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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spòtt.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
S e 11 i m a D B1 e
della Chiesa f aldese
1 Anno xeni - Num. 44 ABBONAMENTI Í Eco: L. 2.000 per l’interno Spedizione in abbonamento postale . 1 Gruppo I
1 Una copia Lire 4fl t L. 2.800 per d’estero Cambio di indirizzo Lire 50 |
TORRE PELLICE — Ç nove mbre 1963
Armniti. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2-17557
Il perchè dell’annunzio
”... vi scrivo perchè i vostri peccati vi sono rimessi per
il suo nome... vi scrivo perchè avete conosciuto Colui che
è dal principio... v’ho .scritto perchè avete conosciuto il Padre .. v’ho scritto perchè siete forti, e la parola di Dio dimora in voi, e avete vinto il maligno” (1 Giov. 2: 12-14).
Non sappiamo con certezza se questo scritto di Giovanni fosse veramente una « lettera » o una specie di « meditazione » ad uso dei fedeli, o un messaggio personale diretto a una cerchia
precisa di lettori. Ma certo ha ragione
l'autore di chiamarlo semplicemente
« annunzio », di presentarlo come la
trasmissione della Parola della vita, di
cui egli è stato ascoltatore e testimone. Malgrado le ripetute esortazioni
che vi sono contenute, infatti, si può
ben dire che non si tratta di uno scritto esortativo o di un’apologià della
santilicazione, ma piuttosto di una vigorosa proclamazione della Grazia, e
di ur. richiamo a prender piena coscien/a del significato di questa proclam -ione, in un determinato momento e ir; una concreta situazione storica.
ProD'.io di qui, da questa luce di Grazia violentemente e radicalmente gettata ' iòle tenebre umane (1: 5 ss.) nasce quel carattere paradossale, quella
specu di continuo rimbalzare dalla
Rivelazione al comandamento, dall’annunxio del dono a quello dell'impegno,
e vic eversa, che apparenta l’appassionalo discorso di Giovanni al Sermone
su Monte. Anche qui, osservanza dei
coniandamenti, pratica dell’amor frateri’o, distacco dal « mondo », insomma tutta la vita morale del credente
è di colpo strappata via dalla sua nicchia naturale (la nicchia in cui riceve
Faureola della buona volontà) e trasformata in qualcosa di totalmente diverso straniero all’uomo, inaccessibile
(m 6;.: nella descrizione di quella che
e la vita della Grazia, la vita che solo
Cristo ha vissuto pienamente, l’anticipazione del Regno, della totale signoria di Dio sull’uomo.
Non sappiamo chi fossero gli uomini ai quali Giovanni si rivolge con quel
tono avvincente, fatto di autorità e tenerezza pastorale insieme, che ricorda
Tamóre di Gesù per le folle affamate
e smarrite. Ma Certo erano cristiani
non molto diversi da noi, sempre immersi nell’insicurezza che noi riteniamo a volte essere une prerogativa o addirittura una scoperta del cristiano di
oggi. Erano uomini, ai quali l’apostolo, in fondo, non fa che ricordare e
libadire la loro condizione umana, con
tutto queH’insistere sul peccato e sulle
tenebre; ai quali non offre speranze di
progresso e di perfezionamento morale, ma ricorda invece ciò che non dipende da loro, ciò che hanno ricevuto,
che non ha a che vedere con la loro
persona ma che è la salvezza della loro vita: « ... vi scrivo perchè i vostri
peccati vi sono rimessi per il suo nome... ».
Quel « perchè » è effettivamente la
motivazione profonda di ogni predicazione cristiana. Annunciare l’Evangelo non per migliorare l’umanità o illuminare il mondo, ma perchè Dio si è
dato all’uomo, si è fatto uomo, si è
impegnato per l’uomo. L’annunzio dell'Evangelo non può essere allora che
la proclamazione, vorrei quasi dire la
denunzia di questa presenza oggettiva,
di questo « prius » che il credente troppo spesso dimentica di aver accettato
come protagonista della propria vita
personale. Questa non gli appartiene
più : essa non è che il luogo di dimostrazione della potenza di Dio, di quel
Dio che l’autore della lettera chiama
con felice accostamento « Colui che è
dal principio » e « il Padre », il Dio
stianiero che si fa presenza di grazia,
incarnazione perenne. Perciò l’affermazione culminante, che sembra una sfida alle tenebre, «v’ho scritto perchè
siete forti, e la parola di Dio dimora
in voi, e avete vinto il maligno », non
è che glorificazione dell’operante amo
re di Dio, e trova il suo completamento nella successiva (5: 13): «Io v’ho
scritto queste cose affinchè sappiate
che avete la vita eterna ».
Da secoli ci è stata proclamata questa verità, e ognuno di noi l’ha ritrovai?! nella sua giovinezza o nella sua
maturità, attraverso lo studio del catechismo o attraverso una crisi persorale. Eppure siamo continuamente costretti a sperimentare quanto ci sia
sempre necessario sentircela riannun
ziare, quanto spesso soccombiamo
quasi senza accorgersi alla tentazione
fondamentale: quella di dimenticare
che la fede non è una nostra virtù operante, ma è l’opera di Dio in noi; ia
tentazione di trasformare il dono in
possesso, la libertà in legge, di diventare per così dire i timonieri della nostra fede, i padroni della Grazia, dimenticando che l’unico modo per testimoniare di essa è di lasciarle latta
la sua gratuità, di lasciare che sia essa a determinarci. Accanto all’attivismo esteriore delle opere — una tentazione che in fondo possiamo vince
re con relativa facilità — esiste una
forma più sottile e occulta di attivismo della fede, sempre in agguato in
noi, e verso il quale il messaggio di
Giovanni sembra invitarci ad essere
vigilanti : un attivismo che pretende di
dare alla nostra vita quella tale impronta, di conferire alla nostra testimonianza quella cena limpidezza cristallina, di vincere l’angoscia con una
serenità ancorata a sicure fonti. Ma il
risultato di questa fede regolata dall’io, trasformata in una legge esigente
c insaziabile, è proprio un'angoscia più
profonda, Tangosci * che solo la legge
può dare.
Giovanni, invece, parla di « allegrezza » : a questi uòmini insicuri, peccatori, incapaci di tmare, egli parla di
una speranza che non fallisce, ricordando loro non gii; quali siano le loro
virtù, le loro buone opere, le loro positive testimonianze, ma quali siano i
doni operanti di Die, per i quali veramente c’è da alzare la fronte e gioire. E’ la gioia di chi vive nel gratuito,
di chi sa di « avere la vita eterna »,
questo inaudito e v ivente mistero, non
come un dono che diventa possesso di
chi lo riceve, ma ;ome un dono che
gli ricorda di appartenere totalmente
a Colui dal quale lo ha ricevuto.
Rita Gay
Oggi, in America Latina
Cattolici e Prolestaiiti
RiproAucù'mo il testo deli’intervista che il prò;. Migaez Bonino ■—■ docente di teologia sistematica e rettore della Facoltà Evangelica di Teologia di Buenos Aires, osservatore delegato al Vaticano II del Consiglio Mondiale Metodista — ha concesso al post. Paolo Ricca, responsabile dell’Ufficio stampa e informazione del Consiglio Federale delie
Chiese Evangeliche d’Italia, sul cui bollettino essa è già stata pubblicata.
Come sono stati accolti, negli ambienti evangelici deH’America Latina,
i risultati finora raggiunti dal Vaticano II?
Prof. Miguez Bonino: Ho avuto la
possibilità di visitare, negli ultimi mesi, nove paesi dell’America Latina, partecipando a numerose riunioni con
pastori e laici in cui si è appunto discusso l’argomento di cui parla la domanda. Le impressioni che ho raccolto possono essere cosi, riasstmte:
1) Si sta manifestando un grande
interesse per il Concilio, e questo significa: per il cattolicesimo. Lo dimostra, fra l’altro, l’altissima partecipa
zione (evangelica) alle riunioni dedicate al tema del Concilio. Quando veniva il momento in cui i convenuti
potevano rivolgere delle domande, non
bastava mai il tempo per ascoltarli
tutti. Sono stato colpito dal modo con
cui molti pastori, anche di regioni remote, si erano informati sul Concilio
e avevano seguito il suo svolgimento
sulla stampa (generalmente, purtrop
po, abbastanza mal informata). Credo
che questo interesse è stato stimolato
dai segni di rinnovamento, dalle sorprendenti dichiarazioni e iniziative
che alcuni sacerdeti cattolici hanno
preso in relazione al Concilio, manifestando idee e atteggiamenti che il
popolo evangelico dell’America Latina
non aveva mai visto nel Cattolicesimo romano.
2) Questo interesse, per altro, è caratterizzato da ima certa perplessità
e — perchè non dirlo —■ anche da sfiducia. Le esperienze del protestant^imo latino-americano sono troppo dolorose e il ricordo di esse è ancora
troppo vivo perchè sia diversamente.
Ho visitato dei villaggi nel Messico
dove la domenica precedente il culto
evangelico era stato impedito con la
forza, per ordine del sacerdote cattolico, e delle città in cui poco tempe
prima era stata diffusa un’aggressiva
lettera pastorale del vescovo. Il protestantesimo latino-americano è abituato a pensare al cattolicesimo come a
una struttura monolitica e uniforme.
Questa contraddizione tra le dichiarazioni ireniche e l’esperienza recente di
polemica e di oppressione non può ancora interpretarla se non come una
certa doppiezza, un cambiamento meramente tattico, un nuovo modo per
cercare di raggiungere lo stesso fine:
la soppressione del protestantesimo.
3) Anche se tuttora predomina questo atteggiamento di perplessità, per
cui i protestanti latino-americani stari,
no in guardia nei canfronti del cattolicesimo, si avverte già un inizio di disgelo, dovuto soprattutto ai contatti
personali. Nella misura in cui rincontro personale sostituisce la « polemica di carta », quando gli uomini si incontrano in quanto tali, le riserve ed
{continua in 3“ pagina)
■iiimiiimiiimiumi
Si farà Funione della ffiiesa Metodista con la Chiesa Anglicana?
Com’è noto il movimento metodista,
sorto nel 1.738. nella-Chiesa Anglicana,
per opera del pastore J. Wesley e di
alcuni altri suoi amici, si staccò da
questa chie.sa, non iqer volontà dei suoi
promotori, ma a causa dell’opìxisizione risoluta dei pastori e vescovi anglicani- Per più di trenta anni i dirigenti del movimento metodista organizzarono i loro seguaci in « società »,
rifiutando' di formare una chiesa a
parte; raccomandavano che le riunioni non coincidœsero colle funzioni religiose della chiesa anglicana, e rifiutavano di dare la comunione ai loro
seguaci, considerando ohe i membri
delle società metodiste dovessero riceverla dal parroco locale.
Una quarantina d’anni dopo l’inizio
del lisveglio, di frante alla popolazione della grande maggioranza del Clero anglicano, che spesw rifiutava la
comunione ai metodisti, e obbligati a
sovvenire alle esigenze spirituali di
diecine di migliaia di seguaci, J. Wesley ed i .suoi amici decisero di consacrare al santo ministero alcuni dei predicatori laici che li aiutavano ad evangelizzare le masse incredule del paese,
ed organizzarono i primi culti di Sana Ceina in seno alle comunità metodiste.
