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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno xcv - Num. 28
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TORRE PELLK E — 9 laglio 1965
Ammin. Claudiana Torre Pellice • C.CJ. 2-17557
Non dire : « Come mai i giorni di prima eran migliori di questi? »
poiché non è per sapienza che tu chiederesti questo (Eccl. 7: 10).
Pietro disse a Gesù : « Signore, e di lui che sarà? ». Gesù gli rispose :
« Se voglio che rimanga fìnch'io venga, che t'importa? Tu segatimi »
(Giov. 21 : 23). Î
Impegno per l’ora presente
Santa Maria
sportiva
Ci sono almeno due ragioni che giustificano l’accostamento di questi testi biblici dell’Antico e del Nuovo Testamento.
La prima è dovuta al carattere del
nostro culto domenicale nel giorno in
cui si celebra il centenario della Scuola Latina. Rievocando la lunga esistenza di questo piccolo istituto della
nostra Chiesa, dove generazioni di
studenti si sono preparati ad affrontare la vita con le sue svariate responsabilità, non possiamo evitare di volgere !c? sguardo al passato con sentimenti di riconoscenza a Dio ed agli
om Certamente la Scuola Latina,
pur r ' Ila limitatezza dei suoi mezzi,
ha sv :to una missione utile e prezio
ra Cu irebbero rendere testimonianza ai a oggi uomini e credenti spar
SI in allo 11 mondo.
Tu e ihiaro che non possiamo
iimii a olgere lo sguardo al passalo. -IH pur Con le migliori intenzioni. Al ile la commemorazione di una
data c può diventare una ceri
nionii, sterne e morta se, al tempo
stesso non riprendiamo coscienza del
la no; a missione nell’ora presente
in CU: ddio ci chiama a vivere e ad
cpera secondo' le linee di una chiara te; vimonianza cristiana.
Nessuna epoca
è ideale
Con.sifierando innanzi tutto la pa-,
loia F desiaste ci renderemo conto chi fissa non c’impedisce di rievocare 1 .asisaio; ci invita, però, aitì essere s nei nostro giudizio ed a non
a c -i stogliere dai doveri e dalle
respoi :,biiita del tempo presente. Le
sue pf rnip sono queste i «Non dire:
come II 1 giorni di prima eran miglion questi? Poiché non è per sapienz u chiederesti questo ».
Og eri-zione ha le sùe virtù e
le sue loipe Ogni generazione assume le or-iprie responsabilità dinanzi
a Dio alia storira. E tuttavia ogni
gener ne anche la nostra, è tentala di i niardare indietro dicendo con
ur " 0 di nostalgia o di rimpianto :
«una 'Olla non era così,! Ai nostri
lempi f er.a. più serietà, più fiducia reCiproc lu timor di Dio! La gioventù non era cosìi spregiudicata come
ovgi a più ritegno, maggior rispetto per la vita e per le noirme della
convivenza sociale! Come mai i giorni
di prima eran migliori di questi?»
A parte il fatto che la valutazione
dei tempi è più difficile di quanto non
si creda, dobbiamo domandarci: perchè siamo così propensi a far questi
ragionamenti? E’ veramente utile Mcorarci in quel modo al passato giudicando i tempi con il metro della nostra limita,ta sapienza umana, noli
scevre^ da sentimenti di orgoglio e di
vanità? L’Ecclesiaste dice : « Non è
per sapienza che tu chiederesti questo ». ,
Certo nessuno mette in dubbio l’esistenza di giorni buoni e sereni nel
Tassato. Ma non ve ne sono forse anche oggi? Se ci mettiamo a fare dei
confronti fra il passato ©d il presente
possiamo trovare motivi di sconforto
e di conforto al tempo stesso. Nessuna epoca va giudicata in un lu^ idealistica e romantica, nella illusione di
Foterci sottrarre al timor di Dio ed al
Suo giudizio. Indipendenternente dalle epoche e dalle situazioni storiche
più o meno favorevoli, il profeta Ge
remia diceva con chiare parole : « il
euore è ingannevole più d’ogni altra
cosa e insanabilmente maligno »
11? : 9 ) ; e l’pjpostolo Paolo affermava ;
'' Non v’e alcun giusto, neppur uno ».
Anche nelle epoche migliori, non ancora turbate dalTincubo della bomba
atomica o daU’agitazione dei nqptri
tempi, il peccato era all’opera nel
niondo e nel cuore degli uomini mortali. Certe epoche di relativa pace e
di benessere sono fatali alTapprofondimento della fede; mentre altre epoche, assai turbate e piene di incognito, recano in sé germi di fedeltà e di
chiara ulibidienza cristiana.
Ogni giudizio sui tempi è veramente
difficile da pronunziare. Talvolta, e
Vero, non possiamo evitare confronti;
¡ha non dobbiamo anticipare i giudizi
opn accenti di turbamento o di sterile
¡■impianto. Perchè in definitiva, qual’è
la vera ragione che ci stimola al con
fronte dei tempi? Per quale motivo
l’Ecclesiaste ammonisce: «Non dire.
Come mai i giorni di prima eran migliori di questi »? Dobbiamo lasciarci
interpellare da questa parola delia
Sacra scrittura. Nei nostri confronti
0 nelle nostre argomentazioni, generalmente siamo mossi da considerazioni umane, non da una chiara riflessione sulla nostra vita dinanzi a
Dio. E riguardiamo al passate, come
♦♦♦♦♦♦♦♦
Questa predicazione del Moderatore Ermanno Rostan è stata
tenuta a Pomaretto, domenica
27 giugno, in occasione del centenario della Scuola Latina.
♦♦♦♦♦♦♦♦
a tempi migliori o che ci sembrano
migliori di questi, perchè probabilniente più facili e più piacevoli, rifugiandoci in una contemplazione più
o meno idealistica del passato invece
di accettare con riconoscenza i doni
e la vocazione di Dio nel tempo presente. Perciò, dice TEcclesiaste; «Non
è per sapienza che tu chiederesti
questo ».
Non possiamo ignorare la chiamata di Cristo in questo tempo. Per que»
sto un riferimento sia pur breve ed
incompleto alTepisodio della riabilitazione di Pietro là sulle rive del mar
di Tiberiade ci offrirà non pochi motivi di riflessione. Ricordate "quell’episodio : Gesù, dopo aver detto per tre
volte a Pietro: «Pasci le mie pecore»,
ad un certe punto gli annunzia anche di qual morte egli (Pietro) glorificherebbe Iddio. Ad un tratto Pietro
si volta e vede venirgli dietro Giovanni, il discepolo che Gesù amava. Allora non può trattenere una domanda
che gli preme dentro e, rivolgendosi a
Gesù, gli dice. « Signore, e di lui che
sarà? » Gesù gli risponde semplicemente; «Se voglio che rimanga finch’io venga, che t’importa? Tu, seguimi! »
La chiamata
di Cristo
Il passato non è più nostro, Tavverire ncn lo è ancora e ignoriamo l’esatta lunghezza del nostro cammino. Come non possiamo essere semplicemente dei nostalgici del passato, così, non
dobbiamo essere « con ansietà solleciti » per il futuro, inquieti e turbati
di fronte ai tempi ed agli eventi, rinchiusi in noi medesimi e nella visione
egoistici della nostra esistenza, come
se Cristo non passasse accanto a noi
per dirci : « Se voglio che rimanga Anch’io venga, che l’importa? Tu seguimi! »
Qui c’è un messaggio per noi, c’è un
ordine per ognuno di noi, ed anche
per la nostra Chiesa nel suo insieme.
Pertanto, e prima di tutte, sforziar
moci di percepire la vocazione di Cristo in queste tempo. Colui che oi
chiama è il Signore ed il Vivente. Questo è i' problema che riguarda da vicino oggi la nostra Chiesa e le ragioni della sua testimonianza. Nei nostri
Sinodi siamo diventati abbastanza
esperti nel fare molti studi e molte
discussioni di carattere ecclesiologico
ed evangelistico. Ci agitiamo per pote.nziare la nostra Chiesa ed i suoi
istituti, vorremmo vedere rinnovata
la vita delle nostre comunità, parliamo di ridimensionamento e di nuove
strutturazioni, rip_et||mo incessantemente che la Ohie'saAiion deve vivere
per sè ma in vista della sua presenza
nel mondo e non ci accorgiamo che
spesso 11 discorso si svolge su di un
piano teorico perchè, in realtà, alla
base di tutte quelle considerazioni
giuste ed apprezzabili, c’è un problema personale e collettivo al tempo
stesso; quello della chiamata di Cristo ad ognuno di noi, una chiamata
che deve essere avvertita con umiltà
e con fede, un « tu seguimi » di Gesù
Cristo, ohe ci deve afferrare per darci
il .senso della nostra missione, indipendentemente dai tempi e dagli
eventi.
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
La ragazza it.rliana che domenica
scorsa, prima di iniziare la gara dei
« 400 metri » neH’incontro di atletica Italia-Austria, si è fatta per tre
volte il segno della croce, davanti
alle telecamere, ci ha dato motivo
di meditazione, più tardi, quando
ha tagliato vittoriosa il traguardo.
Tre segni di croce per 400 metri:
esattamente centotrentatrè metri e
trecentotrentatrè centimetri per ogni
segno. Chi ha detto che la fede non
si misura col metro?
Ci siamo chiesti, allora, se la proporzione « fede-sport » rimane immutabile per ogni tipo di competizione; in tal caso i maratoneti dei
cento chilometri dovrebbero farsi
ben settecentocinquantaquattro segni di croce al termine dei quali
non ce la farebbero a terminare la
gara, per eccesso di rodaggio religioso.
No : decisamente deve esserci una
diversa possibilità, secondo i casi,
jjer propiziarsi il cielo; interroghiamo quindi la cronaca.
Trascurando l’ormai sfruttato ’caso’ di Bartali che attaccava aH’imrnagine di una madonna, particolarmente versata neH’aiiitare i campioni sportivi, la maglia gialla o rosa
del trionfo, abbiamo sotto mano
episodi più recenti.
