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Roma, 19' Giugno 1009
SI pubbli«« ogni S«b«to
ANNO II N. - 25
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
ABBONAMKNXI
Semestre L. 1,50
Italia : Anno L. 5,00
Estero : » ' » 5,00 — « €
Un numero separato Cent.~'B
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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FEDE HflTDHflLE E FEDE RELiGiOSD
Se tanto ini dà tanto...
La Fede è inevitabile ; è come l’ombra che ci segue
ad ogni passo inseparabilmente; è come l’aria che penetra ovunque e ci avvolge. . Sotto il sapere è tutto
uu vasto dominio, che non è il meno importante:.11
dominio della fede ». La fede— come già nel
terzo secolo avvertiva 'Clemente Alessandrino — è un
lègittimo procedimento di conoscenza, il quale — non
che sopprimere l’esperimentazione — àsolo atto a renderla possibile.
Senza Fede, non si dà nè vita fisica, nè vita familiare, nè vita sociale, nè arte, nè scienza, nè conoscenza.
« Ell’è a fondamento della percezione ; a fondamento
del pensiero; a fondamento della-vita. Senza fede, o
senza fiducia (confiance), nessuna certezza nella testimonianza dei sensi, nessuna sicurtà neH’eseroizio della
ragione, nessuna sicurezza nell’espandersi della vita »<
(Frommel).
Non o’ è una soia regione della vita in cui manchi
la Fede. E sarebbe veramente strano ch’ella poi mancasse nella sfera religiosa. Se tanto mi dà tanto, se —
voglio dire — la Fede si trova ai punto di partenza,
là dove si tratta di risolverei! formidabili problema
dell’esistenza ; se la fede ci accompagna dipoi per tutto
il cammino ; se la fede s’infiltra nelle fondamenta
stesse delFediflzio scientifico, e quindi su su in tutta
la compagine della laboriosa sua costruzione, sarebbe
inconcepibile che — a un tratto — la Fede ci abbandonasse, dileguandosi ai nostri occhi come un sogno
evanescente o come un fantasma privo di consistenza.
Arrivata al culmine dell’edifizio maestoso del sapere
e della vita, la Fede splende anzi più che mal di vivida luce serena, e di là si alza radiosa e sublime, a
raggiungere i cieli !
La vita dello spirito allora si converte in vita religiosa.
Fede naturale e fede religiosa
Tanto per intenderci, chiamerò la fede considerata
fin qua e che si manifesta in ogni momento della
complessa vita umana e in ogni atto del suo molteplice operare: fede naturale.
Conosco le obiezioni che si muovono contro la fede
religiosa; e però, terminando il mio lavoro, vi accenno rapidamente, confutandole.
S'ha un bel dire, ma non c’è differenza di natura
tra fede naturale e fede religiosa. Non ci sono due
sorta di fede, ma una sola. La fede ch’io ho nel medico, nell’amico, nei sensi non è essenzialmente diversa
da quella ch’io ho in Dio e in Gesù Cristo. Lunatura
della fede non varia ; quel che varia è l'oggetto solamente. La fede naturale si volge al mondo esterno ed
interno. La fede religiosa si volge a Dio e a Gesù Cristo, come pure à certi speciali fatti o fenomeni spirituali che si producono nell’ intimo santuario della
nostra coscienza. Sarebbe anzi più esatto l’asserire che
nemmeno l’oggetto sia diverso sempre ; in quanto che
il Gesù storico appartiene a quello stesso mondo esteriore che è oggetto della fede naturale; e i fatti religiosi interiori sono fatti inferiori come tutti quegli
altri che costituiscono a loro volta l’oggetto della fede
naturale, e che si studiano in Psicologia.
Là fede naturale — si dice — non è campata in aria,
non* poggia sul vuoto, ma sul fondamento dei fatti ;
le-ipotesi —come ci ha insegnato Angusto Righi —
devono sgorgare loffiamente dai fatti: ma su che ai
fonda la fede réligioaa f
Su fatti, nè più nè meno che la fede naturale. Gesù
Cristo è un fatto, di cui io posso benissimo avere esperienza almeno indiretta per via della testimonianza
evangelica che me lo fa conoscere. E tutto quel di religioso che si agita nelle profondità della mia coscienza
non è forse costituito di fatti ? — Del resto non' bisogna
esagerare il fondamento sperimentale delle ipotesi
scientifiche. Su che si fondava ^ per riparlare d’una
sola— la famosa ipotesi divinatoria del Leverrier?
Da un lato si fondava su le perturbazioni eh’ egli, e
I Adams prima di lui, avevano riscontrate nel corso
d’Un astro (Urano) o di certi astri: e questo è un fatto
evidentemente; ma da l’altro lato questa ipoiesi si
aggrappava a un’altra semplice ipotesi indimpstrata,
cioè a dire all’ipotesi di Newton circa alla gravitazione universale ; la quale ipotesi di Newton — che
abbisognava essa stessa di coriferma — se illuminò al
Leverrier la via alla meravigliosa scoperta, ricevette
da la meravigliosa scoperta del Leverrier luce anche
maggiore di quella che le avesse pur data.
La fede naturale è spontanea, istintiva, irresistibile.
Si può dire altrettanto della fede religiosa ?
Prima di tutto, la irresistibilità della fede naturale
non è così grande come taluno imagina. Il commerciante può benissimo dubitare della solvibilità, dell’onestà del cliente e spesse volte ne dubita. L’artista
può dubitare dell’accoglimento che si farà all’opera
sua. Il malato può dubitar del medico. Ohi intrapprende un viaggio può dubitare dèll’esito di esso :
quanti salgon in treno o in piroscafo con la tremarella addòsso ! e quanti non viaggiano mai, per troppa
paura 1 E dei sensi non si è forse dubitato ? Non si
è dubitato della ragione? Quanto poi a quella fede
che va congiunta con l’ipotesi scientifica, ell’è tutt’altro che irresistibile : tanto che, in novanta casi sopra
cento, le ipotesi novelle sono accolte con un sorriso di
diffidenza o peggio. — « Ninno pensando od operando
può mettere in dubbio resistenza delle cose esterne;
è una credenza che deriva da un istinto invincibile
e che resiste ad ogni critica ». [Carlo Cantoni). È vero,
ma non è men vero quanto dice Enrico Bois : « L’induzione per mezzo della quale noi stabiliamo la realtà
e l’azione d’ un mondo esteriore, per quanto sia potente, naturale, legittima, non ei costringe però in
modo immediato ». In somma: la fede naturale è istintiva, ma non è fatale; nella pratica ella vince e impera, non però nella teoria. In teoria è possibile dubitare del mondo esteriore, come hanno fatto e fanno
gli scettici.
Nella pratica di tutti i giorni, la fede che ha per
oggetto il mondo esteriore riesce irresistibile; machi
v’assicura che nella pratica di tutti i giorni non riesca
irresistibile del pari la fede religiosa ? Teoricamente,
io posso dubitar di Dio, di Gesù Cristo, di tutto ; praticamente, io mi sento invece sospinto a credere, e
credo infatti.
Ultima obiezione. La fede naturale appartiene a tutti
gli uomini, è in tutti, è universale; la fede religiosa,
0 almeno la fede specificamente cristiana non è se
non dì pochi. Tutti gli uomini, in pratica almeno,
credono all’esistenza del mondo, e gli scettici non fanno
eccezione; il numero invece dì colora che credono in
Gesù Cristo è relativamente ristretto.
Rispondo.
Non tutti gli uomini credono a tutto quello che appartiene al mondo dei sensi. Un esempio solo basterà
ad illustrare questa mia affermazione. L’inverno scorso
un periodico francese ,recava la seguente notizia : « Le
cascate del Ñiagara si sono congelate ; il che non ac
cadeva da cinqnant’anni. Si dice che Io spettacolo sia
d’una bellezza meravigliosa ». —Ebbene, provatevi a
convincere un abitante delle regioni equatoriali arse
dal sole, come tutto un fiume, precipitando da altezza
enorme e con rapidità enorme, possa a un tratto arrestar le proprie acque maestose e trasformarsi in un'
m^te di ghiaccio in cui la pallida luce del Nord susciti uno scintillìo come d’innumerevoli diamanti. Non
crederà, e vi domanderà se, per caso, non vi abbia
dato volta il cervello. E perchè non crederà? Per una
ragione semplicissima: pèrchè l’abitante delle regioni
situate sotto l’equatore termico non sa che cosa sia il ''
freddo, non ha mai ' visto il ghiaccio: non possiede
Vesperienza dì queste cose.
La fede non è che l’interpretazione dell’esperienza.
Quest’interpretazione in scienza si cMerae Induzióne ;
nella vita comune si chiama Fiducia, Fidanza ; in"
religione conserva il nome classicamente cristiano di
Fede. La fede poggia sempre su l’esperienza (non però
esclusivamente su l’esperienza sensibile). Dove non si
dà esperienza non si può dar fede di nessunissima
specie. Sopprimete l’esperienza esterna ed interna, e
avrete soppresso l’Induzione, cioè la fede scientifica;
anzi avrete soppresso la scienza addirittura. *
E così, evidentemente, se manca l’esperienza religiosa, che è esterna e interna come l’esperienza scientifica, voi non avrete più fede religiosa. Ed ecco perchè la fede religiosa è meno diffusa di quella fede
che abbiam chiamata « naturale ». Ogni uomo fa l’esperienza del mondo, o almeno di quel lembo di mondo
a cui egli può arrivare coi soli sensi, o coi sensi rafforzati mediante speciali strumenti; se non che non
ogni uomo ha fatto esperienza di Gesù Cristo nè della
sua religione. Mancando l’esperienza, manca la fede ;
e non ce di che meravigliarsi: il contrario — se potesse mai avvenire — ci dovrebbe anzi meravigliare...
Ma dove l’esperienza religiosa cristiana si produce, la
fede religiosa cristiana nasce, si svolge e vigoreggia.
Dunque neppur sotto questo aspetto è un divario
essenziale tra la fede naturale e la fede religiosa, specialmente cristiana. Se la fede cristiana non è così
comune tra gli uomini eom’è comune la fede naturale,
ciò dipende unicamente da questo fatto, che qui l’esperienza abbonda e là invece scarseggia. Ma datemi
un’anima che nelle trasparenti pagine del Vangelo
abbia per lo meno intravveduto la figura del Cristo;
datemi un’anima • onesta e buona » che a questa cara
visione siasi commossa sinceramente: ebbene quell’anima diverrà un'anima credente.
Ho io motivi sufficienti per credere in Gesù Cristo ?
Merita Gesù Cristo ch’io gli accordi la mia fede? —
La gran quìstione si riduce tutta a questo solamente.
Quant’a me, da quando ho contemplato Lui, ho provato nel cuore una pace sicura e una gioia tranquilla,
talvolta ineffabilmente soave. Forse anche una rinnovazione è avvenuta da allora nella mìa vita. In ogni
modo, Gesù è, senza alcun dubbio, per me 1’ Amico
supremo; ed io spero che tale Egli rimarrà per me
sempre.
Usque ad mortem et ultra!
BENVENUTO CELLI
AVVISO IMPORTANTE
Martedì prossimo tireremo l’opnscolo da 4 centesimi Zia Fede é come Varia, e ne tireremo, solo tante copie quante ci saranno state richieste. Se non ci scrivete subito (B. Celli, Via
Magenta 18, Roma) non potrete essere serviti.