Nel 1784 il movimento fu legalmente riconosciuto dal governo, e diventò
chiesa autonoma, la cui autorità suprema fu costituita da una conferenza composta di pastori e di laici. Nella sua evoluzione, in Gran Bretagna,
la chiesa metodista abbandonò molte
delle caratteristiche della chiesa madre, quali l’episcopato, le liturgie tradizionali, i paramenti sacerdotali, seguendo nelle forme come nella dottrina la semplicità evangelica, e allineandosi con le altre chiese non-conformiste inglesi (chiese battiste, presbiteriane, congregazionaliste ecc...),
con cui è attualmente in piena comunione.
II 3 novembre 1946 l’arcivescovo di
Canterbury, in un sermone pronunciato all’Università di Cambridge, invitava le altre chiese protestanti ingle! ad int-avolare trattative in vista di
una unione organica con la Chiesa
Anglicana. Nel 1953, rispondendo a
questo invito, la Conferenza della
Chiesa Metodista propose la costituzione di una. commissione di studio,
composta di elementi metodisti e anglicani, che cominciò il suo lavoro
nel luglio 1956. Nel febbraio di questo
anno, essa ha presentato il suo rap
porto, che non solo prevede l’intercomunione fra le due chiese, ma anche
come meta finale la loro unione organica completa. La Conferenza Metodista ha accettato questo rapporto come base di studio e ha deciso che ven
Un dibattito nel protestantesimo britannico che
ha i suoi riflessi in tutte le Chiese metodiste
ga esaminato e studiato nelle singole comunità e nei sinodi regionali
(corrispondenti alle nostre conferenze distrettuali). E’ previsto che la Conferenza del 1965, uditi i pareri delle
comunità e dei sinodi, si pronunzierà
suU’accettazione o meno del piano a
sulle eventuali modifiche da proporre.
Questo rapporto è un documento di
grande importanza, non soltanto per
le due chiese interessate, e le loro ramificazioni in altri paesi, ma per tutte
le chiese libere della Gran Bretagna.
Dopo una breve :ntroduzione storica, il rapporto traccia le grandi linee
del piano proposto. E’ previsto un pri
mo periodo, in cui le comunità godrebbero della Intercomunione, ma conserverebbero la loro identità organica
3 legale. Questo periodo sarebbe però
provvisorio e dovrebbe essere utilizzato per lo studio e il superamento di
lutti i fattori che impediscono la realizzazione immediata della unità completa.
Questo periodo preparatorio viene
cos'. caratterizzato:
1) L’inizio della inter-comunione sarebbe .segnato da un culto solenne di
riconciliazione, che comprenderebbe
l’integrazione reciproca del clero anglicano e del pastorato metodista.
2) Con questa cerimonia il pastorato della Chiesa Metodista sarebbe ricollegato all’episcopato storico, conservato nella Chiesa Anglicana, e in -avvenire tutti i suoi pastori sarebbero
consacrati da un vescovo.
3) Durante questo periodo le due
chiese si sforzerebbero di promuovere
una cooperazione sempre più stretta
fra i loro membri, a'tutti i livelli, nella testimonianza e neiradorazione.
4) Allo stesso tempo la Chiesa Anglicana si adopererebbe per ottenere
dal Parlamento Inglese la soppressione di tutti i controlli che esso esercita ancora sulle attività della chiesa,
per giungere a una situazione simile
a quella della Chiesa Scozzese, che
sebbene riconosciuta come Chiesa di
Stato, gode di una completa libertà di
azione e di organizzazione.
Nella seconda parte del Rapporto
vengono esaminati i problemi teologici e dottrinali su cui esistono divergenze importanti fra le due chiese, e
su cui un accordo di massima è essenziale perchè l’unione possa avvenire su
una base solida e teologicamente valida. E cioè : l’autorità delle Sacre
Scritture e della Tradizione, il ministero e il sacerdozio nella chiesa, l’e
piscopato, i sacramenti. Il Rapporto
mette in rilievo i punti in comune e
le divergenze. In linea generale, siccome nella chiesa angMcana vi sono attualmente varie tendenze ed è ammessa- una larga latitudine di interpretazione del dommi, i metodisti, unendosi agli anglicani, potrebbero farlo
senza modificare le loro convinzioni,
che sono in gran parte slmili a quelle
degli anglicani appartenenti alla tendenza « evangelica », che costituiscono la coì;':, detta «chiesa 'cassa» (Low
Church).
La terza parte del Rapporto precisa come dovrebbe svolgersi il culto solerne di riconciliazione che ristabilirebbe la inter-comunione fra le due
chiese, di cifi gli elementi principali
sarebbero i seguenti :
a) confessione e pientlmento per gli
errori passati e gli anni di divisione;
b) riconoscimento da ambo le parti
della validità del imnistero dei pastori dell’altra chiesa;
c) conferimento reciproco dei doni
particolari ad ognuna chiesa, con la
ìmposizdone delle mani da parte di un
vescovo anglicano ai pastori metodisti e da parte di un pastore metodista ai membri del clero anglicano.
Per chiarire ogni dubbio, questa cerimonia sarebbe introdotta da una dichiarazione sul suo significato (declaration of intention), che dice fra l’altro : « Unendo i nostri ministeri, nessuno di noi intende mettere in dubbio la realtà e la validità spirituale
del ministerio deH’altra chiesa. Orediamo che i due ministeri sono stati
benedetti da Dio e usati da lui, in risposta alla preghiera. Ma riconosciamo che c’è stata diversità di opinione
fra noi per quanito riguarda la volontà di Dio per la Sua Chiesa. Ora desideriamo partecipare all’eredità spirituale ricevuta dagli uni e dagli altri, e procurare alla Chiesa Unita un
ministero riconosciuto pienamente da
tutti i suoi membri, e per quanto sarà
possibile dalla Chiesa in tutto il mondo ».
In seguito a questa cerimonia un
certo numero di pastori metodisti sarebbero consacrati vescovi da un vescovo anglicano, ed in avvenire spetterebbe a loro consacrare i candidati
al ministero.
Il Rapporto è stato firmato da tutti
i rappresentanti della Chiesa Anglicana, mentre da parte metodista è stato
presentato un rapiiorto di minoranza
firmato da tre pastori e un 'laico. Ci
riserviamo di esporre il loro punto di
vista in un secondo articolo, dando
pure alcune indicazioni sulle prime
reazion
Chiesa
suscitate dal
Metodista.
ll■ll■lllmnl■llllll
rapporto nella
R. Coisson
Epilogo di una dittatura
Il regime dittatoriale della famiglia Nhu,
nel Vietnam del Sud, è caduto nel sangue.
Era nella triste logica delle cose.
Quello che dà vergogna, a noi occidentali, è che per anni, specie all’inizio, un simile regime sia stato sostenuto dalle potenze occidentali, in pura funzione anticomunista (accanto a Syngman Rhee, Batista e
altri del medesimo bordo): in queste condizioni la lotta al comuniSmo, sovietico o
cinese, è un suicidio morale. E non basta
a riscattarlo che, quando maturano i frulli
dell’oppressione, si cerchi di dissociare le
proprie responsabilità. Dopo tutto, sia o no
in buona fede, la signora Nhu, colta dalla
rivolta durante il suo soggiorno negli Stati
Uniti, non ha oggettivamente tutti i torti a
rimproverare alle potenze occidentali il tradimento di antiche connivenze.
Ma quello che dà ancora più vergogna,
a dei cristiani, è l’atteggiamento ambiguo
nella Chiesa romana. Abbiamo spesso detto apertamente il nostro dissenso per le manifestazioni di maccarthismo in seno al protestantesimo americano quanto europeo :
perciò non è astio confessionale che ci muove a rilevare una volta ancora la pace equivoca declamata e invocata, in questi ultimi
mesi e ancora ora, dopo la rivolta, dai messaggi pontifìci: modelli di diplomazia, espressioni a doppio taglio, non una sola
affermazione recisa di giudizio senza mezzi termini. Rolf Hochhut, nel suo ’’Vicario”, chiede fra l’altro appassionatamente
perchè Pio XII non abbia, con tutta la forza della sua autorità, proclamalo la condanno del genocidio nazista. Come stupirsi. di questo ’’gran rifiuto”, in piena bufera,
coi nazisti alle porte, negli ultimi sussulti
atroci che dilaniavano l’Europa, se oggi,
nel 1963, malgrado tutte le lezioni della
storia contemporanea e il ripensamento cristiano in atto in tutte le chiese, il pontéfice
romano, pur sentendo di dover parlare, fa
una dichiarazione che si presta comodamente
a molti equivoci?
Sappiamo che nessuna chiesa è immune
da peccati, anche politici. Ma non c’è ravve
dimento senza la confessione dei peccati, anche di quelli politici.
2
pas
8 novembre 1963 — N. 44
Leggere
1 Pietro 3: 8 18; 4: 1-6
Fedeli
nella sofferenza
« E’ meglio, se pur tale è la volontà di Dio, che soifriatc
tacendo il bene anzi che facendo il male» (v. 17).
Seguendo le « letture bibliche » ab
biamo trovato in queste ultime settimane vari passi tratti dalla prima lettera dell’apostoilo Pietro.
Uno di questi passi è quello indicato qui sopra, e che potremo intitolare; fedeli nella sofferenza. L’apostolo
sembra dirci che la pratica del bene
finisce sempre per prevalere sul male, perchè colui che è « zelante nel tene » cammina sotto lo sguardo di Dio.
Certo, come credenti è necessario che
slamo sempre pronti a soffrire, ad
affrontare la derisione, l’incomprensione e magari la persecuzione quale
segno e prova della nostra fedeltà al
Signore («per cagion di giustizia» direbbe Gesù). Soltanto dobbiamo essere più che certi che la benedizione di
Dio è assiourata a coloro che perse
varano nella giustizia di Cristo.
L’apostolo dice : « Anche se aveste
a soffrire per cagione di giustizia, beati voi ». Questa affermazione è sulla
linea della parola di Gesù, nelle « beatitudini» (vedi Matteo 5: 10-12). Quando il nostro cuore è pieno di questa
felicità, in esso non vi è più posto per
la paura e lo isgomenito di fronte alla
ostilità degli uomini e del mondo.
Possiamo dire ohe la fedeltà nella
sofferenza per Cristo rientra nel quadro della testimonianza ohe siamo
chiamati a rendere al Signore. Dilatti questa relazione si trova anche nel
passo dell’apostolo, che stiamo meditando : « Siate pronti sempre a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza che è
in voi...» (v. 15). Il mondo incredulo
o modernamente pagano del nostro
tempo ci domanda « ragione » delle
nostre parole e della nostra ccmdotta
in Cristo, forse soloi per curiosità, ma
spesso per disprezzo o desiderio di
nuocere. Quando l’occasione si presenta, sarebbe evidentemente colpevole tacere... (quanto ispesso accade, purtroppo!); ma una risposta arrogante
c segnata dalla collera sarebbe egualmente biasimevole (saremmo, in vero,
tentati di seguire questa linea quando
gl; increduli e i mondani volgono al
ridicolo la nostra fede e la nostra conoclta cristiana). Non è cosi che dobbiamo fare. L’apostolo dice : « Pronti
sempre a rispondere... ma con dolcezza e rispetto». Ciò vuol dire che il
tono della nostra risposta è determinato daU’amore e non dalla rivalsa.