Sempre nel campo del podismo
troviamo Paniich, campione olimpionico. Conosciuto l’orario preciso
in cui sarebbe dovuto scendere in
gara telegrafò alla moglie: Recati
alla messa all’ora tale. La moglie
illuminata dal messaggio si mise il
velo e giunse alla chiesa proprio nel
momento in cui il marito prendeva
il via. Il prete non aveva ancora
detto « Ite, missa est », che Pamich,
spinto dalle giaculatorie della moglie, terminava vittorioso il cammino, non già sulla via di Damasco,
ma sulla pista di Tokio.
Altra gara, altro giro, altro santo
di turno.
iiiiiiniimmmtiiimiiiiiiMim
CELEBRATO A POMARETTO, DOMENICA 27 GIUGNO
## centenario
della Scuola
Latina
« Son venuti dal monte e dal piano», alla celebrazione del centenario
della Scuola Latina: l’occasione era
febee per l’incontro di ex alunni che
non si eran più visti da trenta o quarant’anni, per rievocare un passato
cosi diveirso dal presente, per rivedere l’antica «maisonnette», il «ciabot»
deUa Lausa, ed ammirare la graziosa
Scuoletta vestita a festa per l’occasione, con tanti fiori e Tabite nuovo
e tanti ammiratori...; a sera poi, con
il suo grande stemma illuminato in
alto e tanti riflettori le consOTvano
quel non so che di fiabesco, di mondo di late, quale ormai Tavevano sognato gli ex alunni, immemori del
« latinorum » e della terrificante
« grammaire Larousse » mandate a
memoria, « obtorto collo ». C’era il decano Alberto Bleynat, ancor vegete e
fresco di mente pur avendo già superato; gli ottanfanni; c’era l’insegnante Ilda Bevel presente sempre
nel ricordo dei suoi alunni, per la
bontà del suo insegnamento ed il candore dei suoi pensieri ed una folta
schiera di altri ex ahmni che nella
vita hanno lasciato un’impronta, un
■ esempio; c’erano quelli degli anni
trenta quando la campana della Scuola non fece più udire i suoi rintocchi ;
Jeanne Artus, Guido Botturi, Elsa
Balme, Itala Grill, Germana Costantin, Ernesto Tron, Irene Costantin.
L’incontro non è stato tessuto soltanto di motivi «nostalgici» ma di
pensieri volti al futuro: nella saletta
della mostra c’è un grosso punto interrogativo alla data 1965; a questo
punte interrogativo si è cercato di rispondere nei conversari, nei messaggi dell’agape e soprattutto al culto
del mattino r»iel sermone del nostro
Moderatore. Egli ha detto infatti, ispirandosi a un teste deiracolesiaste 7
vers. 10 e Giovanni 21, che è inutile
una contemplazione idealista del passato o essere « laudatores temporis
acti », se non c’è un impegno serio
verso il futuro, seguendo Gesù. Ohi
si culla nel canto delle antiche « complaintes », chi si adagia nella tradizione, nei riti e non avverte i segm
dei tempi, è una creatura morta spiritualmente. La ricerca di nuove formule, di nuove strutture, ha dette ancora il Moderatore, può essere cosa
buona ma quello che conta è di seguire Gesù, ascoltando nella preghièra, nella meditazlane quello che Egli
ci deve dire per risolvere tutti i nostri piccoli e grandi problemi. In Gesù soltanto potremo scoprire per mezbo dello Spirito quello che dovremo
fare per la chiesa, per gli Istituti, per
tutta l’opera nostra.
All’agape fraterna il Dott. Enrico
Gardiol, presidente degli Amici del
Collegio ha chiaramente espresso la
funzione dei nostri Istituti e ricordato lo sfarzo che gli amici compiono
per il futuro delle nostre Scuole, mentre il Prof. Armand Hugon ha auspicate una sempre più viva collaborazione tra Scuola Latina, (Collegio e
Convitti; il sovrintendente Pier Luigi Jallà ha fatto l’elogio delTambiente della Scuola Latiaarconvitto-parroc
chia, ancora in grado di formare la
personalità degli alunni, ritenendo che
uno Stato Confessionale come il no
stro non può certo essere di « surroga» ai nostri Istituti. Del reste, aggiunge l’estensore di queste note, neppure quando furano chiuse le nostre
Scuole elementari, quello dello Stato
laico del 1911 non furono in grado di
sostituire le nostre Scuole come noi
Tintendavamo.
Se abbiamo viva coscienza che le
nostre Scuole hanno la stessa funzione d’una chiesa che predica TEvangelo, che testimonia verso gli alunni,
che crea una coscienza protestante,
che forma la loro personalità vale la
pena che queste scuole vivano; vale
la pena quhidi che dei credenti sjwndano il loro servizio per questi Istituti, Scuole, Convitti e Istituti vari di
Assistenza; un certo spirito laico di
cattiva lega, che in omaggio al rispetto dell’altrui fede vorrebbe considerare « tabu » Telemente religioso, è stato ed è pernicioso per le nostre opere ;
ci rallegriamo quindi dell’ordine del
giorno della Conferenza del Primo
Distretto e del nuovo spirito che soffia nelle nostre chiese.
Il Pastore Long recava un pensiero
di gioia di ritrovajsi insieme dopo tanti anni di missione nel Sud America.
Un salute è stato date ad uno studente del Sud America presente con
noi.
Nel corso tìelTagape, la Presidente
del Comitato Amici della Scuola Latina, signora Itala Beux, ha fatto una
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
Il pugile Lopopolo, nel settembre
scorso, si battè ad Arezzo per il titolo italiano della categoria. L’avversario era un « duro », picchiava
forte, ma aveva fatto i conti senza
la fede; quella di Lopopolo, naturalmente, il quale vinse con netta
superiorità. Questo furbacchione,
come dichiarò egli stesso alla stampa, si era rivolto con ardenti preghiere a Santa Rita e alla Madonna
le quali avevano gonfiato i suoi muscoli e diretti i suoi pugni sulla faccia dell’avversario, il quale, o era
un eretico, o un ateo, o aveva scelto
male i suoi santi protettori, o, più
semplicemente, aveva avuto sfortuna.
E il calcio? Veniamo subito. C’è
fresca fresca l’avventura notturni
di tre calciatori della squadra del
Brescia, i quali dalla suddetta città
si sono recati a piedi, di notte (cinquantadue chilometri) fino a Caravaggio dove c’è un santuario, per
ringraziare la Madonna proprietaria
del medesimo di averli fatti arrivare con la squailra in « serie A ».
Lungo il tragitto i tre giocatori di
pallone sono stati onorati da rinfreschi, champagne, grida di entusiasmo, assedio di fanciulle disinvolte che chiedevano autografi. Il
pio pellegrinaggio ha avuto termine nel santuario con tre segni di
croce, una grande stanchezza e il
miraggio della dormita ristoratrice.
Una sera, però, la madonna è mancata all’appuntamento e a farne le
spese è stato il pugile Mazzinghi,
campione mondiale del suo peso.
Per allenarsi in vista delEincontro
da sostenere a difesa del titolo, il
pugile aveva scelto la località dell’Impruneta. Lassù tutti gli sportivi del paese, specialmente i ragazzini, avevano seguito ammirati e commossi le fasi dell’allenamento e questo è più che giusto. Ma l’entusiasmo portò i ragazzini un po’ troppo
avanti, addirittura fino all’altare
della « Madonna miracolosa », nella chiesa dell’Impruneta, dove, il
giorno prima dell’incontro di boxe
del loro idolo, sostarono lunghe ore
in preghiera accendendo miriadi di
candele perchè Mazzinghi pestasse
l’avversario da quel gran campione
che era. Tutto sembrava filare a meraviglia: il parroco aveva assicurato
il pugile ospite che tutto il paese,
quel giorno, avrebbe pregato per
l’esito del « combattimento » e che
ci sarebbero state ben cinquemila
candeline accese davanti alla Madonna miracolosa.
Le candeline ci furono, ma la madonna « fece il tifo » per Benvenuti,
l’avversario di Mazzinghi, e Benvenuti assestò al campione un pugno
tale che spense le cinquemila candeline e le speranze di tutta una
fervida parrocchia.
Credete, amici lettori, di questi
esempi ce ne sono a centinaia ma
non è il caso di riportarli. L’ironia
facile può divertire ma ad un certo
punto stanca, perchè queste mascherate della fede religiosa, questi esibizionismi di paganesimo a buon
mercato non divertono più; addolorano. E noi dobbiamo pensare anche a questo, nell’euforia dell’ecumenismo. Perchè nella famosa « casa » dove i « fratelli » cattolici aspettano il nostro ritorno accendendo le
stesse candeline, noi troveremo (non
illudiamoci, fra tante « visite di
omaggio ») invece di Gesù Cristo
unico Signore, unica Luce, unica
Verità, santi e madonne in tenuta
sportiva e, su di un palcoscenico
pieno d’ori e di velluti, suor Pasqualina che segna i punti e un
qualche santo sconosciuto col fischietto da arbitro in bocca.
Marco
2
pag.
.NT. 2S — 9 luglio 1965
L CONGRESSO E VA N G E LIC O SIAMO STATI
INDELICATI?
L opera dello Spirito
L’Apostolo Paolo, prima di parlare
intorno all’Opera dello Spirito, ci ia
un quadro fortemente realistico delle
condizioni morali dell’uomo naturale,
che non cessa di essere tale, con tutte le sue implicazioni, fine a quando,
per effetto della « nuova nascita »,
riesca a scoprire la sua duplice con
dizione di « carne e spirito », di « colpa e grazia » e si accinga a lottare con
tutte le sue forze, così come lottava
l’Apostolo, contro i «dardi infocati
del maligno ».
Si sa che « lo spirito è pronto e la
carne è deoole » ; quindi nessuna meraviglia se Paole ha prcniunciato parole come queste. «Io so che in me,
vale a dire nella mia carne, non abita
alcun bene; poiché ben trovasi in me
il volere, ma il modo di compiere il
bene, no. Perchè il bene che voglio
non faccio; ma il male che non voglio, quello faccio».
