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Italia è Impero . . . . Anno L. 15 - Semestre L.
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« O voi tutti che siete assetati, venite alle acque, e voi che non avete
danaro, venite, comprate, mangiate ! »
Tal’è l’invito che il profeta ripete attraverso i secoli a tutti gli uomini morenti di sete, anelanti alle perenni sorgenti della vita spirituale.
E tale è l’invito che in tutte le parrocchie delle nostre Valli, in tutti i quartieri, in tutti i casolari, si farà udire con i
maggiore insistenza, con maggiore fervore, udito come sarà attraverso le pa- |
rote del Signore: «Se alcuno ha sete,,
.venga a me e beva». \
Non vergognamocì di confessarlo: u- \
na profonda e urgente necessità di ri- |
sveglio si manifesta evidente nelle no- \
stre parrocchie.
Bisogna che, come una volta, i tem- ;
rpli si riempiano, che la Bibbia tomi in
onore, che gli ideali del. Regno di Dio
nuovamente accendano il cuore dei giovani, che la fede produca i suoi frutti. |
Per questo l’Eco delle Valli Valdesi
porterà il suo valido appoggio alla campagna di appello, di testimonianza e di
risveglio che è ora in pieno svolgimento.
.A cura dei vari Concistori i primi tre
numeri di questo, giornale, particolarmente dedicati alla campagna di appello, verranno inviati gratuitamente a
tutte le famiglie Valdesi, anche a quelle
non abbonate, e noi ci auguriamo che i
risultati spirituali ch’asso recherà sieno
integrati da un afflusso di molti nuovi
abbonati.
Preghiamo quindi tutti coloro che ricevono il giornale di versare al loro Pastore l’abbonamento per il 1942. Benedica Iddio tutto quello che si cefea di
fare per la gloria del suo Nome, e possa
un profondo movimento spirituale indirizzare i cuori e le menti verso il nostro
unico Signore e Salvatore Gesù Cristo.
Roberto Nisbet, Sovrintendente.
ENZA
Ki?-' Era una piccola casa felice, sorgeva ai
i:- piedi d’un castello regale ed offriva ai
passanti uno di quegli spettacoli che
^-'confortano il cuore: circondata da una
^ bella conca montana coltivata a prati,
, campi e boschi, con i piccoli muri di sor stegno allineati, con le siepi ordinate, i
s "campi ben esposti, l’armento al pascolo
I nel prato vicino al boschetto, ti dava
'i ^ l’impressione di un tranquillo benessere. E più ancora l’avevi, avvicinandoti
^ alla casa fatta di grossi blocchi di pietra e ricoperta di ardesie tolte dalla vi.^.cina roccia: tutto attorno ordine e pu‘l^lizia, sul tetto un’esile voluta di fumo in
' direzione del camino, nell’aria voci di
bimbi, note di canti che sgorgano dal
cuore e si confondevan con la voce ar^ gentina della sorgente là dietro la casa.
S Un sentiero ben tracciato portava di' rettamente al castello e lo percorrevano
quasi tutti i giorni dei servi in livrea,
^ per portare qualche dono ed arricchire
, mensa dei contadini.
, Correvano dii gran buoni rapporti, fra
il castello e la piccola casa: il signore,
,un giorno, aveva tratto dal nulla questa
“ povera gente per affidarle il suo pode^ da lavorare e dessa, memore, lo circondava di grande affetto. In una cir■£costama drammatica, si diceva, il fati|tore aveva pérsino esposto la vita per il
■fv Siuo padrone -e,, questi, l’aveva preso a
li benvolere ancor più. Lo riceveva spesso
in castello con la sm famigliola. Recen\ temente, togliendosi in grembo i due
.bimbi più piccoli e accarezzando loro la
testina bionda, aveva promesso di interessarsi al loro avvenire e di mandarli
feapli studi.
I
Passarono molti anni, morirono i
'^vecchi, sopravvennero tante cose e un
^ giorno tutto apparve cangiato.
La bella piantagione di un tempo si
giostrava ora al passante negletta e tra
sandata: parte dei campi incolti, i muridoli-crollati qua e là, le siepi divelte,
i prati impoveriti: il sentiero del castello chiuso da un’ampia palizzata non era
più percorso dai servi in livrea; il castello stesso, lassù sulla vetta, avvolto
nella foschia autunnale, pareva più lontano e severo d’un tempo. Vicino alla
casa, non più gorgheggi di voci infantili, 0 canti melodiosi di giovanetti e
fanciulle, ma voci roche per l'età e,
qualche volta, echi di discussioni e di
parole aspre, rare ed isolate le note dei
canti di un tempo...
Un senso di sgomento stringe al cuore
il passante che, incontrando una vecchietta per via, non può trattenere una
domanda:
— Che fu?
E la donna, con voce lenta e nasale,
interrotta tratto tratto da profondi sospiri:
— Che volete, una volta morti i vecchi, incominciarono a guastarsi i rapporti col padrone del castello. Venuti
meno i suoi consigli ed i suoi appoggi,
tutto andò a rotta di collo come se ci si
fosse messo di mezzo un cattivo genio.
La vita in casa si fece difficile e la bella
armonia di un tem/po prese a cedere il
posto, ogni tanto, alla discordia. I figli
persero l’amore alla terra, alcuni andarono a stabilirsi altrove, ed altri, a lavorare nelle fabbriche di fondo Valle...
Son cresciuti, intanto, i figli dèi figli,
ma non assomigliano più ai vecchi: poco
sottomessi ai genitóri, calpestano tutte
te belle tradizioni del passato, non curano il progresso e trascurano gli studi; sul conto dei più grandicelli, poi,
corrono certe voci !... Che volete, son
cose che capitano nel mondo!