Questa affermazione è evidentemente
sulla linea di tutto il messaggio cristiano, sull’« amore per i nemici »...
Alle due condizioni, della dolcezza
e del rispetto, rapostolo agg’unge una
terza: «una buona coscianza». Per
difendersi con efficacia, il cristiano
non si basa esclusivamente sulle possibilità deireloquenza, cioè sulla parola... la sua difesa si fonda piuttosto
sulla convinzione che il suo modo di
vivere si accorda sempre con la sua
professione di fede. Soltanto l’unità
tra « il dire » e « il fare » ci permette
di avere una buona coscienza... e questa imita la troviamo in Gesù Cristo,
sergente di ogni buona condotta.
I pagani del tempo apostolico, e gli
increduli del nostro tempo, accusano
spesso e volentieri i erstiani, sia per
ignoranza, sia per odio... («Sparlano
di voi... » V. 16). Ciò è vero... ma ricordiamoci anche che, ogni nostro fallo. ogni incoingruenza da parte nostra,
tosto o tardi, finirebbe per cempro
mettere la causa stessa di Cristo nel
mondo... e inversamente, la fermezza
nella ccndotta «in Cristo» è sempre
l’argomento decisivo per controbattere i nostri accusatori, se non anche
per convertirli.
L’apostolo oi ricorda ancora che la
cosa che più dobbiamo temere non è
di soffrire ma di commettere l’ingiustizia: «Perchè è meglio, se tale è la
volcntà di Dio, che soffriate facendo
il bene, anzi che facendo il male »
(v. 17). La volontà di Dio può permettere ohe dobbiamo isoilrire ingiustamente per provare la nostra fede.
Ma in alcun caso il Signore ammetterebbe che facciamo il male, sia pure
per difenderci, sia pure per migliorare la situazicne della Chiesa e della
causa cristiana nel mondo. Il « popolo di Dio » non può mai accettare la
teoria dei « fine che giustifica i mezzi » ( d’mfausita memoria inquisitoriale!). Il nostro comportamento cristiano deve sempre ispirarsi alla volontà
di « fare il bene », costi quello che costi, nel desiderio di portare la pace e
l’ordine nel nome del Signore in tutte le relazioni umane. Questa è la nostra responsabilità anche oggi: andare sino in fondo alle esigenze della
nostra fede in Cristo, accettando tutti i rischi che ciò può implicare.
Ma rapostolo Pietro non vuole che
ci illudiamo, pensando che, in tutto
questo nostro comportamento di fronte alla sofferenza per Cristo, sono ir,
giuoco soltanto la nostra fedeltà e il
nostro eroismo. Per dare autorità alla sua parola, l’apostolo fa volgere il
nostro sguardo verso Colui che sta al
centro della nostra fede: Gesù Cri
sto (V. 18). Gesù Cristo è l’esempio e
il punto di partenza della nostra vita.
Ci vengono ricordati, in primo luogo,
gli effetti della Sua sofferenza e della
Sua morte; strappare gli uomini alla
potenza del peccato al fine di ricollocarli nella comunione con Dio. Ma
per compiere quest’opera Gesù Cristo
ha accettato^ di passare per la via delrabbassamento e della morte. Non ha
rifiutato. Lui perfettamente « giusto »,
di soffrire e morire per gli « ingiusti ».
Ora, la fedeltà della Chiesa, e nostra, deve consistere ad essere pronti
a seguire la medesima via che ha seguito il Signore. Non pensiamo che
c’ò sia una presunzione, perchè, se
abbiamo trovato in Cristo un -esempio, troveremo in Lui anche la forza
che assicura la vittoria. Questa forza
è nel dono dello Spirito Santo, che ci
vivifica (v. 18).
Con quale fiducia dunque noi possiamo oamrninare e lottare su questa
terra, poiché ci è data tale potestà dal
Signore stesso. Le alee della politica
mondiale provocano oggi facilmente
angoscia e paura nel cuore di molti...
Ebbene il nostro coraggio riceve qui.
con questo messaggio, non solo forza
ma anche la certezza che il Signore,
al quale apparteniamo per il nostro
battesimo e la nostra fede, è nello
stesso tempo anche il Signore del
mondo. Giovanni Peyrot.
Acsoei'jzione Insegnanli CrÌ!itÌ3DÌ £vargeiiri
CONVEGNO
D'AUTUNNO
Il tradizipnale convegno d’autunno
avrà luogo, D. v., domenica 10 coir, a
S. Secondo di Pinerolo col seguente
programma :
Mattino: Culto. — Pranzo in comune.
Pomeriggio: ore 14,30: Presentazione
da parte del prof. R. Jouvenal del
questionario sul catechismo e sua
discussione.
Tutti i colleghi ed amici che si in
teressano a questo problema sono caldamente invitati ad intervenire all’incontro. ___________
BORSE DI STUDIO
Per il corrente anno scolastico 196364 le quattro borse di studio da L. 40
mila ciascuna sono state assegnate ai
seguenti studenti valdesi, che frequentano, i primi tre, l’ijstituto magistrale
di Pinerolo e l’ultima, la scuola media
di Torre Pellice: Monnet Ornella di
Villar Pellice; Pons Lelia di Pomaret•, o; Giordon Guido di Angrogna; Arlìoulet Ombretta di Torre Pellice.
Il Comitato Nazionale
I testi Moravi
Letture quotidiane bibliche dei fratelli Moravi
Sono pregato di raccomandare Tedizione
italiana delle Letture Quotidiane Bibliche
dei Fratelli Moravi per Tanno 1964 in vendita a partire dal P novembre, al prezzo di
L. 350 la copia.
Accetto Tinvito con tutto il cuore perchè
mi auguro che esse possano fare anche ad
altri il bene immenso che hanno fatto a me
da tanti anni a questa parte.
Esse offrono per ogni giorno delTanno un
passo dell’Antico Testamento e un altro del
Nuovo. Il primo è stalo sorteggiato, il secondo scelto in modo da mostrare la proiezione
del primo nelTEvangelo. Come commento,
la strofa di un inno od una breve preghiera.
Anticamente, questi testi erano recati a
voce di casa in casa, dagli anziani, in ogni
villaggio Moravo. In seguito vennero stampati ed oggi sono anche tradotti in una infinità di lingue. Sono come un omaggio della
piccola Chiesa Morava alle consorelle e Tomaggio è gradito perchè molte grandi chiese
Riformate, Luterane e Unite se ne servono
intensamente come di una pubblicazione propria. Se ne servono perchè trovano in esse
un carisma particolare.
Sono numerosi i metodi che possono esser
seguiti per redigere una raccolta di testi della Sacra Scrittura : c’è quello che si preoccupa di migliorare le conoscenze scritturali
o dogmatiche del lettore e tu hai Timpressione di avere vicino a te il professore con
gli occhiali e i lineamenti affilati alla maniera del servitore di Dio alla Calvino od
alla ‘Farei; e c’è quello invece che ha come
più urgente la preoccupazione del « Pane
quotidiano )) per l’anima e tu senti accanto
a te il pastore che ti scruta nel cuore e nelTanima e se tu piangi vedi brillare nei suoi
occhi una lacrima e se tu canti lo vedi illuminato da un sorriso e se tu sei spensierato,
qualche volta, ti dà una staffilata. Tutto questo, da tanti anni a questa parte, io ho trovato nei testi Moravi...
Mentre io raccomando i Testi Moravi,
non dimentico che alcuni giovani Pastori
Valdesi redigono ogni anno un lezionario
valdese corredato di meditazioni alle quali
sono invitato anch’io a collaborare... E meno ancora dimentico che in tempo di guerra, a prezzo di sacrifìci disperati e per alcuni anni, fornii io alla Chiesa un lezionario
con meditazioni...
Proporrò dunque oggi ai Lettori una scelta tra i due lezionari?
No, dirò semplicemente : « Prendeteli entrambi )). I Testi Moravi servono meravigliosamente al mattino, per la gente che corre
frettolosa al lavoro, son presto letti, son facili da capire e fan tanto bene! Il Lezionario nostro, invece, servirà meglio di sera,
quando è più facile una piccola pausa nella
febbre della nostra vita...
Ma non trascuriamo il valore intrinseco
ed ecumenico dello sforzo che i Fratelli Moravi affrontano, per il secondo anno ormai,
per offrirci i loro testi nella nostra lingua!
In avvenire sarebbe forse fraterno e bello
che adottassimo anche noi, tout-court, i loro
testi e che i nostri Pastori preparassero su di
essi le meditazioni quotidiane : sarebbe come
una occasione di più per rinsaldare gli antichi legami religiosi e storici che ci fanno
esser parenti più che con qualunque altra
Chiesa Cristiana.
E poiché siamo su questo argomento, perchè non si fa uno sforzo nella nostra Chiesa
Valdese per stabilire maggiori rapporti con
la Chiesa Morava? Perchè non li andiamo
a trovare? Perchè non li invitiamo da noi?
Sia ad ogni modo come un primo passo
Tacquisto da parte di molti dei cc Testi Moravi ». Qualcuno intanto, Testate prossima,
(forse la Chiesa di Villar Perosa) organizzerà un pellegrinaggio verso i Valdesi di Germania con tappa a Montmirail (Svizzera) e
Kònigsfeld (Foresta Nera) che sono due centri Moravi... In Germania, intanto, si sta
organizzando un pellegrinaggio di Valdesi
verso le Valli e cercheremo di invitarvi anche dei Fratelli Moravi...
Cose concrete! Non ho soltanto voluto fare la reclame ad un libro stampato, ma raccomandare un atteggiamento di a unione in
Cristo » al disopra delle frontiere.
Enrico Geymet
CANTO SACRO
La Commissione del canto sacro propone allo studio delle Corali e
delle Scuole Domenicali, in vista delle Feste di canto della primavera dell’anno 1964, gli inni seguenti:
CORALI
Innario Cristiano:
200 (1,2) metronomo : semiminima = 108
337 (1,2) metronomo : semiminima = 60
371 (1,2,3) metronomo : semiminima = 116
Psaumes et Cantiques:
29 (1,2,3) metronomo : semiminima = 100
158 (1,2,3) metronomo : semiminima = 100
metronomo ; semiminima = 104
metronomo : semiminima = 108
metronomo ; semiminima = 108
metronomo : semiminima = 80
metronomo : semiminima = 60
SCUOLE DOMENICALI
Innario Cristiano:
Psaumes et Cantiques:
NOTE ED OSSERVAZIONI
avranno luogo, D. v„ alle date e nelle località seguenti:
CORALI; Val Pellice: domenica 12 aprile nel tempio di Villar Pellice; Val
elusone : domenica 19 aprile nel tempio di Villar Perosa; Val Gernumasca- domaggio nel tempio di Proli (Corali e Stuoie Domenieali riunite).
SCUOLE DOMENICALI: domeniea 3 maggio, rispettivamenite nei templi di
Angrogna-Capoluogo e di Pramollo.
2) L’inno 66 delil’Innario Cristiano, assegnato allo studio della Stuoie Domenitali, va cantato, m tonalità di sol maggiore (nota iniziale: re); Tinno 77 va cantato in tonalità di re maggiore (nota iniziale; re); Tinno 367 va cantato in tonalita dì sol maggioro, (no'ta iniziale: sol).
3) te Corali elle desiderano ricevere la visita di un membro della Commissione
net Canto Sacro sono pregate di accordarsi tempestivamente col Presidente P .«ore E, Aime, Bobbio Pellice.
