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ECO
DELLE mLLT VALDESI
Spet t.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anco XCV - Num. 17
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ABBONAMENTI
Spedizione in abbonamento poetale . 1 Gruppo
Cambio di indiriiszo Li»-" 50
TORRE PELLICE — 23 Aprile 1965
Ammin. Claudiana Torre PeUiee • C.C.P. 2-17557
25 APRILE
Si avvicina la ñera della Resistenza. Non potremmo definirla altrimenti, in quanto accanto a coloro che celebreranno con seria coscienza il ventennale della Liberazione e del concludersi della fase di lotta armata, vi
sarà un’orgia di retorica ben prevedibile.
Il « mito » della Resistenza pare essersi universalmente affermato; la
gente per bene, oggi, è per la Resistenza e la esalta... quante conver1 tardive e ambigue! Noi sappia^
che gli uomini hanno snaturato e
ilizzato abbastanza presto l’Evancreando la cristianità, e non ci
namo dunque troppo di questo agiamento «resistente» della noItalia odierna, etichetta costitude che copre una realtà ben di:! Non ci stupiamo, ma ci rattri‘ qualmente che si possa oggi parli un conformismo' della ResiÎ, una contraddizione in termivero, gli studi su questo periodo
ve, doloroso e forte della nostra
si moltiplicano'; la Resistenza
■ tracce serie nella letteratura,
spettacolo. Eppure la società che
ino ricostruito, dopo il macello,
è certo quella per cui tanti han'ìfìerto' e sono morti; vi è stata
nel nostro paese come in buona
del mondo, una pesante involuc. in questi venti armi; noi stiacomunque dimostrando che siamo
' ra un popolo che sa fare le quatgiornate di Napoli, ma non coire un.3."vita democratica e civile
a di * questo nome. Se fossimo
e seria, il 25 aprile dovrebbe esper noi un giorno di umiliazione
ionale.
■r questo parleremo poco. noi. Vi
! itiamo piuttosto ad ascoltare inf me uomini e donne di ogni origine,
r a, condizione sociale e cultura, che
’a Resistenza l’hanno vissuta si, da
mpegnarvi senza riserve la loro vita,
. nohe se «ssa non significava per tutloro' esattamente la stessa cosa. Vi
wesentiamo in questo numero alcimi
cumenti, a cui premetteremo solo
Í alche breve nota.
Accorre ricordare anzitutto che la
vistenza è un movimento che non
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« In questa nostra epoca moimentata perdiamo di vista ad
igni istante la ragione della
•lostra vita. Crediamo che sia
l’esistenza di questo o quelTuo110 che da senso al nostro esistere. La realtà è invece questa ;
la terra è stata giudicata degna di portare l’uomo Gesù Cristo, Se un uomo come Gesù Cn
io ha vissuto, allora, ma solo
allora c’è per noi uomini un
senso a vivere ».
Dietrich Bonhoefler
21 agosto 1944
si limita agli ultimi anni del inflitto: allora, a causa della particolare
situazione storica, essa a^unse prc^
porzioni numeriche considerevoli e
quindi una capacità d’azione pratma
potenziata; ma se questo momeifio
culminante dell’azione non va certo
svalutato — anzi rallegra profondamente che in quel momento, ni^u
mente, popolazioni intere risposero
all’invito a resistere al naafascigmo _ occorre ricordare che 1 intima
vitalità fu data da coloro che già mo' to tempo prima che recasse i suoi
frutti amari, orrendi, avevano nconosciuto ralbero malvagio. E certo la
involuzione di cui parlavamo, in questi venti anni, è stata dovuta in larga
misura al fatto che mO'lta i esistenza a
nazifascismo fu più viscerale che regionata, si oppose al fenomeno, senza individuare le cause che laveireno
suscitata; e le medesime cause n^no ripreso a generare. Perciò, amme
nel periodo della lotta nartigiaM, l anima della Resistenza è rimasta vita
di pochi; la Resisteriza è stata e rimane realtà di minoranza (ma noi
cristiani conosciamo il valore e la vocazione delle minoranze).
In secondo luogo bisogna sottolineare il carattere universaJe m <^esto movimento, e universale in due
sensi: internazionale, e (almeno durante la guerra) indipendente da fattori di classe, di partito, di cultura,
di fede. .
Basta sfogliare la documentazione
del volume « Lettere di condannati a
morte della Resistenza europea» —
forse il solo momento valido alla loro
memoria — per avvertire con commozione questa trama sottile e tenace,
anche se spesso inconscia, che uni^e
uomini e donne di ogni nazionalità,
nella medesima aspirazione e nella
medesima lotta; e per notare pure
che — sebbene fosse logico che i partiti comunisti ridotti alla clandestinità fornissero un alto numero di resistenti — davvero nella resistenza
europea vi furono l’opìeraio, il contadino, l’impiegato, il militare, l’intellettuale, il tecnico; vi fu iateo, lo spi
ritualista e il credente; vi fu il comunista, vi fu chi voleva che « dopo »
con il nazifascismo fosse abbattuto
tutto un sistema sociale e vi fu chi
— specie nei paesi occupati — voleva
la ricostruzione di un mondo buono
e profanato. Fu questa la forza (nella lotta) e la debolezza (a pace venuta) della Resistenza: diremmo che
proprio in questo duplice carattere,
però, essa ha avuto e conserva la sua
piena statura umana, e che in qualche modo è vera parabola di un’altre
« unione di dissimili », qual’è la Chiesa. come questa tesa nella protesta di
fronte a una società non giusta e non
buona, e nella speranza. Parabola, e
non più: eppure quanto questa chiesa
laica svergogna la chiesa cristiana
istituzionale !
Non mi pare che il problema della
violenza si ponga. O piuttosto': coloro
che tacciono acquiescenti, anche se cori
dispiacere (ci mancherebbe altro!), di
fronte alle uccisioni organizzate delle
guerre, non hanno alcun diritto di
contestare il sangue che la guerra
partigiana ha versato. V’è stato chi,
cristiano', come Jacopo Lombardini,
ha evitato di spargere il sangue e ha
avvertito una vocazione particolare,
quale annunciatore deH’Evangelo che
richiama ogni uomo alla signoria di
Dio e alla coscienza di peccato; ma
mai questi si sono sentiti al di sopra
. della mischia, con le 103111 netto. Sem- :
plicemente, non servivano un idea, per
nobile che fosse, ma Qualcuno, il Signore del giudizio e della clemenza, e
lo servivano nelle coimplessità talvolta così ambigua della condizione umana. Comunque, proprio la Resistenza
relativazza, a nostro' avviso, 1 ideale
della non-violenza, ne rivela il carattere utopistico, il che non significa
che non la si debba rispettare come
gesto singolo di testimonianza e co
me richiamo a non sublimare elementi che fanno parte della durezza della
realtà umana. .
Infine, il rapporto fra Resistenza e
Chiese protestanti Già
netutamente, ne abbiamo discusso sui
le nostre colonne, anche
un dibattito ampio e appassionato
SA Gitosi su «Gioventù Evangeh^ Nel
l’insieme d’Europa, si può dire che 1
cristiani credenti sono stati presenta
nella Resistenza in misura almeno altoettonto forte cAe,
noi è stato cosi,, alle. Valli m Pertico
lare e fuori. Tuttavia, resta il fatto
che le Chiese hanno in misura assai
detole preso ufficialmente posizione
In o°-ni^Chiesa, un piccolo nianipolo
d? ’’confessanti” (in modi diversi, e
imoc.rtante sottolinearlo). Da noi, il
gTS raccolto già molti anni prima
Iena crisi finale intorno a «Gioventù
Cristiana», alcune voci isolate; e anche quando l’impegno si fece piu larla Chiesa Valdese, cioè il Smodo,
rifflcialmente tacque. Chiesa crocerossina fu la nostra, pietosa e coraggiosa crocero'ssina, assai spesso; ma non
chiesa cosciente nel suo insieme eh
Ivere una funzione profetica, verso
l’esterno ma anche verso i suoi membri S\ che quelli che s’impegnarono,
che soffrirono e che caddero seppero
si ouasi tutti vedere m Cristo H loro
imoegno e il loro destano personale,
erano formati a intendere
Pienamente la dimensione sociale del
toro sacrificio e della loro testimouianza C’è da chiedersi se non fu an
che per Questo che, dopo, i ccmpagni
dei giustiziati che avevano lasciato
loro un messaggio di fede, 1 giovani
che si raccoglievano seri intorno a
Jacopo Lombardini che predicava loro
l’Evangelo qua e là per le baite, si tono largamente allontanati aalla Ghie*
sa, sentendo o credendo di sentire piu
vita altrove (quando non si sono semplicemente imborghesiti).
Per questa, rifuggendo da rievocazioni aureoilate, vogliamo riascoltare
dei testimoni che hanno pagato il diritto di essere ascoltati e non dimenticati con ciò che l’uomo ha di piu
prezioso e più suo : la sofferenza, g ì
affetti, la vita stessa. Alcuni vorrebbero che si dimenticasse quel tempo
terribile. Noi pensiamo invece che
debba essere ricordato; non trasfigu
SEGTJE
IN TERZA PAGINA
Vent’anni fa moriva Dietrich Bonhoeffer
Vivere in Cristo e confessarlo
di fronte alla potenza del male
All’ alba del 9 aprile 1945 nel campo di sterimnio di Flossemburg, venivano impiccati, dopo wrnmario
giudizio, alcuni dei maggiori esporenti dell’opposizone al nazismo;
fra questi l’ammiraglio Cana-ris
ed altre personalità direttamente implicate nell’attentato del 20 luglio
1944 contro Hitler. Insieme a questi
uomini politici, militari, giuristi della
Germania pre-nazista, appartenenti alla nobiltà ed alla alta borghesia, che
avevano sperato .di fermare la mac^
china nazista, la- macchina degli
Himmler e dei Goering, con un attentato di vecchio stile, saliva al pati
belo un pastore; Dietrich Bonhoeffer.
Da oltre un decennio la sua voce
era considerata fra le più autorevoli e
le più lucide nella, cristianità tedesca
e i due anni trascorsi nelle carceri e
nei lager ( dall’aprile ’43 alla sua morte) avevano accresciuto anziché di
minuire la. sua influenza. Oggi, a di
stanza di 20 anni, la sua figura di teologo e di credente prende proporzioni
ancora maggiori e sotto certi aspetti
egli sta assurgendo a simbolo di tutta
un’epoca della teologia protestante e
della testimonianza della chiesa, l’epo
c£ moderna. La tentazione sussiste,
a cui neppure i cristiani sanno resistere, di fare degli eroi, di creare dei
miti, di divulgare delle mode teologiche come esistono delle mode letterarie ; e in certi s; rati della spiritualità
tedesca è forse possibile individuare
una specie di n'itologia bonhoefferiana, una volontà di jadunare attorno
al suo nome idee sparse ed aspirazioni inespresse ; fors?» fra 50 anni Bon
hoeft'er sarà ridlmiùisionato. Un fatte
rimane però indubbio ; non solo co: me teologo ma come credente e pastore della chiesa evangelica ha posto
alcuni problemi e ha suggerito_ alcune linee di meditazione da cui non
possiamo oggi prescindere.
Nell’età cost movimentata sia moralmente che spiritualmente in cui ci
stiamo inoltrando egli ha suggerite
alcune riflessioni e alcune intuizioni
che si stanno dimostrando valide ;
molto più diffìcile ricavare dal suo
pensiero una visione generale, una
Domenica di Pasqua, aprile 1943, dalla prigione di Berlino-Tegel •
ai suoi genitori:
« Sappiate che anche qui .celebro una Pasqua gioiosa! Venerdì Santo
Santo e Pasqua sono liberatori perchè strappano i nostri pensieri dai nostri destini personali per dirigerli verso il senso ultimo di ogni vita, d.
ogni sofferenza, di ogni avvenimenio, e perchè se ne riceve una grande speranza ».
27 marzo 1944; a un amico intimo:
« Pasqua'^. Per noi è più importante saper morire che vincere la
morte Socrate seppe morire, il Cristo vinse la morte in quanto « primogenito d’infra i morti » (1 Cor. 15: 26). Saper morire non sigmfaca ancora
vincere la morte. Saper morire è neirambito delle possibilità umane, la
vittoria sulla morte si chiama risurrezione. Non Yars monendi, ma la
risurrezione del Cristo farà soffiare un vento nuovo e punhcalore sul
mondo attuale... Vivere in funzione della risurrezione, ecco che cosa
significa Pasqua ».
La domenica 8 aprile 1945, ventiquattr’ore prima della sua esecuzione, Dietrich Bonhoefler meditò con i suoi compagni di prigionia
questi testi:
« Per le sue lividure noi abbiamo avuto guarigione » (Isaia 53 : P).
« Benedetto sia Dio, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il quale
nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, a una speranza vivar> (1 Pietro 1; 3).
situazione moderna della fede e della
teologia; egli rimane malgrado tutto
l'uomo, il teologo di un’età inquieta, il
teologo della ricerca ; « Appena Dietrich ha detto una cosa — di-ise uno
dei suoi amici — sembra andare oltre, pensare oltre, cercare di nuovo».
I 39 anni delia sua densa e dinamica esistenza furono' in_ realtà una
costante ricerca di fedeltà, di verità,
di testimonianza autentica.
Nato nel 1906 a Breslau in una numerosa famiglia appartenente per
parte materna all’altra "bourgeoisie”
tedesca e per parte di padre ad una
dinastia di giuristi e pastori, trascorse la sua infanzia a Berlino-dove il
padre era docente di psichiatria al
Tre testimonianze
Profeti laici
croceross
in una Chiesa più
ina che profetica
« Non mi tormeiilo inutilmente, pensando
al passato. Era prede.stinato da Dio che dovessi subire questa prova. Non mi lascio neppure turbare dai 'se' e cerco di trasformare
la pro\ a in un’esperienza probttevole.
(c Mio amore caro, dato come si sono svolte
le cose, temo non ci sia oggi più speranza.
Sia fatta la volontà di Dio. Avrò fede fino alPnltimo e spero. Sono sereno. Dio mi conforta.
« Temo sia suonata la mia ultima ora. La
fede non mi abbandona e 1 ultimo mio pensiero sarà per voi, miei cari. Non mi faccio
iibisioni e prego Dio dia a me forza e a te
consolazione. Sono tranquillo per me, ma
quale angos(-ia per voi!
« Quante cose vorrei dirti. Tu sai il mio
amore per te e i bimbi. Dio vi benedica e vi
guardi! Ci ritroveremo certo di là. Non com^
piangermi e non chiamarmi povero . Vorrei
tu non portassi il lutto, ma fa come tuoi.
Muoio per aver servito una idea.
« Addio miei cari. Coraggio! ».
Guglielmo Jervis
anni 42, ingegnere
fucilato, poi impiccato a \ illar Pellice
il 5.8.1944
K Ho appreso questa sera la sentenza di
morte : l'ho appresa in completa tranquillità
di spirito, assolutamente conscio del suo significato. Sono calmo e tranquillo, come te
lo può provare la mia mano che scrive senza tremare, e se non segue bene le righe è
a causa della poca luce che c’è qui.
« Ho pregato a lungo Dio. e gli ho detto
con convinzione : ’La tua volontà sia fatta
in terra come in cielo’. Se Egli ha deciso
che io muoia, è bene chs sia cosi, e noi, nemmeno tu, non abbiamo il diritto a lamentarci e protestare e chiedere ’perchè?’...
a Credo di poter dire sinceramente che
la mia coscienza è tranquilla : ho chiesto perdono a Dio dei miei peccati e morrò tranquillo, fiducioso che Egli mi accoglierà vicino a sé...
(t Ti ho detto che sono tranquillo: sono
qualcosa di più. Non ho pianto e non ho voglia di piangere : mi rassegno alla volontà di
Dio. Un mio compagno piangeva: l’ho con
solato. Spero di poter avere il conforto del
pastore e di essere sereno fino alla fine.
« Mi spiace di morire e non sarei sincero
se dicessi il contrario : speravo di avere un
giorno il mio lavoro, la mia casa, la mia famiglia, ed ho fatto molti sogni. Nulla di questo sarà. Pazienza!...
<f Credo che in questo momento abbiamo
tutti una missione da compiere : io ho terminato la mia, tu no! ».
Re>ato Peyrot
anni 23. studente
fucilato a Pinerolo il 6.3.1945
« Voglio morire nella fede evangelica che,
con l'aiulo e la grazia di Dio, ho accettato
con sincerità di cuore, anche se troppo spesso non ho saputo vivere in modo degno di
essa.
« Sono povero e non lascio beni...
«-Ti scrivo dai monti, dove mi sono rifugiato per non sottostare alla dominazione tedesca e per fare un po’ di bene. Sono infatti
un po' il cappellano dei Valdesi che sono
nelle Bande partigiane. Pur essendo del tutto
disarmato, è logico che io corra gli stessi
pericoli dei miei compagni che hanno deciso
di salvare con le armi l’Italia e di dare al popolo d'Italia un regime giusto e libero. Ho
accettato di fare questo come un dovere, perchè non ho mai cessato di amare la libertà...
« Salutami i fratelli che sono rimasti del
gruppo evangelico. Mi dispiace di non aver
potuto far nulla di quanto avevo in mente
per esso. Mi raccomando a tutti che non lasciate spegnere quella piccola luce di fede
e di speranza che è stata accesa nel nostro
paese {Gragìiana, Apuania, n. d. r.).
« Io morirò, con l’aiuto di Dio, nella fede
evangelica alla quale sono stato chiamato
per grazia di Dio. Siate fedeli anche voi. In
questi giorni di pericolo di morte, io provo
quale tesoro sia la fede: essa infatti mi permette di essere tranquillo.
« A Dio... Siate fedeli a Dio e amate la
libertà per la quale tanti sono morti ».
Jacopo Lomb.ardini
53 anni, insegnante
gasato a Mauthausen il 25.4.1945
l'università. UrTinfanzia del tutto serena, tipicamente borghese e tedesca
in una famiglia colta, in un quartiere
della Berlino fine ottocento, la Berlino del Kaiser Guglielmo.
