valore approssimato di 1.000 milioni di lire. Ma ciò non ci deve
stupire. Infatti Gianluca Devoto,
noto esperto del settore, afferma; « A questo proposito si può
osservare che l’Italia anche altre volte è stata esplicitamente
accusata di svolgere un ruolo
abbastanza importante nel campo del commercio d’armi destinate a zone calde, o a nazioni
Comitato di Redazione ; Bruno
Bellion Valdo Benecchi, Gustavo
Bouchard, Niso De Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Dir. responsabile: GINO CONTE
Amministrazione : Casa Valdese,
10066 Torre Pellice (To) - c.c.p.
2/33094 intestato a « L'Eco delle
Valli - La Luce » - Torre Pellice.
Abbonamenti ; Italia annuo 5.000
- semestrale 2.500 - estero annuo
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Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni : prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 col.: commerciali L. 100 - mortuari 150 - doni
50 - economici 100 per parola.
Fondo di solidarietl : c.c.p. n.
2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70,
10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Terre Pellice
lavoro assai lungo e delicato,
che però sembra promettere bene. Scopo ultimo del programma
del C.D.C.A. è di poter fare attuare una progressiva riconversione delle industrie belliche
verso usi civili.
Per quanto riguarda l’aspetto
informativo e. di sensibilizzazione
ed informazione dell'opinione
pubblica, siamo lieti di ospitare
qui appresso un articolo di M.
Simoncelli sulle forniture belliche italiane al Sudafrica, mentre
come il Sudafrica o la Rhodesia
nei confronti delle quali sussistono espliciti divieti o raccomandazioni deirONU ». Va rilevata, inoltre, la peculiarità dei
prodotti bellici forniti copiosamente al Sudafrica. Gli aerei,
soprattutto, hanno un ruolo importantissimo nella strategia antiguerriglia, come è stato recentemente rilevato. Probabilmente
circa un centinaio di velivoli del
genere MB-326 della Macchi sono stati venduti al Sudafrica:
tali apparecchi, come è noto,
possono essere armati assai facilmente per quell’uso. A completare questo quadro va ricordata la vendita da parte italiana
della licenza di produzione dell’MB-326. Un po’ tutte le ditte
italiane del settore hanno (o hanno avuto) rapporti con il Sudafrica: oltre alla Piaggio e alla
Macchi; la Selenia, l’Elsag, la
Beretta, la Nuova San Giorgio,
ecc. Tenendo presente che il prezzo unitario di un MB-326 è di
400-500 milioni di lire, è facile
fare un calcolo del volume degli
affari conclusi dalla Macchi solo
speriamo di poter successivamente ospitare altri scritti sulle
forniture a paesi quali Iran, Spagna, paesi arabi, ecc.
Ricordiamo che al suddetto
Comitato hanno già aderito il
Gruppo Italiano di Impegno per
la Nonviolenza, il Movimento Internazionale per la Riconciliazione, il Movimento Cristiano per
la Pace, Com-Nuovi Tempi, la
Lega Obiettori di Coscienza, Amnesty International e varie personalità.
per questo tipo di velivolo. Oltre 10 miliardi di lire! Complessivamente, data la carenza assoluta di dati ufficiali, sappiamo
solo che l’Italia ha venduto al
Terzo Mondo nel 1975 circa 400
milioni di dollari, relativamente
solo ai maggiori sistemi d’arma
(cioè aerei, elicotteri, navi, missili, mezzi corazzati). È impossibile saperne di più, sia presso le
ditte in questione, sia presso i
responsabili del Ministero del
Commercio Estero. Una cortina
di silenzio cala su tutto il settore, forse per paura di provare
ancor più le certe responsabilità
italiane in quest’appoggio « discreto » al regime di Pretoria.
Questi rapporti equivoci con il
governo sudafricano restano finora incontrollati ed incontrollabili, tanto da dover dipendere
spesso dalla stampa o da fonti
estere per saperne di più. È questo accettabile per una nazione
che si definisce democratica?
