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Anno 123 - n. 33
4 settembre 1987
L. 700
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
IL PRONUNCIAMENTO DEL CONSIGLIO DI STATO
SPECIALE SINODO
Gli abbonati riceveranno questa
settimana il supplemento di 16 pagine dedicato al Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste. I lettori che desiderano riceverne copia possono ordinarla al n. 011/655278. Costo lire
1.000.
E’ in arrivo il millennio. E’ il
millennio di quel battesimo del
988 che ha iniziato la cristianizzazione della Russia. Attorno al
ricordo di questo avvenimento
si .sono iniziati incontri, dibattiti
un po’ dappertutto in Europa
che hanno anche come scopo
quello di sottolineare il signiflcatf> attuale, spirituale, ecumenico e politico di quel battesimo
di mille anni fa : avvenimento
simbolico e di cristianizzazione
dei popoli slavi da cui è nata la
Ru.ssia moderna e io stato russo
è entrato a far parte dell’insieme delle nazioni cristiane.
Clii ortodossi, ma anche gli
evangelici europei, i cattolici, non
maricano di sottolineare la solidarietà che deve verificarsi tra
il popolo russo e i popoli europei che hanno le stesse radici
spirituali.
Questa solidarietà — si dice —
deve manifestarsi oggi nella lotta
comune per la pace, per la salvaguardia delia creazione, di fronte alle minacce di distruzione
totale che pesano suH’umanità.
« L’alternativa — ha affermato
^ li metropolita ortodosso di Kiev
— è quella di vivere o morire insieme ».
Si tratta di una celebrazione
che ha anche il consenso delle
autorità sovietiche. Per esse si
tratta di una offensiva di simpatia destinata alla ricerca di fiducia ili una opinione pubblica come quella europea, particolarmente sensibile ai problemi della
pace, della denuclearizzazione e
della salvaguardia delia creazione. Bisogna per questo negare la
sincerità dell’impegno per la pace e p-er l’unità dei cristiani del
Patriarcato ortodosso di Mosca?
La realtà è più complessa. E’
vero che Gorbaciov, anche se è
parzialmente in buona fede, ha
intenzione di usare la Chiesa ortodossa russa per far avanzare
la sua politica, che richiede il miglioramento dei rapporti con
l’occidente e specie con l’occidente europeo. Ma è anche vero che
la Chiesa ortodossa russa può
ottenere un riconoscimento da
tutto questo ed affermare il suo
diritto ad esistere e a svilupparsi.
Attraverso la celebrazione del
millenario della Russia cristiana, la Chiesa ortodossa aspira a
manifestare la sua vitalità spirituale. Vuole dimostrare che essa vive e esiste all’interno di uno
stato marxista che da settanta
anni fa della propaganda ateista
e vuole il deperimento delle chiese. In questa realtà la chiesa vive e testimonia l’evangelo. In una
società apparentemente secolarizzata il granello della fede sparso mille anni fa continua a produrre frutti.
La speranza è un oggetto della
fede. La Chiesa ortodossa russa
spera. Osiamo sperare anche noi.
Elisabeth Behr-Sigei
L’aula di attesa
A livello organizzativo la situazione si complica invece di semplificarsi - Tre possibili scelte per le famiglie - Il 15 settembre la discussione alla Commissione « cultura » della Camera
Il Consiglio di Stato, giudicando l’istanza di sospensione deH’efficacia delle sentenze del TAR del Lazio (vedi
pag. 3) che stabilivano la piena facoltatività delle attività
alternative con il conseguente non obbligo di parteciparvi, ha accolto parzialmente l’istanza dell’avvocato dello
Stato ed ha stabilito che — in attesa di 'una pronuncia
definitiva nel merito del ricorso — non sia possibile per
gli alunni che non intendono frequentare né l’ora di religione né le attività alternative lasciare la scuola durante
l’ora di religione cattolica.
La sentenza, di poche righe, afferma; « Il Consiglio di
Stato sospende la decisione del TAR del Lazio limitatamente alla parte in cui afferma che gli alunni i quali non
intendono avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica o di altro insegnamento alternativo hanno il diritto
ad allontanarsi dalla scuola con conseguente riduzione
del normale orario scolastico. Respinge nel resto l’indicata domanda di sospensiva ». Dopo questa decisione
— a meno che non intervengano nuove modificazioni
di tipo legislativo — gli alunni all’inizio dell’anno scolastico hanno tre possibilità:
a) seguire l’insegnamento della religione cattolica,
b) seguire le attività alternative,
c) stare nella scuola in attesa che passi l’ora di religione.
Ciò per tutti i tipi di scuola, dalla materna a quella
superiore. Per gli allievi della,scuola superiore vi è poi
una quarta possibilità: quella di effettuare
un’ora di studio individuale.
La situazione dunque si complica, anziché semplificarsi. Nel chiedere la sospensiva,
l’avvocato dello Stato, respingendo le osservazioni del TAR del Lazio circa la colloca
LA PREGHIERA DI GESÙ’
Padre nostro
Discutendo col mio barbiere
sulla preghiera, mi veniva detto
ch’egli non recitava il « Padre
nostro » perché Dio è troppo
lontano, « nei cieli » infiniti, e che
perciò non poteva ascoltare le richieste delle umane creature che
abitano questa terra. Ho cercato
di spiegargli che Dio è onnipresente, ma questa parola non gli
chiarì il concetto che Dio è dovunque. Sono ricorso ai raggi del
sole che portano luce e calore,
pur venendo dal cielo, a tutta la
terra, anche se in proporzione
diversa.
Circa la « santificazione » del
nome di Dio, cioè della entità
di Dio, di Yahweh (letto con la
vocalizzazione di Adonai e quindi inesattamente pronunziato
Geova), si intende di ritenerlo
sacro e di non abusarne pronunziandolo alla leggera o peggio in
modo blasfemo. Noi chiediamo
(e quindi ci impegniamo) a non
nominarlo mai invano ma a invocarlo con rispetto, con fede e
sottomissione.
Che il tuo « Regno » venga, è
detto. In un tempo in cui tutti
i re e i regni vanno sparendo,
sarebbe bene tradurre come già
fanno alcuni traduttori tedeschi:
« Venga la tua signoria ». Venga
Egli a signoreggiare su di noi e
sugli altri in ogni campo della
vita!
« Sia fatta la tua volontà sulla
terra nello stesso modo come
viene eseguita nel cielo ». Non si
chiede che venga fatta sia in terra che in cielo, perché in cielo è
già fatta in modo perfetto dagli
spiriti puri, celesti. E appunto
nello stesso modo si chiede che
venga eseguita sulla terra. Nel
cielo sono angeli ed arcangeli e
tutti gli spiriti della corte divina
a fare in modo esatto e con gioia la divina volontà, e sulla terra,
tocca a noi terrestri eseguirla
in modo sempre più esatto e volonteroso.
« Dacci il pane nostro cotidiano »: non chiediamo manicaretti
0 dolciumi, ma il cibo quotidiano che per gli uni sarà il riso,
per altri le patate, per altri la
polenta, ma nella quantità sufficiente, sia per i genitori che per
1 figli. Quando pensiamo agli sprechi commessi nel mondo cosiddetto cristiano c’è da chiedersi
se questa parola della preghiera
del Signore è stata capita! Oggi
dobbiamo mettere l'accento su
questa parola e metterci al posto dei milioni di affamati quando la pronunziamo, per non essere degli ipocriti che chiedono
cose, senza interessarsi poi minimamente se sono attuate.
Conversando con un fratello
perfezionista (e ce ne sono tanti)
mi diceva che non recitava più
questa preghiera perché ormai,
da quando si era convertito, non
peccava più! Non commettendo
più i peccati contro il Decalogo,
non aveva bisogno di chiedere a
Dio « la remissione di peccati »
non commessi. Ho cercato di dirgli che ora non siamo più sotto
la legge di Mosè, ma viviamo sotto il principio dell’amore e della
grazia in Gesù Cristo. Aggiungevo che il Sermone sul Monte è
ora il modello che Gesù Cristo
propone ai suoi, e che basta uno
sguardo cattivo o un sentimento
di odio a farci essere uguali a
chi è adultero e a chi uccide!
Ne restò meravigliato: non ci
aveva veramente mai pensato!
Almeno una volta al giorno ab
biamo bisogno di confessare a
Dio i nostri peccati e chiedere
col « Padre nostro » che Egli voglia rimetterceli. La seconda parte di questa richiesta è tradotta:
« come noi li rimettiamo ài nostri debitori » o addirittura: « come li abbiamo rimessi ai nostri
debitori ». Non c’è una ricompensa al fatto che noi perdoniamo
o abbiamo perdonato! La prima
azione è quella di Dio che ci perdona una grande somma di peccati e poi noi — per riconoscenza — potremo e dovremo perdonare le piccole offese o i pochi
debiti del nostro prossimo. Le
varianti dei testi greci hanno in
gran maggioranza il presente e
non il passato: quindi chiediamo
a Dio di perdonarci ma con la
disposizione di perdonare a nostra volta le offese ricevute.
Un tempo si leggeva in certe
traduzioni: « Non indurci in tentazione», ma in Giacomo 1: 13
ci è detto chiaramente che Dio
non tenta nessuno. La traduzione
aramaica o siriana, la Peschitta,
dice: « Fa' che non cadiamo in
tentazione », oppure: « Non lasciarci cadere in tentazione ».
Ciò perché — lo sappiamo bene
— anche se lo spirito nostro è
pronto, la carne è debole.
« Liberaci dal maligno »; chiediamo di essere liberati dalle reti del rnaligno o trappole diaboliche di quello spirito che si può
rivestire (II Corinzi II: 14) anche come angelo di luce!
Il nostro « Amen » è l’impegno
che quanto abbiamo detto corrisponde a verità: noi lo crediamo
e chiediamo a Dio che può esaudire le nostre richieste fatte con
fede fiduciosa.
Liborio Naso
zione oraria dell’ora di religione
cattolica, affermava che il Ministero « saprà trovare senz’altro le
più meditate e corrette forme
per soddisfare alle varie esigenze ».
Benissimo, ora dalla materna
alla scuola superiore sarà necessario provvedere le scuole di una
« aula di attesa » dove sistemare
gli alunni che non vogliono seguire né l’ora di religione né le attività alternative. E, ancora, occorrerà procedere alla sorveglianza
di questi alunni. Chi lo farà?
Sul piano organizzativo il pasticcio originato dall’Intesa Falcucci-Poletti continua.
Per quanto attiene all’altro scopo della sospensiva, quello « di
veder chiaramente riconosciuta
l’esattezza dell’intepretazione data al quadro normativo » (cioè
l’obbligatorietà delle attività alternative e di conseguenza dell’insegnamento della religione
cattolica data dalla circolare 302
del Ministro Falcucci), il Consiglio di Stato non ha inteso sospendere l’efficacia delle sentenze del TAR.
Dunque fino alla pronuncia
definitiva le ore alternative
non sono obbligatorie, come
del resto l’ora di religione. Per
trovare una soluzione, il problema si sposta dall’aula del Consiglio di Stato a quelle del Parlamento. Il 15 settembre è convocata infatti la Commissione « cultura » della Camera, la quale dovrà affrontare lo spinoso argomento dell’ora di religione. Le
posizioni sono per il momento
ben delineate. Da una parte missini e democristiani che vogliono
normare per legge le attività alternative, ma questa posizione si
scontra con la sentenza del TAR
e con la decisione del Consiglio
di Stato. Dall’altra PCI, PSI, DP,
Verdi, PSDI, PLI, FRI che vogliono che sia annlicata la piena facoltatività dell’ora di religione.
C’è anche chi pensa che debba
essere rinegoziata l’Intesa Falcucci-Poletti. Questo porta direttamente al cuore del problema:
il Concordato.
Ma è appunto quello che democristiani e Conferenza episcopale
vogliono evitare, perché questo
riaprirebbe il discorso dei rapporti Stato-chiese, discorso per il
quale l’Intesa colle Chiese valdesi
e metodiste può diventare un
modello da seguire.
Giorgio Gardlol
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2 commenti e dibattiti
4 settembre 1987
INCONTRO INTERNAZIONALE DELLE COPPIE INTERCONFESSIONALI
Cristo è uno
Le coppie interconfessionali come possibile incentivo per le chiese
sulla strada del dialogo - La celebrazione ecumenica del battesimo
Cristo non è diviso: ma ci sono varie chiese cristiane divise
fra loro. Quando due cristiani
di diverse confessioni si incontrano, si amano e arrivano a sposarsi, allora Cristo dovrebbe essere al centro di quella nuova
chiesa domestica, come lo è di
ogni altra famiglia formata nel
suo nome. Invece ci sono due
chiese contrapposte in quella famiglia. I figli che vi vedono la
luce ricevono un’educazione che
è frutto di due storie e di due
tradizioni, con tutte le possibili
contraddizioni.
Se si lasciano andare le cose
per conto loro, come si fa spesso, continuando a vociferare da
posizioni dirimpettaie o facendo
finta che il problema sia piccolo, molto probabilmente si avranno allevamenti intensivi di
cristiani anagrafici del tutto indifferenti, che citeranno la diversa origine confessionale come curiosità folkloristica.
Se invece, allargando il respiro spirituale, si ricerca la strada del dialogo fra chiese, che è
la strada deH’amore per tutto
ciò che c'è di vero nell’altro, allora i figli delle coppie interconfessionali possono crescere non
più nell’indifferenza, ma nella
differenza delle due chiese che
trovano in famiglia.
Differenza che non è divisione,
non è confusione, non è perdita
di identità: è ricchezza, in un
movimento di fede che scavalca gli steccati delle separazioni,
aprendosi aU’orizzonte dell’unico
Signore, ben più vasto di quello proposto da ogni singola chiesa.
E’ con premesse di questo tipo che si è tenuto il 18 luglio,
presso la Foresteria Valdese di
Torre Pellice, il dodicesimo incontro franco-svizzero-italiano di
coppie interconfessionali, sul tema: celebrazioni ecumeniche del
battesimo e loro conseguenze.
Dall’estero sono arrivate alcune coppie francesi e svizzere accompagnate da p. R. Beaupère
e dal pastore N. Eklin. Agli amici italiani hanno testimoniato i
frequenti casi di celebrazione
ecumenica del battesimo dei figli delle coppie interconfessionali: un battesimo che viene amministrato in una delle due comunità alla presenza di membri
dell’altra. Hanno parlato anche
della registrazione di tale battesimo in entrambe le chiese, come segno del suo doppio riconoscimento: il battesimo si colloca infatti prima della zona in
cui le chiese si dividono.