Nella sincera ammissione dell’Apostolo ognuno di noi riconosce la sua
propria natura; e checché ne dicano
gli altri, quelli cioè che vogliono apparire perfetti ad ogni costo, fino al
punto di ritenere se stessi senza colpa nè macchia e vedere nel loro prossimo: lacune, difetti, empietà, ecc., la
vera condizione del credente è caratterizzala dalla diagnosi sincera e .scrupolosa fatta da Paolo.
Vero è che Giovanni, nella sua prima epistola (3:9) scrisse che «chiunque è nato da Dio non commette peccato, perchè ii seme d’Esso (di Dio)
dimora in lui », ma è anche vero che
lo stes.so Giovaimi — quasi a sottolineare la confessione di Paoloi — afferma che « se diciamo di essere senza peccato', ingairmiamo noi stessi, e la
verità non è in noi ; mentre .se confessiamo i nostri peccati. Egli (l’Eterno)
è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purifijoarci da ogni iniquità.
Perciò: se diciamo di non avere peccato', lo facciamo bugiardo, e la sua
Parola non è in noi » (I Giov. 1: 9, 10).
Ora, io non sono nè teologo nè esegeta, ma da quanto mi è stato di capire dai passi che ho qui davanti, tanto l’Apostolo Paolo, quanto' il vecchio
Giovanni, da eroici strateghi quaii
sono, si preoccupano di individuare,
prim'a di tutto, i nostri p'unti deboli,
scoprire cioè le deboezze della nostra
carne per poterle quindi combattere
e debellare con razione potente dello
Spirito,
Quando diciamo ; « noi siamo nati
di nuovo », questa non dev’essere una
semplice espressione verbale che serva, quasi, a farci inorgoglire, ritenerci
migliO'ri degli altri, vivere isolati e
lontani dai nostri fratelli, ma un, sincero attS'ggiame.ntc' del nostro cuore
che ci .spìnga a ricercare nella comunione con Dio la comunione con coloro che vivono sorretti dalla stessa
speranza e dallo stesso amore.
Dico questo perchè anche fra nm
evangelici ci sono di quelli che si sti
mano migliori degli altri, capaci di
giudicare e criticare tutto e tutti, di
guardare il bruscolo che è nell’occhio
altrui e non accorgersi del trave che
è noi proprio occhio.
Invece di esclamare e chiedersi ;
« Misero' me uomo ! chi mi trarrà da
questo corpo di morte? » — come fece l’Apostolo Paolo, al quale, invero,
non si può rimproverare di non essere nato di nuovo — continuano a
farsi prendere dalla rete dei loro pregiudizi, e così; irretiti si sentono spinti
a gettare il discredito su quanti, in
nome del Signore, lavorano e si affaticano per ravanzamento del Suo Regno, nc'n alimentando lo spirito settario, ma unendo quanto vi è in comune e di meglio fra di loro per annunciare con potenza il messaggio tìell'Evangelo.
La scettica e quanto mai sospettosa nota critica di alcuni fratelli al
nostro Congresso, mi è parsa alquanto stonata e fuori luogo.
Romani 8: 1-17
Erano in molti in quel giorno a servire e rendere grazia con gioia al Signore, per cui non riesco a capire che
altri fratelli — i quali, forse, dal 26
al 30 maggio erano con noi, si sono
sentiti commuovere come noi — vogliano ora manifestare il loro broncio, solo perchè le proprie organizza
zioni hanno preferito di rimanere fuori, mentre avrebbero potuto sentire,
con maggiore evidenza e potenza la
presenza dello Spirito' Santo, che ci
vuole, appunto, concordemente uniti,
affinchè il mondo creda.
E poiché proprio per questo, Gesù
per primo, ha pregato, non vedo dav
vero che male ci possa essere stato
se noi evangelici — dopo quarant’anni di isolamento, buono soltanto ad
alimentare pregiudizi e incomprensión
ni — ci siamo' riuniti per guardarsi in
volto, scambiarci una parola fraterna
e pregare insieme!
k parte che il Congresso Evangelico è servito a rompere il ghiaccio, a
farci conoscere meglio il nostro Paese
e a suscitare nelle nostre comunità
maggiore interesse per fare insieme
tutto ciò che non è possibile fare da
soli; insinuare il dubbio sulle buone
intenzioni di coloro che con tanto ar
more e zelo hanno organizzato la
grande assemblea, solo perchè le proporzioni dei delegati delle varie denominazioni non sono sta,te rispettate,
non mi pare una ragione sufficiente
per cercare di demolire quanto vi è
stato di buono e di utile durante quei
cinque giorni che abbiamo trascorso
insieme. Il fatto che battisti, metodisti, avventisti, apostolici, pentecostali
e salutisti non fossero proporzionalmente rappresentati rispetto' alla delegazione valde.se, non ha. creato —
almeno alla delegazione battisita alla
quale io appartenevo — particolari
complessi di inferiorità.
Le proporzioni non erano esatte?
Qualche cosa non è andata come doveva 'andare'? Ebbene, facciamolo pure notare, ma (x>n altro spirito che
non sia quello di vedere il male da
per tutto o distruggere e sottovalutare quel poco o molto che di veramente consolante abbiamo ricevuto'.
Il desiderio sincero di conoscerci
rreglio, di amarci e di servire insiocne
il Signore della Chiesa, nel rispetto
delie proprie autonomie, è quanto di
meglio abbia potuto esprimere, per
ora, il Secondo Congresso Evangelico
Italiano.
Lo spirito di collaborazione, di carità e volontà fraterne che ci ha guidati in quei giorni per essere sempre
più disponibili e fedeli aH’Evaaigelo,
io credo che sia stato un segno e una
risposta alle molte preghiere che sin
golarmente e in gruppo sono state
inalzate al Signore. In questo segno
ed in questa risposta io vedo l’Opera
dello Spirito Santo.
Grazie al suo aiuto e consolati dalla sua presenza avevamo il dovere di
saper cogliere quella bella occasione
per far sentire agli altri che « siamo
veramente figliuoli li Dio; perchè, essendo figliuoli, siamo anche eredi ;
eredi di Dio e coCTedi di Cristo, se pur
soffriamo con Liii, affinchè siamo anche con Lui glorificati». Tutte le altre cose — meno i puntigli, le diffidenze e i sospetti — possono essere
anche utili, ma non necessarie per
la nostra salvezza. Voglia perciò Iddio ohe un giorno, almeno' noi evangelici, possiamo ritrovarci tutti uniti e
atteindere di pari consentimento, intorno alla stessa Mensa, il ritorno
glorioso del Suo Figliuolo.
Giacomo Spanu
Ora la Federazione
dipende da loro
(Juniìtalo pi‘r ratluazioiie
della preposta federativa
MEMBRI FX OFFICIO:
Past. Mario Sbafli Presidente del
Consiglio Federale.
Past. Manfredi Ronchi, Vice Presidente del Consiglio Federale.
Past. Ermanno Rostan, Vice Presidente del Consigio Federale,.
xMEMBRI
FLETTI DAL CONGRESSO:
Prof. Mario Miegge, Chiesa Valdese.
Avv. Aldo Ribet, Chiesa Valdese.
Past. Aldo Sbaffi, Chiesa Valdese.
Dott. Ugo Guarnera, Chiesa Metodista.
Past. Carmelo Inguanti, Chiesa Bat. tista.
Past. Enrico Paschetto, A.M.E.I.
Col. Jean Bordas, Esercito della Salvezza.
Past. Mario Vincentelli, Chiesa Avveiitista.
Past. Mario Affuso, Chiesa Apostolica.
NOTE
Il past. Ermanno Rostan è stato nominato membro del Comitato anche dal Congresso e quindi continuerà a farne parte
anche quando non dovesse più parteciparvi « ex officio ».
Due posti sono stati lasciati in sospeso
a disposizione di rappresentanti delle Assemblee di Dio.
Al Comitato potranno essere aggiunti un
massimo di altre quattro persone in rappresentanza di altre Chiese od opere evangeliche non presenti ufficialmente al Congresso.
Postille al rapporti
congressuoll
Nel 25 del nostro settimanale si parla
del documento del 2” Congresso Evangelico
a proposito de (c La nostra vocazione di fron.
te, alja situazione religiosa italiana )>. A pagfna 2, nell’ariicolo « A colloquio con gli
italiani», di dice: «Le divergenze {circa
Vatteggiamento verso il cattolicesimo) sono
apparse, indirettamente, nel primo documento presentato da una commissione nominata dal Congresso al termine della discussione generale : su questo punto, era
evidente lo sforzo di compromesso, ma si levavano voci a protestare che se si prendeva
posizione su questo problema così complesso, occorreva farlo con un minimo di chiarezza e di serietà, dire qualcosa di solido e
di netto. La commissione faceva punto a
capo, riprendendo il suo lavoro, fino a tarda
ora nella notte. Infine veniva presentato un
testo, quasi del tutto nuovo e, dopo ulteriore
discussione, veniva votato a fortissima maggioranza nella forma seguente.........» e qui
viene presentato il testo approvato.
Nei riguardi di questo testo approvato, il
caro amico Gino Conte, neH'articolo « Vera
comprensione e vero amore » (nella stessa
pagina), proprio a proposito dei rapporti col
cattolicesimo, fa delle riserve molto serie
che condivido pienamente. Temo, tuttavia,
che il lettore, avendo prima letto le critiche
formulate contro il primo testo presentalo
(quello che poi è stato corretto) e vedendo
che ad esso sì rimproverava di non aver trattato il problema « con un minimo di chiarezza e di serietà, ecc. » sì faccia una opinione ben misera di quel testo e della commissione che l’aveva preparato e dica : se il
testo corretto è così debole e poco chiaro,
come doveva essere l’altro? Per questo ritengo necessario fare alcuni chiarimenti.
