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1 Anno IV
5 numero 15
del 12 aprile 1996
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j Torino
V In caso di mancato recapito
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I L Editore si impegna a
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Bibbia e attualità
‘INCONTRARE DIO
SENZA PAURA
ri brano dell’Evaneelo dì Luca sui
J due di Emmaus è forse quello, fra i
^conti delle apparizioni del Risorto,
4he è il più vicino alla nostra espeIf^nza. In molte cose noi rassomigliafno a Cleopa e al suo ignoto compatto di cammino. La delusione, il desiiderio di «tornarcene a casa», è tante
così prepotente da spingere i no%tri passi lontano dai luoghi della lotta, dalla durezza della sfida. Anche
-noi abbiamo affidato a Gesù Cristo il
itìscatto delle nostre storie, e della storia del mondo... ma il tempo trascor,re invano, molto di più di tre giorni
:^no passati e forse anche noi ci siamo
"^'‘onvinti che mai nulla cambierà su
uesto mondo nel quale gli scenari
'.che si susseguono appaiono sempre
i^me varianti dei precedenti. Anche
noi tante volte siamo pieni di delusioIne, di rimpianto, di frustrazione. Die’fo i trionfi di un mondo tecnologico,
'dietro l'abbondanza di alcuni, il lusso
e lo spreco, dietro i riti della Chiesa,
g/i slogan degli uomini politici, c’è un ,
ndo di oscurità, di paura, solitudine, malattia, ingiustizia. Là gemono
ppe figlie e figli di Dio.
DIO dove sei»? è l’urlo di chi soffre dove i riflettori non riescono mai a far luce sul serio, dove gli
" uti non arrivano, dove i politici non
\ettono piede, dove la Chiesa trionIfante non innalza i suoi «Osanna»!
~'ov’è Dio nei ghetti africani del Keia, nei campi profughi del Ruanda?
fjDpv’è Dio quando l’Aids uccide, le mi^ mutilano, il pane manca, non c’è
qua, casa, scuola, medicina, parola
buona che consoli ? Come a Manila, a
Ricatta, a Salvador de Bahia, nei villilggi della Bosnia e della Cecenia, sotto ì ponti del Tevere e della Senna, negli opifici disastrati di Roma, casa degli immigrati clandestini al pari dei
Oni sgangherati dello scalo di Mi0, nei ricoveri di cartone sui mar\piedi di Boston o di New York, lunle chiuse e ben sorvegliate frontiere
i paesi ricchi del mondo.
fÈ una grande verità nel leggere la
cronaca che si fa storia, ed essa ci
riduce proprio all’incontro col Cristo
le viene crocefisso, col Dio impotente
Ila croce, con il corpo spezzato del
'ndo, con l'umile Gesù che si china a
'are i piedi stanchi della gente che
tanto camminato in cerca di speiza e sicurezza. Se c’è un incontro
'amente possibile, una rivelazione
e può far ardere i nostri cuori e aprile nostre menti, essa ci porta a scoire la bruciante sete d’amore e di
tizia dello Spirito Santo.
OBBIAMO imparare a incontrarlo senza più paura questo Cristo
che viene crocefisso se vorremo incontrare un giorno quello risorto nella
glòria del suo trionfo. Dobbiamo ricoprire la profonda radicalità
àelt'Evangelo. Domandandoci dove
^ia finito Dio di fronte a tanta indifferenza ed egoismo, ma sì, anche davanti a tanta nostra ragionata prudenza, forse non ci siamo accorti che
òi camminava accanto, magari nella
•nostra stessa famiglia, nel palazzo,
net quartiere, nella comunità.
/Ai un mondo dove tutti, in un modo
0 nell’altro, vogUono vincere, Dio lo
M incontra là dove i poveri, i piccoli,
gli onesti, i buoni, perdono la loro bat^glia quotidiana. Se vogliamo esserne
A testimoni in questa società dobbiamo
irnparare a servire il mondo, fare
"guelle scelte personali senza le quali il
nostro battesimo, la nostra preghiera,
io, nostra lettura della Bibbia, il nostro
^Ito rischiano di essere uno scandalo
Ogli occhi dei più amati da Dio.
Claudio H. Martelli
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VAIATESI
Riunita a Anversa il 29-30 .marzo la commissione delle Chiese europee per i migranti
Allarme per il razzismo crescente
La chiese denunciano una continua crescita in tutta Europa di crimini di matrice razzista
e ianciano.nuove azioni di solidarietà nei confronti di migranti e rifugiati
ANNA MAFFEI
.jT A continua presenza di raz\\±^zismo, xenofobia e antisemitismo nell’Europa comunitaria
rappresenta una grossa sfida per le
nostre società. Anche se l'entità
esatta del problema è difficilmente
quantificabile, non è tuttavia possibile ignorarlo. Si ha. notizia ài violenti crimini di matrice razzista in
tutta la Comunità con preoccupante regolarità». Con queste parole
un documento della Commissione
delia comunità europee introduce
il problema del razzismo nei paesi
deila Cee con preoccupata urgenza. In questo documento, sottopósto alla decisione degli stati membro, attesa per la fine di aprile, la
commissione fa la proposta che il
1997 sia dichiarato «Anno europeo
contro il razzismo».
La proposta attualmente in discussione trova qualche ostacolo
nell’atteggiamento della Grm Bretagna e della Germania per motivi
diversi, ma i membri deli’esecutivo
della Commissione delie chiese
europee per i migranti (Cerne) che
si è riunito ad Anversa il 29 e 30
marzo hanno espresso la speranza
che ogni ostacòlo venga presto rimosso e l’anno prossimo si possa
contare su una mobilitazione di
organismi, istituzioni e cittadini
europei contro la marea montante
dei pregiudizi e delie discriminazioni. Se questo accadrà si verificherà un’interessante convergenza
fra sensibilità civile e politica, da
una parte, e sensibilità delle chiese
a livello ecumenico dall’altra, in
quanto nell’ultimo incontro del
Comitato centrale il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ha proclamato il 1997 «anno internazionale delle chiese in solidarietà con
gli sradicati (lett.mproofeii)». Il responsabile del dipartimento sulle
migrazioni del Cec, Patrick Taran,
presente anch’egli all’incontro di
Anversa, ha auspicato che l’anno
prossimo «le chiese utilizzino il
1997 più che per lanciare nuove
azioni in favore di migranti e rifu
Molln (Germania): la casa abitata da turchi dove un attentato razzista ha fatto due vittime nel 1992
giati, per dare visibilità a quelle
azioni di solidarietà che già in gran
parte caratterizzano la vita e la testimonianza delle chiese».
L’esecutivo del Geme, al quale
partecipa la Federazione delle
chiese evangeliche, ha preso in esame una serie di iniziative che a livello europeo cercano di far sviluppare una cultura dell’accoglienza.
Il Geme, attraverso il suo segretario
generale Jan Niessen, oltre a fare a
Bruxelles e a Strasburgo per conto
dei suoi membri, chiese e organismi ecclesiastici quasi tutti di area
protestante, azioni di pressione politica sulle istituzioni europee per
una legislazione più equa nei confronti di rifugiati e migranti, lavora
per appoggiare iniziative a livello
europeo in coordinamento con altri organismi ecumenici analoghi.
Una delle iniziative che è stata lan-;
data ad Anversa è l’organizzazione
nei primi mesi del 1997 di ùn grande incontro europeo a cura del
Cec, ma anche della Conferenza
delle chiese europee (Kek) e il Cerne, che si terrà probabilmente in
Gran Bretagna in prossimità di uno
dei grandi campi di semidetenzione di richiedenti asilo vicino Londra. Tale evento servirà come apertura dell’anno delle chiese in solidarietà con gli sradicati. Ad Anversa si è anche discusso di possibili
ristrutturazioni o accorpamenti dei
vari organismi ecumenici europei
in rapporto alle difficoltà economiche che molte chiese stanno attraversando. La discussione è aperta
in varie direzioni.
Il Cerne ha poi discusso delle
proposte che le chiese hanno fatto
in tema di immigrazione alla conferenza intergovernativa della Cee,
apertasi recentemente a Torino
sotto la presidenza italiana, che si
occuperà di riformulare il trattato
di Maastricht. Fra le altre quelle
presenti in -una lettera del segretario generale della Kek, Jean Fischer, e quelle elaborate dalle organizzazioni italiane di area religiosa, fra le quali la Fcei.
AI centro del suo incontro il comitato esecutivo del Cerne ha voluto porre le problematiche delle
donne migranti sollevate dai due
incontri mondiali tenutisi in Cina
lo scorso autunno. Per approfondire e rinforzare il lavoro della commissione in questo campo è in programma l’assunzione di una giovane dontra migrante per uno stage
di lavoro di un anno a Bruxelles.
Conferenza chiese europee
Occorre cambiare rotta
sul tema dei migranti
Lo scorso 21 marzo il
segretario generale della
Conferenza delle chiese
europee (Kek), Jean Fischer, ha inviato a Lamberto Dini, presidente
della Conferenza intergovernativa dell’Unione
europea (Ue) e ai diversi
capi di governo, una lettera in cui sottolinea la
necessità di un cambiamento di rotta della Comunità europea e degli
stati membro, sulla questione dei migranti. Per
questo cambiamento Fischer avanza una proposta costituita da 4 punti :
1) L’adesione dell’Unione europea alla Convenzione europea sui di
ritti umani e l’appKcazione di questi diritti a
tutti i residenti nell’Ue,
2) L’eliminazione di
ogni discriminazione di
razza, religione, nazionalità, ecc.
3) Il trasferimento della politica relativa ai
problemi deU’immigrazione direttamente al
Parlamento europeo, alla Commissione della
Comunità e alla Corte di
giustizia europea.
4) Il riconoscimento
ufficiale e il coinvolgimento delle Organizzazioni non governative,
inclusi gli organisini religiosi, che si occupano di
questa problematica.
I
Diritto al voto
Cinquantanni fa la
prima volta delle donne
50 anni fa, nel 1946, il
10, 17, 24 e 31 marzo e il
7 aprile gli italiani hanno
votato per i nuovi amministratori dei Comuni.
Era la votazione dopo la
guerra ed aveva un carattere amministrativo:
Ragioni tecniche venivano addotte per il voto a
turno. In realtà i nuovi
partiti volevano tastare
la temperatura politica
dell’Italia in vista del referendum «monarchiarepubblica» del 2 giugno. Ma il voto amministrativo presentava una
novità assoluta: per la
prima volta le donne
erano ammesse alle urne e potevano anche es
sere elette. Cadeva così
una discriminazione che
aveva tenuto le donne
lontane dalla vita politica attiva per più di 80
anni di Italia unita. Alle
fine delle votazioni le
donne elette nei Comuni
saranno più di duemila e
alcune di loro diventeranno anche sindaco.
Poche però le donne
elette alla Costituente il
2 giugno: 9 comuniste, 9
democristiane, due socialiste, una della lista
dell’«uomo qualunque»,
21 in tutto. Comincia la
lunga marcia delle donne nelle istituzioni. 50
anni di lotte per affermare un diritto civile.
INDIVIDUATO IL GENE DEL CANCRO
AL POLMONE. È una scoperta
dell'Istituto nazionale dei tumori. Il
gene, identificato sul cromosoma 3P,
è il «Fhit». «La ricerca - ha detto il
direttore. Marco Pierotti - ha rilevato per la prima volta che la perdita
del gene o di alcune sue parti, esposte a sostanze cancerogene come ii
fumo della sigaretta, è associata ailo
sviluppo deH'80% dei tumori a piccole cellule del polmone». C'è dunque la possibilità di uno screening
dei soggetti a rischio (grandi fumatori) e di curare la malattia prima
che diventi conclatriata. In Italia i
nuovi casi di tumore sono 83.000
l'anno e i morti sono 30.000.
GIORNALE BISESTILE. Sottoscrivendo
un abbonamento al giornale satirico
francese «La bugie du sapeur» (ia
candela deh geniere) si riceve una rivista che esce ogni 29 febbraio. In
edicola ogni 4 anni dal 1980, l'ultima
edizione offre notizie su politici, bevande e cibi. Ci si può abbonare per
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franchi per i 25 numeri.
2
PAG. Z RIFORMA
All’Ascólto Della Parola
VENERDÌ 12APRI^J
«Ed ecco, un dottore della legge si
alzò per metterlo
alla prova, egli
disse: “Maestro,
che devo fare per
ereditare la vita
eterna?”. Gesù gli
disse: “Nella legge
che cosa c'è scritto? Come leggi?”
Egli rispose: “Ama
il Signore Dio tuo
con tutto il tuo
cuore (...) e il tuo
prossimo come te
stesso”. (...)
Ma egli (...) disse a
Gesù: “E chi è il
mio prossimo?”
Gesù risppse: “Un
uomo scendeva
da Gerusalemme
a Gerico, es’imbatté nei briganti
che lo spogliarono, lo ferirono e
poi se ne andarono, lasciandolo
mezzo morto. Per
caso un sacerdote
scendeva per
quella stessa strada; e lo vide, ma
passò oltre dal lato opposto. Così
pure un levita,
giunto in quel
luogo, lo vide, ma
passò oltre dal lato opposto.
Ma un samaritano che era in viaggio, passandogli
accanto, lo vide
ne ebbe pietà; avvicinatosi, fasciò
le sue piaghe, versandovi sopra olio
e vino; poi lo mise
sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese
cura di lui. (...)
Quale di questi tre
ti pare essere stato
il prossimo di colui che slmbatté
nei ladroni?”
Quegli rispose:
“Colui che gli usò
misericordia”. Gesù gli disse: “Va', e
fa'anche tu la
stessa cosa”»
(Luca 10,25-37)
CHI E IL MIO PROSSIMO?
Gesù non dà una definizione del prossimo, ma racconta una «situazione»
Per riconoscere il mio prossimo, io devo diventare il suo
GIANNI GENRE
Tutto nasce dall’incontro di
Gesù con uno che studiava
l’interpretazione della legge di
Mosè, uno di quelli che interrogano la gente per metterla in imbarazzo, non per dialogare. In
realtà le loro non sono domande, ma affermazioni: non vogliono risposte, ma cercano approvazione. Gesù sapeva che questo
tipo di persone trasformava il
dato biblico in codice permanente. La prima indicazione che
questa parabola ci comunica è
proprio questa: si può conoscere
bene, anzi benissimo, la Scrittura e non essere donne e uomini
che dialogano. In effetti, il dottore della legge si tradisce fin dal
primo istante, utilizzando nella
sua domanda il verbo «fare».
Crede che la vita eterna e la salvezza di Dio siano conseguenza
di ciò che «facciamo». Insomma,
non c’è traccia alcuna della dimensione della grazia, il suo Dio
non è un Dio che dona (gratuitamente), ma è un Dio che retribuisce; non è un Dio gratuito,
ma è un Dio che «paga».
Gesù ovviamente non casca
nel trabocchetto e fa in modo
che l’esperto in legge risponda
lui stesso alla sua domanda.
«Che cosa sta scritto nella legge
che conosci così bene?». Il dot
Preghiamo
Da luo^i diversi, ma con preoccupazioni
comuni, dalla fatica quotidiana,
ma ^limati daUa con^visionè di una speranza
veniamo a Te, Signore delle nostre esistenze
e invochiamo il tuo nome e la tua presenza, t
*
Non ti chiediamo successo, né ti chiediamo
di risolvere tutti i nostri problemi,' '
ma tl cMediàmÒ di accompa^arci *
con la tua benedizione; ' *
fa’ che possiamo rintracciare i segni
del tuo amore nella routine quotidiana.
Indecisi, a volte rassegnati
ferptessi, a volte quasi disperati
eti, a tratti quasi entusiasti
ximaoi presente nella vicenda
ddla nostra testimonianza in Italia.
A...
‘■1:
Dacci di poter scoprire tutto ciò
che possiamo ricevere dagli altri
cU essere con^iagnl e compagne di canunino
dei nostri contemiKiranei
sapendo die hi guhli i nostri passi
e custodisd t’ultima parda
’ della storia è ddle nostre piccole, grandi saorie.
Vieni a visitarci ancom con la tua Parola
e noi vivremo. Non avremo paura., '
Amen
tore della legge risponde recitando il testo del Deuteronomio
che riporta il grande comandamento dell’amore, ma ne dimentica significativamente le
parole introduttive: «Ascolta
Israele: il Signore, il tuo Dio, è
runico Signore». Queste parole
non ci sono, perché l’interlocutore di Gesù crede infatti che il
suo avvenire di salvezza dipenda dall’iniziativa umana; chi
crede questo non ha bisogno di
Dio, conta solo su se stesso.
Gesù rimane, come fa sempre,
sul terreno di chi lo ha interrogato. «Hai la legge. Hai la Bibbia.
Fai quello che ti dice e vivrai!».
Come avviene nell’altra parabola lucana del ricco e Lazzaro,
Gesù ci ricorda che la Bibbia è
sufficiente ad indicarci qual è la
via della salvezza. Imparare ad
amare è sufficiente per entrare
nell’orizzonte del Regno. «Fallo
e vivrai!». Cioè passa dalla conoscenza (del messaggio biblico)
all’azione. Dio si può conoscere
solo se lo si ama; il prossimo lo
si conosce solo se lo si ama. La
risposta di Gesù ci comunica
che il senso della vita è legato
aU’azione, lo scopriamo agendo.
Ecco la seconda domanda:
«Chi è il mio prossimo?». In
realtà il dottore della legge conosceva molto bene la risposta;
sapeva che il suo prossimo era
l’israelita, che andava cercato
all’interno del suo popolo. Ciò
che invece ci sorprende è che
Gesù non risponde, non dà una
definizione del prossimo, ma
racconta una «situazione». Il
prossimo, sembra dirci Gesù,
non si può definire, lo si incontra in determinate situazioni.
Chi è il tuo prossimo, chi è il
mio prossimo? Colui, colei che
mi viene dato in una certa situazione. Il tuo prossimo è sempre
quell’uomo lì, quella donna lì,
che incontri in una precisa situazione. L’amore del prossimo non
è mai un’astrazione. Noti si può
amare il prossimo genericamente, non si possono amare tutti.
Siamo chiamati ad amare «quella» persona che incontriamo in
«quella» particolare circostanza.
E l’amore ci costringe a scegliere, perché se vogliamo amare
tutti non ameremo nessuno.
Rimane la difficoltà di sapere
chi è il prossimo che devo aiutare. E Gesù risponde dicendo
«per caso, un sacerdote scendeva...». È l’unica volta, nel Nuovo
Testamento, che troviamo l’espressione «per caso». Che cosa
significa questo? Che il prossir
”mo non è prevedibile, ma è
qualcosa che mi accade. L’amore è sempre legato al caso, è una
dimensione inattesa della nostra
vita. E no^ possiamo scegliere:
possiamo accogliere, riconoscere come prossimo la persona
che ci, accade di incontrare o,
possiamo passare oltre. In un
certo senso non siamo mai certi
di poter dire: «Quello è il mio
prossimo», ma lo sappiamo solo
alla fine della storia. Solo dopo
aver amato, dopo esserci lasciati
coinvolgere di persona, sapremo se il partner della nostra storia d’amore era davvero il nostro
prossimo.
Rileviamo il fatto che il ferito,
se avesse potuto scegliere e parlare, avrebbe sicuramente detto
■ che il samaritano era esattamente la persona che non avrebbe
voluto al suo fianco, la persona
dalla quale non voleva essere
amato. Sappiamo quali fossero i
rapporti, anzi la mancanza assoluta di rapporti fra giudei e samaritani. E belio rilevare, invece,
che nella parabola ci sono solo
più due creature umane. Cadono le etichette e anche i pregiudizi. Ci sono due uomini, dove
uno ha bisogno dell’altro.
Il samaritano, a differenza dei
sacerdoti, interviene, si avvicina.
Conosciamo l’amore del prossimo quando ci avviciniamo all’altro o all’altra, quando appunto
gli diventiamo «prossimi», quando entriamo nella sua situazione. Quando lasciamo che l’altro
interrompa i nostri progetti, la
nostra routine faticosa e affannata, quando gli diamo il nostro
posto (come il samaritano fa con
la sua cavalcatura) e noi prendiamo, in qualche modo, il suo.
. Vale la pena analizzare con attenzione l’atteggiamento del samaritano: ci insegna infatti a distingúete fra due tipi di relazione che possiamo avere con il
prossimo: quelle che potremmo
definire «corte» e quelle che potremmo definire «lunghe». Gesù
ci dice che tutto inizia, cominciamo a capire che cos’èTamore
del prossimo, attraverso una «relazione corta», cioè quando ci lasciamo personalmente inter-,
rompere da una persona precisa.
Il samaritano si prende cura del
ferito: lo cura, sta con lui per un
giorno e poi lo affida a chi può
fare meglio di lui: a un’organizzazione, anche se a livello embrionale, «specializzata».
Senza però il primo momento,
senza la «relazione corta», la «relazione lunga», cioè il servizio, la
diaconia non hanno senso. È
giusto che le chiese abbiano costruito le scuole, gli ospedali, le
case di riposo, i centri di accoglienza. Poiché i problemi della
gente non si risolvono se non
per mezzo di relazioni «lunghe»
che coinvolgono anche la dimensione politica e legislativa
dei nostri paesi. Questa è la diaconia, ma non possiamo dimenticare che tutto deve iniziare
dalle relazioni corte, personali.
Il samaritano, inoltre, ci insegna a distinguere fra i due piani
della relazione. Attraverso questa distinzione, che evita ogni
pericolo di paternalismo, egli ci
dà una splendida lezione di libertà. Sa aprire e chiudere la parentesi dell’amore del prossimo
fino al prossimo «caso». Ad un
certo punto sa «disfarsi» (per
usare un brutto termine) del suo
prossimo. Sa chiudere la relazione aperta dal caso. Non vuole
esercitare un’influenza sull’altro
e non lascia che l’altro faccia di
lui ciò che vuole, non ne diventa
dipendente.
Ultima indicazione, là più
grande. È Gesù a comunicarcela
quando, alla fine della parabola
e del dialogo, «rovescia» la domanda del suo interlocutore.
Gesù opera un «passaggio» dall’oggetto al soggetto dell’amore.
Il prossimo non è il ferito che ha
bisogno di aiuto: il prossimo è il
samaritano che aiuta. In altre
parole, non sono io a definire il
mio prossimo, ma è lui a farmi
diventare prossimo.