Fratello, Sorella, che hai letto questa
allegoria, hai tu potuto discernere i luo
Dirttllór« ! Prof. GINO tOSTABEL
AMMINISTRAZIONE: Via Carlo Alberto, 1 bis - Tome Pellice
REDAZIONE: Via Arnaiid, 27 - Tokiie Peu.ice
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
Cent. 30 la copia
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ghi e le persone che si adombrano in essa? Io non ne dubito!
Quel Padrone misericordioso e buono
come un padre, che abita nel castello
regàie, quel fattore fedele e privilegiato, quella casa pittoresca in una verde
conca alpina, quei tempi felici, tu li conosci, tu ne hai sempre sentito parlare,
tu li ami fin dalla tua infanzia... Quei
muri in rovina, quelle siepi divelte,
quei campicelli incolti, quei prati impoveriti, non sono forse lo spettacolo
consueto delle tue gite in campagna?
E quei vecchi che muoiono portando con
sè un passato che sembra morir con loro, quei figli che partono è vanno a dispèrdersi lontano, quei giovani libertini
incapaci di portare l’eredità dei padri,
non son forse i nostri vecchi, i nostri
fratelli e i nostri figli? E quelle voci aspre e dissonanti che soverchiano le armonie dei Salmi e dei canti, quelle ber
stemmie che esplodono là dove solo dovrebbe regnare l’idioma di Canaan?...
Tu conósci tutto questo, è il nostro
dramma Valdese attuale, la nostra croce, quella che strappa lacrime cocenti
ai nostri occhi e sospiri dolorosi al nostro petto...! Un cattivo genio ha guastato i nostri rapporti con l’Eterno e coi
nostri fratelli e. ha sovvertito molte cose nella vigna del nostro Signore...
— Son cose che accadono in questo
mondo, disse la vecchietta deirallegoria
e pareva che volesse continuare: è inevitabile che sia così, c’è poco da fare,
tanto vale rassegnarsi....
Ma noi della Chiesa di Cristo non ragionammo e non ragioneremo mai così,
perchè, per i credenti, c’è ancora sempre qualcosa da fare e la speranza non
viene mai meno. Perciò la nostra Chiesa condurrà nei prossimi mesi, in queste valli dilette, una campagna d’appello
affinchè tutti questi loro «rapporti» con
Dio, con gli uomini e con le cose, ridivengano' normali. Malgrado le difficoltà
dell’ora, condurrà questa campagna importantissima, come saprà e come potrà,
con i mezzi umili e scarsi che saranno a
sua disposizione...
E tu o Chiesa Valdese, udrai una
volta di più la « voce » che chiama e intenderai che dietro all’umile voce della
tua Chiesa c’è un’altra « voce » che parla e ti ricorderai l’esortazione del
profeta Isaia ch’è scritta a grossi carattéri sulla prirna facciata della tua vecchia Bibbia di Olivetano:
Udite, o cieli!
E tu, terra, presta orecchio,
perchè l’Eierno parla.
" (Is. 1: 2).
Enrico Geymet.
1 NOSTRI RAPPORTI CON DIO
In una parrocchia ove trascorsi l’infanzia si soleva leggere, al culto domenicale, il testo completo dei Dieci Comandamenti del Signore; e ricordo come fosse d’ierì l’impressione che mi facevano, ogni domenica, queste parole
del secondo Comandamento, scandite
dal maestro con grave accento: « perchè Io, l’Eterno, l’Iddio tuo, sono un Dio
geloso ». Come mai? Non mi avevano
invece insegnato che brutta cosa è l’essere « geloso »?
Dipoi, ho capito. Ho compreso che,
per la povertà del linguaggio umano,
non è possibile esprimere altrimenti gli
« ineffabili sospiri » di quello Spirito
che vuole abitare in noi e che, per salvarci, « ci brama fino alla gelosia ». Ho
compreso; e mi son chiesto se, anche la
mia vita non provoca spesso a gelosia
il Signore... Ed ho compreso perchè
tanti Cristiani, eternamente « zoppicando fra Dio e Baal », incoerenti coi propri prìncipi, non sono giulivi; professano una pietà che non è una forza, una
fede che non è « la vittoriosa potenza
che vince il mondo ». - Or, quantunque in misura diversa, non è forse questa l’esperienza generale della Cristianità odierna ? O non è questa la nostra
- la tua lamentevole istoria?
Quando la pietà diventa un mantello
da indossarsi più o itìeno frequentemente, ma non la fonte interiore della Vita;
e quando la religione è una etichetta
esteriore, uno sportello che si apre a
scadenza fissa od in circostanze eccezionalmente gravi, ina non l’atmosfera
nella quale ci si muove abitualmente.
non l’intimo legame che ci « rilega »
con Dio, allora, sopraffatti dalle sollecitudini della vita quotidiana, si dimostra una santità ridotta e relativa assai;
succedono anche degli scandali morali
nei migliori ambienti; si cade nel formalismo; 6, di fronte ai dolorosi misteri
di quaggiù, sì arriva perfino al mormorio ed alla rivolta. Non abbastanza empi per abbandonarci senza ritegno all’ideale mondano, « mangiamo e beviamo, chè domani morremo », non .si è,
d’altra parte, abbastanza pii per reagire
trionfalmente. E si è infelici. Oh! quanto. Ed il tempo, intanto scorre travolgente verso l’ineluttabile resa dei conti.
