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Roma, 10 Aprile 1909
SI pabbltéa ogni Sabato
ANNO II N. - 15
LA LUCE
Propugna grinteressi sociali» morali e religiosi in Italia
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ABBQKAMKKTI
Italia : Anno L. 3,00 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,0O — « « 3,00
Un numero separato Cent. 5
I ttanoèorltti non si restitniscono
INSERZIONI
Per linea o spazio corrispondente L. 0,15
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c « da 6 a 15 volte 0,05
Per colonna intéra, mezza colonna, quarto di colonna e
per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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Ai cari Collaboratori, ai coHèsi Léttori, affettuosi auguri (|( henediiìoni celesti per la soave feSlàf'pàsquòle.
Vén^èrdi Santo.
Tu, sap^i, 0. . Signor Gesù, cJie cgsi
conveniva^, e tu' per ' questo sei venuto ptu
sapevi che così conveniva, e però con ardore suscitato in teda la carità sei andato
incontro alle sofferenze e le hai affrontate !
Oh che o'gnun di noi possa finalmente
comprendere quanto diritto tu abbia d’esser
amato e obbedito, affinchè ognun di noi
si senta a te congiunto da vincoli sempre
più forti e più saldi !
(Dai Sermons) G* !*• Meille
Pasqua.
Qrant’è bella, . splendida, benefica questa
vittoria sul male e su l’errore, su la morte
esili sepolcro! Quanfè glorioso questo
trionfo, la cui gloria splenderà nei secoli
sempiterni, senza impallidire mai Fratelli miei chè più o meno siete impegnali
in un’aspra Jotta, che spesso vi trovate in
procinto di abbai^ervi e di arrendervi af
nemico, ricordatevi che Gesù Cristo... è
risuscitato ddì 'moki ; ricordatevene sempre : questo ricordo varrà a riaccender in
voi il coraggio affranto e a procacciarvi
la finale vittoria. Gesù Cristo risorto è la
sicura prova che la vittoria del male non
potrà eh’essere fugace ; che quella del bene
avverrà infallibilmente, e eh essa sara
definitiva.
(:Dai Sermons) G. P. Meille
-.ri: '
Tre miracoli.
Tre miracoli sono nello svolgimento
della natura : l) l’apparizione della materia ; 2) l'apparizione della vita nella
materia; 3) l’apparizione della volontà
cosciente e libera nell’ambito della vita.
Tre miracoli solenni sono nella storia del
Signore : 1) la sud venuta, il suo entrare
in un’esistenza materiale ; 2) Vattuazione
della vita, della comunione santa con Dio
in quest’esistenza corporea ; 3) V elevar
mento di tal vita alla libertà della vita
divina mediarle la risurrezione e Vascen
SXOYi/Q»
(Dal Commento su S. Giov). F- «o^et
corvi E GESÙ
Si ricorderà lo strepitoso saccesso ottenuto anni
fa, specialmente nel mondo anglo-sassone, dal libro
del pastore americano Sheldon, « In His Steps »,
te Sulle Sue Orme». In quel romanzo religioso, sono
messi in scena personaggi appartenenti alle diverse
classi sociali, i quali si propongono di seguire il più
da vicino che sia possibile l’esempio di Cristo, ponendo a se stessi, in ogni circostanza della vita, la
domanda : — Che cosa farebbe Gesù se Egli fosse al
mio posto?
Grande fu l’interesse destato nel mondo evangelico, e molti si accinsero anche, con santo entusiasmo, a tradurre in pratica il concetto fondamentale
del libro. L’esperimento più importante fu fatto a
Cleveland nell’ Ohio. Colà, sotto l’impulso di uno
studente in teologia, William Price, dieci mila cittadini presero l’impegno di vivere, per un paio di
settimane, (e perchè non per un periodo più lungo?)
come visse Gesù. *
Però, da quanto raccontarono i giornali qualche
mese addietro, pare che 1’ esperimento abbia fatto
poco buona prova. « Parecchi impiegati dei due sessi
e persino alcuni reporters, riferiva il Corriere della
Sera, dopo una settimana di prova dichiararono che
c’è una sola alternativa : « o smettere di far la vita
di Cristo, 0 perdere l’impiego ». « Se coloro che
c’impiegano — essi dicono — seguissero anch’essi la
dottrina di Cristo, allora sarebbe un altro affare ;
ma cosi rischiamo di perdere l’impiego, e se un giorno
ci trovassimo senza p-ine, non possiamo sperare che
la manna cada dal cielo ».
Il capo del movimento stesso ha perduto un po’
del suo entusiasmo, ma non si è ancora dato per
vinto, anzi seguita imperterrito la sua propaganda,
sperando di persuadere i padroni e i direttori dei
grandi stabilimenti che trascineranno con loro la
massa degli operai.
Il tentativo è generoso. E’ nn fatto che questa
nostra società che si chiama cristiana, anzi le chiese
stesse vivono troppo poco della vita di Cristo e s’ispirano più alla morale pagana che ai precetti del
Vangelo. Non è Cristo che regna nel mondo e, in
modo assoluto, nè anche su quelli che fanno professione di essere suoi discepoli, ma sono cento altri
padroni : l’egoismo, l’interesse, mammona, le passioni, il peccato. Le comunità dei credenti hanno
perduto il sapore primiero, e pei cristiani odierni
non si può riconoscere con ugnale certezza che pei
primi discepoli che essi sono stati con Gesù. Donde
proviene 11 malessere profondo di cui soffre la società contemporanea e di cni soS'riamo tatti individualmente se non dal distacco che esiste fra l’ideale
evangelico e la realtà, fra la morale del Cristo e la
nostra morale, fra la vita perfetta in Lui rivelata
e la vita fiacca, insipida e piena di compromessi e
di lacune che purtroppo trasciniamo stentatamente ?
La vita felice, feconda e bella è la vita normale.
Nissuna più normale di quella del Cristo, anzi è la
sola che lo sia completamente. Eiprodurre quella
vita, imitarla, trarre da essa ispirazione e tradurre
in pratica i precetti del Maestro, è fare ad nn tempo
opera altamente religiosa e sociale.
D’altra parte, tale imitazione non dev’ essere nè
servile, nè grettamente letterale ; e qui, a mio avviso, giace l'errore di Sheldon, di Price e dei loro
seguaci eia causa del loro insuccesso. Seguire Gesù
non vuol dire ripetere esattamente e materialmente
ciò che Egli ha fatto quasi 2000 anni addietro, nè
osservare alla lettera tutti i suoi precetti, alcuni
dei quali sono paradossali o espressi sotto forma
d’immagini per far più colpo sulle menti ; ma vuol
dire applicare quei precetti alle circostanze attuali
e alle condizioni sempre mutevoli di esistenza e
trarre dal Suo esempio e dal Suo insegnamento ispirazione e principi! normativi.
Nè vale farsi la domanda : Che farebbe Gesù al
mio posto ? perchè spesse volte non lo si pnò sapere e si è ridotti a fare delle congetture che potrebbero anche essere sbagliate. I tempi e le condizioni di vita sono mutati, e certe cose che erano
possibili, anzi doverose allora non lo sono più. In
tutto, la lettera uccide ma lo spirito vivifica. Un
modello non è dato per ricalcarlo servilmente, ma
per imitarlo e trarre da esso le norme direttive,
l’estro ispiratore. Seguaci e imitatori di Cristo secondo lo spirito Suo, anzi riproduzioni e copie di
Lui, ma viventi nella società attuale cosi diversa
da quella in cui Egli visse e traducenti in pratica
nell’epoca storica che attraversiamo le norme eterne
della futura umanità perfetta, deH’uomo integrale
secondo il cuore di Dio e il modello Gesù : ecco, se
non erro, il nostro dovere e quella che dev’ essere
la suprema nostra ambizione. ,
Enrico f^iv'oire
Patti Ntiovi
Col numero scorso s’è principiato a pubblicare il promesso
studio storico psicologico del
Prof. G. Bartoli:
Il TratDonto di Roiua
Apriamo un nuovo abbona«»
mento a tutto il 31 dicembre pV. per sole lire DUE. Chi dunque ci manderà una cartolina
vaglia da L. ,2, riceverà tutti i
numeri della LUCE dal 1* aprile
al 31 dicembre.
Non tardate a mandarcela, indirizzandola in Via Magenta
18. ROMA.
2
XiÁ LUCS
f'íiíí
ALBAf^I FRpflLAYBRA
‘íé\- : _____ V>;
Attorno a noífln iaesá. -soavissima stagione, tatto
rinasce e sorridi. pesiamo tra le .^epe e vediamo
fiorire i bianci^inij e ll' fàrfalle ci sfiorano ualloro
rapido volo e g]|, attgellétti fi rallegrafio coft"le loro
canzoni. E se entriamo nelle città — tra il rumore
e l’affaccendarsi della vita j,coti<fiana, pur mille segni ci attestano la dolce rinascita : il sole più vivido, il profumo delle viole, il sorriso su mille volti.
E se viviamo presso al mare, anche il rauco grido
degli augelli marini, anche i poveri fiori cresciuti
tra gli scogli, ci annunziano la primavera... la risurrezione...
Solo per noi, miseri figli degli nomini, sembra talvolta che quest’alba primaverile non debba spuntare.
« E’ aprile? » dice un cuore afflitto da profondo
e segreto dolore, « è forse festa ? ma non per me :
il sogno soave è svanito, e per quel sognu unicamente io viverò. Non vi è risurrezione, non vi è
primavera per me ! »
a E’ tornata la primavera ? » chiede un’altr’anima.
« Ma io sono caduta si basso; il mondo altero ed
ipocrita mi disprezza, ed io mi sono celata fra le
tenebre, come un augello ferito a morte. Non parlatemi di gioia, di luce, di risurrezione ; tutto questo
non è più per me ! »
Ed un’altra voce risuona nell’ombra : < E che
m’importano i fiori, gli splendori, le nuove bellezze
della natura ? Ho visto sparire, laggiù, nella tetra
valle della morte, un compagno diletto, un fratello,
una madre, una sposa... Non li rivedrò più... Invano
la terra si è adornata a festa. I suoi cantici ed i
suoi raggi non sono per me ! »
Eppure... la risurrezione della terra, dei fiori e
dei boschi, qnesta festa della creazione che si unisce alla maggior festa cristiana, quella di Pasqua,
è fatta per tutti: per te, o anima dolorante, perchè in un’alba primaverile risorse il Vincitore edil
Consolatore di ogni dolore e di ogni angoscia. Per
te, 0 caduto che gli uomini calpestano ; per te, oppresso che gemi sotto una triste servitù ; Egli è
venuto per sanare ogni piaga e per spezzare ogni
tirannia, ed un giorno il Suo Regno glorioso dovrà
trionfare sulla terra... Per te ancora che piangi sopra una tomba... Egli è risuscitato e con Lui dovranno ritrovarsi un giorno, in un’alba assai più
fulgida di ogni terrestre primavera, tutte quelle anime che si amarono in Lui...
Questa dolcissima voce ho udito nei canti dell’aprile soave, mentre le campane annunziavano il mistero della Risurrezione. ?
liisa Clei<ieo
la saparañoae iella Ehtoa dallo Stato
Nelle recenti passate elezioni alcuni candidati alla
deputazione hanno nei loro programmi fatto balenare
agli elettori la speranza che, se fossero stati eletti,
si sarebbe pervenuti ipso facto all’attaazione di una
importante riforma quale è quella della separazione
della Chiesi dallo Stato.