A questo riguardo, nessuno
parla mai di battesimo ecumenico, che è definizione scorretta, ripetuta con sorda ostinazione solo dagli oppositori delle celebrazioni in forma ecumenica.
Nemmeno si parla qui di doppia appartenenza, che giuridicamente non è pensabile, ma che
pure si può vivere, ponendosi
su tutto un altro Diano: è però
un discorso successivo, che non
va mescolato a quello del battesimo. Per altro, l’eventuale doppia registrazione di un battesimo celebrato in forma ecumenica non vuole assolutamente dire doppia appartenenza. Vuole
piuttosto indicare un impegno
delle due comunità verso il battezzando: una presa in carico,
ben più importante delle certificazioni.
Un catechismo per
due comunità
Va detto che già nel 1975 il
Comitato misto cattolico-evangelico-luterano in Francia aveva
pubblicato ufficialmente una Nota sulla celebrazione ecumenica
del battesimo, che non è teorica, ma è una messa a punto di
suggerimenti e riflessioni nati
nella base: è triste notare che
in Italia non c’è nessun Comitato misto analogo, e non si può
nemmeno citare una traduzione
del documento francese.
Come conseguenze di questi
passi iniziali, oltralpe si fanno
varie esperienze di catechesi ecumenica, che comporta l’uso di
uno stesso manuale e di uno
stesso programma da parte di
due comunità di confessione diversa. Si fanno anche esperienze di catechesi interconfessionale vera e propria, cioè di catechesi fatta insieme da cattolici
e da evangelici. Quello che colpisce è che entrambe si rivolgono non solo a figli dì coppie interconfessionali, ma anche a un
gran numero di figli di famiglie
uniconfessionali, che spontaneamente le hanno richieste, giudicandole con favore.
Queste esperienze in parte sono dettate da necessità: a Ginevra per esempio due matrimoni
su tre sono interconfessionali.
(Ma nelle Valli valdesi quanti sono? In certe zone si parla anche
di sette su dieci!).
Ma soprattutto nascono da un
amore fraterno che scalza pregiudizi e risentimenti, e dimostrano che il punto di partenza è
sempre un’appropriata riflessione
teologica e liturgica, cui fa seguito l’applictizione concreta, con
l’impegno ufficiale delle chiese.
Esse sembrano aver cominciato a
trarre delle serie conseguenze
ecclesiologiche dalla situazione
di biconfessionalità vissuta nelle
famiglie.
Queste esperienze estere inoltre dimostrano almeno due cose.
Innanzitutto che le coppie interconfessionali non sono state esasperate e allontanate dalle lungaggini e dall’insensibilità delle
chiese, ma al contrario sono state incoraggiate e sollecitate.
Inoltre, le comunità delle due
chiese si sono sentite coinvolte,
non hanno alzato le spalle dicendo: « Sono affari loro! », « Hanno voluto il marito cattolico? »...
« Hanno voluto la moglie evangelica? »... « Si arrangino! ».
Al contrario si sono fatte carico di quei problemi, che interessano tutta la cristianità in cammino.
In Italia, le celebrazioni in forma ecumenica del battesimo sono sporadiche, talvolta sono osteggiate.
Il gruppo di coppie interconfessionali delle Valli valdesi ha
inviato una lettera il 27 aprile
1985 alla Diocesi di Pinerolo e al
1” Distretto valdese chiedendo:
1) La possibilità di fare il battesimo in forma ecumenica.
2) La doppia registrazione di
questo battesimo, che significa
l’impegno delle due comunità a
seguire questo battezzato nel
cammino di fede.
3) La catechesi ecumenica.
Le coppie miste auspicano che
la Diocesi e il Distretto valdese
« definiscano di comune accordo
le forme e le modalità pratiche »
di tutto questo.
Le domande sono state accolte
e sono diventate oggetto di accurata riflessione.
Da parte cattolica sono state
richieste le opinioni di vari teologi, che sono attualmente allo
studio. Da parte valdese il problema è stato demandato al
sinodo.
Nell’attesa che pervengano risposte precise, ci si può chiedere: quella unione di due cristiani di diversa confessione è un
capriccio di due indifferenti, disposti a mettere a repentaglio
quel poco di fede che è rimasto;
o è la risposta a ima chiamata
del Signore?
Finora ha sempre trovato più
credito la prima alternativa, e
s’è visto che i frutti pastorali
sono stati alquanto poverini. E
se provassimo invece a prendere
sul serio le coppie interconfessionali? A vedere in esse un segno dei tempi, un incentivo al
dialogo fra chiese?
Ne conseguirebbe ima diversa
considerazione del modo di affrontare le difficoltà connesse,
per esempio, con il battesimo,
Tiniziazione cristiana, la catechesi e la confermazione dei loro
figli.
Troppo spesso la coppia interconfessionale finora ha dovuto
recriminare come la coppia del
Cantico dei Cantici: « Ci rovinano le vigne, proprio ora che sono fiorite » (2: 15b).
Nel Cantico sono le volpi che
guastano le vigne fiorite: anzi,
gli esperti pensano che il termine ebraico indichi piuttosto gli
sciacalli.
Chi sono gli sciacalli che guastano la serenità delle coppie
interconfessionali? Possiamo almeno sospettare delle esasperazioni delle divisioni esistenti, che
fanno prevalere la sterilità e la
freddezza suH’amore?
Il rischio della
« terza chiesa »
Talvolta una coppia arriva, per
delusione e rabbia, a prendere
decisioni inaudite, a fare proposte radicalmente nuove: in « una
sorta di rivalsa contro i soprusi
delle chiese », è stato detto durante rincontro.
Allora subito corre il rischio
e dà l’impressione di voler fare
una terza chiesa. Ma perché le
due chiese, anziché porla sotto
accusa, non si lasciano provocare dalle nuove proposte? Perché, ha suggerito un partecipante svizzero, non si mettono ad
ascoltare le riflessioni di quella
coppia e non le indicano dove
sono i segni del Regno lungo il
suo cammino?
All’incontro sono stati presenti il Vescovo di Pinerolo, mons.
Pietro Giachetti, il prof. Giorgio Peyrot e alcuni (troppo pochi!) preti e pastori della zona.
Anche le coppie italiane erano
poche: forse per timore delle
comunicazioni fatte in un’altra
lingua, e delle difficoltà degli aspetti giuridici e teologici affrontati. Forse anche perché sono
avvilite dalle esperienze fatte finora, che le inducono a pensare: « Quando abbiamo bisogno di
parlare con quelle due o tre persone che sole sanno aiutarci, sappiamo dove trovarle, senza perder tempo a sentire tanti discorsi che non cambiano mai niente ».
A dire il vero, un po’ alla volta, le cose sono cambiate, anche
se c’è ancora molto da fare: ma
per farlo occorre un impegno
costante, paziente, coraggioso. I
segni della speranza cristiana
passano attraverso una fatica,
una Sofferenza, una croce, per
arrivare a vincere egoismi, pigrizie e pregiudizi.
Che cosa si può fare perché le
coppie interconfessionali non si
lascino scoraggiare tanto facilmente? per coinvolgere le comunità intorno ai loro problemi, che
interessano un sempre maggior
numero di coppie? per stanare
le nostre chiese rinchiuse dietro
barriere rigidamente e accuratamente costruite, entro le quali le
proclamazioni di genuina e retta
dottrina sono troppo facili?
« Facci conoscere le tue vie.
Signore, insegnaci il cammino da
seguire » (Sai. 25: 4).
Giovanni Marcheselli
IL DIRITTO
ALL’ACQUA BEVIBILE
Procurarsi dell'acqua veramente bevibile, per non restare schiavi del comperarsela, è pensabile sia legittimo
agli onesti cittadini che hanno faticato iavorando. Invece anche questo sacrosanto diritto è ora interdetto, grazie a quanti indisturbatamente e ignominiosamente requisiscono l’acqua delle
sorgenti. Così, dopo la morte della
sorgente di Vaicanina in Sassetta, ora
è stata la volta dell'antica fonte di
Bertoido al Bagnolo di Monterotondo
Marittimo. La prima sunnominata di
Sassetta potrebbe in parte giustificarsi in quanto quell’acqua è stata incanalata per rifornire le case popolari;
ciò che però si sarebbe potuto
fare a meno se si fossero utilizzate
tante altre fontanelle circostanti!
Ma come giustificare i'interruzione
(che potrebbe anche trasformarsi empiamente in soppressione se tutti tacessero) deil'antica ed intoccabile fonte di Bertoldo di Monterotondo Marittimo? Sono ormai molti mesi che viene usata (nientemeno) per la costruzione di una grande discoteca (altro centro rovinatore della gioventù),
per cui ormai quasi tutti, provenienti da
lontano e con i sacrifici che ciò comporta, devono fare marcia indietro a
vuoto perché trovano secca la fonte.
Fino a qui la mano malvagia dell'uomo degli affari (in barba ai bisogni
più urgenti e più umani della collettività) è giunta a sopprimere antichi diritti, come quello della intoccabilità
delle sorgenti di uso generale, senza
ohe le competenti autorità (se ancora
esistono) prendano energici provvedimenti ed adottino punizioni esemplari contro chi fa scempio delle cose
che la natura ci ha donato perché
tutti potessimo goderle.
Ma tutto questo potrebbe ancora avvenire se tornassero al mondo i nostri antenati, che erano attaccatissimi
ai beni comuni e a ogni dono della
natura? E' pensabile che essi non avrebbero permesso che tanta viltà uniana ancora infanghi la nostra umanità e farebbero scattare la molla della giustizia contro la malvagità degli
speculatori che la nostra ingiusta società non solo lascia impuniti, ma
protegge ed osanna!
Perché assetare chi ha lavorato, con
lo scopo di erigere Istituzioni mondane (poiché di lusso e non di stretta
necessità) per ingrossare il portafoglio di chi si fa sempre più ricco,
beffandosi della giustizia generale, è
ciò che grida vendetta in cospetto di
tutti! Ma è ancor più ridicolo voler giustificare gli errori e le Insidie con la
solita dialettica che copre le azioni di
chi inganna sempre di più la collettività umana con le menzogne che non
reggono nei confronti della verità.
Elio Giacomelli, Livorno
LA SCRITTURA E IL
MAGISTERO PAPALE
Caro Direttore,
ho letto la risposta del signor Felice Morello alla signora Lucia Gallo
Scroppo, sulla questione di Maria. Il
signor Morello scrive: « Maria non
poteva non essere Immacolata e tutta Santa, chè doveva far nascere ”ia
Luce del mondo, piena di grazia e di
verità", come dice S. Giovanni ». C’è
qui un pericolo di confusione: S. Giovanni parla sì della Luce del mondo,
ma non di Maria. Che Maria dovesse
essere senza peccato soddisfa una
logica puramente umana. Ma è tutto
da dimostrare che la logica umana
coincida con la logica di Dio. Di so
lito è vero il contrario. Ad ogni modo
possiamo conoscere quale sia la logica di Dio unicamente dalla Scrittura.
Ora, mentre la Scrittura ci presenta verità scandalose per la logica umana,
come il fatto che Cristo sia nato povero e nel luogo più sporco che cl sla,
una stalla, che il credente debba essere servo di tutti e ultimo se vuole
essere il primo, che pubblicani e prostitute vadano avanti ai giusti nel regno di Dio e, infine, che Cristo stesso ci abbia redenti non tramite un
trionfo glorioso, che l'avrebbe reso
accetto a tutti senza difficoltà, ma attraverso lo scandalo e la pazzia della
croce; mentre dunque la Scrittura ci
propone, come verità di fede, assunti
in netto contrasto con la mentalità umana, non allude mai, nemmeno di striscio, a una presunta innocenza originale di Maria, come condizione del
suo essere madre dì Cristo. In Matteo
e in Luca si narra del concepimento
di Gesù tramite lo Spirito Santo, fatto
che riguarda se mai Gesù, non Maria,
che risulta chiaramente dai vangeli
come madre di altri figli venuti dopo
Di un concepimento speciale riguardante la persona di Maria non appare il minimo accenno in tutta la Bibbia, quanto è lunga e larga. So che
il cattolicesimo ha identificato con ..Maria la misteriosa protagonista del Cantico dei Cantici, definita » tutta bella >■.
Ma tale identificazione è del tutto a;
bitraria e gratuita. Rimane poi il fatf.a
del totale silenzio di Paolo riguardo
a Maria. Se Maria fosse la Madonna
immacolata e corredentrice, pilastrc
della fede cristiana, come si spiegherebbe questo strano silenzio non solo
di Paolo, in proposito, ma anche di
tutti gli altri autori del Nuovo Testamento?
I cattolici si riferiscano aH’autoiiià
della Chiesa in materia di dogmi. Ma
anche questa è una illazione tutta ria
dimostrare, perché nemmeno della
Chiesa come formulatrice di dogmi
nel Nuovo Testamento si parla affatto.
Le apparizioni di Lourdes; e ohi ne dimostra la validità? La Chiesa, s| dice; già, ma con quale autorità dimostrata dalla Bibbia? Il problema è questo: 0 si basa ogni verità cristiano
sulla Scrittura, e allora tutti i dogmi
mariani cadono. Oppure si basa tui
to, contro ogni evidenza scritturale,
sul magistero papale; e in questo caso si può sostenere tutto quello che
si vuole.
Circa l'invito del signor Morello ai
papa a Pinerolo e Torre Pellice, capitale del Protestantesimo italiano, « onde ricostituire, nel nome della Vergine Maria e del Vicario di Cristo, 1 Unità della santa Chiesa di Dio », vorrei chiedere attraverso quali mezzi il
papa potrebbe compiere la conversione: forse rinnovando le ■■ Pasque piemontesi »?
Cordiali saluti.
Vera Buggeri, Cusano Mllanino
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOIVIENICA 6 SETTEMBRE
RAI DUE - ore 23 circa
ATTUALITÀ’
Il numero speciale, girato
durante il Sinodo, è dedicato
principalmente alla posizione
degli evangelici dopo le recenti vicende dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola.
