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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 25 GIUGNO 1993
ANNO I - NUMERO 25
TRA PACE E GUERRA
ONU:
QUALE RUOLO?
ROBERTO PEYROT
L9 escalation della violenza armata in zone come
la ex Jugoslavia e la Somalia
e la presenza delle forze
deirOnu che avrebbero dovuto svolgere un’azione pacificatrice pongono ancora una
volta, e in modo sempre più
drammatico, la questione
dell’efficacia degli interventi
di questo organismo e del suo
impegno nella salvaguardia
dei diritti umani, a partire da
quello essenziale della vita.
Le notizie che provengono
dalle suddette due regioni sono ben note e indicano la decisione delle Nazioni Unite di
valersi della forza delle armi
anziché di quella del diritto.
Basti pensare alle brutalità
compiute a Mogadiscio dalle
«truppe di pace» di Italia e
Usa; ai massacri del caschi
blu pachistani e allo sterminio
di civili; ai bombardamenti
aerei di rappresaglia.
In Bosnia, dopo il riconoscimento occidentale di questa nuova Repubblica che
contiene al suo interno tre
gruppi etnici contrapposti
(musulmani, serbi, croati) e in
cui gli amici di ieri diventano
i nemici di oggi, la situazione
è vieppiù tragica ed è arrivata
a coinvolgere in modo mortale anche gente coraggiosa,
portatrice di pace e di cibo
che, con altre migliaia di suoi
simili, continua a offrire una
solidarietà concreta a quelle
genti disperate.
Per di più, per «pacificare»
la zona, è stata votata la decisione di approntare decine di
cacciabombardieri della Nato
per entrare in azione a protezione delle forze dell’Onu.
In Cambogia la situazione è
esplosiva. Dopo vent’anni di
guerre, rivoluzioni e stragi si è
votato a fine maggio. Le elezioni si sono svolte senza i temuti attentati delle frange
estreme dei khmer rossi. Ma i
militi deU’Onu che ammontano in quella regione della vecchia Indocina a oltre 20.000
uomini, si trovano coinvolti
nella lotta dinastica fra due figli del principe Sihanouk, con
la conseguente secessione di
sette province: da una parte
viene richiesto l’allontanamento dei caschi blu; dall’altra viene loro intimato di sloggiare a scanso del rischio di
una reazione armata. Come
andrà a finire?
Ma che cosa sono oggi le
Nazioni Unite, che nella loro
Carta costituzionale affermano di voler «promuovere il
progresso sociale e un più
elevato tenore di vita in una
più ampia libertà»! La risposta è una sola: l’Onu, da quella ipotizzata organizzazione di
popoli che doveva essere, è
diventata una pura e semplice
rappresentante dei più potenti
stati sovrani armati che la
compongono.
Sono oltre 40.000 i caschi
blu dislocati in 15 paesi, nota
Maurice Bertrand su Le monde diplomatique, e in diversi
di essi, oltre ai tre casi di cui
si è detto prima, è possibile
che il Consiglio di sicurezza
proponga di intervenire. Ma
nei paesi in cui i caschi blu
hanno agito (Angola, Afghanistan, Medio Oriente, Sahara,
Cipro, Haiti...) essi hanno subito notevoli insuccessi.
Ma la cosa più grave è che
lo stesso segretario, Boutros
Ghali, proponga la creazione
di una potente forza armata
permanente definita unità di
imposizione della pace: un’
idea che rafforza ulteriormente il concetto di repressione a
scapito di quello di prevenzione.
Bertrand ricorda ancora che
la situazione odierna dell’ex
Jugoslavia era intuibile da alcuni anni e non è difficile prevedere che diverse altre zone
soggette a divisioni e lotte interne possano andare verso la
catastrofe. Che cosa si fa
adesso per impedire gli scoppi
di nuove Jugoslavie? Sapendo
che sono le situazioni di povertà, di esclusione, di disperazione, di fiducia in potenziali dittature a portare l’odio
e la violenza, la comunità intemazionale dovrebbe intervenire con adeguati piani di finanziamento (sottratti magari
alla produzione e al commercio delle armi) di collaborazione, di formazione, che non
solo aiuterebbero le regioni a
rischio a raggiungere una vita
decente, ma avrebbero anche
una ricaduta sugli stessi paesi
industrializzati in crisi.
La chiamata del Signore non si può rinchiudere in nessuno dei nostri schemi
Siamo salvati per grazia del Signore
__________EMMANUELE PASCHETTO_________
«Dio, che conosce i cuori, rese testimonianza in loro favore, dando lo Spirito Santo a loro, come a noi; e non fece
alcuna discriminazione fra noi e loro,
purificando i loro cuori mediante la fede.... Noi crediamo di essere salvati per
la grazia del Signore Gesù, nello stesso
modo che loro».
(Atti 15,8-9; 11)
Sono passati meno di vent’anni dal
giorno della Pentecoste, dalla nascita
della Chiesa, e una grave crisi rischia di
spezzarne l’unità.
L’Evangelo, annunziato anche ai pagani, è stato accettato con entusiasmo ad
Antiochia, dove è sorta una nuova comunità cristiana, numerosa, vivace, attiva.
«Bisogna circoncidere i gentili e comandar loro di osservare la legge di Mosè» insorgono i farisei diventati cristiani.
Si fa strada la tentazione di imporre la
propria visione e la propria comprensione della fede. Noi siamo nel giusto, noi
siamo parte del popolo scelto da Dio, legittimi eredi della promessa, noi abbiamo la Torah e rispettiamo la legge di
Dio, noi abbiamo riconosciuto in Gesù
di Nazareth il Messia.
Noi siamo, noi abbiamo, noi, noi....
Che resta ai pagani convertiti? Il tentativo di far sentire la loro voce gridando
«le grandi cose che Dio aveva fatto con
loro». Quasi ad esibirle come una legittimazione, un merito da gettare sull’altro
piatto della bilancia per cercare di riequilibrare la situazione.
Quante volte queste situazioni si sono
ripetute nella storia? Ancor oggi la stessa contrapposizione si verifica fra cattolicesimo e protestantesimo, quando non
la si trova all’intemo stesso del mondo
evangelico. Chi è che deve cedere e accettare la posizione e l’imposizione altrui?
Pietro capovolge l’approccio alla questione. Non si tratta di valutare che cosa
abbia più peso sul piano storico o teologico, né di esaltare i propri successi, ma
di guardare con umiltà a Dio e alla sua
azione.
Non noi dunque, ma la sua grazia che
ci salva in Gesù Cristo, non noi ma il
dono della fede che purifica i cuori, non
noi ma lo Spirito Santo, testimonianza
che Dio stesso ci rende.
Se il nostro accento cade su ciò che
noi siamo o abbiamo la grazia è resa vana, la fede si inaridisce nella dottrina e
nel dogma, lo Spirito è reso muto: non
testimonia più in noi e a nostro favore.
Quello Spirito che fa comprendere e accettare con riconoscenza la grazia di
Dio, che suscita la fede, che trasforma la
vita, si spegne e ci rende degli aridi ripetitori di formule incomprensibili, di gesti
senza significato per chi ci sta attorno.
Per tre volte Pietro ribadisce «A loro
come a noi», «Non fece nessuna discriminazione fra noi e loro», «Salvati noi,
nello stesso modo che loro».
Dovremmo ormai aver capito che Dio
non ama l’uniformità né le imposizioni,
ma che la sua stessa creazione e la salvezza offertaci testimoniano del suo
amore per la varietà, la ricchezza, le diversità riconciliate e armonizzate.
È giusto che ognuno risponda alla
chiamata che il Signore gli ha rivolto secondo la comprensione che ne ha, ma
nessuno può pretendere che la sua risposta sia la vera e l’unica possibile.
L’apertura e l’accettazione reciproca
sono l’atteggiamento che Dio chiede a
coloro che lo invocano come Padre. E
questo atteggiamento può divenire in noi
realtà vitale solo se ci apriamo all’azione di Dio e riconosciamo che tutto ciò
che noi pensiamo di essere e di avere è
dono suo, che dobbiamo amministrare in
piena umiltà.
Elezioni
I Comuni:
laboratorio
politico
Alla fine la Lega la spunta
dappertutto al Nord. Ottiene
il sindaco a Milano, a Novara, a Vercelli, a Pavia, a Lecco e in molte altre località.
Non partecipa al ballottaggio
a Torino (e grida ai brogli)
dove vince a sorpresa il candidato pidiessino e pattista
Valentino Castellani. Perde il
ballottaggio a Belluno.
Il Pds che va al ballottaggio
con i suoi candidati in molti
Comuni (anche se con alleanze diverse) vince a Torino,
Ancona, Grosseto, Siena
mentre a Catania vince il repubblicano Bianco sostenuto
anche dal Pds.
Le città del Sud si liberano
della vecchia nomenclatura
condizionata dai poteri mafiosi e si aprono a sperimentazioni politiche nuove.
Dopo il secondo turno i Comuni diventano laboratori
della «nuova politica». Sia
con una maggioranza leghista, sia con una di sinistra che
con una «civica» il Comune
diventa il luogo dove sperimentare forme di governo locale che facciano a meno dei
vari schemi politici precedenti. E finito il potere di interdizione e ricatto in mano ad un
partito della coalizione di governo: se non si fa come voglio io, allora passo a una altra coalizione. Se ciò si verificasse non si avrebbe un
nuovo sindaco ma nuove elezioni. La maggiore stabilità
della coalizione vincente dovrebbe assicurare maggiore
efficienza e efficacia al governo dei sindaci che si avvarranno di esperti sia come
assessori che come dirigenti
comunali.
Saranno possibili dunque
realizzazioni in tempi più brevi che in passato. Al termine
dei quattro anni della tornata
amministrativa potremo così
giudicare i candidati a sindaco e il grado di affidabilità
delle promesse che i faccia a
faccia televisivi ci hanno fatto
conoscere sulla base delle
realizzazioni concrete.
Alle minoranze in Consiglio comunale sarà impedito
in pratica il vecchio modo di
fare opposizione. Non si potrà sperare in nessun tipo di
ribaltamento di maggioranze!
Così il loro ruolo cambia. Dovranno trasformarsi in controllori efficienti del sindaco
e della sua squadra. Dovranno presentare agli elettori non
solo il programma alternativo
ma anche il conto negativo
dell’amministrazione che ha
governato.
Delle Chiese
Conferenze
distrettuali
delle chiese valdesi
pagine da 3 a 11
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PAG. 2
RIFORMA
VITA Delle Chiese
Ricordato dalla Chiesa evangelica battista di Rivoli il pastore Martin Luther King
Si può sparare al sogno della nonviolenza?
_________LIDIA MAGGI_______
Spesso la domanda che la
chiesa si pone è come essere visibile all’estemo ed incidere nella realtà in cui opera. La Chiesa battista di Rivoli ha cercato di offrire una
testimonianza efficace su
questo punto. A pochi giorni
da un digiuno pubblico organizzato per esprimere solidarietà alle vittime di guerra
nell’ex Jugoslavia, la comunità battista ha proposto un
ciclo di incontri pubblici con
il titolo suggestivo «Si può
sparare a un sogno?» per
commemorare la figura e ricordare il pensiero di Martin
Luther King.
Il tema della prima serata
poteva sembrare poco attinente con le problematiche
che M. L. King ha dovuto affrontare. Lo stesso relatore, il
pastore Piero Bensi, ha esordito dicendo che King non si
è mai occupato direttamente
di creazione, ma che il razzismo rappresenta una delle
forme più gravi di distorsione
del creato. Bensi ha ricordato
ai presenti la responsabilità
che ogni persona ha verso la
Terra e l’umanità intera.
L’argomento della seconda
serata, venerdì 4 giugno, è
stato la libertà. Il pastore
Bensi è partito da un ricordo
personale. Si trovava a Miami Beach per un incontro dei
pastori dell’Alleanza mondiale battista. Nel suo stesso
albergo era alloggiato M. L.
King il quale però non risultava nella lista degli oratori.
Il segretario dell’Alleanza
mondiale battista si giustificò
di ciò sostenendo con disprezzo che non poteva dare
la parola ad ogni pastore arrivato, eppure a King era stato
assegnato da poco il premio
Nobel per la pace. In questo
clima è vissuto e ha lavorato
M. L. King.
VIT/
Un momento della conferenza del past. Piero Bensì
Bensi ha continuato mostrando come l’identità storica e teologica di Israele sia
stata forgiata daH’esperienza
di liberazione dell’esodo.
Non si può parlare di libertà
se non c’è schiavitù. Il concetto di libertà di King non
era relegato a una salvezza
futura, di un’altra vita, ma
partiva dalla realtà sociale e
di fede. Egli lottava per rendere la sua gente libera.
Particolarmente coinvolgente è stato l’incontro di sabato 5 dedicato all’amore. La
lotta non violenta di King era
fortemente legata alla sua
comprensione dell’amore;
«Noi rifiutiamo di obbedire
alle vostre leggi ingiuste, ma
nonostante questo continuiamo ad amarvi e a mettervi in
discussione col nostro amore». Gesù Cristo era la fonte
dell’amore di M. L. King e
King ha seguito il suo maestro fino in fondo. Cristo ha
amato i suoi discepoli fino al
la fine, anche di fronte alla
loro ottusità e sete di potere.
Cristo ha amato dando la propria vita per i suoi amici.
La chiesa di Rivoli ha scelto come «sigla» dei vari incontri un inno che riassume
questo concetto: «Gesù ci ha
dato un comandamento che
ci amiamo gli uni con gli altri
come lui ha amato noi».
Nel pomeriggio, dopo un
pranzo comune nel parco del
Filadelfia, il pastore Bensi ha
guidato i presenti nelle varie
tappe della vita di M. L.
King. Il suo ministero nel
Sud, dove con la'lotta non
violenta ottiene grandi successi, e quello più difficile al
Nord dove King deve confrontarsi con forme più bieche di oppressione, con la
miseria dei ghetti neri e la
violenza della polizia.
M. L. King non era né povero né schiavo. Nato ad
Atlanta in una famiglia benestante, anche la prima chiesa
dove viene ordinato pastore
era frequentata dai «neri bene» della città di Montgomery. Questo però non lo
rende insensibile alla realtà
di segregazione che la gente
nera americana vive intorno a
lui. King, con i suoi discorsi
radicati nella Scrittura, incoraggia i neri a lottare, a resistere con la non violenza.
Nel 1964 riceve il premio
Nobel per la pace, ma questo
non lo rende immune dalle
continue minacce contro la
sua persona e la sua famiglia.
Verrà accusato di essere un
«servo dei bianchi» dai gmppi neri rivoluzionari e perseguitato dai membri del Ku
Klux Klan. Come il Dio che
predicava, rivelato in Gesù
Cristo, M. L. King è stato
scomodo, amato ed odiato,
fino ad essere assassinato il 4
aprile del 1968.
La Chiesa battista di Rivoli
nel ricordarlo non ha voluto
santificarlo, ma riscoprire la
forza del suo messaggio, la
fiducia nella nonviolenza per
educare alla pace e alla convivenza tra i popoli. I razzismi vecchi e nuovi che credevamo ormai scomparsi riaffiorano nel nostro quotidiano.
La paura del diverso e la tensione per la precarietà economica attuale ci rendono ostili
e difensivi. Il messaggio di
King rivendica la sua attualità e la sua forza per vincere
strutture demoniache, distorsioni della creazione e. permettere che il sogno di un
profeta non violento diventi
realtà.
• Nel culto di domenica
scorsa hanno dato la loro testimonianza di fede con il
battesimo quattro fratelli e
sorelle della chiesa di Rivoli;
Luciana Avanzi, Liliana
Bellaluce, Gianni Salvati,
Alberto Siddu e un fratello
della chiesa di Mondovì,
Oscar Lombardo.
Cattolici, ortodossi, evangelici a Venezia
Nasce il Consiglio
delle chiese cristiane
Lunedì 14 giugno, nello
storico palazzo Cavagnis, sede della Chiesa valdese, i rappresentanti delle chiese anglicane, battista, cattolica, luterana, metodista, ortodossa e
valdese di Venezia hanno redatto uno statuto provvisorio
del costituendo Consiglio locale delle chiese cristiane.
L’iniziativa, promossa dai
pastori Frithjof Roch e Eugenio Stretti, ha per finalità di
promuovere la conoscenza reciproca delle chiese e di suscitare nelle chiese una coscienza ecumenica in vista
della realizzazione di iniziative comuni.
Le chiese aderenti hanno
partecipato all’incontro con
due rappresentanti espressi
dalle rispettive autorità. Per le
chiese evangeliche essi erano
stati indicati daH’Assemblea
(valdesi e metodisti) o dal
Consiglio di chiesa (battisti,
luterani).
Per lo statuto le chiese hanno in Consiglio una posizione
paritetica, indipendentemente
dalla consistenza numerica e
le decisioni devono essere
prese all’unanimità. I rappresentanti delle chiese hanno
inserito nello statuto la base
del Consiglio ecumenico delle chiese, ritenuta adatta a
esprimere il loro reciproco riconoscimento ecclesiale.
Lo statuto è stato consegnato alle rispettive autorità ecclesiastiche che lo dovranno
approvare entro il mese di ottobre.
Sulla traccia della base del
Consiglio ecumenico, lo statuto dice: «Il Consiglio locale
delle chiese cristiane di Venezia è una comunione di
chiese che confessano il Signore Gesù Cristo come Dio
e Salvatore secondo le Scritture.
Per questo cercano in.sieme
di adempiere alla comune vocazione alla gloria di Dio.
Padre, Figlio e Spirito Santo».
Chiesa battista a Bussoleno
Gran festa
per otto battesimi
ANTONIO CAMMISA
Domenica 30 maggio la
Chiesa battista di Bussoleno ha trascorso una giornata particolare di festa per
la testimonianza battesimale
resa da otto catecumeni. Per
l’occasione erano presenti
fratelli e sorelle provenienti
non solo dalla valle di Susa,
ma anche da Rivoli e da Torino, circa 120 persone che il
locale di culto non riusciva a
contenere.
Sono stati battezzati dal
pastore Antonio Cammisa
Giovanni Bianco Dolino di
Mompantero, Stefania Cammisa di Bussoleno e tre coppie, due di Bussoleno: Franca Stupino e Enrico Camino, Viviana Paure e Giusti
CONVEGNO PASTORALE
Venerdì 20 agosto, con orario 9-13, a Torre Pellice
nell’Aula sinodale, avrà luogo un convegno pastorale sul
tema La partecipazione alla Cena del Signore. Come
conciliare la tradizionale ammissione dei membri comunicanti alla Cena con (a prassi della partecipazione aperta
a chiunque? È giusto accogliere i bambini alla Cena del
Signore?. Il tema sarà introdotto dalla Commissione nominata dal corpo pastorale e il convegno è aperto alla
partecipazione di chiunque sia interessato.
no Di Giorgio, e una di
Vaie: Anna Serra e Franco
Guido.
Ognuno dei catecumeni si
era scelto un passo biblico
che è stato riportato sul frontespizio della Bibbia donata
dalla chiesa come ricordo di
questa giornata particolare.
Dopo ogni immersione la comunità ha cantato la strofa
«A questo fratello (o sorella)
che in te ha creduto. Signore
concedi il tuo santo aiuto, riscalda lo zelo, accresci il fervor...».
Il pastore Franco Casanova, della Chiesa battista di
Torino via Passalacqua, ha
rivolto un forte messaggio
centrato sul battesimo
dell’etiope (Atti 8) poi, a
suggellare l’ingresso dei
neofiti nella comunità, c’è
stata la celebrazione della
Cena del Signore, presieduta
dall'anziano della chiesa di
Bussoleno, Ermanno Orioli.
E seguito un rinfresco-agape che ancora ha sottolineato
la gioia e la fraternità di que,sto evento, che ci auguriamo
possa segnare positivamente
la nostra presenza e testimonianza in Bussoleno e in tutta
la valle di Susa.
PINEROLO — È aperta una sottoscrizione per sostenere finanziariamente la sezione pinerolese di Amnesty International. Il cassiere della nostra chiesa riceve le offerte fino al 30
giugno.
• Hanno chiesto la benedizione di Dio sul loro matrimonio
Stefania Chiapperò e Giulio Fontana. Tutta la comunità
ma in particolare il gruppo dei lettori e la Corale, di cui là
sposa è membro, augurano loro una vita serena.
• A soli 48 anni, dopo lunghe sofferenze, è mancata Agostina Vera Pogliani Gardiol. Solo il Signore, a cui lo domandiamo, può aiutare il marito Graziano, la figlia Stella e i parenti a superare questi momenti di grande dolore.
PRAROSTINO — Un ringraziamento particolare al pastore
emerito Cipriano Toum per la predicazione da lui tenuta il
13 giugno, nonché ai predicatori che hanno sostituito il pastore Langeneck durante la sua assenza.
BOBBIO PELLICE — La comunità si rallegra per la nascita
di Chiara Favat e formula gli auguri di una vita benedetta
dal Signore per Alex Cairus, che ha ricevuto il battesimo.
SAN GERMANO — Sabato 22 maggio si sono uniti in matrimonio nel nostro tempio Luciana Plavan e Andrea Micol.
Rallegrandosi con questi sposi la comunità rinnova loro i
suoi più fraterni auguri per un avvenire sempre sereno sotto
lo sguardo del Signore.
• L’assemblea di chiesa di domenica 13 giugno ha approvato la relazione morale presentata dal Concistoro e, dopo
aver discusso sul problema dei giovani e su quello del culto
in particolare, ha preparato un ordine del giorno che invita
tutti i gruppi delle attività ecclesiastiche a curare uno o due
culti durante Tanno, in modo da sperimentare nuove forme
liturgiche.
SAMPIERDARENA — Domenica 30 maggio, nella Chiesa
valdese, abbiamo avuto le confermazioni di Maria Maggio,
proveniente dal cattolicesimo, e di Luca Barbieri, proveniente da una famiglia interconfessionale. Malgrado la notevole differenza di percorso, in entrambe le confessioni di
fede si è evidenziata l’assoluta libertà in cui è maturata la
scelta di aderire a una chiesa protestante. Il pastore Benecchi, che ha presieduto il culto, ha ricordato che il giorno
della confermazione non è il punto d’arrivo, ma la tappa
iniziale di un cammino di fede che sempre va tenuto vivo
con la partecipazione alle attività della comunità. I confermati hanno ricevuto in dono una Bibbia in ricordo di questo
importante giorno. Il culto si è svolto in un’atmosfera di intensa partecipazione, e al termine il presidente Solarino ha
rivolto un saluto ai nuovi membri di chiesa. Dopo una pausa ci si è ritrovati in chiesa per l’agape e si è trascorso in allegria il pomeriggio (m.c.).
BARI — La Pentecoste ci fa sentire come presenza unica nelle
«feste battesimali», come amavano e amano ancora definirle i battisti. E stata una giornata di testimonianza e di comunione fraterna vissuta dalla comunità battista domenica 23
maggio: quattro sorelle. Vittoria Fumò, Laura Nicoletti,
Ruth Tarantino e Elvira Loseto , hanno confessato la loro
fede in Gesù Cristo con l’immersione nelle acque della vasca battesimale della nostra chiesa. Quattro donne: sembrava che «l’altra parte del cielo» non fosse più «l’altra», ma la
protagonista assieme a tutta la comunità. È seguito un pasto
in comune con decine di presenze. I nostri fratelli valdesi
hanno partecipato rallegrandosi con grande interesse e amore fraterno; l’agape non è solo mangiare insieme, ma la continuazione e il fermo convincimento che là dove è presente
Gesù Cristo c’è la via, la verità e la vita (m.s.).
S. GIACOMO DEGLI SCHIAVONI — A cura della Chiesa
valdese ha avuto luogo a Termoli dal 4 al 6 giugno, presso
«Fedele arte contemporanea», il cui proprietario è un membro del Consiglio di chiesa, la mostra fotografica sulla vita
e l’opera di Martin Luther King a 25 anni dalla morte. E
stato anche proiettato «non stop» il video «Ho visto la terra
promessa» (40’). Una cinquantina i visitatori, in maggioranza giovani e giovanissimi, che si sono soffermati davanti ai
pannelli posti nella elegante e funzionale galleria di Gino
Fedele. I mass media, locali e regionali, hanno comunicato
la notizia. Il nostro intento era quello, molto modesto, di far
sapere ai termolesi che a pochi chilometri dalla loro ridente
cittadina c’è una piccola chiesa evangelica. Tra qualche settimana la stessa iniziativa verrà presa anche a S. Giacomo
(e.m.).
VINCOLISE — Da poco più di un mese la piccola Chiesa valdese di Vincolise-S. Pietro Magisano, a pochi chilometri da
Catanzaro, ha un nuovo Consiglio, composto daU’anziano
uscente Fiore Gentile e dalle sorelle Giulia Alberto Danizio e Filomena Cosco Parrotta. Così ha deciso l’assemblea del 29 aprile, con la quale la comunità ha salutato
la fine di un anno di difficoltà. Al lutto per la scomparsa del
diacono Nicola Alberto e del fratello Antonio Fotino si era
infatti aggiunta la secessione della famiglia dell’anziano
Antonio Amelio che dallo scorso autunno, in comunione
con la chiesa evangelica libera di Catanzaro, meglio conosciuta come« la comunità dello stadio», di recente formazione, ha costituito una nuova chiesa evangelica anche in
Vincolise. Ridotta di un quarto in pochi mesi la Chiesa valdese del piccolo centro silano, che nonostante tutto continua
a raccogliere il 15% della popolazione, ha trovato .sollievo
nelle cure assidue prestate da numerose sorelle e fratelli del
circuito calabro-messinese e in particolare della vicina
Chiesa valdese di Catanzaro, anche dopo i tre mesi di vacanza pastorale (ottobre-dicembre). Ha così potuto continuare a riunirsi ogni domenica e ogni giovedì per ascoltare
la predicazione della parola di Dio e per pregare e, col tempo, per riprendere a condividere con regolarità il pane e il
vino della Santa Cena. Il cammino della riconciliazione fra
le due cbie.se evangeliche all’opera in Vincolise è cominciato simbolicamente il venerdì santo, con un culto nella minuscola chiesa valdese cui hanno preso parte attiva anche
numerose sorelle e fratelli delle diverse chiese evangeliche
di Catanzaro e che si è concluso con la predicazione di Efesini 2, 1 lb-18 (h.g.).