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LA LUCE
Ernesto Naville
- Il
La città di Ginevra li 30 del p, p. maggio ha
reso gli ultimi doveri alla salma del suo grande cittadino con solenne e commovente semplicità; vi partecipò non solo il corpo accademico, ma tutte le classi,
tutte le colture, tutte le scuole ed anche tutte le
confessioni religiose vi erano largamente rappresentate. Naville non aveva più parte attiva nella economia intellettuale della città ma ne rimaneva, in
maniera incontestata l’onore e l’altissima vetta. N’era
il decano per la grave età e per la potenza dello
spirito e l’autorità sua da sè, senza sforzi e senza
falsa modestia, s’imponeva ; perchè oltre alle opere
sue letterarie e filosofiche egli presentava una lunga
vita luminosa di dirittura intemerata, d’inflessibile
integrità, di fede serena, lieta e feconda. Come bene
scrisse un ginevrino, amico della patria nostra, * quelli j
stessi cui più non consentivano la qualità dei suo
pensiero o la spiritualità del suo sistema, s inchinavano rispettosamente davanti a quella esistenza tutta
fatta di probità, di fedeltà, di ubbidienza ». Egli,
nel rimescolio dei partiti e delle idee nuove, quando
molti spalti erano crollati sotto i furenti soffi dei
venti dei moderni spiriti, rappresentala qualche cosa
di angusto, d’identico, d’intatto, in mezzo a tanti
rottami. Dritto, ei si ergeva come una colonna, non
dubitando mai, « fermo come torre che non crolla... »
'La salma fu trasportata a Vernier, dove la famiglia Naville possiede un sepolcreto eretto alla memoria del grande pedagogo e filantropo F.co Naville,
padre del filosofo. Dopo gli onori funebri resi davanti
la casa mortuaria e dopo il culto di famiglia che si
svolse sopra questi due testi squisitamente appropriati : « Il sentiero del giusto è come la luce della
quale lo splendore va crescendo fino al pien meriggio ». (Prov. IV, 18) e : « Io ho combattuto il buon
combattimento, ho terminato il corso, ho serbatala
fede... (II Tim. IV, 7), il lungo corteo preceduto
dai tre figli del defunto e dalla sua numerosa famiglia si avviò versoi! cimitero. La grande duchessa
di Baden, fervente-discepola ed ammiratrice del Naville era rappresentata dal suo gran ciambellano von
Andlau. Sfilarono pure colle loro bandiere abbrunate
sette società di studenti fra le quali si notavano la
polacca e la greca, memori delle eloquenti e vibrate
simpatie che il defunto aveva sempre manifestate alle
loro patrie.
Il decano dell’università, sig. Paolo Doproix, rese
pel primo i dovuti omaggi al venerato professore,
lustro dell’accademia, filosofo e pubblicista, educatore
e filantropo, apologista delle cristiane credenze, difensore delia libertà religiosa, che in tutti i campi
dell’attività del pensiero e del cuore tracciò un solco
profondo. L’oratore sottolineò l’inflnenza del maestro
sulla gioventù studiosa e sulle masse popolari che
alcune volte egli con poderosa eloquenza costrinse,
anche ribelli ed inzeppate di materialistiche tendenze,
ad occuparsi degli alti problemi dell anima. * Tutta
l’anima, per tutte le sue vette, sale verso il padrone
della vita ». Naville invero, come più avanti ancora
avrerno agio di osservare, non era un dotto, un teorico
di cabinetto, bensì un uomo pratico ed attivo nell’applicazione dei suoi principii, e per tanto presso
gli studiosi e presso gli umili gregari volle confortare i cuori, sostenere gli ardimenti coraggiosi nelle
lotte morali e fortificare le coscienze affievolite ed
avvizzite dall’alito corrompitore del materialismo e
del determinismo scettico od idealista. Depose quindi
un fiore di gratitudine sulla tomba del benemerito
cittadino la società di Zofinga e cantò uno splendido
coro di Naumann : ,
« Ah 1 Sopra il seno di Tuo Padre ,,
Quanto ti è soave e grato il sonno *
allusione commovente al bel libro : Il Padre-Celesté.
La serie dei discorsi fa chiusa da quello del pastore Christen, di Vernier, il quale, letti alcuni passi
del Vangelo, adatti alla circostanza, a nome dei protestanti e dei cattolici presenti, rese omaggio al difensore
e propagatore delle verità eterne di comune fede
nelle due confessioni che si dicono cristiane,
evoca qualche bel tratto del carattere e dell’anima
cristiana ardente del defunto che avrebbe appunto
desiderato sulla base di quella comune fede riavvicinare tutti i cristiani, e ricorda il suo amore di
giustizia e di equità che sempre lo sospinse a farsi
l’avvocato degli oppressi e dei diritti delle minoranze.
Poi una preghiera larga, elevatissima, alata, portò
a Dio i sentimenti della immensa raunanza che lentamente usci dal campo del riposo. E tutti dicevano
con accenti di commossa gratitudine : « costui fu
veramente un savio nel senso vero della parola ! :
quando mai si vide tanta bontà operante al servizio
del prossimo ?, lascia un ricordo intatto, immune di
azjoni e di pensieri meschini ».
La fama sua era mondiale, ma ciò nulla meno egli
era rimasto prettamente ginevrino e come tale visse
ed operò energicamente per il bene della piccola e
celebre repubblica. Non era solamente il leale e puro
filosofo che, simile al Platone di Raffaello nell’affresco della « Scuola d’Atene », sempre addita il cielo
senza stancarsi mai, no, la contemplazione platonica
non lo seduceva e nelle lotte politiche dei tempi
memorabili dei Fazy, dei Camperio, dei Carteret,
egli scese neH’arena, bene armato a difendere le civiche libertà, talvolta, come oggi^ pure succede, insidiate da chi si proclama- liberale a oltranza. Era
una delle glorie di Ginevra quest’uomo piccolo di
statura, calvo, dalla fronte potente dagli occhi scrutatori, penetranti, eppur soavi e sorridenti, ch'era
stato il collega di Candolle, di Topffer, di Adolfo
Pictet, di Augusto de la Rive, dei Diodati, deiTurettini, dei Micheli, dei Lombard, discendenti dei
nostri gloriosi fuorusciti italiani evangelici del sec.
XVI* Egli era partito per l’Italia con in tasca una
una lettera del celebre Sismondi e si era seduto alla
Minerva a lato di Stendhal, ma se a tutte queste
glorie egli era sopravvissuto, malgrado i novantanni
non era sopravvissuto a sè stesso ; la lampada dello
spirito in lui, come or sono sessanta anni, non mancava di alimento ed ieri ancora egli era ciò che era
stato : un carattere, una volontà, un’autorità di capo.
Era una specie di dittatura la sua nell’ordine morale : all’opinione pubblica egli predicava l’onore, il
rispetto, l’amore della giustizia, la tolleranza, e tutti
i nobili doveri che formano il grande imperativo categorico dell’ uomo libero. Predicava con magnifico
verbo, ma sopra tutto con una vita pura e limpida
come la sua mente. Era pio ; ma la sua divozione
religiosa era lieta, sorridente, affabile. Non disse San
Paolo : « che tutte le cose amabili... occupino i vostri
pensieri»? » Naville ubbidì a quel precetto umano e
cristiano. Era pio ; e la sua pietà cristiana era profonda e serena, perchè la sua fede era riflessiva e
la sua adorazione per tanto logica, chè l’amor di
Dio in lui indissolubilmente s’univa alla conoscenza
di Dio, e ciò vedremo ragionando del suo sistema
speculativo nel quale transfuse la sua fede con vigore di raziocinio e di Sentimento. Se Cartesio ebbe
a dire che il credere e il sapere che si crede sono
due operazioni distinte deU’intendimento umano,
certo si può asserire che Ernesto Naville ha praticate queste due operazioni dell’intelletto. Egli credeva 6 sapeva che credeva, e sapeva pure ciò che
credeva, e come San Paolo chi egli sapeva, e cioè
Cristo ed esso crocifisso nel significato che i verbi
sapere e conoscere hanno nel Vangelo. Tutto questo sapere immenso e vario, tutta cotesta fede, pura,
infantile ed ancora fine, pensata, vagliata con scrupolosa coscienza egli con larga mano gittò in alimento agli nomini della seconda metà del XIX* e dei
primi anni del XX* secolo, in libri, opuscoli, articoli e memorabili conferenze, che tradotti in molte
lingue beneficarono molti popoli. La sua intelligenza
infatti si elevò fino all’amore e l’amor suo si elevò
fino alla misericordia, sempre fino al perdono e cosi
fece agli altri ciò che avrebbe voluto gli facessero
a lui, e siccome la sua modestia era pari alla sua
bontà ed alla sua simpatia per tutte le anime travagliate e dolorate, non si potrà mai sapere il numero di quelle che egli volle racconsolare con amoreyoli consigli.
Aurora da Dio fissata, quando dichina il giorno.
in una atmosfera di preghiera, di speranze che erano
certezze, Naville ha reso al Creatore un’anima che
era stata sua sempre e che le vicende, i dolori, le
lotte, i disinganni, i lutti e le prove dell’esistenza
avevano sempre più spiritualizzata, santificandola col
fuoco del Suo Spirito. Nel p. v. Luglio, Ginevra
potrà celebrare il 4* centenario , dalla nascita di Calvino, il giubileo della sua Accademia e della Riforma
con entusiasmo... ma qualcosa o meglio qualcuno
mancherà alla sua fisionomia intellettuale. Il suo popolo pare scoronato di ciò che poteva offrire di più
puro come umano carattere.
Se il cortese lettore non è troppo stanco di seguirci nel nostro studio, nel p. v. articolo scriveremo « della mente di E. Naville ».
{Continua) Paolo Iiongo
La pastorale del vescovo di PIjon
Il vescovo della diocesi di Bijou ha pubblicato una
pastorale, di cui recentemeute si è occupato anche il
Fogazzaro. La pastorale è tripartita ; ma delle tre parti
la più importante è l’ultima, ove si tratta del « disegno d’un* nuovo catechismo ». Per assoluta mancanza
di spazio, rimandiamo al prossimo numero l’esposiaione
di questo documento, che dobbiamo alla gentilezza di
egregi colleghi di Francia.
il
A proposito di S- J^orceUo
Il Rev. Rettore della Chiesa di S. Marcello mi
ha indirizzato, con una cortesia che lo onora, una
lettera in risposta agli appunti che pubblicai nel
N* 23 di « La Luce ». Spero di non fare cosa che
a lui dispiaccia e di non parere indiscreto se stralcio
alcune frasi del suo scritto, che sono bene auguranti
per il nuovo indirizzo che una parte almeno del
clero romano sembra volere seguire. « ... mi re« stringo a dichiarare formalmente che lo scopo
« della dimostrazione non è la glorificazione del S.
« papa. Marcello, ma l’esaltazione del nostro Divin
« Redentore Gesù Cristo... < ... Contro il pagane« simo moderno, che è cosi feroce contro la divinità
« di Gesù Cristo, mentre con arte maligna ne esalta
« la dolcissima umanità, noi vogliamo ricordati i
« nostri antichi trionfi, affinchè i popoli restino
« illuminati, dallo splendore dei fatti cosi grandiosi
« e tornino a conoscere ed amare e servire il loro
« unico Salvatore, vero Dio e vero uomo.
«... Noi non intendiamo di rendere nè a S.