Favorevoli pure noi a qnesta riforma di indole
I politico-ecclesiastica, è necessario però intenderci sul
significato della famosa formula.: Libera Chiesa in
Libero Stato, che molti ripetono del continuo senza
affatto comprenderne il significato e la*jportata.
Invero non ignoriamo'^ che hiolti, 'indifferenti od
atei, come generalmente sono i ^nostri sedicenti demiratici,di
• fifprfná W' già peP
" Vetìgtbsitó ma bénsì per^fiorire
^^¿i|pa|^dne dèilo' scáti’^líd/ &‘feii’àtéisniò/ ‘ Ma
ci^eàiaiùo^dhè tale, ágtiifiéif divor
^ yo’dèèisP detfdìàteto dalli d|i¡^l‘'indfflerfn^:Completa da parte, dei pubbÌfcV Jfftti rignàrd^^^^
a‘vàléisPdél|
'^’'sne' intelli^lizè plié attuài^e
in che si risolve la sovranità vdra.'^'’^
' Negli Stati Uniti, dove tale formula ha ricevuto
If, più. ampia e sicura applicazione, lo Stato non è
ateo,, nè indiÌÌ^ente all’ idea religiosa. Anzi le costituzioni dei .fe.ngoli Stati presuppongono il manteniménto del ^stianesimo in modo assoluto, il quale,
aiTy,ì e in ciò sono concordi i i^àggiori giuristi
— fa;|fftf del diritto comune americano. E perciò
il Congresso stipendia dei cappellani che ne aprono
con preghiere le sedute, prescrive rinsegnamento
religioso nelle scuole, e indice giorni di penitenza e di pubblico rendimento di grazie. In breve,
il concetto del separatismo in America è espresso
magnificamente cosi dallo Schaff, cioè che la libertà
religiosa americana è, e deve restare una libertà
netta religione e non datta religione, precisamente
come la vera libertà civile è libertà netta legge e
non datta tegge ; oppure con quest’altre parole del
Carmison : « Lo Stato americano è uno Stato senza
Chiesa, ma non senza religione ».
Adunque, se le religioni ufficiali dello Stato hanno
fatto il loro tempo, non ne consegue necessariamente
che lo Stato debba essere ateo o indifferente all’idea religiosa; ma, dichiarandosi semplicemente e solamente laico, non significa che debba partire in
guerra contro la religione. E perciò lo Stato può,
senza punto tradire la sua missipne essenzialmente
civile, poggiare, per quanto riguarda la sua legislazione, sulla base del Cristianesimo, avere indole cri■stiana positiva, senza tuttavia accomunare i suoi
destini con alcuna Chiesa particolare. Al di sopra
delle varie confessioni religiose vi è nella verità
cristiana una forma generale compatibile con l’idea
più assoluta della laicità. Però conviene riconoscere
che l’unione dello Stato con la religione, il trapasso
e la fusione della verità religiosa in quella sociale
sono possibili solo nell ambiente del Cristianesimo,
quale la Riforma lo ha fatto, non in quello del Cattolicismo papale. Qui l’unione non è possibile. Stato
e Chiesa sono incompatibili, perchè la Chiesa papale
è negazione della libertà.
La formula, adunque. Libera Chiesa e Libero
Stato, come l’intendiamo noi, non è sempre applicabile negli Stati cattolici. È se si addiviene alla
separazione dei due poteri, come ultimamente in
Francia, vi sarà allora divorzio deciso tra 1 uno e
l’altro, il che avrà, come ultima conseguenza, il decadimento del sentimento religioso, e una diminuzione crescente, in seguito al sorgere di nuovi fattori sociali anti-religiosi propri della democrazia
(povera democrazia, la nostra !), dell influenza delle
idee cristiane, sulle manifestazioni più varie della
civiltà.
Vedremo in un prossimo articolo come potrebbe
trovare la sua applicazione nel nostro paese il grande
principio della separazione della Chiesa dallo Stato.
Enrieo JA<zyrxìzv
della scienza e della democrazia le due grandi forze
del moad'Oi moderno
I RIBELLI SI MOLTIPLICANO
Il « Giornale d’Italia ». pubblicava ;
« Ci telegrafano da Ravenna, 2 aprile ;
Ieri l’altro il giovane sacerdote Edoardo Sirotti accusato di modernismo per certe pubblicazioni fatte, fu
sospeso « a divinis » daU’arcivescpvo di Ravenna.
Questa sera il Sirotti nel « Faro Romagnolo » pubblica una lunga lettera dichiarando di svestire l’abito
sacerdotale.
Dopo di avere esposte le ragioni che lo inducono ad
abbandonare la chiesa, il Sirotti chiude la sua lettera
con queste parole :
« ... e troucando ogni legame con l’ortodossia, anche^
nella forma più attenuata, rimango perfetto cristiano
e religioso riconoscendo i critefi direttivi della morale cristiana e rindiscutibile aspirazione dello spirito
umano per l’eterno mistero della natura. Io credo nel
eìlen:;io della mia’coscienza ma la mia fede non è più
nel tempio,, nel freddo ritualismo chiesastico, è nella
vasta natura, è nelle opere umanitarie, è nel progresso,
perchè Dio non è fuori del mondo ; il suo regno è
dentro .di ,noi e nello stesso spirito umano, nelle forze
irresìstibjlì della natura.
* Questa è la mia fede, non quella che lancia lanatèma contro la civiltà e la vita moderna, contro il
progresso e contro una patria libera, e che ha paura
Que]m4biura ha fatto grande impressione in città ».
_______- '
trottisi professa • perfetta Cristiano ». E’ tale?
assai. A nql egli fa reffetto d’un perfetto
Poveri, modernisti 1 Ben pochi sono quelli
che sappiano fermarsi a tempo giù per la china delle
negazioni. 11 Valicano non vi teme, perchè — più profondò - psicologo di voi — sa che il popolo sente, o — se
per ora non sente più — risentirà certo il bisogno di
una religione positiva. Il Vaticano teme noi e coloro
che"ài uniscono a noi, perchè sa che noi predichiamo
una religione positiva, la religione dell’Evangelo, la
religione di Gesù Cristo !
LJl LUCE IH jtmERICft
I nostri Lettori americani potranno facilmente farci pervenire il prezzo del loro abbonamento, versandolo al nostro
Amministratore per l’America
Signor
prof, pastore J^lberto Chi
86 Romeyn Str.
Rochester N. T.
La conferenza del prof. Minocchi a Roma
Nella sua conferenza del 2 aprile « il Cristianesimo
e la coscienza moderna » l'ex prete Minocchi ha creduto di dimostrare che il Cristianesimo è una religione
la quale oramai ha fatto il suo tempo e che sta preparandosi nella coscienza dei popoli civili una nuova forma
di religione.
I dommi del Cristianesimo sono stati superati dalla
scienza e dalla critica, o sono resi impossibili ed inconcepibili dal nuovo orientamento della filosonia della
Gonoseeoza.
La morale del Cristianesimo è già tutta applicata —
il mondo è cristiano — meglio — il cristianesimo è
divenuto umano, una qualità dello spirito umano ; dunque
il benservito a Cristo e alla sua religione.
II difetto gravissimo della conferenza del prof. Minocchi, fu di essere troppo intellettualistica ed astrusa :
mentre l’argomento richiedeva del senso religioso più
che altro, e della chiarezza.
Un uomo che è coscieute di trovarsi in una crisi di
dubbio, circa qualsivoglia soggetto, non ha il diritto di
inoculare altrui il male che lo tormenta.
Oggi più che mai la società ha bisogno di anime
convinte. Al nostro prossimo portiamo i frutti, quali si
siano, de’ nostri studi e delle nostre esperienze, ma non
andiamo in giro a mostrargli le intime lotte che tormentano il nostro cuore e la nostra mente.
L’egregio professore ha assai parlato : ha detto qualche cosa buona, ne ha pronunziate molte altre, o incerte, 0 false.
Che la religione sia un fenomeno della psiche umana
di cui si deve tener calcolo anche indipendentemente
dal fatto storico delle varie religioni esterne, è una
incontrastabile verità.
Ma che il Cristianesimo abbia fatto il suo tempo,
come lo potrebbe dimostrare il signor Minocchi ?
I dommi del Cristianesimo sono superati, egli ha
detto, la morale è tutta applicata. Eh! via, ci vuole
una buona dose di ottimismo per crederlo. Altri pensa
anzi che appena oggi si comincia a conoscere il valore
sociale di alcuni dommi e di alcuni precetti evangelici,
ad esemplo, quelli della paternità di Dio e della fraternità umana.
Se è cosi cade tutta la costruzione filosofica del prof.
Minocchi, e il meglio che ogni uomo sacerdote può
fare oggi, è di volgarizzare non la filosofia della religione ma la realtà spirituale di essa.
Dio, noni è personale — ha detto pure il Minocchi —
e meno male quando si fòsse spiegato un po’ meglio. Ma
^egli non ha fatto che negare.
Ohe Dio non sia una persona come è ruomo lo sanno
tutti colora che non sono feticisti. Ma la divinità intanto dev’esser pure qualche realtà. La mentalità umana
non può apprendere la realtà di Dìo se non nèlla forma
proporzionata alla propria capacità intuitiva mistica o
filo-sofica.
Dal fatto che i popoli si sono fabbricato un concetto
3
antropomorfico della divinità, un buon filosofo non deve
concludere che Dio non è.
La divinità non è un nomo, ma Si manifesta all’uomo,
in un modo proporzionato ad esso, e forma l’uomo, e lo
santifica e lo eleva ad una vita in cui s»tà sempre
meglio possibile conoscere Dio.
Non spetta ai filosofi parlare della divinità bensì a
coloro soltanto che ne hanno il senso. La religione è
precisamente il senso per ctìì l’nomo intuisce e sente
quella realtà che chiama Dio. Agli spiriti religiosi
spetta il parlare della divinità, voi filosofi abbiate pazienza, studiate quegli spirici e non dommatizzate un
altra volta circa la realtà di ciò che forma la loro
vita spirituale.
Fate come i biologi che per ora studiano i fenomeni
della vita riservandosi di dirci domani che cosa è
la vita. A. . ; .
Studiate il fenomeno-'religioso dello spirito e poi,
caso mai, discuteremo... ¡
< Rvtxxvo
RecliAtamerïto pei conventi
gato di esprimersi come segue principiando un altro
articolo dal titolo: Ancora la propaganda protestante
nei ricoveri di Palermo-, nel quale articolo riproduce
lo scritto del nostro Corrado dalla, pastore a Palermo,
su i Profughi messinesi e Chiesa Romana. Sentite
come il Centro giudichi la Luce che è scritta senza
tante evangeliste e senza tanti accoccolamenti di...
chiese e senza tanti s’un.
c \JEco della stampa di Milano ci trasmette il seguente articoletto interessante pubblicato dalla Luce
{?!) giornalettaccio valdese di Roma ».
