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I
la luce
Anno 82 • n. 48
25 dicembre 1992 - lire 1200
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 25 DICEMBRE 1992
ANNO 0 - NUMERO 03
QUATTRO IMMAGINI
IL PRESENTE
E IL FUTURO
LUCIANO DEODATO
Colgo tre immagini, tra le
migliaia possibili, per descrivere il momento che viviamo. La prima è quella di un
gruppo di naziskin: testa rapata, giubbotti, catene e altri oggetti per colpire e far del male.
E’ giusto dunque, io ritengo,
rifiutarci di tollerare i semi di
questa violenza che rischia di
farci precipitare nella barbarie
più nera dove l’unico criterio,
l’unica regola è quella della
forza. Tuttavia un pensiero mi
tormenta, e mi. domando se i
naziskin siano solo un presagio
del futuro e un fantasma del
passato, 0 non piuttosto lo
specchio del nostro presente.
, I naziskin mi pare che abbiano come metabolizzato il messaggio della nostra società, dove ciò che conta sono il potere
e i soldi. Ben vengano pene severe contro i crimini dei naziskin, ma non dimentichiamoci
che la repressione da sola non
può produrre una nuova società: questa ha bisogno di
contenuti nuovi.
Altra immagine: la folla urlante contro Craxi in via del
Corso, a Roma. Benissimo: è
giusto dire pane al pane, gridare la propria rabbia contro un
sistema che ha portato allo sfascio il nostro paese, corrompendo ogni cosa e impedendo a
energie sane di svilupparsi e
crescere. Ma attenzione: quante
connivenze ci sono state?
Quante persone (forse anche tra
quelle che urlavano) si sono
ritagliate in questo sistema una
comoda nicchia, in cui hanno
prosperato, e privilegi di cui
hanno goduto? Quanti allora,
mi domando, sono disposti a
mettere sotto processo non solo
il sistema, ma anche se stessi?
Terza immagine: il linciaggio della giovane somala sorpresa a scendere da una jeep
di soldati francesi a Mogadiscio. Dura e sconvolgente. Richiama l’episodio, narrato
dall’Evangelo di Giovanni,
della donna adultera (8: 1-11):
«Allora Gesù disse: "Chi di
voi è senza peccato, scagli il
primo la pietra contro di lei".
Nessuno osò compiere il gesto
tremendo, per dare inizio alla
lapidazione. "Neppure io ti
condanno - disse Gesù - Và e
non peccare più" ».
L’Evangelo non «restaura
la speranza», fa di più: libera
e salva; non relativizza il male, lo elimina e dà una nupva
vita all’essere umano.
Sulla soglia dell’Evangelo
troviamo una strana espressione: «Le viscere di misericordia del nostro Dio» (Luca
1: 78). Mantengo questa incomprensibile traduzione della Riveduta (le viscere) perché fa pensare a qualcosa di
profondo e na.sco.sto che viene alla luce. E’ la profondità
di Dio, come dire la sua essenza, che si manifesta. E
questa è la misericordia, cioè
il perdono, cioè la salvezza,
la vita, una nuova creazione.
Chi ha conosciuto questo
non può odiare il fratello.
ebreo o zingaro o somalo che
sia. Chi ha conosciuto questo
chiederà certo giustizia, chiarezza, ma non si lascerà andare a processi sommari. Chi ha
conosciuto questo avrà anche
gli elementi per costruire una
società giusta o almeno ispirata a criteri di giustizia.
Qui entra in ballo la chiesa
di Gesù Cristo (che non si
identifica con alcune delle
chiese storiche, ma tutte le attraversa e forse comprende anche in cristiani «sine nomine»).
Questa è la parte di umanità
che ha in mano gli elementi
per ricostmire la società.
C’è una quarta immagine
che vorrei ricordare; purtroppo
però non ce l’abbiamo. Parlo
dei 500 che sono andati hell’infemo di Sarajevo. La televisione ce li ha mostrati, è vero, ma non ci ha dato un’immagine degli abbracci con i
quali la popolazione di Sarajevo ha accolto i cinquecento.
Ma forse questa immagine
non poteva darcela, la televisione, perché la televisione
registra il presente, e l’immagine di questo abbraccio, che
c’è stato, riguarda il futuro.
Un futuro che vorremmo fosse il presente, e che certamente è il nostro presente-, ma
nella misura in cui vogliamo
che esso sia il nostro futuro.
ir,'’
Dio si manifesta dove le persone chiedono pace, giustizia e vita
Il bambino di Nazareth: un segno sconvolgente
ADRIANA PAGNOTTI GAVINA
«Il Signore stesso vi darà
un segno: Ecco, la giovane
concepirà, partorirà un figliuolo, e gli porrà nome Emmanuele».
Isaia 7:14
Un segno di nascita: un
parto in condizioni di
povertà, una culla essenziale
dove la vera ricchezza è solo
l’amore. Dio viene così; fa
ingresso nel mondo degli uomini e delle donne con uno
stile molto scarno che però
indica una scelta precisa:
quella di volersi situare nel
mezzo della concretezza
dell’esperienza umana, là dove il potere non esiste e la vita è lotta quotidiana. Di fronte a quella scena familiare ci
domandiamo ancora una volta: qual è l’intenzione di Dio
nei nostri confronti?
La Scrittura testimonia che
Dio ci viene incontro con il
dono della salvezza in ogni
circostanza e in ogni esperienza della nostra vita. Questa intenzione, attesta Lsaia, è
presente tanto nel pericolo incombente, nella paura di una
situazione potenzialmente distruttiva, quanto nella pro
messa di pace e di liberazione. Il profeta ammonisce
Ahaz, re di Giuda, che la minaccia derivante dall’alleanza
di Efraim con il re di Siria
porterà dolori e guerre, ma il
segno profetico del giudizio
di Dio non sarà l’abbandono
di Israele da parte del suo Signore bensì la nascita di un
figlio che verrà chiamato Emmanuele, Dio-con-noi. Nel
Vangelo di Matteo il nome
Emmanuele viene dato a Gesù, il nato dallo Spirito, il
compimento della volontà di
Dio nei confronti degli uomini e delle donne. Dio è sempre presente nell’esperienza
umana, in ogni evento di giudizio come pure in ogni decisivo evento di liberazione.
Anche al tempo dell’esilio
babilonese, il profeta conosciuto come il deutero isaia
percepisce un significato diverso nei tragici avvenimenti
del suo tempo. Vede la sofferenza del residuo di Israele
non semplicemente come una
punizione per le passate colpe, bensì come personificata
nella figura del servo di Dio
la cui sofferenza vicaria
avrebbe avuto lo scopo di
portare luce ai Gentili. La restaurazione e la preservazione
di Israele appaiono al profeta
assicurate per una meta soltanto: «Voglio far di te la luce delle nazioni, lo strumento
della mia salvezza fino alle
estremità della terra » (Isaia
49:6). Il servo di Dio che deve portare a compimento rincontro di Dio con gli esseri
umani e, in questo avvenimento, portare rivelazione e
salvezza, arriverà in modo
nascosto. Isaia testimonia del
suo apparire in un contesto
molto umile, una forma che
lo avrebbe portato ad essere
disprezzato e rifiutato nel suo
tempo. E tuttavia avrebbe effettivamente incontrato gli
uomini e le donne.
Questa promessa noi oggi
la vediamo realizzata in Gesù
di Nazareth e ne celebriamo
l’evento. In Gesù, Dio si è
fatto conoscere da noi; è stato
tra noi. Si è rivelato nel bambino di Betlemme. Nella fede, quel bambino appare come Tincamazione della Parola eterna. Nel comprenderlo,
veniamo colpiti da un fatto: la
Parola non è calata tuonando
sulTumanità, né è stata scolpita con il fuoco sulle rocce
dei monti. Non ha scelto vie
che si impongano prepotentemente alla vista. «La Parola
è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo tra noi »
(Giov. 1:14). In Gesù Cristo,
Dio è visto semplicemente
abitare tra noi. La Parola si è
fatta conoscere vivendo
nell’umanità.
Dio non è solo con coloro
che gli rendono culto, ma
ovunque vi siano persone che
hanno fame e sete di giustizia, che vanno povere e
straniere per il mondo, che
sono nella malattia, nella sofferenza, nelle prigioni (Matt.
25 : 35-36). Se lo scopo di
Dio è quello di incontrarci in
ogni esperienza della vita
umana, allora questa possibilità di incontro con Dio è particolarmente reale nei momenti di crisi.
Ogni esperienza umana è
potenzialmente rivelatrice di
questa presenza di Dio nel
mondo, del suo esserci vicino, compagno di viaggio, che
abita tra noi. 11 terreno di incontro tra Dio e gli esseri
umani non è uno .spazio delimitato da recinti dogmatici o
da barriere ecclesiastiche, né
ha prescrizioni di sesso, razza, classe o etnia. Non vi sono prerequisiti di una particolare predisposizione psicologica o di un qualche grado di
salute fisica. La razionalità e
- segue a pag. 4
NATALE
Culto
in eurovisione
Per la prima voltà nella storia delle trasmissioni televisive internazionali, il culto
di Natale in eurovisione verrà
trasmesso anche in Italia, venerdì 25 dicembre dalle 10 alle 11, su Raidue. Il culto, organizzato dalle chiese protestanti della città di Montpellier e dal DEFAP (Servizio
protestante di missione e di
relazioni internazionali, che
opera nell’ambito della CEVAA), verrà ripreso in diretta
dal tempio storico di Maguelone, con traduzione simultanea in italiano, a cura della mbrica Protestantesimo della
Federazione delle chiese
evangeliche in Italia. La predicazione sarà tenuta da Jean
Alexandre, pastore della
Chiesa riformata di Francia e
animatore del DEFAP.
La liturgia prevede la lettura dell’epistola ai Filippesi (2:
6-11 : «Abbiate in voi lo stesso
sentimento che è stato in Cristo Gesù....») e la predicazione sarà centrata sul testo di
Matteo 2 : 1-14 (i magi
.d.’Oriente). Il Natale .verrà
proposto in tre chiavi di lettura. Natale: un dono; Natale:
un paradosso; Natale: un invio. Il culto sarà animato dalla
corale africana di Montpellier,
dalla corale delle chiese protestanti di Montpellier e da
una corale malgascia. E’ prevista la partecipazione di numerosi fratelli e sorelle di
paesi extraeuropei residenti in
Francia. Questo è in linea con
il grande dibattito pubblico
sull’immigrazione lanciato di
recente dalla CIMADE (Servizio ecumenico di aiuto) e
dalla Commissione episcopale
delle migrazioni, che mira a
far prendere coscienza di «ciò
che significa accogliere lo
straniero, a livello teologico,
economico, sociale, etico, culturale, e nei rapporti tra Nord
e Sud ».
Montpellier, capoluogo del
Languedoc, sede di una delle
quattro Facoltà protestanti di
teologia, è una delle capitali
del protestantesimo francese.
Ecumene
« Noi donne
e Dio »
pagina 2
All’Ascolto
Della Parola
Partorire
l’umanità di Dio
pagina 6
Cultura
Memoria
e revisionismo
pagina 8
2
PAG. 2 RIFORMA
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Ecumene
venerdì 25 DICEMBRE 1992
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Su iniziativa del pastore della Chiesa luterano-riformata del capoluogo lombardo
Natale: tutte le chiese cristiane di Milano
unite contro il razzismo e l'antisemitismo
In tutte le chiese cristiane
di Milano, il giorno di Natale,
sarà letto un messaggio ecumenico alle comunità contro
l’antisemitismo e l’antigiudaismo. L’iniziativa, partita
dal pastore Holger Banse della Chiesa cristiana protestante
di lingua tedesca, è stata accolta positivamente dalla
Commissione diocesana per
l’ecumenismo e il dialogo, ed
è stata sottoscritta dai pastori
e dai Consigli di chiesa delle
chiese battiste, metodiste e
valdesi, dai pastori della
Chiesa cristiana protestante
di lingua tedesca, dal pastore
anglicano, dai preti delle
chiese ortodosse russa e romena e dal cardinale Martini.
«Celebriamo la nascita di
Gesù Cristo - si legge nel
messaggio -\Gesù fu e rimase
ebreo. La testimonianza cristiana è professione di fede in
Gesù, l'ebreo. Pertanto diciamo in tutta chiarezza che fede
cristiana e antisemitismo-antigiudaismo si escludono a vicenda ». «E’ la prima volta ha dichiarato il pastore Banse
- che le varie chiese cristiane
si rivolgono ai credenti milanesi con una dichiarazione
comune».
Una recente manifestazione antirazzista a Berlino
IV incontro nazionale di donne cristiane
«Noi donne e Dio»
CARLA CALETTO
LUISA BRUNO
Il 7-8 novembre, a Sasso
Marconi (BO) si è svolto il
IV incontro nazionale donne
delle comunità cristiane di base. E’ stato scelto il tema
«Noi donne e Dio» perché in
molte di noi c’è l’esigenza di
focalizzare temi più specifici
ai nostri percorsi di fede e
perché pensiamo che affrontare in modo autonomo e
critico la tradizione biblica
non sia una fuga dalla vita
reale. Infatti il nome di Dio
divide le genti, e in nome di
Dio si tenta di vincolare la nostra libertà femminile.
Sentendo la necessità di
darci strumenti e di approfondire la conoscenza del testo
biblico anche dal punto di vista delle teologie femministe,
abbiamo invitato a partecipare
Letizia Tomassone, pastora
valdese.
Dopo la relazione introduttiva sul tema «Il Dio della
bibbia e la libertà femminile»,
ci siamo immerse in lavori di
gruppo, a partire dalla lettura
di alcuni testi biblici (Luca
17: 7-10; Luca 18: 1-8; Osea
11), cercando di lavorare sul
linguaggio, sulle metafore e
su noi stesse di fronte al testo
biblico e di fronte a Dio. Sono
emersi alcuni interrogativi su
cui abbiamo avviato il confronto;
— Quale immaginario di
Dio ci è stato trasmesso e ancora condiziona la nostra
esperienza, non solo di fede?
— Quali metafore sono state nascoste?
— Quali estraneità sentiamo nell’accostarci al Dio della Bibbia?
— Chi ci legittima nella nostra libertà?
— C’è nella Bibbia la libertà di essere autentiche, di
essere se stesse e anche di di
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scutere con Dio?
— C’è una nostra libertà a
partire da noi stesse, di immaginare Dio e di immaginare il nostro rapporto con Dio?
— Il Dio della Bibbia è un
ostacolo per la nostra libertà,
oppure apre la nostra libertà?
— Cosa significa libertà femminile?
— Il Dio che emerge
dall’interpretazione classista
(maschile e patriarcale) della
Scrittura legittima la liberazione delle donne?
— Il Dio annunziato da Gesù di Nazareth legittima la
nostra libertà?
— Gesù non propone forse
spazi di libertà, mettendo al
centro della comunità gli ultimi (gli emarginati, i piccoli,
le donne)?
Abbiamo constatato una
grande ricchezza di sensibilità
e di riflessione che rispecchiano anche i diversi contesti
e le diverse esperienze da cui
provenivano le donne presenti; questo è per noi un
aspetto molto positivo, perché
esprime la possibilità di condividere un cammino che rispetti e valorizzi ogni esperienza, anche in assenza di
univocità.
Forse è ora che anche noi,
secondo quanto suggeri.sce la
teologa Elisabeth Schussler
Fiorenza nel suo libro «In
memoria di lei» (ed. Nuovi
studi teologici, Claudiana)
iniziamo a cercare dei modi
«per rompere il silenzio del
testo, rispetto all’esperienza
storica e teologica delle donne, di andare alla ricerca di
“chiavi” di lettura, di indizi e
allusioni che diano indicazioni sulla realtà di cui il testo
tace» (p. 59).
Mentre da un lato molte
donne sono sensibili e si avverte questa esigenza di approfondire, di aprire piste
nuove, di scandagliare l’esperienza, l’e.segesi e le molteplici memorie, dall’altro in campo ecclesiale ci si trova a fare
i conti con preclusioni assurde, con posizioni di chiusura
totale sul terreno della pari
opportunità di ministeri.
L’impegno che ci siamo assunte al termine di questo incontro è di lavorare nelle nostre comunità e gruppi alla ricerca di immagini, metafore,
gesti e parole che «raccontino» percorsi di fede fondati
sul desiderio di libertà delle
donne, nella consapevolezza
del vincolo della relazione
con tutti i percorsi di liberazione che altre donne vivono
nelle diverse realtà storiche.
Camaldoli: XIII incontro ebraico-cristiano
La fede nella prova
_________CARLO GATTI_________
Dal 4 all’8 dicembre si è
svolto il XIII incontro
nazionale di dialogo ecumenico ebraico-cristiano che dal
1980 annualmente è proposto
presso il monastero di Camaldoli (AR). I «colloqui ebraico-cristiani di Camaldoli»
rappresentano un tradizionale
appuntamento per quanti in
Italia si interessano di ebraismo, in particolare nel rapporto che la vita e il pensiero
ebraici hanno con la cultura
«maggioritaria» nel paese
(cattolica o comunque cristiana).
Gli incontri sono organizzati in collaborazione con la
Federazione delle amicizie
ebraico-cristiane in Italia, un
coordinamento di singole associazioni operanti in varie
città. Persone d’ogni età e
professione, provenienti anche dall’estero, si sono confrontate, insieme a studiosi ed
esperti, sul tema: «La fede in
tempo di crisi - Ebrei e cristiani riflettono oggi nel quinto centenario della espulsione
degli ebrei dalla Spagna».
Nel comune ascolto delle
lezioni provenienti dalla storia (di Israele e del mondo)
criticamente riesaminata alla
luce dei più avanzati studi, i
partecipanti al Colloquio hanno rivolto costantemente lo
sguardo all’oggi, un oggi così
travagliato dagli inquietanti
episodi di un riemergente antisemitismo.
Fra i principali relatori: Lea
Sestieri, insigne «maestra» di
fama internazionale; Bruno
Di Porto, docente di giornalismo a Pisa; Innocenzo
Gargano, camaldolese, «animatore» dei Colloqui; Attilio
Agnoletto, dell’Università
statale di Milano che, nella
lettura di diversi scritti cristiani cinquecenteschi, in particolare luterani, ha rintracciato
brani fortemente antigiudaici
ed antiebraici; Benedetto Calati, già abate del monastero,
a cui è spettata la presentazione del tristemente famoso
editto del 31 marzo 1492,
promulgato dai monarchi di
Spagna. Per parte riformata,
Martin Cunz, pastore a Zurigo e responsabile della rivista
«Judaica» ha trattato il tema:
«Una lettura attuale sulla
presenza ebraica nelle chiese
cristiane a partire dal fenomeno del marranesimo: la fine di una certezza assoluta?».
I suoi sette punti interrogativi posti a chiusura della relazione sono stati provocatori
«sassi» gettati nella tematica
del rapporto fra le chiese e
Israele, fatti oggetto di vivaci
reazioni, e costituiscono
interessanti riferimenti per avviare in futuro dibattiti sempre più ampi e approfonditi.
Accolto l'invito del Consiglio ecumenico
Pace nel Caucaso?
Il leader musulmano azero
Sheikh-ul-Islam Pascha-Zadeh di Baku e il PatriarcaCatholicos di Echmiadzin,
Vasken I, capo della Chiesa
apostolica armena (ortodossa), hanno accolto favorevolmente l’invito del Consiglio
ecumenico delle chiese ad incontrarsi per portare un contributo comune al processo di
pace, dopo cinque anni di
conflitto nella regione del
Nagorno-Karabagh. L’incontro dei due leader avrà luogo
agli inizi del prossimo anno,
sotto gli auspici del CFC e
della Conferenza delle chiese
europee. L’invito è stato trasmesso agli interessati da una
delegazione ecumenica che
ha visitato i due paesi caucasici dal 27 novembre al 9 dicembre. «Questa non è una
guerra religiosa - ha dichiarato il pastore americano
Dwain Epps, membro della
delegazione - ma ha una dimensione religiosa, e se il
conflitto non viene risolto al
più presto, le religioni potrebbero essere strumentalizzate e svolgere un ruolo assolutamente negativo. Siamo
convinti che i due leader religiosi possono gettare una
passerella al di là del baratro
della paura e del dubbio, e
che questo fragile collegamento possa ben presto divenire un solido ponte di fiducia ». La delegazione ha visitato alcuni campi profughi,
esprimendo particolare preoccupazione per la loro condizione: i rifugiati nell’area
sono complessivamente più
di mezzo milione.
Dal Mondo Cristiano
mmé.
Crescita degli avventisti
PARIGI - Il numero totale dei membri della Chiesa avventista ammonta oggi a 7,1 milioni, ripartiti in 190 paesi. Solo lo
scorso anno si sono aggiunte 602.000 persone. E’ quanto viene
riferito dall’agenzia di stampa avventista di lingua francese nel
suo ultimo bollettino.
La crescita più forte è stata registrata nell’Africa dell’est e in
America centrale. In compenso soltanto 234 persone, provenienti dai paesi fortemente islamizzati nel Medio Oriente, hanno chiesto di aderire alla Chiesa avventista. L’ufficio statistiche
della Conferenza generale della Chiesa avventista del 7° giorno
riferisce inoltre che 1.745 nuove chiese locali sono state fondate nel 1991 e che, per la prima volta, è stato possibile individuare 401 comunità locali avventiste in Cina. 11 tasso di crescita a livello mondiale nel corso del 1991 è stato del 5,3%. L’ammontare delle contribuzioni dei membri di chiesa è stato di circa 1,2 miliardi di dollari.
Agenzia di stampa ortodossa
PARIGI - Una versione inglese del Servizio ortodosso di
stampa (SOP) è stata lanciata alla fine del mese di ottobre, su
iniziativa di Syndesmos, Federazione mondiale della gioventù
ortodossa e del SOP, che viene pubblicato in francese dal 1975,
con dieci numeri l’anno. «Orthodox Press Service» si propone
di diffondere regolarmente, due volte al mese, informazioni
sulla vita delle diverse chiese ortodosse nel mondo.
Esso si presenta sotto forma di notizie inviate tramite telecopia ai principali centri spirituali ortodossi, alle organizzazioni
ecumeniche intemazionali, alle agenzie di stampa e ai giornalisti dell’informazione religiosa. La redazione e la realizzazione
tecnica sono assicurate da Alexander Belopopskij giovane laico
ortodosso inglese, segretario generale di Syndesmos.
Crisi di fiducia fra i luterani
GERMANIA - I delegati al Sinodo generale della Chiesa
evangelica luterana unita di Germania (VELKD) sono stati resi
attenti alla «crisi di fiducia in seno alla Chiesa ». Il tasso di coloro che abbandonano le chiese protestanti è del 60% superiore
a quello dell’anno scorso, ha rilevato il vescovo Gerhard Millier, e la chiesa dà l’impressione di essere ripiegata su se stessa,
«inattiva e stanca ». La VELKD conta più di 12 milioni di
membri in 7.400 chiese e in otto dei dieci Landeskirchen luterani della Germania.
Il vescovo Millier ha esortato le chiese luterane a riguadagnare la fiducia persa dando ai membri di chiesa il coraggio di credere e di sperare in un tempo in cui predominano l’individualismo e l’angoscia.
Ha respinto le accuse secondo cui la chiesa si era mostrata
«esitante e riservata» sulla questione dei membri di chiesa che
avrebbero collaborato con i servizi di sicurezza dell’ex Gemíanla Est (Stasi). Nel precisare che ogni accusa doveva essere
esaminata attentamente, il vescovo Millier ha ricordato che
contatti della chiesa con la Stasi erano stati spesso necessari.
L'ambiente e lo sviluppo
LOUVAIN — Il Gmppo misto di lavoro della Conferenza
delle Chiese europee (KEK) e del Consiglio delle conferenze
episcopali d’Europa (CCEE) per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato ha chiesto di avviare un terzo progetto di lavoro. Questo avrà per tema «L’ambiente e lo sviluppo». Il
Gmppo misto di lavoro, creato dopo il raduno ecumenico europeo «Pace e giustizia» (Basilea 1989) ha avuto il suo terzo incontro il 7 e 8 novembre a Louvain e Bruxelles.