Chiunque tu sia, che leggi queste parole, non pensi tu che è « ora, ormai,
che ci svegliamo »? (Rom. 13: 11). Ora,
perchè è ancora tempo di grazia; e
perchè solenne è l’epoca attuale per il
divin richiamo che da essa emana per
tutti i credenti: è richiamo a tornare
alla normalità dei nostri rapporti con
Dio.
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Torniamo al senso
della realtà di Dio.
Di Dio si parla sovente e, certo, si
crede in Lui; sì vive- però, per lo più,
una vita ateà: quel Dio in cui si crede,
non è il primo Ispiratore dei sentimenti
e delle aspirazioni, non il Supremo Fattore dell’attività ordinaria; mentre la
fantasia Lo relega voléntieri lontano,
dietro a nuvole dorate, la condotta non
appare trasformata dalla Sua presenza,
Fppure, presente Egli è: « in Lui vi-
2
V' ''■■'■J.' .,'■ .........
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viain,o, ci muoviamo e siamo » ; dova
fuggiremo noi lungi dal Suo cospetto? Tornare dunque a Lui, cercarlo in modo
da sentirlo operante nella vita giornaliera: ecco ir primo passo da compiere
per cacciare il Demonio. Appressarsi a
Lui affinchè Egli a noi si accosti (2
Cron. 15: 2; Ciac. 4: 8); nei più svariati
modi; con tutti i così detti mézzi di
Grazia che tu ben conosci, o cristiano;
essenzialmente con la preghiera, slancio
deH’anima che, se sincero, ti porta dalla
polvere alla santa presenza del Padre.
Torniamo al pensiero
della santità di Dio.
Tu parli volentieri del Suo amore;
e fai bene: la Sua essenza, infatti, è
l’Amore. Bada però che il Tentatore,
trasformandosi in angelo di luce, non
t inganni al riguardo con facili illusioni:
« Il buon Dio mi vuol bene; Gran perdonatore. Egli conosce la mia debolezza.
In fondo, non faccio torto a nessuno; e
se son capace di poco, Dio farà il resto! » - Non dimentichiamo che il
« buon » Dio è « anche un Fuoco consumante » ; ove maggiore è la Sua misericordia, maggiore altresì è la colpevolezza del Fariseo, il quale trascura vale a dire disprezza le Sue grazie.. Cristiani, .« come scamperemo noi, se trascuriamo una così grande salvezza? »
(Ebr. 2:3). Anche la coscienza dei meno
pii lo proclama; e quando quella voce
tacesse, la voce della Storia griderebbe!
Ed è, pure, l’Iddio di amore... Ebbene,
torniamo alVamor di Dio; sì, torniamo a
quell’amore di cui si abusa tanto, ma
per meglio comprenderlo appieno. E’
misericordia che non conosce limitazioni di sorta, promessa ed estesa a
« chiunque » si ravvede. Ah! che cosa
saremmo noi invero senza il perdono
divino? « O Eterno, se Tu poni mente
alle iniquità, chi potrà reggere? » (Salmo De profundis).
Ma ascoltiamo il richiamo a codesto
Amor perdonatore per ricordarci che
l’amore provoca necessariamente l’amore, allo stesso modo che daH’ìngratitudine non può scaturire se non la condanna; poiché è logico che sia « molto
ridomandato a chi molto è stato dato »
(Gesù). E’ altresi richiamo che ci ricorda il gran dilemma: od incontrare
oggi (domani non ci appartiene) l’Iddio
di amore, Dispensatore di ogni Grazia;
od incontrarlo un giorno come Giudice.
Venuti da Lui, a Lui dobbiam tornare.
Che dico? Ogni giorno, ad ogni istante, già si compie per noi il Suo giudicio;
e se molesto ne è il pensiero, non c^’è
che una cosa da fare: « Hai tu paura di
Dio? Gettati nelle Sue braccia! » (S. Agostino). E’ vera, allora per noi, la Sua
parola (Giov. 5; 24): « Chi crede... la
vita eterna; e non viene in giudicio; ma
è passato dalla morte alla vita ».
Torniamo, infine,
al sentimento della paternità di Dio.
Concetto immenso, che soltanto l’Unigenito Suo poteva insegnarci e che
compendia la somma di tutti i nostri
rapporti con Lui: se Egli ci è Padre, noi
siamo figliuoli. Figliuoli, che non possono^ non pensare al Padre; che temono,
dunque, di offenderlo; che amano Colui
che li ha amati il primo; che si sottomettono, quindi, alla Sua volontà.
Appunto perchè Padre, Dio educa;
ora, educare significa normalmente andare contro la volontà del figliuolo ignaro. - Lungi, quindi,- da noi lo spirito
mercenario di chi ubbidisce per allettamenti di paradiso o per spaventi d’inferno ! Lungi da noi la bestemmia antica e nuova: « Dio, che fa ? !» Ma piuttosto, sempre: « Padre, la tua volontà...,
la buona, l’accettevole, la perfetta volontà ».
_ Soltanto così, ristabiliti, poi mantetenuti ì nostri rapporti con Dio, la no-,
stra fede risulterà avvalorata e, per essa, ci appariranno trasfigurati gli even-^
ti della vita, « cooperanti‘tutti insieme,
al bene ».
E chi non vorrebbe che fosse così ?
Perciò, chiunque ) tu sia che leggi
queste parole, non pensi tu che - per \
amor di noi stessi - è « ora, ormai, che^
ci svegliamo ?» Im
4'.
PERSONALIA
E’ stato nominato capitano' il tenente
Gustavo Ribei. Le nostre vivissime felicitazioni a questo nostro distinto correligionario.