3
\/ENERDÌ 25 GIUGNO 1993
'ETTUALI
PAG. 3 RIFORMA
La pastora Lucilla Peyrot predica alla Conferenza del I distretto
Mi
Le Conferenze distrettuali
Democrazia e
comunione dei santi
GIORGIO GARDIOL
A seguito del patto di integrazione tra le chiese vaidesi e le chiese metodiste il
territorio italiano e svizzero
nel quale sono presenti le chiese delle due denominazioni è
stato diviso in 16 circuiti e 4
distretti (valli valdesi, Italia
settentrionale e Svizzera, Italia
centrale, Italia meridionale).
I regolamenti stabiliscono le
competenze di queste due diverse assemblee delle chiese. I
circuiti si occupano della vita
spirituale delle chiese locali
compresa l’evangelizzazione e
i distretti, oltre a collegare più
circuiti si occupano anche della vita e dei problemi delle
opere presenti nel territorio
con un taglio amministrativo e
non solo spirituale. Per questo
è di competenza del distretto
l’esame degli statuti delle opere che non riferiscono al Sinodo.
Le assemblee delle chiese
locali, dei circuiti, dei distretti
e il Sinodo sono i luoghi in cui
valdesi e metodisti esercitano
la democrazia. Tutte queste assemblee sono introdotte da
una relazione a cui - nel caso
dei distretti - segue una «controrelazione» di una Commissione d’esame (Cde) che analizza l’operato della Commissione esecutiva distrettuale
(Ced).
Questo sistema, garantendo
l’effettivo controllo sull’operato degli esecutivi, risponde ad
una esigenza di democrazia.
In secondo luogo queste assemblee a cui partecipano delegati di chiese spesso lontane
tra loro sono il luogo dove pastori e laici che vivono nella
diaspora hanno la possibilità
di incontrarsi tra loro «nella
comunione dei santi».
(Nelle 8 pagine seguenti un
completo resoconto delle Conferenze distrettuali del 1993)
Dal III distretto un pressante appello al Sinodo perché dica una parola conclusiva
Quale è il ruolo dei circuiti e distretti?
________GIULIO HAISANO______
A conclusione di uno specifico dibattito, la Conferenza del III distretto ha espresso un invito pressante al
prossimo Sinodo perché riesamini il problema delle strutture ecclesiastiche con particolare riferimento al distretto.
Così il Sinodo viene chiamato ancora una volta a esaminare l’argomento delle
strutture intermedie, che lo ha
impegnato in tutte le sue sessioni fin dal 1988. In questi
anni il Sinodo non ha mai preso una precisa decisione, o anche un semplice indirizzo in
materia, limitandosi a tenere
in piedi il dibattito nominando
anno per anno commissioni ad
referendum senza dare loro alcuna precisa direttiva, per poi
non approvare alcuna delle
pur svariate o talvolta opposte
proposte che sono state presentate da dette commissioni.
In particolare la commissione nominata dal Sinodo 1988
ipotizzò senza fortuna un rilancio del decentramento distrettuale partendo dall’amministrazione delle opere; la successiva commissione, nominata nel 1989, si mosse nel senso opposto, cioè quello
dell’accentramento, ma non
ottenne migliore sorte. Emblematico è stato il lungo dibattito sinodale dello scorso anno,
in cui sono state presentate
dalla commissione ad referendum e dalla Commissione
d’esame le due tesi opposte e
alternative, ma anche in tale
situazione il Sinodo ha preferito non accettare nessuna delle due e produrre un atto lungo e complesso che tuttavia
non costituisce alcun reale
progresso nel dibattito se non
per l’accenno alla nuova competenza dei circuiti in materia
di opere.
In realtà le svariate posizioni assunte sull’argomento e i
dibattiti susseguitisi sia al Sinodo che nelle Conferenze distrettuali e anche in altre sedi,
9nasi mai si sono soffermati
sulla vera funzione del distretI9 nel nostro ordinamento,
cioè sul decentramento amministrativo. In tal modo appaio
no fuorvianti le varie tesi più
volte esposte a favore o contro
l’istituto del distretto.
Chi lo difende sottolinea
spesso l’utilità o la necessità
di un incontro fra chiese appartenenti a una stessa area, al
fine di discutere problemi comuni o tematiche che interessano direttamente quell’area
in cui le chiese operano. Chi è
contrario vede nel distretto un
doppione del circuito, nella
Conferenza distrettuale un’
inutile ripetizione delle Assemblee di circuito e nelle
Commissioni esecutive distrettuali organi privi di una
reale funzione.
In realtà entrambe le posizioni partono da presupposti
errati, perché non considerano
la vera funzione del distretto,
che è quella di realizzare il decentramento amministrativo.
Un corretto e proficuo dibattito sull’argomento distretti non
può che partire dall’ esame
dell’opportunità di un decentramento amministrativo delle
nostre chiese e delle nostre
opere.
Così impostata la questione,
non assume più rilievo il raffronto che ripetutamente viene
proposto fra le competenze
del distretto e quelle del circuito, essendo i due organismi
non solo distinti ma addirittura eterogenei, essendo il primo un organismo intermedio,
quindi gerarchicamente superiore alle chiese locali e agli
altri istituti e opere che lo
compongono e che da esso sono in vario modo controllati,
mentre il secondo è un raggruppamento di comunità
contigue, cioè uno strumento
di lavoro per coordinare e sviluppare le attività ecclesiastiche e evangelistiche e potrebbe assimilarsi a una comunità
formata da varie comunità vicine.
Non vi è dubbio, dunque,
che i due istituti non possono
e non devono in alcun modo
confondersi se correttamente
interpretati. Come detto, il
problema della realtà dèi distretto è quello del decentramento amministrativo, e impegna le nostre chiese da vari
decenni; ben prima, dunque.
dell’affacciarsi dell’integrazione e della conseguente coesistenza dei circuiti e distretti.
Già il Sinodo del 1943 nominò una commissione per
l’organizzazione distrettuale,
e da allora il dibattito non si è
mai spento: da un lato è stato
previsto un decentramento di
cui il distretto costituisce il
momento qualificante, dall’altro tale decentramento non è
mai stato concretamente realizzato con il trasferimento di
uomini e mezzi da amministrare.
Così nel 1957 la commissione sinodale ad referendum
sull’argomento lamentava
l’assenza di una reale responsabilità amministrativa da parte del distretto che in effetti
esercitava una funzione amabilmente consultiva senza la
possibilità di esercitare atti di
governo e con la conseguente
debolezza e sterilità della sua
azione. È proprio ciò che oggi
ripete la Ced del III distretto.
In effetti appare sempre più
chiara la tendenza a un accentramento amministrativo, che
va quindi in direzione opposta
all’essenza del distretto. Proprio in materia di amministrazione di opere, che doveva
qualificare il decentramento
distrettuale, stiamo assistendo
in questi anni a un processo
inverso.
Il Sinodo del 1981 infranse
il principio della competenza
esclusiva del distretto in materia di controllo delle opere
prevedendo la possibilità, per
gli istituti autonomi, di demandare tale controllo alla
Tavola o alla commissione si
nodale amministrativa da cui
dipendono. Negli anni successivi la crescente rilevanza assunta dalla diaconia ha creato
il problema di sollevare la Tavola dal sempre più gravoso
onere del controllo e della responsabilità delle opere; la soluzione di tale problema non è
stata affatto trovata in un rilancio del decentramento distrettuale, ma nel devolvere a
un altro organismo centrale tale controllo.
Proprio il Sinodo 1993 sarà
chiamato a varare una nuova
commissione sinodale che si
occuperà della diaconia e che
sottrarrà definitivamente al distretto la sua più qualificante
competenza in materia di controlli. Il progetto di tale commissione prevede una competenza inizialmente limitata a
solo una parte della diaconia,
ma il principio e la tendenza
appaiono chiari. A ciò va aggiunto che l’importante collegamento fra chiese e opere
viene demandato alla competenza del circuito nel suo piano di testimonianza secondo il
ricordato atto 26/SI/92.
In tale situazione che ne è
del decentramento amministrativo? Come si conciliano
le modifiche strutturali in materia di diaconia con l’attuale
configurazione dei distretti?
L’attuale consistenza delle
chiese valdesi e metodiste rende conveniente e opportuno
un reale decentramento amministrativo?
È auspicabile che attorno a
tali domande si .svolga il dibattito rilanciato dalla Conferenza del III distretto.
Momento della Conferenza del IV distretto
DAL IV DISTREnO
MESSAGGIO
ALLE CHIESE
La Conferenza distrettuale, dopo ampio e approfondito
dibattito sui temi della crisi istituzionale, politica, economica e sociale che caratterizza l’attuale fase storica del
nostro paese, prende atto
- delle responsabilità assunte dal ceto politico nella
costruzione e nel mantenimento di un «sistema» volto a
tutelare interessi particolari, tanto da giungere a indebolire i punti di riferimento istituzionali e politici e da tradirne l’originaria funzione costituzionale:
- di come, a livello di società civile, si sia diffuso un
costume di passiva accettazione, quando non di diretta
partecipazione, di un clima di illegalità, in una situazione
nella quale il perseguimento di interessi di parte ha sostanzialmente impedito lo sviluppo di una società fondata sui diritti di tutti e sui principi di libertà, giustizia, eguaglianza, solidarietà sociale.
In tale situazione sembra giustificato affermare che il
paese è attraversato da una crisi globale, dalla quale
emerge con chiarezza l’assenza di una spiritualità evangelica che costituisca un fondamento e un collante per
l’etica e per l’azione degli individui e della società nel
suo insieme.
Nel Mezzogiorno la crisi del paese appare più grave
che altrove, a motivo della presenza di una forte criminalità organizzata: le mafie, rispetto alle quali i poteri istituzionali e le forze politiche si sono rivelati colpevolmente
disattenti e talvolta conniventi. Non solo, ma da una parte sono stati operati massicci trasferimenti finanziari dello stato, raramente utilizzati per la crescita economica e
sociale quanto piuttosto ad arricchire attività criminali,
clientele ed apparati dei partiti, mentre dall’altra è stato
soffocato ogni tentativo di sviluppo di una imprenditoria
sana che valorizzasse le capacità produttive del Meridione, a vantaggio di un’economia parassitarla e illegale.
La Conferenza distrettuale segnala due fatti preoccupanti:
a) ne) momento in cui, anche nella realtà meridionale,
alcune forze istituzionali e sociali si muovono per contrastare il degrado generale del quadro politico ed economico altre, ivi compresa la Chiesa cattolica, si limitano a
condanne morali forti, ma formali, incapaci di assumere
su di sé gli errori storici di cui sono state responsabili,
perpetuando così l’illusione di una propria estraneità alla
costruzione e al mantenimento di questo sistema politico
e sociale, indebolendo lo sforzo posto in atto da pezzi di
società civile, della magistratura, delle istituzioni, di alcuni partiti per trovare uno sbocco positivo alla crisi e al
degrado.
b) le tendenze presenti nella finanza pubblica e l’insorgere virulento di egoismi nella parte forte del paese fanno prevedere per il Mezzogiorno un destino di crescente
marginalizzazione per l’aggravamento della crisi economica, per la radicalizzazione della crisi istituzionale, politica, morale, nei confronti delle quali non sembrano efficaci rimedi né la semplice, seppur forte, reazione popolare, né l’apparizione di leader carismatici capaci di coagulare vasti consensi su programmi di rigenerazione morale, caratterizzati da radicali accentuazioni populiste.
È evidente che la possibilità di invertire la tendenza,
emersa in modo quasi naturale nel sistema italiano, può
essere individuata
- in una nuova presa di coscienza collettiva, la quale
porti ad una generalizzata e ampia mobilitazione delle
cittadine e dei cittadini,
- nella conseguente costruzione di una nuova classe
politica, dotata di spirito di servizio, la quale non ostacoli
la riattivazione dei circuiti della democrazia a partire dalle sue future organizzazioni di base, ma essa stessa si
ponga alla guida del processo di rifondazione dello stato
di diritto.
In tale contesto la Conferenza distrettuale sottolinea il
fatto che le nostre comunità devono essere sempre più
un luogo dove
- l’esercizio della democrazia è una vocazione naturale al nostro modo di vivere la chiesa:
- l’assunzione di responsabilità personali non è concepita come acquisizione di potere, né deve mai diventarlo
di fatto:
- la prassi della solidarietà è esplicitazione della nostra stessa confessione di fede, perché espressione
dell’agàpe evangelica, e si attua nei confronti dei minimi.
Esse quindi hanno la vocazione di essere soggetti partecipi, quando non addirittura promotori, dell’avviamento
di ogni processo di riforma del nostro paese.
Alla luce di tali considerazioni, la Conferenza distrettuale invita le chiese:
a) ad approfondire l’analisi della situazione generale,
calandola nella realtà locale, in cui sono state chiamate
a rendere testimonianza all’Évangelo della liberazione in
Gesù Cristo:
b) a moltiplicare e articolare le azioni già intraprese,
superando (là dove ancora permane) la tradizionale divisione tra responsabilità individuale del credente e responsabilità della chiesa nel suo insieme affinché le nostre comunità diventino effettivamente luoghi e punti di
riferimento per la società, laboratori per l'elaborazione di
idee e progetti, momento di coagulo di tutte quelle forze
che perseguono l’obiettivo comune di un rinnovamento
sociale e politico del nostro paese.
Di certo tali iniziative, anziché costituire un’attenuazione della nostra identità evangelica valorizzeranno, nel
quadro di una società pluralista, il contributo spirituale e
culturale specifico dell’eredità riformata, in una continuità
con la partecipazione avuta nella costruzione dello stato
italiano, prima attraverso le vicende del Risorgimento,
poi attraverso quelle della Resistenza.
4
PAG. 4 RIFORMA
I
VENERDÌ 25 GIUGNO I993
Dalle chiese delle valli valdesi una proposta positiva per tutte le chiese in Italia
Superare la frammentazione settoriale
e ridare unità di prospettiva alPimpegno
_______GIORGIO TOURN_______
Come accade per le classi
di catechismo, il cui carattere cambia ogni anno e che
riserbano sempre sorprese
perché quando ci si aspetta un
tipo di ragazzi se ne trova un
altro, così sono anche le nostre assemblee: sulla base
deU’esperienza passata ti fai
un’idea di come potrà essere e
ti prepari spiritualmente a un
clima, ma finisci spiazzato
perché le cose sono sempre
diverse da come si erano previste. Così è accaduto anche
alla Conferenza di Frali.
Riprendendo un’espressione
del pastore Rostagno in un articolo dello scorso anno, la relazione della Commissione distrettuale lamentava il carattere «senza vitalità, afono, privo
di entusiasmo» delle nostre
assemblee, ed era prevedibile
che anche questa avrebbe fatto parte della serie. In realtà il
clima delle due giornate trascorse a Frali è stato profondamente diverso.
Vuoi perché le relazioni,
quella della Ced e quella della
commissione d’esame, erano
sintetiche e propositive; vuoi
perché non c’erano conflitti
latenti e tensioni interne; vuoi
perché il clima, appunto, era
diverso da quello degli scorsi
anni, sta di fatto che tutti i fratelli e le sorelle raccolti nella
sala delle attività hanno vissuto una bella esperienza e riportato a casa un’impressione
di impegno costruttivo. Sarà
anche merito del locale, della
salita ad Agape per i pasti che
hanno creato un clima di familiarità, di distensione ?
La formula classica in questo genere di assemblee, della
suddivisione in gruppi di lavoro, sempre fallita, ha miracolosamente funzionato in
modo eccellente. I tre gruppi:
Eco delle valli, occupazione,
catechesi, non solo hanno lavorato molto bene, realizzando con la partecipazione di
tutti discussioni interessanti,
ma hanno prodotto dei brevi
ordini del giorno, delle indicazioni che l’assemblea ha valutato, corretto e votato senza
che si riaprisse, come invece
accade sempre, il dibattito e si
ricominciasse a discutere da
Adamo ed Èva.
Miracolo di organizzazione? Stanchezza di discussioni
inutili? E dire che alcuni ordini del giorno avrebbero potuto
scatenare la «querelle», la baruffa sull’emendamento, la
modifica, la rettifica: ma la
Conferenza non si è lasciata
prendere al gioco e ha tirato
diritto finendo i suoi lavori
prima dell’ora fissata. Se dovesse accadere così anche in
Sinodo vorrebbe dire che
un’epoca si è ormai chiusa:
quella della «mozione-manifesto programmatico» di stile
anni ’70, e questo perché abbiamo capito che le parole
non cambiano la storia.
Questo non significa che i
problemi posti all’attenzione
dei deputati fossero pochi o
banali. La Ced aveva nella sua
relazione indicato ben 16 piste
di riflessione (occupazione,
diaconia, cultura, ecumenismo, predicazione, disagio sociale, Concistori ecc.) che
avrebbero potuto diventare
una palude senza via d’uscita,
come il mare delle canne per
Israele, ma che la Conferenza
ha attraversato senza smarrire
la via. E gli ordini del giorno,
anche se formalmente non
perfetti, dicono chiaramente
quale è stata la via scelta.
La discussione sulla stampa
«L'Eco» strumento
per le nostre chiese
MONICA PUY
Il presidente della Commissione esecutiva distrettuale, pastore Thomas Noffke, al tavolo della Santa Cena
La si potrebbe esprimere in
questi termini: superare la
frammentazione settoriale e
ridare un’unità di prospettiva
al nostro impegno, in cui poter inserire i giovani e coloro
che si avvicinano alla nostra
comunità.
Ciò che colpisce infatti nelle nostra realtà comunitarie
oggi non è infatti la pigrizia, il
disinteresse, la stanchezza
(anche se tutti lamentano sempre la mancanza di partecipazione, di collaborazione, di
impegno perché si vorrebbe
più gente attiva e responsabile); è piuttosto la mancanza di
coesione, di unità, di visione
comune, la percezione che tutti facciamo la stessa cosa in
modi diversi essendo però
parte di una realtà unica. La
chiesa non sembra più essere
percepita come una comunità,
cioè una comunione di intenti.
Il problema non è tanto rappresentato dalla scarsa solidarietà e vita comunitaria, cioè
da quegli aspetti di vita in comune e di spirito comunitario
che fratelli di altre comunità
cristiane ci rimproverano come mancanza di Spirito, freddezza, lontananza. Si tratta
piuttosto del fatto che la vita
della chiesa è frammentata in
tanti settori specifici che finiscono col diventare delle minichiese in cui ognuno si impegna ma vive isolato.
Il problema della catechesi,
dibattuto in uno dei gruppi,
non è dato solo dagli strumenti in uso (manuali complessi,
eccessivamente teorici), dalla
mancanza di partecipazione
delle famiglie, dal disinteresse
dei ragazzi; ma anche dal fatto
che essi non hanno come visione prospettica la chiesa,
non sanno in che realtà si situano e si situeranno domani.
La società è secolarizzata, certo, gli interessi sono oggi molteplici, la religione non è più
un impegno della vita ma un
surplus personale, un hobby.
Tutto vero, ma resta pur sempre il fatto che dobbiamo in
qualche modo ricomporre una
comunità organica.
Fer ricostruire questa coesione, o per cercare di ridarla
alle nostre parrocchie è parso
utile utilizzare lo strumento
del giornale. Si tratta infatti di
un mezzo di comunicazione e
di coordinamento che ha il
vantaggio di essere sovraparrocchiale e di essere molto
adattabile, non è un’istituzione definita che deve essere
mantenuta così com’é. La
buona tenuta degli abbonamenti, la discreta diffusione
(discreta giudicandola dal
punto di vista dei nostri ideali, perché in realtà è eccellente in rapporto al numero delle
famiglie), le possibilità di miglioramento rendono il nostro
giornale fondamentale nelle
situazione odierna. È forse
l’unico strumento di cui disponiamo nell’immediato per
creare una nuova sensibilità
di chiesa all’interno del mondo delle valli valdesi, l’unico
in cui possa avvenire un dibattito generale, un luogo di
confronto e soprattutto di formazione.
In quest’ottica l’idea di inserire mensilmente come elemento autonomo VAmico dei
Fanciulli è sembrata da incoraggiare.
Fuò però un giornale sostituire la chiesa, rappresentare il
quadro unificante in cui si colloca ogni nostro impegno?
Evidentemente no: eccoci tornare al punto in discussione;
potrebbe la Commissione distrettuale diventare questo
strumento unificatore ? Un
po’ come il vescovo in una
diocesi cattolica, senza il suo
carattere sacramentale e magisteriale, il motore propulsivo
o anche solo il punto di raccordo delle diverse manifesta
zioni di impegno dei credenti.
Lo si è discusso in riferimento
all’attività ecumenica dove si
vede un’evidente difficoltà di
raccordo con i fratelli separati
che hanno il vescovo e una
commissione diocesana e noi
no; e non perché siamo più
«indietro di musica», come si
dice dalle nostre parti, ma perché il nostro sistema di chiesa
è diverso. Se il Sinodo darà
un’impostazione nuova al tema della diaconia probabilmente anche la nostra Commissione distrettuale, senza
più il gravoso carico di coordinamento degli istituti, troverà una sua linea di azione.
Tutto questo, e altro, è
emerso molto chiaramente
nella Conferenza; ma, tornando al punto di partenza, tutto è
stato discusso con grande serenità di spirito, senza polemiche, senza catastrofismo, senza lacerazioni interiori. Fur
non parlando molto l’assemblea non è stata afona, senza
voce; la sua voce è stata per
un impegno costruttivo, sobrio, efficace: fare poco, presto e bene.
Uno dei gruppi attivati nel
corso della Conferenza
distrettuale si è occupato
dell’Eco delle valli valdesi,
che da alcuni mesi riceviamo
in una forma rinnovata unitamente a Riforma..
L’eco delle valli si occupa
della cronaca civile delle valli, mentre la vita di tutte le
chiese è argomento trattato da
Riforma. Questa nuova formula che sembra incontrare
l’interesse di un pubblico più
giovane, può aver creato
qualche scontento tra quanti
erano abituati alla vecchia
impostazione del giornale,
ma d’altra parte si registra un
leggero aumento degli abbonamenti.
Nel corso della discussione
è emersa la preoccupazione
per la grande diffusione del
giornale cattolico l’Eco del
Chisone presso molte famiglie valdesi; va detto a questo
proposito che L’eco delle valli non vuole essere una concorrenza all’Eco del Chisone
quanto piuttosto un’alternativa. Occorre quindi sondare
maggiormente le aspettative
dei lettori, attuali e potenziali,
al fine di comprendere le esigenze di tutti.
Tra le proposte emerse vi è
per esempio quella di aumentare ancora lo spazio riservato
allo sport e alle attività locali
o quella di inserire una pagina di cultura e storia valdese.
La redazione poi ha in
mente ulteriori novità, quali
ad esempio l’inserto con proposte di itinerari escursionistici o lo spazio dedicato a
canti religiosi e popolari.
L’eco delle valli dovrebbe
diventare un vero e proprio
strumento di contatto e confronto tra le varie chiese, un
organo di ricompattamento,
vista l’eccessiva frammentazione che attualmente le ca
ratterizza (per cui ognuno si
identifica nel gruppo, nell’attività a cui partecipa - corale,
unione, società di cucito... piuttosto che nella comunità
tutta).
A questo proposito si pensa
ad esempio di inserire periodicamente nel giornale anche
VAmico dei fanciulli e il notiziario della Federazione femminile, come già avviene per
il Notiziario Egei. Questo
permetterebbe un avvicinamento piacevole e graduale a
L’eco da parte di tutti i settori
della chiesa.
Sarebbe anche importante
riuscire a allargare la cerchia
di coloro che collaborano; attualmente una persona lavora
a metà tempo, sei o sette sono
i collaboratori regolari, una
trentina quelli saltuari. C’è
bisogno dunque di maggior
coinvolgimento di energie soprattutto da Finerolo e dalle
valli Chisone e Germanasca,
dato che al momento i collaboratori sono quasi tutti della
vai Fellice. Solo così sarà
possibile valorizzare maggiormente questo strumento
di collegamento e testimonianza verso l’esterno.
Il campanile del tempio di Prall
Il ruolo delle opere valdesi nella società valligiana di cui i valdesi sono parte
Gli istituti vivono laicamente e nella laicità
«Si parla sempre dell’esigenza dell’evangelicità delle
nostre opere. Diteci, per cortesia, che cosa significa evangelicità». Questa richiesta, rivolta alla Conferenza
da alcuni dei responsabili dei
nostri istituti, ha caratterizzato la discussione sulle opere
del I distretto.
E proprio rispondendo sul
significato dell’evangelicità,
il pastore Giorgio Tourn ha
sottolineato come, dalla Riforma in poi, i credenti siano
chiamati a vivere l’amore di
Cristo «laicamente e nella
laicità». Non si tratta di «abbracciare» nella carità cristiana il mondo inglobandolo
in qualche modo nella chiesa, ma di rispettare la sua autonomia operando in esso
mossi dall’amore che scaturisce dalla fede.
Tutto questo sapendo che
quello che io faccio per venire incontro a chi soffre non
ha alcuna influenza sulla mia
salvezza, che dipende solo
da Cristo e non dalle mie
opere, e sapendo anche che
non potrò mai dare un senso
alla sofferenza di coloro verso cui mi chino, parlando loro di valore espiatorio o me
ritorio del dolore, che resta
invece un tragico mistero.
Questa è, ha concluso
Tourn, l’evangelicità di cui
noi parliamo: una condizione
paradossale, quasi «crocifissa», difficile da comprendere
e ancora pi,ù difficile da vivere.
In un intervento successivo, il past. Ruggero Marchetti ha sottolineato come le parole di Tourn avessero messo
in chiaro il legame inscindibile che c’è tra la vita delle
nostre opere e la vita delle
nostre chiese. La giustificazione per sola grazia non è
soltanto una dottrina più o
meno astrusa elaborata da alcuni teologi del XVI secolo,
ma esprime tutto un modo
concreto di vivere il rapporto
con Dio e l’intera nostra esistenza come singoli credenti
e come chiese.
Noi abbiamo perduto, nella
predicazione e nell’insegnamento di fede che diamo ai
nostri figli, la dimensione
Frali, momento di pausa della Conferenza
esistenziale del «sola gratia»
e non riusciamo allora più a
essere e a formare dei veri
credenti riformati.
Ecco allora che si tratta di
tornare a essere davvero quel
che siamo: chiese riformate
che sanno formare dei credenti riformati. Se sarà così,
non avremo problemi a trovare dei dirigenti e del personale adatti alle nostre opere
valdesi e non staremo più
tanto a preoccuparci dell’
evangelicità di queste stesse
opere, perché esse saranno
portate avanti da credenti che
sapranno amare in Cristo
chiunque si affiderà alle loro
cure.
Un altro invito alla riflessione è stato poi questo: la
preoccupazione per l’evangelicità delle nostre opere
non nasce forse anche dal
fatto che oggi queste strutture sono viste da molti, in presenza di chiese che non sanno più farlo, come le sole nostre possibilità di evangelizzare?