4' Al fine di evitare doppioni, i Direttori delle Corali e delle Scuole Domenicaii
sono pregati di voler itempesLivamente segnalare al Presidente gli inni ed i con
scelti per le esecuzioni particolari.
5) I direttori delle Sicnole Domenicali che intendono far lantare inni a due veri
sono pregati di rivclgersi al Prof. Corsani, Collegio Vadese, Torre Pellice omie
disporre di un contralto allatto al canto a due voci e non a 4 voci quale risuln,
invece scritto attualmente negli Innari.
6) D’intesa col Direttore, verranno pubblicali sull’ECO-LUCE elicliées con ¡la
role e musirá di inni nuovi deslinali ad arrirchire Tlnnario. Le Corali ed i orivati potranno riebiedere il numero desiderato di copie degli inni stessi (il Im-mato della «ampa .consentirà di includerli nelTattualc Innario) alla Ediliii.Clatidiana, a prezzo molto modico.
Le Corali ebe deisidfrano avere un determinato numero di ccipie di un inno o
coro poligrafato con duplicatore ad alcool, si rivolgano al Prof. F. Cersam
(Collegio yaiblese, Torre Pellice) die fornirà loro quanto desiderato, a pre/io
moilto modico.
7) Dire-tori di Corali, Direttori di Scuole Domenicali, Pastori .potranno nsufnii.c
del magnetofono, acquistato recentemente dalla Commissione del Canto Sacr i,
accordandosi col signor Emilio Giordano, Via Moniebello 11, Pinerolo (lei
70.06) telefo.namlo dR.le ore 13 alle 13,30. Si ricorda che acclusa alla custodia
del magnetofono vi è una dettagliata e facile istruzione isul suo funzionamerU)
e che il magnetofono è fornito di bobine contenenti numerosi inni registrati- e
di una bobina vergine die 'consente alla Corale che Tadopera di registrare . d
udire (e perciò valutare) le proprie esecuzioni. Esortiamo ad adoperare questo
uittle strumento, acquistato specialmente in vista delle zone non ancora fornii.;
di luce elettrica ma die potrà, ovunque, rendere i suoi segnalati servisi.
8) La Commissione del Canto Sacro comunica con gioia die tutte le (¿biese dd
Distretto sono in regola con il versamento delle quote fissate da.Ha Commissi
ne Distrettuale!
9i Alle Corali, alle Scuole Domenicali ed a tutti coloro che le dirigono Taugurio
di un lavoro fecondo, sereno, benedetto alla gloria del nostro comune Signore.
La Commissione del Canto Sacro
* Un monumento commemorativo sarà costruito a Dachau, nella zona del campo di
concentramento nazista. Sarà eretto dal Consiglio delle Chiese evangeliche in Germania,
e tutte le ’Landeskirchen’ (chiese regionali)
parteciperanno a questo sforzo. Il 9 novembre
un culto solenne ricorderà la notte del 9 novembre 1938, la famosa a Reichkristallnacht », nella quale furono incendiale numerose sinagoghe, assassinati molti ebrei, distrutti i loro negozi.
* Le Chiese protestanti del Congo hanno
deciso di creare a Stanleyville una nuova
università laica d'ispirazione protestante, la
terza del paese. 1 corsi iniziano, per alcune
-.icoltà, nel mese corrente.
* Le Edizioni Paolìne hanno lanciato una
edizione popolare della Bibbia, a L. 1.000
la copia. Si tratta di una versione italiana
dovuta a parecchi autori, ma che ricalca per
lo più quella di mons. Nardoni.
“ La sua fede cattolica lo ha salvato „
Le parole elle formano il titolo di quest’articolo sono stale stampale sotto la fotografia di uno degli scampali da una recente catastrofe mineraria, pubblicata, se non
erro, nel settimanale Annabella. Da diverse
partì mi è stato demandato se, su una
espressione di quel genere — fn verità assai
frequente, tanto nella stampa, quanto nelle
conversazioni orali — non ci fosse nulla da
dire.
Qualche cosa da dice c’è, sì; e ritengo
che si Iraltì di qualche cosa che vale la
pena di considerare con attenzione, anche
se, probabilmente, qualcuno sia propenso a
ritenere questa precisazione una fatica inutile. Al contrario, noi pensiamo che dì una
chiarificazione continua noi siamo anzitutto
debitori a noi stessi; e perciò parliamo.
E’ un fatto die il lettore riflessivo, il
quale abbia fermato la sua attenzione un
istante più del solito sulla frase « la sua
fede cattolica lo ha salvato!», è inevitabilmente portalo ad un pìccolo e semplice
ragionamento, press’a pero di questo tenore: dal di.saslro nella miniera è scampato
l’operaio cattolico, perchè Io ha salvato la
sua fede cattolica; invece, gli altri operai
(protestanti, o musulmani, o ebrei, o atei»
sono periti, percliè, non avendo essi avuto
la fede cattolica, non potevano essere sai
vati da questa.
11 piccolo e semplice ragionamento non
è mio; è di un lettore del periodico sopra
accennato, il quale, non essendo cattolico,
non ha potute fare a meno di trarre per sè
li conseguenza di quella frase, e non me
le ha taciute.
Ora, è possìbile che chi scrisse quella frase non pensasse a tanto, e ritenesse soltanto
di dover mettere in luce il lato, dirò positivo, della fede nelTopera di soccorso giunta a buon punto per l’operaio cattolico. Ma
non è evitabile la spiacevole iinpressìonf;
che la frase stessa può desiare in chi se In
senta, per così dire, spiattellata senza complimenti: lo scampalo alla morte è stalo
salvato dalla sua fede cattolica. E gli altri?
Il lacere è bello.
A questo punto, si potrebbe osservare che
sj altri operai sono scampati al disastro minerario, pur non essendo stali salvati dalla
Icro fede cattolica, ciò è avvenuto in realtà
per altri motivi : e cioè per l’efficienza dei
soccorsi, perchè il loro organismo ha reagito positivamente alla terribile prova d’essere sepolti vivi, perchè dopo tutto anche ì
ncn caUolhi sono figliuoli di Dio, e forse
anche perchè dì costoro sj potrebbe dire;
(( la loro fede evangelica li ha salvali », o
qualclie altra frase simile, adatta al loro
stato d’animo spirituale. Ma forse, proseguendo, qualcuno pcIrebbe spingere il ragionamento logico alle sue estreme conseguenze, e dire, degli operai eventualmente
atei scampali al disastro minerario: «la loro incredulità li ha salvati!».
Ognuno vede a quali assurdità si può
giungere partendo dalla ingenua esclama
zìcne: (( la sua fede cattclica lo ha salvato ».
Ed è quelTassurdilà, appunto, die mostra
come l’esclamazione stessa, oltre che ingenua, sìa anche pericolosa (Non bo dello che
r.on sia conforme al vero, percliè ncn voglio neppure per un ¡stante pensare die
coìui del quale si è dello die è stalo salvalo dalla sua fede catiolica, fosse invece un
credente tiepido, un credente per modo dì
dire, un falso credente, o incredulo autentico. In questo caso, la frase di cui parliamo sì rivelerebbe per una bolla dì sapone,
perchè in sostanza esprimerebbe soltanto un
desiderio più o meno pio, dì colui che Tlia
pensala e scritta, ma ncn corrisponderebbe
ad alcuna realtà di fatto!).
Ma ora, domandiamoci: la fede, cattolica o no — e diciamo pure Tincredulità come atteggiamento dello spirilo, e addirittura la forza di resistenza e di sopravvivenza, che può destare in un uomo una qualsiasi idea, religiosa o no, filosofica o politica — può tutto ciò salvare un uomo, può
salvare la vita fisica di un uomo, sprofondato in fondo ad un pozzo 800 metri sotto
ìj livello del suolo?
Se non erro, il periodico Annabella pubblica settimanalmente una apprezzata rubri
ca di consulenza religiosa. Il redattore di
quella consulenza religiosa dovrebbe sapere
che la fede non salva. Chi salva è Dio, soltanto Dio. Non salvano gli angioli, non salvano i santi, non salva Maria Vergine: sai
va soltanto Dio. In un certo senso, ncn sal
va neppure Gesù (spero di non essere frainteso!), perchè la salvezza dell’uomo ha le
sue origini nella volontà imperscriilahile
delTEterno Padre dì Gesù Cristo, il quale
mandò il suo Figliuolo unigenito a salvare
gli uomini. Salvezza è riconciliazione, e Dio
era jn Cristo, riconciliando il mondo con
S»’. (così Paolo). La categorizzazione, troppo comune, di Dio Creatore e di Cristo
Salvatore, ha in sè il germe di un dualismo
logico, che il popolino riprende alPinfinito
nei facitori di grazie specialissime, nei sai*
valori più 0 meno improvvisati, nei taumalurglìi pili 0 meno accreditati...
Vero è che Gesù Cristo disse parecchie
volle alle persone che lo avevano avvicinato con umiltà di fede: «la tua fede ti ha
salvato ». Come dobbiamo intendere queste
parole del Signore?
Anzitutto, appunto, sono parole del Signore: e il Signore conosce a fondo il cuore di ogni uomo. Inollre, non è assolutamente detto che il Signore alludesse alla
onnipotenza della fede: «la tua fede ti ha
salvalo » è una espressione troppo ricca perchè la si possa intendere come una semplice
esaltazione di una realtà spirituale umana.
Gesù, che ha lodalo l’offerta dell’obolo da
parte della vedova, non ha certo con la sua
parola invitalo i ricchi ad offrire soltanto
un obolo per l’opera di Dio; e così, dira
die per fede nei siamo salvati non vuol cert ) significare che la fede che abbiamo sia
(continua in 4^ P^g-) T. Baìtna
3
7
8 novembre 1963 — N. 44
P*8
Disgelo confessionale nell’Anierica Latina?
(segue dalla 1» pagina)
i timori cominciano a diminuire. Però
saranno nece^ari molti gesti concreti
da parte del cattolicesimo in America
Latina, se si vuole che avvenga im vero cambiamento. Questa affermazione
può apparire un po’ dura e unilaterale. Non pretendo di affermare che tutta la colpa sia da una parte. I protestanti, dal canto loro, devono anche
fare molto. Ma si dà semplicemente
una prova di realismo quando si afferma che neH’America Latina il maggior peso di responsabilità per il dialogo ecumenico sta sulle spalle del
cattolicesimo, così come in altri posti
questa responsabilità spetta al protestantesimo.
4) Credo che la domanda che gli
evangelici più consapevoli si pongono
ili vista del processo di rinnovamento
che si sta facendo luce nel cattolicesimo è la seguente: Cosa significa tale processo in rapporto con la nostra
missione in America Latina? E’ evidente che questa missione è avvenuta
ili presenza di un cattolicesimo che
ron presentava una alternativa vitar
le un cattolicesimo in cui il volto di
Cristo — per usare la frase di un sacerdote cattolico — era « come velato
dalle successive aggiunte dei secoli».
Come concepire ora il nostro atteggia
m&ntc nei confronti di un cattolicesimo che comincia a rinnovarsi e a concentrarsi di più nella persona di Gesù Cristo — e ciò, naturalmente, alrinterno della problematica cattolica?
Quali ripercussioni ha avuto la prima sessione conciliare nei rapporti tra
cattolici e protestanti in America Latina?