Il nuovo progetto elaborerà stmmenti atti a facilitare i lavori
complementari della Conferenza di Rio sull’ambiente e lo sviluppo. In questo quadro, verrà chiesta espressamente la partecipazione delle chiese, delle istituzioni ecclesiastiche, delle reti e
dei gmppi. I respon.sabili del progetto sono Jean-Pierre Ribaut
(CCEE) e Rüdiger Noli (KEK). Il gruppo ha inoltre chiesto
mandato di fare progredire la dimensione teologica dei lavori.
50.000 donne violentate
ZAGABRIA — Un importante capo religioso musulmano
della Bosnia, l’imam Mustafà Ceric, ha denunciato il «fondamentalismo cristiano» che attacca i musulmani. In un discorso
pronunciato in una moschea della capitale della Croazia, il responsabile musulmano ha accusato 1 cristiani di «distruggere i
santuari musulmani, di massacrare i nostri figli e di violentare
le nostre donne ».
A tale riguardo, i medici tedeschi del Comitato «Cap Anamur» hanno deciso di affittare locali a Zagabria per venire in
aiuto alle numerose donne e ragazze violentate dai miliziani
serbi. Secondo le dichiarazioni fatte il 30 novembre a Zagabria
da Rupert Neudeck, presidente del Comitato, questo centro dovrebbe accogliere più di cento donne.
Neudeck ha dichiarato che oltre 50.000 donne sono state violentate in Bosnia e ha rivelato che i miliziani hanno sequestrato
ragazze dai 13 ai 18 anni fino al momento del parto, ma che
queste madri non volevano neanche guardare il bambino nato.
E’ la prima volta nella storia, afferma Rupert Neudeck, che la
«procreazione forzata» viene utilizzata come arma di guerra.
Matrimonio in chiesa è bello
TOKIO - In Giappone la celebrazione del matrimonio in
chiesa è sempre più di moda. Più di un terzo delle coppie preferisce al matrimonio scintoista una cerimonia cristiana, considerata più «romantica».
La celebrazione costa circa 1.600 dollari, versati agli organizzatori. Ma questa «moda» non sembra avvantaggiare molto
le chiese cristiane le quali contano appena l’l% della popolazione del paese.
3
venerdì 25 DICEMBRE 1992
iViTA Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
Intervista al pastore Franco Scaramuccia presidente dell'Unione battista
Un'Assemblea straordinaria per discutere
i rapporti tra le Chiese battiste e la Repubblica
EMMANUELE PASCHETTO
Quando l’Assemblea generale dell’UCEBI dello scorso settembre, a S. Severa, affrontò la questione
dell’otto per mille, e dopo
appassionate e defatiganti
discussioni non giunse ad
una decisione né per il sì né
per il no, nessuno pensava
che ben presto le chiese sarebbero state chiamate a ripronunciarsi, e definitivamente, sulla questione.
Abbiamo chiesto al pastore
Franco Scaramuccia, presidente deirUCEBI, di spiegarci che cosa è accaduto su
questo versante in quest’ultimo scorcio di anno.
Come mai un’Assemblea
straordinaria a meno di cinque mesi dall’Assemblea generale del settembre scorso?
«Come si ricorderà VAssemblea generale, dopo aver
respinto due mozioni, una tesa a rifiutare in via definitiva
l’accesso alla ripartizione
dell’otto per mille e alla defiscalizzazione delle liberalità,
l’altra tendente ad accettare
le due possibilità, ha votato
un atto che dava mandato al
Comitato esecutivo di rinviare alle comunità la questione
per un approfondimento, in
modo da giungere ad una decisione più meditata e rappresentativa degli orientamenti del battismo italiano
alla prossima Assemblea generale (autunno ’94) o ad
una eventuale Assemblea
straordinaria.
Che cosa è accaduto nel
frattempo? E’ accaduto che
il governo italiano ha accelerato in modo sorprendente
i tempi delle trattative per le
Intese.
I rappresentanti dell’Unione sono stati convocati ad un
primo incontro con la Commissione governativa ad hoc
il 21 novembre.
E’ seguita una seconda
riunione il 4 dicembre, ed
una terza è prevista per l’8
Importante esperienza nel Cosentino
Collaborazione tra
minoranze del Sud
CARLO CHIECCHI
Il Centro battista di Santa Severa ospiterà ii 13 e 14 febbraio i’Assembiea straordinaria deii’UCEBi
gennaio.
Il Comitato esecutivo si è
visto quindi costretto, dato il
succedersi incalzante di questi incontri, a ricorrere alla
convocazione dell’Assemblea
straordinaria per sapere che
cosa chiedere o non chiedere
alla controparte quando si
tratterà V argomento dei finanziamenti da parte dello
stato.
Non solo, ma poiché c’è il
rischio che metà febbraio sia
troppo tardi e la Commissione deve avere al più presto
chiare indicazioni di massima sulla questione, il Comitato esecutivo ha chiesto, con
una circolare opportunamente inviata alle chiese, di
pronunciarsi rapidamente e
senza ambiguità sulla questione».
Allora le trattative per le
Intese sono molto avanti?
«Sono a buon punto. E’
ovvio che per riservatezza e
per rispetto nei confronti
della Commissione governativa non è possibile al momento dire di più.
Quello che si può dire è
che abbiamo riscontrato
molta buona volontà da parte della Commissione governativa, cosa che apprezziamo molto. Abbiamo visto che
le nostre osservazioni vengono tenute in conto e che le
nostre peculiarità non vengono appiattite ma ricevono
la giusta considerazione.
Certamente ulteriori passi
avanti verranno fatti nei
prossimi incontri, ma fare
previsioni sui tempi mi sembra fuori luogo».
Ci pare comunque di capire che i tempi siano abbastanza ristretti, soprattutto
per quanto riguarda una decisione sull’otto per mille.
In questa situazione, tenuto
conto anche del carattere interlocutorio dell’Atto 25 votato dall’Assemblea generale
di settembre, che cosa vi
aspettate dalle chiese?
«Ci aspettiamo innanzitutto che comprendano il momento particolare che
l’Unione sta attraversando.
Queste trattative sono per
noi di grande importanza e
in esse dobbiamo affrontare i
nodi più importanti senza incertezze, avendo il conforto
delle comunità e possibilmente senza che vi siano divisioni al nostro interno.
Qualunque posizione la
nostra Commissione dovrà
assumere, susciterà reazioni
negative in alcune delle nostre chiese.
La cosa è comprensibile,
ma cerchiamo di riservare al
dopo le discussioni.
Oggi non possiamo permetterci il lusso di riaccendere il dibattito, di cercare le
contrapposizioni; potremmo
rischiare di allontanare chissà fino a quando la conclusione delle Intese stesse.
Abbiamo dunque bisogno,
torno a ripeterlo, che le comunità ci facciano sapere
con onestà e celerità (già l’8
gennaio ci occorre avere indicazioni chiare!) quale sia
l’orientamento prevalente
sulla questione dei finanziamenti.
Ci auguriamo che tale
orientamento sia chiaramente leggibile al Comitato esecutivo ed alla Commissione
in modo che si possa procedere speditamente verso la
conclusione delle trattative».
Dalle cronache regionali
non risulta, ma il Cosentino è un’area ricca di minoranze etniche e religiose, che
fra loro collaborano attivamente e che sono fermento di
innovazione e testimonianza.
E proprio alla conoscenza reciproca e allo studio delle
possibilità di lavoro comune
è dedicata la prima parte delle
attività di quest’anno.
Presso la sede del centro
«Arcobaleno», associazione
pacifista e ambientalista di
Cosenza, giovedì 10 dicembre abbiamo incontrato alcuni
rappresentanti della «Cooperazione Terzo Mondo» e
dell’«Operazione Mato Grosso» per conoscere alcune delle loro attività sociali e di
evangelizzazione in corso in
America Latina.
Con l’aiuto di diapositive
opportunamente commentate
è stata illustrata l’opera di alcuni volontari italiani nelle
regioni montagnose dell’Ecuador; costruzione di acquedotti, centri medici ambulatoriali, un centro giovanile con
annesso laboratorio-scuola di
meccanica, falegnameria,
confezione di abiti e allevamento. Oggi tutte queste opere sono interamente gestite e
amministrate dalla gente del
posto.
L’incontro, a cui era presente una quarantina di persone, è stato soltanto una premessa: in primavera tratteremo con particolare attenzione la questione del cosiddetto
«equo commercio» con i paesi in via di sviluppo, e daremo inizio a una collaborazione attiva con alcune cooperative locali (in Ecuador e in
Bolivia) per l’importazione
diretta dei loro prodotti (tè,
caffè, ecc...).
Sabato 12 ci siamo incontrati presso la parrocchia cattolica di Sant’Antonio per un
incontro in ricordo del piccolo Giuseppe; figlio di un
animatore della comunità
Baha’i cosentina, è deceduto
un anno fa in seguito a una
grave malattia. Oltre ai familiari di Giuseppe hanno portato la loro testimonianza di
preghiera e di ringraziamento
per quella che è stata la sua
breve presenza fra noi alcuni
insegnanti, amici cattolici,
Baha’i e evangelici, gli scout
dell’AGESCI (di cui Giuseppe faceva parte), il gruppo
scout di Dipignano e il «Teatro delle luci» di Rende (CS).
Il gruppo teatrale ha presentato una pièce tratta dalla
favola ebraica di un bambino,
il Bambino Davide, che narra
del suo passaggio (come cantiamo con i nostri giovani)
per il camino, e del suo ritorno, a guisa di angelo biblico,
armato di una fiammeggiante
spada...
Il prossimo appuntamento
ecclesiale è a Dipignano, domenica 20 dicembre, per una
giornata di conoscenze interecclesiale: le sorelle e i fratelli convenuti contribuiranno
ad animare il culto, che per
l’occasione si terrà alle 11 anziché alle 9. Seguiranno il
pranzo e il pomeriggio insieme.
Nel pomeriggio di Natale il
gruppo giovanile della Chiesa
valdese presenterà una propria riflessione sul senso della conversione e dell’impegno nella vita cristiana, liberamente ispirato al Racconto
di Natale di Charles Dickens.
La scuola domenicale presenterà infine, il 6 gennaio, il
frutto di questi primi mesi di
lavoro: una drammatizzazione sul tema dell’accoglienza del diverso, attualizzazione dell’argomento del libro biblico di Ruth.
Sempre a Dipignano è iniziata la serie degli incontri
settimanali di «preghiera della sera», tutti i venerdì: una
preghiera comunitaria animata, che di volta in volta trae
spunto da un testo biblico legato all’attualità o al momento dell’anno che stiamo
vivendo.
w
UNIONE CRISTIANA
EVANGELICA BATTISTA D'ITALIA
6 vm
I
AVVISO
'Mi
Il Comitato esecutivo, coiì atto 88/CE/’92, ha convocato^:
' -rr^.
SU.'
TASSEMBLEA GENERALI STRAORDINARIA
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nei giorni 13 e 14 febbraio 1993
' t" I* ' ’L ' t-i}- '■ - % 2^
a Santa Severa, presso il Villaggio della gioventù, con il ser. guente ordine dei lavori: .- n j .
1) Otto per mille e defiscalizzazione delle liberalità;
. “in' ' , !
2) Modifiche all’ordinamento: inserimento della figura del
tPL- Segretario generale. ,i X. rn;' ■
Raccomando a tutti di dare all’Unione m questo momento il
massimo sostegno nella preghiera e nella solidarietà.
^ _ »Vi ,
.. .1 V'vivi ‘H,
Scaramuccia
M,u ili-il "(presidente
fiyiì > .• <v i 4.^! 1.1? : j
'4
Collaborazione tra battisti e valdesi in Molise
Possiamo vivere l'emergenza
anche come una benedizione
ENOS MANNELLI
Il vicepresidente dell’
UCEBI, Massimo Aprile,
e il vicemoderatore della Tavola valdese, Gianna Sciclone, hanno partecipato il 26
novembre a un’assemblea
delle chiese valdese e battista
a Campobasso.
Questa doppia visita era
stata sollecitata dai rispettivi
Consigli di chiesa a causa
della vacanza pastorale da
parte battista.
E’ emersa nettamente, al di
là di qualche piccola, inevitabile frizione, legata al funzionamento di ogni struttura,
la volontà unanime di essere
insieme nell’opera di ricostruzione della chiesa, il
cui architetto è Dio, e di testimonianza al popolo.
Suggerimenti per un servizio alla città (uso delle nostre
strutture per sala d’accoglienza o lettura o altro) sono
giunti da parte di alcuni no
stri giovani che solitamente è il caso di dirlo - non hanno
troppa confidenza con il culto domenicale.
Al termine dell’a.ssemblea
che non ha visto uscire dal
cappello di Massimo Aprile
il sospirato pastore c’era in
tutti noi la consapevolezza
che questa situazione di
emergenza di una parte della
chiesa deve essere vissuta
come una benedizione per
runa e per l’altra.
Un’agape comunitaria ha
ancora lietamente raccolto i
circa 60 partecipanti intorno
agii ospiti per ancora due
ore.
Dopo l’assemblea del 26
novembre si è notato un
maggior coinvolgimento dei
predicatori locali, non solo
del capoluogo, ma di Ripabottoni, San Giacomo degli
Schiavoni, Macchia Val Fortore e Pescolanciano.
Si sono trovati anche gli
autisti disponibili per scar
rozzare i predicatori non abituati alla guida. Grazie a
questo maggior impegno volontario sarà possibile, in
particolare in questo periodo
festivo, coprire tutte le esigenze di predicazione. Un
calendario trimestrale per
tutta la diaspora è in vigore
fino alla fine di febbraio, poi,
se Dio vorrà, ne faremo un
altro.
Al giovedì abbiamo lo studio biblico a sedi alterne, su
temi^ di teologia (la Trinità,
Gesù Cristo, la giustificazione, ecc...), e un gruppo di
ascolto della rubrica televisiva «Protestantesimo» invia
osservazioni e commenti al
servizio stampa-TV della Federazione.
Insomma, l’emergenza che
stiamo vivendo non la vogliamo subire come una calamità (così sarebbe un
impoverimento), ma la vogliamo vivere come una benedizione.
4
PAG. 4 RIFORMA
-—Vita Delle Chiese
Incontro tra i responsabili per dare attuazione ad una decisione del Sinodo 1992
Verso l'integrazione tra gli ospedali
valdesi di Torre Pellice, Pomaretto e Torino
venerdì 25 DICEMBRE 1992
PAOLO RIBET
E’ da diversi anni che si
parla della necessità di
accorpare gli ospedali valdesi
del Piemonte (Pomaretto, Torino e Torre Pellice) in
un’unica struttura organizzativa, operante in tre sedi diverse.
Si sono susseguiti studi,
analisi, mandati sinodali: ora
sembra che si sia giunti al
momento buono perché questa ipotesi diventi veramente
operativa, anche se le difficoltà non mancano.
L’ultimo Sinodo ha chiesto
a Tavola valdese e Commissione per gli istituti ospitalieri valdesi (CIOV) di presentare nel 1993 un progetto
complessivo di unificazione
dei tre ospedali.
Per obbedire a questo mandato si sono incontrati a fine
novembre a Torre Pellice i
rappresentanti di tutti gli organi interessati: la Tavola, la
CIOV, i membri dei comitati
di gestione degli ospedali, i
primari e i direttori amministrativi. Presenti erano anche
i membri di una commissione
di esperti che aveva il compito di esprimere un parere su
quale fosse la forma giuridica
migliore da dare al nuovo ente.
Il problema è molto delicato, in quanto la legislazione
italiana pone severi vincoli e
il fisco pesanti balzelli: scegliere dunque un’ipotesi o
l’altra può comportare differenze sostanziali.
ALLE VALLI VALDESI
RADIO
BECKWITH
FM 91.200- 102.350
L’indicazione che sta prendendo sempre più corpo nei
dibattiti che si susseguono è
quella di iniziare una trattativa con lo stato per far riconoscere da quest’ultimo, anche nell’applicazione pratica,
i contenuti delle nostre discipline, che pure sono accolte con la legge sulle Intese.
Nel caso specifico i nostri regolamenti prevedono che vi
siano degli istituti autonomi
(una specie di parallelo delle
chiese autonome, sul versante
della diaconia) e che questi
possano richiedere la personalità giuridica: orbene, i
tempi, i modi e i contenuti di
questo riconoscimento della
personalità giuridica vanno
approfonditi con gli organi
statali, in modo che anche le
nostre opere, che in alcuni casi gestiscono somme non indifferenti, possano operare
con maggiore tranquillità. Come si vede il tema giuridico è
tutt’altro che definito e nel
corso del dibattito queste incertezze si sono fatte sentire.
Sull’altro versante, poi, vi è
l’applicazione pratica dell’accorpamento dei tre ospedali.
Se questo dà degli indubbi
vantaggi, pone anche non pochi problemi di carattere organizzativo: non dimentichiamo - solo per citare il fatto
più evidente - che gli ospedali
si trovano a 40 km. di distanza l’uno dall’altro, e che quindi una buona organizzazione
dei servizi comuni diventa
fondamentale.
Al di là delle indubbie difficoltà che vanno appianate, ciò
che si rivela di incoraggiamento a proseguire su questa
strada è il clima disteso in cui
il dibattito si è svolto, e il fatto che il dibattito stesso abbia
rivelato come il progetto di
unificazione degli ospedali
sia visto positivamente dalla
Veglia nella Chiesa metodista di Scicli
Contro la guerra
assurda in Bosnia
ZAELA MANIA
Circa sessanta persone
provenienti dalla Chiesa
evangelica, dalla Chiesa cattolica e anche un buon numero di persone che di solito
non frequentano le chiese, si
sono ritrovate il 10 dicembre
a Scicli presso la Chiesa metodista per una veglia di preghiera e di ravvedimento, allo
scopo di ricordare «l’assurda
guerra», ossia i massacri e le
distruzioni nella ex Jugoslavia. L’altro scopo di questo
incontro è stato quello di
sostenere il progetto «solidarietà di pace» a Sarajevo. Il
clima era tranquillo e meditativo, il che non ha impedito ai
partecipanti di mostrare un
maggior parte degli intervenuti.
Chiara è apparsa la volontà
dei vari operatori di aumentare l’attività coordinata
sia in campo amministrativo
che, per quanto possibile, in
quello sanitario. Appare indubbio che quanto maggiore
sarà stata l’esperienza maturata in comune nei vari settori
di attività, tanto più sarà facile realizzare nei fatti l’integrazione, nel momento in cui
il progetto dell’ente ospedaliero plurisede dovesse essere
realizzato.
L’incontro è stato indubbiamente positivo ed è opinione comune che incontri simili dovranno ripetersi in futuro, tanto più che la prossima entrata in vigore della
riforma sanitaria imporrà agli
ospedali scelte urgenti e
coordinate.
Sarà bene anche, come
qualcuno ha fatto notare, che
nei prossimi colloqui a tre sia
invitata anche la componente
infermieristica, così importante nella vita ospedaliera.
...
Evangelici a Reggio Calabria
In solidarietà
coi pacifisti italiani
ENZO CASALE
La Chiesa battista di Reggio Calabria ha aderito
all’iniziativa Anch’io con chi
va a Sarajevo, mentre una
marcia di pacifisti italiani si è
recata in quella città contesa
e martoriata per testimoniare
il desiderio di pace degli uomini di buona volontà.
La comunità ha indetto una
settimana di riflessione e di
preghiera, dal 12 al 19 dicembre; in quei giorni la chiesa è
rimasta aperta, con manifesti
che ne spiegavano le ragioni
e con il locale interno ed
DI NUOVO. PERCHE?
confixxÉi
n periodico italiano dove dialogano cattolici,
protestanti, laici, ebrei e rmisulmani
Un laboratorio del pluralismo
tra le fedi e le culture
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esterno inondato di bandiere
iridate con la scritta «pace».
Sabato 12 si è svolto un
affollato incontro di credenti
provenienti anche dalla Chiesa valdese e da altre due comunità evangeliche della
città. Hanno aderito e inviato
una rappresentanza numerose
organizzazioni culturali, pacifiste, ambientaliste, di volontariato, scoutistiche, e i cattolici legati al SAE.
Pasquale Amato, professore di storia moderna all’università di Messina, ha delineato un quadro preciso del
mosaico etnico e religioso
dell’ex Jugoslavia, ha rievocato la sciagurata decisione
presa all’indomani della seconda guerra mondiale, quando popoli con tradizioni tanto
diverse e afflitti da rancori di
lunga data sono stati obbligati
a convivere in uno stato suggerito dagli interessi delle potenze vincitrici. La reazione è
stata vivace, partecipata e accorata nel condannare la miopia del passato e il cinismo
del presente. Chi scrive ha
predicato su Giudici 21: 2-3,
rilevando che, come fece
Israele, oggi l’Europa cristiana torna a levare la voce a
Dio per domandare: «O Eterno, come mai è avvenuto questo in Israele, che sia venuta
a mancare una tribù in Israele?». La storia degli ultimi tre
capitoli dei Giudici è la denuncia dell’incapacità degli
uomini a esercitare la giustizia, se non compiendo misfatti peggiori delle colpe da
riparare.
Le nazioni europee devono
fare i conti con le errate scelte del passato e con il rischio
di imboccare la strada del cinismo nell’immediato futuro.
La teologia che attraversa gli
eventi narrati è contenuta nel
ritornello : «In quel tempo
non c'era alcun re in Israele;
ognuno faceva ciò che sembrava giusto ai suoi occhi».
La predicazione e la relazione
storica sono state precedute,
intervallate e seguite da inni
pacifisti, preghiere spontanee
e dalla lettura di poesie sul tema. Anche i pastori Piero
Santoro, Emilio Ursomando e
Giulio lelo hanno offerto preziose riflessioni.
sincero interesse per la sorte
di coloro che muoiono sotto
le armi, con l’unica colpa di
vivere a Sarajevo.
La liturgia è stata curata dal
gruppo giovanile della Chiesa
metodista con la collaborazione di Salvatrice Piccione,
presidente della Commissione liturgia della Chiesa cattolica a livello cittadino. Il testo
biblico scelto in occasione
della veglia è stato quello
delle beatitudini, tratto dal
Vangelo di Matteo e commentato da Concetto Di Pietro, parroco della chiesa madre. La veglia ha avuto come
regista John Hobbins, pastore
della Chiesa metodista. La
sua riflessione introduttiva ha
cercato di individuare le cause del conflitto tra serbi, croati e musulmani.
Fino a ieri le varie confessioni religiose non avevano
mai lavorato insieme per la
pace, anzi avevano incitato
alla guerra schierandosi con i
più potenti. Solo ora si è avviato un dialogo fra le varie
religioni presenti sul territorio (confessioni cristiane, musulmani, ebrei). Dopo la lettura di due confessioni di fede (una di Martin L. King,
l’altra di Dorothee Sofie), e
dopo il canto We shall overcome è intervenuto Giuseppe
Ficilli, presidente del MOVI
a livello provinciale, che ha
illustrato il progetto di solidarietà a Sarajevo, organizzato
dal movimento Beati i costruttori di pace.
SEGUE DALLA PRIMA
UN SEGNO
la conoscenza intellettuale
non sono i soli terreni per
questo incontro decisivo. Dio
ci incontra oggi come ha incontrato gli scrittori biblici e i
loro contemporanei: nella
persona di Gesù Cristo, l’incamazione della Parola divina. Dio ci incontra nella speranza e nell’attesa della sua
venuta. Dio ci incontra nella
memoria del suo essere già
stato qui, tra gli uomini e le
donne. Ci incontra nella comprensione del fatto che Dio è
sempre stato qui, e continua
ad esserlo nella presenza dello Spirito nel mondo. Infine,
Dio ci incontra nella comunità di fede che riflette sugli
eventi ai quali partecipa e
agisce in essi. Poiché questo
incontro dipende solo da Dio
ed è sempre possibile per la
sua volontà, ai nostri occhi si
presenta sempre nuovo e ci
chiama perciò ad essere attenti e partecipi delle vicende
del mondo nel quale viviamo.
Segno sconvolgente, il
bambino di Nazareth, che
viene a significare la presenza di Dio con noi, nasce in
una famiglia povera e in un
ambiente umile e nascosto.