« Marcello, nè a nessun altro grandissimo santo an« tico e moderno e neppure alla Beata Vergine
« gli onori divini, ma solo vogliamo glorificare quelle
« creature iu cui Dio ha manifestato maggiormente
« 0 la sua potenza o la sua sapienza o la sua bontà
« 0 la sua santità e tutti assieme questi divini at« tributi. Perchè sta, scritto : Mirabilis Deus in
« sanciis suis ».
Mi vorrà permettere il Rev. Rettore che lo inviti
a rettificare questo passo biblico colla guida dell’originale ebraico, poiché non suona affatto come la Volgata
lo traduce. Per vero, nel Salmo LXVIII. v. 35
leggesi : « Dai tuoi santuari, o Dio, sei tremendo ».
Trattasi dunque di santuari ossia del luogo dell’adorazione non già dei santi. Se adunque devesi
« glorificare quelle creature » (i santi) in virtù di
quanto sta scritto nel succitato passo, non si glorificheranno affatto.
-Ma se ho ben capito quanto il Rev. Rettore ha
scritto lai stesso più su, nel caso concreto di S.
Marcello, (a meno che egli voglia contradirsi nel
giro di poche righe), egli non deve volere la glorificazione di quelle creature (i santi), ma soltanto
» l’esaltazione del nostro divin Redentore ».
E’ doveroso l’essere logici e consentanei ai propri
principii tutto a lungo.
Volendo, quindi, glorificare ed esaltare il divino
Redentore non ergeremo attorno a lui chissisia che
possa intercettare lo sguardo del credente o distrarre
l’adoratore. Nessuna creatura deve projettare opabra
1 sul Figlio di Dio 0 frappórsi fra Lui e noi. ,,, ■
; . •• . . . -• Al
3
Vi è nn grave pericolo nel dare eccessiva imimportanza aU’istrnmento umano, di cui Dio si serve
per attuare i suoi piani e far progredire il suo
Regno in terra.
La storia deH’iimanità ci ripete, con innegabili
dimostrazioni, che il cuor deU’uomo è proclive a
lasciare il culto in Ispirito e Verità, reso al solo
Eterno Iddio, per darlo alla cosa creata !
Proponendo le glorie di S. Marcello al popolo
perchè esalti Cristo, egli, a malgrado tutte le distinzioni teologiche di doulia e latria, darà al servitore quel che compete al Signore soltanto !
Avrei fatto punto se il mio onorevole corrispondente non mi avesse invitato a ponderare davanti
a Dio la seguente proposizione :
« Tutti i veri credenti ed i veri amanti di Cesù
« dovrebbero in oggi unirsi in un solo ovile sotto
« un solo pastore per potere "fare fronte alla spa« ventosa invasione di lupi moderni, nati dal paga« nesimo risorto, che noi vorrei dire, ma P amore
« della Verità (Gesù Cristo) mi sforza, è stato ri« chiamato a vita novella nel nostro mondo civile
« dal libero esame del protestantesimo. La mente
« umana che non si piega davanti alla autorità ne« cessariamente costituita da Gesù Cristo nel mondo,
« ma segue le proprie, convinzioni personali, è pa* gana di fatto se non di nome ».
Ebbene queste parole le ho ponderate davanti a
Dio, ed a quello che Egli ci ha fatto conoscere del
suo pensiero e del suo volere, mediante la Sua
Parola.
Ora ecco quanto Egli mi fa sapere per bocca del
perfetto Suo rivelatore, di Colui che è la Parola,
ossia il Verbo incarnato : « Io sono, dice Cristo, il
buon pastore... Io ho anche delle altre pecore che
non sono di questo ovile, quelle ancora mi conviene
addurre ed esse udiranno la mia voce, e vi sarà
una sola greggia ed un sol pastore ». Giovanni X,
14 e 16. Parole queste rivolte a dei giudei esclusivisti e monopolizzatori ai quali dischiude i nuovi
orizzonti del suo Regno, che non sarà costituito dai
soli israeliti, ma altresì dalla gentilità chiamata a
fare parte della greggia di cui, Egli Cristo, è il
il Buon Pastore.
Un solo Pastore, dunque, il Cristo risorto, vi
vente e presente con noi in ogni tempo infino alla
fine dei tempi (Matteo XXVIII, 20).
Una sola greggia, cioè la gran famiglia che in
Cristo trova il suo Capo, che ha Lgi per centro di
attrazione e di coesione, che vive della sua vita, che
partecipa alla ricca mensa delle sue grazie.
Solo allorquando tutti i cristiani degni di quel
nome ridaranno a Gesù Cristo il suo vero ed incontrastato posto di Signore, Redentore, Mediatore, Intercessore, Maestro, si potrà far fronte alla spaventosa invasione dei « lupi moderni ».
Solo allorquando tutti i veri cristiani, facendo
proprie le parole di S. Pietro professeranno che
« Gesù Cristo è quella pietra che è stata da voi
edificatori sprezzata, la quale è divenuta il capo del
cantone, e in nian altro è la salute, conciossiachè
non vi sia alcun altro nome sotto il cielo'che sia dato
agli nomini per lo quale ^ci convenga essere salvati ». (Atti IV, 11-12).
Solo allora la cristianità potrà opporre al paganesimo non solo rinascente, ma già dominante una
fronte vittoriosa.
Non mi meraviglio che il buon Rettore di S. Marcello abbia fatta la sua brava sparata contro il « libero esame ». E’ di prammatica per chi fin dall’infanzia e tutto a lungo della sua carriera è stato ammaestrato a paventare il libero uso delle facoltà che
Iddio ci ha dato, per assoggettare tutto sè stesso
— sotto spécioso pretesto di umiltà e obbedienza —
all’uso fatto da altri delle proprie facoltà I Qualcuno,
infatti, nel cattolicismo romano deve benn aver fatto
nso e deve fare uso del suo senno, del suo sentire
e del suo volere. Secondo il Concilio Vaticano quest’uno sarebbe il Pontefice che pensa, sente e vuole
per tutti... iu fatto di religione, bene inteso.
Orbene, comprendo che un essere perennemente
^mbino s cui non si è mai permesso di provare di
LA LUCE
camminare da sè, ma che è sempre stato tenuto
colle dande, e non si è mai avventurato un passo
dalle gonne della bambinaia, paventi la temerità del
procedere innanzi da solo ed al semplice pensarci
ne abbia il capogiro.
Ma i cristiani non sono eterni fanciulli, non sono
tenuti sempre minorenni, per i fini di tutori che a
ciò possono avere il loro interesse.
Il cristiano deve raggiungere la stiatura dell’ uomo
compiuto in Cristo.
Il Cristianesimo ha avuto origine e vita dal libero esame. Cristo ed i suoi apostoli hanno testificato della verità davanti alle intelligenze e le coscienze di giudei e di pagani e qùesti esaminando
quanto era loro proposto, si sono liberamente decisi per la verità cristiana.
Ed i cattolici romani non vogliono forse il libero
esame a loro benefizio per le missioni che hanno fra
i pagani e specialmente per i tentativi di proselitismo in paesi protestanti?
Daltronde nelle Bibbie della Biblioteca Vaticana,
come nelle nostre, sta questa dichiarazione dalla
bocca stessa di Dio : « Ho posto davanti a voi la
vita e la morte, la benedizione e la maledizione, eleggete adunque la vita » (Deuteronomio, XXX, 19).
Se Dio rimette alla sua creatura j la libera scelta
vi può essere una creatura che ad essa sostituisca
il servile costringimento, a danno morale dei suoi
simili ?
Gesù, dopo avere incoraggiato chi « investiga le
scritture », aggiunge : « Ma voi non volete venire
a me, acci'‘.cchè abbiate vita », il che implica la più
ampia libertà d’esame e di decisione.
No, il paganesimo moderno non rifiorisce a cagione del libero esame, se ne persuada il parroco
di S. Marcello I
Volesse Iddio che si esaminasse di più, che si facessero maggiormente libere ricerche nel campo della
fede cristiana ; noi non temiamo nè la luce, nè la
scienza, nè la critica perchè la verità cristiana ha
tanta forza in sè da superare tutte le crisi, da emergere sempre, da trionfare in eterno.
Non sarebbe piuttosto il caso di chiedersi se il
Cristianesimo nelle sue manifestazioni e specialmente
nella sua organizzazione chiesastica non esercita più
un’azione trasformatrice e benefica sulla società moderna ?
Non è egli il caso di ricercare lè cause del rifiorire d’un moderno paganesimo nei compromessi,
nelle compiacenze, negli accomodamenti che la Chiesa
ha praticati, pur di ritenere nel suo grembo le masse
che di cristiano non avevano più che il qualificativo,
ma da tempo erano pjgane nel culto come nella condotta ?
Non è pure pagana la vita che si vive intorno
di noi perchè lo spirito che animava il vescovo Marcello, del rigido rispetto della disciplina nel clero
come nel laicato, é da tempo, per opportunismo,
soffocato ?
La Chiesa dominante sempre preoccupata a dare
addosso agli eretici e ai dissidenti del di fuori, non
s’avvede che nel suo seno il paganesimo ha permeato gran parte della sua vita con forme varie,
ma dannose tutte e fatalmente deleterie.
Faccio mio il caldo invito che chiude la lettera
del Rev. Rettore di S. Mascelle ed a lui lo rivolgo
alla mia volta :
« Deh I uniamoci per l’amore, per l’onore, per la
« gloria del nostro divin Redentore, Gesù Cristo,
« preso di mira dalla umanità ingrata ai suoi in« numerevoli ed incalcolabili benefici e ribelle alla
« sua immensa ed inesanribile bontà ».
« Uniamoci » si, ma unione non significa assorbimento dell’nno per parte dell’altro.
Trovisi un terreno comune dove possiamo incontrarci ed apportiamovi tutto quello che è compatibile colla rivelazione cristiana, quale l’hanno accolta,
interpretata e vissuta i primi discepoli del Cristo.
Quinta.
Ateismo e Clericalismo in lotta
Domenica a Roma gli anticlericali bloccarli i fecero
un piccolo colpo di stato in nn’adunanza del Patronato scolastico dei rioni Campo Marzio e Flaminio, col
pretesto di dare al Patronato medesimo il glorioso nome
di Arnaldo da Brescia.
Le dame romane che prestano la loro opera benefica
in qaeU’istituto si opposero all’innovazione inutile ; ma
gli anticlericali spiegarono come essi non facessero già
questione per un nome, ma intendevano bensì di opporsi alTindirizzo totalmente confessionale che le signore dame e le maestre hanno dato al Patronato.
A sentire le signore pare invece che gli anticlericali
abbiano perpretata una indecente violenza di fanatico
ateismo. E dev’essere propriamente così : i signori anticlericali di Roma e d’Italia in generale sono gente
dalle idee molto confuse in fatto di religione, col pretesto della scuola aconfessionale vorrebbero esclusa anche l’idea di Dio. Ad essi risponde egregiamente la
marchesa Lucifero, già presidentessa del Patronato in
parola, nella l’elazione del suo operato, stampata sul
« Giornale d’Italia ». Ella fa notare che il eleiicalismn
è un partito politico di fresca data, mentre la fede in
Dio è antica quanto l’umanità e comune a tutte le
confessioni religiose.
I signori anticlericali non eliminano il problema
religioso col semplice decretare che esso non esiste e
che non esisterà più : anzi i bambini stessi continuano
a intuirne l’esistenza e la gravità.
Però neppure le dame e le maestre del Patronato
devono essere totalmente immuni dalla colpa loro apposta. E’ troppo difficile a Roma non confondere l’adorazione di Dio in spirito e in verità colla forma
religiosa clericale...