Prof. Miguez Bonino: Si potrebbe
dire che il Concilio ha avuto delle ripercussioni prima ancora di incominciare. Tnfatti, poco dopo i primi an
r.unci si è avvertito una certa distensione, soprattutto in circoli cattolicircmaiii, una certa disposizione favorevole ap,li incontri e anche una certo,
iKiziatjva nel cercare il dialogo.
Quesf -o atteggiamento si è rafforzato
come u-onseguenza della prima sessione de i Concilio. E’ evidente che i piccoli gruppi di tendenza ecumenica al!’interi.io del Cattolicesimo si sono sentiti sp-aileggiati e, per così, dire, autorizzar,: nel vedere le loro opinioni difese e persino dominanti — cosi almeno sembra — nel Concilio. Questa situazione ha dato luogo a una serie di
iniziai ive in quasi tutti i paesi latinoamericani: inviti a colloqui, a partecipar,: a pubbliche riunioni, a collaborare a periodici e riviste teologiche
cattolico-rcmane, e perfino a collaborare alla realizzazione di certe riunioni religiose pubbliche, come ad esempio UT! culto di Natale o di Pasqua.
Genera menie queste inizia,rive sono
state mese da sacerdoti o professori
di teoioKia. e non dalla gerarchia, ma
evideii! cmente con l’autorizzazione di
uue t a
La :r;-mc3ta protestante è stata positiva. an-cne .se prudente. Non ci sono
sta,!, cne io sappia, dei rifiuti agli inviti riLevuti. tranne che nei casi in
CUI una accettazione poteva dar luogo
a impressioni errate — ad esempio la
parteciDazione a una messa.
La p-oDoiazione ha, di solito-, a,pprovato e .sollecitato queste manifestazioni. La sTampa si è fatta eco dei nuovi
a,ieggi,ajiienii. Su questo punto, però,
regna una certa confusione. La stampa secolare sembra incontrare molta
difficoltà a comprendere la differenza che passa tra dialogo e unione, e
tanto i cattolici come i protestanti
abbiamo dovuto, a più riprese, e in
sistentemente, opporci a un ottimismo
illusorio a proposito dell’unità, che la
stampa aveva diffuso con tanta leggerezza — facendosi, su questo punto,
semplicemente eco dell’opinione popolare.
Secondo Lei, l’esigenza ecumenica
in America Latina è ugualmente sentita dai cattolici e dai protestanti? E
qual’è, attualmente, l’ostacolo maggiore al progresso deU’ecumenismo in
America Latina? '
Prof. Miguez Bonino : In senso
stretto il « movimento ecumenico »,
nelle sue forme più conosciute (Consiglio Mondiale delle Chiese, Federazioni confessionali, ecc.) è molto debole in America Latina. I gruppi evangelici più numerosi (Pentecostali, Assemblee di Dio, Missioni indipendenti) stanno al margine di esso. D’altra
parte, è evidente una preoccupazione
di avvicinamento e collaborazione anche fra questi gruppi, tradizionalm«rte più indipendenti. In realtà, in questo settore dell’evangelismo, l’esigenza ecumenica non ha cominciato a
farsi sentire in campo dottrinale ma
— e questo è caratteristico — sul terreno pratico della collaborazione nell’opera missionaria : neU’evangelizzazione, nelle radiodiffusioni, nel settore della stampa e infine — ciò è molto importante — nella preparazione
teologica.
Fra le Chiese di più antica data in
America Latina — la Presbiteriana, la
Luterana, la Valdese, la Metodista, l’Episcopale — la preoccupazione ecumenica comincia a essere sentita in modo più acuto e penetra nel campo dottrinale, giungendo in alcuni casi (Argentina, Uruguay) a toccare il probiema deirunità organica. E’ in queste chiese ovviamente, che la possibilità di dialogo con il cattolicesimo
romano ha suscitato il maggior interesse. Pur rimanendo ugualmente ferme nelle proprie convinzioni evangeliche, queste Chiese sentono la responsabilità, imposta dall’amore stesse per la verità di Cristo e dalla carità, di intavolare una conversazione
degna, fraterna e profonda con la
Chiesa cattolico-romana, che ha svolto e svolge un ruolo tanto grande nella vita del nostro popolo.
Si potrebbe dire che in realtà il cattolicesimo neH’America Latina è stato, fi'no a poco tempo fa, privo di
qualsiasi preoccupazione ecumenica.
L’unico modo in cui sì impostavano
i rapporti con il protestantesimo era
la possibilità della sua eliminazione o
neutralizzazione. Ma nello stesso tempo credo che fosse già chiaro che questa posizione ufficiale non rispondeva
ai sentimenti di molti cattolici, laici e
sacerdoti, che desideravano dei rapporti più fraterni, che vedevano il ca
rattere profondamente evangelico di
molti « protestanti » e che accolsero
con letizia la possibilità di un incontro fraterno. Solo in questo modo si
spiega - a meno che non si voglia
pensare a una mostruosa ipocrisia,
che è inimmaginabile — il repentino
fiorire di tutea una serie di iniziative
di carattere ecumenico airinterno del
cattolicesimo.
E’ necessario dire che questa « apertura ecumenica » del cattolicesimo richiede ancora molte chiarificazioni :
in alcuni casi essa è ancora in uno
stadio molto superficiale e sentimentale (simile a quello che in certi momenti predominò nel movimento ecumenico); in altri casi 1’« apertura ecumenica » riesce appena a coprire un
intento — peraltro molto sincero e ri
spettabile — di assorbimento e neutralizzazione. Però in molti sacerdoti
giovani e in importanti seminari essa sta giungendo a una maggiore profondità ed è preceduta da imo studio
serio e obiettivo del protestantesimo,
ed è nutrita di vero rispetto e amore
fraterno.
Affinchè si giunga a im vero progresso ecumenico — particolarmente
nel quadro protestantesimo-cattolicesimo che ora ci interessa — sono senza dubbio necessarie molte cose. Ciò
nonostante, ci frermettiamo di suggerirne due, che ci paiono fondamenta
li. Il cattolicesimo deve rinunciare all’oso del potere ed essere disposto al
dialogo senza reclamare una priorità
giuridica (il che non intacca in nessun modo il suo diritto a sostenere te.
sua esclusività dottrinale). Il dialogo
è impo.ssibile se uno degli interlocutori si sente su un trono e si degna
benignamente di concedere udienza.
Il protestantesimo deve imparare a
comportarsi con maturità e responsabilità. Non è possibile il dialogo quando si parla da irresponsabili, senza,
sapere quello che si dice, senza rispettare l’interlocutore, collocandolo tutto entro una parentesi negativa di sfiducia e sospetto ; non è possibile mantenere un dialogo nello stesso tempo
in cui si svolge un proselitismo gros
Culto Radio
ore 7.40
DOMENICA 10 NOVEMBRE
Past. Michele Foligno
(Chiesa battista di Ariccia)
DOMENICA 17 NOVEMBRE
Fast. Aurelio Sbaffi
(Chiesa metodista di Bologna)
solano. Questi sono duri obblighi ma
non sono altro se non quelli che la
nostra fede in Gesù Cristo ci impone
— gii obblighi dell’amore di Cristo.
Detto in termini molto poco accademici, gii ostacoli che più intralciano
il dialogo ecumenico in America Latina (attenzione, non parlo di unità!)
non sono nè revan¡;elizzazione protestante nè le affermazioni cattoliche
ma da un lato la prijpotenza e daU’altro il rancore e la p..ura. Se le confessioni cesseranno un po’ di fissare i loro sguardi su se stesse o l’una sull’altra e si guarderanno nella prospettiva della popolaziono che vive senza
una fede vivente in Cristo Gesù, il
cammino ecumenico sarebbe molto
lacìlitato.
Secondo Lei, il protestantesimo rappresenta oggi ancora una alternativa
valida, cristianamente ed anche ecumenicamente, nei paesi di tradizione
cattolica, come lo sono in particolare
quelli dell’Europa meridionale e dell'America Latina?
Prof. Miguez Bonino: La domanda
presuppone un significato dell’« ancora oggi » che deve essere esplicitato.
Immagino che quell’« ancora oggi » si
riferisca ali’« aggiornamento » — com’è stato chiamato — e rinnovamento del cattoiicesimo romano. Però la
natura di questo rinnovamento è lungi dall’essere chiaramente definita. Po.
irebbe essere semplicemente un cambiamento superficiale — rinnovamento del vestito per rispondere alle esigenze della moda attuale. Oppure può
essere un cambiamento di atteggiamenti, un affinamento delle motivazioni. Oppure può essere il più profondo rinnovamento evan^lico — all’intemo del dogma cattolico — che certi
teologi del Nord-Europa sembrano ricercare. Comunque, anche pensando
che si tratti del più profondo dei rinnovamenti, la mia risposta alla domanda è decisamente SI’!
1) Si, in primo luogo, per un motivo di fondo : il problema di fede posto
dalla Riforma sussiste. La Riforma
non è sorta p>er alcuni abusi morali o
amministrativi e neppure per quesüon; di scuola teologica — quaestiones
disputatae. La Riforma è avvenuta
perchè era minacciata la verità dell’Evangelo Senza vanterie, credo che
l'evangelico di oggi non può fare altro che ripetere l’antica affermazione:
« La mia coscienza è prigioniera della
Parola di Dio ». Dal tempo della Riforma a oggi non vediamo che l’alternativa della Riforma sia stata superata; in realtà, si prova la dolorosa
sensazione che il dogma cattolico abbia approfondito la separazione. In ultima analisi, il protestantesimo non
può cessare di far udire la sua testimonianza in America Latina o nell’Europa meridionale, o in qualsiasi
altro luogo, perchè constata, con profondo dolore, che nella Chiesa cattolico-romana « la Parola di Dio non è
predicata con purezza e il sacramento
non è rettamente amministrato».
2) Ma bisogna subito aggiungere, in
secondo luogo, che fi problema, oggi,
non si pone in primo luogo ned termini ora indicati. L’America Latina —
per parlare di ciò che in parte conosco — è sostanzialmente un continente secolarizzato in cui, secondo cifre
e valutazioni cattoliche, neppure il 15
per cento della popolatone conduce
una vita cristiana cosciente e accettabile. Le pubblicazioni cattoliche sono
oggi le prime a denunciare « il mito
del continente cattolico ». Qualunque siano le sue priorità storiche, è
oggi ben chiaro che il cattolicesimo
non ha, da solo, le possibilità umane
neppure per offrire a queste masse i
normali servizi ecclesiastici. L’opera
protestante si svolge essenzialmente
m mezzo a queste masse, la cui alternativa non è; cattolicesimo o protestantesimo (che è, peraltro, una vera
alternativa), ma è; cristanesimo o secolarismo. Una piccola dose di buon
senso basterebbe per rendersi conto
che, sul piano pratico, il ritiro delle
Chiese evangeliche significherebbe per
centinaia di migliaia di latino americani la perdita dell’unica possibilità
di avere una comunione reale con Gesù Cristo!.