Oggi richiama visibilmente i
tanti bambini, somali, bosniaci o serbi, che in questi giorni
nascono e muoiono tra fame
e miseria in luoghi senza speranza, sconvolti dalla guerra.
Dio è là dove persone chiedono pace e cibo, giustizia e
possibilità di vita. Dio ci incontra dove sentiamo che il
dolore prende voce e parla
del desiderio di riposo e di
pace, della ricerca estenuante
di una convivenza finalmente
giusta. Dio viene a noi attraverso i volti di quei bambini
che vogliono solo vivere.
Beati coloro che anche oggi
sapranno riconoscerlo.
5
VENERDÌ 25 DICEMBRE 1992
I Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Il 25 dicembre 1867 si costituiva ufficialmente la locale Chiesa valdese
Venezia: 125 anni di testimonianza
EUGENIO STRETTI
Il 25 dicembre del 1867, in
Calle S. Zulian, si costituiva ufficialmente la Chiesa
valdese di Venezia, con 160
membri. La predicazione del
pastore Emilio Comba si sviluppava sul testo di Ebrei 12:
1-2, sottolineando la moltitudine di testimoni che aveva
preceduto questo avvenimento.
Il primo pastore e storico
della comunità veneziana così
definiva il suo nascente ministero nella città lagunare:«Già
il celebre Paolo Sarpi affermava che, nella città, dalle 12
alle 15 mila persone erano disposte ad uscire dalla Chiesa
romana; persone allevate da
padre in figlio nella conoscenza di Dio, sia che fossero
venute dai vicini Grigioni, sia
che fossero resti degli antichi
valdesi» (L’Écho des Vallées,
13 luglio 1869).
I valdesi non giungevano
dunque per primi nella Venezia recentemente restituita
Agenda
all’Italia (ottobre 1866).
Secondo fonti dell’Inquisizione nella sola Venezia, intorno al 1550, ben 6.000 persone confessavano la salvezza gratuita per i meriti di Gesù Cristo.
Non bisogna poi dimenticare l’opera di Giovanni Diodati che insieme a fra Paolo
Sarpi (ecumenismo ante litteram!) nel biennio 1607-8 diffuse la Scrittura fra il popolo
veneziano.
Sin dai tempi della Riforma
operavano inoltre a Venezia
una comunità luterana ed una
anglicana: i valdesi, ultimi arrivati con l’Unità d’Italia,
erano dunque circondati da
una schiera di testimoni dell’
Evangelo.
Ma luterani ed anglicani
non erano disposti ad andare
oltre le propria comunità linguistiche e il Comitato di
evangelizzazione della Chiesa valdese inviava il pastore
di Milano, Giovanni Davide
Turin, a Venezia il 4 dicembre 1866. Il giorno dopo Tu
rin organizzava una riunione
di culto in Calle Terazzera,
per i soldati valdesi di stanza
a Venezia. Domenica 9 dicembre, nello stesso luogo, il
culto evangelico raccoglieva
una ventina di uditori: soldati
valdesi e simpatizzanti cattolici.
Nello stesso giorno Turin
scriveva al comitato di evangelizzazione: «Attendendo gli
avvenimenti, Dio ci dirigerà:
io sento che se noi crediamo
e siamo fedeli, Dio si servirà
della nostra piccolezza per fare un’opera alla sua gloria,
tuttavia io vedo anche la possibilità di non riuscire a nulla
del tutto; ma io penso alla fedeltà di Dio e alla sua misericordia infinita».
Il 10 gennaio 1867 arrivava a Venezia Alessandro Gavazzi ed iniziava nel Palazzo
Gambara una serie di conferenze evangelistiche, che porterà avanti per due mesi, alternandosi con il pastore Turin.
Grazie a questi uomini del
Risveglio Venezia rivive dunque l’antica stagione della
Riforma: le infuocate conferenze dell’ex barnabita saranno seguite, a partire dal 1868,
dalle prediche appassionate
tenute in Palazzo Cavagnis
dallo storico-archivista Emilio Comba.
Alle pressanti richieste di
collaborazione del pastore
Turin, la Chiesa luterana di
allora rispondeva di non essere interessata all’evangelizzazione in Italia: ma noi non attraversiamo una uguale crisi?
La nostra posizione attuale
non è simile a quella delle
chiese protestanti storiche di
allora?
Eppure la freschezza dell’
Evangelo deve essere comunicata ai nostri concittadini!
Con umiltà, ma con consapevolezza evangelica; questo è
il nostro compito. Sapendo
che, come scriveva Turin al
Comitato di evangelizzazione, «non dobbiamo aspettarci
nulla dagli uomini, ma tutto
da Dio che noi serviamo».
GENOVA - Fra i prossimi appuntamenti della chiesa di Genova il 25 ci sarà il culto di Natale con Santa Cena. Il 27 la
predicazione sarà tenuta dal pastore Giuseppe Anziani. Domenica 13 gennaio, alle 20,30, riprenderà lo studio biblico;
il 16, alle 16,30, il Concistoro si incontrerà con la Commissione esecutiva distrettuale.
*La Chiesa valdese nominerà, insierne con le comunità
evangeliche battiste, luterane e metodiste del capoluogo,
una commissione al fine di realizzare una serie di progetti
comuni e intensificare il dialogo con la Chiesa cattolica, la
comunità ebraica e con quella islamica. Lo ha deciso il
Concistoro durante una delle ultime riunioni, discutendo
dell’attività ecumenica.
* Veglia di Capodanno nella Chiesa metodista di Sestri;
l’appuntamento è per le 20 del 31 dicembre. Il mattino dopo
ci sarà il culto, alle 11.
* Subito dopo il culto di Natale, la comunità valdese di
Sampierdarena si riunirà attorno a un’agape fraterna.
*11 10 gennaio, alle 15,45, la Chiesa battista ospiterà rincontro «L’insegnamento nelle scuole domenicali a bambini
di famiglie cattoliche».
BETHEL - «Vocazione della politica - possibilità di servizio o
desiderio di potere?» è il tema del campo invernale che si
terrà dal 27 dicembre al 2 genanio al Centro evangelico
Bethel, a Taverna (Reggio Calabria). La quota di partecipazione è di duecentomila lire a persona e va versata sul ccp
n. 10185890, intestato al Centro evangelico Bethel, 88055
Taverna, c/o Iva Russo, via Sbarre Superiori, trav. Laboccetta n. 11, 89100 Reggio Calabria. I responsabili del campo studi sono Simonpietro Marchese e Bruno Gabrielli. Per
altre informazioni telefonare al 0961/92.20.59.
Associazione battista del nord-est
La collaborazione
va oltre i confini
Ed. Silver press, Genova, pag. 112-8 fotografie - L. 15.000
Presso le librerie Claudiana e le altre librerie evangeliche in Italia. Oppure presso
l’autore Giuseppe Anziani, via Sapeto 11 16132 Genova - c.c.p. n. 19251164 GE.
Domenica 13 dicembre
nella chiesa battista di Venezia-Marghera si è svolto un
incontro dell’ABNE (Associazione delle chiese battiste
del nord-est).
L’ABNE si è costituita
nell’ottobre del 1992, sempre
a Marghera, ed è un’associazione di «prassi» battista, nel
senso che raccoglie le chiese
battiste dell’UCEBI, più altre
comunità che si sentono in
sintonia e in comunione con i
battisti. Fanno parte dell’ABNE le chiese battiste di Ferrara, Rovigo e Marghera, la
Chiesa pentecostale libera di
Pordenone; prossimamente
entrerà nell’associazione la
comunità battista americana
di Aviano. L’ABNE si propone di favorire la collaborazione fra le diverse chiese
con incontri, convegni e progetti comuni. Durante la
«settimana per la libertà», ad
esempio, in programma per il
febbraio del 1993, verrà organizzata una manifestazione
a Pordenone, a cui parteciperanno anche tutte le comunità evangeliche della città.
All’incontro del 13 dicembre erano presenti due pastori, un battista e un pentecostale, entrambi provenienti
dalla Slovenia. Queste due
denominazioni hanno fra loro buoni rapporti e desiderano sviluppare una collaborazione con le nostre chiese del
Triveneto. L’Unione battista
slovena è in fase di costituzione: conta otto chiese e circa duecento membri, tra pastori e predicatori locali. Come coordinatore dell’ABNE
per il 1993 è stato designato
Nazareno Lucchin di Marghera, in sostituzione di Romano Sardi di Ferrara.
Novità
Nella collana «Ritratti storici» è uscito il n. 10:
Roland H. Bainton
DONNE DELLA
RIFORMA
in Italia, Germania e Francia
Introduzione di Susanna Peyronel Rambaldi,
pp. 460, 68 ili.ni, £ 48.000.
II noto storico della Riforma, già docente a Yale,
ci presenta una serie di “ritratti" indimenticabili
di donne del 1500 impegnate nel rinnovamento
della società e della chiesa. Accanto ai nomi
più noti molte figure sconosciute che vale la pena di riscoprire.
m mmeditricm
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO - TEL. 011/689804
Cronaca
CAMPOBASSO - Festa di Natale, nella Chiesa valdese di
Campobasso, il 20 dicembre. Dopo il culto in comune, le
tre classi della scuola domenicale e i fratelli dello studio biblico hanno intrattenuto la comunità, guidati dai rispettivi
monitori.
CATANIA - Il 6 dicembre il pastore Giorgio Girardet ha presieduto il culto nella Chiesa valdese; è seguita un’agape fraterna. Il 13, per il culto mensile in comune, si è tenuta una
rappresentazione biblica, durante la quale la comunità si è
potuta confrontare con il passo dell’incontro del lebbroso
guarito con Simone, detto Pietro di Marco 1 : 40-45 . La
singolarità dell’avvenimento è stata la naturalezza con la
quale i presenti hanno rivolto domande e osservazioni ai
«predicatori-attori» del singolare sermone.
* Lunedì 14 dicembre, presso la Chiesa battista, è stata organizzata una riunione evangelica interdenominazionale di
preghiera e meditazione della Parola. Erano presenti gli anziani e i responsabili di alcune comunità pentecostali,
dell’Esercito della Salvezza, i pastori della Chiesa del Nazareno, della Chiesa apostolica, della Chiesa avventista,
della Chiesa luterana e della Chiesa valdese. La lettura e la
meditazione di alcuni brani biblici e le preghiere spontanee
sono state seguite dalla presentazione delle varie comunità.
Dall’ampio scambio di idee fra i presenti è emerso il desiderio di una maggior collaborazione fra gli evangelici per
una testimonianza unitaria nella città.
LA SPEZIA - La comunità battista ha anticipato con un discreto anticipo il concerto di Natale. Domenica 13 dicembre
il coro interdenominazionale di Firenze, diretto dal maestro
James Watts, ha eseguito brani di Haydn, Vivaldi, Mendelssohn e Händel. L’avvenimento è stato organizzato in collaborazione con il Centro evangelico di La Spezia e la Chiesa del Nazareno di Sarzana. Questo esperimento di collaborazione ha anche valore programmatico per una migliore attività coordinata fra chiese evangeliche del territorio spezzino in vista di una più piena testimonianza, anche in ambito
sociale.
GENOVA - Le comunità battiste, luterane, metodiste e valdesi
del capoluogo ligure hanno intenzione di dar vita ad una
Commissione ecumenica per realizzare una serie di progetti
comuni e intensificare il dialogo con la chiesa cattolica e
con gli ebrei ed i musulmani presenti nella città e nel circondario.
* Nella chiesa di via Assarotti, il 17 dicembre si è tenuto il
culto interdenominazionale di Avvento. La liturgia è stata
curata dal pastore Valdo Benecchi, ha predicato il pastore
Michele Foligno.
TORRE PELLICE - Con cristiana simpatia la comunità è vicina alle famiglie di Pierino Costabel, di Lidia Gardiol
vedova Bima e di Aldo Vola che ci hanno lasciato.
PRAROSTINO - La comunità si rallegra con Marina Fomerone e Flavio Martoglio per la nascita del piccolo Fausto.
L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione del funerale di Alessio Gönnet di Roccapiatta, deceduto all’età di 80 anni.
LUSERNA SAN GIOVANNI - Durante il culto di domenica
6 dicembre, presieduto dal past. Franco Davite, è stata ammessa a far parte della nostra Chiesa la giovane Carla Racca, nativa di Volverá e residente a Pinerolo. Di origine cattolica, si è avvicinata ai valdesi partecipando a attività giovanili e in modo particolare ai numerosi concerti delle nostre corali. Dopo aver frequentato il corso di catechismo
con la past. Erika Tomassone, ha chiesto al Concistoro di
essere ammessa come membro comunicante. Il Signore assista questa giovane con il suo Spirito e l’aiuti a vivere la
sua vita in armonia con la propria fede in Cristo.
BARI - Proseguono i seminari organizzati dalla Federazione
delle chiese evangeliche della Puglia e della Lucania. Il 12
dicembre la Chiesa battista ha ospitato il secondo incontro
dal tema: «Contributi dei riformatori del XVI secolo all’etica». Ne ha parlato Martin Ibarra y Pérez, davanti a un uditorio attento e partecipe, affrontando l’argomento con il riferimento a due nomi, Calvino e Lutero, e cercando
neH’eredità religiosa dei due grandi riformatori le origini e
l’evoluzione dell’etica moderna. In particolare si è soffermato sui tre aspetti di capitalismo, democrazia e libertà di
coscienza e religione. Il terzo seminario è previsto per il 9
gennaio e si terrà come sempre nei locali di via Sennino.
L’argomento stavolta sarà «Etica ed ecologia» e se ne parlerà con il pastore Massimo Aprile, vicepresidente
dell’Unione delle chiese evangeliche battiste italiane.
SANREMO - Il Consiglio di chiesa ha eletto, lo scorso 15 novembre, due nuovi anziani nelle persone di Carla De Paoli
Gallo e Giacinto Renda.
MILANO - Il prossimo anno il tempio metodista di via Porro
Lambertenghi festeggerà vent’anni di vita. Il Consiglio di
chiesa ha promosso per l’occasione una simpatica iniziativa: i fratelli e sorelle sono stati invitati a stilare brevi memoriali sulla propria vita di fede, ricordi personali ma anche
aneddoti e fotografie.
CORATO - L’11 dicembre si è tenuto un sit-in di solidarietà
con i 500 pacifisti in marcia a Sarajevo, organizzato dal locale coordinamento pacifista di controinformazione. Il
gruppo EGEI, che aderisce al coordinamento fin dalla sua
nascita (gennaio ’91), ha curato l’animazione musicale accompagnando con una chitarra e una tromba cori improvvisati. Svolgendosi nell’ora di punta del passeggio serale dei
giovani, il sit-in ha suscitato curiosità, interesse e partecipazione, soprattutto da parte di alcuni studenti, riuscendo
a rompere, almeno localmente, il black-out deH’informazione sulle iniziative dei pacifisti.
DONNE E CHIESA — La Commissione per il «decennio di
solidarietà delle chiese con le donne» si è di recente riunita
e ha preso alcune decisioni circa i prossimi incontri della
settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, e invita i
fratelli e sorelle che vi parteciperanno a testimoniare a favore «dell impegno delle coscienze, delle strutture e dei ruoli
delle comunità cristiane, al fine di attuare una liberazione
totale dell’intera umanità verso la natura nuova in Cristo».
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
venerdì 25 DICEMBRE 1992
PARTORIRE
L'UMANITA' DI DIO
GIORGIO TOURN
L9 incontro che ha luogo
il giorno di Natale in
tutte le assemblee dei credenti ha un senso profondo
che va ben oltre la gioia di
ritrovarsi insieme, lasciar distendere per un momento almeno l’animo nella dolcezza
dei ricordi, un senso che viene espresso molto sinteticamente da un verbo del testo
di Luca tradizionalmente letto in quell’occasione: partorire. Maria partorì un figlio...
Incinta, travolta nel turbine delle vicende politiche
del paese, si trova nella città
di Giuseppe al termine della
sua gravidanza; qui dà alla
luce il figlio primogenito
che lava, fascia e si mette a
dormire in seno.
In questi gesti che costituiscono il nucleo qualifi-'
cante della fede cristiana il
verbo «partorì» è l’essenziale, il determinante. Essenziale, va detto subito,
non perché riferito alla ragazza sulla paglia che vive
la sua sconvolgente esperienza, ma riferito a lui, il
neonato. E il verbo non
esprime il fiorire doloroso e
gioioso di una maternità ma
ciò che ne è oggetto: il
giungere di una nuova vita
nel mondo.
apparso fra gli esseri della
specie umana, uomo fra uomini: è stato partorito.
E questo significa che in
quella stalla, se proprio si
tratta di stalla e non di squallido magazzino, avvolta
dall’odore forte e pesante
dello strame, dove prima di
lei pecore e capre hanno
guardato con lo stesso stupore irrompere dal chiuso del
loro corpo quell’essere bisognoso di essere leccato, scaldato, allattato. Maria guarda
con meraviglia Tesserino
fragile eppur così vigoroso
che le giace in seno.
Questo significa che Gesù
è stato inserito nella storia
delTumanità, nella nostra vicenda umana, come ognuno
di noi, mentre i grandi uomini venuti da Dio a rivelare i
misteri delTeternità, quelli
che si sono sentiti investiti
della missione di far conoscere agli uomini le verità ultime, glissano sull’oscura,
troppo umana, inquietante
pagina del parto.
Non è un caso che l’altra
grande figura che si contrappone a Gesù nel mondo della
religione, Tllluminato, il
Budda, sia stato trovato da
sua madre, narra la leggenda,
sul fiore di un loto, nel can
«Ed avvenne che^ mentre
eran quivi^ si compiè per
lei il tempo del parto; ed
ella dié alla luce il suo figliuolo primogenito^ e lo
fasciò^ e lo pose a giacere
in una mangiatoia perché
non v'era posto per loro
nell'albergo».
(Luca 2: 6-7)
Certo, l’altro momento essenziale del mistero cristiano
è rappresentato dall’esperienza ultima della vita di
quel bambino: la morte,
quando egli rantolerà sul patibolo. Ma la stalla è l’essenziale, fondamentale, perché
senza di lei non c’è croce,
senza il presepe non c’è il
crocifisso. E non nel senso
che se uno non nasce non
può morire (senza l’inizio
della vita non ci può essere
la fine); ma nel senso che
senza il mistero della rivelazione non c’è il mistero della
salvezza. E la rivelazione è
contenuta nel «partorire»,
che la nostra traduzione rende con «dare alla luce».
Gesù vero uomo
II primo elemento è questo: Gesù, la Parola, il figlio di Dio, il Cristo, il Salvatore, per usare le espressioni apostoliche che parlano di lui, non è solo venuto
nel mondo, non è solo nato.
dore di un fiore; Gesù non
era su un fiore ma su un corpo di donna, sulla paglia di
una stalla, sporco e bagnato
come ogni nato della sua
specie.
Qui sta la differenza fondamentale fra la fede cristiana e la religione, la frontiera
fra ciò che hanno predicato
gli apostoli e ciò che hanno
insegnato i grandi maestri;
nel fatto che il mistero divino, il senso ultimo delle
realtà di Dio sia stato non solo celato ma integrato in questa corporalità fatta di parto,
sangue, pianto. La rivelazione di Dio era lì non perché i
personaggi e gli avvenimenti
fossero puri, immacolati,
perfetti ma perché erano veri, autentici.
Delusi di questa pienezza,
insoddisfatti di questa carica
di umanità, i cristiani hanno
cominciato più tardi ad arzigogolare sulTimmacolatezza
di lui e di lei, illudendosi di
esaltare e magnificare la ri
velazione mentre la banalizzavano, perché il senso
dell’incarnazione (e cioè del
Natale) non sta nelTimmacolatezza ma nel fatto che in
quell’uomo si esprimeva il
senso ultimo della divinità.
Amare
Ed è questo il secondo
messaggio del «partorì»: il mistero di Dio consiste in ciò che noi esprimiamo in modo molto inadeguato con il nostro verbo amare.
Amare significa entrare nelle
cose, radicarsi in esse, legarsi alla realtà e agli uomini,
intrecciare non soltanto i
propri sogni, le proprie idee,
ma la propria umanità nella
realtà del mondo.
Per questo le statue del
Budda, che lo raffigurano a
migliaia di esemplari in tutto
il mondo orientale, e presto
anche in quello occidentale,
sorridono; perché lui sa guardare lontano, non soffre,
non piange, non ama, è ormai fuori di tutto, come Dio
è fuori dell’esistenza.
Noi non crediamo in un
Dio che è fuori, ma in un Dio
che è dentro le cose, che si è
calato nel mondo perché tutto ciò che di grande, perfetto,
assoluto, eterno, puro può essere fatto, può esserlo solo
nella materialità del vivere.
Hanno ragione le filosofie
e le religioni quando dicono
che per essere felici bisogna
dimenticare tutto, non amare
niente e nessuno, né se stessi
né gli altri, né Dio, né la vita
né il corpo; hanno ragione
dal loro punto di vista perché
chi vuol essere felice deve
sradicarsi dal mondo, da se
stesso, dagli altri, dalla storia; è giusto perché amare fa
soffrire, come ben seppe Maria. E Gesù fu veramente uomo non solo perché nacque
da lei, ma perché ebbe con
lei il rapporto che ognuno di
noi ha con la propria madre,
le causò dolore e pianto, non
le diede ciò che la madre si
aspettava da lui, non realizzò
i suoi sogni, non corrispose
alle sue attese.
Per questo il mistero di
Natale è espresso dal «partorì»', perché la fede non dice: «Fuggi il mondo, sottraiti
alla realtà, alla tentazione,
sali a Dio nella contemplazione e trova te stesso
nella meditazione, purificati
dalle contaminazioni della
vita che vivi ogni giorno»; la
fede dice; «Sii discepolo di
Gesù partorito nel mondo,
entra nelle cose, radicati nelle situazioni, legati agli uomini ed alle realtà concrete e
sappile amare, amando in
primo luogo la tua vita, la
vita che Dio ti ha dato».
Creare
Il senso della vita ha dovuto
venire da oltre, esser partorito nella nostra umanità, e
questo significa che non vi si
trova nascosto, sepolto in attesa di sbocciare come un fiore
in primavera; non basta sollecitare con il sole della verità
la vita perché ne sbocci il senso. La vita, la vera vita, può
solo essere innestata sul tronco della nostra umanità disumana per produrre i frutti che
Dio ci dà di produrre.
Ma il «partorì» ha anche
un ultimo senso: il bambino
è non solo entrato realmente
nella vita per starci e crescere in essa, e radicarvisi come
atto dell’amore di Dio: venendo alla luce egli ha iniziato una pagina nuova della
coscienza umana; colui che è
stato partorito ha significato
l’irruzione di qualcosa di
nuovo nella vita. Ogni creatura è qualcosa di nuovo,
una possibilità, una «chance»; ma la novità della sua
vita dipende dalla presenza
del nuovo di Dio, dalla presenza del suo amore.
Amare dell’amore di Dio
significa perciò dare un senso
alle cose, renderle autentiche,
non accondiscendere, approvare, scusare. La vita di
Gesù partorita nella storia è
stata non fuga ma battaglia,
carica di passione, di polemiche, di richiami al perdono,
di dibattiti per creare nuove
esistenze, per far nascere
creature autentiche; perciò è
stata ricca, completa.
Forse amare significa soprattutto saper essere pienamente e totalmente se .stessi,
aderire alla propria condizione umana, assumersi (assai più che accettarsi) come
si è e lasciarsi riempire dello
Spirito delTEvangelo così
come Gesù partorito da Maria si è lasciato riempire dallo Spirito di Dio.
Per questo non fuggiremo
la vita ma rameremo, non
fuggiremo le responsabilità
ma le assumeremo, non
espelleremo da noi l’umano
per trovare il divino ma radicheremo il divino nella nostra umanità, perché così ha
fatto Dio, e impareremo a
partorire cose vere, giuste,
buone; a dare corpo, sangue,
carne ai progetti e alle speranze di Dio nella nostra
umanità.
Signore nostro Dio!
Signore nostro Dio!
Non hai voluto abitare solo in
cielo, ma anche con noi sulla
terra!
