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Anno 115 - N. 22
1 giugno 1979 - L, 250
Spedizione in abbonamento postale
1" Gruppo bis/70
ARCHIVIO TAVOLA VALDESE
10066 TORRE PELLICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
UNA RIFLESSIONE BIBLICA SU LUCA 22: 27
Io sono in
come colui
mezzo a voi
che serve
L’amore resterà sempre alla base di ogni relazione umana - A noi il
compito di prolungare il servizio di Cristo fino alla sua venuta
Anche se la realtà è ben diversa, la diaconia dei nostri istituti
dovrebbe trarre ispirazione ed
assumere il suo senso dalla parola di Gesù qui riportata. Venendo sulla terra, Gesù non si è
presentato come un re o un uomo potente ma come un servo
che a quel tempo era uno schiavo che non poteva disporre di
se stesso, ma apparteneva, per
la vita e la morte, a qualcun’altro.
Perciò l’umanità ha sempre
lottato cóntro la schiavitù, lo
sfruttamento dell’uomo da parte
dell’uomo.
Ma occorre chiarire un facile
fraintendimento. Si dice che il
Cristianesimo, con l’etica del
servizio, del dono di sé, con la
predicazione della croce, con l’esortazione paolinica alla sottomissione dei servi ai loro signori secondo la carne di Efesini 6/5,
ha perpetuato la schiavitù e ritardato l'emancipazione degli
schiavi. Ma in realtà il Cristianesimo, con la predicazione della fratellanza umana, della eguaglianza, con la pratica dell’amore, è la negazione di ogni forma
di sopraffazione e di sfruttamento. Ha minato daH’intemo la istituzione della schiavitù, anche se
questa purtroppo sopravvive ancora, in varie forme, anche in seno alla nostra cosiddetta civiltà
cristiana.
Ma allora — si dirà — il servizio cristiano, la diaconia, l’esortazione di Gesù: « Chi vuol
essere il primo, sia l’ultimo e il
servitore di tutti », l’esempio di
Gesù che viene a noi sotto forma di servo, che senso ha ancora oggi per noi, per i nostri contemporanei, in un'epoca di rivendicazioni, di lotta per il riconoscimento dei propri diritti, di
autonomia, di emancipazione dell’uomo a tutti i livelli? Con certezza possiamo dire almeno queste tre cose.
Servizio: espressione
di libertà
1. - Servire, per libera scelta, è
la più alta espressione di libertà.
Gesù ha scelto egli stesso la
via del servizio, dell’abbassamento, della croce. La via dell’abbassamento è stata anche la via del
suo sovrano innalzamento (Fil.
2/11). Lo stesso principio nel
pensiero di Gesù vale anche per
il cristiano.
Ricordiamo l’esempio che a
noi tutti danno gli obiettori di
coscienza. In Italia questo diritto è stato finalmente riconosciuto dalle leggi dello Stato. Ma gli
obiettori hanno dovuto prima
soffrire (e molti di loro soffrono
ancora) molti anni di carcere.
Obiettori di varie nazionalità lavorano in alcuni nostri istituti
al Nord e anche in Sicilia. La
scelta del servizio civile alternativo è espressione e conquista
di libertà. I giovani, sempre più
numerosi, per motivi ispiratori
diversi, rifiutano di andare sotto
le armi e si mettono al servizio
dei loro simili, assistono i fanciulli, i vecchi, i drogati, i malati, gli emarginati.
Lutero, nella « Libertà del Cristiano » ha scritto le pagine più
belle per dimostrare che appunto servire è l’alta espressione di
libertà e che la più alta dignità
del cristiano è di essere libero e
servo ad un tempo.
Servizio: espressione
di disinteresse
2. - Servire è anche la più alta
espressione di disinteresse.
Viviamo in un’epoca in cui la
brama del danaro diventa sempre più ossessiva. Per il danaro
si mette a repentaglio la dignità e l’onore. Si rischia la vita e
si uccide.
Quando nel 1974 la Chiesa Valdese celebrò l’ottavo centenario
della conversione di Pietro Valdo si scrisse, si parlò molto di
povertà. Ma di lì a poco si chiuse il capitolo. Ma si disse che la
povertà evangelica aveva ispirato tutto il movimento evangelico delle origini. Si disse che, in
una società come la nostra in
cui il capitalismo e l’accentramento della ricchezza nelle mani di pochi generano tanti squilibri sociali e tante ingiustizie,
la « povertà », intesa come giusta ed equa distribuzione della
ricchezza dovrebbe ritornare ad
èssere oggi un valore essenziale,
un valore da ricuperare dalla nostra fede.
Erich Fromm nel famoso libro: « Avere o Essere » dice che
per molti oggi « la vera essenza
dell’essere è l’avere; e se uno
non ha nulla non è nulla ». Il valore di un uomo oggi è determinato dal danaro che guadagna.
L’amore del danaro — dice Paolo — è radice di ogni male. La
febbre dell’oro rovina l’uomo. La
degradazione della natura, la
contaminazione dell’ambiente, la
distruzione delle fonti di energia,
trovano in questo insanabile male dell’uomo la loro origine. Il
Prof.. VÙHdian4 di .Neumùnster,
ha scritto che la relazione della
chiesa e dei cristiani col mondo
è sempre una relazione diaconale. Ciò vuol dire che i cristiani
stanno in una relazione di servizio con lo stato per il benessere
degli uomini. Ma i cristiani oggi
non sono immuni dalla brama
del danaro e i popoli cristiani
sono i più ricchi del mondo.
La diaconia che viva accanto
alla sofferenza, alla miseria, alle privazioni di tante creature ridimensiona i nostri bisogni, ci
aiuta a liberarci dalla terribile
schiavitù del danaro.
Due giovani collaboratori del
nostro Centro Diaconale di Palermo hanno rifiutato un aumento del loro stipendio dicendo che
quello che ricevono basta alle loro necessità. Una insegnante della scuola media lascia ogni mese una parte del suo stipendio
per il Centro. Non si entra nella
diaconia per fare carriera. Dio
sa quante persone che lavorano
a Palermo e a Riesi hanno rinunziato per sempre ad una vita più
facile, ad un guadagno sicuro,
ad un avvenire tranquillo.
Servizio: espressione
deH’amore cristiano
3. - Servire è anche la più alta
espressione dell’amore cristiano.
Non si può amare solo a parole. Quando Gesù fece la moltiplicazione dei pani e sfamò 5.000
persone, inaugurò quella diaco
nia che, a Gerusalemme, nella
comunità cristiana fu affidata ai
7 diaconi. La diaconia e la predicazione della Parola erano
compiti distinti e non c’era interferenza, né conflitto di competenza, anzi perfetta armonia e
complementarietà.
La diaconia non consiste in
azioni di spettacolare grandezza,
ma in gesti ed atti di umiltà e
di servizio, come quello di dare
un bicchiere d’acqua a chi ha sete, del pane a chi ha fame. Vedo
i nostri educatori occuparsi con
dedizione totale di fanciulli che
la famiglia rifiuta e che sembrano segnati da un destino rovinoso cui bisogna strapparli con la
forza dell’amore. Vedo giovani
intenti ai più umili servizi di pulizia e di cucina con mirabile
modestia. Giovani vicari venuti
dalle più rinomate facoltà teologiche della Germania lavorare in
campagna coi contadini del Villaggio Speranza di Vita.
Certo sarebbe ingenuo sperare
di cambiare il mondo con la diaconia. Ma dobbiamo badare che
lo spirito cristiano del servizio
non venga sempre più sopraffatto dall’egoismo dilagante. L’umanità avrà sempre bisogno di quel
vero amore, disinteressato, costante, ispirato dall’amore di
Cristo. L’amore resterà sempre
alla base di ogni relazione umana. « La carità non verrà mai
meno ». Il servizio di Cristo non
poteva rimanere limitato al tempo della sua incarnazione. Siamo noi che dobbiamo prolungarne l’azione fino alla sua venuta.
Pietro Valdo Panasela
UN DOCUMENTO IN VISTA DELLE ELEZIONI PER IL PARLAMENTO EUROPEO
Liberi per cambiare
In occasione delle elezioni per il Parlamento europeo,
32 personalità del mondo protestante, anglicano e ortodosso europeo (comprese Spagna, Portogallo e Grecia) hanno sottoscritto un documento di impegno comune. I firmatari, che hanno sottoscritto il documento a titolo personale, sono responsabili di comitati ecumenici, presidenti
di consigli nazionali di chiese, vescovi luterani, presidenti
o segretari di chiese, professori di teologia. Tra essi citiamo il past. A. van den Heuvel, segr. gen. della Chiesa riformata olandese, il past. J. Maury, pres. della Federazione
delle chiese ev. in Francia, il past. L. Vischer, direttore della commissione « Fede e costituzione » del C.E.C., il pastore W. A. Visser’t Hooft, pres. onorario del C.E.C. Dall’Italia ha firmato il past. Aldo Sbaffl, moderatore della Tavola valdese.
Pubblichiamo la parte essenziale del testo riassumendo l’introduzione. Titoli, sottotitoli e sottolineature sono
redazionali. Il testo integrale e l’elenco dei firmatari, distribuito in Italia dal NEV (Notiziario evangelico della
FCEI) può essere richiesto in via Firenze 38, Roma.
(Dopo aver valutato come positiva la creazione della Comunità europea « quale strumento
per la costruzione di una società
più adeguata alle condizioni attuali » ed avere nello stesso
tempo riconosciuto il carattere
ambivalente che può avere questo nuovo sviluppo politico se
diviene strumento « di una pura
autopreservazione e dello sfruttamento altrui », il documento
prosegue sottolineando la necessità per le chiese di non identificarsi con l’uno o l’altro dei
raggruppamenti politici a livello
europeo, ma di porre al centro
dell’attenzione i problemi reali
perché siano questi a dominare
il dibattito. Il documento passa
quindi a elencarne 6 tra i più
urgenti).
Stati nazionali
e minoranze
O L’elezione di un Parlamento Europeo solleva drasticamente la questione della sovranità degli stati nazionali, che nei
secoli passati ha rappresentato
un fattore determinante nella
storia europea. Le elezioni sottolineano il fatto che è in corso la
creazione di un nuovo livello
di governo al quale si deve ora
fare riferimento. Nello stesso
tempo, gli stati nazionali vengono rimessi in causa dal nuovo
accento posto su entità regionali
più piccole. Gruppi con un proprio contesto etnico, linguistico
e culturale chiedono il loro riconoscimento e il diritto di partecipare al processo decisionale,
almeno nelle questioni che riguardano la loro vita interna.
Questa nuova situazione richiede che l’Europa futura venga
riconosciuta come una società
aperta e pluriforme, nella quale
le minoranze possono avere un
ruolo creativo e costrutttivo. Il
Parlamento Europeo deve cercare di aiutare gli stati membro a
offrire ai gruppi di minoranza
uno status che consenta loro di
contribuire alla vita della comunità.
In particolare, occorre vedere
nei lavoratori emigranti — siano essi residenti temporanei o
permanenti — un apporto potenziale a una società aperta e piu
riforme. La Comunità Europea
dovrà fare uno sforzo cosciente
per promuovere il rispetto della loro identità religiosa e culturale; la loro presenza può favorire il dialogo tra le diverse
tradizioni culturali presenti in
Europa. I governi devono offrire agli emigranti una adeguata
assistenza educativa e sociale,
mentre vanno moltiplicati gli esperimenti intesi a garantire loro
diritto di voto.
Le istituzioni
democratiche
A I paesi della Comunità han^ no un comune sistema di
istituzioni democratiche, ma hanno altresì l’esperienza comune
della loro vulnerabilità e dei
loro limiti.
Molte decisioni fondamentali
sono prese di fatto da poteri
al di fuori del loro controllo.
L’esigenza del consenso rallenta i processi di cambiamento
necessari, mentre la frustrazione
per queste lentezze provoca il
sorgere di pressioni che si eser
citano al di fuori delle istituzioni parlamentari. Le istituzioni democratiche sono estremamente fragili. Il disorientamento induce molti a chiedere strutture più forti di autorità e di
governo. Questa tendenza trova
le sue radici in un profondo desiderio di maggiore sicurezza,
la quale, tuttavia, non può nascere da un indebolimento delle
istituzioni democratiche bensì
da un loro uso più deciso. Non
si devono sottovalutare le possibilità di partecipazione politica offerte dalle attuali istituzioni democratiche.
Per superare il carattere elitario e tecnocratico della Comunità europea, sarà importante che il Parlamento europeo
crei ogni possibile occasione per
favorire la partecipazione dei
movimenti e delle associazioni
popolari di ogni tipo ai processi decisionali. Noi auspichiamo
che le organizzazioni non governative svolgano un ruolo importante a livello europeo.
La crescita
economica
A Alla Comimità europea, in
^ quanto associazione dei
paesi ricchi industrializzati, si
porrà in modo acuto il problema della crescita economica.
Essa si troverà stretta, infatti,
tra due considerazioni: da un
lato, sta diventando sempre più
evidente che una crescita economica incontrollata non può e,
non deve continuare all’infinito.
Aumenta nelle popolazioni europee il sentimento che lo sviluppo della moderna società tecnologica ha arrecato danno a
molti aspetti della vita umana,
ed è prevedibile che altre ne arrechi in hituro. D’altra parte,
la riduzione della crescita ha
come conseguenza la recessione,
il cambiamento di occupazione,
e quindi il sorgere di forti conflitti sociali. Ma non si può sfuggire a questo dilemma. Problemi come la produzione e il consumo di energia, lo sviluppo di
(continua a pag. 4)
2
1“ giugno 1979
GLI ORGANISMI DEL C.E.C. ■ INTERVISTA A MARIO MIEGGE CONVEGNO REGIONALE FDEI PIEMONTE
Per informare le chiese Bambini nelia Bibbia
sui temi internazionali e nelle nostre chiese
Come si svolge e in che cosa consiste il lavoro
delle commissioni e dei gruppi di lavoro del Consiglio Ecumenico delle Chiese? Per l’informazione su alcuni settori del lavoro ecumenico dobbiamo spesso basarci su notizie impersonali, ma per
altri possiamo disporre dell'informazione diretta
di alcuni membri delle nostre chiese che vi par
tecipano attivamente. Iniziamo con questo numero una serie di interviste che riguarderanno — oltre a questa — il «Programma per una società
giusta, partecipata e vivibile », il « Programma per
il disarmo, contro il militarismo e la corsa agli armamenti » e il « Programma per i diritti umani ».
— Come membro della Commissione deile Chiese sugli affari
internazionali sei particolarmente indicato per darci una informazione di prima mano; in che
consiste U lavoro della CCIA?
— Nel quadro delle attività del
CEC la Commissione si propone di « rendere testimonianza
alla signoria del Cristo sugli uomini e nella storia, mediante un
servizio nel campo delle relazioni internazionali ». La CCIA svolge i suoi compiti su vari piani.
Gestisce l’ufficio che il CEC ha
presso le Nazioni Unite, a New
York, in qualità di « organizzazione non statale ». Svolge compiti di consulenza sulle questioni internazionali, per la Segreteria del CEC. Interviene, in accordo con la Segreteria, in situazioni di tensione in cui sono coinvolte le chiese che fanno parte
del CEC. Questi sono i compiti
che la CCIA ha avuto fin dall'origine. Attualmente, con l’espansione e la riorganizzazione
dell’attività del CEC, la Commissione è inserita nei programmi della Seconda Unità (« Giustizia e servizio») secondo talune competenze. Alla CCIA fanno capo due dei principali programmi della «Unit II»; quello
sui diritti umani e quello per il
disarmo, contro il militarismo e
contro la corsa agli armamenti.
Questi programmi prevedono da
una parte attività di studio, discussione e confronto (soprattutto mediante conferenze consultive organizzate dal CEC),
dall’altra parte una attività di
diffusione delle informazioni e
delle elaborazioni, e di sollecitazione alle chiese in vista di un
più preciso impegno sui temi in
questione.
— Nella CCIA sono presenti
persone e organizzazioni ecclesiastiche molto diverse tra di loro, come in ogni istituzione internaraonale ed ecumenica. Queste differenze non rendono assai
difficile un discorso comune, soprattutto se si considera che le
attività della Commissione concernono problemi politici e situazioni di conflitto?