L’ateismo e il clericalismo, i due estremi, già da
qualche tempo non lasciano sfuggire la minima occasione di accapigliarsi ferocemente sulla via... auguriamoci che si distruggano a vicenda per lasciare completo il trionfo alla vera religione che ci lega in Cristo
a Dio. A. M.
MFiniIfllflRI desiderosa passare il mese
riU16illlill di luglio a Firenze, cerca fainigiia
che le offra vitto ealloggio'a buòne condizioni. Scrivere a O. Egei, Via Carradori 16, Trieste (Austria).
„ X rST or lai iV o
^ r (linea di Perugia)
« S. Francesco è in mano dei protestanti »1 esclamava
giorni sono nn Minore osservante, ponendo sott’occhio al suo compagno di viaggio un giornale che
dava nn resoconto del convegno di Assisi.
I nomi di Paul Sabatier di Miss Stoddart di
Johannes Jorgensen, di Arnold Goffin ecc. gli puzzavano d’eresia, per coi tratto nn sospirone, con gli
occhi rivolti in su si segnò devotamente.
— Non le pare, azzardai io, che uomini come
Francesco d’Assisi non possono venir monopolizzati
da una chiesa o da una setta, ma sono patrimonio
da tutta l’umanità per quel che vi è di veramente
bello e di virtuoso nella loro vita?
I due confrati sgranarono tanto d’occhi e secco
secco ribatterono:
Il nostro S. Padre Francesco appartiene alla
sola chiesa cattolica apostolica romana ed a nessun
altro.
— Sequestrandolo a quel modo, signori miei, lo
rimpicciolite e restringete di troppo la sua fama
da una parte, e dall’altra l’azione benefica che può
esercitare 1 esempio di una vita di rinnnziamento
come la sua 1
— Se i protestanti s’impadroniscono di lui è per
esercitare la loro critica demolitrice, è per sfrondare la corona di santità che cinge la sua fronte.
Sótto il loro scalpello, del nostro santo non rimarrà
che un signor Bernardone qualunque.
Ammesso pare, che i nuovi studi francescani,
dovessero condurre all’abbandono di talune leggende,
le quali anzi che giovare alla bella figura di S.
Francesco la retidono goffa, la snaturano prestando
al ridicolo, non dovrebbero esserne lieti tutti i suoi
« 'figli »?
— Bestemmie razionalistiche le sono codeste ;
certo vostra signoria si mostra troppo partitante
del libero esame per non appartenere anche a qualche setta protestante 1
— Cy sia io poco monta nel nostro dibattito, la
verità storica non è romana nè protestiote, ma
4
4
ìa'luce
^l~r
‘.Í
porta con sè la sua evidenza e i suoi titoli di crèdib^litài iAdipendentetnente- dagli individui e dalle
cEiésè. Col conculcare 1 suoi diritti si prepara la
violenta reazione di chi aU’affermazione cieca oppone
una negazione non meno cieca !
— Alla Chiesa e per essa al suo Capo appartiene
■di definire ogni controversia, anche in materia di
storia e noi da figli ubbidienti crediamo quel che
la Chiesa crede.
— Ma la chiesa ha creduto o lasciato credere una
infinità di cose che col progredire delle ricerche,
delle scoperte, degli studi sono state riconosciute
•errate. Il presente pontefice non ha egli pure in
omaggio alla critica storica dovuto sopprimere sei
dei suoi presunti predecessori e far scendere dagli
altari tre santi che da secoli vi si trovavano indebitamente 1
— Basta, basta signore, questi sono discorsi proibiti per noi, d’altronde eccoci giunti a Assisi, ove
andremo a pregare alla Porziuncola perchè S. Francesco faccia ravvedere Lei e gli altri critici protestanti...
— Alla mia volta pregherò Iddio perchè riconduca
voi e la famiglia francescana non solo al genuino
ideale del poverello d’Assise ma, quel che vale meglio, al perfetto modèllo di santità di vita in Cristo'
Gesù.________
Documento della superstizione
Conoscete, cari Lettori, « Il Purgatorio visitato'dalla
Carità dei fedeli ? »
Non lo conoscete ?... E’ la « Eivista mensile deU’associazlone del Sacro Cuore di Gesù in favore delle anime del purgatorio... » e ha già raggiunta la rispettabile età di anni 15 o 16. Anzi... su la copertina c’è
un titolo più attraente ancora : « Il Purgatorio visitato
dalla carità dei fedeli, rivista mensile dell’Associazione
del Sacro Cuore di Gesù in suffragio delle anime benedette (sic) arricchita (sic) d’Indulgenze del Sommo
Pontefice Leone XIII e benedetta da S.S. Pio X ».
Come titolo, non c’è male ! — Il contenuto del numero
che ho sott’occhio è splendido; e ci sono anche illustrazioni. Par di aver dinanzi delle fotografie ai raggi
XI Tre 0 quattro impronte di mano. Sotto leggo^ per
esempio; « Mano di fuoco. Impronta lasciata dal defunto P. Abate Panzini, olivetano, sopra una tavoletta
di legno, nel 173Ì.
Par di sognare 1 Eppure « Il Purgatorio visitato...
rivista ecc. ecc. » che ho sott’occhio porta la data di
Aprile 1908 ! ! !
3nbegna gassarra
Per una nazione come la nostra, in cui le gonnelle
anguste o no e le vesti talari contano cotanto nella
politica del governo, è strano assai che i rappresentanti di essa, per una veste, si sieno dato il divago d’unà scena comica, degna dei luoghi ove si
rappresenta « Tnrlupineide ! »
Ma, signori deputati, la Camera non è il teatro !
Tia il Mnrri e una maggioranza di motteggiatori
chi va compatito non è certo coliti che ebbe il coraggio di spiegare il suo voto, ma coloro che gli
han dato prepotentemente sulla voce 1
Il padre Bartoli, dovrebbe aggiungere un nuovo
bozzetto all’ottimo suo libro Lanligione degli italiani, dal titolo: «La religione dei parlamentaria).
Ci sarebbe proprio campo per istruttive constatazioni.
Sostenitori del primo articolo dello Statuto, delle
guarentigie, dell’indissolubilità del matrimonio e di
tante altre anormalità, in un paese che pretende di
volere lo Stato laico e non mancipio alla Chiesa, questi signori fanno poi i miscredenti ed i scettici proprio, quando è giunto il momento di mostrarsi seri.
È profondamente umiliante che nella Camera italiana una citazione biblica, una parola ispirata alr insegnamento cristiano, utìa rprofessione di fede
indipendente non valgono che a suscitare l’ilarità 1
E’la prova che quel sostenitori del . cattolicismo
ramano non lo^ eonsideraao ichei ccmiéEi uh -àistéfia
pqüticp, una .burocrazia. senza;:anii|a5er;^e il'^aMlatè
sul serio di convincimenti religipsifie'di/fspérienzè
morali è, per Joro.-xoiba dá;j.xideraqe ds^'Schéttare I
Montecitorio illn§tra> religione .'del 'Vhticaiio ! ■ i
■’ r ’ * ‘ " Il Revisore
I
Socialismo e Cristianesimo
E’ noto che da parecchi mesi i cattolici modernisti Perroni e Quadrotta hanno fatto domanda di
far parte del partito socialista, del quale accettano
il programma, i principi!, le finalità e il metodo,
con affermazione di fede cristiana, ispiratrice della
adesione. Ma stanno tuttora aspettando la decisione
del Santo Tribunale, pardon, deU’Unione Socialista
Romana, la quale, a dire il vero, non sa troppo
come risolversi," dappoiché due correnti si sono manifestate nel seno di essa, una favorevole e l’altra
decisamente contraria alla domanda dei due socialisti cattolici modernisti.
A proposito di questo incidente, giova ancora una
volta avvertire i rapporti del Socialismo col Cristianesimo.
E, in primo luogo, il Cristianesimo di Gesù non ha
nulla che fare col Socialismo, anzi con nessuna delle
Scuole Econòmiche di oggidì. Il Maestro non si è
mai occupato di questioni economiche, e, quindi,
non ha potuto manifestarsi contrario al principio
della proprietà privata, e, perciò, favorevole al collettivismo, ossia al principio della proprietà collettiva, unica oramai ragion d’essere e finalità del Socialismo.
« Chi m’ha costituito sopra voi giudice, o partitore ? » Egli disse un giorno ad un tale che si credeva leso nei suoi diritti, rispetto ad una eredità.
€ Ecco, dice molto bene Angusto Sabatier, una singolare maniera di porre e di risolvere la questione
sociale.
Che dunque il Vangelo non insegni nessun sistema economico speciale, e quindi neppure il Socialismo, oramai è ayvertito da tutti quelli che studiano siffatte questioni con criteri! scientifici. (Vedi
l’ultimo numero Avant-Oarde).
Ebbene i socialisti che non intendono accettare
la suddetta domanda dei socialisti modernisti hanno
ragione, dappoiché il Vangelo non insegna il Socialismo? No, hanno torto, ma non per questo argomento, bensì perchè il Vangelo è affatto estraneo
alle questioui di economia sociale e di politica. È
perciò si può essere socialisti e ciistiani, come essere cristiani e avversi al Socialismo, ma non per
ragioni di fede religiosa, bensì per motivi di indole
economica.
E, allora, perchè il Socialismo è avverso al Cristianesimo ? Il Socialismo nostrano è nemico del Cristianesimo perchè non pago di occuparsi del campo
suo, cioè delle questioni prettamente economiche,
vuole occuparsi pure di altri campi del pensiero e
della vita, ai quali dovrebbe essere estraneo. Invero
il Socialismo invade il campo della scienza, quando
professa il materialismo credendolo, a torto però,
l’ultimo responso della scienza. Spetterebbe alla
scienza pronunziarsi su un tale sistema. Ora si
noti qui il carattere arretrato del Socialismo. La
scienza contemporanea ha del tutto demolito il materialismo. (Vedi la recensione dell’opera : « Principi! della conoscenza » di Berkeley nel Coenobiim,
fascicolo 11* del 1909).
Il Socialismo inoltre invade il campò della religione, quando pretende risolvere, in altra maniera,
del tutto insufficiente ed assurda, il problema del
come si debba corrispondere ai bisogni dello spirito,
■alle aspirazioni deU’anima umana.
Insomma il Socialismo si presenta quale dottrina
universa che di tutto debba occuparsi e tutti i problemi debba risolvere, mentre il campo suo è limitato, perchè è e deve essere quello dei problemi econopiici.
Ecco dunque il perchè il Socialismo è ateo e materialista. * ‘ .
Il Sòciatismov:se vuole conciliarsi la simpatia e
l’ade^oae dei credenti, rinnùci a battere., la strada
cha-ha'bàttuto fiuò ad ora. Non si diniostri,- cioè
untollétaàtè à.T.yerso sistèni.iticamente àllà’" ledei
Ma fraficaffién’te non coinjprendiamo jcome c^r^ cre‘défiti sf^ diibóstn propensi al ■ Socialismo
jqùal^ da noi Si m
e 'ìni.teBalìita.;.^.' ' ' . -V^ Hni«ieo v-liMiyAie»
L’ESTATE E’ VICINA
i . hi-l i ‘ ' '
Dinanzi alla mia finestra, in un orto vicino, vi è
un bellissimo albero di fico ; ho visto quella pianta
nei cupi giorni invernali, quando la tramontana soffiava impetuosa : com’era triste, spogliata di foglie
e malinconica ! Ma nei primi giorni primaverili —
e la primavera è stata assai tarda quest’anno I —
ho pur scorto in qaell’albero qualche verde fogliolina ; e mi sono rallegrata, poiché era l’annunzio
della primavera. Ora, nel giugno splendente, esso
è carico di frutta ancora acerbe, ma che tra poco
saranno mature e dolci.