Anche qui allora appare
chiaro che ogni discorso sulle opere è parte integrante
del discorso complessivo
sullo stato delle chiese.
5
^/FNERDÌ 25 GIUGNO 1993
I
PAG. 5 RIFORMA
Nella società manca il lavoro per i giovani e le donne
Le chiese per un progetto di rilancio
economico e sociale delle Valli
buben vinti_______
Uno dei tre gruppi in cui
si è divisa la Conferenza nel pomeriggio del sabato
si è occupato della crisi occupazionale che ha colpito
anche la nostra regione, in
questi ultimi tempi, mettendo a rischio molti posti di lavoro e moltiplicando le difficoltà dei giovani che sono in
cerca di una prima occupazione.
I partecipanti al gruppo
hanno fatto propria la convinzione, espressa dalla
Commissione d’esame, che
le nostre chiese non possono
restare indifferenti dinanzi
alle preoccupazioni che vivono molti lavoratori e le loro famiglie in questa fase di
recessione industriale, nella
prospettiva della cassa integrazione o del licenziamento.
Ci si è resi conto della
complessità delle questioni
che si riflettono sul mondo
del lavoro, e pertanto la discussione ha finito per spaziare dalle questioni più
strettamente legate all’occupazione alle ragioni dello
scarso spirito imprenditoriale
della popolazione delle valli,
al nostro modo di rapportarci
al denaro, all’etica del lavoro, alla necessità di una riflessione alla luce dell’Evangelo sull’organizzazione sociale ed economica della nostra società.
Riflettendo sulle questioni
concrete dell’economia appare chiaro, come d’altronde
avevano già capito alla fine
del secolo scorso i pastori e i
laici della nostra chiesa che
si sono occupati di cristianesimo sociale, che esse non
Elezioni
Gli incarichi
per l'anno
1993-94
A conclusione della Conferenza delegati e pastori
hanno proceduto al rinnovo
degli incarichi per il 19931994:
Commissione esecutiva distrettuale
Risultano eletti Thomas
Noffke (presidente), Carla
Beux (vicepresidente). Silvana Marchetti (segretaria), Attilio Sibille, Piervaldo Rostan, Milena
Grill, Vito Gardiol
(membri).
Commissione d’esame
sull’operato della Ced
Risultano eletti: Ruggero
Marchetti (relatore), Lucilla Peyrot, Franco Siciliano, Alberta ReveI; supplenti Elio Meggiolaro,
Adriana Prochet, Dina Rostagno, Mirella Codino.
I^eputato della Conferenza al
Sinodo
Risulta eletta Graziella
Tron; supplente Dario
Tron.
Seggio designa quale predicatore d’ufficio della
prossima Conferenza la
predicatrice locale Florence Vinti.
Il Seggio designa quale sede
della prossima Conferenza
distrettuale la chiesa di
Villasecca.
sono separate e avulse da
quelle che siamo soliti definire come più strettamente
spirituali, ma che vi è uno
stretto legame delle une con
le altre.
Anche nel mondo dell’economia molto è determinato
dall’orientamento spirituale
di coloro che decidono come
e dove impiegare i capitali.
Purtroppo spesso è il dio
Mammona, il dio della ricchezza, a determinare le decisioni di chi organizza la
produzione e il lavoro. Le
crisi economiche non sono
delle calamità naturali come
una grandinata o una scossa
di terremoto, ma sono il risultato di decisioni prese più
o meno lontano da noi da
persone che reagiscono in
funzione dei loro interessi a
situazioni a loro probabil
mente meno favorevoli.
Il gruppo di lavoro ha fatto
due proposte alla Conferenza.
La prima è quella di sviluppare nelle nostre chiese
una riflessione sui vari problemi collegati alle questioni
di lavoro che si sono affacciati nella riflessione del
gruppo, organizzando una
giornata di studio sull’etica
del lavoro in senso lato.
La seconda consiste nella
nomina di una commissione
di esperti, da vari campi del
mondo del lavoro, che informi le nostre comunità sull’
evoluzione della situazione
occupazionale, sia di stimolo
a nuove iniziative imprenditoriali e inoltre tenga informati i possibili interessati sui
finanziamenti, sia a livello
regionale sia a quello nazio
nale o della Cee, a favore di
iniziative di cooperazione.
La Conferenza, che ha accolto queste proposte, ha ribadito con forza, contro solo
qualche voce isolata che sosteneva non essere le questioni di lavoro di competenza della chiesa, che essa non
può estraniarsi da problemi
che toccano così da vicino la
qualità della vita delle persone e il futuro delle Valli e
che non è sufficiente, anche
se necessario, limitarsi a essere solidali e a dare il proprio appoggio ai lavoratori di
vari stabilimenti della zona
che attualmente sono in lotta
per la difesa del loro posto di
lavoro; è necessario anche
passare a una nuova fase di
studio e di proposte atte a
sviluppare l’occupazione qui
nelle Valli.
Lavoro e crisi occupazionale
La Conferenza distrettuale, ritenendo necessario nell’attuale difficile situazione delle
Valli che le chiese del distretto prestino particolare attenzione allo sviluppo economico e
occupazionale della zona, dà mandato alla
Ced di nominare un gruppo permanente di lavoro, composto da persone competenti, con
l’incarico di:
- seguire i problemi sopra citati;
- rilanciare il dibattito su possibili nuove
vie occupazionali per le Valli;
- raccogliere tutte le informazioni sul mondo del lavoro nel distretto, sulle opportunità
che la legislazione regionale, nazionale e comunitaria offrono a sostegno di nuove inizia^
tive economiche, sulla formazione e
riqualificazione dei lavoratori, e farle circolare nelle chiese, per rendere concreti l’impegno e la solidarietà dei credenti evangelici in
questo ambito.
La Conferenza distrettuale, presa coscienza del peggioramento della situazione
occupazionale alle Valli,
- invita tutti i membri di chiesa ad esprimere, con l’amore fraterno al quale sono chiamati in Cristo, la loro solidarietà alle persone
che più risentono di questa crisi;
- invita le chiese ad essere, nella cura pastorale, particolarmente sensibili per le situazioni personali e familiari sulle quali pesano
problemi di questo genere anche costituendo
degli eventuali fondi di solidarietà.
La Conferenza distrettuale, ritenendo importante che nelle chiese si sviluppi un dibattito e un approfondimento sul tema dell’etica
del lavoro,
- invita la Ced ad organizzare un convegno sull’argomento;
- invita le chiese a riflettere, nei vari ambiti
delle loro attività, su questo tema;
- chiede al Sinodo di rivolgere a questo tema la sua attenzione e di dedicarvi parte del
Suo tempo.
La discussione sull'ecumenismo nelle valli valdesi
L'incontro quotidiano coi cattolici
________SEROIO BIBET_______
L9 ordine del giorno votato
dalla Conferenza del I
distretto suH’ecumenismo non
è certamente altisonante: un
invito alle chiese perché riflettano su un sondaggio svolto da
una commissione apposita, che
ha terminato il suo mandato, e
un invito alla Ced, perché
coordini quel che avviene nel
distretto.
Eppure, dietro a questo ordine del giorno tranquillo, di
quelli che pressoché tutti si
sentono di votare perché non
implicano decisioni traumatiche, prese di posizione impegnative, schieramenti ideologici, mi sembra si stia delineando una consapevolezza nuova:
la situazione attuale richiede
riflessione, informazione, e
che l’informazione e la riflessione circolino tra le chiese, tra
le sorelle e i fratelli che in queste chiese si ritrovano.
Rimangono opinioni anche
molto nette, diversificate, tra
chi vuole procedere nell’ottica
dell’ecumenismo e chi ritiene
inutile, se non dannoso, rincontro con il cattolicesimo per
come lo conosciamo nel nostro
paese (e tante opinioni intermedie quante ne potete immaginare), ma sembrano acquisite
due cose. In primo luogo, occorre reimpostare la riflessione
sui dati concreti, non solo su
opinioni, desideri, rimpianti.
In questo senso sarà forse
utile riprendere in mano alcune
tabelle di quelle fornite dalla
commissione che da due anni
stava elaborando un sondaggio
e finalmente lo ha presentato,
con alcune note, alla Conferenza. Non sono dati, neppure
questi, che si prestino a grossi
titoli sui giornali, a trionfalismi 0 disfattismi. Ci ritroviamo piuttosto la realtà composita delle nostre chiese, di sorelle e fratelli che vivono in modo molto differenziato il loro
incontro quotidiano con il cattolicesimo, anzi con cattolici
anch’essi molto diversi tra di
loro. Troviamo così matrimoni
tra evangelici e cattolici, troviamo persone convinte della
propria identità e persone incerte, persone in ricerca e persone soddisfatte dello stato in
cui si trovano, persone alla ricerca del nuovo e persone alla
ricerca del tradizionale.
Da questi dati, che vanno
verificati chiesa per chiesa,
persona per persona, nasce il
secondo fatto relativamente
nuovo che vorremmo sottolineare. In un contesto fatto di
chiari e di scuri ben delineati,
di convinzioni forti, di appartenenze nette, la scelta ecumenica (o antiecumenica), del
dialogo o del monologo, dell’
irenismo o della polemica, poteva in qualche modo essere
un’opzione individuale, personale. Oggi matura la consapevolezza che senza un paziente
lavoro di ricostruzione di una
identità (non necessariamente
forte, polemica, dogmatica, ma
di una identità credibile a se
stessi e agli altri), ogni rilancio
del dialogo rischia di essere
vuoto, e viceversa senza un
confronto reale con la situazione nella quale siamo immersi
si rischia di costruirsi una
identità che tiene in piedi solo
nel nostro immaginario e non
alla prova dei fatti. Si profila
dunque un lavoro lungo, non
univoco, ma necessario, se non
vogliamo costruire sulla sabbia.
Ecumenismo
La Conferenza distrettuale, preso atto della necessità di
coordinare e confrontare l’attività delle chiese del distretto rispetto ai rapporti ecumenici,
- invita le chiese a riflettere sui risultati del sondaggio effettuato dalla apposita Commissione nominata dalla Ced;
- invita la Ced ad avviare la raccolta e lo scambio di informazioni tra le chiese del distretto su questo argomento.
Conferenza del I distretto
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Le, , : : :
Eco delle valli - Riforma
La Conferenza distrettuale, esaminata la linea e i contenuti del settimanale Eco delle Valli-Riforma,
- valuta positivamente la nuova formula del settimanale;
- invita la redazione a sondare maggiormente le aspettative dei lettori attuali e potenziali, anche al fine di
comprendere le esigenze di coloro che si dichiarano insoddisfatti del cambiamento;
- si dichiara favorevole alla pubblicazione di inserti pensati per i vari settori della chiesa (Notiziario Egei, Notiziario delle E ederazioni femminili. Amico dei fanciulli, ecc.);
- invita le chiese a fare largo uso del settimanale nelle
riunioni, nel catechismo, nelle visite pastorali, in modo che
esso diventi sempre maggiormente un organo di formazione della coscienza protestante, di collegamento dei membri
e delle varie componenti della chiesa, di elaborazione della
posizione evangelica difronte alla realtà del paese.
Catechismo
La Conferenza distrettuale, ritenendo che l’insegnamento
in vista della fede sia un aspetto essenziale della vita delle
chiese e vada seguito con massima attenzione, tenendo
conto della struttura particolare del catechismo nelle chiese
delle Valli, invita le chiese e i catechisti a:
- continuare la ricerca di nuove forme di catechismo
(coinvolgimento di tutti i settori dell’educazione alla fede:
culto, week-end, giornate con coinvolgimento dei genitori,
ecc.),
- sperimentare forme di collaborazione tra chiese vicine
in questo settore;
- invita la Ced a collaborare con il Consiglio del II circuito per organizzare un incontro tra catechisti e insegnanti
evangelici della scuola media superiore su metodi, scopi,
problemi dell’insegnamento in questa fascia d’età (vedi
4/AC 11/93), ritenendo che tale incontro possa fornire
informazioni utili per reimpostare il lavoro del catechismo;
- ribadisce l’esigenza che la Commissione per il catechismo continui a rielaborare il materiale per il catechismo degli adolescenti.
Giovani
La Conferenza distrettuale, ritenendo che la richiesta
espressa dall’Assemblea del II circuito (5/AC 11/93), di un
animatore giovanile debba essere seriamente presa in considerazione e che tale figura possa essere di grande utilità
per il miglioramento delle attività nel settore giovanile, invita:
- la Tavola e le chiese del distretto ad individuare delle
persone a cui rivolgere vocazione;
- la Tavola a rendersi disponibile per ricercare delle possibilità che garantiscano un’adeguata formazione per questo ministero;
- le chiese e i circuiti a sviluppare un progetto di lavoro
nel settore giovanile in cui la figura dell’animatore giovanile abbia un ruolo ben definito.
Disagio psichico
La Conferenza distrettuale, prendendo atto del lavoro
svolto dalla Commissione sul disagio psichico, invita le
chiese a riflettere sulle proposte fatte nei vari documenti
della Commissione e a sperimentarle secondo le necessità
presenti nelle realtà di ciascuna comunità; invita altresì le
chiese a riferire, nelle loro relazioni, progetti ed esperienze.
Servizio sanitario
La Conferenza distrettuale, a conoscenza del disegno di
legge regionale che prevede una nuova ripartizione territoriale delle Ussl in Piemonte con l’accorpamento delle Ussl
42 delle valli Chisone e Germanasca, 43 della vai Pellice
(coincidenti territorialmente con le rispettive Comunità
montane), della Ussl 44 di Pinerolo con la Ussl di Orbassano,
- richiamando le proprie precedenti prese di posizione e
quelle del Sinodo, contrarie all’accorpamento delle Ussl
42, 43 e 44, nel timore di una sempre maggiore diminuzio
ne di autonomia gestionale di queste Valli e soprattutto di
un impoverimento di esperienze e di servizi che comunque
verrebbero allontanati dalla zona,
- ribadisce la propria preoccupazione per le proposte di
ridistribuzione del Servizio sanitario che rischiano, una
volta di più, di penalizzare le popolazioni delle aree montane già spesso marginalizzate;
- esprime il proprio dissenso sulla proposta di creare una
Ussl che veda situato in Pinerolo il proprio centro amministrativo;
- invita la Ced a far pervenire il presente odg alla Giunta
regionale, agli organi di stampa e alle Conferenze dei sindaci delle Ussl 42, 43 e 44.
Opere
La Conferenza distrettuale, ritenendo essenziale prose
guire la riflessione suH’evangelicità nelle opere, consape
vole che essa è anzitutto legata alla testimonianza offerta
da chi è chiamato alla guida delle opere diaconali e a servire in esse,
- invita le chiese a proseguire nella sensibilizzazione al
loro interno affinché vengano individuate persone a cui ri
volgere vocazioni e si possano cogliere quelle opportunità
di lavoro offerte nella nostra diaconia;
- esprime la propria riconoscenza al Signore per lo spiri
to di servizio che molti degli operatori manifestano nella
loro attività quotidiana.
00533329
6
RIFORMA
II Distretto
VENERDÌ 25 GIUGNO IQQ^
Nella città di Zwingli, le chiese del II distretto si interrogano
Riscoprire e rivalutare la nostra
identità di chiese riformate
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Non capita spesso che la
Conferenza del II distretto abbia luogo fuori confine. Ma, com’è noto, il II distretto ha confini così ampi
da includere diverse chiese di
lingua italiana in Svizzera come quella di Zurigo appunto
che, quest’anno, ha ospitato
la Conferenza per la seconda
volta in 20 anni. Chiunque sia
stato a Zurigo sa che il tratto
distintivo di quella chiesa è la
sua fraterna e generosa ospitalità. È sempre una grande
gioia per i membri della comunità accogliere sorelle e
fratelli provenienti dall’Italia,
paese con il quale mantengono fortissimi legami affettivi,
culturali, spirituali. Si sono
fatti in quattro per dar da
mangiare agli oltre cento delegati e invitati giunti dal
Nord Italia, e molti hanno
aperto le loro case per offrire
un letto. L’accoglienza, allietata fin dalla prima sera da un
ottimo concerto jazz tenuto
to e meditato la Parola. «Ci
pare - afferma la relazione che manchi forse sempre di
più la profonda, banale, ma
incrollabile consapevolezza
che soltanto chi molto ha
ricevuto e molto riceve, può
dare... e presentare agli altri».
Non meno preoccupata la
relazione della Commissione
d'esame-.«Uno dei problemi
più seri che dobbiamo affrontare è la costante erosione del numero dei membri
delle nostre chiese, il progressivo invecchiamento, la
mancanza di ricambi. In questa situazione non solo le comunità si sentono in difficoltà, ma anche gli stessi pastori, che a volte non riescono a trovare una corrispondenza tra la loro preparazione e il loro utilizzo all’interno di realtà che si vanno
sempre più impoverendo finiscono, a volte, con l'entrare in crisi».
Date queste premesse, era
logico che la Conferenza de
I delegati davanti alla casa comunitaria della chiesa di Zurigo
da un giovane napoletano, organista della chiesa, è stata
così fraterna da far dimenticare presto l’esperienza singolare vissuta dai delegati
ospitati in un albergo un po’
particolare della città, a testimonianza del fatto che la
città più ricca d’Europa ha
anch’essa le sue zone d’ombra e di degrado.
Anche nel giugno ’73 la
Conferenza si era svolta a
Zurigo. Allora, l’Europa stava per vivere i primi segni di
una crisi economica che, di lì
a poco, avrebbe costretto
molti emigrati dell’Italia meridionale a tornare a casa.
Vent’anni dopo, la stessa Europa sta per chiudere le sue
frontiere ai nuovi immigrati
giunti in massa dal Terzo
Mondo. Nel frattempo sono
successe tante cose: il 1989,
la guerra del Golfo, le stragi
di Palermo, Tangentopoli, il
trionfo della Lega Nord
nell’area geografica coincidente con il 11 distretto.
Già durante la Conferenza
dello scorso anno, a Milano,
all’indomani della strage di
Capaci e nei primi mesi dell’inchiesta «mani pulite», si
avvertiva un senso di disorientamento all’interno delle
nostre chiese. Secondo la relazione della Commissione
esecutiva distrettuale, questo
disorientamento e questa incertezza rispetto al futuro si
sono accentuati, «investendo
la nostra predicazione e la
nostra testimonianza» e aggravando la crisi spirituale
che sta attraversando le nostre chiese. 11 problema, secondo la Ced, non è di scegliere tra Marta e Maria, ossia tra l’essere più chiesa
contemplativa o più chiesa
attiva, ma di saper agire e testimoniare dopo aver ascolta
dicasse un certo tempo
all’analisi della situazione
spirituale delle chiese del distretto.
Iniziato subito dopo i saluti
molto stimolanti delle personalità locali, sotto la presidenza del past. Valdo Benecchi e la vicepresidenza del
past. Eugenio Bernardini, il
dibattito ha preso un tono decisamente più sommesso e
pessimista. Si è parlato di crisi di identità delle nostre comunità, della nostra impotenza e insignificanza sia di
fronte alla situazione del paese sia di fronte al tremendo
conflitto che si sta consumando alle nostre porte. Come
reagire? Come ritrovare uno
slancio profetico che sappia
indicarci un cammino nuovo?
Come riscoprire i tratti peculiari, storici e di fede, della
nostra identità sempre più incerta?
11 problema è particolarmente sentito nelle piccole
chiese, quelle al di sotto dei
50 membri che sono sempre
più numerose, anche se è stato salutato con molta gioia il
riconoscimento del gruppo
metodista di Sondrio come
«Chiesa in formazione». In
questa situazione di disorientamento generale, anche i
pastori avvertono un disagio
psicologico che a volte ha
ripercussioni sulla loro vita
personale e familiare. Altri
interventi hanno invitato
l’Assemblea a non lasciarsi
travolgere da un pessimismo
paralizzante. Occorre fare
uno sforzo per conciliare
nuovamente fede e ragione,
utopia e realismo. Gli strumenti culturali e spirituali
non ci mancano, fanno parte
del nostro patrimonio storico
e di fede. Probabilmente, come ha detto la pastora Fran
cesca Cozzi nella sua predicazione la domenica mattina,
si tratta di saper valutare la
qualità del tempo che stiamo
attraversando: non è certo un
tempo di pienezza, è un tempo di crisi, di attesa, di transizione, tempo in cui è facile
lasciarsi disorientare ma in
cui i credenti non smettono di
aver fede nelle promesse di
Dio.
Dopo aver discusso nuovamente sulle prospettive della
casa di San Marzano (chiusa
dall’anno scorso), senza giungere a una decisione definitiva, la Conferenza è tornata
sul delicato problema della ridefinizione delle nostre stmtture intermedie (circuiti e distretti), orientandosi decisamente verso un nuovo modello di decentralizzazione regionale, un modello il più possibile partecipativo, democratico e collegiale, che è quello
che corrisponde di più alla
nostra ecclesiologia.
Malgrado alcuni timori
espressi lo scorso anno prima
del suo lancio, il settimanale
unico «Riforma» sembra essere apprezzato dalla maggior
parte delle chiese. Eugenio
Bernardini, presidente della
società editrice del giornale,
ha invitato tutti a potenziare
la campagna abbonamento
per il prossimo anno.
, Il gemellaggio tra il distretto e il presbiterio di Boston
sta dando i primi frutti: durante l’estate diversi giovani
delle nostre chiese parteciperanno a campi organizzati dal
presbiterio nel New Hampshire, mentre una quarantina di
giovani americani saranno
ospiti della Foresteria di Venezia. La Conferenza si è
espressa a favore di gemellaggi tra singole chiese
del distretto e del presbiterio,
onde favorire uno scambio
maggiore tra le due realtà.
La Conferenza si è conclusa
con il culto nella piccola chiesa del «Bethaus». All’organo,
il bravissimo fratello napoletano, Alessandro D’Episcopo.
Dopo un ultimo pranzo alla
casa comunitaria, i deputati
hanno ripreso gli autobus per
il lungo viaggio di ritorno in
Italia. Stanchi ma rinfrancati.
A ACM,
Il «Bethaus»di Wledikon dove la Chiesa evangelica di lingua italiana di Zurigo si riunisce per il culto
Tre anni fa la chiesa di Zurigo ha festeggiato il primo centenario
Una chiesa allegra nella fede
dopo oltre un secolo di vita
103 anni e non li dimostra!
La Chiesa evangelica di lingua italiana di Zurigo, che nel
novembre del 1990 ha festeggiato il suo centenario, ha
una lunga storia dietro di sé.
Ne parliamo con la sorella
Marcella Bodmer, presidente
del Consiglio di chiesa.
Alla fine del secolo scorso
vi erano in Svizzera molti
operai italiani, impegnati nella costruzione di grandi opere
pubbliche, come il lungo tunnel (17 km) del Gottardo.
Nello stesso periodo si verificava un forte flusso immigratorio rurale verso le città. Nel
giro di . cnl’anni, la sola città
di Zurigo vide quintuplicarsi
la propria popolazione.
La presenza chiassosa di
queste migliaia di operai italiani, rozzi e semianalfabeti,
che frequentavano i posti meno raccomandabili della città,
creò un certo scandalo negli
ambienti perbene. Un industriale svizzero decise allora
di chiedere al presidente del
Comitato di evangelizzazione
della Chiesa valdese di mandare un pastore per occuparsi
di loro. Dopo non facili ricerche, venne mandato un colportore che, per un anno, si
mise a distribuire Bibbie e
Nuovi Testamenti e ad evangelizzare. Seguirono altri,
valdesi e metodisti. Nacque
così la Chiesa evangelica di
lingua italiana di Zurigo.
Successivamente, durante gli
anni del fascismo, molti rifugiati politici italiani si avvicinarono alla giovane chiesa.
Fra questi Ignazio Silone, che
a Zurigo scrisse il suo capolavoro «Fontamara» e che, ogni
tanto, frequentò i culti al
«Bethaus». In quegli anni vi
furono rapporti stretti con le
«colonie libere italiane» fondate dagli antifascisti.
11 tempo di massimo splendore della comunità fu quello
del pastore Eynard, negli anni
’50 e ’60, con circa 600
membri di chiesa. In quegli
anni nacque, su iniziativa del
past. Eynard, la scuola media
serale «Pier Martire Vermigli» che, gestita da volontari
della chiesa, formò tutti i
quadri italiani della città di
Zurigo. La scuola rilasciava
un titolo riconosciuto anche
in Italia (equipollente alla
maturità) che, in Svizzera,
apriva le porte alla formazione parauniversitaria.
Più tardi, il past. Giovanni
Molte personalità presenti all'apertura dei lavori delia Conferenza
I saluti delle chiese e della città
Prima di iniziare i
tito i delegati
1 dibathanno
ascoltato, con viva partecipazione, i saluti di numerose
personalità locali.
Tutte hanno tenuto a
sottolineare l’importanza di
questa Conferenza delle
chiese valdesi e metodiste
nella città di Zwingli.
Sono intervenuti il decano
dei pastori di Zurigo, Walter
Wickihalder; il presidente
della comunità di Wiedikon
(nei cui locali si sono svolti i
lavori della Conferenza), past. Ulrich Frei; il vescovo
della Chiesa metodista svizzera, doti. Franz Schäfer
(contemporaneamente si
svolgeva ad Aarau il Sinodo
metodista); il pastore Sintulfo Diez della Chiesa
evangelica spagnola; il pastore Michel Baumgartner
della Chiesa riformata di lingua francese di Zurigo; il
dott. Peter Wittner, direttore
dell’Ufficio stranieri della
città di Zurigo; il fratello Renato Dubendorfer, presidente
dell’Acelis (Associazione
delle chiese evangeliche di
lingua italiana in Svizzera).
Tutti hanno insistito sull’importanza della testimonianza valdese in Europa
e in particolare nella ricca
(troppo ricca) città di Zurigo,
ed hanno esortato i membri
della Conferenza a riscoprire
e valorizzare di più gli aspetti peculiari della predicazione e della diaconia valdese e
metodista: la centralità della
Scrittura, il riferimento al
Discorso della montagna, la
scelta della povertà.
È sempre sorprendente
constatare come sia forte e
apprezzata l’immagine della
Chiesa valdese all’estero.
Certo, vista da fuori, può essere un tantino idealizzata.
D’altra parte valutazioni così
lusinghiere possono opportunamente controbilanciare
una tendenza all’iperpessimismo che da tempo serpeggia al nostro interno.
Successivamente è intervenuto anche il pastore Jacques
Galtier, in rappresentanza
della Regione Provenza-Costa Azzurra-Corsica della
Chiesa riformata di Francia.