Il commento che il Centro fa allo scritto delJalla,
eccolo qui senza... commenti, poiché non ne abbisogna; eccolo qui coi suoi bravi errori di stampa e di
ortografia veramente degni di un giornale a quel
modo sapiente!
« Dunque ? Se volevamo una prova di piu della
sconcilipropraganda Valdese che approfitta della sven
tura, il ministrello dalla c’è l’ha fornita.
Basti questo a fare aprire gli occhi a tanti illusi
che non credevano a tanta enormità ed a mettere in
sull’avviso coloro ai quali incombe la tutela della coscienza cattolica delle povere vittime minacciate da
nuovo disastro ».
Sotto questo titolo Í1 Jiuovo Giornale Ai Firenze
pubblica la notizia che riproduciamo qui sotto con
ogni sorta di riserve^ perché duriamo fatica a credere
a tanta infamia, Se la .notizia fosse . vera, si spiegherebbe facilmente lai calunnia dello Zanzi,e compagni relativa al famoso ratto del bambini per parte
dei Valdesi: chi ha.il,difet%ha anche il sospetto.
La conclusione del Nuovo Giornale ci pare
scipitella assai. Il male principale non sta nel fatto
che « tanta forza giovanile venga sottratta alla
Italia e al servizio militare » "ma nel fatto che si
soffoca e si tiranneggiano coscienze !
Ecco l’articololetto !
. Si richiama l’attenzione del governo sopra l’opera
di certi religiosi che a mezzo di parroci incettano
nei paesi del Lazio ragazzi dai dieci ai quindici anni
per trarli nella loio religione.
Questi giovanetti venpno tolti alle rispettive fa
miglio colla lusinga, di eìucarli, tanto che si fa pagaie
ai genitori un mensile che poi dopo due o tré mesi
viene condonato.
I giovanetti una volta entrati in religione sono
cosi convinti dei loro educatol i che non pe.^sano più
a ritornare nelle loro famiglie. Allora quesii reverendi padri si fanno rilasciare un documento dai
genitori degli 'incettati, nel quale essi rinunciano a
qualsiasi autorità sui loro tìgli. ■
Così i ragazzi sono avviati in una città del Piemonte (città di primo insediamento) e trasportati
poi a Genova o a Marsiglia donde vengono imbarcati per rAmerica. ' . „ »
La meta in genere è Luian nella Eepnbbhca Argentina. Da qui le reclute scrivono lettere ai parenti nelle quali magnificano il viaggio fatto e dicono
gran bene dei loro precettori, ma tutto ciò traspare
dettato. . -i'
Intanto è penoso rilevare che tanta forza giovanile
venga sottratta altìtalia e ad servizio militare »
p^QIHC PI STORIA
Prima yu^rra di religione contro i Valdesi del Piemonte
Balleria scientHico-reliiiosa
Amenità bel " Centro
tf
In uno dei passati numeri del Centro . giornale
politico-amministrativo settimanale », ma piu co mo
che . politico » e più clericale che . amministrativo »,
troviamo alcune amenità degne di essere riferite.
In un articolo intitolato Da Lamennats a Lutero
si legge, tra l'altro: « Queste cose (le cose di cui ha
parlato prima e ohe per brevità omettiamo 1) queste
Lse si possono recitare in ^uàlche discorso da ^
cattedra di una di quelle povere chiese protestanti
(evangeliste metodiste e simili) che, come vergognose
di sè^si ae^eeolano qua e là in qualche
della nostra cUtà, ma
giornale serio com’è, per esempio, A Ora, oh questo,
se non fa piangere, fa riderei> a^anirfiliste » ha
Il magno giornale non sa che « evangelista ha
intende; eppure sproloquia!
Bello qmlVaeooeoQlano, detto di chies .
Kafiì io°gilo «“»Lle «he non cono.«« i primi
I signori di Lnserna eransi dati con nuovo ardore
ad arrestare i loro sudditi eretici, confiscandone i
beni e mandando quei disgraziati all’estremo supplizio 0 detenendoli nelle carceri comitali. Il castello
della Torre, specialmente, divenne tristamente famoso
pel numero dei Valdesi che vi furono rinchiusi in
tetre prigioni e spietatamente torturati. L oppressione giunse a tal punto che, vedendo i loro cari
trascinati via a forza e le migliori terre confiscate
gettando sul lastrico intere famiglie, i valligiani
sorsero improvvisamente in armi per riavere i prigionieri.
Veramente, il loro armamento era primitivo. Pochissimi, e forse punti, avevano nn archibugio ; gli
altri maneggiavano l’arco oppure la fionda. Narra
il de Thon che usavano a volte avvelenare le freccie
coll’aconito o fora. Ecco per. le armi offensive; in
quanto alle difensive, per proteggersi contro lo sparo
delle armi da fuoco, si trovarono ridotti a farsi delle
corazze e degli scudi colle corteccie dei castagni. Così
armati, assalirono i castelli dei signori, liberarono i
prigionieri dando quindi alle fiamme quei covi df
briganti.
Eransi sollevate Angrogna, Villar e Bobbio. I
signori che eransi mostrati arditi solo contro chi
non si difendeva, benché sempre gelosi della loro
autorità si videro costretti a ricorrere al duca Carlo I
di Savoia. Era l’autunno del 1482. L’impresa si
dovette differire fino a primavera. Il duca giovane
e cavalleresco, bramoso di segnalarsi, convocò a
Pinerolo le milizie piemontesi e vi condusse alquanta
artiglieria.
La valle di Lnserna fa invasa ai primi d’aprile
1484 da una turba mista di soldati e di predoni.
« Il paese, scrive nn autore odierno, fu saccheggiato
e devastato, numerosi ribelli catturati od uccisi e
cosi l’insurrezione energicamente repressa ».
La cosa andò in modo affatto diverso, secondo le
tradizioni valdesi, appoggiato da questo doppio risultato ; che per parecchi mesi il duca dovette ricorrere ai comuni piemontesi per avere nuovi soldati,
e che alla guerra pose termine nn accordo onorevole pei Valdesi. > . .
GioV. Jalla
Qioffredo $aint-Hilair« (1605-1561)
Naturalista e figlio di naturalista francese, professore di zoologia a Parigi riepilogò i lavori di
tutta la sua vita con questa sentenza : « L unità
mediante la diversità, l’armonia progressiva, son le
leggi generali della natura e la chiara testimonianza
della sovrana sapienza » {Histoire generale des
régnes organiques).
E in questa stessa opera (secondo volume) scrive .
. Non pretendiamo di spingerci di un salto o sulle
ali delle ipotesi fino alle più alte cime del sapere...
ma domanderemo alle cose che vediamo attorno
quel che si possa intravvedere dell’opera prima e del
disegno del Creatore : poche parole, rari vestigi,
ma tanto che basti, per quanto alterati, da fare
della storia naturale un ausiliare della filosofia e
della teologia nella dimostrazione delle più sublimi
loro verità ».
Egli fa sue queste parole di Bossuet : * Se gli
organi sono comuni agli nomini e alle bestie, sarà
mestieri concludere necessariamente che 1 intelligenza non é inerènte agli organi, che dipende da
altro principiò, e che Dio sotto le medesime apparenze, potè nascondere diversi tesori ». E soggiunge :
< Su quelle altare dove ci guida il genio potente
di Bossuet tutto si rischiara di nuova luce... Più
si scoprono similitudini organiche tra l’uomo e gli
animali e più diventa manifesta la diversità dei
tesori posti in noi dalla mano del Creatore. »
{Histoi-e natiirelle generale des règnes organisés).
E. NI.
CROCE AZZURRA
Il Comitato e il corpo insegnaate del gruppo ginevrino della Speranza, società antialcoolista per la
gioventù, ha tenuto l’adunanza generale annua.
*
« «
Ogni anno i vapori dì una sola società di navigazione
trasportano in Affrica 72 mila tonnellate d acquavite,
quelli di un’altra ne trasportano 120 mila tonnellate.
E si decanta la civiltà europea.
* *
Il noto predicatore di Parigi W. Monod ha chiuso
la serie dell) sue(rttospeciali conferenze con un discorso
su l'Antialcoolismdi
PER LE Sl^nORE € 5IQDORIDE
Si rende noto alle Signore e Signorine che in Roma,
Via del Tritone 70 p. p., da vario tempo s’è aperta
al pubblico una vendita di modelli in carta e musseline, come pure una Scuola di taglio, prova e mouläge. — Le alunne che lodevolmente seguono questi
corsi possono ottenere uh diploma di tagliatrice, previo
saggio inviato alla Faculté Nationale de Coupe de
Paris. ./
Lezioni private anche a domioi®^'^ Prezzi modici.
— On parie français.
JlcUa ?««l5ola e nell* 3?olt
Villasecca
Alla tarda età di 85 anni moriva pochi giorni addietro, in questa parrocchia, il signor Ciot Giacomo,
noto veterano delle patrie battaglie. Soldato esemplare
della l*' compagnia cacciatori, il Clot specialmente si distinse durante la sfortunata campagna del 1848 e 1849,
ed il Governo, riconoscente, gli avea assegnato una pìccola pensione. B. S.
Torrepellice.
L Eeho des Vallées ha dispensato a tutti i suoi abbonati un bello e grande ritratto del compianto moderatore G. P. Pons.
Liivorno.
{E. C.) — Ecco alcune delle belle idee espresse dal
Dr. G. Grilli nella conferenza tenuta domenica scorsa
nel nostro tempio di Piazza Manin:
Assistiamo in questi tempi a uua crisi, ad una vera
guerra d’anime.
L’indifferenza non può essere e non è mai stata il
fondamento deli’anima nazionale italiana, poiché la natura stessa del nostro paese non potrebbe comportarlo.
L’immacolato candoie delle nevi eterne sulle nostre
Alpi ; il rosseggiar placido degli Appennini baciati dal
sole; l’ardore intenso che si sprigiona dal Vesuvio infiammato ; la tristezza piena di pace delle lunghe file
di cipressi nella Toscana e neU’Umbria, tutto t^ita in
noi quel tumulto di passioni, di entusiasmi, di desideri
che costituisce l’essenziale fondamento dell’anima italiana.
Assoggettate alla tirannia secolare; avvilite ed incatenate dal triste servaggio, le anime italiane sem-
4
“5*
^ ^ Ai
LA LUCE
.S'il'
bravano colpite da" nnlndifferenza inbrtale, poicbè per
loro a Eoma uno solo pensava : il vicario di Cristo ;
uno solo lavorava, combatteva.: il papa.
. Da qualche anno, qua e là come lumi vaganti nelle
tenebre, ecco destarsi e sorgere a centinaia anime nobili, piene di vita e di energia, decise e scuotere il
giogo di una tirannica oppressione morale, politica, sociale e religiosa.
Sono anime ancora timide, benché profondamente
convinte.
Oltre al Minocchi, al Murri, al Bartoli che hahno
preso energiche risoluzioni, un altro grande è in Italia
e non ha avuto il coraggio di affermarsi seguace di
quel Cristo che esso pur tuttavia ama e adora.
Giovanni Semeria dorme. Chi vorrà svegliarlo ? Chi
gli dirà la magica parola che gli aprirà ginocchi e
gli mostrerà « l’immensa vanità del tutto » ; la sola
realtà eterna delle verità divine cui tutto è soggetto ma che non possono essere soggette a nessuno
sulla terra, neppure a colui che si chiama : il santo
pontefice ?