Questo è il centro del nostro
testo:, Gesù ci dice che quando
parliamo del nostro prossimo,
non dobbiamo subito pensare
alle persone nei confronti delle
quali dobbiamo fare qualcosa,
ma alle persone che ci vengono
in aiuto. Anche in questo caso
non dobbiamo iniziare con il
dare, ma con il ricevere... Dobbiamo scoprire di essere l’oggetto di tanti nostri prossimi che
danno un senso alla nostra vita.
Di questo non siamo mai abbastanza consapevoli, perché ci è
più facile cercare di amare coloro che hanno bisogno di noi,
piuttosto che lasciarci amare da
coloro di cui abbiamo bisogno.
In effetti Gesù ci dice che il problema non è l’altro, ma sono io.
E che per riconoscere il mio
prossimo, io devo diventare il
suo. Diventando anzitutto il
prossimo di quel Gesù di Nazareth che ha preso per un periodo di tempo il mio posto perché
lo prendessi, pér sempre, il suo.
Note
omiletiduìj
Questa meditazi*
la rielaborazione,^
che la riduzione, (jjJ
studio biblico prése
al convegno delle n«
opere che si è tenw
Firenze all'inizio din
zo, convegno che hj|
fcontato i due temi e "
per mille e del riorjj
degli enti ecclesia»
Può sembrare sconti
banale scegliere qJ
parabola lucana coi
nosciuta e così «utiffl
ta» quando si rifletè
tema della diaconia!
sonalmente, mi è pi
interessante accoglie?
sfida ed affrontare^
sto testo di Luca che»
è ripresentato seiD|
più ricco di indicazid
di provocazioni.
Questa parabola)
particolare, poi, èia
per troppo tempo ni
zata per affermare ai
comunicare un mesa
gio vagamente filanti
co che mi pare abbijj
vente tradito il senso
le parole che Luca mi
in bocca a Gesù. Gièi
tolo della parabolài
drebbe cambiato: in|
Gesù non dice asso|
mente che il samarii
sia «buono»; sarei
dunque meglio pari
delia parabola del gd
del samaritano, o def
contro con il prossM
Per quanto riguarl
contesto, bisogna rlq
dare che Gesù ha api
mandato i 70 in miss
essi sono tornati pie(
gioia dicendctgli qi(
grandi segni hannov
«Anche i demoni cis
sottoposti nel tuoi
me». Gesù li metta
guardia dall'euforia;ni
devono rallegrarsi!
quei segni ma perché!
ro nomi sono scriti'
cielo. Quello che h*
Per
approfondii
L'introduzione pf*
burnente più to|iosc
alle parabole di up
quella di Joachin'^|
mias (Paideia Br^
1967, 1973), ment!
Claudiana ha pobPi
nel 1978 un bel cor
to di Aldo Comba.
In francese, uni"
lac
IILiza
la SI
ìtacr
ini!
Ipiza
ita a«
jcitòm
^^nfei
ì iÈBtÒri
isùnotì
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jtrata su
risto'ha ]
orme. A n
visto, insomma, noi)
che un anticipo.
Adesso dovranno I
re che cos'è l'amor
prossimo e quello dii
che passa attraverq
ascólto della Parola,Ìi|
infatti la riformulai
ne del grande coma
mento (messa però,ai
fetenza degli altri E*
geli, in bocca al dot
della legge!) e poi vij
doppia esemplificazf
l'amore del prossimO|
ne spiegato attraveB
parabola del samarif
quello di Dio attrav
l'episodio di Marta«!
ria. Infine vi sono lei
zioni sulla preghiera*]
Padre Nostro. TuHf
dunque collegato inj
sta parte della Cosido
«grande interpolazn
lucana» che ha co|
sfondo e come corni*
viaggio di Gesù dalla*
lilea verso Gerusaleni^
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12 APRILE 1996
Fede e Spiritualità
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Riflessioni su una spiritualità femminile cristiana per il mondo di oggi
fede entra nella materialità delPesperienza
ia conoscenza di sé e la conoscenza di Dio procedono di pari passo nelia
ricerca delie donne credenti che riaffermano la centralità della croce
imeBETH 6BEEN__________
la spiritualità femmista cristiana l’esperienlile assume enorme
Smza. La realtà di Dio è
^attraverso il nostro
i èòme donne nel mon[cdftiorisce a questo es[ autorità, dignità, senso.
10 dire che la spiritualinista cristiana è inJaCi su quel sì che Elio in
ko ha pronunciato alle
jie. A me piace pensare,
i^fónpio, alla bdona noì iìèi termini tillichiani di
tettare che sono accettaìLa conoscenza di sé e la
Bscenza di Dio procedoi passo. Come afferiteologo cattolico Karl
per, la vicinanza dell’aurtecipazione divina e
momia della creatura
|§ono secondo un rapporetto non inverso,
^riscoperta fondamentaspiritualità femmini^erla quale, come afferÌà^ostino, Dio mi è più
no di quanto io possa es10 a me stessa, parte
palisi femminista dell’
enza delle donne. Que[per secoli, neU’Occidente
10 hanno sentito e inzato il messaggio che
ronto agli uomini esse
|omeno adeguate, più inno, più peccaminose. La
ilità femminista si ociperciò del recupero
'¿tostima delle donne.
J^ne biblica della fonéqua viva che scaturilyita eterna che Gesù
ette a coloro che bevojua che egli offre (Gio14.T3-14) può illustrare
feto cambiamento di prottlva da un Dio che ci
onta dall’esterno ad un
ijòhe ci potenzia dall’ln; Inoltre l’affermazione
isltiva dell’esperienza delle
' ne nella spiritualità fem|nista porta come conse. anche una riscoperta
rimpórtanza del corpo.
[Ìale.riscoperta, al di là de^tereotipi che legano il
“Minile alla materia, è raferata nella consapevolezza
atura corporea di ogni
istenza e conoscenza uma1 nella centralità dell’incar
MSiiili»
nazione nel messaggio cristiano e in una reazione al
modo negativo con il quale
tradizionalmente la spiritualità cristiana si è rapportata
con il corpo. Che anche il
corpo delle donne sia riconosciuto tempio dello Spirito,
comporta che il corpo femminile anche in tutte le esperienze e le trasformazioni a
cui è soggetto nel tempò, appartiene pienamente a quello
spazio in cui avviene rincontro con Dio. Dunque i sensi e
il corpo rientrano neU’ambito
del culto e della liturgia sviluppate da donne con l’uso
marcato di elementi con una
forte risonanza simbolica
quali il pane, la terra, i fiori,
l’acqua e tanti altri e anche
con la danza liturgica, col tenersi per mano o con altre
espressioni gestuali.
La seconda tendenza principale di una spiritualità
femminista cristiana riguarda le metafore di cui essa si
nu^e, sia per la pluralità di
immagini che le dontie credenti utilizzano per dar voce
alLesperienza del divino nelle loro vite, sia per la ricerca
di metafore femminili per
Dio stesso. Le donne hanno
infatti intuito che la loroidentità più profonda è collegata al modo in cui diamo
nome a Dio. In questo contesto va inquadrata la ricerca
ormai nota su Dio madre, su
«Sofia» o su altre immagini
bibliche al femminile. Questo non porta ad affermare
che ogni immagine maschile
di Dio porti coiiseguenze nefaste per la vita spirituale
delle donne. La spiritualità
delle donne si alimenta anche di immagini amate come
Dio padre, Signore, Messia,
nonché di un rapporto con
Gesù, spesso, ma non esclusivamente, mediato da quei
racconti evangelici in cui
compaiono donne.
In terzo luogo, nonostante
sia ormai conosciuta la critica femminista ad una certa
rappresentazione teologica
della croce, questo non significa che la croce di Cristo non
rimanga centrale per una spiritualità cristiana delle donne. Vista come evento, che
unisce e riconcilia gli opposti, oppure come simbolo di
contraddizione e opposizione àlla quale la sequela inevitabilmente porta, la croce acquista nuovo significato alla
luce di una specifica sofferenza feiriminile; lo stupro. Il
tentativo di rispondere alla
domanda: dov’è Dio nella
violenza sessuale? ha fatto sì
che la croce acquisisse ujn
senso nuovo per le donne.
Questo è accaduto, ad esempio, in occasione di un culto
ecumenico svoltosi tre anni
fa nella cattedrale di Manchester con l’utilizzo di un
arazzo raffigurante la «Crista
bosniaca»: la donna crocifissa, espressione del Dio crocifisso che è solidale anche nella tremènda sofferenza causata dallo stupro.
Un'esperienza di danza liturgica comunitaria
danzare durante il culto? Perché si potrebbe provare
fondili
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P^are durante un culjOTPure durante uno stu^iblico? Quando mi è cadi porre questa dole risposte sono state
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9le scetticismo. Anche il
® Primo impatto non è stajj®àlto diverso, eppure il
e ricciilS®!*^ggiamento è cambiasi MafJ facendo, anzi... è
a• . ‘^®”2andó.
line** abituati nelle
chiese a lasciare la
te porta.
nostra fede
ci serve solo la testa,
"rtfferto ■Mbb® ascludendo il corpo
iHo?S escluso un’espe
¡jfLatX" potrebbe rivela
93 I «SDtìl ’^i'^ere la fede,
uca, i preghiera con
ricordi^ Po •*“ ma anche con il corte dn« nuove porte.
Bibh^*'® e 8^* uomini della
‘ lAesP’^fmevano anche
ri Hei''!
in* ^3
ep(°n
l’esperienza esisalvezza. Si
Mzzp ^ ‘^^rante le feste di
' eppure in occasione
di insperate vittorie. Cantò e
danzò Miriam dopo la liberazione dalla schiavitù d’Egitto
e si danzava gioiosamente
per la raccolta dell’uva. Tante
vòlte si parla di Davide che
esprimeva danzando insieme
al popolo la lode al Signore. E
l’atmosfera festosa caratterizzata dalla musica e dalle danze era parte integrarite delle
promesse escatologiche anche nella visione di Geremia
del nuovo patto. Nell’Antico
Testamento non ci sonò invece danze di lutto come sono tramandate da altre culture perché il Dio di Israele è
confessato come il Dio dei viventi e non dei morti. Nel
Nuovo Testamentò le danze
vengono nominate come
componenti delle feste (Luca
15,25). In linea di massima si
può affermare che il popolo
della Bibbia con la danza, oltre che con la rtuisica e il canto, esprimeva lo shalom di
Dio. E la danza è ancora parte integrante di culti e liturgie
di feste ebrdche. .
Per quanto riguarda il cristianesimo la danza aveva
spazio nella chiesa delle on
gini come elemento prove
niente dall’ebraismo. Ancora
ad Agostino viene attribuito
un sermone sulla danza, ma
l’attribuzione storica non è
certa. Certo è invece che in
pochi secoli si sviluppò l’associazione danza-peccato,
fondamentalmente perché
nel contesto ellenistico-romano la danza era vista come
espressione di riti e motivi
pagani. Crisostomo arrivò à
dire: «Dove c’è la danza c’è il
diavolo» e tale posizione negativa è sopravvissuta in varie forme fino a tempi recenti. Nonostante questo la danza rimase anche se molto
marginalmente parte della
vita della chiesa ma in genere
guardata con molto sospetto.
Negli anni ’40 inizia la ricerca
nel campo della danza liturgica legata soprattutto al nome di Bernhard Wosien, ricercatore tedesco e autore di
diverse pubblicazioni sull’argomento. Dagli anni ’70 c’è
stata una sua notevole diffusione.
In genere ci sì muove in
cerchio insieme ad altri con
dei semplici passi esperi
mentando come il caos si ordina e diventa armonioso. I
niovimenti sono accompagnati in genere da musiche
molto tranquille che guidano
alla riflessione, liberano e rallegrano, ma esistono danze
che esprimono positivamente anche il prendere posizione, Tessere decisi e determinati. Le musiche hanno varie
provenienze: dal centro ecumenico di Taizé, da Israele,
dai Balcani e soprattutto dalla Grecia, dove si danza ancora molto. Esistono coreografie molto antiche, altre più
moderne e attuali. In Italia
abbiamo già avuto diverse
esperienze In ambito evangelico: durante il recente raduno delle chiese battiste, metodiste e valdesi a Blesi, nel
convegno siciliano della Fdei,
durante il corso di aggiornamento di quest’anno di pastore e diacene e nel corso
del culto conclusivo del Seminario sulla spiritualità della Fcei. Sfidando un iniziale
disagio e senso di vergogna
molti hanno pjovato e mi
sembra ci sia anche una gran
voglia di continuare.
Lo Spirito Santo in una scultura moderna (foto Luciano Deodato)
I La dimensione della fede
SPIRITUALITÀ
0 PIETÀ PERSONALE?
GIORGIO TOURN
IL termine «spiritualità» è
entrato di recente nel linguaggio teologico evangelico; anche il cattolicesimo, a
dire il vero, ne fa oggi uso
più che in' passato. Si tratta
infatti di uq_ termine ambiguo; la sua evidente derivazione da spirito, spirituale,
non aiuta a definirlo perché
lo spirito può indicare realtà
molto diverse: lo spirito, dell’uomo, e cioè quella parte
che costituisce la sua identità insieme al corpo e all’intelligenza razionale, ma può
anche essere, come è il caso
nel linguaggio biblico, la
realtà stessa di Dio che agisce nella nostra vita; il credente è una creatura Che vive nello Spirito ed è guidata
dallo. Spiritò di Dio; accanto
a quello di Dio ci sono poi altri spiriti che agiscono nel
mondo e in noi dì cui è bene
tener conto!
La spiritualità può dunque
essere l’espressione del nostro spirito e la sua educazione, il suo cammino verso
una piena realizzazione di sé
ma può anche essere la presenza e l’azione dello Spirito
di,Dio in tensione con gli
spiriti che ci condizionano e,
perché no, con il nostro stesso spirito. Per questa ambiguità gli evangelici hanno
usato poco questo termine
preferendo il termine pietà
che si incontra invece negli
scritti apostolici.
Il termine che definisce in
modo esplicito la posizione
del credente dinanzi a Dio,
agli altri e a se stesso, la sua
relazione a Cristo e all’Evangelo è invece «fede». La fede
esprime la piena identità cristiana in quattro direzioni.
Sono sostanzialmente identiche nell’insieme del mondo evangelico perché derivano dall’esperienza fondamentale di Lptero ma si presentano oggi assai diversificate e spesso in contrapposizione (o in dialettica?) nell’
evangelismo.
- La dottrina anzitutto. La
fede sa ciò che crede, conosce il suo oggetto, Paolo sa in
chi ha creduto. Il dibattito su
questo punto è stato nel protestaiitesimo particolarmente appassionato in certi periodi (l’ortodossia del XYII
secolo in particolare): in altri
meno, ma resta un punto
centrale. Non un qualsiasi
«credere» è fede* ne sono oggetti il miracolismo delle
madonne e il sangue di San
Gennaro senza che sì possa
parlare di fede. Il criterio dèlia fede è solo la Scrittura e
perciò studiarla non è un optional ma un fatto essenziale; la si legge non solo per
conforto personale ma per
capire ciò che va creduto e il
conforto nasce dal verificare
che si è creduto ciò c1hie va
creduto e ciò che si crede è
vero. Sul valore della Scrittura l’evangelismo è unito, sulle modalità di trarre dalla
Scrittura la dottrina ha posiziohi diverse.
- La predicazione. La fede è'
comunicazione. Ciò che si
crede, o colui in cui si crede
va annunziato; va detto ciò
che si sa, ciò di cui si vive e
per cui si vive. Anche su questo punto tutti gli evangelici
sono unanimi ma mentre alcuni rispondono a questa vocazione in termini di testimonianza personale altri
hanno da alcuni decenni
spostato la loro attenzione
sulla necessità di esprimere
la fede in termini più generali, di dire cioè TEvangelo alla
società. Questa vìa è stata
giudicata spesso troppo politica ed ha anche avuto, come
ogni testimonianza nostra,'
aspetti di compromesso. Occorre però coglierne il senso
perché saper dire la fede in
modo autentico implica anche che si conosca U mondo
a cui si parla e non ci si lasci
catturare dalle sue seduzioni.
- La vita cristiana: Usando
un termine tecnico si potrebbe parlare di etica. La fede è anche il comportamento personale, come Si vive, le
scelte che si compiono, le
cose che si fanno o non si
fanno. Anche qui esiste lo
stesso divario fra coloro che
focalizzano il problema sull’
etica personale e coloro che
lo allargano a uh impegno
più generale. È evidente però
che in certi settori delTevangelismo Letica personale va
riscoperta e deve fare oggetto di riflessione e di predicazione méntre in altri va riscoperta la verità apostolica
che la fede si vive irella libertà di Cristo e non nella
schiavitù della legge.
-La santificazione. Pensare, dire e vivere la fede ha
senso solo perché Cristo deve prendere forma in noi. La
santificazione non è un perfezionamento del nostro spirito, ima via in salita verso
unà purificazione interiore:
come dice Lutero saremo
sempre e nello stesso tempo
peccatori e giusti. La santificazione è far spazio allo spirito di Cristo in noi. Come
tale richiede preghiera, coerenza, dialogo. Pregare non è
solo parlare a Dio e aprirsi
allo Spirito ma rendersi disponibili ad essere formati
da lui. Pur sapendo di non
poter mal essere compiutamente immagine di Cristo la
fede richiede impegno, rinuncie, autodisciplina, non
è solo libera espansione ed
espressione di sé e richiede
anche dialogo con altri, non
è mortificazione individuale,
colloquio solitario con l’Assoluto, è vita con altri credenti. La comunità evangelica non è la chiesa madre che
dà sicurezze, è una scuola di
santificazione.
4
PAG. 4 RIFORMA
MI
VENERDÌ 12 aprile io
V
Dopo la «rottura della comunione» traJVtosca e Costantinopoli
Si va verso uno scisma intraortodosso?
La rottura avvenuta il 23 febbraio scorso ha come sfondo le lotte
nazionalistiche tra la Russia e l'ex Repubbiica socialista sovietica dell'Estonia
Il 16 marzo scorso migliaia
di cristiani ortodossi hanno
preso parte ad una grande
marcia di protesta a Tallinn,
capitale dell’Estonia, per protestare contro il rifiuto del governo di riconoscere la Chiesa ortodossa estone sotto la
giurisdizione del Patriarcato
della Chiesa ortodossa russa.
Secondo l’agenzia Interfax di
Mosca, tra 13.000 e 16.000
persone hanno sfilato per le
vie strette della capitale.
Il governo estone ha rifiutato di registrare la diocesi
estone della Chiesa ortodossa russa sotto il nome di
Chiesa ortodossa apostolica
estone. Fonti russe precisano
che la Chiesa.conta 50.000
membri. Sotto questo nome
infatti era già stata fegistrata
la Chiesa estone, che in passato era in esilio a Stoccolma
e che è posta sotto la giurisdizione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.
Interfax indica che questa
chiesa conta 7.000 membri.
Secondo il diritto estone
tutti i beni e le chiese che appartenevano alla Chiesa ortodossa prima che l’Estonia entrasse a far parte dell’Unione
Sovietica, nel 1940, possono
Oggi essere richiesti dalla
chiesa che allora era in esilio
a Stoccolma. Secondo alcune
stime, il 5% delle terre estoni
appartiene alla Chiesa ortodossa. «Non abbiamo il diritto di predicare liberamente. È
incominciata la confisca dei
I patriarchi Bartoiomeo I e Aiessio li sono i protagonisti dei conflitto
nostri beni», ha lamentato il
prete Leontii Morozkin, addetto stampa della chiesa sostenuta da Mosca, durante
una conferenza stampa a Tallinn. Il conflitto tra la Chiesa
ortodossa russa e il governo
estone ha assunto le dimensioni di una gravissima crisi
do^o che il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ha
ufficialmente riconosciuto la
chiesa che si oppone al Patriarcato di Mosca alla fine
dello scorso febbraio.
Secondo il Moscow Times
del 19 marzo, la marcia di
protesta del 16 marzo ha avuto luogo nonostante le assicurazioni, date dal governo
estone e dalla Chiesa sostenuta dal Patriarcato ecumenico, che gli ortodossi di origine russa non sarebbero stati esclusi dalle chiese.
Il Patriarcato ecumenico
ha inoltre promesso di garantire ai cristiani ortodossi di
origine-russa «una vita ecclesiastica senza ostacoli» in
(juanto «unità integrante»
della chiesa, con il loro vescovo di lingua russa. Tuttavia, nonostante tali as'sicurazioni, la Chiesa ortodossa
russa considera le azioni del
Patriarca ecumenico come
un’ingerenza nel «territorio
canonico» della chiesa russa
e.il 23 febbraio scorso ha so
speso le sue relazioni con il
Patriarcato ecumenico. Da
allora sono stati compiuti notevoli, sforzi a livello interriazionale in vista di risolvere
questo conflitto e impedire
uno scisma su più vasta scala
fra i 250 milioni di cristiani
ortodossi nel mondo.
Il patriarca Alessio II, primate della Chiesa ortodossa
russa, e il patriarca ecumenico Bartolomeo I, haimo inviato delegazioni di alto livello
presso altre chiese ortodosse
per spiegare le loro rispettive
posizioni e ottenere appoggi.
Rappresentanti dei due patriarcati hanno espresso il lóro desiderio di risolvere il
conflitto pacificamente. Il
metropolita Kirill, che dirige il
dipartimento delle relazioni
estere del Patriarcato di Mosca, ha avuto un incontro non
ufficiale con il metropolita
Meliton, segretario del Sinodo del Patriarcato ecumenico, ni marzo a Zurigo. Finora i contatti non hanno approdato a nulla ma i due responsabili hanno accettato di
proseguire le consultazioni.
Fin dall’inizio del conflitto,
l’ambasciata greca a Mosca
ha giocato un ruolo di mediazione tra r due Patriarcati.