A 21 anni è licenziato in teologia,
dopo aver frequentato i corsi dei maggiori teologi tedeschi — la Gerrnania
del tempo è l’Atene della teologia! —
fra cui il vecchio Harnack. La carriera degli studi universitari comincia
per lui regolarmente, esami, tesi, libera docenza, nel ’31 è professore a
Berlino. Un giovanotto aito, biondo,
dagli occhi azzurri, che faceva pensare più a uno sportivo che ad un professore, come scrive uno dei suoi alunni, inizia le sue lezioni in una piccola aula davanti a pochi studenti; in
segna storia della chiesa. Sin dalle
prime lezioni però qualcosa colpisce
in lui, una forza di persuasione, una
apertura ai problemi del momento,
una sensibilità non abituale in quelrambiente. Per lui insegnare non significa soltanto esporre idee o teorie,
mettere in chiaro alcuni problemi,
significa formare uomini per la vita,
significa combattere una battaglia
contro il mondo dell’errore, deH’ìgnoranza, contro il buio. E il mondo dell’ignoranza, della violenza, del buio
sta prendendo una forma organizzata e un volto in quella Germania
sconvolta dalla crisi della guerra e
della sconfitta; si chiama Nazionalsociaiismo. Non è soltanto per tradizione liberale di famiglia, per istintiva sensibilità di nobiltà che egli
prende posizione, che percepisce il pericolo, è per sensibilità teologica. Egli
è fra i primi a vedere l’aspetto demoniaco, la tentazione insita nel movi
mento nazionalsocialista, per quanto
concerne in particolare l’esistenza
della chiesa evangelica.
Ma Droprio nel momento di pencolo maggiore, nella crisi del ’33 abbandona la sua oattedra, il suo poste
e si ritira a Londra dove assume la
carica di pastore della chiesa tedesca
di quella città. I suoi amici non mancheranno di muovergli rimproveri e
S. Barth non risparmierà le sue virulente apostrofi. Il suo posto era a
Berlino, neH’insegnamento così ben
iniziato, nella ricerca teorica, nella
formazione dei giovani, lui se ne va
a Londra, fare il pastore! Aveva già
interrotto due volte i suoi studi andando a Barcellona, vicario della comunità tedesca, ed a New York par
studio, e sotto certe aspetti era un irregolare della carriera universitaria,
un irrequieto e lo fu ancor più andando a Londra. C’era però una ragione profondamente spirituale in
questa sua iniziativa; in questo tempo, aveva detto, bisogna essere anzi
tutto pastori perchè la battaglia si
combatterà nelle chiese. In una Ger
mania che considerava ancora la carriera di professore di teologia come il
vertice della vita ecclesiastica, che
continuava ancora a organizzazre il
sue mondo con sovrintendenti, vescovi, Super, Ober-Intendent, ecc., il ge
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SEGUE
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N. 17
23 aprile 1965
BARMEN 1934
la Chiesa conlessanle
chiamala a raccoila attorno ali’[vangelo
Dal 29 al 31 maggio 1934 —poco più di un anno dopo che i nazisti hanno preso il potere in Germania e dieci mesi dopo che le elezioni ecclesiastiche, coartate, hanno dato una
maggioranza ai 'cristiani tedeschi' — si riunisce a Barmen-Gemarcke, nella Westfalia, il
primo Sinodo della Chiesa confessante: sono presenti i rappresentanti dei settemila (su quindicimila) pastori che hanno rifiutato il tipo di chiesa portato dai 'Deutsche Christen’, rappresentanti delle comunità e alcuni teologi, fra i quali Karl Barth. Al termine dei suoi lavori. il Sinodo approvava un breve, denso testo — largamente opera di Barth — conosciuto
oggi come la « Confessione di Barmen » e il cui titolo esatto è « Dichiarazione teologica sulla
situazione presente della Chiesa evangelica tedesca ». Dopo un'introduzione in cui si dichiarava : l'attuale governo della Chiesa evangelica tedesca ha abbandonato l'unico fondamento
della Chiesa, che è l'Evangelo, seguivano le sei tesi famose; le riproduciamo, con un commento di Giorgio Bouchard, quale lo desumiamo dal Quaderno F.U.V. « La grande svolta ».
recensito qui accanto.
1
« Io sono la via, la verità e la vita ; nessuno viene al Padre se non per
mezzo di me» (Giov. 14; G).
___ « In verità, in verità io vi dico che chi non entra per la porta dell’ovile
delle pecore, ma vi sale da altra parte, è un ladro e un brigante. Io sono
la porta, se uno entra per me sarà salvato » (Giov. 10: 1, 9),
Gesù Clisto. nel modo in cui ci viene testimoniato dalla S. Scrittura,
è runica narola di Dio che noi dobbiamo ascoltare e a cui dobbiamo in
vita e in morte fiducia e obbedienza.
Rigettiamo la falsa dottrina, secondo cui la chiesa può e deve riconoscere come fonte della sua predicazione, al di fuori di e accanto a auest'unica parola, ancora altri avvenimenti, forze, figure e verità quali
rivelazione di Dio.
La tesi afferma che Gesù Cristo è 1 unica parola di Dio da obbedire, l’unica parola
che la Chiesa possa annunciare, 1 unico contenuto della missione e della testimonianza della
Chiesa.
Poi viene il (f damnamus » : dai tempi della Riforma non c’era stato più nessuno che
avesse avuto il coraggio di condannare; il protestantesimo liberale non condanna nessuno. Invece qui c è il sì e il no, « questo è vero e quello è falso ». C’era la polemica immediata contro 1 idea che pervadeva la Chiesa tedesca, che il IQ.’IS fosse l’ora storica, l’ora in cui Dio
aveva parlato. Ma oltre alla condanna di quell’idea c’era la condanna di quello che un teologo
ha chiamato il cristianesimo del ’trattino": cristiano-democratico, cristiano-liberale, cristianoidealista, cristiano-romantico, cristiano-tedesco: del cristianesimo che cerca la sua forza e la
sua ispirazione altrove che non nella parola di Dio.
2« Gesù Cristo ci è stato fatto da Dio sapienza e giustizia e santificazione e redenzione» (1 Cor. 1: 30).
___ Gosù Cristo, il SI’ di Dio al perdono di tutti i nostri peccati, è anche,
con la stessa serietà, il diritto che fortemente Dio fa valere sulla nostra
vita intera: per causa sua abbiamo una gioiosa liberazione dai legami
idolatrici di questo mondo per un libero, riconoscente servizio alle sue
creature.
Rigettiamo la falsa dottrina, secondo' cui ci sono dei campi nella
nostra vita, nei quali noi non apparteniamo a Gesù Cristo, ma ad altri
signori ; campi in cui non ci sarebbero necessarie la sua giustificazione
e redenzione,
La II tesi concerne 1 opera di Cristo. La polemica contro la trasformazione del cristianesimo in religione dell’uomo, in religione privata e in accettazione degli ordinamenti di questo mondo. Asmussen diceva nella conferenza introduttiva : le creature e gli avvenimenti ci
possono tentare a cercare Dio in loro e da loro senza Cristo. Poi l’espressione « legami idolatrici » qualificava un rapporto possibile fra la chiesa dei credenti e la realtà sociale. Mentre
nella tradizione tedesca il rapporto con il popolo, con la nazione, con l’autorità era romanticamente rapporto di fede e di amore. Barmen dice: no, dal punto di vista della parola di Di»
è molte volte un rapporto idolatrico (gottlos - empio), un rapporto demonico, malvagio. Il
concetto teologico della sovranità di Cristo veniva qui fortemente collegato con uno dei punti
di massimo compromesso della tradizione ev-angelìca nel passato.
3 « Seguitando verità in carità, cresciamo in ogni cosa verso colui clic
è il capo. Cristo, dal quale tutto il corpo è ben collegato » (Efes. 4; 15-16).
___ La chiesa cristiana è la comunità di fratelli in cui Gesù Cristo, nella
parola e nel sacramento attraverso lo Spirito Santo, agisce come il Signore
presente; con la sua fede come con la sua ubbidienza, con il suo messaggio
come con i suoi ordinamenti, in mezzo a un mondo di peccatori come
chiesa dei peccatori a cui grazia è stata fatta, essa ha da testimoniare
la sua esclusiva appartenenza s. lui c.r’ fatto di vivere e poter vivere solo
del suo conforto e del suo insegnamento, nell’attesa della sua manifestazione.
Rigettiamo la falsa dottrina secondo cui la chiesa nuò abbandonaf-,
alle proprie preferenze o al variare delle convinzioni politiche e culturali
volta a volta predominanti, la forma del suo messaggio e del suo ordinamento.
La IIP tesi : c'è qui rifiuto di predicare un Evangelo facilmente accettabile, rifiuto della
predicazione dei cristiani-tedeschi, ma anche della predicazione dei liberali, che cerca il punto
su cui far leva, cerca di rispondere alle esigenze già presenti neH’uomo: il rifiuto di convincere la gente mostrando loro che è bene, che in fondo è nel loro interesse essere cristiani; rifiuto della Chiesa, cioè, che per convertire rinuncia ad essere Chiesa. Ed è la polemica contro l'idea della società religiosa, contro la Chiesa dei vescovi, e naturalmente contro l’idea
della Chiesa come corporazione religiosa inserita nel Reich germanico.
In questo secolo noi assistiamo alla rivalutazione della Chiesa; ma bisogna stare bene
attenti, perchè c’è una rivalutazione della Chiesa che è inaccettabile da un punto di vista
evangelico. La IIP tesi di Barmen non corre questo pericolo; essa non sovrappone l’idea
« corpo di Cristo » alla struttura della Chiesa, alla sua realtà sociologica, dicendo : bisogna
per fede credere che la Chiesa così com’è è il corpo di Cristo; c’è qui una posizione corretta:
la Chiesa quando è Chiesa è corpo di Cristo che vive in contatto con lui e che giudica ogni
sua forma e ogni suo messaggio da questa sua comunione con lui. Quindi l’espressione
« Chiesa, corpo mistico di Cristo », che oggi si presta ad equivoci cosi banali e così pesanti,
va da noi intesa alla luce di questa dichiarazione. Lo si vede benissimo dalla IV” tesi.
4 «Voi sapete che i principi delle nazioni le signoreggiano e che i
grandi usano podestà sopra di esse; ma non è cosi tra voi, anzi chiunque
__ vorrà essere grande tra voi, sarà vostro servitore» (Matt. 20 : 25-26).
I diversi ministeri nella chiesa non comportano alcuna supremazia
dell’uno suH’altro, ma sono ptosti alla base del servizio affidato e comandato' a tutta la comunità.
Rigettiamo la falsa dottrina secondo cui, airirifuori di cuesto servizio, la chiesa avrebbe la possibilità di darsi o farsi dare dei capi forniti di particolari poteri.
La IV“ tesi: rifiuto del principio del Führer, del principio episcopale: l’idea del corpo
di Cristo qui affermata, viene illuminata da questa struttura dei ministeri. L’autenticità della
affermazione teologica : la Chiesa è corpo di Cristo, si misura daH’autenticità neotestamentaria della struttura dei suoi ministeri.
5« Temete Iddio, rendete onore al re» (1 Pie. 2: 17).
La Scrittura ci dice che lo Stato, per disposizione divina, ha il com___ pito, nel mondo non ancora redento dove anche la Chiesa vive, di provvedere al diritto e alla pace, secondo le nossibilità umane, usando la forza
e la minaccia. La Chiesa riconosce la bentà di questa disposizione e ne
rende grazie nel timore verso Dio. Il compito della Chiesa è un richiamo
al Regno, al comandamento e alla giustizia di Dio, e quindi alle responsabilità dei governanti e dei governati. Essa oresta fiducia e obbedienza
alla potenza della parola con cui Dio regge ogni cosa.
Rigettiamo la falsa dottrina secondo cui lo Stato deve e duo diventare, al di là del suo compito particolare, l’ordine unico e totale della
vita umana, compiendo così anche la missicne della Chiesa.
Rigettiamo la falsa dottrin,a secondo cui la Chiesa deve e può al di
là del suo compito particolare, annettersi caratteri, compiti e dignità
che sono dello Stato, e quindi diventare essa stessa un ergano dello Stato.
La V“ tesi è sullo Stato: siamo qui lontani dalla concezione luterana tedesca, lo Stato
non viene teorizzalo, si constata la .sua esistenza e si afferma ; l’esistenza dello Stato dipende
da una disposizione ili Dio; non : lo Stato è, massicciamente, una disposizione di Dio, bensì ;
dipende, proviene da una disposizione di Dio. Ogni idea di Stato etico — e beninteso di Stato
totalitario — viene con questo respinta. Qui si parla soltanto del posto che lo Stato ha nel
mondo, e del suo compito, che è la giustizia e la pace, non la realizzazione di una missione
nazionale; c’è qui un appello veramente serio alla sobrietà. Ai Tedeschi stravolti dall’idea
deUa missione nazionale incarnata in Adolf Hitler si dice: lo Stato ha unicamente il compito
di realizzare la giuslizia e la pace; lo Stato non è la fonte del diritto ma Tamminlstratore del
diritto, e quindi i governanti come i governati hanno una responsabilità a cui la Chiesa deve
richiamarli, nel riferimento al Regno di Dio.
6 «Io sono con voi, fino alla fine dell’età presente» (Matt. 28; 20).
«La Parola di Dio non è incatenata» (2 Tim. 2: 9).
___ Il compito della Clhiesa, su cui è fondata la sua libertà e che essa.
adempie in vece di Cristo' e cioè al servizio della sua parola e della sua
opera, con la predicazione e con i sacramenti, censiste neH’indirizzare a
tutto il popolo il messaggio della libera grazia di Dio.
Rigettiamo la falsa dottrina secondo cui la Chiesa, agendo con umana
autosufficienza, P'Oitrebbe mettere la parola e l’opera del Signore al servizio' di un qualsiasi sogno, fine o piano scelto arbitrariamente.
La VI“ tesi concerne il compito della Chiesa: predicare la libera grazia di Dio è il compito. potremmo forse dire è la natura della Chiesa: la sua natura non consiste cioè nel suo
ordinamento, nel suo rapporto con la società, ma nel compito che le è dato da parte di Dio.
Non l’annuncio di valori, di verità anche buone, anche, elevate, ma l’annuncio del Regno di
Dio, rivelalo e realizzato in Cristo.
Con questo la Chiesa confessante tedesca raggiungeva il suo punto di massima chiarezza
e dobbiamo guardare con riconoscenza a quest’avvenimento di trent'anni fa; è stato, come
diceva Barth, ein Ruf nach vorwärts, un invito, un appello ad andare avanti.
dei nostri giovani
La grande
svolta
E' diventato abbastanza facile per i membri della nostra chiesa farsi una cultura teologica non disprezzabile con le numerose traduzioni almeno in francese di parecchie delle
principali opere teologiche apparse airestero
in questi ultimi anni, in vendita nelle nostre
librerie. Per chi abbia una buona cultura
generale sono anche a disposizione — e sarebbe bene che avessero una maggior diffusione — le dispense ciclostilate di alcuni
dei corsi che si tengono alla Facoltà di Teologia, oltre tutto 8'prezzi convenientissimi in
confronto a quelli correnti delle dispense
universitarie.
A miglior mercato ancora dairautuniio
scorso è possibile avere il primo dei quaderni F.U.V. della serie teologica, che presenta brevemente, in modo chiaro e, tenendo
conto della complessità della materia, accessibile, il significato della grande svolta che
il nostro secolo ha conosciuto, dalla teologìa
liberale, alla teologia dialettica del rinnovamento biblico (98 pp., L. 500).
Siamo convinti che la svolta verificatasi al
livello dei teologi in modo abbastanza imponente, abbia ancora da effettuarsi al liveilo
delle nostre comunità. Non pensiamo che vi
sia una presa di posizione cosciente a favore
della teologia liberale, ma ci sembra ine-*gabile che Ìl modo di ragionare propru* ■■Vi
questa teologia sia ancora ben presente* br
sia scorrere i punti che nello studio di M E-t
Miegge caratterizzano il protestantesimo liberale per rendersene conto: YndividuaUs per cui la mia coscienza è il criterio d( •
mia fede: Vatteggiumento laico, per cui
pre nella coscienza, appunto, e non in >
fatto ecclesiastico, si ha la più profonda rs giosità; il pensiero che rimporlante di oai f
riflessione pia, chiainiarnola così, sia litO'- i
religioso, che decide per conto proprio '
forma di religiosità che più gli si adii"’ '
riconoscendo in ogni altra forma rcJi'/ ■
qualcosa che è parente con la sua e < :
sublimato, viene a coincidere col cnstia . simo.
Di fronte a queste posizioni, maturale traverso uno sviluppo messo in hicc de i
studio di Franco Giampiccoli, il nostro
colo ha visto la svolta della teologia diatìca, di cui gli studi di Giorgio Bouch
Sergio Rostagno e Giorgio Gìrardet, soii; •
neaiio alcuni momenti storicameiile c 0 gicamente salil&nti. Non più la roiigiom* -
la coscienza, ma quella della Parola di inon più la mia decisione, ma la Sigi- f >
di Cristo, esigente un ubnidienza iiicomh
nata. Sul piano pratico questo significa - ;
la coscienza non ha nulla di nccs.sariaim ■ ■
valido e che la Parola di Dio e rublncii.’' .
a Cristo fanno saltare questa realtà tropea»
umana e quanto mài sospetta. La ci)i' ..
confessante tedesca e la sua netta oppo' zione al nazismo; la predicazione di h ’
Barth e quella di Helrnun GoJlwìtzer ìm.
mite nel quaderno, sono esempi di che ' - ri
questo significhi per chi desidera quali.-.
di pratico.
Una lettura da fare, dunque, anche
qualche punto potrà sembrare a tutta pn
un po' oscuro. La svolta ha ch.iesto met^ ■■
zione. Per giungerci, anche noi dobbb:
essere disposti a meditare. c.
In tutta Europa migliaia di uomini e di donne salutarono cos
Francia
fc Vedete, avrei potuto benissimo morire in
guerra, oppure anche nel bombardamento di
questa notte. E non mi dispiace di aver dato
un senso a questa fine... Non penso che la
mìa morte sia una catastrofe; considerate che
in questo momento migliaia di soldati di
tutti i paesi muoiono ogni giorno, trascinati
nel gran vento che porta via anche me.
« Voi sapete che da due mesi mi aspettavo quanto stamattina mi succede, cosi ho
avuto il tempo di prepararmi, ma siccome
sono senza leligione non mi sono sprofondato nella meditazione della Morte : mi considero un po' come una foglia che cade dall’albero per fare terriccio. La qualità del
terriccio dipenderà da quella delle foglie... ».