Le consuete rubriche, «Uno
più uno » e « Il riflettore »,
concluderanno la trasmissio
ne.
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GIUSEPPE GRIVA
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È
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4 settembre 1987
chiese e stato 3
L’AVVOCATURA DELLO STATO SULL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA
Un'ora obbligatoria e di vaiore
Nel ricorso al Consiglio di Stato l’avvocato dello Stato sostiene che l’insegnamento della religione cattolica è obbligatorio, come le attività alternative - Il tempo-scuola deve essere uguale per tutti, per evitare discriminazioni
Nel n. 30 del 31 luglio scorso
(pag. 3) abbiamo pubblicato ampi stralci della sentenza del TAR
del Lazio che sanciva la non obbligatorietà delle « attività alternative » all’insegnamento della
religione cattolica nelle scuole
pubbliche di ogni ordine e grado.
Contro tale sentenza il Ministero della Pubblica Istruzione ha
proposto appello al Consiglio di
Stato, che ha giudicato la richiesta di sospensiva della sentenza
del TAR il 28 agosto scorso (cfr.
nostro articolo in questo numero
a pag. 1).
Presentiamo qui stralci del ricorso contro la sentenza del TAR
Lazio redatto dall’avvocato dello
Stato, RaflPaele Tomiozzo, per incarico del ministro Galloni.
Il ricorso, dopo aver illustrato
alcune eccezioni procedurali secondo le quali la Tavola valdese
non avrebbe titolo per intervenire in giudizio, entra nel merito
della sentenza ed espone i motivi di merito del ricorso:
La facoltatività
« 4) Nel merito la decisione
sembra inerpicarsi su tre passaggi di sesto grado, affidandosi a
rampini privi di qualsiasi tenuta, tanto che sembra destinata a
crollare appena esposta al vaglio
di questa sede di appello.
Il primo passaggio impervio
sta neH’affermazione che l’insegnamcTiio della religione cattolica sarebbe divenuto facoltativo
(quale la decisione con inconcludente prolissità insiste a dimostrare) da obbligatorio che era.
Non si trova invece la benché
minima dimostrazione che tale
modifica sarebbe stata operata
dalla legge 11 agosto 1984, n. 449,
relativa ai rapporti tra lo Stato e
le Chiese rappresentate dalla Tavola Valdese, e più specificamente dalla legge 25 marzo 1985
n. 121, recante modifiche al Concordato Lateranense. La prima
avrebbe operato nel senso suindicato elargendo in luogo della vecchia « dispensa » il « diritto » agli
alunni (o a chi per essi) di non
avvalersi dell’insegnamento della
religione cattolica, la seconda
avrebbe dato (l'affermazione è
per un verso arbitraria e per altro inconcludente) ancora qualche cosa di più, cioè la facoltà di
scelta tra avvalersi o non avvalersi delTinsegnamento in questione. Questo sarebbe così diventato (con la logica, sembra,
del "Incus a non lucendo”) da
obbligatorio che era, facoltativo.
La tesi, che si affida ad una
evidente confusione verbalistica
e concettuale, è contrastata dal
fatto che, come si legge nella decisione, l’insegnamento religioso
cattolico è "mantenuto fermo
nella scuola pubblica”, dalle leggi succitate ed in particolare dalla seconda seppure non più con
l’enfatico carattere di fondamento e coronamento dell’istruzione,
ma laicisticamente in forza ”da
un lato del valore della cultura
religiosa in genere, dall’altro per
il rilievo che i principi del cattolicesimo hanno sul patrimonio
storico del popolo (italiano)”. E’
l’esatta parafrasi di quanto dispone l’art. 9 n. 2 comma 1° della
legge 121/1985 che, per tali motivi
di ordine culturale e storico, stabilisce che lo Stato italiano "continuerà” ad assicurare tale insegnamento "nel quadro delle finalità della scuola".
La legge vigente, dunque, al di
là delTobbligo assunto dallo Stato sul piano concordatario, stabilisce, sul piano interno delTordinamento della scuola pubblica,
il carattere di ’’continuità” del ti
po d’insegnamento, la sua rispondenza a ’’finalità della scuola” e,
in tale quadro, il suo inserimento
nel normale orario scolastico
curricolare. Sulla permanenza di
tale inserimento insiste a lungo
la decisione col metodo, già rilevato, di concedere fiumi di riscontri obiettivi riservandosi la
libertà di qualche stringatissima assiomatica contraria enunziazione. Anche se la decisione
schiva l’argomento, è indubbio
che l’obbligatorietà delTinsegnamento de quo resta ferma per
chi eserciti la scelta positiva.
Questa non rappresenta l’iscrizione ad un libero corso, che si abbia facoltà di frequentare o non
frequentare; conduce, invece, ad
avvalersi (a beneficiare cioè del
valore) di un insegnamento che,
per la sua legislativa rilevanza
culturale e storica, è alla stessa
stregua di ogni altro insegnamento un valore didattico che il giovane ha non solo il diritto ma anche il dovere di acquisire-(se non
vi osta il suo diverso credo religioso) per la realizzazione di
quelle ’’finalità della scuola” che
devono indefettibilmente essere
perseguite in conformità dell’orario curricolare che definisce,
in relazione ai diversi livelli d’insegnamento, la durata dell’impegno scolastico ed i corrispondenti programmi di attività.
Il normale orario scolastico è
costituito appunto da un certo
numero di ore, normativamente
determinato, sulla base di uno
standard pedagogico che spetta
agli organi della Scuola definire,
nell’ambito delle competenze ad
essi riservate dalla legge, senza
possibilità di interferenza di diverse soggettive visioni pedagogiche, né di evasione da parte di
chi al regime scolastico è assoggettato per finalità educative che
PUÒ essergli gradito ma non gli
è consentito eludere, né tanto
meno in forza di emulativi allettamenti con diseducative proposte ai giovani di alleggerirsi a volontà di un onere scolastico per
un fine non identificabile con
quello già conseguito attraverso
la scelta di non avvalersi delTinsegnamento di religione non propria.
II tempo-scuola
5) La decisione peraltro rincara la rilevata confusione linguistica e concettuale con un ulteriore arditissimo passaggio espresso col seguente assioma: ”il
carattere della facoltatività insito nella legge 121/85 implica come suo naturale corollario, quello della natura aggiuntiva delTI.R.C.”. Esso è pertanto un ’’quid
pluris” che si aggiunge per gli
’’avvalenti” agli altri insegnamenti curricolari.
A parte Tapoditticità (verrebbe
da dire la dommaticità) dell’affermazione, questa contrasta con
l’esplicito dettato legislativo secondo cui lo Stato "continuerà”
ad assicurare nel quadro delle
finalità della scuola l’insegnamento della religione cattolica,
del che già ci siamo occupati.
Contrasta inoltre con il riconoscimento espressamente fatto
nella decisione (che usa, come si
è notato, il metodo di mescolare
verità assolute con opinioni gratuitamente assertive, quasi che
l’arbitrarietà di queste possa ricevere da quelle una convalidazione per così dire da contatto)
che alla stregua della legislazione
sopravvenuta l’insegnamento della religione cattolica ’’non ha
cessato di essere materia collocantesi nel normale quadro orario”.
L’ipotizzata degradazione da
materia compresa nell’orario
normale d’insegnamento a materia ’’aggiuntiva” (un di più, una
superfluità, una graziosa sostituzione dello Stato alla Chiesa cattolica nel diffonderne la dottrina
religiosa) non trova giustificazione di sorta nelle due leggi richiamate.
L’affermazione si affida esclusivamente all’assioma del ’’corollario”. Questo a sua volta cerca
conforto in un ulteriore assioma,
quello che non esiste l’esigenza
di un uguale tempo-scuola per
tutti gli studenti. Q meglio, come
vedremo, che non esiste l’esigenza di calcolare sempre con lo
stesso metro logico il temposcuola.
Col solito procedimento di logica distorsiva la decisione indugia nel riconoscere che è vero
che l’insegnamento della religione cattolica è stato mantenuto
normativamente nel quadro dell’orario curricolare normale delle
lezioni; è vero che Tobbligo di osservanza dell’orario minimo giornaliero, comprensivo di detto insegnamento, è richiamato nelle
circolari ministeriali nn. 128 e
129; è vero che per la scuola media la legge n. 348/1977 qualifica
determinati insegnamenti come
obbligatori includendovi quello
di religione e che la circolare 130
rinvia alle materie alternative di
cui alla legge 517/1977; è vero
quanto dispone al riguardo la circolare 131 per le scuole medie superiori. Ma nel momento stesso
in cui si riconoscono queste cose
come vere, se ne contesta la fondatezza e rilevanza con la gratuita affermazione che l’orario minimo legislativamente prescritto
deve intendersi ridotto, dato che
pur essendo orario normale, non
può considerarsi normale al fine
dell’individuazione de qua. Perché non sembri una forzatura
giova riportare testualmente il
dettato della decisione: si riconosce che l’insegnamento della religione cattolica ”è tuttora collocato, sia per ragioni di ordine
normativo (la citazione, si ricordi, è testuale) che organizzativo,
nel normale quadro orario delle
lezioni” e però non può più neppure essere utilizzato ai fini dell’individuazione del normale orario scolastico, costituendo "per
sua natura (anche questa citazione, si ricordi, è testuale), un quid
pluris”. Siamo dunque al più ingiustificato salto logico e alla più
manifesta e inaccettabile petizione di principio.
6) Ma non è ancora raggiunto
il colmo degli impervi passaggi
fondati su una distorsione logica,
che diviene sempre più non tanto sorprendente quanto stupefacente.
Sulla base dell’argomentazione
avanti accennata dell’orario normale che è tale ma non è più tale
si arriva a questa conclusione testuale; ’’sicché l’assicurare un
uguale tempo-scuola che tenga
conto delTI.R.C. si risolve per i
non avvalenti in una ingiustificata forma di discriminazione, assoggettando i medesimi ad un
onere orario cui per legge non
sono tenuti”.
Senza curarsi della contraddizione con la denegata (ed invece
esistente) esigenza di identità del
tempo-scuola, la decisione denunzia l’effetto perverso che ’’l’alternativa ad una facoltà” (di avvalersi o no) si convertirebbe in obbligo (di frequentare un’attività
alternativa) e questo colpirebbe
solo i non avvalenti, donde ”la
manifesta discriminazione” da
essi patita in palese contrasto
con le disposizioni succitate e
Tart. 9 della richiamata legge
449/84.
E’ vero invece che l’effetto perverso sarebbe quello voluto dalla
ricorrente ed assentito dalla decisione di porre sullo stesso piano ai fini della scelta — anziché
due valori pari ordinati ai fini
formativi, educativi e culturali
della scuola — un valore didattico (insegnamento de quo) e un
disvalore assoluto, quale sarebbe il diritto non già di non avvalersi di tale insegnamento (che
è fuori discussione), ma di potersi disimpegnare a volontà da
qualsiasi altra attività scolastica
alternativa e sostitutiva, affrancandosi dalTosservanza, gravosa
ma necessaria per il perseguimento delle finalità scolastiche,
dell’osservanza dell’orario curricolare normativamente prescritto.
E’ assurda dunque la tesi che
siffatta equiparazione tra valore
e disvalore sia voluta dalla legge
121/1985, che nello stesso tempo
da un lato affermerebbe il valore
culturale dell’ insegnamento de
quo e la sua rispondenza a finalità scolastica e dall’altro lato ne
sancirebbe l’inutile superfiuità
nel curriculum scolastico, disponendo (proprio essa, come vorrebbe la decisione) la degradazione da obbligatorio a facoltativo delTinsegnamento de quo.
Altrettanto infondata è Tipotesi che tale degradazione derivi
dalla legge 449/1984. Questa si limita da un lato a dare atto della
rinunzia delle Chiese rappresentate dalla Tavola Valdese a chiedere Tinssrimento della propria
religione tra gli insegnamenti
della scuola pubblica, dall’altro
lato ad assicurare il diritto degli
alunni di altra fede a non avvalersi delTinsegnamento religioso
cattolico né durante l’ora a ciò
destinata secondo l’orario scolastico normale né durante altri
insegnamenti, ma non offre affatto la vantata legittimazione a
contrastare il successo di adesioni, democraticamente conse<='uito
dall’insegnamento della religione
cattolica, pretendendo di azzerarne il valore culturale e la rispondenza a finalità scolastiche
con l’infondato diniego delTobbligatorietà sia di tale insegna
mento che, conseguentemente, di
ogni altra attività scolastica che
10 Stato ha invece il dovere di
offrire ed i non avvalenti hanno
11 diritto e il dovere di frequentare perché non ci siano diserL
minazioni tra chi riceve di più
e chi meno dalla scuola di tutti.
La decisione, peraltro, avertendo Tinsostenibilità della tesi
che Tobbligo di osservanza dell’orario scolastico possa essere
riservato solo agli avalenti (che
sarebbero per eccesso, come gli
altri lo sarebbero per difetto, discriminati) arriva addirittura,
con un fantasioso rovesciamento della realtà, ad immaginare
che con la circolare impugnata
”si sia voluto introdurre un sistema per cui alTinsegnamento
religioso cattolico obbligatorio
si è venuto a sostituire una diversa forma d’insegnamento pure obbligatorio, di materie non
astrattamente definite, ma individuabili, con possibilità in alternativa di fruire delTI.R.C.”.
Attraverso tale capovolgimento
arriva alla conclusione che Tinsegnamento religioso cattolico
sarebbe stato reso obbligatorio
— dopo essere divenuto facoltativo — rendendone obbligatoria
la sostituzione con altra attività scolastica affermativa.
Ancora una volta un gioco di
parole che conviene, come miglior commento, riportare testualmente: ”si finirebbe per
trovarsi dinanzi ad un insegnamento, quello religioso cattolico, che solo formalmente avrebbe perduto il proprio carattere
obbligatorio per assumere la veste concordataria d’insegnamento facoltativo, e ciò in quanto,
essendo esso in realtà offerto in
opzione rispetto a un insegnamento obbligatorio, di tale carattere verrebbe esso stesso a connotarsi”.
La semplice lettura di siffatti
stravolgimenti della realtà e della logica dimostra quanto infondata e pretestuosa sia la censura di pretesa discriminazione in
danno dei ’’non avvalenti” e quanto erronea e sviante sia la pronunzia di ammissibilità e di accoglimento nel merito del ricorso ».