Saranno forse i tre sacerdoti che gli han dato l’esempio e che negli scritti e nell’opera loro mostrano
Tampiezza delle loro vedute, la fermezza dell’animo loro ?
Chi sa? Forse in qualche solitario convento,'in qualche umile parrocchia 0 in una delle nostre remote Valli
Valdesi, mentre noi assistiamo alla guerra d’anime che
si combatte in Italia, studia, lavora e pensa qualcuno
che sarà, in un giorno non lontano, il nostro Lutero,
il nostro Calvino e ricondurrà il « bel paese » alla
semplicità, alla libertà, alla fede ed ai puri entusiasmi
dei tempi apostolici.
Firenze
Due domeniche or sono fu solennemente commemorato, nel Tempio di Via Manzoni, il comm. dott. G. P.
Pons.
Orhetello
Domenica scorsa questa nostra Chiesa è stata visitata dal signor Mingardi, che ha pi'edicato su {’Osanna
e il Crocifiggi, ed ha riportata un’ottima impressione
della Scuola Domenicale, a cui sono inscritti 70 bambini; deirUnione, che comprende 27 soce; dell’adunanza
di culto relativamente affollata; dello zelo di tutti quei
fratelli e di quelle sorelle. •,
Roma
Le conferenze Bstrtoli continuano affollatissime.
Il giorno di Pasqua, il pastore sig. Ernesto Comba,
procederà aU’ammissione di 12 catecumeni, di cui più
della metà adulti.
Salice Piangente
Ci scrivono da Napoli :
Il 25 marzo in Pugliano presso Napoli si addormentava
nel Signore, Filippo dandola nella verde età di 34 anni,
figlio del ben noto nostro colpoltore ; il caro fratello
colpito da male che non perdona, sopportò la lunga e
dolorosa malattìa con cristiana rassegnazione. Alla cara
famiglia vadano l’espressione della nostra viva simpatia,
e le nostre cristiane condoglianze.
F’RIMAVEKA IDELLA VITA
A Beyrnth, l’Unione cristiana comprende giovani
cristiani, maomettani, Drnsi, cattolici romani, greci
ortodossi e copti i quali si sono impegnati a « studiare
la'Bibbia e a seguire Gesù come Maestro »
Terzo (onVegno degli studenti
Siamo piccoli, ma cresceremo ! La Federazione degli
studenti è già cresciuta parecchio. Chi ’ assistè al 3*
convegno, tenutosi in Roma dal 1 al 4 aprile, riconobbe con gioia che l’opera promossa dalla Federazione si è svolta assai da l’ultimo Convegno a questa
parte. Certo, l'assemblea numerosa, all'Accademia Pichetti e alla palestra dell’ A. C. d. G., comprendeva
anche signore e signorine non studentesse, uomini
maturi o addirittura vecchi che da gran tempo non
vanno più... a scuola ; tuttavia bisognerebbe essere
ciechi e freddi per non proferire con animo riconoscente la pavo\& progresso. Un plauso sincero va dunque dato a coloro che del movimento tra la gioventù
studentesca sono stati la forza motrice e l’anima.
La ristrettezza dello spazio, in cui del resto ogni
settimana ci dibattiamo, ci impedisce di dare un cenno
di cronaca ampio quanto occorrerebbe ; e ci impedisce del pari di riprodurre i discorsi uditi, che forse
avremmo potuto facilmente ottenere da la cortesia di
tutti gli oratori. Ci rassegnamo quindi a offrire ai
lettori questo semplice, rapido e incompleto cenno
di cronaca.
Solenne assai la cerimonia inaugurale, presente
l’Ainbasciatore degli Stati Uniti sig. Griscom. Parlarono applauditi il presidente Dr. Giovanni Luzzi,
l’Ambasciatore, il prof. Carter direttore della Scuola
archeologica americana, il dottor Roberto Prochet
presidente del Comitato Nazionale delle A. C. d. G. e
l’avv. Mastrogiovanni segretario generale della Federazione stessa. Prese per ultimo la parola il sig. John
R. Mott, segretario della Federazione mondiale degli
studenti. Anche a lui entusiastiche accoglienze.
L'ordine dei lavori nelle sedute Successive fu — se
non erriamo — quello stesso che era stato indicato
nel programma da noi pubblicato la scorsa settimana.
Molte idee furono espresse ; alcune delle quali veramente eccellenti. Discussioni vivaci, ma fraterne. E
uno spirito buono, che lascia sperar bene per l’avvenire.
Il segretario mondiale della Federazione, bellamente
interpretato dal Dr. Giovanni Luzzi, fece riudire la
sua parola vigorosa, animatrice, entusiastica in tutte
le sedute.
Domenica mattina, tre oratori avrebbero dovuto
parlare nel Colosseo ; ma il tempo orribile non favorì
l’impresa. Verso sera tuttavia il tempo, un po' meno
imbroncito, permise a molti di uscir di casa e di recarsi alla palestra dell’A. C. d. G., ove fra trofei gentili doveva chiudersi con allocuzioni del prof. Luzzi,
di due studenti, e del sig. Mott il piacevole e edificante Convegno. Il presidente, dott. Luzzi, lasciò ai
cari studenti come motto le eccitatrici e consolanti
parole del Maestro e Salvatore : « Andate, ammaestrate
tutti i popoli... Ogni podestà m’è data in cielo e in
terra... Ecco, io sono con voi tuttiigiorni ».Chequeste parole scendano profondamente nell’animo anche
di coloro che non sono studenti ! All opera, tutti, pel
Cristo e col Cristo !
Il Comitato della Federazione, costituito dai signori
Luzzi, Clark e Mastrogiovanni, fu rieletto.
Lunedì gita di 60 persone su 4 giardiniere a Ostia
antica. Là, una dotta conferenza del prof. Paschetto
ammiratissima ; altrettanto dotte e ammirate notizie
archeologiche del prof. Staderini che conosce ogni
mattone, ogni pietra ; una frugale colazione, e poi un
ritorno allegro come... l’andata.
OLTRE LE ALRl E 1 MARI
Svizzera
Losanna. — E’ morto Tottantaquattrenne Carlo
Schroeder, pastore da circa 60 anni.
Neuchâtel. — E’ morto Alessandro Perrochet, professore d’esegesi ebraica all'Accademia, di cui era anche
rettore. Aveva 64 anni. Mente vasta ed enciclopedica, poteva insegnare con la stessa facilità filosofia, botanica,
storia, letteratura, linguistica.
Lucerna. — Il famoso materialista ingegner Richter,
di nazioaalità germanica, è stato condannato a due anni
di carcere e a otto anni dì bando dal Cantone, per il
linguaggio antireligioso e antimorale usato nelle sue
conferenze di propaganda monistica e nel suo giornale !
Ginevra. — Le Lien Vaudois richiama l’attenzione
su la celata invadenza del cattolicismo che, dovunque
può. cerca penetrare. Il pericolo era già stato segnalato dal defunto Herminjard dell’Università di Losanna,
il quale aveva scoperto « un disegno d’invasione papistica nel Cantone di Vaud ». L’articolista termina, dicendo; « Aprite gli occhi, si attenta alla vostra libertà
secolare ».
Friburgo. — Il signor Giulio Baler ha lasciato per
testamento 1 milione e 200 mila franchi, per l’erezione
d’un ospedale.
Francia
Parigi. — Nella seconda settimana di maggio si
terranno radunanze di risveglio sotto la direzione dei
pastori Dubois di Ginevra e Ullern di Dieulefit.
Moutanban, IJ pastore Wagner, dopo un giro
di evangelizzazione, nel Tarn e nel Tarn-et-Garonne, ha
dato una conferenza nel teatro di Monfauban.
Gran folla. i
/ Egitto
Leggiamo nùVImparsiate che si pubblica al Cairo :
« Reduce da un lungo viaggio dal centro dell’Africa,
dairUganda e dal Nilo Azzurro, è arrivato qui, nel
Cairo, il cav. Pasquale Mario. Egli viaggia da parecchi
anni a scopo commerciale, e conosce molto bene l’Africa che ha visitalo nelle più difficili e pericolose regioni ».
''•‘■ni--.. ..-i i-'. . , , .. li ^
Com’è noto, il cav. Mario è un fervente cristiano
evangèlico,* e; non ¡si oecup#,4i commercio solamente!
— Il sig. Salvatore Ferro ci scrive dal Cairo, narrandoci le grandi difficoltà che u,n colportore incontra nella
sua via, a cagione dell’ateismo materialista, che invade
sempre di più le moltitudini lavoratrici, alle quali esso
reca la Buona Novella.
Il signor Ferro soggiunge tuttavia che se la vendita della Sacra Scrittura è scarsa, un colportore coscienzioso può fare un’opera bellissima servendosi della
parola.
Stati Uniti
Il risveglio a Boston ha suscitato l’entusiasmo perfino dei giornali politici. Il dott. Clark, redattore capo
del Christian Endeavor World, scrive tra le altre cose ;
« Ho il cuore pieno di riconoscenza verso Dio per la
meravigliosa serie di radunanze di risveglio... Io credo
che a Boston da qui innanzi e per tutta una generazione sarà bello il vivere, in grazia degli evangelisti
(dott. Chapman, dott. Torrey e Alexander) e della potenza dello Spirito Santo che li ha mirabilmente sorretti... Questo risveglio ha mutato la vita di molti uomini e di molte donne ».
Si sono tenute radunanze speciali per padri e madri
di famiglia.
Fra i convertiti sono persone di ogni classe della società; malviventi, gente di teatro, -magistrati (il sindaco della vicina città di Cambridge, ad esempio), deputati, nomini, donne, fanciulli, ma (strano a dirsi!),
uomini speciamente.
Brasile
Si è fondata una nuova chiesa evangelica a Ramel,
distretto di Porto.
IN SÀLÀ DI LETTURA
G. Fedele ha pubblicato a Palermo un poemetto che
il « Fanfulla della Domenica » loda, su « S. Caterina
da Siena ».
*
* *
Ci è pervenuto da Catania un foglio intitolato ; * Dio
i santi, il terremoto ei settari cattolici-clericali », in
cui si encomia il numero unico « Il Terremoto », edito,
dal nostro G.’Fasulo * evangelista irrequieto, che ha
peri» il pregio della sincerità e della cultura ».
Nel foglio sì ammette il « diritto di credere »; si
dimostra che « la religione cattolica non è cattolica »;
si dà addosso ai preti papisti, e si afferma l’Antico Testamento essere... immorale. Auguriamo ai redattori del
foglio catanese di divenire tutti... immorali secondo il
cosi detto Decalogo, che proscrive perfino la concupiscenza e che, se non erriamo, si trova anche... nell’Antico Testamento.
*
» *
« L’Alba » di marzo contiene, tra gli altri articoli,
un piacente studio su « Florence Nightingale, la prima
infermiera volontaria », tuttora vivente, cantata dal
poeta Longfellow.