Da NI r i. DecOUBDE M ANCHE
anni 32, insegnante
fucilato a Parigi il 30.5.1942
Germania
« Tutto ciò che ho compiuto, Pho compiuto con la mente, con il cuore e con la mia
piena convinzione. E, date queste premesse,
voi che siete i mici genitori dovete credere
che sia stato per il meglio. Ve ne prego.
« Questa morte mi si addice. E', per così
dire, la mia morte —- come ha scritto una
volta Rilke —. Mi diventa mollo penosa se
penso a voi, miei cari. Lìberlas mi è vicina
e condivide d mio destino in questa stessa
ora. E io non solo spero ma credo che il
tempo lenirà le vostre sofferenze. Con ì miei
impulsi e i mìei intenti, forse non ancora
del tutto chiari, non sono stato die un precursore. Credete con me nel tempo che è
giu.'-lo e che lutto farà maturare...
« Se foste qui. e invisildlincnle lo siete, mi
vedreste ridere di fronte alla morte. L’ho superata da inolio tempo. Che volete, in Europa è consuetudine che il seme dello spirilo
sia sparso con il sangue ».
Harro Sì.hulze-Boì sen
anni .33, tenente d’aviazione
ff Sì. mia cara, mia forte, unica mammina,
ciò die ho potuto vivere in questi ultimi
giorni è tanto grande e meraviglioso, che le
parole quasi non lo possono più esprimere
Forse il solo vero e utile monumento alla memoria dei
caduti della Resistenza è stata una raccolta di loro lettere.
Dal 1954 si soìio succedute le edizioni, via via arricchite e
completate, di tale raccolta, curata da Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli, edita in Italia da Einaudi, mentre si moltiplicavano le edizioni in vari paesi europei. Queste 'Mettere di
condannati a morte della Resistenza europea ‘ sono raccolte
per nazioni; ogni gruppo di lettere — alcune centinaia. scelta di materiale purtroppo abbondantissimo — è
preceduto da dati sulla Resistenza ìlei vari paesi, con ricca
bibliografia; Thomas Mann ha scritto unHntensa prefazione.
Questi documenti sono, ovviainenie. diversissimi, ora
meravigliosamente sereni, ora pieni di strazio, mai di smarrimento. Vi risuona qualche volta il desiderio di vendetta, di
rado, ma per lo più è la certezza serena della bontà della
causa per cui ci si sacrifica, la certezza della sua vittoria finale. Vi sono uomini di fedi e di convinzioni politiche diverse:
e parlano pure a nome delle migliaia che non ebbero la capacità. o la possibilità, di esprimersi in un estremo messaggio.
A proposito dei cristiani convinti, tuttavia, troviamo qui
Í'!. riprova di una generazione più capace, nel suo complesso,
di trovare nelVEvangelo la certezza della propria redenzione
e vita eterna in Cristo che la dimensione 'politica' della proclamazione del Regno di Dio: anche attraverso queste lettere,
troviamo, nei suoi pastori, la Chiesa crocerossina, e di rado
(a Chiesa profeta: anche considerando il solo proteslantesinio. la cosa traspare chiaramente da tante lettere di olandesi. norvegesi, danesi, i soli paesi in cui la Chiesa nel suo
insieme — come del resto il popolo — si impegno contro lo
Sialo demonizzato. Vi e qualche rara eccezione, come il giovane danese di cui riportiamo restremo saluto, e che era
staio in rapporto con H pastore Kaj Munk, anch'egli assassinato dai nazisti. Abbiamo pensato di far cosa utile ai lettori riportando alcune di queste lettere, scelte volutamente
fra le più varie. E se abbiamo un po' insistito su testimonlruize di credenti, lo si comprenderà: ma siamo i primi ad
ivvertire che la Chiesa non ha alcun diritto di "annettersV'
la Resistenza, nè di affermare che la Resistenza più vera fu
quella vissuta da cristiani. Ognuno ha reso la sua testimonianza. Chi ha orecchi, oda.
Ora so anche delle estreme cose della fede
e so che tu nella coscienza della nostra eterna unione sei forte e lieta.'
« II tuo angelo che trafigge il Maligno
(me lo mandasti per il mio compleanno) mi
sta dinnanzi... Se posso esprìmerti un desiderio: racconta a tutti, a tutti di me. La nostra morte dev'essere un faro ».
Lirektas Schi i.ze-Boysen
anni 29. scrillrice
impiccali a Berlino-Plòlzensce
il 22.12.1942
Jugoslavia
« Siale fieri di aver contribuito anche voi
alla lotta del popolo, sacrificando quanto vi
era più caro: la vita dei vostri figli e fratelli. Confortatevi, pensando che ci sono oggi
molle madri che hanno sacrificato e sono
pronte a sacrificare i loro unici figli per la
libertà del popolo. Condividete col popolo
lutto il male che gli arrecano l’invasore e ì
suoi servì, i degeneri del nostro paese, fra
breve condividerete anche il bene...
a Sono tranquillo, perchè sono conscio che
il mio contributo alla lotta non è stato vano,
giacche i frutti di questa santa lotta popolare li godranno i nostri giovani ».
Voto Rajnatovic
anni 26, studente
fucilato a Cettigne il 18.6.1942
Olanda
Grecia
(( So e senio che si prega molto per me.
questo mi dà la calma e la pace che ho sentito durante la mia prigionia.
« Sono quattro anni oggi che la guerra è
cominciata per il nostro paese. Quante cose
sono successe, quanto abbiamo sofferto tutti!
Ma tutto passa. E' possibile che presto ìl sole
riappaia. Come vorrei vivere anch’io quel
giorno, ma non dobbiamo mai dimenticare
che niente succede senza ragiono. Spesso mi
sono chiesto nella vita : perchè questo?, perchè quello? Ma la vita stessa ha sempre dato
risposta. Ho fatto il mio lavoro, forse il mio
compito qui sulla terra è compiuto...
« Ancora una volta, è peccato che non ci
sarò più il giorno della pace. Ho sempre sperato di poter contribuire allora con tutta la
mia forza cd energia alla ricostruzione, non
soltanto materiale ma anche spirituale. Il
nostro lavoro propriamente detto non comincia che dopo la guerra. Eliminare l'odio tra i
popoli, perchè solo quando questo non esiste
più, la vera pace può venire. Solo allora il
fondamento della pace, la fiducia, può fare
iJ suo ingresso nel mondo. Fa’ di contribuirvi anche tu comj meglio potrai. Per rendere
migliore il mondo dobbiamo cominciare da
noi stessi ».
Hemtrik Pietec Hos;
anni 37, medico
fucilato a Schevenìngen ril.5.1944
fi Mammina, perdi una figlia che non ti
apparteneva, perchè apparteneva prima di
lutto alla Grecia. Con la mia morte diventeranno figlie tue tutte le figlie di Grecia e
tu diventi mamma del mondo intero, di tutti
i popoli che combattono per la libertà, la
giustizia, rumanilà. Sono orgogliosa, mai
avrei aspettato sìmile onore, di morire io,
una povera ragazza del popolo, per ideali così
alti e belli. Sono certa che non sentirò paura
davanti al plotone, e che starò inflessibile come lo sono stata in vita.
fi Vorrei che la mia esecuzione avesse luogo all'aria aperta, per volgere il mio ultimo
sguardo alTOlimpo e ai monti ove soggiorna
ìl valore e la speranza della Grecia.
fi Alla mia tomba portate, quando potete,
fiori rossi. Nuli altro. E liallcte con ogni
mezzo la barbarie.
fi Vi bacio tutti mollo dolcemente ».
Dìmìttìa Tsatsoi
anni 23, peUÌnatrice
fucilala a Larissa il 12.3.1943
Danimarca
(.1 un gruppo di compagni)
fi ...Sono giovane, amo la vita e mi è difflciìe dire aildio. Diflicile dire addio alla ragazza amata, ai propri cari e agli amici. E'
diflicile, ma tult'allro die vano. Perchè un
popolo possa vivere, è necessario che (|;ì: icuno muoia... Voglio ringraziarvi per ; iò
che siete stati per me. Come sempre awii’iie
in simili casi, ora facciamo parte rimo dell'altro. Una parte di me vivrà in voi e
parte di voi mi seguirà nella morte...
fi Dunqtie addio, ragazzi danesi, abljìa; to
vissuto insieme nello spirito della nostra
bandiera, il simbolo pacifico della croce lidia
fiamma del sangue (la bandiera danese ha
una croce bianca in campo rosso. N.d.r.). Moriremo nel medesimo spìrito... Ho amalo e
vissuto, ho amato la vita germogliaiite e battagliera, ho amalo gli uomini in cui trovavo
1 immagine di Dio. Sono vissuto e morirò
nella fede in Lui: «Sono venuto a portare
fuoco .sulla terra... ».
fi Lasciate che i fucili sparino, lasciateli
frustare e torturare, lasciate che le tenebre
calino sul paese, noi vinceremo la mattina
di Pasqua ».
,I.4i familiari)
fi Voi mi conoscete e sapete perchè ho lottato e perchè morirò. Ciò deve restar vivo
in voi, fortificate la nostra casa contro le
tempeste dei tempi. Ciò deve legarvi strettamente, cari cinque.
fi Resta dunque la fede, la speranza e Tamore, ma tra questi tre, il più grande è
l’amore. Fate crescere l’amore in voi, fatelo
crescere con Lui che venne .su questa terra
per espiare la nostra colpa. Anche la mia
colpa si è addossalo; è con la fede in ciò
e con la speranza che Egli, nel suo immenso
amore, mi prenderà per mano, che muoio.
Perciò la mia morte non è vana...
fi Tra due ore il sole sorge, si udiranno
gli spari, l'erba piange, ma il sole sorge e
bacia lerba. A casa, in giardino, i fiori aprono i pelali profumati. Guardate, il sole sorge.
Tulli voi a casa, inginocchiatevi allalba e
pregate Colui che non esitò a dar la vita perche noi potessimo vivere. Vedete il magnifico sole di Dio che sorge. Non piangete, perchè Dio vive c benedice. Presto sostituirà la
severità del Suo amore con la clemenza.
fi A guerra ultimata, vi esprimo il mio
ultimo desiderio: dovete prendere un orfano
tedesco al mio posto. Ciò è quanto desidera
Dio da noi, dobbiamo essere i Suoi strumenti,
prima per la Sua severità poi per la Sua clemenza )).
CllRI.STIAN Ul.RIK HaN.SEN
anni 23, studente in teologia
fucilato a Alborg il 23.6.1944
3
pag. 4
IN. IT — 23 aprile lyoo
I LETTORI Cl SCRIVO N O
La lotta di classe e
i doveri deH’uome
Un lettore milanese, che ci aveva
scritto in merito agli scioperi e alla
occupazione di fabbriche nel Pinerolese, suscitando alcune risposte, mi
aveva mandato una seconda e assai
ampia lettera, in cui discuteva le
obiezioni mossegli. Purtroppo il nostro spazio è limitatissimo, e ho dovuto rimandargli questa lettera, con
qualche commento, e chiedendogli di
condensare al massimo il suo pensiero,
pur comprendendo che certi temi possono difficilmente essere trattati in
poche parole ( a questo proposito,
dobbiamo rinnovare ai nostri lettori un
duplice appello: 1° scriveteci, le vostre lettere sono per noi molto importanti. anche indipendentemente
dalla pubblicazione; 2° scriveteci concisamente, o la pubblicazione diviene
assai problematica). Ora riceviamo
questo suo scritto:
(...) Come il sig. Gamarra anche
Lpì sostiene che io ho asserito che
tutto il bene è di qua e tutto il male
è di là; che Tunica politica economi
(•a è questa e non quella. Sarebbe
st iocco fare una simile affermazione
e ehi ha letto la mia lettera senza il
vp̫> di preconcetto alcuno ha ben
ii icso come io abbia detto che il passistema economico era migliore
ib quello attuale, ma non « il migliori- >, in senso assoluto. D’altra parte
V il centro-sinistra, ed il P.S.I. per
e abbia voluto deliberatamente
a , 'p.eggiare l’economia italiana non
b Pierino soltanto io, ma anche colui
( V stato ed è tuttora l’ispiratore
ii attuale politica economica. Fu
: ') Riccardo Lombardi che, tre
■ ta al congresso del P.S.I., dì• che il neo-capitalismo nei pros•inque anni avrebbe risolto i
:iori problemi della società italia' ; \'SU‘urando la piena occupazione
;; .;u tenore di vita allineato con
c . > dei paesi più ricchi. La classe
! ra ...... disse il parlamentare sociale -- avrà così soddisfatto tutti i
I :!•) l)isogni e ci abbandonerà, per
q :o il P.S.I. deve inserirsi adesso
I istema e trasformarlo finche sìa'iiìcora in tempo. Ed ancora, do} ¡a nazionalizzazione delle industrie
» ■rnebe, lo stesso Lombardi ammet! i apertamente che con quella misi era voluto colpire l’economia
lora per sostituirla con quella so' lista. Quanto avvenne dopo ed oslamo ora : crisi della Borsa, deficit
la bilancia dei pagamenti, aumen■i dei prezzi, crisi della domanda inlerna. crisi della produzione e disocaipazione, .sono tutti fenomeni prevelibili e previsti dal socialismo data
. esperienza fatta in altri paesi.
E veniamo, per concludere, alle in' trazioni marxiste negli ambienti
uigelici. Con buona pace del sig.
\ marra non mi meraviglio affatto
' VI sia della povera gente che si
la allettare dalle promesse del pa:*so in terra che la propaganda
' (Vista ha sempre fatto. Mi stupi• • invece, e mi addoloro quando so:• pastori, studenti, laureati a pre( '<(! Marx anziché Cristo, il cui
' ipclo è l’unico, l’eterno, l’insostiile Evangelo di ogni persona che
eputi cristiana. Anche quando può
s. ( brare che il Vangelo di Cristo
j:: UMula da noi cose ingiuste o cone alla nostra logica; come in certi
' del sermone sul monte o in Pie
h 18.
C Cristo non è venuto a com‘ altro ufficio che di predicare la
la di Dio. Cosi pure tutti gli apovescovi, presbiteri e tutto il
cii'io sono stati chiamati e istituiti
sgì tanto per il ministero della parola,
schiene ora, purtroppo, le cose vada
no diversamente » (Li'tero : Libertà
del Cristiano - Cap. V).
Queste parole sono sempre valide!
Finisco con un'ultima precisazione. Sembra che qualcuno abbia creduto che io abbia voluto infierire sui
lavoratori delle Valli. Anche questo
è frutto di preconcetti o dì malafede.
Infatti ho solamente stigmatizzato
l’atto della occupazione delle fabbriche perchè illegale. Si è tentato di
dare due giustificazioni a quella azione. Quella del sig. Albarin che è assurda perchè spersonalizza l’individuo
e lascia pensare che qualsiasi atto
illegale decìso dai sindacati sarà supinamente eseguito dai lavoratori.
Quella del sig. Gamarra che parla di
diritti; ma dimentica che qualsiasi
diritto non è illimitato, ma dev^e essere contenuto nei limiti della legalità e della morale.
Un consiglio che vorrei dare a tutti coloro che troppo facilmente parlano di diritti è di leggere a Dei doveri deU’Uomo » di G. Mazzini.
Ad evitare equivoci sia chiaro che
la mia azione non è tesa a difendere
la classe padronale dagli attacchi del
proletariato, come forse qualcuno potrebbe insinuare. Ciò per due motivi
almeno: perchè non ci sarebbe affatto
bisogno dei miei uffici in tal senso
ed anche perchè sono fondamentalmente contrario alla poco cristiana
lotta di classe a cui preferisco la collaborazione delle classi. La mia azione dunque è motivata soltanto dal1 amore per la verità e la giustizia.
^ Vi sarebbero ancora molte cose da
dire, ma ci vorrebbe anche più spazio,
Cordialmente La saluto, saluto pu
tr
Í"
r
Una svizzera
ringrazia
Una lettrice, da Camaiore, svizzera
stabilita da quarantanni in Italia, in
riferimento alla « serrata » contro l immigrazione e alla lettera del lettore
barese E. Salvati, ci scrive fra l altro:
« I miei pensieri si accusano e si
scusano ». Povera Svizzera, che non
sempre sa vìvere degna della sua \ocazione. E* un popolo prosaico, sempre in lotta con una natura dura: nelrOnnipotente e nella sua Legge era il
loro unico e vero aiuto. Questi comandamenti ^ennero applicati nella
struttura sociale, e gli svizzeri furono
orgogliosi di questo stato fiero, labo
rioso, sereno. Ma. troppo orgogliosi,
cominciarono a costruire la loro Babele, e mentre cresceva la divisione dei
cuori, il popolo svizzero ha perso le
staffe nella corsa alla prosperità: la
legge non basta più a mantenere la
giustizia nel paese, la conoscenza fie- IIH£I
ra di Dio e dei suoi comandamenti si UU|Jw Ulld |Ji WUIwtt
era mutata in tradizione, non più to-,
talmente vissuta. E ora il forestiero,
anche Titaliano, constata con ì propri
occhi che proprio la legge mette in
luce quel che non si è fatto, scopre il
male, colpisce, scuole. La mèta sarà
trovare il modo di fare davvero giustìzia al forestiero, come allo svizzero,
chiedendo a tutti sacrifici per amore
della pace del Cristo. « Tutti abbiamo
peccalo, e siamo privi della gloria di
Dio ».
Le sono grata che non è d accordo
con il sig. Salvati, che pensa che la
presenza di Svìzzeri in Italia (t non è
di alcun giovamento alla nostra economia » (...) L'Italia fu sempre ospitale verso gli Svizzeri, ma anche noi
abbiamo dato tutto il nostro sapere e
la nostra forza, contribuendo al benes
sere del paese, in tutti i sensi.
Leggo con gioia e interesse la LUCE,
e domando faiuto dello Spirito Santo
per il congresso evangelico di Roma.
Con cordiali saluti.
Elisabeth Krauss
re tutti i fratelli lettori.