Anzitutto il testo definitivo non c stato
riela'borato dalla medesima commissione che
Due ordini del giorno
sui mezzi di comunicazione
Il Secondo Congresso delle Chiese
Evangeliche Italiane riunito in Roma
Wal 26 al 30 maggio 1965,
Riconosciuta la necessità che le
Chiese si presentino alla società italiana, in mezzo alla quale la vocazione del Signore le ha poste a testimoniare, anche mediante un organo
di stampa imitarla che esprima la voce di coloro che predicano l’Evangelo.
Preso atto dell’esigenza di tenere
conto delle valide esperienze di collaborazioni interdenominazionali già
in atto e delle attività di stampa
svolte dalle singole Chiese ed Opere
evangeliche.
Fa voti affinchè rimpegno ed i risultati positivi ottenuti in questo
campo non vadano dispersi.
Decide di nominare un Comitato
con l’incarico di completare, possibilmente entro l’anno in corso, lo. studio di queste iniziative convogliando
verso di essa mezzi, uomini ed idee
e di riferire al Consiglio Federale
delle Chiese Evangeliche.
II Secondo Congresso delle Chiese
Evangeliche latliane riunito in Roma
dal 26 al 30 maggio 1965,
Udita là comunicazione sul mezzi
audiovisivi, e la discussione seguitane.
Riconosce la necessità di servirsi
degli strumenti audiovisivi, per una
efficace testimonianza deH’Evangelo
al popolo italiano.
Esprime la sua riconoscenza a chi
ha finora curato la trasmissione del
culto radio.
Demanda al Consiglio Federale
delle Chiese Evangeliche d’Italia il
compito di proporre i mezzi più idonei per utilizzare sempre meglio la
possibilità di dialogo che tale trassmissione consente e di studiare le
forme di una presenza evangelica alla televisione, che sembra potersi articolare attraverso la partecipazione
di qualificati esponenti evangelici a
dibattiti televisivi, l’uso di strumenti
espressivi tipici della televisione, e
conversazioni dirette.
ha steso il primo. Inoltre, il primo testo è
stato rifatto soltanto nella parte che riguardava il cattolicesimo e ha subito soltanto
pochi e marginali ^tocchi nel resto. Infine,
perchè i lettori siStiQ in grado di esprimere
giudizi fondati, ritengo necessario che sia
data a loro visione tlel testo che è stato eliminato sotto accusa di poca chiarezza e serietà. Il testo proposto dalla prima commissione, relativo al cattolicesimo, diceva: «Tale testimonianza (cioè la testimonianza profetica che le Co?nuiiità evangeliche devono
dare in Italia: neli testo definitivo si parla
invece di messaggio profetico) delFunica signoria di Cristo sulla chiesa e sul mondo
le nostre Comunità sono chiamate a dare,
con uguale forza, chiarezza e amore, anche
al mondo cattolico 'italiano. Debbono perciò
confermare ¡1 loro rifiuto di ogni forma di
mediazione giuridicò-sacramentale della gerarchia, come pure di quella che la teologia
cattolica attribuisce hutt'ora a Maria, confessando Cristo come 1 unico mediatore, sacerdote e capo. La stessa esigenza di fedeltà al
messaggio evangeli*, che obbliga a tale
conferma, permette però, per la fiducia che
abbiamo nella sua potenza, per Tonerà dello
Spirito' Santo, di rallegrarci per il rinnovamento biblico che si è manifestato nella
chiesa di Roma, pei-chè la Bibbia, e la Bibbia soltanto, è valido fondamento ad ogni
reale dialogo cristiano. Dinanzi alla situazione di travaglio di molti cattolici, le Chiese Evangeliche riconoscono che lo Spirito
del Signore richiede oggi una particolare testimonianza di comprensione e di amore,
che solo può scaluijire da un rinnovamento
che le renda disponibili alTazionc dello Spirito Santo ».
Questo testo rivelava certamente lo sforzo di compromesso, specialmente nella sua
ultima parte, che risultava anche letterariamente prolissa e poco chiara; intatti essa
permetteva alle correnti opposte interpretazioni molto diverse. Non ci sembra, tuttavia,
che le due prime parti mancassero di chiarezza e di serietà, perchè, se si confronta questo testo con quellb poi approvato, si può
notare che il primo è molto più esplicito e
che raffermare « Cristo come unico mediatore. sacerdote e capo ». con il conseguente
rifiuto di ogni altra mediazione vicaria o
complementare, sia ben più forte del constatare il « dissenso... sulla natura e sulla unità
delle Chiese ». E anche ciò che si dice a
proposito della Bibbia come unico « valido
fondamento di ogni reale dialogo cristiano »
ci pare estremamente importante e chiaro,
specialmente nei confronti di tanti saggi della cosidetta « teologia ecumenica », la quale
spesso ricalca le linee della dogmatica cattolica, piuttosto che quelle di ima autentica
teologia biblica.
Ritengo che sia stata -jua svista del Congresso — e in particolare di alcuni intervenuti — considerare il riconoscimento di Cristo come unico mediatore, sacerdote e capo, e
il conseguente rifiuto di ogni altra mediazione. soltanto come uno degli elementi di
dissenso del cattolicesimo, mentre esso è
quello fondamentale e implica ogni altro
dissenso. La mediazione giuridica (comprendendo nel potere di giurisdizione anche
quello di magistero) e sacramentale della gerarchia costituisce l’anima del cattolicesimo,
la radice della sua dogmatica; da essa deriva la posizione cattolica noi riguardi della
Bibbia, della Tradizione, dei Sacramenti,
della stessa giustificazione, del rapporto tra
fede e meriti, dei rapporti tra Spirito Santo
e Chiesa, anzi tra Cristo stesso e la Chiesa,
se siamo realmente convinti (non per integrismo protestante, ma per meditata riflessione teològica) che Terrore fondamentale
del cattolicesimo è di non comprendere il
salto qualitativo tra Cristo e la Chiesa, tra
il Capo e il Corpo, con la conseguenza (non
soltanto accademica!) di attribuire alla
Chiesa le qualifiche uniche di Cristo. E nel
culto di Maria lo stesso capo riconosciuto
della cattolicità vede riassunta « simbolicamente la dottrina cattolica della cooperazione umana alla redenzione, offrendo così quasi la Sintesi del dogma stesso della Chiesa ».
(Discorso di Paolo VI del 2 febbraio 196.S,
nel quale il papa fa suo un testo di De Lubac, Méd. sur TEglise, p. 242).
Il papa airO.N.U.
In questi giorni i quotidiani parlano della
probabile visita di Paolo VI aH’O.N.U. e di
un suo eventuale discorso in quel consesso.
Per troppa genie, la parola del papa sarà
considerata come il verhurn ufficiale cristiano e gli iterati « omaggi » di gruppi protestanti a colui che si proclama e che tutti i
cattolici (compresi i progressisti) proclamano « Santo Padre, la Santità di Nostro Signore, il Vicario di Cristo in terra, il dolco
Cristo in terra ». contribuiscono a confermare questa opinione, allontanando sempre più
gli uomini da un incontro autentico con la
Parola di Dio. Questo si verificherà in particolare in Italia, dove, più che in ogni
altro paese cattolico, la fede in Cristo è
identificata con la fede più assoluta nella
gerarchia cattolica e nel suo capo e dove una
ben orchestrala propaganda giornalistica e
radiotelevisiva presenta i protestanti come
nostalgici deirovile di Pietro, o almeno molto ammirati di tutto ciò in esso succede.
Perciò era tanto più necessario — a mìo
avviso — una presa di posizione ben chiara
nel senso che il progetto accantonato indicava. c che — sempre a mio avviso — non
meritava le accuse ad esso mosse.
Un dissenso radicale
Al di là dì ogni polemica, ritengo londamentale compito delle Chiese Evangeliche in
Italia ¡1 dire non soltanto che, nei confronti
dei cattolici, ci sono dissensi ecclesiologici,
ma che tali dissensi sono radicali, perchè
c'è un diverso modo dì considerare Cristo e
la Sua opera (Cristo unico mediatore, sacerdote e capo, con lutto ciò che tale affermazione implica) c, conseguentemente, un diverso modo di intendere la Chiesa. Ritengo
inoltre necessario che sì affermi che lutto
ciò che per II rattolicesimo è essenziale alla
salvezza (si confronti lo stesso Decreto conciliare De Ecclesia nel quale 1’« extra ecclesiam nulla salus » attribuito expressis verbis
alla mediazione giuridico-sacramentale della
gerarchia cattolica è solennemente sancito;
cfr. specialmente i nn. 8 e 14-) è per noi
una indebita ingerenza umana (per usare un
linguaggio moderato, come i tempi richiedono) nelPopera che Dio ha compiuto per
noi e compie in noi. mediante la Sua Parola
e il Suo Spirito. Il Soli Deo gloria, il Sola
Scriptura non sono espressioni di integrismo
protestante, ma le uniche linee di una confessione dì fede autenticamente evangelica:
al dì fuori di esse non c’è ecumenismo, ma
il ricadere nell’antica schiavitù degli « elementi di questo mondo ». comunque essi
amino configurarsi. Alfredo Sonelli
L*agenzia-stampa « Mondo religioso » ha
intervistato, dopo il secondo Congresso Evangelico Italiano, alcune personalità ecclesiastiche. domandando loro le loro impressioni
sui lavori del medesimo. Riteniamo qui l‘opinione espressa dal p. Jean de La Croix
Bonadìo, professore di teo*ogia e di filosofia, Assistente generale della Congregazione
dei S. Cuori e osservatore ufficioso al Congresso :
« Ritengo che il Congresso abbia dimostrato che da parte evangelica italiana sono maturati i tempi per un sereno colloquio con
la Chiesa Cattolica. Addolora tuttavia il constatare che sono ancora molti coloro che si
ritengono non del tutto sicuri della nostra
sincerità e sul valore dell'ecumenismo cattolico. Dobbiamo convincerli che sbagliano nei
loro sospetti. La nostra è una marcia sincera
verso l’unità ed è abbastanza chiaro che non
si tratta di una unità statica, cioè di un ritorno verso la chiesa quale era prima del
Santo Padre Giovanni XXIII, ma di una
unità nuova che ancora non conosciamo ma
che sappiamo avrà tutti gli elementi fondamentali che formano oggi oggetto deirazione
cattolica. E’ stato proprio per questo che
Papa Giovanni ha voluto il rinnovamento
profondo della chiesa come condizione per
Vanità fra i cristiani. Per quanto riguarda
il Congresso mi rallegro che è stata raggiunta la cosa principale: la Federazione.