. ♦
Su la copertina, 1’ « Espoir du Monde, organe du
socialisme chrétien » reca un’incisione che rappresenta
la scena biblica di Davide e di Golia, il gigante filisteo. Sotto si legge la seguente curiosa applicazione ;
« Il Filisteo (« il Capitalismo ») si avanzava preceduto da lo scudiero (« il Proletariato schiavo »)..,; Davide (« il Proletariato organizzato ») disse al Filisteo ;
« Tu vieni a me con spada, lancia e giavellotto (c le
forze di conservazione sociale »);■ ed vengo a te in
nome del Signore » (« la Giustizia immanente »).
Il « Giornale d’Italia » di Roma, 1’ « Unione Liberale» di Perugia, « la Patra del Friuli », di Udine e
r « ludipendente » di Trieste hanno riprodotto, sunteggiandolo, l’articolo del nostro egregio collaboratorfe dott.
Enrico Meynier sul « Modernismo neU’ora presente ».
*■ *
{Italico). Segnaliamo un articolo nel * Chriàtiàn »
del 25 marzo ù. s., dovuto all’agile 'penna' del pastore
Aless. Robertson D. D. di Venezia su’Roma e'ia Colitica », scritto con molta competenza e' con
acume. Siamo debitori al sullodato scrittore, fedele
amico dell’Italia, d’un instaeabilo apostolato anticlericale fra le genti di lingua inglese. t
*
* *
Eric Mersén - La Marche aii bonhenr. ’-41 Parigi
. Fiscbacher 1908, 300 pag. - L. 3,.50 —- <i ‘l 'ìjàoni »
genitori cristiani, i quali cercano delle « ¿kÓ/jù » letture per le loro figlie, possono senza alcun pericolo
5
LA LUCE
5
mettere questo in)ro in, mauo^ alle giòvanette. « La
Marche, au honheur » è hn libro morale è scritto bene;;,
e queste sono le sué‘'due più importanti dòti.
L'intreccio è semplice ; itt quanto alla tesi — poiché
trattasi di un romanzo a tesi ! — non oseremo dire che
l’approviamo completamente, — L’autore, che è senza
dubbio una donna, principiante per giunta, giudica gli
nomini un po’ ingiustamente. Inoltre non sappiamo se
il cristianesimo insegni davvero che la vita non ci
appartiene in alcun modo e che non abbiamo il diritto
di cercare onestamente di renderla felice. — Ci sembra
dunque un po’ puerile la stòria di una giovane, amata da
un’ottimo giovane, la quale vedendo ostacolato il suo maÌrimonio da parenti ricchi di denaro e di pregiudizi, trova
;il bisogno di convertirsi soltanto per trovar la forza del
'’rinunziamento. Ma potremmo esser noi ad aver torto.
G. E, Meille.
I NOSTRI IDEALI
I
Doit. Polgcarpe Ventura, Intrigues compliquées ou
Jésuitisme et Modemisme. Parigi —Fischbacher 1909.
176 pag. — In questo suo nuovo lavoro il Dott. Ventura segue la medesima via da lui prescelta nelle sue
« Soirées de Madame Brun » ; egli cioè, trattando delle
arti gesuitiche e delle dottrine moderniste riveste le
idee da lui svolte di una forma piacevole di racconto.
Questa volta egli ci fa leggere il giornale di un bravo
sacerdote, dapprima curato a Nandviga, poi professore
nel Gran Seminario di Pi, poi scrittore rifugiato a...
Torrepellice, e poi, felice marito, viaggiatore fino a...
Costantinopoli!
In questo giornale sono narrati una quantità di episodi non sempre, bisogna, dirlo, molto interessanti
ognuno dei quali serve, diremo così, di armatura, di
sostegno, di substrato alla trattazione di un punto
spesso complicato e talvolta difficile di Storia, o di
dottrina.
E’ specialmente per la sua straordinaria attualità
ohe questo libro riesce a cattivare il lettore e che sia
un libro attuale lo provano i nomi delle persone che
vi son ricordate. Citiamo alla rinfusa ; Pio X, Merry del
Val, E. Murri, Minocchi, Bonaccorsi, Bnonaiuti, Fracassini, Ghignoni, Newman, Krann, Ehrhard, Tyrrell,
Pioli, Schnitzer Wahrmuud, Eieff, Medie Schell, Loisy,
P. Sabatier ecc. e questi titoli di giornali : « Il EÌnnovamento » di Milano, la « Cultura Sociale » la « E'^ylsta
■di studi religiosi », la « Eivista di scienze teologiche »,
« Nova et Voterà » 1’ « Asino » il « Mulo », la « Libre Parole », la « Corrispondenza romana », le « Matin »,
il « Eesto del Carlino »... la « Luce » sicuro anche la
nostra « Luce » (pag. 82-84), parlando della quale vien
fatto un fervorino al suo primo direttore per aver poco
caritatevolmente ricordato, a proposito di una casa di
rifugio per ex-preti, l’adagio crudele; « semel abbas
semper abbas ». , /
In complesso dunque un volumetto di piacevole lettura e istruttivo. L’autore è certo miglior polemista
-che novelliere; ma dopo tutto, di questo libro_ non è
la parte dovuta alTimmaginazione che importa quello
che importa è la parte delle idee e dei fatti relativi
al gesuitismo e al modernismo. E, cosi stando le cose,
non possiamo che essere grati all’autore la cui opera
non sarà certamente inutile all’evangelizzazione d’Italia,
Q. E. Meüle.
Che cos’è l’Apologetica ? — La scienza religiosa che
si propone la difesa del Cristianesimo.
Dobbiamo servircene ? — Io credo di si.
Farà del bene o lascerà il tempo che avrà trovato ?
Io credo che farà del bene.
Ci fu un tempo in cui, si andava dicendo : « L’Apologetica a nulla vale ; non convertirà mai un anima
sola » Cosi so.steneva, tra gli altri, il prof. Frank di Halle,
tanto valente quanto pio.
Oh certo se si prescinde da lo Spirito di Dio, bisognerebbe davvero ripetere ; L’Apologetica è inutile. Ma
allora si dovrebbe dire altrettanto della predicazione,
della testimonianza e d’ogni mezzo qualsiasi destinato
a propagare l’Evangelo, a convertire le anime dei
peccatori. « Fuori di me voi non potete far nulla » ha
detto Gesù; ma in lui « possiamo ogni cosa ». Possiamo far molto anche e forse più specialmente per
mezzo dell’Apologetica.
Naturalmente, se nell’ uomo non ci fosse nessun
bisogno religioso i nostri argomenti a favore della verità
evangelica non produrrebbe in lui impronta di sorta. Ma
lo stesso si dovrebbe affermare della predicazione in
generale, della testimonianza e di ogni altro mezzo di
evangelizzazione. Ci sono uomini del tutto privi di
sentimento religioso ?
Se ci fossero, evidentemente presso costoro rieseirebbe
inutile l’opera apologetica. Io non credo tuttavia che
esistano uomini, i quali non sentano e non abbiamo mai
sentito qualche alta aspirazione verso il cielo. E’ più
che certo, in ogni modo, che non mancano persone
inconvertite, liberi pensatori, atei cosi detti, che la
sentono e gemono. A questi potrebbe .tornare preziosa
un’Apologetica serena, a base di esperienza, vibrante
dì fede 0 almeno di amore per le anime, la quale fosse
una vera e sincera testimonianza : « Ero cieco, ed ora
veggo 1 »
*
» *
Vivono e muoiono le stelle?
Il Giornale d'Italia riassumeva cosi un articolo di
Alfredo di Scanno su l'estetica nelle chiese :
« L'estetica nelle Chiese di Alfredo Di Scanno ; per
reclamare dalle supreme autorità della Chiesa disposizioni che valgano a conservare o re-stituire alle cerimonie religiose quel senso estetico che è necessario
nella chiesa e che deve dare al tempio quel soave
carattere di semplicità e di purezza che si fa suggestivo
e diviene un conforto anche per coloro-che non credono. »
Il nostro-parere è che più che,l’estetiea {.troppo caro
generalmente) occorra il decoro; e che più che il.decoro prema la- purezza dell’Bvangelo.iMeschino con orto
e passeggero quello che aU’ineredulo viene da lartel
Tornale , ali;Eyaag.elq,, e^ allora anche^ nella pi^modesta
chiesuola di campagna gli animi si, ricoiHorteranno alla
lace e ai calore del Cristo. Noi Italiani- siam troppo
"oenso. 'Ìf còhfortò ci entra 'pef òcchi 1 Bisogna reagire contro questa Aende?®»
da quelli del corpò smift necessaria scoprir Dio, fonte
d’ogni bene. * Beati i puridi
chè pedr^Hnó Iddio.
cuore * diceva Gesù « per
,men Silva, 9 'via Rusconi — Como.
Un nuovo pianeta è stato scoperto, ai primi del
1909, nella costellazione dei Gemelli, ed era situato
sopra Orione, un po’ a sinistra. Anche Urano era
stato scoperto in quella costellazione — nella quale
ancora si aspetta la ricomparsa della grande cometa
di Italley.
Ma non vogliam parlar di pianeti nè di comete, si
di stelle in generale, per dimostrare che anche qne’
corpi celesti sono mortali. Non già che l’uno succeda dall’altro per via di generazione — ma perchè
la loro esistenza ci vien rivelata dalla luce loro, la
quale ci avviva tardi in ragion della distanza — e
continua ad arrivarci quando anche l’astro non viva
più ! Quella stella brillante che attira ed affascina
il nostro sguardo in una notte serena, niente può
provarci che essa esista ancora ; e quegli spazi del
firmamento che sembran d’ogni luce muti, niente
può provarci che essi non sieno popolati d’astri cosi
lontani, da non averci potuto mandare finora il loro
raggio di vita.
Per quanto la luce cammini con la vertiginosa
velocità di 300 Inila chilometri al minuto secondo,
pure non è istantaneà, ed un certo tempo le occorre
per attraversare gli Spazi immensi che separano i
mondi celesti, e specialmente per giungere dall’imo
del firmamento ai nostri occhi. Dalla terra, al sole,
dicono gli astronomi, corrono 37 milioni di leghe che
la luce attraversa in otto minuti secondi; 100 trilioni di leghe, ci separano dalla stella polare, la cui
luco resta in viaggio 43 anni : da questi due soli esempi possiamo farci un’idea del tempo che può impiegare, prima che giunga a noi, il raggio di nna
di quelle stelle infinitamente più lontane.
Nel frattempo possono avvenire prodigiose trasformizioni. Una stella può scomparire volatilizzata
mentre si guarda ; ùn’altra, chè i nostri occhi veggono ancora, può per cessato di esistere, Gli astronomi passano gran parte delle loro notti ad osservare il cielo, e sembra che nulla debba loro sfuggire,
aiutati come sono da istramenti perfezionatissimi,
coi quali acquistano un colpo d’occhio sicuro ed una
abilità straordinaria. Essi—dice,; il giornale da cui
leviamo questi appunti — hanno catalogato le stelle,
le fotografano al passaggio, ne misurano le distanze
rispettive e ne predicono i movimenti con una precisione che sbalordisce i profani... Agli astronomi
capita proprio di poter segnalare e descrivere degli
astri che nessun occhio amano, per quanto armato
di telescopio, non j iesce ancora a discernere. E questo accadde a Leverrier quando fissò il punto in cnj
poi apparve il lontanissimo Nettuno. « E però npn
è men vero che un astronomo non oserebbe garantire che tale o tale di quegli astri di cui parla con
tanta scienza e competenza, non sia da molto tempo
modificato — o magari che non sia scomparso nel
nulla. E del pari nessun astronomo oserebbe assicurare che, in luogo del sole spento, di cui non può
che raccontar la storia ornai chiusa per sempre, non
sia sorto un nuovo sole di coi non sa nulla, e del quale
i primi luccicori non giungeranno che fra venti
anni, fra un secolo, ai suoi successori ».