Il ministro degli Esteri greco,
Theodoros Pángalos, giunto
in missione a Mosca lo scorso 18 marzo per conto del
suo governo, doveva incontrare il patriarca Alessio II il
' 19 marzo. (bss/eni)
N
L'Assemblea generale della Federazione protestante di Francia a Marsiglia
I protestanti francesi rimangono legati alla laicità dello stato
«Contribuiamo insieme
all'espressione di una cultura
teologica popolare che sappia
dare il gusto di letture della
Scrittura che siano affrancate
da una sottomissione incondizionata a tutele ecclesiastiche 0 spiritualiste», Così si è
espresso il pastore Jacques
Stewart di fronte ai 75 delegati e invitati'all’Assemblea generale della Federazione protestante di Firancia (Fpf), riunita a Marsiglia il 9 e 10 marzo scorso. Per Stewart infatti
questa è la sfida principale alla quale si trova confrontato
l’insieme del protestantesimo
federato. Di fronte alle cri ti-.
che espresse dopo le Assise
della Fpf (svoltesi a Tolosa
nello scorso autunno), il presidente della Federazione ha
riaffermato la sua preoccupazione di vedere colmarsi il
deficit di conoscenza reciproca tra i membri della comunità federativa, dopo decenni
di vita comune. «Questa cultura (teologica comune), dobbiamo tesserla insieme con la
pluralità dei nostri impegni
di ieri e di oggi... Questa cultura non può essere rappresentata da un unico gruppo di
chiese. Dovrà sempre di più
essere l’espressione di correnti
che attraversano l’insieme
delle nostre chiese e istituzioni. Ma lo sviluppo di questa
cultura presuppone l’approfondimento di reali relazioni di dialogo e di partnership trd le chiese e le istituzioni. Questa relazione si gioca
anzitutto a livello locale».
L’Assemblea ha adottato
una raccomandazione che ribadisce l’attaccamento della
Fpf alla laicità. Riguardo ad
una evrntuale partecipazione protestante alle cerimonie
previste per la commemorazione del battesimo di Clodoveo, la raccomandazione riitiene che questa «non può
che essere particolarmente
critica, tenuto conto degli immaginari che (la commemorazione) fa scattare e delle
ambiguità che genera». Il dibattito su questa questione è
stato introdotto da una conferenza di Jean-Paul Willaime, direttore degli studi presso l’wÉcole pratique des Hautes Études» della Sorbona.
Willaime ritiene che «la secolarizzazione della società, alla quale le chiese protestanti
hanno coscientemente contribuito, impone ora, paradossalmente, una desecolarizzazione delle ■chiese e delle co-
munità religiose. Alle chiese
oggi viene chiesto di esprimere di più e pubblicamente un
certo tipo di messaggio spirituale, proprio perché hanno
perso il loro dominio istituzionale sulla società».
L’Assemblea ha accolto
una nuova Chiesa membro:
l’Unione delle chiese evangeliche libere (Ueel), erede della corrente evangelica sorta
dal movimento del Risveglio
iniziato ai primi deU'800.
L’Ueel, nata nel 1849, conta
una cinquantina di chiese,
soprattutto nel Sud della
Raccomandazioni deirAssemblea
Sulla commemorazione
del lìattesimo di Clodoveo
L’Assemblea generale della Federazione protestante di
Francia, riunita a Marsiglia il 9 e 10 marzo 1996, ha affi'ontato
e discùsso, con la collaborazione di Jean-Paul WiUaime, direttore degli studi presso Ì«École pratique des Hautes Études» della Sorbona, la questione della partecipazione protestante alla commemorazione nazionale del battesimo di Clodoveo. A questo riguardo ricorda il proprio attaccamento al
principio della separazione della chiesa ,e dello stato e alla
laicitàìlella'Repubblica. .
L’Assemblea trasmette al Consiglio le seguenti raccomandazioni; «
- uria partecipazione a questa commemorazione non può
che essere particolarmente critica, tenuto conto degli immaginari che essa fa scattare e delle ambiguità che genera. Del
resto, l’irdlazione commemorativa alla quale stiarao assistendo menta di essere analizzata!
- un piccolo gruppo di esperti nominato dal Consiglio (storici, sociologi, teologi.,.) dovrebbe precisare le poste in gioco
storiche, religiose e geopoliticlje defl’awenimento, in vista di
stimolare una riflessione distanziata e contrastata, utile a coloro che interverranno, a livello locale o nazionale, in vari
colloqui 0 manifestazioni;
- la partecipazicme dd presidente della Federazione al Co
mitato nazionale della Commemorazione presieduto da
Marceaii Long dovr^rispondere alla preoccupazione dell’Assemblea generale; . . ,
a) di fare in modo dw tutte le fam^ie religiose e filosofi
che siano presentì e possano esprimersi,
.... ■' ■ ■ .... ika ........
h\ di evitare che questo Comitato si allontani ddla sua vo' caudòne culturale'a vantaggio di un ricupero religioso o poli* tioi particolare. < ' ^ ;
Francia. L’anno scorso il suo
Sinodo ha approvato l’ingresso delle donne nel ministero
pastorale. In realtà, l’Ueel è
stata membro fin dalla fondazione della Fpf fino al
1963. In quell’anno si era ritirata perché riteneva che i
nuovi statuti della Fpf non
fossero più conformi dio spirito dei fondatori. È stata
inoltre accolta favorevolmente la domanda di adesione
della Chiesa evangelica del
Nazareno (Een), che attualmente conta quattro comunità locali con circa 300
membri. L’Een è stata ammessa per un periodo di prova di tre anni. Accolta anche
la domanda dell’Associazione del minitel protestante.
Questa associazione, che ha
come obiettivo di promuovere l’utilizzo del Minitel all’interno delle chiese protestanti, propone tre servizi telematici: Le Cep, Agapè e Biblia.
Eletti dall’Assemblea, quattro npovi membri faranno
parte del Consiglio della Fpf:
Isabeau Beigbeder (che lavora presso il ministero della
Pubblica Istruzione nel campo della formazione degli insegnanti), il pastore. JeanMarc Dupeux (recentemente
nominato segretario generale della Cimade), il pastore
Jean-François Faba (segretario generale della «Mission
populaire»), il colonnello Emmanuel Miaglia (capo del territorio dell’Esercito della Salvezza in Francia). Questi nuovi membri subentrano a Geneviève Jacques (segretaria
generale uscente della Cimade), Olivier Leenhardt, Isabelle Marc e Christian Seytre (recentemente nominato segretario generale della Fpf).
Infine, l’Assemhlea ha inviato due messaggi: uno ad
amici ebrei in Israele, uno alle comunità cristiane palestinesi. (bip)
"in’easo'*
I^ÇdKore
di
Francia: Legion d'onore ad André Dur
PARIGI — Il 21 marzo scorso il pastore André Dumagè»
to insignito del nastrino della Legion d’onore. Per feste»
Tawenimento si è svolto un incontro molto commo^
presso la redazione del settimanale Réforme, in preseti
pastore Jacques Maury e di numerosi colleghi ed amitì
nostante il suo stato di salute (dall’aprile scorso soffre (¡¡1
cancro al pancreas che lo rende irriconoscibile a coloro clu*
hanno sempre conosciuto con il viso rotondo e gli occhisi
tillanti), André Dumas ha fatto un breve discorso. Noi
parlato di sé... ha parlato del suo caro amico e collega Da
Bruneton, presidente di Réforme, deceduto improwisaM
il mese scorso. Ha parlato dei suoi colleghi pastori, deM
glie Francine che da oltre 50 anni condivide la sua vita, dii
te le persone che gli sono state care. Con il suo sed
deU’,uniorismo, ha voluto essere breve per permettere a tu
le persone presenti di approfittare del magnifico bufretli
rante il rinfresco ha avuto parole e sorrisi per tutti coÌoM
gli hanno stretto la mano, informandosi sui figli, sul làv^
sulla salute. Colleghi, amici, ex studenti, membri di driet
un tempo, fi’atelli e sorelle del Tempio del Luxembouig'^
erano estremamente commossi.
Nigeria: appello delle chiese all'Onu
JOS — Mentre la Commissione per i diritti umani dell’Ojj
prepara a tenere la sua 52“ sessione, dal 18 al 26 aprile, resB
sabili di chiesa della Nigeria hanno lanciato un appello j
Commissione affinché assista le vittime delle violazioni
ritti umani in Nigeria. Peter Jatau, arcivescovo cattolico roi
no di Raduna, nel Nord della Nigeria, ha detto: «La Costiti
ne della Nigeria garantisce il rispetto dei diritti di tutti i^
abitanti, ma i vari regimi militari che si sono succeduti hai
costantemente calpestato questi diritti. I cristiani sono statl|
stretti a convertirsi all’Islam... militanti dei diritti umanis
stati arrestati e detenuti senza processo; e gli appelli fatti
rilascio, di tali detenuti sono stati ignorati dai militari». L’ai
vescovo Jatau ha chiesto alla Commissione Onu di cose '
il regime militare della Nigeria di rispettare i diritti umanil
ché l’indipendenza e l’autorità della giustizia della Nigeii
sono oltre 88 attivisti politici, giornalisti e ribelli incaicii
senza processo. Lo scorso anno la Nigeria è stata sospesii
Commonwealth dopo l’esecuzione dello scrittore e milit^
dei diritti delle minoranze Ken Saro-Wiwa e di altri otto atti
sti, nonostante appelli alla clemenza giunti da tutto il mori
Victor Musa, presidente della Chiesa evangelica deU’Afrraij
cidentale, ha detto: «Dispiace che l’unico linguaggio cheta
tari sembrano comprendere sia quello della violenza». Sai
Agidi, segretario generale della «Amicizia delle chiese di (
in Nigèria», ha detto: «Non è stato consentito al nostro ]
di esprimere le sue opinioni o di criticare il governo su qua
ni che lo toccavano direttamente. Gente si trova in carceitjl
avere parlato contro la dittatura militare». (4
unm(
|unta
Colombia: i presbiteriani chiedono la
verità sulla crisi del governo
BOGOTÁ — La Chiesa presbiteriana della Colombia ha!
ciato un esplicito attacco sulla «non governabilità e la a
canza di credibilità» nel paese. Da alcune settimane la Cdi
bia è coinvolta in una controversia che coinvolge il presidi
della Repubblica, Ernesto Samper Pizano, sospettato di ai
usato fondi provenienti dal cartello della droga di Cali dui
la campagna elettorale del 1994 che lo portò al poter» Sai
ha respinto le accuse. «Il paese chiede la verità», ha dettoü
nodo della Chiesa in un documento pubblicato a Bogotì®
febbraio scorso. La Chiesa chiede al Congresso e al minii
della giustizia di risolvere la crisi. Il Sinodo ritiene che_ .
profonda crisi di valori, la mancanza di governabilità e la® ^
canza di credibilità che si sono accumulate in Colombia'lfr: su
molti decenni sono ormai insopportabili. Crediamo chela'
rità verrà a galla» conclude il documento.
(t
Gran Bretagna: un leader battista critica
l'appoggio del governo alle lotterie
Rec<
-sentati
flanzia
J?legiot
'se reg
Sto del
: di inte
LONDRA — Il segretario generale dell’Unione battista^
Gran Bretagna, David Coffey, ha duramente criticatoì sti^" * ¿1
108 rii
rimenti alle chiese del primo ministro John Major di api
-giare la Lotteria nazionale britannica per finanziare la mi
tenzione dei vecchi edifici ecclesiastici. Secondo il sei'
stampa dei battisti europei, molti cristiani britannici si*'
opposti alla lotteria fin dalla sua istituzione nel nove®
1994. In un’intervista pubblicata nel gennaio scorso sul^
day Telegraph di Londra, John Major aveva detto che le c®
contrarie alla lotteria «sbagliavano». «Ci sono molte“
chiese... e il costo della loro manutenzione... è molto
aveva detto. «La lotteria potrebbe essere un aiuto... MiP"
rebbe che le chiese ne approfittassero». In una lettets
stampa, David Coffey ha espresso la sua «costernaziofl^
un programma radiofonico della Bbc durante il quale t®
nistro del governo. Virginia Bottomley, ha descritto la W
come un «gp-ande divertimento».,Coffey ha invitato la W
RotfriTTllpV a //tY’lorlÌForci 1 ’ r^rintfO I* .
napei
-tempi
del pr
di 70
Bottomley a «meditare l’avvertimento di Gesù» contro i
re la propria vita sull’abbondanza di beni.
Cile: I battisti si lanciano in una vasta
campagna di evangelizzazione
¡bi®^
TEMUCO — Ogni membro di una chiesa locale doyre^‘73 Per 1'
V stapi
mero dei membri di una chiesa: ed ogni chiesa locale 0° , ^ ’ ®ttesa
battezzare un numero di persone equivalente al 10% “ j ’ Gli
nunciare l’Evangelo a un’altra persona per raddoppi^j v Jttiprf
li chiesa locale do ' Spesa
complessivo. Questi sono i due obiettivi che si è pc
yenzione evangelica battista del Cile, riunitasi a TenW u ? ' tegioi
in cui ci sono 21 comunità battista con oltre 4.000 m ^ ^ nuovi
battisti in Cile contano circa 30.000 membri in ^ fame;
zioni. L’Assemblea generale della Convenzione ì. fiduzi
nuovo presidente l’ingegnere Othoniel Sepulvedal Nc
mo settembre i battisti cileni organizzeranno un
evangelizzazione al quale parteciperà anche il preside
Alleanza battista mondiale, Nilson do Amarai Fanini
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lric*80 di mancato recapito jsi prega restituire
Fondato nel 1848
^^lltlsnte presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
I^^ltore si impegna a corrispondere
resa.
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VENERDÌ 12 APRILE 1996 ANNO 132 - N. 15 LIRE 2000
È stata una Pasqua in linea con le aspettative anche per
luna delle più importanti ditte piemontesi di produzione del
ccolato di qualità, la Caffarel di Lusema San Giovanni. I
65 dipendenti hanno lavorato per offrire nei vàri punti ven[afita sparsi in tutta Italia ma anche nei migliori negozi del
ondo un prodotto all’altezza del marchio: anche questo è
fùttmodo per ricordare i 170 anni di attività. «Non abbiamo
ntato soltanto sulle tradizionali uova di Pasqua - dicono i
sponsabili dell’azienda - ma abbiamo scelto di lavorare di
pintasia proponendo prodotti diversi, in grado di essere ap^bili anche oltre lo stretto periodo pasquale».
Oltre le visite pastorali
«difficili», ci sono quelle attese, benvenute, che per .
fortuna sono la maggioranza.
Qui però il discorso si allarga
e diventa molto privato: cercherò quindi di sottolineare
alcuni problemi comuni. In
un paesone grosso e disperso
come Lusema San Giovanni,
o nella sua diaspora sparsa in
altri cinque o sei Comuni, è
in aumento uno stile di vita
«cittadino». La gente si muove molto di più in automobile, per lavoro o per svago, ha
meno rapporti con i vicini di
casa, non si conosce più. Il risultato è che molto spesso si
ignora resistenza di fratelli e
sorelle di chiesa che àbitano
poco lontano, ma che hanno
ritmi di vita diversi.
DI FRONTE ALL'INCERTEZZA
LA SPERANZA
CLAUDIO PASQUET
In questa situazione per alcuni, soprattutto anziani e
senza familiari prossimi, la
vita diventa una realtà di solitudine. E provo spesso tutta
la fmstrazione di chi vorrebbe fare di più ma, sommersa
da catechismi, funerali, commissioni, gruppi vari, visite
ospedaliere ecc., non riesci a
rivederli che poche volte.
In molte altre visite riscontro l’incertezza per il mondo
che cambia così velocemente
e dove non sempre la nostra
risposta di fede sembra adeguata. Di fronte al diffondersi
abbondante dei Testimoni di
Geova e dei gruppi, più o meno laici o «orientaleggianti»,
che promettpno di risolverti
tutti i problemi, noi abbiamo
una speranza che ci viene dalla resurrezione, che non sem
pre riusciamo a comunicare
in tutta la sua forza e novità.
Spésso riscontro anche il
prevalere di un pessimismo
«insano» sul futuro, sul mondo, sugli altri... Insano perché
rischia di paralizzarci. So che
dobbiamo far di più per annunciare speranza, gioia, incontro comunitario, serenità;
tento di farlo, ma dobbiamo
farlo insieme, noi credenti
«impegnati» in varie attività,
possibilmente con il sorriso.
Queste non sono ovviamente
che alcune riflessioni, molto
personali e disordinate, che
scaturiscono da un’esperienza diretta, che voglio chiudere come le parole dettemi pochi giorni fa alla fine di una
visita: «Eppure sono certa
che il Signore ci accompagna». Sembra poco, ma la fede è tutta lì.
IPiemonte
Interventi
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Piemonte l’artigianato è
issato da 274.000 addetti
^el ’92 a quasi 286.000 del
1995 mentre le aziende sono
se da 122.000 a poco meno di 121.000 unità con un
:gero recupero negli ultimi
due anni. Considerando la dul^a dell’attività (parametro
iteressante per valutare la
'idità del settore) scopriaiho che il 40% delle aziende è
Stiva per un periodo che va
........ ' i 5 ai 15 anni, il 30% supe
tàelaDS É rai 15 anni e solamente il 5%
ilombiai supera l’anno di vita.
0 cheli' ^.. Recentemente è stato prestato il consuntivo dei fiii^ziamenti effettuati dalla
.egione sulla base della leg’ge regionale 30 del ’94 e si
sto delincando il nuovo piano
di interventi. Fino ad ora sono stati disposti finanziamen217 imprese per oltre 42
wliardi di investimenti; altre
108 richieste sono in istruttoèf P^r ulteriori 23 miliardi. I
iitempi medi per l’ottenimento
del prestito sono nell’.ordine
di 7()-80 giorni; la Regione
ha stipulato una convenzioni
'Ccifica con 19 istituti di
lito.
Le imprese potranno sce|gliere un mutuo triennale op
ualeUhmR'^.^® nel primo ca^ la lotti ^^.\*Wervento regionale co° ta ®1 50% della spesa,
°J^o0 « ■ f^«?condo fino al 30%; sui
"* regionali l’interesse è
^•1%. Gli investimenti non
y'fono avere un importo in*nore ai 30 milioni nel setre produzione e ai 20 milio' nel settore servizi. Sono
^dÌ^*** finanziamenti anche
1 avviamento di nuove
‘«prese, fino al 50% della
^sa ammessa.
Llli investimenti su cui so
Perrero: i ritardi burocratici saranno compensati dall'utilizzo delle ultime tecnologie
2001, al via la centrale elettrica dei Trossieri
PIERVALDO ROSTAN
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Inizieranno forse nella seconda metà del 1997 i lavori per la costruzione della
centrale idroelettrica dell’
Enel a Ferrerò; i tempi delle
autorizzazioni si sono infatti
allungati per cui gli appalti
che in un primo tempo erano
previsti per la fine del 1995
potranno andare in porto nella seconda metà del 1996.
«L’anno scorso c’è stata una
modifica della legge - spiega
ring. Piercarlo Golzio dell’
Enel - per cui le autorizzazioni rispetto ai vincoli paesistici e idrogeologici, che in
precedenza andavano prodotte in una fase più avanzata della progettazione, ora
devono essere presentate all’
inizio della pratica. Ciò ha
reso necessario una serie di
studi più approfonditi, ci ha
fatto entrare più nel dettaglio
su alcuni settori, ma grazie
ad alcune novità tecnologiche contiamo di poter recuperare circa sei mesi dell’anno perso. Se i lavori potranno iniziare nella seconda
metà del ’97 la data prevista
per l’entrata in esercizio del
Una panoramica dell’abitato di Perrero
le centrale rimane fine 2001inizio 2002».
La centrale sorgerà all’aperto in località Trossieri,
sarà collegata alla viabilità
esistente mediante un ponte
di accesso; a far girare le tùrbine sarà l’acqua prelevata
300 metri più a monte con tre
opere di presa sui torrenti
Massello, Germanasca (con
anche rio Crosetto) e Salma:
in sostanza un bacino imbrifero di 144 km quadrati.
L’acqua scenderà per oltre 8
km in galleria, caricherà una
vasca all’aperto a Faetto e
verrà intubata in una condotta
forzata lunga 780 metri. Il costo previsto dell’opera si aggira sui 94 miliardi. Quale
sarà la resa dell’impianto?
«La producibilità netta annua
- continua Ting. Golzio - supera i 63 milioni di kw; se
pensiamo che il Piemonte
consuma oggi 13 miliardi di
kw, vediamo come la centrale
di Ferrerò potrà fornire alla
rete regionale circa il 5%c dei
consumi. La nostra centrale
non prevede grandi sbarramenti; l’acqua che viene presa a circa 1.070 metriyiene
completamente rilasciata alla
quota di 730 metri. Nel nostro progetto si tiene ben in
conto l’impatto ambientale
avendo un occhio di riguardo
verso i rilasci idrici, cosa che
probabilmente non avveniva
un tempo. Certo l’acqua prelevata è quella della vai Germanasca e direttamente il
territorio non ne ricaverà benefici; voglio però ricordare
che per produrre la stessa
quantità di energia, se bruciassimo petrolio o carbone,
produrremmo almeno 100
mila tonnellate di anidride
carbonica: si tratta di una
scelta che ha positivi riscontri sulla bilancia energetica e
su quella ambientale».
Si spera ovviamente in una
ricaduta occupazionale sul
territorio: «Durante l’apertura del cantiere lavoreranno
da un minimo di 80-100 persone a un massimo di 200 nel
periodo di punta dell’attività;
in prospettiva - conclude
l’ing. Golzio - la gestione
dell’impianto sarà totalmente
automatica per cui la presenza di addetti sarà limitata alle normali attività di manutenzione».
¡N Questo
Numero
Torre Pellice
Di Giorgio Appia, giovane pastore a
Pinerolo nel 1859, abbiamo una lettera alla fidanzata inglese, di famiglia
quacchera, nipote di Joseph Sturge, eroe
della lotta contro la schiavitù. «Questa
settimana abbiamo assistito a una scena
che vi avrebbe commossa: alcune famiglie di Val d’Angrogna partivano per
l’America... Avevo loro promesso una
lettera di presentazione per Nuova Orleans. Stavo, al momento del loro arrivo,
proponendo loro di riposarsi da noi,
quando la mamma entrò nella stanza dove questi fratelli si erano seduti con i loro figli e non potè trattenere le lacrime.... La mia brava persona di servizio
aveva preparato zuppa e formaggio... Un
vecchio mandriano della Vaccera mi
aveva tempo addietro raccontato la storiò dei suoi avi; l’avevo scritta e, coincidenza singolare, ho potuto leggerla alla
sua stessa famiglia alla vigilia dell imbarco per l’America... Il momento della
partenza si avvicinava: le donne erano
IL FILO DEI GIORNI
L'AMERICA
BRUNO BELLION
molto scosse; i bambini, di solito indifferenti, sembravano divenuti seri. 1 padri
sentivano gravare su di loro il peso della
loro solenne decisione... Abbiamo letto il
salmo 91, poi abbiamo pregato e ci siamo abbracciati. Domani partiranno per
Genova e passeranno circa due mesi sul
mare. Da Nuova Orleans risaliranno il
Mississippi fino a Saint Louis e si stabiliranno nell’Illinois: dura necessità che la
miseria impone a un popolo!».