Severino Storti Gajani
Non voglio riaprire tutta la discussione; noto solo ire punti, di passata. Anzitutto, ogni vero marxista
nega recisamente che il centro-sinistra
sia una manifestazione marxista. Credo che dopo che lo stesso pontefice
romano ha accettato, codificato e benedetto tale compromesso, la cosa sia
lampante.
hi secondo luogo mi chiedo se, in
linea generale, si possa imrlare della
lotta di classe come di un problema
opinabile, come di una posizione che
si possa o no assumere; a me pare
che la lotta di classe sia un dato di
fatto; non possiamo dire : io non la
voglio: ci .siamo dentro, volenti o nolenti! Quello che come cristiani possiamo e dobbiamo cercare di fare, a
mio avviso, è lo sforzo d'incidere in
questioni personali concrete, in casi
individuali, senza pretendere di dare
soluzioni generali ma non eludendo
la vocazione a levare nel mondo che
è lotta e violenza dei segni del regnare del Signore riconciliatore; Paolo
non ha mai preteso affrontare e risolvere il problema della schiavitù: ma
ha saputo impostare Hn Cristo^ il rapporto fra il padrone Filemone e lo
schiavo fuggiasco Onesimo; certo le
cose sono più difficili e complicate
iielVetà del collettivismo.
Infine, a proposito del dolore per i
ministri deU'Evangelo che predicherebbero più Marx che Cristo: bisognerebbe che quest'accusa pesante
fosse documentata; ora, se è vero che
alcuni giovani pastori hanno accettato di considerare la storia e la società
odierna con uno schema d'analisi marxista (non mi riconoscerebbero pienamente dei loro!) e se certo vi si appassionano, credo che bisognerebbe
proprio cessare quest'accusa di predicare un altro Evangelo. Perchè se si
comincia con questi pre-giudizi ci si
pub anche sentir rispondere che il
nostro è un altro Evangelo, e così al
l'infinito. Certo, i pastori sono messi
a parie unicamente per il ministero
della Parola: ma quaVè, In realtà,
questo ministero? Discutiamolo e serbiamo la comunione fraterna.
Gino Conte
Un coraggio che
non costa molto
Un lettore, da Catania:
Caro Pastore Conte,
sul n. 15 de a La Luce o si dà
ospitalità, in prima pagina, alFnnesla e coraggiosa « diciiiarazicne dì
coscienza » de « The Ca-holic Worker », ed in terza pagina, alla lettera del Vicemoderatore, « lie riporta
una protesta di altri, nella quale si
afferma che « se è giusto criticare
certe attività americane, non è più
giusta detta critica, quando non si è
criticalo, con eguale energia, gli
atti altrettanto ispirati da spirilo dì
viUenza, compiuti, in precedenza
altre potenze, clic se gridano contro Timperialisiiio umericano, sono
pure animate da, una visione ahrel
lauto imperialislica della potenza
politica »
Il die significa secondo 1 anonimo « protestante » — die per cri
licare Fuso dei gas, del napalm, del
fosforo bianco, e del a i-ane pigi*
(la parte dei « crislianissinii » Siali
Uniti (rAmerica, contro un popolo
die — almeno noi suo 80"<i lolla
da circa quaranta anni, per non a\cre più padroni colonialisti, si deb!»a
prima ottenere un certificato <li •'
licomunìsmo ! jNon mi sembra. \
rò, die nella « dicliiarazione » del
giornale cattolico su riferito si 'i;
sentito eguale bisogno di serviìisne»
anche se il coraggio dimostrato può
costare cinque anni di carcere per
responsabili, mentre per noi... no
La stessa presenza degli Stali Uniti nel Vietnam, in aperta violazioni
delle decisioni della Conferenza di
Ginevra del 1954, è già da condannare, e la « sporca guerra », die con
inaudita ferocia stanno tacendo, lo
ancora di più. Coniunque, se non
vogliamo lasciare sole, davanti aLa
riprovazione mondiale questo <c civilismo » popolo, perchè non gli alfiandiianio iiiuttosio la « cristianissima » Inghilterra per la sua nobile
« guerra deU’oppio » del 1840? Perchè conlesìo che si possa parlare di
imperialismo dei paesi socialisti, i
quali sono costretti ad impugnare le
anni, per aiutare altri popoli, impegnati nella lotta di liberazione
contro la schiavitù deiriinperiaììsmo capitalistico; e dò sempre centro voglia, perchè il so(*ialisnio si
costruisce nella pace.
Ma perchè meravigliarmi? Nel
ques-ionario per il prossimo Congresso Evangelico, si chiede una efficace evangelizzazione di fronte al
mondo marxista, ma non si sente
neppure la necessita dì una evangelizzazione del mondo capitalistico!
E ciò detto con profondo (folore,
I>ercliè amo sìncerainenlc ìa mia
Cliiesa.
A Loi, caro Pastore Conte, un
grazie per il suo ccraggio... al 6(1
per cento, e cordiali e fraterni saluti
Bertuirdo La Rosa
Grazie per il punteggio! Devo però
in^sistere sul fatto che. purtroppo,
V imperialismo non ha colore, nè
latitudine, nè longitiuline...
sulla Madonna...
Un lettore, da l enezia:
ignor Direttore.
Aon sono un filocattolico Romano.
Basterebbe aver seguito la polemica
« Cristo o Maria? » sostenuta fra me
alcuni cattolici su dì un settimanale veneziano qualche tempo fa.
Affermare, come fa il fratello Gustavo Albarin (vedi EcoLuce del 9
c. m.) che le parole del pastore Alfredo Sonelli abbiano « valore fondamentale » mi sembra sia un po’ troppo. Per me ha « ^alo^e fondamentale » soltanto la parola di Gesù che
dice: Amatevi gli uni gli altri.
Non desidero entrare in polemica
col pastore Sonelli perchè do\ rei ri
spendere a troppe cose. Soltanto chic
do : Non è forse vero che i fratelli
Cristiano-Ortodossi, o parte di essi, figurano nel Consiglio ecumenico del
le Chiese, assieme alle varie denomi
nazioni evangeliche, e con queste can
taño le lodi e pregano lo stesso Sì
gnore? Questi Ortodossi, in che cosa
si differenziano dai Cattolici Romani?
Soltanto nella autorità del papa.
E perchè, allora, non possiamo trovarci anche con questi ultimi, per leggere la Bibbia e pregare^ Dobbiamo
forse avere paura, con questo, di es.sere rimorchiati nella loro Chiesa?
Ricordo che alcuni anni fa. prima
ancora del Concilio Vaticano II, trovandomi nella chiesa della parrocchia
dove abito io. dopo una predica sulla
Madonna (eravamo forse in Maggio),
tenuta da un frate predicatore, il parroco. che ben mi conosceva, disse
queste testuali parole : chiudiamo la
riunione con la preghiera che Gesù
ci ha insegnato. E tulli assieme, Ìo
compreso, recitammo il Padre Nostro.
In quel momento, dico la verità,
non pensavo più alle parole del frate,
ma soltanto a quel Padre Nostro, detto fra fratelli, figli tutti di uno stesso
Padre.
Sono forse trojipo « semplice » a
pensare cosi? Per fortuna non sono
il solo fra gli evangelici italiani.
’{rturo Rogo
A colpi di parole
Un lettore, da Genova:
Dato rindirizzo decisamente comunistoide del \'s. giornale, il quale si
fa così propalatore di una triste ideolosia che fomenta Podio di classe,
ideologia che non ha nulla a che vedere con il cristiano dovere di concorrere alla elevazione delle classi più
umili ed alla eliminazione della miseria nel mondo, vi prego di cessare di
inviarmi lo stesso Vs. periodico, la
cui lettura, anziché causa di edificazione. mi è causa di profondo conturbamento. {lettera firmata)
Constato, io pure con profondo turbamento. che a volte — al di là della
più che auspicabile libertà di discussione e di dissenso — rimane totalmente inavvertito il nostro sforzo non
certo sempre riuscito, ma sincero e
reale, di interpretare i fatti in base
a una posizione di fede. E presto fatto spacciarmi come comiinistoide
(in America, talvolta, definiscono così
i cristiani impegnati nella lotta antisegregazionista), un giudizio che susciterebbe molta ilarità in chi comunista è davvero. Se Le rispondessi che
la Sua posizione è “liberaloide", che
cosa avremmo guadagnato entrambi?
Certo, è sempre grave essere di scandalo: ma il nostro fratello pensa che
anche il suo atteggiamento può essere
ad altri dì scandalo? Il giudizio di
Dio. un giorno, vaglierà i moventi di
ciascuno.
RIehiedesi
censura
Che cosa aspetto
dal Congresso
Un lettore, da Bari, ci scrive a lungo a proposito del prossimo Congresso evangelico: dalla sua lettera, che
commenta i « Documenti preparatori »
e precedenti interventi, stralciamo:
... Nella presente situazione c'è da
chiedersi quale missione possono svolgere le nostre Chiese, la Chiesa evangelica, per dir megììo. E' chiaro che
si rende necessaria un'opera di evangelizzazione di maggior respiro, per
entrare nel vivo della società, ìnserirvisi in modo operante, affinchè la gente si senta calamitata. La predicazione
evangelica — come viene per lo più
svolta oggi — se tanto bene fa ai nostri vSpiriti preparati, catechizzati, quand’è priva dì un rapporto articolato
con il presente, giunge inattuale all'orecchio estraneo, cade sterile; e
tutto per difetto di comprensione delle
esigenze di giustizia, di verità, di cui
il mondo ha fame...
Questa riserva — continua il nostro lettore — va fatta in comune,
considerando seriamente quali divisioni sono insormontabili, frutto di uno
sforzo di fedeltà, e quali invece sono
superabili. Di fronte alVimmenso compito dell'evangelizzazione, si può pensare ancora di affrontar(Zo) restando
separati, senza una linea comune, un
¡programma che ci accomuni in uno
spirito più largo, che ci leghi nella
scelta di un unico metodo, quello che
si riterrà più consono allo spirito delPuomo moderno? (...) Occorre che il
Congresso dì maggio compia un primo
passo e stabilisca un piano organico
di unione fra tutte le Chiese evangeliche, e come primo passo almeno, nel
campo dì un preciso impegno sociale
comune; altrimenti sarà un Congresso
vuoto di quella spinta riformatrice
tanto necessaria, oggi, per il nostro
popoflo. Giuseppe Di Pietro
lo credo che non avrei potuto dimenticare la predica sulla Madonna
e « recitare » il Padre nostro. Certo,
Dio è creatore e padre di lutti gli
uomini (anche i non cristiani e i non
religiosi): ma quella fraternità in
Cristo, tutta particolare e creata dalla
Parola di Dio, non la posso sentire
con coloro ai quali il solo Cristo non
basta. Riconosco che l argomento del
vincolo ecumenico ufficialmente riconosciuto con le Chiese ortodosse deve
far riflettere; tuttavia siamo lungi dal
conoscere abbastanza a fondo la teologia ortodossa, da poter dare una valutazione seria di questo cattolicesimo
'lon-romano.
Un lettore, da Torre PelUce:
Caro Direttore,
vorrei chiedere' al Sig. Riccardo
Ricca se nello scrivere la sua lettera
(n. 16 del 16 aprile) lia riflelUiIo
sul male che quel suo tacile (non
direi sano) uinorisjno, poteva fare
alla presentatrice del citalo avviso
economico. Non crede egli dì aver
spinto le sue deduzioni un po’ trop
po lontano da ciò che l’avviso reai
mente dice? Mi demando perchè
bisogna sempre vedere il male nelle
intenzioni degli allrì e, reputandosi
superiori, scendere allo scherno.
La possibilità di una villegs:
tura in montagna dietro prestazioni
di un certo laverò, potrebbe cerla
mente essere una soluzione deside
rata per una qualclie modesta fa
miglia di lavoratori die allrhnenti
non si potrebbe permettere il lusso
di lasciare la città.
Se questo è presentalo in forma
forse un po’ ingenua nell’avviso
economico, non è forse mancanza di
carità il lasciarsi andare all’ironia?
Un’altra volta sarebbe bene di
censurare ciò che veramente merita
di essere censurato.
Cordialmente Mario Co'isson
lievità CLAUDIANA
Giorgio Tourn
CALVINO
Luigi Santini
IL VALDISMO
Ieri e oggi
Piccola Collana Moderna n. 7. con
numerose illustrazioni, sintesi crono,
logica e documenti in appendice.
L. r>oo.
8 la Riforma a Ginevra
Pagg. 116, con 6 tavole fuori test»
' numerose illustrazioni nel testo.
L. 750. Claudiana, Via Prìncipe Tom
1 - Torino.
maso.
Congresso Erangelìco Italiano
c o ìvujnT^t o
Si informano quanti vi abbiano interesse
che il Comitato Preparatorio del Congresso
delle Chiese Evangeliche Italiane, nella sua
riunione svoltasi a Pisa il 31 marzo c. a., ha
stabilito in modo definitivo le categorìe di
persone che parteciperanno al Congresso
stesso. Esse sono :
a) Membri del Congresso.
I)) Osservatori.
e) Invitati.
Sono Membri del Congresso i delegati regolarmente nominati dalle Chiese ed Opere
partecipanti al Congresso stesso. Le direzioni
delle Chiese che non avessero ancora comunicato l'elenco completo dei delegati sono
pregate di farlo nel più breve tempo possi
Ì)ilc.
Sono Osservatori :
a) i Membri del Consìglio Federale de le
Chiese Evangeliche d Italia, i Membri de
Comitato preparatorio del Congresso, i conferenzieri, i relatori, gli incaricali della predicazione nei culti che non fossero stati nominati dalle rispettive organizzazioni ecclesiastiche a membri del Congresso;
b) i rappresentanti del Consiglio ecumenico
delle Chiese, delle Federazioni evanpfiche di
Chiese europee, delle organizzazioni denominazìonali a carattere internazionale di cui
fanno parte le Chiese ed Opere partecipanti
al Congresso;
c) i rappresentanti di Chiese, Opere ed
organismi evangelici che operano in Italia e
che non partecipano al Congresso in qualità
di membri.
Coloro che appartengono agli organismi
contemplati nel paragrafo c) e che desiderano partecipare al Congresso in qualità di
li osservatori » dovranno far pervenire la loro
richiesta al Comitato Preparatorio.
Sono Invitati:
a) i Membri del Congresso Evangelico del
1920 che già non siano Membri dell’attuale
Congresso;
h) i Pastori ed i Laici con particolari incarichi ecclesiastici, appartenenti a Chiese ed
Opere partecipanti al Congresso ma non nominati membri del Congresso stesso, su segnalazione delle rispettive Chiese ed Opere.
sue
Gli Osservatori potranno partecipare an- 2.000
che alle sezioni di studio e avranno facoltà
di parola ma non di voto. Gli Invitati potranno partecipare a tutte le sedute del Congresso ma senza facoltà di parola e di voto. Sia
agli uni che agli altri verrà fornita la documenlazione dei « Membri del Congresso ».
Il Presidente del Comitato Preparatorio
Pastore Mario Sbaffi
Via Firenze .38 - Roma
Dlliil mCEVlITl A [AVOUE
dell’Asilo dei Vecchi di S, lierinaiio
Alberiina Bonnet e ÌÌ5I1, fiori per ¡1 nohrlro IATO cugino: Giovanni Bonnet L. J.00(i:
8uor Leony Slallè 500; signorina Paolina
l'eyrot 2.000: Signora Lodi Berliffè 2.000;
Signorina Franco Riccio 500; Giovanni e
Luisa Canibellotli 5.000; Ezio e Paola Camiielioui 3.m;0; Giorgetla e Mariuccia Bounous 2.000.
Doni in memoria dì Giovanni Bonnet,
anziano : Giulia e Carlo Alberto Balmas,
bori in memoria del caro e compianto cognato Giovanni Bonnet L. 10.000; Etiennette e Aitilio Bounous, in memoria del
caro cognato Giovanni Bonnet 5.000; Balmas Federico e Odette, in memoria del caro compianto zio Giovanni Bonnet 10.000;
Bonnet Elena, in memoria dello zio Giovanni 5.000; Faaniglia Lastre Enrico in
memoria del ragino e di Cangioli Federico 4.000.
Bonnet Elena, in memoria del cognata
Cangioli Federico L. 5.000; t'ainiglia Lastre Enrico, in memoria del Sig. Beu.>;
2.000; Bruno Gay e famiglia (Bruxelles)
in memoria della nonna 10.000.
Fiori in memoria della Signorina Ester
Morero: Jalla Turin Renata L. 1.000; .Alharin Gustato e famiglia, in memoria Signora Gay l.OflO; La zia Maria, fiori per
ia nipote Geymonat Clementina 1.000:
Marglierita Ricca-Berlin 5.000; Ethel Bonnet in memoriaa della diletta mamma nell’ottavo anniversario dellt sua dipartila
5.1)00: Giulietta Tron- Roman, in tnenioria
di Ester Morero 10.000.
CASA VALDESE - BORGIO VEREZZi
La Commissione Colonie del Concistoro
della Chiesa Valdese di Torino, comunica
che la Pensione « Casa Valdese » di Borgio
Verezzi sarà .aperta dal P' maggio, e clic Jc
Colonie si svolgeranno regolarmente, a
partire dalla cliiu.sura dell’anno scolastico,
secondo programmi e modalità che verranno comunicati sul prossimo numero del
settimanale.
La Commissione esprime la propria viva
riconoscenza al Sig. Guido Costantino e alla
Signora per i quindici anni della loro collaborazione a rivolge un caldo e augurale
benvenuto al Sig. Filippo Chaiivie e alla
sua Compagna che assumono la direzioni
della Casa Valdese di Borgio.
A Torre Pellice in fresca e
amena località in mezzo ai monti
Vacanze
o preparazione
agli esami
dal 29 giugno al 31 agosto presso
il Convitto Valdese. Giochi e
passeggiate - Tennis - Campo di
foot-ball - Palla a volo - Piscina
coperta - Soggiorno minimo 2U
giorni. Prospetti e illustrazioni
scrivendo a Convitto Maschile
Valdese - Torre Pellice (Torino) - Telefono 91.230.
CAMPEGGI
INCONTRI
VACANZE
La Rocciaglia
FORESTERIA VALDESE
PENSIONE
Pra del Torno (Angrogna)
Informazioni :
Guido Pasquet - Torre Pellice
Guido Ribet - C.so Francia 80
Torino
RINGRAZIAMENTO
I familiari deila scomparsa
Maria Caterina Vinçon
ved. Baret
deceduta a Pinerolc il 3 aprile all’età
di 74 anni, ringraziano fraternamente
tutti coloro che hanno manifestato la
loro simpatia in questa triste circo
stanza ed in particolare i pastori Jal
la, Deodatc e Pons, la dott. Quattrini
e il personale dell’Ospedale Civile.