Guardando quest’albero, quanto mi appari divina
la similitudine del nostro Maestro : si, l’nmanità ha
traversato lunghi periodi di dolore e d’incertezza,
come venti malvagi, l’egoismo, la tirannia, tutte le
forme del peccato hanno soffiato -su essa. Poi venne
una primavera... in un tempo di corruzione e di
angoscia, quando i più nobili spiriti agognavano
un’èra migliore... scese su questa misera ed inferma
umanità l’Amore del Dio fatto Uomo..... Ed allora
veramente una divina primavera passò su questo
nostro globo. In quei giorni si potè dire dei cristiani: « Guardate come si amano 1 ».
Allora S. Paolo scrisse ispirato dal soffio divino
quel tredicesimo capitolo della I ai Corinti, poema
d’amore che non sarà mai superato.
Ma l’inverno doloroso e gelido tornò sulla terra.
Apriamo i libri della storia. Roghi, catene e tirannie... in nome del Cristo che fa Amore... pianto
e torture 1 Ah ! non pensiamo a quell’inverno tetro,
poiché anche questo fu un inverno, stagione in cui
la natura dorme... ed aspetta... Una nuova primavera
venne coi suoi fiori, i suoi canti e... le sue tempeste... Tassò la Riforma come soffio purificatore, e
scosse ogni coscienza e svegliò ogni cuore.
Ah ! dopo questo risveglio, dopo questa primavera, sembra quasi impossibile che le anime, ancora
una, volta, siano state colte dal sonno... Eppure guardate attorno a voi 1 Un’aura di scetticismo, d’incredulità invade il genere umano, ed un egoismo triste
vince oramai tutte le anime, petsino quelle che si
chiamano cristiane! Si, noi si proclamiamo discepoli del
Crocifisso, e calpestiamo le sue più sante, le sue più
dolci leggi ! JVon amiamo, non sappiamo amare, perchè
se noi —■ e soprattutto quelli fra noi che sono potenti e forti sapessero amare — ah ! quante piaghe
sarebbero sanate, quanti dolorosi problemi sarebbero sciolti !
Ma... è forse illusione? Qualche germoglio già
sboccia sulla pianta' intristita... Un’aura forse —
l’aura primaverile — passa: qualcosa freme, qualcosa risorge ! "Vi sono anime credenti che aspettano,
pregando,... Ve ne sono altre che — ahimè ! non
pregano, ma pure aspettano !
Si, la primavera passa sul mondo... e noi coU’immortale V. Hugo diciamo : « E’ forse l’alba che vediamo sorgere ? E’ la fine. Signore, od è il principio? >.
Ma noi sappiamo bene — come d’altronde lo sapeva il poeta francese — che è l’alba che illumina
le cime ; noi sentiamo il fremito deU’umanità verso
la giustizia e verso l’amore — cioè verso Dio, il
quale è supremo Amoie e suprema Giustizia — ed
alziamo serenamente la fronte. Ma lavoriamo pure,
lavoriamo per affrettare l’estate che è vicina, il
regno e l’avvento della giustizia e dell’amore che
forse non è lontano. Lisa Clevieo
Unione delle mmIe iniiiEnicali Valdesi
Il Sottoscritto prega vivamente i signori diìfettori delie Scuole Domenicali Valdesi di fargli
pervenire con cortese sqUecitudine le loro cohr
tribuzioni per l’anno 1908-1909,, dovendo egli chiudere i conti al 30 giugno, corrente. ,, n,;.
' Fino ad ora hanno mandato la loro contribazippe
soltanto le sguole seguenti Felonica Fo, Torino
Pàrrocchià, II, Genova, Roma e
Orbetello. ' '
Ernesto Gianipiccoli
■ Vià~’’PÌb Quinto ìò, 'ftírvktí.
.i»C-
5
Xa LUCE
Qciardaodo attorno
(Noterelle e Spigolature)
La « Gazette du Valais » cava dal Giornale della
Grotta di Lourdes la storia della signora Bollens —
vero vaso di Pandora — rovinata dai medici ; la quale,
trasportata a Lourdes mezza morta, si è rimessa come
per incanto. — Lo creda chi può ! Due giorni dopo ella
pesava un chilo di più. Che mangiona !
Purché non si risciupi lo stomaco col troppo mangiare adesso !...
4: ¡N
Secondo il « Chrétien di Sèvres » (Francia) Gio
vanna d Arco soprannominata « la buona Lorenese »
sarebbe nata a Domrémy, nel territorio di Chaumont.
«
» «
A proposito dell’opera del Solmi (sul Gioberti, G. A.
Borgese per la c Stampa » di Torino ha scritto nn
lungo articolo : « Il caposcuola ignoto del modernismo
cattolico »; ove si dice che, se il Sarpi è il nostro Bos
suet, Gioberti è il nostro Sabatier, il nostro Tyrrel, il
nostro Loisy. « Il Papa comincia a diventare un fuórdopera. Come non ci fu nella primitiva Chiesa, perchè
lo Spirito suppliva, così non ci sarà nell’ultima. Roma
è diventata negativa, come tutte le potenze esauste di
vena creatrice. Non sa più fare i non sa che impedire.
Proibisce i libri, condanna, tormenta, perseguita gli
autori. Si compiace nell’avvilire e calpestare ogni grandezza ».
*
« «
Il Papa ha intanto nominato il preside dell’Istituto
Biblico (altro « fuordopera 1 ») in persona del padre
Leopoldo Fonck, fin qui professore alla Gregoriana.
*
« «
« Un prelato di curia, parlando a Roma con nn collaboratore della « Perseveranza » attorno alla recente
abolizione degli avvocati di San Pietro e dell’opera di
riforme a cui si è dato animosamente il Papa, narrava
come una buona parte dei redditi della Santa Sede veniss6 e V6iiga tuttora carpita da cliGutel© di ogni genere : monsignori e laici che si aggirano tutto il giórno
nelle anticamere pontificie per parata, giornalisti ufficiosi, pensionati di tutte le specie, incaricati di servizi inutili, tutti — e sono parecchie centinaia di-persone — vivono, chi più chi meno lautamente, sul pati imonio di San Pietro. E molti di costoro non si vedono in Vaticano se non il giorno in cui si paga lo
stipendio o la pensione, che è sempre anticipata ».
(Dal c Corriere della Sera »).
*
* >it
Mentre quelli si pappano in santa pace uno stipendio
poco... guadagnato, don Avello Tamburlani, « uno dei
più valenti oratori cattolici » che predicò il mese
mariano nella Cattedrale di Perugia, è stato sospeso
per accuse di modernismo. Andiamo bene!
*
» afe
Non parleremo del « rapimento di un sacerdote bene
amato » da la popolazione di Fossa (Aquila), rapimento
commesso... da detta popolazione. Come parlar di tutto
nella nostra « Luce », che è divenuta cosi ristretta?
Speriamo che là dove si puote... si pensi a risolvere il
problema dello spazio, che oramai si fa opprimente !
*
’ Ut *
Il Governo francese procede contro il, cardinale arcivescovo di Bordeaux, Andrieu ; il quale pare abbia
inviato ai fedeli istruzioni che sonerebbero sfida alle
autorità civili.
*
* *
Al Giardino delle Piante a Parigi si è solennemente
inaugurato un monumento a Lamarck, il precursore
di Darwin. Sa però l’atea Francia che Lamarck era un
credente?
— _______________ ■_________________________
RIVISTA CRISTIANA
E’ uscito il numero 5, mólto attraente.
La Rivista esce una volta il mese in fascicoli di 40
pagine, e costa L. 5 l’anno. Estero'L. 6. — Ci si abbona presso il direttore sig. Ernesto Giampiccoli, Via
Pro (¿muto 15, Torino ; oppure presso ì’amministratore
sig. Antonio Rostan, Via Nazionale 107, Roma.
^ Huilìerj es£|uriH
r, che ci chiedono copie
a'^ifòìtrate den'a non le ricevono, sapplariò
® ejssenfto quei doti
numeri del tutto esauriti.
OPERE DnBEOTICKJiZA
A favore dell’Asilo pei Vecchi in Sicilia erano state
raccolte L. 2198,83. A questa somma si devono ora aggiungere le seguenti offerte ricevute dal signor Angelo
Deodato a Caltanissetta e trasmesse : Attilio Arias L. 5
— My L. 10 — Onorevole C. Cascino L. 10 — A. Nigrelli L. 5 — A. Diporti L. 5 — A. Petrantoni L. 5
— Totale L. 2238,83.
*
Hi ^
Abbiamo ricevuto Tampìa e attraente « Relazione
morale e finanziaria » (Conto consuntivo dell’anno 1908
e Bilancio di previsione per il 1909) della Società
di Roma « Pro Infautia » ; di cui è presidente onorario Prospero Colonna Principe di Sennino ; presidente effettivo, il Marchese Alfonso Lucifero ; vicepresidente — con altri due filantropi — il Valdese
Cav. Ing. Ferdinando Turin ; e consigliere segretario
un altro Valdese, il Dottor Roberto Prochet.
Ringraziamenti, congratulazioni a auguri!
ConfeFenze disfreffuali
liombardia. - Veneto - Emilia
Nei giorni di martedì e Jifercoledi 8 e 9 corrente
si riunì nel nuovo Tempio di Via Fabbri la conferenza
del 3‘ Distretto. Il seggio fu composto dai fratelli
Stefano Revel, Pastore di Mantova, Presidente; Giuseppe Silva, Pastore di Como, Vice Presidente ; Gaspare Gandini, Segretario.
Dopo ampie discussioni sulle relazioni della Commissione esecutiva e delle Chiese e Stazioni, il fra
tello Emilio Rivoir, Pastore di Brescia, lesse un im
portante lavoro sulla Stampa Evangelica Contemporanea.
Segui un’interessante discussione che si chiuse colla
votazione di un ordine del giorno per la Luce (1).
Si trattò poscia delTAmministrazione unica e la Con
ferenza fu d’avviso che il Sinodo nomini una Commissione che studi esaurientemente questa proposta.
A Deputati effettivi pel Sinodo furono nominati i si
gnori Montandon di Como, Rostan Bartolomeo e Arcangeli Guido di Milano, ed a Membri della Commissione
esecutiva i signori Calvino di Lugano, Vice presidente ;
e Gaspare Gandini, Segretario.
Per l’inaugurazione del nuovo Tempio e per l’occasione della conferenza furono tenute nelle sere di lunedi, martedì, mercoledì e giovedì quattro speciali conferenze, proferite rispettivamente dai Pastori Silva di
Como, Buffa di Venezia, Simeoni di Revere, e Corsani
di Milano.
L’intervento di fratelli, amici ed estranei fu numerossimo, producendo una buona impressione e suscitando
molte speranze per l’incremento della Chiesa.
G. Gandini.
Corriere l^ordamericaiio
(1.) Dal Pastore signor Paolo Calvino abbiamo ricevuto le seguenti righe:
« La Conferenza Lombardia Veneto, udita la lettura
dell’interessante lavoro presentato dal fratello Emilio
Rivoir sull’indirizzo attuale della Luce, ringrazia vivamente il relatore per le sue belle e istruttive idee,
e, pure ritenendo che la Luce sia suscettibile di perfettibilità massime nella varietà dei caratteri e delle
notizie più numerose e più diffuse circa le Chiese, presenta le sue felicitazioni e i suoi incoi aggiamenti al fratello B. Celli per aver saputo migliorare la Luce sia
nella Redazione che nella Direzione. (Ordine del giorno
approvato aH’unanimità) ».