Non ti sei accontentato di essere l’Altissimo, ma ti sei abbassato e hai voluto essere piccolo come noi.
Non hai voluto soltanto regnare, ma servirci.
Non hai voluto essere solo Dio
nella tua eternità, ma per noi
hai voluto nascere, vivere e morire come un uomo.
In Gesù Cristo, tuo Figlio prediletto, nostro Salvatore, ci hai
fatto dono di te stesso affinché ti
apparteniamo interamente.
Questo ci riguarda tutti, sebbene nessuno di noi labbia meritato.
Che cosa mai ci resta, allora,
se non stupirci, rallegrarci, essere riconoscenti e attenerci fermamente a ciò che hai fatto in
nostro favore?
Te ne preghiamo, fa’ che in
quest’ora tutto ciò si realizzi in
mezzo a noi e in noi.
Permetti che, con la sincerità
delle nostre preghiere e dei nostri canti, delle nostre parole e
del nostro modo di ascoltare,
noi diventiamo una vera comunità di Natale e una vera comunità eucaristica, che una grande
fame radunerà attorno alla Tavola santa cui tu ci inviti!
Amen.
Karl Barth
7
spedizione in abb. post. Gr li A/70
In caso di mancato recapito rispedire a:
CASELLA POSTALE 10066
TORRE PELUCE
Fondato nel 1848
E Eco Delle Yaui Va i .tìesi
VENERDÌ 25 DICEMBRE 1992
ANNO 128 - N. 50
URE 1200
I settori forti e quelli in ribasso in concomitanza con le proteste contro il GATT
Per l'agricoltura del Pinerolese
si profila un futuro di specializzazione
_______PIERVALDO ROSTAN______
Gli agricoltori di mezza
Europa scendono in
piazza per protestare contro
gli accordi che prima la CEE
poi gli Stati Uniti impongono; quelli locali ultiiriamente
non lo hanno fatto: non ne
hanno ragione o non ne hanno più la forza? Sono anni
che nelle nostre campagne si
lamentano politiche nazionali
o comunitarie che cambiano
indirizzo nel giro di pochi
mesi: prima si danno incentivi per produrre carne, poi per
uccidere gli animali; prima si
chiede di migliorare la qualità
del latte poi si danno premi
per ridurre la produzione abbattendo animali.
Intanto le aziende si sono ridotte nel numero, negli addetti
e sono, specialmente nelle
valli, spaventosamente invecchiate.
Nelle valli si fa sempre più
strada un’agricoltura part-time
che convive con altre attività
«extra muros»; è però un’agricoltura che continua a consentire il mantenimento di popolazione in zone altrimenti
destinate all’abbandono.
Secondo i dati del censimento sono poco più di 6.000
le aziende agricole nei Comuni delle valli pinerolesi, nella
città e nei due Comuni pedemontani di Prarostino e San
Secondo. In pochi casi si registra, rispetto al censimento
’82, un aumento ma sono casi
significativi: Lusernetta (-127%), Prarostino (h-16%), Villar Pellice (h-1 1%); negli altri
è calo, di aziende e di addetti,
in alcuni casi forte: Perrero,
Massello, Fenestrelle, Pramollo sono i Comuni con più forte
decremento.
Simile la situazione per
quanto riguarda PaÌlevamento
nelle valli; anche in questo caso accanto a forti perdite nel
patrimonio bovino in alcuni
Comuni (Massello, Fenestrelle, Pomaretto, Roure) ve ne
sono altri, Pragelato, Lusernetta, Bibiana, in cui si registrano aumenti.
«L’esperienza maturata in
vai Pellice - dice Mario Molinas, dell’ispettorato agrario
di Pinerolo - è assai positiva:
l’adeguamento degli alpeggi
montani, le migliorate condizioni igienico-sanitarie delle
stalle e dei locali di conservazione e trasformazione latte
hanno fatto sì che parecchi
agricoltori giovani abbiano
continuato o addirittura ripreso le pratiche agricole. Purtroppo la stessa cosa non è
accaduta in vai Chisone.»
I dati del censimento dicono
comunque di 16.454 bovini,
872 suini, 4.844 ovini e 2.574
caprini, sempre nell’area considerata.
Certo questo grande patrimonio deve fare i conti con
problemi non indifferenti: il
prezzo del latte per un verso,
la carenza di macelli a norma
dall’altro, ma in entrambi i casi è possibile operare, per tornare allo studio sulle attività
economiche della zona, con la
trasformazione (formaggi e
insaccati).
Proprio sul settore agroali
La vite può essere una produzione importante per la zona del Pinerolese.
mentare è pensabile un incremento; in particolare la trasformazione di frutta ha già
un suo spazio che per altro
può essere potenziato: può
trattarsi di frutta biologica per
cui le valli sono un ambiente
naturale o coltivata seguendo
piani che comportino comunque la riduzione di trattamenti
antiparassitari con prodotti
chimici. Per rimanere nello
stretto ambito locale, è la collina che può prestarsi alla coltivazione di frutta. Si sono
diffuse le coltivazioni dei
«piccoli frutti» ma ci sono anche altre realtà: ad esempio la
diffusione massiccia dell’actinidia. Partito da un prezzo che
solo pochi anni or sono era di
6-7.000 lire al kg al dettaglio
questo frutto, che pure ha tro
vato in questa parte del Piemonte un buon terreno ed un
clima abbastanza favorevole,
è arrivato quest’anno a spuntare all’ingrosso cifre irrisorie,
nell’ordine di poche centinaia
di lire al kg «il che ha fatto sì
- aggiunge ancora Molinas che mentre qualche anno fa si
toglievano i peschi per far posto al kiwi, oggi stia reinvertendo la situazione».
Discorso a parte merita la
vite. Sono state condotte anche interessanti sperimentazioni con l’Università; si producono, in quantità limitate, vini
di un certo interesse, venduti
localmente: dunque su di essi
non si potrà abbattere la scure
dei tagli all’esportazione che
invece colpirà probabilmente
altre aree più tradizionali per il
vigneto. Eppure, malgrado ciò.,
i circa 480 ettari coltivati a vite
che risultano dal censimento
sono un regresso rispetto
all’82 «e proprio non capisco
questo dato, che per altro mi
viene confermato anche da recenti domande di contributo
per l’espianto di viti anche in
zone valide delle nostre colline», dice Molinas.
Un mondo dunque particolare quello agricolo delle valli,
con tentativi di risalita, esperimenti positivi ed altri contraddittori; a meno che si voglia
continuare nel vecchio discorso dell’individualismo e nella
difficoltà a diventare imprenditori di un’agricoltura destinata a mutare qualificandosi
secondo le proprie caratteristiche e qualità locali.
DI FRONTE ALLA CRISI
LE OPERE
E LA CHIESA
CLAUDIO PASQUET
Ce lo stiamo chiedendo
tutti senza quasi osare
dircelo: quale futuro per le
convenzioni? Con questi tagli
alla spesa, tagli nel settore sociale, risparmi ventilati su tutti
fronti, che sarà delle nostre
case per anziani?
Non assisteremo, magari
con una progressione dolce,
ad una diminuzione dei posti
che i nostri istituti per anziani
hanno in convenzione con gli
enti pubblici?
Credo che, pur senza augurarci che questo accada, la
possibilità di una radicale diminuzione delle rette convenzionate sia un qualcosa di
più di una mera ipotesi assurda.
Dobbiamo allora chiederci,
come chiesa, quale sarà la nostra strategia senza limitarci a
proporre dei palliativi. Certo
alcune cose saranno probabilmente fatte dall’ente pubblico,
ed alcune sono francamente
auspicabili come la semplificazione delle norme, spesso
tra loro discordanti, che stato
e regioni sfornano a getto continuo e che, pur nel nobile intento di tutelare gli ospiti e i
dipendenti delle case per anziani, le rendono di fatto ingestibili a meno di disporre di
fondi illimitati.
Ma il problema di fondo che
nessuno può risolverci dall’
esterno è questo: siamo ancora
in grado, come chiesa, di gestirci la diaconia?
Guardando alla situazione
attuale mi pare che appaiano
alcune luci, ma anche molte
ombre.
Il problema più grande mi
pare essere quello della disparità tra gli sforzi che siamo
in grado di fare per istituire o
ristrutturare un’opera e quelli
che poi facciamo per permet
.'i V 1
Le scuole elementari dopo il decreto ministeriale: parla un direttore didattico
L'insegnamento della lingua straniera
CARMELINA MAURIZIO
Il decreto ministeriale che
da questo anno scolastico
rende obbligatoria la lingua
straniera anche nella scuola
elementare trova una vera e
propria situazione ottimale in
uno dei circoli didattici della
vai Pellice, quello che fa capo
alla scuola elementare di Lusema San Giovanni.
Nelle varie classi della sede
centrale e in tutte quelle delle
sedi staccate e succursali l’insegnamento della lingua straniera è stato regolarmente introdotto. In pratica, eccezion
fatta per due piccoli plessi in
cui l’esiguo numero dei bambini non ha consentito la nomina di un insegnante per la
.seconda lingua, si può dire,
confortati dai dati forniti dal
direttore didattico Marco Armand Hugon, che l’insegnamento della lingua straniera è
stato introdotto per il 96% de
gli alunni del circolo di Luserna San Giovanni.
Ad usufruire di tale insegnamento sono 112 bambini
per la lingua inglese e 315 per
ia lingua francese, oltre a 55
bambini della scuola materna,
che già godono di circa quattro ore settimanali di insegnamento del francese.
Gli insegnanti specialisti sono tre per il francese e uno per
l’inglese e lavorano ciascuno
su sei classi, per circa tre ore
settimanali.
Abbiamo chiesto al direttore
didattico Armand Hugon le
ragioni di una situazione così
felice e forse unica almeno a
livello regionale, ma rara anche a livello nazionale.
«Siamo interessati all’introduzione della lingua straniera
nella scuola elementare e anche in quella materna sin dal
1982 - ci ha detto - quando
sono partite alcune sperimentazioni concesse all’epoca dal
ministero della Pubblica
Istruzione. Questo ci consente
oggi di avere un bagaglio di
esperienze e di materiali per
cui l’introduzione obbligatoria della seconda lingiui non
ci ha colti di sorpresa e tantomeno impreparati.
Abbiamo molto materiale
didattico accumulato nel corso di questi dieci anni, e soprattutto abbiamo avuto la
grande disponibilità e la competenza del personale docente
che ha frequentato i corsi di
formazione previsti per la
specializzazione all’ insegnamento della seconda lingua
nella scuola elementare, superando con relativa facilità
la selezione per accedere a
tali corsi».
Si può dunque parlare di
una vera e propria isola felice
per quel che riguarda questo
circolo didattico, se si pensa
che la lingua straniera a livello regionale è stata introdotta
in meno del 20% delle scuole...
«Per ora - precisa Armand
Hugon - possiamo ritenerci
davvero soddisfatti, e ci
conforta anche l’entusiasmo
dei bambini e delie loro famiglie. Siamo davvero contenti
che un patrimonio linguisticaculturale come è la lingua
francese per questo territorio
non vada disperso, e che per
quel che riguarda l’inglese
più di cento bambini comincino ad accostarvisi sin
dai primi anni di scuola elementare.
Vorrei ancora aggiungere
che parte del succe.sso dell’introduzione della seconda lingua in questo circolo è da attribuirsi alla bravura delle insegnanti che hanno dato la loro disponibilità, garantendo
anche a livello di scuola materna r insegnamento e tutte le
attività direttamente nella seconda lingua».
terle di vivere. Se da un lato
abbiamo assistito, negli ultimi
anni, a gare di generosità davvero esemplari, notiamo poi
come molte delle opere vivano con degli esigui apporti finanziari da parte della chiesa
e dei suoi membri, fino al
punto che ben poche comunità
possono permettersi di pagare
ìa retta, o parte di essa, anche
solo per un loro singolo membro che non sia in grado di
avere altri aiuti.
Anzi non siamo neppure in
grado di mantenerci la chiesa,
di dare a chi vi lavora (pastori
e diaconi) uno stipendio e non
l’elemosina. Siamo capaci di
grandi slanci per erigere dei
muri e siamo incapaci di essere costanti nel seguire un progetto a lunga scadenza, che
«non appare» ma che è fondamentale perché quei muri siano riempiti di contenuto umano ed evangelico.
Non ci sono soluzioni facili
di fronte a noi, non aspettiamo
il mitico 8 per mille che risolva tutti i problemi, né possiamo illuderci di continuare a
«tirare a campare» in attesa di
tempi migliori.
Come pastore, nel corso
delle mie visite ho l’occasione
di avere un osservatorio privilegiato, nel quale cominciano
ad affiorare molti problemi
che domani saranno più gravi:
anziani con pensioni insufficienti per campare, famiglie con più giovani disoccupati, ragazzi con problemi
di droga e di sradicamento sociale.
Tutti questi chiedono attenzione, ma anche aiuto da parte
della chiesa, e quale aiuto possiamo dare se i nostri bilanci
prevedono solo l’ordinario ridotto all’osso (la vita della
chiesa) o gli sforzi straordinari
per costruire muri?
Io non ho risposte, ma pongo il problema e azzardo
un’ipotesi, forse provocatoria:
come mai molti danno più volentieri il loro denaro alle opere sociali (asili, ospedali) che
alla chiesa stessa?
Sfiducia nell’istituzione?
Può darsi, ma sappiamo tutti
benissimo che le opere e la
chiesa sono gestite dalle stesse
persone; penso invece che,
sotto sotto, vi sia l’idea che
l’istituto «può sempre servire», mentre della chiesa, si sa,
possiamo farne a meno. Ma se
una chiesa locale poi non può
permettersi di fare della piccola diaconia, chi ne fa le spese?
Proprio chi si rivolge alla
chiesa per una necessità o un
aiuto, spesso impellenti e assoluti, se la chiesa non sarà
più in grado di sussistere, chi
penserà, pregherà, si impegnerà nelle opere?
Insomma: saremo una chiesa capace di servire anche
nell’emergenza economica
che stiamo attraversando o,
come singoli, continueremo a
pensare che non è compito nostro ma sempre degli altri e
continueremo a fare le nostre
donazioni non perché cresca
tutta la chiesa, ma una qualche
singola opera che «potrebbe
sempre tornarci utile»?
8
PAG II
E Eco Delle ¥ìlli Vai.orsi
Alcuni problemi di organico rischiano di mettere in crisi il servizio della USSL 43
La riduzione del personale preoccupa
operatori e familiari dei tossicodipendenti
venerdì 25 DICEMBRE 1992
PIEBVALDO BOSTAW
Natale amaro per le famiglie di tossicodipendenti
della vai Pellice; il servizio
deirUSSL 43, che a fine
’91 poteva contare su sette
persone (2 medici, 2 educatori, 2 assistenti sociali, uno
psicologo) sta rischiando il
collasso e la conseguente
impossibilità concreta di
operare essendo oggi solo
più tre gli operatori a causa
di riduzione di personale
(maternità, trasferimenti,
ecc.) non sostituibile con le
normative vigenti.
Eppure la situazione della
tossicodipendenza è fra quelle che meriterebbero maggiore attenzione, sia per l’entità
del fenomeno sia per i validi
risultati conseguiti negli ultimi due anni dall’équipe
dell’USSL.
«A giugno ’90 - dice lo
psicologo Maurizio Martucciil servizio aveva in carico 57
tossicodipendenti da oppiacei; oggi siamo a 146, più
una trentina di alcolisti.
Col tempo eravamo arrivati
a garantire un'apertura quotidiana del servizio per 12
ore. Un contatto sistematico
con un’elevata percentuale
delle persone toccate dal fenomeno. Sono state avviate
anche esperienze importanti
senza ricorrere necessariamente alle comunità e riuscendo anche ad allontanare
dalla droga un certo numero
di persone, coinvolgendole
anche in attività lavorative.
In qualche modo ciò ha prodotto anche un controllo sociale del fenomeno. Ora è
chiaro che tutto questo, a meno che la regione conceda
delle deroghe sulle assunzioni, non sarà più possibile».
Con i sieropositivi quale tipo di intervento e rapporto è
stato instaurato?
«Finché abbiamo avuto il
personale sufficiente abbiamo
garantito ai 39 casi di sieropositività r accompagnamento clinico; per oltre un anno e
mezzo abbiamo accompagnato ogni tre mesi i casi più
avanzati alla visita di controllo all’Amedeo di Savoia. Ora
tutto questo non è evidentemente più possibile, con due
sole persone più 20 ore settimanali del medico».
Al Consiglio comunale di San Secondo
Arrivi e partenze
Il municipio di San Secondo di Pinerolo.
Il Consiglio comunale di
San Secondo, mercoledì 16
dicembre, aveva all’ordine
del giorno undici argomenti;
i regolamenti in esame
avrebbero potuto suscitare
un certo dibattito ma sono
stati approvati senza neppure leggerli e discuterli, ad
eccezione di quello inerente
il servizio economato.
Erano però in esame due
dimissioni di assessori, presentate per motivi di lavoro
e famiglia; sia l’assessore al
Bilancio e personale. Nuvoli, che quello all’Agricoltura
e all’Ambiente, Rivoiro,
hanno ritenuto la loro esperienza valida.
«Spiace andarsene in un
momento tra l’altro difficile
per le amministrazioni locali
- hanno detto i due ex assessori - tuttavia riteniamo vi
siano, nel Consiglio, altre
persone in grado di fare altrettanto bene il lavoro di
giujita, un lavoro che la legge 142 sulle autonomie locali ha concentrato ancor di
più nell’e.secutivo».
Il sindaco. Ronco, ha poi
proposto come nuovi assessori Maria Grazia Lettori e
Bartolomeo Sales, la prima
consigliere fin dal ’90 con
delega ai Servizi sociali il
secondo, consigliere dal
1985, ha rappresentato il
Comune nel consorzio
ACEA e nel consorzio della
scuola media; le deleghe ai
nuovi assessori verranno comunque attribuite nel prossimo Consiglio.
Come gli stessi assessori
dimi.ssionari hanno sottolineato, la legge 142 attribuisce
alle giunte molti più poteri
che in precedenza; è dunque
importante che l’esecutivo
sappia lavorare senza staccarsi dalla gente e dal territorio.
Altrimenti si correrà sempre più il rischio di avere una
giunta che non coinvolge
non solo più i cittadini ma
nemmeno il Consiglio e si
trova a lavorare né più né
meno di altri gruppi o associazioni che operano in San
Secondo.
Le famiglie hanno scritto
ai giornali lettere preoccupate; qual è stato fin qui il
loro ruolo?
«Abbiamo creato anche in
valle un’associazione delle
famiglie dei tossicodipendenti, sul modello delle esperienze proposte dal gruppo
Abele; le famiglie che hanno
ragazzi in comunità si incontrano periodicamente: il problema è quello di una lotta
non solo al disagio ma anche
all’ indifferenza che circonda
il mondo della tossicodipendenza».
Spesso si parla della comunità come dell’unica via
all’uscita dalla droga; il vostro lavoro, quotidianamente
a contatto con i tossicodipendenti, mantenendo per loro
una presenza nella società,
dice che la comunità non è la
sola strada. Tuttavia anche
voi avete fatto ricorso ad esse
in taluni casi; con quali modalità? Con quali risultati?
« In questi due anni abbiamo visto entrare in comunità
alcuni casi; sono state scelte
fatte con i tossicodipendenti.
A seconda della sensibilità
delle persone che avevamo
davanti ci siamo rivolti a comunità di tipo religioso o laico; in due anni abbiamo avuto due soli casi di uscite precoci. Nei prossimi mesi cominceremo invece ad avere i
primi ritorni "programmati”
Sarà allora che affronteremo
un nuovo grande impegno; il
reinserimento nella società di
queste persone. Avremo bisogno di un grande aiuto da
p^e della società civile. Ci
saranno ad esempio artigiani
disposti a far lavorare questi
giovani sapendo che possiamo contare su borse lavoro
per cui per un certo periodo
le aziende non dovranno tirare fuori una lira.
E’ chiaro che la società dovrà in qualche modo farsi carico di questi reinserimenti; il
giovane ha fatto un grande
sforzo per uscire dalla droga,
ma se le condizioni che l’avevano indotto a bucarsi prima
non sono mutate, c’è il rischio di una ricaduta che a
quel punto potrebbe dimostrarsi irreversibile.
C’è dunque un gran bisogno di collaborazione; cittadini, enti pubblici, forza pubblica devono fare la loro parte. Così potremmo continuare
il nostro servizio, potenziarlo
magari aprendo un centro di
accoglienza diurno, specialmente se col nuovo anno potremo contare su un infermiere professionale e forse su un
medico». Allora si potranno
restituire ore al servizio; attualmente sono invece ritornate le liste di attesa per un
colloquio. Un’attesa che in
questo caso può voler dire
annullare speranze.
Il ritorno delle spoglie di un soldato
Il significato vero:
non dimenticare
E’ ritornata martedì 8 dicembre, dopo tanti anni, la
salma del caporalmaggiore
Guido Scavino, cittadino di
Villar Perosa.
Ufficiale dell’esercito italiano di stanza in Russia, Scavino morì, il 22 febbraio
1942, in una zona presso Petrowka. L’esercito e il Comune hanno assunto l’onere della celebrazione. Poca magnificenza c’era, peraltro, in quel
piccolo gruppo di persone anziane accorse a dare l’ultimo
saluto a un «eroe» della nostra zona.
Poche erano le persone, infreddolite da una rigida giornata invernale, quasi il freddo se lo fosse portato dall’ex
URSS. Di freddo, là, ce
n’era tanto. Lo racconta Ñuto Revelli nel suo libro La
guerra dei poveri, quello che
hanno sopportato i nostri soldati in quella regione: eroi
dalle scarpe rotte, la pancia
vuota, e il corpo tanto congelato da non sentire i morsi
del dolore.
Quanta poca epicità, poi, in
quella piccola cassetta mc
tallica, nel suo drappo tricolore, a dire che laggiù, a morire,
c’era andato per onorare il
suo impegno verso la patria.
Poca epicità, ma un grande
significato, in questa commemorazione: il ricordo di
quelle centinaia di migliaia di
uomini mandati a morire in
una regione fredda e lontana.
Questo ricordo serva a non
cancellare mai gli orrori di
un’apocalisse fin troppo vicina, in un periodo in cui riemergono spettri di atrocità
che pensavamo di aver lasciato dietro le spalle.
Sembra di recitare la ballata popolare del vecchio scarpone, perché di tempo, vecchio scarpone, ne è passato
tanto, e di ricordi tu ne fai rivivere molti.
Se ciò non .servirà a convincere la gente che ogni manifestazione di violenza che oggi si richiama a quei tempi
oscuri va combattuta, almeno
speriamo che il ritorno delle
spoglie di Guido Scavino sia
di conforto ai suoi parenti,
che l’avevano visto partire
per non tornare più.
VISUS
• ife. < J—-■
Cronaca.
50 MILIONI DAI TESSERINI FUNGHI - Malgrado la non
ricca stagione sono state oltre 2.000 le persone che nel 1992
hanno acquisito, con l’apposito tesserino, il diritto di cercare funghi in vai Pellice .
Solo il 25% dei tesserini è stato rilasciato a residenti in valle (243 a Luserna, 82 a Bibiana, ma solo sei ad Angrogna e
zero a Rorà); quasi 500 a residenti in Torino.
Dei circa 50 milioni di introito, buona parte viene utilizzata
per il servizio di ecologia della Comunità montana; per discutere su come utilizzare la parte rimanente (circa 14 milioni) si sono riuniti la scorsa settimana i rappresentanti dei
Comuni. I soldi dei tesserini andranno probabilmente a sostegno di un progetto di valorizzazione dei sentieri della
valle, ma potrebbero anche essere utilizzati per le oasi naturali di Luserna e Torre Pellice oppure del Barant.
PISCINA CHIUSA FINO A GENNAIO - La piscina di Lu
sema resta chiusa dal 18 dicembre al 23 gennaio. Visti gli
elevati costi di gestione il Comune aveva proposto in un
primo tempo una chiusura invernale; la controproposta della società che gestisce la piscina era stata di una chiusura
nel periodo delle vacanze natalizie in cui le scuole non
avrebbero utilizzato la struttura. Alla fine c’è stato accordo
su queste date con l’aggiunta di un periodo ad aprile.