Perchè tutto quello che unisce è una buona
cosa. Ritengo che è stato preparato con molta serietà e la base delle chiese italiane presenti non poteva essere più larga. Per quanto riguarda il tema sui rapporti tra Chit.sa e
Stato mi è molto dispiaciuto Vaccenno oitto
allart. 5 del Concordato. E’ probabile che
certe circostanze del protestantesimo in Italia hanno determinato tale presa di po.'\zione ma per la mia sensibilità di cattolico non
è stato molto delicato: come se qualcuno si
occupasse delie cose degli altri. Ammesso che
la causa fosse giusta si sarebbe potuto t gire
in maniera diversa magari attraverso con-atti
diretti con il Segretariato delVUnione i
Cristiani o con altre strade, ma evitando ;gìu
pubblicità. L’argomento delVart. 5 può ■■ '•care polemiche, reazioni e tutto ciò non ¡.uova
alla causa dei buoni rapporti tra protesi unti
e cattolici. Per quanto è stato dello al f Congresso sulla situazione sociale italiana oiicordo per quanto è stato dibattuto sul problema dell'e migrazione ».
Dobbiamo fare due precisazioni. La prima è che non ci pare corrispondcnlc a ¡ altà
il giudizio che sono molti i proleslaiili italiani che non credono alla sincerità dei cattolici; il permanere del nostro dìsscii. > e
delle nostre riserve è dovuto non a pj ’giudizio o chiusura psicologica, bensì al latto
molto più importante che cattolici e p olestanti danno airecunicnisnio un valore ; 'talmente diverso, e che il nostro disaccord resta radicale con il cG-ncello callolii- di
'ecumenismo': non ci si dica che que. a è
opinione faziosa di quei piantagrane dei
protestanti italiani, perchè essa è -tata
espressa in modo mollo reciso dal past. Visser I Hooft, segretario generale del (.onsiglio ecumenico clelle Chiese, ancora nel corso della sessione di gennaio del Comitato
esecutivo del C.E.C., a Enugu (Nigeii ').
C'è un altro punto che dobbiamo im itere
m evidenza. E’ peccato, veramente, che al
p. de La Croix sia ((molto dispiaciuto l'accenno fallo all art. 5 del Concordato . E
c è parecchio da dire a commento delb sue
ulteriori considerazioni.
Lo studioso cattolico ha trovato i protestanti italiani (( poco delicati ». Si poirehbe
ritorcere che è assai poco delicato insinuare, com egli fa, che tale o.d.g. sia stato votato per dare un contentino agli ex-saccidoli
1/ prossimo numero
uscirà
ii 23 iugiio
romani che vivono nelle comunità evangeliche e non di rado vi esercitano il ministero pastorale : gli possiamo comunque garantire nel modo più formale che le cose non
stanno così e che chiediamo appunto per gli
« altri » il rispetto di un'elementare libertà
costituzionale; il non avere finora richiesto essa stessa l'abrogazione dì una tale norma concordataria è una macchia sulla Chiesa dì Roma, di cui del resto molti cattolici
hanno onestamente vergogna.
L'interlocutore ci accusa di occuparci deb
le cose degli altri. Ma è un’accusa gratuita.
Noi non intendiamo occuparci dei fatti interni delia Chiesa romana; essa è ovviamente
del tutto lìbera di esercitare, nel proprio interno, la disciplina ecclesiastica che corri*
sponde alla sua posizione dogmatica e la
trasferisce nella vita cattolica. Quello che
contestiamo nel modo più reciso è Tintcrferenza della legge ecclesiastica nella legge civile: la condizione civile di ogni cittadino
italiano non è infatti, per nessmio di noi,
« affare altrui » bensì cosa nostra.
In questa linea, si comprenderà bene che,
proprio come protestanti, siamo convinti che
la via per giungere aH’abrogazìone di una
norma chiaramente anticostituzionale, non
sia il solito cortese contatto di corridoio con
il Valicano, magari tramite il sorridente Segretariato per Tunione dei cristiani, bensì
una sensibilizzazione dell’opinione pubblica,
del parlamento e del governo. Non chiediamo una cortesia, chiediamo il riconoscimento di un elementare diritto. A costo dì creare
polemiche, a costo di essere poco delicati.
Del resto sappiamo che non pochi cattolici
riconoscono come noi che ciò che chiediamo
è evangelicamente giusto, oltre che civilmente equo. g. c.
3
9 luelio I960 - N. 28
pag. 5
@ll coraggio di fare il proprio dovere contro
il peccato nazionale e nella guerra civile
Ricordo di Àbramo Lincoln
Un ucmo a cavallo, alto, allampanato, dairampio cappello nell’intemo
del quale è solito riporre la sua corrispondenza, le gambe ciondoloni di
qua e di là della cavalcatura, procede
lentamente nella campagna immerso nella lettura di un libro. Le redini
pendcno inerti sul collo del cavallo,
che avanza fiacco; la strada persorsa
sembra non contare; il cavaliere legge legge e nulla lo distrae. Finalmente, senza sapere come, cavallo e cavaliere arrivano a destinazione: un albergo di campagna ove si raduna il
tribunale ambulante — secondo l'uso
del tempo — di cui iucino fa parte.
Vi è un frastuono ed un via-vai incredibile all’interno dello' stabile; molti clienti attendono l’ormai celebre
avvocato Abramo Lincoln; magistrati, medici, pastori sono venuti appositamente per ascoltare le sue arringhe, sempre intercalate da piacevoli
aneddoti. La fama d’integrità dell’avvocato Lincoln si è largamente sparsa; si sa che egli rifiuta categoricamente di patrocinare cause men che
limpide, di servirsi delle piccole manovre ed astuzie giuridiche d’uso corrente; non solo, ma impedisce al suo
socio di ricO'rrervi.
11 robusto figlio di pionieri, che remava sulla zattera per recarsi a New
Orleans per la prima volta; il simpatico boscaiolo, che sapeva maneggiare
cos. bene l’ascia ; l’affascinante narratore, che raccoglieva intorno a sè
i compaesani divertiti, è diventato
l’a v'ocato più noto da Chicago a
Cincinnati, ed ha la fama di essere
il colo avvocato' deirillinois disposto
a difendere i negri, che fuggono da
un :,erritorio all’altro per affrancarsi
dai ' schiavitù. Un presidente di tribunale disse di lui: «era, per natura,
irt:.'i lettualmente e moralmente onesto, detestava l’oppressione e l’inigiustioa. ovunque fossero'»,
:ic sera, dopo aver lavorato tutta
la iornata. Abramo Lincoln ed i suoi
coi)righi soino stanchi; vanno a dormi,;' in una camera comune, secondo
le (dsponlbilità deH’albergo; ma Lincoln non riposa: seduto in un angolo
deli;,- camera, idistese le lunghe ingoi, ijranti gambe, si isola ancora una
voli.;!, nella lettura; e così rimane fino alle due, alle tre del mattino, al
lun di candela, mentre gli altri dormo; ;o. Si approfondisce nel diritto,
studia la geometria, appassionandosi
per i teoremi di Euclide, legge Shakespeare, Byron, Bums; divora i giornali...
* ❖
I , schiavitù al tempo' di Lincoln,
era agale nella metà dei 22 Stati che
cor ' 'Onevano ìe Repubblica federale
ari cana la Costituzione la tollera^
va irigli Stati del Sud a causa della
lori' oarticolare economia, che richieder; una grande quantità di mano
d’c era. Gli schiavi costituivano la
maiif) d’opera più efficace e più a
bu< ! mercato', e sulla loro tragedia
pei; risniale venne ingiustamente edificati tutta la ricchezza del sud degli
Stai; Uniti.
I sudisti- però, non s’accontentavano m avere la schiavitù nei loro territori ma pretendevano che essa si
estendesse a tutti gli altri Stati
d'America, e che gli schiavi fuggitivi
fos.sero restituiti ai loro padroni. La
caccia agli schiavi fuggiti fu una delle grandi atrocità della storia: essi
non aveivano diritto' a nessun soccorso ; per loro vigeva soltanto la legge suprema della frusta..
Àbramo Lincoln ha sempre avuto
un pensiero' pieno di sensatezza e di
equilibrio sul problemia della schiavitù; per quanto, come affermò egli
stesso, « lo spettacolo degli schiavi incatenati sia un tormento continuo
per me, ed una cosa che mi rende costantemente infelice », non si lasciò
andare a giudicare di questo' problema sottoi la spinta della passione,
0 del sentimentalismo, o del cieco
sdegno, come a volte può accadere di
fronte a colossali ingiustizie. Ma, facendo vicilenza alla sua natura piena
di comprensione e di generosità, volle risolvere il problema in termini legali: bisogna combattere questo delitto nazionale con una disfatta elettorale, e non con le passioni, iir definitiva inconcludenti. Gli Stati del
sud, seconda la Costitixzione, hanno
diritto a possedere schiavi ; e noi
gente del nord « crocifiggiamo i nostri sentimenti per restare fedeli alla
Costituzione e all’Unione» (Lincoln);
ma su questo terreno della Costituzione e del diritto, li combatteremo
Per il momento è assolutamente necessario contenere il flagello, impedirgli di stabilirsi altrove; jx)i obbligarlo a retrocedere, infine esti.aguerlo.