— È Sicuramente im privilegio
del Consiglio ecumenico il fatto
che nei suoi organismi si incontrino e confrontino esponenti di
chiese che vivono in situazioni
profondamente diverse ; Occidente, paesi dell’area sovietica, America latina. Africa, Asia, Oceania. È anche evidente che questa ricchezza di partecipazione
crea difficoltà in vista di una comune visione dei problemi e degli interventi. Ma le attività della CCIA non consistono in un
confronto più o meno diplomatico tra entità ecclesiastiche e
nazionali, come avveniva nel Movimento ecumenico degli anni
’50. Ciò dipende dal fatto che,
negli ultimi anni, è fortemente
cresciuta la coesione e autonomia degli uffici centrali del CEC,
per lo meno nel settore di cui
stiamo parlando. La CCIA funziona grazie al lavoro a pieno
tempo di alcune persone (attualmente sono cinque, compreso il
Direttore, l’avvocato argentino
Leopoldo Niilus). La Commissione (composta da 29 membri
effettivi ai quali si aggiungono
27 corrispondenti) non può avere molte riunioni plenarie a causa delle difficoltà finanziarie del
CEC. Essa ha dunque soprattutto il compito di controllare e ratificare il lavoro dell’ufficio. Nelle riunioni non c’è quindi molto
spMio per un approfondimento
dei dissensi. Ma ho l’impressioche che gli orientamenti prevalenti nell’ufficio trovino un largo consenso nella Commissione.
— È possibile caratterizzare
questi orientamenti con termini
politici come « progressista »,
« terzomondista » o simili?
— Nell’operato della CCIA si
percepiscono abbastanza chiaramente i mutamenti sopravvenuti negli ultimi quindici anni. In
primo luogo vi è il mutamento
nella composizione del CEC, con
la presenza sempre più consistente di chiese cristiane viventi
nei paesi più duramente sottoposti alla dipendenza coloniale
o imperialistica e avviati, in forme diverse, alla conquista della
propria identità nazionale.
In secondo luogo vi è il mutamento della posizione di alcune
chiese in rapporto allo stato. Negli ultimi anni è avvenuto, con
molto maggiore frequenza che
per il passato, che gruppi cristiani venissero a trovarsi in urto con le autorità in paesi dominati da oligarchie militari o da
regimi non democratici. Attualmente per esempio le chiese sono oggetto di repressione o per
10 meno sono considerate con
sospetto e ostilità in molti paesi
dell’Asia (Corea del Sud, Filippine) e dell’America latina, a
causa delle posizioni di difesa
dei diritti umani e di demmcia
dell’oppressione. Alcuni uomini
particolarmente impegnati nella
vita del CEC sono stati colpiti.
11 professor Mauricio Lopez, per
lunghi anni funzionario di « Chiesa e società » a Ginevra, è scomparso due anni fa in Argentina,
e si hanno ben poche speranze
sulla sua sorte, simile a quella
di migliaia di altri intellettuali,
sindacalisti, uomini politici eliminati fisicamente dai militari.
In terzo luogo vi è il mutaniento di atteggiamento di taluni esponenti delle chiese protestanti occidentali, che appaiono
meno legate alla politica dei governi. Gli avvenimenti internazionali degli anni ’60, in particolare i processi di decolonizzazione, la tragedia della guerra
americana in Vietnam, ma anche avvenimenti interni come le
rivolte studentesche, iniziate negli Stati Uniti nel 1964, le lotte
per i diritti civili, la ripresa di
conflitti sociali in molti paesi
occidentali, hanno avuto influenza su una intera generazione di
giovani i quali, superata ormai
la soglia dei 35 anni, cominciano
ad avere posizioni di responsabilità nella vita delle chiese. Indubbiamente, a livello ecumenico, il dialogo e la comprensione
con i nordamericani appaiono
oggi molto più facili che negli
anni ’50 o nella prima metà degli anni ’60.
Nel settore degli «affari internazionali », le difficoltà maggiori si incontrano forse nel rapporto con 1 rappresentanti di al-,
cune chiese dell’Europa orientale, che si esprimono di solito in
modo strettamente subordinato
alle posizioni ufficiali dei loro
governi. Ma è noto che queste
chiese vivono in una situazione
di grave limitazione della loro
autonomia, ed è già molto importante che possano essere presenti negli organismi ecumenici.
— Cosa suggerisci per favorire una informazione e presa di
coscienza da parte delle chiese
riguardo ai problemi internazionali dibattuti in campo ecumenico?
— È evidente che ci sono grosse carenze di comunicazione. La
« base » delle chiese è poco informata riguardo ai grandi temi
(diritti umani, disarmo ecc.) che
vengono affrontati dalla CCIA.
Ma sul piano della informazione
non è difficile ottenere dei miglioramenti, dedicando maggior
spazio sulla stampa, curando
pubblicazioni di documenti brevi e suscettibili di ampia diffusione. Il problema più grave non
è questo ma piuttosto la mancanza di sensibilità e di interesse. Se le comunità ecclesiastiche
rimangono gruppi chiusi su se
stessi, se i membri delle comunità non sono, per conto loro,
attivi nella dimensione secolare
e laica della lotta per la democrazia, le elaborazioni e gli stimoli provenienti dal CEC hanno
ben scarsa possibilità di essere
recepiti.
A PAGINA 8
Rendiconto finanziario
e situazione attuale
degli abbonamenti
all’Eco-Luce.
Una pagina proposta
alVattenzione delle
chiese e dei singoli.
Domenica 6 maggio si è tenuto
presso la Chiesa Battista di Lucente, a Torino, l’incontro regionale della Federazione delle Donne Evangeliche in Italia, con la
partecipazione di una settantina
di sorelle provenienti dalle chiese battiste e valdesi di Torino,
Rivoli, Sant’Antonino di Susa e
da sette comunità delle Valli.
Durante il culto del mattino,
il Fast. Foligno ha predicato sul
testo di Marco 10: 13-16 che si
riallacciava al tema del convegno: « Il bambino nella Bibbia
e nelle nostre comunità ».
Ad uno scambio di informazioni sulle esperienze delle unioni
presenti, dal quale è emerso il
desiderio di intensificare le occasioni di collaborazione tra le
varie denominazioni, e ad alcune
notizie sulla « Conferenza delle
donne cristiane europee », è seguito il pranzo comunitario offerto dalle sorelle battiste.
Tre brevi contributi, « Il bambino nella Bibbia » di Katharina
Rostagno, «Il bambino nelle
nostre comunità » di Magda
Mollica, « La Santa Cena ai bambini » di Marie-France Coïsson e
un intervento di Carla Longo « I
problemi del bambino nella famiglia e nella società odierna e
Taffidamento familiare come una
delle soluzioni alternative all’istituto », hanno introdotto il lavoro
nei gruppi.
Nelle nostre comunità non abbiamo saputo accogliere il germe di novità delTatteggiamento
di Gesù Cristo verso i bambini,
completamente diverso dalla
mentalità della sua epoca. Il primo gruppo ha quindi discusso
su come far crescere nel bambino i suoi doni, non considerandolo semplice oggetto del nostro
insegnamento religioso, bensì
membro a pieno diritto delle nostre comunità.
Sono state riferite rifiessioni di
bambini di una scuola domenicale che chiedono di avere una
parte attiva nei culti, da rendere
più dinamici, e vorrebbero non
solo un’istruzione religiosa, ma
altri spazi comunitari per socializzare (per cui è necessario formare dei quadri con corsi di animazione).
Alla maggioranza del gruppo
che si occupava della Santa Cena
ai bambini sulla base dello studio di Sergio Rostagno e di esempi stranieri, è sembrato che la S.
Cena potrebbe essere presa a
qualunque età, con o senza il
battesimo. Da parte battista si
chiedeva però se il rischio non
fosse quello di sottovalutare il
battesimo. È necessario spiegare nelle scuole domenicali il significato della S. Cena e del battesimo. Ci vuole cautela, ma non
si devono escludere i bambini, i
quali possono essere pronti ad
aspettare loro stessi un’età giusta.
Il terzo gruppo ha riflettuto
sul fatto che la famiglia di oggi
delega ad altri l’educazione dei
figli, che vivono per lo più nella
solitudine. Bisogna trovare modi
nuovi di vivere, ad esempio dei
periodi di lavoro a tempo parziale per padre e madre, per la cura dei figli.
Durante rincontro è stato raccolto un contributo per l’acquisto di un ecografo per Tospedale
evangelico « Villa Betania », come segno di fraterna solidarietà
per il lavoro svolto in uno dei
quartieri più miseri della città di
Napoli.
Abbiamo apprezzato la scelta
di libri « su e per il bambino »
propostaci dalla Libreria Claudiana.
Un arrivederci in autunno forse intorno al tema: « Che cosa
abbiamo fatto della creazione
che Dio ci ha affidata? ».
K. Rostagno
M. F. Co'isson
CONFERENZA EUROPEA DELL’MCS
Guardando al futuro
Con questo tema si è tenuto
dal 16 al 21 aprile a Cardiff nel
Galles la Conferenza del Movimento Cristiano Studenti 1979.
Circa cento delegati rappresentando 18 paesi europei hanno
partecipato ai lavori esaminando insieme i vari aspetti del tema « Ripensando la spiritualità
(Cristiana nelTimpegno politico »,
presentato da Hans- Jürgen Be^
nedict, teologo tedesco. I primi
due giorni sono stati dedicati al
lavoro in gruppo sui seguenti
argomenti: a) aspetti teorici del
tema principale; b) nuove forme
di testimonianza cristiana; c) repressione nella chiesa e nella società; d) abitare in strutture decentralizzate.
Il gruppo su nuove forme di testimonianza è partito esaminando un progetto di pianificazione
di una città in Svezia per poi
tentare insieme di creare un modello nuovo nell’urbanistica, mentre l’ultimo gruppo è partito con
NOVITÀ’
GERD THEISSEN
Gesù e il suo movimento
analisi sociologica deiia
comunità cristiana primitiva
pp. 192, L. 3.900 (P.C.M. 36)
— Primo tentativo scientifico di analizzare comportamento e
ideali dei cristiani primitivi, nonché le influenze esercitate
dalla e sulla società del tempo.
— Grazie ad un eccezionale dominio delle fonti ebraiche, cristiane e pagane, il libro arricchisce notevolmente le nostre
conoscenze delle origini cristiane e del «mondo» del N.T.
— Un’opera che apre nuove prospettive di ricerca sulTappassionante problema del « Gesù storico » e del movimento da
lui fondato. Utilissimo come testo di studio per gruppi
biblici, monitori ecc.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 Torino
c.c.p. 2/21641
una visione teorica ed utopistica di strutture umane, non più
organizzate dall’alto in funzione
della logica capitalistica, ma dalla gente in funzione dei loro bisogni. Il ruolo della tecnologia,
la riorganizzazione del sistema
produttivo, la conservazione dell’ambiente naturale, l’energia alternativa (soft energy), il sistema
educativo, l’alimentazione naturale sono stati esaminati con altri aspetti della nostra vita centralizzata. La domanda che è sorta è: come far sì che le strutture
alternative non siano solo delle
isole felici per alcuni privilegiati
ma dei mezzi per realizzare dei
cambiamenti nella società tutta?
Il giovedì è stato dedicato a
una gita per conoscere la realtà
del Galles. Ci è stata illustrata
la vita concreta — i problemi sociali e politici dei lavoratori
negli ultimi anni con una visita
ad una comunità di minatori.
Gli ultimi due giorni il lavoro
di gruppo si è svolto intorno ai
seguenti temi: 1) i nazionalismi e
le chiese: 2) la tecnologia moderna e la sue implicazioni per
la fede; 3) il significato di missione oggi ed il nostro rapporto con
i movimenti carismatici; 4) il
movimento delle donne, teologia
e spiritualità; 5) uno sguardo ai
nuovi movimenti religiosi: 6) studio biblico: Apocalisse 21: 1-6;
7) La croce e la negazione di sé:
Marco 8: 34-38; 8) La fede cri
stiana e la responsabilità sociale.
La conferenza si è conclusa sabato mattina con una assemblea
seguita dal culto e dalla Santa
Cena. Marco Rostan ha presentato una meditazione su Romani
12: 1-2 preparata dalla delega
zione italiana. La spiritualità è il
presentare « i vostri corpi in sacrificio vivente, santo ed accettevole a Dio. E non vi conformate a questo secolo, ma siate
trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza
qual sia la volontà di Dio, la
buona, accettevole e perfetta volontà ».
Spetterà ai gruppi MCS nei vari paesi, inclusa la EGEI, fare
proprio un approfondimento dei
più importanti temi emersi: quale .spiritualità e quale impegno
politico caratterizzeranno la nostra vita di credenti negli anni a
venire?
Judith K. Elliott
Chiesa Pentecostale
Da segnalare l’apertura di due
nuovi locali, uno a Cuorgné l’altro a Cologno Monzese.
Un ben riuscito raduno giovanile ha avuto luogo in Sicilia
a Barcellona.
CASA EVANGELICA
S. MARZANO OLIVETO
Aperta per vacanze dal 30-6 al 31-8.
Per informazioni rivolgersi al Direttore.
Chiara Aldo - via Plana n. 105
15100 Alessandria - tei. 0131/55995
3
1° giugno 1979
DAL CONVEGNO PASTORALE DI ECUMENE
Rapporti ecumenici
Facendo seguito aH’articolo di Renzo Bertalot sull’identità protestante, Giovanni Scuderi riferisce sulla 2® parte dell’incontro di Ecumene
a colloquio con I lettori |
Nel corso del dibattito che si è
basato su un ampio documento
preparato dal prof. Paolo Ricca,
in merito al modo di fare ecumenismo è stato precisato che vi
sono diversi modi di incontrarsi;
a) tra chiese, cioè a livello ufficiale, di commissioni e di gruppi
di studio; b) tra singoli, cioè a
livello di base, ad es. per una
lettura biblica in comune; c) tra
militanti, cioè a livello di confronto e di ricerca di una posizione comune su determinati argomenti specifici.
E’ stato ripetuto l'ormai noto
quanto generico cliché che sconfessa quell’« ecumenismo di vertici », che di fatto non esiste in
Italia, almeno per quanto riguarda le chiese evangeliche italiane;
in ogni caso, si è detto, in ogni
tipo di ecumenismo va sempre
considerato con attenzione il modo in cui le cose vengono condotte, affinché tutto avvenga nel
rispetto di alcuni principi a nostro avviso fondamentali, quali:
la assoluta parità e la doppia reciprocità. Tali principi sono stati sempre osservati dalla nostra
chiesa valdese ad es. nei suoi
rapporti con la chiesa metodista,
ed hanno permesso di giungere
alla integrazione.
Quale prossimo
Certo recumenismo non sfugge al "rapporto di prossimo”, ma
mentre fondandosi su quest’ultima considerazione alcuni sostennero che prima di parlare di :‘'apporti con il cattolicesimo si sarebbe dovuto affrontare il problema dell’ ecumenismo con il
"prossimo più prossimo”, cioè
con le chiese battiste e le altre
chiese evangeliche, e poi si sarebbe potuto parlare del "prossimo più remoto” cioè del cattolicesimo; altri, contestando
come “confessionale” ed "ecclesiologicamente cattolica ed integrista” tale concezione del prossimo, sostennero che il prossimo
è la persona che si incontra per
la strada, sul posto di lavoro, nelle scuole, nella città, e che, dato
che tale prossimo è quasi sempre cattolico-romano, proprio per
il "rapporto di prossimo" che caratterizza Tecumenismo, il nostro
impegno di incontro, ricerca e
confronto con i credenti cattolici senza alcuna discriminazione
aprioristica, è un impegno prioritario. Con le altre chiese e movimenti evangelici il discorso
ecumenico in fondo è un discor
so privilegiato, una “via larga”
facile da percorrere, perché almeno ci accomuna una base di fede in Cristo e nella sua Parola
quale unica norma per la nostra
fede.
Qualcuno si è espresso in modo decisamente critico verso gli
incontri di studio e di ricerca
biblica che hanno luogo tra cattolici, in un certo senso "tradizionali » o almeno non dichiaratamente dissenzienti, ed evangelici con la partecipazione di pastori, professori della facoltà valdese di teologia e laici evangelici
impegnati e qualificati. Tali incontri sarebbero sintomo di un
ecumenismo di "adattamento”,
unidirezionale, in cui il protestantesimo si adatterebbe ad un
ecumenismo condotto secondo
le forme ed i proncipì cattolici.