« Di nuove stelle ve ne furone e ve ne sarmino
altee ; la creazione dei mondi non è finita ; es^
prosegue continuamente, eternamente, senza riposo
nè tregua. E di queste stelle che compariscono cosi
ad un tratto, si ignora completamente l’età ; potrebbero anche esser già spente quando le loro radiazioni — postume — toccano la nostra atmosfera.
Senza posa, delle nuove stelle, che sono soli, si
formano, mentre altri si frantumano e si dissolvono.
« Tutti questi astri, di cui le radiazioni sembrano
soprannaturali, e la di cui apparente fissità fu cosi
sovente presa come simbolo della immobilità suprema,
tutte queste stelle che la tradizione e la leggenda
ci abituarono a considerare come le inestinguibili
fiammelle dell’ empireo, sono in realtà sottomessi,
come il più umile degli esseri tero-estri, alle leggi
della nascita, dell’infanzia, della maturità, della vecchiaia e della morte... Assolatamente nulla vi è di
eterno dell’universo ! ».
« Tu fondasti già la terra, e i cieli son Topera
delle tue mani : quelle cose periranno, ma tu dimorerai ; essi invecchieranno tutte come un vestimento; tu le muterai come una vesta, e trapasseranno : ma tu, Tiste.sso 1 e gli anni tuoi inon finiranno giammai (Sai. 102, 26-28) ».
« Poi dunque,che tutte queste cose hanno da dissolversi, quali convienvi essere in sante conversazioni ed opere di pietà ?.. Ora, secondo la promessa
d’Esso noi aspettiam nuovi cieli e nuova terra, nei
quali giustizia abita. Perciò, diletti, aspettando queste cose, studiatevi che da lui siate trovati immacolati, e irreprensibili, in pace. (2 Pietro'5, 11-14)».
mmd p oDimp
Tu hai amato la giustizia ed hai
odiato l’iniquità (1); perciò
Iddio, l’Iddio tuo ti ha unto
d’olio di letizia sopra i tuoi
consorti.
Salmo XL V, 7
I due grandi comandamenti della legge di Dio
sono; Ama il Signore, ed ama il tuo prossimo —
e sta bene,
Cos’è dunque qnesfalteo doppio comandamento
espresso nel Salmo da noi citato, un comandamento
che ha tutto, l’aspetto di voler essere anch’esso una
specie di sommario della legge? E notisi ; non già
della legge concernente solo i mortali, gli. uomini
peccatori, già caduti, ma chiamati, però a redenzione;
no, quello speciale sommario della legge che consiste nelTamare la giustizia ed odiare l’iniquità è
stato un programma che il Messia, il Figlio di Dio,
il nostro Signor, Gesù Cristo aveva ricevuto o .piuttosto imposto a sè stesM e pienamente osservato, .Che
più?. E’ il programmaci Dio stesso, il programma
di Colui che Dio ha unto d’olio di letizia ni disopra
di tutti i suoi consorti, , di Colui , che t)io ha fatto
Signore e Cristo.
6
6
LA LUCE
Se si sapesse chi possono essere e chi sono i consorti di Cristo, si potrebbe, io credo, senza temerità alcuna, chiamarli all’osservanza di quello stesso
programma; a tal patto, infatti, essi diverranno veramente consorti di Cristo, aventi, cioè, la stessa sortecon Lui. Cristo ha Egli consorti nel cielo i fra gli
esseri di natura diversa dalla nostra ? Non possiamo
affermarlo. Quel che possiamo affermare è che Egli
chiama noi, noi Cristiani, noi che già siamo a Lui
consorti nel. nome, a divenirgli consorti di fatto;
eredi di Dio e coeredi di Cristo, ad essere unti
d’olio di gloria e di letizia. A costoro però occorre
partecipare imprima al programma di Cristo- Amare
la giustizia, odiare l’iniquità.
*
A prima vista parrebbe che tale programma si
discosti considerevolmente da quello che la bocca
stessa di Cristo ei ha più tardi prescritto. Nell’ultimo la parola amore è sola e due volte ripetuta;
nel primo, accanto all’amore è posto l’odio. Tuttavia
non c’è differenza sostanziale alcuna tra i due programmi : Tuno e l’altro si. risolvono in amore ed in
amore solo; giacché l’odio deH’iniquità altro non è
che una elevatissima radicale forma d’amore.
Ed il difetto di noi, il doppio difetto dii noi Cristiani allungati di questi tempi (abbiamo allungato con
troppa acqua mondana il nostro vino cristiano), consiste precisamente nell’amar troppo poco e neU’odiar
troppo poco. L’odio e l’amore sono invece recisamente
. richiesti al Cristiano; tale è lo spirito di Cristo, tale
deve divenire lo spirito del Cristiano; una santa
'combinazione di odiò e d’amore, una combinazione
che poi, in ultima analisi, si risolve in amore solo,
in amore forte e purissimo.
Amare la giustizia. L’amiamo anche noi, ma debolmente, fiaccamente. Occorre amarla con energia.
Sentite l’espressione di Cristo : Beati coloro che
sono affamati ed assetati di giustizia ! affamati ed
assetati, capite ? Non è semplicemente avere per
essa una qualche- inclinazione, un qualche gusto, una
leggiera tendenza; non è aver per essa quel fiacco
desiderio che risente il ricco dispeptico dinanzi ai
cibi raffinati della sua tavola; dev’essere Tappetito
energico del lavoT'atore che dopo molte ore di fatica si accosta al cibo semplice della sua mensa;
dev’essere la fame e la sete quasi inestinguibile di
quel disgraziato che è rimasto sepolto tra le macerie del terremoto durante parecchi giorni, e che
aspira con tutte le sue forze a saziare i suoi irresistibili bisogni. Ecco che cosa dev’essere per noi
Cristiani l’amore della giustizia, la vivacità di quell’amore.
E odiare l’iniquità. Noi non odiamo abbastanza.
Inutile che io dichiari che non si tratta qui di
odio alle persone; ogni mio lettore lo capisce da sè.
Ma dobbiamo odiare l’inginstizia. l’iniquità. L’iniquità vuol dire l’inginstizia, ciò che non è giusto, che
non è equo. Odiare non la persona, ripeto, ma la
cosa, ma il sentimento, ma l’istituzione deH’ingiustizia, il regno di essa. Bisogna odiarla con tutte le
forze. Cercate imprima il regno dì Dio e la sua giustizia, ci dice Gesù Cristo; e non sarebbe irriverenza,
crediamo, il rovesciare la sua dichiarazione per formarne un’altra corrispondente. Fuggite sopra ogni
cosa il regno del Diavolo e la sua ingiustizia, il
regno di Mammona che è l’opposto del regno di Dio,
ringinstizia che è il naturai portato del regno di
Mammona in opposizione assoluta colla giustizia che
è il naturai portato dèi regno di Dio.
Troppo fiaccamente amiamo; troppo fiaccamente
odiamo. Giustizia, ingiustizia, bene e male, Dìo e
Mammona sop cose che non si distaccano con contorni molto recisi nelle immagini della nostra mente.
Si direbbe che siamo rischiarati sol danna luce creipnscolare che non ci permette di afferrare con precisione ì contorni delle cose. Sorga sempre più alta nei
cuori la luce del Sol di giustizia, la luce di Colui che
viene nel mondo ad illuminare ogni uomo; e ci
faccia capaci di distìnguere, e quindi produca nel cuor
nostro fermi, recisi, ardenti sentimenti di amore alla
giustizia e di odio aH’iniquità. Saper bene odiare vuol
dire saper bene amare; purché l’odio sia rivolto aH’ingiustizia, esso si tradurrà in amore della giustizia
e del bene.
Giuseppe Bonehetti.
(1) In altre versioni è detto l’empietà; ma l’empietà
è l’ingiustizia. A giustizia è più logico contrapporre
ingiustizia che empietà.
Dal Chiosco alla Libreria
Einrico Drummond. — « La sopravvivenza dei più
adatti ». Prefazione di G. Luzzi. — Versione e note
di G. E. Meille. — N. 6 della bibliotechina edita da la
« Federazione italiana degli studenti per la cultura religiosa ».
• «
Il Seminatore. — Anno II, — N. 7. — Attraente
come sempre.
# ?
» * ■ .
L’Absolutisme intellectuel, — F. Abauzit ; « Le
problème philosophique. — Léopold Monod : « Le problème religieux ». — Saint-Biaise, Foyer Solidariste,
1909.
EROINE YHLDESI
Nuova Serie
XIII
^nna di nVoretfa
Contessa piemontese perseguitata per la sua fede.
Quanto lungo ed interessante rinscirebbe un elenco
dei Castelli di famiglie patrizie del Piemonte, nei quali
un tempo echeggiò la predicazione della parola di Dio
e si celebrò il culto in Ispirito e verità giusta il rito
Valdese ! Più numerosi di quanto oggi non si creda
erano un tempo le famiglie della nobiltà piemontese
che professavan la nostra fede. Cuneo,, Saluzzo, Dronero,
Caraglio, Aceglio, Busca, Cardò, Moretta, Vigone, Chieri
e Torino, videro il culto valdese celebrato in parecchie
delle lor case più illustri, per non citar che i centri
più noti ; ed è pregio dell’età nostra di libertà il rievocare il ricordo di tanti gentiluomini e dame che in
tempi di persecuzioni osarono anche a costo di grandi
sacrifizi professare una fede osteggiata da un clero fanatico e da una plebe ignorante.
Primeggiano tra gli altri castelli ricchi di memorie
Valdesi, quelli di Caraglio e di Moretta. Li citiamo
insieme perchè sono indissolubilmente uniti nei nostri
annali.
Apparteneva il primo ad una distintissima famiglia
detta Di Villanovasolaro, la quale al tempo della persecuzione di Trinità si componeva di sei fratelli tutti
eroici professanti e difensori della fede evangelica. Il
secondo era feudo d’una nobildonna per nome Anna,
fedele seguace essa pure dell’evangelo, e sposa al maggiore dei fratelli suddetti, Nicola di Villanovasolaro.
Per tutto il tempo che vi risiedettero i due coniugi evangelici, il lor castello fu un vero tempio
da cui irradiava la luce della verità. Ed in tanto
mantenevano i castellani intime relazioni colle più
altolocate famiglie ; segno della profonda stima da
lor goduta. Per citarne una, diremo che quando il 27
Luglio 1,563 Clandio di Savoia, conte di Tenda, fece il
suo testamento, volle l’amico Niccolò di Villanova presso
di sè come testimonio del solenne documento, insieme
con altri cospicui personaggi.