1 rapporti tra le chiese del
11 distretto e quelle di questa
regione sono ormai frequenti
e improntati a reciproca stima e fraternità, anche per le
molte analogie esistenti tra
loro.
La «pastorale» italofrancese di Vallecrosia è ormai un
appuntamento fisso.
L’anno prossimo si svolgerà dal 5 al 7 giugno su un
tema molto sentito da ambo
le parti, quello del disagio
pastorale.
Bogo chiuderà la scuola media serale e aprirà il Liceo
linguistico diurno, gestito da
insegnanti di ruolo, che avrà
subito molto successo (150
alunni), tanto da rappresentare un punto di riferimento per altre scuole della città.
Anche se ormai indipendente,
il Liceo linguistico conta due
rappresentanti della chiesa
nel suo Comitato di gestione.
Dopo l’emigrazione di ritorno a metà egli anni ’70, la
chiesa si è svuotata. Negli ultimi anni, però, i membri di
chiesa sono aumentati: attualmente sono 250 più i simpatizzanti, con un nucleo impegnato di 50 persone. Rimane
il nucleo storico di emigrati
meridionali degli anni ’50
(Orsara di Puglia, Riesi, Palermo). A partire dagli anni
’70 si sono aggiunti evangelici non valdesi e riformati
svizzeri di lingua italiana provenienti da Poschiavo, dal Ticino e dalla vai Bregaglia, oltre ad alcuni svizzeri tedeschi
che avevano lavorato e vissuto in Italia.
Da qualche tempo anche in
Svizzera si fa sentire la crisi
economica e anche là, come
in altri paesi europei, si sta
verificando un fenomeno di
uscita dalla chiesa per non
dover più pagare le pesanti
tasse ecclesiastiche. Questo
fenomeno ha ripercussioni
anche sulla Chiesa italiana di
Zurigo in quanto il pastore
viene mandato dalla Tavola
valdese ma è pagato dalla
«Landeskirche», la Chiesa
riformata di Zurigo. Il pastore
attuale, Emidio Campi, verrà
pagato al 100% fino al 1995.
Dopo, soltanto all’80%. Ora,
il costo giornaliero della chiesa ammonta a 1.000 franchili «Bethaus», vecchio edificio
del 1791 che la Chiesa italiana condivide con la Chiesa
riformata di Wiedikon, necessita di importanti lavori di restauro.
Dove trovare i soldi? Una
probabile ipotesi è di vendere
la bella casa comunitaria: con
il ricavato, si potrebbero coprire i lavori di restauro e la
costruzione di una nuova casa
comunitaria adiacente al
«Bethaus».
La Chiesa di Zurigo non si
perde d’animo. Vivace e allegra nella fede, non dubita che
il Signore continuerà ad accompagnarla anche durante
questo tempo di crisi. Grazie
ancora, sorelle e fratelli di
Zurigo!
7
Spedizione in dbb. post. Gr 11 A/70
in caso di mancato recapito risix.>dire a:
CASELLA POSTALE 10066
torre PELLICE
Fondato nel 1848
E
Delle ^lli mLDESi
venerdì 25 GIUGNO 1993
ANNO 129 - N. 25
URE 1200
Intervista a Carlo Alberto Travers, sindaco di Pomaretto da quattro legislature Le chiese interpellano lo lacp
Illudi V IJIU Cl IVy / LVy l . CZ. . .vaszc^va va. . VA--1 VA .VZQ.VZ.VAV^
La nuova legge non basta: per amministrare
occorrono competenza e molta disponibilità
____PIEBVALPO ROSIAH f borgate o case abbandonate
1^ ^ ^ M AV zv ♦ VA A^ ^hiyy f ai «z*o Al ^1
Pinerolo: i problemi
delPedilizia popolare
PIEBVALPO ROSTAN
Esiste nelle nostre valli
una categoria molto rappresentata di amministratori
locali; si tratta di persone che
sono impegnate nei rispettivi
Comuni da 20 o 30 anni, da
quando cioè per mandare
avanti un Comune bastava un
po’ di buona volontà e voglia
di dedicare del tempo ai propri concittadini, senza dover
fare i conti con una burocrazia sempre crescente e norme
che spesso non vengono condivise ma che pure devono essere applicate.
Per qualcuno, forse, si può
parlare di «attaccamento alla
poltrona», ma per lo più è la
difficoltà a trovare persone disponibili per questi incarichi
non certo molto gratificanti
che rende quasi immobili taluni sindaci o assessori.
Ora, con la nuova legge sui
Comuni della primavera ’92,
un sindaco potrà essere rieletto soltanto una volta consecutivamente: il ricambio dovrebbe essere facilitato.
Una delle persone che hanno più lunga militanza
amministrativa nelle Valli è
senz’altro il sindaco di Pomaretto, Carlo Alberto Travers,
primo cittadino da 18 anni e
amministratore da 37 anni.
«Sono stato in questi anni in
maggioranza e in minoranza,
vicesindaco, e da quattro tornate amministrative sindaco;
sarà certamente l’ultima volta
perché non intendo ricandidarmi. Le cose stanno completamente cambiando: personalmente non sono del tutto
convinto che il sindaco possa
essere troppo slegato dall’
amministrazione perché in
questo caso mi sembra che si
voglia fare dei sindaci dei podestà. Nei piccoli Comuni come i nostri non sono nemmeno troppo convinto della decisione di poter fare il sindaco
solo per 8 anni; in certi casi è
veramente difficile trovare la
Festa
dell'Uliveto
Gli ospiti, il personale, il comitato invitano tutti ì lettori, i
membri delle chiese
evangeliche a partecipare alla festa
dell’istituto che si
svolgerà
DOMENICA
27 GIUGNO
dalle ore 15 alle ore
18, nel cortile e nei
locali deil’istituto
(strada vecchia di
San Giovanni, 10062
Luserna San Giovanni. Per Informazioni
rivolgersi al tei.
0121/900253) >
Case rurali, un patrimonio da recuperare: nelia foto un rustico ai
Prassuit di Angrogna
persona, generalmente un
pensionato, che abbia voglia
e tempo di occuparsi dell’
amministrazione comunale».
In trent’anni è cambiato
molto del modo di amministrare...
«Una volta il sindaco veniva in municipio a firmare
qualche documento, si faceva
una riunione di giunta la settimana, ma molte cose erano
delegate ad altri enti. Ora aumentano sempre più le incombenze e nello stesso tempo
continuano a tagliare sui fondi per i Comuni; così per noi
basta una nevicata un po’ abbondante a mandare in crisi
il bilancio. Posso fare un altro esempio; con la presenza
dell’ ospedale abbiamo purtroppo anche gli incarichi
delle denunce mortuarie; abbiamo calcolato che ciò impegna il 50% del tempo di uno
dei nostri due impiegati anche a causa di una enorme
mole di documenti burocratici che vanno predisposti. Comunque per tutti questi problemi credo dobbiamo arrivare ad una unione di Comuni
che hanno più o meno gli
stessi problemi per fare sentire la nostra voce, per chiedere riforme semplici ed elementari per gli enti locali; altrimenti resteremo strozzati
fra i compiti e le poche risorse».
Un esempio di questa possibile unione di intenti si è visto
per la questione dei valori catastali per le case; la lotta di
70 Comuni coordinati fra loro
ha prodotto qualche mutamento in un regime che era
evidentemente ingiusto.
«A proposito di case vorrei
aggiungere una considerazione; abbiamo tante di quelle
borgate o case abbandonate
nelle nostre valli che sarebbe
importante ristrutturare. Allora perché continuare a caricare di difficoltà e di tasse
quelli che vorrebbero tornare
ad abitarle? Invece spesso
non si hanno i soldi e allora si
vende, magari ad affaristi di
passaggio.
Certo occorrerebbe vigilare
che non vi sia chi fa il furbo
ed intende utilizzarle per poi
venderle come seconde case,
ma questo è possibile; basta
vincolare la destinazione dello stabile quando si concede
l’autorizzazione ad intervenire».
Con tutte queste difficoltà
riuscite comunque a predisporre dei progetti, magari
contando sui proventi dell’Ici,
applicata al 5 per mille?
«Anche questa nuova tassa
è ignobile; la chiamano comunale e poi di fatto ci costringono a versare allo stato
i soldi incassati. Una volta
c’erano effettivamente delle
tasse versate a livello comunale; consentivano delle entrate e anche di limitare le
evasioni.
Sono in sostanza molto deluso dai nostri politici a livello nazionale e anche di taluni
amministratori anche vicini a
noi Fra le urgenze abbiamo
quella di rifare l’impianto
elettrico; abbiamo strade delle nostre borgate ancora da
asfaltare».
La sua delusione è sicuramente condivisa da molti; una
risposta ad essa in molti casi è
il voto alla Lega Nord, un partito che tra l’altro ha aperto
recentemente proprio a Pomaretto una sua sede; come vede
lei la questione?
«Io non credo ai leghisti;
mi sembra che con la loro politica essi rinneghino quanto è
stato fatto a partire dalla Resistenza, per un’Italia unita;
la Lega si sta facendo complice della disgregazione dell’
Italia».
Il problema casa grava sulle fasce più deboli
I gruppi che lavorano a Pinerolo per i diritti degli anziani, e in particolare per i non
autosufficienti, sono intervenuti presso l’Istituto autonomo case popolari con una dura
lettera che segnala la difficile
situazione in città. Le graduatorie evidenziano come vi siano situazioni assai difficili,
con elevato numero di abitazioni «improprie» o sovraffollate o ancora con ordinanze di sgombero o sfratto.
Il contratto di appalto con
l’impresa costruttrice di nuovi
alloggi in via Pignone è stato
rescisso nel novembre ’92 per
inadempienze contrattuali
dell’impresa costruttrice; i lavori fin qui contabilizzati hanno raggiunto l’80% del totale
ma ora occorrerà procedere a
un nuovo appalto. Di abitazioni popolari in quella zona si
parla a Pinerolo dai primi anni
’80 quando venne progettata
la zona di edilizia economica
e popolare: otto condomini in
edilizia convenzionata sono
stati realizzati e abitati verso
la metà degli anni ’80, compresi vari negozi e uffici, ma
le case popolari hanno dovuto
attendere, per l’inizio dei lavori, il 1990. Contemporaneamente è partito il bando di
concorso per l’assegnazione
in locazione degli alloggi in
edilizia residenziale, per quelli
liberi già esistenti più i 61 in
fase di costruzione in via Pignone: sono arrivate 475 domande.
Per molte famiglie dunque
una speranza concreta mentre
a livello privato si continuava
a costruire e ad affittare, ma a
prezzi tanto elevati da risultare non avvicinabili da persone
con redditi «normali».
Quando nel corso della primavera scorsa si è visto il cantiere per l’edilizia popolare segnare il passo via via fino ad
essere chiuso la delusione e la
rabbia sono aumentate in persone che continuano a ritenere
la casa come un diritto. Ma,
da quando alla fine di dicembre 1992 lo lacp ha comunicato all’amministrazione comunale di voler dare l’avvio
alla conclusione dei lavori nei
primi mesi dell’anno in corso,
sono passati sei mesi e non solo il cantiere non è ripartito
ma anzi, le lungaggini burocratiche sono sempre più pesanti.
Quali saranno, a questo
punto, i tempi? Le famiglie
che hanno diritto a quelle case
se lo chiedono preoccupate.
Per questo rappresentanti delle chiese valdesi e cattoliche,
dei gruppi di volontariato e
dei sindacati hanno voluto
scrivere allo lacp sollecitando
interventi rapidi e risolutivi.
■
Consiglio di stato: valide le elezioni del 1991 a Pinerolo
Università e piano regolatore
I 40 consiglieri comunali di
Pinerolo hanno tirato un sospiro di sollievo. Il Consiglio
di Stato ha respinto venerdì
18 giugno il ricorso del ex
consigliere missino, Carmine
Manganiello, che chiedeva di
invalidare le elezioni del 24
novembre 1991.
II ricorso di Manganiello
era basato sul fatto che la
Commissione elettorale aveva tolto dalla lista democristiana il candidato Paolo Aimar, ritenuto non eleggibile
in quanto già consigliere comunale a Bagnolo Piemonte.
Lo stesso Aimar aveva fatto,
insieme a Manganiello, ricorso al Tribunale amministrativo regionale. Poi, poco prima
del voto, aveva ritirato il suo.
Il primo ricorso era stato
respinto dal Tar per un vizio
di forma non avendo dimostrato Manganiello la sua capacità elettorale nel Comune.
Successivamente il Consiglio
di Stato aveva cassato la decisione sul piano formale del
Tar. Oggi il Consiglio, decidendo nel merito, ha respinto
la richiesta.
I consiglieri possono così
dedicarsi ai due principali
problemi della città: l’approvazione del nuovo piano regolatore e la convenzione
con l’Università di Torino
per ospitare un corso di laurea. Si parla della laurea breve per assistenti sociali.
Il piano regolatore invece è
praticamente pronto e attende
solo più il voto in Consiglio.
Crisi alla Cascami di Pomaretto
71 posti a rischio
di Charbonnier geom. Enrico
Fiori e Piante ornamentali
Progettazione, costruzione
e manutenzione giardini
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Si riacutizza la situazione
di crisi alla Cascami-seta di
Pomaretto. La direzione
dell’azienda ha annunciato
l’inizio della procedura di 71
licenziamenti su 102 dipendenti.
Dopo i 70 giorni di preavviso, a settembre scenderà la
scure su un pezzo di occupazione della valle.
Lo stabilimento di Pomaretto, sede a Milano, fa parte
del gruppo Cascami con sede
a Biella, comprendente gli
stabilimenti di Zuliano, Tarcento e Iesi, anch’essi con
problemi di esuberi dichiarati, per un totale di 211 lavoratori del gruppo.
«La situazione sta diventando insostenibile - afferma
Piera Bugin, del Consiglio di
fabbrica - dopo un anno di
contratto di solidarietà, quattro ore di lavoro al giorno
per tutti, siamo passati dal
settembre ’92 alla cassa integrazione straordinaria concessa per un anno senza proroga.
Lavoriamo a rotazione,
dalle cinque alle dieci giornate al mese, e da settembre
portiamo a casa un salario
mensile di 650.000 lire, ben
poca cosa per chi deve sostenere il peso di una famiglia».
Il problema è stato affrontato lunedì 21 : azienda e sindacato si sono presentate davanti all’Unione industriali di
Torino.
Vedremo nei prossimi
giorni quali saranno gli ulteriori sviluppi.
8
PAG. Il
VENERDÌ 25 GIUGNO 19q:¡
Il tempio valdese di San Secondo
BORSE DI STUDIO PER STUDENTI DI PEROSA — Il comitato borse di studio «Benedetto Colombo» ha indetto un
concorso pubblico per l’assegnazione di quattro borse di studio di 2 milioni e 500 mila lire ciascuna per studenti universitari residenti a Perosa Argentina che si distinguano per merito. Una borsa è destinata ai corsi di indirizzo umanistico, una
a quelli di indirizzo scientifico e una indifferentemente per
uno studente che si distingua in uno dei due indirizzi; infine è
previsto un premio per una tesi di laurea su Perosa Argentina
o sulle valli Chisone e Germanasca. Gli interessati devono
presentare domanda entro le 12 di mercoledì 30 giugno dirett^ente alla segreteria del sindaco di Perosa, allegando il certificato di residenza, lo stato di famiglia, il piano di studi università, la certificazione degli esami sostenuti e dei voti conseguiti fino a tutto l’anno accademico ’91-92, copia della tesi
di laurea conseguita nell’anno accademico ’91-92 (quest’ultima solo per chi concorre al premio per la tesi di laurea). La
premiazione avverrà nel mese di settembre.
BIBLIOTECHE APERTE ANCHE D’ESTATE — La biblioteca comunale Alliaudi di via Battisti a Pinerolo è aperta dal
21 giugno airi 1 settembre dalle 8 alle 14. Nello stesso periodo restano aperte le biblioteche rionali di Abbadia Alpina,
aperta il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 14 alle 17 e chiusa
al pubblico dal 5 al 10 luglio, e quella di Riva, aperta il martedì e giovedì dalle 14 alle 17 (chiusura dal 5 al 10 luglio).
NUOVO SPORTELLO BANCARIO — In piazza Jervis a Villar Penice è ora a disposizione di tutti i cittadini un nuovo
sportello bancario, aprto il martedì e il giovedì dalle 8,30 alle 12,30. Dovendo riimovare il contratto per il servizio di tesoreria del Comune, l’amministrazione aveva fatto richiesta
di questo sportello nel territorio comunale; la Cassa di Rispannio, appaltatrice del servizio di tesoreria, ha reso disponibile il locale in piazza Jervis.
PER LA MIRAMONTI — Anche quest’anno i consiglieri del
Comune di Villar Pellice hanno deciso di devolvere l’importo
deH’indennità di presenza, il cosiddetto «gettone», alla Casa
per anziani Miramonti. Con la somma raccolta si è potuto acquistare un carrello attrezzato per la pulizia, un Vaporetto
(caldaia a 100 gradi con ferro da stiro) e un letto anatomico.
MARIO STRANI CAVALIERE — Il noto micologo pinerolese Mario Strani è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica.
CAMPEGGI PER GIOVANI — Spazio giovani della Comunità montana vai Pellice propone anche quest’anno alcune
iniziative rivolte ai giovani; si tratta di un campeggio marino
nei pressi di Gros.seto dal 14 al 26 luglio per giovani dagli 11
ai 15 anni, con possibilità di partecipare ad attività ludico-culturali, e di un campo di conoscenza naturalistica al Barant in
alta valle: in questo caso sono previsti due turni, dal 2 all’8
agosto per giovani fra i 16 e i 20 anni e dal 23 al 29 agosto
per ragazzi dai 13 ai 15 anni. Per entrambe le iniziative rivolgersi a «Informagiovani», via Roma 45, Lusema S. Giovanni,
tei. 900245 fra le Mele 17.
GLI ANZIANI PER I GIARDINI — Il gruppo anziani di Torre
Pellice ha assunto recentemente l’iniziativa di impegnarsi
nella manutenzione dei giardini della stazione. Di ciò ha preso felicemente atto l’amministrazione comunale che ha anche
provveduto a «coprire» i volontari di un’apposita assicurazione. Gli anziani si sono anche impegnati a garantire, dal prossimo anno scolastico, il servizio di vigilanza durante l’uscita
pomeridiana degli alunni delle scuole elementari e medie.
PARCO VAL TRONCEA IN FESTA — Domenica scorsa si è
svolta una giornata di festa per il parco della vai Troncea con
momenti di spettacolo e di musica, ma anche riflessione sul
ruolo del turismo naturalistico per le nostre zone. È stato anche inaugurato il punto di informazione del «Baraeoi d’ia
poump» restaurato per meglio andare incontro alle esigenze
dei visitatori del parco, sempre assai numerosi.
GEMELLAGGIO SAN SECONDO - CARLOS PELLEGRINI — Nello scorso fine settimana una quarantina di argentini
della cittadina di Carlos Pellegrini è stata ospite di San Secondo in occasione della cerimonia ufficiale del gemellaggio
fra le due comunità civili. Un gruppo da San Secondo era stato alcuni mesi or sono sua volta ospitato in Argentina. Molte
delle famiglie d’oltre oceano sono in effetti originarie del Pinerole.se e più in specifico proprio di San Secondo.
L‘ Eco Delle Valli ¥vldesi
Perosa Argentina: un incontro organizzato da CgiI e sindacato pensionati
Tante perplessità sul nuovo sistema sanitario
_______LILIANA VIOLIELMO
La nefasta legge 502, che
porta il nome dell’ormai
non più ministro De Lorenzo,
ha creato disagi intollerabili
ai cittadini e non ha fatto risparmiare soldi allo stato. Così si sono espressi i sindacalisti Violo, Benedetto e Suppo
in una riunione organizzata
dalla Cgil-Spi a Perosa Argentina, con la partecipazione
del dottor Paolo Laurenti, responsabile sanitario dell’Ussl
42 e del presidente della Comunità montana, Erminio Ribet.
L’incontro si è svolto presso il Centro anziani di Perosa,
perché sono le persone di una
certa età a soffrire i maggiori
inconvenienti derivati
dall’applicazione della legge:
già è in corso la raccolta di
firme per un referendum
abrogativo, ma la Cgil ha deciso di presentare in Parlamento una legge di iniziativa
popolare per il riordino della
sanità, che rimetta in primo
piano il diritto alla salute cancellando l’attuale sistema di
ticket.
L’azione del sindacato si
muove anche contro il prontuario farmaceutico che non
soltanto non assicura la qualità dei farmaci ma è anche
fonte di sprechi assurdi che
gravano sul singolo e sulla
collettività a tutto vantaggio
delle grandi aziende farmaceutiche.
Altro punto è l’avvicinamento del sistema sanitario al
territorio, con la riorganizzazione su base regionale e forme di controllo locale alla
portata dei cittadini.
Paolo Laurenti ha aggiunto
qualche considerazione sul
diritto alla salute che non può
essere allargato all’infinito,
perché condurrebbe a spese
insostenibili; è invece necessaria una razionalizzazione
delle risorse e un maggior ricorso alla prevenzione, per
eliminare in partenza le condizioni sfavorevoli al benessere. Al momento, però, questo compito è stato sottratto
alle unità sanitarie con il referendum e si attende una nuova legislazione.
L’argomento che stava più
a cuore ai presenti, tuttavia,
era la sorte dell’Ussl 42 che,
come è noto, dovrebbe perdere la sua fisionomia autonoma per far parte di un vasto
complesso dai contorni indefiniti. Il presidente della
Comunità montana si è augu
rato che si possano mantenere
gli attuali livelli di assistenza,
esprimendo una qualche sfiducia nelle capacità di
un’amministrazione regionale
che non brilla per rigore e
competenza.
Le altre domande sono rimaste per ora senza risposta:
si riuscirà a spendere di meno
per cure indispensabili?
L’ospedale di Pomaretto sarà
ancora in grado di funzionare
come adesso? Ci sarà una forma di assistenza sanitaria anche per chi è disoccupato? 1
sindacalisti, come è loro mestiere, hanno invitato alla mobilitazione: se le Ussl si accorpano, i servizi devono rimanere sul territorio con
l’istituzione dei distretti sanitari; anche i cittadini devono
conoscere i loro diritti e saperli difendere.
Torre Pellice: dal 2 al 4 luglio festa organizzata dalla Croce Rossa
Un servizio che coinvolge la cittadinanza
PIERVALDO ROSTAN
Un parco mezzi di sei autoambulanze (a settembre saranno sette) adatte per
tutte le necessità viarie della
valle e attrezzate per i diversi
tipi di trasporto che ci si può
trovare a dover affrontare; un
gruppo di 170 volontari
(compresi 5 medici) in grado
di garantire il servizio di urgenza 24 ore su 24; 1.377
Giovani al Bagnoou
Comunichiamo
«Comunichiamo». Questo
era il titolo di un incontro dei
giovani del I distretto tenutosi
al Bagnou il 22 e 23 maggio.
L’incontro, che ha coinvolto
circa 20-30 persone, è iniziato
nel pomeriggio del sabato con
un gioco di simulazione sulle
difficoltà di comunicazione. I
partecipanti, divisi in quattro
gruppi, esaminavano rispettivamente le difficoltà di comunicazione culturale, fisica,
razziale e generazionale.
La sera si sono fatti dei giochi di comunicazione che hanno divertito molto i partecipanti, soprattutto quelli di «riconoscimento» delle persone
solo da determinate parti del
corpo, o quello del dialogo fra
ciechi e muti. Dopo «qualche
ora» di sonno, la mattina successiva i partecipanti hanno
discusso sul loro rapporto con
la comunicazione.
Critiche e apprezzamenti?
«Il costo un po’ elevato per la
struttura - dice un ragazzo dovrebbero esserci prezzi più
bassi, almeno per questo tipo
di incontri. Un’altra critica è
da fare alla scarsa partecipazione da parte dei giovani della vai Germanasca. Una nota
allegra? Ci siamo divertiti a
usare la fontana come piscina,
per fortuna c’era il sole...».
uscite dei mezzi nel 1992.
Queste alcune cifre essenziali
dell’attività della Croce Rossa di Torre Pellice.
Un’attività che è andata via
via consolidandosi in questi
ultimi anni, non tanto per il
numero delle chiamate in sé
quanto per la qualità del servizio offerto, anche in stretta
collaborazione con la Ussl
43. La convenzione stipulata
con l’ente sanitario di valle
divide essenzialmente la tipologia del servizio in due tipi,
ordinario e urgente.
Quest’ultimo è compietamente giatuito e pertanto il
trasportato o i parenti non devono pagare assolutamente
nulla; per il servizio ordinario
occorre, «per scelta non nostra o deU’Ussl - precisano
alla Cri - ma a causa della
politica sociale in atto nel
paese, che tende a cancellare
le conquiste di stato sociale
ottenute in questi anni dai lavoratori» pagare il 50% della
tariffa, a patto che vi sia un
certificato del medico di base
che attesta che il trasporto
può essere effettuato solo con
l’ambulanza. In caso contrario il servizio di ambulanza
deve essere completamente
pagato.
Per la Cri di Torre i passaggi chiave e i salti di qualità
sono stati non indifferenti da
quando venne fondata, esattamente 110 anni fa. A migliorare la qualità del servizio sono stati certamente i vari nuovi mezzi acquistati, ma anche
un sempre maggiore coinvolgimento di persone e i continui corsi di formazione e aggiornamento che i volontari
affrontano.
Dal 1° luglio 1991 presso
la sede Cri in piazza Gianavello (costruita in locali del
Comune dagli stessi volontari) è entrato in funzione il servizio di guardia medica permanente che conferma la capacità di integrazione di servizi pubblici e organizzazioni
di volontariato. Da quattro
anni opera anche un nutrito
gruppo di «pionieri», giovani
che man mano che viene raggiunta la maggiore età inizieranno il vero e proprio servizio ma che in attesa, oltre a
formarsi, danno una grossa
mano nella gestione della
centrale operativa e che recentemente sono stati coinvolti anche, con altri pionieri
del Piemonte, nella preparazione di persone in grado di
intervenire in caso di calamità più o meno naturali per
una vera e propria protezione
civile.
Anche quest’anno si sta rapidamente avvicinando il
giorno in cui (dal 2 al 4 luglio
a Torre Pellice in piazza Cavour) i volontari presenteranno la propria attività in un
grande momento di festa che
è anche occasione di autofinanziamento. Ci saranno, come di consueto, banchi pesca
e servizio ristorante, spettacoli musicali e danzanti, mostre
e simulazioni di intervento e,
quest’anno, anche un torneo
di beach-volley organizzato
dal Volley la Torre.