Ivrea-S. Germano Crisone, 5-4-1965
4
23 aprile 1965 — N. 17
pag. 3
©
/ VALDESI NEL PIMEROLESE
QUeST* ITALin
come
La
evento
Resistenza
parabolico
Il legame tra la Resistenza come fenomeno
politico e la comunità valdese, intesa nella
sua accezione più ampia di gruppo civile-religìoso, di popolazione influenzata dalla coscienza e dairelìca protestante, è stato messo
più volte in evidenza da parte di molti studiosi e testimoni diretti delle vicende stesse.
Nella prefazione al ^olume di S. Mastrogiovanni, a Un protestante nella resistenza »,
U. La Malfa si esprimeva in questi termini
nei confronti di J. Lombardini: «Il moménto culminante deiresperienza antifascista
e protestante di J. Lombardini si colloca, durante la Resistenza e la lotta di liberazione,
fra i Valdesi, fra la gente cioè, di una terra
nella quale i due elementi di impegno spirituale si fusero insieme, come non poteva
avvenire in nessun’altra parte d'Italia ».
La Resistenza
ed il mondo valdese ^
Non è il caso di fornire una documentazione di queste testimonianze . che tutti
hanno presenti, è forse opportuno invece fare
brevemente il punto sulle tesi che sono venute da queste valutazioni del periodo storico della Resistenza e biella parte che in
esso ebbe la nostra Chiesa.
La Resistenza trovò nelle Valli valdesi un
terreno particolarmente fertile per la formazione civile della popolazione educata alla
responsabilità ed alla libertà; questa è la
prima tesi.
Da secoli la nostra popolazione ha dovuto
affrontare una dura battaglia per la sua sopravvivenza come comunità civile e religiosa;
questa scuola di lotta Tha formata interiormente a capire in modo immediato e diretto
la rivoluzione di libertà insita nel fenomeno
della Resistenza. La lotta di Valdesi per la
libertà di coscienza non poteva non sfociare
nella lotta per la libertà « tout court », Non
abbiamo gli elementi per discutere questa
tesi e non condurrebbe a nulla sottoporla ad
una disamina critica, ci sembra abbia sufficienti elementi di verità per essere accolta,
con buon senso s'intende.
La chiesa ufficiale ebbe invece un atteggiamento molto più riservato e prudente nei
confronti del fenomeno Resistenza; questa
è la seconda tesi. Osserva V. Morero: «La
partecipazione dei valdesi al movimento partigiano fu cosi totale che sarebbe oggi ingiusto non voler stabilire una frontiera tra
il mondo della burocrazia ecclesiastica, sempre più lento alle reazioni, e quello più vivo
della chiesa in movimento » {op. cit., p. 345).
Quella che \. Morero definisce « burocrazia ecclesiastica » si deve intendere, nel nostro linguaggio, « rappresentanza ecclesiastica », cioè Corpo pastorale. Tavola, Commissione distrettuale, ecc.
La tesi non è solo del Morero ma è oggi
sostenuta da alcuni ambienti anche alLintemo della nostra chiesa e<l il giornale della
gioventù, « Gioventù Evnagelica », ha aperto
or non è molto un dibattito vivacissimo proprio su questo tema giungendo alla conclusione che la Cliiesa nella sua totalità non
ora giunta in quegli anni ad una sufficiente
maturità teologica e spirituale per assumere
prese dì posizione decisamente confessanti
come la situazione avrebbe richiesto. Sotto
un certo aspetto il dibattito di « Gioventù
Evangelica » ha cercato di sminuire un tantino Topposizione popolo-autorità, credenti
impegnati nella Resistenza — classe dirigente
estranea: ma nel complesso anche questa
, seconda tesi può essere accolta come abbastanza vicina alia realtà.
La parte piu viva della chiesa valdese negli anni precedenti la guerra, il movimento
di « Gioventù Cristiana » raccolto attorno a
Giovanni Miegge, fu quella che si impegnò
in modo immediato e più lucido nella Resistenza; questa la terza tesi.
Non è certo un caso che negli anni immediatamente seguenti il conflitto sia stato
proprio il Miegge a scrivere il lucido saggio « L'Eglise sous le joug fasciste », Genève 1946, in cui tracciava un quadro documentato e preciso della situazione in cui la
chiesa valdese si trovava.
Giustamente il Miegge non limitava il
« giogo fascista » al periodo anteriore alla
guerra riducendoio ad oppressione ma lo valutav'a dal punto di vista della resistenza
come sopraffazione dell uomo e consacrava
perciò ampia parte del racconto proprio alle
vicende della resistenza.
Si potrebbe dunque concludere il nostro
discorso affermando che la chiesa valdese nelle sue espressioni ufficiali, nella sua vesto
ufficiale non ebbe un atteggiamento coraggiosamente confessante, si accontentò di una
prudente riserva, di quell'atteggiainento, non
si sa se ingenuo o accorto, di indifferenza
al fenomeno fascista che la condusse perciò,
quasi per dialettica, a mantenere la stcìssa
riserva nei confronti delFantifascìsmo. La
popolazione valdese dal canto suo si impegnò
in modo rilevante per educazione, per istintiva reazione al soppruso, per fiuto innato
fruito della sua storia secolare; sarebbe dì
sommo interesse poter valutare la parte che
la storia valdese nella sua componente eroica
ha significato per la gente più umile. La
parte cosciente della chiesa valde.se che si
impegnò lucidamente nella Resistenza era
formata dalla nuova teologia, erano i così
detti barthiani. il gruppo di « Gioventù Cristiana ».
La Resistenza
lezione di impegno
Il fatto che permane inespresso in tutto
questo discorso e che sin ora non è stato
valutato, è assai più profondo ed impegnativo e non concerne solo i fatti ma Tinterprelazione dei fatti, non si limita all’analisi
ma deve cogliere il signifìcato della realtà.
La Resistenza ha avuto una incidenza sulla
nostra realtà ecclesiastica, è stata inserita nelle radici stesse della nostra comunità tóldese, ha un significato interiore?
Affermavamo nel nostro articolo precedente che la cesura deU’800 si situa negli anni
della seconda guerra mondiale, la chiesa valdese di oggi {alle Valli) nasce nel dopoguerra,
il mondo in cui siamo inseriti risale a quel
momento; la Resistenza però sì colloca proprio in quegli anni di crisi e di trapasso, sì
situa alla fine del nostro Ottocento ed alfinizio del nostro mondo contemporaneo, alla
fine del ghetto ed all’inizio della diaspora :
gli uomini che si sono impegnati in essa,
spontaneamente e con coscienza responsabile
appartengono non più al mondo dei padri
ma al nostro mondo e, non per una valutazione di storia ma per una valutazione di
tempi, sono già uomini della diaspora. La
loro lezione è per noi valida? Quale è questa
lezione?
Il significato più profondo del movimento
della Resistenza ci sembra essere quello di
un impegno di rinnovamento ed 1 valdesi
che vi presero parte coscientemente o spontaneamente significarono un impegno di testitnonianza. Sotto questo profilo la Resistenza è parabolica in quanto ci indica la
strada da seguire nell’avvenire, appartiene
già al nostro mondo moderno; è realizzata
nel nostro mondo valligiano; è un dialogo
con altri uomini sulla base di un impegno
concreto ed in questo impegno è carico dì
un signifìcato particolare in quanto assume
valore di testimonianza.
Neiraffermare questo prescindiamo naturalmente da due ordini di fatti e di valutazioni : il carattere morale e la coscienza
vocazionale dì molti uomini valdesi che presero parte alla Resistenza. Non stiamo facendo l’apologià di uomini, dimostrandone la
superiorità etico-morale, le virtù, la perfezione; gli uomini della Resistenza furono
uomini e noh santi, ci preme solo sottolineare
il valore tipico della situazione in cui si
posero, è la situazione che è parabola, non
gli uomini che sono esempio (anche se sotto
molti aspetti lo sono). D'altra parte non ci
preme sapere se tutti furono coscienti di
aprire una nuova strada alla testimonianza
evangelica, di entrare in una nuova situazione, dì vivere una avventura politica che
potesse in seguito essere valutata in chiave
profetica per la vita della chiesa.
Fatte queste riserve ci sembra poter ripetere che il movimento di Resistenza ci
offre oggi una lezione non solo sul terreno
politico, morale, civile, ma sul terreno spirituale in quanto è il primo tentativo da
parte di credenti valdesi di vivere una fede
moderna in tempi moderni. Se vogliamo inserirci efficacemente nel nostro mondo e il
nostro mondo è, lo si voglia o no, il mondo
del Piemonte industriale nel triangolo Valli
Valdesi-Tori no dobbiamo imparare la lezione
della Resistenza.
Imparare, dico : nessuno di noi possiede la
formula di testimonianza assoluta, la soluzione, ma si può osservare che come la Resistenza la testimonianza è un fatto comuni»
tario, è un impegno rischioso è una posta
ifi gioco. Imparare significa meilitare insieme
questi latti; indubbiamente il discernere la
via nel temjw del Fascismo ci sembra (a
posteriori, è vero!) dovesse essere più facile
del trovare una via di testimonianza oggi.
In memoriam
Jacopo Lombardini
25 aprile 1945
ma molto ci è ofierlo ora, molti compiti e
molte speranze ed è assai meglio sbagliare
che non fare.
In questa scuola dì testimonianza in termini moderni osiamo affermare che Lombardini ci è più maestro di grandi uomini del
passato, ci è più vicino, più vivo. Egli può
stare onorevolmente oggi, a vent’anni dalla
sua morte (una morte che nel XVII secolo
non si sarebbe esitato a definire un martirio)
accanto ai niigliori uomini della nostra storia, accanto ai Varaglia ed ax Beckwith, tutti
uomini giunti nel nostro piccolo mondo da
« fuori », eoa una pr^^cisa e lucida visione
della missione valdese.
Questo accostamento può sembrare strano
a molti; abituati a considerare la storia valdese sotto il profilo della commemorazione e
non della comunione di esistenze, accostare
il secolo presente al passato sa dì profanazione. Eppure quegli uomini vissero e morirono non per avere il diritto di adorare Dio
nel loro ghetto, o per godere del privilegio
di udire la predica <Ìei loro ministri e neppure per la libertà eli coscienza, vissero e
morirono per essere presenti nel mondo come
fermento di vita.
Non si tratta. Io diciamo ancora una volta
a conclusione di questa lunga serie di riflessioni, di idealizzare la Resistenza, neppure quella valdese, nè di rifare la storia
dicendo che la chiesa \ aldese avrebbe dovuto
fare così o cosà; mollo più modestamente,
si tratta di trarre una lezione di vita da quegli
anni che segnano Tinìzìo di questo agitato
ma ricco ventennio.
Giorgio Tourn
Militari evangelici snll’attenti
alla messa ma non al colto
Come è noto nel regolamento di di
sciplina dell’esercito italiano ricorre
un articolo, il 245, con il quale si prescrive che « i comandanti di corpo
devono concedere, per quanto poissibile, ai loro dipendenti le facilitazioni opportune affinchè abbiano modo
di attendere alle pratiche di culto
aella religione cui appartengono»; ed
una norma analoga ricorre neH’artieolo 161 del corrispondente regola
n.iento per la marina.
Appare evidente che, secondo lo
.spirito informatore di quest’articolo,
« per quanto possibile », da cui la nor
ma stessa fa dipendere le facilitazioni che debbonsi concedere ai militari
per attendere alle pratiche della religione che professano, debba intender
si : « compatibilmente con le normali
necessità del servizio militare»; viceversa in questi ultimi tempi si sono
dovuti riscontrare alcuni casi, vera
mente spiacevoli, in cui è manifesto
un costume di intolleranza religiosa
che mal depcne circa lo spirito con il
quale presso taluni reparti trova applicazione Il dispositivo anzidetto.
Dalle segnalazioni pervenuteci si rileva che presso il Reparto R. R. R.
« Aosta », di stanza a Messina, ha prestato servizio neirestate 1964 il caporale Dimondo Antonio di confessione
evangelica, il quale manifestò ai suoi
superiori il desiderio di essere esentato dal presenziare alla messa che ogni
domenica si celebra nella caserma,
inoltrando come gli fu richiesto apposita domanda scritta al Comando. Ma
il Ten. Col. Giuseppe Di Stefano, comandante il reparto, anziché dar corso alla domanda del Dimondo, diede
ordine al Capitano di servizio di condurre a messa il detto caporale ; per
CU) questi, )a domenica 6 settembre,
rjono-stante fosse comandato di servizio alla porta della caserma, fu fatto smontare dal servizio di capo-posto e fu condotto alla messa dal Capitano : e l’ufficiale si pose al suo fianco per accertarsi che non se ne allontànasse. Ogni bonario intervento, an
che di altri militari, presso il Comando del reparto non diede alcun esito
ai fini di una dispensa.
Nel febbraio 1965 presentava servizio presso la 2= Compagnia del Battaglione Addestramento Reclute « Sila »,
di stanza a Cosenza, la recluta Riz
ZI Daniele di confessione evangelica,
il quale richiese al suo Comandante
Capitano Purco Moidesto il permesso
eli potersi recare la domenica matti
VI CONSIGLIAMO
La letteratura sulla Resistenza è sterminata. Non possiamo che dare qualche cenno.
Quali fonti dirette sono essenziali :
— Lettere di antifascisti dal carcere e dal
confino. 1.300 lettere di 157 detenuti o
confinati politici. 2 voli., Editori Riuniti.
Roma 1962, L. 5.000.
— Lettere di condannati a morte della Resistenza europea. Einaudi. Torino 1964“,
L. 2.500.
— Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana. Einaudi, Torino 1961,
L. 2.000.
Antonio Gramsci: Lettere dal carcere. Einaudi, Torino 1955, L. 1.000.
Gaetano Salvemini; Memorie di un fuoruscito. Feltrinelli, Milano 1960, L. 300.
Per ciò che riguarda la Resistenza in Italia :
R. Battaglia: Storia della Resistenza italiana. Einaudi, Torino 1964, L. 5.000.
L. Salvatorelli - G. Mira; Storia d'Italia
nel periodo fascista. Einaudi, Torino 1964,
L. 7.000.
F. W. Deakin: Storia della Repubblica di
Salò. Einaudi. Torino 1963, L. 6.000.
R. Zangradi ; Il lungo viaggio attraverso il
fascismo. Feltrinelli, Milano 1963, L. 800.
-- Storia dclVantifascismo italiano. I, Lezioni; II, Testimonianze. Editori Riuniti.
Roma 1964. L. 2.000.
G. Bocca: Una repubblica partigiana. Il Saggiatore, Milano 1964, L. 400.
M. Giovana: Storia di una formazione parligiana. Einaudi. Torino 1964. L. 2.500.
A. Gobetti: Diario partigiano. Einaudi.
D. Livio Bianco: Guerra partigiana. Einaudi.
Anche nella narrativa si possono trovare
utili indicazioni :
B. Fenoglio: I ventitré giorni della città
di Alba. Mondadori, Milano 1964, L. 900.
B. Fenoglio: Una questione privala -- Un
giorno di fuoco. Garzanti. Milano 1965,
L. 2.200.
D. Lajolo : Il "voltagabbana". Il Saggiatore.
Milano 1964'*, L. 1.400.
J. Semprun: Il grande viaggio. Einaudi.
Torino 1964, L. 1.600.
I. Calvino: Il sentiero dei nidi di ragno.
Einaudi, Torino 1964", L. 1.500.
G. Arpiño: L'ombra delle colline. Mondadori. Milano 1964. L. 1.600.
M. Tosino: Il clandestino. Mondadori. Milano 1962, L. 2.400.
P. Levi; Se questo è un uomo. Einaudi. Torino 1962, L. 1.500. — La tregua. Einaudi, Torino 1963, L. 1.600.
I. ScHOLL: La rosa bianca. La Nuova Italia,
Firenze 1961, L. 900.
A. Goes ; JusqiCà Vaube — La fiamme du
sacrifice. Albin Michel, Paris 1953, L. 700.
J. FuciK: Scritto sotto la forca. A cura di
Franco Calamandrei. Universale economica, Milano 1949.
Circa i rapporti fra Protestantesimo e Resistenza :
S. Mastrogiovanni : Un protestante nella
Resistenza iJ. Lombardini), con prefazione
di U. La Malfa. La Nuova Italia, Firenze 1962, L. 1.700 (il libro è esaurito, ancora alcune copie in deposito alla Claudiana).
Al termine del conflitto, a cura del Consiglio ecumenico e di organizzazioni ecclesiastiche nelle varie nazioni, è stata curata una
serie di testi — ripartii per nazioni — sulla
situazione delle Chiese evangeliche di fronte
all'oppressione nazifascista: il volume riguardante l’Italia è stato curalo dal prof. Giovanni Miegge: L'Eglise sous le joug fasciste.
Labor et Fides. Genève.
Per i ragazzi
ADELE JEIvIOLO MORGHEN: La
trottola. Editore Morano, Nanoli
1964, p. 215 L. 1.000.
Questo litiro voiil mostrare ai ragazzi di
■tggi un lemp l'Iie per loro è già mollo
lonlano, gli anni della seronda guerra intuìdiale. jNon è un libro di odio. Si nota ili
luna la vasta le.teralura rlie ripensa e riesamina la giierra, dopo venl’anni dalla sua
fine, rollio | nostri più validi autori .sappiano e-ipriinero ron vigere la eosciente volonlà ili pace i be è in lutti. Chi poi ba a
cuore il problema educativo, saluta questi
libri, e fra essi La Trono!«, come una delle più iiiiporLinti allivilà paeihrbe di un
di'|i()giie,rra. Vi trovianie la storia di una
famigliola che vive la guerra in un qualunque paesino deiritalia: iiirontriamo g'i
amiri partigiani, rorrupazione dei tedesrbi,
la persecuzione degli ebrei, la terribile
legge degli « ostaggi », lutto trattalo ron
grande delicatezza, ma con fermezza. Mlrliele, il .figlioletto, vive da scio una avventura che fa leggere il libro tutto d’un
fiato c lo rende avvincente. Intanto capisie
quale maledizione sia l’odio e intuisce quale assurdità sia una dittatura. L’autric'
aveva premesso rbe il suo non è un libro
« di-vertente », ma farciamo credito ai nostri giovanissimi elle essi non vogliono solo
ridere, anzi sanno apprezzare e cercare nelle loro letture una parola obe vada nel profondo.
ERMANNO LIBENZI : Ragazzi della
Resistenza. Musia, Milano 1964,
p. 198, L. 1.700.