SCHEDA
Il Consiglio di Stato
Il Consiglio di Stato, è, secondo Tart. 100 della Costituzione, il supremo organo di consulenza gìuridico-amministrativa e di tutela della giustizia nella amministrazione.
E' articolato in sei sezioni, di cui le prime tre svolgono funzioni di consulenza e le altre tre funzioni giurisdizionali.
Ogni sezione è composta da un presidente e da almeno sette consiglieri.
I suoi membri sono nominati dal governo: una parte per concorso,
una parte (di fatto prevalente) in base a scelte discrezionali del governo stesso: un quarto dei posti è riservato a consiglieri dei TAR (Tribunali amministrativi regionali).
Secondo la Costituzione I consiglieri di Stato sono in posizione di « indipendenza di fronte al governo ».
Le prime tre sezioni che svolgono funzioni consultive svolgono questa loro funzione di regola su questioni di carattere giuridico-amministrativo su richiesta del governo e delle regioni. I pareri vengono emanati dalle singole
sezioni, ma se il governo lo richiede, su materie di maggior rilievo si pronuncia
l’adunanza generale che comprende tutti i membri del Consiglio di Stato.
Le sezioni che hanno funzioni giurisdizionali operano quale giudice di appello nei confronti dei TAR. Al Consiglio di Stato spetta la giurisdizione di
secondo grado. Normalmente le tre sezioni giurisdizionali operano separatamente: ma se vi è l'ipotesi che possano verificarsi contrasti di giurisprudenza o in
casi di particolare importanza il ricorso può essere deferito all'adunanza plenaria in cui sono rappresentate tutte le sezioni giurisdizionali (vi partecipano,
oltre al presidente, quattro consiglieri per ciascuna).
Le sentenze del Consiglio di Stato sono di regola definitive, essendo ammesso il ricorso per Cassazione esclusivamente per difetto di giurisdizione,
cioè se si tratta di diritti soggettivi rientranti nella giurisdizione del giudice
ordinario.
I riferimenti legislativi relativi al Consiglio di Stato vanno ricercati negli
artt. 100, 103, 111, 113 della Costituzione e nel T. U. sul Consiglio di Stato del
26 giugno 1924 n. 1054 e nel regolamento per la procedura In sede giurisdizionale approvato col R. D. 17 agosto 1907 n. 642. G. G.
4
fede e cultura
4 settembre 1987
UN CATECHISMO PER LE COMUNITÀ’ DI BASE
In queste settimane sta uscendo il quarto volumetto di catechesi, interamente dedicato ai
genitori e catechisti, della serie
curata dalle comunità cristiane
di base del pinerolese. Il titolo:
Chiamati a vita nuova. Oltre la
confessione? individua l’argomento. Questa volta si tratta
davvero di un volume: 176 pagine, lire 15.000. La distribuzione
è a cura delle comunità di base, della editrice Tempi di Fraternità (Via Garibaldi, 38 - 10122
Torino) e della libreria Claudiana di Torino, che da anni diffonde tutto il materiale librario
delle cdb italiane. Per presentare ai lettori questo nuovo « quaderno » abbiamo dato la parola
ai curatori.
Chiamati a vita nuova
La riconciliazione e la remissione dei peccati - La celebrazione del
perdono - Uno scritto ecumenico destinato in particolare agli adulti
l'annata. Tutti questi volumetti
non fanno altro che mettere insieme e sistematizzare il lavoro
compiuto dalla commissione catechesi. Pensiamo di giungere al
volume settimo. Poi faremo uno
stop. In seguito vedremo.
— Come sta andando questo
vostro lavoro catechistico-editoriale?
Luisa Bruno: Ci preme, prima
di tutto, il lavoro catechistico
come crescita di fede di noi adulti e dei bambini. La stampa e
la diffusione di questi volumetti è cosa secondaria, che ci ha
però p>ermesso di incontrare persone, comunità ed esperienze anche (e soprattutto) esterne al solito « giro » delle comunità di
base con le quali lo scambio è
già abituale. Ci ha sorpreso il
numero dei preti che richiedono
i catechismi.
— Da parecchio tempo è annunciato il quaderno su Maria
di Nazareth, ma... esso non vede la luce. Avete accantonato
Videa... per le recenti difficoltà?
Maria Grazia Bondesan: Il
quaderno su Maria di Nazareth
è in elaborazione. Esso non verrà stampato prima dell'estate
1988. Sarà, appunto, il volumetto deU’88. Le attuali difficoltà
potrebbero, con i dialoghi in
corso, arricchire la nostra piccola ricerca. Le comunità di base non hanno fretta...
— Come
volume?
è composto questo
— Ma quanti sono ormai questi volumetti e quali prospettive
di prosecuzione avete?
Sergio Barbieri: Siamo giunti
al numero quattro e ci sembra
già un mezzo miracolo. Nella
stesura ed elaborazione molta
fatica è toccata a Franco, U nostro. presbitero, ma davvero la
ricerca ha coinvolto molti adulti. Intanto, dopo « Il Padre e i
fratelli » (che ora è esaurito), sono usciti « Il vento di Dio » e
« Lazzaro, vieni fuori! » che sono ancora in diffusione. Pubblichiamo un quaderno ogni armo.
Questo, dunque, sarà l’unico del
UNA GUIDA PARTICOLARE
Praga
Una città che parla il linguaggio (dei poeti e
dei musicisti che l’hanno abitata e adottata
Praga si può pensare e ognuno
la può concepire in mille modi.
Città molto scritta, da Kafka a
Kundera, città musicale, da Mahler a Smetana, città ebraica e
hussita, bolscevica e militaresca... o magica e alchimistica,
Praga può essere un luogo ideale di vacanza.
Chi la inserisce come mèta dei
suoi viaggi, anche di fantasia,
non potrà non consultare la guida di Canal. Attenzione però,
non è una guida normale! Non
troviamo elenchi di alberghi,
istruzioni per un adeguato abbigliamento, consigli al turista
sprovveduto in terra straniera;
scorrendo le pagine la lettura
oi avvince come un romanzo. Si
può leggere stando in poltrona,
immaginando l’antico ghetto ebraico e la storia di Isaak Kara,
cabalista e poeta, sepolto il 15
aprile 1439, la tomba più antica
di quel cimitero che sembra mosso da « un sonno agitato ». Oppure soffermarci sul ponte Carlo e poi salire al Castello, e, intorno, i palazzi, una concentrazione di potere fin dall’alto medio evo. Canal però insiste, non
offre una semplice descrizione
oggettiva di muri e luoghi già
celebri.
Ci accompagna dalla grande
storia: Rodolfo II, Hus, Carlo
IV di Lussemburgo... alla quotidianità della birra, grande simbolo di convivialità ceca o al
trucco di vedere un giardino dal
buco della serratura! Ci porta
dal passato ancora bruciante di
una « primavera » presto gelata
all’incontro di oggi con un muratore ex-professore di filosofia,
dalle grandi statue, come San
Venceslao, alle scritte murali dell’isola di Kampa. Non è un catalogo con i luoghi da visitare
e le cose da comprare, « Praga »
è anche il dialogo di Claudio con
se stesso, anzi un dialogo a tre,
lui, la città e il lettore. Non annota, interpreta, non espone,
crea con la fantasia e la ragione.
Il risultato porta a rompere le
righe degli itinerari prefissati, a
diventare poco educati e curiosare senza paura nei cortiletti,
nei passagg:i scuri, su per le scale di vecchie case che improvvisamente offrono uno scorcio panoramico sulla città o su vecchie vetrate d’epoca, perché «Praga spesso si nasconde, vuole essere cercata e corteggiata ».
Il linguaggio per descrivere
Praga è quello dei poeti, dei musicisti, degli artisti che vi sono
nati, o che l’hanno assunta come madre adottiva: una vera e
propria bibliografia per iniziare
a conoscere una realtà diversa,
per diventare « un praghese quasi autentico ».
Per finire, come tutte le guide
della collana, « Praga » è corredata di cartine, orari, numeri
telefonici, indirizzi utili... una
abile mossa per farci vivere là
« col desiderio ». Bruna Peyrot
Claudio CANAL, Praga, prefazione di
Rossana Rossanda - Clup Guide, pp.
275, L. 20.000.
— Pensi che questo quaderno, nel quale figura qualche tuo
contributo come quello sul « potere », possa procurarti dei guai
con le gerarchie cattoliche?
Non penso proprio, anche se
— spesso — le mie previsioni
non si dimostrano molto attendibili. Può darsi che dagli scritti nasca qualche occasione di
dialogo, qualche necessità di
spiegarsi meglio, ma penso che
tutto il volume è sommamente
propositivo e non riesco a scorgervi una riga di polemica. L’intento della comunità, con questo volume, è quello di lodare
Dio per il dono della remissione dei peccati.
Accanto alle voci delle comunità di base (Barbaglio, Giudici,
Barbero e altri) il lettore troverà uniQ studio del professor Bruno Corsani. Per noi non è più
possibile affrontare tematiche e
problemi biblici e teologici di
tale spessore senza sentire le
varie voci e sensibilità cristiane.
A Pinerolo non si può riflettere
teologicamente se non in maniera ecumenica.
adulti. Noi abbiamo precisamente inteso portare un contributo
ed avviare un confronto tra noi
adulti. Una comunità di persone coscienti non ha certo bisogno degli elaborati delle nostre
« schede per bambini ». Ciò che
oggi ci -sembra mancare di piti,
a livello diffuso, è l’approfondimento biblico e teologico.
A. C.
— Anche questo risulterà uno
scritto ecumenico?
Franca Gonella: Certamente.
— Coloro che leggono i vostri
« catechismi » hanno l’impressione di trovarsi davanti ad elaborati che servono soprattutto (se
non esclusivamente) per giovani ed adulti che vogliano decisamente compiere approfondimenti teologici. Che ne pensate?
Cristina Broard: Pensiamo che
sia proprio così. Il vero problema, a nostro avviso, siamo noi
-COMUNITÀ’ CRISTIANE DI BASE DEL
PINEROLESE. Chiamati a vita nuova.
Oltre la confessione? pp. 176, Pinerolo 1987, i. 15.000.
Prefazione (Gruppo genitori); La riconciliazione nelle CDB italiane (Franco Barbero); La riconciliazione nella
Bibbia (Giuseppe Barbaglio); Testi evangelici sulla remissione dei peccati
(Bruno Corsani); Il potere liberante
nel N. Testamento (Franco Barbero);
La storia della riconciliazione nello
chiese cristiane (Com. di San Paolo);
Come scoprire con i bambini la realt,.della riconciliazione, del peccato e
della conversione? (Com, di base , :
Pinerolo); Celebrazione comunitari-;
del perdono (Com. di Pinerolo); Geou
e Nicodemo (Com. di Pinerolo); Eucarestia e perdono dei peccati (Com. ó
Pinerolo); La festa dell’arcobaleno ( !
diluvio) (Co-m. di Pinerolo).
Franco Barbero: La maggior
parte del volume è dedicata ai
testi classici nei quali le scritture ebraiche e quelle cristiane ci
parlano di riconciliazione e di
remissione dei peccati. Segue
un’ampia ricostruzione storica
delle forme con le quali le chiese cristiane hanno ritualmente
celebrato il dono della remissione dei peccati. Parecchie pagine
riguardano l’attuale esperienza
delle comunità di base sulla celebrazione del perdono. Ovviamente si è anche dovuto affrontare qualche tema teologico connesso alla celebrazi'One della cena del Signore che le comunità
di base interpretano anche come
pasto della riconciliazione.
UN VOLUME DI FRANCESCO FIUMAR;
Mazzini tra le brume di Londr
Il costante interesse di Francesco Fiumara verso la personalità di Mazzini e la sua multiforme opera di patriota, di politico, di educatore e dì letterato, ce
lo conferma — ancora una volta
— questo recente saggio: Mazzini tra le brume di Londra (La
Procellaria Editrice, 1987), il quale, oltre a darci la misura dell’estendersi -dì questo suo interesse, sottolinea l’impeg^no dello studioso del mazzinianesimo volto a cogliere gli elementi meno noti, ma certamente più
affascinanti della vita e dell’opera del grande genovese.
Fiumara è un poeta nel quale
i problemi umani, sociali e ideali hanno una loro rilevanza e
incisività; ma è anche uno studioso di storia risorgimentale e
patria. Pertanto: storia, letteratura e arte sono per lui forme
e fonti di pensiero e -di cultura
che non vanno disgiunte se si
vuol comprendere, nel loro complesso, ogni accadimento umano e sociale, ogni espressione
artistica. Ecco perché Mazzini,
per Fiumara, è esempio d’una
personalità completa ed eclettica, in cui i sentimenti di patria e di nazione non escludono
quelli di internazionalità, quelli
del politico e -del rivoluzionario
non sono opposti a quelli del
letterato e amante della musica
e dell’arte. Mazzini, infatti, si
distinse dal suo grande oppositore Karl Marx non solo per
la profonda fede in Dio ch’egli
ebbe (cosa che gli valse l’epiteto di « prete » da parte di Marx),
ma anche per quell’afflato umano
e quasi mistico che profuse in
tutto il suo apostolato dì educatore e di profeta dei destini
d’Italia.
Mazzini tra le brume di Londra vuole essere — più che una
aggiunta a quanto l’Autore ha
scritto nei precedenti saggi —
una ben disegnata immagine
del grande esule in ciò che fu
l’opera umanitaria a favore dì
operai e di ragazzi viventi in
condizione di estremo -disagio
economico e morale nei bassifondi di Londra. Si trattava di
operai e di ragazzi, italiani e
stranieri, ai margini della vita
civile e sottoposti al più duro e
mortificante lavoro. L’impatto
di Mazzini con questa categoria
di emarginati e di sfruttati fu
traumatico. Non avrebbe mai
pensato che nella capitale del liberalismo e della democrazia ci
potessero essere delle sacche di
umanità luride e squallide così
come lui le vide. Da solo, senza
mezzi e senza conoscenza della
lingua inglese, pensare di compiere un’opera di bonifica morale e culturale, oltre che sociale e
politica, sarebbe stato per qualsiasi altro pura utopia. Ma non
lo fu per Mazzini. Egli, dopo i
primi approcci e conoscenze, si
pose all’opera. Sarà prima la
Fletcher a dargli una mano con
l’introdurlo alla Biblioteca del
British Museum, dove l’esule italiano, a poco a poco, verrà a conoscere e stringersi in amicizia
con i nomi più prestigiosi della
cultura inglese, quali: Thomas
Carlyle, Dickens, Sterling, Browning, Swinburne, ecc., nonché
con gli italiani Filippo Ugoni, Gabriele Rossetti, i fratelli Rufflni,
la Quirina Mocenni Magiotti,
ecc. Tutti, in un modo o nell’altro, sostengono l’opera di Mazzini, sia nel dar vita alla «Scuola
elementare gratuita », avente lo
scopo d’istruire e di educare
quei ragazzi ignobilmente sfruttati da un certo tipo di negrieri, nonché alla pubblicazione de
« L’Educatore » — un periodico a
loro adatto — e dell’« Apostolato Popolare » — anche questo
un periodico avente carattere
socio-politico, sindacale e culturale — che veniva diffuso tra
i lavoratori dell’« Unione Operai
Italiani » e oltre.