La schiavitù era illegale nel nord,
oltre il 36« parallelo; ma im senatore
di U’Illinois, Douglas, per i suoi interessi personali, nel 1854 riesce a far
votare alla Camera una dichiarazione secondo la quale la schiavitù diventa legale anche oltre il 36« parallelo.
Questo fatto scatena una tempesta
di sdegno nel nord, e Douglas, invitato a difendersi di fronte ai suoi
elettori, è accolto da tali fischi, che
non può parlare.
Lincoln trascorse la notte in meditazione, e l’indomani decide di rientrare nella scena politica, dove s’impegna in un’azione precisa e costante.
Ora egli ha 45 anni, la sua personali
tà, provata da molte travers’e e do
lori (tra l’altro ha perduto un figlio
in tenera età, e un altro perderà dopo
pochi anni) è matura: egli ha una
fede profonda della provvidenza e
nella sapienza divina, ricorre continuamente alla preghiera; può buttarsi nella grande lotta, dando il meglio di sè.
* ii: *
Nel 1854 ha inizio il lungo contrasto tra il senatore Douglas e Lincoln,
che si protrae per anni, e termina nel
1360 quando lùncoln viene eletto Pre
sidente degli Stati Uniti. Sono gli anni dei suoi celebri discorsi, rimasti
come pietre miliari nella storia, non
soltanto d’America, e come esempi
classici nella, letteratura, per la loro
lineare chiarezza e per il loro tono
biblico profetico : il discorso di Peo^
ria, di Blcomington, di New York, e
5C> altri, tutti ostili all’estensione della schiavitù pronunciati davanti ad
immensi uditori affascinati, che trattengono il flato per ascoltarlo.
Quando, a causa del problema della
schiavitù, il sud minaccia di separarsi
dal nord, Lincoln dice: «bisogna che
uno dei due campi ceda: quale? colui che ha torto deve cedere a colui
che ha ragione... Una casa divisa contro sè stessa non può rimanere in piedi; questo Stato non può rimanere
indefinitamente metà schiavo, metà libero. Io non auguro che l’Unione si dissolva, che la casa cada; ma
auguro che essa cessi di essere divisa... Se dovrò cadere, cadrò lottando
per la libertà; preferisco finire perorando per ciò che è vero, per ciò che
è giusto.. La schiavitù è un male che
dovrà aver fine un giorno: si tratta
della lotta tra i due princìpi del bene e del male nel mondo. Essi sono
stati faccia a faccia sin dal principio dei secoli, ed il loro combattimento, non cesserà mai. Abbiamo fiducia
nel fatto che il diritto fa la forza, ed
in questa fiducia abbiamo il coraggio
di fare il nostro uovere fino alla fine,
tale e quale lo concepiamo».
Il Presidente degli Stati Uniti, appena eletto, vede l’orizzonte gravato
da grosse nubi: il sud, che aveva minacciato di rompere l’Unione qualora il partito repubblicano di Lincoln
avesse vinto, scende ben presto in aperta e violenta ribelione; e già nel
1861, dopo l’incidente di Fort Sumter,
Lincoln è costretto ad arruolare un
esercito per difendere l’Unione.
1861-1862-1863-1864 : sono gli anni
atroci della guerra civile, che costò all’America 620.(X)0 morti e la distruzione di immen.se ricchezze.
Anni oltremodo diffìcili e delicati
per il nuovo Presidente; e tormento
si per l’onesto Abe, tanto alieno alla
violenza, che si tro'VÒ, posto dagli eventi, a capo di una nazione straziata dalla più temibile delle guerre. Egli
dovette, talvolta, improvvisarsi anche
capo militare di un esercito non preparato, nel quale molte famiglie erano tragicamente divise nei due campi
avversi.
Malgrado tutto questo. Abramo
Lincoln continua, coin perseveranza e
coraggio, la sua linea d’azione, e il
1« gennaio 1863, in piena guerra, emana il famoso proclama di emancipazione degli schiavi : « Qualsiasi persona tenuta in schia\ itù in uno Stato,
o in una parte determinata di uno
Stato, in cui cittadini sono attualmente in ribellione contro gli Stati
LJI COMMISSIONE BIBLICA
AL LAVORO
La Commissione Biblica della Chiesa Valdese — o più precisamente parte di essa
sì è riunita a fine giugno al presbiterio di
Angrogna, per mettere a punto il materiale
relativo alla pubblicazione del Lezionario e
delle Meditazioni Bibliche 1966.
Anche quest'anno, un buon numero di
pastori valdesi — ai quali si è questa volta
aggiunto un pastore battista, e ci auguriamo che tale collaborazione sì allarghi in futuro — hanno preparato le meditazioni bibliche giornaliere, sui testi scelti per il Lezionario 1966 dai membri della Commissione Biblica. Come al solito, aH’ultimo momento mancavano un certo numero di meditazioni giornaliere, e i Vuoti’ hanno dovuto essere riempiti. Ora il materiale è pron
Unitl, è, da ora e per sempre, dichiarata libera ».
Allo scadere del 1864 s'intravede finalmente la fine vittoriosa per TUnione deirinterminabile guerra fratricida, e Lincoln, precocemente invecchiato, rotto dal lavoro, dalle ansie,
dalle veglie, è rieletto Presidente a
grande maggioranza. Al termine della campagna elettorale egli dichiara:
« è ora dimostrato che un governo
popolare può affrontare ima consultazione nazionale in piena guerra civile, cosa che il mondo non aveva
ancora veduto».
4: « *
■ (
Il 4 marzo 1865 una folla immensa
si pigia davanti alla Casa Bianca, a
■Washington, per assistere alla cerimonia del secondo insediamento di
Abramo Lincoln come Presidente.
Per la prima volta nella storia, migliaia di schiavi liberati stanno gomito a gemito con i bianchi, e tra le
truppe che rendono gli onori c’è un
battaglione di quei soldati negri, che
dal giorno deirEmancipazione hanno combattuto a fianco dei bianchi
per la causa della libertà.
Il Presidente appare, tutto vestito
di nero ; come al solito, ü vestito non
sembra adatto al)a sua persona, gli
cade malamente dalle spalle; sovrastando ognuno con l’alta statura, avanza con passo pesante, non sa che
fare delle lunghe braccia e delle grandi mani; lo sguardo penetrante è infinitamente triste, ed egli appare affranto sotto il peso della cerimonia...
cos'i lo descrive un giornalista presente. Ma quando incomincia a parlare, rivela una grandezza morale che
afferra e domina l’uditorio; «Con ardore noi speriamo e con fervore preghiamo, perchè sia al più presto allontanato l’orribile flagello della guerra. Eppure, se Dio vuole che esso duri
fino al naufragio di tutte le ricchez
ze ammassate durante 250 anni di
lavoro forzato, e fino a che ogni goccia di sangue sgorgata sotto la frusta sia pagata da un’altra sgorgata
. PRüMßE?
La sera del 14 aprile 1865. in un teatro di
Washington, il sudista Booth assassina il
presidente Lincoln.
per mezzo della spada, allora noi di
clamo, come fu detto 3000 arini fa,
’■ i giiidizi del Signore sono giusti e
veraci ” ».
* * *
Il 9 aprile 1865 il generale dei sudisti
Lee si arrende al generale Grant; la
guerra è finita; Lincoln può finalmente sorridere, sognando un avvenire di pace e di prosperità per la
nazione ; « senza malizia per nessuno ;
con carità verso tutti; con fermezza
nella giustizia — per quel tanto che
Dio ci permetta di discernere la giustizia — combattiamo per finire l’opers nella quale siamo impegnati... ». Ma
sei giorni dopo viene assassinato.
Colui che ha saputo, secondo un
biografo, « dare la forza della legge
all’ideale della rivoluzione americana,
ricordarne il carattere imiversale, sottoporre la politica alla morale, mettere il potere al servizio del diritto, e
dare agli uomini di Stato l’esempio
della più umana grandezza » non è più.
Senza di lui, probabilmente, gli Stati Uniti sarebbero come seno ancora
oggi gli Stati dell’America del sud.
spesso in rivolta e in antagonismo tra
di loro, e non avrebbero raggiunto
l’attuale grandezza.
C’è da domandarsi, però, quando
cesserà finalmente in America la discriminazione razziale, la quale, dopo
cento anni dal proclama di Emancipazione dei negri, travaglia ancora
ccsj profondamente un popolo, per
altri lati tanto civile; e quando verrà
finalmente applicata ovunque negli
Stati Uniti d’America quella legge di
uguaglianza e di libertà per tutti, per
cui Àbramo Lincoln ha così strenuamento lottato e sofferto, e ha dato la
vita. Edina Ribet
L’anno scorso la Tavola Valdese ha
pagato 8 milioni di interessi per dei
prestiti chiesti alle banche. Se tutte le
comunità avessero versato ogni mese
un dodicesimo della loro contribuzione annua, la Tavola avrebbe avuto
8 milioni a disposizione per l’opera
che la nostra chiesa svolge in Italia.
Ma i cassieri avrebbero potuto farlo
soltanto se tutti i membri di chiesa
avessero versato anche loro ogni mese un dodicesimo della loro contribuzione annua. Sembra che non sarebbe
noi tanto difficile specialmente per
quelli che ricevono assegni mensili.
Perchè non proveresti anche tu?
Il pagamento a rate è più facile di
quello globale. Questo lo sanno i
commercianti che se ne servono regolarmente e, il pubblico ne approfitta volentieri. Ora quello che facciamo
così facilmente p>er le cose di questo
mondo, perchè non farlo pure quando si tratta della chiesa? Tutti coloro,
che hanno adottato il sistema delle
contribuzioni mensili, sono concordi
nel dire che facendo così si da di più
e con maggiore facilità. E’ evidente
che è più facile rinunziare a mille lire
al mese che a dodicimila lire al mese
di dicembre o di aprile.
Perchè non proveresti anche tu?
L’informazione suscita Tinteresse.
Nella mia chiesa facciamo delle collette speciali, e contribuiamo regolarmente per la cassa centrale e alle collette domenicali, ma il risultato del
nostro sforzo lo sapremo soltanto a
fine d’anno, quando riceveremo la
relazione annua.