Siamo gratissimi ai cari fratelli ed amici tutti del
Distretto L.-V.-E. ; e, approvando pienamente i loro
desideri concernenti la « varietà dei caratteri . e le
« notizie », vogliamo sperare che specialmente il secondo desiderio venga appagato, e ancora una volta
preghiamo i nostri colleghi — Pastori, Evangelisti,
Insegnanti — di volerci favorire settimana per settimana « notizie più numerose e più diffuse » senza
però nessuna prolissità di stile; cioè molte notizie,
ricche di parñcolari, ma espresse nel minor numero
possibile di parole. , '
La Dir estone.
La relazione su la Conferenza Italia Centrale, si rimanda al prossimo numero, per mancanza di spazio^
Il pastore signor Aleandro Luzzi ci manda daNiiOva
York queste belle notìzie :
« Tre settimane or sono, ebbi il piacere di cedere il
mio pulpito al signor Giovanni Tron, evangelista valdese. Egli pronunziò belle e sentite parole cristiane,
e i fratelli ne furono veramente edificati. Il nostro
Comitato ci ha gentilmente concessa una maestra di
canto, in persona dell’ottima signorina Eleonora Vaccàueo, che in questi quattro o cinque mesi di assiduo
lavoro è riuscita a costituire un bel coro, parte integrante del culto divino. —- Abbiamo avuto un nuovo
battesimo: la piccola cara battezzata si chiama Cladòra De Cristofolo. — Le nostre conferenze evangeliche
sono sempre assai frequentate e ogni mese nuovi fedeli si aggregano alla Chiesa. Tra gli uditori assidui
sono anche parecchi socialisti e anarchici. Che il Signore voglia illuminarli e toccar loro il cuore! — La
Chiesa Evangelica di Broome 'Street — retta dall’infaticabile settantaduenne pastore Antonio Arrighi ___
è veramente degna di lode sia per il numero dei membri
sia per la fede pura e santa che li contraddistingue. Fn
uno spettacolo davvero imponente di cristiana pietà
quello a cui io potei .assistere in detta Chiesa, la prima
domenica dello scorso maggio : vi si celebrava la Santa,
Cena, e circa 400 persone vi parteciparono ! Il magnifico coro, maestrevolmente diretto dal signor Garry Arrighi, figlio del pastore, trasportava mente e cuore
in cospetto di Dio! Quale raccoglimento ! Quanta pietà!
Qual mistico senso altamente cristiano ! Mipareva
di trovarmi in mezzo ai primitivi discepoli nel cenacolo di Gerusalemme. Lo stesso giorno, in mattinata, 500 fanciulli, senza contare gli adulti, avevano
assistito alla scuola domenicale. E’ una Chiesa verat
mente modello e benedetta da Dio, e ne auguro una
consimile a tutti inostri confratelli d’Italia e d’America,
Non dobbiamo però dimenticare ch’essa è il frutto di
26 0 27 anni d’indefesso lavoro, che il pastore Arrighi
(il primo che, se non erro, abbia incominciata un’opera
stabile tra gl’italiani di questa immensa metropoli) ha
compiuto, sorretto da una fede viva e possente. La sua
veneranda canizie è degna di profondo rispetto; e noi,
ministri evangelici italiani, abbiamo molto ad imparare
da lui. Egli m’invita spesso a surrogarlo, ed è per
questo ch’io ho potuto parlare con piena cognizione di
causa. Anche le altre Chiese Evangeliche di lingua
italiana — benché più piccole — sono benedette da Dio.
I nostri bravi fratelli italiani frequentano assiduamente
i culti, non solo in domenica, ma anche in settimana,
dopo lunghe, faticose giornate di lavoro ».
Kelta penisola o nelle Jsoie
ìRìhhia iIdI lìnn si vende Bibbia in latino con ll-,
DluUill Uul UUU lustrazioni stampata a Róma'^ nel
1592 (in ottavo). Edizione rara. Rivolgersi al
Goetzlòf. Via Curtatone 1, Genova.
'Vittoria (Sicilia)
Il periodico « I Bagni di Casciana » pubblica un
articolo pieno di simpatia per le nostre scuole di Vit •
toria, dirette dal prof. Corsaui, e per le nostre scuole
Valdesi in generale.
Messina.
Alcuni membri della famiglia del sempre rimpianto
pastore -di Messina desiderano notificare che, in mezzo
alla loro tremenda sventura, hanno purtnttavia avuto
un poco di conforto dal fatto che il sig. Adolfo Chauvie
e la sua consorte, col loro. piccolo Riccardo, furono
trovati sotto le macerie nei loro propri letti. ' '
I particolari fanno supporre che passarono tutti e
tre istantaneamente, dal sonno nella beata eternità.' .
Sanremo.
Merita speciale encomio per la cura zelante e per
il metodo pratico e intelligente, con cui si adopera
a diffondere la « Luce », il caro ed egregio collega
Ugo Janni. Egli si propone di raddoppiare — nientedimeno! — la vendita del nostro periodico. Gliene
siamo gratissimi, e non reputiamo per nulla esagerata
questa pubblica attestazione di gratitudine che qui,gli
abbianifjiyelutp rendere col cuore. „j
Milano ;«'f : I
. Abbiamo ricevuto l’annua Relazione di quel nobile
is);itntp ch’è ìì Roger per ragazze impiegate rfeltómmercì0,‘i8|udentesse,-insegnanti, ecc. .
— (E. F. ^^..Riuscitissima fu la passeggiata annuà ■
■delleridue Semole, Domenicali della prima Chieisè,; Vai:desei Meta di essa era nuovamente Ja Casa 'dei
•rani'vUinliert.o Iva Tnfaite)che sempre làscia iq'granai*
!e piccoli un gradito ricordo. Vi intervennero una.iiiestV ^
santiha di bambini ed nna settantina di adulti. Il ,
6
6
LA LUCE
tempo orribile per tutta la settimaua trattenne molti
che già si erano iscritti ; però esso fu galantuomo,
perchè non turbò per niente la festa. Inutile parlare
della squisita ospitalità che ci venne offerta nel magnifico parco, ove i bambini poterono divertirsi come
in nessun altro luogo. Il Direttore non ci risparmiò
cortesie, ci ricevette cogli onori militari, pronunziò
parole benevole verso di noi e ci accompagnò nella
visita alle varie parti della Casa : museo, armeria, laboratori, dormitori, ecc. Non va dimenticato che, benché
la passeggiata abbia avuto luogo in Domenica, non
venne soppressa la Scuola, la quale invece che in un
tempio fu tenuta sotto gli alberi. Il maggior ordine
regnò sempre, e, ahimè, troppo presto si dovè pensare
al ritorno : accompagnati dal Direttore della Casa e
da alcuni Veterani ci avviammo alla stazione ; un
fischio : è il treno di arrivo ; il momento della partenza, della separazione; i Veterani colle làgrime agli
occhi scambiano .gli ultimi baci con grandi e piccoli.
Si parte, e méntre il treno ci -riconduce alle nostre
case ripensiamo tutti alla bella giornata trascorsa cosi
presto e già cominciamo a fantasticare sulla passeggiata che faremo l’anno venturo.
Un grazie di cuore alle'Monitrici, ai Monitori ed a
tutti quelli che aiutarono il Direttore della Scuola
Domenicale al buon successo di questa indimenticabile
gita.
. Como.
Il signor Leone Montandon, zelante diacono della
Chiesa di Como, fu con reale decreto del IO corrente,
nominato Cavaliere della Corona d’Italia. Il neo Cavaliere, ad onta delle sue molteplici occupazioni, seppe
anche recentemente trovare il tempo di assistere, come
delegato laico, alla" Couferenza Distrettuale LombardoVeneta, .la quale, lo elesse rappresentante per il prossimo Sinodo. Ecco un uomo di affari e di commercio,
nn uomo tanto benemerito per l’industria del cemento
in Italia, che dà una cosi buona testimonianza evangelica ! La Chiesa di Como, lieta per tale onorificenza
conferita ad un menbro del suo Consiglio, porge al
caro fratello, Cav. Leone Montandon, le sue più vive
congratulazioni, e coglie l’occasione per augurare a lui
e alla sua famiglia le più elette benedizioni da Dio.
Torino.
Il 15 corrente, grande concerto di musica sacra nel
tempio valdese. Promotrice la Società corale evangelica.
— La signorina Ernestina Gay ha ottenuto un bel
diploma di professoressa di francese presso l’Università,
Torrepellioe
Il 13 corrente doveva tenersi la seduta annua della
giovanile Società missionaria « Pradeltorno ».
— I funerali del compianto sindaco cristiano, sig.
Eliseo Costabel, sopo riesciti assai solenni.
— Il Municipio e la popolazione partecipano alla
Commemorazione pel cinquantenario del 1859.
Villasecoa.
Questa chiesa ha fatto una grave perdita in persona
di D. E. Bert, ottantacinquenne. Egli si era sempre
dato pensiero della prosperità del popolo Valdese e
della Chiesa.
OLTRE LE Al?\ E I fl/IRI ^
Svizzera
Chexbres — Per assistese ai corsi di religione, che
saranno dati, tra il 16 agosto e il 4 settembre, dai
signori Morel, Tophel, Thouvenot, T. Naville, Porret,
Benoît, Malzac, Wilson, Bugnion, Eegamey, Saillens,
Fermand e de Meuron, si pagherà 75 lire a persona.
Ginevra — Il Consiglio di stato ha conferito a Luciano Gantier il titolo di « professore onorario » del
l’Università di Ginevra. Il Gautier è il solo che —
■oltre al rimpianto illustre Naville — abbia ottenuto
qnest’altissimo onore.
— Il premio Munier di franchi 400, per lavori composti da studenti di quella facoltà teologica (evangelica)
presso l’Università, è stato decretato quest’anno al bernese Hans Schorer che nella redazione fn coadiuvato
dal condiscepolo Cocorda.
Francia
Cadolive (presso Aubagne) — E’ stato eretta una
Tenda per culti popolari ; e di li sarà trasportata nei
villaggi circonvicini, tutti cattolici romani.
Parigi. — La Missione popolare evangelica ha fktto
«ostruire per l’opera d’evangelizzazione itinerante« una
casetta smontabile, lunga 15 metri e larga 6, capace
di 250 persone.
(Italico) L’autore delle « Chinoiseries romàines » e di
« Eglise de la Libre'pensée » è morto. Conosciuto col
preudonìmo di « Stheno », il sig. De Haen rese segnalati servizi, alla causa della verità evangelica. Arguto,
incisivo, d’nna logica stringente, sia ch’egli flagelli le
superstizioni romane sia che smantelli le batterie dell’incredulità, egli si dimostra un vero maestro nell’arte
di polemizzare con acume e con una « verve » inesauribile.
I suoi libri si leggono con diletto pari all’ntile reale
che se ne ricava.
Principato di Monaco
Anche quivi è una piccola chiesa evangelica.
Germania
E’ morta all’età di 104 anni la figlia del celebre
predicatore Federigo Adolfo Krnmmacher.
Lorena
Sarreguemines — Un predicatore evangelico fu bastonato per aver detto che, secondo i Vangeli Gesù
aveva dei fratelli.