•Í
Le nostre vivissime felicitazioni al-'
l’avvocato Aldo Fuhrmann, in Omegna,
recentemente iscritto nell’Albo degli
Avvocati, e insignito della croce di cavaliere della Corona d’Italia per le sue
benemerenze.
Si può e.si deve oggi parlare di risveglio?
La parola «-muegrlio », adoperata nel
suo significato eminentemente religioso, suscita spesso nel cuore dei cristiani opposti sentimenti di fervida ammirazione o di più o meno velata ostilità.
A che cosa può essere mai dovuto
un tale diverso apprezzamento ?
Forse a dei preconcetti personali, forse ad una imperfetta comprensione del
valore e della funzione d’un vero risveglio religioso in seno alla chiesa ed
ai singoli credenti.
Comunque sia, un fatto è certo: che
se, nell’esperienza secolare della Chiesa
cristiana, a dei periodi di formalismo,
di infedeltà . dottrinale, di • aridità, di
sonnolenza spirituale, sono succeduti
periodi di vita più intensa, più sana, più
rigogliosa, ciò è in gran parte dovuto
all’azione potente e rinnovatrice di un
vero risveglio religioso.
Una tale constatazione mi dispensa
dallo scrivere molte parole per rispondere alla domanda che fin da principio
ci eravamo posto e per sottolineare anche per noi Valdesi, nell’ora che attraversiamo, la necessità d’un serio e
prima di tutto interiore risveglio spirituale.
Sarà sufficiente, in questo primo articolo, accennare a due caratteri fonda-i;
mentali àel risveglio da noi invocato,*
per concentrare, nei successivi due articoli, lo studio delle condizioni in cui
esso può attuarsi e dei frutti che produce.
4*
Si può dire, in linea di massima, che
ogni risveglio religioso, presenta delle
particolari Caratteristiche, dovute all’ambiente in cui esso nasce e si sviluppa, alle personalità cristiane che vi lasciano la loro impronta, alle circostanze storiche che l’accompagnano. Chi poi
lo volesse, potrebbe anche parlare
astrattamente del problema del risveglio, da un punto di vista teologico, storico, psicologico.
Ma io mi domando: è mai possibile
discutere teoricamente sul risveglio,
senza che quel problema s’imponga con
forza alla coscienza della chiesa e dei
singoli individui, senza che ci sforziamo
di dare a quel problema la sua vera,
più benefica soluzione ?
Che cos’è m.ai il risveglio di cui la
nostra chiesa sente dì aver bisogno, come ogni altra chiesa cristiana che non
sia sazia della propria giustizia, della propria gloria, del proprio terreno
splendore ?
Esso non è una emozione religiosa,
neppure un sentimentalismo più o meno morboso, che invano si cerca di identificare con una sana pietà cristiana.
Non consiste innanzi tutto in una sia
pur notevole agitazione esterna, nella
potenza d’un canto o nella soluzione
d’una crisi finanziaria.
Ogni risveglio degno d’im tal nome
è risveglio della coscienza individuale
che si desta dal sonno al tocco potente
della grazia di Dio.
Iddio è la causa prima d’ogni risveglio religioso così nella Chiesa come
nelle coscienze individuali; all’azione
potente e sovrana del suo Spirito è dovuto il rinascere della pietà, della fede, dell’attività cristiana, della coraggiosa testimonianza, nelle coscienze as
sopite nei piaceri o negli affari di questo mondo. Lo afferma fortemente il
profeta Ezechiele nel narrare la stupenda visione delle ossa secche: <f Figliwol
d’uomo, queste ossa potrebbero esse rivivere ? Ed io risposi: O Signore, o
Eterno, tu il sai... Così parla il Signore,
l’Eterno: Vieni dai quattro venti, o spirito, soffia su questi uccisi e fa’ che rivivano ! »
Dalla prima Pentecoste cristiana, alla
Riforma protestante, al risveglio del
1825 nelle nostre Valli, ad ogni manifestazione attuale di una sincera vita religiosa e di una conseguente moralità
cristiana, è sempre lo Spirito di Dio che
è all’opera, quello stesso Spirito che
sulle nosrtre Chiese Valdesi noi oggi
invochiamo, affinchè le investa con tutta la sua potenza, le sottometta alla sua
sovranità,, le risvegli ed infonda nel
loro seno una vita veramente nuova.
All’azione dello Spirito di Dio fa se_
güito, da parte dell’uomo, un atto di
personale, insostituibile decisione. •
Dallo Spirito di Dio le' chiese possono
essere investite e potentemente scosse
e dallo stesso Spirito le anime assopite
nell’iindifferenza o schiave delle cosé
del mondo possono venir destate «
ta nuova. Ma davanti agli appelli ed alle sollecitazioni dello Spirito di Dio,
davanti alla predicazione del Vangelo
che ha orm,aì trovato la via delle coscienze e dei cuori, è necessarid che
ognuno si decida ed assuma la sua propria responsabilità.
La decisione non può esser diversa
da quella del profeta Geremia: « Tu mi
hai persuaso, o Eterno, e io mi sono
lasciato persuadere, tu mi hai fatto forza e mi hai vinto ! »
Ogni risveglio vero ed efficace nasce
perciò da un profondo sentimento del
proprio peccato, da un interiore ravvedimento, da una sostanziale e lieta
accettazione del messaggio biblico, da
una nuova comprensione dell’amore di
Dio.
Può darsi che, per talunoj queste
esperienze debbano compiersi su di una
via non facile e dolorosa; infatti, non
è mai senza una crisi interiore che si
passa dal sonno spirituale ad una vita
di fede cristiana, di amore, di zelo, di
speranza. Eppure la via del risveglio
è quella; fuori di essa, invece di una
vita religiosa cosciente, profonda, com.unicativa, si rischia di non assistere
che a degli entusiasmi superficiali o ad
una finta pietà.