Non potrebbe il concistoro informare via via del risultato delle collette e dell’andamento delle contribuzioni per la cassa centrale, oralmente
alla fine del culto o dove esistono, sui
foglietti degli avvisi? R. C.
CONOSCIAMO LE NOSTRE OPERE
Un villaggio ecumenico nella Sila
Invito fraterno
i. I ■■ ■■■
sull’Appennino calabrese
to e sarà consegnato in tipografia, sperando
in una sollecita messa a punto della pubblicazione, affinchè questo lavoro possa portare tutti i suoi frutti con una diffusione
tempestiva e quindi più larga.
Nell'anno in corso sono stale circa 1.300
le copie delle Meditazioni Bibliche vendute
nelle comunità evangeliche, e oltre 5.000 le
copie del Lezionario distribuite. Queste cifre possono senz’altro salire se. come tutti
auspicano, la pubblicazione potrà essere tempestivamente pronta in autunno. Un incoraggiamento a questo lavoro si è avuto apprendendo che il testo di queste Meditazioni Bibliche, tradotto in spagnolo, è notevolmente diffuso fra le comunità evangeliche
sudamericane, in pubblicazione bimestrale.
Nel comune dì Taverna, a metà
strada circa fra i due centri turistici di 'Villaggio Mancuso e di Villaggio Racisi, proprio in mezzo alla zona
di villeggiatura boscosa (tutta piena
di conifere) della' Sila Piccola, a circa mille metri di altitudine, c’è il « no
stro » terreno. Siamo a circa quaranta,
Km. da Catanzaro, sulla strada per
Cosenza. Vicino al terreno di nostra
proprietà c’è un torrente, in una vailetta tutta piena di cespugli; que e là
gruppi di alberi, t;n terreno che scende fortemente e che è fermato in due
punti da due ripiani. Siamo a poche
centinaia di metri dalla strada della
Sila; la vista è magnifica, e ci si ferma a lungo a guardare il tramontar
del sole. La zona è tutta silenzio, immersa nei boschi.
Che cosa vogliamo fare
Il nostro .scopo' è quello di mettere a
disposizione nel modo migliore questo
terreno. Non per noi, evidentemente,
ma per quelli che ne nanno bisogno;
ci sembra quasi superfluo dirlo. Ci
siamo riuniti parecchie volte, abbiamo discusso, alcuni hanno già cominciato a lavorare l’anno scorso e due
anni fa. Ma non avevamo le idee molto chiare. In attesa, di vedere tutto
chiaro, fino aH’ultimo, abbiamo pensato che fosse bene cominciare a fare
qualcosa: intanto avremmo continuato a discutere su questo progetto.
Abbiamo dur.que cominciato col dirci che siccome la zona è particolarmente adatta per il riposo, questo
pezzo di terreno dovrà diventare un
luogo dove poter riposare; nasce così
l’idea di un villaggio di riposo per
persone che ne hanno bisogno. Vorremmo' costruire una serie di casette,
in mezzo agli alberi, per ospitare per
sone (o famìglie) ohe necessitano di
un periodo di riposo (persone esaurite, convalescenti, lavoratori che non
possono fermarsi un istante nella loro vita, ecc.). E questa sarebbe una
linea di servizio.
La seconda possibilità di sfruttamento del terreno (è un terreno grande, divisibile molto bene in due parti
indipendenti) sarebbe quella di creare
un piccolo centro di studi e di incontri
per giovani, dove poter studiare i problemi del nostro paese (in modo speciale della Calabria) e i nostri modi
di presenza utile in questo ptaese« A
questo scopo è nostra intenzione organizzare ogni armo, per un certo periodo del tempo, dei campi di studio
che siano utili al numero maggiore di
giovani, soprattutto del Sud. E’ naturale però che si cercherà anche di incrementare gli incentri con giovani
provenienti dal Centro e dal Nord
Italia e dall’estero.
Quest’estate
stiamo costruendo lentamente il
illaggio ecumenico di cui vi abbiamo
parlato finora. Sono state fatte le
fomdamerita di una prima casa, che
dovrebbe servire da dormitorio per
una quarantina di persone. E’ stata
abbozzata una rudimentale chiesa
airaperto, che ci raccoglie anche per
le discussioni e per gli incontri di carattere ricreativo. E’ stata tracciata
una strada ed un piccolo piazzale per
le automobili. Il compito di questa
estate sarebbe la costruzione della
casa iniziata, il miglioramento della
« rete stradale », la delimitazione esatta dei confini del terreno. Per il pernottamento dei campisti che verranno abbiamo affittato tre locali nella
immediata vicinanza del villaggio ;
ima baracca di legno serve da cucina
e da refettorio e quando il tempo non
è buono ci permette di raccoglierci
tranquillamente
Avremo due campi: il primo, dal 15
luglio al 15 agosto, è organizzato dal
Consiglio ecumenico delle Chiese e
sarà diretto dal pastore Eugenio' Rìvoir, di Catanzaro, in collaborazione
con la signorina Pauline Van Aardenne, di Amsterdam, li secondo, dal
15 agosto all’ll settembre, è organizzato dai Mon/aoniti e sarà diretto da
un loro rappresentante in eo-llaborazione probabilmente con Giorgio Pintón, direttore del team ecumenico di
Catanzaroi.
Il' tema di quest’estate, per i vari
studi sarà : « Il senso del protestantesimo italiano ». NelTanno del secondo congresso evangelico italiano
vogliamo insieme discutere sulla vocazione che è rivolta all’evangelismo
italiano.
Chi dirige il villaggio
Il terreno è proprietà della chiesa
valdese di Catanzaro. Il consiglio di
chiesa di questa città ha nominato
alcuni mesi fa un comitato che si occupasse della direzione di quest’opera.
Il comitato è composto da: Eugenio
Rivoir, presidente; Vitaliano Mercurio, cassiere ; Rosario Olivo, segretario; Dario Scorza e Giorgio Pintón.
Stiamo però studiando la possibilità
di un comitato più ampio, che si riunisca almeno una volta all’anno e che
sia formato dai rappresentanti dei
vari gruppi attivi in senso ecumenico
in Calabria: le persone che abbiamo
indicato sopra sarebbero in questo
caso il comitato esecutivo. Tutto questo percìiè il villaggio sia veratnenf.e
di tutti quell' che vogliono interíssir
s.'me Per qualsiasi informazione sul
villeggio e pei le informazioni al cam
pi di quest’estate (e per eventuali do
ni) ci si rivolga a questo indirizzo:
Eugenio Rivoir, Vico V al Corso Mazzini 7, Catanzaro. E. R.
4
pag
N. 28 — 9 luglio 1965
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
TORRE PauCE
Impegno
per l'ora
presente Tavola rotonda sui problomi
dalla Val Pollice
CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA
In secondo luogo adoperiamoci a
dare un contenuto concreto a questa
parola di Cristo: « Tu, seguimi! » Non
pensiamo soltanto alla Facoltà Valdese di Teologia dove gli studenti provenienti dalle Valli Valdesi sono più
rari che mai. Pensiamo anche ai professori ed ai maestri animati da spirito vocazionale: pensiamo a dei giovani capaci di valutare la vita dal
punto di*vista del dono e del servizio,
non soltanto dal punto di vista del
reddito materiale o dell’impegno nella vita sociale e politica. Pensiamo ai
padri ed alla madri di fsaniglia nei
loro rapporti con i loro Agii e non dimentichiamo certamente che la vocazione cristiana riguarda il falegname
il muratore, il medico, lo studente,
l’impiegato ed ogni altro servizio nel
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 11 LUGLIO
Pastore Nunzio Strisciullo
DOMENICA 18 LUGLIO
Pastore Guido Mathieu
la società dove, in qualche modo e
secondo i doni che Dio ci ha largiti,
una testimonianza cristiana può e deve essere data.
Ti domandi come mal «i tempi di
prima eran migliori di questi? Che
t’importa? Tu, seguimi! »
Dio ci renda sensibili a questo richiamo. Oggi siamo nella gioia ed abbiamo in noi anche un senso di profonda fiducia dicendo con il profeta
Samuele: «Ebenczer», cioè «Fin qui
l’Eterno ci ha soccorso ». Tuttavia
non sappiamo' che cosa ci riserva l’avvenire. Non lo dico soltranto pensando
alla nostra Chiesa che pure ha i suoi
problemi da risolvere; lo dico pensando al mondo, a questi nostri tem
pi ohe, pure nella loro agitazione superficiale, sono tempi di estreme decisioni e di scelte definitive. Giovanni
Miegge scriveva a questo riguardo:
« Nel mondo intorno a noi v’è sempre
meno di quella luminosa certezza che
lo Spirito Santo spanda nei cuori e vi
è siempre meno di quella generosa cordialità, bontà e dolcezza ohe ne sono
l’effetto. E sempre meno pace e allegrezza. E sempre più persone tormentate e sfiduciate che non hanno capito e perchè non hanno capito non
possono fare altro ohe arrovellarsi in
sé e odiarsi e ferirsi a vicenda... ». Cosi
scriveva il Miegge e forse con ragione.
Perciò saremmo ancora tentati di domandarci: «Perchè i giorni di prima
eran migliori di questi? ».
E tuttavia dobbiamo lasciarci dire
dal Cristo : « Che t’importa? Tu, seseguimi!». «Dobbiamo cercare in Lui la
chiave deUa nostra intelligenza e il
rinnovamento del nostro cuore o abbandonarci aliinfinito grigiore, alla
paura di quest’ora, cioè al fallimento'
e all’infelicità ».