Spagna
Barcelona — Togliamo da El Heraldo, periodico
che si pubblica nella città di Figueras : « Una bimba
in tenera età fuggi Via da un convento o collegio, detto
di Santa Isabella, in Barcelona, manifestando d’essere
stata trattata malamente. Disse che le davano da mangiare minestra tre volte la settimana, e gli altri giorni
pane e acqua e nemmeno a sufficienza. La si teneva
chiusa in una stanza e la si picchiava a più non po,''so.
Le autorità si occupano della faccenda, ma senza dubbio
l’anderà a finir bene, come sempre — nota El Heraldo
— per le monachelle.
Gerona — In questa provincia spagnola, furono visitati da evangelizzatori 66 borghi, e vi si tennero 184
radunanze.
— Pare impossibile, ma è cosi. La Corte di Cassazione ha respinto il Ricorso interposto contro la sentenza del tribunale di Gerona, che aveva condannato
— come i nostri Lettori rammenteranno — il pastore
evangelico López di Figueras, il maestro evangelico di
Vilabertràn e il sindaco di Avignonel, per aver seppellito un bimbo del suddetto maestro, eh’ era stato
battezzato romanisticameute, ma a insaputa del padre 1
Povera Spagna!
Las Norias (Almeria) — Il sindaco s’ è messo in
testa di proibire i culti evangelici. Oh povera Spagna I
Benavides (León) — Il sindaco ha mandato per al
cune ore in carcere un colportore che vendeva Vangeli
El Heraldo esclama: « Bonita se va poniendo España
Vamos á ser el proverbio de la ignorancia, de la bar
barie y de la crueldad ». (Si fa gentile la Spagna! Di
venteremo proverbiali per ignoranza, per barbarie e per
crudeltà).
Inghilterra
— Un inglese d’alto grado aveva l’abitudine — cosi
frequente tra gl’italiani ! — di bestemmiare. La figlia
lo guari ricorrendo a questo metodo originale, se non
raccomandabile: tutte le volte che il padre proferiva
una bestemmi», ella la ripeteva tal quale. Il padre
provò un cosi profondo disgusto, che smise e per sempre. Questo fatto ricorda M’Evangeliste, che lo riferisce,
un altro fatto più encomiabile, di certo : una ragazzetta
riesci a guarire il padre dal vizio dell’ ubbriachezza,
condannando sè stessa al digiuno completo il giorno
dopo ogni sbornia paterna.
— Il periodico il Christian ha testé festeggiato il
cinquantenario della propria esistenza.
Messico
Nella città di Messico dovrebbe aver luogo una
pubblica discussione tra nn prete papista e nn pastore
evangelico su questo tema : « E’ la religione cattolica
romana la religione fondata da nostro Signore Gesù
Cristo, quand’egli era qui su la terra?» El Heraldo
però dubita di questa notizia, perchè ai preti papisti
è vietato discutere.
A-lasha
Il signor e la signora Eeid — dice VEglise Libre —
percorsero, per tre estati, le rive del fiume Ynkon,
recando il Vangelo, altri libri -e la propria simpatia
ai soldati, agli impiegati telegrafici e ai cacciatori segregati in quelle regioni solitarie.
Madagascar
L’atea Francia continua a calpestare, in questo suo
nuovo dominio, la libertà di coscienza. Il prof. R. Allier
ha mandato proteste avari giornali.
‘ Pel eentenariè di
Il pastore Eugenio Choisy ha pubblicato un opuscolosu Giovanni Calvino. Editore Jeheber, Ginevra.
— Allo stesso editore sì deve un altro ottimo opuscolo « Jean Calvin », autore H. Deukinger. Ne abbiamo ricevuto una copia in dono dal nostro Gomitata
d’Evangelizzazione.
— Secondo la « Vie Nouvelle » (che è sempre larga
di notizie) alle feste centenarie io onore di Calvino interverranno una cinquantina d’Ungheresi, tra cui Gabriele Antal, membro delia Camera dei Magnati ; Clémer
Nemes, musico di grido ; l’avvocato Kovacks. deputato
al Parlamento, professori, studenti, ecc., ecc. Il 4 luglio
nella Cattedrale dì San Pietro a Ginevra si terrà un
culto in lingua ungherese.
— La « Vie Nouvelle » reca anche i nomi dei delegati germanici. Notiamo il moderatore della Federazione riformata Braudes, dottore in teologia, predicatore di Corte a Biickeburg.
— Il primo fascicolo-albo dei « Jubilés de Genève
1909 » (editore Atar, Ginevra) contiene, tra l’altro, gli
articoli seguenti : « Sguardo storico alla Chiesa ginevrina nel XVI' sècolo. — Il Medaglione di Calvino.
Programma delle feste. — Varie pubblicazioni intorno
a Calvino. — L’inno giubilare ». Moltissime illustrazioni.
— I figli dello storico della Riforma Merle d’Aubigné — Enrico e Carlo — percorrono rispettivamente
l’Inghilterra e gli Staci Uniti, ove furono invitati a
tener conferenze intorno a Giovanni Calvino.
PER FINIRE!
Per conto nostro avremmo stimato finalmente chiusa
il periodo delle rettifiche; ma, poiché il sig. Melile
insiste per aver ancora una volta la parola, vogliamo
mostrarci compiacenti e generosi verso di lui, lasciando
ai Lettori la cura di fare i colamenti ch’egli desidera
che noi non facciamo.
« Al direttore della Luce dispiace ch’io abbia asserito d’essere stato cestinato; ma il fatto rimane. Se
io non me ne appellavo in via amichevole al presidente
del comitato, l’affare finiva colla lettera del sig. Celli
nella quale egli mi diceva le ragioni per cui non intendeva pubblicare.
Ho confessato « senza vergogna » all’amico Griglia
d’essere stato cestinato dovendo io spiegare a lui e ad
altri che, se la mia risposta appariva suW'Evangelista
e non sulla Luce, ciò non era dovuto a un « mio capriccio ». Questa spiegazione necessaria è l’unico motiva
che mi ha fatto nominare la Ance nel pubblicare il mio
scritto sull’ Evangelista.
Il sig. Celli vuole ad ogni costo mantenere 1’ affermazione sua, che io abbia preteso cioè la pubblicazione
integrale del mio scritto. Per questo egli mette in vista una mia inesattezza nella divisione del mio scritto
che non consterebbe più di 3 ma di 5 parti. Su questa,
nuova divisione il sig. Celli architetta un calcolo il
quale — pur terminando con un abilissimo « ben si
può dire » — assolutamente non regge.
Il sig. Celli prende per base del suo ragionamento
ciò che del mio articolo fn pubblicato i&\\'EvangelistaMa i cinque paragrafi pubblicati a mia richiesta dal\'Evangelista rappresentano solo quelle famose due prime
parti — cioè quelle prime 11 su 20 cartelle — sulla
pubblicazione delle quali nella Luce io ebbi da insistere ».
Ed ora dichiariamo per parte nostra chiuso l’incidente.
La Direzione.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia deiriatituto Gould Via Marghera 2, Roma
Ljl LUCE IH ?UnERIC»
I nostri Lettori americani potranno facilmente farci pervenire il prezzo del loro abbonamento, versandolo al nostra
Amministratore per l’America
Signor
prof, pastore J^ìberto Qht
86 Romeyn Str. BochesterN.T*
7
LA LUCE
IL TRAMONTO DI ROMA
Siudio di sloria e di p5¡colo
jia del Prof. G. Bartoli.
La moralità in molti era scadente, gli studi! in moltissimi sonnecchiavano, la nettezza e l’igiene in tutti
erano orribili. Pio X si mise a riformarli. Decretò cbe
mandassero a quei paesi gli studi! e la coltura moderna e tornassero alla scolastica medievale. Anche
qui, dal secolo ventesimo si passò al decimoquarto.
Peccato che non si abbia avuto il coraggio e la sapienza di tornare a dirittura al cristianesimo primitivo, al codice primitivo, al testo primitivo di teologia, alla Sacra Scrittura ! Ma no! Si lascia la Bibbia
per la scolastica, cioè, il libro e la parola di Dio per
i libri e i pensieri degli uomini !
A proposito di scolastica Papa Leone aveva imposto
tutti gli studiosi cattolici la filosofia di S. Tommaso
e, hon gré, mal gré, l’avevano dovuta accettare. Muore’
Papa Leone e sale al soglio pontificio Pio X. Gli studiosi cattolici diedero un respirone. Finalmente, pensarono fra di sè, godremo un po’ di libertà. S. Tommaso è buono, ma un po’ di Suarez non guasta; forse
anche un pizzico di Kant o di Spencer darebbe alla
nostra filosofia un gusto di modernità da far venire
l'acquolina in bocca ! Pio X sentì nell’aria quei desideri! ereticali e si affrettò a pubblicare un Breve sugli
studi! tomistici. Poveri filosofi cattolici! Ecco la parola del Papa: « Indietro, indietro a S. Tommaso!
Tornate al medioevo! Niente libertà! Ubbidienza,
soggezione, umiltà, perinde ac cadaver ! La filosofia
«attolica è fatta, nè si farà più. Mi avete inteso ? ».
Venne la volta dei predicatori. Questi, al tempo di
Leone, si facevano lecito di predicare di argoménti
moderni: sulla politica, per esempio, sulla donna, sullo
sport, sulla igiene dell’anima in relazione cori quella
del corpo, e inneggiavano alle così dette conquiste del
pensiero moderno. Apriti cielo ! Pio X li udì e con un
gesto risoluto tappò loro la bocca in eterno: » Carni
minate a ritroso ! Ritornate al medioevo ! Predicate
all’antica ! all’antica! all’antica! ».Maquei messeri facevano l’orecchio di mercante. Che fa Pio X ? Emana
un ordine urbi et orbi. « In avvenire ogni predicatore
dovrà subire un esame di idoneità, dopo il quale, se
riputato capace, riceverà la patente di predicatore,
altrimenti sarà mandato a quei paesi. Siamo intesi?
Inoltre, nessun parroco potrà in avvenire invitare
qualsiasi predicatore, anche per un solo discorso,
senza prima avvisarne il proprio vescovo e riceverne
il debito permesso per iscritto e pagando una tassa
alla Curia ». Ottimo provvedimento. Con ciò s’impedisce
che le maledette idee moderne montino sui pulpiti
cattolici, e si rimpinza l’erario delle Curie vescovili,
troppo dissanguate ora dalla malvagità dei tempi.
D. Ottavio era un predicatore di vaglia. La sua profonda conoscenza del mondo moderno, i suoi studi! di
scienze, lettere ed arti, la sua cognizione della storia
dei dogmi, dello sviluppo rituale e disciplinare della
Chiesa, per non parlare della teologia e patristica in
che era studiatissimo, lo facevano un predicatore ammirato, applaudito, ascoltato. E non era solo il po- I
poiino e le donnicciuole divote che accorrevano alle
sue prediche. A queste anzi andavano di preferenza
gli studenti, le persone colte, gli uomini di affari, gli
avvocati, i medici, i magistrati e i soldati. Egli non
predicava alla maniera solita, come usano i preti ordinari! o i frati. Le sue prediche avevano un sapóre
tutto speciale. Era sapore di eresia, quello ? Le persone colte che l’ascoltavano dicevano di no ; gl’ignoranti, certi preti invidiosi della sua bella fama, alcuni predicatori avvezzi ad imboccare i loro uditori
col cucchiaio vuoto e gelosi del concorso alle sue prediche, e parecchie pinzoccliere dicevano di sì. Come
sempre avviene rispetto ai grandi caratteri e ai personaggi che si fanno sentire nel dramma della vita,
se D. Ottavio aveva molti amici ed ammiratori, aveva
anche non pochi nemici.