A chi sosteneva tale tesi è stato
fatto osservare che a nessuno è
lecito squalificare gli altri, pastori, professori di teologia e credenti delle nostre chiese, sol
perché costoro non condividono
le idee che un singolo ha la libertà di avere, ma non il diritto
di imporre quale norma di comportamento per tutti gli altri.
L’ecumenismo
sblocca la stasi
evangelistica
È emerso inoltre che la maggioranza dei presenti ritiene valido un ecumenismo aperto a
tutti senza preconcetti, anzi la
disponibilità senza discriminare
luoghi e persone equivale a non
sbarrare noi certe porte che si
aprono alla Parola di Dio la quale, si è convinti, può operare e
dare frutti come, quando e dove Dio vuole.
Il discriminare a priori, è stato detto, equivale a chiudersi in
un ghetto; anzi in un caso, l’avere -accolto la richiesta di un vescovo cattolico di avere un incontro di preghiera in una chiesa evangelica, è stato per quella
comunità la possibilità di infrangere un tabù che da circa 30 anni aveva creato prima indifferenza, poi isolamento e quindi diffidenza intorno ad una comunità
valdese, rendendo in tal modo
inefficace ogni sforzo di testimonianza e di evangelizzazione all’esterno. Dopo quell’incontro è
stato possibile realizzare tutta
una serie di contatti e di attività
ecumeniche che hanno sbloccato
la stasi evangelistica nella città
e nelle zone vicine.
L’ecumenismo è però un fatto
comunitario che deve coinvolgere i membri delle singole chiese
e non può essere lasciato al singolo competente, pastore di solito, addetto ai lavori. Il fare da
soli, anche se si tratta di incontri con gruppi del « dissenso », di
fatto equivale ad attuare un ecumenismo « di vertici »; pertanto
dove le comunità delegano il pastore perché mantenga a loro
nome o attui a titolo personale
rapporti ecumenici, esse rivelano una mentalità « cattolico-romana ».
Sono infatti gli ecumenismi
« spiccioli e pratici » che possono portare frutto anche a distanza di tempo, anzi le risposte alle
varie occasioni ecumeniche che
ci si presentano, vanno formulate caso per caso e non a priori
su direttive generali e pertanto
astratte.
È stato inoltre precisato che:
a) la distanza tra religione e fede
va fatta anche alTinterno delle
nostre chiese e delle nostre posizioni e non solo nei confronti degli altri; b) è inesatto parlare
di una « chiesa alternativa », perché la chiesa o è quella .del Signore Gesù Cristo, oppure non è
chiesa, anche se si fa chiamare
chiesa valdese, copta, metodista,
eoe.; c) nell’ecumenismo l’unità
di misura è soltanto Cristo, per
cui fino a che nei rapporti ecumenici continueremo a proporre noi stessi come unità di misura, cioè la nostra fede o le nostre discipline ecclesiastiche, troveremo sempre gli altri carenti e in difetto; ma in tal caso anche agli altri va riconosciuto il
diritto di proporre se stessi come unità di misura e di giudicare noi carenti e in difetto.
Come chiesa valdese inoltre
non possiamo dimenticare che
la traduzione interconfessionale
della Bibbia in lingua corrente è
un fatto di ecùmenisrao reale in
Italia, e che fin dal 1948 la nostra chiesa ha aderito e fa tuttora parte del Consiglio ecumenico, anche se finora le nostre
chiese non sono state molto informate sui documenti prodotti
dallo stesso Consiglio ecumenico
e dalle sue varie commissioni.
Tale carenza, per cui la disinformazione produce malformazione
teologica ed integrismo inconscio, verrà almeno in parte colmata dalla nuova collana ecumenica di prossima pubblicazione in
coedizione tra la Claudiana e la
Elle Di Ci. Giovanni Scuderi
FEDE E SCELTA
POLITICA
In queste poche righe non intendiamo far conoscere la nostra collocazione politica precisa, né dare indicazioni di voto per questo o quel partito politico. Infatti sarà noto alla
maggior parte degli elettori che non
ci identifichiamo con una precisa formazione politica, ma ci riconosciamo in
quelle forze che rappresentano la sinistra italiana, essendo la scelta di
sinistra uno degli elementi che caratterizzano la Fgei a livello nazionale.
Già si può prevedere, in base a
polemiche recenti (vedi Eco-Luce n.
16: critica alla Fgei), che quest’ultima
affermazione susciterà alcune critiche
ingiuste e infondaté. È facile polemizzare su una singola frase isolandola
dal suo contesto: si dirà che la nostra è un'associazione che fa prevalere gli interessi politici su quelli della fede. Chi invece conosce l'attività
e le relazioni della Fgei sa che abbiamo sempre professato fermamente e sopra ogni altra cosa la nostra
fede evangelica e, specialmente negli ultimi tempi, abbiamo fatto sempre maggior riferimento alle nostre
comunità, senza volerci presentare
come un modello separato e antagonista rispetto ad esse, semmai come un
elemento Innovatore che cerca di attualizzare^ e vivere il messaggio cristiano secondo le esigenze dei nostri
tempi. È proprio in base a questo
sforzo di attualizzazione ohe crediamo
di riconoscere nei partiti di sinistra
quelle forze che cercano di risolvere
i problemi sorti da situazioni ingiuste: una società in cui accanto a chi
specula sulla situazione attuale e vive
nel lusso con enormi sprechi, troviamc le classi più sfruttate ed emarginate nei disoccupati, nei baraccati, nei
pensionati, negli immigrati, negli ammalati che non trovano posto negli
ospedali, nei bambini di Seveso e Napoli, negli uomini che muoiono di
fame, in una serie di ingiustizie che
può solo generare disperazione, odio,
violenza.
È proprio di fronte a questo tipo di
società che ci chiediamo cosa può
fare 11 cristiano per l'affermazione dei
principi che derivano dalla sua fede
in Gesù Cristo. È in questa situazione che abbiamo identificato nella
classe politica che per tanto tempo ha
guidato il paese la responsabile principale di tali guasti. È in questa situazione che sosteniamo forze politiche che proipongano uno sviluppo
della società alternativo a quello visto fin'ora, senza commettere l'errore
di una fiducia totale e cieca nelle
istituzioni umane, ma consapevoli ohe
occorre rinnovare anche gli individui
sulla base dei valori in cui crediamo.
Concludendo affermiamo come credenti che se è vero che il Regno di
Dio si realizzerà indipendentemente
dagli sforzi degli uomini, è anche vero
che per la nostra fede dobbiamo additare questa realizzazione con il no
VENEZIA-MESTRE
Parecchie attività, ultimamente, a Venezia e a Mestre.
Domenica 18 febbraio, a Venezia, agape a ricordo della libertà religiosa, con buona partecizione sia da Venezia e da Mestre, che dalla diaspora.
Sabato 3 e domenica 4 marzo,
sempre a Venezia, convegno dei
gruppi F.G.E.I. del Tri veneto;
temi principali, il campo di Tramonti di Sopra, nel Friuli, e la
riorganizzazione delle Unioni giovanili del Triveneto. Per l’occasione, il Culto a Venezia è stato tenuto dal giovane Eugenio
Bernardini, studente di teologia.
Domenica 11 marzo, rinnovando una buona abitudine presa
nell’ultimo anno. Culto in comune con la comunità luterana di
Venezia, nella chiesa valdese; la
predicazione è stata tenuta dal
pastore Jiirg Kleemann di Firenze, e la liturgia, concordata
insieme, dal pastore Garufì.
Il 15 marzo, in un ciclo di incontri di preparazione alla Pasqua organizzato dalla parrocchia di S. Canciano a Venezia,
che ha visto intervenire anche
il rabbino e Tarchimandrita
ortodosso di Venezia, o don G.
Pattaro, il pastore Garufì è stato invitato a tenere una conversazione sulla Pasqua nella chiesa evangelica. Era presente xm
buon numero di persone. «Gente veneta », settimanale delle
parrocchie della provincia, ha dato un resoconto dell’incontro.
Sempre nello stesso contesto,
il giorno seguente si è svolta una
liturgia ecumenica presso la
chiesa della Madonna dell’Orto.
Domenica 25 marzo, a Mestre,
nella sala di conferenze « Laurentianum » della parrocchia di
S. Lorenzo, ha avuto luogo il secondo convegno dei gruppi ecumenici del Triveneto. La meditazione biblica è stata svolta da
don Valentino Vecchi, parroco
della comunità ospitante ; ha poi
parlato il pastore Paolo Ricca
sul tema «Il Regno di Dio come comunione». La partecipazione è stata buona. Hanno preso parte al convegno rappresentanti dei gruppi ecumenici di
Venezia, Mestre, Udine, Verona,
Castelfranco Veneto, Rovereto e
Belluno, che nel pomeriggio hanno parlato delle attività dei rispettivi gruppi, dimostrando che
il problema ecumenico è ormai
profondamente sentito anche in
zone « periferiche » rispetto ai
maggiori centri culturali, e fino
a poco tempo fa tradizionalmente conservatrici. Fra gli altri sono intervenuti da fuori Venezia
il pastore luterano Jiirg Kleemann, don Olivo Bolzon, che si
occupa della diffusione del Nuovo Testamento nella traduzione
interconfessionale nelle parrocchie della campagna veneta, e
Luciano Bertalot, vicepresidente
del S.A.E. (Segretariato Attività
Ecumeniche). «Gente veneta»
ha dato buon risalto al convegno
e alla meditazione del pastore
Ricca.
Sabato 31 marzo e domenica
1° aprile, a Venezia, si sono riuniti giovani del Triveneto e della
Lombardia, per un convegno
F.G.E.I. in preparazione del convegno nazionale di S. Severa. Il
Culto è stato tenuto da alcuni
giovani e catecumeni delle comunità di Mestre e Venezia.
LUINO
Domenica 22 aprile 1979, la comunità di Luino ha indetto una
giornata comunitaria alla quale
sono state invitate le comunità
di: Intra, Omegna, Domodossola, quella Battista di Varese, i
Pentecostali di Luino, e i Cristiani per il socialismo.
La giornata si è aperta con il
Culto comunitario presieduto
dal pastore Mannelli al quale si
sono affiancati alcuni fratelli con
la lettura della Bibbia e preghiere spontanee.
Dopo il pranzo comunitario, il
pastore Valdo Benecchi ci ha intrattenuti sul tema: «I Nuovi
Culti e i Movimenti Spiritualistici». Questi movimenti (Bambini di Dio, Moon, ecc.) rappresentano un problema che affligge la società ed in particolare
i credenti. Sorgono ovunque co
me funghi e portano la gioventù
a cercare la droga della religione; a volte ci scandalizzano o
semplicemente suscitano in noi
disprezzo o compatimento, mentre dovrebbero- farci riflettere
non poco, pensando che il nostro compito più urgente è quello di evangelizzare.
Come sempre problemi così
complessi non si possono esaurire nel corso di un convegno.
Per questo la nostra comunità,
rispondendo anche all’invito della conferenza metodista 1978, ha
invitato le comunità a riflettere
sulla grave ora di disorientamento e di sfiducia che il paese attraversa, in cui si manifestano,
da una parte tentativi di restaurazione del cattolicesimo romano tradizionale e dall’altra parte emergono ricerche di illusorie certezze in nuovi Culti e movimenti spiritualistici, t: quindi
necessario dare con urgenza una
risposta autentica a questo travaglio del nostro popolo annunciando l’Evangelo del ravvedimento, che comporta un totale
mutamento dei rapporti dell’uomo con Dio e con il prossimo.
Finito il dibattito abbiamo celebrato la « Cena del Signore »
alla quale hanno partecipato
tutti quanti, evangelici e non e
tutti insieme abbiamo sperimentato che è bello e piacevole dimorare insieme e discutere dei
problemi che interessano l’uomo.
Anche i nuovi venuti ci hanno
espresso la loro gioia di avere
fatto una cosli bella esperienza,
e di questo ci rallegriamo lineando che forse vorranno ripeterla e ritornare ancora tra noi.
stro impegno concreto e quotidiano,
impegno che non può prescindere da
una partecipazione politica e sociale.
Gruppo FGEI di Torino
UNA PROPOSTA
INTERESSANTE
Caro Direttore.
ho letto con commozione, come sarà
capitato a quanti conobbero Francesco
Lo Bue, a quanti furono suoi allievi,
come me, o suoi amici, la bella pagina commemorativa che « La Luce »
gli ha dedicato in occasione del 25
aprile. Ed ho molto apprezzato che si
riservasse un intero articolo (di Bruno
Corsani) alla traduzione che L. B. fece, terminando-la pochi mesi prima
della morte, dell'evangelo di Marco. È
a proposito di questa che intervengo.
Sono fra i pochi che ne posseggono
una copia (dattiloscritta) e che hanno anche avuto modo di apprezzaria
sin dal suo nascere, quando, come ho
già avuto modo di ricordare nella prefazione alla mia recente versione dialettale di Marco (La Bouno Nouvèllo),
10 stesso L. B. ce ne leggeva in classe del passi, illustrandoci il valore e
11 senso delle sue scelte stilistiche ed
esegetiche. E sono perciò rimasto molto e spiaciuto e deluso nel vedere
che, ancora una volta, non si è voluto cogliere l'occasione per deciderne
0 quanto meno proporne la pubblicazione. il prof. Corsani accenna ad alcuni limiti di questa « meditata interpretazione » (sono parole di L. B.),
ma questi, che sono peraltro discutibili, non ne diminuiscono affatto l'importanza e l'interesse, poiché l'opera resta oggi ancora originalissima e -lontana, per molti aspetti, dalle versioni
« moderne », fra cui la TILC (Parola
del Signore), avendo saputo L. B. attualizzare il testo senza rinunciare alia fedeltà aH'originale. Ma c'è ben
altro nella traduzione, come appare già
dalla breve Avvertenza di L. B. e come ogni lettore potrebbe rilevare sin
dalle prime righe. Ma oggi questi lettori sono, credo, quattro o cinque in
tutto.
Mi chiedo dunque perché questo
lavoro precorritore e stimolante debba rimanere « sotto il mastello » e
non avere invece la diffusione che merita. Ho interpellato in proposito, ancora
qualche mese fa, gli Amici del Collegio (attraverso il prof. Augusto Armand Hugon), la Claudiana (dott.
Carlo Papinl) e la Facoltà di Teologia
(Prof. Bruno Corsani). Successivamente, da parte di quest'ultimo venne inviata una circolare a varie persone,
fra cui le citate, per suscitare con
proposte precise un interesse concreto per ia pubblicazione. Ora « La Luce » ha dato ampio spazio alla figura
e all'opera di L. B.: ma della pubblicazione della Grande notizia, che oltre tutto mi parrebbe doverosa nei
confronti del traduttore, non si parla.
Perché? È I'« interpretazione » ohe dà
fastidio? Si preferisce la TILC, che offre equivalenze dinamiche (?) come
quelle di Me. 1: 11 « lo ti ho mandato ».
o Giov. 2: 4 « perché me lo dici? »
0 si ha altro di più importante da
pubblicare? Sarebbe certo interessante conoscere, oltre al parere dei lettori de « La Luce », anche le ragioni di
questa persistente opposizione (non
credo il costo; s'è venduta La Bouno
Nouvèllo, che si rivolgeva ad un pubblico ben più ristretto...).
Arturo Genre, Torino
CALVINISMO
E CAPITALISMO
Nel leggere, sul n. 12 de "La Luce'’
le note di N. De Michelis su « Calvinismo e capitalismo » rilevo un invito
a rivedere le note tesi del Weber ed
in proposito mi è tornata a mente
un'intervista di Emmanuel Le Roy Ladurie, direttore dell’Ecole pratique des
hautes études, del Collège de France,
e pubblicata su « Panorama » del 9
gennaio 1979.