3) La terza osservazione può apparire arrogante... ciò nonostante credo
che sia valida. Il male che ha afflitto
più che qualsiasi altro il cattolicesimo
latino-americano è stato il fatto di essere una religione giuridicamente stabilita ; il monopolio, l’autorità che non
nasce dalla voce dello spirito che convince ma dallo « status » giuridico, e
il potere politico ed economico. In questo senso, la presenza del protestantesimo è stata ed è un costante richiamo ed un continuo stimolo per fi caftolicesimo. Lo ha obbligato e lo obbliga a cercare la via dell’appello profondo alla coscienza deU’uomo; lo ha portato e lo porta a riferire il suo- messaggio alle Scritture. Indirettamente,
’J protestantesimo ha concorso a liberare alcuni degli elementi più positivi
de’ cattolicesimo. Non si tratta qui di
una filosofia della concorrenza o della
libera impresa spirituale. Ma certo si
tratta della libertà. E qualunque siano i motivi di ciò, è un fatto che le
Chiese evangeliche han dovuto essere
nei paesi cattolici difensori e testimoni — talvolta martiri — della libertà;
di una libertà di cui il cattolicesimo
romano stesso ha bisogno.
Rispondendo decisamente Si! alla
domanda postami, non intendo con
questo giustificare tutte le forme di
presenza protestante in questi paesi.
C’è una presenza rispettosa, evangelica, umile e pur ferma — una presenza di testimonianza a (tristo. C’è anche una presenza arrogante, imperia
lista, farisaica — una presenza settaria, contro cui le Chiese evangeliche
stesse devono stare costantemente in
guardia e di cui tutti, in un momento e nell’altro, in maggiore o minor
misura, siamo colp>evoli. L’America
Latina e l’Europa meridionale non
sono della Chiesa cattolico-romana, —
sono di Gesù Cristo. Il testimone di
Gesù Cristo ha diritto e Obbligo di essere presente. Ma badi di esser presente come testimone di Gesù Cristo!
Ecco il sommario deirultimo numero,
3/1963, della rivista:
— Pace e non pace.
Giorgio Pevrot : La situazione della libertà
religiosa in Italia negli ultimi 20 anni.
Gerhard Henivig: La questione della scoperta riformatrice di Lutero.
Giorgio M. Girahdet : Azione per la pace.
Tentazione o possibilità per l’Evangelo.
— Recensioni.
KiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiN
IVREA
Da alcune settimane la Scuola Domenicale
ha ripreso la sua attività, con la buona collaborazione delle monitrici Sara Bocca e Sandra
Marangoni.
L'Unione giovanile, pur non avendo interrotto le sue riunioni durante l'estate, ha riaperto uibcialmente le sue attività con l’assembleo di mercoledì 23 ottobre, che, vivace e
simpatica, ha discusso il nutrito e impegnativo programma di quest’anno. Ci sarà, fra
Taltro, da dare una collaborazione particolare al past. Giorgio Bouchard nel suo nuovo
impegno quale segretario generale della
F.U.V. Il quale pastore in una sua circolare
scrive in merito : « La chiesa di Ivrea è generalmente generosa di aiuto, e lo sarà certamente anche in questo caso. E sarà un
grosso favore e un bel servizio reso al lavoro giovanile della Chiesa valdese ».
Ultimamente hanno predicato nella nostra
sala il past. Seiffredo Colucci, direttore di
‘Villa Olanda’ e il sig. Franco Ferretti, capogruppo FUV per il Lombardo-Veneto e
membro della chiesa di Verona. Li ringraziamo fraternamente.
Martedì 12 novembre avrà luogo un’importante Assemblea di chiesa, con la partecipazione del presidente della Commissione
distrettuale, past. E. Ayassot; all’o.d.g. i problemi della chiesa di Ivrea, la collaborazione
distrettuale fra le chiese, la situazione finanziaria della Chiesa valdese.
* La sezione italiana della Società Biblica,
nel corso deirultimo anno ha diffuso, nel
nostro paese, 400.000 copie della Bibbia
(Diodati e Riveduta) o del Nuovo Testamento; è stato l’anno culminante deli’ultimo
triennio, nel quale le copie diffuse sono salite a un milione.
I LETTORI CI SCRIVONO
Perchè non ne abbiamo parlato?
Un lettore, da Rovigo:
Sig. Direttore,
leggo sovente su « La Luce » che
viene rilevata la carenza delle vocazioni pastorali nella Chiesa valdese.
Anzi questa constatazione è diventata
quasi un grido d’allarme che risuona
ad ogni riunione sinodale, il « problema )) è: Come risolverlo?
Mi perdoni se mi permetto segnalarle una mìa personale esperienza
che, eventualmente, potrebbe essere
presa in considerazione.
Nella trascorsa estate, e precisamente nei mesi di luglio, agosto e settembre, hanno operato nelle provincie venete e di tutta Italia, gruppi di giovani di varie nazionalità, partecipanti
alla (( Operazione Mobilitazione », nello sforzo evangelico di portare il Messaggio cristiano in ogni famiglia del1 Europa cattolica.
Siccome alcuni gruppi di giovani
hanno preso stanza qui a Rovigo (per
irradiarsi poi nella nostra Provincia
e in quelle viciniori) abbiamo avuto
modo di vivere un poco con loro e
partecipare alla testimonianza di Cristo Signore. Essi rappresentavano una
quantità di denominazioni evangeliche
(Congregazionalisti - Liberi - Presbiteriani • Pentecostali - Metodisti ecc.)
e la fraternità era molto viva perchè
Cristo regnava nei loro cuori e li dirigeva.
Io e mia moglie — che abbiamo
lavorato con loro nei mesi di luglio
c agosto — abbiamo visto tanto fer- ;
vore di preghiera, tanta obbedienza !
alla Parola e tanta dedizione alla te- ]
stimonianza — che abbiamo pensato J
seriamente ci fosse fra loro qualche
angelo di Dio.
Il sig. George Werwer, che dirigeva tutta « rOperazione », in una lettera-circolare indirizzata a tutti i collaboratori, ci ha scrìtto che la cosa, fra
le altre, che più lo rallegrava, era il
fatto che centinaia di giovani, che
hanno partecipato alPOperazione Mobilitazione, hanno avuto la loro vita
rivoluzionata e trasformata quest'estate. Dozzine e dozzine di questi giovani entreranno presto nelle Scuole
bibliche d’Europa, e altri ancora hanno ricevuto la chiamata da Dio di
prepararsi per il lavoro missionario (e
qui cita nomi e nomi).
Perchè le Chiese evangeliche italiane hanno ignorato del tutto, nei loro
giornali, tale grande movimento dì testimonianza?
Indubbiamente questi giovani non
andavano in cerca di gente da convertire con i lunghi ragionamenti, ma
di persone già pronte a ricevere la Parola, e per le quali anche un piccolo
Vangelo, o un foglietto che parlasse
del Salvatore, erano sufficienti per rispondere alla chiamata dì Dio.
La Chiesa valdese non avrebbe potuto dare un certo numero dei suoi
giovani per affiancare questi altri che
— con sacrificio delle vacanze estive e
gravi disagi, a causa della provenienza lontana e della lingua — hanno
dato la loro entusiastica partecipazione alla chiamata di Dio per la testimonianza?
L’esperienza ci insegna che anche
i tiepidi diventano ferventi testimoni
e obbedienti discepoli ove c'è una vita
cristiana intensamente vissuta. L'assistenza dello Spirito Santo è stata evidente quest’estate in una quantità di
episodi che abbiamo vissuto con i giovani.
Se venti o cinquanta giovani studenti valdesi, per ipotesi, avessero
partecipato a questa « Mobilitazione
estiva » la Facoltà valdese ne avrebbe
visto, forse, dei frutti impensati.
Di nuovo chiedo scusa, perchè non
vorrei essere preso per uno che vuole
insegnare a chi — indubbiamente —
ne sa più di me.
Voglia accettare i più distinti saluti
nel Nome di Chi. ci illumina e ci
guida. Mario Rizzato
In effetti, siamo stati assenti da
questo sforzo evangelistico. Siamo lieti
e grati per la valutazione positiva del
nostro lettore, dato che, per parte nostra, avevamo avuto qualche esperienza meno positiva, di notevole saper’
ficialità: evidentemente, in uno sfor
zc che impegnava un gruppo così numeroso, in saranno stati elementi di
valore assai disparato. Siamo convinti
della serietà di impegno cristiano di
molti di questi giovani, e lieti dei
frutti che esso ha prodotto nella loro
vita. Ma che cosa intende, praticamente. scrivendo: ’’portare il Messaggio
cristiano in ogni famiglia delVEuropa
cattolica"? è stata essenzialmente un'opera di colportaggio? di diffusione
delle S. Scritture? per quel che so. è
stata rigidamente limitata la diffusione
di stampa evangelica che avesse un
esplicito carattere riformato, rivelando il carattere di biblicismo fondamentalista e revivalista di questo come di molti movimenti evangelici,
specie di origine anglosassone.
Mi pare, cioè, che non si sia tanto
trattato di disinteresse, quanto di una
diversa sensibilità "evangelica”: è il
vecchio problema, tante volte dibattuto : evangelizzazione o riforma? cioè :
testimonianza pietista o testimonianza
riformata?
Questi giovani, molti di loro comunque. sono di esempio e di richiamo
alle nostre chiese e a molti nostri giovani. ripiegati su sè stessi, senza slancio. desiderio e gioia di testimoniare
deU'Evangelo. Ma il ìiostro rispetto,
la nostra ammirazione non ci impedisce di avere una sensibilità diversa
di fronte alla forma assunta da questa testimonianza, che corrisponde poi
ad una diversa puntualizzazione delVEvangelo: ’’ridotto”, a nostro avviso, ad un appello alla conversione individuale (« il segreto della felicità ».
ecc.), mentre a noi pare che esso, proclamazione della signoria di Cristo sul
mondo, debba essere testimoniato nelle molte forme che può assumere la
’’presenza cristiana” nel mondo.
fi
Resistenti» di
e di oggi
ieri
Un lettore, da Ginevra:
Caro direttore.
Le esprimo la mia completa e cordiale adesione per avere — di fronte
a quei lettori (per fortuna una minoranza) che non hanno capito bene
che cos'è stato il fascismo, anche nei
confronti deirevangelismo italiano —
definito qualunquismo tale atteggiamento: e ha ragione di concludere:
« Che la Chiesa Valdese dovesse e
debba essere per la Resistenza, resta
per noi chiaro dovere confessionale»).
Le segnalo la stessa conclusione da
parte di un illustre letterato cattolico,
il prof. Vittore Branca, che si è
espresso press'a poco allo stesso modo: te La Resistenza è stata soprattutto un fatto morale, un imperativo
in ogni coscienza retta... una ribellione individuale alla violenza, all'ingiustìzia, al dispregio della persona
umana... Tutto il nostro popolo, un
popolo cattolico, cioè di spirito universale, si sentiva violentato... in quello che di più sacro v'era nella sua
coscienza morale cristiana » {Il Ponte,
ag.-sett. 1963, pag. 1064). Mi pare
che, a maggior ragione, la coscienza
valdese, più sensibile, non poteva reagire altrimenti di come ha fatto. E
noi dobbiamo una gratitudine immensa a coloro che l'hanno provato con la
vita, ai nostri indimenticabili amici
e compagni di lotta (sin dal 1922!)
Willy Jervis, Jacopo Lombardini, c
gli altri che tutti ricordano.
Ahimè, c'è gente che dalla lezione
del « ventennio )) non ha imparato
nulla! Scusi il commento e sì abbia
i miei più cordiali c solidali saluti.