Una’interessante indicazione sulla prima immigrazione valdese verso la pianufatta non solo di commercianti, ma
ra
anche, di gente poverissima che cerca una
sistemazione un po’ migliore rispetto a
quella che possono offrire le terre di
montagna sovrappopolate ci viene data
da questa constatazione, riferentesi ai
molti valdesi che vivono in abitazioni
che sono poco più che capanne nascoste
tra le vigije della collina pinerolese: «Il
povero muore con facilità. La sua tenda
è- presto levata e il suo bagaglio non è
pesante. In tal modo la parabola del povero Lazzaro si ripete con frequenza, a
giudicare dai segni di calma che danno i
nostri poveri sul loro letto di morte». E
quel che potesse essere l’attività del pastore di Pinerolo si ricava da queste altre
sue affermazioni: «A San Secondo, borgo ai piedi della collina vicina, a circa
tre quarti d’ora di distanza da Pinerolo,
ogni domenica si riuniscono, in un cascinale, da cento a centocinquanta persone,
la metà nel cortile, l’altra metà nella rimessa dei carri o nelle stanze del fabbricato. Qualche curioso, passando, si fermava ad ascoltare»...
Un importante progetto
dell’amministrazione co-v
munale riguarda la realizzazione di una vera e propria palestra sportiva, adeguata alle esigenze del territorio e alle norme vigen^
ti. Sono in vista anche degli interventi definitivi sulla Galleria d’arte contemporanea, mentre è sempre
in discussione il problema
della viabilità in valle.
Pagina-ii
Festa di canto
Domenica 5 maggio si
terrà l’appuntamento annuale della Festa di canto
delle corali, che riunisce i
gruppi delle Valli e alcune
corali del II distretto. La
Festa si svolgerà quest’apr
no a Pinerolo e sarà un’oo
casione per mettere in comune il lavoro che si com-,
pie annualmente al servìzio delle comunità.
Pagina III
smms
MIMI
Affidamenti
Nel mese di marzo si è
tenuto a Pinerolo, per ini-g
ziativa dell'Azienda Usl|
10, un, corso per famiglie .
affidatarie sui problemi*
dell’andamento famigliare. I partecipanti sono stati
messi al chiaro di tutti gli
aspetti (psicologici, giuridico-normativi, sociali) di
questa pratica, che costituisce una risposta ad alcune emergenze sociali.
il
Pagina III
La vioulo
», Una mostra sulla storia
della musica e delle danze
ocoitane sarà inaugurata il
Il 4 aprile presso il Centro
Culturale valdesf a Torre
|*ellice. Con foto e cartine
si ripercorre la storia degli
strumenti musicali e si affronta anche, in una sezione, il canto viddese. f
pAGtjsk rv
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6
PAG.'
Il
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VENERDÌ 12 APRILE 19
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palazzo del ghiaccio di Torre Pellice è alla chiusura deiia stagione
CHIUSA LA STAGIONE DI PATTINAGGIO — Mentre a
Pinerolo crescono le polemiche sulle ipotesi di gestione futura della pista di pattinaggio su ghiaccio, a Torre Pellice la
stagione si è ufficialmente conclusa col week-end pasquale. Tanto pubblico nella stagione invernale, molti giovanissimi nelle ultime settimane in attesa di avere dal prossimo
autunno un palaghiaccio pienamente agibile. AlTindomani
della chiusura inizieranno infatti gli ultimi interventi
suU’impianto di refrigerazione e su quello elettrico in modo da poter disporre della struttura per la nuova stagione.
TEATRO NELLA SCUOLA .— Si svolgerà a Pinerolo dal
12 al 17 aprile e si concluderà il 19 con un convegno una
serie di incontri dedicati al teatro nella scuola. L’iniziativa,
curata dal gruppo teatrale «Il Cantiere», in collaborazione
con le scuole medie di Pinerolo e con l’istituto professionale alberghiero, promòssa dall’Irssae Piemonte, dal Distretto
scolastico 44, dall’Assessorato alla cultura e istruzione e
■dal Centre culturel français di Torino, vuole proporre a docenti, presidi e direttori didattici spunti di riflessione teorica e pratica sul ruolo del teatro nella scuola, soprattutto tenendo conto che da molti anni si svolgono esperienze di inserimento di teatro nel mondo scolastico. Gli incontri
avranno luogo venerdì 12 aprile (16,30-19), lunedì 15
(16,30-19), e mercoledì 17 (16,30-19) presso l’Auditorium
della scuola media Brignone, via Einaudi 38. Il convegno
si svolgerà venerdì 19 aprile dalla 9 alle 17,30 presso il
centro congressi delTHòtel Cavalieri, strada Orbassano 11.
PIETRE E MINERALI IN MOSTRA — A partire dall’ 11
aprile il Museo regionale di scienze naturali ospiterà per
sei mesi una mostra dedicata alle pietre figurate e ai minerali del Piemonte. Attraverso fotografie, disegni, grafici e
animazioni il visitatore potrà scoprire come si sono formati i più caratteristici minerali della nostra regione. Saranno
esposti oltre 3.600 campioni diversi, corredati da audiovisivi e visite guidate (è previsto anche un percorso per nonvedenti). La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 9 alle 19,
con chiusura il martedì.
POSTELEGRAFONICI — La condizione dei lavoratori delle Poste, secondo molti dei suoi dipendenti, sta diventando
sempre più gravosa: aumentano i carichi di lavoro, l’occupazione è destinata a ridursi drasticamente, si prevede la
' chiusura di servizi, ci si avvia anche nel Pinerolese al lavoro domenicale e a tutto ciò si aggiunge una caduta del potere d’acquisto dei salàri. Per confrontarsi su tutto questo Alp
(Associazione lavoratori pinerolesi) propone un momento
di incontro giovedì 18 aprile alle 16 presso il circolo Stranamore, via Bignone 89.
PREMIO «DONNA & LAVORO» — Clara Bounous di San
Germano Chisone, laureata in pedagogia, insegnante, assessore alla Cultura della Comunità montana della vai Chisone,
ha ricevuto U premio di cinque milioni messo in palio dal
concorso «Donna & Lavoro», istituito dal Comune di Novara per l’Agenzia per l’impiego del Piemonte'con il contributo della Banca Popolare di Novara. La Bounous ha presentato la ricerca «La lunga marcia delle donne con la toga: dalle
esperienze pionieristiche all’attuale realtà torinese tra professionismo e mutamenti sociali». Appassionata ricercatrice,
Clara Bounous è anche ideatrice e promotrice del Museo
valdese di San Germano Chisone, dedicato al lavoro della
donna nella famiglia, nei campi e neH’industria tessile.
FERROVIA; I COMITATI LOCALI INCONTRANO LA
REGIONE — Lo scorso 2 aprile i rappresentanti di cinque comitati spontanei sorti su altrettante linee ferroviarie
del Piemonte, insieme ad esponenti di Pro Natura e della
Federconsumatori, sono stati ricevuti dal presidente della
giunta regionale, Ghigo, e dall’assessore regionale ai trasporti, Masaracchio. L’incontro era stato sollecitato dopo
l’entrata in vigore del biglietto a tariffa integrata fra treni,
autolinee e tram «Formula» che di fatto penalizza i pendolari di molte zone costringendoli a pagare aumenti tariffari
che variano dal 30 al 100%. I comitati hanno sottolineato
alcune-incongruenze come l’obbligatorietà a pagare un
servizio che non viene utilizzato, in molti casi perché ciò
non è possibile non essendovi neppure il servizio di autolinea convenzionata.’ Il biglietto integrato finisce per incentivare l’uso del mezzo privato per chi abita nella fascia da
0 a 30 km dal capoluogo che si trova a pagare cifre non
più economiche, «Formula - dicono i pendolari al termine
dell’incontro - rischia di diventare una semplice operazione finanziaria atta a conseguire maggiori introiti per le società di trasporto che in cambio non hanno aumentato qualità e quantità del trasporto». In tempi brevi dovrebbe esserci un altro incontro con amministrazioni pubbliche, società di trasporto e sindacati.
\
Torre Pellice: intervista al sindaco, Marco Armand Hugon
Rilanciare turismo e viabilità
DAVIDE ROSSO
Il Comune di Torre Pellice
avrà finalmente una palestra degna di tal nome? Lo
abbiamo chiesto al sindaco
Marco Armand Hugon in una
lunga chiacchierata a tutto
tondo su Torre Pellicp. «La
vecchia struttura di via Filatoio non è una vera e propria
palestra - dice il sindaco - e
con la sua superficie non permette lo svolgimento di nessun tipo di attività agonistica;
Torre Pellice ha bisogno di
una struttura che sia all’altezza e abbiamo così messo in
cantiere un progetto per la costruzione di una palestra comunale la cui ubicazione sarà
presumibilmente nell’area
adiacente al palazzo del
ghiaccio. Il progetto, che deve tener conto ovviamente
anche delle spese di gestione,
ha un costo di un niiliardo e
mezzo circa e verrà finanziato
quasi interamente con un mutuo da contrarre con il Credito sportivo con un intervento
regionale sugli interessi.
L’impianto sarà utilizzabile
per più discipline sportive e
dovrà esseìe una struttura per
i giovani e i meno giovani».
La costruzione delle palestra vicino al palazzo del
ghiaccio darebbe vita tra l’altro ad un area dedicata all’attività sportiva ma intanto sta
nascendo anche un polo culturale in quello che era l’ex
istituto Capetti: «Certamente
- continua il sindaco - con il
completamento della Galleria
di arte contemporanea e con
la realizzazione della nuova
biblioteca (i lavori sono già
stati appaltati), si creerà in
questa zona un polo culturale.
Anche se la zona in , cui sorge
il Capetti è un po’ decentrata
lo scopo è quello di fame un
centro culturale ricavando
spazi per incontri. Si pensa tra
l’altro di creare nella nuova
biblioteca comunale una sezione sulla resistenza con la
collaborazione dell’Anpi:
Quello che abbiamo in mente
comunque non è un tipo di biblioteca statica ma dinamica».
Il suo è un paese che vive
anche sul turismo; quali sono
le prospettive del settore?
«Penso che il palazzo del
ghiaccio offrirà una serie di
Il busto di Edmondo De Amicis
possibilità. Ormai si va verso
una tipizzazione delle zone,
la ricerca di un qualcosa di
caratteristico e proprio: vedrei positivamente la possibilità di sfruttare le strutture
del palazzo del ghiaccio, nel
periodo estivo, per festival
culturali e altre iniziative di
questo genere per attirare
pubblico. L’ente pubblico
deve comunque essere trainante nel rilancio del turismo; può farsi aiutare ma
non delegare al privato».
In chiusura affrontiamo il
problema della viabilità e in
particolare della situazione
sulla provinciale che attraversa il paese. «La provinciale spiega Armand Hugon - è
percorsa oggi da un volume
di traffico insostenibile;
l’area più critica è sicuramente quella degli Appiotti dove
r allargamento del ponte
sull’Angrogna e la conseguente eliminazione della
strozzatura non ha di certo risolto il problema del traffico;
e pra la Provincia sembra essere interessata a fare una rotonda a Pralafera. Purtroppo
bisogna trovare delle soluzioni tampone ad esempio rimettere il semaforo sulla piazza
per permettere ai pedoni di
attraversare. Ma certamente il
centro storico di Torre Pellice
non lo si rivitalizza mettendo
dei semafori, la soluzione sarebbe quella di spostare la
provinciale ma oggi non è
una soluzione praticabile».
In vai Germanasca e bassa vai Chisone due sezioni del Cai
Insieme per amare la montagna
MILENA MARTINAT
Perché ci si iscrive al Cai?
Per imparare ad arrampicare, per ricevere delle pubblicazioni, per essere assicurati, per trovare amici con la
passione della montagna, e
per molti altri motivi. In vai
Germanasca e in bassa vai
Chisone esistono due sezioni
del Club alpino: Val Germanasca e Pinasca.
Il Cai Val Germanasca, nato nel 1967 come sezione
staccata di Pinerolo, è divenuto autonomo un anno dopo
con sede a Perrero e dallo
scorso anno si è spostato a
Pomaretto; la sezione conta
circa 260 iscritti. «La nostra
principale attività - spiega il
presidente, Antonio Vecchiato - è quella di organizzare
gite sezionali di escursionismo; quest’anno proponiamo
ai soci i sentieri delle Alpi liguri, un’escursione a San
Giacomo di Entracque, sentieri in vai Germanasca; le
gite escursionistiche sono
quelle che incontrano il maggior consenso, ma organizziamo anche delle inedie alpinistiche: quest’anno lo Chaber-ton,, il Niblet, la Grande
Tête de By in Valpelline».
Il Cai Val Germanasca organizza anche corsi di avvicinamento alla montagna per
giovani... «Questo corso - riprende il presidente - è intersezionale con il Cai di Pinerolo ed è riservato ai ragazzi
dagli 11 ai 17 anni. Conta 83
iscritti di cui 10 della valle.
Si articola in due momenti,
uno iniziale e uno di avvicinamento all’alta montagna».
Una proprietà della sezione
è il rifugio Lago Verde, costruito nel ’67 su una casermetta alpina di soli 10 metri
quadrati con 8 posti letto.
Successivamente è stato ampliato e I ogni può ospitare 40
persone. «Nel 1992 - dice
Vecchiato - abbiamo ottenuto dei finanziamenti Cee per
la ristrutturazione interna del
rifugio; sono poi stati installati anche dei pannelli solari
per la ^produzione di energia
e un generatore. Attualmente
il rifugio è gestito da Guido
Frache».
Il Cai di Pinasca invece è
nato nel 1972 come sottosezione di quello di Giaveno, ed
è diventato autonomo qualche
anno dopo. Attualmente conta
203 soci, il 4% in più rispetto
allo scorso anno e ha la sua
sede a Dubbione di Pinasca.
«La nostra sezione - spiega il
presidente. Luigi Barus - è
proprietaria di una casa alpina, Casa Fometti, in via di ristrutturazione con lavoro volontari dei soci, localizzata
nel vallone di Gran Dubbione
ai piedi del bastione roccioso
Roccia Capitola. Su queste
pareti alcuni soci hanno attrezzato delle vie di arrampicata». Anche il Cai Pinasca
organizza soprattutto gite:
«Quest’anno abbiamo pensato al sentiero degli alpini in
Liguria, a un itinerario ad
anello in vai Gesso e a uscite
nelle nostre valli; nel campo
più alpinistico puntiamo al
Lyskamm, nel gruppo del
Monte Rosa».
Il Cai Pinasca svolge anche
parecchie attività in collaborazione con il Comune e altri
enti: «Con altre associazioni
- riprende Barus - ci occupiamo della pulizia dei sentieri:; abbiamo sistemato
quelli del Tagliaretto e di
Gran Dubbiane, trasportando
con l’elicottero i travi per il
rifacimento di alcuni ponti in
legno». «Con la scuola elementare di Pinasca - aggiunge il vicepresidente, Ermanno
Rosa - stiamo per iniziare un
ciclo di incontri soprattutto
utilizzando le diapositive per
spiegare ai bambini la formazione geologica delle Alpi, la
flora, la fauna, il comportamento da tenere in montagna,
e cercando di dare delle
informazioni sul soccorso alpino» . E il vicesegretario Silvano Damiano conclude:
«Abbiamo anche un aspetto
meno accademico: ci piace
arrampicare insieme, portare
la gente in montagna passando momenti di allegria. Nella
nostra sezione c’è buona
amicizia tra i soci, perché
siamo una sezione piccola e
non si sente il peso della direzione».
Non mancano le possibilità
per chi si voglia incamminare
con giudizio sui sentieri: infatti la montagna è bella ma
va rispettata perché non diventi pericolosa.
Perosa Argentina
Emigranti
dall'Italia
LILIANA VIOLIELMO
La storia dell’emigrazioM
italiana in Europa rimai
ancora in gran parte da scri^
re. Questo fenomeno cosìi
vante per l’economia di moÌ
paesi sfugge a ogni classifiq
zione politica o amministrai
va, rientra piuttosto nel va:
intreccio della lotta per la s
pravvivenza, oltre e malgra
le frontiere nazionali.
Il prof. Alberto Cabrila 1
presentato il 30 marzo a Pers^
sa Argentina una sintesi i
percorsi seguiti dagli enii]
granii del Piemonte verso altj
stati europei, in particola
verso la Francia. La massin
espansione del fenomeno vi|
dal 1870 circa alla secondi
guerra mondiale: nel dopo;
guerra le partenze rallentano!
ora sono cessate. Dal 1870^
1915 invece andare in Frai
è quasi una necessità: gli uj|
mini attraversano le Alpi j
lavorare come carbonai o sci
ricatori di porto, o nelle vii
gne; le ragazze come balieif
cameriere nelle famiglie t
nestanti. La vicinanza deid«
paesi e la facilità di apprendi
mento della lingua favorisci
no gli insediamenti anche ddl
le famiglie; le zone industi
del Nord e Parigi ma soprai
tutto la Francia meridionali
sono le zone preferite.
Tra la prima e la seconi
guerra mondiale sono moi
gli emigrati politici, costretd
a sfuggire alle carceri fasc^
ste. 11 regime vede di mala
chio chi cerca lavoro all’este
ro e cerca di far passare sot|
silenzio il fenomeno. Nel s
condo dopoguerra F emigra
zione italiana diventa «intó
na» dal Sud al Nord indi!
strializzato e la Francia, pa:
che non ha mai conosciuti
sovrappopolazione, soppel
sce alla mancanza di manfe|
doperà generica con riiiinfri
grazione nordafricana e ili
particolare magrebina. Chifll
all’estero oggi ha di regol^
contratti di lavoro qualificai
e borse di studio.
Il prof. Gabella si è anca
soffermato su vari aspefi
dell’accoglienza agli imnii-l
grati, spesso tutt’altro dui
cordiale, suirintegrazione|
favorita dalla scuola laica 1
dalla sindacalizzazione, e t
fenomeno dei clandestini, vfrj
ri precursori dell’EuropaIB
ta senza frontiere né bamcK|
doganali, e ha ricordato)
grande disinteresse di tutttj
governi italiani per chi abi^
ril’estero, compensato
tamente dalle manovre f
assicurarsene i voti.
Corsi estivi per insegnanti a Pracatinat
Educazione ambientale
Il laboratorio didattico di
Pracatinat organizza per
l’estate 1996 corsi rivolti ad
insegnanti e operatori del settore ambientale. La partecipazione ai corsi consente di di
sperimentarsi in apporto diretto con i fatti e fenomeni
del territorio attraverso esperienze di esplorazione e ricerca, di osservazione e descrizione, di simulazione, di progettazione.
La successiva rielaborazione dell’esperienza permette di
sfruttare le potenzialità di apprendimento date dalla dimensione di gruppo, attraverso il confronto e la discussione si propongono tre tipologie di corso: uno stage «Il
gioco di simulazione come
strumento didattico» (2^^
giugno), e due corsi
conoscere: l’ambiente coB*.
risorsa educativa» (1'*'
glio), «Le attività sul caWl
progettare l’educazione ?
bientale» (19-24 agosto).
Il costo comprensivo OC
pensione completa con P ,
nottamento in camere dà
posti Ietto è di lire 6- ^
per incorsi, di lire
lo stage. La docenza dei w j
è affidata agli educatori
laboratorio e della coop®
va culturale «La tarta vo .
te» di Torre Pellice che
bora con Pracatinat da
un decennio. Per infoi
ni di si può rivolge!«
mente al Laboratorio, t®
no 0121-83880 e 83912.
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)ì 12 APRILE 1996
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irco Bellora sostituisce Adriano Longo alla direzione della Casa valdese per ferie
a Foresterìa^ «avamposto» dì accoglienza
l’inizio di aprile alla
Foresteria valdese di
!^^ellice è ufficiale l’àvdamento nella direzione:
^ia Adriano Longo e al suo
^0 Hibentra Marco Bellora.
ijvati all’inizio degli anni
IO da Pomaretto i coniugi
jjjgo (è infatti impossibile
^dere nel lavoro della Fo^a Adriano Longo da sua
loglie Carla Beux che pure
l^uerà a lavorare nella
hanno segnato un’
^ '^ significativi cambiarti. Molto frequenti sono
iati in questi anni i cantieri
«erti nella casa per ferie, seJo di continue migliorie, di
Manienti, di spostamenti
¡che essenziali: su tutti il
lento di numerosi poHetto dall’ex convitto oggi
ijseo e centro culturale al
lesso di via Amaud.
diavoli di adeguamento ; piega Adriano Longo - sono
: jti in effetti periodici; una
de di normative sono venule Delìempo a regolare l’attilità di strutture come la nojta.‘‘§Celti gli standard per la
t. »tra Foresteria si sono fatti
*5 iiBierventi a cominciare dai
interni in ogni stanza;
IP ad esempio c’è molta riÉesta di stanze singole ma
comporterebbe per noi
non indifferenti».
fLa.loresteria nel corso dentimi anni si è attestata
IO alle 10.000 presenze
Tmo; il 1989 in qualche
lodo ha rappresentato una
importante in quanto le
ìstazioni legate al terzo
ario del Rimpatrio sonopyentate una cassa di riItenza per far conoscere di
pii il mondo valdese e dunihiamare turismo. Ciò
lottato anche una credei numero di
coinvolte nella gestione della casa pur riuscen
ii
La Foresteria di Torre Peliice
do a mantenere una valido
rapporto qualità del servizio e
costi. Accanto e complementare con l’attività di accoglienza in senso stretto si è
via via consolidato l’aspetto
dell’animazione per gli ospiti,
dell’accompagnamento, delle
gite sui luoghi storici.
«Si è avviata - continua
Longo - una collaborazione
con il Centro culturale valdese per l’accompagnamento
dei gruppi e dei singoli sui
luoghi della storia valdese,
l’organizzazione di serate e di
proposte per gli ospiti. Personalmente mi sono posto più
volte il problema di quali sono le esigenze e le aspettative
di chi si trova all’estero,
quando si dipende totalmente
da altri per conoscere un paese o una realtà sconosciute.
Ci abbiamo messo, non provenendo certo da esperienze
precedenti nel settore turistico, molta disponibilità; più in
generale occorrerà ancora
cresce sotto il profilo della
capacità di accogliere i turisti,
anche con della formazione
specifica». Marco Bellora,
proveniente dalla Chiesa valdese di San Giovanni, è dunque il nuovo direttore della
Foresteria; alle spalle la Fgei,
sei importanti anni di servizio ad Agape, un periodo a
Milano alla libreria Claudiana e più di recente circa 10
anni alla Casa di Vallecrosià.