ANCORA NOVITÀ’ NEL CONSIGLIO DI LUSERNA
Continuano le sorprese nel Consiglio comunale di Luserna
San Giovanni. Molto è ormai cambiato dalla composizione
originaria del Consiglio eletto nel maggio 1990: nuovi
gmppi si sono formati, consiglieri hanno cambiato partito,
non tutti i gruppi sono comunque omogenei.
Durante il Consiglio comunale di lunedì 21 dicembre sono
state rese pubbliche le dimissioni di Carla Maurino, DC, già
assessore e vicesindaco e successivamente soltanto consigliere, presentate con la consueta formula dei «motivi personali». Le succederà il primo dei non eletti dello scudo
crociato, Maurizio Caffaro. La stessa seduta del Consiglio
ha fornito un altro elemento di novità: Piercarlo Longo, fino
a pochi mesi or sono sindaco e successivamente rientrato
nei ranghi con la staffetta, ha comunicato mediante lettera
al sindaco di aver dato le dimissioni dal partito socialista.
«Ho deciso di aderire al “Movimento ’92-sinistra e progresso” promosso a livello regionale dal dott. Nesi e da altri
esponenti della sinistra socialista per creare le condizioni per
un rilancio dell’iniziativa politica in vista dell’unità a sinistra», ha detto l’arch. Longo.
LE OPPOSIZIONI ABBANDONANO L’AULA - Il Consi
glio comunale di Pinerolo, convocato per lo scorso 17 dicembre, doveva discutere del bilancio; al momento della verifica delle presenze è risultato che solo 14 dei 25 consiglieri
della maggioranza erano presenti. L’opposizione (Lega
Nord, Alternativa, PRI, PLI) hanno abbandonato l’aula; successivamente solo un frettoloso giro di telefonate ha consentito alla maggioranza di raggiungere il numero legale.
Su quanto accaduto l’Alternativa ha emesso un duro comunicato nel quale si stigmatizza il comportamento di molti
membri della maggioranza assenti dai Consigli o dalle
Commissioni.
«Pensavamo che qualcosa sarebbe cambiato con l’ingresso
del PDS in giunta - dicono quelli dell’Alternativa - invece
no. Un’amministrazione che non garanti.sce i livelli minimi
di partecipazione, democrazia, confronto, non può fare altro
che rassegnare le dimissioni».
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata
LA PRIMA IN PINEROLO
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PINEROLO
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tei. 0337211111
Abitazione: via G. Modena, 8 - tei. (0121) 932153
« Il decoro, l’assistera, il rispetto... sono vostri diritti.
Offrirverli è nostro dovere ».
9
venerdì 25 DICEMBRE 1992
E Eco Delle Yaui ¥^ldesi
Presentato il piano regolatore di Pinerolo
Seguire il modello
del disegno originario
PAG. Ili
S. Germano Chisone: un’immagine di villa Widemann.
Il parco di villa Widemann di S. Germano
Le bellezze naturali
e il poliambulatorio
MILENA MARTINAT
Avere un parco. L’Italia, in pa.ssato, veniva
definita il più bel giardino
d’Europa perché univa all’inconfondibile bellezza della
sua scenografia naturale una
sensibilità artistica nel realizzare parchi e giardini. San
Germano Chisone ha uno di
questi tesori, seppur di modesta estensione: il parco di
villa Widemann.
Occorre fare molto per valorizzare un parco, che deve
essere qualcosa di più di un
semplice giardino pubblico,
e a questo hanno pensato i
professori Giancarlo Bounous e Anna De Guarda, nel
pubblicare un libro sul parco
stesso.
Con questa iniziativa però
non si vuole solo invitare il
visitatore a avvicinarsi al
parco in modo più attento, ha
spiegato il professor Bounous, in modo da permettere
una «lettura» diversa e interessante.
In realtà lo scopo è soprattutto quello di fornire uno
«strumento di conoscenza
per studenti, turisti e per tutti
coloro che hanno interesse
per il parco».
Il testo così raccoglie notizie riguardanti le principali
specie vegetali presenti, raggruppate in famiglie e con
tanto di nome scientifico e.
quando possibile, anche
quello comune. Sono evidenziati anche l’utilizzo, l’area
di origine di ogni pianta e
numerose curiosità.
Il testo è corredato di
un’ampia documentazione
fotografica che rende facilmente riconoscibili le piante
descritte.
«La manutenzione non è
sufficiente se si vuole avere
un bel parco - hanno spiegato gli autori del libro - bisogna curarlo, sostituire le
specie morte, fare opera di
divulgazione». Per questo è
nata VAssociazione parco
comunale Villa Widemann,
che accoglie coloro che sono
sensibili all’ambiente e hanno voglia di valorizzare il
parco anche organizzando
corsi di paesaggismo per
promuovere una cultura naturalistica e andare verso
iniziative che possano utilizzare tutte le risorse esistenti
in valle (dai musei all’ambiente naturale e, appunto, ai
parchi).
La presentazione del libro
da parte degli autori, sabato
19 dicembre, è tra l’altro avvenuta nel corso dell’inaugurazione di un nuovo poliambulatorio che sorge proprio
nel territorio del parco comunale.
La nuova struttura non
ospiterà solo gli ambulatori:
vi sarà una sala polivalente,
denominata «Centro incontro», che sarà destinata a manifestazioni e iniziative di
vario tipo. La costruzione è
stata realizzata nel parco perché esso è il luogo più centrale rispetto ai servizi di cui
il paese dispone, ed è quindi
accessibile a tutti.
AH’interno del poliambulatorio è stata inoltre allestita
un’interessante mostra di pittura dell’artista torinese Roberto Gonfalonieri.
Pomaretto: approvato il bilancio '93
Una serie.dì interventi
sul territorio comunale
E’ di poco inferiore ai due
miliardi e mezzo la cifra su cui
pareggia il bilancio di Pomaretto approvato la scorsa .settimana dal Consiglio comunale.
Come per tutti i Comuni la
maggior parte delle entrate, e
quindi la possibilità di opere,
deriva dalla concessione di mutui, bloccati per legge nel 1992.
Una serie di interventi riguarderà le fognature: per la
borgata Chiabrera i lavori sono
già iniziati, altri collegamenti
riguardano la borgata Lausa e
il collettore per convogliare le
acque reflue nel depuratore
consortile Perosa-Pomaretto.
Altri interventi riguarderanno il potenziamento dell’ac
quedotto, il rifacimento
dell’impianto di illuminazione
di via Carlo Alberto, l’adeguamento delle scuole elementari
alle norme di sicurezza.
Il Consiglio ha deciso di
applicare PICI, la tassa sugli
immobili, nella misura minima consentita del 4 per mille.
In questo modo al Comune
resterà solo la media dell’INVIM degli ultimi tre anni, pari a circa trenta milioni.
Ma per i pomarini è in arrivo un’altra tassa: è stato infatti istituito un canone di 328
lire al metro cubo sul 90%
dell’acqua consumata. Ogni
utenza verrà così a pagare circa 20-25 mila lire.
______PIERVALDO ROSTAN
Molti professionisti,
qualche amministratore
e alcuni cittadini hanno partecipato lo scorso 15 dicembre
alla presentazione del progetto preliminare del nuovo piano regolatore di Pinerolo.
Qualche giorno prima il Consiglio comunale aveva esaminato ed approvato, con i voti
contrari di Alternativa, Lega
Nord e PRI, la delibera programmatica.
I redattori del piano, gli architetti Sutti e Cellino, hanno
illustrato le linee operative
che li hanno portati a questa
proposta di strumento urbanistico «destinato ad attuarsi ha detto l’arch. Sutti - soltanto nei prossimi decenni. Abbiamo cercato di recuperare il
disegno naturale della città,
partendo dai suoi valori e
puntando sulla qualità».
Il come è parso un po’ più
nebuloso. Sia in Consiglio
che nell’assemblea pubblica
sono state evidenziate le perplessità legate al fatto che accanto al PRG manca un contestuale piano del traffico e
soprattutto un piano paesistico per la zona collinare.
«Saranno il primo atto successivo all’approvazione del
piano regolatore» hanno assicurato il sindaco Trombotto e
l’assessore Rivo, ma le perplessità sono rimaste. Anche
perché, ad esempio, è stata
fatta notare la carenza di indicazioni per la mobilità interna; per eventuali piste ciclabili c’è tempo, così come
per favorire il muoversi a
piedi.
Sui grandi collegamenti le
idee paiono più chiare. Arriveranno l’autostrada e la
circonvallazione; la stazione
FS dovrebbe essere arretrata
di 2-300 metri in modo da
renderla passante; anche lo
scalo merci potrebbe essere
arretrato.
Buona parte déll’illustrazione ha comunque riguardato le prospettive di edificabilità. Fra completamenti, restauri di vecchi stabili, recuperi urbanistici, nuove aree a
edilizia popolare, sono circa
10.000 i nuovi vani previstici.000 in meno di quanto
previsto inizialmente, su richiesta del PDS) il che ha fatto dire a molti che questa cifra appare sovradimensionata
rispetto alle esigenze della
città. Intanto oggi vi sono in
Pinerolo oltre 1.000 alloggi
sfitti.
Qualche perplessità è venuta anche sulla decisione di
definire alla periferia sud-est
una nuova grande area per
fiere.
Ma uno degli interrogativi
più grossi ha riguardato gli
insediamenti produttivi inquinanti; se ne prevede la ricollocazione ma le proprietà
accetteranno questi onerosi
spostamenti o coglieranno
questa occasione per emigrare con i loro stabilimenti in
altre zone del paese o d’Europa?
Anche in questo caso la risposta del sindaco «tenteremo
di avviare contatti con le industrie» non è parsa convincere più di tanto i presenti.
Sono ora alle porte altri atti, la loro pubblicazione, le
eventuali osservazioni di cittadini e associazioni, il parere
della Regione; ci saranno altre occasioni per parlare del
nuovo piano regolatore di Pinerolo.
r- i“ ' 'J* ‘ rf ai,
Iniziativa di formazione per gli insegnanti
A confronto con
l'esperienza tedesca
Il Collegio dei docenti di
scuola elementare generalmente si occupa di predisporre il piano annuale delle
attività didattiche, della sperimentazione, di visite guidate e viaggi di istruzione e di
libri di testo. Ma il momento
del Collegio è anche occasione di incontro fra tutti gli
insegnanti che operano in
realtà diverse. Quindi è importante trovarsi per uno
scambio di opinioni, per discutere di problemi comuni,
ma può anche diventare un
momento di formazione e di
crescita.
Per questo il direttore didattico della direzione di Perosa. Calvelli, ha invitato al
collegio del 25 novembre
scorso Volker Reinecke, preside del Gymnasium «Bodel
Schwing» di Windeck Herchen (Westfalia), che fra l’altro segue anche gli insegnanti
della sua scuola, come tutore,
nel loro lavoro e nella loro
formazione.
Reinecke ha illustrato agli
insegnanti i vari tipi di scuola
esistenti in Germania, sottolineando i diversi orientamenti
a cui possono accedere gli
studenti (esiste una scuola
specifica anche per chi vorrà
poi intraprendere il lavoro in
fabbrica).
Tra le scuole elementari e
le medie ci sono due anni di
orientamento e la scuola
dell’obbligo dura fino a 16
anni.
Sollecitato da alcune domande, Reinecke ha parlato
anche del problema degli immigrati (greci, polacchi, italiani) che mandano alla scuola dell’obbligo molti ragazzi,
che in alcune grandi città raggiungono spesso il 50% degli
allievi.
Gli insegnanti hanno una
preparazione specifica per
l’insegnamento delle materie
di base, che sono uguali alle
materie insegnate nelle .scuole
elementari italiane, ma sono
«supportati» da insegnanti
specializzati per quanto riguarda il nuoto e altre attività
motorie, la musica, la religione.
Presso la stessa direzione
didattica di Perosa si sta concludendo intanto un interessante corso di «educazione
all’immagine e arte contemporanea», condotto da artisti
pinerolesi e torinesi, a conclusione del quale si effettuerà una visita alla galleria
d’arte del Castello di Rivoli.
Tempo Di Natale
ANGROGNA - Giovedì 24, ore 20,30, nel tempio di Pradeltomo, culto con cena del Signore.
Venerdì 25, ore 10, culto con S. Cena, nel tempio del capoluogo.
Domenica 27, ore 10,30, nella scuola del capoluogo, culto
presieduto dal past. Pasque!.
Giovedì 31 dicembre, ore 21, nel tempio del Serre, culto di
fine anno.
BOBBIO PELLICE - Venerdì 25, ore 10, culto con partecipazione della corale e S. Cena.
Domenica 27, ore 10,30, culto di fine anno.
Domenica 3 gennaio, ore 10,30, culto di capodaiuio.
LUSERNA SAN GIOVANNI - Nel giorno di Natale culto alle ore 9 agli Airali e culto nel tempio alle 10 con S. Cena e
intervento della corale.
Sabato 26, ore 14,30, festa della scuola domenicale ai Peyrot.
Giovedì 31, ore 21, culto con S. Cena nel tempio.
MASSELLO - Il culto di Natale si svolgerà alle ore 11, con
celebrazione della cena del Signore.
PERRERO - MANIGLIA - Il giorno di Natale, culto alle 9 a
Maniglia e alle 10,30 a Perrero, entrambi con S. Cena.
PINEROLO - Venerdì 25, ore 10, culto con S. Cena; la colletta sarà devoluta a favore della scuola diaconale di Firenze.
PIOSSASCO - Domenica 27, alle 11, culto a cui farà seguito
l’agape comunitaria.
POMARETTO - Al culto di Natale parteciperà la corale.
PRALI - Venerdì 25, ore 10,30, culto; ore 20,30, recita della
scuola domenicale e festa intorno all’albero.
PRAMOLLO - Il giorno di Natale, culto alle 10 con S. Cena.
Sabato 26, alle 15, festa della scuola domenicale con recite
e canti.
Domenica 27, ore 10, culto di fine anno.
Domenica 3 gennaio, ore 10, culto di inizio armo con S. Cena.
PRAROSTINO - Il giorno di Natale, il culto, alle ore 10, vedrà la partecipazione della corale e celebrazione della Cena
del Signore.
Sabato 26 nel pomeriggio, festa dei bambini della scuola
domenicale e del precatechismo.
Domenica 27, al Roc, alle ore 9 culto con S. Cena; alle
10,30 culto a Roccapiatta nella scuola dei Rostagni.
RORÀ -11 culto di Natale vedrà la partecipazione della corale.
La chiesa organizza un cenone di Capodanno il cui ricavato sarà
devoluto alla ristmtturazione del tempio; prenotazioni presso
Luciana Morel (tei. 93118) o negozio Cesan (tei. 93144).
SAN GERMANO - Mercoledì 23, ore 15, culto all’Asilo valdese con S. Cena.
Il culto di Natale, alle ore 10, sarà con Cena del Signore,
come pure il culto di fine anno, giovedì 31, ore 20,30.
SAN SECONDO - Il culto di Natale, alle 10, sarà con S. Cena
e partecipazione della corale.
Domenica 27, ore 10, culto con i bambini della scuola domenicale e festa dell’albero.
Giovedì 31, ore 20,30 culto di fine anno con S. Cena.
Venerdì 1° gennaio, ore 10, culto.
TORRE PELLICE - Giovedì 24, ore 21, culto ai Coppieri.
Venerdì 25, ore 10, culto al centro.
Domenica 27, ore 10,30, culto agli Appiotti.
Giovedì 31, ore 21, culto nel tempio del centro.
In tutte queste occasioni verrà celebrata la cena del Signore.
VILLAR PELLICE - Venerdì 25, ore 10 culto di Natale con
Santa Cena.
Giovedì 31, ore 20,30,culto di fine anno.
Venerdì 1° gennaio 1993, ore 10, culto di Capodanno.
VILLAR PEROSA - A Natale, ore 10, culto con Cena del Signore.
Il 1° gennaio, ore 10, culto di inizio anno.
VILLASECCA - Giovedì 24, ore 20, culto al Trussan con S.
Cena.
A Natale, culto con S. Cena a Chiotti, alle 10.
Sabato 26, alle 10, incontro nel tempio di Villasecca con i
bambini della scuola domenicale.
Giovedì 31, a Chiotti, ore 20, culto di fine anno.
Domenica 3 gennaio, ore 10, culto con S. Cena.
Conclusi gli «incontri» a Perosa Argentina
La montagna che vìve
Con la consueta verve, che
il trascorrere degli anni non
ha diminuito, l’ex direttoredidattico Andrea Vignetta ha
concluso giovedì 10 dicembre
il ciclo di incontri dedicato
alla cultura locale, nella sala
consiliare della Comunità
montana a Perosa Argentina.
Vignetta è popolarissimo in
vai Chisone come a Pinerolo,
dove ha svolto la sua attività;
per sua stessa ammissione il
suo cuore è ancorato alle
montagne che circondano Fenestrelle e di questo ha parlato presentando il suo libro La
montagna non è morta. Scrit
to dall’autore per una specie
di puntiglio (questa frase gli
era stata attribuita in positivo
in un articolo di giornale), il
libro più che una trattazione
sistematica è una raccolta di
ricordi, aneddoti, note storiche riguardanti la vai Chisone, con una mescolanza di
realtà e fantasia che ne accentuano il tono familiare.
Il pubblico presente in sala
ha seguito con divertito interesse la presentazione, associandosi all’augurio formulato da Vignetta che vi sia ancora un futuro produttivo per
le nostre valli.
10
PAG. IV
Le tariffe degli impianti piemontesi
Sciare a Natale:
ma quanto costerà?
A giudicare da questo dicembre la stagione, per gli
amanti dello sci, sembra essere assai più promettente che
negli ultimi anni.
Anche le stazioni più piccole possono proporre le loro
offerte grazie sia a precipitazioni abbondanti che alla neve artificiale.
Per Frali la stagione è iniziata alla grande: l’arrivo della Nazionale italiana di sci,
seguito da quello delle giovani spagnole, ha ridato entusiasmo ad operatori in passato sempre amareggiati anche perché la loro stazione
non compariva mai nei bol
lettini della neve. La stagione
delle gare si apre domenica
27 con i campionati provinciali di fondo; sono anche
previste fiaccolate per il 29,
30 e 31 dicembre.
Per il periodo natalizio sono
organizzate ovunque anche altre iniziative: fuochi artificiali
sulla neve, fiaccolate, giochi
sulla neve e sul ghiaccio.
In vista delle vacanze natalizie proponiamo i prezzi dei
«giornalieri» in alcune località vicine (tra parentesi il
prezzo con lo sconto concesso
ai soci dello Sport club Angrogna, la cui quota di adesione è di 10.000 lire).
Bardonecchia 37.000 (33.000)
Clavière 21.000 (18.000)
Monginevro 30.000 (28.000)
Limone (Ris. bianco) 35.000 (30.000)
(colle Tendo) 30.000 (26.000)
Limone Cros 22.000 (19.000)
Limonetto 25.000 (21.000)
Progeloto 25.000 (22.000)
Proli (giornaliero festivo) 28.000 (25.000)
(giornaliero saboto) 22.000
(giornaliero feriale) 18.000
Pratonevoso 30.000 (26.Ó00)
Rucos 25.000 (22.000)
Via Latteo 39.000 (33.000)
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terreno: cucina, salone, bagno. Piano I: 2 camere, bagno. Giard. privato, rise, autonomo. £. 255 m. cad.
L‘ Eco Delle Yaui Aàldesi
Consiglio comunale di Villar Perosa
Facciamo il possibile
per salvare i servizi
VENERDÌ 25 DICEMBRE 1992
MARK NOFFKE
All’ordine del giorno della
seduta del Consiglio
comunale di Villaf Perosa del
10 dicembre sono state la definizione del bilancio per il
1993 e l’impostazione di una
linea programmatica nella gestione del Comune.
In una premessa sono stati
esplicati i problemi di una situazione istituzionale del paese che va oltre la semplice
«difficoltà». Il Piemonte è una
delle zone maggiormente colpite dalla crisi economica, legato com’è alle scelte della
Fiat che ha preso, come strada
imprenditoriale, la via del Sud,
trasferendovi buona parte degli impianti.
Se a questo processo si somma una netta crisi del settore
tessile, e una situazione generale che ha portato l’Italia a
essere uno dei paesi di serie B
nella corsa allo sviluppo europeo, si comprende la difficoltà
a compiere una programmazione attendibile anche in un
Comune come Villar.
Alcune deboli risposte si sono avute dalla Boge, società
produttrice di ammortizzatori
per autoveicoli, e dalla SKF,
prevedendo la prima un investimento di due miliardi per lo
stabilimento locale, e riprendendo la seconda una politica,
pur debole, di assunzioni.
La difficile congiuntura ha
fra l’altro portato alla decisione di alcuni tagli di spesa
e allo stravolgimento, se non
all’eliminazione, di alcuni servizi: il Comune di Villar non
sarà certo escluso da questi
provvedimenti.
Nel decidere l’impostazione
del bilancio di previsione per il
1993 sono stati posti tre obiettivi fondamentali: il contenimento, nei limiti delle competenze del Comune, dell’aggravio fiscale; il mantenimento
dei servizi esistenti; la prosecuzione nello sforzo per dotare
la collettività di opere, infrastrutture e mezzi che consentano un vivere adeguato.
Per il primo obiettivo la
scelta della giunta e dell’amministrazione è stata di contenere nei (imposta comunale
sugli immobili) entro i militi
minimi del 4 per mille imposti
dalla legge.
Quanto alle tariffe si è scelto, ove possibile, di limitare
gli aumenti. Per quanto riguarda le infrastrutture il bilancio
’93 non prevede solo il mantenimento dell’esistente: il Comune guarda al futuro, avviando o portando a termine gli
impegni già assunti (rinnovamento del cimitero, sistemazione stradale e completamento delle strutture sportive come il campo di hockey prato e
il campo polivalente).
A tutto questo si affianca il
progetto di sostituire, nell’arco
di circa due anni, quasi tutte le
centrali termiche, realizzandone una unica. L’investimento
previsto in questo senso è di
800 milioni. Accanto a tale
considerevole sforzo l’amministrazione ha previsto un intervento per il miglioramento
del parco-mezzi del Comune:
in particolare è stato deciso lo
stanziamento di 50 milioni per
l’acquisto di un nuovo scuolabus.
Nonostante la crisi il sindaco, Storero, e la giunta ritengono che si possa ottenere il
conseguimento di obiettivi
soddisfacenti.
Giovedì 24 dicembre - POMARETTO: Al cinema
Edelweiss, ore 21, l’Assemblea Teatro presenta lo spettacolo Gianni detto burrasca.
Giovedì 24 dicembre - TORRE PELLICE: Al circolo Nautilus in piazza S. Martino, ore 21,30, rassegna jazz live: Silvia Pellegrino (Duet spiritual).
Sabato 26 dicembre - PEROSA ARGENTINA: Al teatro
Piemont, ore 21. rappresentazione dello spettacolo dialettale L’ai fait ‘n seugn! Ma ’n seugn!... di Agostino Passi e
la Compagnia teatral piemonteisa.
Da sabato 26 a giovedì 31 dicembre - TORINO:L’Alfa teatro di via Casalborgone 16/1 presenta Luci e stelle al
grand hotel, rivista brillante in due tempi di Augusto Grilli
e Emilio isea. Inizio ore 21,15.
Martedì 29 dicembre - BORGO S. DALMAZZO: Dalle
21,30 presso l’ex istituto grafico Bertello, veglione di musica popolare con i gruppi Freta Mounilh, Lou Dalfin, Lou
SerioI e i Suonatori della vai Vermenagna,
Fino al 24 dicembre a SALUZZO: Presso la biblioteca civica
mostra dei prodotti del commercio equo e solidale; alimenti, oggetti, giochi dei paesi del Sud del mondo.