Su questa via occorre che noi tutti,
Valdesi, ci avviamo; non soltanto le
anime che s’allontanano da Cristo e si
perdono, ma anche chi è soddisfatto di
vivere all’ombra della chiesa e la domenica nei frequenta i culti. « E’ ora ormai che vi svegliate dal sonno » scrive
S. Paolo, « perchè la salvezza ci è adesso, più vicina di quanto credemmo ! »
In un risveglio che venga dallo Spirito di Dio e dalla fede di un’anima internamente desta, sta il motivo costante
della nostra preghiera e della nostra
speranza per la nostra Chiesa.
E. Rostan.
•“ Il Comitato di Evangelizzazione autorizzò telegraficamente il pastore Augusto Malan a recarsi a Rissi. Egli partì
da Messina il 25 ottobre 1871 per andare a predicare una Quaresima Evange4
lica nella CJìiesa di S. Giuseppe.
Il viaggio fu lungo e penoso. Ci voi
lero 15 ore di diligenza per giungere a
CaRagìrone. Da Caltagirone a Barrafranca furono impiegate altre 11 ore |
Quivi lil Malan avrebbe dovuto trovare
un uomo di Riesi, con due cavalli, su
uno dei quali egli avrebbe dovuto compiere 1 ultimo tratto del suo faticos’s- ,
simo viaggio, ma, con grande sorpresa, '
egli non trovò nessuno. Non potendo
proseguire immediatamente il viaggio c
e, tanto per non restare in mezzo alla'''
strada, si mise alla ricerca dell’albergo^
del luogo ove non trovò nulla da mangiare ! Dopo aver comprato qualcosa si '<
preparò lui stesso un pasto frugale ed
aspettò. Ma nessuno venne a cercai lo'l
ed allora, scoraggiato e stanco, fu sul
punto di ritornare‘a Messina; ma poi,
siccome Riesi non era ormai molto di
stante, decise di proseguire il suo viaggio sul cavallo del mugnaio che accondiscese pure a fare da guida mediante
il pagamento di una somma che supera-'
va il valore del servizio reso. Essi erano appena partiti quando udirono le
campane suonare a storm,o e delle urla
selvagge. Si voltarono: erano inseguiti
da uomini armati di forche, zappe, tridenti ed altri strumenti agricoli.
Il Malan incominciò a comprendere
vagamente che cosa stava per accadere*^,
e, tratto di tasca il suo temperino, incominciò a punzecchiare la sua cavalca- i
tura che, correndo all’impazzata, lo
portò in salvo. Al calar della notte,
stanco ed emozionato, egli giunse finalmente a Riesi ove gli veniva ri.serbata,|
una accoglienza trionfale.
Più tardi fu svelato il mistero.
L’uomo ed i cavalli erano stati regolarmente inviati da Riesi a Banafran
ca; ma il riesino non'avendo trovato su- '%
bito il Malan aveva chiesto informazioni e fatto vedere la lettera che portava
e'che era indirizzata: « Al Quaresimalista Evangelico », gli venne consigliato
di rivolgersi al prete che, generalmente, '<
dava alloggio ai frati predicatori. Non.
si trattava forse di un « Quaresimalista » ? Trovò il prete, il quale dopo aver
esaminato attentamente la lettera, avvisati immediatamente gli altri parroci,
si mise, alla ricerca del « protestante » '
che per fortuna era già ...partito ! Fatte suonare le campane e radunato il popolo che si armò con strumenti agricoli,
decise di eliminare « l’eretico ». E, se|
non riuscì a mandare ad effetto il suo
piano, fu per sola grazia di Dio.
Appena giunto a Riesi, il Malan con
fessa che avrebbe volentieri preso qual-4
che minuto di riposo, ma che gli fu'
impossibile perchè, in compagnia di i
tutte le persone, più ragguardevoli delji
paese, dovette passeggiare a lungo nella strada principale per farsi vedere\
dalla popolazione che voleva, ad ogni
costo, fare la conoscenza del « Quaresi*
malista Evangelico » e che aspettava
con impazienza che si iniziassero le prediche nellà Chiesa di S. Giuseppe. Gli)
furono consegnate le chiavi della Chie--^
sa e venne stabilito che il 31 ottobre*
1871, alle 10 del mattino, egli avrebbe
incominciato le sue prediche. Era al-J
loggiato in una misera stanza vicina^
alla Chiesa e questo perchè non aves-,^
se molta strada da fare e per maggior’",
sicurezza perchè, allora, non era poij
tanto difficile che potessero accadere,
dei... brutti fatti ! Ma il brutto fatto noli
successe ed il Pastore “Valdese fu sein-V
pre l’oggetto del massimo rispetto e^¡
della più grande considerazione.
Il 31 ottobre alle 7 del mattino, il
lan fu svegliato di soprassalto dal suo- -!
no delle campane di S. Giuseppe che
3
L’ECO delle valli VALDESI '
:. '.'Ï , - :- . '- V / ';'' *tVS''‘' ’^■’
suonavano a distesa. Egli pensò ch^ doveva essersi dichiarato un; incendio od
anche ...sì avesse l’intenzione di preparare una., seconda edizione* di quanto
era successo poco prima a Barrafranca !
Egli si vestì in fretta e scese verso la
Chiesa per vedere di che cosa si ttattava.
Gli si presentò una scena delle più
commoventi che si possa immaginare.
Un vecchio sui 65 anni, ancora robusto,
l’avv. Calogero Accordi, tirava la corT
da delle campane con tutte le sue forze.