«Proprio alla libreria di Milano ^ commenta Marco Bellora - pur non occupandomi
ovviamente di accoglienza,
ho sperimentato una situazione che può avere dei riscontri
in Foresteria: qui, in molte
circostanze, si finisce per essere il primo personaggio valdese che un turista non valligiano incontra e da come sarà
accolto dipenderà molto del
ricordo, della qualità del soggiorno che egli avrà. Alla libreria spesso ci si confrontava con persone che dei valdesi conoscevano poco o nulla».
Il passaggio dal vecchio al
nuovo direttore sta avvenendo con gradualità; quali sono
però le prime impressioni?
«Ho avuto la fortuna - prose
gue Bellora - di arrivare in
una struttura con un lavoro
già molto ben avviato: ho potuto notare questo durante lo
scorso Sinodo quando malgrado la gran mole di lavoro
tutto si è dipanato secondo
dei programmi prefissati. In
questo periodo invernale con
poche presenza di ospiti ho
riscoperto la dimensione dell’incontro con le comunità
delle Valli che per varie ragioni mi era un po’ mancato;
ora siamo alla vigilia dell’avvio della stagione dei gruppi
esteri con un frequènte cambi
di gruppi: è un impegno Scuramente stimolante».
Ci sono già ulteriori progetti per il miglioramento di zone della Foresteria? «Al mio
arrivo - dice Bellora - ho trovato una situazione progettuale già impostata. Negli anni passati si è molto lavorato
per l’ingrandimento della Foresteria portandone l’attività
da stagionale ad annuale. Oggi non è più tempo di ingrandimenti ma di gestire al meglio, rispondendo alle leggi e
tenendo d’occhio al funzionalità quanto è stato costmito in
passato. C’è dunque un progetto di miglioramento dei locali cucina e degli spazi di
servizio oltre che delle stanze
soprastanti. Dovremo inoltre
provvedere ad alcune migliorie interne per quanto riguarda servizi e sicurezza sui luoghi di lavoro, tendaggi e materassi ecc.».
La Foresteria non cambierà
dunque le caratteristiche consolidate in questi anni, anzi,
ogni intervento sarà realizzato avendo presente finalità ed
impostazione della casa: resterà quel ruolo di avamposto
del mondo valdese nei confronti del visitatore con tutte
le responsabilità e gli stimoli
che questo comporta.
iinaserie di incontri a Pinerolo
oblemì e prospettive
ALBERTO CORSAMI
i e famiglie «affidatarie»,
A^oisponibili a prendere
sé, con ihodalità che va^0 da caso a caso, un mila cui famiglia non rie® per motivi diversi a provalla sua educazione,
wno costituire una risorPer il territorio in cui viuno strumento per i
sociali. Poiché tutta
ÌII frazione non è seml|.® ® richiede una disponigjj ^ ^consapevole» di tutti
lupetti e le problematiche
da parte degli opeUsi 10 è stato orr^fo un «corso» che fa
aiinem maggior
fo di possibili risvolti di
pratica.
di persone diter, ritrovate, nel
lili n», ' di marzo, con
(psicologhe e
Ji ^ ''d sociali) e con alcu-J
^ per analizzare a
®ciar ^®P®di psicologici e
deii».iL®® anche giuridici
famigliare,
dio chiarezza sul qua-/
egop^P^dvo fissato da una
e ih P*d di 10
decisamente inteo aff questo settore; si
Dioitp’i le differenze
'*>e) enn !®.®®™iglianze (poiione ? l dell’ado
’ « e cercato di capire
perché possano sorgere conflitti di competenza fra tribunale per i minorenni e servizi
e operatori sociali.
Soprattutto è stata data voce a quelle famiglie che già
hanno in atto degli affidamenti, alcune delle quali da
molti anni e magari per più di
un minore. Dalla loro viva
voce, dalla loro esperienza è
stato agevole avvicinarsi
(perché a nessuno è possibile
«calarsi interamente nella
parte», finché non ne fa
l’esperienza) al complesso
mondo di relazioni e di sentimenti che coinvolgono il minore in affidamento, la famiglia d’origine, la faimglia affidataria, gli operatori.
Il corso non ha certamente
esaurito (né aveva la pretesa
di farlo) tutti gli aspetti della
questione; è tuttavia sembrato opportuno dargli un seguito che possa toccare in futuro
altri risvolti solo accennati
(per esempio l’esperienza tutta particolare degli affidamenti di adolescènti). Intanto, sulla scorta dell’esempio
proveniente da altri contesti
(come quello milanese, la sui
esperienza è stata portata
nell’ultimo incontro), si è deciso di dar corso a una serie
di incontri perio4ici fra le famiglie coinvolte, le cui modalità saranno definite nel
maggio prossimo.
Ricordo di un amico prezioso
Bruno Geymet
un testimone laico
ITALO PONS
Durante l’ultima edizione
delle «Giornate di Radio
Beckwith» qualcuno osservava come deli’iniziale staff organizzativo (che si cimentò
prima ancora con la «Giornata dell’Eco delle Valli», svoltasi la prima volta nel 1981) i
collaboratori fossero quasi
tutti cambiati. Uno di questi
pochi rimasti era Bruno Geymet. Per noi tutti Bmno era lo
«stregone della lucè»: quando
si iniziavano a montare le
strutture cominciava a portare
corrente a destra e sinistra, allacciare cavi, collegare prese,
provare e riprovare. La sera,
con il buio, tutti si potevano
rendere conto di quanto le sue
mani avevano fatto, molte
volte con materiali di fortuna,
con combinazioni elettriche
che solo lui conosceva.
Ma Bruno Geymet, uomo
della luce, lavorava paradossalmente nell’ombra, e quando la festa aveva inizio magari se n’era già andato, per poi
ritornare alla fine a smontoe
il tutto. Con la moglie Amalia
era stato custode, per diversi
anni, della Casa unionista di
Torre Peliice, e anche lì la
sua collaborazione, soprattutto in epoca sinodale, non
mancava mai.
Ex partigiano, consigliere
della locale cooperativa di
consumo, non era uomo di
chiesa nel senso tradizionale,
ma questo non gli aveva impedito di collaborare con impegno e libertà con la Chiesa
valdese di Torre. La malattia
che l’aveva provato in questi
ultimi tempi l’aveva sfidata
con dignità, senza farla pesare sugli altri.
Ci sarebbe da chiedersi se la
sua persona e la sua testimonianza laica non fosse un modo di dirci che la battaglia per
la libertà, che aveva combattuto in gioventù, era sempre
da ricominciare, magari nel
volontariato, lontana dal trionfalismo 0 dalla retorica che
può affliggere chi ha partecipato a momenti determinanti
della storia. «Bruno Geymet
non aveva deviato», ha detto
il pastore Rostagno al funerale: questi suoi contributi non
erano forse un modo per dirci
che in questa Repubblièa dello sfascio e dello scontento
vale ancora la pena di impegnarsi, anche se in ruoli non
di primo piano, eppure pro^0 per questo fondamentali,
^rché vitali per tutti?
Per coloro che l’hanno conosciuto il suo posto ora resta
vuoto, non solo nella famiglia
ma anche nella società ha cui
ha dato il suo contributo con
passione lasciandone segni
preziosi, non ultimo la semplicità della sua esistenza.
A Pinerolo la Festa delle corali
Cantare ì Salmi
in modo comunitario
FRANCO TAGLIERÒ
Le corali valdesi stanno
mettendo a punto il programma dell’annuale Festa di
canto, che quest’anno avrà
luogo a Pinerolo domenica 5
maggio. La sede dell’incontro
sarà la parrocchia cattolica di
Madonna di Fatima (via Caprini): questa scelta è del tutto nuovo nella storia delle corali e già di per sé dà un carattere particolare alla festa. La
giunta, incaricata dell’organizzazione deU’incontro, era '
alla ricerca di un locale sufficientemente ampio per contenere sia i coralisti (circa 400)
che il pubblico, normalmente
numeroso. Grazie a un consolidato buon rapporto tra la comunità valdese di Pinerolo e
la parrocchia e grazie anche
alla completa disponibilità
della locale comunità cattolica e del suo parroco, le corali
hanno accettato con gioia. Per
sottolineare la fraternità dell’
incontro parteciperà anche il
coro parrocchiale.
La Festa di canto sarà quest’anno centrata sui Salmi: il
mondo cristiano conta tutta
una tradizione di musiche
composte sui testi del salterio: a Pinerolo saranno eseguiti brani del salterio ugonotto (XVI sec.) e inni moderni, alcuni composti da autori valdesi. Essi, in italiano e
in francese, saranno proposti
come tradizione in parte da
tutte le corali riunite e in par
tei da corali singole o gruppi
di corali aggregatesi per l’occasione. Nel medesimo spirito
di condivisione di esperienze
la giunta, organo esecutivo
dell’Assemblea delle corali,
ha proposto recentemente ai
gruppi delle Valli una traccia
di riflessione sul servizio del
coro nella vita liturgica della
comunità. È un fatto che spesso all’interno delle coralli si
oscilla tra una concezione
«esterna» del coro (concerti,
esibizioni in occasioni eccezionali, musica d’autore, ecc.)
e un’altra «interna» (partecipazione regolare al culto sia
per rafforzare il canto comunitario sia per insegnare inni
nuovi). Questa doppia identità
è una ricchezza per la Chiesa
valdese ma diventa un limite
quando le corali privilegiano
la prima funzione rispetto alla
seconda.
Un altro ambito di impegno
per la giunta è quello di intervenire con aiuti finanziari là
dove gli strurnenti musicali
delle chiese utilizzati per
l’accompagnamento del canto
nel culto necessitino di manutenzione e riparazioni. Una
commissione apposita ha negli anni scorsi lavorato a proposito degli organi a canne, e
ora farà un inventario sugli
arinonium. Questi «gloriosi»
strumenti sono istati in molti
casi sostituiti con altri elettrici o elettronici, e messi da
parte senza pensare a un loro
«riciclaggio».
CENTRO CULTURALE VALDESE
Campo latino
A Torre Peliice, dal 5 al
10 agosto, insegnanti evangelici di tutta Europa affronteranno i due temi dell’economia e dell’elica in maniera contrapposta, considerando le dimensioni della produttività e del profitto alla
luce del rispetto del prossimo e della natura. Il problema che le giornate di studio
vogliono affrontare e dibattere è, in sintesi, il seguente:
nel pensiero e nei discorsi di
molti, l’economia e l’etica
sembrano appartenere a due
realtà distinte della società
contemporanea. Ma l’uomo,
per esistere, non ha bisogno
di entrambe?
Il convegno, che si propone come un tradizionale
Campo latino ben noto a
molti insegnanti e che, in
Italia, si è svolto a Siena,
quattro anni or sono, si articolerà in tre conferenze, se
minari e gruppi di lavoro,
nei quali saranno presentate
anche le situazioni dei diversi paesi partecipanti in
merito a sviluppo economico, etica e autonomia scolastica, nella prospettiva di
mettere a punto un documento sotto forma di tesi da
dibattere in seguito in sedi
diverse. Sono previsti inoltre studi biblici sul tema,
un’escursione a Frali eiuna
serata musicale.
Il convegno è organizzato
a Torre Peliice dal Centro
culturale valdese d’intesa tra
la Fédération protestante
d’enseignement e la Internationaler Verband Evangelischer Erzieher. Le lingue
previste sono il tedesco, il
francese e l’italiano. E allo
studio la richiesta di riconoscimento del convegno al
ministero della Pubblica
istruzione.
1 -J
^Useojres UAP ^UsecuresVita
Agente
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Agenzia generale
via Trieste, 47 - Pinerolo - tei. 0121 /764Ó4
12
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PAG. IV
E Eco Delle Vam i ^ldesi
VENERDÌ 12 APRILE 199fi|
Nelle
Chiese Valdesi
V
INCONTRI TEOLOGICI «MIEGGE» — Domenica 14
aprile, alle 17,30, presso la chiesa valdese di San Secondo,
sì riunisce il collettivo teologico «Miegge».
INCONTRO DEI CONCISTORI — Domenica 21 aprile, alle 15, nei locali della chiesa valdese di San Secondo,-irtcontro dei Concistori del I distretto sul tema «Gli anziani e le
visite»; introduce il pastore Alberto Taccia.
ANGROGNA — Venerdì }9 aprile, ore 21, riunione al Marr
tei; interverrà la corale.
BOBBIO PELLICE — Sabato 13 aprile, ore 20,30, nella saletta, colloquio finale con la presenza del Concistoro per i
ragazzi dei primi tre anni di catechismo. Domenica 14 aprile, ore 14,30, TUnione femminile incontra i neoconfermati.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Le prossime riunioni quartierali saranno l’il aprile a fondo San Giovanni e il 18 ai
Peyrot.
MASSELLO — Domenica 14 aprile, al Reyaud, si terrà l’assemblea di chiesa per discutere di finanze e di alcune questioni riguardanti il tempio.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 14 aprile, dopo il culto, pranzo comunitario. La prossima riunione delTUnione
femminile sarà il 16 aprile alle 14,30. Le prossime riunioni
quartierali saranno il 17 a Grangette e il 18 al Bessé; inizio
ore 15.
POMARETTO — Le prossime riunioni saranno il 17 aprile,
ore 20,30 ai Maurini e il 19, ore 20,30, a Perosa.
PRALI — Le prossime riunioni saranno il 15 alle 19,30 a Pomieri-Giordano e il 16; ore 20, a Ghigo.
RORÀ — Domenica 14, alle 10, nella sala Morel, culto con
assemblea di chiesa per eleggere i deputati alla Conferenza
distrettuale e al Sinodo; Giovedì 18, ore 20,45, nella sala
Morel, incontro di studio biblico.
SAN SECONDO — Domenica 14 aprile, alle 15, si incontra
rUnione femminile. Domenica 21 aprile, alle 10, assemblea di chiesa per eleggere i deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo
TORRE-PELLICE — Domenica 14 aprile, alle 15, incontro
mensile delTUnione femminile; il pastore Rostagno introdurrà la discussione su «Verità e tolleranza». Seguirà l’elezione delle delegate ai congressi Ffevm e Fdei che si svolgeranno a Ecumene dal 30 aprile al 4 maggio.
VELLAR PELLICE — Dall’ 11 al 14 aprile sarà ospite della
comunità un grupjK) di fratelli e sorelle di Rothselbèrg, nel
Palatinato, in vista di un gemellaggio fra le due comunità.
La visita si concluderà domenica 14 con il culto. Domenica
14 l’Unione femminile riceve i neoconfermati.
VBLLASECCA — L’Unione femminile si riunirà giovedì
11 aprile alle 14,30.
Una mostra a Torre Pel lice
La tradizione
musicale occitana
Raccogliendo il sempre più
diffuso interesse per la musica
e le danze delle valli occitane,
il Centro culturale valdese
propone nei prossimi mesi di
aprile e maggio una mostra
organizzata da Gianpiero Boschero. Mauro Durando e
Duccio Gay, con la collaborazione di Roberta Peyrot e
Marco Rostan. In una quindicina di pannelli corredati di
numerose e interessanti fotografie si ripercorre la storia
della musica nelle valli occitane, innanzitutto attraverso i
principali strumenti e i loro
più famosi suonatori: dalla
ghironda {la vioulo) con la
storia di Jouanin de Briga^
della vai Maira e della sua
ghironda a liuto (la vielle a
roue del 1763), al violino e a
uno dei suoi maggiori interpreti, Juzep da Rous di Sampeyre, a cui lo stesso Boschero insieme a Maurizio Padovan hanno dedicato un bel libro, al clarinetto, con la curiosa vicenda del pinfre di Martiniana in vai Po, e infine alle
fisarmoniche, con due belle
presentazioni di Jouann Bernardi di Sampeyre e di «Notou Sounadour», cioè Giuseppe Vallami di Robilante.
Si prosegue con il cpto popolare e con le sue particolarità nelle valli valdesi, cioè il
quadrilinguismo (patuà, piemontese, francese e italiano)
e la grande diffusione dei
cahiers nei quali i valligiani
hanno, nel tempo, trascritto i
testi delle numerosissime
canzoni. La mostra ricorda in
particolare l’opera meritoria
di coloro che si sono fatti tramite di questa memoria: da
Alimentazione, nutrizione e mangiare sano
La ciotola d'argilla
VALERIA FUSETTI
Negli ultimi 10-15 anni
T Organizzazione mondiale della sanità ha stimolato là ricerca nei confronti
dell’ipertensione arteriosa.
Attualmente l’ipertensione
arteriosa, assieme alTipercolesterolemia e al fumo, è
considerata uno dei maggiori
fattori di rischio per quanto
riguarda le malattie vascolari. I ricercatori hanno individuato nelTalimentazione uno
dei maggiori fattori per la
prevenzione e per il trattamento della stessa. La ricerca ha accertato che nelle comunità in cui si fa meno uso
di sodio, l’ipertensione arteriosa è meno frequente.
Prima di tutto è necessario
individuare le maggiori fonti
di assunzione di sodio: 1)
una quota modesta è assunta
dai cibi che lo contengono
naturalmente. Il sodio è concentrato maggiormente nei
cibi di origine animale rispetto a quelli di origine vegetale; 2) una quota di sodio
molto alta è assunta attraverso i cibi di fabbricazione industriale; 3) il sale aggiunto
ai cibi attraverso la cottura;
4) l’ulteriore dose di sale aggiunta ai cibi direttamente in
tavola. Una dieta che riduca
i rischi dell’ipertensione dovrebbe seguire alcune regole, quali evitare il più possibile insaccati e cibi preconfezionati, aumentare il consumo di frutta e verdura (ten
dente a riequilibrare il rapporto sodio-potassio), utilizzare sostituti del sale (ad
esempio erbe e semi aromatici). Una ricetta che tiene conto di queste esigenze è la
Torta di cavolfiore
e formaggio
Ingredienti per la base, o
crosta (come misura usate le
tazze da tè): 2 tazze di patate
crude grattugiate; 1 uovo
battuto; 1/4 di tazza di cipolla grattugiata. Per la farcitura della torta: 1 tazza di formaggio magro grattugiato; 1
cavolfiore medio; 1 grosso
spicchio d’aglio; 1 tazza di
cipolla affettata finemente e
tritata; 3 cucchiai di burro (o
di olio extravergine di oliva); 1/2 cucchiaino da caffè
di timo; 1 cucchiaino da
caffè di basilico; 1/4 di litro
di latte in cui siano state battute 2 uova; pepe nero in
polvere e paprica (quantità a
piacere). Procedimento: preriscalda il forno a 200°.
Grattugia le patate crude,
metti in una ciotola e per 1015 minuti lascia riposare,
poi elimina l’acqua in eccesso. Aggiungi la cipolla e
l’uovo e mescola molto bene. Ungi una. teglia da forno
antiaderente e spolverizzala
con un velo di farina o pangrattato, scuotendo via l’eccedenza. Metti l’impasto di
patate e pareggia bene, premendo con una spatola di legno, e metti a cuocere per 30
minuti nel forno preriscaldato. Mentre la crosta cuoce,
prepara la farcia: in una casseruola antiaderente fai sciogliere il burro (o metti
l’olio), fai cuocere la cipolla
e le cime di cavolfiore affettate con Taglio e le erbe secche aromatiche. Fai cuocere,
coperto, a fuoco basso, sinché le verdure non sono tenere. All’occorrenza aggiungi poca acqua calda. Quando
la crosta è cotta, levala dal
forno; cospargila con metà
del formaggio e su questo
disponi, pareggiando bene,
le verdure stufate, poi metti
il formaggio rimasto. Da ultimo spolvera la superficie
con la paprica e il pepe e rimetti nel forno. Cuoci per
altri 20-30 minuti.
Una buona variante può
essere quella di usare il tofu
al posto del formaggio. Il tofu può essere usato al naturale oppure preparato precedentemente: taglia il tofu a
fette spesse 1 cm e disponile
in una pirofila da forno in
cui avrai messo 1 bicchiere
d’acqua con 2-3 cucchiai di
shoiu (o salsa di soia). Dopo
aver disposto le fette di tofu,
cospargile con una miscela
di semi di aneto, semi di cumino, coriandolo in polvere
in parti uguali. Usa 1 cucchiaino da tè colmo di questa miscela. Lascia in forno
a calore moderato sinché
l’acqua non è completamente evaporata, girando le fette
di tofu almeno una volta.
Robert Taglierò («Le diable»), famosissimo cantore di
Villar Pellice, al quaderno curato da Gruppo teatro Angrogna per il locale Centro di documentazione, all’importante
opera di classificazione di
Enrico Tron (1904-1963) che,
attraverso il confronto fra 34
cahiers e altre numerose fonti
orali, ha raccolto la bellezza
di 462 titoli di canzoni, ripartite per argomento; infine alla
ricerca che nei primi anni ’80
l’Associazione culturale «La
cantarana» ha svolto per le
valli Chisone e Germanasca.
Non poteva mancare, nella
mostra, una parte sia pur breve sul canto valdese che, come è noto, fu per lunghi secoli assente nel culto per non
consentire di essere uditi e
quindi individuati, e sulle corali e alla loro grande diffusione a partire dalla fine del
secolo XIX (la prima fu quella di San Giovanni, fondata
nel 1866). Infine si parla di
danze e di revival occitano
degli anni ’70 per arrivare ai
gruppi musicali di oggi e alle
loro ricerche che da un lato
ripropongono musiche tradizionali delle diverse vallate e
dall’altro cercano un’interpretazione moderna spesso orientata al rock. Pensiamo per
esempio alle elaborazioni, anche «elettriche» del gruppo
«Lou dalfin».
La mostra sarà inaugurata
domenica 14 aprile, nell’ambito di una «Festa di balli occitani» organizzata con il
gruppo «Mouzico e dansa
d’Oc», alle ore 15, nella palestra del Collegio valdese, via
Pietro Valdo 2 a Torre Pellice.