E’ un problema, presentare questo libro!
Si traila di un'opera veramente notevole,
fatta di pagine di vita contemporanea che
ignoravamo, scritta con la passione che anima l’uomo quando cita fatti che ha conosciuto attraverso testimonianze oculari, ma
con uno stile scevro di retorica, come .si addice al contenuto dei libro.
Vi SI trovano 11 biografie di ragazzi, tra
i 12 e i 16 anni, che hanno preso parte alla
lotta partigiana. L’autore vuole additare ai
loro coetanei di oggi, la generosità, lo slancio ideale che li hanno animali c che non
hanno conosciuto interesse o malanimo. .Se
qualcuno u.sa criticare i motivi che hanno
mosso la Resistenza si trova qui davanti ad
una documentazione che mostra la Resistenza
nella sua forma più pura e semplice, disinteressata, .spontanea, unicamente frutto di
una indignazione, violenta sì, ma innocente
e pulita, come la possono avere sentila quegli adolescenti che con vivo coraggio l’hanno pagala a caro prezzo.
Devo anche dire, però, che si tratta di un
libro crudo: le 11 biografie sono 11 esecuzioni, 11 fucilate, 11 morti. Prima ancora
di chiedermi, come avverte il presentatore
del libro, Franco Antonicolli, se è meglio che
i ragazzi non conoscano subito le brutture
della vita o se è bene che le conoscano jier
saperle affrontare e negare, mi chiedo semplicemente se essi riescono a sostenere la lettura di un libro come questo. Siamo davanti
a 194 pagine tutte strazianti. Certo chiniamo il capo stravolli davanti al sacrificio dei
figliuoli che sono qui descritti c certo non
vogliamo che i ragazzi crescano senza sapere. Però il problema se è bene o no dare
una letteratura cosi cruda all'infanzia e alla
pre-adolescenza rimane aperto. Noi ci auguriamo che la bella Collana Strenne d'oggi
che l’Editore Mursia presenta in così bella
veste, possa elencare, nei suoi prossimi titoli,
accanto a questo libro doveroso, molte opere
di pace che descrivano rapporti umani positivi e belli, dei quali i ragazzi deH'Italìa di
oggi hanno estremamente bisogno.
Berta Subilia
PINA BALLARIO : L’erba cresce
d’estate. Storia della Repubblica
dell’ Ossola. Bemporad - Marzocco,
Firenze 1961, p. 200, L. 1.500.
na al culto della chiesa evangelica di
Cosenza, esibendo a tal scopo un cert.ificato di appartenenza e l’orario della funzione (ore 10,30) rilasciatogli
dal pastero locale. Il detto Capitano
però gli disse che il regolamento non
consentiva agli evangelici ma solo agli
israeliti, di frequentare i loro culti, e
gli negò il permesso precisandogli
che avrebbe potuto semmai concedere
un permesso per la domenica mattina solo se chiesto con una diversa motivazione. E cos’i avvenne per la domenica 14 febbraio; mentre per le
successive gl; fu rifiutato il permesso
concedendoglielo soio- per le ore pomeridiane. Il militare in questione chiese al Capitano Purco di esser messo
a rapporto con il Comandante di battaglione, ma non gli venne concesso.
Infine presso FAutoreparto « Creircna », di stanza a 'Venaria Reale
(Torino), presta, attualmente servizio
il militare Viapiana Antonio di confessione evangelica, il quale avendo
richiesto al proprio Comandante Capitano Ferrara Pasquale il permesso
di potersi recare la domenica mattina
al culto nella chiesa evangelica di
Venaria se lo è visto rifiutare coi
pretesto che nei pressi della det
ta chiesa trovasi la sede di un
partitoi di sinistra e, dato che i militari debbono astenersi dal partecipare a qualsiasi attività politica, non
è consentito loro neppure di aggirarsi
nei dintorni delle sedi dei partiti!
Altro militare evangelico' in servizio
in detto reparto, avendo chiesto l’esonero dal frequentare la messa, vien
fatte sperare dal detto Capitano alla
porta della cappella per tutta la durata, della funzione.
Che qualche altro episodio, che non
è pervenute a nostra conoscenza, sia
giunto all’orecchio di terzi, sembra
rilevarsi dal fatto che già nello scorso
dicembre un cittadino, un certo Talmozzi, proponeva ad un quotidiane
milanese un preciso quesito per conoscere « come si comporta l’esercito
italiano nei confronti dei giovani che
non sono di religione cattolica» ...e
X come sia pcssibile conciliare le esigenze deireserciio con quelle di questi ragazzi, aicuni dei quali se strettamente osservanti non potrebbero
neppure toccare il vitto che viene loro offerto». 11 giornale (La Notte, di
Milano; 16-XII-64) rispondeva che «i
comandi, quando sia possibile, cercano di non ostacolare la libertà di culto; agli ebrei, per esempio, durante le
loro principali festività religiose vengono concesse speciali licenze ; analoghe facilitazioni vengono anche ncrmalmente ccncesse a protestanti, metodisti, valdesi, ecc ».
La realtà non è sempre cosi rosea
come traspare da. queste righe, tant’è
che in regioni e corpi tra loro diversi
vi sono purtroppo' comandi di reparto
che neiresercizzio del loro potere di
ccmando mortificano in pratica il
sentimento religioso' dei militari dipendenti, ostacolando la libertà d:
culto'.
Che nella pratica non si riesca ancora nell’Italia di oggi ad adeguarsi
ai criteri di libertà religiosa sanciti
dalla Costituzione, malgrado' il nuo
vo spirito religioso che aleggia in meterla in sene al Cattolicesimo, è grave; tanto più quando questi episcc’i
si debbono riscontrare nei ranghi
delle forze armate dove l’O'bbedianza
e la disciplina dovrebbero essere garanzia del rispetto e dell’osservanza
delle leggi, in una loro applicazione
coerente allo spirito che le informa
Dato il ripetersi di tali episodi il
Consiglio Federale delle Chiese evangeliche ha richiamato- su di essi l’attenzione dell’on.le Ministro della Difesa, il quale già altra volta ha dimostrato cemprensione e rispetto per
raltrui libertà religiO'Sa risolvendo opportunamente altra delicata situazione nei riguardi delle esigenze militari, causata da diversità di religione.
Peyrot
25 APRILE
(SEGUE DALLA PRIMA PAGINA 1
rato e mitizzato, ma conc'sciuto come
fu nella pena e nel ccragalo di centinaia di migliaia di uomini. E se lo
spettacelo dell’Europa che sui loro sacrifici abbiamo ricostruito è assai vergognoso, tanto più forte resta il sen
so di quella protesta, di quel rifiuto di
una società animata dalla spirito di
Caino. Per noi cristiani, poi, l’anticonformismo militante della Resistenza è richiamo a « no-n conformarci al
presente secolo », ma ad essere « trasformati — dall’Evangelo, naturalmente — mediante il rinnovamento
della nostra mentalità ». Qualunque
forma l’uno o l’altro — i singoli e le
chiese — pensi in coscienza di dover
dare a questo anticonformismo, si
tratta di rimanere la Chiesa degli
'< stranieri e pellegrini », chiamati a
lasciare orme che guidino altri verso
il mondo nuovo di Dio.
g. c.
5
23 aprile 1965 — N. 17
pag. 5
In missione negli Stati Uniti
o
Dalle coste atlantiche a Toronto, passando per le cascate ghiacciate ael Niagara
DUE LETTERE
Quest’anno I’invemo è particolarniente lungo e la prigiavera st-enta ad
apparire in una natura rinnovata dal
sole e dai colori. Scrivo quest'articolo
dal Canada la sera del 7 Aprile, durante una rapida visita ad alcune località; stamane, mentre percorrevo
in autobus l’autostrada Kingston-Toronto, guardavo le campagne ancora
prive di verde, coperte da larghe
chiazze di neve o di ghiaccio e pensavo alla primavera romana, limpida
e luminosa nei suoi vivaci colori.. Lia
gente qui si lamenta con ragione d’un
inverno cosi lungo e attende con impazienza le belle giornate di sole.
Nel mio viaggio continuo il tempo
non ha tuttavia ostEicolato il mio
programma di visite alle chiese ed ai
eruppi di amici.
“ Il 20 Marzo sono ripartito da New
York per un ampio ^ro di visite. Era
un sabato pomeriggio e ia metropoli
era avvolta da una tempesta dj neve,
per fortuna non di limga durata;
' o.uando giungevo a Huntingdon Vailev, nella Pennsylvania, il panorama
eia invernale e il freddo era pungente Ho pernottato in una casa privata
e la Domenica mattina alle 8,30, dopo
aver percorso strade ghiacciate, eravamo già nella Chiesa Presbiteriana
per la celebrazione del primo culto.
Negli Stati Uniti, come in altri paesi,
il tradizionale culto domenicale della
sera sta scomparendo a poco a poco,
la gente sfolla dalle città o vive in
campagna e per questa ragione in
molte chiese vi sono due culti mattutmi, identici nella liturgia e nella predicazione. In Europa, e in Italia in
modo particolare, un culto dornemcale
alle 8^0 sarebbe-quasi-impossibile. A
Huntingdon Valley, come in altre lo
calità degli Stati Uniti, la cosa è noimale; il secondo culto, generalmente
più frequentato, si celebra alle 10,30 o
alle 11 di mattina. L’intervallo tra i
due culti è quasi sempre dedicato all’insegnamento religioso dei giovani e
degli adulti. Nella stessa mattinata,
dopo aver celebrato il primo culto e
in attesa del secondo, sono stato invitato a parlare ad un gruppo di bambini, infine ad una riunione di adulti,
padri e madri di famiglia, i quali studiavano in modo speciale in quel giorno il problema degli Ebrei alla luce
degli eventi storici e della Sacra Scrittura.
to il giorno a Filadelfia, ma trova il
tempo di servire i giovani della Comunità. Ha frequentato dei corsi peldirigenti di « boys-scouts » e dedica
una parte del suo tempo a beneficio
di molti giovani, aiutandoli nella formazione di un carattere cristiano,
onesto verso L>io e verso la società.
Sono stato lieto di vederlo presiedere
il breve culto introduttivo della riunione serale; a lui, alla sua famiglia.
alla famiglia di Oreste Canal giungano i saluti di molti lettori delle
Valli Valdesi.
Il giorno seguente ramico Felice
Canal mi trasportava a Germantown,
nella Pennsylvania, dove partecipavo
al pranzo degli amici della AWAS e
rivolgevo il mio messaggio a circa 140
persone; poi da Filadelfia partivo alla
volta del Canada.
Aspetti positii/i
Protestantesimo nord-americano
.,a vita religiosa ed ecclesiastica dei
;>testanti americani ha evidentenie aspetti positivi e negativi. Si
N criticare, se si vuole, l’aspetto or
■ izzativo e sociale delle Chiese che
i si addice tanto alla nostra men!à europea; si deve auspicare un
virvamento biblico e teologico- nelTteclicazione dal pulpito. Tuttavia
!!o aspetti positivi di cui le Chie.uropee dovrebbero tener conto:
liartecipazione ai culti general'le buona, un desiderio notevole
liconsiderare la propria fede alla
deH’i’isegnamento- biblico, un imìo di molti adulti i quali la dome■ mattina trascorrono varie ore in
a per il culto e per la loro Scuola
,e:iical". Leggevo stamane alcune
Tderazioni del tameso' predicatore
rogo di Amburgo Helmut Thielip un libro in cui egli rievoca inj e conversazioni durante i suoi
, r negli Stati Uniti. Egli parla deietà di mclti americani cristiani
' ‘-e : V Contrariamente a quanto
ccade nelle mìe conversazioni con
■ studenti tedeschi, ho trovato negli
ati Uniti molti giovani studenti
eoccupati di ciò che riguarda la
■ o pietà cristiana ». Domande come
o'ste sono assai frequenti: «Che
a debbo fare per diventare un crino? Come posso sapere che cre
do? Quali garanzie ho di poter credere ancora? Come possiamo sviluppare una regolare vita di preghiera? »
E il pastore Helmut Thielicke aggiunge : « Ho raramente partecipato ad un
meeting senza che vi fosse la preghiera A questo riguardo, noi tedeschi
siamo assai più critici e riservati. Gli
attacchi della teologia dialettica contro l’esperienza soggettiva e contro
ogni pio atteggiamento psicologico
fanno ancora sentire i loro effetti in
mezzo a noi, rendendoci allergici a
tutto ciò che può anche remotamente sembrare Pietismo ». Tuttavia, dice
'Thielicke, « a questo riguardo abbiamo forse gettato via il bambino con
la vasca da bagno e, invece di reagire
soltanto contro il pericolo delTemotività, abbiamo anche guerreggiato contro la nostra stessa vita spirituiile..
Teoricamente siamo molto interessati
di conoscere cerne Cristo può essere
in rapporto con la nostra esistenza e
con i problemi del nostro tempo, ma
siamo timidi nelTaffrontare queste
cose in presenza di altri e di .isprimerle, diciamo cosi,, in una libera e
cemune preghiera»
Ho voluto trascrivere queste .parole
del Pastore Thielicke perchè hanno
un .significato' anche per noi e pongono una chiara domanda alla nostra
Chiesa nel tempo presente.
Tappe atlantiche:
Battimaee, Filadelfia, Pittsburgh
'. l'Tla sera, unica domenica sera
111 u; da quando mi trovo negli Stati
sono tornato a Filadelfia e mi
so il recato nella grande Chiesa Prest .-nana del Pastore Di Gang! (dove /e o g à predicato due volte) per
p.. .apare al culto serale. La matn- eg dente giungevo a Baltimore, nel
Moi-yland, dove intendevo far visita
ac Lina persona anziana, .già in rappoito con la nostra Chiesa: il frateii ) Antonio' Reale, nato a Villanova
di Galtamssetta nel 1874. L’ho trovato
nella sua casa, insieme con due anziani oemugi evangelici ed una signora
di Valmontone (tra Rom,a e Colleferro!, convertitasi alTEvangelo negli
Stati Uniti. I due co'nìugi sono il Rev.
John De Benedetto e la sua compagna di ministero: la signora di Valn ontoiie, ohe parla con perfetto ao
conto laziale dopo venti anni di soggiorno negli Stati Uniti, è 'la signora
Augusta Frasca Di Pasquale. Il RevDe Benedetto aveva fatto alcuni studi
teologici a Firenze prima di venire a
Baltimore a servire il Signore tra gli
emigrati italiani: mi parlava di uomini c di cose di un tempo lontano : i
professori Giovanni Luzzi, Emilio
Ccmba, Giovanni Rostagno!
Dopo qualche ora mi rimettevo in
viaggio di ritorno a Filadelfia per presiedervi una riunione nella Chiesa
Episcopale.
La mattina seguente ero alTaero
porto per salire sull’aereo che doveva
trasportarmi a Pittsburgh, città eminentemente industriale dove la nostra
Chiesa annovera non pochi amici, tra
nella
Due giorni dopo viaggiavo in macchina con il fratello in fede Felice
Canal verso Beverley, nel New Jersey.
Da diciotto mesi felice Canal è ne.gli
Stati Uniti; l’avevo conosciuto da vicino durante la guerra (era stato per
un certo tempo mio attendente!) e
qualche volta l’avevo seguito con il
mio pensiero. Viaggiando verso (lasa
sua rievocavamo gli anni passati al
Collegio, di Torre Pellice, le riunioni
nelle parrocchie, le unioni giovanili,
la preparazione della prima cálce per
la costruzione di Agape, i suoi vecchi
genitori a San Martino di Perrero, gli
Dna puntata a IVIord
fra gli italiani del Canada
La sera del 2 aprile, dopo esser passato accanto alle cascate del Niagara
(un immenso bloccò) di ghiaccio!) ero
in viaggio sull’autobus che mi portava a Hamilton, presso il Pastore Pietro Moneada. Di li ripartivo quasi
subito con il Pastore Moneada per
presiedere una riunione in una Chiesa Presbiteriana a St. Catherine’s dove per la prima volta si udiva parlare
della Chiesa Valdese d’Italia.
Poche ore di riposo, ma anche di
fraterna accoglienza in casa Moncada-Scroppo, poi eccomi di nuovo in
autobus verso Toronto, grande città
del Canada. E’ sabato sera e mi attende un buon programma domenicale: due culti la matttina in una
Chiesa Presbiteriana, un culto pomeridiano nella Chiesa italiana, un culto serale nella Chiesa unita del Canada ed una riunione per i giovani dopo
il culto, a base di domande e risposte!
Lunedì pomeriggio ho appena il te'nipo di parlare ad una riunione di Pastori di Toronto, poi riparto verso
Kingston, nelTOntario, tre ore e mezzo di autobus, finalmente eccomi arrivato e sistemato nella casa del Prof.
Valdo Smith, traduttore del volume
di Giovanni Miegge su « La vergine
Maria ». Mi riposo un po’ nel silenzio
della campagna; poi il martedì mattina sono atteso ad una riunione di
Pastori per parlare sulla Chiesa Vaidese e sul Protest,\ntesimo italiano.
I giorni passano e l’ora del rientro
in patria si avvicina. Rievoco in quest’ora il culto pomeridiano di domenica scorsa nella città di Toronto dove ci sono più di 150.000 operai italiani giunti in questi ultimi armi. La
Chiesa italiana ha due pastori : il Rev.
Di Stasi, venuto a Toronto all’età di
nove armi, mio fedele accompagnatore insieme alla sua signora, e il Rev.
De Lucia. I pachinesl sono numerosi
a Toronto; durante il culto il gruppo
di Pachino si è alzato ed ha cantato
con voce alta e chiara il Giuro di
Sibaud !
Pensavo a molte cose in quegli
istanti: ai Valdesi del 1689 di ritorno
daresilìo, a quelli del 1848, ai Pastori
Valdési che predicarono l'Evangelo a
Pachino, alla prossima inau^razione
del tempio di Pachino, al vincolo di
solidarietà in Cristo che unisce le
chiese delle Valli a quelle della Sicilia, alla continua testimonianza nella nostra Chiesa Valdese in Italia e
all’estero: una testimonianza che affonda le radici nella fedeltà di Dio e
che deve trarre ispirazione dal passato per rispondere alle vocazioni di
oggi e di domaiiii.
Il Signore benedica la semenza che
è gettata nei solchi oggi e ci aiuti a
metter mano all’aratro, riguardando
Lui e seguendo le indicazioni che
ci verranno ancora date da Lui.