Sul SUO volto brillava una gioia indescrivibile. Quando scorse il Pastore, egli
cessò di suonare e mentre gli veniva
chiesto, con stupore, come mai un uomo
così rispettabile suonasse le campane,
rispose: « quello che faccio è per-me un
onore, il più grande onore della mia
vita. Ho suonato queste stesse campane
altre due volte: la prima nel 1848 quando cercammo di scuotere il giogo dei
Borboni per chianlare il popolo alla libertà e dovetti invece subire una lunga
prigionia; la seconda volta fu nel 1860
per annunziare che Garibaldi, con i suoi
Mille, era sbarcato a Marsala per liberare la Sicilia ed aveva già riportato
la sua prima vittoria a Calatafimi.
^ Da allora abbiamo avuto la libertà
r politica, ma questa non ci basta; oggi,
I non ostante i miei 65 anni, con più forI za ed ardore, che per il passato, suono
I ancora queste stesse campane per anf- nunziare che abbiamo conquistato una
libertà ancora più grande: quella della
coscienza e dell’anima. Andatevene e
; lasciatemi suonare ! ». E, ripresa la corda fra le m,ani, continuò a suonare...
I (continua) u. h.
I ♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦
■' UNIONISTI !
TUTTI A POMARETTO
domenica prossim,a, 7 corrente, ore 15
precise per il
CONVEGNO GENERALE
del Gruppo Yalli. ___
Parleranno: G. Mathieu, G. Bertin,
Arn. Comba su:
LA GIOVENTÙ’ VALDESE
NELL’ORA CHE VOLGE.
Avvertenza: Il Convegno avrà luogo
anche in caso di cattivo tempo.
I partecipanti sono caldamente pre■ gati di occupare i posti più vicini agli
oratori e di lasciare liberi i banchi più
lontani.
Si canterà suU’Innario cristiano e
4 sulla piccola raccolta di Canti Giovanili.
La colletta andrà a favore dell’Amministrazione dell’Eco per l’invio del
giornale ai militari.
’ Scrivono alV'Sco
L’allievo marconista I. C.: « ...Ho letto con piacere Varticolo scritto nel n. 46
i ' dedicato a noi militari e mi son sentito
in dovere di scrivervi questa mia per
ringraziarvi di cuore delle belle parole
che son dette e che per me sono state di
gran conforto nel sapere che siamo sempre ricordati son solo con la penna e il
pensiero, ma sopratutto con la preghiera. Io non sono in zona d’opèfazione, e
perciò esposto al pericolo; ma se non sono esposto al pericolo come tanti fra)^ telh in Cristo, ho bisogno Io stesso delle
^ vo.stre preghiere, affinchè Dio mi protegga e mi benedica, - quel Dio al quale anch’io rivolgo tutte le sere la mia
preghiera... »
80000 lire di deficit!
L’appello della Commissione Distrettuale delle Valli Valdesi a favore del
nostro Collegio ha incontrato una risposta veramente confortante.
Mentre diciamo grazie di cuore a tutti
quelli che ci hanno con tanta prontezza
risposto, attendiamo che un più gran
numero ancora ci aiutino a sgretolare il
macigno del deficit di 80000 lire che
istruisce il nostro cammino!
La Commissione Distrettuale.
Doni ricoYUti dal Cassiere
della TaYola Valdese per Istitnzloni varie
Giuseppe e Maria Franciosi, Campegine: per Asilo di Vittoria L. 20,—
per Asilo di S. Germano 20,—
per Orfanotrofio dì Pomaretto 20,—
per Orfanotrofio Torre Pellìoe 20,—
per Istituto di Firenze 20,—
per‘Istituto Gould 20,—
per Istituto di Vallecrosia 20,—
Anonimo, Esodo 35: 5, per Collegio 1000,—
X. Y. Z., per Orfanotrofio di Torre
Pellice 150,—
Famiglia Lena, La Maddalena, in
memoria del caro Giov. Battista
per Asilo di Sicilia 250,—
per Asilo dì S. Germano 250,—
per Istituto di Vallecrosia 250,—
per Emeritazione 250,—
Maria Carnevali, Roma:
per Istituto di Vallecrosia 30,—
per Casa Diaconesse 10,—
Cav. uff. Giov. Messina e Signora:
per Casa Diaconesse 25,—
Salvatore e. Giuseppe Giandinoto,
Catania:
per Asilo di Vittoria 20,t—
A. N. Abate, per Ospedale Roma 100,—
Mary Alcea, in memoria:
per Istituto di Vallecrosia 100,—
Caveglia Giulia:
per Istituto di Vallecrosia 50,—
per Orfanotrofio di Pomaretto 50,—
Guido e R. Bounous, in memoria
Milca Rocchi:
per Asilo di S. Germano 100,—
Molnar Selli Anita, in memoria:
per Asilo di S. Germano 100,—
Platzer Elisa,
per Orfanotrofio di Pomaretto 20,—
Buffa Susanna: per Id. 20,—
P. P.: per Orfanotrofio Pomaretto
250,—
A. e E. D., per Id. 100,—
G. C. P., per Id. 50,—
E e M. B., per Id. 100,—
P. P. ,per Istituto di Firenze 250,—
A. e E. D,, per Id. 100,—
G. G. P., per Id. 50,—
E e M.^B., per Id. 100,—
Riconoscente al Signore,
per Orfanotrofio di Torre P. 50,—
Franco Eynard, per anniversario,
per Emeritazione 100,—
U. F. V., Taranto, Società Cucito:
per Istituto Gould 200,—
per Asilo di Vittoria 100,—
per Orfanotrofio di Pomaretto 50,—
Famiglia Lamberti, Taranto:
per Istituto di Vallecrosia 50,—
CRON/lQ/1 V/ILDE5E
LUSERNA SAN GIOVANNI
Per evidenti ragioni di opportunità
il Concistoro si è visto nella necessità di
stabilire che, a partire da domenica 7
dicembre, il culto domenicale abbia luogo, all’ora solita, nella Sala Albarin,
anziché nel Tempio. Il culto di Natale e
quello di fine d’anno si celebreranno,
eccezionalmente nel Tempio.