Nelle Chiese Valdesi
PINEROLO — Venerdì 25 giugno il gruppo dei lettori si riunirà per discutere il libro di Bonhòffer «Leggere i Salmi
con Cristo».
• Domenica 4 luglio tutti sono invitati alla Fontana ferrugginosa di Miradolo, alle ore 16; si vuole tentare Fesperimento
di una riunione all’aperto nell’ambito della nostra comunità.
PRAROSTINO — Domenica 27 giugno si tiene la giornata
comunitaria, che inizia alle ore 10 con il culto all’aperto alla Brusà.
VILLASECCA — Domenica 27 giugno, alle 15, si svolgerà la
tradizionale riunione estiva a Bovile.
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9
venerdì 25 GIUGNO 1993
L’Eco Delle Valli Valdesi
PAG.
Ili
Incontro con Edgardo Paschetto, presidente della Commissione luoghi storici
A 700 metri nel bosco: uno spazio per
la vacanza nella casa che fu di Gianavello
MARCO ROSTAN
Si avvicina il periodo delle
vacanze e con l’arrivo nelle valli di varie persone e
gruppi interessati, oltre che
alla tranquilla natura di queste zone, anche alla loro storia, diventa particolarmente
importante che i vari luoghi
storici siano ben segnalati, facilmente accessibili, ben conse^ati.
È questo il principale compito della Commissione per i
luoghi storici nominata annualmente dalla Tavola valdese.
«Anche quest’anno - dice
Edgardo Paschetto, da molti
anni membro attivissimo e
dal 1985 presidente di questa
commissione - le cose sono
andate piuttosto bene. La
gran parte dei luoghi storici è
“sorvegliata” da membri della nostra commissione: così
è, ad esempio, per il Collegio
dei barba a Pradeltorno, per
Chanforan e per la Ghieisa
d’ia tana. Per il monumento
del Sibaud ricordiamo che
ora è raggiungibile con una
carrozzabile in gran parte
asfaltata in luogo del vecchio
sentiero».
Ma il «pezzo forte» della
Commissione è indubbiamente la Gianavella, il complesso
di case dove nacque e abitò il
famoso condottiero valdese.
Una veduta della Gianavella
situata nel quartiere delle Vigne, sul versante sinistro del
Luserna; case e terreni che
furono intelligentemente acquistati fin dal 1959, donati
alla Tavola valdese e che oggi, grazie alla dedizione e alla
cura di persone come Paschetto, di sua moglie Lidia e
di molti altri volontari, costituiscono una piacevolissima
foresteria, a circa 700 metri
di altezza, nel bosco.
Affacciandosi al balcone
della Gianavella superiore, la
casa paterna di Gianavello
che qui nacque nel 1617, si
osserva come siano state ben
conservate le tipiche strutture
della cascina valdese.
«Nel medesimo tempo abbiamo cercato di migliorare
r abitabilità, sia con gli arredamenti, quasi tutti offerti,
sia con i servizi - spiega Paschetto -. In particolare quest’anno abbiamo costruito un
ulteriore locale di servizi
igienici e doccia alla Gianavella inferiore, abbiamo sistemato all’esterno le bombole del gas, abbiamo riparato
una parte del tetto crollata
dopo un’abbondante nevicatei».
Anche la parte di terreno
che fa parte del complesso
unificato Gianavella superiore-inferiore è particolarmente
ben tenuta.
«Abbiamo avuto la fortuna
di ricevere un aiuto completamente gratuito - continua
Paschetto - da parte del Ser
vizio decentrato economia
montana e foreste della Regione Piemonte, che ha messo a disposizione una squadra operativa di 7 giovani
valdesi di Bobbio i quali,
soggiornando per tre settimane sul posto, hanno decespugliato e curato i boschi danneggiati dall’ incendio di alcuni anni fa, con un lavoro
notevole ed encomiabile». E
il dato positivo è che c’è la
promessa di continuare in
questa collaborazione.
Oggi la Gianavella può
ospitare gruppi autogestiti
piccoli e medi, ma anche famiglie: si dorme in letti a castello e c’è tutto Toccorrente
per cucinare e soggiornare
piacevolmente. Ci si arriva in
auto, oltre che con una bella
passeggiata. «Abbiamo vari
gruppi, specie stranieri -conferma Paschetto - ma anche i
giovani delle valli cominciano ad utilizzarla. Potrebbe
essere maggiormente sfruttata dalle comunità, anche per
una singola giornata e per
periodi di vacanza, naturalmente da concordare opportunamente».
Per ottenere tutte le informazioni sulla Gianavella e
per prenotare i periodi di utilizzo di questa bella e tipica
struttura di accoglienza ci si
deve rivolgere alla Foresteria
di Torre Pellice.
iV- u*.; :
Teatro musicale a Rinasca
Forza, venite gente...
________PAOLA REVEL__________
. WPorza, venite gente, che
in piazza si va; un
grande spettacolo c’è...».
E uno spettacolo veramente
eccezionale quello che sta
preparando il gruppo «Costruire cantando» di Pinasca.
29 personaggi tra sbandieratori, frati, diavoli, crociati,
suore, S. Francesco, il lupo,
S. Chiara, la cenciosa, il padre di Francesco. 24 coristi, 7
orchestrali; poi tecnici delle
luci e del suono, costumista,
parrucchieri e truccatori. Insomma una troupe di tutto rispetto, che da circa un anno e
mezzo sta impegnando un numero incredibile di risorse allo scopo di realizzare uno
spettacolo di teatro musicale:
Forza venite gente, scritto da
Castellacci e Paulicelli.
In che cosa consiste questo
spettacolo? Lo chiediamo a
Maurizio Cesano, che del
gruppo è il curatore delle relazioni pubbliche.
«“Forza venite gente” è
uno spettacolo di teatro musicale per attori, mimi-ballerini, coro e gruppo .strumentale. La trama ricalca, da un
punto di vista molto particolare, la vita di Francesco
d’Assisi. È il dramma del padre che vede il figlio andar.seue di casa, rinunciare alle
proprie ricchezze e non rie
sce a capire, a darsene pace.
In fondo si tratta di un tema
attuale: il conflitto tra generazioni. Lo spettacolo vede
l’alternarsi di dialoghi o monologhi del padre di Francesco con scene corali di personaggi, interpretati da mimiballerini che vengono supportati nel canto dai coristi».
È uno spettacolo avvincente, caratterizzato da un elemento estremamente interessante: un doppio spazio concesso ai mimi-ballerini da un
lato e ai cantanti dall’altro,
che sottolinea la volontà di
valorizzare l’espressività degli uni e le doti canore degli
altri. Una soluzione originale
di maggior coinvolgimento e
partecipazione, utile soprattutto alla creatività espressiva
degli attori, sostituiti nel canto da voci molto valide e accompagnati da un’orchestra
ben preparata. Ma come è nata l’idea di uno spettacolo così impegnativo?
«L’idea - dice ancora Cesano - è nata in contemporanea alla formazione del gruppo “Costruire cantando".
Uno di noi, Flavio Giustetto,
ha pensato di coinvolgere alcuni amici per organizzare
uno .spettacolo;.doveva essere
un momento per trovarsi insieme, in amicizia, ma doveva
avere lo scopo di raccogliere
fondi per aiutare chi ne ha
bisogno. Voglio sottolineare
che questo spettacolo ci aiuta
a riscoprire dei valori quali
l’amicizia, l’amore per il
prossimo, la pace, fondamentali per riuscire a vivere».
Lo spettacolo, sotto la ferma e competente regia di Teresina Carrera, sarà presentato per la prima volta a Pina.sca il 26 giugno. L’incasso
sarà devoluto in beneficenza.
Una conferenza a Perosa Argentina
Ricordare Capitini
______LILIANA VIOLIELMO
Venticinque anni fa moriva Aldo Capitini e in
quello stesso anno veniva
anche assassinato Martin Luther King.
Malgrado il primo fosse
italiano e il secondo americano, noi conosciamo meglio
il pastore battista dell’Alabama che lo scrittore di Perugia.
Un termine però accomuna
queste due figure profetiche:
la nonviolenza, una lotta non
armata per i diritti umani,
per il trionfo della vita e della comprensione tra i gruppi
sociali e i popoli della Terra.
Il prof. Mario Martini,
dell’Università di Perugia,
ha ricordato la figura del
grande maestro nell’ultimo
incontro culturale a Perosa
Argentina.
Oggi che una guerra molto
vicina a noi ci propone
l’esempio di un concentrato
di violenza quasi inarrestabile, le opere di Capitini vengono riproposte e si ricomincia a prendere in considerazione un messaggio che sembrava dimenticato, se non
per la tenacia dei suoi discepoli a conservarne lo spirito.
Malvisto sia dal regime fascista per comprensibili motivi, sia dai governi della Repubblica, schedato da tutte le
prefetture, Capitini elaborò il
suo pensiero su presupposti
religiosi, ma di una religione
aperta, che non esclude e
non discrimina, dove tutti
trovano il loro posto.
Lo sterminato popolo che
abita la Terra, e vivi o morti
sono comunque uniti nella
loro umanità, è un popolo
senza potere, di perdenti, che
viene continuamente ferito e
oppresso da chi invece il potere lo detiene e lo esercita a
proprio vantaggio. L’unico
modo di opporsi a questa situazione di morte è la nonviolenza.
Capitini si richiama a
Gandhi e alla sua lotta di
liberazione, che portò all’indipendenza dell’India e in
ultimo all’assassinio dello
stesso Gandhi.
Ma, appunto, al rifiuto di
assumere nel proprio modo
d’agire i comportamenti violenti, fa sì che la violenza si
possa soltanto subire; con
quest’azione si può spezzare
una spirale che altrimenti
non avrebbe mai fine e condurrebbe l’umanità alTannientamento.
Questa decisione di non
infliggere mai dolore agli altri assume una connotazione
religiosa che le religioni costituite, solo tese al mantenimento del proprio potere,
hanno ormai perso.
Ma non si adotta così un
atteggiamento passivo, anzi
tutte le energie devono essere spese per la liberazione
della realtà, perché da essa si
sprigiona la potenzialità di
vita che vi è racchiusa.
Tutta l’opera di Capitini è
permeata di un sentimento
religioso visto nella sua dimensione universale; chi
aderisce a una chiesa definita
può rimanere sconcertato da
un dio che per non discriminare rinuncia persino a darsi
un nome.
Rimane il fatto che tutte le
religioni possono rimproverarsi una mancata predicazione e ancor più una
mancata azione a favore della nonviolenza. Per Capitini
questa ricerca è stata lo scopo di tutta la sua vita.
Dal 1985 funziona anche a Pinerolo
Una voce amica
Da 30 anni «Telefono amico» offre in molteplici città di
tutta la penisola il proprio
servizio e promuove il 12
giugno una giornata per sottolineare e rendere ancora più
conosciuta la sua attività.
Si tratta di un servizio di
ascolto telefonico che garantisce l’anonimato a chi chiama e a chi risponde, a cui si
rivolgono persone che sentono il bisogno di comunicare
situazioni, il più delle volte di
disagio, che non possono (o
non vogliono) rivelare a parenti, amici e conoscenti. Gli
operatori, diversi per età, formazione culturale, estrazione
sociale non sono terapeuti né
pretendono di risolvere problemi concreti o di offrire soluzioni o consigli. Sono, più
semplicemente, persone preparate a un ascolto disinteressato e disponibile, attraverso
un corso che precede l’ingresso al servizio. La formazione del volontariato continua poi incessantemente
alTinterno del gruppo, per
fornire un servizio quanto più
possibile attento alle esigenze
di chi chiama.
Nei 45 centri riuniti nell’associazione «telefono amico
Italia», sono pervenute, nel
1992, oltre 200.000 chiamate
in più di 100 mila ore di
ascolto anonimo, apartitico,
aconfessionale.
Il telefono amico di Pinerolo è attivo dal gennaio 1985;
si ricevono 6-7 chiamate al
giorno, non sempre seguite da
vere e proprie conversazioni.
Le situazioni di disagio affrontate riguardano, nella
maggior parte dei casi, il problema della solitudine negli
aspetti più diversi: dalla solitudine sessuale a quella delle
persone anziane, dai problemi
di relazione e di inserimento
dei giovani nel contesto sociale a quelli che emergono in
ambito familiare.
Inizialmente l’orario giornaliero di attività era compreso tra le 20 e le 23, ma ormai
da alcuni anni è possibile
chiamare il telefono amico
dalle 18 alle 24 tutti i giorni
al numero 0121-794262.
A la découverte des Vallées Vaudoises
De Angrogna à Prall
Extrait des notes prises par
l’abbé Jean Massot, membre
d’un petit groupe œcuménique d’amis français qui «découvrent» les Vallées Vaudoises du Piémont, sous l’égide
de Liliane Ribet.
«Arrivée à Torre Pellice
(La Tour), lundi 19 avril
1993.
Mardi: Angrogna. Visite du
plus ancien temple des Vallées vaudoises (1555). Du hameau du Serre, nous marchons jusqu’à Chanforan, où
s’élève le monument qui
commémore la première traduction de la Bible en
français et le rattachement
des Vaudois à la Réforme.
Un peu plus loin, école-musée avec son matériel scolaire
de l’époque. Sur un chemin
forestier, nous gagnons la
grotte où les Vaudois persécutés se rassemblaient pour
prier (Gheisa d’Ia tana).
Mercredi: nous partons à
10 h., vers Prali, village niché
au fond d’une vallée située au
Nord de celle du Pellice (Pélis), pour atteindre Agape à
12 h.
Fondé par le pasteur Tullio
Vinay, haute figure de l’église vaudoise, ce centre culturel, construit en belles pierres, est conçu pour l’accueil
et la convivialité. Une équipe
d’une dizaine de permanents
en assure le fonctionnement,
sous la direction d’une femme-pasteur. Un des membres
de l’équipe nous fait visiter
Agapé et nous en explique les
objectifs et les modalités
d’occupation. Nous déjeunons dans la vaste salle aux
grandes baies ouvertes sur les
montagnes enneigées.
Après cette viste fort instructive, qui nous révèle la
vitalité de l’église vaudoise,
nous redescendons jusqu’à la
vallée du Chisone (Cluson),
pour un arrêt à la petite ville
de Porte qui a pour curé un
prêtre jeune et dynamique,
don Giorgio Grietti. On a
plaisir à discuter avec lui de
son ministère, de l’œcuménisme, favorisé dans ces vallées
vaudoises par l’esprit d’ouverture de Tévêque du lieu.
Au retour, halte devant le
temple de style napoléonien
de Luserna San Giovanni
(1806).
Le dîner, à l’hôtel, est
animé par la présence du pasteur Giorgio Toum, responsable de l’administration et
de l’animation du “Centre
Culturel Vaudois”. C’est un
homme passionnant et passionné, auteur du livre: “Les
Vaudois, un peuple église”
qui retrace l’histoire de plusieurs siècles de ce christianisme minoritaire et persécuté.
Jeudi: à 16 h., nous sommes accueillis au Musée Vaudois de La Tour par Osvaldo
Coïsson qui a participé à sa
confection et qui nous le présente. Musée très intéressant,
historique et ethnographique.
Au sous-sol, la reconstitution
de la vie quotidienne des
Vaudois présente une riche
collection de meubles, vêtements, outils et ustensiles divers.
Nous visitons encore, dans
la Casa Valdese, la salle du
Synode. Ainsi pouvons-nous
avoir une connaissance globale de la vie de cette église
vaudoise dont La Tour est la
capitale.
Vendredi: à 15 h. nous prenons la route en remontant le
Val Pellice jusqu’au village
de Bobbio. C’est ensuite un
parcours étroit et sinueux jusqu’au lieu-dit Sibaud, où se
dresse, dans une prairie, le
monument de la “glorieuse
rentrée” ( 1689). Sur des pierres du pays, grossièrement
taillées, sont inscrits les noms
des villes et villages vaudois
concernés par ce retour d’exil
de ceux que la persécution
avait contraints à chercher refuge à l’étranger.
Au retour, nous faisons halte à Villar Pellice, dans la ferme de Clotilde et Robert Taglierò. Il a plus de 80 ans et
connaît plus de 800 chansons
(dont plusieurs françaises).
Des spécialistes du folklore
ou de l’ethnographie viennent
le consulter et enregistrer son
répertoire. Nous passons un
très bon moment à écouter le
duo Roberto-Enrico Gay (un
de ses amis), mêlant parfois
nos voix aux leurs.
Ce contact avec le terroir
authentique de la vallée sera
notre dernière activité de découverte...».
10
PAG. IV
E Eco Delle Yallì ¥^ldesi
VENERDÌ 25 GIUGNO 1993
IMI
Volley
Il Trofeo
Cariplo
Quarantadue coppie si sono affrontate per l’intera settimana sui prati adiacenti il
palazzetto dello sport di Pinerolo per disputarsi la vittoria della prima tappa del trofeo Cariplo, torneo di green
volley a coppie.
Il numeroso pubblico ha
potuto assistere a partite di
buon livello tecnico, applaudendo i migliori atleti delle
società pinerolesi.
La seconda tappa si disputa questa settimana a Villafranca sul terreno del campo
sportivo comunale.
Nel primo turno sono risultati vincenti fra gli uomini Forchino e Ronfetto (Fabi
e Vignetta fra gli amatori) e
fra le donne Tosello e Reinaudo (Caracciolo e Serra
nella categoria amatoriale).
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolo
n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa:
La Ghisleriana Mondavi
Spedizione in abb. posi.
Gr2A/70
Pallamano
Finita
la stagione
Domenica 13 giugno la
squadra maschile di Lusema
3S Graphicart, guidata da
Massimo Goss e Antonello
Cossa, ha partecipato al torneo organizzato dalla Polisportiva di Rivoli insieme a
HBC Modane, Pallamano
Biella, Vecchie glorie Rivoli, Polisportiva Rivoli.
La prestazione dei lusemesi è stata più che positiva,
considerando la consistenza
tecnico-atletica delle squadre
avversarie e la loro collaudata esperienza.
Il quarto posto, ottenuto
superando la Polisportiva
Rivoli e cedendo di misura
alle altre formazioni, nel torneo vinto dalla Pallamano
Biella, è onorevole.
La formazione del 3S era
composta da Benech, A. Comoglio, E. Comoglio , Peraldo, Bellion, Martina, Gaydou, Bounous, Pons, gallino,
Viano, Bravo.
Il torneo ha concluso la
stagione ufficiale della nostra pallamano. Una stagione
di consolidamento tecnico
che ha preparato la squadra
ad affrontare il prossimo
campionato che sarà sicuramente difficile e impegnativo.
25 giugno-4 luglio — PINEROLO: Presso l’expo Fenulli si
svolge la festa deH’Unità. In
programma dibattiti (Dove va la
città - Il nuovo piano regolatore, sabato 26 ore 17; Dove va la
città - La presenza dei Pds in
Giunta, sabato 3, ore 17); concerti (rassegna di gruppi rock locali, gruppi «Sei dei nostri»,
«Trak 29», «La cantarana»,
«Jazz trio»); spettacoli (gruppo
«La trebisonda», che presenta
un’opera dialettale venerdì 2 alle
21); ballo serale, cucine tipiche.
Sabato 26 giugno — ANGROGNA: La Pro Loco-Iat di
Torre Pellice e il Cai-Uget Valpellice organizzano una visita
guidata al giardino botanico «La
Rostania» della Vaccera. Per
informazioni e iscrizioni (entro
venerdì 25, ore 12), tei. 012191875 (9-12,30 e 16-18,30).
Sabato 26 giugno — MASSELLO: Presso gli impianti
della Pro Loco, alle ore 21,15, a
conclusione di «Cantavalli» si
esibisce il gruppo The Birkin
Tree, di musica tradizionale irlandese.
Sabato 26 giugno — RINASCA: Alle ore 21,15, presso il
campo sportivo, si tiene la prima
rappresentazione dello spettacolo Forza venite gente, presentato dal gruppo «Costruire cantando».
Domenica 27 giugno —
TORRE PELLICE: Con Larrivo del treno storico, alle 10,55,
inizia lamanifestazione Incontro con i valdesi - treno a vapore d’epoca. Per i partecipanti
sono previsti tre itinerari alternativi: vai d’Angrogna; museo della bambola e museo storico valdese; passeggiata nei boschi con
percorso agrituristico. Per informazioni; Pro Loco (012191875), libreria Claudiana di
Torino (011-6692458).
27 giugno-4 luglio — TORRE PELLICE: L’associazione
per l’autogestione dei servizi e
la solidarietà, unitamente alla
Cgil-Spi, organizza la seconda
Mostra hobbystica della terza
età, che sarà allestita presso i locali della scuola materna di viale
Rimembranza (orari: venerdì e
domenica, 10-12 e 15,30-18,30;
gli altri giorni, 15,30-18,30) e
l’iniziativa Come giocavamo.
L’inaugurazione della mostra è
prevista per sabato 26 giugno
alle ore 17. Domenica 27, alle
ore 17, si terrà una conferenza
suTtema: La storia della bambola, a cura del Museo della
bambola.
Domenica 27 giugno — PINEROLO: Alle ore 21, presso
il tempio valdese, si tiene un
concerto dell’orchestra da camera «L’Estro armonico», diretto
dal m.o Claudio Vignetta, con
musiche di Vivaldi, Telemann,
Molino, Händel e Mozart.
Sabato 3 luglio — TORRE
PELLICE: Alle ore 21, presso
il cinema Trento, si svolge la
terza rassegna di canto popolare
con la partecipazione del coro
«La montagna» di Orbassano,
del coro alpino Valsusa di Bussoleno e del coro alpino vai Pellice.
Estate 1993: Ferrovìa Torre Pellice - Torino - Torre Pellice. Orario festivo
Torre Pellice — — 1^,00 — 7.35 9,25 12,4<Ì — 16,53 17,58 19,07 20,02 21 ,10
Luserna S. G. — — ■e,OS — 7,40 9,28 12,45 — 16,56 18,01 19,10 20,05 21 .15
Bibiana — — 6.10 — 7,45 9,32 12,50 — 17,00 18,04 19,14 20,09 21 .20
Bricherasio — — '6,1S — 7.50 9,36 f^,55 — 17,04 18,13 19,19 20,13 21 ;2s
Pinerolo a. — — 6,3{J — 8'.05 9,48 13,lÙ — 17,16 18,25 19,32 20,26 21 .40
Pinerolo p. 5,25 6,10 6,43 7,40 8,13 9,52 13,17 14,13 15 ,02 17,25 18,31 — 20,32 21 ,57
Ai rasca 5,36 6,25 6,56 7,51 8,25 10,03 13,29 14,25 15 ,13 17,37 18,52 — 20,44 22 ,17
None 5,40 6,30 7,02 7,56 8,30 10,07 13,34 14,29 15, ,18 17,41 18,58 — 20,48 22 ,22
Torino Lingotto 5,58 6,50 7,23 8,14 8,46 10,25 13,50 14,48 15, ,37 17,58 19,26 — 21,08 22 ,27
Torino P. Susa 1 — 1 1 1 1 1 1 I 1 1 1 — 21,18 I
Torino P.Nuova 6,08 — 7,30 8,21 8,53 10,33 13,57 14,55 15, ,46 18,06 19,33 — — 22 ,50
Torino P.Nuova 6,47 9,10 12,33 14,12 15,25 17,43 18, ,17 18,46 19,50 ® 21,35 ® 22,48
Torino P. Susa — I 1 1 1 1 16,40 1 1 1 1 1 1 1
Torino Lingotto — 6,53 9,16 12,39 14,18 15,31 16,50 17,51 18, ,24 18,53 19,56 21,42 22,55
None — 7,15 9,34 12,58 14,40 15,49 17,07 18,10 18, ,44 19,15 20,14 22,02 23,12
Ai rasca — 7,23 9,39 13,02 14,45 15,54 17,12 18,14 18, ,49 19,20 20,18 22,14 23,17
Pinerolo a. — 7,38 9,50 13,15 14,58 16,07 17,23 18,28 19, ,01 19,35 20,29 22,25 23,31
Pinerolo p. 7,43 9,55 — 16,15 17,27 18,34 19, ,04 — 20,35 22,35 23,36
Bricherasio 7,59 10,08 13,3$ — 16,28 17,39 18,46 19, ,21 — 20,50 22,50 23,51
Bibiana 8,03 10,12 — 16,32 17,43 18,50 19 ,25 — 20,55 22,55 23,56
Luserna S. G. K 8,07 10,16 mm — 16,36 17,47 18,54 19 ,29 — 21,00 23,00 0.01
Torre Pellice 8,10 10,20 iW — 16,39 17,50 18,57 19 ,32 — 2iy3.§ 2S,05 léM
® Si effettua dal 6/6 al 29/8
® Soppresso nei giorni festivi dal 6/6 al 29/8 (Validità dal 123 maggio al 26 settembre 1993)
■ Servizio bus
CH1SONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154.
DOMENiCA 13 GIUGNO
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6,
tei. 81261
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81100
Croce verde. Porte : tei. 201454
USSL43-V/^PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 13 GIUGNO
Bibiana: Farmacia Gareila Via Pinerolo 21, tei. 55733
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
USSL 44 - PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde,
22664
Pinerolo, tei.
SÉf^lÓ RfPEf^NIBfìlSTiCO
dalle ore 8 alle 17, presso i distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
teiefono 118
Economici
ANTICHITÀ, mobili,
oggetti vari privato acquista.
Telefonare 0121/78409 ore
pasti.
ZONA VALLECROSIA
Ventimiglia, Mentone o zone limitrofe cercasi in affitto
alloggetto bilocale per tutto
l’anno. Telefonare 0118995635.
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0121-933094.