Maurizio Simoncelli
(segue da pag. 1)
Simili fatti dovrebbero renderci attenti, noi cristiani, all’ambiguità ingannevole delle lotte ideologiche. Prima di tutto ci crediamo volentieri al riparo dalle
ideologie e le combattiamo come antidoti della fede. Non abbiamo torto, perché si tratta in
effetti di surrogati della fede.
Ma il nostro errore di fondo è
di ritenere che sia possibile vivere la fede senza complicità ideologiche; e di credere alla nostra
neutralità ideologica e a quella
delle nostre chiese. In secondo
luogo è di essere a tal punto accecati dalle ideologie nuove da
non essere in grado di distinguere i valori che esse portano e
che cercano di far trionfare dalle
illusioni o dalle menzogne che esse mantengono.
Le rivoluzioni borghesi del
XVIII e XIX secolo, democratiche sul piano politico e capitaliste sul piano economico, sono
state combattute per più di un
secolo dalla maggioranza dei cristiani, col pretesto che la loro
ideologia era atea, materialista
e rivoluzionaria. Ma un po’ per
volta le nostre chiese hanno ac
Case 0 cannoni
A parte il normale bilancio
annuo stanziato per l’esercito,
il cui costo odierno è ormai di
10 miliardi al giorno (avete letto
bene) il governo presenta in Parlamento un piano di finanziamento per rinnovare le forze armate che prevede uno stanziamento di 2365 miliardi nell’arco
dei prossimi dieci anni.
A quanto ci risulta, l’unica voce contraria che si è levata è stata quella dei radicali i quali hanno fatto notare che con « una
cifra così grande si potrebbero
costruire 131.377 appartamenti di
due locali (calcolando un costo
medio di 18 milioni l’uno) ».
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE a cura di Tullio Viola
Le ideologie ch< 3 ubriacano
Abbiamo sempre ritenuto e
sempre riterremo che le comunità di credenti hanno il dovere
di formarsi delle opinioni politiche attraverso la libera, democratica, comunitaria, attiva discussione. Questo è ovviamente
assai di più che il formarsi delle opinioni politiche individualmente: riteniamo cioè che i singoli credenti abbiano il dovere
di scambiarsi fra loro le proprie
personali idee politiche, le proprie informazioni, i propri problemi, onde ottenere un certo
comune orientamento nei limiti
del possibile. Questo è d’importanza essenziale per la chiesa,
allo scopo di poter prendere
delle decisioni conformi all’evangelo nelle emergenze che sempre
si ripresentano.
Ma attenzione! Una simile attività implica la presa di posizione di fronte alle ideologie che
travagliano il mondo, e la tentazione è allora quella di perdere la serenità del giudizio, di
non saper mantenere il distacco
obiettivo che l’evangelo sempre
richiede nei confronti delle correnti di pensiero, politico e sociale, che s’incrociano dentro e
fuori delle chiese, e che si combattono fuori di esse e talvolta,
ahimè!, anche dentro alle chiese
stesse. Vincere codesta tentazione è difficile, talvolta molto difficile.
Spesso le ideologie ubriacano.
E di questi giorni la notizia del
vecchio scienziato cèco Amosht
Kolman, nato nel 1892, che, giunto in Russia come prigioniero
durante la prima guerra mondiale, combattè tutta la vita, a
partire dal 1918, nelle fila del
partito comunista sovietico, ed
oggi infine, dopo tanto impegno,
tanto lavoro, tante sofferenze, ha
chiesto di poter emigrare in
Svezia.