FRALI
Il pulpito è stato occupato il 19 ottobre, dal Pastore di Villar Pellice, sig.
Roberto Jahier ed il 23 novembre dal
pastore di Villasecca, sig. Alfredo Janavel. Rinnoviamo i nostri ringraziamenti a quei servitori delTEterno per
ì loro buoni messaggi. Il culto di domenica 7 dicembre, sarà, D. v., presieduto
dagli studenti della « Società Missionaria Pra del Torno ».
— Battesimi: Peyrot Anita Enrichetta di Marcellino e di Grill Eugenia, de^
gli Indiritti, il 28 settembre; Grill Elio
di Ferdinando e di Grill Emilia degli
Indiritti, il 19 ottobre. Il Signore benedica bimbi e genitori.
PRAROSTINO
Il 28 novembre la nostra Sala Cappella del Roc era al completo. Erano
convenute quivi oltre 150 persone dei
quartieri parrocchiali del Roc e dei Gay
per rma riunione di addio all’insegnante Maria Cardan collocata a riposo dopo
32 anni di lodevole attività. La sig.na
Cardón si è resa particolarmente benenmerita per aver impartito, in modo disinteressato, Finsegnamento religioso
alle scolaresche che sono Valdesi nella
loro totalità.
Abbiamo espresso la nostra riconoscenza con un modesto ricordo e rivolto
alla festeggiata l’augurio di un lungo e
sereno riposo.
RODORETTO
Il 4 ottobre, abbiamo unito in matrimonio, Peyronel Umberto di Riclaretto
con Gerire Susanna, della ' Gardiola. Il
Signore sia sempre l’ospite gràdito di
questo nuovo focolare.
— Il 16 novembre sono stati presentati al sacramento del Santo Battesimo
il piccolo Talmon Aldo di Giovanni e di
pons Maria; Ricca Yvonne di Luigi e di
Tron Irene, di Campo del Clot. Dio preservi dal male questi teneri agnellini.
Ringraziamo il pastore Alfredo Janavel per avere presieduto il culto della domenica 23 novembre.
— Lo studente in teologia sig. Giovanni Peyrot ha presieduto una riunione alle Fontane, la sera del 21 novembre. Mentre rinnoviamo i nostri ringraziamenti per il suo messag^o, domandiamo al Signore di accompagnarlo durante il suo servizio militare;
SAN germano CH'SONE
Domenica 23 novembre abbiamo celebrato il Battesimo di Soulier Germana
di Cesare e di Martinat Erminia (Malana) .Che Dio vegli sempre su questa cara bambina e ne faccia una sua figliuola!
— Il culto serale di domenica prossima 7 corrente sarà presieduto dal pastore Arnaldo Comba, che ha diretto
per parecchi anni la nostra parrocchia.
— E’ fra di noi per alcuni giorni il
soldato Ernesto Vinçon, ferito sul fronte greco e poi prigionièro ad Atenei.
Rallegrandoci vivamente con lui per il
buon decorso della ferita gli auguriamo di poter tornare presto definitivamente a casa, perfettamente guarito. E
ringraziando Iddio per i nostri soldati
d’Albania che abbiamo ormai visto tutti
non ci stanchiamo dal supplicare il Padre Celeste di proteggere ì nostri giovani fratelli maggiormente esposti al
pericolo, e i prigionieri e i dispersi!
il
(Meditazioni preparate sui testi del
Lunedi Lettura: Salmo 17 - Eccl.
8 Dicem.
Ora vediamo come in uno
specchio in modo oscuro: ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in
parte, ma allora conoscerò come anche
sono stato appieno conosciuto.
1 Cor. 13; 12.
Non ci meravigliamo dunque, se le
vie di Dio non ci sembrano sempre
chiare, se nella nostra esistenza privata
e, nel mondo si accumulano fatti ed avvenimenti .dinnanzi ai quali restiamo
muti e dubitosi, e dobbiamo confessare
che, non comprendiamo. Tutto ciò è
normale. Non abbiam,o la visione d’insieme, non conosciamo il piano; vediamo un frammento di vita come riflesso
in uno schermo limitato ed imperfetto;
vediamo ùn movimento, e conosciamo
male il momento di ieri, non conosciamo affatto quello di domani...
Impariamo a fare della nostra ignoranza un atto di fiducia e di abbandono.
Se non conosciamo tutta la vicenda in
cui siamo impegnati, ne sappiam,o la direzione e il termine ultimo; e sappiamo che quando quel termine sarà raggiunto avremo la visione diretta della
via percorsa e dei suoi perchè. Vedremo factia a faccia, senza schermi; conosceremo - oh, meraviglia! - Colui che
si avvolge nelFinscrutabile mistero, con
la stessa pienezza con cui, fin d’ora Egli penetra i nostri più intimi pen-4
sieri. Così sta scritto.
Martedì Lettura: Galatì 6: 1-10 -,
9 Dicem. Eccl. 4.
...« dei quali sono i padri e dei quali
è venuto, secondo; la carne, il Cristo,
che è sopra tutte le cose Dio benedetto
in eterno. Amen ». (Rom. 9: 5).