TORRE PELLICE - Nel periodo natalizio il cinema Trento
propone: venerdì 25. ore 16, 18, 20, 22,10 Guai in
famiglia; sabato 26, ore 16, 18, 20, 22,10 Moglie a sorpresa; domenica 27, ore 15,30, 17,45, 20, 22,10 e lunedì 28,
ore 21,15 Cuori ribelli; mercoledì 30, ore 21,15, spettacolo
teatrale Partiti di testa; venerdì 1° gennaio, ore 16, 18, 20
e 22,10 Infelici e contenti; sabato 2, ore 20 e 22,10 Pomodori verdi fritti; domenica 3, ore 16 e 18 Le avventure di
Peter Pan; domenica 3, ore 20 e 22,10 e lunedì 4 ore 21,15,
Mariti e mogli; martedì 5, ore 21, L5 e mercoledì 6 ore 16,
18, 20, 22,10 Ragazze vincenti; giovedì 7 e venerdì 8, ore
21.15 Americani.
PINEROLO II cinema Hollywood ha in programma Al lupo
al lupo; feriali ore 20,15 e 22,30 festivi ore 14,15, 16,15,
18,15, 20,15, 22,.30.
Al Ritz verrà posto in visione Sognando la California; feriali
20.15 e 22,30, festivi 14,15, 16,15, 18,15, 20,15 e 22,30.
Per ricordare Ludovico Geymonat
partigiano «Luca»
filosofo della scienza
LIONELLO GAYDOU
Dal comune di Barge
(CN) sabato 12 dicembre è stata indetta la commemorazione della morte del
suo cittadino onorario, il celebre filosofo della scienza e
partigiano Ludovico Geymonat («Luca»). La sala era colma di persone: oltre al figlio
e alla moglie Gisèle vi erano
l’on. Romita, professori di
più facoltà, partigiani e vari
suoi allievi.
Non tutti sono riusciti a
parlare: io stesso trascrivo
parte di quanto volevo dire e
non ho potuto.
Ho esaminato il volume: /
600 giorni della Resistenza,
edito dalla Regione Piemonte, e fra le 1335 decorazioni
conferite dall’ 8 settembre
’43 al ’45 non ho trovato il
nome del mio Commissario
di brigata. Luca, cosa che mi
è spiaciuta perché se la sarebbe meritata, anzi si sarebbe
meritato veramente un premio Nobel per la pace.
Queste cose genericamente
si sanno, ma sappiate che io
da quando ho avuto la fortuna
di conoscere Luca ho sempre
seguito la strada che mi aveva indicato ed anche in questi
ultimi tempi che non eravamo
più insieme a combattere con
le armi in pugno, essendogli
devoto, ho sempre cercato di
comportarmi in un modo che
egli avrebbe approvato.
Questa grande devozione
ed ammirazione è nata tanto
tempo fa, quando lo conobbi,
e non si è estinta certo con la
sua morte.
D’accordo con mia moglie,
al nostro primo figlio abbiamo posto il nome di Luca,
nome di battaglia da partigiano di Geymonat. Mi è stato fatto notare che alla presentazione dei Dialoghi sulla
libertà e la pace di Geymonat
e Minazzi, avvenuta a Savona
il 26 luglio scorso, non ho
parlato dei rapporti avuti con
Luca durante la lotta armata
partigiana.
E’ vero, non ho messo in
risalto la grande fortuna che
ho avuto di conoscere Geymonat proprio durante la lotta; non è importante sapere
che le nostre riflessioni orali
spesso erano interrotte improvvisamente da raffiche o
colpi di moschetto, che a volte dovevamo usare la nostra
arma da fuoco per difenderci;
interessante è sapere che cosa
si diceva.
Ebbene, nell’88 mi ha inviato da Milano un suo libro
appena edito: La libertà. Sono più di 130 pagine che si riferiscono a quella parola esaminata sotto tutti i suoi aspetti. La sua lettura mi è stata
utile, però l’essenziale già me
l’aveva detto in quei tempi
vissuti insieme con coraggio
e tenacia: bisogna sempre
cercare la verità e la libertà è
la lotta che si sostiene per
raggiungerla.
Geymonat scrisse niolti altri volumi, ma voglio ricorda
TKASUICIII
preventivi a richiesta
trasporti per
quaisiasi destinazione
attrezzatura con autoscala
operante all’esterno fino a 43 mt
SAI.A «flJLIO
Via Belfiore 83 - Nichelino (TO)
Telefono 011/62.70.463
re solo La società come milizia, completato a cura di Fabio Minazzi, che sicuramente
fa parte della «generazione
lunga dei resistenti».
Il consiglio di un vecchio
partigiano è di leggere con
molta attenzione gli scritti di
Geymonat e, anche se non saranno i colpi dei nazisti e dei
fascisti a sottolineare le sue
frasi, farne tesoro.
USSL42
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tel.81154.
Guardia farmaceutica:
VENERDÌ 25 DICEMBRE
Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - Via Nazionale 29, tei.
51017
SABATO 26 DICEMBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6,
tei. 81261
DOMENICA 27 DICEMBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Forneris - Via Umberto I, tei.
81205
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei: 81100
Croce verde. Porte : tei. 201454
U^SSL43-VALPELÙcE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
25 e 26 DICEMBRE
Luserna San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via F. Blando 4 - (Luserna Alta), tei.
900223
28/12 e 1/1/93
Torre Pellice: Farmacia Muston - Via Repubblica 22,
tel.91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
USSL 44 - PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei. 22664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
., .A
dalle ore 8 alle 17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 116
SIGNORA occuperebbesi
come baby-sitter o compagnia persona anziana. Tel.
0121/933424 ore pasti.
L’Ero Dki-i.e Valli Valdesi
Via Pio V, 15 - 10125 Torino
Tel. 011/655278
Rcg. Tribunale di Pinerolo
n. 175/60
Re.sp. Franco Giampiccoli
Stampa:
d Ghi.sleriana Monclovì
Spedizione in abb. po.st.
Gr 2A/70
11
f
VENERDÌ 25 DICEMBRE 1992
Villaggio Globale
PAG. 7 RIFORMA
Il dramma mondiale della denutrizione
Ottocento milioni
di persone affamate
Baidoa (Somalia). Aspettando gli aiuti alimentari delle forze di intervento dell'ONU in una delle zone più colpite dal dramma della fame
'.AÌW
-il,'
Dopo la marcia dei 500 a Sarajevo: intervista al vescovo di Molfetta, Tonino Bello
Perché vinca la strategia della nonviolenza
ANNA MAFFEI
Airindomani della «marcia dei 500» a Sarajevo
ci è parso opportuno rivolgere alcune domande a Tonino
Bello, presidente di Pax Christi, animatore storico del
movimento nonviolento italiano.
- Don Tonino Bello, notorie sono state nel passato le
tue prese di posizione contro le varie fasi della militarizzazione del Mezzogiorno, in particolare della Puglia e Panno scorso contro
la guerra del Golfo, occasioni che ci hanno visto
spesso coinvolti, evangelici
e cattolici pacifisti, in iniziative comuni.
Questa però della marcia
a Sarajevo si può considerare la prima del genere, il
tentativo cioè di mettersi a
mani nude nel mezzo di
una situazione di conflitto
armato in atto. Com’è nata
l’idea di una marcia di questo tipo?
- L’idea è nata da una proposta che ebbi l’occasione di
formulare una volta alla televisione, poi ripresa dall’
Espresso: perché l’ONU e gli
stati non si attrezzano con
eserciti di obiettori di coscienza, politici, pacifisti ben
allenati alle tecniche della difesa popolare nonviolenta
che possano essere educatori,
propositori di metodi alternativi alla guerra e che nei momenti di crisi, quando sorgono conflitti fra i popoli o
all’interno di un popolo possano intervenire e far valere
le ragioni della pace?
Anche a Sarajevo, perché
non intervenire con un esercito di migliaia di persone disarmate che incontrino la
gente, i capi delle fazioni in
lotta, che lancino delle proposte concrete per dei negoziati di pace?
Questa idea un po’ balzana
ha poi trovato nei «Beati i
costruttori di pace» un movimento che ha fornito gambe
e piedi per realizzarla, sebbene molto più in piccolo. Eravamo solo in 500, ma per ragioni essenzialmente logistiche non potevamo essere di
più.
- Durante i preparativi
della marcia, da più parti
venivano espresse perplessità sulla estrema pericolosità dell’impresa.
- Moltissimi sono stati
quelli che, anche quando eravamo ormai sbarcati a Spalato, volevano scoraggiarci a
proseguire: il console, l’ambasciatore italiano a Zagabria
e altre autorità italiane ed intemazionali dicevano che andare a Sarajevo era una follia, che le fazioni in lotta non
aspettavano altro che attirare
l’attenzione su di sé facendo
fuori tanti stranieri e che comunque era pericolosissimo
perché a Sarajevo il combattimento è continuo. Nonostante le tantissime voci tese
a bloccare i nostri passi, la
caparbietà di tutti i partecipanti, convinti che lavorare
per la pace poteva implicare,
come in questo caso, dei rischi, ci ha convinti a proseguire e grazie a Dio ci siamo
riusciti senza neppure la
scorta deirONU.
- C’è stato in questi giorni un altro sbarco...
- Certo il luccichio di flash e dei riflettori dei mass
media su uno scenario di
guerra in terra somala fa da
contrasto con il sostanziale
disinteresse dei nostri mezzi
di informazione rispetto allo
scenario unico, irripetibile
che si è delineato a Sarajevo.
Siamo entrati in città di sera,
alle sette, a fari spenti, in una
città sotto coprifuoco, ora in
cui gli unici mezzi che possono circolare sono quelli dei
caschi blu dell’ONU.
E fra case sventrate e bagliori di guerra, al rumore
degli spari che si udivano in
lontananza, leggermente protetti da una provvidenziale
nebbia, la gente ci accoglieva
ripagandoci con abbracci,
sorrisi, fiori, baci, pianti.
E questo sta a dimostrare
che il popolo comprende e fa
suo questo bisogno di pace,
lo la chiamo l’ONU dei poveri, questa voglia di partecipare in prima persona e in
maniera nonviolenta a costruire il proprio futuro.
Al nostro seguito c’erano
troupe televisive di varie parti del mondo, fa cui la BBC e
perfino alcune emittenti americane, spagnole e tedesche;
poco o niente dall’Italia, con
l’eccezione di RAI 3.
- Avete avuto incontri
con politici?
- Sì, abbiamo avuto incontri prima di tutto con rappresentanti religiosi, dal rabbino
al vicario generale della diocesi cattolica, dal pope ortodosso all’imam musulmano
in un teatro. E’ stato molto
bello.
Poi siamo stati ricevuti dal
vicepresidente del Consiglio
e dal presidente delConsiglio
bosniaco e dal sindaco ai
quali abbiamo presentato le
nostre proposte per una futura piattaforma di pacificazione.
Tali proposte elaborate da
docenti dell’Università di Padova, prevedevano per esempio la costituzione di una tavola permanente di pace in
cui fossero presenti non solo
istituzioni o movimenti politici ma anche associazioni di
cittadini e movimenti che
salvaguardano i diritti umani,
come Amnesty International.
- Per quello che hai potuto vedere di persona, come
valuti il coinvolgimento
delle comunità religiose nel
conflitto?
- E’ molto importante che
si faccia appello a tutte le autorità religiose a livello europeo perché le comunità di fede presenti in loco (la maggioranza della gente a Sarajevo è musulmana ma sono
presenti ebrei e varie confessioni cristiane) si attivino d
più e diano il proprio contributo perché si arrivi a solu
zioni politiche pacifiche di
questo conflitto assurdo.
- Tu pensi che questa
strategia di intervento nonviolento possa essere sperimentata in altre situazioni
di conflitto?
- Noi abbiamo fatto le prove generali di quello che deve diventare costume, altro
che quello che sta avvenendo
in Somalia...
Certo che noi non potevamo risolvere un conflitto così
esteso e per molti aspetti lasciato incancrenire fino a
questo punto da ritardi gravissimi, ma abbiamo voluto
lasciare un segno, un segno
che si possono cercare altre
strade, che ci sono strategie
possibili diverse da quelle
che vengono riproposte ancora in questi giorni.
E presenze numericamente
molto più massicce e organizzate potrebbero avere valenza politica ancora maggiore. Oggi e solo oggi lo
stanno riconoscendo in molti.
Le difficoltà ci sono state,
come nel primo giorno quando una traversata della durata
prevista di otto ore è invece
durata venti ore e siamo stati
sul punto di fare naufragio
con una tempesta che non si
verificava da 20 anni
nell’Adriatico. Ma il Signore
ci ha benedetto.
- Quale parola evangelica lasceresti alla fine di
questa esperienza?
- «.Rimetti la spada nel fodero »
ROBERTO PEYROT
Le agghiaccianti immagini sul dramma della Somalia (mille morti al giorno
per fame) non costituiscono
che una minima parte della
tragedia che coinvolge estese
regioni del pianeta.
Come già documentato nel
numero del 30 ottobre scorso, ammontano a circa 800
milioni le persone gravemente denutrite. Solo nella popolazione infantile si calcola
che 15 milioni di bambini
l’anno muoiano per fame o
per malattie ad essa collegate.
Un dramma mondiale
Secondo un servizio apparso su «Le monde diplomatique» di dicembre, basato a
sua volta sui dati della FAO e
dell’QMS (le organizzazioni
dell’ONU che si occupano di
agricoltura e di salute), la situazione più grave è quella
dell’Africa subsahariana: sono 235 milioni gli esseri umani (il 44% della popolazione
africana) che non dispongono
di risorse alimentari.
Stante la sua enorme popolazione è l’Asia ad ospitare la
metà delle vittime della fame,
particolarmente concentrata
in India, nel Bangladesh e
nella penisola indocinese: oltre mezzo miliardo. Anche
l’America Latina ed i Caraibi
hanno punte di denutrizione
particolarmente rilevanti in
Bolivia e ad Haiti.
Ma, accanto alla denutrizione vi è la malnutrizione,
assai più subdola, dovuta alla
mancanza, negli alimenti assunti, di proteine e vitamine,
di «microalimenti» indispensabili. Carenza di vitamine, di
ferro, di iodio colpiscono due
miliardi di persone provocando ritardi fisici e mentali, cecità, epidemie varie, ecc...
Cibo inaccessibile
Ma se queste cifre dimostrano una situazione che nel
suo insieme non è migliorata
anche in relazione all’aumento della popolazione mondiale, per contro i dati della FAO
defl’OMS precisano che di
cibo ne esisterebbe a sufficienza per tutti, ma non tutti
vi possono accedere in eguale
misura.
Il nutrimento necessario
esiste, ed anche in abbondanza, in quegli stessi paesi più
poveri che, appunto a causa
della loro povertà, non ne
possono fruire.
Questi paesi, a causa dei
debiti contratti col Fondo monetario internazionale, sono
costretti, da un lato, ad aumentare massicciamente i
prezzi degli alimenti di base
(che sono stati causa di diversi moti popolari) e, dall’altro,
a potenziare la produzione di
beni di esportazione più remunerativi. La questione basilare che si pone - sottolinea
il citato mensile - è la ricerca
di un equilibrio fra la produzione dei beni per l’export e
quella degli alimenti necessari.
Si rendono sempre più urgenti dei programmi che consentano alle popolazioni interessate un’autonomia ed una
completezza alimentari senza
che queste portino via la quasi totalità del loro reddito, come succede ora.
La Conferenza di Roma
Si è tenuta a Roma - dal 5
all’11 dicembre scorsi - una
Conferenza internazionale
sulla nutrizione, convocata
dalle Nazioni Unite: 160 paesi hanno esaminato la questione nei suoi vari aspetti.
Anche questa volta, come in
precedenti analoghi incontri,
il contrasto fra Nord e Sud
del mondo è emerso nella sua
drammaticità.
Ne è uscito un documento,
frutto di un compromesso,
che sembra peraltro indicare
con maggior forza che le cause prime della fame sono la
povertà e l’ignoranza; di conseguenza occorre curare «««a
crescita sostenibile della produttività agricola », migliorare «l’accesso alla terra » superando «disparità sociali ed
economiche per l’accesso al
cibo ».
I paesi dovrebbero destinare almeno lo 0,7% del loro
prodotto interno lordo. Ma il
fatto più nuovo, dettato dagli
eventi bellici in corso e recenti, è la dichiarazione
deW«obbligo che incombe alle nazioni e alla comunità internazionale di proteggere i
diritti delle popolazioni civili
che si trovano nelle zone di
conflitto ad essere rifornite di
prodotti alimentari e medicinali...! viveri non devono essere utilizzati come mezzo di
pressione politica ».
Si tratta ora di vedere come
si potrà passare dall’enunciazione alla realizzazione dei
principi votati, superando gli
interessi e gli egoismi nazionali.
Anche le chiese hanno un
compito primario in questa
operazione: accanto all’attività di soccorso sociale devono battersi - specie attraverso
i propri organismi intemazionali - affinché il sistema della
produzione e della distribuzione dei beni necessari raggiunga un accettabile equilibrio.
Queste scene di vita quotidiana della popolazione di Sarajevo sono una testimonianza eioquente della violenza del conflitto in atto
12
PAG. 8 RIFORMA
Cultura
venerdì 25 DICEMBRE 1992
Dachau: su queste fondazioni sorgevano le baracche degli internati. Sapremo ricordare questa tragedia?
INTERVISTA A GIORGIO ROCHAT
MEMORIA
E REVISIONISMO
ALBERTO CORSARI
Il messaggio sinistro, di
violenza e intolleranza,
che viene dai naziskin (in
Germania ma anche in Italia)
è esploso in una fase culturale in cui godono di una certa
attenzione i promotori delle
scuole storiografiche revisioniste.
Non c’è un nesso diretto tra
i due fenomeni: i naziskin
difficilmente leggono libri di
storia (di qualunque tendenza) ma è preoccupante che
essi si scatenino in un clima
che «mette in discussione»
alcuni punti fermi che parevano innegabili solo pochi
anni fa: aveva dunque ragione Primo Levi nel dire che
ciò che è capitato può ripetersi, aveva ragione nell’affermare la necessità di mantenere la memoria dello sterminio, aveva ragione nel temere
l’indifferenza dei più.
Per chiarirci le idee sulle
varie tendenze del revisionismo storico ci siamo rivolti a
Giorgio Rochat, docente di
Storia contemporanea presso
l’Università di Torino.
«Per revisionismo - dice
Rochat - si intende un insieme di tendenze storiografiche
che rifiutano l’impostazione
antifascista dell’ approccio
alla storia quale era scaturito dalla seconda guerra mondiale. Se questo fenomeno si
manifesta con più evidenza in
Germania è per la situazione
tutta particolare di questo
paese. Di fronte aW evidenza
e al peso immane dei crimini
nazisti (che hanno avuto come conseguenza, fra l'altro,
la divisione in due stati dopo
la guerra, e il relativo isolamento politico nei confronti
di una nazione che è .seconda
al mondo quanto a econo
mia) ci possono essere varie
maniere di reagire: cercare
di dimenticare, come fanno i
più; farsene carico, e sono in
pochi a farlo; o semplicemente cercare di negare i fatti.
A questa tendenza appartengono i cosiddetti “negazionisti" : questi ultimi non
sono solo tedeschi (c’è il
francese Faurisson. c'è David
Irving) negano che siano esistiti i lager o le camere a gas.
oppure riducono a aspetto
marginale questi strumenti di
.sterminio. Soprattutto negano
che esistesse un piano preciso
per lo sterminio».
Quali sono le altre tendenze?
«Una tendenza decisamente
meno estrema è quella che fa
capo a Ernst Nolte; costoro
non negano la tragedia nazista, pur dimenticandone taluni aspetti, ma la intendono
sostanzialmente come “risposta” alla barbarie e ai crimini di Stalin. Si dà cioè al nazismo una giustificazione non
certo morale, ma storica sì.
Questo è però un modo sostanzialmente falso di affrontare la questione: i crimini di
Stalin ci sono stati, eccome,
ma si trattava di repressione
interna, che non poteva minacciare rEuropa; anzi, in
Europa non c’era cono.scenza
di quanto accadesse in URSS,
e la strategia di conquista e
di annientamento perseguita
da Hitler ebbe una sua tremenda logica».
E l’Italia?
«In Italia troviamo un altro
tipo di revisionismo, che si
può definire “moderato” e
che fa capo a Renzo De Felice. Esso tende a minimizzare i
crimini del regime fascista e
di Mussolini. L'operazione è
certo più agevole che in Ger
mania, perché le ferite sono
meno evidenti, e anche perché i peggiori crimini il fascismo li commise all'estero (in
particolare nei Balcani, dove
gli italiani hanno incendiato,
massacrato e distrutto, oppure in Libia e in Etiopia).
De Felice e gli altri riconoscono che il fascismo fu una
dittatura, ne riconoscono errori e storture, ma ne dimenticano altre, come l’antisemitismo, il colonialismo e il razzismo verso gli africani (la
legislazione nelle colonie è
stata inferiore solo a quella
del Sud Africa). Si tende invece a rivalutare alcuni
aspetti del regime, a partire
dal consenso che ebbe».
Come si rapportano le giovani generazioni a questo
modo di affrontare la storia?
«La scuola potrebbe avere
un grosso ruolo; ma nelle superiori si arriva se va bene a
Vittorio Veneto: la storia del
'900 è quasi ignorata. Il problema però non è tutto qui:
manca in questi giovani la
“voglia" di commere i problemi in senso generale; sono
bravi, all’ università studiano,
si impegnano nel sociale, nel
volontariato, anche in situazioni politiche contingenti.
Però rispetto alla generazione degli anni '60 (che pure
era viziata da un certo dogmatismo) non hanno la curiosità necessaria a affrontare
concepire “globalmente" i
problemi.
Allora serviranno sempre,
certo, le testimonianze dei
sopravvissuti, così come i
buoni insegnanti, ma non potranno modificare un orientamento generale che è più
portato ai problemi concreti
immediati».
Una riflessione di Tzvetan Todorov sul bene e sul male
I gesti quotidiani nel lager
possono suggerirci un'etica?
Una giovane donna del
ghetto di Varsavia, dopo la
celebrazione del proprio matrimonio, si trova con una
canna di fucile nazista puntata al ventre. Lo sposo mette
la mano contro la canna, e la
manofjviene subito lacerata
dallo sparo. «Era appunto ciò
che contava; avere qualcuno
pronto a proteggerti il ventre
se ce ne fosse stato bisogno».
L’episodio è raccontato da
Marek Edelman nelle sue
Memorie del ghetto di Varsavia (Parigi, 1983), e ripreso
da Tzvetan Todorov, bulgaro
ormai residente a Parigi da
molti anni, critico letterario,
autore fra l’altro del Dizionario enciclopedico delle scienze del linguaggio.
In realtà da alcuni anni Todorov si occupa di storia delle idee, e di lui ha fatto scalpore anche La conquista
dell’America: il problema
dell’altro (1984).
L’assunto del suo ultimo libro', che analizza moltissime
esperienze dei lager nazisti e
dei gulag staliniani, è ambizioso: si tratta di verificare se
a partire da queU’infemo sia
possibile trarre delle indicazioni per la costruzione di
un’etica. A tale scopo Todorov investiga una serie di
comportamenti di detenuti,
aguzzini, medici, gerarchi,
uomini di apparato, collaborazionisti più o meno consapevoli. Comportamenti eroici, altruistici, positivi e negativi, quotidiani e irripetibili.
E’ un’analisi profonda e a
volte impietosa, che sfata
luoghi comuni, che apre nuove prospettive.
Facciamo alcuni esempi.
Rifiutarsi di obbedire agli ordini degli occupanti può essere eroismo (perché esalta la
dignità del sottomesso, e
quindi dell’uomo in generale), ma può anche mettere a
repentaglio la situazione di
altri uomini, o peggiorare
quella già difficile degli assediati e degli internati...
E chi sceglie di sacrificarsi
può farlo con motivazioni diverse: per un ideale o per i
suoi simili. Allora la domanda
successiva, tremenda e inquietante, che pone il libro, sarà: è
più importante rimanere vivi o
rimanere umani? (p. 43).
E ancora: di fronte alle manifestazioni di aiuto fra
prigionieri, fatte prendendo
consapevolmente dei rischi,
si deve parlare di solidarietà
(«La solidarietà per i miei
implica r esclusione degli altri», p. 82) o di altruismo?