Pomaretto
Aria di Ticino
a Cantavalli
Dòpo la pausa pasquale ritorna il Cantavalli; l’appuntamento di questa settimana è a
Pomaretto, sabato 13 aprile,
ore 21,15, nel tempio valdese, con il gruppo ticinese
«Vent negru». Il trio (Mauro
Garbani, Gabriele Martini,
Esther Rietschin) nasce nel
’92 a Locamo e attinge alla
ricca tradizione musicale del
Canton Ticino comprendendo brani strumentali dalle
musiche da ballo ma anche
brani vocali con canti narrativi, lirici e dell’emigrazione;
il grappo, riconoscendone la
continuità non solo geografica, coglie importanti elementi della tradizione musicale
lombarda e più in generale
dell’arco alpino. In Vent Negru le voci, nel tipico impianto polivocale, e lo strumentario, interamente acustico (fisarmoniche diatonica e cromatica, sassofoni, flauti, chitarre, percussioni) delineano
una interpretazione in cui la
espressività popolare viene
coniugata con riferimenti ai
molteplici idiomi musicali
che la cultura contemporanea
permette di apprezzare.
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE
Via Roma 45 - Luserna S.
Giovanni - 0121 -900245
spazio adolescenti
per confrontarsi sui temi
dell’identità, sessualità, vita
affettiva, rapporti sociali.
Ogni martedì, ore 17 alle 19
11 aprile, giovedì — BIBIANA: Alle 21, nei locali
della scuola elementare, incontro pubblico con medici di
base e medici omeopati sul tema: «Le allergie».
11 aprile, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 15,30,
per gli incontri delTUnitrè,
presso la Casa valdese, Cristina De Marco al pianoforte
proporrà musiche di Beethoven, Liszt e Mendelssohn.
11 aprile, giovedì — POMARETTO; Alle 20,30, nella sala del teatro valdese, si
svolgerà un dibattito su «L’attualità di Piero Gobetti (1901926)» fra il prof. Bartolo Gariglio dell’Università di Torino (Vita e pensiero) e il pastore Sergio Ribet (La Riforma
mancata). Dall’lì al 14 aprile, nella medesima sala, sarà
esposta una mostra su Gobetti; apertura 10-12.
12 aprile, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
20,45, nel municipio, piazza
Repubblica 1, a cura del
Gruppo di studio Val Lucerna, il prof. Daniele Mazza
parlerà su: «I superconduttori
e le loro applicazioni».
12 aprile, venerdì —PEROSA ARGENTINA: Alle
20,30, nella sala della Comunità montana, per il corso di
aggiornamento in agricoltura
il dott. Giorgio Dominici parlerà sulTafievamento e macellazione dei suini.
12 aprile, venerdì — SESTRIERE: Alle 21, presso la
sala consiliare, incontro pubblico sul tema: «Patologia e
aspetto patologico della vita
del montanaro».
12 aprile, venerdì — TORRE PELLICE: Alle 21, presso la sede di corso Lombardini
2, è convocato il consiglio della Comunità montana Val Pellice; all’ordine del giorno i
servizi socio-assistenziali e il
piano triennale di spesa.
13 aprile, sabato —
RORÀ: Alle ore 21, nel tempio, il gruppo corale Les Harmonies, diretto da Enrico
Charbonnier, presenta un concerto a favore del restauro del
tempio.
13 aprile, sabato — VILLAR PELLICE: Alle ore 21,
nel tempio, concerto per coro
e organo con il maestro Gatti e
la corale di Bobbio-Villar.
13 aprile, sabato — PINEROLO: Alle 21, al Teatro-incontro di via Caprini, per la
stagione teatrale pinerolese di
prosa, verrà proposto «Io e il
profeta» da Gibran Kahlil con
Paola Pitagora.
14 aprile, domenica —
TORRE PELLICE: Si conclude, nell’atrio del municipio,
la mostra di pittura organizzata dalTUnitrè al termine del
corso col pittore Guy Rivoir.
14 aprile, domenica —
SAN SECOND'O: Il gruppo
«Montagna insieme» propone
una giornata al Monte Tre
Denti; partenza ore 8 dalla
piazza del municipio.
18 aprile, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 21, nella
sala consiliare, per la serie di
incontri «Dopo Cemobil», dibattito su «Effetti delle radiazioni e attesa della malattia»;
intervengono il dott. Umberto
Ricardi (Divisione radioterapia delle Molinette) e il dott.
Maurizio Martucci (psicologo
delTUsl 10).
18 aprile, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 15,30,
alla Casa valdese, per gli incontri delTUnitrè, il prof. Piero Ferrerò parlerà su «Il pubblico a teatro».
19 aprile, venerdì — TORINO: Alle ore 17,30, presso
il Circolo ufficiali (corso Vinzaglio 6) si inaugura la mostra
di acquerelli di Edina Prochet,
che sarà aperta fino d 2 maggio (feriali ore 10-13 e 16-2()).
VALLI
CHISONE-GERMANAS
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Ospedale di Pomaretto, tei. 811«
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Guardia medica:
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Ospedale civile, tei. 2331
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sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULA^
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12, alle ore 21,15, sabato 13,s
ore 20 e 22,10 La de«|
delTamore; domenica 14, oié|
16, 18, 19, 21, lunedì 15 aprile, ore 21,15, Il Presidente.
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BARGE — Il cinema
munale ha in programma, ve-i)
nerdì 12 Underground e sa-,
bato 12 aprile La sindromei
di Stendhal di Dario Argen-r
to; domenica, ore 15,15,^’
18,15, 21,15, lunedì, martedì^
e giovedì, ore 21,15, Heat.
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Tel. 011/655278
Speri, in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riioriri®
non può essere venduto separai
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■rt/aö
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 1'»*^
Resp. Franco Giampict^
Stampa: La Ghisleriana
Una copia L. 2.000
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PAG. 5 RIFORMA
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I era considerata come un elefante assediato da più direzioni
® Insegnamento religioso a scuola
Il diritto di non avvalersi
MARCO ROSTAN
^ffÒLTO opportunamente
IVlil Comitato nazionale
Scuola e Costituzeione ha
"raccolto in un semplice lijttettino {Avvalersi e non avptersi, pp 75, £ 4.000), facilmente consultabile da alunni
ori, tutta la storia, i testF'dt lsgge, le circolari e le
ioni per affrontare nella
dea scolastica quotidiana,
Ìei rapporti con insegnanti e
teidi 0 direttori, la questio.nedfeU’ora di religione cattolica (Ire).
Ì Sono infatti passati già 12
anni dalla revisione del Con,|^ato e dalla firma dell’Intesa con la Tax'ola valdese;
nella scuola sta entrando una
frazione di alunni (e di
_ itori) che non ha parteci^in prima persona alle ininabili battaglie che si
^Wdovute sostenere per far
i fondamentali diritti di
ianza sanciti dalla CoZione venissero riconitàti.
r ®olti di loro ignorano la fae le sentenze della Corte
ituzlonale che si sono re
se necessarie per far sì che
Tire fosse veramente facoltativo; ma soprattutto al momento della scelta, della
compilazione del modulo,
della dichiarazione richiesta
ai genitori di alunni minorenni che intendono uscire
da scuola, possono sorgere
problemi, paure, esitazioni di
fronte ai presidi, dovute alla
non precisa conoscenza dei
propri diritti.
Nel libretto si trova risposta a tutto questo e a quel che
riguarda gli scrutini, gli atti di
culto o le cerimonie religiose
che coinvolgono la scuola.
Interessanti anche i dati e le
tabelle, da cui apprendiamo
che le regioni italiane con il
maggior numero di «non avvalentisi» sono il Piemonte, la
Toscana e l’Emilia Romagna.
Il libretto può^ssere richiesto alla casa editrice ’Valore
scuola (via L. Serra 31 - 00153
Roma, tei. 06-5813173, fax
06-5813118) ma è anche distribuito dall’editrice Claudiana e dalle librerie Claudiana di Torre Pellice, Torino e
Milano e dalla Libreria di cultura religiosa di Roma.
I Intervista al pastore Henry Babel autore di un saggio sulla città svizzera
Ginevra^ laboratorio politico e religioso
Un bilancio retrospettivo che mette in luce una storia ricchissima
Un luogo di incontro per culture e tradizioni diverse
Il pastóre Henry Babel di
Ginevra ha appena pubblicato un saggio sulla città stessa”’. Si tratta di, una riflessione storica, filosofica e spirituale sul destino della città di
Calvino e di Jean-Jacques
Rousseau. Riprendiamo l’intervista fatta all’autore dal
mensile protestante «Le Protestant» nel numero del 3
marzo scorso.
- Il suo ultimo libro La Verité sur Genève ha come sottotitolo «Schizzo di una filosofìa della storia di Ginevra».
Perché?
«Perché ritengo che sia
giunta l’ora per Ginevra di fare il bilancio della propria
storia. Essa è incredibilmente
ricca di avvenimenti che meritano una riflessione d’insieme nel senso in cui Sismondi, filosofo e parlamentare ginevrino di origine italiana, ha
dichiarato nella cattedrale
nel 1814, in occasione della
Restaufazione della Repqhblica, dopo l’occupazione
francese: “La storia considerata da una certa altezza mostra il concatenarsi generale
delle cause e degli effetti’’».
- Secondo lei quali cause
hanno proiettato Ginevra su
un’orbita internazionale, al
punto che sia stata spesso
considerata in Svizzera come
«Sonderfall», come «caso d’eccezione»?
«La prima causa sta nella
sua posizione geografica di
agglomerazione situata in un
luogo di passaggio obbligato,
prima dei mezzi di trasporto
inoderni, tra il mondo franco-germanico e quello italolatino. Ginevra non è diventata intemazionale ma è nata
dall’incontro dì questi due
mondi per via dell’importanza strategica del ponte sul
Rodano che ha motivato l’arrivo catastrofico di Giulio Cesare nel 58 prima di Cristo.
Parigi è in Francia, Zurigo e
Berna in Svizzera. Ma Ginevra è a Ginevra, noftie proprio, che significa «foce», dato alla dea Genavq che genera il fiume all’uscita dal lago.
Da qui l’estrema mobilità e
ricchezza della nostra storia.
- In queste condizioni Ginevra non avrebbe dovuto diventare il capoluogo della regione che va dal Giura al
Monte Bianco?
«No, perché la sua popolazione è sempre stata più europea che regionale e perché
molto presto si è costituita in
"Consiglio generale”, assemblea deliberativa anteriore
perfino alla fondazione della
Confederazione nel 1291.
L’orientamento autonomista
e a volte molto conflittuale
della storia di Ginevra è dovuto alle decisioni di questa
assemblea di cui diversi storici^noti ginevrini hanno detto
che era stata “il laboratorio
delle democrazie moderne”.
- Lei scrive: «È altamente significativo che, fin dal sorgere
della Chiesa a Ginevra, la collina sia stata occupata da cristiani non romani, denunciati da Roma come eretici». Può
precisare in che cosa è significativo?
«Per via della sua posizione
di luogo di passaggio NordSud, Est-Ovest, il cristianesimo non è giunto a Ginevra
soltanto nella sua forma romana, quindi latina e meridionale, ma anche nella sua
forma non romana, per via
deirimrnigrazione burgunda,
popolo nordico che aveva
adottato il cristianesimo nella forma "ariana”, cioè non
trinitaria. Per il re Gondebaud che occupò la città durante un secolo, Gesù era il
figlio di Dio ma non per questo Dio il Figlio nel senso del
dogma formulato a Nicea nel
325. È la ragione per cui non
si può dire che la Chiesa e la
cattedrale di Ginevra siano
state sempre cattoliche prima della Riforma. Il che ha
dato luogo a vive tensioni!
Lei spiega che una delle
cause della Riforma a Ginevra è stata la perdita di credibilità della Chiesa di allora.
Secondo lei come si perde, o si
conquista, la credibilità di
unà chiesa?
«La storia della Riforma a
Ginevra mostra che una
chiesa perde la propria credibilità a partire dal momento in cui perde il contatto
con la vita concreta e si affida ad “aparatcick” assettati
di prestigio che, nel più assòluto'isolamento, dibattono
su problemi che interessano
solo loro. A prescindere da
ogni vana polemica, è chiaro
che i quattro ultimi vescovi
di Ginevra erano compietamente tagliati fuori dalla
realtà nonostante, o a causa,
delle loro teologie».
- Circa l’azione di Giovanni
Calvino, lei sottolinea l’importanza dell’equazione personale. Si ha a volte l’impressione che il protestantesimo
moderno non si fidi delle personalità troppo forti. Che cosa
ne pensa?
«Quando nel nostro tempo
il protestantesimo si riferisce
a Calvino, dovrebbe cominciare col ricordarsi che egli
non è mai stato né seminarista né prete e che, anziché limitarsi a scrivere in latino come i teologi del suo tempo,
egli ha preso l’iniziativa di
esprimersi nella lingua accessibile al grande numero.
Niente linguaggio incomprensibile! A Ginevra, le personalità troppo forti, scomode, hanno sempre avuto difficoltà ad imporsi. Non solo
nella Chiesa. Il famoso dottore Tronchin, di fama europea,
ha dovuto fuggire a Parigi...».
- Come ha fatto Calvino per
imporsi?
«órazie alla mediocrità dei
suoi awérsari delTinterno é
alla levatura dei rifugiati
giunti dalTesterno, come ad
esempio lo stanipatore d’Estienne, Théodore de Bèze, i
Colladon, ecc.».
- Lei evoca la voce innovatrice, fin dal XVIII secolo, del
pastore Jean-Alphonse Turrettini, «il Grande». È possibile vedere in lui un riformatore
moderno?
«Chiamo Jean-Alphonse
Turrettini “il Grande” perché
ha capito i segni dei tempi e
sbloccato nella Chiesa una situazione che era diventata
senza via d’uscita. L tempi
moderni sono cominciati con
lo sviluppo delle scienze
umane e gli eccessi provocati
dalla caccia alle streghe controTe mentalità aperte al dialogo. Senza parlare delle
guerre di religione. Nel XVIII
secolo, Turrettini fu modera
no. Al termine del XX secolo,
preghiamo che Dio ci mandi,
per i tempi a venire, uomini
della sua lucidità, del suo coraggio e della sua levatura».
- Come vede il ruolo di questa città all’inizio del prossimo secolo?
«È difficile trovare una città
in cui siano stati tentati altrettanti esperimenti politici,
religiosi e culturalFsu un territorio così ristretto. E che sia
stata segnata da così tanti
uomini d’eccezione. Nella
mia conclusione rilevo che ci
sono sempre stati un microcosmo e un macrocosmo ginevrini. Mi auguro che il macrocosmo prevalga sul microcosmo e che Ginevra ridiventi un luogo in cui il soffio
divino spazzi via i grandi pregiudizi delle piccole menti!».
(*) Henry Babel: La Vérité sur
Genève. Slatkine, 1995.
;a mo;
)ggetti
lerolo
:i atti-i. Tel.
rogna
>iliata:
era da
re allo
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trattazione
i/angeli con;
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Due concetti da non contrapporre
lina cristologia dello Spirito
- RILVIO FERRARIO_______
A tradizione teologica octcidentale (e in particolaPer molti aspetti, quella
pr-otestante) viene spesso ac-fusata di essersi concentrata
® inodo eccessivamente unipter^e su Gesù, sulla dottriache Ip riguarda («cristolof®**)' sul suo rapporto col Pa•u« ’ l8;Sciando sullo sfondo la
Wssione sullo Spirito Santo
^Pneumatologia»). Oggi, viV molti ritengono che
nuove sfide poste al pen
a-ristiano (il dialogo ingiòsp, ad esempio, ma
mólte domande della
™u&a femminista, di quelaecologica, e di diverse teo1 sas liberazione) pos° ®®scre affrontate solo
ripi/^do al centro l’opera
be tin costituireb
®urta di terreno prividi dialogo.
discussione dei
S^uinii prende le mosse
KO opera del teolo
^ttoheo Marcello Bordoalla Pontificia
fiotdnii® Lateranense*."
la *^*uonosce senz’altro
«oI1^5*^bà dell’esigenza di
teoin,?^® utieglio la riflessione
Ptoinnj* uon l’ap
dea^i^^ento dell’azione
"lo. in ^uuto, utilizzando ^ contribu
® Cristologia
iPenriìo separate, e
tratta contrapposte:
invece, di pensarle
insieme, cosa che il libro cerca di fare, con molta competenza. La prima parte tratteggia «l’orizzonte dello Spirito»
nella fede cristiana, attraverso ampie cavalcate nella Bibbia, nella tradizione e nella
teologìa contemporanea: la
seconda («Prospettive per
una cristologia dello Spirito»)
articola il tema da punto di
vista sistematico. Il libro contribuisce ih modo significativo a mettere a fuoco un problema importante, in modo
attento all’attualità, ma del
tutto alieno da concessioni
alle mode teologiche del momento. La trattazione è sempre molto rigorosa, il che implica un linguaggio tecnico
impegnativo. Purtroppo, il
discorso è tutto interno (sia
come metodo, che come
contenuti) a un’ortodossia
cattolico-romana scientificamente assai attrezzata, ma
piuttosto rigida: in un’occasione è tematizzata la figura
di Lutero, ma in generale la
prospettiva protestante è as^
sente. Siamo di fronte, comunque, a un’ulteriore testimonianza del fatto che la
teologia cattolica italiana attraversa una fase abbastanza
feconda, in cui aumenta il
numero dei pensatori di primissimo piano. Per il piccolo
protestantesimo nostrano,
una sfida in più.
(*) Marceixo Bordoni: La cristologia nell’orizzonte delip Spirito. Brescia, Queriniana, 1995,
pp 3Ì5,£ 40.000. , •
Una mostra milanese fa da cornice a dibattiti e occasioni di riflessione
Alla ricerca dei diritti umani negati, nascosti e offesi
SERGIO RONCHI 1
CONTRO la perdita dì memoria, la superficialità, la
fretta, la disattenzione, l’indifferenza, si pongono 80
pannelli con oltre 170 immagini fotografiche, mappe, grafici e dati inediti attinenti alla
situazione nazionale delle
carceri, delle strutture ospedaliere e psichiatriche, del
rapporto del cittadino con
l’amministrazione pubblica e
dei rifugiati politici svolgono
il ruolo di coscienza.
I pannelli sono stati esposti
a Milano, per l’intero mese di
marzo, presso il Museo nazionale della scienza e della
tecnica «Leonardo Da Vinci»:
costituiscono la mostra fotografica «I diritti umani nel
mondo contemporaneo» organizzata dalla Soka Gakkai
International, associazione
buddista nata con la finalità
di educare agli ideali della
pace (il cui fondatore, il filosofo giapponese Tsunesaburo Makiguchi, moriva in carcere nel 1944 per le sue idee
pacifiste), e delTAssociazione
italiana omonima, che della
prima fa parte,
Inserita nella campagna
«Giovani contro il razzismo,
la xenofobia, l’antisemitismo
e l’intolleranza: tutti uguali
tutti diversi», del Consiglio
d’Europa in occasione delle
celebrazioni del 50° anniversario delle Nazioni Unite, la
rassegna mira a ricordare
l’universajità dei diritti uma
Un’lmmaglne avvilente che fa parte della mostra
ni, l’indispensabilità di una
cultura di pace, l’assoluta necessità di una educazione ai
diritti umani. «La libertà di
coscienza e di fede - sottolinea
il pedagogista Aldo Visalberghi nell’introduzione al catalogo -è trai più fondamentali diritti umani, ma si distinguono ormai tre o quattro “generazioni" di diritti e vi si riconosce un complesso sistema
interconnesso, dove si fa centrale il concetto di una dignità
da riconoscere e difendere in
ogni essere umano e di una
solidarietà che deve estendersi
all'intero genere umano».
Il clic dell’obiettivo viene
così a tradursi in un percorso
visivo contro l’indifferenza e
la discriminazione, perché
suona a denuncia di una violazione sistematica dei diritti
umani, dell’umanità stessa
del singolo che può godere
della libertà ma vedersi negare uguaglianza, benessere,
salute, casa, istruzione: in
una parola, la possibilità di
esistere, la garanzia del diritto alla vita, che implica il diritto-dovere di combattere
quanto riduce la democrazia
a mera enunciazione verbale.
L’immagine conduce alla
realtà, la penetra squarciandola; obbliga a guardare dentro se stessi per rivolgere poi
lo sguardo fuori, per com
prendere e diveltare consapevoli. Un anziano, pantaloni in mano, è davanti a una
frédda porta di freddi ambienti di un freddo ospedale
psichiatrico che lo inghiottirà
tendendolo ancor più anonimo. Bambini rivolgono da
una fossa-rifugio i propri angosciati sguarà verso il bombardamento che Ti sovrasta.
Almeno 80 milioni di bambini trai 10 e i 14 anni lavorano
in condizioni di schiavitù e di
pericolo: lo raccontano i loro
occhi carichi di speranzosa
attesa, consapevoli che andrà
delusa. Immigrati albanesi
tentano di sbarcare a Brindisi
buttandosi ih mare.
Un vecchio nero tiene in
braccio con calma disperata
il corpicino inanimkto di un
bambùio: negli ultimi 10 anni
un milione e mezzo di bambini sono stati uccisi e oltre 4
milioni feriti in guerra; altri
devono vivere in zone disseminate di mine antipersona,
e circa 200.000 sottoi-15 anni
negli ultimi anni sono stati
armoiri in varie parti del
mondo. E ancora: bambini
sottonutriti, i funerali dei turchi uccisi in Germania dai
neonazisti, malati di Aids...
La «parola delle immagini»
è stata accompagnata, nel
periodo della mostra, da conferenze e dibattiti su diritti
umani, ordine di pace positiva, bioQtica, Costituzione,
carceri, diritto allo sviluppo,
libertà religiosa, discriminazione contro le donne.
I
14
PAG. 6 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 12 APRILE Ì5
L'Assemlblea anngale dell'Unione predicatori locali a Rio Marina
Passione per la Bibbia e esigenza di predicare
Il 23 e 24 marzo i predicatori locali si sono riuniti in assemblea
per il corso di aggiornamento e per l'elezione del loro comitato
FLORENCE VINTI
PORTICI... Vallecrosia...
Santa Severa... Rio Marina: per gli ultimi quattro anni
le bellezze del Mar Tirreno
hanno fatto da cornice alla
nostra assemblea. Mentre
aspettiamo l’aliscafo per tornare sul continente e alle nostre comunità, si. riflette sulla
varietà dei Centri che le nostre modeste chiese evangeli
che hanno a disposizione per
simili incontri: apprezziamo
sempre questo patrimonio?
L’Isola d’Elba non è il luogo
più facile da raggiungere,
specialmente per chi viene
da Trieste, Udine o Napoli,
ma siamo tutti d’accordo che
valeva la pena venirci mentre
ci accingiamo ad affrontare i
vari cambiamenti (sostenuti
da panini e caffè e dalla compagnia fraterna) di mezzi
pubblici che ci attendono.