Accenna al Weber, a mo’ d'esempio,
in un contesto metodologico e quindi
molto limitato;
« Max Weber, per esempio, offre al
protestantesimo il ruolo principale nello sviluppo del capitalismo e ne fa
discendere conseguenze di estrema
importanza. Ebbene, forse è tempo di
far sapere a tutti ohe Weber ha preso
un granchio; i fatti nudi, semplici e
solidi dimostrano che lo sviluppo del
capitalismo ha come base e come cardine la Firenze del XIV e XV secolo in
cui ¿i trovano chiaramente tutti i suoi
elementi ».
Tesi questa molto interessante che
meriterebbe un più approfondito esame.
Gradite cordiali saluti
A. Mannucci, Firenze
4
1° giugno 1979
Il tema della diaspora, che nelle nostre chiese e nei sinodi è
spesso d’attualità, imposto come
ci è dalla situazione stessa, ci accomuna al resto del protestantesimo latino: non per nulla la
Conferenza delle Chiese protestanti dei paesi latini d’Europa
(CEPPLE), attualmente presieduta dal Moderatore Aldo SbafR,
ha scelto questo tema di lavoro
per i prossimi anni. Tuttavia anche là dove le Chiese evangeliche sono chiese di popolo, la situazione sta mutando, e ciò che
da tempo andava maturando viene alla luce in misura crescente.
I grossi cambiamenti della geografia politica europea, da un secolo a questa parte, più ancora
la forte mobilità della popolazione, prodotta dalla rivoluzione
industriale e tecnologica, hanno
spezzato o per lo meno incrinato gli ’’equilibri” confessionali
frutto di una lunga storia, hanno spinto protestanti maggioritari in terre cattoliche e viceversa. Ma ciò che più ha incrinato
e in certi casi va sfaldando la
effettiva compagine di massa di
certi protestantesimi (come del
cattolicesimo, dove più, dove meno) è quel complesso fenomeno,
dalle radici plurisecolari, che indichiamo come secolarizzazione.
Ovunque, e non solo nelle regioni in cui si esercita un regime di
militcinza ateistica tendenzialmente totalitario, ma anche nelle
terre in apparenza più scontatamente "cristiane”, ovunque la
chiesa sta prendendo atto di essere diaspora, minoranza, talvolta minoranza ancora forte e influente, portatrice di valori ancora operanti anche al di fuori del
suo stretto ambito, ma pur sempre minoranza.
Questa, in fondo, è la presa di
coscienza che, a livelli evidentemente assai vari, si è espressa in
un recente seminario indetto a
Locamo, su invito della Chiesa
riformata del Cantón Ticino, dal
Collettivo protestante europeo di
UN CONFRONTO TRA PROTESTANTI EUROPEI
La Chiesa è diaspora
La perdita di potere offre possibilità migliori per un servizio libero
all'uomo e alla società - Opinioni diverse sul proselitismo
ricerca confessionale, promosso
dall’Istituto di ricerca confessionale di Bensheim (RFT). La Chiesa Valdese partecipa a questo
collettivo da molti anni; il sottoscritto l’ha rappresentata al seminario di quest’anno, che ha
raccolto per ire giorni e mezzo
una quarantina di rappresentanti di una dozzina di paesi delle
due Europe: Austria, Cecoslovacchia, Francia, Germania Est e
Ovest, Italia, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Romania, Svizzera.
Si è sentita fortemente la mancanza di anglosassoni e scandinavi, oltre che di un più nutrito
gruppo di latini.
Seminario a Locamo
Il lavoro si è, come sempre,
articolato in due parti: relazione_ e dibattito sulla situazione
dei vari paesi, soprattutto ma
non esclusivamente per ciò che
riguarda i rapporti interconfessionali (è ogni anno una panoramica assai interessante); e studio di un tema particolare, che
quest’anno era appunto « La diaspora, situazione sociologica e
condizione teologica per la chiesa ». Il tema è stato introdotto
da due relazioni, una riformata
del prof. A. Lindt delTUniversità
di Berna e una cattolica del dr.
Ivo Fùrer, vicario episcopale di
S. Gallo. La discussione ha mostrato come il grado di coscienza
confessionale, e confessante, delle chiese dipenda anche dalla
situazione ecclesiastica, sociale e
culturale. Tutti erano animati
dal senso della irrinunciabilità
della testimonianza, in una situazione più o meno marcata di
diaspora. Oggi le chiese in quanto istituzioni in genere non condizionano più la società e la cultura: in questo si è visto pure
un'occasione favorevole, la perdita di potere offre possibilità
migliori per un servizio libero
all’uomo e alla società; ma bisogna coglierle, queste possibilità,
con coraggio e inventiva di fede.
Naturalmente si è posto il problema della dimensione ecumenica della missione della chiesa:
in coro è stato respinto ogni
proselitismo, troppo in coro, a
mio avviso, dato che vi è un
proselitismo gretto, borioso, settario, e vi è un proselitismo che
è semplicemente l’annuncio evangelico affinché altri creda; e non
è indifferente credere in Cristo
secondo la confessione cattolica,
ortodossa o riformata.
Protestanti italiani:
settari e provinciali
Su questo punto, Tecumenismo, permane non chiarezza,
l’irenismo rispunta dolce da ogni
parte, a ogni momento, e a resistervi si fa un po’ figura di sca
vezzacolli e provinciali, simpaticamente passionali ma da prender con riserva. È un po’ questa
l’atmosfera che ci capita di a\'vertire, a noi protestanti italiani, quando si parla di ecumenismo: ci vogliono bene, ci stimano anche, ma senza prenderci
sul serio fino in fondo; lo si dica o no, siamo sempre visti come un po’ settari e provinciali,
plasmati da una lunga storia di
duro confronto con un cattolicesimo molto romano, mentre altrove, dicono, il cattolicesimo è
un’altra cosa. Noi restiamo convinti che il cattolicesimo dai molti volti resta un’unica realtà, per
noi inaccettabile nella sua essenza confessionale. Molto interesse
■— anche eccessivo, in campo protestante — per il nuovo papa; si
è tuttavia riconosciuto che « i
protestanti italiani pongono, sul
papato, interrogativi sui quali
non si deve sorvolare » (a Bensheim si conoscono gli studi recenti di B. Corsani, P. Ricca, V.
Subilia).
Un incontro con il vescovo di
Lugano, mons. Togni, passato di
recente da una piccola parrocchia alla curia e fervido di spirito pastorale, e con rappresentanti della Chiesa riformata del
Ticino, una piccola chiesa da
poco assurta a "statuto” cantonale e nella quale lavorano da
tempo alcuni italiani o italofoni,
ci ha permesso di conoscere un
po’ meglio la realtà che ci ospi
tava, con cordiale ed efficiente
generosità, realtà trilingue, che
è dunque diaspora non solo religiosa, ma culturale e etnica.
Studi biblici
avvincenti
Da non dimenticare, gli studi
biblici mattutini condotti dal
prof. W. Hollenweger, avvincenti non solo per il contenuto, che
metteva ciascuno di fronte a
questioni fondamentali dell’esistenza e della testimonianza cristiana, ma per il metodo usato.
Sulla base dell’esperienza maturata con chiese e gruppi ohe non
sono in grado di partecipare alle
discussioni culturali correnti, vivendo in una "cultura popolare”,
il prof. Hollenweger ha mostrato come valendosi della narrazione e della drammatizzazione è
possibile mediare i risultati essenziali della scienza esegetica e
della riflessione teologica e permettere così di partecipare al
« vissuto » della fede biblica. La
vivace ricostruzione narrativa di
« Conflitto a Corinto », la drammatizzazione della vicenda di
Osea, una lettura dell’Apocalisse
da parte di un simpatizzante ci
hanno dato esempi palpitanti di
questo metodo. Non tutte le interpretazioni sono da prendere
come oro colato, certe forzature
del testo sono sempre possibili
e bisogna restare molto vigili
contro il rischio di far dire al
testo quel che pensiamo e vogliamo noi (i lettori hanno letto recentemente su queste colonne
qualche mio discutibile tentativo in tal senso). Ma la cosa, nel
quadro del fraterno discernimento degli spiriti, va tentata, e
quando riesce, almeno in parte,
il testo biblico si anima davvero.
Anche così, forse, viviamo la nostra condizione di diaspora culturale.
Gino Conte
(segue da pag. 1)
nuovi sistemi di trasporto, la
riduzione delle spese militari
e, in particolare, una limitazione molto più drastica della vendita delle armi ai paesi in via
di sviluppo, ecc., non possono
essere ignorati. Certo, la tendenza unilaterale alla crescita della
società europea attuale potrà
essere superata-solo gradualmente. Pur essendo di importanza
essenziale una riflessione e una
pianificazione a lungo termine,
si deve mettere fortemente l’accento sulla elaborazione di fasi
intermedie. A prima vista, delle
proposte in questa direzione potranno apparire utopiche; ma il
« realismo », sotto questo aspetto, potrebbe dimostrarsi irrealistico; e noi siamo convinti che
delle iniziative coraggiose a livello europeo possano ottenere
una risposta molto più favorevole di quanto non si pensi comunemente. Vi è in molti europei una profonda aspirazione a
una nuova qualità della società e a un nuovo stile di vita,
molto più coerente con le esigenze del mondo di oggi.
Blocco di potere?
A Man mano che i paesi euro^ pei stringono i loro rapporti, saranno visti inevitabilmente
come un nuovo blocco di potere, specialmente in campo economico. Sorge quindi il problema, per la Comunità europea, di
rendere compatibile un efficace
ordine interno con una apertura creativa verso nuovi partners.
La qualità della Comunità avrà
come criterio di misura il suo
livello di non esclusività. Vi è
la tentazione di considerare la
crescita politica della Comunità
come un contropotere nei riguardi dei paesi socialisti dell’Europa delTest. Per la pace in
Europa, è essenziale che la Comunità cerchi di stabilire costruttivi rapporti politici, economici e, sempre più, culturali,
con i paesi dell’est europeo. Nel
contesto dell’Accordo sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa una forte Comunità europea occidentale, con i suoi rapporti creativi con le attuali superpotenze, ha un ruolo cruciale da svolgere.
Nord e Sud Europa
A La prima verifica di una
^ apertura creativa saranno i
paesi economicamente più deboli. La Comunità europea si tro
Uberi per cambiare
verà ad affrontare la relativa
differenza di potere economico
tra i paesi del Nord e quelli del
Sud. Il problema diventerà più
acuto quando la Grecia, la Spagna e il Portogallo diventeranno membri della Comunità. I
paesi economicamente forti potranno sentirsi minacciati nel
loro benessere, mentre i paesi
più deboli risentiranno la loro
dipendenza dall’aiuto economico
e accuseranno i paesi più forti
di voler dominare. La soluzione
starà in una nuova coscienza di
reciproca appartenenza e di mutuo sostegno. Il grado di disponibilità ad ammettere la Spagna, il Portogallo e la Grecia
nella Comunità renderà evidente
in quale misura la Comunità è
orientata verso una apertura
creativa, piuttosto che verso il
proprio interesse economico.
Spetta ai partners più forti della Comunità disperdere i timori
delle nazioni più piccole di essere dominate.
Terzo Mondo
e ottica nazionale
A Una verifica ancora più ovvia della sua apertura sarà l’atteggiamento verso i paesi
del Terzo Mondo. La crescita
della Comunità può essere uno
strumento per un maggiore coordinamento delle strategie di sviluppo oppure per una difesa più
efficace dei propri interessi economici . Sarà di estrema importanza che il nuovo Parlamento Europeo elabori delle politiche tese a limitare l’aggressività del proprio potere economico e a stabilire con i paesi in
via di sviluppo dei rapporti che
consentono ai loro popoli di
contare su se stessi. Se la Comunità non saprà ispirare agli
altri la speranza di un autentico
progresso, finirà per inaridire
la sua stessa vitalità. A questo
riguardo, è di particolare importanza il controllo effettivo
delle imprese transnazionali.
L’esistenza di un Parlamento
europeo costituirà una nuova
esperienza per le popolazioni degli stati membro. Vi è il pericolo che i cittadini tendano a vedere i dibattiti e le decisioni
europee nell’ottica della propria
situazione nazionale. Potranno
promuovere l’appoggio a particolari cause politiche; o potran
no temere degli effetti che turbino il già fragile equilibrio del
proprio paese. Il Parlamento europeo potrebbe semplicemente
istituzionalizzare la sfiducia che
oggi esiste tra le nazioni europee. A ciò bisogna opporsi a
tutti i costi e, per evitare tali
impasse, occorre mobilitare tutte
le risorse. Non è il caso di identificare in un gruppo particolare
in Europa la tendenza a mettere
in pericolo le misure lungimiran
ti che abbiamo indicato; siamo
tutti inclini a difendere ciò che
abbiamo, ma siamo anche tutti
capaci di superare queste tendenze naturali, per fare delle
scelte in vista di una società
più giusta. Più che nei parlamenti ad altri livelli, i membri del
Parlamento Europeo dovranno
agire in primo luogo non come
rappresentanti dei singoli elettorati e stati, ma nell’interesse
della comunità intera.
Per una testimonianza
profetica deile Chiese
Per i cristiani non è un diritto
ovvio quello di parlare sull’orientamento e i compiti della Comunità europea. Possono farlo
solo se nello stesso tempo sono
disposti a mettere in questione
se stessi. Attualmente, la testimonianza da rendere alla nascente Comunità europea è ancora scarsamente presente nel programma di lavoro delle chiese.
Esse tendono ad interessarsi
dei problemi nazionali interni,
oppure delle grandi questioni
mondiali; hanno difficoltà a rivolgere la loro attenzione alla
nuova realtà politica nella quale
vivono. Noi sentiamo la necessità di riordinare la scala delle
priorità. La testimonianza profetica alla quale le chiese sono
chiamate non deve essere contrassegnata dalla nostalgia del
potere, ma da un impegno alla
partecipazione nel servizio. Le
chiese hanno sempre più bisogno
di liberare delle risorse per una
testimonianza cohiune a livello
della Comunità europea. Ciò implica uno sforzo deciso per predisporre insieme un programma
comune, e agire per realizzarlo
in uno sforzo concorde.
In questo momento invitiamo le chiese ad affrontare i seguenti problemi:
Impegno costruttivo
OH sistema democratico dei
paesi europei occidentali
offre alle chiese delle opportunità e anche dei compiti particolari. Esse hanno la libertà e
il dovere di partecipare con la
loro testimonianza alla costru
zione della società. Non devono
perciò accontentarsi della funzione di ammonire sui possibili pericoli, ma devono anche impegnarsi in attività costruttive
per ricreare la comunità là dove è stata spezzata. Poiché le
chiese rappresentano insieme
vasti gruppi di lavoratori volontari, si devono istituire nuove
forme di diaconia come complemento ai servizi sociali professionali. Inoltre, l’associazione
delle chiese con altre organizzazioni orientate verso la comunità
rende possibile la creazione di
nuovi servizi. Qui pensiamo in
particolare all’integrazione di
gruppi sociali minoritari, alla
promozione deH’autosuffìcienza
degli handicappati, al riconoscimento del problema crescente
dell’alcoolismo e della droga.
L’infrastruttura locale, nazionale e regionale delle chiese offre possibilità educative su larga scala nei riguardi dei problemi che abbiamo indicato.
Una comunità
più ampia
©I cristiani possono contribuire a sviluppare la coscienza di una comunità più
ampia delle attuali entità nazionali. Per sua natura e per sua
vocazione, la chiesa è nazionale ed universale, una comunità
in ciascun luogo e che guarda
all’orizzonte dell’umanità intera.
Deve quindi essere pronta a portare la sua testimonianza a tutti
i livelli della società. Attualmente le chiese sono invece troppo
esclusivamente riferite agli stati
nazionali. Per svolgere un ruolo
significativo a livello sia europeo
che regionale, è urgentemente
necessaria una revisione critica
dei legami storici tra chiesa e
nazione. In linea di principio,
il governo a livello nazionale
non è una realtà voluta da Dio
più di quanto lo sia un governo
a qualsiasi altro livello. In molti paesi europei il dibattito chiesa-stato è emerso nuovamente e
noi invitiamo le chiese a paragonare le loro esperienze e a
presentarle in un programma
di lavoro comune.
Un deciso
sforzo ecumenico
©I cristiani hanno un ruolo
particolare da svolgere nello sviluppare una comprensione e una solidarietà più profonde tra i paesi del nord e qjuelli
del sud Europa. La differenza
tra loro coincide con differenze
nelle tradizioni confessionali.