Quanto fece Niccolò colla sposa e coi fratelli per
sostenere la chiesa evangelica nel marchesato di SaInzzo e soccorrerne i membri perseguitati, Dio solo
ora lo sa. Ma ben lo sapevano in allora ì nemici del
Vangelo, e pertanto tutto posero in opera per abbattere si potenti difensori dell’odiata Riforma. Ottennero
essi infatti, dal ènea tl-10 Giugno 1565 un editto che
proibiva il cnlto evangelico in tutto il marchesato ;
e venuto in Caraglio vi trovarono ben 900 seguaci di
esso. Seguirono visite dell’arcivescovo di Torino, di
missionari e del dnca stesso, ma senza l’effetto desiderato. Allora, si diede mano alle espnlsìonì, cessando
anche da qneì riguardi prima usati alla famìglia dei
Villanova in Caraglio.
Sin dal 1567, fn dessa anzi una delle prime colpite
ed obbligata a riparare in fendi suoi situati in località
allora occnpate dalla Francia, almeno temporaneamente.
Per la contessa di Moretta il 1567 segnò il suo definitivo, forzato abbandono dell’avito castello, avendo il
clero ottenuto che venisse formalmente scacciata dall’autorità sotto pretesto che essa « dava scandalo alla
popolazione... per il fatto che non andava mai a messa ».
Eccola collo sposo a seguir l’odissea della famiglia
di Villanova, ora in Val Luserna, ora in Pragelato, ora
nel Delfinato, raminga per quattro anni, finché nel
1571 poterono i sei fratelli per special favore ducale
rientrare nel castelli di Caraglio. Tale inaspettato favore era dovuto alle potenti intercessioni del maresciallo di Bellegarde, governatore francese del marchesato e della sua sposa, ma ahimè! dovea durar poco.
I Villauova avean raccolto entro le lor mura anche
una vedova patrizia di Cuneo colle sue tre donzelle :
Donna Maddalena Fasina colle giovinette Beatrice,
Bianca, e Cristina ; e per qualche mese sembrò tornare
la pace.
Ma una sera di Settembre di queU’anno 1571 un assalto improvviso fu dato al castello da una truppa di
soldati del capitano di giustizia. Seguì una mischia
nella quale i castellani difesero da prodi le cinque
donne affidatesi alla lor protezione e riuscirono a farle
uscir dal castello incolumi e coudnrle a Saluzzo, ma
uno dei fratelli, Cesare, cadde nella pugna, e due
altri; Carlo e Francesco, morirou presto pille ferite ricevute. I tre superstiti finirono col condurre le lor
protette come in definitivo rifugio nel Val Luserna ove
tosto si videro insediate 4 nuove famiglie patrizie di
rifugiati ; Niccolò di Villanova colla sposa Anna di
Moretta ; Giovan Battista di Villanova sposato a Beatrici Farina; Luigi di Villanova sposato a Bianca Farina, e Cristina Farina presa in isposa da Luigi Bersore^ altro nobile rifugiato.
Qual bella figura ci presenta la contessa di Moretta
nel suo rifugio in mezzo ai Valdesi per la cui fede
essa ebbe tanto a soffrire ! Ha perduto i suoi beni ; ma
sorretta dal fido sposo ha conservato il maggiore di
tutti i beni, la fede.
E’ andata raminga in cerca d’un luogo di pace e intanto ha potuto rendere ad altre travagliate per la
religione il segnalato servizio di accoglierle nel sicuro
asilo difeso da suo marito e suoi cognati. Ed ora eccola matrona venerata che pacificamente termina i suoi
gitìriii in Val Luserna circondata dall’affetto e dalle
benedizioni di tre giovani famiglie form.atesi sotto l’egida sua ed emule delle sue eroiche virtù. (V. Gilles
I, 3.51 ; B. Pons « I fratelli Villano vaso lari »).
Teofilo Oay.
Razì onalismo
Dei giovani avevan risolato di non credere se non
a ciò ch’essi avessero potuto comprendere.
Un vecchio lo’seppe e disse loro ; « Oggi in una prateria ho veduto oche, pecore e buoi che mangiavan la
stessa erba. Come mai il medesimo alimento si trasforma qui in piume, là in lana e là in pelo ? Ammettete che avvenga cosi ? ».
€ Di certo » risposero i giovani, « ma non sappiamo
spiegare il fatto ».
■ Moody.
La grazia divina
Si parla spesso di grasia, ma in generale non si sa
che cosa ella sia.
Un banchiere vi dà a prestito una somma, mediante
mallevadoria. Alla scadenza dovrete restituirla con gl interessi; e se vi si concederà una proroga di alcuni giorni,
dovrete pagare l’interesse anche per questi giorni d in.
dugio.
E’ grazia codesta? — No di certo; ma è questa su.
per giù l’idea che gli uomini se ne fanno generalmente 1
La vera grazia è quella che dispensa non solo dal
pagar gl’interessi, ma anche il capitale.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istitato Gould Via Marghera 2, Roma
” AVVISO
Cercasi un colportore scapolo, o se ammogliato senza
figli, di età non inferiore a 25 anni, nè superiore a 45;:
che conosca il francese e Titalianq, possibilmente
l’inglese, disposto a recarsi in una importante città
Rivòlgersi al Presidente del Comltat» V#lqe^, 107
Via Nazionale, Roma.
Inutile scrivere senza ottimi precedenti.
7
LA LUCE
IL fifflffiONTO DI ROMA
Studio di storia c di psicolo
3ia del Prof. G. Bartoli.
D. Ottavio Sinibaldi aveva di poco varcati i trent’anni. Di statura poco più che inedia, già alquanto
brizzolato nei capelli, asciutto in volto, con una fronte
ampia e chiara, due occhi pieni di luce, aveva l’aspetto
deH’uorao che vive continuamente nel pensiero. E il
pensiero di lui sempre alto, sempre nobile, spesso sublime, illuminava di meravigliosi bagliori quel suo volto
mistico, gli atteggiava le labbra a sorrisi, ora ardenti
di sdegno, ora vibranti di amore, e saettava per le pupille dei dardi intellettuali che si conficcavano in una
iurha di anime, felici di sentirsi ferite da lui, beate
di sapersi in suo potere. D. Ottavio Sinibaldi era, in
Roma, un conquistatore di anime.
Amici e nemici lo dicevano un intellettuale ; tutti
poi lo riconoscevano per iin vero dotto, cultore profondo della scienza teologica e biblica, dottore ih filosofia, laureato in lettere e scienze, conoscente di arte,
e parlante non poche lingue"'mOderne. Ma, mentre agli
occhi degli amici ed ammiratori egli era quasi un dio,
veniva esecrato per contrario da una turba di altri,
pei quali ogni idea nuova è un errore, il progresso
moderno un delitto, la libertà una colpa. Questi tali
lo denunziavano ad alta voce per democratico cristiano autonomo, per modernista ; e a bassa.,vpce soggiungevano lui essere un protestante, un marcio eretico, degno di venir bruciato in Campo di Fiori, nè
più nè meno di Giordano Bruno.
I quattro cardinali, finita la partita, avevano deposte le carte, e chiacchieravano fra loro. I tre preti
del seguito e le. due signore, si accostarono, come di
consueto, a prender parte alla conversazione.
— Sanno la notizia ? — disse il,cardinale Sartirani.
— Quale ?
— Il Santo Padre ha permesso al cardinale Albertini
di andare a pranzo dal Re.
A quelle parole, le pupille del cardinale Turini saettarono un gran lampo di collera.
— Impossibile 1 — gridò con voce stridula. — Il Papa
non può aver permesso una cosa simile.
— E pure, è proprio così — osservò il cardinale
Freschi. -— L’ ho saputo anch’ io un’ora fa dal cardinale segretario di Stato.
— Ma, e non si era egli pentito un anno fa — instò
il Turini —, del pejrmesso dato al povero Svaflipn?
___Tempora rnutantur, et nos mutamur cum Ìffès —
■osservò sorridendo il Sinibaldi.
____No : non può essere. Se è vero, hanno ragione coloro che asseriseono non aver il Papa una norma fissa
di governo. Vuole e disvuole ; ordina, contrordina, comanda e proibisce; e tutto ciò in un quarto d’ora.
Affé mia, che ormai è troppo !
___Il papato è una monarchia assoluta — osservò 11
Freschi.
— Che monarchia assoluta d’Egitto! Questo io so
che Pio X non dovrebbe fare di tali passi senzaprima
consultare il Sacro Collegio. Non siamo noi i suoi consiglieri naturali? Permettere ad un cardinale di andare a pranzo dal Re, ora, è cosa grave, grave assai,
specie dopo i precedenti del defunto Svampa.
— Non tema Eminenza — disse il Cardinal Sartirani.
— Pio X si metterà ancora sulla via di Pio IX. È più
atto ai modi risoluti di questo Pontefice, che agli accomodamenti diplomatici di Papa Leone.
— Lo credo e lo spero, perchè abbiamo bisogno di un
Papa forte, intransigente, terribile, se occorre, contro
il mondo moderno. Poiché è inutile illudersi. La Chiesa
è diseredata, è prigioniera, è schiava. Il popolo quasi
non crede più, la borghesia volteriana ci deride, e lo
Stato ci osteggia apertamente. Egli è perciò che non
posso tollerare di vedere Pio X dispensar sorrisi o
strette di mano agli usurpatori di Roma e dello Stato
Pontificio, e molto più permettere ad uno del Sacro
Collegio di sedere a mensa collo scomunicato Re d Italia. E perchè non invita egli stesso il JRe a pranzo
. „ . n - J
in Vaticano?
— Pio X non lo farà, ma un altro Papa si - disse
lìr Ottavio ìà^basèa voce al segretario del Cardinal
Freschi chè ^gii sedava vicihd " t*».
Il Cardinal Turini colse pdr aria le parole di D. Ottavio. .libi!V ' .
_ Ula voi bestemmiate o non sapete quel che vi
dite! — gridò <^li. Chi può mar sentire senza in
degnarsi una ^^ipiie enormità,? , „ og _
— E crede lei ^ entrò a dire il Sinibaldi — che la
Chiesa continuerà iìidéfinitivamente la sua lotta contro
lo Stato, anzi contro tutto rimondo'moderno. Biso
, gnerà pure che un giorno .0- l’altro essa venga a patti,
e si acconci ai tempi nuovi,
— Non mai! non mai!—¡ gridò l'altro con sempre
più crescente energia. - Non vi può ; essere,^ pce o
tregua fra Dio e Satana, fra la luce e le tenebre, fra
tregua ira ^ .'0
il mondo moderno e la Chiesa. Noi siamo la verità e
nella verità; la civiltà moderna è errore. Noi siamo
figli di benedizione ; i nostri avversarti son figli d’ira.
Per noi è il paradiso ; per tutti gli altri che non camminano con noi è l’inferno !
D. Ottavio non si seppe tenere.
— Eminenza —■ disse con voce ferma — è dottrina
di Gesù Cristo questa?
— Si — rispose il Turini senza guardare il sacerdote — questa è la dottrina di Gesù Cristo !
— Mi permette un’osservazione. Eminenza ?
— Dite pure — rispose il cardinale — sempre senza
guardarlo.