T. R. Castiglione
La ringrazio. Vorrei soltanto che
non ci rimanesse un'impressione troppo rosea. Il popolo italiano, cattolico
e universale fin che si vuole, è anche
parecchio conformista: la dittatura è
durata un ventennio e i ’’resistenti "
di allora, salvo gli ultimissimi anni e
mesi, nelle luci e nelle ombre di una
guerra civile, sono stati una ininoranza; così come lo sono oggi, di fronte
ai nuovi conformismi del nuovo ventennio di miracolo economico scandalistico e di involuzione democratica.
E dobbiamo riconoscere sinceramente
che noi evangelici, noi valdesi italiani,
di questo conformismo siamo stati e
siamo largamente partecipi. Abbiamo
appena celebrato la festa della Riforma: possa essere un serio richiamo
ad una più robusta e più lucida coscienza civica e umana.
Gino Conte
4
pag. 4
8 novembre 1963 — N. 44
“La sua fede cattolica
lo ha salvato
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
( segue da pag. 2)
perfetta o addirittura troppo abbondante
per... i nostri bisogni. In un certo senso,
la parola di Gesù trova il suo coronamento
concreto nell’esperienza del padre del ragazzo epilettico, « io credo... sovvieni alla
mia incredulità », ed è una forte, paradossale affermazione del potere futuro di una
fede che non ha ancora, presentemente, tut
to quel potere. Inoltre, ancora, nessuno può
negare che la frase « la tua fede ti ha salvato » rimanga, in ogni caso, sulle labbra
di Gesù, come un apprezzamento misericordioso e indiulgente della fede umana e delle
sue possibilità di sviluppo; apprezzamento
che noi, in tutta onestà, non ci sentiremmo
di fare su noi stessi, ben conoscendoci interiormente; ma che Gesù ha potuto pronunciare, con infinita genérositù. Non diversamente l’insegnante che osserva jl medioere sforzo dello scolaro, lo incoraggia
dicendogli: «bravo», allorquando, in verità, proprio bravo lo scolaro non è.
s s s
C’è poi un altro aspetto ancora della questione. Certo, l’amor fraterno, lo spirito di
abnegazione e di sacrificio che spingono talora a correre in soccorso degli altri, valendosi di tutti gli accorgimenti strumentali
che la scienza e la civiltà offre all’uomo,
sono cose ammirevoli, indiscutibilmente.
Ma spesse volte, il sacrificio umano vale —
nella misura del calcolo concreto — assai
meno della tempestività e del contributo
determinante offerto dagli strumenti materiali stessi! Pensiamo, per esempio, all’aereo che trasporta un medicinale richiesto
d'urgenza ; senza quel mezzo di trasporto,
non v’ha cuore di amico, di fratello, contributo di scienziato, per generoso ohe sia,
che possa offrire la salvezza anelata.
E d’altra parte, non è meno vero che
innumerevoli casi pietosi, in cui l’amore
fraterno e la scienza erano presenti e operanti con tutta refficacia umanamente possibile, si sono infine risolti nell’unico modo prevedibile: la morte.
Ora, ohe cosa vuol dire questo? A voler
teorizzare su questi opposti casi, si corre il
rischio di « divinizzare » i prodotti della
medicina umana, tutti quanti e fino ai più
banali — una pastiglia di analgesico — e
tutti gli interventi della scienza medica (co- ■
sa che gli scienziati stessi, a quanto mi consta, non desiderano nè pretendono!), con
il duplice risultato, di cui davvero non è
necessario sottolineare l’assurdità:
1) che là dove la medicina umana è fallita 0 non ha avuto -tutto il successo sperato, è segno che Dio non è intervenuto e
ha lasciato perire la creatura;
2) che ogni successo e ogni risultato positivo va considerato come una esplicita dimostrazione della volontà di Dio, anche se
la guarigione — come accade — venga meno
per i buoni e sia invece soltanto per il malvagio (il che ripugna assolutamente all’idea della giustizia di Dio);
3) e in fondo a queste due idee sorge il
dubbio ohe Dio c il suo Nemico (Satana)
si dividano il campo, ritirandosi in buon
ordine l’uno quando interviene l’altro, e
reciprocamente.
Questo accade a chi vuole ad ogni costo
sillogizzare. Purtroppo, sappiamo bene che
tali sillogismi, che dei -credenti di -fede e
di conoscenze scritturali limitate usano accogliere e fors’anche divulgare, finiscono
per offrire delle armi comodissime agli avversari della fede, \ quali hanno buon giuoco a tacciare il Dio dei cristiani, da un lato,
di impostura, e dall’altro di parzialità. Vien
fatto tuttavia di domandarsi se sia veramente necessario che i cristiani consapevoli perdano il loro tempo e il loro ingegno per
rintuzzare gli attacchi che vengono in tal
modo portati, non già contro la loro fede
— cui non occorrono puntelli di quel genere — ma contro la fede primitiva ed infantile dei cristiani immaturi e tali soltanto di nome.
Si può certo rispondere a questa domanda con l’osservare che, nella solidarietà cristiana, i credenti illuminati sono chiamati
a portare il fardello dei credenti ignoranti
e superstiziosi; ma è indubbio che si preferirebbe spesso portare il peso della sofferenza altrui piuttosto che quello dell’altiui ignoranza.
* * *
— Ma allora, posto che vogliamo sottolineare il carattere irreversibile della responsabilità di una vita cristiana, che cosa
dovremo dire? di quale espressione potremo servirci, senza offendere nè Dio nè la
nostra coscienza, ogni volta che vorremo
dire che un fatto eccezionale, miracoloso,
irripetibile in sè, è avvenuto quarulo a viste umane, ogni speranza era perduta?
— E’ semplice.
Se la coscienza ci dice che siamo stati
soccorsi al di là dei limiti delle possibilità
umane, quando ogni strumento umano era
venuto meno, quando il gioco era fatto, e
che l’intervento salutare ha avuto per noi-,
che ne siamo stati l’oggetto, un carattere
soprannaturale diciamo, diciamo pure, in
piena consapevolezza: «Egli ci ha salvali ! ».
In piena consapevolezza: di ciò che questa espressione significa, come manifestazione eccezio-nale, inattesa, della ineffabile
grazia di Dio; e di dò che questa espressione significa per noi, come contraccambio. cioè come consaerazione al servizio di
Colui che ci ha salvati. Dire che Dio ci ha
salvati e poi continuare a vivere al modo di
sempre, significa dare una smentita patente alle nostre parole, significa contraddirci
vilmente.
Si S: 4:
Ma chiariamo un altro punto ancora. Se
ci è lecito dire « Dio ci ha salvati » (dalla
malattia, dalla sventura, dalla morte), alludendo così all’opera che Dio ha svolto per
noi, a nostro favore, è peraltro necessario
che evitiamo di compiere la stessa affermazione per conto di altri. In altri termini, la
testimonianza cristiana deU’intervento di
Dio nella nostra vita è sempre una testimonianza personale, una testimonianza in prima persona singolare : « Dio ha fatto per
me... ». Essa non potrebbe mai esaurirsi
neU’affermazione piuttosto piatta : « Io so
ciò che Dio ha fatto per gli altri... ». Il
cristiano non è solo uno che è abituato a
pagare di persona; è anche uno che parla
in prima persona.
Stando così le cose —, ed è questa la conclusione alla quale vorrei giungere — non
facciamo parlare gli altri con le nostre parole, o con quelle che desidereremmo che
fossero le loro parole. Lasciamo che ciascuno trovi le espressioni più adatte ai suoi
sentimenti interiori: di fede, di stupore, o
di diffidenza, non importa. Ne guadagnerà,
i l tutti, la sincerità, rimmediatezza della
esperienza; in noi, sarà assente ogni desiderio più o meno « augurale » di imporre
agli altri il proprio punto di vista od anche
semplicemente di « inquadrare » manifestazioni midtiformi dello spirito umano (ricordiamo che lo Spirito di Dio soffia dove
vuole, e aggiungiamo, come vuole) entro
schemi precostituiti che potrebbero, ad un
attento esame, rivelarsi per mere forme ipocrite.
Il primo versetto della lettera agli Ebrei,
nei due famosi avverbi che gli dònno inizio, stabilisce senza equivoco che la potenza di Dio non è incatenata nè dalla volontà
ne dai programmi degli uomini. Tentare di
aggiogare la potenza di Dio al nostro carro,
proprio sul piano della fede, oltreché opera vana e ridicola, potrebbe rivelare come
una fatale narcosi dell’anima.
Teodoro Balma
MASSEL
-- E’ deceduto il nostro fratello Pons
Giovanni del Porince. Rinnoviamo ai familiari cosi improvvisamente colpiti dal
lutto l’espressione della nostra profonda
simpatia cristiana.
— Diamo il benvenuto al piccolo Mauro
Peyran che è venuto ad allietare la casa di
Aldo e Paola di Campolasalza.
— E’ stala soppressa una delle due scuole del nostro Comune. Anche se è una cosa
che ci aspettavamo, data l’esiguità del
numero degli scolari, la cosa ha destato un
profondo rammarico. In questo modo Massello verrà ad essere il solo comune della
valle con un solo insegnante. Alla Sig.ra
Micol che ha così ereditato gli scolari di
tutte le classi l’augurio di un proficuo la
voto.
BIELLA
Una donna
pastore
ultimi anni in tutta la Chiesa valè ampiamente parlato della possibi*
fiGRÀ
TRIESTE
— Il past. Mario Musacchio è stato incaricato dalla Tavola di un -giro di conferenze in Scozia durante alcune settimane. Siamo molto lieti che il past. em. Emilio Corsani, sempre volonteroso ed attivo, abbia
accettato di sostituirlo in questo periodo
nella cura della comunità elvetica e valdese
di Trieste ; l’abbiamo accolto con gioia e
gratitudine.
— Domenica 3 novembre è stato celebrato il culto commemorativo della Riforma, con celebrazione della S. Cena..
— Dopo un anno sperimentale di buona
collaborazione, i gruppi giovanili delle 3 comunità evangeliche tergestine (elvetica, metedista e valdese) hanno deciso all’unanimità di costituire ufficialmeiitc T« Unione
giovanile evangelica lederata », « in vista
di una comune testimonianza cristiana ». Si
prevede una attività intensa, di studio e di
servìzio. 11 gruppo filodrammatico presenterà, sabato 9 novembre, il dramma in due
atti di B. Magnoni: « 11 costo dì una vita »,
per la regia di Tito Do Ili. Il provento della
serata sarà devoluto a favore della Colonia
evangelica di Tramonti di sopra (’Udine).
— Dietro invito della Tavola la colletta
di domenica 13 ottobre è stata devoluta ai
sinistrati del Vajont. Siamo veramente contenti di poter partecipare alla gara di solidarietà umana, nell’offerta di una casa prefabbricata che il Consiglio Federale delle
Chiese Evangeliche d’Italia si è impegnato
a donare a coloro che in pochi secondi sì
sono visti privati di cose e persone care.
— Con un culto di S. Cena domenica 3
ccrr. abbiamo solennemente ricordato nel
tempio il grande fatto della Riforma protestante. Abbiamo voluto ricordare a noi
stessi di essere portatori ancora oggi, con
timore e tremore, di un grave giudizio negativo sulla Chiesa di Roma. Ma abbiamo
scorto anche la necessità di pregare per il
ri suabilimento esclusivo di ogni Chiesa sull’unico fondamento, cioè Gesù Cristo.