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lire 170.000.000
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con 3.000 mq terreno circostante vendesi lire
160.000.000
via Garibaldi 22 Torino
tei. (011 ) 4367198 fax (011 )4367281
Estate 1993: Ferrovia Torre Pellice - Torino - Torre Pellice. Orario feriale
Torre Pellice 6,08 6,40 7.11 7,45 9,25 @ 11,58 12,50 13,47 15,37 16,53 17,58 19,07 20,02 21,07
Luserna S. G. — — — 6,11 6,43 7,14 7,48 9,28 12,01 12,53 13,50 — 15,40 16,56 18,01 19,10 20,05 21,10 —
Bibiana — — — 6,15 6,47 7,18 7,52 9,32 12,04 12,57 13,54 — 15,43 17,00 18,04 19,14 20,09 21,13 —
Bricherasio ■ — — 6,19 6,52 7,24 7,57 9,36 12,08 13,01 13,58 — 15,48 17,04 18,13 19,19 20,13 21,17 —
Pinerolo a. T — — 6,31 7,05 7,35 8,10 9,48 12,20 13,13 14,10 — 16,01 17,16 18,25 19,32 20,26 21,30 —
Pinerolo p. 4.15 5,25 6,10 6,43 7,08 7,40 8,13 9,52 12,23 13,17 14,13 15,02 16,11 17,25 18,31 — 20,32 — 21,41
Airasca 4,34 5,36 6,25 6,56 7,22 7,51 8,25 10,03 12,37 13,29 14,25 15,13 16,25 17,37 18,52 — 20,44 — 21,53
None 4,43 5,40 6,30 7,02 1 7,56 8,30 10,07 12,42 13,34 14,29 15,18 16,30 17,41 18,58 — 20,48 — 22,05
Torino Lingotto $.10 5,58 6,50 7,23 7,37 8,14 8,46 10,25 13,03 13,50 14,48 15,37 16,50 17,58 19,26 — 21,08 — 22,33
Torino P. Susa 1 — 1 7,47 1 1 1 — 1 1 1 16,58 1 1 — 21,18 — 22,42
Torino P. Nuova $¿0 6,08 — 7,30 — 8,21 8,53 10,33 — 13,57 14,55 15,46 — 18,06 19,33 — — — —
Torino P. Nuova 0,39 “‘I.‘ 6,47 9,10 12,33 14,12 15,25 17,43 18,17 18,46 19,50 22,48
Torino P. Susa — — — 0| ■ 8,01 0| 0 — 1 ' ® 0| 0 — i)|f 16,40 17,14 'i 1 0| C: '1
Torino Lingotto — — — 6,53 8,10 9,16 — 12,39 13,25 14,18 — 15,31 16,50 17,25 17,51 18,24 18,53 19,56 22,55
None — — — 7,15 8,32 9,34 — 12,58 13,45 14,40 — 15,49 17,07 17,42 18,10 18,44 19,15 20,14 23,12
Ai rasca 1U1. — — — 7,23 8,37 9,39 — 13,02 13,49 14,45 — 15,54 17,12 17,47 18,14 18,49 19,20 20,18 23,17
Pinerolo a. f,40 — — — 7,38 8,48 9,50 — 13,15 14,04 14,58 — 16,07 17,23 17,56 18,28 19,01 19,35 20,29 23,31
Pinerolo p. — 5,40 6,04 6,36 7,43 8,52 9,55 12,24 13,20 — — 15,05 16,15 17,27 17,59 18,34 19,04 — 20,35 23.36
Bricherasio — 5,53 6,21 6,54 7,59 9,05 10,08 12,36 13,32 — — 15,19 16,28 17,39 18,12 18,46 19,21 — 20,48 23 51
Bibiana — 5,57 6,25 6,58 8,03 9,09 10,12 12,39 13,35 — — 15,22 16,32 17,43 18,16 18,50 19,25 — 20,52 23,56
Luserna S. G. — 6,01 6,30 7,02 8,07 9,13 10,16 12,43 13,39 — — 15,26 16,36 17,47 18,20 18,54 19,29 — 20,56 0.01
Torre Pellice — 6,03 6.33 7,05 8,10 9,16 10,20 12,46 13,42 — — 15,29 16,39 17,50 18,23 18,57 19,32 — 20,59 0.06
® Circola dal lunedì al venerdì, soppresso dal 2 al 27/8
@ Da Pinerolo a Torino soppresso daH’8 al 22/8
® Soppresso dall’8 al 22/8
■ Servizio bus
(Validità dal 23 maggio al 26 settembre 1993)
11
venerdì 25 GIUGNO 1993
Conferenza II Distretto
PAG. 7 RIFORMA
La discussione sulla situazione spirituale delle chiese del distretto
Tra crollo delle ideologìe e crisi spirituale^
la nostra certezza sta nella Parola dì Dìo
GIANANDBEA NICOLAI
La consapevolezza di trovarsi in una situazione
difficile per la nostra predicazione è stata generale. Diverse sorelle e fratelli tuttavia
hanno saputo intravedere e
indicare segnali di speranza.
La conclusione dell’ordine
del giorno vuole essere appunto un riconoscimento al
sostegno e all’opera del Signore.
Nell’analisi della situazione
attuale molte affermazioni sono state portate all’attenzione
della Conferenza. Attraverso
l’impegno esterno, cioè nel
«fare», probabilmente ci
chiariamo «chi siamo». «Fare» può stare bene a tutti i
fratelli purché si parta da ciò
che abbiamo da dire, cioè
l’Evangelo da annunciare.
Il problema della nostra
specifica identità oggi in Italia è stato fraternamente affrontato in molti interventi,
partendo da una ricerca su
«chi siamo stati» negli ultimi
decenni.
Veniva lamentata l’attuale
mancanza di forti momenti
aggreganti, originali del
protestantesimo italiano, ricordando come forse ultimo
grande momento il progetto,
la costruzione e lo sviluppo
del Centro ecumenico di
Agape.
Vi è stata una crescita numerica delle nostre comunità
quando, sostenute da pensieri
coerenti con l’Evangelo, esse
hanno saputo agire nel tessuto sociale locale. A partire
dagli anni ’70, è stato osservato, non abbiamo più avuto
una «parola nostra» in quanto
protestanti. Abbiamo forse
prevalentemente, c’è chi dice
unicamente, cercato di salire
sui vari «treni», mode ed
Durante i lavori della Conferenza nella casa comunitaria di Wiedikon
ideologie di passaggio.
Ancora sull’analisi del crollo delle ideologie così repentino negli ultimi anni, i
delegati hanno sottolineato le
conseguenze profonde, non
solo nella società ma anche
nei singoli che provano probabilmente un timore nell’affermare di credere ancora in
qualche ideologia.
Una sorta di autocritica
hanno voluto esprimere le comunità più piccole, che hanno
ribadito il desiderio di essere
efficaci testimoni dell’Evangelo, tentando anche azioni
esterne di evangelizzazione,
ma dovranno ricercare delle
modalità diverse dalle chiese
medio-grandi.
È stato rilevato che le nostre chiese non riescono a essere «semplici» nell’annuncio
dell’Evangelo; altre comunità
evangeliche invece, per proprie caratteristiche, raccolgono numerosi proseliti in virtù
del messaggio più «semplice»
che viene ripetuto con chiari
annunci.
Ciò non deve essere inteso
come un accantonamento della spiritualità delle nostre
chiese, ma in maniera più
Il dibattito sulle strutture intermedie
Più decentramento,
più democrazìa
Anche quest’anno è tornata
sul tappeto la questione della
ridefinizione dei circuiti e dei
distretti. La Ced, secondo
quanto richiesto dall’Atto sinodale 26/SI/92, ha discusso
più volte le possibili variazioni nella delimitazione degli
attuali circuiti, tenendo conto,
oltre che della omogeneità e
della distanza fra le chiese,
del criterio della consistenza
numerica delle strutture intermedie che si sarebbero venute a formare.
La situazione attuale non
soddisfa nessuno. Alcuni ritengono che sia meglio affidare ai circuiti anche le competenze amministrative del
distretto, pur mantenendo la
loro specifica funzione di
programmazione e di stimolo
alla vita spirituale delle chiese. Altri propongono, provocatoriamente, di sospendere
ambedue le strutture per un
settennio. Altri ancora insistono per uno sdoppiamento
dell’attuale distretto, decisamente troppo vasto.
La questione di fondo però
rimane quella della effettiva
autonomia decisionale dei
due organismi intermedi. Vari interventi hanno chiesto di
non rinunciare alla struttura
distrettuale che in futuro dovrebbe essere la base per una
reale regionalizzazione della
nostra chiesa, così come avviene nelle chiese riformate
di molti altri paesi.
Parlare di regionalizzazione
oggi, proprio nell’ambito del
II distretto, potrebbe venire
frainteso come una indebita
influenza della mentalità leghista a livello ecclesia.stico.
In realtà, si tratta semplicemente di ribadire le basi
stesse della nostra ecclesiologia, fondata su una gerarchia
di assemblee. E questi vari livelli assembleari, da quello
della chiesa locale a quello
del Sinodo nazionale, passando per quelli territoriali e regionali, costituiscono un
esempio di democrazia particolarmente prezioso nel contesto religioso e culturale italiano. Occorre però ridare
piena funzionalità a tale sistema. La Conferenza ha
approvato a larga maggioranza un ordine del giorno
che «auspica che il Sinodo
incoraggi e promuova sperimentazioni concrete, nella
linea di un maggiore decentramento decisionale».
impegnativa come la necessità di coniugare una fede critica con una spiritualità diffusa, intesa non in senso pietista, ma più orientata alla pratica della preghiera.
Anche l’evangelizzazione
va fatta senza inseguire modelli non nostri, considerando
che le persone che ci avvicinano chiedono «di più»
alle nostre chiese, in considerazione anche dell’interesse
«culturale» che hanno per le
chiese protestanti. Molto
semplicemente si tratta di
presentarci per quello che siamo: ad esempio con la nostra
etica della responsabilità, così
d’attualità oggi.
Indubbiamente stiamo attraversando un periodo di
grandi incertezze a livello sociale, occupazionale, economico. La certezza delle nostre chiese, piccole e grandi,
deve essere fondata sull’approfondimento della parola
del Signore; è stato usato il
verbo «scavare» i testi biblici,
come a sottolineare la fatica
quasi fisica della ricerca del
significato dei testi.
Altri interventi hanno messo in evidenza l’importanza
della musica nella storia delle
comunità cristiane, nella
Riforma protestante, negli anni del Risveglio: un caldo invito è giunto per un utilizzo
maggiore del linguaggio musicale, non solo nel culto domenicale ma in tutta la vita
delle nostre comunità.
Aspetti di concreta solidarietà sono stati positivamente
espressi da molte chiese
nell’accoglienza ai migranti e
negli aiuti all’ex Jugoslavia:
sono quésti i segni della nostra attenzione non venuta
meno verso chi può essere
concretamente da noi sostenuto.
Il culto nelle nostre chiese,
è stato ribadito da molti, dovrà attirare ancora di più gli
stessi membri e i simpatizzanti, e diventare il polo di
interesse primario della nostra presenza nel territorio.
Dobbiamo dare molta attenzione ai contenuti della
nostra predicazione. Nel momento in cui si va riaffermando l’antropologia dell’«uomo
lupo per l’uomo», è molto
importante riaffermare uno
dei capisaldi della teologia
protestante sulla realtà di
Dio: quello della centralità
della relazione tra l’essere
umano e Dio.
Dal dibattito degli ultimi
due decenni su «fede e politica», siamo ormai passati di
fatto a un nuovo binomio,
«fede e cultura». In misura
diversa, vi è in tutta l’area del
II distretto una notevole curiosità del mondo non protestante nel conoscere l’etica,
l’innologia, la predicazione,
la teologia protestante. Sono
opportunità che il Signore pone sul nostro cammino e che
le chiese valdesi e metodiste
devono saper cogliere.
I delegati alla Conferenza del II distretto davanti all'entrata della casa
comunitaria della Chiesa riformata di Wiedikon, dove si sono svolti I
lavori
Incarichi '93-94
La Commissione esecutiva del II Distretto risulta così
composta: Gianni Genre, presidente; Bruno Mathieu, vicepresidente; Gabriella Marangoni, segretaria; Alberto
Bragaglia e Gianni Rostan, membri.
La Commissione d’esame per la Conferenza del 1994
sarà composta da; Giovanni Carrari e Jolanda De Bernardi, supplenti Renato Serra e Luca Pini.
La Conferenza ha eletto come deputato al Sinodo Mara
Bounous, supplente Mariapia Sbaffi Guerrini.
La Conferenza ha eletto il proprio rappresentante nel Comitato della Foresteria di Venezia nella persona di Lino Pigoni.
La Conferenza ha eletto i propri rappresentanti nel Comitato del Centro Ecumenico «Luciano Menegon» di Tramonti di Sopra nelle persone di Christian Pradolin (valdese) e Paolo Sbaffi (metodista).
Il Seggio ha designato quale predicatore per la prossima
Conferenza il pastore Fulvio Ferrarlo, supplente il pastore
Antonio Adamo.
La Conferenza ha deciso di tenere la prossima sessione
ordinaria a Vallecrosia.
Conferenza del II distretto
■ **i*i** *
Le, ,
Casa evangelica di San Marzano
La Conferenza distrettuale ringrazia il Comitato di studio
della Casa evangelica metodista di San Marzano per il lavoro svolto; dà mandato alla Ced di approfondire con tutte
le parti interessate i progetti di utilizzo presentati nel corso
della Conferenza distrettuale ed eventuali altri che vengano
debitamente formulati sotto ogni aspetto, al fine di pervenire a una decisione definitiva nella prossima Conferenza distrettuale
Saluti
La Conferenza distrettuale, in occasione dell’emeritazione dei pastori Giuliana Gandolfo e Ugo Tomassone,
esprime loro la riconoscenza di tutte le chiese per il servizio
che hanno svolto con passione.
La Conferenza distrettuale saluta il pastore Samuele
Giambarresi, Paolo De Caro in servizio pastorale temporaneo e le candidate al ministero Eliana Briante ed Ellie Boot
che da quest’anno sono al servizio delle chiese del distretto.
Centro Ecumenico «Luciano Menegon»
La Conferenza distrettuale invita la Ced a seguire il progetto di ristrutturazione del Centro ecumenico «Luciano
Menegon» di Tramonti di Sopra e di riferirne alla prossima
Conferenza distrettuale
Sondrio: «chiesa in formazione»
La Conferenza distrettuale, udito il parere favorevole della Ced, accoglie con gioia la domanda del Gruppo metodista di Sondrio e lo riconosce come «chiesa in formazione».
Si rallegra con le sorelle e i fratelli di Sondrio per la nuova
realtà che continua a vivere in quella città e augura loro di
avere molte possibilità favorevoli di evangelizzazione e di
testimonianza; stabilisce che la circoscrizione territoriale
della chiesa in formazione comprenda l’intera provincia di
Sondrio, come da allegata cartina, distaccandola dalla circoscrizione a suo tempo assegnata alla Chiesa metodista di
Milano.
Gemellaggio con Presbiterio di Boston
La Conferenza distrettuale, rallegrandosi per la possibilità offerta dal Presbiterio di Boston ai giovani evangelici
italiani di partecipare ai campi presso il Centro di Wilmot
nel New Hampshire, invita i Centri di accoglienza operanti
nel distretto a studiare la possibilità di offrire analoghe opportunità a giovani evangelici americani.
La Conferenza distrettuale invita la Ced a promuovere e
raccogliere la disponibilità delle chiese locali in vista di un
gemellaggio con le singole chiese che compongono il Presbiterio di Boston al fine di condividere i problemi e le speranze delle une e delle altre, favorendo un reale scambio di
informazione, riflessione e preghiera.
Finanze
La Conferenza distrettuale decide che i contributi relativi
al finanziamento della Ced e alla borsa di studio per la Facoltà valdese di teologia vengano richiesti alle singole chiese come percentuale degli impegni finanziari per la Cassa
culto (chiese valdesi) e Fondo ministero e pensioni (chiese
metodiste). Per il prossimo anno questa percentuale viene
fissata all’1,65%.
La Conferenza distrettuale, preso atto che per l’anno
1992 la differenza fra richiesta ed impegno relativo alle
chiese valdesi nei confronti della Tavola si è ridotta grazie
a versamenti supplettivi fatti nel corso dell’anno, si rallegra
per lo sforzo effettuato dalle chiese e raccomanda alle stesse di mantenere vivo il problema finanziario in ogni favorevole occasione.
La Conferenza distrettuale si rallegra per la risposta delle
chiese valdesi relativa all’impegno finanziario per il 1993.
In presenza comunque di una differenza di lire 34,9 milioni
fra richiesta ed impegno, rivolge un invito a tutte le chiese
- in particolare a quelle che hanno determinato la differenza negativa - di rivedere le proprie decisioni entro il
prossimo Sinodo 1993.
Circuiti e distretti
La Conferenza distrettuale, preso atto che vi è ancora bisogno di confronto, di attenzione e di riflessione sul ruolo e
sulle funzioni di circuiti e distretti, auspica che il Sinodo incoraggi e promuova sperimentazioni concrete, nella linea di
un maggiore decentramento decisionale, per dare piena attuazione alle responsabilità proprie di questi organismi.
Situazione delle chiese
La Conferenza distrettuale fa propria l’analisi della situazione delle chiese elaborata dalla Ced che evidenzia una loro scarsa capacità di individuare contenuti e forme della
predicazione evangelica nella attuale situazione del paese,
critica ma non priva di segnali di speranza. 1 sintomi più vistosi di tale realtà sono il calo numerico dei membri, la difficoltà nel reclutamento dei quadri, i problemi finanziari, la
pesantezza delle strutture. Il dibattito ha registrato un ampio consenso circa l’esigenza di far fronte a tale situazione
con una consapevole riaffermazione degli aspetti caratteristici del protestantesimo: rinnovata funzione biblica e teologica, riscoperta della spiritualità, dialogo con la cultura,
impegno vigile nella società quale segno della libertà e della giustizia del Regno di Dio. Invita le chiese a impegnarsi
in questa ricerca in spirito di preghiera e nella serena fiducia nella promessa che Dio sostiene la nostra esistenza e la
guida con il suo Spirito.
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12
PAG. 8 RIFORMA
Conferenza III Distretto
VENERDÌ 25 GIUGNO 1993
Il III distretto presenta una situazione di disomogeneità e di disgregazione
Superare l'introversione e la frustrazione
cercando di creare la dimensione «chiesa»
LUCIANO DEODATO
Un distretto complesso il
III privo, come mi pare,
di una sua omogeneità, ma
formato da tre blocchi diversi
per storia, geografia, cultura
ed economia
Il primo è dato dal blocco
delle chiese della Toscana,
con uno sconfinamento verso
La Spezia: chiese con agganci ideali alla Riforma del
XVI secolo (si pensi a Lucca
e Siena), formatesi sulla
spinta dell’ondata evangelistica del 1800, nell’incontroscontro con altre componenti
dell’universo evangelico, dai
Fratelli del conte Guicciardini ai battisti dell’Amei; in
un’area sensibile ai fermenti
innovatori, ma non sufficientemente lontana da Roma, in
un misto di spirito liberale e
di attaccamento alla tradizione. Una storia ricca di personalità forti, capaci di creare
grandi opere: si pensi per
esempio al Gould.
La seconda area è data dal
Lazio, con le grandi chiese di
via XX Settembre, piazza
Cavour, la facoltà di teologia
di via Pietro Cossa e la disseminazione di chiese recenti
del basso Lazio, nate sotto
l’impulso dell’evangelizzazione del nostro secolo, alla
quale sono mancate le scuole, caratteristica della predicazione del secolo scorso, indispensabile e geniale strumento di formazione e inserimento nel tessuto sociale.
La terza area è data dalle
regioni dell’Umbria, delle
Marche, dell’Abruzzo e del
Molise con chiese nate in
parte da emigrati di ritorno,
una vasta disseminazione in
un territorio difficile da percorrere, emarginato rispetto
all’asse culturale Roma-Firenze e lontano dai poli di
sviluppo industriale.
Un distretto che anche nelle sue opere si presenta disomogeneo: si pensi alla concentrazione di iniziative a Firenze e dintorni (Gould, Ferretti ed ora il centro di formazione per diaconi, il Gignoro,
Casa Cares ecc.) e la possibilità quindi di vivere e capire
tutta una serie di problemi in
un confronto continuo della
predicazione con la realtà e
ie sue trasformazioni.
Altre invece sono le sfide
alle quali devono rispondere
le chiese del Lazio o quelle
della diaspora abruzzese e
molisana. Il centro sociale di
Villa San Sebastiano conosce
un momento di crisi legato
alle trasformazioni sociali ed
economiche in atto; difficile
trovare il modo di dargli nuovo impulso e vigore.
La Conferenza non può far
altro che riflettere questa situazione di disaggregazione
presente nel distretto. Da qui,
forse, il senso di frustrazione:
una parola che, a torto o a ragione, è stata spesso pronunciata nel corso delle discussioni; ma anche, molto opportunamente, le predicazioni hanno posto all’attenzione
dell’assemblea due problemi
di fondo.
Primo, la questione del lavoro, aggredito oggi su due
versanti: la crisi dell’occupazione, particolarmente drammatica nelle industrie della
Ciociaria, e del suo senso,
anche per quanto riguarda ciò
che si fa nelle chiese. Rimane
sullo sfondo, ed è questo
l’annuncio liberante dell’Evangelo dei due passi meditati da Antoinette Krieg (Mat
Alcuni dei delegati presenti alla Conferenza del III distretto
teo 20, 1-16; Geremia 18, 1
ss.) la sovranità di Dio e la
sua misericordia. Secondo, il
dramma dell’umanità oggi, le
sue guerre e la preghiera al
Signore perché manifesti la
sua giustizia. Eugenio Rivoir
ha condotto la riflessione su
questo punto, partendo da un
testo provocatorio, come
quello del Salmo 137, compresi gli ultimi, sconvolgenti
versetti.
Mediante queste coordinate credo vada letta la conferenza del in distretto. La discussione si è concentrata su
una tematica tutta interna: il
funzionamento della Commissione esecutiva e il ruolo
delle cosiddette strutture intermedie (circuiti e distretti).
Una conferenza dunque introversa? Sì, in un certo senso; no in un altro. Dietro a
questo tema c’è, mi pare, lo
sforzo di creare la dimensione «chiesa» in una realtà disomogenea per potere svolgere insieme e al meglio un
lavoro coordinato nel settore
dell’educazione dei giovani,
e in quello dell’assistenza
agli anziani, nell’incontro
con i gruppi di stranieri e nel
riuscire ad essere «chiesa con
loro», nella predicazione nel
sociale, perché l’Evangelo
non è solo per la consolazione della nostra anima, ma potenza («dynamis» come dice
l’apostolo Paolo) per la trasformazione.
Frustrazione? Forse in par
Torna nel Togo insieme alla sua famiglia
Arrivederci, Bony
Dopo aver lavorato per otto anni nella comunità di lingua francese di Roma, Bony
Kwami Edzavé toma nel Togo con la sua famiglia.
È stato il primo pastore
«extracomunitario» che abbia lavorato con noi.
In realtà Bony per noi non
è stato affatto un «extra» comunitario, perché inserito
con noi nella «Comunità
evangelica di azione apostolica», nota con la sigla di Cevaa; dunque un «comunitario» a pieno titolo.
Ma con lui, certo, si è aperta una nuova fase nella vita
delle chiese: l’espressione
«chiesa universale» ha con
lui trovato modo di diventare
realtà vissuta.
Bony è venuto da noi dopo
un lungo itinerario. Nato nel
1933, è stato consacrato pastore nel ’71, dopo aver studiato teologia a Parigi e aver
svolto un ministero pastorale
nel Togo già dal 1964.
In quel periodo è stato responsabile nazionale della
gioventù, animatore teologico, cappellano dell’associazione dei volontari cristiani
per il lavoro.
Poi è stato in Francia, dove
ha lavorato nella missione
evangelica popolare e come
pastore della Chiesa riformata di Montmartre. Infine,
dalT85, ha servito come primo pastore della comunità
francofona di Roma, ospitata
nella chiesa valdese di via IV
Novembre.
Il suo non è stato un lavoro
tranquillo: ha dovuto organizzare ex novo la comunità,
adattarsi lui e la sua famiglia
al nuovo ambiente, imparare
una nuova lingua che non è
tra le più semplici, sebbene
vicina al francese.
Ma di lui ricorderemo la
sua serenità e il suo sorriso
amichevole e franco.
«Insieme a tutta la mia famiglia - ha detto - sono riconoscente alla Chiesa valdese
che ci ha dato la possibilità
di questo lavoro tra gli immigrati. Con sincera umiltà sono riconoscente al Signore
che, con noi, ha voluto aprire
una porta sulla dimensione
universale della chiesa. Spero che sia la Chiesa evangelica del Togo e sia l’Unione
Il pastore Bony KwamI Edzavé
delle chiese evangeliche metodiste e valdesi vorranno
adoperarsi per conoscersi
meglio e per testimoniare insieme della loro fede in Gesù
Cristo, nostro Signore. Esprimo l’augurio che la casa della fede, per la quale ci siamo
adoperati per porre le fondamenta, possa costruirsi nella
gioia e nella concordia ed accogliere fratelli e .sorelle non
italiani che cercano di esprimere la propria fede, venendo a vivere qui da voi in Italia».
te è giusto dire così. Ma sarebbe anche ingiusto non vedere tutti i segni positivi che
in questa Conferenza sono
stati dati: dalla chiesa di Siena in crescita, agli spazi che
all’interno delle nostre introverse (?) comunità trovano
sorelle e fratelli stranieri, alla
presenza di pastori che vengono a lavorare con noi, provenienti da altre nazioni e altri continenti, alla passione e
all’amore con la quale viene
condotto il lavoro della Società biblica per la diffusione
delle Scritture, alla serietà
nell’impegno finanziario manifestato dai delegati delle
chiese, agli spazi nuovi che,
ovunque, si creano per la predicazione.
La riconferma, alla presidenza della Commissione
esecutiva distrettuale, di Fulvio Rocco e di altri della precedente Commissione è un
segno di stima per il lavoro
svolto e di fiducia nelle capacità di portare avanti un lavoro non facile.
Per questo il canto finale
con il quale si sono chiusi i
lavori della conferenza, «Celebriamo il Signore...» non è
stato solo una formula rituale, ma un modo di riconoscere che nella nostra debolezza
e nonostante tutto si manifesta la misericordia del Signore.
Il nuovo pastore
Benvenuto,
Fenosoa
Fenosoa Andriamitandrina.
E il nome del nuovo pastore,
di origine malgascia, che sostituirà prossimamente Bony
Edzavé nella comunità francofona di Roma.
Il nome Fenosoa (pronuncia: Fenussuà) significa «uno
che è stato pienamente benedetto». Un bel nome per un
credente!
Fenosoa è nato a Tananarive (Madagascar) nel 1960.
Ha compiuto i suoi studi
presso la facoltà teologica
protestante di Tananarive,
dove per un certo tempo ha
insegnato anche Roland de
Pury, un nome amato dalle
nostre chiese evangeliche.
Ma con le chiese del Madagascar noi abbiamo un altro
bel rapporto, legato al nome
e al ricordo di Anita Gay.
Dopo aver terminato i suoi
studi teologici Fenosoa ha lavorato dal 1988 al ’93 come
cappellano presso l’ospedale
militare di Tananarive, un
complesso ospedaliero di circa 400 posti letto che però
cura più civili che militari.