Bisogna stabilire rapporti più
stretti fra i paesi del nord prevalentemente protestanti e quelli
del sud prevalentemente cattolici romani o ortodossi. Essi devono accettare una comune responsabilità per i problemi che
abbiamo indicato. Le varie posizioni confessionali tendono anche ad assumere posizioni diverse nei confronti dell’integrazione europea. Onde evitare conflitti e competizioni, le chiese
devono compiere un deciso sforzo ecumenico per chiarire queste
differenze.
Nuovi
modelli di vita
0 11 dilemma posto dall’orien
tamento verso la crescita
della società europea costituisce
una sfida particolare per le chiese. Quali organizzazioni non governative esse sono in una posizione particolare per offrire
uno « spazio libero » per sperimentare nuovi modelli di stile
di vita. Esse dovranno elaborare dei modi per render nota la
loro esperienza a tutti, e specialmente alla comunità politica.
Le chiese hanno ricevuto la
promessa del regno di Dio come
una speranza che va al di là
della speranza. La proclamazione
di questa speranza ci protegge
dalle illusioni e ci libera per
operare in vista del cambiamento.
5
f
1° giugno 1979
IN VISTA DEL DIBATTITO SINODALE SU QUESTO ASPETTO DEI RAPPORTI TRA STATO E CHIESE
I nodi al pettine: il finanziamento delle opere
Una intervista al pastore Alberto Taccia
Con un articolo di G. Platone comparso 6 mesi
fa sul nostro giornale (Intesa con lo Stato e contributi pubblici per le nostre opere - 49/8.12.78) è
stato posto il problema del rapporto tra i principi
dell'Intesa approvata dal Sinodo l’anno scorso e alcune nostre opere che sostengono la necessità di una
diversa linea d’azione per ciò che concerne il rapporto con lo Stato in questa particolare materia.
Non potendo ovviamente riassumere il dibattito, ci
limitiamo a ricordare gli interventi comparsi finora
sul nostro giornale. Claudio Tron: Sovvenzioni, no;
convenzioni, si può discutere (1/5.1.’79); Pietro Valdo Panasela: Diaconia della chiesa e finanziamenti
pubblici (3/19.1.’79); Giorgio Peyrot: Non si fa be
neficenza con i soldi degli altri (6/9.2.’79); Odoardo
Lupi: Il rifiuto delle sovvenzioni è impegno di libertà (10/9.3.’79); Emilio Nitti: Finanziamento pubblico e scuole evangeliche (20/18.5.’79).
In questo numero pubblichiamo uno studio biblico di Pietro Valdo Panqscia sul tema della diaconia e accanto all’opinione espressa dal Segretario
dell’Entraide des Eglises protestantes della Svizzera,
la nostra intervista al pastore Alberto Taccia. Riteniamo che tutto il materiale fin qui pubblicato costituisca una documentazione atta ad orientare la discussione delle chiese in vista del dibattito sinodale
che dovrà dare concrete indicazioni per l’applicazione dei principi dell’Intesa.
— Da alcuni mesi si sta progressivamente sviluppando su
queste pagine una discussione
concernente le fonti di finanziamento delle nostre opere. In questo dibattito, sinora, è mancata
la voce di un rappresentante della Tavola Valdese. Abbiamo
quindi interpellato il vice-moderatore Alberto Taccia al quale
chiediamo anzitutto un inquadramento generale del problema
dei finanziamenti legati alle nostre opere.
dei confini ecclesiastici. In questi casi soccorre l’aiuto delle
Chiese sorelle all’estero che riconoscendo il valore di testimonianza e di servizio diaconale resa per mezzo delle nostre opere, con spirito di fraterna solidarietà e senza imposizioni di
limiti e condizioni hanno sempre largamente e spesso generosamente contribuito al raggiungimento degli obiettivi programmati.
ne, da alcuni ritenuta superfiua
e fastidiosa, nel testo delle Intese, per cui ogni nostra attività
si svolge « senza oneri da parte
dello Stato » vuole chiarire, anche polemicamente questa coerenza.
I fini di istruzione
e beneficenza
L’epoca di un servizio « a basso costo » ottenuto grazie allo
spirito di totale dedizione delle
nostre Diaconesse, è effettivamente terminato. Il costo di un
servizio adeguato per quanto
possibile, a criteri di moderna
funzionalità e che assicuri agli
operatori un salario a livelli accettabili è certo molto elevato.
Sia ben chiaro che questo non
implica una caduta dello spirito
di dedizione e consacrazione e la
cosa è constatabile in moltissi
— Tuttavia, come del resto appare dalla lettera riportata in
questa stessa pagina, non sembra che questo orientamento sia
sempre condiviso da chi, all’estero, sostiene le nostre opere.
mi casi.
Certo non sempre l’autonomia
finanziaria della nostra Chiesa,
come orientamento di fondo a
cui non intendiamo rinunciare,
è compresa dai nostri fratelli all’estero che vivono in situazioni
politiche, sociali e in contesti
culturali molto diversi dai nostri.
— Considerando ora i tre ’fini
istituzionali’ della Chiesa (culto,
istruzione e beneficenza) ci pare faori d’ogni dubbio che il
principio della totale autonomia
finanziaria si applica pienamente per il fine di culto. Ma per gli
altri due; istruzione e beneficenza?
Ora è chiaro che in linea di
principio questi costi devono essere assunti dalla Chiesa. Questo orientamento è quello che
finora è stato sostenuto e che
tra l’altro ha trovato un preciso
riscontro nel testo delle recenti
Intese in via di stipulazione con
lo Stato : l’opera della Chiesa,
proprio perché tale, cioè nata,
riconosciuta e assunta dagli organi decisionali della Chiesa deve essere sostenuta dall’impegno
finanziario delle Comunità. È vero peraltro che in moltissimi casi i costi di costruzione o di ristrutturazione (e spesso anche
di gestione) di determinate opere sono al di sopra delle nostre
forze, specie néi casi in cui l’opera è posta al servizio di un
ambito di utenza che va al di là
D’altra parte non per questo
possiamo sottovalutare le ragioni che ci muovono a sostenere
questo principio. Queste ragioni
sono essenzialmente tre: la prima a cui abbiamo accennato è
un atto di coerenza abbastanza
elementare, un’opera voluta e
gestita dalla Chiesa e ad essa
appartenente deve essere sostenuta dalla Chiesa. La seconda
ragione deriva dall’affermazione
che il denaro pubblico deve essere usato per iniziative e attività pubbliche, volute e gestite
dagli enti pubblici. Ed in terzo
luogo, non ci pare inutile distanziarci da quel malcostume tipicamente italiano che consente lo
sperpero o comunque l’uso del
denaro pubblico per interessi e
iniziative di parte. La ripetizio
II discorso relativo agli altri
due fini istituzionali della nostra
Chiesa; l’istruzione e la beneficenza è senz’altro più articolato.
È qui che sono sorti pareri discordanti e si sono delineate prese di posizioni differenziate. Su
questa materia il Sinodo dovrà,
a parere della Tavola, esprimere un orientamento chiaro che
investa la politica scolastica e
diaconale delia Chiesa, t
Questi due fini hanno senso
Se sono strettamente collegati al
« culto », cioè se sono l’espressione concretizzata di una testimonianza che nasce dalla predicazione dell’Evangelo. In questa prospettiva sono sorti i nostri istituti, ma non è affatto
detto che essi siano oggi l’unica
forma di espressione diaconale.
Nella misura in cui appaiono superati, essi possono e debbono
essere sostituiti da altre forme
di servizio. Ed è qui in gioco la
fede e l’immaginazione delle
Chiese nel trovare nuovi spazi e
nuove forme di testimonianza.
UNA LETTERA DEL SEGRETARIO DELL’EPER
In Svizzera non comprendiamo
ì
Signor direttore,
è con interesse che ho letto
sulla Luce deU’8.12.1978 l’articolo di G. Platone che affronta il
problema delle sovvenzioni dello Stato italiano alle istituzioni
diaconali evangeliche. Ho notato
in seguito che questo articolo ha
suscitato altre prese di posizione
e altre informazioni.
Come straniero, non mi è possibile intervenire in un dibattito
che concerne i cittadini italiani.
Ma come pastore e responsabile
della principale opera .svizzera
di mutua assistenza evangelica,
posso informarla fraternamente,
sperando nella pubblicazione di
queste righe, quanto in Svizzera
siamo stupiti e non comprendiamo che il Sinodo valdese rifiuti le sovvenzioni dello Stato
italiano alle opere diaconali dei
cristiani evangelici. Né si comprende l’energia con la quale le
autorità della Chiesa valdese fanno applicare questa decisione a
rischio di compromettere, e quindi di annullare definitivamente, i
servizi inestimabili e apprezzati
che le istituzioni diaconali evangeliche rendono alla popolazione.
Siamo tutti d’accordo che uno
dei doveri essenziali di ogni Stato è di favorire al massimo delle sue possibilità (molto varie
tanto nella loro concezione quanto nei fatti) i diritti dell’uomo.
in particolare nel campo dell’educazione e, della formazione,
della salute e di una vecchiaia
tranquilla e senena.
Per delle ragioni che ci è difficile analizzare come stranieri
e sulle quali noi ci guardiamo
dall’emettere un giudizio, siamo
in molti a constatare e a sapere
che in Italia, come del resto in
altri paesi e nella stessa Svizzera, esistono delle grandi lacune
in questi tre settori e che lo Stato non fa tutto quello che potrebbe fare. Ma siamo anche
molti in Svizzera a constatare
con meraviglia e a conoscere i
servizi immensi e spesso insostituibili che le istituzioni evangeliche italiane, e in particolare
quelle della Chiesa valdese, rendono alla popolazione in generale in diversi settori e luoghi. È
per questo che noi, in uno spirito fraterno, le abbiamo sempre
sostenute sul piano delle finanze e talvolta anche del personale
e le sosterremo ancora. Per la
stessa ragione noi stimiamo anche che è dovere dello Stato italiano di sostenerle ovunque non
ha la possibilità di stabilire dei
servizi equivalenti e di qualità
equivalente.
Infine, la stragrande maggioranza dei cristiani evangelici
svizzeri appartengono a Chiese
sovvenzionate dagli Stati (cantonali) e le cui istituzioni diacona
li sono anche sostenute dagli
Stati. È una delle ragioni essenziali che permettono a queste
Chiese di far parte dei loro mezzi con i fratelli all’estero.
Ora mentre la Chiesa valdese
rifiuta i sussidi dello Stato italiano per le sue istituzioni diaconali, essa continua a domandare
a noi cristiani svizzeri di sostenere la sua azione diaconale.
Non comprendiamo più. L’appoggio finanziario che noi riceviamo dallo Stato in Svizzera è
forse considerato come « più
pulito », « più puro » dell’aiuto
che accorda lo Stato italiano?
Personalmente non credo che sia
il colore del denaro che importa,
ma la qualità e la necessità insostituibile dei servizi disinteressati che sono resi al popolo. Ora,
in questo la Chiesa valdese è
particolarmente attiva ed è per
ciò che ci è difficile comprendere
l’intransigenza dogmatica della
sua posizione. Personalmente dubito anche che questa sia molto
notata ed efficace nella società
italiana.
Ringraziandola per la sua attenzione, la prego di ricevere, signor direttore, l’espressione dei
miei sentimenti fraterni.
Francis Gschwend, pastore
Segretario dell’Entraide
des Eglises protestantes
de la Suisse
Una delle opere evangeliche in Italia: la Casa di Riposo
« Il Gignoro » di Firenze.
— Ma non c’è il rischio di interferire con le strutture pubbliche?
È chiaro che un’azione condotta in campo scolastico o assistenziale interferisce in qualche
modo con le pubbliche strutture.
Questo non può essere ignorato
ed acquista particolare rilevanza
in proposito la legge 382 che tende ad attribuire alla competenza degli organi territoriali pubblici tutta la materia riguardante l’assistenza. È quindi necessario stabilire una politica corretta di rapporto con gli enti
pubblici, sia per quanto riguarda la tipologia del servizio, sia
per quanto riguarda l’aspetto
economico e finanziario. Politica
che sia da un lato rispettosa di
una legge con cui consentiamo
e dall’altro che salvaguardi la fisionomia evangelica della nostra
opera.
Le scuole
— Quale orientamento ha seguito l’esecutivo del Sinodo, cioè
la Tavola, a proposito delle scuole della Chiesa Valdese?
Per quanto riguarda l’istruzione scolastica una norma costituzionale (art. 33) consente a enti
e a privati « il diritto di istituire
scuole e istituti di educazione,
senza oneri per lo Stato ». Vi è
qui un chiaro riferimento alle
scuole private che si autogestiscono richiedendo una retta (per
lo più parecchio elevata) e offrendo un servizio scolastico generalmente concorrenziale a
quello dello Stato e ritenuto migliore da coloro che accedono a
queste strutture. Il loro scopo
non ha certo carattere di intervento sociale e la discriminazione finanziaria che viene operata,
mette in luce la finalità elitaria
di queste istituzioni. Non mi pare sia il caso di nessuna delle
nostre Scuole, il comma seguente dello stesso articolo, accenna
alle scuole parificate a cui lo
Stato assicura la piena libertà
e per i cui alunni è previsto
« un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni
delle Scuole statali ». Alcuni hanno voluto vedere qui la possibilità di un sostegno finanziario
che renda effettiva la parità e
libertà di studio.
— Sulla situazione reale delle
nostre scuole potresti presentare, in dettagiio, alcune situazioni?
Nel Sud abbiamo ancora alcune scuole materne che usufruiscono, se sono bene 'informato,
del vecchio contributo ministeriale previsto per le Scuole Materne quando lo Stato delegava
interamente questo servizio a
enti privati e confessionali. La
istituzione della Scuola Materna statale avrebbe dovuto modificare la situazione nel senso della graduale assunzione di questo
servizio da parte dello Stato. Cosa che è avvenuta solo in parte,
anche a causa di una clausola
della legge stessa che prevede
l’apertura di S.M. statali solo là
dove non siano funzionanti quelle private. L’intenzione di favorire la permanenza di queste ultime al di là della legge, appare
evidente. Alle Valli tutte le nostre S.M. sono state chiuse, sia
per ragioni economiche, sia per
rendere effettiva l’applicazione
della legge ed obbligare l’Ente
pubblico ad assumere le responsabilità che gli competono.
Il discorso sembra diversificato per le nostre scuole materne
nel Sud, tutt’ora funzionanti perché esse sembrano rispondere
ancora a una chiara istanza di
servizio e testimonianza. Si pone per essi il problema dell’accoglimento o no dei contributi
ministeriali. A parer mio non lo
dovrebbero più accettare. Operando per motivazioni proprie,
al di là della legge che consente
soluzioni alternative, dovrebbero sostenersi con la solidarietà
delle Chiese. E qui il Sinodo dovrebbe esprimersi, non solo per
votare ordini del giorno che salvino i principi, ma con atti di
solidarietà che salvino anche le
opere ritenute necessarie ai fini
della predicazione.
Per quanto concerne le scuole
medie e superiori, il problema
dovrebbe essere visto sotto il
profilo della motivazione della
loro esistenza. Alle Valli, pur
non ponendosi nello spirito della scuola privata, escluso il fine
speculativo e di lucro e soddisfando in parte a una finalità
sociale, esse rispondono in realtà a una esigenza interna alla
Chiesa stessa, da alcuni fortemente avvertita. Infatti sia nel
corpo insegnante che nella composizione delle classi la precedenza è data a elementi valdesi.
Questa scelta è oggi da più parti contestata. Ad ogni modo, in
questa prospettiva e sotto la
spinta di questa esigenza, in base a una indicazione sinodale le
Chiese sono tenute a versare per
questo scopo una percentuale
del loro bilancio e gruppi di
Chiese sorelle all’estero offrono
il loro contributo solidale per il
sostegno di questo servizio sempre più oneroso.