Articoli su giornali, lettere a
personaggi di rilievo, appelli alla Camera inglese, conferenze,
ecc., fanno conoscere di Mazzini i suoi grandi ideali e la sua
costante opera di apostolato civile, morale e politico in Inghilterra e in tanti altri Stati europei. La creazione, accanto alla
« Giovine Italia », della « Giovine Svizzera » e della « Giovine
Polonia » portano il suo nome
ovunque ad essere un segno )i
libertà, di progresso e di t
tellanza, specie tra quei pop-ui
oppressi ed anelanti ad avere
una patria libera e indipene nte.
La « Scuola gratuita » — da
lui fondata e diretta — non fu
solo un centro d’istruzione, ma
soprattutto di educazione morale e civile; alla base delTordinFmento didattico di essa c’era ,i
formazione d’una coscienza rr .camente evangelica. Infatti d
Nuovo Testamento e la Bibl/rì,
venivano letti e -diffusi sia nelèi
Scuola che in mezzo agli oper; ,i
delTUnione.
Ovviamente tutto ciò trovò in
Don Angelo Maria Baldaccor.ì
— un prete oscurantista e retrogrado, oltre -che intollerante un accanito avversario, al punto
di accusare l’opera di Mazzini
di sovversivismo contro Tordine
costituito, di ateismo e dì altre
sìmili falsità; dicendo, inoltre,
che i collaboratori e gli insegnanti -della Scuola mazziniana
erano delle anime perdute (fra
questi Gabriele Rossetti, Filippo
Ugoni di fede essenzialmente
evangelica), degli « empi » de
gni dì essere impiccati. Ma le accuse del prete non ebbero eco,
perché l’opinione pubblica londinese fu a favore di Mazzini.
Così egli potè continuare la sua
opera -d’istruzione e di educazione con quella fede e con quegli intenti, che fanno ricordare
quelli dei pionieri valdesi, nel
periodo dell’evangelizzazione, e
cioè di creare una scuola là dove sorgeva una chiesa, come importante strumento di cultura e
di formazione di una coscienza
etica e cristiana.
Ernesto Pozzanghera
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5
4 settembre 1987
obiettivo aperto 5
SECONDO IL RAPPORTO 1986 DELLA SVIMEZ
MEZZOGIORNO: DI MALE IN PEGGIO
Alla crescita economica globalmente registrata in Italia non si accompagna un analogo riscontro nel Meridione - Oltre allaumento della disoccupazione è preoccupante l’accentuarsi della frattura tra Nord e Sud del nostro paese
L’il luglio scorso è stato presentato il Rapporto per l’anno
1986 della Svimez, l'Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno fondata nel ’46.
Un Rapporto come al solito
ricco di documentazione, che
conferma l’immagine dell’Italia
come quella di un paese diviso
in due parti, ciascuna delle quali ha una propria dinamica secondo un percorso che diverge
progressivamente sotto il profilo economico, sociale, culturale.
1 dati deH’86
Osserva la Svimez nell’introduzione al Rapporto:
« Se il 1986 è stato un anno positi’-o per l’economia italiana,
lo è stato molto meno per quella del Mezzogiorno. Il Pii del
Mezzogiorno è aumentato in termini reali dell’1,5%, un tasso
pan alla metà di quello relativo
al Nord (3,1%). E poiché, come
accade ormai da qualche anno,
la popolazione presente è aumeiitata solo al Sud, mentre
nel Nord tende ormai a diminuire. il divario nei tassi di crescita del prodotto prò capite è
stato ancora più accentuato:
1,1 I nel Mezzogiorno contro
3,3 nel Nord. A determinare
ran ci a mento decisamente meno
favorevole dell’economia meridionai.e, ha contribuito, oltre
che l’andamento negativo' d'elragriccU'ura, la più lenta crescita dei valore aggiunto dell’industria; in termini reali il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è aumentato dell’1,1
per cento nel Mezzogiorno contro il 3,7% 'del Nord.
Quanto agli investimenti fìssi,
se ii loro aumento è stato contenuto nel Nord (-t-1,5%), lo è
stato molto di più nel Mezzogiorno (-f-0,7%). La quota meridionale degli investimenti effettiiati nel paese, pari al 31%,
continua ad essere minore della corrispondente quota di popolazione (36%), Ciò è ancora
più vero, se si considerano i soli investimenti industriali, per
i quali la quota del Mezzogiorno è stata del 24%.
Il minore dinamismo dell’economia e la crescente pressione
deir offerta di lavoro del Mezzogiorno hanno continuato ad approfondire i divari di produttività. Fatta uguale a 100 la produttività per addetto del Nord,
quella del Mezzogiorno è risultata pari a 62,6 in agricoltura (con
Un arretramento addirittura di
5 punti rispetto all’anno precedente), a 73,7 nell’industria in
senso stretto, a 84,3 sia per le
costruzioni sia per i servizi vendibili.
Quanto al mercato del lavoro, l’occupazione in complesso
è aumentata nel Mezzogiorno di
40.000 unità (nel Nord di 120
mila); a differenza che nel Nord,
l’aumento è dovuto alla sola componente degli « indipendenti »,
l’occupazione « dipendente » essendo rimasta allo stesso livello
del 1985. Al contrario, data la
più intensa crescita d'eircfferta
di lavoro del Mezzogiorno, qui
si è concentrato l’aumento della
disoccupazione; i disoccupati
meridionali sono aumentati di
200.000 unità e cioè del 18%
(contro un aumento di 35.000
unità, pari al 2,8%, nel Nord). Il
tasso di disoccupazione è aumentato dal 14,3 al 16,5%, mentre è
sostanzialmente rimasto stazionario nel Nord, dove risulta pari all’8,5%.
Nel complesso le differenze di
andamento tra Nord e Sud rilevate per il 1986 confermano le
tendenze di medio periodo. Se
consideriamo l’ultimo triennio
(1984-86) di ripresa dell’econo
mia italiana, il saggio medio
annuo di aumento del Pii a
prezzi costanti risulta del 3% al
Nord, deU’1,7% nel Mezzogiorno; sia pure con differenziali minori rispetto a quelli rilevati
per il Pii, anche il tasso medio
di aumento degli investimenti è
stato più favorevole per il Nord:
gli investimenti fìssi lordi si
sono accresciuti del 4,1% medio
annuo al Nord e del 3,1% al
Sud; quanto alla disoccupazione,
essa è aumentata del 4,0% medio
annuo al Nord, del 9,3% al Sud.
Ma soprattutto in tutti i settori privati (salvo le costruzioni)
sono aumentati nel triennio -i
divari di produttività per addetto tra Nord e Sud; in particolare in agricoltura la produttività è aumentata rispettivamente
del 3,4% e dello 0,6% medio annuo; neH’industria in senso stretto del 5,3% e del 3,0%; nei servizi vendibili la produttività è
aumentata mediamente dello
0,4% nel Centro-Nord, mentre è
addirittura diminuita dello 0,9
per cento nel Mezzogiorno.
Sotto i due profili che più interessano, dunque, quello della
occupazione e quello della competitività del sistema produttivo, la frattura tra le due Italie
tende ad approfondirsi: l’ultimo triennio è stato di forte recupero per il Nord, che ha segnato rilevanti pregressi nella
ristrutturazione, innovazione, ricapitalizzazione e internazionalizzazione del proprio. sistema
di imprese, e, data la tendenza
alla stabilizzazione e, in un prossimo futuro, al declino deH’offer
ta di lavoro, ha visto sostanzialmente ricostituirsi la prospettiva
del ritorno al pieno impiego; rispetto a questi processi il ritardo del Mezzogiorno è divenuto
più grave ».
Le ragioni
deiraumento
del divario
Il Rapporto sottolinea che il
divario tra il Mezzogiorno ed il
resto del paese tende ad accrescersi. Ciò è soprattutto dovuto
al fatto che nelFarea centrosettentrionale si sono registrati importanti processi di ristrutturazione, di innovazione, di ricapitalizzazione del sistema industriale. Si tratta di processi
che non hanno investito il Mezzogiorno, contribuendo ad accentuare la frattura tra le due
aree.
Chiusa l’esperienza dell’intervento straordinario per l’economia del Mezzogiorno con il voto parlamentare del 2 agosto
1984 che ha posto fine alla Cassa per il Mezzogiorno, vigono
oggi numerose leggine ,e due leggi fondamentali (la 64 del 1986,
che regola l’intervento straordinario e la 44/1986, che vuole
sviluppare l’imprenditorialità
giovanile) che non sembrano
però essere capaci di innescare
nuovi meccanismi di sviluppo
economico.
Ad esempio la legge 44 (legge
« De Vito ») ha prodotto solo
91 (novantuno) nuovi posti di
Napoli: una manifestazione dei "senza-casa”. Il problema della
casa è sempre uno dei più pressanti nelle città del Sud.
lavoro a fronte di 1.300.000 disoccupati e la legge 64, che dà un
ampio spazio aH’iniziativa dei
soggetti delle autonomie (enti
locali, regioni, enti pubblici),
non riesce a decollare, dimostrando questi scarsa capacità
operativa. Così — osserva il Rapporto — « fatti eguali a 100 gli
impegni e le spese medie del
triennio 78-80, oggi questi sono
caduti rispettivamente a 37 e
72 (in termini reali) ».
La situazione del Mezzogiorno
è quella di uno stallo dell’economia, alla quale non sono estranei
fenomeni quali io sviluppo del
la criminalità organizzata e il
clientelismo politico.
Nei decenni scorsi si è alleviata questa situazione con la
emigrazione verso l’estero o il
Nord. Il contadino lasciava la
sua terra per andare a fare il
manovale al Nord.
Oggi però la situazione socia
le del Mezzogiorno è profonda
mente cambiata: i giovani di
plcmati o laureati, le donne, i
nuclei familiari esprimono minor disponibilità all’emigrazione. E poi verso dove?
Giorgio Gardiol
UN VOLUME PER APPROFONDIRE IL PROBLEMA
La questione ricorrente
Non si può parlare solo ó\ povertà, ma soprattutto ó\ (dipencienza - Nei centri urbani non
sacche (di arretratezza ma mo(derne contrad(dizioni - Il ’’compromesso religioso meridionale”
La Federazione delle Chiese
evangeliche ha curato la pubblicazione del bel libro di Paolo
Naso: La questione ricorrente.
Introduzione ad alcuni temi meridionalistici. (Prefazione di Sergio Aquilante, ed. Claudiana).
Provo a suggerire tre linee di
riflessione che troverete nel libro e che potete provare a sviluppare.
1) La questione meridionale
è una questione culturale. C’è
un’analisi sul Mezzogiorno portata avanti tra gli anni 50 e gli
anni 70 che, privilegiando il dato strutturale, ha messo in evidenza il problema del divario
nord-sud, della differenza quantitativa da colmare, del ritardo
storicamente accumulato.
Quest’analisi ha privilegiato le
politiche degli interventi straordinari divenuti di ordinaria amministrazione, la canalizzazione
di investimenti e flussi di denaro diretti al sud, rindustrializzazione forzata e disordinata.
Si è presto capito che il problema non era quello del divario quantitativo ma quello della
qualità dello sviluppo meridionale.
E’ evidente che tutto ciò che
ha a che fare con la qualità diventa un fatto di spessore culturale; per cambiare la qualità
ci vuole un’ipotesi culturale, una
capacità progettuale, c’è bisogno
di dirigere, organizzare e programmare lo sviluppo e questo
è un grande fatto culturale.
Si può avere a Pozzuoli una
moderna e sofisticata industria
elettronica come l’Olivetti, ma
questo non toglie che le scelte
produttive, la ricerca, l’innovazione vengano progettate e dirette da centri decisionali che
stanno altrove, a Ivrea, a Milano.
Si può incrementare il livello
dei consumi, del reddito pro capite, ma questo non migliora la
qualità della vita: nei « bassi »
napoletani troverete ogni specie
di elettrodomestici, l’automobile, il televisore e lo stereo, ma
neanche un libro; resta comunque la subalternità a modelli e
schemi consumistici indotti dai
mass media o dall’ambiente circostante.
Si può avere un esercito di
laureati, ma disoccupati, privi
di occasioni professionali, di
qualificazione, e che difficilmente si inseriranno nel mercato del
lavoro.
Dunque non povertà ma dipendenza, culturale ed economica.
Non più soldi, più industrie,
più investimenti, ma più sviluppo, più cultura, più capacità progettuale, più autonomia decisionale.
2) La questione meridionale
non è una sola, ma un insieme
di questioni.
Le analisi più recenti sottolineano che ci sono diversi approcci alla questione, non solo
quello in chiave economica o
ideologica.
La questione dei grandi centri
urbani è un possibile approccio.
Chi pensasse che le grandi città
meridionali sono sacche di arretratezza sbaglierebbe: non è
questa la categoria. Esse sono
piuttosto un concentrato di modernità, di moderne contraddizioni: una spaventosa concentrazione abitativa e insieme la crisi degli alloggi, la carenza dei
servizi più elementari alla popolazione, la instabilità politica
come dato costante delle amministrazioni locali, l’ordine pubblico, la crescita disordinata e
casuale degli insediamenti abitativi. Queste sono le contraddizioni di uno sviluppo senza progetto.
Nelle moderne analisi, insomma, la questione meridionale si
complica e si spezza in mille altri rivoli di questioni.
3) La questione meridionale
ha una specifica dimensione religiosa.