Ermanno Rostan
Toronto, 7 aprile 1965.
jji'iito apprezzamento
Nel mese di marzo il Moderatore E. Rostan aveva tenuto a Buiialo. per il Presbiterio di Western New York, una conferenza
su « La Chiesa \"aldese e il Concilio V^aticano ». che ha suscitato larghi consensi e
apprezzamenti. Ecco parte di due lettere che
egli ha ricevuto al riguardo :
Caro Dr. Rostan.
A nome del Presbiterio di Western New
York, non so dirLe quanto intensamente Le
siamo debitori per la Sua splendida conferenza e per il corroborante calore e la simpatia del Suo animo. Tutto Vuditorio ha
profondamente apprezzato il vigore e la profondità del Suo messaggio (...). Permetta che
esorima il voto che, in data non troppo lontana. le nostre vie s’incontrino ancora. Dio
continui a benedire Lei e i colleghi nella
Chiesa Valdese.
Robert S. Steen
General Presbyter
Caro Dr. Rostan.
Dovunque sono stata, negli ultimi dieci
giorni, mi hanno parlato con vera gratitudine e sincero apprezzamento della Sua conferenza. Dico davvero: dovunque! Non soltanto il contenuto vigoroso e stimolante del
Suo dire, ma il modo positivo e vivace con
cui ha parlato, han fatto sì che la gente fosse decisamente ’’con Lei”. Quanto Le siamo
grati per la Sua venuta, e quanto speriamo
che Lei ritorni! Il nastro con la registrazione della conferenza è perfettamente riuscito,
e lo faremo circolare, così potremo ancora
soffermarci sui problemi importanti che Lei
ha puntualizzato.
Rendiamo grazie per il grande retaggio e
per il forte contributo che la Chiesa Valdese
dà alla famiglia cristiana, e preghiamo che
la forza e la benedizione di Dio continuino
ad essere su di essa.
Ada Sherwin Black.
Novità Claudiana
DOMENICO MASELLI
GIORGIO BOUCHARD
GIORGIO PEYROT
FULVIO ROCCO
Esperienze e prospettive
del Protestantesimo italiano
Pagg. 46, L. 350
è i Valdesi lasciano spegnere
il loro antico dialetto?
i quali il Rsv. Dr. Robert Lamont,
della Prima Chie.sa Presbiteriana, al
centro della città, la cui madre era
una Rambaud di Villar Pellice. Ho
svolto un intenso programma di lavoro a Pittsburg durante cinque giorni: riunioni nella First Presbyterian
Church, nella, grande Chiesa East Liberty, e culti domenicali nella First
Church e nella Eastminster Presbyterian Church. Il tutto in un contesto
di incontri con persone singole o con
gruppi dì amici interessati alla nostra
Chiesa, in modo speciale Mrs. John
Nelson il cui interesse per la nuova
Chiesa di San Giovanni Lipioni risale ad alcuni anni or sono.
Il lunedi mattin-a riprendevo l’aereo
per Buffalo. Alcune settimane or sono
ero stato invitato u recarmi a Buffalo
per fare una conferenza sulla « Chiesa Valdese e il Concilio Vaticapo II »
davanti alla vasta assemblea del Presbiterio del « Western New York State ». Ho avuto un’accoglienza particolarmente fraterna; l’assemblea era
costituita da molti Pastori, da laici e
da alcune personalità dell’Alleanza
Riformata Mondiale che avevo incontrate Tanno scorso a Prancoforte. Ho
fatto quanto potevo per esporre chiaramente il niio' argomento e poi, per
una buona mezz’ora, sono stato sottoposto a varie domande. L’assemblea
ha salutato e ringraziato caldamente
il rappresentante della Chiesa Valdese e sono stato lieto d’aver potuto
rendere anche quel servizio alla nostra
Chiesa.
h’impegno laico
vita della Chiesa
anni di lavoro per crearsi lui'attività
propria negli Stati Uniti e, nello sfondo di tutta la conversazione, c’era una
comunione di fede cristiana che affondava le sue radici nella Parola di
Dio insegnata dalla nostra Chiesa
Valdese. La sera eravamo tutti a ta
vola insieme: la signora Canal, i tre
bambini, il Pastore delia Chiesa dove
avrei nresieduto la riunione e, più
tardi, giungeva anche Oreste Canal,
fratello di Felice.
Ho parlato in questo stesso articolo
deirimpegno di molti adulti nella vita
della Chiesa. Felice Canal lavora tut
Vorrei fare qualche riflessione intorno alrarticolo del l’asl. G. Tourn su « I Valdesi
nel Pinei «lese » (« Eco-Luce », 2 aprile ’65,
N. 14) e più precisamente all’uso della parola « ghel 0 » per definire le Valli, cui segue
un accenni, al cc disamore di tanti borghesi
valdesi per la loro terra ». Non conoscendo
le Valli \ aUlesi. vorrei precisare che si tratta
di riflessioni prettamente teoriche, ispiratemi
dal paragone con altri popolf numericamente
deboli, isolali anch’essi, sia dalla fede, sia
dalla lingua, sia da ambedue i fattori.
Quando si diffuse rillumìnismo. gli Ebrei
dei ghetti tedeschi, polacchi e ucraini par.
lavano jiddish. una lingua sorta dalla com
penetrazione del tedesco medioevale con eie.
menti ebraici. Apertisi i ghetti tedeschi, gli
Ebrei, seguendo l’esempio e il consiglio di
Mose Mendelssohn. cercarono di assimilarsi
al più presto, ritenendo dal passato, semmai,
la religione, definendosi « Tedeschi di confessione mosaica ». Anche il « gergo » dei
ghetti, il « Judendeutsch », apparve loro ri
cordo odiato dei secoli anteriori all'emanci
pozione : in poche generazioni era scomparso
Dai trattati di Vienna alla rivoluzione boi
•scevica, gli Ebrei polacchi e ucraini si tro
varono uniti sotto Tautocrazia czarista. Niente
emancipazione. Geograficamente vicini alla
maggioranza slava, gli Ebrei vivevano praticamente in un altro mondo: sarebbe stato
irrisorio definirli « Russi di confessione mosaica ». Allora nacque e fiorì una ricchissima letteratura nella lingua del popolo, in
iiddish. Fu anche nelFimpero russo che sorse
il sionismo, movimento ebreo di rinnovamento nazionale : furono per una parte emigrati
dai ghetti czaristi. come Ben Gurion. a redimere la terra d’Israele, assicurandone poi la
indipendenza. E nella prima repubblica polacca, la quale, nata dalla caduta dello czarisino, dominava anche parte delTUcraina, il
giovane nazionalismo concepì ed attuò una
legislazione intesa a mantenere le minoranze
etniche, quindi anche quella ebrea, in uno
stato d'inferiorità dì fronte alla maggioranza;
ivi. gli eserciti tedeschi trovarono comunità
povere, certo, ma culturalmete fiorenti.
Quindi, nel caso dei ghetti dell’Europa centrale od orientale, fu Tostilità delle cristianità
che li circondavano a mantenere la loro originalità culturale e anche, per buona parte,
religiosa; poiché furono molti, dopo Temancipazione. gli Ebrei tedeschi a seguire l’esempio
Ielle figlie di Mosè Mendelssohn, convertitesi al protestantesimo. V’^ale per gli Ebrei
tedeschi la frase applicata dal Past. Tourn
V aldesi dopo il XVII febbraio : « Si stavano liberando dal complesso del ghetto e
tanto valeva farlo lontano, il più possibile (...)
è gente che non ha una terra, se la va a
cercare negli studi, nella cultura, nella carriera. nelle università »!
Sì. vale per gli abitanti dei ghetti, cui
era vietata ogni attività agricola, l’unica che
avrebbe assicurato loro uno spazio geografico,
una terra; ma perchè sarebbe vera per i Valdesi, che da secoli occupavano una regione,
piccola certo, ma territorialmente ben definita? Se è giusta Taffermazione del Past.
Tourn, ci si può domandare da dove poi
proviene quel « disamore di tanti borghesi
valdesi per la loro terra ». Non essendo in
grado di discuterne la veracità, prendo questa tesi come punto di partenza delle riflessioni che seguono.
Non solo in Africa la predicazione dell’Evangelo ha fatto sorgere nuove lingue
scritte. Qualche mese fa, T« Eco-Luce » ha
menzionalo una traduzione appena uscita delTEvangelo di Luca in ladino dell’Alta Engadìna, nel cantone svizzero dei Grigioni, a
Nord della Valtellina. Ma la letteratura reloromancia. nata con la Riforma, vanta sin
dal 1679 una traduzione completa della Sacra Scrittura in quella che è oggi la quarta
lingua nazionale della Confederazione. I pastori ladini volevano dare al loro popolo la
Parola di Dio nella propria lingua. Dal Cinquecento airOttocento, la letteratura retoromancia è prevalentemente religiosa, e ancor
oggi j ladini dspongono di una traduzione
completa della Bibbia.
Il rinnovamento biblico che si avverte in
certi settori del mondo cattolico romano ha
contribuito a promuovere la vita religiosa in
una lingua assai simile al ladino. Il catalano,
lingua di più dì cinque milioni di Spagnnoli,
vietato nelle scuole dal « centralismo » castigliano, non lo è più dalla meditazione della
Parola di Dio. I benedettini di Montserrat
sopra Barcellona hanno tradotto il « Nou Testament » nella loro lingua, in vendita al
prezzo di 40 pesete (circa 350 lire), auspicando nel prologo « que la lectura familiar
de la Biblìa, com hi ha estimulat també recentment al Papa Joan XXIII. esdevingués
( = divenga) un sagrat costum ben consolidât
a casa nostra ».
Il caso di Ginevra, capitale del protestantesimo occidentale, è assai diverso. L’antico
dialetto ginevrino era una parlata francoprovenzale, simile quindi ai moderni (c patois »
di Val d’Aosta e di certi paesi del Basso Vailese. L'originalità di questi dialetti è così
spiccata da aver indotto i linguisti a fare del
francoprovenzale una lingua originale di
fronte al francese come al provenzale o lingua d'oc, nonostante l'assenza di una tradizione letteraria. A Ginevra però non si è sviluppata nessuna letteratura religiosa in lingua locale. Il motivo sarà il predomìnio religioso e culturale degli esuli francesi (lo stesso
Calvino era piccardo). il quale presto fece
scomparire la parlata locale.
Ora, quale fu in questo campo la situazione delle Valli Valdesi? Lingua autoctona
è un dialetto provenzale. Del provenzale non
si può certo dire che manchi di una tradizione letteraria medioevale : anzi, durante
l'intero secolo XII e una parte del XIII, la
lirica dei trovatori incantò l'Occidente, ispirando in seguito le prime opere poetiche in
volgar toscano (nel Purgatorio, canto XXVI,
i versi 140 a 147 sono in provenzale). Abbiamo, in provenzale, testi biblici valdesi del
Medioevo. Ora. a quanto pare, la Riforma
segnò una svolta in materia. Regalando così
generosamente allevangelismo francofono la
prima traduzione della Bibbia nel volgare
del tempo, quella di Olivetano, i Valdesi rinforzavano i loro legami coi correligionari di
oltr’alpe, ciò che per loro, dopo secoli di clandestinità, era senz'altro importantissimo, ma
allo stesso tempo rinunciavano all’uso della
loro lingua nella vita religiosa. Non so esattamente quando e come si sia consumata la
sostituzione del francese al provenzale; il libretto di Rouquette su « La littérature d’oc »
(Parigi, PUF, 1963), parlando del provenzale, scrive: «Vers 1630, les vallées vaudoises
en abandonnent Tusage officiel ». Tale scelta
era forse ineluttabile. Insomma, il provenzale era stato la lingua dei Càtari : è nota
la tesi di Denis de Rougemont (la quale ha
molto a suo favore) secondo cui l’intera poesia dei trovatori non sarebbe altra che una
descrizione della via mistica degli gnostici
albigesi. Inoltre, sin dal Trecento, il francese era il volgare più noto d’Occidente. E
poi. quando, a Cianforan (1532), fu decisa
una nuova traduzione della Sacra Scrittura,
il francese era la lingua della già attiva mi
noranza evangelica di un gran paese, il cui
re non avea ancora assunto nessun atteggiamento chiaro in materia, lingua nota per di
più, essendo quella dei duchi di Savoia. Tutto ciò mi sembra possa spiegare, almeno in
parte, la scelta del francese da parte dei
Valdesi.
Ad ogni modo, da quel momento in poi,
ci troviamo dinnanzi ad un popolo che usa
nella vita quotidiana una lìngua ormai denominata « patois », mentre in chiesa e nella
vita pubblica deve imparare una lingua non
così simile, non così facile, senza cui non
può leggere la Parola di Dio. Conosco casi
del genere, e mi sembra inevitabile che ne
nasca una tensione. Ogni tensione può essere
feconda, e innumerevoli scrittori di lingua
francese si servivano di una lingua imparata.
Ma è anche vicina la tentazione di disprezzare il parlar materno per preferirgli una
lingua ritenuta superiore. E dal disamore per
la parlata si passa facilmente al disamore per
la te*ra dove rìsuona. Ciò sarebbe forse una
spiegazione al fatto osservato dal Past. Tourn.
se mai. Io ripeto, corrisponde alla realtà.
Sarebbe interessante studiare per altre zone
di protestantesimo tradizionale il legame tra
uso religioso della lingua locale e amore per
la propria terra. Esistono ancora evangelici
in Guascogna? Nei 1565, ordinati dalla regina di Navarra, uscirono i « Psaunies de
David viratz en rythme gascoun ». Il successo fu grande. Nel prologo, Fautore affermava la sua volontà dì
préner la causa damnada
de nòstra lenga mespresada
per Faunor deu pais sostenguer
e per sa dignitat manténguer.
Ma dopo la riunione del paese alla Francia non uscì più nessuna opera evangelica
notevole in lìngua guascone.
Comunque, sarei grato al Past. Tourn se
potesse precisare i punti di storia culturale
che, mancandomi i documenti, ho potuto solo
menzionare. Guido Soubielle
Wiesentalstr. 58
7000 Coira
6
pag. 6
N. 17 — 23 aprile 1965
Dietrich
Bonhoeffi
er
CONTINUA DALLA 1“ PAGINA
sto del giovane teologo berlinese sembrava davvero assurdo ma era un atto profetico perchè è nell’umile e co
tidiano lavoro nelle comunità evangeliche che si poteva sperare di creare una vita nuova nel tempo delle tenebre naziste.
A Londra Bonhoeffer seppe però
compiere un’opera di fondamentale
importanza. Egli denunciò in modo
chiaro e perspicace la vera natura
delle forze nazionrilsocialiste allora in
ascesa e seppe soprattutto mettere in
chiaro il problema dei rapporti tra
queste forze e la chiesa evangelica.
E c’era bisogno di questa chiarificazione nelPottimismo e nella confusioru’ delle democrazie europee! Egli seppe puntualizzare in modo definitivo
la situazione- tedesca con alcimi dei
m.aggiori- esponenti del mondo ecumenico di allora fra cui il vescovo
Bell di Chichester, allora presidente
del movimento « Life and Work » che
doveva più tardi trasformarsi nell’attuale movimento ecumenico^. Non solo Bonhoffer chiarì, il problema tedesco della chiesa tedesca ma si impegnò nel movimento ecumenico per
mantenere questa posizione critica;
e la mantenne con vigore e coerenza
nella conferenza di Pano, la conferenza ecumenica in cui vennero per
la prima volta i rappresentanti della
chiesa tedesca asservita al nazismo,
la chiesa dei cosiddetti « cristiani tedeschi ».
Era frattanto sorto, proprio in opposizione alla chiesa ufficiale, vittima e sostegno della propaganda nazista, un movimento di rinnovamento che prese il nome di chiesa confessante e che, radunata a Barmen nel
1934, enunciò la sua posizione nelle
celebri tesi dette appunto di Barmen
Per impegnarsi in questa opera di testimonianza Bonhoffer ritorna in
Germania nel ’35 ed assume il suo
vero posto di maestro, non solo in
senso teorico, di professore, ^ insegnante, ma nel senso pieno di guida,
di pedagogo. Gli viene infatti affidata
la direzione di uno degli istituti clandestini che la chiesa confessante aveva organizzati per preparare i suoi
pastori alla lotta e alla predicazione
dopo lo studio universitario. Il seminario di Pinkenwalde vive due anni e
mezzo, miracolosamente ignorato dalla polizia, e in esso decine di giovani
pastori acquistano una formazione
teologica ■ moderna ed una pietà moderna; giovani che pochi mesi dopo
entreranno nelle carceri e nei campi
di conoentramento per la loro professione di fede, per il modo di. impostar
re il lavoro che denunciava una assoluta intransigenza nei confronti della potenza nazista. In questa opera e
in questo insegnamento Bonhoeffer
diede il meglio di sè, scrive le sue
opere più note e significative, seppe
impostare una linea di azione e di
pensiero valida nella formazione di
una coscienza di fede moderna.
Espulso dall’università nel ’36, dopo
la chiusura del seminario di FinkenTvalde, Bonhoffer si reca all’estero iri
America, Svizzera per mantenere i
contatti tra la chiesa confessante e
il mondo ecumenico, continua la sua
attività di scrittore e di teologo con
opere di pensiero notevolmente significative come r « Etica ». Nell’ estate
del ’39 si trova negli Stati Uniti dove
gli è stata offerta una cattedra di teologia, fa parte della numerosa schiera degli esuli che per questioni politiche o razziali harmo abbandonato
la Germania, in compagnia dei Mann,
dei Niebuhr, degli Einstein; ma dopo
pochi mesi toma, alla minaccia di
guerra; non ha avuto questa volta
bisogno di nessuno per insegnargli
dove è il suo posto o quello che considera il suo posto.
Nel 1943 è arrestato dalla Gestapo
ed incarcerato a Berlino e poi trasferito in vari campi di concentramento.
I contatti che egli aveva mantenuto
durante gli anni ’38-’40 con esponenti
deH’antinazismo, Canaris, Sack, Goerdeler, ecc., lo avevano reso sospetto
alle autorità naziste e il suo aperto
atteggiamento di denuncia e la sua
partecipazione attiva alla lotta della
chiesa confessante ne facevano un
indiziato importante.