Approfitto di questa prim'a
attesa per chiedere alcune
impressìopi ai partecipanti
deU’assemblea Upl (Unione
predicatori locali), appena
terminata alla Casa valdese
di Rio Marina. Mi rivolgo a
due veterani che dal 1980,
l’anno della costituzione
dell’attuale Upl raramente
sono mancati alle assemblee.
«Ho sempre cercato di essere
presente - racconta Ennio
Sasso, fenroviere in pensione
- perché ho dato importanza
oltre che all’aggiornamento
teologico, anche alla possibilità di ritrovarci insieme per
scambiare le nostre esperienze« trovare nuovi stimoli
per poter continuare Toperadella predicazione». Aggiunge Aldo Garrone, predicatore
da più di 35 armi: «Sapendo
che per i predicatori locali
non esiste un’emeritazione,
trovo m questi appuntamenti un incentivo a non fermarmi anche nell’aggiornamento biblico».
Nel gruppo ci sono anche
dei candidati e delle candidate. Loris De Gaspari è uno dei
più giovani del nutrito gruppo che negli ultimi anni ha
contribuito ad abbassare
l’età media nelTUpl. Non
proviene da una famiglia
protestante e ascoltiamo volentieri la sua testimoiuanza:
«Dopo un periodo di disinteresse totalé per la religione,
ancora studente universitario
ho cominciato a leggere la
Bibbia, per curiosità - racconta -. Da lì ho scoperto la
differenza fra la Parola scritta
e le tradizioni cattoliche. Volendo comunicare con qualcuno che sentisse l’importanza di leggere questa Parola di Dio, ho scoperto la Federazione delle chiese evangeliche. Come risposta alla
mia richiesta di informazione, U presidente Giorgio Bouchard nel 1992 mi indirizzò
alla chiesa di Imperia.
Da due anni seguo il corso
per predicatori locali per poter continuare la mia ricerca
biblica personale e poter testimoniare questa mia nuova
esperienza di fede. L’incontro éon i membri di questa
assemblea è stata una bellissima esperienza, proprio
perché- essi condividono
questa ricerca e questo cammino di fede». Valeria Fusètti, conosciuta dai lettori
dell’Eco delle Valli per i suoi
consigli per un’alimentazione sana, è anche predicatrice
locale nel 1® circuito da alcuni anni. Dice: «Solo quest’anno ho potuto partecipare
all’assemblea. La cosa die mi
piace delTUpl è la varietà di
fratelli e sorelle, sia per l’età,
sia per l’esperienza di vita e
lavoro, mentre nel mondo le
persone che hanno questa
Foto di gruppo dei predicatori iocaii partecipanti aii'assembiea
(foto Luigi di Somma)
diversità culturale e sociale
non si frequentano mai, la
chiesa fa emergere i doni che
lo Spirito Santo ci ha dato,
unendoci in un’unica famiglia. Ho trovato positivo l’incontro e sono contenta di
avere finito gli esami e di essere stata iscritta nel ruolo di
predicatrice locale».
Dièci sono stati i candidati
che hanno potuto sostenere
qualche esame a Rio Marina,
approfittando anche quest’
anno della presenza del pastore Antonio Adamo, presidente della Cps. («Anche della sua grande pazienza!», aggiunge una candidata non
più giovanissima). Prima della sessione esami il pastore
Adamo ha parlato delle difficoltà che spesso impediscono ai membri della Commissione di incontrarsi (distanzCj altri impegni ecclesiastici) e ha fatto appello ai Consigli di circuito perché si facciano carico, insieme ai pastori delle chiese, della formazione e delTaggiomamento dei predicatori locali. I
corsi hi teologia non mancano ma sembra mancare invece, alle volte un aiuto alla preparazione omiletica. Abbiamo sentito durante il dibatti
to che ha seguito la relazione
di Adamo, di un nuovo corso
di teologia illustrato da Roberto Bottazzi della comunità metodista di Bologna.
Questi studi, che sono in
preparazione nell’ambito
della collaborazione delle
chiese battiste, metodiste e
valdesi, potranno essere fatti
per corrispondenza.
L’altro ospite invitato dal
Comitato quest’anno era il
pastore Giorgio Bouchard
che ha parlato sul tema: «Gli
evangelici italiani: chiesa di
popolo, chiesa confessante o
movimento evangelico?». Secondo il pastore Bouchard,
siamo tutte queste realtà. Anche se l’Italia è e rimane cattolica, nondimeno possiamo
dire, senza spirito trionfalistico, che «siamo finalmente
usciti dal tunnel e un evangelismo italiano esiste, fórse
per la prima volta dalla Riforma». Facciamo parte anche
noi, chiese valdesi e metodiste, del popolo italiano. Siamo chiamati ad essere «una
repubblica nella Repubblica:
una repubblica di fede, della
cultura e della socialità».
Durante i due giorni di lavoro non sono mancati momenti di preghiera e di can
to. I predicatori locali si sono
uniti per il culto preparato
dal segretario del comitato,
Mario Cignoni, che ha predicato suTtesto di Giovanni 1,
19-28, ha ricordato ai presenti che la chiamata di Giovanni Battista, di Gesù Cristo
stesso e degli apostoli era rivolta ai laici. Una chiamata
non alla penitenza ma al ravvedimento e alla sequela di
un Cristo crocefisso e resuscitato. Lo stesso messaggio
è ancora affidato a noi credenti oggi.
Cignoni ha anche letto e illustrato la relazione del comitato uscente che è stata
approvata all’unanimità. Il
comitato è stato riconfermato nella sua completezza:
Mario Cignoni, segretario;
Luigi Di Somma e Florence
Vinti, membri. I lavori sono
terminati nei tempi previsti
grazie anche alla buona guida del suo presidente, Gabriele Lala, che ha tenuto il
culto della domenica mattina quando i predicatori locali si sono uniti alla piccola
comunità di Rio Marina. Un
grazie è stato espresso alla
direzione della Casa valdese,
ambiente funzionale all’assemblea.
Documento della Chiesa battista di Bari
Per un ecumenismo di base
che non accetta prove di fqrza
Al termine di un dibattito,
che ha occupato due assemblee (25 febbraio e 17 marzo)
la Chiesa battista di Bari ha
approvato un documento
programmatico sull’ecumenismo e i problemi sociali
con particolare riguardo alla
questione degli immigrati.
Per quanto riguarda l’ecumenismo il documento rileva la distanza che esiste con
la dottrina e la struttura di
potere della Chiesa cattolica
e adduce come esempi significativi la questione dell’ora
di religione, il concordato
con lo stato italiano, le posizioni rigide sul divorzio,
l’aborto, il controllo delle nascite, il rifiuto del sacerdozio
femminile, il sostegno e
l’avallo dato alla superstizione popolare: tutte cose che
gli evangelici non riescono a
concepire. Tuttavia, ribadendo un fermo no nei confronti
di questi punti, l’assemblea è
disposta a «fraternizzare con
quanti sono sinceramente
impegnati in un cammino
ecumenico», ma anche in
questo caso a privilegiare
quelle iniziative sia «spfrituali» che «sociali» che partano
dalla base delle chiese.
Piena solidarietà invece,
senza riserve, per gli immigrati e forte critica nei confronti del governo a causa del
decreto che, con l’intenzione
di razionalizzare e flussi migratori e frenare gli ingressi
clandestini associati ad alcune forme di criminalità, «rischia di colpire quanti, onesti
e desiderosi di lavorare con
dignità, sono giunti nel nostro paese». Non paga di questa dichiarazione di principio, la chiesa si impegna a
sostenere materialmente e
moralmente gli immigrati.
In questa linea la chiesa
condanna «ogni forma di discriminazione razzista» e critica la tendenza presente
nella società di privilegiare
Taffarismp, di cedere all’arroganza sociale ed economi
i Federazione delle chiese in Italia
Alluvione in Piemonte
ultimo atto di solidarietà
Si è conclusa ad Alessandria T«operazione alluvione»
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. All’
indomani della catastrofe del
novembre 1994 la Fcei aveva
indetto una sottoscrizione i
cui proventi sono stati ripartiti fra ■
riti fra le tre grandi aree colpite: Cuneese, Astigiano e
Alessandrino. In quest’ultima zona sono stati assegnati
circa 50 milioni, si è deciso di
sostenere il servizio socio-assistenziale delTUsl, le cui
strutture sono state in gran
parte distrutte dall’alluvione.
In particolare sono state acquistate due Fiat 500 e rifatti
gli arredi di una comunità alloggio per minori in difficoltà, a Felizzano, un’area
non colpita ma che ha risentito dei buchi di bilancio seguiti alla calamità.
La donazione ha incontrato nella fase iniziale qualche
difficoltà burocratica, sbloccata nello scorso settembre.
Una sobria cerimonia di consegna delle autovetture e degli arredi si è svolta prima a
Alessandria poi a Felizzano il
2 aprile, presenti il presidente della Fcei, Domenico Tomasetto, i direttori amministrativo e sanitario della Usi
ca, di calcolare ogni cosa in
termini di profitto e di successo, e rende attenti i propri
membri a esercitare bene il
diritto-dovere del voto.
L’assemblea ha valutato
positivamente il processo di
collaborazione attualmente
in atto tra le chiese battiste,
metodiste e valdesi e ne incoraggia convinta il proseguimento per «sottrarsi - come
dice il documento - alla tentazione di chiudersi nel recinto delle proprie caratteristiche denominazionali e a
una rivendicazione acritica
dell’autonomia locale».
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no Di Donna (il funzioni^
che ha seguito ToperazioiJ
da parte della Usi) e il pas
re di Alessandria e Bassig
na Fulvio Ferrano, che seZ
è occupato per la Fcei.
Nel corso di un breve in-J
tervento il past. Tomase!
ha sottolineato la generosi
con cui molti, in Italia e ¡
estero, hanno voluto espi
mere la loro solidarietà, af
dando i contributi agli eva;,
gelici italiani, a motivo^del
trasparenza e delTeffìcien
dimostrata da questi ultL
in occasioni analoghe.!]]
Fcei da parte sua ha intesjj
privilegiare pochi progetti (¡1
una certa consistenza, quM”*
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pioggia. (Questa linea, se d
un lato ha comportato quL
che lungaggine, dalTaltr^
espressione di una volotì
di contribuire allo sforzo cfr!
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Ci
Vasto San Salvo, Pescolanciano
Ifedeli
Insegnare il cammino
della libertà in Cristo
f.
ACHIM ROSCHER
•f TERSO la libertà»: attorV no a questo tema i
bambini delle scuole domenicali di "Vasto San Salvo e Pescolanciano avevano preparato un culto per concludere
il primo ciclo delle lezioni di
quest’anno, «schiavi in Egitto
- liberi». E così domenica 24
marzo a Vasto San Salvo e a
Pescolanciano i genitori, i parenti e gli altri membri delle
chiese hanno seguito Mosè e
il popolo d’Israele, interpretati dai giovani attori e attrici,
lungo il percorso nel deserto.
Grazie a una grande carta
geografica ognuno poteva
orientarsi bene durante questo lungo viaggio tra Egitto,
Goscen, Madian, Sinai e Cancan. Bisognava superare
molti ostacoli e pericoli prima di arrivare nella «Terra
promessa»; ma l’aiuto di Dio
si manifestava anche in |-t6'
rna concreta, come per ese®
pio nella distribuzionèdd
pane e di acqua fresca.
1 due culti si sono conci
con una breve riflessione
cammino che noi oggi,
chiesa e come singoli crei
ti, abbiamo fare e sulle dit
coltà che dobbiamo supei
prima di giungere alla n(
«Terra promessa», quella
il Signore ha preparato pf
noi. In particolare per i b""
bini e per i ragazzi divi
sempre più difficile c<
prendere il vero valore di
libertà ricevuta per mezzsaj
Gesù Cristo, anche pero
noi adulti non siamo
in grado di trasmetterlo, f I
L’augurio dunque è
Signore, così come fece p®* ® di
suo popolo eletto, conttoi
intervenire per condurci '
so la meta del nostro via|
«verso la libertà».
le chi
;hen).
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IO
IL termine «tempio» (dal latino templum, a sua volta
¿al verbo greco temno, io taglio)'indica lo spazio che
" sso i romani e gli etruschi
gure determinava in cielo
^ terra, all’interno del quale «gii compiva le sue osserponi: soprattutto del volo
i uccelli dal quale dedu(¡eva presagi,
j,- per estensione il termine^
tene a significare nelle relijoni egizia, ebraica, greca e
OBjana lo spazio consacrato
al|fclto di uno o più dei e
q^di all’edificio stesso
[prendente quello spazio.
Per quanto si conosce, caratitica essenziale e costante
^0gni tempio cretese, miceneo, greco, etrusco, romano
ed ebraico è di essere l’abitazione, alla maniera umana,
'della divinità della quale sairdoti 0 sacerdotesse erano
S ìervizio e di avere perciò al
suo interno un luogó apposito, una cella (naos) nella quale lotto la sua forma mateente visibile di immagine, simulacro, statua o altro
lede la presenza reale della
nhità alla quale il tempio è
’dedicato. Davanti a questo
azio e sopra un altare si
ilgevano le funzioni liturfehe, le quali comprendevaflio fra l’altro offerte votive e
la celebrazione di sacrifici
penti di animali.
rD tempio quindi è composto da una parte interna acSSsibile solo al sacerdote e
da una parte esterna aperta a
' itti. Al centro della funzione
Jca non stanno dunque
i|edeli, i quali possono an
Riflessione sul sacro, la fede e la vita religiosa
Una disputa non conclusa: tempio o chiesa?
Non è certo mia intenzione scrivere un lungo trattato sul
tema del sacro, ma alcuni spunti mi sono giunti da avvenimenti di questi giorni. A Bologna c’è una mostra sui «templi e
luoghi sacri»; a Torino la nuova presentazione della Sindone;
in tempo di Pasqua e di Settimana Santa: vari articoli su quotidiani riportano riflessioni sul «sacro» con inviti ad abbandonare tutto ciò che è «profano» (ad esempio l’invito del cardinale di Bologna a un «digiuno» di televisione per ritrovare
la spiritualità cattolica!).
Lo scritto che qui viene riportato è una riflessione del pastore metodista emerito Sergio Carile dalla quale ritengo cosa
utile sottolineare alcune affermazioni. Se con il termine
«tempio» noi affermiamo (corne e nella radice della parola) il
«tagliare» uno spazio per farne dimora (la casa) del divino, i
cristiani evangelici non possono avere un tempio perché essi
stessi, per lo Spirito 'Santo, sono il tempio del Signore. Questo
è un messaggio che con chiarezza deve essere detto al nostro
popolo nella sua ricerca di «sacro» o nella sua fuga da tutto
quello che si crede «sacro». Se con il termine «chiesa» noi affermiamo il raccoglierci corrie credenti in Cristo al fine di essere testimoni della sua Parola, allora i cristiani evangelici si
assumono una responsabilità grande nel nostro tempo e nel
nostro paese: quella di essere viventi, operanti affinché la Parola cercatrice di Dio e la potenza del Signore si manifesti
nella nostra storia per offrire giustizia e speranza.
Giovanni Anziani
SERGIO CARILE
che non essere presenti, ma
l’oggetto nel quale è presente il dio, l’altare e i suoi sacerdoti. Analogamente e parallelamente nel tempio
ebraico di Gerusalemme, dove la Legge vietava l’esibizione di immagini, la presenza
reale localizzata di Dio era
ugualmente figurata in
aspetto visibile, anche se solo al sommo sacerdote, nella
materialità dell’Arca conservata nel luogo apposito del
suo santuario interno, all’
esterno del quale venivano
celebrati gli atti liturgici in
presenza del popolo, compresi i sacrifici.
A buon diritto, perciò, anche il tempio ebraico di Gerusalemme era chiamato
nell’Antico Testamento «La
casa di Dio» (I Cron. 22, 1). E
quando se ne parla nel Nuo
vo Testamento, esso è definito con i termini pagani di
naòs per la parte interna (Mt.
23, 15) e ieròn per Tinsieme
dei cortili esterni; dai quali
Gesù scacciò i mercanti (Mt.
31, 12). Tutto questo si trova
in un qualsiasi vocabolario.
Il luogo di culto cristiano
non ha alcuna delle caratteristiche determinanti del
tempio, sia pagano che ebraico, e soprattutto-non
contiene in forma visibile in
un oggetto, neppure nella
Bibbia o negli elementi della
Cena, a presenza reale localizzata della divinità.
Nel Nuovo Testamerito il
significato della locuzione
«casa di t)io» è assai diverso
da quello ebraico ed è specificato molto chiaramente,
per esempio in I Cor. 3, 16:
«Voi siete il tempio...» o in II
Cor. 6, 16: «Noi siamo il tempio...»; e la sia pur tarda I
Tim. 3, 15 precisa: «La casa
di Dio è la chiesa del Dio vivente». Non si tratta dunque
più dell’edificio che può essere demolito (Me. 14, 58)
senza alcun danno, bensì
della comunità, per cui nel
vocabolario cristiano il termine tempio col significato
di edificio culturale non ha
senso.
In un qualsiasi vocabolario
si trova anche il termine
«chiesa» ( dal greco ekklesia,
a sua volta dal verbo ekkalèo,
io chiamo a raccolta) che,
come è noto, nell’organizzazione della città-stato greca
(.polis) indicava la convocazione in adunanza del popolo. Il concetto di convocazione in adunanza di un popolo
che partecipa e agisce è quel
lo che viene puntualizzato
nel cristianesimo: l’assemblea delle persone animate
dalla medesima fede e professanti la medesima dottrina convocate allo scopo di
rendere personalmente onore a Dio e promuovere direttamente la reciproca edificazione fraterna. Per estensione logica il termine vieije così a significare anche il luogo
stesso deputato a raccogliere
questa adunanza nell’esercizio pubblico degli atti di culto destinati ad ottemperare a
questi due scopi.
Nel Nuovo Testamento il
termine chiesa è sempre usato per designare 3ia l’unione
universale dei fedeli cristiani
(es. I Cor. 10, 32: «Non date
motivo di scandalo ...alla
chiesa di Dio») sia il loro raggruppamento nelle singole
città (come I Cor. 1, 1: «La
chiesa di Dio che è in Corinto»; Ap;.l> 4; «Giovanni alle
sètte chiese che sono in
Asia»). Il locale dove questo
avveniva non ha nome: ogni
luogo dove i fedeli al Cristo si
radunavano era, ed è, chiesa;
termine perciò esclusivamente cristiano per cui, come è improprio parlare del
«tempio cristiano», è pleonastico parlare di «chiesa cristiana».
Dopo l’editto di Costantino (313), che sanzionava la
liceità del culto cristiano
nell’impero, sorsero i primi
edifici eretti appositamente
per le pubbliche cerimonie
liturgiche, i culti, che prima
avevano luogo in case private 0 nelle catacombe. Per le
nuove costruzioni furono
adottate le forme architettoniche preesistenti della basilica pagana: edificio pubblico del mondo greco-romano
preposto aU’amministrazione della giustizia e alle discussioni giuridiche.
Da questa scelta architettonica della prima cristianità
libera è evidente la marcata
differenza che essa faceva tra
tempio = casa del dio e chiesa = adunanza dei fedeli.
È altrettanto rilevante il
fatto che in tutte le attuali
lingue facenti riferimento alla nostra civiltà mediterranea, e non solo ad essa, il termine che designa l’adimanza
dei fedeli cristiani e il luogo
di questa loro adunanza deriva come in italiano dal termine neotestamentario ekklesia, cioè chiesa.
feSTA
JSlon tutti
he il)tedeschi
l|ono luterani
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fecep^
contìnii
idurciva
:ro ’
Non tutti i protestanti te'Ichi sono luterani. È da
che sento la necessità
questo chiarimento,
lo infatti provengo da una
Ielle chiese «unite» (unierte
jSben). E condivido questa
>^a provenienza con altri
W33.067 membri di chiesa
jptìstiche del 1993). I luteiieoisono leggermente di più,
sono 14.104.218. E infine ci
^0 anche in Germania i
robnnati che formano sempre Un gruppo di 412.000
pWnibri di chiesa.
Klaus Engelhardt è il vescoWtìella
«mia» chiesa, della
f®esa del Baden: egli allora.
se vogliamo, è un vescovo
«unito». Inoltre è presidente
del Consiglio della Chiesa
evangelica in Germania, e
perciò il presidente del Consiglio delle chiese regionali
luterane, unite e riformate.
Le chiese unite si dividono a
loro volta in due tipi: ci sono
chiese unite su base costituzionale (Unione veteroprussiana) e chiese unite su base
confessionale.
La Chiesa della Renania,
per esempio, fa parte del primo tipo (nato in Prussia nel
1817), in cui nella Chiesa regioiiale unita coesistono sempre chiese locali luterane e
riformate, le une accanto alle
altre. La Chiesa del Baden invece è un esempio per il secondo gruppo. Infatti non
esistono più chiesa luterana e
chiese riformate, ma tutte le
chiese locali sono chiese unite (precisamente da 175 anni,
dal 1821), che hanno come
confessione di base la Con
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Di Croce, Fulvio Ferrano, Maurizio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, CarMina Maurizio, Luca Negro, Luisa Ni#i, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paoio Ricco, Fui™Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo Rostan, Marco Schellenbaum, FederiM TBum, Florence Vinti, Raffaele Volpe AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia ABBOI^ENTI; Daniela Actis FOTOCOMPOSIZIONE: Aec s.r.l. Mondovì - tei. 0174/551919
^M«PA: U Ghisleriana s n.c. Mondov) - tei. 0174/42590 EDITORE: Edizioni ProtestanW--via Pio V, 15 bis -10125 Torino.
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t/8 del 1/ testata La Luce registrata dal Tribunale di Pineroio i^
arSeafi '951, responsabile Franco Gianipiccoli. Le modifiche sono state regi
^«»oon ordinanza in data 5 marzo 1993. ^
5 aprile 1996 è stato consegnato per l'inoltro postale all'LIfficio CMP Nord,
Romoli 44/11 Tonno mercoledì 3 aprile 1996.
fessione di Augusta (luterana), il Piccolo catechismo di
Lutero (idem), il Catechismo
di Heidelberg (riformato) e
infine la Confessione di Barmen (luterana e riformata).
Per la dottrina della Santa
Cena, motivo di divisione fra
luterani e riformati sin dal
colloquio fra Zwingli e Lutero
a Marburgo nel 1529, è stato
elaborato un documento del
tutto «unito», testimone della
fusione delle due dottrine.