Belle sono le pagine che ricostruiscono il contributo di Ernesto De Martino, studioso poco
noto in ambiente protestante,
che considerava la religiosità meridionale come una dimensione
conoscitiva della « questione »
nel suo complesso, e spiegava le
ragioni del sincretismo paganocattolico, di quelle forme di
compromesso tra un sostrato
preesistente di riti, di pratiche
magiche, e la « riplasmazione »
che se ne è fatta in chiave cristiana. E’ il compromesso religioso meridionale, come dice
Sergio Aquilante nella bella in
troduzione che è quasi un piccolo sagsio autonomo.
Questo compromesso è precisamente la forma specifica con
cui la Controriforma si è attuata nel Mezzogiorno. Ed è su questo comioromesso che si può forse intervenire.
Nel passato non lo abbiamo
mai fatto organicamente. Una
storia delLevangelismo meridionale non è stata ancora scritta.
L’idea è quella di capire con quali strumenti di analisi, con quali categorie interpretative si sono rnossi nel passato gli evangelici in Italia meridionale.
E oggi?
Se è vero che la questione meridionale ha una specifica dimensione culturale ed una specifica
dimensione religiosa, sono questi i terreni privilegiati sui quali è possibile incidere. La Federazione delle Chiese evangeliche
nel 1980 si è mossa su questa
ipotesi nelle zone terremotate:
a Ponticelli, al Centro E. Nitti,
come a Monteforte la presenza
e la testimonianza evangelica
non consistono solo in un aiuto
materiale alle popolazioni colpite, pure importantissimo, ma
incidono più in profondità, nel
mutamento del costume e della
mentalità, attraverso strumenti
di formazione, di promozione culturale ed umana che cambiano il
segno dei modelli di subalternità e di dipendenza economica,
sociale e religiosa.
Rosanna Nitti
6
6 vita delle chiese
T
4 settembre 1987
CAMPO TEOLOGICO A TRAMONTI
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
La fine
Vìsita a Bovile
Varie fasi del pensiero protestante in interrelazione con le teorie
scientifiche - Ridurre le ’’pretese umane” di fronte alla cosmologia
Dal 29 luglio al 4 agosto ha
avuto luogo presso il Centro
ecumenico « L. Menegon » di Tramonti di Sopra (PN) il campo
teologico sul tema: «Scenari biblici e scientifici della fine »,
sotto la direzione del pastore
A. Berlendis di Venezia.
Gli iscritti — ima ventina —
provenivano da varie località
d’Italia (Pordenone, Venezia, Padova, Trieste, Ferrara, Roma);
numerosi e vivaci, tra essi, 1
giovani.
Entro lo schema del serrato
discorso, impostato dal pastore
Berlendis con ampio corredo
bibliografico, che ha riguardato
le varie fasi attraversate dal
pensiero teologico protestante
(dalla separatezza tra fede e
scienza della tradizione, al concordismo elementare della fine
del secolo scorso, fino alle più
recenti indicazioni per l’accertamento di possibili correlazioni tra i due ambiti) si sono inserite le relazioni del dott. S.
Ferluga, astronomo e ricercatore presso l’Università di Trieste; e del dott. Alberto Bragaglia. Di particolare interesse
documentaristico e culturale,
inoltre, la conversazione della
prof. Anna Maria Grimaldi, di
Milano, su « L’Apocalisse nella
letteratura italiana », con i suggestivi richiami alla tematica
apocalittica ricorrente in alcuni
dei più importanti autori della
nostra letteratura.
Ecologia e teoria
delle catastrofi
Alberto Bragaglia, facendo riferimento alla teoria delle catastrofi nelle sue più recenti accezioni e al suo valore di mo
deliizzazione rispetto ad ogni
forma di mutamento, ha ipotizzato, mediante interessanti e
plausibili riferimenti, possibili
previsioni circa la fine (o il ricominciamento) del nostro mondo da un punto di vista ecologico.
Il dott. Ferluga, utilizzando un
ricco e interessante corredo di
diapositive, ha illustrato le ultime osservazioni circa la nascita e lo svilupparsi neH’arco di
circa quindici miliardi di anni
del nostro universo e la sua
ambigua tensione verso un’infinita espansione o una nuova contrazione. In questa sconfinata dimensione ha collocato la vicenda umana, che risulta quindi
ben più limitata nello spazio e
nel tempo, suggerendo il principio antropico, l’ipotesi in base
alla quale si ritiene che l’evoluzione deH’universo sia orientata verso l’emergenza dell’homo
sapiens, come strumento di lavoro, che riduce le pretese umane nei confronti di interpretazioni cosmologiche univoche.
In questo contesto scientifico
si è inserito il discorso teologico del pastore Berlendis, che ha
rifiutato completamente vecchi
schemi suggeriti dalla teologia
naturale deH’apologetica cattolica, orientato ed aperto verso
ima correlazione continua fra
dati di scienza e dati di fede,
per un attento confronto tra le
due e in modo da rendere conto anche della « dicibilità » della seconda.
Nell’abbondante bibliografia
citata, va sicuramente segnalata
l’opera di Kreck « Dogmatica
evangelica », Claudiana 1986, che
assieme all’altro volume di J.
Moltmann, « Dìo nella creazione » (Queriniana, 1986) può va
ÍÍ
Chiesa e Stato”
Dopo due anni è tornato alla
Casa Valdese di Vallecrosia il
Campo Cadetti. Si è svolto dall’8 al 23 luglio e vi hanno partecipato 25 ragazzi, tra i 13 e i 14
anni, provenienti per lo più dal
nord Italia.
Il tema scelto per questo campo potrà sembrare ad alcuni
troppo impegnativo per ragazzi
di questa età, ma la conferma
dell’interesse nei confronti dell’argomento è venuta proprio da
loro. « Chiesa-Stato »: questo il
tema generale suddiviso poi in
tre momenti aventi come punto
di riferimento tre diversi riformatori e il loro modo di vedere
questo rapporto: « Lutero e la
guerra dei contadini », « La Stra^
sburgo di Bucero » e « La Ginevra di Calvino ». Ciò che ha
maggiormente appassionato i
ragazzi è stata la preparazione
della drammatizzazione di questi tre aspetti dei rapporti Chiesa-Stato, con la quale si è concluso il campo. Grazie al lavoro di Umberto Stagnare, che ha
collaborato al campo in qualità
di scenografo, è stato possibile
creare una macchina del tempo
che ha permesso agli spettatori di spostarsi dalle campagne
della Germania, dove i contadini lottavano contro i principi, a Strasburgo, in una piazza
della città dove, tra i pettegolezzi delle donne al mercato e
le riunioni degli anabattisti, è
stata illustrata agli spettatori la
situazione. L’ultima scena ci ha
portato a Ginevra, dove abbiamo
fatto la conoscenza di un Farei
grintoso e di un Calvino in un
primo momento ancora titubante, ma che in breve mostra il
suo carattere deciso di riformatore. E’ stato detto prima che la
macchina del tempo ha permesso agli spettatori (i 110 bambini
della Colonia più i monitori ed
il personale della Casa Valdese) di spostarsi nel tempo, ma
soprattutto nello spazio. Infatti, contrariamente a quanto di
solito avviene nei teatri, questa
volta non c’era un palco sul
quale cambiavano le scene, ma
erano gli spettatori che si spostavano da un posto all’altro
della Casa nei quali erano state ailestite le scenografie. Il giudizio finale di questo campo non
può che essere positivo, ed a
conferma di ciò la richiesta da
parte di tutti i cadetti di poter
tornare l’anno prossimo.
lere com,e indicazione di lettura
a quanti desiderino accostarsi
come credenti alle tematiche
affrontate.
Notevole e apprezzabile l’impegno del pastore Berlendis nella sua tensione verso una proposta che possa rivolgersi a tutti i credenti ed in particolare
ai giovani, oggi sempre più oggetto di sollecitazioni elusive ed
escludenti da parte della scienza e delle sue promesse. Si tratta
di un discorso altrettanto scientifico e affascinante quale quello impegnato a ricercare nel linguaggio teologico della Bibbia
la risposta ai problemi più coinvolgenti del nostro tempo ;e la
promessa di sicure realizzazioni divine.
Strettamente collegato ai lavori del campo è stato il culto
tenuto da alcuni partecipanti domenica 2 agosto nella chiesa valdese di Tramonti, durante il
quale si è cercato di tradurre e
trasmettere i contenuti emersi
in concrete parole di fede, di
speranza e di testimonianza per
i credenti.
P. A.
VILLASECCA — Membro del
Concistoro dal 1967 al 1982 e non
più rieleggibile a norma dei Regolamenti, Filiberto Peyronel si
è serenamente « addormentato
nel Signore », all’età di circa 80
anni.
Ai familiari tutti la nostra comunità esprime la propria simpatia umana unita alla speranza cristiana nella risurrezione
dei morti in Cristo.
• Il past. Sergio Rostagno,
prof, presso la nostra Facoltà
a Roma, ha presieduto due culti. Luigi Marchetti, di Pomaretto, ed Emilio Rostan hanno potuto svolgere il proprio ruolo di
predicatori locali presiedendo
tre culti.
A questi nostri fratelli la comunità esprime la propria riconoscenza.
• NeH’ambito delle attività della Società di Studi Valdesi, domenica 2 agosto, un gruppo di
nostri fratelli, guidato dal past.
Giorgio Tourn, ha visitato la nostra comunità celebrando un culto nella scuoletta di Bovile-Grange e fermandosi successivamente, per un rinfresco, nel vecchio
tempio di Villasecca Inferiore,
costruito nel 1556.
• Domenica 16 agosto ha avuto luogo la riunione a Villasecca Inf. Abbiamo ascoltato con
vivo interesse le esperienze e le
VALLECROSIA
Per la riuscita di questo campo vanno innanzitutto ringraziati i ragazzi che vi hanno partecipato, nonché il Comitato della
Casa Valdese e il suo Direttore Sergio Nisbet, Infine i monitori, tra i quali avrebbe dovuto
esserci il past. Marco Ayassot
che purtroppo non vi ha potuto partecipare per motivi di salute e al quale vanno i nostri
più cari auguri. Gli altri monitori erano: Marco Bellora, Milena Beux e Dino Magri responsabili degli studi; Gabriella Couccurde e Daniele Bellora per la
animazione; Umberto Stagnerò e
Daniela Magri per la preparazione delle scenografie. N. S.
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Corso per operatori
nei servizi e nelia diaconia
(Tasa CARES - Dal 31 ottobre al 4 novembre 1987
Prosegue il ciclo dei corsi di formazione per tutti coloro
che, in vari modi, sono impegnati o desiderano impegnarsi,
a tempo pieno o nel loro tempo libero, nelle diverse iniziative di servizio della Chiesa.
Lo scambio di esperienze, il confronto, la ricerca e lo studio comunitario si propongono di offrire una formazione, o
un aggiornamento, che — in aggiunta alle esperienze dei singoli — diano gli strumenti per un lavoro non solo adeguato
e corretto rispetto alle attuali esigenze sociali, ma anche impegnato in una ricerca di fedeltà all’Evangelo al quale siamo chiamati a rendere testimonianza nell’assistenza, nella
promozione, nella formazione e nei vari altri aspetti che assume l’impegno diaconale dei credenti.
Durante rincontro saranno ripresi due schemi di lavoro
già usati in precedenza: studio biblico, per avere dei riferimenti di ispirazione concreti e diretti; attualità e storia, per
conoscere meglio il contesto in cui ci muoviamo e le sue
radici. Si aggiunge il tema dell’animazione per effettuare una
ricerca, ii più possibile partecipata, sulla testimonianza nella
diaconia.
VENERDÌ’ 30 OTTOBRE
Arrivo dei partecipanti e loro sistemazione. Prime presentazioni, ecc.
SABATO 31 OTTOBRE
ore 9: Past. Yann Redalié, Introduzione aile tecniche dell’animazione;
ore 15: Si prosegue con lo studio sull’animazione seguendo il
tema: Testimonianza nella diaconia;
in serata: Altre presentazioni e tempo libero.
DOMENICA r NOVEMBRE
ore 9: Past. Yann Redalié, Testimonianza nella diaconia.
Conclusione di un primo ciclo sulle tecniche di animazione;
ore 15: Past. Daniele Garrone, Introduzione allo studio del
Profeta Amos.
LUNEDI’ 2 NOVEMBRE
ore 9: Prof. Salvatore Caponetto, Introduzione alla storia
della Riforma in Italia;
pomeriggio: Visita alla Casa di riposo « Il Gignoro », cena a
Firenze e rientro in serata.
MARTEDÌ’ 3 NOVEMBRE
ore 9: Past. Claudio Pasquet, Prosegue Io studio del Profeta Amos;
ore 15: Past. Emidio Campi, Storia della Riforma in Italia.
MERCOLEDÌ’ 4 NOVEMBRE
ore 9: Past. Daniele Garrone e Claudio Pasquet, Conclusione dello studio biblico sul Profeta Amos;
ore 15: Past. Emidio Campi, Daniele Garrone e Claudio
Pasquet, Tavola rotonda: Giustizia, Regno di Dio e
servizio.
Libri consigliati per la preparazione al corso:
— Amos, profeta della giustizia, Giorgio Tourn, Ed. Claudiana.
— Breve storia della Riforma italiana, Manfred Welti, Ed.
Marietti.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a: Casa CARES « I
Graffi» - 50066 Reggello (FI), tei. 055/865.20.01.
impressioni riportate da alcuni
fratelli della nostra comunità durante la loro recente visita compiuta alle chiese valdesi in Uruguay ed Argentina.
• Nel corso del culto di domenica 23 agosto è stata battezzata Monica Ghigo di Renzo e
Carla Griotto.
Ai genitori rinnoviamo la comunione di tutta la comunità
nel loro compito di educatori
credenti sotto lo sguardo del Signore.
Grazie!
ANGROGNA — Il Concistoro,
nella riunione del 21 agosto, ha
espresso la gratitudine della Comunità allo studente in teologia
Stephan Mùhlich per il lavoro
pastorale svolto nei due mesi
successivi alla partenza del pastore Platone per gli Stati Uniti.
• E’ mancata presso il Rifugio Carlo Alberto, all’età di 90
anni, Anna Chauvie ved. CharUn, per oltre 40 anni insegnante
nelle scuole elementari del Co
mune. Giunga ai familiari la so
lidarietà della Comunità.