Fuori delle Valli le nostre
scuole non rispondono ad alcuna
esigenza di servizio interno, ma
sono interamente rivolte verso
l’esterno in un’azione che vuole
avere una chiara qualificazione
di testimonianza al di fuori di
qualsiasi egemonia confessionale. In Sicilia, la Regione, consapevole del valore sociale del servizio reso, prevede per questo
tipo di scuola una sovvenzione
particolare. La Tavola ha ritputo di doversi attenere al principio generale della non accettazione di tali sovvenzioni per le
ragioni suesposte. Questa scelta
per esempio non è stata condivisa nell’ambito del Comitato
del servizio diaconale di Palermo, specie dai rappresentanti degli organismi esteri che hanno
collaborato e ancora collaborano in modo determinante al sorgere e al mantenimento dell’opera. Sarà il Sinodo, a cui è demandato il riesame generale della materia e lo studio più dettagliato del caso specifico, a confermare o no questa decisione.
Alla Tavola è parso più coerente suggerire un ridimensionamento dell’opera, alla misura
delle nostre reali possibilità, senza nulla togliere al valore di testimonianza del servizio reso.
Un’apposita commissione di studio nominata nel IV distretto,
darà pure alla discussione sinodale il suo contributo al fine della chiarificazione del problema.
Le opere diaconali
— E per quel che riguarda le
opere a carattere diaconale?
Qui possiamo distinguere tra
opere a prevalente interesse interno alle Chiese (come gli isti
Intervista a cura di
G. Platone
(continua a pag. 7)
6
1° giugno 1979
cronaca delle valli
IMPRESSIONI DALLA CONFERENZA DISTRETTUALE Comunità Montana Ospedale di Torre P.
Atmosfera costruttiva
Chisone - Germanasca
La Conferenza ha svolto il suo
lavoro sotto la direzione di un
seggio dinamico e vivace, con
una impostazione dei dibattiti
rapida, più snella ed efficiente
di altre volte, questa sembra essere la prima impressione. Anche l'assemblea era relativamente giovane ma questa è ormai
una caratteristica degli ultimi
anni. Anche la presenza femminile è rispettata in modo sempre
crescente. Si potrebbe dire che
il quadro, la struttura, il complesso dell’assemblea sono stati,
sotto questo aspetto oggettivo,
più che soddisfacenti. Anzi, si
potrebbe dire di più. Facendo il
raffronto con le conferenze di
alcuni anni or sono si può notare un netto miglioramento nell’atmosfera e nel ritmo dei lavori. Sono del tutto scomparse le
polemiche che dividevano l’assemblea in fronti contrapposti
per cui ad ogni intervento corrispondeva sempre una replica.
Sono scomparse anche le sedute
sfilacciate in cui si girava e rigirava sullo stesso tema senza
giungere a concludere.
La mancanza di continuità fra
le nostre assemblee è un fatto
evidente; uno ohe viene per la
prima volta ha probabilmente
l’impressione di sentire cose nuove (ed è questo il bello della prima esperienza di deputato) ma
per chi torna tutti gli anni l’impressione è di ripetere e risentire
le stesse cose. Non gli stessi problemi, sarebbe naturale, ma gli
Una conferenza
in due tappe
Efficienza
Tutto sembra essere diventato
più rapido, coordinato, « efficiente » (si è perfino adoperato l’aggettivo efficiente in un ordine del
giorno in senso positivo! Qualche anno fa lo si sarebbe letto in
chiave negativa come limitazione alla libertà).
In questo senso il momento
migliore indubbiamente è stato
il lavoro a gruppi e la sintesi finale. Il metodo seguito non è
nuovo, già era stato applicato
nelle ccmfererize precedenti, ma
non aveva mai raggiunto il pieno funzionamento come quest’anno. Due ore di discussione sempre fraterna, libera, partecipe e
per finire una sintesi scritta, è
una bella novità! Riuscire a ridurre i discorsi, raccogliere i
pensieri, produrre un testo anziché delle divagazioni non era
mai accaduto.
In via sperimentale la
Conferenza Distrettuale di
quest’anno si è tenuta, a
Pinerolo, in due sessioni.
Il 19 e 20 maggio si sono
dibattuti i problemi legati
alle chiese; il 27 maggio
l’attenzione si è rivolta alle opere della chiesa.
Il seggio della Conferenza:
Presidente: Giuseppe Platone.
Vice-Presid. ; Aldo Lausarot.
Segretari: Anita Tron, Annalisa Coucourde, Nora
Ricca.
Nel prossimo numero un
ulteriore reportage sui lavori della Conferenza di
domenica 27 svoltasi a Pinerolo.
TORRE PELLICE
Sono deceduti nel corso degli ultimi giorni: Margherita Davit ved. Dema, dopo una lunga
degenza in ospedale e Luigi Eynard, invalido di guerra; due
esistenze segnate dalla sofferenza e dalla prova; ai familiari rinnoviamo la nostra fraterna
simpatia.
Continuità e inventiva
Oggettivamente dunque, per
quanto concerne il funzionamento, buon lavoro e soddisfacente;
tutto nel migliore dei modi? Non
direi. Ci sono due gravi lacune,
non solo in quest’ultima conferenza, ma in tutte, a cui deve essere posto rimedio. Insieme all’efficienza si è parlato anche di
continuità e di inventiva. Qui
non ci siamo.
• Domenica 3, gita dell’Unione
Femminile a Viering, iscriversi
presso la sig. Albertina Eynard.
• Domenica 27 abbiamo avuto
la fine delle attività della scuola
domenicale. Mentre le Scuole di
Coppieri e Appiotti si recavano
a Villar Pellice, al centro i diversi gruppi hanno presentato
nel corso del culto il lavoro di
ricerca compiuto durante l’anno
che hanno poi esposto su cartelloni all’uscita.
'‘Pralafera” continua
a far discutere
Non mi sembra giusto che passi sotto silenzio nella « Cronaca
delle Valli» la rappresentazione
« Pralafera 1920 » del Teatro Angrogna che in quest’ultimo periodo è stata portata in alcune
località delle Valli (Torre Pellice, Villar Pellice, Chiot d’I’Aiga
d’Angrogna).
Lo spettacolo che, come noto,
ha riscosso consensi e interesse
già fuori delle valli, ha senz’altro sollecitato reazioni di tipo
diverso e più emozionale nella
zona che fu « teatro » dell’impresa (e delle imprese) dei baroni
Mazzonis.
Questo appariva evidente a
chi osservasse la partecipazione
del pubblico assai numerosó (fra
cui certamente molti ex operai
degli stabilimenti in questione)
nel Salone Comunale di Viale
Rimembranza. La rievocazione
del lontano episodio (l’occupazione della fabbrica di Pralafera) ha saputo essere contemporaneamente realistica (poiché
basata su una seria documentazione dei fatti) e assai suggestiva sul piano artistico, abbinando così due pregi a prima vista
contrastanti.
Entrando nei particolari della
realizzazione, osservo solo che
— a mio parere — la discordan
za di posizioni tra l’On. M. Gay
e l’operaia Domenica avrebbe
forse potuto essere presentata in
forma più dialettica (e di conseguenza la figura stessa del Gay
in modo meno macchiettistico).
Questo, soprattutto, in considerazione del pericolo — da parte
del pubblico — di una identificazione semplicistica con la situazione odierna tanto diversa e
complessa, (per un’analisi della
quale anche le posizioni del
« 68 » non appaiono più esaurienti).
Va rilevato comunque — quanto ai contenuti — il merito di
aver fatto affiorare dalla vicenda e dai dialoghi varie tematiche di viva attualità (dalla linea
dei sindacati e delle sinistre ai
femminismo, dal « mondo dei
vinti » alla posizione delle chiese e dei singoli credenti ecc.),
tematiche che — tutte — dovrebbero sollevare dibattiti e interesse nella gente, per una più
chiara presa di coscienza dei problemi che viviamo.
È questo d’altronde certamente lo scopo principale che si prefigge il Gruppo Teatro Angrogna
che rappresenta dunque nella
nostra valle una presenza viva e
stimolante.
Mirella Argentieri Bein
oggi e domani
• PRAMOLLO: sabato 2 giugno ore
21, alla Sala valdese, il Gruppo Teatro
Angrogna presenta « Pralafera 1920 ».
• TORRE PELLICE: nel quadro di
incontri organizzati dalla Comunità
Montana per gli operatori scolastici
(mattinate del 5 e 6 giugno) e per
gli operatori del territorio (pomeriggio del 5 giugno) il 5 giugno alle
ore 21 la prof. Maria Antonia Modolo
presenterà alla popolazione il tema
« Educazione Sanitaria e prevenzione ».
Comunità Montana
PER I RAGAZZI
DELLA VAL PELLICE
25 g;iugno - 27 luglio
• SOGGIORNO DIURNO
per ragazzi e ragazze 6-13 anni
dal lunedì al venerdì nei comuni di Bihiana, Bricherasio, Lusema S. Giovanni, Torre Pellice.
Iscrizioni dal 4 all’8 giugno
presso i centri d’incontro di Bibiana, Luserna S. G., Torre Pellice ed il Comune di Bricherasio.
Luglio
• CAMPEGGIO ECOLOGICO
sugli alpeggi dell’Alta Val Pellice, per ragazzi e ragazze nati
dal 1963 a tutto il 1966.
stessi discorsi, stare allo stesso
punto. Le conferenze non sono
tappe di una marcia progressiva
in avanti, sono come le serate
d’inverno in cui ci si ritrova a
parlare di tutto e niente. La nostra vita di chiesa non il progredire nella fede e nella comunità di impegno. Non mancano
né le idee né le buone volontà
ma una linea di azione.
E l’inventiva? Scarsa anche
quella. Qualche novità c’è sempre, ma neH’insieme non si ha
l’impressione di un incontro di
persone interessate a comunicare
cose nuove, idee, progetti, novità.
Forse ci sono più cose nuove ed
interessanti di quanto si pensi
ma non vengono alla luce, non
sono messe insieme. Mentre nei
gruppi tutti finiscono prima o
poi per parlare, nell’assemblea
plenaria sono sempre i soliti ed
in particolare i pastori. Se ci sono stati 4 o 5 interventi laici è
tutto. Questo non va. L’efficienza
deve giungere sino a questo livello, non limitarsi alla conduzione del lavoro ma alla sua preparazione. Dovremmo concentrare i temi, formulare domande
precise, scambiarci proposte sul
concreto, qualcosa di più vicino
alla realtà insomma, perché l’inventiva si esprima.
Concludere è difficile. Chi si
aspettava molto ha forse trovato poco, chi si aspettava poco ha
forse avuto molto o forse, come
accade nella chiesa, ognuno ha
trovato nella misura in cui portava. Giorgio Tourn
Ragazzi
a teatro
Il teatro come mezzo pedagogico si è sviluppato essenzialmente in tre direzioni: innanzitutto come mezzo di comunicazione di certi contenuti: fin dall’antichità col teatro si sono diffuse idee e ideologie e l’ascoltò
della rappresentazione teatrale
è sempre stato più facile di
quello di una lezione o di una
conferenza; in secondo luogo come drammatizzazione di fatti
oggetto di studio: nella scuola
si insegnava, poniamo, la storia di Garibaldi, poi si invitavano gli alunni a tradurre in scenette questa storia; infine, come mezzo di animazione: col
teatro si cerca di condurre un
gruppo, scolastico o non, ad
esprimere i suoi problemi e a
cercarne la soluzione chiarendoli anche attraverso l’espressione teatrale.
Venerdì 27 aprile e lunedì e
martedì 7 e 8 maggio le scuole
medie della Val Chisone e della
Val Germanasca hanno avuto il
raro privilegio di poter assistere rispettivamente a Perosa, a
Fenestrelle e a Perrero a rappresentazioni di compagnie teatrali « di mestiere ». A Perosa il
« Teatro delle dieci » ha rappresentato « Paesi Nostri », appunti
di vita contadina con brani tratti da testi di Arpiño, Artuffo, Fenoglio. Garelli, Isler, Leoni, Pavese, Revelli, Sarzano: il « mondo dei vinti » in teatro, per il
superamento della visione del
contadino maldestro, scarpe
grosse e cervello fino, figura
che suscita il riso per la sua
goffaggine pur con un pizzico
di insolita saggezza.
A Fenestrelle e a Ferrerò il
« Teatro di maggio » ha fatto
rivivere agli studenti l’atmosfera del meridione aH’indomani
dell’unità d’Italia: atmosfera
di superstizione, di reazione disperata e disorientata alla delusione delle speranze dopo la
spedizione dei Mille col brigantaggio, di violenza del potere
contro la voce della fame e della miseria, con uno dei rari processi popolari contro i proprietari terrieri.
Teatro di comunicazione, diremmo. Di sofisticata comunicazione, soprattutto il secondo testo: il « Viva l’Italia » di Dacia
Maraini. Comunicazione di un
passato drammatizzato con
mezzi tecnici e culturali che
una scuola, tanto più se scuola
dell’obbligo, non può permettersi. Un’esperienza, tuttavia, che
era da fare e che meriterebbe di
essere ripetuta ed estesa. Un
plauso alla Comunità Montana
che ne ha sostenuto la richiesta
e al Teatro Stabile che ne ha
gestito l’attuazione.
c. t.
Per il 25 aprile l’ANPI di Perosa Argentina si è fatta carico
della distribuzione tra gli Insegnanti del volume pubblicato a
cura del Consiglio regionale del
Piemonte sulle iniziative promosse in questa regione dal 1969
al 1978. Con abbondanti testimonianze, anche fotografiche, il
volume documenta non solo
l’attività dell’Amministrazione
regionale, ma quella di tutta la
popolazione, dei partiti, dei sindacati, delle forze sociali, dei lavoratori, condotta per reagire
al terrorismo che, come è stato
detto, ha spesso anche il Piemonte nel suo mirino.
Nuove apparecchiature
e vecchi prohieaii
Con le convenzioni ambulatoriali INAM, operanti da alcuni
mesi, si sono ampliati i servizi
messi a disposizione della popolazione, ma l’Ospedale di Torre Pellice si trova in un diffìcile
momento di adeguamento alle
nuove necessità. La CIOV ha
provveduto al potenziamento del
laboratorio con l’acquisto di
nuovi apparecchi e sono iniziati
i lavori per creare un po’ di spazio nelle insufficienti strutture
deH’edificio.
Ma la difficoltà maggiore è
dovuta alla carenza di personale
tecnico qualificato ed infermieristico per far fronte alle nuove
richieste. In questo campo non
si tratta di ottenere nuovi posti in pianta organica, ma di coprire i posti liberi. Purtroppo
in Italia mancano svariate diecine di migliaia di infermieri e
di tecnici ospedalieri per cui è
spesso impossibile avere, in questo campo,, il personale previsto
dalle piante organiche. Un ampliamento di queste ultime potrebbe quindi portare beneficio
solo per il lavoro di trascrizione
ed archiviazione dei dati ottenuti con le analisi, ed anche questo dovrà essere richiesto alla
Regione Piemonte nell’ambito
di una revisione generale degli
organici degli Ospedali di Torre
e di Pomaretto, allorquando siano stati precisati i loro compiti nell’ambito delle Unità Locali dei Servizi.
Questo fatto rende ragione
delle attese nelle prenotazioni
che hanno dovuto essere sospese per circa 3 settimane a causa di assenze del personale (malattie e gravidanze). Il momento più grave della crisi dovrebbe essere superato nel giro di
un mese, ma fino a che non avremo personale sufficiente non
si potrà fare a meno della lista
di attesa.
Nell’ambito degli stanziamenti relativi ad apparecchiature
degli ospedali carenti nella Riforma sanitaria, la Regione Piemonte ha assegnato una copiosa
somma per l’acquisto di un apparato radiologico con amplificatore di brillanza per l’Ospedale di Torre Pellice. Quando
questo apparecchio sarà installato (ci vorranno almeno 8 mesi di tempo) il servizio di radiologia potrà soddisfare maggiormente i bisogni della popolazione e il lavoro del personale
sarà meno faticoso e più sicuro.
La CIOV
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
PEROSA ARGENTINA
Tutti, meno le chiese
A scorrere il volume si rimane colpiti dall’assenza delle chiese e dalla presenza limitata delle scuole (più o meno pari a
quella dei militari che, per la
loro stessa scelta di vita, non
dovrebbero essere troppo schizzinosi nei confronti della violenza). Perché le chiese non appartengono alla « Regione contro il terrorismo »? Perché non
sentono il bisogno dì dir nulla o
perché la loro voce non è sentita? A noi sembra che tutto sommato l’Evangelo costituisca una
azione contro il terrorismo più
genuina ed autentica di tante dichiarazioni roboanti e plebiscitarie, senza, naturalmente voler
togliere nulla alle condanne del
terrorismo documentate nel volume. Il problema dell’assenza
della voce delle chiese resta comunque aperto ed investe l’efficacia della nostra testimonianza e la sua credibilità fino
in fondo. c. t.