In una lettera a Breznev, il
Kolman ha spiegato le ragioni
delle sue dimissioni dal partito,
denunciando le degenerazioni,
alcune gravissime, del comuni
smo sovietico, ma concludendo
infine così:
« La mia decisione di lasciare
il PC non significa affatto che io
mi allontani dagl’ideali del socialismo, che io imparai a conoscere nel 1910 e che, in seguito,
hanno formato il contenuto essenziale della mia lunga e travagliata esistenza » (Da « Le
Monde » del 7-8.10.’76). La notizia è passata sui giornali di tutto il mondo, e in proposito segnaliamo l’ampio e bell’articolo
di Lia Wainstein su « La Stampa » dell’8.10.
Ma l’ubriacatura di cui vogliamo parlare, non si riferisce
al Kolman (non ci permetteremmo mai una simile critica!). La
ubriacatura è la nostra, o meglio quella di cui noi potremmo,
■più o meno inconsapevolmente,
diventare le vittime. Spieghiamoci.
Allora (ci chiediamo), se le cose stanno così in URSS (e le prove sono ormai innumerevoli), in
URSS tutto è malvagio, tutto è
decaduto, tutto è perduto? Sarebbe grave fanatismo il dirlo,
anzi soltanto il pensarlo! Da "Panorama” del 12.10, riportiamo la
seguente interessante lettera, a
firma Lucia Maiorano di Venezia.
« L’articolo "Silenzio a Babi
Yar", apparso su "Panorama”
538 e tradotto da "Time", sul
monumento costruito nel luogo,
presso Kiev, dove oltre 100.000
cittadini sovietici furono trucidati dai nazisti, può indurre il
lettore sprovveduto a pensare
che nell’URSS si faccia, dell’antisemitismo: prima di tutto, dice
Time, le autorità sovietiche non
volevano costruire il monumento ai morti di Babi Yar, in maggioranza ebrei; ora che il monumento è stato costruito, l’iscrizione non fa nemmeno un cenno degli ebrei.
Non è esatto che, prima d’oggi, non fosse stato preso dalle
autorità sovietiche l’impegno di
costruire un monumento a Babi
Yar. Nel 1967 il "Giorno” pub
blicava la foto della lapide posta
sul luogo a ricordo delle stragi.
Diceva la lapide: "Qui verrà edificato un monumento alla gente
sovietica vittima dei crimini fascisti nel tempo dell’occupazione temporanea della città di
Kiev dal 1941 al 1943”. Ed è fantasioso immaginare che Evgeni
Evtuscenko sia stato "severamente rimproverato” dalla “gerarchia” per aver scritto nel 1961
la poesia "Babi Yar”, quando
quella stessa “gerarchia” consentiva subito dopo ad Anatolij
Kuznetzov di pubblicare nella rivista "Junost” il romanzo documentario Babi Yar e, quindi, di
proporre al lettore occidentale
la traduzione francese in “Oeuvres et opinions” nel 1967.
Dall’opera di Kuznetzov (di
cui ho curato a suo tempo una
traduzione) si rileva che, se a
seguito dell’ordinanza tedesca
del 29.9.’41, furono trucidati a
Babi Yar circa 70.000,.^hrei, a
questi si aggiunse, sino al 1943,
un numero quasi pari di zingari,
di cittadini di Kiev presi in ostaggio durante le periodiche retate,
di partigiàni ucraini, di ricoverati nell’ospedale psichiatrico
Pavlov ( tutti) ^ di responsabili
bolscevichi, di simpatizzanti (anche se non iscritti) del PC, di
marinai della flottiglia del Dniéper. Che senso, che valore potrebbe avere la distinzione nel
marmo degli oltre 100.000 massacrati nella fossa di Babi Yar
fra ebrei e sovietici? Tutti furono vittime del fascismo tedesco,
tutti erano cittadini delTURSS e
a tutti vuol rendere omaggio il
monumento oggi innalzato sul
luogo del sacrificio, senza distinzione di razza, di religione, di
appartenenza ad alcuna delle repubbliche sovietiche ». ‘
V’è antisemitismo nell’URSS?