Nel ’92 è stato consacrato
pastore.
Inizierà il suo servizio a
Roma a partire dal prossimo
settembre. Attualmente Fenosoa, insieme alla moglie e
ai suoi due bambini di 4 e 2
anni abita a Pinerolo (To)
dove, oltre a prendere conoscenza della realtà delle nostre chiese, sta apprendendo
l’italiano, con buoni risultati
a giudicare dal messaggio rivolto ai membri della Conferenza.
Nell’accoglierlo con gioia
in mezzo a noi, la Conferenza gli ha espresso cordiali
auguri per un lavoro benedetto.
Il dibattito sulle strutture intermedie
Una questione
sempre controversa
. ,T ^ mancata approvazione da parte del Sinodo ’92 del progetto di
riforma radicale delle strutture intermedie delle nostre
chiese (distretti e circuiti) ha
notevolmente accresciuto le
già forti perplessità della
Commissione esecutiva distrettuale sulla utilità delle
proprie funzioni e l’oggettiva
difficoltà di svolgere in modo
proficuo le attività indicate
dalTodg sinodale e dai regolamenti in vigore».
Così inizia la relazione della Commissione esecutiva distrettuale (Ced), ponendo subito al centro del dibattito un
tema che occuperà circa tre
quarti della Conferenza. In
un allegato di alcune pagine
la Ced documenta poi la sua
tesi di fondo, dicendo fra
l’altro: «Ci sembra legittimo
chiederci quali strumenti abbiamo quale Ced “per provvedere in via d’urgenza e
d’intesa con la Tavola alle
necessità e alle vacanze che
possono verificarsi nella direzione e conduzione degli
istituti del distretto’’ e “curare
e sovrintendere all’andamento amministrativo e allo sviluppo organizzativo degli
istituti del distretto” e inoltre
“in particolare provvedere alla verifica dei registri, dei
conti e degli archivi degli
istituti del distretto”».
Lo sviluppo delle opere da
un lato, la complessità della
materia amministrativa dall’
altro richiedono, nota ancora
la Ced, l’opera di esperti,
quali non sono necessariamente i componenti della
Commissione medesima.
Da qui, come è stato osservato, un senso di frustrazione
nel non riuscire, per una impossibilità oggettiva, ad
espletare i compiti assegnati
dai regolamenti e nell’essere
dunque ridotti a un ruolo secondario di «assentire e prendere atto» di quanto altri decidono e portano avanti; oppure ad un ruolo di semplici
«passacarte».
Innescate da questa miccia,
le polveri hanno preso fuoco
e la discussione è andata
avanti per ore, toccando punti diversi presenti già, in ordine sparso, nei dibattiti assembleati a tutti i livelli di questi
ultimi anni.
E tornata così sul tappeto
una antica polemica, nata col
«Patto d’integrazione», relativa alla moltiplicazione di
strutture, esagerate rispetto
alle dimensioni limitate delle
nostre chiese.
Perché sommare circuiti e
distretti? Non sarebbe stato
preferibile scegliere o l’una o
l’altra struttura?
Con pazienza, chi è esperto
di regolamenti ha cercato di
spiegare funzioni e diversità
dei due organi, preposti
l’uno, il circuito, al coordinamento della predicazione di
chiese viciniori; l’altro, il distretto, al collegamento amministrativo delle assemblee
locali per un’area geografica
più ampia.
E probabile che il principio
ecclesiologico di fondo che
regge l’organizzazione delle
nostre chiese - la gerarchia
di assemblee: chiesa locale.
Conferenza distrettuale. Sinodo - non sia stato ancora
metabolizzato.
Così come è probabile che
non siano ancora state espresse tutte le potenzialità
rappresentate dal circuito in
ordine alla evangelizzazione,
compito primario delle chie
se che può essere sviluppato
con il concorso di tutte le forze presenti in un determinato
territorio e richiede inventiva, spirito di iniziativa, impegno.
Ma per quanto riguarda il
distretto e in particolare la
Ced, le attribuzioni previste
dalTart. 19/R05/75 sono veramente molte e di peso.
Forse è un po’ esagerato
quanto qualcuno ha detto in
Conferenza, che sarebbe cioè
necessario avere persone a
pieno tempo per espletare
tutte quelle mansioni; di certo è un impegno gravoso che
mangia tutto il tempo libero
di chi ha un lavoro secolare e
riduce di molto il tempo che
un pastore ha per la cura della propria chiesa.
D’altra parte, come ha osservato il moderatore, i membri della Tavola si trovano
nelle stesse condizioni e con
un carico di lavoro e responsabilità di molto superiore.
Modificare questo aspetto
significherebbe trasformare
una chiesa di militanti in una
chiesa di funzionari. E una
sfida di non poco conto. Ed è
bene che periodicamente si
prenda atto della posta in
gioco.
Nella discussione è emerso
anche un altro tema, quello
legato al rapporto chiesaopere. Le opere dovrebbero
riferire alla Conferenza distrettuale che ne approva la
relazione morale e finanziaria. In genere esse non trovano spazio per riferire e tutto
si limita ad una superficiale
approvazione per alzata di
mano. Viene così a perdersi
un elemento prezioso: la verifica della predicazione nel
contesto vivo dei problemi
dell’oggi.
Ed avviene un tragico divorzio tra fede e opere. Queste fra l’altro compiono tutto
un cammino, interessante e
bello, ma non riescono a parteciparlo alle chiese.
E certo questo un punto su
cui riflettere, in vista di una
soluzione. Può essere che la
proposta votata in Conferenza di dedicare l’anno prossimo parte della discussione al
tema della diaconia, costituisca un primo avvio per superare questa situazione insana.
Forse, è stato osservato da
altri, sono le dimensioni stesse del distretto e le sue caratteristiche a renderne difficile
la gestione.
Ma allora quali ipotesi di
soluzione? Smembrare il IH
distretto tra il II e il IV?
Sembra poco praticabile. 0
ridefinire il II e il III? Anche
in questo caso ogni decisione
va ponderata a lungo.
In breve è parso bene affidare a una commissione il
compito di raccogliere gli
elementi emersi nel dibattito
per la formulazione di un
odg. La commissione ha lavorato a lungo nella notte,
senza tuttavia raggiungere un
accordo soddisfacente. La soluzione presentata il giorno
dopo in assemblea è passata,
ma non senza difficoltà. In
essa sostanzialmente si chiede al Sinodo di riaprire il
problema delle strutture intermedie.
Sarà interessante vedere
che cosa potrà maturare; ma
forse non è il caso di farsi eccessive illusioni.
Un dibattito sinodale probabilmente riprodurrà in scala più ampia le medesime dinamiche già presenti in questa Conferenza.
13
r
\/F.NERDÌ 25 GIUGNO 1993
Conferenza III Distretto
PAG. 9 RIFORMA
La chiesa valdese di Siena è stata riconosciuta come «chiesa costituita»
Dopo 40 anni senza pastore^ rinasce
una chiesa frequentata da molti stranieri
Franco Pavone, delegato
della chiesa di Siena, ha
illustrato alla Conferenza le
motivazioni per le quali i senesi hanno chiesto di venire
riconosciuti come «chiesa costituita».
È stato bello ascoltarlo; non
solo perché il senese, secondo
alcuni (e non sono di certo i
fiorentini!) è il vero italiano,
ma soprattutto perché il suo è
stato il racconto di una rinascita. Ed una rinascita fa sempre pensare un po’ alla resurrezione.
Da 40 anni la chiesa non
aveva il pastore. L’ultimo di
cui si aveva il ricordo era il
pastore Miscia. Poi Siena era
stata abbinata a Firenze ed
era stato giocoforza avere il
culto al sabato. Il tempio, poco per volta, era diventato
inagibile, la comunità si ritrovava in una saletta nascosta.
Ma ultimamente il tempio è
stato restaurato, grazie anche
al sostegno della Chiesa
evangelica di Wetzlar e alla
intelligente azione di Emidio
Campi.
La Tavola ha infine avuto
la possibilità di inviare un pastore a pieno tempo, Giovanna Pons, e questo ha rivitalizzato la chiesa. La frequenza
media ai culti è aumentata, è
nata una scuola domenicale,
si è formato un gruppo di studio biblico, di catechismo, si
sono allacciati rapporti con la
città, tanto che oggi la chiesa
è diventata un punto di riferimento per molti, singoli e associazioni, e la presenza evangelica è richiesta da gruppi culturali ed ecumenici.
Ma la novità maggiore consiste nella presenza di stranieri, una volta provenienti dalla
Svizzera, oggi invece da altri
continenti, i quali hanno trovato nel nucleo degli evangelici la propria famiglia. Si
tratta in genere di studenti
africani, a Siena per motivi di
studio. La corale, al 90%, è
Finanze
Situazione
preoccupante
Nella seduta serale la Conferenza ha affrontato il problema delle finanze, in modo
privilegiato rispetto a altre
Conferenze, per la presenza
del moderatore e di Rosella
Panzironi.
La situazione generale non
è rosea perché le chiese non
hanno corrisposto quanto si
erano impegnate a versare.
Per il III distretto mancano
all’appello 40 milioni. Il ’92
è chiuso con un deficit di
eirca 160 milioni, che la Tavola ha poi ridotto a 100.
Non si può pensare che
dall’estero ci giunga un soccorso perché, anzi, i doni che
J‘*ceyiamo sono in costante
diminuzione. Non si può pensare di alienare una fetta del
patrimonio, perché sarebbe
una politica economica dissennata. Dunque non rimane
^tro che rimboccarsi le maniche.
Con molto senso di responsabilità i deputati delle chiese
ai sono impegnati a portare il
discorso nelle realtà locali,
Ppi" giungere a coprire il deficit. Tocca ora alle chiese fare
un piccolo sforzo per manifestare la solidarietà che le lega
•c une alle altre.
Il tempio valdese di Siena: la ristrutturazione si è conciusa nel 1987
grazie all’aiuto della Chiesa evangelica di Wetzlar
costituita da loro! E una fresca boccata di ossigeno, che
costringe gli elementi locali
della chiesa a porsi il problema di altre culture, a dialogare e a capire.
Particolare soddisfazione
per questa rinascita ha voluto
esprimere Guido Colucci e
«pour cause!» perché vent’
anni fa fu lui a dovere comunicare alle sorelle e ai fratelli
senesi che, a norma dei regolamenti, la chiesa di Siena
doveva essere considerata
«centro di evangelizzazione».
Era la dichiarazione di una
sconfitta.
Perciò la gioia sua e quella
di tutta la Conferenza è stata
un po’ simile a quella espres
sa dal Salmo 126 (che è stato
ricordato all’assemblea):
«Quando T Eterno fece tornare i reduci di Sion, ci pareva
di sognare. Allora la nostra
bocca fu piena di sorrisi e la
nostra lingua di canti d’allegrezza. Allora fu detto tra le
nazioni: l’Eterno ha fatto cose grandi per loro. L’Eterno
ha fatto cose grandi per noi, e
noi siamo nella gioia!».
Il tempio di Siena
Il tempio di Siena è affiancato da una graziosa palazzina. Ambedue gli stabili
furono costruiti nel 1880 per
l’interessamento e la vocazione del dott. Giuseppe Co
Vita delle chiese
Novità e qualche problema
Scorre in rapida carrellata
la vita delle chiese. Accanto
alle novità relative alla rinata
chiesa di Siena, notizie interessanti vengono dal settore
giovanile: a Pisa, Firenze,
Lucca e altrove sono nati
gruppi Fgei. Iniziative di tipo
ecumenico sono presenti un
po’ ovunque con il proseguimento di gruppi Sae o contatti
con parroci aperti e disposti a
iniziative. Tra l’altro è da segnalare l’iniziativa dell’XI
circuito di riunire i rappresentanti delle nostre diverse chiese che hanno partecipato al
Sinodo della diocesi di Roma
per ascoltarne le impressioni.
Non mancano motivi di
preoccupazione. Per esempio
a Villa San Sebastiano il doposcuola è in crisi: i bambini,
che alcuni anni fa erano una
quarantina, si sono notevolmente ridotti e ci si domanda
se l’iniziativa possa ancora
continuare.
E soprattutto c’è il problema di riuscire a coprire i posti
pastorali. Dorothea Müller lascia Firenze per Sanremo..
Robert Marsh lascia la chiesa
di Ponte Sant’Angelo di Roma. Gente che va e viene, ma
la predicazione continua.
Il nuovo pastore della comunità francofona di Roma, Fenosoa
mandi, un cittadino di Montalcino passato al valdismo.
La vocazione del dott. Comandi era in particolare quella del pedagogo, infatti la palazzina ha ospitato fino al
1914 una scuola elementare
per bambini meno abbienti di
Siena.
Il secondo piano ospitava
invece la famiglia del pastore
o quella del maestro evangelista. La comunità di Siena è
sempre stata una comunità
frequentata da alcuni senesi e
parecchi stranieri. All’inizio
era preponderante la comunità svizzera. Oggi vi sono
molti immigrati sia italiani
che stranieri.
Dopo la ristrutturazione del
tempio, conclusasi nel 1987,
la Tavola ha creduto opportuno di mandare un pastore residente, a partire dall’ottobre
’89 (per il primo anno a mezzo tempo), dopo circa 40 anni di vacanza della sede pastorale.
La chiesa oggi è passata da
una media di frequenza ai
culti da 6 a 26 persone. Ha
una completa vita ecclesiastica in tutte le sue funzioni e 47
membri comunicanti. Da qui
la decisione della Conferenza
distrettuale di riconoscerla
quale chiesa costituita.
Altre attività
Società biblica
e formazione
diaconale
La Conferenza è stata l’occasione per ascoltare quanto
succede in altre realtà che
non rispondono del proprio
operato in sede di Conferenza stessa, ma che sono comunque presenti nel distretto
e svolgono un’attività non indifferente. È il caso della Società biblica, rappresentata da
Mario Cignoni che ha dato
una serie di preziosi e interessanti notizie.
Non tutti sanno infatti che
la Società ha preparato una
serie di pannelli sulla Bibbia,
dai famosi rotoli del Mar
Morto fino ai giorni nostri,
con lo scopo di illustrare la
storia del testo biblico, ma
anche di stimolare interesse e
curiosità intorno al suo contenuto. È dunque l’ideale per
manifestazioni che vogliano
avere un taglio evangelistico.
La Società mette la mostra
gratuitamente a disposizione
delle chiese. In altro settore,
informazioni sono state redatte da Letizia Sommani sul
Centro di formazione diaconale di Firenze.
Attualmente esso conta una
dozzina di studenti/esse, e ormai si cominciano a vedere i
primi risultati. C’è un piano
di studi ampio, che si occupa
di esegesi e teologia, di storia
della chiesa e delle opere, dei
problemi legati alla vocazione e alle relazioni con il prossimo.
La conferenza ha salutato
Ornella Rovelli Grein, responsabile della casa per ferie di Rio Marina: un’opera
che si propone di essere anche un punto di aggregazione
e rilancio per gli evangelici
presenti nell’Isola d’Elba.
Conferenza del III distretto
Le principali decisioni
Siena: «chiesa costituita»
La Conferenza distrettuale, ascoltata la relazione della
chiesa valdese di Siena e ricevuto il parere caldamente positivo dell’assemblea del X circuito, accoglie con molta
gioia la domanda della suddetta chiesa di essere riconosciuta come chiesa costituita.
Saluti
La Conferenza distrettuale esprime il suo vivo ringraziamento ai pastori Bony Edzavé, Robert Marsch e Dorothea
Müller per l’opera svolta nell’ambito del distretto e l’augurio più vivo per il loro futuro lavoro. La Conferenza distrettuale augura ai pastori di nuovo inserimento nel nostro distretto un proficuo lavoro.
Circuiti e distretti
La Conferenza distrettuale, valutate le oggettive difficoltà
di funzionamento del distretto, illustrate nella relazione della Ced e nel documento allegato, e considerato che la riflessione del Sinodo ’92 sulle strutture intermedie delle nostre
chiese (Cfr. 26/SI/92 - distretti e circuiti) è giunta ad una
conclusione che per il III distretto non risolve i problemi
più volte denunciati negli anni scorsi, rivolge un pressante
invito al Sinodo a riesaminare la questione in tutti i suoi
aspetti.
Raccomanda alla Ced di
a) elaborare, anche sulla base di opportuni confronti con
gli altri distretti, un piano che preveda per la Ced funzioni
compatibili con le realtà del III distretto e a presentarlo alla
prossima Conferenza;
b) organizzare la prossima Conferenza distrettuale prevedendo un adeguato spazio di dibattito su una tematica di
studio di interesse generale, quale la diaconia;
c) riflettere sul senso della rappresentanza di un membro
della Ced presso le opere, anche in vista delle eventuali
modifiche che potranno verificarsi in tale campo in seguito
alla creazione della Commissione sinodale della diaconia,
avanzando eventualmente proposte alternative;
d) promuovere sistematicamente incontri con i rappresentanti dei Consigli di circuito per uno scambio di informazioni sulle rispettive attività.
Richiamo alle comunità
La Conferenza distrettuale richiama le comunità del distretto ad essere più responsabili nel collaborare con la Ced
e più sollecite nelle risposte dovute per la buona conduzione delle attività del distretto.
Finanze
La Conferenza distrettuale, constatato che nel III distretto
mancano circa 40 milioni per raggiungere la copertura del
preventivo della Tavola, registrati alcuni ritocchi negli impegni di alcune chiese, invia a queste il prospetto dei nuovi
impegni, esortando in particolare quelle che hanno un basso
livello di contribuzione media pro capite, a riconsiderare la
propria posizione per il 1993, tenendo presente che «impegnandosi con prudenza riservandosi di dare di più se ci si
riuscirà, è un modo di pensare perdente» (relazione
Ced/III/93).
Invita le chiese valdesi a comunicare alla Ced il proprio
impegno entro il mese di luglio 1993
La Commissione esecutiva del III Distretto; da sin. Leonardo Casorio, Angelica Perres, Fulvio Rocco, Giovanna Pons, Mario F. Berutti
Incarichi '93-94
La Conferenza distrettuale elegge presidente della commissione esecutiva distrettuale Fulvio Rocco.
La Conferenza distrettuale elegge vicepresidente della
commissione esecutiva distrettuale Mario F. Berutti
La Conferenza distrettuale elegge quali membri della Ced
Leonardo Casorio, Giovanna Pons, Angelica Perres.
La Conferenza distrettuale elegge la Commissione d’esame nelle persone di Salvatore Carcò, Enos Mannelli,
Giuseppe Sacco; supplenti Elsa Antonelli, Antoinette
Krieg.
La Conferenza distrettuale designa quale predicatore
d’ufficio per la prossima Conferenza Giovanni Conte; supplente Ursel Koenigsmann.
La Conferenza distrettuale elegge quale suo deputato al
Sinodo Angelica Perres; supplente Elsa Antonelli
14
PAG. 10 RIFORMA
Conferenza IV Distretto
VENERDÌ 25 GIUGNO 19q.:¡
Tra i boschi di pini deiia Piccoia Siia, a Bethei: ia Santa Cena dei partecipanti aiia Conferenza dei IV distretto
.''•i
L'interrogativo della Conferenza passa alle chiese valdesi e metodiste e al Sinodo
nostro paese ha bisogno della Riforma?
Non poteva mancare in
Conferenza una valutazione generale delle cose successe in questi ultimi mesi. Ci
siamo ritrovati perciò a
Bethei un po’ come cinquant’anni fa si ritrovarono i
nostri padri o i nostri nonni al
Ciabàs, nella necessità di ripensare se stessi e la propria
vocazione di fronte ai grandi
rivolgimenti dell’ora presente. Il paragone finisce qui, essendo molte, troppe, le differenze. Ma analoga è la sensazione di una svolta profonda
in atto e la percezione che la
chiesa vive su una linea di
frontiera tra il vecchio e il
nuovo.
Molto opportunamente la
Ced ha voluto introdurre il
dibattito con una nota di
Giorgio Bouchard, il quale
osserva: «Non è solo la classe
politica che è in crisi, è un intero sistema di vita che sta
mostrando tutte le sue tragiche contraddizioni. Ma come
e dove è nato questo sistema
di vita?» e poco dopo aggiunge: «Questo sistema marcio e
corrotto è nato il 18 aprile
1948, è nato cioè dalla particolare soluzione che la cristianità italiana ha dato ai
problemi della guerra fredda
e dello sviluppo del paese: la
creazione di un regime catto
lico, onnipresente e pervasivo, pieno di complicità con i
poteri occulti (mafia, Sindona
ecc.), capace di sviluppare
uno statalismo populista privo di veri controlli democratici e un assistenzialismo corrotto e corruttore». Che cosa
fare? Per Bouchard (ma non
solo per lui) «è necessaria
una riforma. Una riforma
fondata sul ravvedimento, su
una idea biblica della libertà,
sull’assunzione personale di
responsabilità. Proprio nelle
terre della mafia e della camorra l’Evangelo del ravvedimento e della libertà può ricuperare tutta la sua capacità
dirompente e creativa. Se
questo non accadrà, l’Italia
non potrà far altro che adeguarsi, penosamente, ai modelli delle cosiddette “nazioni
più avanzate” sotto gli auspici di un conformismo laico
che non sarà meno angusto di
quello spirito controriformistico che ha svigorito il nerbo
morale del nostro paese».
«Saremo all’altezza di questa sfida?» si è chiesto la
commissione d’esame nella
sua relazione. E ha aggiunto:
«Quale minoranza significativa del nostro paese dovremmo rappresentare un punto di
riferimento per tutti, ma dobbiamo dire che sinora, tranne
in alcune occasioni, siamo rimasti a. guardare, forse incapaci di dare risposte, di indicare vie nuove».
Nel dibattito che ha occupato l’intera mattinata e che
si è anche protratto in parte
del pomeriggio, molte sono
state le voci che hanno ripreso o aggiunto altri elementi.
E necessaria una confessione
di peccato, è stato detto, sia
perché come chiesa ci siamo
talvolta sottratti al compito di
vivere e partecipare alla vita
del paese in senso critico e
costruttivo, sia perché vi è
anche tra noi chi ha beneficiato di questo sistema perverso. Certo sono stati anni
duri, in cui sono state spietatamente emarginate tutte le
forze e le istanze di rinnovamento. Ma non è finita: la
mafia non è ancora stata
sconfitta; la Chiesa cattolica,
dandosi una nuova, presunta
verginità, si pone come punto
di riferimento morale; è ces
sata la politica assistenziale al
Mezzogiorno, ma non si intravede una nuova politica di
sviluppo. E in questa situazione, che cosa sono le nostre
chiese? Numericamente una
realtà insignificante, cronicamente carenti di pastori. Eppure la Conferenza ha detto
che è inutile sognare cose che
non ci sono: si deve partire da
ciò che siamo e perciò puntare sui doni locali, riscoprire i
ministeri «laici», in primo
luogo la figura dell’anziano,
e far diventare le nostre chiese luoghi aperti di incontro e
fraternità.
Insomma, con equilibrio,
senza facili entusiasmi né fughe in avanti, senza velleità
ma anche senza pessimismi
corrosivi, consapevoli di aver
ricevuto la grande parola della libertà, le chiese presenti in
Conferenza hanno manifestato la loro voglia di fare e di
essere attivi in questa fase
difficile della vita del paese.
CONFERENZA DEL IV DISTRETTO
IL SINODO
DEL MERIDIONE
LUCIANO DEODATO
Più che una Conferenza,
quella del IV distretto, è
un sinodo: una trentina di
chiese tra valdesi e metodiste, alcune tra le opere più
care al cuore degli evangelici
(Casa materna a Portici,
Centro diaconale «La Noce»,
a Palermo, Servizio cristiano
a Riesi), un paio di Centri
giovanili (Adelfia, Bethei),
scuole, asili, doposcuola (Pachino, Scicli, Riesi, Palermo,
Napoli, Cerignola), una Casa
di riposo (Vittoria), la partecipazione a grossi impegni
insieme ad altre forze evangeliche (Ospedale evangelico a Ponticelli, Villaggio
evangelico di Monteforte) e
poi tutta una serie di iniziative locali in campo culturale
e sociale che sarebbe veramente lungo menzionare; un
elenco che tende ad aumentare. E tutto questo per poco
più o poco meno di 1.500
membri di chiesa.
Dunque una grande diaspora, disseminata su un vasto territorio, costretta a misurarsi con problemi immensi quali sono quelli posti dalla realtà meridionale; un pulviscolo di credenti che, anziché rinchiudersi in se stessi
per curare la propria pietà
personale, hanno accettato la
grande sfida di vivere la fede
nel Cristo Signore di fronte
al mondo delle mafie, della
superstizione, della miseria
morale e culturale, in effettiva solidarietà con sfruttati e
vittime. Ecco perché la Conferenza è un momento alto
Il pastore John Hobbins che a
settembre, con la moglie, Paola
Benecchi, lascerà il distretto
........
Dibattito sulle finanze delle chiese valdesi e metodiste
Otto per mille e defiscalizzazione
Bethel, si discute anche nei momenti di pausa
Serena la discussione del
capitolo «finanze»: accettati
da tutte le chiese gli impegni
per il prossimo anno finanziario, secondo le quote richieste. Segno di una maturità e
senso di responsabilità da
parte di ogni chiesa. Non è
cosa da poco se si pensa che,
per una base di circa 2.000
membri di chiesa, vi è un impegno globale (tra chiese metodi.ste e valdesi) superiore ai
300 milioni.
L’asse della discussione si
è piuttosto spostalo su defiscalizzazione e 8%p, data anche la presenza di Piero Trotta e Giorgio Bouchard.
È possibile che già nel ’94,
se vengono rispettati i tempi
della procedura in atto, si
possa operare la defiscalizzazione. Per contribuenti con
redditi bassi questo potrà si
gnificare in concreto un risparmio pari a circa il 27%;
per quelli a reddito alto, pari
al 41%. «Questa percentuale
- ha auspicato Trotta - dovrebbe essere versata alla
chiesa». Non sarebbe corretto, infatti, approfittare della
possibilità della defiscalizzazione per pagare di fatto meno tasse. Ci si aspetta quindi
che le contribuzioni personali, anziché diminuire, aumentino di un 27 o di un 41 per
cento!
Sul fronte dell’8%o Bouchard ha sgombrato il campo
da false illusioni e infondati
ottimismi: «Nel primo anno ha detto - lo stato ci darà
1.700 milioni; ma nel secondo il contributo scenderà a
1.100 milioni. Poi si vedrà;
ma ben difficilmente, date le
nostre dimensioni, otterremo
di più. Si tratta perciò di un
contributo che a malapena
riuscirà a salvare la nostra
diaconia». Immutato dunque
rimane l’impegno dei singoli
membri di chiesa. In pratica,
in un certo .senso, quanto si
otterrà con r8%o sostituirà
quello che è il contributo delle chiese estere sorelle per la
nostra diaconia, in un momento in cui esse sono sollecitate a sostenere ben altre situazioni in altre parti del
mondo.