Piccoli gesti vengono esaminati: un detenuto di Dachau cerca di contemplare il
paesaggio, e vuole condividere questa gioia con gli altri
(lo stesso Levi svolse delle
«attività dello spirito», che in
una certa misura gli permisero di sopportare..., così come
altri potevano suonare nelle
orchestrine dei campi, o privatamente per qualche SS).
Todorov esamina anche il
male e, specularmente a quanto fa per il bene, la sua banalità. Adolf Eichmann, agli oc
chi della prigioniera Hannah
Arendt (pensatrice oggi studiata con molta attenzione), è
una persona assolutamente
mediocre, convinta di fare il
proprio dovere, capace di essere tenero in famiglia. Altri
erano sensibili all’arte...
Si dirà che non sono discorsi particolarmente nuovi,
ed è vero. E’ nuovo il metterli insieme con l’intento di Todorov. Siamo di fronte al
«banale radicamento degli
atti eccezionali» (p. 156), per
scoprire che in situazioni
eccezionali («dare una lezione, rammendare le calze, bere una tazza di cioccolata»,
(p. 212) si trovano le indicazioni per capire meglio noi
stessi (i nostri desideri più
nascosti, la sensualità del vivere quotidiano, le frustrazioni come la volontà di potenza), perché anche là l’uomo
ha potuto fare una scelta.
Il discorso non lo può concludere l’autore: la sua è
un’ipotesi su cui merita di lavorare giornalmente. Dalle «piccole cose» della nostra quotidianità, che non è la quotidianità del lager, emergono
caratteristiche comuni a quelle
dei piccoli sacrifici o dei piccoli
sottili soprusi che altri uomini,
banali come noi, hanno saputo
compiere, chi per il bene degli
altri, chi per annientarli.
(1) Tzvetan Todo"rov: Di
fronte all’estremo. Quale etica
per il secolo dei gulag e dei
campi di sterminio? Milano,
Garzanti, 1992, pp. 309, £
35000.
Du6 libri riflettono su un futuro che forse oggi è già iniziato
La guerra, lo spazio e il computer
Il sociologo francese Jean
Baudrillard scrisse (e fu subito
polemica) che la guerra nel
Golfo non sarebbe avvenuta,
poi che non era in corso, poi
che non c’è mai stata. Al di là
dell’intento un po’ rozzamente
provocatorio dell’affermazione, gli va dato atto che i meccanismi in cui la guerra stessa
si è preparata e sviluppata sono stati meccanismi elettronici, computerizzati, non elaborati su carta ma dal software.
La simulazione l’ha fatta
da padrone, poi, al momento
di combattere, la distruzione
non è giunta dall’appostamento o dalle posizioni guadagnate, ma dall’individuazione delle traiettorie, dal calcolo probabilistico e statistico, dall’incrocio delle rotte;
gli alleati hanno utilizzato più
di 2.000 aerei e 50 satelliti dislocati sulla penisola arabica.
Non si tracciano più righe o
circonferenze sulle mappe
militari: la linea è sostituita
dal semplice «punto», nel
senso del punto televisivo.
La prima guerra interamente costruita nell’aria è analizzata in alcuni saggi del critico
d’arte Alberto Boatto'. Il
mondo è di fronte a nuovi scenari in cui non solo sono finiti
gli assedi basati sulla contrapposizione frontale, ma dove
addirittura la minaccia nucleare porterebbe addirittura alla
cancellazione e alla distruzione del concetto stesso di forma. (e comunque, aggiungiamo, la distruzione fisica di
duecentomila persone è avvenuta, nonostante le bombe cosiddette «intelligenti»).
Simulazione di una battaglia al computer
Insomma, secondo Boatto,
«siamo arrivati a mettere su
casa nello spazio» e «abbiamo trasferito in permanenza
nell’aria (...) il complesso dei
nostri organi essenziali e nevralgici», anche se in realtà
«la conquista dell’aria (...)
non coincide affatto con la
conquista di questo cielo fisico». Possiamo studiare, vivere, abitare il cielo, ma non ne
avremo mai la padronanza
della materialità fisica.
D’altra parte un fiero sostenitore della modernità e della
progettualità razionale, nonché nemico del postmodernismo, come è Tomás Maldonado (argentino, docente di
progettazione ambientale al
Politecnico di Milano) ammette che l’universo nel quale stiamo entrando è un universo fatto di «virtualità», di
immagini sintetiche, di simulazione computerizzata.
Nel suo libro fresco di
stampa^ Maldonado, pur ribadendo che la realtà virtua
le' è ancora in una fase di
sperimentazione e di diffusione alquanto limitata, al di
là delle possibili utilizzazioni pratiche (per esempio per
l’addestramento dei piloti
d’aereo), ritiene che essa sia
uno degli elementi di novità
di questo futuro che è già
presente: il suo utilizzo, come quello della grafica generata dal computer, può essere
pericoloso se tenderà
all’oblio dei nostri legami fisici con la realtà.
( I ) Alberto Boatto: Della
guerra e dell’aria. Genova, Costa & Nolan, 1992. pp. 95, £
18000.
(2) Tomas Maldonado: Reale e virtuale. Milano, Feltrinelli,
1992. pp. 189, £26000.
(3) Una possibile definizione è
la seguente: «Realtà simulata in
cui rosservatore (...) può inserirsi interattivamente, con l’aiuto
di particolari protesi ottico-tatlili-auditive, in un ambiente tridimen.sionale generato dal computer».
13
venerdì 25 DICEMBRE 1992
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
In un opuscolo del pastore Paolo Sanfilippo rivivono importanti figure del passato
^evangelizzazione nella zona del Tigullio:
un'avventura della fede da riscoprire oggi
GUSTAVO BOUCHARD
Paolo Sanfilippo ha raccolto recentemente interessanti notizie e testimonianze
sul protestantesimo nel Tigullio e nel suo entroterra', a cominciare da due religiosi di
Chiavari appartenenti alla nobile famiglia Rivarola: Paolo
Girolamo fu condannato in
contumacia dall’Inquisizione
nel 1671 per aver aderito alla
«empia setta di Calvino»'^',
l’abate Filippo fu decapitato
nella piazza di Chiavari nel
1708 11 Rivarola furono inoltre inquisiti per rapporti con
istituzioni intemazionali in disaccordo con il papato. Una
strada di Chiavari reca il loro
nome.
La cittadina fu curata da
Stefano Cereghino, membro
di una famiglia che svolse
una grande azione evangelistica; così dal 1894 al 1898 ci
fu la permanenza di un pastore valdese che curava anche
la diaspora di Favaie.
Il pastore Giovanni Romano aprì un locale di culto sul
lungomare con una media di
50 uditori, ma una pressione
esercitata sui proprietari di
case non consentì ai valdesi
di mantenerlo; la comunità fu
visitata saltuariamente da Genova, si ridusse di numero e
nel 1919 cessò di esistere.
Dal 1912 la chiesa battista
fu ospitata in casa di Leone
Garbarino, e la comunità si
consolidò sotto la guida del
pastore Giovanni Arbanasich,
che diede impulso all’attività
anche con la collaborazione
di evangelici di origine straniera. La missione fu poi proseguita dal pastore Riccardo
Zeni per ben 35 anni.
Molti ostacoli «clerico-fascisti» non consentirono l’erezione di un tempio perché il
terreno era distante solo 50
metri dalla Casa del balilla!
La città di Rapallo, come
altre del Tigullio, è spesso
menzionata dal Comitato per
l’evangelizzazione, della
Chiesa valdese. Infatti le visite frequenti dei Cereghino
contribuirono alla nascita di
gruppi e comunità.
Per la notevole presenza di
inglesi e tedeschi furono costruiti due templi, autentici
gioielli architettonici, usati
anche da italiani e francesi,
curati da battisti e valdesi.
Purtroppo, cessato il flusso
dei turisti, il tempio anglica
no fu venduto alla massoneria; quello luterano si trasformò nella Chiesa cattolica
con il nome di «comunità
dell’oasi».
I battisti ebbero un locale di
culto fino al 1985, poi il
gruppo si sciolse; nello stesso
anno, per interessamento della chiesa di Chiavari e di alcuni fratelli di varie denominazioni, si ricostituì una comunità con un nuovo locale
inaugurato pochi anni fa.
Anche a Sestri Levante i
Cereghino svolsero attività di
visite e colportaggio; dal 1884
al 1888 Stefano tenne dei culti
in una cappella situata in un
parco di proprietà di due signore svizzere. Con la sua
morte, nel 1919, si verificò
l’esodo totale dei favalesi verso l’America, dove concorsero alla nascita di comunità
di lingua italiana a New York,
Chicago e Portland.
T, il 1938 e il 1939 un
gruppo si riunisce in una villa
donata dal fratello Fichte
all’Esercito della salvezza come luogo di culto e abitazione per l’evangelista Cesare
Ronco, che testimoniò in
Svizzera e in varie località
del Nord Italia, e curò la co
munità dei Fratelli di Genova.
In seguito, per dissensi con la
direzione dell’opera circa
l’ingerenza dello stato a proposito del riconoscimento del
ministerio, si ritirò a Sestri e
curò quella comunità.
Ronco, per la sua coraggiosa testimonianza, subì anche
una condanna, insieme a altri
fratelli, in epoca fascista.
Dopo il periodo di Ronco le
notizie sulla presenza evangelica sono scarse; nel 1966 i
battisti inaugurano una sala
con la presenza dei pastori
Piero Bensi, Emidio Santilli e
Massimo Romeo. Nel 1986
ha termine la missione battista e la cura della superstite
comunità viene seguita dalla
chiesa dei Fratelli.
(1) Paolo Sanfilippo: Il Protestantesimo nel Tigullio e nel
suo entroterra: mosaico di
citazioni, appunti e immagini. P. Sanfilippo, via Franceschi 61. 16043 Chiavari (Ge).
(2) Carlo Galatieri di Genola;
Roma papale e martiri del libero pensiero. Roma, La speranza, 1904.
(3) Francesco Valesio: Diario
di Roma. Milano, Longanesi,
voi. IIl-IV. (v. Tuttolibri,
27.1.1979).
L'opera di testimonianza dei colportori 1 A Venezia una mostra senza compromessi
La famiglia Cereghino
da Favaie a Barletta
Nel suo recente opuscolo
Paolo Sanfilippo dedica alcune pagine alla straordinaria
azione evangelistica della famiglia Cereghino e del colportore Cordano, cognato di
Stefano Cereghino. Le notizie
fanno seguito a quanto l’autore ha scritto nel suo volumetto
Chiesa evangelica valdese di
Favaie, apparso nel 1979 in
un’edizione di 150 copie
(varrebbe la pena di riprenderlo per una maggior diffusione e per far conoscere una
delle pagine più commoventi
dell’evagelizzazione in Italia).
I colportori di Favaie, oltre
alla missione nel Tigullio, hanno raggiunto altre località tra le
quali si menziona Barletta. Infatti Sanfilippo ci dà notizia di
un voluminoso manoscritto
inedito, trovato al Museo stori
co di Torre Pellice, in cui si
parla delle origini della chiesa
evangelica di quella città, fondata il 19 marzo 1866.
Nel documento si parla di
Giovan Battista Cordano, che
nel 1862 a Barletta vendeva
Bibbie e distribuiva trattati
religiosi; un giovane operaio
aderì all’evangelismo a seguito della sua testimonianza
e per un anno e mezzo ebbe
una ricca corrispondenza con
Stefano Cereghino, unitamente a un rapporto epistolare con il professor Paolo
Geymonat e al pastore Gay di
Genova.
Nel documento si legge
ancora che l’evangelizzazione proseguì e quattro dei più
zelanti giovani andarono come colportori in varie parti
d’Italia.
Firenze Poggi: l'arte
che esprime speranza
Appuntamenti
Giovedì 7 gennaio - TORINO: Alle ore 17,45, presso il teatro
Colosseo (via Madama Cristina 71), nell’ambito della serie
di incontri e conferenze «Giovedìscienza», il regista televisivo Bruno Gambarotta e il prof. Pier Carlo Marchisio,
ordinario di Istologia e embriologia generale, parlano sul tema; Gli inganni della memoria.
Venerdì 8 gennaio - PADOVA: Nell’ambito del corso di introduzione all’ecumenismo curato dal centro di studio e documentazione «Marco Salizzato», in via S. Francesco 116,
alle ore 17.30, T. Salzano parla sul tema; Israele radice
delle Chiese; contributo del dialogo ebraico-cristiano
all’ecumenismo. Quota di partecipazione al corso £ 25000.
Per adesione o informazioni tei. 049/690269-685089.
Domenica 10 gennaio - ROMA: Presso le suore francescane
missionarie di Maria (via Giusti 12), alle ore 16, si tiene il
terzo incontro del corso di formazione ecumenica del SAE
sul tema: Crisi del dialogo - l’ecumenismo in questione.
L’imam di Roma, AbduI Hamid Haddarah, parla sulla
Dimensione del dialogo nel Corano. Modera l’incontro il
teologo e saggista cattolico mons. Carlo Molari.
Dal 27 novembre all’ 11 dicembre, al Centro intemazionale della grafica diretto da
Lia Pinzi, a Venezia, ha esposto le sue sculture e incisioni
Firenze Poggi, artista toscano
tanto schivo quanto valido e
impegnato.
Nella presentazione della
mostra Momi Federici e Giovanni Benzoni ne hanno messo
in rilievo la salda spiritualità,
inserita in un’abilità tecnicoespressiva consolidata da
un’esperienza più che trentennale. I punti di forza su cui si
basa il suo impegno sono gratuità, nascondimento e sorpresa;
la sua ricerca artistica, priva di
compiacimenti, è impegnata in
uno scavo colorito dai toni
sdrammatizzanti dell’ironia.
Sono, i suoi, i segni evidenti
di un’educazione rigorosa a
una severità che ricorda rimpianto etico del calvinismo e
della religiosità biblica di
Israele.
Sia ben chiaro: Firenze Poggi non è né calvinista né protestante, né israelita, ma del rigorismo etico protestante e
ebraico ha tutti i caratteri e la
forza. Pietra, legno, bronzo,
terracotta, gesso, e anche il segno inciso sulla carta sono
«forme scolpite, protuberanze,
La doppia vita dell'attore
Manila Paloma Bianca: non significa niente, ma suona bene
all’orecchio di Carlo Carbone, ex attore, reduce da esperienze
di ospedale psichiatrico, psicofarmaci, emarginazione; costretto
prima alla coabitazione con un altro «marginale», poi alla mensa dei poveri e alla stanza di pensione in carico alla USSL.
Carlo Carbone è il personaggio attorno a cui ruota la Manila
Paloma Bianca del regista Daniele Segre; Carlo Colnaghi è invece l’interprete principale: la vicenda sua e quella di Carbone
sono parallele, anzi sono la stessa. Colnaghi è stato effettivamente in preda alla depressione e ha affrontato le vicissitudini
di Carbone; ora è di nuovo un attore. Probabilmente lo è sempre stato, anche nel 1990-91, quando Segre (autore di video di
documentazione sociale, da Ragazzi di stadio a Partitura per
volti e voci, impietoso autoritratto dei delegati CGIL, docuinentario commissionato e poi misconosciuto dal sindacato) gli dedica il video-confessione Tempo di riposo.
Colnaghi in quel mediometraggio (che è ripreso a tratti in
Manila...) parla della propria crisi alternando le sue esperienze
a testi teatrali. Tre sono dunque i livelli del film: la confessione, la citazione e la vicenda raccontata.
La storia è semplice; aspettando di andare in Polonia dai suoi
amici. Carbone conosce una brillante giovane direttrice di un
museo torinese, ebrea non praticante ma coinvolta dai legami
familiari e dalle proprie «radici». Un po’ per sfizio, un po’ perché anche lei è sola, ospita l’ex attore, che col tempo però pretenderà di occupare l’intera esistenza dell’amica. Non potrà che
finir male, di nuovo tra mense, schemi, ambulatori, devianza....
Il merito maggiore di Segre è di partire dalla storia di un individuo per gettare uno sguardo lucido sulla società di oggi e
sui suoi esclusi, evitando il compiacimento di parlare di se stesso (comune a tanti autori italiani, compreso il Salvatores di Mediterraneo) e offrendoci un’opera di vero cinema in un panorama dello schermo un po’desolante.
madri avvolgenti, cadute, torsi, forme chiuse, aggregati che
racchiudono spazi, luci e ombre...» (M. Federici).
In un’epoca come la nostra
di cedimenti, in cui il mondo
e le montagne degli ideali e
delle speranze sembrano caderci addosso. Poggi rimane
artista senza compromessi;
scolpisce, incide, disegna,
produce perché questo rappresenta l’autenticità del suo vivere e la forza del suo sperare.
Schivo, fin troppo riluttante
a farsi conoscere, si è deciso
a compiere pochissime sortite, tre, quattro mostre soltanto
(Parigi, Lisbona, Tlmpruneta,
presso Firenze, e ora Venezia), dopo lunghe insistenze
di amici e estimatori.
«Se non speri - affermava
Eraclito - non troverai l’insperato, introvabile essendo
questo e inaccessibile».
E anche Paolo, a suo modo,
proponendo speranza «contro
speranza» (Rom. 4: 18), esortava a vivere il futuro. Finché
ci saranno cose belle, spiritualità intatta e gratuita, persone che sappiano e abbiano
da dire come Firenze Poggi,
nonostante le delusioni, non
cesserà la speranza nell’oltre
e nell’ideale.
Interpretazione e tecnologia
La giapponese Sony sta lanciando sul mercato, anche in Italia, la sua edizione «multimediale» (compact disc, videocassette e il nuovo «laser disc») delle interpretazioni di Glenn
Gould, pianista canadese dallo straordinario virtuosismo e dalla
personalità interpretativa originalissima, scomparso precocemente nel 1982.
Personaggio ormai mitizzato (ben oltre quanto avrebbe desiderato), Gould è stato anche critico, teorico, regista televisivo,
ricercatore delle potenzialità dei mezzi tecnici di riproduzione.
Dopo il suo clamoroso ritiro dalle scene delle sale da concerto,
infatti, nel 1964 si dedicò esclusivamente alla registrazione in
studio, concepita come scavo progressivo della partitura, come
sua analisi in profondità, ricorrendo anche al «taglia e cuci»
consentito dalle tecniche elettroniche per arrivare alla precisione esecutiva più totale.
Gould è celebre essenzialmente per le interpretazioni di Bach, su un pianoforte utilizzato come un clavicembalo (eliminando quasi del tutto il legato, con un tocco rigido che fa
piazza pulita di ogni tentazione romantica): le «sue» Variazioni Goldberg aprirono una nuova prospettiva con la prima registrazione (1955) e ne aprirono un’altra con la seconda versione (1982). Meno convincente nel misurarsi con altri autori,
egli resta, insieme a Herbert von Karajan, uno dei pochi musicisti a essersi «sporcato le mani» studiando le tecniche di riproduzione più moderne come elemento fondamentale
dell ’ interpretazione.
Il reportage a colori
E così una campagna pubblicitaria diventa oggetto di una
mostra d’arte. Non è la prima volta; da tempo siamo abituati a
vedere esposti i vecchi manifesti pubblicitari. Addirittura un
Toulouse-Lautrec ne era autore; ma in questo caso la campagna è attuale.
Le immagini, manco a dirlo, sono quelle della Benetton, e
continuano a procurare scandalo, tant’è che poche settimane fa
il megamanifesto della «neonata» è scomparso da piazza del
Duomo a Milano; pare che turbasse le coscienze...
In realtà le foto Benetton, che sono state esposte nella galleria del Castello di Ri vara (To), rappresentano una novità rilevante nel mondo pubblicitario, e non solo perché si tratta di foto basate sull’attualità e non sul prodotto. La novità sta nelTutilizzo di foto che hanno il taglio del fotogiomalismo anni ’50:
immagini fatte di immediatezza, inquadrature che dimostrano
la «presenza» sul posto, la prossimità del testimone sul luogo
dell’azione.
Immagini così eravamo abituati a vederle nel contorni secchi
del bianco e nero, o al limite in quelle dei telegiornali di
vent’anni fa. Il colore aveva poi edulcorato la crudezza della
realtà, sfumato le forme...
Le foto di Benetton (il soldato africano con un osso in mano
e il fucile a tracolla, gli albanesi sulla nave sovraccarica e tante
altre...) hanno vinto la scommessa di fare del «reportage» aggiungendovi l’elemento del colore: in questo modo si giustifica
la promozione della gamma di colori degli abiti...([/nifcd colors of Benetton). L’operazione imprenditoriale pare che funzioni, quella estetica lascerà tracce durature nel nostro modo di
vedere le immagini.
14
PAG. 10 RIFORMA
Attualità’
VENERDÌ 25 DICEMBRE 1992
1 sistemi elettorali non regolano solo i
modi di scelta dei rappresentanti, ma
condizionano il sistema dei partiti e influiscono fortemente sul funzionamento
della forma di governo. Quand’anche la
Costituzione non ne parli, i sistemi elettorali sono comunque al centro della dinamica costituzionale e della vita delle
istituzioni. Dalla fine della seconda
guerra mondiale in Italia si sono adottati, ai diversi livelli, dei sistemi elettorali
in tutto, o in gran parte, proporzionali.
La proporzionale risultava congeniale
ai problemi e alle necessità proprie del
momento fondativo della nostra Repubblica: valorizzava il ruolo dei partiti (sui
quali si era poggiato il passaggio alle
istituzioni democratiche) come strutture
di aggregazione del consenso e di elaborazione delle politiche; dava spazio alle
diverse tendenze ideologiche presenti
nel paese; rassicurava reciprocamente i
partiti, poiché ostacolava il costituirsi di
maggioranze forti e compatte che potessero dominare il Parlamento e rafforzare
il ruolo di guida del governo.
La proporzionale venne così, per almeno un trentennio, a costituire una sorta di «cornice obbligata» del nostro sistema. Ben di più di una semplice formula elettorale, essa costituì semmai invece la «garanzia di chiusura» di un certo assetto di equilibri politici e istituzionali.
Il consolidarsi della democrazia politica in Italia, il superamento delle grandi
fratture ideologiche e di collocazione internazionale tra partiti, il conseguente
attenuarsi della necessità di reciproca
garanzia tra forze politiche e l’emergere
invece di nuove e impellenti esigenze
(quella di dar vita a governi con maggiore capacità decisionale ma anche più
fortemente ed efficacemente responsabili del loro operato) hanno posto con forza il problema delle riforme istituzionali.
In questo contesto diverse proposte
hanno particolarmente insistito sulla
necessità di passare da una democrazia
cosiddetta «mediatizzata» ad una democrazia «immediata». Passare, cioè, da un
sistema, come quello italiano attuale
(ove le elezioni hanno quasi esclusivamente lo scopo di definire i rapporti di
forza tra i partiti, i quali, ad elezioni
avvenute e senza alcun mandato degli
elettori, si accorderanno tra loro per formare una maggioranza di governo), ad
un sistema in cui i cittadini voterebbero
non solo per scegliere i propri rappresentanti ma soprattutto per «investire»
una futura maggioranza di governo, optando tra alleanze preelettorali formate
da partiti che, in caso di vittoria, si sarebbero previamente impegnati a collaborare.
Un simile scenario sarebbe stato favorito tanto da modifiche costituzionali
(quali l’elezione diretta del primo ministro) quanto da riforme del sistema elettorale, idonee ad invogliare le forze politiche a formare alleanze preelettorali in
competizione reciproca (proponendosi,
in questa prospettiva, o un sistema maggioritario a doppio turno «alla francese»,
oppure un sistema che attribuisse un
«premio di maggioranza» alla coalizione
vincente).
Di fronte peraltro a chi considera le
riforme elettorali come un aspetto,
certo importante, ma comunque da innestare in una più vasta strategia di interventi, altri hanno invece visto nelle
riforme elettorali il problema del tutto
prioritario e il vero «grimaldello» per
avviare la riforma del sistema politico e
costituzionale italiano. Le vicende più
recenti però sono caratterizzate da un
«meccanismo ad orologeria» che potrebbe almeno sollecitare, più fortemente
che nel passato, a giungere a risultati
operativi a breve termine. Se si guarda
LA DISCUSSIONE SULLE RIFORME ELETTORALI
QUALE
SISTEMA ELEnORALE?