Doni pervenuti nel mese di febbraio
L. 450.0CD: Maestranze e Direzione
RIV-SKF di Villar Perosa in occasione
del XVII febbraio.
L. 100.000: Direzione e Maestranze
ditta O.M.E.F., in mem. di Chauvie
Giov. Davide.
L. 60.000: Kovacs Norma, in mem,
didi Irenèe Collins Kovacs (Milano).
L. 50.000: Elvira e Giancarlo De
Bettini, in mem. del caro Sebastiano
De Bettini (Torre Pellice).
L. 40.000: Unione Femminile Valdese
di Bordighera.
L. 25.000: Famiglia De Filippis-Ciardi (Milano); Chiesa Valdese di Biella:
In mem. di Foglia Caterina in Rostagno, i cognati.
L. 20.000: Cercenà Francesco (Bibiana); Reynaud Lea, in mem. della sorella Reynaud-Ricca Vittoria (osp. Asilo); Lily Lupo (Como).
L. 15.000: Bein Ernesto e Mirella
(Torre Pellice).
L. 10.000: Reynaud Lea (osp. Asilo);
Gobello Livio e Dina, in mem. di Ri
voiro Pietro; Bounous Valdo, in mem
dei suoi cari ; Bertin Stefano (osp
Asilo); Bodoira Gemma e Vanda, in
mem. dei nonni e del papà (Torino);
Besson Susanna, in mem. della mam
ma; Rivoira Elda e Ermanno, in mem
di Malanot Cesare; Gaydou Emilio; In
mem. dei genitori, del fratello e d
Monnet Caterina, Franca e Marco Ey
nard (Torre Pellice); Viglielmo Lilia
na (Ferrerò).
L. 5.000: Malan Cairus Fanny, in
mem. di Rivoiro Pietro (osp. Asilo);
Visentin Maria, in mem. dei suoi
cari (osp. Asilo); Grand Emma (Bobbio Pellice); Magliana Lidia (Torino).
L. 3.000: Carstanjer Li li e Elsa (Como).
L. 2.000: Pons-Fenouil (Torino).
7
1° giugno 1979
CRONACA DELLE VALLI
Festa di canto della Val Chisone e Germanasca
PROTESTA ANTIPARCO
Incontro tra fratelli Una precisazione
Un’atmosfera raccolta, aliena
da ogni competitività ed ufficialità ha caratterizzato la festa di
canto delle corali delle valli Germanasca e Chisone, svoltasi il
13 maggio scorso ai Clos.
Si è trattato sostanzialmente
di un incontro tra fratelli che
amano il canto e che si servono
di tale strumentp per esprimere
un messaggio. Chi cura la propria preparazione non lo fa per
esibirsi o per partecipare ad un
concorso. Il canto è un servizio
comunitario. Per questo alcune
corali hanno preferito privilegiare gli inni d’insieme rispetto
alle esecuzioni singole.
Con un caldo benvenuto ai
presenti e con la lettura di un
passo biblico, il pastore locale,
A. Rutigliano, ha dato inizio alla manifestazione. La festa di
canto delle corali — ha sottolineato la Sig.ra M. L. Davite in
un breve intervento — è ricomparsa alle Valli nella sua forma
più consueta, non in omaggio alla tradizione ma nell’ottica del
servizio reso alle comunità locali.
Gli inni d’insieme si sono alternati alle esecuzioni singole.
Le corali riunite della Val Germanasca hanno recato una nota
insolita col canto di un’aria tratta da un salterio scozzese ma
con parole di un autore Uruguay ano (sul tema del Salmo
100), tradotte dal pastore B. Rostagno. Il titolo originale è:
« Cantad alegres al Señor ».
Più conosciuto ma non meno
incisivo e solenne il coro presentato dalla corale di Pomaretto:
« Lode » di P. Silcher, tratto dalla raccolta dei « Cento canti ».
S. Secondo ha eseguito, oltre
all’inno italiano N. 269 una composizione di Hopkins, « Cantiamo un inno di Giubilo », ricca
di sentimento e di espressione.
La corale di S. Germano Chine ha orientato la sua scelta su
un inno italiano poco noto, il
N. 97 e su una melodia di autore contemporaneo, dall’armonia
insolita. « Preghiera alla finestra » è l’inno di lode che sgorga
spontaneo dal cuore di chi contempla, al mattino, le bellezze
del creato e ne coglie religiosamente le consonanze più nascoste.
Di grande effetto il coro finale di Vetter, armonizzato da J.S.
Bach ed adattato nel testo da
P. Corsani, cantato dalle corali
riunite. .
Il pubblico, assai numeroso,
con la sua partecipazione silenziosa ma attenta è stato di conforto ai coralisti. Unica nota dolente in una manifestazione così,
riuscita, l’assenteismo di alcuni
cantori che hanno preferito occupare in altro modo la prima
bellissima giornata della stagione...
La comunità dei Clos, che si
ringrazia da queste colonne, ha
riservato alle corali un’accoglienza molto calorosa, spiritualmente e... materialmente ! Come sempre, la tazza di tè ha riunito molte persone che hanno fraternizzato grazie al canto e che, più
tardi, si sono lasciate a malin
della Pro Natura
cuore.
Una coralista
Egregio Direttore,
desideriamo protestare vivamente per il modo con il quale
L’Eco delle Valli del 18 u.s. ha
pubblicato la notizia sulla proposta della Regione Piemonte di
istituire zone protette nelle valli Chisone e Germanasca, del tutto strumentalizzata in quanto diffusa nelle valli da un gruppo di
cacciatori ovviamente interessati
a far credere alle popolazioni locali le cose più assurde per poter così continuare indisturbati
nell’opera di depauperamento
della fauna locale.
La nostra associazione, che ha
proposto alla Regione la tutela
di molte zone del Piemonte, ha
ben presenti i problemi che si
vengono a creare nei confronti
dei proprietari dei terreni vincolati, ma riteniamo che sia necessario fare esclusivamente opera
di corretta informazione e non
diffondere notizie strampalate e
precisamente:
— la Regione ha fatto solo delle proposte e come sempre indice delle consultazioni pubbliche
(p.e. il 22 maggio, vedasi il pubblico invito prot. n. 3021);
— quelli che vengono chiamati
parchi non devono essere intesi
territori come il Parco del Valentino di Torino ma zone di tutela
e sviluppo agricolo, pastorale,
faunistico e di contenimento dello spopolamento e del degrado
ambientale, di incentivazione tu
Il finanziamento delle opere
{segue da pag. 5)
tufi in cui la precedenza è data
alle domande di evangelici) e
opere rivolte a un servizio all’esterno.
Una precisazione deve essere
fatta per quanto concerne le
strutture murarie di proprietà
della Tavola o dei Concistori. È
principio acquisito che ogni lavoro di costruzione, ristrutturazione, modificazione riguardanti
gli immobili e gli impianti debbono rimanere a carico della
Chiesa che ne ha la proprietà e
nessuna sovvenzione pubblica
deve essere sollecitata a questo
fine. La sempre possibile riconversione di un immobile deve
poter essere decisa nella piena
libertà senza ipoteche poste da
compartecipazione pubblica al
loro finanziamento. L’autonomia
nella proprietà e nella disponibilità degli immobili ha un costo elevato che deve essere sostenuto dalla Chiesa che si accolla il peso derivante dal proprio patrimonio immobiliare,
considerato strumento necessario per la propria azione diaconale.
Per quanto concerne la gestio
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
dal 2 all'8 giugno
Doti. PRAVATA' SALVATORE
Via Bellonatti, 2 - Tel.90182
Luserna S. Giovanni
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Domenica 3 giugno
FARMACIA INTERNAZIONALE
( Dr. Imbertl )
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Martedì 5 giugno
FARMACIA MUSTON
{Dr. Manassero )
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Domenica 3 giugno
FARMACIA VASARIO
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
di Luserna San Giovanni
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tei. 90118 -91.273
Croce verde di Porte tei. 74197
VICILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S.G. Tel. 90.884 -90.205
ne è logico che essa sia interamente a carico della Chiesa per
quegli istituti che rispondono
prevalentemente a una esigenza
interna. Prendiamo il caso delle Case di Riposo. Gli anziani
che vi accedono contribuiscono
alle spese con i loro mezzi fino
al limite delle loro disponibilità
e la Chiesa assicura la copertura del deficit eventuale. Vi è inoltre il caso degli ospiti la cui retta è assunta in tutto o in parte
da un ente pubblico, in base a
particolari situazioni previste
per legge.
— Come si articola il rapporto con gli enti pubblici nello sviluppo del servizio assistenziale?
Alcune opere sono state poste in tutto o in parte al servizio della popolazione locale, senza distinzioni confessionali, in
stretta collaborazione con gli enti pubblici territoriali. Al principio della surroga si è sostituito
quello dell’integrazione dei servìzi e della complementarietà. Su
questa base si sono poste le intese con la Regione Piemonte
sulle linee di attuazione della
legge 382. Viene così riconosciuto alTente pubblico territoriale
la programmazione e la gestione
dei servizi socio-sanitari della
zona (Unità locale dei servizi).
Tale programmazione deve potersi raggiungere mediante uno
studio preliminare che comprende e privilegia al massimo la partecipazione di base, affinché non
acquisti la caratteristica di provvidenza caduta dall’alto, ma sia
il risultato di un consenso della
maggior parte dei cittadini e delle forze sociali e politiche operanti sul territorio. È questo un
aspetto fondamentale, che dobbiamo contribuire a sviluppare
e che può offrirci uno spazio in
cui il nostro apporto può trovare una effettiva collocazione.
È dunque nel contesto di una
programmazione di servizi che
possiamo inserire le nostre strutture diaconali nella misura in
cui si integrano come elementi
coordinati in questa rete.
Il servizio da noi reso ha ovviamente un costo che è ricompreso nella previsione di spesa
globale dell’ente pubblico.
Apposite convenzioni, stipulate in reciproco accordo, stabiliscono la tipologia e le modalità
del servizio, l’entità della retta
e del rimborso dovuto, i controlli che l’ente pubblico ha il
diritto di eseguire per verificare
la funzionalità del servizio. Si
attua cosi, da parte di alcune
nostre opere, la possibilità di
compiere un servizio reale, nel
mantenimento della propria autonomia, cioè nella dipendenza
dagli organi ecclesiastici competenti. La Chiesa quindi, per alcuni settori di attività, rinuncia
ad avere una politica assistenziale autonoma, realizza la propria
disponibilità ad integrarsi in un
determinato territorio e compie
il proprio servizio con rapporto
specifico della propria sensibilità evangelica.
Per alcune nostre opere le convenzioni riguardano soltanto un
settore della propria attività (ad
es. i servizi domiciliari e ambulatoriali dell’Asilo di San Giovanni), per altre le entrate previste in convenzione costituiscono la quasi totalità dei proventi
(come all’Uliveto e altri istituti
per minori).
Il fatto che i costi di questi
servizi a carattere pubblico e come tali disciplinati da apposite
convenzioni, non siano sostenuti
dalla Chiesa, ha inoltre un significato preciso non trascurabile.
Trattandosi di servizi pubblici e
non di interventi a carattere caritativo, rientrano nelle prestazioni di cui ognuno ha diritto e
che lo Stato deve assicurare a
tutti. Il pubblico denaro è qui
correttamente impiegato. La convenzione non prevede contributi
e sovvenzioni indiscriminati ma
il puro rimborso del costo del
servizio, preventivamente concordato.
SAN SECONDO
All’età di 87 anni si è improvvisamente spento il fratello Lamaggio. Il funerale si è svolto
secondo l’antica abitudine valdese (nella casa dell’Estinto e
nel cimitero di Prarostino) il
22 u.s.
Rinnoviamo l’espressione della
nostra solidarietà al figlio Silvio
ed a tutta la famiglia colpita
dal lutto.
Hanno collaborato a questo
numero; Roberta Colonna
Romano, Annalisa Coucourde, Dino Gardiol, Franco Davite, Claudio Tron, Giorgio
Tourn.
ristica controllata e di freno alla
speculazione edilizia.
Ci pare ovvio precisare che non
solo nelle zone tutelate ma in
tutto il territorio regionale per
aprire strade, costruire case, cacciare, occorre sottostare già ora
a precise leggi. Per esempio la
raccolta di funghi e fiori è regolamentata dalla legge n. 68 del
1978; la caccia è vincolata dalla
legge nazionale integrata da una
legge regionale, e così via...
Per ritornare ai parchi, la legge regionale n. 43 del 1975 precisa che « il pascolo e ragricoltura si esercitano nelle forme e nei
terreni entro cui tali attività
sono attualmente praticate... »
quindi gli allarmismi non sono
per nulla giustificati! Ancora;
« ...è consentito costruire o ripristinare fabbricati rurali... ».
Vogliamo ricordare che gli attentati all’integrità del territorio,
malamente inteso per uso e
consumo da parte di pochi, cioè
troppo spesso considerato « libero territorio di caccia » per
impresari, guidatori di mezzi
fuori strada, estirpatori di fiori,
disboscatori, cacciatori di animali della comunità, inquinatori dì
fiumi, disseminatori di diserbanti, portano ad una situazione irreversibile di desolazione e scarsità di risorse della terra;
Siamo comunque consapevoli
che queste brevi righe non possono esaurire Targornento e perciò precisiamo che siamo a Vostra disposizione per ogni qualsiasi informazione e per eventuali incontri con Voi o con la popolazione delle valli.
Grati per Teventuale pubblicazione, porgiamo distinti saluti.
p. il Consiglio Direttivo
della Pro Natura Torino
Marcello Botto
Vìllar Perosa
A quando
il C. F. P.?
Per gli addetti ai lavori, C.
P.P. significa « Centro di Formazione Professionale ». Con le
nuove norme l’istruzione professionale, come è noto, è di
competenza delle regioni. Il principale centro già avviato su cui
possa gravitare la nostra zona
è quello di Orbassano. Quindi
tutto il Comprensorio del Pinerolese è oggi privo di uno sbocco rispondente ad un disegno
organico in questo campo. In
particolare dopo la chiusura
delle iscrizioni alla Scuola RIVSKF, avvenuta due anni fa, il
settore in cui questa operava
resta del tutto scoperto. Per
questo il Consiglio di Istituto
della Scuola Media di Villar
Perosa ha preso alcuni mesi or
sono Tiniziativa di sollecitare
presso vari organi l’apertura di
un Centro di Formazione Professionale che sostituisca la
Scuola RIV-SKF. Dopo alcuni
abboccamenti preliminari tra vari responsabili, si è avuta venerdì scorso, presso la Comunità
Montana Valli Chisone e Germanasca una riunione in cui sono intervenuti rappresentanti
degli organi collegiali della
Scuola di tutto il Distretto scolastico di Perosa, rappresentanti
della Regione Piemonte, della
Comunità Montana, del Comprensorio e della RIV-SKF.
Dalla riunione è emersa la
disponibilità della Regione a venire incontro alTesigenza di formazione professionale in particolare nel settore metalmeccanico, utilizzando eventualmente
l’ex-scuola RIV-SKF come struttura, in una forma compatibile
con le esigenze di aggiornamento che l’azienda ha nei confronti delle proprie maestranze,- I
rappresentanti presenti di quest’ultima hanno espresso l’opinione che sia possibile giungere
ad una convenzione tra la BIVSKF e la Regione. Si sono programmati ulteriori colloqui che,
se avranno esito positivo, permetteranno di partire già col
prossimo autunno;
RINGRAZIAMENTO
La sorella ed i cugini della compianta
Florina Durand
riconoscenti, ringraziano tutti coloro
che sono stati vicini nella triste circostanza della sua dipartita.
Un grazie particolare alla direzione
ed al personale deU’Asilo Valdese ed
ai Pastori Taccia e Genre.