— Io sono convinto -- disse D. Ottavio con voce e
atteggiamento animato — che la dottrina di Gesù Cristo
è dottrina di amore, non di odio. Sfido qualsiasi teologo a trovare nel Vangelo una sola parola che ci autorizzi a concepire il cristianesimo come lo concepisce
Vostra Eminenza. Non tutti i fiori crescono esclusivamente nel giardino della Chiesa romana; nè tutte le
erbaccie allignano nei campi del mondo. Dio ha i suoi
figli un po’ da per tutto. Missione del cristianesimo
è di moltiplicare nel mondo i figliuoli di Dio. Il cristianesimo è luce, è amore, è medicina, è vita. La luce
non distrugge le cose tenebrose, ma le illumina ;
l’amore non annienta la persona amata, ma le conferisce novella vita ; la medicina non uccide, ma risana
l’ammalato ; la vita non dà la morte, ma conserva l’esistenza ad ogni cosa viva. Non nego la parte severa del
Vangelo, ma affermo che il Cristianesimo, più che tutto,
è una grande compassione per gli erranti, una dolce
consolazione per gli afflitti, una tavola di salute pei
naufraghi della vita. Cristo ha vinto il mondo amandolo, sopportandolo, compassionandolo, morendo per
lui. Sul Golgota Gesù trionfa : ma è il trionfo dell’amore : è il trionfo della carità. Gesù non dice sulla
croce; « Padre, manda all’inferno i miei crocifissori! ». Egli prega: « Padre, perdona loro perchè
non sanno quel che si fanno ! ».
— Tutto vero, questo — ribattè secco il Turini —
ma riman sempre che il Vangelo di Cristo è la Chiesa :
e la Chiesa è un regno, una organizzazione, un’ autorità, una Gerarchia. Chi combatte questa autorità,
questa Gerarchia o non le è soggetto, combatte Gesù
Cristo e si ribella a Dio.
— La Chiesa è la società dei fedeli che credono in
Gesù Cristo e comprende senza dubbio la Gerarchia,
ma non è la sola Gerarchia — osservò il Sinibaldi. —
Noi ecclesiastici spesso scambiamo la Gerarchia per la
Chiesa, il che è un solenne errore. La Gerarchia è nella
Chiesa, è necessaria alla Chiesa, ma essa sola non è la
Chiesa. Inoltre, la Gerarchia è per la Chiesa, cioè, pei
fedeli, non questi per quella. L’insieme degli impiegati dello Stato non sono lo Stato, ma per lo Stato.
Spesso, noi, quando lottiamo per gl’ interessi della
Chiesa contro lo Stato, crediamo, forse in buonafede,
di difendere gl’interessi, dei fedeli, mentre in realtà
promoviamo i nostri interessi, gl’interessi del clero,
gl’interessi della Gerarchia. In verità, sarebbe ora che
da noi si pensasse un po’ meno alla Gerarchia e ai suoi
diritti, e un poco più ai fedeli e ai loro bisogni. Osservate.a mo’ d’esempio, quello che avviene ora in Francia.
La Gerarchia ecclesiastica è ivi perfetta; l’unione
dei vescovi col clero e col Papa grande ed intima ; la
burocrazia ecclesiastica non lascia nulla a desiderare.
Ma che importa tutto ciò ? Il popolo in gran parte
non è più cristiano. La Gerarchia è perfetta : ma che
vale uno Stato maggiore, una fiorente raccolta di generali e di ufficiali senza esercito ? Vi sono vescovi,
preti, frati e monachp .e ùop Ni sono quasi più fedeli,
poiché due terzi dèi francesi non credono più. Ora io
mi domando : dov’è la Chiesa di Francia ? dov’è ?
— 1 quello che avviene in Francia si ripete ormai
anche in Italia — entrò a dire il cardinale Freschi.
— A sentire certi nostri,teologhi, i veri cattolici sarebbero ridotti a pochi, pochissimi.
— Gesù Cristo ha rassomigliata la sua Chiesa a un
piccoló gregge — sentenziò il Cardinal Turi ni.
— Jaui ancora vivente — ribattè D. Ottavio. — E la
cosa Ò chiara. Un organismo, una pianta, una società
cresce a poco a poco e comincia dal germe, dal seme,
dal soffio yivificatore. Ma di poi, secondo la stessa
parola di Gesù, e secondo }è profezie, il regno di Cristo
doveva abbracciare tutti; ì popoli della terra e racchiuderOenel suo seno Jtptte le genti. Ora, a sentire
certi giornali clericali, ìisoll veri cattolici sono i loro
cinqf atìta lettori ;'è pèifélò sorge sul labbro spontanea
la d^inaifda, non già dove sia la Chiesa di Frància,
ma bénsì dove sia la Chiesa di Cristo.
— Tutto il mondo è liberaleT ora — osservò melanconicameate il cardinale Sartirani.
— Dica di più. Eminenza — disse il Freschi — è liberale ed ostile alla Chiesa cattolica. Dei cento sessantaeinque milioni di cattolici, non credo se ne trovino
cinquanta milioni che siano in tutto e per tutto veramente cattolici. Chi è, per esempio, che crede ed ubbidisce al Sillabo ? Chi, in teoria e in pratica, si sottomette pienamente al romano Pontefice ? Chi riconosce perfettamente i sacrosanti diritti della Chiesa ?
— È quello che dico sempre io — notò il cardinale
Turini. — I nostri. tempi sono quelli profetati dall’Apostolo Paolo e da S. Giovanni nell’Apocalissi. L’anticristo è vicino, perchè l’apostasia delle nazioni ^ da
Cristo è generale.
— E pure — osservò con forza D. Ottavio — vi è
più cristianesimo nel mondo ora, che due, tre o quattro
secoli fa.
— Anche più del medio evo ? — domandò ironicamente il cardinale Turini.
— Certamente, anche più del medio evo. Nel mondo
moderno vi è più libertà, più rispetto dei diritti altrui, più giustizia sociale, più pane e maggior dignità
per l’operaio, maggior sicurezza della vita, più altruismo, più filantropia, più carità insomma, e tutto
questo è cristianesimp : è maggiore elevazione verso
Dio, maggiore imitazione della bontà divina, maggiore
attuazione del divino nell’uomo.
— Ma non abbiamo detto fino adesso che la fede se ne
va? — riprese di ripicco il cardinale Turini. — E voi
ci dite che nel mondo ora vi è maggior copia di cristianesimo ?
— Osservi, Eminenza, che i cristiani veri non sono
i soli cattolici. Vi includo dentro i protestanti buoni,
gli scismatici e tutti coloro che adorano Dio e il suo
(tristo in spirito e verità. I cristiani di questa fatta
sono molti, moltissimi, e appartengono a tutte le Chiese.
E poi, includo nello stesso numero tutti quelli che
sono cristiani senza portarne il nome.
Il Turini, a queste parole, si voltò di scatto a D. Ottavio, come una serpe calpestata da un villano, e gli
lanciò un’occhiata rossa di collera.
— Ma in nome di Dio! — gridò — dove avete studiato teologia, voi ? E non vi hanno detto e ripetuto
mille volte i Gesuiti di Via del Seminario ohe « fuori
della Chie^ romana non .vi è salute? », E volete voi
far entWre in paradiso i protestanti, gli scismatici,
gli erètici, e magari anche i pagani P Andateci voi, aiora, a cotesto paradiso ! Io preferisco andarmene solo
all'inferno.
Il cardinale Sinibaldi, a questa scappata del TuI rini, sorrise e si levò da sedere.
— Eminenza — disse — sono già le dieci. Ora mi
preparo ad andare a letto, cioè in paradiso, perchè,
alla noètra età, un letto ben caldo, durante l’Inverno,
è un piccolo paradiso. — D. Ottavio ? di’ a Poppino
che attacchi.
Bice tolse un candeliere d’argento dalla mensola del
cammino e fece lume a D. Lucio che si avviava a dare
una voce al cocchiere. Ma mentre il prete discendeva
le scale, la ragazza lo fermò con un gesto nervoso.
— D. Ottavio — io sto con lei. La religione di mio
zio è orrible! No! Dio non può mandare all’inferno
tanta gente, solo perchè non credono nel Papa: altrimenti, chi andrà in cielo?
— Tu, vi andrai, Bice — rispose con voce carezzevole D. Ottavio — Dio è amore, e tutti coloro che
amano Dio e il prossimo, e operano il bene, sono da
Dio e vanno a Dio.
_____Tu non diventerai mai cardinale — disse il Sinibaldi al nipote, mentre in carrozza tiravano giù per
Corso Vittorio Emanuele verso il Gesù — parli troppo
schiettamente. Ma già: sei incorreggibile 1 i
— E che, zio ? Desidero forse io onori e ricchezze ?'
Se tale fosse stato l’oggetto della mia vita, non mi
sarei fatto prete. Voi lo sapete: ho rifiutato il titolo
di Monsignore, e rifiuterei del pari la mitra e lo zucchetto rosso. Io sono un soldato semplice,,nato alla
battaglia.
— Chi vincerà ? — domandò con voce pensierosa il
cardinale. ¡1
— Noi, vinceremo noi, perchè Dio è eòa noi. Le
idee grette e meseÌMne, che dal medio evo si sono infiltrate a poco 3 ÌMJOO nel gran corpo della Chiesa romana, dovrannocpl tempo dar InógO a ideefjpiti larghe,
ad oriiàzonti più àmpi, a viàtè jpiùìnniver^i. L’umanità sale, e nel sa,iiù?, scopre che ìl inondo |^ più vasto
che non pensava. Nòn tmète, zio. Il cris|iànesimo è
ora in lotta col mondo moderno, ma dalla|fetta uscirà
fuori più puro, più grande, più divino.
m
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del IVaiVISTERO
di Agricoltura,
^ Industria —^
e Commercio
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e Medaglie d’oro
nitri spetialitii dello Stabiliminta
mOHE;
Colazioni istantanee High lite
Gianduja Talmooe
Cioccolatinc Talmone
Pejjert de Reine
Souchée de Dame.
Friaodijej
aoqua.
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ANTIC&NIZIE-MI60NE
bidona in breve ìempo e senza disturbi
Al CAPELLI BIANCHI ed alla BARBA
IL COLORE PRIMITIVO
.a
CT“.i_1 In r,sUB Oiiasia immireeeiaoile ci mr
cesaario 6 cioè ridonando loro il colore primitivo,
favorendone lo sviluppo e rendendoli flessibili, morbidi ed wreatandone la caduta. Inoltro pulisce prontamente la-cotenna e fa eparlr« la fortora ■— una.
snla, batti glia ba.ila per conseguirne un effetto sorprenuenie
' ‘ ' ATTfiJiS'I'-iV'r'O
Stgfuh-i ANGELO MIGONE & C. - Afilaue
Finalmente ho potuto trovare una preparaiione che mi
ridonane ai capefli e alla barba il coloro primitivo, la freicbeita e b»Ue»«b Molla gioventù «en«a avere il nuaiina
diatarb» neUfapriicaiione. ■ .
Una noia bottiglia della voetra Anticaniiie mi baite ed
m
Una noia Donigna uoua ri™..» x».....-«.....« — —— -ora non bo on e*lo.'lielo bianco. Sono pienamente convinto ubo
onesta vottrù. 2ecialiti non è una tintura, ma on acqua che
ivtttn,.
V fga U4gr»
CSUEMtf IMI %
ucaoMicoitiic:
__ _ lancnari» no *» putw» w»*
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