• Il 12 agosto, nel tempio dei
Serre, hanno invocato la benedizione sul loro matrimonio Au
tonella Benazzato e Sergio Avondetto, di Torre Pellice.
Bazar
SAN SECONDO — Il tradizionale BAZAR, organizzato dare
sorelle dell’Unione delle madri,
avrà luogo domenica 13 s: itembre alle ore 15 presso la
Sala delle attività.
Concistoro
POMARETTO — Il concistoro
è convocato per sabato 5 s. itembre alle ore 20.30 presse i
locali dell’Eìcolo Orando.
Calendario
Sabato 12 e
domenica 13 settembre
n FESTE DOLCINIANE
BIELLA — NeH'amblto delle Feste
dolciniane, neH'ottantennio deH'obelisco. sabato 12 settembre alle ore 21,
presso la sala del « centro anziani » di
Cassato, Giorgio Bouchard introduce
il dibattito su « identità e resistenza
dei popoli oppressi ”. Domenica 13 alle
ore 10, culto evangelico aila Bocchetta
di Margosio (Panoramica Zegna, Trivero); ore 11, assemblea della Ca de
studi dossinian ai cippo di Fra Dolcino,
sul monte Mazzaro; nel pomeriggio
musica, canti e balli della tradizione
montanara ed operaia piemontese.
PALERMO (Piana degii Aibanesi) —
Nei giorni 19 e 20 settembre, organizzato dal Comitato nazionaie federativo minoranze iinguistiche d’Italia, si
svolge un convegno su « Comunità
religiose e minoranze linguistiche oggi in Itaiia », sotto ii patronato della
Comunità Europea e del Segretario
Generale del Consiglio d'Europa. Intervengono, per la Chiesa e la minoranza linguistica valdesi, i pastori
Paolo Ribet e Paolo Ricca ed il prof.
Arturo Genre.
RIVOLI (To) — Nei giorni 19 e 20
settembre presso il centro Filadelfia
si svolge un incontro organizzato daile
Comunità di base; preghiere e riflessioni sul tema: « Essere semplici è
possibile? ».
li.
7
4 settembre 1987
valli valdesi 7
RODORETTO
Il canto delle cascate
Allevamento, coltivazione ed estrazione del talco: dal 1973 il piccolo museo testimonia dell’attività degli abitanti, costretti dalle asperità montane a lunghe giornate di duro lavoro
Se per un attimo dimentichiamo che « Rodoreto » (così com’è scritto a Sibaud fra i nomi delle altre parrocchie delle
valli) vuol dire distesa di rododendri e scomponiamo il nome
in sillabe, Ro-do-ret-to, avvertiamo un rotolìo di sassi, specie
quando il Rio dorato è in piena, od anche un accavallarsi di
neve molle che, d’inverno, rovinosamente scende lungo i canaloni del vallone, per finire con il
canto argentino delle mille cascatene dei ruscelli che rendono verdeggianti i ripidi declivi, rallegro scambio dei messaggi canori fra i piccoli volatili del posto,
nonché il « fischio » d’allarme
delle marmotte che prediligono
i costoni soleggiati ai piedi del
Pignerol.
Questo è Rodoretto, la cui
strada di accesso, oggi asfaltata, Si diparte dalla provinciale di
Frali, in zona Rivet, ad un km.
oltre la miniera di talco della
Gianna e della Paola.
Non era così cinquant’anni fa,
quando ancora il Rio, che lambiva la base del sentiero dai grandi scalini scoscesi — 11 Eichalèiras — Ci sussurrava ad ogni passo il detto coniato nel Medio
Evo: <( Di qui si va fra la perduta gente » (Vedi don Salen
nella (( Val S. Martino » edita
nel 1908).
Dopo un km. di percorso scavato nella roccia che scende a
precipizio nel torrente, si apre
il vallone. A sinistra Bosco nero
con secolari abeti bianchi e qualche larice. E’ qui che i Roux,
esperti in fornaci, hanno cotto la
calce che nel secolo scorso è servita alla ricostruzione dell’antico presbiterio di Villa Rodoretto, nonché della sacrestia cattolica, distrutti dalla valanga nel
1845 e al «rempart» che ci protegge in caso di nuove abbondanti nevicate. E’ doveroso ricordare che nella sciagura persero la
vita il pastore Buffa e la sua
famigliola.
Ai margini di Bosco nero, di
proprietà comunale, si diparte
la zona dei prati suddivisa in
piccoli appezzamenti di proprietà degli abitanti, oggi destinata
al pascolo di una minuscola
mandria di vitelli, mentre nel
passato forniva una buona quantità del fieno necessario al mantenimento dei bovini allevati
dalle famiglie del posto. A tale
proposito penso valga la pena
di ricordare che nel 1908 è stata
fondata una « Società di mutuo
soccorso del bestiame », che interveniva in caso di disgrazia.
I capi assicurati s’aggiravano
sui 120-130; la « Società » si estinse verso il 1960 con lo spopolamento del vallone.
Tra boschi di alto fusto e di
ontani che ricoprono la parte
alta del declivio del costone di
Galmount che ci separa da
Frali ed i prati che costeggiano
il Rio dorato, proseguiamo e ci
inoltriamo nei due territori del
Prato dell’orso e quindi della
Salma.
Tutti e due sono di proprietà
degli abitanti ed oggi sono ceduti in affitto ai « bergìe ». Ciò
non sorprende, l’interessante è
però che gli utili vengono ripartiti ancora in base alle proprietà espresse in lire-soldi-denari-punti ed atomi. (Una lira vale 20 soldi, un soldo 12 denari,
un denaro 12 punti e così 12 atomi).
Siamo così giunti alla Vergia,
di pochi metri inferiore ai 3.000;
con apprensione diamo uno
sguardo « à pà l’èicuèlo », anticamente attraversata dai nostri
contrabbandieri. Di qui ritorniamo sui nostri passi per riprendere Tescursione seguendo la
sinistra orografica. Lasciato alle spalle « leu toumple di pé »
(dei piselli) al termine degli
« Eichalèiras » dopo 200 metri, aH’improvviso, sulla destra
ci appare Villa di Rodoretto. Il
forestiero istintivamente fa un
passo a ritroso: ha l’impressione che la borgata gli stia piombando addosso. Caratteristica
generale degli abitati di montagna (poche sono le eccezioni)
era quella di essere costruiti lungo i costoni poiché «lì dot»,
tratti ’’pianeggianti”, servivano
alle coltivazioni di patate e segale. Ancora 700 metri ed entriamo nella parte medio-alta del
capoluogo del vallone.
Davanti a noi la Chiesa cattolica con i suoi annessi, costruita intorno al 1740 e consacrata nel 1769. Venti metri prima, sulla destra, l’antico Tempio valdese ceduto alla famiglia
Meynier nel 1843, poiché si era
dato inizio alla costruzione dell’attuale Tempio, in quanto il
primo non rispondeva più alle
necessità del momento. Il censimento del 1839 riporta che la
popolazione valdese della parrocchia (dalle Coste a Crosetto)
ammontava a 261 membri, con
una frequenza media ai culti di
115-120. Nella parte bassa della borgata c’era la caserma delle
Guardie di finanza, che viene
indicata oggi nella casa di Bruno Breusa. Nella seconda metà
dell’800 e ai primi del ’900 nel
capoluogo funzionavano quattro
scuolette: due cattoliche e due
valdesi. L’ultima ad essere chiusa è « Tèicolo granfio », oggi saletta del nostro Museo. Anche
il Comune di Rodoretto cessò
di esistere, con decreto reale, in
data 15 giugno 1870, nel momento in cui la capitale era Firenze.
Fu così unito a Frali, che lo accolse ben volentieri, perché portava in dote un vasto territorio
di piante di alto fusto che in varie occasioni si dimostrarono di
preziosa utilità.
Una lapide fissata su di una
parete esterna della Chiesa cattolica ci ricorda gli otto caduti
della « grande guerra », più Beniamino Tron, partigiano.
Rodoretto rispose alla grande
chiamata con ben 64 suoi giovani.
Il museo
Il piccolo Museo di Rodoretto, anche se in un certo qual
senso è la cenerentola dei Musei delle Valli, dà lustro al nostro vallone e testimonia della
tenacia, dell’operosità, della
forza dei suoi abitanti del passato. Nacque nel 1973 ed il ma^
teriale, raccolto fra la popolazione, fu in rxn primo tempo esposto quale mostra, nell’aula scolastica, poi è stato successivamente ordinato nei tre locali
soprastanti. Oggetti poveri, fatti dalle mani callose dei rodorini, nelle lunghe veglie trascorse nelle stalle dove il calore del
bestiame faceva risparmiare
qualche bel pezzo di legna in
cucina. Oggetti poveri, certo, ma
ricchi di storia!
Sì, la povertà ha avuto il suo
predominio. Lo dimostrano i
mille muretti, ancora visibili fino ai piedi dei grandi roccioni
della montagna, che cercavano
di impedire alla poca terra soprastante di scivolare lungo i
ripidi declivi. I fazzoletti di terra ottenuti con grande fatica
offrivano poi un magro compenso, tant’è che, ancora alTinizio
del ’900, i giovani di ambo i sessi, anche sposati, con l’arrivo
dell’autunno, con poche provviste e a piedi, varcavano il confine francese in cerca di « fortuna ».
Con la scoperta del talco la situazione migliorò; gli uomini va
lidi dimenticarono i sentieri impervi dell’alta montagna, le corse per sfuggire ai « propozé » ed
entrarono in miniera. Qualche
liretta venne ad arrotondare i
magri bilanci, ma in casa entrò
anche la silicosi, che presto intaccò le fibre di tanti robusti
montanari, con conseguenze tragiche.
Lasciamo Villa Rodoretto, dopo esserci dissetati con l’acqua
fresca della fontana (la Trattoria dei cacciatori ha chiuso i battenti il 1° gennaio scorso) e a
ritroso, dopo 200 metri, siamo
al Chai (dai). Qui anticamente
c’era il palazzo dei conti di Valperga, signori della Val S. Martino, e un convento dei Cappuccini. Oggi c’è il cimitero del
vallone diviso in due settori:
uno cattolico ed uno valdese e
poco distante la zona « lou
palai ».
In leggera salita, lungo una
strada carrozzabile in terra battuta, ci inoltriamo nel vallone.
Superiamo quattro borgate che,
in un resoconto minuzioso, avrebbero tante cose da dirci e
raggiungiamo la Balma. Antiche
baite che avrebbero potuto raccontare della miseria, della fatica, dei sacrifici di una popolazione di testardi, di forti, di ossuti montanari che nel periodo
estivo salivano dalle varie borgate sottostanti con il proprio
bestiame. Quanti escursionisti
sono tornati in città soddisfatti
di avere fotografato una mandria
pascolante ai piedi della Vergia,
oppure un gregge brucante la tenera erba delle pendici dei
« Loungiii »!
Oggi la Balma ospita il ’’no
stro” « bergìe » che trascorre
l’inverno nei dintorni di Torino e
non è più la « mianfio » di un
tempo.
Molte graziose casette hanno
preso il posto delle misera casupole ed un acquedotto con
centralina elettrica, costruito dagli stessi proprietari (figli e nipoti dei già menzionati balmarin), fornisce l’energia necessaria a tutti gli utenti ed un’acqua
che molti ci invidiano. Siamo nel
bel mezzo di un grandissimo anfiteatro con le cime già ricordate verso sud-ovest, ovest e
nord-ovest e verso est e nordest i vasti e ripidi prati di montagna che ogni anno venivano
« tosati » per completare la provvista di foraggio per i bovini.
Non era una eccezione che splendide stelle alpine facessero la
fine delTerba tagliata dalla falce: siamo sui 2000 m.
La giornata lassù era lunga:
dall’alba al tramonto. Della fatica è meglio non parlarne, ciò
nonostante si sentiva il canto
dei giovani echeggiare da un
cocuzzolo all’altro. Quando poi
si scendeva il fieno, un 60-70 chili legati da tre robuste corde,
erano le ginocchia che venivano
messe a dura prova. Ecco perché le giovani generazioni hanno abbandonato le montagne; ritornano per le ferie. Il viaggio
a volo d’aquila, o meglio di poiana, perché le aquile sono scomparse, è terminato. Una pagina
di storia antica completerebbe
il tutto; cercheremo quindi di riparlare di Rodoretto un’altra
volta, magari in occasione del
3° centenario del Rimpatrio.
Enzo Tron
XXVII Convegno
di studi sulla Riforma
Il Convegno si terrà nelle sole
giornate di domenica 6 e lunedì 7 settembre, nell’Aula Sinodale.
Si aprirà domenica alle ore 15
con la presentazione del volume di Giovanni Miccoli Fra mito della Cristianità e secolarizzazione nella forma di una tavola rotonda a cui partecii>eranno studiasi cattolici ed evangelici e l’autore stesso. Il tema è
di grande attualità e merita la
massima attenzione nel momento attuale in cui la politica e
la teologia cattolica sollevano
tanti problemi nel nostro paese.
La giornata di lunedì, con
inizio alle ore 9, sarà occupata
invece da una serie di relazio
ni: G. Gönnet: Muston e Charvaz, una memorabile polemica
sull’origine dei valdesi; Lucia
Guasti Gardiol: Il problema delle sculture del battistero di Parma; Bruno Corsani: Uso ed esegesi della Bibbia nel ’’Manuel
du vray chrestien »; A. Maria
Valdambrini-Dr agoni: L’opera
della Scuola Normale; Giorgio
Rochat: Le circolari di Paolo
Bosio del 19^.
Nel pomeriggio, con inizio alle ore 15, si avrà la discussione
dell’opera di Ovidio Capitani;
Storia dell’Italia medievale, presente l’autore, ed una tavola rotonda sui problemi storiografici
della Riforma e Controriforma
presieduta da Massimo Firpo.
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RINGRAZIAMENTO
« Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato »
(Atti 2: 21)
£’ mancata
Margherita Picco Longo
La rimipiangono i suoi Luigi, Anna
Maria, Silvana, generi, nipoti e parenti
tutti.
La salma riposa nel cimitero di
Torre Pelliee.
Si ringraziano colono <ihe sono stati
di aiuto e conforto; i medici ed il personale delTospedale valdese di Torre
Pelliee per l’assistenza prestata.