STEFANO SICARDI '
alle scadenze istituzionali ormai prossime è altamente probabile che la Corte
Costituzionale giudichi ammissibili i referendum sulle leggi elettorali del Senato e dei Comuni; è quasi certo che, nel
clima attuale, tali leggi vengano abrogate (almeno quella del Senato) dagli elettori nella prossima primavera; ciò - per
limitarci al Senato - cambierebbe i connotati al suo sistema elettorale, trasformandolo da un sistema sostanzialmente
proporzionale in un sistema maggioritario «all’inglese» per 238 dei 315 seggi in
palio (per questi 238 seggi, insomma, il
candidato che ottiene più voti in ogni
collegio verrebbe immediatamente eletto) residuando una distribuzione proporzionale solo per i restanti 77 seggi m palio; l’abrogazione referendaria «delegittimerebbe» l’attuale Senato e renderebbe
stridente il contrasto con il sistema elettorale fortemente proporzionale della
Camera dei deputati; tutto ciò potrebbe
peraltro essere evitato qualora il Parlamento intervenisse ridisciplinando la
materia prima della consultazione referendaria.
11 Parlamento è stato indotto ad affrontare operativamente il problema delle
riforme istituzionali non solo per le «implacabili» scadenze appena ricordate, ma
anche per la crescente consapevolezza
da parte delle forze politiche della crisi
che sta attanagliando il nostro sistema: la
corruzione politica, la contestazione
dell’identità nazionale, il ridotto peso dei
grandi partiti come «ammortizzatori»
delle tensioni politiche e sociali, la sfiducia nella capacità delle istituzioni di
far fronte alle emergenze dell’economia
e dell’ordine pubblico).
La Commissione bicamerale per le
riforme istituzionali, composta di parlamentari in rappresentanza proporzionale
dei rispettivi gruppi, rispecchia le diverse tendenze in materia di riforme; si aggiunga peraltro a ciò che spesso le divisioni passano non tra i partiti ma al loro
interno, e che bisogna pure fare i conti
con orientamenti (si pensi al «patto tra i
referendari») che legano tra loro esponenti di forze politiche differenti.
Per quanto riguarda gli orientamenti in
tema di riforma elettorale, ci si trova di
fronte ad un panorama molto variegato
e, per di più, almeno allo stato attuale.
suscettibile di rapide e successive evoluzioni.
Vediamo una breve panoramica degli
schieramenti che si sono manifestati
in seno alla Bicamerale prima di richiamare le più recenti vicende che caratterizzano la situazione attuale.
Ad un estremo si sono collocati i difensori della proporzionale: in quest’area
ritroviamo forze stabilmente di opposizione, per le quali nella proporzionale sta
la garanzia futura di una significativa
rappresentanza (si pensi al MSI) ma che
pure vedono nella proporzionale la dife-.
sa della pluralità di tendenze politiche
presenti nella società italiana e in particolare la possibilità di far contare a livello parlamentare tendenze che altrimenti si radicalizzerebbero a livello extraparlamentare (si pensi alle preoccupazioni di Rifondazione comunista e
di una parte del PDS).
All’estremo opposto vi è chi si è pronunciato - per una scelta già da tempo
manifestata (si pensi a Marco Pannella),
o per una conversione ben più recente (si
pensi alla Lega) - al sistema uninominale
«all’inglese».
La grande maggioranza peraltro è perplessa o preoccupata dalla «ferocia» selettiva di tale sistema elettorale: esso, limitandosi a far vincere il candidato che
nel collegio ottiene più voti, non solo ridurrebbe più che mai il numero delle forze rappresentate'in Parlamento ma,
nell’attuale situazione italiana, potrebbe
dar luogo a «tre Italie» : al Nord una situazione monopolizzata dalle Leghe, al
Sud dalla DC, al Centro dalle forze della
sinistra, rendendo poi problematicissimo
trovare un governo stabile e rappresentativo della realtà italiana complessivamente intesa.
Tutto ciò ha portato i critici sia di
questi esiti sia della proporzionale a
preferire un sistema maggioritario «alla
francese», nel quale la presenza di due
turni elettorali (nel primo vince solo chi
ha la maggioranza assoluta, è quindi il
secondo turno che sostanzialmente decide la contesa) invoglierebbe le forze vicine ad allearsi prima delle elezioni su
un comune programma di governo; preserverebbe, negli inevitabili accordi
preelettorali, anche una rappresentanza
(certo inferiore ad oggi) delle forze più
piccole; avvantaggerebbe i partiti che
sono in grado di coalizzarsi e penalizzerebbe le «estreme», che sarebbero costrette a «correre» da sole (come avviene in Francia, con forte danno per il
Fronte nazionale di Le Pen). In questo
generale ordine di idee si sono situati
molti aderenti al patto referendario ma
anche spezzoni di partiti tradizionali
(come i miglioristi del PDS e l’area
martelliana del PSI).
Nel mezzo si sono collocati quelli
che propendevano per un sistema
elettorale «misto», un sistema cioè in
grado di assicurare un mix di proporzionale e maggioritario: combinando quindi una certa rappresentanza di «liste»,
con sistemi - come quelli maggioritari
uninominali - che garantiscono una
maggiore «personalizzazione» del rapporto tra eletto ed elettore ed eliminano
la necessità di ricorrere al voto di preferenza. All’interno di questa ampia area,
le posizioni non erano però le stesse.
L’accordo è stato trovato quando si è
trattato di sconfiggere le proposte che
avrebbero voluto una secca opzione per
un sistema maggioritario uninominale.
Ma al di là di questo si confrontavano,
in questa area di centro, tanto coloro che
pensavano ad un regime maggioritario a
doppio turno corretto con una certa quota di seggi da distribuire proporzionalmente, tanto chi pensava di correggere
la proporzionale prima di tutto con l’introduzione di un «premio di maggioranza»; e ancora chi intendeva diminuire al
massimo la dose di sistema maggioritario da innestare su un sistema prevalentemente o tendenzialmente proporzionale (richiamandosi, ad esempio, al
sistema tedesco, uninominale solo in
parte nell’espressione del voto, ma proporzionale nella distribuzione dei seggi)
Il confronto tra fautori di soluzioni più
o meno maggioritarie già manifestatosi
nelle scorse settimane è stato ulteriormente condizionato dalle elezioni parziali della settimana scorsa: il loro esito
sembra spingere una consistente parte
delle forze verso un sistema misto a
prevalenza maggioritaria.
E, pur tra mille cautele, tanto i fautori
di una proporzionale corretta quanto i
fautori di soluzioni «tout-court» maggioritarie sembrano almeno inclini a
esplorare la praticabilità di possibili
convergenze. I prossimi giorni ci diranno della praticabilità di queste prospettive.
Un ultimo elemento, che rende ancor
più complesso e incerto il quadro
che ci sta di fronte. Pensiamo ai recenti
mutamenti del nostro sistema partitico,
anzitutto alla sua «denazionalizzazione», con uno scenario di forze politiche
e rapporti di forza nel Nord che è diverso dagli scenari del Centro e del Sud;
pensiamo allo stratificarsi, come è stato
detto, di due sistemi di partito l’uno
sull’altro, il primo dato dalle forze tradizionali, il secondo dalle forze «emergenti» - leghe. Rete - in disaccordo tra
loro ma pure irriducibili alle divisioni
espresse dai partiti tradizionali.
Tutto ciò rende sempre più problematico perseguire l’obiettivo, ricordato in precedenza, della democrazia
«immediata», la quale si basa appunto
su un sistema partitico riducibile a due
schieramenti «nazionali».
E’ proprio questa possibilità di «semplificazione» che sembra smarrirsi, non
solo per ragioni legate al contesto italiano ma per l’oggettiva crisi, in tutta Europa, dei tradizionali partiti «di massa»
che hanno modellato, in questo secolo,
le competizioni elettorali su un asse
«semplificato» destra-sinistra.
* professore di Diritto costituzionale all’
Università di Torino
15
venerdì 25 DICEMBRE 1992
Avventisti e
chiese federate
in Liguria
In relazione all’articolo di
Giacomo Quartino su La Luce
del 27 novembre, vorrei aggiungere che il dialogo tra le
chiese aderenti alla Federazione delle chiese evangeliche e le
chiese avventiste in Liguria
non presenta alcuna difficoltà.
Dopo rincontro dell’8 febbraio
scorso sulla libertà religiosa si
è sviluppato un buon clima di
reciproca accoglienza tanto da
decidere un ulteriore momento
di confronto per il giugno prossimo.
Tuttavia né le chiese aderenti alla Federazione ligure né le
chiese avventiste della Liguria
hanno ancora affrontato il tema
di una possibile adesione delle
chiese avventiste alla Federazione ligure. A livello nazionale le chiese avventiste hanno
iniziato un dialogo con la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) in vista di
una loro adesione. Da questo
processo e dall’intensificarsi
del collegamento a livello locale dipende l’evoluzione del
rapporto tra avventisti e chiese
federate liguri.
Massimo Torraca - presidente della Federazione delle
Chiese evangeliche in Liguria.
La campagna
delle tre T
Il provvedimento assunto in
ottobre dalla Tavola valdese
di posticipare il pagamento
dell’assegno ai pastori non è
accettabile né può essere giustificato esclusivamente col ritardo delle contribuzioni o
dall’aumento degli interessi
nelle anticipazioni bancarie,
se - come dicono i regolamenti - la Tavola si assume Firn
La Pagina Dei Lettori
Il nome
di Dio
PAG. 1 1 RIFORMA
pegno di sostenere gli iscritti a
ruolo nelle necessità della loro
vita.
Al di là delle ragioni economiche mi chiedo se tale provvedimento non sia piutto.sto il
risultato di un generale sbandamento a cui stiamo assistendo passivamente.
Sono le strutture a non funzionare o siamo noi a non saperle gestire? Assemblee di
chiesa, circuiti, distretti non
dovrebbero essere che momenti di reale verifica e di
azione propulsiva, viceversa
sono sempre più lo specchio
di una chiesa confusa con una
identità offuscata.
Da alcuni anni è in corso
nelle nostre chiese la «campagna delle 3 P»; forse è arrivato
il momento di affiancarla ad
un’altra, quella delle 3 T : teologia, testimonianza, e tutela.
Le prime due «t» si commentano da sole. La terza «T»
sta a significare tutela e rispetto dei regolamenti che ci
siamo dati; chi è chiamato a
predicare predichi; chi è chiamato a controllare controlli;
chi è chiamato a riprendere,
riprenda. Tutela del patrimonio di cui oggi siamo gli eredi, e quindi responsabili sia
verso chi ci ha preceduti, sia
verso le generazioni future.
«Vegliate dunque, perché
non sapete né il giorno né
l’ora» Matteo 25: 13. Il Signore ci aiuti affinché il nostro
vegliare non si trasformi in un
sonnacchioso riposo ma rimanga sempre fede, azione e
responsabilità.
Anna Giusti - Venezia
‘•Kìa
Rinnovamento
spirituale
L’umanità si arrampica sugli specchi sperando, progettando, prevedendo una molto
ipotetica soluzione ai tragici
tempi odierni. Si crede in una
futura fine di questa spaventosa crisi con l’avvento di
una nuova era per tutta
l’umanità.
Ma non si sa e non si dice
con quali mezzi e sistemi. Ci
sarebbe un solo tentativo da
fare: che il mondo intero si
ravv,,.iesse, impegnandosi alla conoscenza e alla obbedienza alle leggi e ai comandamenti di Dio!
Ma come si può giungere a
questo risultato se gli stessi
elementi preposti a conseguirlo (le chiese cristiane)
difettano di fedeltà assoluta e
si perdono seguendo piuttosto
l’andazzo del mondo?
«Il tempo è compiuto»,
(Marco 1: 14-15). Quindi ci
rimane ben poco da sperare in
un qualsiasi rinnovamento,
mentre si affaccia, con
un’evidenza sempre più tragica, la prospettiva che il tempo
sia compiuto e che si cominci
a camminare speditamente
verso la sua biblica fine!
11 ravvedimento pertanto
non può orientarsi che nel
senso di questa ineluttabile
profezia, onde sperare di poter essere accolti nella schiera
degli eletti.
Ferruccio Giovannini- Pisa
■ ’t'! "Ifli ' s.'.*' .«fi*’-.
Nel numero dell’l 1 dicembre 1992 rispondendo ad un
lettore il prof. Daniele Garrone chiama in causa i Testimoni di Geova accusandoci
di «riproporre con caparbietà
l’errore della dizione “Geova”» a proposito del «nome
di Dio». Ci sia consentita
una breve spiegazione.
Yahweh è la forma italianizzata del sacro nome di
Dio come lo sono Yehoshua
(Gesù) e Yirmeiah (Geremia), col rispettivo significato di Geova è salvezza, Geova esalta o Geova scioglie. È
vero che ci sono sconosciuti i
suoni vocalici che gli antichi
ebrei introducevano nel tetragramma YHWH, essendo
l’antico alfabeto ebraico
composto di sole consonanti.
Non sappiamo neppure i suoni introdotti nei nomi tradotti
Gesù, Geremia e altri, ma
non ci asteniamo dal pronunciarli in italiano anche se dal
suono sicuramente diverso
da quello dato loro dall’
ebraico dei tempi biblici.
Lo stesso principio riteniamo sia valido a proposito del
sacro nome di Dio.
La forma Geova ha una
sua affermata tradizione. La
troviamo in un opera del domenicano Raimondus Martini (1270), due volte nell’opera lirica L’onnipotenza di
Johan Ladislav Pyrker,
nell’ultima scena del Nabucco, nell’/nno a Geova del
Carducci e in trenta opere di
Victor Hugo. La voce Geova
è inoltre compresa nel Dizionario Treccani e nel Vocabolario Zingarelli.
Perché preferiamo Geova a
Jahweh. Per la stessa ragione
per cui tutti preferiscono Gesù a Yehoshua.
Indipendentemente dalle
preferenze fa piacere vedere
che è ormai lontano il tempo
in cui la gente comune pensava che il nome di Dio fosse
Gesù.
Alberto Bertone - addetto
stampa Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova
Al LETTORI
Questo numero conclude la serie sperimentale di Riforma. Sono stati sei numeri in cui abbiamo sperimentato le
tecnologie che sono state messe a disposizione della redazione, le nostre capacità di coordinamento di redazioni
e corrispondenti sparsi su tutto il territorio nazionale. Abbiamo sperimentato i contenuti del progetto di Riforma e
del L’eco delle valli valdesi.
Certo molte cose sono ancora da definire. Del resto
ogni giornale che nasce prende del tempo in cui la redazione si affiata, sperimenta metodi di lavoro, corregge gli
errori. Noi abbiamo scelto una strada diversa: quella di
fare il nostro settimanale con i lettori senza alcuna rete di
protezioni o filtri. Siamo perciò grati a quanti ci hanno
scritto, telefonato, comunicato le loro critiche ed osservazioni. E’ un materiale importante per i redattori, sul quale
stiamo lavorando per apportare i necessari aggiustamenti
al nostro progetto.
Siamo anche grati a quanti (alcune centinaia di lettori)
ci hanno restituito il questionario compilato. I risultati
sono in fase di elaborazione e verranno pubblicati in febbraio. Per ora l’indicazione che viene è quella di un grande apprezzamento per il progetto, accompagnato dalla richiesta di qualificare sempre di più il nostro settimanale
in senso protestante dando informazioni non solo sulla
vita delle chiese che lo editano, ma anche di quelle luterane e delle varie chiese evangeliche in Italia. Ci si chiede insomma di essere un settimanale al servizio della testimonianza evangelica nel nostro paese.
Se questa può essere una linea di marcia per il futuro, oggi siamo ai primi passi. Nella nostra marcia ci fermeremo
anche ad osservare quanto succede a questi nostri fratelli e
sorelle che con noi sono parte della testimonianza evangelica in Italia. Il nostro sarà dunque un settimanale aperto.
Per poter far tutte queste cose questo giornale deve autofinanziarsi. E’ perciò necessario che gli apprezzamenti
si traducano in abbonamenti.Tutti i nostri lettori hanno
ricevuto un modulo di conto corrente postale tramite il
quale è possibile abbonarsi per il 1993. Ma questo non è
l’unico modo. In ogni chiesa battista, metodista e valdese
vi è un incaricato per la raccolta degli abbonamenti. In
occasione della partecipazione al culto è possibile contattarlo e versare direttamente l’impoito dell’abbonamento.
Una parola ancora per L’eco delle valli valdesi. Nella
formula dell’abbinamento con Riforma, l’Eco ha ricuperato l’intenzione originaria del 1848 quando era «spécialement consacrée aux intérêts de la famille vaudoise»
delle valli. In quattro pagine - non vendibili separatamente da Riforma - vogliamo informare sulla vita civile, sociale e politica di una area geografica in cui i valdesi sono una minoranza significativa e nella quale essi hanno
responsabilità in campo economico, sociale e amministrativo. E’ un progetto che - crediamo - non abbia solo
un interesse locale.
Per mettere a punto la nuova serie di Riforma e de
L’eco delle valli valdesi interromperemo per una settimana: il prossimo numero sarà datato 8 gennaio 1993.
In questo tempo di Natale mi è gradito porgervi anche
a nome dei redattori e dei collaboratori l’augurio che il
canto degli angeli «pace in terra » diventi esperienza
quotidiana per tutti.
Giorgio Gardiol
Rirìrma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542.
Via Fona, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185 - fax 081/291175.
Via Repubblica, 6 -10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166.
DIRETTORE: Giorgio Gardiol.
VICEDIRETTORI; Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto.
REDATTORI; Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian
Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Piervaldo
Rostan, Marco Schellenbaum, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco,
Bruno Rostagno.
AMMINISTRAZIONE: Mitzi Menusan.
ABBONAMENTI: Daniela Actis.
FOTOCOMPOSIZIONE: AEC srl tei. 0174/551919.
STAMPA; La Ghisleriana snc Mondovì tei 0174/42590.
EDITORE: Edizioni protestanti srl - via Pio V, 15 bis -10125 Torino.
ABBONAMENT11993
ITALIA ESTERO
■ordinario £. 60.000 -ordinario £. 100.000
■ sostenitore £. 150.000 -via aerea £. 160.000
-semestraie £. 30.000 -sostenitore £. 180.000
Per abbonarsi; versare l'importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni protestanti s.r.l., via Pio V15 bis, 10125 Torino.
hiMmI
' twru» «/ppMmwifo di
Il presente numero 03 costituisce il n. 48 del 25 dicembre 1992 de La Luce.
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 176/60.
Spedizione in abbonamento postale gr. Il A/70.
Nella foto di prima pagina: La natività di Aibrecht Dürer.
MP
COMUNICATO
In previsione dell’uscita
di questo settimanale venne
lanciata, nello scorso mese
di maggio, una campagna di
sottoscrizione allo scopo di
sostenere in parte i non lievi
costi che la nascita di un
nuovo periodico comporta.
L’Associazione editrice
protestante (AIP) editrice de
«La Luce» e de «L’eco delle valli valdesi» aderì volentieri a che le sottoscrizioni
venissero raccolte per motivi organizzativi sul proprio
conto corrente postale.
Siamo ora in grado di comunicare che al 20 dicembre la sottoscrizione ha raggiunto la cifra di 79.593.000
lire al netto degli abbonamenti. Infatti l’AIP ha provveduto a distinguere la quota dell’abbonamento ’93 da
quella della sottoscrizione.
La quota relativa agli abbonamenti è stata trasmessa
alle Edizioni protestanti perché venga dato corso all’abbonamento del sottoscrittore, mentre l’importo della
sottoscrizione entrerà nel
capitale sociale dell’impresa
editrice di Riforma.
Roberto Peyrot
presidente dell’AIP
Piccoli Annunci
VIAGGIO IN INGHILTERRA — La Chiesa riformata unita
d’Inghilterra (URC) invita i nostri lettori a partecipare ad
una visita in Inghilterra dal 2 al 10 luglio 1993. La Chiesa è
pronta ad accogliere un gruppo di 25-30 persone: uomini,
donne, vecchi, giovani, dal Nord e dal Sud d’Italia.
Il viaggio in aereo partirà da Milano, e il gruppo sarà ospitato da famiglie della chiesa. Dopo alcuni giorni nel NordOvest, il gruppo trascorrerà un giorno a Oxford e un giorno
a Londra.
Non è necessario parlare inglese! Ma anche questo viaggio
vi darà l’opportunità di aumentare la vostra conoscenza della lingua e di fare amicizie con membri di un’altra chiesa
riformata.
Il costo del soggiorno in Gran Bretagna ( pullman, 1 pranzo, spostamenti) è di circa- 270.000 lire, mentre il costo
dell’aereo è a parte. Chi è interessato deve iscriversi entro il
prossimo mese di gennaio.
Per maggiori informazioni rivolgersi a Elena Vigliano presso Chiesa valdese, via Pio V n. 15, 10125 Torino,tei.
011/669.28.38, fax 011/657.542.
NUOVO TESTAMENTO E SALMI IN MS-DOS - Il past.
Ugo Tomassone comunica che è stata ultimata la trascrizione
del Nuovo Testamento e dei Salmi nella versione riveduta.
La trascrizione in ASCII occupa due dischetti normali del
3”l/2 formattati dall’ MS-DOS a 720 kbytes. Nulla vieta in
futuro di trasferire il tutto su dischetti HD, o meglio ancora
ED da 3,2 mbytes. Purtroppo il programma che è stato usato
per la trascrizione non permette l’uso di dischetti HD o ED.
La trascrizione viene distribuita gratuitamente a tutti coloro
che ne fanno richiesta al pastore Ugo Tomassone, regione
Clavi 17,18100 Imperia .
Si prega di inviare con la richiesta due dischetti «normali»
{no HD per favore!) formattati a 720 bytes dal vostro MSDOS in una busta «texbol» già affrancata per il ritorno
(1.850 lire dovrebbero bastare, ma controllare il peso! grazie). In alternativa inviate lire 10.000 al pastore Tomassone,
che provvederà a reperire busta e dischetti e all’invio a casa
vostra senza troppi fastidi.
Il pastore Tomassone prega di seguire il primo metodo.
Il Centro servizi
amministrativi
delia Chiesa
vaidese
RICERCA
persona (possibilmente
ragioniere/a) da inserire
in attività amministrative/contabili con contratto
iniziale a part-time,
eventualmente trasformabile a tempo pieno.
Particolare considerazione sarà data ai candidati che abbiano già
maturato esperienze in
opere ed istituti evangelici e che abbiano dichiarata motivazione di lavoro a carattere diaconale.
Il trattamento economico è quello previsto
dall’Inquadramento a
quarto livello dei dipendenti della Tavola valdese.
Le domande, corredate da un curriculum,
devono essere inviate al
Centro servizi amministrativi della Chiesa
evangelica valdese, via
A. Bert 12- 10066 Torre
Pellice, entro il 30 dicembre 1992.
16
RIFORMA.
OPINIONI
venero! 21 AGOSTO 1992
CRISI NELTEX IUGOSLAVIA
CRISI
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NOTIZIA.
RIFORMA è il settimanale delle chiese evangeliche battiate,
metodiste e valdesi. E' il Vostro giornale, nato daM'impeqno e
dal contributo di tutti Voi.
Per continuare a sostenere la sua realizzazione, sottoscrivete
il Vostro abbonamento per il 1993: porterete RIFORMA nelle
Vostre case, nelle Vostre famiglie, ogni settimana.
Per abbonarvi utilizzate il c/c postale n° 14548101 intestato a:
Edizioni Protestanti srl., via San Pio V n° 15/bis 10125 Torino
oppure rivolgetevi all'incaricato della Vostra Chiesa Locale!
ABBONAMENTI 1993 ANNUALE SEMESTRALE
Ordinario a RIFORMA L. 60.000 L. 30.000
Ordinario a RIFORMA + ECO DELLE VALLI VALDESI L, 60.000 L. 30.000
Sostenitore a RIFORMA L. 150.000 L. 75.000
Sostenitore a RIFORMA + ECO DELLE VALLI VALDESI L. 150.000 L. 75.000
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Riforma