— Domenica 3 corr. si è avuta la prima
riunione dell’Unione della madri dèi Centro.Mentre sono state tracciate a grandi linee le attività del prossimo anno, le madri
hanno voluto esprimere ancora tutta la loro
riconoscenza a quanti in ogni modo hanno
partecipato alla realizzazione dei nostri bazar estivi. Alle madri dei Rumer un partiC'dare' pensiero di ringraziamento per la
ioro fortemente tangibile partecipazione.
— Martedì 5 corr. alle ore 19,30 avremo
la riunione quartierale al Rounc, presso la
famiglia di « magna Albertina ».
BOBBIO PELUCE
— Mercoledì 30 ottoibre abbiamo accom*
pagliato alla sua ultima dimora terrena la
spoglia mortale del noislro fratello Melli
Giovanni Daniele fu Davide^ deceduto a
seguito di breve malattia alla età di anni
81 alla sua abitazione alla firazioiie Pidone
il giorno 29 ottobre.
Alla moglie, ai figli, ai famigliari e (parenti tulli esprimiamo la nostra viva e fraterna simpatia cristiana invocando su tutti le consoTazioni del Signore.
e. a.
Negli
dese
lità, ormai vicina, di avere delle donne che
svolgano le funzioni di pastori di una chiesa
evangelica : e che le svolgano con piena responsabilità, e non in posizione subordinata
di assistente-segretaria, nei confronti di un
pastore di sesso maschile.
Anche a Biella avevamo parlato del problema : ma esso ci pareva essenzialmente un
problema teorico : ora di colpo, questo problema riveste per noi un carattere pratico, e
molto vicino a noi : a sostituire il pastore
Bouchard, incaricato dalla Tavola della Segreteria della Federazione Unioni Valdesi, e
trasferito ad Ivrea, verrà infatti inviata la
signorina Crete Ackenbach, donna pastore.
Abbiamo detto: donna pastore. Quale di
questi due sostantivi verrà messo in rilievo
dalla nostra comunità neU’accogliere la sìg.na
Ackenbach? La considereremo in primo luogo come una donna, di cui siamo costretti ad
accontentarci per mancanza di pastori maschi — la considereremo cioè come una specie di surrogato, domandandoci che cosa mai
dirà la città di Biella di fronte al fatto che
i valdesi, dopo averne fatte tante, hanno fatto anche questa, di pigliarsi un pastore femmina? Penseremo che la predicazione è più
autorevole se viene da un uomo?
Oppure considereremo la sig.na Ackenbach in primo luogo ed essenzialmente come pastore, cioè come una creatura umana
a cui il Signore ha rivolto una vocazione —
la vocazione di annunciare la sua Parola nella predicazione, neirinsegnamento e nella
cura d’anime?
Tutto dipenderà dalla precedenza che daremo a una di queste due parole : donna o
pastore.
Certamente, il ministerio evangelico svolto da una donna sarà diverso dallo stesso
ministerio svolto da un uomo : ma non sarà
necessàriamente meno efficace. E potrà anche darsi che lo sia di più.
Sarà un ministerio diverso nella forma,
ma non diverso nella sostanza. Del resto la
nostra comunità ha essenzialmente bisogno
di una cura capillare, d’un lavoro di visite,
di contatti : e spesso, in questo lavoro, una
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Un valdese, membro della nostra comunità di Pisa e organista della medesima, ha
tinto il concorso di cultura musicale dell’Unione Europea di Radiodiffusione. Ri'
portiamo in parte l’articolo che gli ha dedicato il Radiocomere - TV (27-lo - 2-111963), rallegrandoci vivamente con il nostro
fratello.
Il Quiz musicale internazionole è stato
vinto da un concotrente italiano. Come è
noto, si tratta del prograJnima radiofonico,
impernialo su un concorso di cultura musi
cale, organizzato daU’Unione Europea di
Radiodiffusione, in occasione della Settima
na Mondiale della Radio. Parecchie centi
naia di persone risposero al concorso na
ziona’le, bandito dalla RAI lo scorso luglio
Tutti i candidati vennero esaminati da una
apposita Commissione, che fra essi selezionò un gruppo di dodici. Questi hanno partecipalo alle quattro trasmissioni andate in
onda sul Programma Nazionale tra settembre e ottobre: da esse sono usciti i tre conoorreuti che la sera del 14 ottobre hanno
preso parte alla finalissima.
Questa trasmissione è stata realizzata col
sistema Mnltilit : i cinque Paesi in gara
(Francia, Svizzera, Belgio, Danimarca ed
Italia) erano collegati simultaneamente, attraverso la stazione-piloita di Ginevra. Da
qui iso.no state formulate tre domande e qui
una giuria ha scelto il vincitore. Il quale
s/ chiama Antonio Ardito. E’ un giovano
avvocato pisano che possiede una preparazione davvero eccezionale per un dilettante. Ha risposto esattamente a tutte e tre
le domande. Alla fine, però, è risultato alla
PRAROSTINO
— Sabato 19 ottobre, noi nostro tempio,
è stato lalebrato il matrimonio di Marti,
nal Enzo (Roman) e Monnet Milvia (Chanpheran). Rinnoviamo ai giovani siposi il
messaggio cristiano, che è stato rivolto loro
in quel giorno, cioè di una vita coniugale
serena e fedele, che sia anche una alleanza col Signore
— Ormai sono siale riprese quasi tutte
le attività del periodo invernale. I bambini della Scuola Domenicale sembrano ab*
bastanza numerosi (ci auguriamo che con.
tinuino su questa linea, e che gli ancora
assenti si decidano presto a frequentare). I
catecumeni, molti dei quali lavorano nelle imprese a Pinerolo o sono agli studi
negli Istituti di vario genere, frequentano
in parte i corsi di catechismo il giovedì
pomeriggio e la domenica. Ci auguriamo
thè lo studio della (Parola di Dio sìa fatto
neKf’amore e nell.a gioia con profitto da
parte di tutti!
— I nostri giovani hanno eletto, nella
prima seduta di giovedì serà 24 ottobre, il
nuovo seggio, cesi composto: presidente
Sìg.na Nella Gardiol, vice-presidente il
Sig. Pastore Peyrot, segretaria la Sìg.na
Alba Codino, cassiere 11 Sig. Vanni Gay
E' stato inoltre approvato lo schema gènerale degli studi che, di velia in volta,
occuperanno le sedute.
— Domenica 3 novembre i giovani sportivi di Vngrogna ci hanno offerto una bella serata. Li ringraziamo vivamente.
— E’ cominciato il primo turno di« riunioni quartierali ». In questo turno studieremo il Messaggio del Sinodo alle Chiese.
Le riunioni avranno luogo come segue
martedì 5 novembre ai Gay; mercoledì
al CoHarelto ; venerdì 8 a Pralarossu ; martedì 12 al Ro(c; mercoledì 13 a San BarioIcmeo venerdì 15 ai Rostan; mari »‘dì 19
al Cardonalti; venerdì 22 ai Codini. Invito ad intervenire numerosi.
COMO
— Sabato 19 ottobre, una bella serata giovanile ci è stata offerta dall’incontro dei giovani di Biella ed Ivrea con quattro giovani
evangelici (i fratelli Ferretti, Chiarenzi, Rostan e Tagliarini, provenienti rispettivamente da Verona, Milano-Valdese, Milano-Battista e Como), i quali ci hanno parlato del loro progetto di organizzare un centro d’incontri giovanili a S. Fedele d’Intelvi, la Piedicavallo della Lombardia.
Il giorno dopo il fratello Ferretti ha pure
presieduto il culto.
— Il 20 ottobre si è tcnula VAssemblea
di chiesa per la ripresa delle alLr ita. E‘
stato discusso in panticolare il programma
definitivo per le celebrazioni ccttenarie
della nostra comuni'là (1S64-1964).
— E’ tornato allo studio il proMí ma dei
locali di S. Fedele d*Intelvi. Le IJniùnì giovanili di Milano e Conno stanno si-ndiando
una soluzione che sembra assai prossima:
e questo anche in* vista del centenario di
quel gruppo dèlia nostra diaspora, centenario che cadrà il 26 dicembre di finest’anno.
Un gruppo di giovani olandesi oella zona di Ispra-Varese ha deciso di far parte
della nostra Unione giovanile, cor;c ramo
aggiunto della diaspora, e la cosa cì ha rallegrali. Un segno di vitalità della nostra
Unicne giovanile è la pubblicaziotie del
mensile « Noi », a cura dei nostri giovani,
che sta riscuotendo un buon interessa anche
al di fuori della cerchia giovanile.
— Tutte le attività sono ormai in ripresa,
' si spera che anche un gruppo corale possa costituirsi.
NAPOLI (via dei Cimbri)
— La Scucia Domenicale e la Sr-iola Biblica hanno ripreso le lezioni coi nuovo
orario stabilito dal Concistoro e approvato
dall’Assemblea fin dal mese di giugno. Le
lezioni hanno luogo durante l’ora del culto,
per facilitare la frequenza dei ragazzi. Si
sono impegnati per i turni d’insegnamento
nella Scuola Domenicale, divisa in due sezioni, le signore Sultana e Fiorio e le signorine Bei toni e Pariante per la sezione
dei più grandi e le signorine M. A. Cielo,
V. Lingria, E. Sultana e A. Rusi per i pìccoli. Per la Scuola Bibliea si alterneranno
le signore Rusi e Ammassari e il prof.
Sultana F. F.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To'
avvisi economici
UN EVANGEUICO ITALIANO VINCE
il concorso di cultura musicale dell’UER
pari con un concorrente francese. Si è,
quindi, dato Tawìo alla gara di spareggio:
l’italiano ha eliminato il francese al terzo
quesito. E’ stata davvero una lotta a coltello. Senza dubbio le domande presentavano delle difficoltà oggettive; i concorrenti, d’altra parte, erano ferratissimi in campo musicale (...).
Ora Antonio Ardito è rientrato a Pisa.
Ha ottenuto — è lui che lo dice — la più
grande soddisfazione della sua vita. La sua
passione per la musica è esclusiva. Ora farà
le valigie; partirà per Parigi, Berna, Bruxelles, Roma, Copenaghen: ji premio che
l'EUR ha messo a disposizione del vincitore del Quiz musicale internazionale è appunto un viaggio nelle capitali dei Paesi
die hanno partecipato al programma-concorso. g. lug.
ANZIANA SIGNORA sola, cerca evangelica
mezza età capace cucina, cucito, piccole
mansioni fiducia e compagnia. Vitto, alloggio, mensile, assicurazioni. Scrivere a:
pastore Giovanni Battista Nicolini, Via
P. Azario 9, Novara.
CERCASI governante 3.5-40 anni per famiglia torinese, sola cura 2 bimbi, 80.000
mensili; referenze Pastore locale. Scrivere: Conte Ferruccio Giordano, Via Magenta 43, Torino.
I nipoti del compianito
Lamy Jahier
commossi e riconoscenti ringraziano
tutte le persone che si sono unite al
loro dolore. Ringraziano in modo paP
ticolare il pastore Bert, i dott. Bertolino e De Clementi, la Sezione Combattenti ed i Sigg. Codino e Avondet.
S. Germano Chisone, 11 ottobre 1963