Torre Pelliee, 29 agosto 1987
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Luigia Rivoira ved. Jahier
ringraziano di cuore tutte le persone
che nella triste circostanza hanno loro
dimostrato affetto e simpatia e rivolgono un pensiero «riconoscente ai past.
Paolo Rihet ed al dr. Valter Broue.
San Germano, 4 settembre 1987
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Elio Rostan
nell’impossibilità dd farlo singolarmente, ringraziano tutte le persone che in
qualsiasi modo sono state loro vicine
nella tri^e circostanza. In modo particolare ringraziano il past. Paolo Ribet,
il dr. Vincenzo DeRa Penna, i medici
e gli infermieri dell’Ospedale di Pomaretto, la Croce Verde di Perosa Argentina, le Associazioni alpini, AVIS,
Anziani RIV, la banda musicale di S.
Germano e le corali di S. Germano e
Pramollo.
San Germano, 4 settembre 1987
L’Associazione Amici dell’Asilo dei
Vecchi di S. Germano Chisone partecipa con dolore la scomparsa del suo
fondatore e presidente
Elio Rostan
ed esprime ai suoi familiari il suo
fraterno affetto.
San Germano, 26 agosto 1987
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- Via Nazionale. 22 - Tel. 840707.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454,
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22604.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica ;
DOMENICA 6 SETTEMBRE 1987
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SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 90223.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pelliee: Telefono 91.996.
8
8 fatti e problemi
4 settembre 1987
STRANIERI IN ITALIA
AMNESTY INTERNATIONAL
Nuovo rinvio?
Forse non sarà sufficiente il nuovo termine del 27 settembre perché
gli immigrati ’’clandestini” possano regolarizzare la loro posizione
Continua la corsa contro il
tempo per regolarizzare i circa
225 mila stranieri che risultavano ancora clandestini dopo il 27
aprile, termine fissato in un
primo tempo per la sanatoria
dalla legge 943 del 30 dicembre
1986. La nuova scadenza è stata fissata al 27 settembre, ma
è ancora troppo presto per dire se potrà essere rispettata
oppure se il ministero dell’Interno si vedrà costretto ad un
altro slittamento. Al 31 dicembre scorso, nelle liste del Viminale risultavano ulficialmente
450.227 stranieri, ed altri 74.315
si sono messi a posto entro il
primo termine, il 27 aprile. Dai
dati ufiìciali e dalle stime sulle
dimensioni delle sacche di clandestinità ancora esistenti si ricava che gli stranieri effettivamente residenti in Italia si aggirano sui 750.000.
Sono stime che emèrgono da
una ricerca tuttora in corso che
coinvolge gli studiosi di statistica e demografia di quattro università: Torino, Roma, Napoli e
Teramo. Coordinatore è Marcello Natale, de La Sapienza di Roma. « Ogni cento persone registrate — dice Mauro Reginato,
PENA DI MORTE
Ancora
114 paesi la
prevedono
Sono ancora 114 i paesi del
mondo che contemplano nella
loro legislazione la pena di morte, mentre dodici — tra cui l’ItaJia — la prevedono solo in
caso di guerra per reati militari, una dozzina l’hanno abolita
di fatto, e solo 29 in linea di
principio in ogni caso. Lo sostiene il rapporto presentato da
Marc Bossuty, «relatore speciale»
della sottocommissione deU’ONU
per la lotta contro le discriminazioni.
Secondo il rapporto Bossuty —
che spi^a il difficile iter giuridico-politico per convincere gli
stati ad abolire la pena di morte — i paesi che mantengono la
pena di morte anche per alcuni
reati comuni più gravi sono così distribuiti nelle varie aree
geo-politiche: Occidente, solo alcuni stati degli USA ed il Liechtenstein (ma nel paese non si
condanna nessimo alla pena capitale da oltre due secoli), tutti
i paesi est-europei, in Medio
Oriente quasi tutti (eccetto Cipro ed Israele), in Africa tutti
(eccetto Capo Verde), in Asia
quasi tutti (eccetto Nepal), in
(Dceania molti.
Oltre all’Italia, mantengono
la pena di morte solo per reati
militari (in caso di guerra), tra
gli altri. Argentina, Brasile, Messico, Perù, Spagna, Israele, Cipro, Malta, Gran Bretagna, San
Marino, Svizzera.
Pur conservandola in linea di
principio, hanno abolito la pena
di morte per reati comuni paesi come Irlanda, Grecia, Madagascar e Nuova Zelanda.
Tra i paesi che hanno abolito
in linea di principio, in ogni caso, la pena di morte, ci sono
Austria, Germania Federale, i
Paesi Scandinavi, Francia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo,
Monaco, Santa Sede, Colombia,
Nicaragua, Costarica, Ecuador,
Honduras, Panama, Uruguay e
Venezuela.
dell’Istituto di Statistica della
Facoltà torinese di economia e
commercio — si può ipotizzare
l’esistenza di circa 40 clandestini ». Come fonte principale
di informazioni, Reginato ha utilizzato i dati sui permessi di
soggiorno rilasciati dalle Questure italiane. Gli stranieri ufficialmente rilevati in Italia, in
numero pressoché stabile fino
al 1979 (205.449), sono più che
STRANIERI REGISTRATI
IN ITALIA
raddoppiati negli ultimi sette
anni (298.749 nell’80, 358.941 nell’82, 403.923 nell’84, 423.004 nell’85 e 450.227 l’anno scorso), ad
un tasso annuo di crescita che
è stato del 45% nel 1980, dell’ll
per cento nel 1981, deH’8% nell’82 e del 6% negli anni successivi.
Mentre gli stranieri europei
si mantengono costanti e sono
poco più della metà, cresce la
incidenza dei gruppi di origine
africana ed asiatica, passando, i
primi, dal 5 aU’ll% (43.405 nell’84 contro i 13.293 nel ’79) ed i
secondi dall’8 al 15% (59.707 nel
REGIONE al 31 al 31 Dif. l’84 contro 1 16.561 di cinque
12.85 12.86 % anni prima).
Gli stranieri hanno raggiunto
nell’85 il 7,39% della DODOlazio-
Piemonte 16.794 17.437 3,8 ne italiana.
Valle d'Aosta 775 804 3,7
Lombardia 71.089 72.977 2,6
Trentino A. Adige 7.069 7.340 3,8 STRANIERI IN ITALIA
Veneto 20.664 22.699 9,8 NEI PRIMI 4 MESI DEL 1987
Friuli V. Giulia 17.492 17.769 1,5
Emilia Rom. 26.433 27.933 5,6
Liguria 16.508 17.108 3,6 MAROCCO 14.150
Toscana 22.939 23.545 2,6 FILIPPINE 7.665
Umbria 34.683 41.471 19,5 TUNISIA 6.750
Marche 6.626 7.199 8,6 SENEGAL 4.968
Lazio 114.719 122.212 6,5 EGITTO 3.979
Abruzzi 5.470 5.924 8,2 JUGOSLAVIA 3.701
Campania 24.915 25.456 2,1 CINA 3.606
Molise 656 757 11,3 GHANA 2.556
Basilicata 786 927 17,9 SRI LANKA 2.505
Puglia 8.633 9.829 13,8 IRAN 1.894
Calabria 3.604 3.880 7,6 ETIOPIA 1.760
Sicilia 18.888 20.443 8,2 SOMALIA 1.027
Sardegna 4.261 4.517 6,0 ALTRI 19.754
ITALIA 423.004 450.227 6,4 TOTALE 74.315
Fonte: Ministero dell'Interno Fonte; Ministero dell'Interno
CONVEGNO EGEI
Verso una società
multiculturale
Il past. Bruno Tron è il responsabile del Servizio Migranti della Federazione delle Chiese
evangeliche in Italia che organizza tra il 25 e il 21 settembre
prossimi, presso il Centro incontri di Monteforte Irpino (Av), un
seminario sul tema « verso la
società multiculturale ». Gli abbiamo posto alcune domande:
— Sotto quali angolature esaminerete il tema della società
multiculturale?
— Società multiculturale, per
noi, significa accettare l’idea di
cambiare, trasformare la società. Quando parliamo di società
multiculturale dobbiamo sempre
aver presente la questione del
razzismo. La società multiculturale è il risvolto positivo di quest’aspetto negativo, che è il razzismo. Mi sembra perciò che sia
un discorso che riguarda prima
di tutto la trasformazione della
nostra società, dove vengono ad
inserirsi immigrati che proven
gono da culture diverse. Per
combattere efficacemente la cultura del razzismo bisogna inizmre a pensare in termini di società multiculturale.
— E' sbagliato perciò parlare
semplicemente di acculturazione
degli immigrati?
— Acculturazione è un termine molto ambiguo. Mi sembra
che possa finire di significare
assimilazione degli immigrati,
quindi un abbandono da parte
loro delle culture di origine. E’
diverso se si intende quel lavoro di informazione e formazione sui loro diritti o sulla lingua
italiana, lavoro in cui sono impegnati molti evangelici.
— Per vartecipare al convegno
cosa bisogna fare?
— Scrivere o telefonare al Servizio Migranti (FCEI, via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06/
4755120) e concordare l’eventuale partecipazione.
Prigionieri
del mese
Presentiamo qui i casi di tre
prigionieri, cittadini di tre diversi paesi, Cina, Turchia, Giordania, perse^itati unicamente
per motivi di coscienza, non avendo essi commesso atti di violenza né incitato alla violenza.
Le notizie sui prigionieri sono
tratte dal Notiziario di A.I. del
mese di luglio. Preghiamo i lettori di scrivere alle rispettive
autorità degli stati per chiedere
la loro liberazione.
Chen Erjin - CINA
Insegnante. E’ stato arrestato
nell’aprile 1981 insieme con alcuni direttori di giornali non
ufficiali fondati nel periodo del
« movimento per la democrazia » e quindi processato' a Kunming il 3 luglio ’82. E’ stato accusato di aver voluto costituire
Un partito controrivoluzionario
e condannato a 10 anni di carcere. Già nel 1978 era stato arrestato per aver scritto un saggio sulla rivoluzione democratico-proletaria e più volte era
stato torturato durante i 10 mesi trascorsi in prigione.
Chiedere cortesemente il suo
immediato e incondizionato rilascio a:
His Excellency Zhao Ziyang
Prime Minister
Prime Minister’s Office
Bejing
People’s Republic of China
Erhan Tuskan - TURCHIA
Studente di economia, 30 anni, direttore del giornale dell’organizzazione progressista dei
giovani. E’ stato arrestato il 24
ottobre 1980, sei settimane dopo il colpo di stato militare in
Turchia. Processato per ’’propaganda comunista”, è stato poi
varie volte incriminato per articoli scritti sul suo giornale e
condannato complessivamente a
48 anni e 10 mesi di carcere. Egli non è stato accusato di atti
di violenza, perciò è detenuto
in violazione all’art. 10 della
Convenzione europea dei diritti
umani ratificata anche dalla
Turchia.
Si chiede di inviare appelli
cortesi per il suo rilascio immediato a:
Mahmut Oltan Sungurlu
Minister of Justice
Adalet Bakanligi
Ankara - Turkey
Mazin ’Abd al-Wahìd al-As’ad
GIORDANIA
Scrittore, 28 anni, appartenente alla Organizzazione del
Pronte democratico giordano. E’
stato arrestato il 6 novembre
’86 in una strada di Amman da
membri dei servizi segreti. E’
stato sottoposto a varie torture
tra cui la ”falaga” (percosse sotto la pianta del piede) per cui
in seguito ha dovuto ricorrere a
cure mediche. E’ stato condannato a tre anni di carcere. Egli
era già stato precedentemente
arrestato per appartenenza ad
una organizzazione considerata
illegale e aveva scontato 5 anni
di prigione. Non è mai stato accusato di atti di violenza o di
aver istigato alla violenza nelle
sue pubblicazioni.
/n un mare di verde, in un’oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto l’anno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
. torre PELLICE
Scrivere cortesemente chiedendo la sua liberazione a:
His Excellency Zaid al-Rifai
Prime Minister
Amman - Giordania
The Hashemite Kingdom
of Jordan
Si consiglia di scrivere per
posta aerea, anche adoperando
gli aerogrammi, validi per tutti
i paesi del mondo.
TESTIMONIANZE
DAL CARCERE
« Fame, buio e sporco... solitudine... malattie... il prigioniero
che si lamenta, solo, nel momento in cui muore lentamente.
Poi viene avvolto in una coper
ta sporca e sepolto nel cortile
della prigione e nessuno ne saprà niente di più! Oh, se scie
sapeste! Venite in nostro aiu
to... parlate di noi, non rimane
te in silenzio su questo massacro, unitevi, chiedete il nostro
rilascio. C’è un Parlamento, c e
il Palazzo, ci sono gli avvocai:
e la stampa.
E’ inconcepibile che nessuno
abbia parlato di noi per setta
anni... prego perché non vi 0;mentichiate ».
Dalla lettera di un prigionie! ::
del Marocco (1982).
A cura del ’’Gruppo Val Pellici ’
Via Beckwith 8 - Torre Pellieo
«L'Eco delle Valli Valdesi»: Re;
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (dire!
tore). Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano bongo, Giuseppe Platone Ivice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo Benecchi
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nit
ti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli.
Roberto Peyrot, Sergio Ribet. Massimo Romeo, Cesare Milaneschi.
Marco Rostan, Mirella Scorsonelli
Liliana Viglielmo.
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. 011/
655.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 - 10066 Torre Pelllce.
Editore: AlP, Associazione informazione Protestante - Via Pio V, 15
— 10125 Torino.
Registro nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
TARIFFE ABBONAMENTI 1988
— ordinario annuale L. 34.000
— semestrale » 18.000
— costo reale » 56.000
— sostenitore (con diritto a due stampe di
Marco Rostan) » 75.000
— estero » 65.000
— estero via aerea » 95.000
— abbonamento-saggio per i mesi di settembre-dicembre '87 al
prezzo speciale di L. 10.000.
Decorrenza 1° genn. e r luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 Intestato « L'Eco
delle Valli - La Luce » - Casella postale - 10066 Torre Pellice.
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Pubblicità: L. 18.000 per modulo
(mm. 49 x 53).
Economici: L. 350 ogni parola.
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18 per cento.
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
intestato a « La Luce; fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - 10066 Torre Pellice (To)
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Franco Glampiccoll
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