Noi crediamo di sì. Ma non vogliamo cedere alla tentazione di
attribuire al comunismo sovietico, senza ancora possedere informazioni ampie e del tutto sicure, un antisemitismo più grave di quanto esso sia in realtà.
cettato i nuovi valori che questa
ideologia aveva promosso; sono
persino state politicizzate a tal
punto che esse hanno identificato fino ai nostri giorni questi valori col loro proprio messaggio.
E questa identificazione è così
profonda che di fronte alle nuove rivo’uzioni proletarie nate
daH’industrializzazione capitalista, accennate nel 1848 in Europa, trionfanti nel 1917 in Russia
e poi nel 1948 in Cina, le chiese
si sono chiuse nel medesimo rifiuto globale, adducendo di nuovo a pretesto che le nuove ideologie, socialiste e poi marxiste,
erano inconciliabili con l’Èvangelo. Non sono riuscite a liberarsi dal fardello ideologico ereditato da un passato recente che
le lega ai poteri dominanti di
oggi e non riescono se non a mala pena a scoprire i valori nascosti, in mezzo a molte altre co-.e,
nelle nuove ideologie.
È per questo che stiamo entrando in un’èra rivoluzionaria
che conquista tutte le società industriali, sia all'est che all'ovest
Perché ogni volta che valori umani essenziali sono repressi da
una società, come per esempio
a libertà (soprattutto all’est; e
la partecipazione democratica
alle decisioni economiche (soprattutto in occidente), ne c(inseguono rivoluzioni legittime il
cui successo è garantito in partenza. « Più grande è l’oppressione, più grande è la resistenza »,
diceva Mao.
È dunque, necessario che dono
essersi opposte invano al trionfo
dell’ideologia democratica che
rivendicava la ridistribuzione del
potere politico, perché esse avevano indebitamente legato l'Evangelo a l’antica ideologia che
legittimava la concentrazione aristocratica del potere, le chiese
cristiane riconoscano oggi che il
loro messaggio non è legato a!le
ideologie contemporanee, comuniste dell’est e capitaliste dell’orcidente, che legittimano la concentrazione del potere economico, apertamente a est e ve’atañiente in occidente. È loro compito invece favorire l’avvento di
nuove forme democratiche che
sono ancora da inventare e cIk
ridistribuiscano il potere di decisione economica attualmenle
concentrato nelle mani di pochi.
In mezzo alla complessità delle società industriali ogni creatura umana deve tornare ad essere padrone delle decisioni essenziali del suo destino, conformemente alla sua dignità di creatura di Dio. È in gioco tanto la
credibi'ità del messaggio cristiano, la libertà delle chiese quanto
la stabilità della nostra società
presente e soprattutto futura.
Processo al poliziotto
0 alia polizia?
Il processo al capitano di polizia Salvatore Margherita, accusato di « attività sediziosa » e di
« violata consegna » si è concluso, in questa prima fase, con la
sua condanna a un anno, due
mesi e venti giorni di reclusione,
con la condizionale.
Com’è noto, nel dibattimento
sono venute alla luce (denunciate dal Margherite e da altri testimoni) parecchie « irregolarità »
nel comportamento del 2“ Celere di Padova sia nello svolgimento delle funzioni di ordine pubblico (manganelli speciali rinforzati, fiorìde, biglie, pietre, ecc.) e
sia nel singolo comportamento
di alcuni componenti di detta
reparto.
Si apprende ora che il ministro dell’Interno ha istituito una
Commissione ministeriale con
il compito di accertare le modalità di impiego, i metodi di governo del personale e lo stato
della disciplina del 2” Celere.
La Commissione dovrà accertare, entro due mesi, eventuali
violazioni delle leggi e dei regolamenti commesse dal suddetto
raggruppamento.
Si sta verificando quanto si
prevedeva e che cioè il processo
Margherita si è trasformato in
un processo alla polizia. Non
c’è che da augurarsi che questa
Commissione proceda nel modo
più spedito e rigoroso, a differenza di come tutte le precedenti
Commissioni hanno fatto in tanti settori diversi della vita nazionale.