Condivido allora con molti
altri tedeschi protestanti il
«problema» di non essere né
luterana né riformata, ma
unita. Però, come dice l’articolo 10 del Certificato dell’
Unione nel Baden del 1821,
«siamo amici con tutti i cristiani del mondo»..
DorotheeMack
Colleferro-Ferentino
Una legge
iniqua
Qualche settimana fa la Rai
ha diffuso nelle case degli
ascoltatori una notizia che ha
suscitato scalpore: un parroco a tarda sera si recò alla casa di una giovane donna con
l’intento di condurla via per
vivere con lei e quindi sposarla; c’è stata però l’imprevista e forte opposizione della
madre di lei, che ha respinto
il pretendente prete in modo
clamoroso, e così il gesto, che
nell’intenzione del giovane
prete doveva rimanere segreto, è diventato invece di dominio pubblico.
Il prete è finito in carcere in
attesa di giudizio per aver rotto una gamba alla madre della donna, muovendole contro
la propria auto; la donna è ricoverata in ospedale. Questo
è uno dei tanti simili casi e reputo che non sarà l’ultimo.
Quanto è accaduto mi ha
fatto riflettere e domandarmi: chi ne è il responsabile?
Di piimo acchito si potrebbe
rispondere: il prete. Ma considerando più a fondo la
questione mi chiedo: perché
il giovane prete è stato respinto? Perché egli, al momento di essere ordinato sacerdote, è stato obbligato a
accettare la legge del celibato
ecclesiastico come condizione senza la quale non poteva
essere ordinato: questa è una
legge canonica, peculiare
della gerarchia della Chiesa
cattolica romana. Ecco il motivo per cui la madre della
giovarle, donna credente, religiosà e fedele osservante di
quanto ie si insegna nella sua
chiesa, si è opposta alla richiesta, non dell’uomo ma
del prete.
Il caso sarebbe stato «normale» se non ci fosse stato
l’ostacolo della legge del celibato ecclesiastico. Qui sta
dunque il punto cruciale della questione: bisogna quindi
risalire al legislatore, verone
unico responsabile di quanto
accade, è accaduto e accadrà
a tutti gli ingenui e sprovveduti giovani aspiranti al sacerdozio cattolico, a condizione che si sottopongano alla suddetta legge.
Indotti dall’entusiasmo del
momento, privi di un’esperienza personale e di una
prova seria e a lungo meditata, si adeguano al celibato illudendosi di poter reprimere,
se non eliminare, le pulsioni
sessuali insite nella natura
umana. Dopo un’esperienza
più o meno lunga ma sempre
amara, reputando immorale
e vergognoso praticare l’ipocrita consiglio «Nisi caste,
saltem caute» (se non [puoi
vivere] castamente, [agisci]
almeno cautamente), alcuni
rischiano la paranoia, come il
protagonista del caso.
Il pontefice, che conosce
bene quanto accade a motivo
della suddetta legge, quando
deciderà di attuare anche
nella sua chiesa la prassi plurisecolare vigente nella Chiesa ortodossa, cioè di riconoscere ai suoi candidati al sacerdozio la libertà di scegliere il matrimonio o il celibato
nell'arco della loro vita? Perché ancora insiste a ritenere
valida una legge iniqua, causa prima di tormentosi stati
personali, che spingono gli
infelici a compiere talvòlta
atti inconsulti?
I vari motivi economici, disciplinari e prestigiosi, che di
solito si adducono a favore
della suddetta, norma non li
reputo affatto validi a giustificarne gli effetti perniciosi per
qualsiasi persona umana, di
corpo e di mente sana.
Bruno Ciccarelli - Catania
M Quale rete
delle donne?
Leggo sul n. 9 del Nev del 28
febbraio che alla fine di febbraio ha avuto luogo a Roma
un incontro nazionale di don-*
ne sulle problematiche emerse dalla conferenza di Pechino,e sull’impegno per l’assemblea di Graz che si terrà
l’anno prossimo. Sembra che
alla fine dell’incontro sia stata
proposta la creazione di una
«rete delle donne evangeliche», una stmttura di collegamento fra organizzatori e singole donne evangeliche.
Vorrei chiedere una chiari-:
ficazione tdle sostenitrici del
® ERRATA
Il rendiconto del Fondo di solidarietà pubblicato sul n. 13 di Riforma contiene alcuni errori. Lo riportiamo nella forma esatta.
OFFERTE PERVENUTE IN GENNAIO E FEBBRAIO.
£ 1.213.500
£ 300.000
£ 150.000
£ 100.000
£50.000
£ 40.418
£ 30.000
Gruppo di impegno ecumenico, Pisa.
Elda e Franca CoTsson.
Alina Bufalo; Ester La Scala.
Delia Fontana; Odette Eynard Balmas; Mirella Argentieri Bein; A. C.; versamento del 31.1 senza nominativo;
Scuola domenicale elvetica valdese, Trieste.
N. N. Verbania.
Interessi netti ccp 1995.
N. N., Trieste.
Totale £ 2.533.918
In cassa al 1/1/96 £ 3.620.413
In cassa al 29 febbraio £ 6.154.331
la proposta, perché mi pare
che una rete Tabbiamo già: la
Federazione delle donne
evangeliche in Italia. Dopo
vent’anni certamente deve
fare uno sforzo per aggiornarsi, facendo in modo che
sia veramente una rete di collegamento fra le varie realtà
femminili (come Cassiopea,
Sophia e quant’altro) e le singole donne, come è previsto
dallo statuto.
Abbiamo poco tempo prima del congresso della Fdei,
ma possiamo utilizzare le pagine di Riforma per stimolare
un dibattito in merito?
Christine Spanu - Milano
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Ester Peyronel ved. Baud
ringraziano di cuore tutti coloro
che, in vario modo, hanno partecipato al loro dolore.
Un particolare ringraziamento
alla dott.ssa Taraselo e al personale di assistenza domiciliare
dell'Us110.
Orgere di Frali, 25 marzo 1996
RINGRAZIAMENTO
■ «Nel mondo a vrete tribolazioni
ma fatevi animo,
io ho vinto il mondo»
Giovanni 16,3
La figlia e I familiari della cara
Clelia Rivoira ved. Bouissa
commossi e riconoscenti, non potendolo fare personalmente, ringraziano tutte le persone che
hanno partecipato al loro dolore.
Un particolare ringraziamento a
tutto il personale della Casa di riposo MIramonti, al pastore Gianni
Genre, alla sig.ra Elena Geymet,
ai medici e al personale dell'Ospedale valdese di Torre Pelllce.
, vaiar Penice, 3 aprile 1996
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
. Bruno Geymet
ringraziano tutti coloro I quali sono stati loro vicino nel momento
di dolore dovuto alla scomparsa
del loro caro.
Un ringraziamento particolare
al past. Bruno Rostagno.
Torre Pellice, 12 aprile 1996
16
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 12 APRILE 1996
Viaggio nel paese nordamericano sconvolto da una grave crisi economica
Messico^ neiPinferno dell'officina meccanica
L'officina è un purgatorio di rumori insostenibili, odori atroci: un'atmosfera
che ricorda i luoghi più oscuri della fabbrica di Mirafiori
ADRIANO BOANO
IN Messico non si possono
che ammirare gii sconfitti.
L’archivio della loro storia,
memoria delle scorrerie di
stranieri rozzi e saccheggiatori, *è custodito nei luoghi tipici, come possono essere le
grotte in cui vivono anche a
dieci gradi sotto zero i Tarahumara del Chihuahua o la
fonderia, dove soffocano gli
operai della General Motors
Così anche quelli che non si
riconoscono nella nazione,
ostili per nichilismo all’ipocrisia dei ricchi (Edgar, operaio melomane), o perché la
vivono come un mezzo per la
supremazia del Fri (Cuauhtemoc, docente universitario),
trovano motivo di adesione al
rancore verso gli «yankees».
Condivisibile, dopo aver visto
la fonderia.
L’inferno è meno suggestivo. All’ingresso si è accolti da
una vampata di aria bollente,
mista a polvere nera, che trova immediato ricovero nei
polmoni; non appena gli occhi terminano di diaframmare per adattarsi aila penombra, la mente rimane perplessa nel tentativo di capire
se è umana la natura delle figure, che si muovono avvolte
in stracci, elmetti, occhiali:
omini esposti a condizioni
termiche impossibili. Infitti
in forni incandescenti, dall’
interno di tute d’amianto si
dannano su colate ignee; addetti al trasporto e al travaso
di cisterne colme di fusioni
rossastre, che eruttano lapilli,
o ad annerirsi in linea a lavorare pezzi in mezzo ai fumi.
Si cammina su strati di polvere, che si incolla su qualsiasi
superficie, pelle compresa.
Transitare di lì significa
immergersi per un quarto
d’ora in un mondo parallelo
e uscire a rivedere le stelle
con carenze respiratorie per
la mezz’ora successiva. Nello
stanzino per le brevi pausa di
riposo si incrociano sguardi
con uomini senza più un’
espressione, stremati; catapultati in un secolo perduto,
dentro un’oscurità ravvivata
solo dai frequenti lampi prodotti dal materiale in fusione. L’officina meccanica è un
purgatorio di rumori insostenibili, odori atroci: un’atmosfera che ricorda i luoghi più
oscuri di Mirafiori, quelli in
cui le macchine sono state
collocate più di trent’anni fa,
ma il rientro, provenendo
dalla fonderia, è agognato e
puntellato dallo scroscio delle lingue di metallo fuso, sca-.
ricate dietro ai nostri passi,
quasi a suggellare l’intangibilità di quel mondo per nulla scosso dal nostro passaggio, che ci beffeggia per la
rtostra impotenza di fronte ai
sacrifici umani quotidianamente richiesti.
Gli agenti Pinkerton (quelli
di Tex!) fanno il paio, dentro
la fabbrica, con gli sbirri dall’aria tonta o crudele che si
pavoneggiano con manganelli e fucili a pompa ad ogni
angolo di strada. È il segno di
un alto livello di disoccupazione: tanto che T8 dicembre
scorso una ventina di ambasciate straniere sono state
bloccate dai disoccupati che
chiedevano asilo politico,
evidenziando così il carattere
politico ed intemazionale del
loro stato di senza lavoro.
Ogni mattina per entrare in
General Motors siamo costretti a fendere una folla di
avventizi in attesa di un’assunzione temporanea, pronti
ad accogliere come un messia l’addetto del personale
che offre loro il minimo salariale (30.000 lire la settima
Messico; due donne indios
(Foto Adriano Boano)
na). Una cifra irrisoria, Rur
valutando il costo della vita
pari a quattro volte meno
quello italiano. L’alternativa
è andare ad ingrossare le file
di agenti privati a presidio di
tutti i beni dell’oligarchia benestante o dei «gringos». In
un paese dove le persone in
divisa non possono bere in
una «pulquería», perché non
ne sono degni, si comprende
come molti messicani, piuttosto che sopportare un’onta
simile, preferiscano affidarsi
ai caporalL che li introducono nelle fabbriche dietro lauto compenso contrattato furiosamente, come avviene
per ogni servizio.
L’assistenzialismo verso
chi accetta di limitarsi ad essere uno sbirro spiega la
quantità di divise più del bisogno di ordine pubblico. Infatti la censura all’interno
delle fabbriche impedisce
quaiunque scambio di idee,
ma è pari alla possibilità di
esprimere il proprio pensiero
fuori: non si tratta di libertà
autentica, perché il permissivismo si fonda sulTimpossibilità di accedere ai canali
comunicativi di massa. Televisa, legata ad ambienti governativi, controlla l’etere,
come in Italia Fininvest e Rai;
un paragone reso lampante
da una pubblicità travestita
da informazione: nello spot si
decantano le peculiarità di
un tipo di pensione, creata
dai padroni per rastrellare
dai lavoratori i fondi, gestiti
dall’azienda.
Non esistono radio non allineate; persino nella selezione musicale. Si possono incrociare con un po’ di fortuna pubblicazioni distribuite
semiclandestinamente in
metropolitana, assieme alle
note strimpellate da sedicenti ciechi, il resto della stampa
è allineato; o innocuo, perché
cortocircuita in ristrette cerehie intellettuali. È talmente
inoffensiva una voce di dissenso nel mare di comunicazione allineata, che capita di
assistere ad una manifestazione organizzata dall’Ezln
nello Zócalo, la piazza principale: è come se le Brigate
Rosse, nel ’79, avessero potuto indire un comizio gremito
di gente in piazza San Giovanni a Roma.
Mons. Ruiz sul conflitto in atto
«Il Chiapas evidenzia
la crisi dell'intero sistema»
(2 - contìnua)
Durante il suo soggiorno in
Svizzera in occasione del lancio della campagna ecumenica di Quaresima, mons. Samuel Ruiz, vescovo della diocesi di. San Cristobai de las
Casas, principale mediatore
nel conflitto armato in atto
nel Chiapas dal gennaio
1994, ha confermato la continuità dei processo di pace.
Durante la prima settimana
di marzo è stata messa in piedi una commissione di controllo degli accordi già conclusi tra il governo messicano
e l’Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln). Il 20
marzo è iniziata la seconda
tavola rotonda sul tema «Giustizia e democrazia».
Il processo di negoziazione
nel Chiapas sta attraversando un momento molto importante. Anche se sono previste sei discussioni relative
ai gravissimi problemi che
sta attraversando il Messico,
è ovvio che ogni accordo
parziale dovrà essere applicato immediatamente, come
ha spiegato mons. Ruiz. Per il
vescovo cattolico romano,
che presiede anche la «Commissione nazionale di mediazione», «stiamo camminando verso profondi cambiamenti» in quella dinamica
che egli caratterizza come
«processo di vita», perché «si
potrebbe paragonarlo ad una
donna incinta che non deve
aspettare il nono mese di
gravidanza per annunciare
che sarà madre».
La nuova tappa avviata nel
Chiapas dopo la rivolta zapatista del 1° gennaio 1994 «si
iscrive nel processo di trasformazione che stanno vivendo gli autoctoni e i paesi
dell’America Latina» e implica «l’emergenza di un nuovo
Il vescovo Samuel Ruiz
è
r:
Pubblicati in un unico volume i testi ufficiali del Consiglio ecumenico
Chiese protestanti e giustizia sociale nel mondo del lavoro
Per la prima volta i testi ufficiali del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) attinenti alle questioni sociali sono
stati raccolti in un’unica
pubblicazione. Edita sotto gli
auspici del «Bureau International du travail» (Bit), questa raccolta mostra chiaramente l’evoluzione del punto
di vista protestante ed ecumenico sull’economia e il
mondo del lavoro nel corso
degli ultimi 70 anni. Risulta
altresì evidente la costante
ricerca delle chiese nel rendere conto concretamente e
fedelmente dell’esigenza biblica della giustizia.
Il volume, intitolato «Le
chiese protestanti e la questione sociale. Posizioni ecumeniche sulla giustizia sociale nel mondo del lavoro», è
stato presentato ufficialmente nei locali del Bit il 27 febbraio scorso, in presenza di
numerose personalità delle
istituzioni internazionali del
lavoro e dell’ecumenismo.
Katherine A. Hagen, direttrice
generale aggiunta del Bit, ha
ricordato gli stretti rapporti
tra il cristianesimo sociale e i
fondatori deli’Organizzazione internazionale del lavoro
(Oit) nel 1919. Konrad Raiser,
segretario generale del Cec,
ha rilevato che in effetti gli
inizi delle due istituzioni furono caratterizzati da strette
collaborazioni, purtroppo venute meno col tempo. Per
questo ha salutato l’iniziativa
del Bit di pubblicare testi del
Cec che quest’ulfimo non era
stato capace finora di raccogliere per offrirli al grande
pubblico.
Il segretario generale del
Cec ha tuttavia rilevato l’una
nimità delle posizioni delle
due istimzioni circa lo sviluppo attuale dell’economia
mondiale. Secondo Raiser il
vertice mondiale di Copenaghen del 1995 ha evidenziato
molto chiaramente ie difficoltà alle quali portano le disuguaglianze e le ingiustizie,
difficoltà accresciute da una
dinamica economica esclusivamente centrata sulla crescita: «Finché il molo sociale
dell’economia non prevarrà
sull’astrazione che rappresenta l’obiettivo della crescita, il Cec porterà avanti la sua
critica, fondata su una concezione dell’uomo come essere
di carne, di sangue e di relazione», ha affermato Raiser.
Padre Louis Christiaens,
dei Bit, ha precisato le ragioni
di questa pubblicazione evocando la figura di Albert Thomas, fondatore del Bit, che
nel 1930 affermava che «le ricerche delle chiese possono
rendere servizio alle istituzioni internazionali», ma che
queste ultime devono «dimostrare uno spirito combattivo», applicando il loro discorso nella pratica.
Secondo Christiaens, a fare
ancora oggi la particolarità
del Bit fra tutte le istituzioni
internazionali, è proprio
questa attenzione molto
aperta e concreta nei confronti della società civile, per
cui tutto deve essere fatto
perché le diverse comprensioni delle religioni sul mondo del lavoro vengano esplicitate. Inversamente, le religioni dovrebbero essere
informate sulle questioni che
si pongono al mondo del lavoro, in un rispetto costante
deU’alterità degli uni e degli
altri, nel corso della loro ricerca del benessere materiale e spirituale.
Dibattito permanente
Il principale artefice di questa pubbiicazione, François
Dermange, dell’Istituto romando di etica, ha ricordato
che questi testi non possono
essere considerati come il
corpo dottrinale del Cec in
materia di giustizia sociale,
ma piuttosto come gli atti di
un dibattito permanente e ha
rilevato che questi documenti
oscillano tra profetismo e
pragmatismo, a seconda delle
circostanze e delie tendenze
prevalenti ali’interno del
mondo protestante. Ricordando alcune nozioni chiave
che segnarono successivamente il loro tempo nel discorso sociale del Cec, il ricercatore ginevrino ha posto
in evidenza questa oscillazione continua. Concetti quaii
«società responsabile», «humanum» o «società giusta e
vitale fondata sulla partecipazione» si sono prestati sia a
un’interpretazione profetica
nel senso dell’azione per la
giustizia, sia a un’interpretazione pragmatica riferendo al
preseilte l’esigenza del messaggio biblico. «Si deve scegliere tra giustizia e amore?
No, è piuttosto nella tensione
feconda che esse mettono in
risalto che queste idee forza
realizzano la giustizia», ha
concluso Dermange, notando
che la giustizia è sempre contemporaneamente un’esigenza di senso e una questione di
compromesso tra interessi
contraddittori.
La raccolta presenta estratti di dichiarazioni o di testi
ufficiali del movimento ecumenico mondiale. Coprendo
le dichiarazioni fatte a partire
dalla Conferenza di Stoccolma, nel 1925, fino alTAssemblea di Canberra del 1991,
questi documenti sono introdotti e annottati con sobrietà.
La raccolta è arricchita da un
ampio estratto del documento su «Fede cristiana ed economia mondiale oggi», redatto dal Gruppo consultivo del
Cec sulle questioni economiche, testo adottato dal Comitato centrale del Cec nel
1992, nonché dal discorso
pronunciato dal segretario
generale Konrad Raiser in occasione del vertice di Copenaghen nel marzo 1995. (spp)
soggetto storico che denuncia non solo l’oppressione
economica e politica, ma anche l’oppressione culturale».
Interrogato sul molo giocato dalla chiesa nella ricerca di
una soluzione negoziata,
mons. Ruiz si è affrettato a
correggere il concetto istituzionale comunemente adoperato: «La chiesa, non sono
io né la gerarchia. È di fatto
Tinsieme dei cristiani che vi
si trovano (nel Chiapas)... Essi sono la chiesa», ha sottolineato, spiegando che il molo
di mediatore esercitato da
uno dei vescovi è il frutto di
un lungo lavoro con e fra gli
autoctoni.
Spiegando la sua concezione sul ruolo della teologia
nella realtà delle trasformazioni in America latina, mons.
Ruiz è stato categorico. Per
ogni cristiano, ha detto, il primo aspetto è l’impegno di fede e di carità accanto a coloro
che soffrono. 11 secondo è la
ricerca comune delle cause
deU’ingiustizia e la sua eliminazione. Infine, viene lariflessione sistematica sulla,
pratica, cioè quello che chia»'
miamo teologia: «La teologia
ci importa meno delia prati*
ca. Quando giungerà il giudizio universale, non ci verrà
chiesto se ci siamo sbagliati
in teologia, bensì nella pràtica. Non si tratta di un problema di ortodossia, ma di ortoprassi» ha affermato Ruitz.
Il cammino futuro del processo che sta vivendo il Chiapas non è semplice e corre alcuni rischi, ha avvertito il vescovo: «Il rischio principale è
il riduzionismo che si può fare di questa situazione. Non
si tratta solo di un conflitto
innescato da un gruppo di
autoctoni del Chiapas, ma di
un’interpellazione rivolta al
sistema intemazionale, vale a
dire che il conflitto del Ghia;
pas è il segnale di una crisi
dell’intero sistema dominante». Come dicono gli autoctoni del Chiapas, «Tutto pet
tutti, niente per noi». Ciò . ii,j
vuol dire che l’esplosione del
Chiapas non è altro che «h
localizzazione di un vulcano,
che era attivo dappertutto»,
ha concluso mons. Ruiz. (em
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Gravidanza e parto: 600.000
donne muoiono ogni anno
L’Organizzazione mondiale
della Sanità (Oms) ha comunicato che ogni anno in tutto
il mondo muoiono cinga
585.000 donne durapte la gravidanza 0 il parto. Il 99% di
questi decessi avviene in paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa. Il rischio di
morte per complicazioni sopravvenute durante la gravidanza 0 il parto è nell’Africa
nera cento volte superiore a
quello che corre una donna
in Europa. L’Oms sostiene
che finora i rischi connessi alla gravidanza sono stati sottovalutati e in una ntfova in
chiesta condotta in®*®®.
aU’Unicef ha stimato cn
questa cifra in realtà vari
aggiunti altri 80.000
morte, legati alle stesse cai^^
L’organizzazione jg
s
ÍRV
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la Norvegia, la Svezia e
Svizzera come i paesi a j»,
nor rischio, mentre il t®®
negativo è tenuto dalla Si
Leone e dall’Afghanistan
rpln7Ìnnp HpH'OmS SOW".
relazione dell’Oms so*-, jj,
la situazione di infbrioni ,jj
cui la donna vive in m
paesi e aggiunge che «uA jjj
tasso di mortalità delle ni ^
è un chiaro indice di ,j)
glianza».
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vir,
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pei
zio
c’è
Vai
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da
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gk
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eh
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ne
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