In carcere egli trascorse gli ultimi
due anni della sua vita in solitaria
meditazione e le sue lettere, uscite
dalla cella per tacita condiscendenza
dei direttori, contengono pagine di
estrema chiarezza di pensiero e di
stupenda serenità. Sono fra, le pagine più diffìcili di Bonhoeffer, intuizioni, lampi di visione, interrogativi, ma
lo pongono senza esitazione fra i maggiori pensatori cristiani del nostro
secolo.
Allorquando egli lasciò, in quella
mattina di aprile, la sua Bibbia ed il
suo Goethe nella cella per avviarsi alla morte, dopo la sua preghiera, vedeva certo, come i suoi amici Canaris
e Gehre, la fine delle tenebre naziste
e sapeva di morire fra gli ultimi, vittima della follia e dell’irresponsabilità della sua gente (e moriva come
loro da gentiluomo). Forse pensava a
quelle parole che aveva scritto pochi
mesi prima e che riproduciamo a pag.
1 ; certamente, però, pensava a Gesù Cristo suo maestro e salvatore. Ed
in questa totale dedizione e concenr
trazione spirituale ed etica in Gesù
Cristo, in questo sforzo di vivere « in
Cristo » sta la sua lezione.
Giorgio Tourn
avvisi economici
Le mani sporche
FIRENZE
« Levati, va a Ninive... e predica »
« Ma Giona si levò per fuggirsene »>
E’ un discorso che va rifatto, questo di Giona; dei nostri giovani, e
non giovani, il pastore, vanno nelle
sale, nelle Case del Popolo, in piazza
addirittura, a contatto coi Nini viti
del nostro tempo. Perchè lo fanno?
si compromettono? si sporcano le
mani?
Potremmo rispondere che credere
nella salvezza «per grazia» significa
proprio negare che esista una sola
persona con le mani pulite; sarebbe
fermarsi a un linguaggio che non
sembra essere capito.
Il fatto è che una comunità vivente
’’deve” disgelare le creature, liberarle da una sorta di ibernazione ’’religiosa”; deve andare fra i Niniviti (e
Dio sa chi lo siano, oggi), e cercare
ogni occasione, ogni modo per annunziare Cristo, il Signore. Il mondo
perisce per mancanza di conoscenza,
e voi non potete « dormire profondamente » nel fondo della nave, essere
veramente tranquilli, senza fare quanto sta nelle vostre possibilità per divulgare la Buona Novella.
Alle mille e una obiezioni che si potrebbero udire o fare, anteponete due
sole questioni:
1) E’ o non. è un impegno primario
la testimonianza dell’Evangelo, resa
alla gente là dove vive, dove si trova?
2) Quando ciò è stato fatto, si è
annunziato l’Evangelo così come lo
si annunzia nella chiesa, fra noi, o
no?
Noi chiediamo ai membri della co
munità e ai suoi amici di aiutarci in
questo servizio, di procurarci le occasioni di portare la testimonianza
della fede: circoli culturali. Case del
Popolo, gruppi di studio... « basta che
ci sia lasciata piena libertà di parola ». va sempre bene. Non abbiamo
predilezioni di sorta. Il nostro « discorso agli Ateniesi» (Atti 17) non va
per esclusioni, perchè ovunque crediamo sia possibile rendere una testimonianza fedele, portare una parola che
esprima senza equivoci la nostra fede.
Suggeriamo alcuni modi per favorire la testimonianza de LA CHIESA
PER LA SUA CITTA’:
1) Stabilire contatti e possibilità di
colloquio con circoli, gruppi, associazioni ecc.
2) Partecipare a conferenze, dibattiti, prendendo la parola da ’’protestanti”.
3) Quando a una iniziativa v’è una
presenza evangelica, segnalarla
ad altri.
4) Contribuire alla formazione dì
un fondo* per stampare materiale utile, o acquistarlo, per questo
scopo.
5) Relativizzare tutto, di fronte alla scia realtà che conta: il Signore del quale dobbiamo essere
testimoni.
Cosi operando, resteremo fedeli alla linea tradizionale del Valdismo,
che mai è stato fuga dal mondo e dai
suoi problemi, bens"', incisiva affermazione nel mondo, per il mondo, del
primato di Cristo e della Sua volontà di grazia. L. S.
Notiziario di Agrigento
Da qualche tempo la nostra Comunità non
fa sentire la sua presenza sulle colonne di
questo giornale. Silenziosa e fedele al Signore essa svolge con fervore varie attività : ai
culti domenicali segue uno studio biblico
settimanale; intenso è il lavoro giovanile che
consiste, oltre alla normale attività delPUnione, in culti settimanali presieduti a turno dagli stessi giovani; tali culti due volte al mese
hanno carattere interdenominazionale; la
scuola domenicale è tenuta dalla monitrice
Sig.na Gabriella Bartolozzi e dalla diacono
Sig.ra Mafalda Bertolino in Recupero ed è
frequentata anche da bimbi di famiglie cattoliche.
Per la letizia dell’infanzia soprattutto, fu
celebrata a Natale la festicciuola dell’Albero
con recite e canti che si concluse con la distribuzione di una quarantina di pacchi contenenti giocattoli e dolciumi. Per i motivi
appresso esposti il Dopo-scuola non ha potuto riprendere la sua normale attività dal
1® ottobre; ma dal mese di marzo, sotto la
COSENZA
— Abbiamo ricevuto delle visite gradite:
quella del Delegato della Tavola past. C. Gay,
che ha avuto un colloquio col nostro Consiglio di Chiesa; e poi la visita del Capo-Distretto e Capo-Gruppo FUV, past. S. Briante, che è venuto assieme al past. G, Scuderi,
Direttore di Adelfia; essi si sono incontrati
coi giovani e coi membri di Dipignano e di
Cosenza, invitando i nostri giovani (dai 14
anni in su) ai prossimi campi estivi ad AdeU
fia, come pure a quelli che si terranno sulla
Sila.
— Mentre prosegue lo studio dei « Documenti preparatori », abbiamo partecipato, con
i nostri delegati, alla Conferenza Distrettuale
straordinaria, tenutasi a Palermo il 18-19
marzo.
— I culti della Settimana Santa sono stati
celebrati nei vari gruppi della nostra diaspora. Abbiamo dedicato alla Casa di riposo per
evangelici anziani, di Vittoria, la colletta del
culto di Pasqua. Il lunedi di Pasqua si è tenuto a Dipignano un incontro fraterno, con
culto all’aperto.
Scuola Latina
di Pomaretto
Doni pervenuti alla Direzione che, riconoscente, ringrazia.
Pro Campana: Peyronel Odetta (Chiotti)
L. 1.000; Rostan Clara (Pomaretto) 5.000;
Griot Marisa (Pomaretto) 10.000; Arturo
Gay (Pinerolo) 1.000; N. N. (S. Germano
Chisonc) 5.000; N. N. (S. Germano Chis.)
borsa studio 5.000; Clclia-Vigliano Banchetti (Bari) 1.000; Guido Gay (Milano) 10.000;
Denzer (Friburgo) 25..320; Guido Bert (Bovile) 10.000; Pons Amalia 1.000; Geymonat
Elena 2.000.
Pro Scuola Latina: Micol Annalisa (Massello) 5.000; Micol Willy 5.000; Ilda Revel
(S. Germano Chisone) 5.000; Peyronel Marco (S. Germano Chis.) 10.000; Rostagno
Emilio (To.) 5.000; Iolanda e Ugo Rivoiro
Pellegrini 20.000; Vitale Jahier (Pomaretto)
2.500; pastore A. Alessio 5.000; Evelina
Gay (Pinerolo) 5.000; Ive e Carlo Alberto
Theiler in mem. sig.ra Eugenia BalmasTheiler 10.000.
guida della maestra Sig.na Giovanna Di Falco, è stato necessario riaprirlo (anche se non
nei nostri locali) per assistere nello studio
un gruppo di ragazzi particolarmente bisognosi di guida.
Da un anno in qua si sono avvicendati
vari avvenimenti, talvolta lieti, talvolta spiacevoli. Sono stati celebrati due matrimoni
con rito solenne che hanno dato occasione
di testimoniare la nostra fede in ({uesto ambiente prettamente cattolico : il primo, che
risale al 30 aprile .^ 964, riguardava le nozze
della Sig.na Assunta Lentini col Signor Sebastiano Bova da Reggio Calabria. Il matrimonio fu celebrato dal pastore Salvatore
Briante da Messina, a motivo dell’assenza del
pastore Lupi, fuori sede per ragioni di studio. Il suo sermone toccò profondamente i
nostri cuori facendoli vibrare di commozione
e di fervore e destò viva ammirazione ed edificazione nel pubblico numerosissimo, composto in maggior parte di intellettuali. Il secondo matrimonio, celebrato il 28 settembre 1964, riguardava le nozze della giovanissima sorella Sonia Casóla col Sig. Calogero Lo Piccolo. Anche qui il numerosissimo
pubblico, appartenente per lo più alle classi
operaie, potè ascoltare' la parola calda e penetrante del nostro pastore Odoardo Lupi, la
cui predicazione scaturisce spontanea e fluente da una salda fede che trasporta e conquista. La chiesa era gremita di gente che ascoltava estatica e commossa le parole di fede
che forse mai prima di allora aveva udite
e che sicuramente avranno lasciato profonda
eco nei cuori più sensibili.
E passiamo alle... dolenti note : da parecchi mesi siamo privi del nostro Tempio, costruito pochi anni or sono con tanti sacrifizi :
è pericolante a causa di un cedimento delle
fondamenta. Vane sono state le fatiche del
nostro pastore per mettere d’accordo tutti i
-ondomini del palazzo soprastante il Tempio,
affinchè si potesse provvedere alle riparazioni
in comune. Attualmente siamo a buon punto
per la soluzione della questione. Intanto svolgiamo tutte le attività nel Tempio degli Avventisti, i quali fraternamente ci hanno dato
ospitalità, siamo a loro infinitamente grati.
L’Assemblea di Chiesa, appositamente convocata a principio dell’anno ecclesiastico, ha
eletto un secondo anziano nella persona del
Prof. Gaetano Lentini, poiché il Prof. Sciascia per la sua età e per le sue precarie condizioni di salute, non può concedere a pieno
tempo il suo servizio; ha eletto inoltre due
nuovi diaconi : la Sig.na Rina Lentini e la
Sig.ra Mafalda Bertolinì in Recupero, in sostituzione di Assunta Lentini, trasferita a
Reggio Calabria e di Gaetano Lentini che
ha assunto la carica di anziano; l’altro diacono è sempre la Sig.na Rosa Castiglione.
L’anziano e i diaconi si alternano col pastore nelle visite alle famiglie della Comunità ed ai malati con un lavoro organizzato
e distribuito secondo i vari rioni della città.
L’anziano Prof. Lentini sostituisce il pastore
nel culto quando questi è costretto ad assentarsi per un lavoro di evangelizzazione che
ha iniziato in provincia.
Tra le visite ricordiamo con simpatia quella del Prof. Carlo Gay, il quale ha tenuto
una conferenza sul prossimo Congresso Evangelico Italiano, alla presenza di un folto ed
attento pubblico interconfessionale (Valdesi,
Avventisti, Pentecostali), e l’altra dei pastori
Briante e Scuderi, i quali con l’occasione di
visitare l’Unione Giovanile, ci hanno intrattenuto con la proiezione di diapositive molto
interessanti.
Malgrado le difficoltà e la pochezza dei
nostri mezzi siamo certi che la nostra presenza nella città sia voluta dal Signore ed è
a Lui che chiediamo di renderci sempre più
e sempre meglio dei testimoni fedeli di riconciliazione.
Rosa Castiglione
Il documento valdese-metodista affidato all’esame delle chiese per ordine del Sinodo ha
fruttaio, dopo una riunione valdese, un
franco incontro con i fratelli metodisti. La
questione comune era semplice : cosa possiamo fare insieme, a Firenze? Sono state pro
spettate molte possibilità, quindi è stata decisa la formazione di un comitato ristretto
che presenti ai rispettivi Consigli un piano
concreto. Il nostro Consiglio di Chiesa ha
nominato, a questo scopo i diaconi C. Bartoletti e F. Massa.
I rapporti coi riformati svizzeri, ottimi per
lunga tradizione comune, con l'arrivo del
nuovo pastore S. Melchert, che salutiamo
cordialmente, hanno preso forma di stretta
collaborazione. D'ora in avanti avremo una
Unione Giovanile comune, valdese e svizzero-riformata, ed il past. Melchert si occuperà
dei giovani un martedì al mese.
La congregazione battista di Firenze, animata da schietto spirito ecumenico, ha frequenti contatti con noi: a quelli giovanili
si aggiungono ora quelli degli adulti riuniti
nello studio dei Documenti preparatori al
Congresso. Ricordiamo il culto pomeridiano
della domenica nella Chiesa di via Borgognissanti. Ambedue i Consigli di Chiesa auspicano la prossima riunione del Concistoro
della città.
Durante la Settimana Santa l’Esercito della Salvezza s’è servito dei nostri locali d’Ol
tramo per una campagna d’evangelizzazione:
una iniziativa rallegrante, seguita con affettuosa simpatia. E’ anche in preparazione lo
stand della stampa evangelica che, a cura
della Crociata del Libro Cristiano, si varrà
durante la Fiera dell’Artigianato della collaborazione dei nostri volontari, coordinata da
Mila Mazzetti.
—Abbiamo avuto un periodo doloroso sul
finire dell’inverno : tanti cari credenti sono
deceduti; numerosi gli infermi, talvolta gravi; accresciute le difficoltà di lavoro per
molti. Siamo stati e siamo, provati, e-’da oomunita prende viva parte alla prova delle
lamiglie, ritrova nella fede quelle intime
risorse che chiamiamo coraggio, serenità, solidarietà nel nome del Signore.
V è più di un motivo di preoccupazione,
in particolare per la dispersione crescente
sull’area suburbana di tante famiglie e, quindi, per un pericoloso allentarsi dei contatti.
Raccomandiamo a tutti di curare una assidua, seria, partecipazione dei minori alle attività che sono loro proprie, mentre chiediamo
agli adulti di fornire un coerente esempio di
costanza e fervore nella vita comunitaria.
Ringraziamo coloro che hanno presieduto
culti, riunioni, conferenze, ricordando con
affetto persone e gruppi che hanno visitato
la nostra chiesa, daH’Italia e daU’Estero.
— Per le finanze, dobbiamo segnalare con
gratitudine la Settimana di Rinunzia, che
ha oltrepassato il traguardo del milione; ma
per rispondere alla richiesta complessiva della C. C. v’è ancora molto, troppo, da fare.
Chiediamo di concentrare le offerte sulla Cassa Culto, di non distribuire la generosità in
cento rivoletti che si disperdono, ricordando
che le chiese, l’evangelizzazione, le iniziative,
tutto è in pericolo se manca questo fondo
essenziale.
— Per le Opere è in preparazione il « po.
meriggio di beneficenza » per l’inizio di maggio; nella serata conclusiva avremo un concerto vocale della nostra corale di Milano.
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Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Cip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Augusto Breuza
profondamente commossa per la gr,inde dimostrazione di stima e di affetto
ricevuta nella triste circostanza i ngrazia tutte le gentili persone cìu si
sono associate al loro dolore.
Un ringraziamento particolare ,il
Pastore Tourn e al Dott. Quatti' ìi
ed ai vicini di casa.
« Ho combattuto il buon C' ì
battimento ho finito la ,i
corsa ho conservato la l‘‘d
( 2 Timoteo vers. . )
POMARETTO
— Domenica 25 aprile avrà luogo alle
ore 16 la riunione dei responsabili e degli
anziani e diaconi, alle ex-scuole valdesi di
Pomaretto.
— In occasione della visita dei fratelli
valdesi di Waldenberg, la comunità è lieta
di ospitarli per i tre primi giorni di maggio.
Sin d’ora domandiamo ai parrocchiani di prenotarsi per pranzi, cene o alloggio, in modo
che l’ospitalità sia rapidamente preparata.
Ringraziamo tutti di cuore.
Salza di Pinerolo, 26-3-1965
RINGRAZIAMENTO
La vedova ed i parenti del c; upianto
Enrico Beux
ringraziano profondamente comi! ;si tutti coloro che con fraterna ' -*idarietà han preso parte al loro do, e
e in particolar modo l’ospedale ' .il.
Agnelli » di Pinerolo. i Signori mec. i,
i Pastori Valdesi, il Signor Sintì o
Cav. Olìvero, i rappresentanti : 1l’A.V.I.S. e dell’A.N.P.I.
«Padre... non la mia, ma ‘a
Tua volontà sia fatta ».
(S. Luca 22 i >
Chianavière di Inv. Pinasca, 2-4 ‘ 5
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RODORETTO
— II 26 marzo abbiamo avuto la gradita
visita del Missionario E. Panchaud che ha
presieduto a Fontane un’interessante riunione.
— Il 28 marzo sono stati i giovani della
filodrammatica di Prarostino che sono venuti
a trovarci. Il pastore M. Ayassot ha presieduto il nostro culto, e nel pomeriggio gli
ospiti ci hanno presentato un dramma molto
ben recitato. Mentre ringraziamo questi giovani ed il loro pastore deha loro visita di
cui serbiamo un ottimo ricordo, teniamo a
ringraziare anche coloro che in un modo o
nelTaltro si sono adoperati per riceverli.
— 11 P aprile un gruppo di giovani di
Fontane è sceso a Prarostino a rendere la
visita, e ringraziamo questi amici per il calore con cui ci hanno ricevuto.
— Nel pomeriggio dell’11 aprile alcuni
giovani dell’unione di Massello hanno visitato le famiglie della comunità per far conoscere le opere della Claudiana. Abbiamo molto apprezzato lo spirito dì servizio con cui
questi giovani hanno compiuto questo lavoro
di colportaggio fra noi,
— Abbiamo circondato con la nostra simpatia cristiana la famìglia di Enrico ed Ilda
Pons della Gardiola, duramente provata per
la nascita della piccola Piera senza vita, il funerale ha avuto luogo il 12 aprile.
— Nel corso del culto del Venerdì Santo
Leger Riccardo e Pascal Franco, entrambi
di Fontane, hanno confessato davanti alla
Chiesa la loro fede cristiana, ed il giorno di
Pasqua sono stati ammessi a partecipare alla
Santa Cena. Domandiamo al Signore di aiutarli a mantenere le loro promesse.
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Caippuccini, 6, Marsala, contribuirete alla cre»azione di un fondo per
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