Intanto, uscì fuori l’ordine che ogni predicatore dovesse recarsi al Vicariato a subire l’esame, per indi
ricevere Tautodzzazione a predicare, se trovato idoneo.
Anche D. Ottavio dovette obbedire al comando dei superiori e presentarsi alla Commissiono pontificia, incaricata del predetto esame. Presidente della Commis.
sioiie era un notissimo monsignore che andava per la
maggiore, e che era tanto sicuro del cappello cardinalizio che l’avea già comprato e sei teneva in serbo
per la faustissima occasione. Gli altri membri erano
preti, religiosi, frati, teologi e predicatori: una miscela curiosissima, una specie di confezione farmaceutica, con predominio tuttavia di acidi e di amari.
D. Ottayio si aocorse subito, alla prima occhiata,
che si trovava dinanzi a un tribunale della Santa Inquisizione, ed aspettossi il peggio. , ,
— D. Ottavio Sinibaldi — cominciò il presidente
alla Comjiiissipne soiftfc giunti gravi lamenti sulla ao-
“ ' ‘ ' .j». ■ ■- ■'
stanza e sulla forma della sua predicazione, e ove
ella non riesca a purgarsi dalle accuse che le son
fatte, temo che noi non le potremo dare la pagella
che ci domanda.
— Di che cosa sono accusato ? — domandò D. Ottavio.
— Ecco. Predicando a Sant’Andrea delle Fratte la
Novena del Natale, lasciò intendere chiaramente e
più volte che la concezione di Gesù nel seno immacolato di Maria non era avvenuta in un istante, ma
a poco a poco e per gradi. Ora, ella conosce che cosa
insegni la dottrina cattolica intorno a questo mistero.
— Che cosa ? — chiese l’altro.
— Insegna che non appena Maria ebbe pronunciato
quel suo fiat benedetto, in un istante, in un momento,
tutto ad un tratto, lo Spirito Santo formò nell’utero
I di lei un banbolinp perfetto, con tutti i suoi organi,
con tutte le sue parti, con tutti i suoi seiisì, finito,
maturo, completo, coll’uso dell’intelligenza, della memoria, della volontà.
— E lei chiama dottrina cattolica questa?
— Sicuro! È dottrina di S. Giovanni Damasceno,
di S. Tommaso, degli Scolastici in genero ed è insegnata anche oggi, quale fede cattolica, dal Ròv. P. Bil
liot, nella Università Gregoriana. Or ella dia ne
gato expressis verbis dal pulpito questa dottrina cattolica.
— Non è dottrina cattolica questa — gridò D. Ottavio con grande veemenza — ma un’assurdità, un
controsenso, una dottrina contraria alla scienza fisiologica, alla esperienza quotidiana, alla certezza dei
fatti e alla chiara storia del Vangelo !
— Oh ! oh ! oh ! — fecero i conimissarii.
— Non mi facciano gli scandalizzati per così poco.
Reverendi Signori! Qui siamo in privato, tutti teologi e non più giovani. Non vi sono nè ignoranti, nè
pinzocchere da scandalizzare. Io parlerò chiaro. Ho
dotto che la loro supposta dottriua cattolica è assurda
e non è punto cattolica. Lo provo subito. Nella generazione degli uomini, come in quella degli animali,
la formazione del feto è graduale, e dall’ovulo si passa,
a poco a poco, attraverso una serie di trasformazióni
successiye, fino aU’animale perfetto, cioè, all’uomo.
Ciò è noto a tutti, e bisogna essere stupidi per ignorarlo. Ora, è del pari cosa certissima, che quando il
feto è maturo, cioè, è arrivato a perfezione, non può
restar più chiuso nel seno materno. Deve uscire, vuole
uscire, fa di tutto per uscire, e se non può uscire,
muore. Questa non è scienza pellegrina, ma l’abicì
della fisiologia, e sei sanno tutte le donnette del mercato e le massaie che allevano pulcini. Ora, io domando : fece in ciò eccezione il concepimento e la formazione di Gesù nel seno di Maria ? S. Giovanni Damasceno, S. Tommaso, alcuni fra gli Scolastici, il P. Billiot ed altri teologi, dicono di sì, e affermano, la loro
esser dottrina cattolica. Cattolica un corno ! È una loro
supertizione, frutto della loro ignoranza e nulla più.
Una rondine non fa primavera. Un’opinione particolare di S. Giovanni Damasceno e di pochi altri, dotti,
se vuoisi, in teologia, ma ignorantissimi in fisiologia,
non può e non deve dirsi dottrina cattolica, cioè, universale. I Padri antichi non hanno parlato che raramente di questa cosa, e sempre in vario senso.
La Chiesa universale non ha mai definito nulla in
proposito. Dunque, non è dottrina cattolica. È dottrina, per contrario, ridicola, impossibile ed assurda.
Se il bambolino Gesù era finito e perfetto, fino dal
primo istante del suo concepimento, perchè indugiò
nove mesi ad uscire dal seno della madre? E poi domando: ebbe egli, fin dal primo istante, le dimensioni che doveva raggiungere solo al termine di nove
mesi, ovvero le ebbe minime? Fu un uomo perfetto
nelle dimensioni di un cece o di una castagna ? Esercitò in quelle dimensioni la sua intelligenza e la sua
volontà? Vide egli, udì, odorò, fece uso delle sue facoltà sensitive? E di che vita, visse egli mai? Della
vita fetale, o della vita libera indipendente, propria
del frutto, quando è maturo? E perchè non uscì dal
seno materno? E come vi durò egli rinchiuso, nove
mesi, senza morirne ? E voi chiamate questo cùmulo
di assurdi, dottrina cattolica ? E le beghine meditano
divotamente sui dolori di Gesù intelligente e senziente
nella prigione del seno materno ? Ed è cristianesimo
questo ? Ma v’ha di più. Il Vangelo è direttamente contrario a questa dottrina cattolica. Il Vangelo ci dice
che la gravidanza di Maria fu vera, reale, gradualee,
che si compì a poco a poco, come avviene ih tutte le
altre donne;, che S. Giuseppe se ne accorse solo fardi,
e che il feto divino non fu maturo se non nove.mesi
Quesfó ci dice'il
dopo chimèra stato concepito.
'.TiI'- ■
gelo ; voi invece dite che esso fu maturo subito al
primo istante dopo la sua concezione. A chi debbo
credere, Signori miei ? Al Vangelo, o a S. Giovanni
Damasceno, a S. Tommaso, al P. Billiot e agli altri Reverendi Padri della Università Gregoriana?
A questa tirata di D. Ottavio seguì un non breve
mormorio. I commissari! non sapevano che cosa dire.
— Sarà forse vero quello che lei dice — disse il presidente ma resta sempre, che era meglio non parlare in pubblico di cose siffatte, ovvero, se pur voleva trattarne, non discostarsi dalla dottrina usuale.
Il fatto è che molti dei suoi uditori rimasero scandalizzati alle sue parole e dubitarono fortemente della
sua ortodossia,
— Ah ! lo so — gridò D. Ottavio — il termometro'
dell’ortodossia è in mano, ora, di preti ignoranti, di
ragazze squilibrate, di vecchie scimunite e di pochi fanatici...
— Zitto! via! lei va troppo oltre ! — fecero parecchi
commissarii in coro.
— Il fatto è — ripigliò il presidente — che lei, colle
sue sentenze arrischiate, ha scandalizzati i pargoli di
Cristo.
— Ho scandalizzati i pargoli di Cristo? Mi permettano, Signori miei, una parola franca. Si teme tanto
da noi di scandalizzare. i pusilli : perchè non si teme
del pari di scandalizzare gli adulti in Cristo ? E non
sono cristiani anch’esse, le persone colte, i dotti, i critici, i letterati? E non possono pretendere aneh’essi,
che davanti a loro non si spaccino come di fede cristiana e cattolica, le cose più assurde e lo corbellerie
più manifeste ? Anch’essi sono suscettibili di scandalo,
scandalo tanto più dannoso, in quanto che nelle loro
mani è la società attuale. Sanno loro che ragionamento
fanno quei tali ? Eccolo : « I prèti ci vogliono dare a
bere queste e queste fandonie. Ma desse sono evidentemente assurde ed incredibili. Dunque, tutto il cristianesimo è assurdo ». Lo so, la conseguenza non è
giusta, e non segue dalle premesse ; ma, ne hanno
essi tutta la colpa ? A voi. Signori miei, la risposta!
— La risposta si potrebbe dare — entrò a dire uno
dei commissari, il quale, segreto ammiratore di D. Ottavio, voleva distogliere i suoi colleghi dalle accuse
teologich|v-T- ci condurrebbe troppo lontano. Abbiamo altri lamenti a muovere a Vostra Signoria. Permette, signor presidente ?
— Anzi) anzi! — fece il mellifluo monsignore.
— Ecco; Ella, specie predicando in campagna, ha
portato sul pulpito la filosofia, raccomandando la nettezza, l’igiene e che so io. Non vorrei...
D. Ottàvìo scattò immediatamente.
■ — Sicuro che sono reo di questa colpa ! E a più riprese ! e incorreggibilmente ! Affé mia ! E volete che
sia altrimenti? Veggo che in una parrocchia si vive
da porci materialmente e moralmente ; che uomini e
donne, grandi e piccoli, nuotano nel brago, e il parroco li precede e dà loro il buon esempio ; non debbo
10 alzare la voce contro tanta sporcizia? Non è il cristianesimo anche educazione civile P Forse che il cattolicismo è contrario alla nettezza? Forse che la fedo
avversa la civiltà del costume ? E poi, quando quei
villani contraggono malattie, frutto solo di loro sporcizia, bestemmiano la provvidenza di Dio e ricorrono
ai Santi perchè li guariscano. Ricorrete all’acqua, al
sapone, ai bagni, alla scopa, alle medicine, se occorre !
Lasciate in pace i Santi ! E il parroco che fa ? Nulla di
nulla... 0 meglio, fa anche lui come tutti gli altri. Ma
già... le preghiere ai Santi portano di bei quattrini a
lui; il sapone li porta al droghiere e le medicine al
farmacista... Sapete che cosa dicono di noi italiani all’estero..; Che siamo sporchi, puzzolenti; e, affé mia, non
hanno sempre torto. E dire, che in Italia abbiamo più
di 300 ves,cqyi e oltre 60,000 preti. Se questi tali, oltre
11 catechismo, insegnassero ai loro parrocchiani un
po’ di civiltà, noi saremmo la più gentile e costumata
nazióne della terra; invece, che siamo noi P...
— li piàirocò non è medico — osservò uno dei commissari!.
— È anche medico. È medico delle anime, ma la salute dell’anima è troppe volte congiunta con quella
del corpo, e questa dipende, più che d’altro, dall’igiene,
dal modo-^di mangiare, di bere, di vestire, di abitare
e di mantenere la nettezza personale.
È naturalismo questo — obbiettò una voce.
Sì, sì, questo è naturalismo: soprannaturalismo,
per .eputtnrio, sarà il fetore, la sporcizia, l’anemia e
tante altre; u^alattie, figliuole di violata igiene.'..' :
— Bestemmia costui I disse uno. ,
— Nom^estemmio, no ! Parlo il linguaggio del |mon
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