Gianna Sciclone ha poi
informato la Conferenza che
la Tavola ha già avviato la
preparazione di un «vademecum» per i cassieri con le
istruzioni relative alle ricevute da dare ai contribuenti.
Esisterà inoltre a nome della
Tavola un conto corrente speciale per questi versamenti.
nella vita delle chiese del
meridione: un momento necessario di confronto su tematiche regionali, ma con
valenza nazionale; verifica
di una predicazione che non
vuole essere fuga dal mondo,
ma messaggio di liberazione
e riscatto, ricerca di una nuova umanità riconciliata e perdonata.
La Conferenza si è aperta
con una parola dell’apostolo
Paolo: «Il Signore è lo Spirito; e dov’è lo Spirito, lì c’è
libertà» (Il Cor. 3, 17). Alla
vigilia della consultazione
elettorale piena di attese e di
tensione, l’Evangelo è la
grande apertura verso il nuovo di Dio; lo Spirito è il respiro del Regno, che anima e
trasforma anche la nostra
realtà.
Molto spazio è stato dedicato alla valutazione del momento particolare che sta vivendo il nostro paese, per
cercare di capire come e dove si vogliono collocare le
nostre chiese. Nessun rimpianto per il sistema che
crolla e che in Italia, ma soprattutto nel Meridione, ha
spezzato vite umane, corrotto ogni cosa, impedito lo sviluppo, la vita, vanificato
sforzi generosi per il rinnovamento. Ma anche nessuna
illusione nei confronti di
nuovi soggetti politici emergenti che rischiano di non
dare risposte adeguate ai
problemi di sempre. La Conferenza ha cercato di sintetizzare la ricca discussione
avuta in assemblea in un documento interlocutorio che
viene proposto alla riflessione delle chiese, consapevole
della provvisorietà di ogni
nostra analisi e della necessità di proseguire un dibattito che sarà lungo.
Un punto solo, forse, rimane fermo, quello cioè di adoperarsi perché in questo momento le chiese rimangano
spazi aperti, luoghi di maturazione democratica ed esercizio della libertà, del dialogo, del confronto. In questo
senso, per esempio, cerca di
muoversi la chiesa di Catania; ma c’è anche il problema dei migranti, e la sfida
che viene alle nostre chiese
di essere «chiesa insieme»'
con loro, e non semplicemente «per» loro. E poi c’è
la sorpresa di scoprire nuovi
fratelli e nuove sorelle tra le
chiese dell’area «evangelicale»; significativa la pre.senza
del pastore Remo Cristallo
del movimento «Nuova Pentecoste»; la gioia di accogliere una nuova realtà, la
chiesa di Ottaviano, col suo
pastore Antonio Squitieri; la
soddisfazione di constatare
che la scommessa Bmv va
avanti e che è possibile
un’effettiva collaborazione
territoriale, unendo le nostre
scarse forze per Timmenso
compito dell’evangelizzazione.
La Conferenza ha lavorato
con molta disciplina, ed è
riu.scita a trattare tutti gli argomenti in agenda: Tesarne
delle opere, le finanze, l’e.same degli statuti ecc. Al termine dei suoi lavori la Santa
Cena, celebrata alTapertosotto i pini della Sila e n
canto dell’inno «A.scoltami.
popolo mio...», a ricordare
che la vita nella libertà trova
il suo fondamento nel Patto
di Dio con noi e la sua sostanza nell’ascolto ubbidiente della sua Parola.
15
r
\/FNERDÌ 25 GIUGNO 1993
Conferenza IV Distretto
PAG. 1 1 RIFORMA
wm
Accolta la richiesta della comunità dell'area napoletana
La chiesa di Ottaviano entra nella
comunione valdese e metodista
LUISA NITTI_______
La richiesta della Chiesa
evangelica del Nazareno
di Ottaviano (Na) di entrare a
far parte deH’ordinamento
valdese può essere letta, a
partire dalla storia e dalle vicende di questa comunità, come sbocco naturale di una
lunga collaborazione con le
nostre chiese. Già da anni la
chiesa di Ottaviano dà il suo
contributo nell’ambito del
Consiglio delle comunità
evangeliche, mantenendo rapporti stretti con buona parte
delle chiese «storiche» del
Napoletano. La scelta di accedere alla componente metodista è stata dettata da una certa
tradizione wesleiana di cui è
portatrice la stessa Chiesa del
Nazareno e dai contatti già
esistenti con il mondo metodista, anche internazionale.
Il pastore Antonio Squitieri
ha riportato in assemblea la
soddisfazione della sua comunità per la decisione presa e
ha ricordato le tappe che hanno portato a questa richiesta:
«La chiesa di Ottaviano - ha
ricordato Squitieri - si è trovata di fronte a due possibilità: approfondire i tradizionali legami con le chiese protestanti di area fondamentalista
0 rinsaldare i legami non occasionali che allo stesso tempo la univano alle chiese della
Federazione». Più forte è sta
to il desiderio di volersi collegare organicamente alle nostre chiese e di passare dallo
stato di «osservatori» a quello
di membri effettivi della Federazione.
Si intuisce dalle parole del
pastore quanto questo passo
sia stato importante per la comunità, anche in vista di un
suo rilancio: al momento essa
conta trentacinque membri,
un gruppo femminile che si
riunisce regolarmente e un
gruppo giovanile, non ancora
del tutto avviato ma dalle promettenti potenzialità. È già in
programma un incontro con la
Giunta regionale della Fgei ed
è possibile che i giovani della
chiesa di Ottaviano decidano
di aderire alla Federazione
giovanile.
li pastore Antonio Squitieri della
chiesa di Ottaviano
Per il governo del distretto
Incarichi '93-94
La Commissione esecutiva distrettuale riconfermata. Da destra Paolo Olivieri, Gianni Sagnipanti, Enrico Tobia, Karola Stobàeus, Franco
Carri
Molte sono state le elezioni per gli incarichi di competenza della Conferenza distrettuale:
Commissione esecutiva distrettuale ’93-94:
presidente: Enrico Trobia; vicepresidente: Franco Carri;
consiglieri: Karola Stobàeus, Pàolo Olivieri, Francesco
(Gianni) Sagripanti.
Commissione d’esame ’94:
Mirella Scorsonelli, Maria Adelaide Rinaldi; supplenti:
Salvatore Fortini, Anita Peyronel.
(deputato al Sinodo:
Maria Teresa Fiorio; supplente Furio Crucitti.
Rappresentanti Conferenza distrettuale in comitati:
Casa di riposo di Vittoria: Georges Paschoud, Mirella
Scorsonelli, Marco Tullio Fiorio.
Centro evangelico di Bethel: Maria Teresa Fiorio, Piera
lerna.
Centro evangelico di Adelfia: Giuseppe Ficara.
Casa valdese di Guardia Piemontese: Ada Cavazzani, Gabriele Sciclone.
l'i'edicatore nella prossima Conferenza distrettuale:
Gianna Sciclone; supplente Franco Carri.
biella prossima Conferenza distrettuale:
Villaggio evangelico di Monteforte Irpino
La vicenda della comunità
comincia nel 1969, quando
Giuseppe Di Prato, un ferroviere vissuto a lungo a Milano
e di là tornato ad Ottaviano,
organizza il primo piccolo
gruppo, composto da appena
sette persone. Quando, nel
1982, il pastore Squitieri inizia il suo ministero, il nucleo
iniziale è cresciuto ed è legato
alla Chiesa del Nazareno.
In una realtà difficile come
quella della cintura vesuviana,
stretta fra i soprusi della camorra e le inefficienze dello
stato, la chiesa evangelica, fin
dai primi anni della sua esistenza, ha instaurato rapporti
con alcune realtà sociali e politiche, dando concretezza al
proprio modo di vivere la predicazione e la testi-monianza.
Alcuni membri di chiesa sono
impegnati in iniziative di volontariato in favore degli anziani, ma la comunità tutta
guarda con attenzione ai problemi degli immigrati
extracomunitari (è stata promossa un’indagine sulla presenza degli immigrati in Ottaviano e dintorni), si interessa
della questione dell’infanzia
abbandonata, riflette sui rapporti con il Terzo Mondo. Da
poco è sorto il Centro socioculturale «D. Bonhòffer», ulteriore testimonianza dell’impegno di questa piccola comunità negli spazi sociali in
cui vive.
Giovani
Molto bene
gli scout
e la Fgei
Si voleva parlare dei giovani nel contesto dei problemi generali e della vita delle
chiese, a sottolineare il fatto
che essi fanno parte integrante della chiesa presente
e non di quella futura, né
possono essere in qualche
modo ghettizzati.
Poi, fatalmente, si è finito
per trattare la questione in
modo specifico. Ecco, qui è
già tutta compresa la questione. E comunque nel IV
distretto c’è una realtà in
movimento dovuta un po’ ai
gruppi scout, tra cui quello
di Palermo è particolarmente
numeroso, e un po’ ai gruppi
Fgei che soprattutto in Puglia sembrano moltiplicarsi
secondo una progressione
geometrica!
Il fenomeno nel suo complesso è quanto mai rallegrante e viene a indicare una
linea di tendenza che sarebbe sciocco non seguire. Ma
le chiese non sembrano esserne molto consapevoli.
Da qui la proposta di organizzare un convegno nella
prossima primavera e la nomina di una commissione
che studi la questione ed elabori progetti.
Positiva, intanto, l’iniziativa dei centri giovanili di dotarsi di un coordinamento tra
loro. Sembra la scoperta
dell’acqua calda Eppure finora nessuno ci aveva pensato!
Si prospettano difficoltà per il '93-94
Tre pastori
lasciano il distretto
Tre pastori lasceranno il
IV distretto nei prossimi mesi: Giuseppe La Torre, Paola
Benecchi, John Hobbins.
Tutti e tre in Sicilia. Naturalmente in Conferenza se ne è
parlato con un certo dispiacere, pur comprendendo pienamente i motivi che li spingono a svolgere il loro ministero altrove, per il vuoto che
lasciano, per un lavoro valido che si interrompe.
E naturalmente ci si è chiesti perché questo succede,
senza tuttavia trovare risposte soddisfacenti; o forse è
mancato il tempo di condurre
un’analisi approfondita e per
certi versi scomoda. Partono,
fra l’altro, in un momento in
cui sembrano aprirsi più ampie prospettive di lavoro e di
evangelizzazione per le chiese, in un momento di crescita, non di crisi. Ma la Conferenza ha voluto trarre da questo fatto uno stimolo per un
ripensamento della strategia
da applicare che privilegi la
formazione dei ministeri
«laici». Forse sono stati gettati i primi elementi per una
specie di rivoluzione copernicana.
Tre sono le linee che la
Conferenza ha individuato.
In primo luogo una relativizzazione del ruolo pastorale
che non può essere il perno
intorno al quale ruota tutta la
vita della comunità, ferma
restando la funzione fondante della predicazione. In secondo luogo una valorizzazione dell’istituto dell’anzianato.
La continuità della predicazione e del lavoro deve essere garantita dal Consiglio
di chiesa che resta, mentre i
pastori (o le pastore) sono
soggetti a trasferimenti. In
terzo luogo la programmazione e la collaborazione nel
quadro del circuito: un istituto con potenzialità che raramente vengono espresse. La
Ced dovrà ora verificare la
realizzazione effettiva delle
linee votate dalla Conferenza.
Conferenza óe\ IV (distretto
Le principali decisioni
Chiesa di Ottaviano
La Conferenza distrettuale, preso atto della decisione della chiesa di Ottaviano di entrare a far parte della Chiesa
evangelica valdese-Unione delle chiese valdesi e metodiste,
come comunità locale metodista, se ne rallegra vivamente;
esprime parere favorevole a che il Sinodo accetti questa domanda e si augura che questa decisione rafforzi la testimonianza evangelica in Campania.
Scout
La Conferenza distrettuale, preso atto della relazione della «commissione scout» e della proposta dell’istituzione di
una commissione sui problemi relativi alle attività giovanili
delle chiese, delibera di istituire una «commissione giovani», composta da cinque persone, a cui dà mandato di organizzare nella primavera 1994 un convegno per l’elaborazione di proposte per migliorare il coordinamento delle diverse scelte ed esperienze presenti in ambito giovanile.
Il seggio nomina la commissione giovani nelle persone
di; Attilio Scali, Carlo Chiecchi, Ester La Fata, Francesco Petrosillo, Bruno Gabrielli (coordinatore).
Sciclì
La Conferenza distrettuale incarica la Ced di presentare
al Comitato permanente dell’Opcemi le perplessità insorte
in sede di discussione della bozza di statuto dell’opera diaconale metodista di Scicli, affinché provveda ad apportarvi
le necessarie modifiche onde pervenire a una sua nuova
stesura da sottoporre all’esame della prossima Conferenza
distrettuale.
Vita delle chiese
La Conferenza distrettuale, dopo ampio dibattito sulla vita delle chiese nel corso del quale sono emerse tra l’altro
questioni riguardanti:
- il numero limitato dei conduttori di comunità;
- la situazione di diaspora in cui vivono le nostre chiese
in Italia;
- l’impossibilità finanziaria di coprire tutte le realtà locali con una presenza pastorale stabile,
consapevole che a queste questioni deve essere data una
valida risposta alFintemo però di un progetto sul territorio
che promuova la ricerca e la valorizzazione dei doni dei diversi membri di chiesa in un programma di collaborazione
tra comunità viciniori,
dà mandato alla Ced di elaborare in stretta collaborazione
con i circuiti e le chiese una o più proposte in questa direzione.
Istituti
La Conferenza distrettuale approva la relazione morale e
finanziaria del Cese di Palermo e raccomanda questo importante servizio alla riconoscenza delle chiese in un impegno sempre maggiore a favore dei migranti e stranieri nel
nostro paese. Segnala l’opportunità di un esame ed una presentazione più approfondita di questo servizio alla prossima Conferenza distrettuale.
Villa Betania
La Conferenza distrettuale, preso atto dei numerosi fatti
positivi che si sono verificati nella vita dell’ospedale evangelico di Napoli e della «Fondazione Betania», se ne rallegra vivamente ed esprime la sua piena solidarietà ai responsabili in vista dei futuri sviluppi dell’opera.
La Casetta
La Conferenza distrettuale, informata del lavoro e delle
prospettive del costituendo Centro sociale «La casetta» di
Bari, se ne rallegra. Ravvisa in questo Centro un utile strumento di servizio. Auspica che la Tavola valdese si adoperi
per il completamento del restauro.
16
PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 25 GIUGNO 1993
Nuova sentenza del Tribunale amministrativo regionale deirEmilia-Romagna
La messa nella scuola pubblica è facoltativa
e deve essere organizzata fuori orario
Con una sentenza che ribalta le recenti ordinanze del Consiglio di Stato (26
marzo), il Tribunale amministrativo regionale (Tar)
dell’Emilia Romagna, con la
sentenza n. 250/93, depositata il 17 giugno, riafferma la
totale illegittimità della celebrazione di atti di culto in
orario scolastico. Il contenzioso giuridico era sorto il 13
febbraio 1992, quando il ministro della Pubblica Istruzione, Misasi, equiparava in
una nota la celebrazione di
atti di culto allo svolgimento
di attività extrascolastiche
(gite, visite a musei, ecc.).
In seguito a questa nota
due Consigli di circolo, a
Bologna e Vergato (Bo), deliberavano di svolgere tali
celebrazioni in orario scolastico. La decisione veniva
impugnata sul piano locale
da un gruppo di genitori, dal
comitato «Scuola e Costituzione», dalla comunità ebraica, dalla Chiesa metodista e
dalla Chiesa avventista e, a
livello nazionale, dal Comitato nazionale Scuola e Costituzione, dalla Tavola valdese e dall’Unione delle
chiese cristiane avventiste in
Italia.
Conseguentemente, il 1°
agosto 1992 il Tar dell’Emilia Romagna sospendeva le
delibere dei Consigli di circolo mentre il Consiglio di
Stato, in seguito a impugnativa promossa dal ministro
della Pubblica Istruzione,
Rosa Russo Jervolino, la
reintegrava parzialmente il
26 marzo scorso.
Con l’attuale sentenza il
Tar dell’Emilia Romagna afferma con chiarezza che gli
atti di culto non sono equiparabili ad attività extrascolastiche. «Se certamente l’insegnamento della religione è
cultura religiosa - si legge
ÏB
Un’ora di religione in una scuola pubblica
nella sentenza - altrettanto
certamente gli atti di culto,
le celebrazioni di riti e le
pratiche religiose non sono
“cultura religiosa”, ma essi
sono esattamente il colloquio
rituale che il credente ha con
la propria divinità, un fatto
di fede individuale quindi e
non un fatto culturale».
Inoltre il Tar sottolinea che
gli atti di culto non possono
aver luogo durante l’orario
scolastico, poiché in tal modo «si turba e sconvolge il
normale e ordinato andamento scolastico», finalizzato a fornire agli alunni «quel
bagaglio culturale che servirà loro nella vita e nelle
realizzazioni future».
Per il pastore Giorgio Bouchard, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), la sentenza «ci pare rispettare nel
profondo la presenza di varie ispirazioni spirituali nel
nostro paese. L’esistenza di
Rimìrma
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DIRETTORE: Giorgio Gardioi
VICEDIRETTORI; Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
REDATTORI: Stelio Armand-Hugon, Claudio Bo, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fuivio Ferrano, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Piervaldo Rostan, Marco Schellenbaum, Fiorence Vinti, Raftaeie Volpe
GARANTI: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco,
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Ritorma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1° gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le
modifiche sono state registrate con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Nella foto di prima pagina: Migrazioni: gruppo di cinesi che ha tentato di entrare clandestinamente, via mare, negli Stati Uniti
taluni privilegi concordatari
per una confessione non sminuisce infatti la sostanziale
parità tra le varie espressioni di fede, che è già iscritta
nella nostra Costituzione.
A parere nostro questa
sentenza, lungi dall’ inasprire
i rapporti, apre un’epoca di
maggiore rispetto e quindi di
pace tra le varie confessioni
religiose. Lo spirito di Cristo
- non dobbiamo”mai dimenticarlo - opera nella libertà».
Il pastore Ignazio Barbuscia, direttore del dipartimento affari pubblici dell’
Unione delle chiese cristiane
avventiste in Italia, afferma:
«Da cinque anni chiediamo
il rispetto delle Intese firmate tra lo stato e le confessioni
religiose. Due volte il Tar
del Lazio e due volte la Corte Costituzionale ci hanno
dato ragione sul problema
dell’insegnamento della religione cattolica; ora anche il
Tar dell’ Emilia Romagna ci
ha dato ragione, confermando T illegittimità della celebrazione di atti di culto in
orario scolastico. Purtroppo
invece il ministero della
Pubblica Istruzione e il Consiglio di Stato hanno operato
in senso contrario. Facendo
eco a quanto ha dichiarato il
card. Biffi sull’educazione
sessuale - che di ciò devono
occuparsi le famiglie, non la
scuola — vorrei dire che dell’
insegnamento della religione
devono occuparsi le famiglie
e le chiese e non la scuola,
mentre degli atti di culto devono occuparsi le chiese e
non le scuole, perché ciò è
antigiuridico e contrario a
qualsiasi principio di libertà
religiosa».
«Esprimiamo l’augurio
che il Parlamento, il governo
e anche il capo dello stato si
facciano garanti del rispetto
delle minoranze nel nostro
paese».
Casa Materna a Portici (Na)
Festeggiato
l'88- compleanno
LUISA NITTI
I bambini della «Casa materna» di Portici (Na), con i
loro insegnanti, i genitori, i
responsabili della Casa e tante
altre persone arrivate per l’occasione hanno festeggiato, il
13 giugno, l’88° anniversario
della fondazione.
Nel cortile dell’elegante
villa (appartenuta un tempo a
un principe di Portici e acquistata, non senza difficoltà, nel
1920), immersa in un giardino
dalla fitta vegetazione (cosa
rara nel napoletano) attraverso la quale, in fondo, si intravede il mare, i bambini di tutte le classi, dai più piccoli
della scuola materna, fino a
quelli della 5® elementare,
hanno espresso la gioia per
questa giornata di festa attraverso il linguaggio colorito
del ballo, della musica, del disegno e del canto.
Per quasi due ore il pubblico ha seguito attento la sfilata
di presentazione delle varie
classi, le esibizioni di ballo
(da quello moderno alla tradi
zionale tarantella), quelle di
ginnastica e ritmica, quelle di
canto; il tutto reso ancor più
piacevole grazie all’accurata
preparazione dei costumi, alla
vivacità dei bambini e all’attenta organizzazione da parte
degli insegnanti.
Da quando, nel 1905, Riccardo Santi ha dato avvio a
questo progetto Casa materna,
grazie agli sforzi della famiglia Santi e delle numerosissime persone che negli anni vi
hanno lavorato, è diventata
luogo di riferimento, di accoglienza e di formazione per
bambini e adolescenti di provenienza diversa, molti dei
quali hanno vissuto o vivono
esperienze difficili in ambito
familiare e sociale.
Oggi vivono a Casa materna 65 bambini, in parte provenienti dall’area del Napoletano, in parte stranieri (circa il
15%). Insieme ad essi frequentano la scuola altri 120
ragazzi: oltre alla scuola materna ed elementare esiste un
liceo linguistico nonché una
scuola di musica.
Immigrati a Palermo
Per la salute
dello straniero
ALFONSO MANOCCHIO
Due iniziative in una settimana dopo un mese di
rodaggio sono un buon risultato a favore del Comitato per
il coordinamento degli immigrati (Cci) di Palermo. È un
tentativo di collaborazione tra
tredici associazioni; va allargato perché possa portare il
peso dei problemi di legislazione, lavoro, casa, salute,
scuola, cultura, comunicazione ecc.
Ne parlo innanzitutto perché l’immigrazione è una
realtà sottovalutata ma molto
esplosiva, e in secondo luogo
perché pezzi della chiesa
evangelica e della diaconia di
Palermo sono fortemente
coinvolti in questa esperienza.
La manifestazione in piazza
Castelnuovo di giovedì 10
giugno, non molto affollata
(per paura) ma dignitosa e incisiva, ha messo sul tappeto il
grande problema degli immigrati irregolari. Tra il fingere
di ignorare la loro inesistenza
(un milione circa di persone
senza alcun diritto) e la caccia all’uomo ci deve pur essere un’altra strada più civile e
giusta. È difficile immaginare
un meccanismo giuridico di
regolarizzazione ordinaria attraverso il lavoro o la residenza? Il problema c’è e il mes
saggio è chiaro: la cultura
della «fortezza assediata» non
porta molto lontano. Forse
quella della responsabilità
può suggerire soluzioni reali
e razionali.
La seconda iniziativa ha
ruotato intorno al problema
della salute. Si è svolta nei locali della Chiesa valdese domenica 13 giugno con una discreta partecipazione (lungo
le tre ore di durata) di immigrati e di operatori sociali e
sanitari italiani. 1 medici,
quasi tutti, hanno messo da
parte il facile approccio (considerato poco più di un luogo
comune) alla salute degli immigrati attraverso una specificità patologica di partenza
(malattie tropicali) e fatto risaltare una specificità di arrivo.
Si tratta di dare maggior
credito alle malattie del disagio o funzionali (malattie
mentali o dell’apparato digerente, per esempio). Qualche
osservatorio segnala già un
aumento di simili patologie.
Su questa particolare tematica
il Cci ha deciso di ritornare
per un approfondimento. Si è
detto: si dovrà guardare con
più acutezza alla qualità
dell’ambiente sociale e alla
cura che esso può offrire; si
dovranno allestire canali di
comunicazione in alternativa
ai ghetti urbani e culturali.
Chiesa vaHese di Catanzaro
Ricordato
Martin Luther King
BHUNO GABRIELLI______
Martin Luther King? Un
contempl/attivo; con
questa espressione, coniata da
monsignor Tonino Bello, don
Gianni Mazzillo, professore di
sistematica alla Facoltà teologica calabrese (Catanzaro), ha
voluto in estrema sintesi definire la figura del pastore battista più popolare del nostro secolo nel venticinquesimo anniversario del suo assassinio
(4 aprile 1968) e insieme ricordare il presidente di Pax
Christi italiana recentemente
scomparso.
Invitato il 14 maggio scorso
a presentare, insieme con il
curatore Paolo Naso, la raccolta di testi di King appena
edita dalla Claudiana (L’altro
Martin Luther King, Torino,
1993, pp 229, £ 28.000) Mazzillo, davanti a un pubblico di
una quarantina di persone fra
membri delle chiese valdesi
del Catanzarese, promotori
dell’iniziativa, dell’associazione cattolica Marianella
Garcia e delle tre chiese pentecostali del capoluogo calabrese (Assemblea di Dio, Comunità Emmanuele di Campagnella. Comunità dello Stadio), ha proposto come chiave
per la comprensione della testimonianza del predicatore di
Atlanta, una miscela di mistica e politica.
Un occhio al cielo, un occhio alla terra: l’intera vita di
King sarebbe stata caratterizzata da una tensione straordinaria ma costante, fra preghiera e servizio, fra predicazione e azione, fra sogno e
realtà, fra un annuncio del regno di Dio carico di speranza
e una denuncia e una lotta,
non violente ma radicali, contro l’ingiustizia e la violenza
della società nordamericana.
Una proposta, quella di
Mazzillo, che Naso ha sostanzialmente fatto propria, definendo interessanti alcune scelte di vocabolario operate dal
suo interlocutore (ben difficilmente un protestante parlerebbe di King come di un mistico o di un contemplativo) e
riproponendo la tesi centrale
della sua introduzione al libro,
quella di un M. L. King non
meno nonviolento ma senz’altro meno irenico e moderato e
decisamente più anticapitalista
di quanto non lo dipingano le
biografie finora pubblicate in
Italia.
La presentazione si è conclusa con un appello contro la
rassegnazione e la paura in un
momento in cui, soprattutto in
Italia, il desiderio di cambiamento è grande ma il nuovo
che si presenta all’orizzonte
appare talvolta ancor meno
desiderabile del vecchio.
AI LETTORI
Questo numero di Riforma non presenta la normale fonazione e sono scomparse alcune rubriche. Tutto ciò è dovuto
all’esigenza di contenere in un unico numero i resoconti delle
Conferenze distrettuali delle chiese valdesi e metodiste. Col
prossimo numero torneremo alla normale foliazione.