Luserna S. Giovanni, 19 maggio_1j79
RINGRAZIAMENTO
« Getta sulVEterno il tuo peso
ed Egli ti sosterrà »
(Salmo 55: 22)
La famiglia di
Remo Long
profondamente commossa ner la grande manifestazione di affetto tributata
al suo Caro ringrazia tutti coloro che
hanno preso parte al suo dolore.
S. Secondo di Pinerolo, 19 maggio ’79
RINGRAZIAMENTO
Il Signore ha richiamato a Sé
Jenny Gilles ved. Bouchard
dì anni 80
La figlia ringrazia i pastori Conte e Ayassot, il dott. Bertolino, i medici ed il personale dell’Ospedale di
Pomaretto, tutte le persone che hanno dato il loro prezioso aiuto durante
la malattia e quanti si sono uniti a
lei con il conforto e l’affetto nella
dolorosa circostanza.
« Il Signore è il mio Pastore;
nulla mai mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
San Germano Chisone, 28 maggio 1979
RINGRAZIAMENTO
Il figlio Pierpaolo della Compianta
Margherita Alina Davit
ved. Dema
profondamente commosso per la grande manifestazione di stima e di affetto
tributata alla Cara mamma, ringrazia
tutti coloro che con la presenza, scritti
opere e parole di conforto, si sono
uniti a lui neRa dolorosa circostanza.
In modo particolare ringrazia i pastori Ayassot e Tourn, il prof. Tortarolo, i medici e tutto il personale dell’Ospedale Valdese per le amorevoli
cure prèstate, l’Amministrazione- Comunale ed i coUeghi di lavoro, i Vigili Urbani di Torre Pellice, Luserna
S. Giovanni, Lusernetta, Angrogna,
Villar e Bobbio Pellice, i Vi^Ii del
fuoco di Torre Pellice, i Carabinieri e
gli amici della Croce Rossa.
Torre Pellice, 28 maggio 1979
Le famìglie Pogliani e Cardici commosse e riconoscenti per la grande
dimostrazione di affetto e di stima tributata al loro caro
Achille Pogliani (Nino)
ringraziano tutti coloro che, con fiori,
scritti e parole di conforto, hanno partecipato al loro immenso dolore.
« UEterno e il mio pastore
nulla mi mancherà ».
(Salmo 23, v. 1)
<x ...la testimonianza è questa:
Iddio ci ha data la vita eterna,
e questa vita è nel Suo Figliuolo. Chi ha il Figliuolo ha la ulta; chi non ha il Figliuolo di
Dio, non ha la vita »
(1 Giov. 5: 11-12)
E’ col Signore
Giuditta Artus
Ne danno annuncio : le sorelle Luisa
e Giovanna, il cognato Vittorio Apicella, i nipoti tutti e i cugini.
La presente è partecipazione e ringraziamento.
Comitato di Redazione ; Sergio
Aquilante, Dino Ciesch, Marco Davite, Niso De Michelis, Giuliana
Gandolfo Pascal, Marcella Gay,
Ermanno Genre, Giuseppe Platone,
Ornella Sbaffi, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile :
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione : Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 2/33094
intestato a : « L'Eco delle Valli •
La Luce »,
Redazione Valli: Via Arnaud, 25 *
10066 Torre Pellice.
Abbonamenti: Italia annuo 7.000
semestrale 4.000 - estero annuo
10.000 . sostenitore annuo 15.000.
Una copia L. 250, arretrata L. 300.
Cambio di indirizzo L. 200.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 cr'lonna : commerciali L. 120 - mortuari 220 - doni 80
- èconomici 150 per parola.
Fondo di solidarietà : c.c.p. 2/39878
intestate a : Roberto Peyrot - Corsn
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
La Luce: Autor. Tribunale di Pìnerolo N. 176, 25 marzo 1960.
L'Eco delle Valli Valdesi Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
8
8
1° giugno 1979
UNA PAGINA PROPOSTA ALL’ATTENZIONE DELLE CHIESE E DEI SINGOLI
Abbonamenti Eco - Luce ; siamo in saiita ma
occorre tenere gli attuali e farne di nuovi
Rendiconto finanziario
ENTRATE
1. Abbonamenti: Eco delie Valli
La Luce
2. Vendite Eco-Luce
3. Doni
4. Inserzioni
5. Varie
USCITE
1. Stampa
2. Amministrazione
3. Oneri redazionali
4. Spese postali
5. Fornitori diversi
6. Personale
7. Varie
1977
1978
8.771.885
10.783.250
454.340
1.464.534
1.672.826
342.352
12.260.685
15.173.642
793.530
2.083.150
2.404.941
340.834
20.337.768
1.351.540
942.850
785.905
3.629.416
6.099.771
25.985.382
1.537.145
1.265.910
981.715
5.021.227
8.469.284
128.920
33.147.250 23.489.187 43.389.583 33.056.782
Deficit
Totale a pareggio
33.147.250
9.658.063
33.147.250
43.389.583
10.332.801
43.389.583
Mentre per il 1977 l’importo dell’abbonamento è stato di L. 5.000 per il 1978 è stato
portato a L. 7.000. Per i due anni il deficit è stato coperto dalle amministrazioni valdese e
metodista con doni provenienti dall’estero ed esborsi propri.
In questo numero i lettori troveranno
un modulo di conto corrente postale.
Prima di buttarlo via come cosa che non
li riguarda, li invitiamo a riflettere su
alcuni punti.
IL GIORNALE HA BISOGNO
DEL SOSTEGNO DI TUTTI
Basta leggere il consuntivo del 1978
pubblicato in questa pagina per rendersi conto che i soli abbonamenti bastano
appena a coprire la stampa del giornale
(ma non a coprire i costi della carta,
spedizione, spese generali, personale).
Il risultato è un deflcit non indifferente
che pesa sulle amministrazioni delle nostre chiese.
Per quest’anno il prezzo delTabbonamento è stato mantenuto invariato per
consentire a chiunque di sottoscrivere
l’abbonamento. Ma per ridurre un deflcit
che altrimenti sarebbe insostenibile, nell’incontro che la redazione ha avuto con
la Tavola Valdese e il Comitato Permanente Metodista è stato convenuto di
aprire ima
SO-TTOSCRIZIONE PER L’ECO-LUCE
Giunti a metà anno, ognuno valuti la
responsabilità di partecipare a questa
sottoscrizione secondo le proprie possibilità con un libero dono aggiuntivo all’abbonamento (anche arrotondato o sostenitore) già pagato a suo tempo.
Sarà un passo avanti verso un alleggerimento dell’onere che grava sulle amministrazioni centrali e un incoraggiamento per chi lavora al giornale.
IL GIORNALE HA BISOGNO
DI MAGGIOR DIFFUSIONE
Più di 570 nuovi abbonati per quest’anno è im dato incoraggiante ed è la punta
più alta raggiunta in questi ultimi 3 anni.
Ma non è certo il massimo che chiese e
lettori possono fare.
Un contributo al giornale — anche
più sostanzioso di un dono — consiste
nell’individuare una o più persone tra i
propri conoscenti (evangelici o meno)
che potrebbero essere interessati al discorso dell’Eco-Luce e versare l’importo
per l’abbonamento semestrale relativo.
Sul bollettino di ccp con cui si effettua
il versamento preghiamo di indicare
« abbonamento lancio » (considereremo
questi abbonati come nuovi abbonati
solo quando e se rinnovereranno personalmente), indicando se si intende figurare o meno come donatore: la redazione, col primo numero del giornale invierà una lettera annunciando che l’abbonamento semestrale omaggio è stato offerto al destinatario da un amico (o dal
sig. X, a seconda di quanto indicato al
momento del versamento).
Raccomandiamo l’indicazione «abbonamento lancio » per questo tipo di abbonamenti semestrali in modo da poterne tener conto nella campagna rinnovi che
condurremo a fine anno.
IL GIORNALE HA BISOGNO
DI NON PERDERE QUOTA
Ogni anno perdiamo un certo numero
di abbonati per motivi inevitabili: anziani che non possono più leggere, famiglie in cui viene a mancare l’unico lettore del giornale... Ma sui 361 abbonamenti non rinnovati quest’anno, le cause di
forza maggiore sono solo una parte. La
maggioranza dei rinnovi mancati sono
dovuti ad incuria, distrazione, intenzione
di rinnovare «più in là». Prova ne è il
fatto che pur a metà anno continuano
ad arrivare rinnovi.
L’amministrazione non può tuttavia
continuare a inviare il giornale a chi non
ha rinnovato malgrado i ripetuti solleciti e forse non rinnoverà più. Questo è
quindi l’ultimo numero inviato a chi non
ha ancora rinnovato l’abbonamento.
Per i molti che ancora potrebbero rinnovare, continuare a ricevere il giornale
e far salire il saldo attivo degli abbonamenti, questa è un ultimo importante appuntamento da non mancare.
QUALE E’ STATA L’ATTUAZIONE
DI QUESTO ATTO SINODALE?
«Il Sinodo valdese e la Conferenza metodista, ravvisando nell’Eco-Luce uno
strumento d’informazione e di formazione per i singoli e le comunità, utile per
l’esercizio dei ministeri nella chiesa, raccomanda alle chiese di promuovere e favorire (là dove è necessario stanziando
anche una cifra all’uopo), la diffusione
presso anziani, diaconi, predicatori laici,
monitrìci, catechisti, responsabili di atti
vità settoriali e chiunque svolga un ministero nella chiesa. Raccomandano altresì,
la costituzione di gruppi di lavoro nelle
chiese per l’inoltro di contributi e corrispondenze delle chiese, la diffusione all’esterno oltre che all’interno e l’ordinata
raccolta dei rinnovi degli abbonati relativi alla circoscrizione territoriale di ogni
chiesa». (BB/SC/78)
QUELLO CHE NON SI E’ POTUTO FARE ALLA FINE
DEL ’78 SI PUÒ’ REALIZZARE ORA CON LA CAMPAGNA DEGLI ABBONAMENTI SEMESTRALI.
Presentiamo la situazione degli abbonamenti confrontata con la situazione dello
stesso periodo negli ultimi 2 anni. Il numero è quello degli abbonati effettivi al
netto di quanti non hanno rinnovato l’abbonamento e sono quindi depennati. Il
numero di questi abbonamenti non rinnovati è indicato nella quarta colonna, mentre la quinta riporta il numero dei nuovi abbonati sottoscritti per il 1979.
Mag. Apr. Mag. Non Nuovi
1977 1978 1979 rin.
I DISTRETTO
Perché un modulo di ccp?
1° Circuito
Angrogna
Bobbio Pollice
Luserna S. Giov.
Rorà
Torre Pollice
Villar Penice
Totale
2° Circuito
Pinerolo
Pramollo
Prarostino
San Germano
San Secondo
Villar Porosa
Totale
3° Circuito
Massello
Perrero
Pomaretto
Prall
Villasecca
Totale
Tot. I Distretto
4° Circuito
Aosta
Coazze
Ivrea
Susa
Torino
Totale
5° Circuito
Alessandria
Bassignana
Genova
S. Marzano
Sanremo
Savona
Vallecrosia
Totale
6° Circuito
Bergamo
Biella
Brescia
Como
Intra
Luino
Milano
Novara
Omegna
Vintebbio
Vercelli
Totale
7“ Circuito
Gorizia
Padova
Trieste
Udine
Venezia
Verona
Treviso
Vicenza
Totale
8° Circuito
Bologna
Cremona
Felonica
Mantova
Parma
Piacenza
Rimini
Totale
9° Circuito
34 37 45 2 10
32 32 36 2 6
144 166 195 14 43
43 48 45 3 —
165 167 177 4 14
38 35 34 3 2
456 485 532 28 75
113 111 143 6 38
51 54 60 — 6
96 93 78 19 4
160 163 145 24 6
65 68 86 4 22
15 16 32 _ 16
500 505 544 53 92
24 23 19 4
51 54 56 2 4
185 198 205 6 13
43 43 48 — 5
23 22 27 5
326 340 355 12 27
1282 1330 1431 93 194
DISTREUO
24 28 25 6 3
11 12 15 1 4
22 23 34 1 12
10 14 20 — 6
317 330 351 30 51
384 407 445 38 76
16 21 25 2 6
6 7 6 2 1
98 100 94 23 17
22 22 21 4 3
22 21 20 1 —
23 20 50 1 31
12 10 8 2 —
199 201 224 35 58
35 36 36 4 4
15 18 18 3 3
22 23 22 2 1
30 35 31 9 5
8 11 11 1 1
— 5 5 — —
194 164 180 25 41
5 3 4 1 2
5 11 12 5 6
5 5 5 — —
9 8 14 — 6
328 319 338 50 69
8 9 7 3 1
6 9 11 — 2
18 21 30 — 9
24 30 27 6 3
23 18 24 — 6
14 12 11 3 2
6 6 7 — 1
7 6 5 2 1
106 111 122 14 25
24 28 23 5
19 20 18 3 1
15 16 12 5 1
4 5 6 — 1
17 19 20 3 4
5 10 9 1 —
13 14 18 4 8
97 112 106 21 15
62 74 92 9 27
Tot. Il Distretto 1176 1224 1327 167 270
III DISTREnO
10° Circuito Carrara 7 11 10 1
Firenze 66 75 73 8 6
La Spezia 26 26 24 4 2
Livorno 8 8 14 3 9
Lucca 4 7 7 2 2
Pisa 15 18 19 — 1
Mag. Apr. Mag. Non Nuovi
Rio Marina
Siena
Totale
11° Circuito
Col lef erro
Ferentino
Forano
Roma
Terni
Totale
12° Circuito
Campobasso
Carunchio
Palombaro
Pescara
S. Ciac. Sch.
S. Glov. Lip.
Villa S. Seb.
Totale
Tot. MI Distretto
13° Circuito
Napoli
Portici
Salerno
Totale
14° Circuito
Bari
Brindisi
Cerignola
Corato
Orsara
Rapolla
Taranto
Venosa
Totale
15° Circuito
Catanzaro
Cosenza
Messina
Reggio Calabria
Totale
16° Circuito
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Pachino
Palermo
Riesi
Scicli
Trapani
Vittoria
Totale
Tot. IV Distretto
Totale generale
1977 1978 1979 rin.
3 2 3 1
5 4 2 2 —
134 151 152 20 21
1 7 4 3
4 4 4 1 1
16 23 23 — —
117 115 128 10 23
5 4 10 2 8
143 153 169 16 32
12 25 21 5 1
4 4 5 — 1
7 20 19 3 2
9 20 16 4
5 11 12 2 3
1 3 3 — —
8 28 28 1 1
46 111 104 15 8
323 415 425 51 61
DISTRETTO
35 35 43 4 12
3 3 3 — —
9 22 13 10 1
47 60 59 14 13
11 13 10 3
4 2 3 ■ì
5 5 6 — 1
2 5 5 _ —
15 13 13 4 4
3 4 1 3 16 25 25 2 2
1 3 2 1 —
57 70 65 13 8
8 10 6 5 1
4 4 3 1 —
5 6 6 — —
8 7 8 — 1
25 27 23 6 2
5 13 8 7 2
6 6 3 3 —
15 12 20 1 9
8 4 7 __ 3
13 36 33 5 2
1 2 3 1 2
2 2 2 — —
2 4 4 — —
1 1 9 — 8
53 80 89 17 26
182 237 236 50 49
2963 3206 3419 361 574
N.B. - Al totale generale vanno aggiunti gli
abbonamenti esteri (salvo la Svizzera che costituisce il 9“ circuito) e quelli sottoscritti dalle
amministrazioni valdese e metodista per I loro
dipendenti e per I pastori battisti (cambio con
« M Testimonio »). Vanno inoltre aggiunti alcuni
omaggi (che abbiamo recentemente ridotto) e
numerosi cambi con giornali e riviste italiane
ed estere. La tiratura complessiva del giornale
(Eco -F Luce) è attualmente di 4.300 copie.
— Per esigenze di spazio ogni chiesa è indicata con un solo nome anche se comprende diversi centri. Un solo nome è indicato anche là
dove vi sono più chiese valdesi e metodiste (es.
Roma).
ABBONAMENTI
SEMESTRALI
2® semestre ’79 L. 4.000
cumulativo L. 3.500
(Riservato alle chiese
per almeno 4 abbonamenti)
estero L. 5.500
c.c.p. 2/33094 intestato a « Eco delle
Valli - La Luce ».