Non dimentichiamo i motivi di gratitudine storica. Le vie di Dio passano
per l’incarnazione in un punto determinato del tempo e dello spazio, e quel
punto ne riceve per tutti i secoli una
consacrazione. Ma sopratutto eleviamoci verso Colui, che è al di sopra di
tutti i tempi e di tutti i popoli. Egli sia
per noi « al di sopra di tutte le cose »,
degli interessi più legittimi e degli affetti più cari, come è al di sopra di ogni bene Colui che è il Bene supremo,
Dio. Cristo sia per noi Dio: Colui, vedendo il quale abbiamo veduto il Padre; Colui verso il quale salgono l’adorazione e la lode, ed a cui ci sap
» di faiBnii^lia
Calendario Biblico della Chiesa Morava)
piamo vincolati da un obbligo di assoluta obbediefaza: il Signore.
Mercoledì Lettura: Calati 6: 11-18
10 Dicem. Eccl. 5: 17.
Figlioletti, vi scfivo perchè i vostri
peccati vi sono rimessi per il suo nome.
1 Giov. 2: 12.
Per il suo nome: per il nom,e di Cristo. Giovanni l’Apostolo scrive ai suoi
diletti discepoli perchè nel nome di
Cristo sono stati perdonati. Il vincolo
spirituale tra lui e loro, più profondo
della dottrina comune, delle aspirazioni comuni, degli ideali comuni, della
comune crescente santità, è questo fatto umile ed insondabile, che sono stati
perdonati: per essi è stata manifestata
la compassione di Dio ed il suo amore;
per essi è stato compiuto il grande sacrificio dell’incarnazione è della morte
del Figliuol di Dio.
Impariamo a considerare come il nostro più alto distintivo l’amore del
quale siamo stati l’oggetto, e, ricordiamoci in ogni nostra azione, in ogni nostro pensiero, di condurci come uomini, donne che in Cristo sono stati perdonati.
Giovedì Lettura: Filipp. 1: 1-11
11 Dicem. Eccl. 5: 18.
Risvegliati, o tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti inonderà di
luce. Efes. 5: 14.
L’energico richiamo echeggia in questi stessi giorni per le nostre Valli. La
Parola del Signore ci mette in presenza della nostra situazione e delle nostre responsabilità; ci avverte del torpore spirituale, che inavvertitamente
s’insinua nelle nostre anime, e può
condurci insensibilmente alla morte;
ci ricorda le ricchezze spirituali che il
Signore ha in serbo per coloro che si
destano alla sua chiamata.
Questo richiamo non deve rimanere
inascoltato. Nessuno deve sottrarsi all’esame di coscienza a crui ci invita: sonc' io un membro desto, cosciente, attivo del Corpo di Cristo? Possiedo io
nell’amore di Dio e del prossimo il segno certo del mio passaggio dalla morte alla vita (1 Giov. 3: 14) ? Ho io
qualche presentimento dei fiumi di
luce, che Cristo può far sgorgare in
un’anima? Iddio ci faccia la grazia di
una franca risposta e di una decisione
conforme.
4
. ...
vTw";
mi
i. ^'.Venerdì ' Lettura: Filipp.’1: 12-26 12 Dlcem. ' Eccl 7: 1-14. . ■ i;' .
iddio ha tanto amato il mondo, che
ha datò il suo unigenito Figliuolp, 'affinchè chiunque crede in lui non perisca
i ma abbia vita eterna, (Gióv. 3: 16).
f ■ ■• ■
In questo versetto abbiamo, riassunto da Gesù stesso, tutto l’Evangelo. Il
mondo, cioè tutti noi, fuori di Cristo,
perisce. Consideriamo con la più prò-.
fonda serietà questo avvertimraito:
non è una possibilità teorica, lontana,
è vita vissuta, di tutti i giorni. Ma non
meno reale è l'amore di Dio, che salva
questo mondo, cioè noi, dalla perdizione, introducendo quelli che credono in
Cristo in un mondo nuovo, preparato
dal suo amore. E tra ì due mondi, quello della morte eterna e quello della vita eterna, sta Gesù Cristo, la Porta
(Giov. 10: 7), la Via, la Verità, e la
Vita (Giov. 14: 6); Cristo che Dio ha
dato, cioè la croce e la risurrezione.
Celebriamo la grandezza dell’amore
divino conducendoci in ogni circostanza come persone, che hanno creduto, e
sono passate dalla morte alla vita, e
vivono per i beni invisibili, che sono
eterni.
Sabato Lettura: Filipp. 1: 27-30 13 Dicem. j®. 4Q; j.g.
Ed ora, figliuoletti, dimorate in lui,
affinchè, quando egli apparirà, abbiamo confidanza, ed alla sua venuta non
abbiamo da ritirarci coperti di vergogna. (1 Giov. 2: 28).
Il pensiero di venire in presenza del
Signore, per i più pii credenti ha una
solennità che incute soggezione. Noi rimaniamo, anche nella vita della fede,
troppo lontani dalla santità di Colui,
che fa ogni cosa nuova, ed è il Principio e la Fine, l’Alfa e l’Omega. Dobbiamo dunque prepararci a quel grande
incontro, abituandoci a vivere nella dimestichezza del Signore: dimorare in
lui, per essere « trasformati nella istessa immagine di lui, di gloria in gloria»
(2 Cor. 3;'18). Allora verremo a lui come creature di luce vanno verso il
giorno, salutando il radioso sole di grazia e di giustizia come l’atteso delle nostre anime. Colui che per lunga e abituale comunione è da noi ben conosciuto ed amato. Giovanni Miegge.
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