Così per la nostra Chiesa. Ovvero
essa sarà maggiormente libera per un
servizio e per una missione evangelistioa ovvero a poco a poco si chiuderà
in se stessa, invecchiando e lasciando
invecchiare quelli che ancora si volgeranno a lei
Essa ìHiveoe- vivr-à se i suoi membri
sapranno servirla con amore e con
riconoscenza, senza amari rimpianti o
giudizi sul-passato, senza orgogliosa
fiducia neiravvenlre. Un servigio che
ci faccia gustare a nuovo la freschezza dell’Evangelo che rechi ima vampata di aria pura nei nostri polmoni e
ci consenta di accettare un sacrificio
nel nome di Gesù, per amore dei nostri fratelli. Ermanno Rostan
CERIGNOLA
Martedì 29 giugno, alle ore 21,30, nella
sala della Pretura di Torre Pellice, si è tenuta una Tavola Rotonda sui Problemi della Val Pellice. L’iniziativa era stata presa
dal giornale UEco del Chisone, il cui Direttore, Don Morero, presiedeva alla discussione. Interlocutori erano: l’Avv. Gianni Oberto, Presidente del Consiglio Provinciale di
Torino, TOn. Carlo Borra, deputato, TAvv.
Ettore Beri, Consigliere Provinciale e Presidente del Consiglio di Valle, il Maestro
Benito Martina, Sindaco di Luserna S. Giovanni, il Prof. Augusto Armand-Hugon,
Preside del Liceo Valdese di Torre Pellice;
la presidenza onoraria era affidata al Signor
Stefanetto, Sindaco dì Torre Pellice. Un
pubblico non molto numeroso, ma qualificato assisteva al dibattito.
I temi proposti alla discussione furono
tre : La situazione economico-sociale della
Valle nel momento presente; le prospettive
per uno sviluppo industriale; le prospettive
per uno sviluppo turistico. Riassumendo i
dati emersi dal dibattito, si potè constatare
la sostanziale unanimità dei giudizi su alcuni punti fondamentali. Nel settore agricolo,
si rilevò la costante tendenza alla diminuzione numerica della mano d’opera impegnata in tale settore, e la previsione che il
fenomeno continui a verificarsi. A tale proposito fu concordemente riconosciuta la necessità di procedere ad un incremento qualitativo deH’agricultura, prospettando il settore zootecnico come linea dì un reale possibile progresso. Di questo problema — e
non solo di esso — si interessa attivamente
il Consiglio di Valle, il quale, in accordo
con la Provincia, ha già presentato un ben
particolareggiato precetto di ^opeje, pubbliche indispensabili a tal fine chiedendo al
Governo che la Valle sia considerata come
Comprensorio di Bonifica.
Circa la situazione industriale della Valle, il giudizio più severo venne concordemente mosso alla famiglia Mazzonis per la
irresponsabilità con la quale si è finora comportata e continua a comportarsi nei riguardi delle industrie tessili da essa gestite e
per il regime di intenzionale monopolio instaurato, che finora ha — direttamente o
indirettamente, non è dato di determinarlo
con esattezza — distolto dalla Valle industrie
diverse. Una soluzione globale del problema,
Domenica 27 giugno si univano in matrimonio Pino Russo ed Evangelina Scivales.
11 nostro Oratorio adorno di fiori risultava,
alla consueta ora del Culto, gremito in quanto alla fratellanza si univano i tanti invitati
oltre ai parenti della sposa provenienti da
Torino, Brindisi e Campobasso.
Vi era anche una bella rappresentanza di
giovani della vicina Comunità di Corato nel
cui seno la nastra sorella Evangelina Scivales aveva prodigato per ben sei anni le sue
energie spirituali; era passata poi alla direzione deirAsilo di Cerignola per buona parte dell’anno scorso. La gioia della Comunità
era maggiormente avvertita in quanto trailavasi di matrimonio fra credenti.
Prendendo lo spunto dalle parole di Labano... « non un uomo sarà con noi ma Iddio sarà testimone fra me e te » il Pastore
sviluppò il messaggio, valevole per tutti, sulla necessità del matrimonio come alleanza
con Dio che in Cristo preserva dalla rovina
ogni fooclare, lo santifica e lo benedice.
Dopo la cerimonia si passava nella sala
del Ricreatorio per la rituale distribuzione
dei confetti.
A questa casa che sorge, sotto il segno della grazia, in mezzo a noi, dato che gli sposi
risiederanno a Cerignola, rivolgiamo auguri
di copiose benedizioni.
tuttavia, richiede che siano attuate tutte
quelle condizioni, specialmente sul piano dei
trasporti e dello sfruttamento delle energie
idriche, che, nel vigente regime di economia di profitto, possono richiamare l’industria privata. Vero è, però, il problema locale rientra nel più vasto problema nazionale, nel quale sempre più chiaramente emerge la necessità dì una pianificazione. Le prospettive economico-sociali generali e, in particolare, quelle dello sviluppo turistico della
Valle appaiono legate allo sviluppo della rete stradale e specialmente all'annoso problema del traforo del Colle della Croce. Nel
dibattito emerse chiaramente la necessità che
quel problema sia presentato dai Comuni
della Valle in una prospettiva più larga che
ne rilevi l'interesse generale. Mentre la Provincia ha già fatto i primi stanziamenti per
il tratto di strada V illanova-Prà, è necessario che la Valle si attrezzi per rispondere alle esigenze del flusso turistico. L’Avv. Bert
coglieva l’occasione del dibattito per illustrare la proposta di costituire un Comitato
di Enti pubblici che patrocini la causa del
traforo; ad esso dovrebbero partecipare la
Provincia, il Comune di Torino e il Consiglio di Valle del Pellice.
Notevolissimo il contributo dato al dibattito dall’Avv. Oberto, Pr^idente del Consiglio Provinciale, il quale, mentre dava concrete assicurazioni dell’interessamento della
Provincia, sollecitava ì responsabili della
Valle ad un impegno sempre più intenso e
realistico di soluzione. A. S.
MASSEL
Un groupe de notre Union des Jeunes a
rendu visite dimanche 20 juin à l’Union de
Rodoret; malgré la pluie et le retard de
notre part au rendez-vous, nous avons passé
ensemble un après-midi très sympathique.
Vendredi 25 a eu lieu l’ensevelissement
de Tron Maria née Peyronel des Ayasses,
décédée après une longue maladie; nous renouvelons à tous ses parents et particulièrement aux fils Emanuel aux U.S.A. et Jean
à Montevideo nostre sympathie fraternelle.
Le culte aura lieu à 10 h. pendant les
mois de Juillet et Août.
Il centenario
della Scuola Latina
CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA
relazione, ha salutato i presenti, ringraziato ring. Ravazzini e il geom. Gino Rostan per l’opera prestata per i
restauri, ricordato i collaboratori del
la mostra: tra cui il Past. G. Mathieu
che ha riportato il premio letterario
« Centenario della Scuola Latina »
con i suoi versi di ispirazione dantesca, atti a conferire immortalità ai
fasti e nefasti della Scuola, ai « grandi» del Comitato organizzatore, con
una nota finale di sereno ottimismo
sull’avvenire del nostro Istituto per
il quale il poeta Mathieu si era battuto per la sua riapertura nel 1945.
Sono stati ricordati l’ing. Grill Giovanni realizzatore del « Ciabot » riucitissimo con i mobili antichi e oggetti vari quasi tutti fomiti gentilmente dalla pralina Celina Martinat, il
oapodistretto Davite, esperto in alberi geneoloigici della Scuola ed in altre cose preziose per la mostra, il
signor Peyrot Daniele, studioso di
simbologia delle parrocchie delle Valli, per il disegno la signora Balmas
Varese Ldliaua, Prof. Bussi, Francesca Lo Bue', per i progettisti Franco
Bouchard, per la mostra in generale
Lapra Micsol, Franco Calvetti Piero
Rostagno, Claudio e Ebe Balma, per
il bazar la signora Emlda Balma e
Baret Ida con un. gmppo dell’unione
femiriinile e gioventù.
La Presidente ha ricordato la famiglia Catagno Varmucci, la Direttrice del Convitto Ines Castagno, i suoi
stude'nti per la bella collaborazione,
Speranza Grill ed Elsa Bouchard i^i
canto, Mimy Mathieu come direttrice
esperta della filodrammatica della
Scuola Latina ed i suoi attori e attrici, il Direttore Arturo Bernard per la
partecipazione della banda alla serata. Ha ricordato infine la signora
Giacomina, i suoi collaboratori e collaboratrici del pranzo. Altri hanno
ancora preso la parola alla fine deil'agape, tra cui il Pastore Bertinatti
che ha recato il messaggio dell’avv.
Peyrot il quale ha offerto la cifra di
lire 100.000 per la Scuola Latina. Sono stati graditi i saluti del Comitato
Wallone, delle Comunità di Palermo
e Pachino, della Tavola Valdese, dell’avv. Pittavino Arnaldo, Consigliere
Provinciale, del Comitato Permanente Metodista e altri ancora.
Il Moderatore ha poi rievocato
ciualche fatterello del suo tempo, mentre il Pastore Guido Mathieu termi
nava oo'n la lettura dei suoi versi danteschi, U che consentiva ai giudici di
conferirgli il serto apollineo con un
applauso prolungato.
Nel pomeriggio si visitava la mostra ed il bazar di alunni ed ex alunni: in sale appo'site i ricordi, le fotografie, i grafici offrivano un quadro
stupenda del miondo passato, presentato con arte, con gusto in armonia
co! vecchio « ciabot » che occupava
una stanza dove il pane antico e una
polenta quasi fumante attraeva il
vasto pubblico degli amici.
A sera la recita, ancora ambientata con il passato rievocante il momento della «priero» (riunione sera
le), le varie carriere seguite dagli studenti tra le quali quella del pastorato, giudice e diaconessa, intercalate
da versi, questa volta ariosteschi, letti dal poeta Mathieu autore della
ezianidio bella commedia; la presenza della Banda de' signor Bernard
Arturo, della Corale, dei messaggi del
Moderatore, della Presidente Itala
Beux hanno contribuito efficacemente alla buona riuscita della serata e
della recita che ha messo in luce le
virtù aifetiche dell’ intramontabile
Mimy Mathieu.
Nel chiudere queste brevi note desideriamo inviare un pensiero di riconoscenza al Pastore Mathieu per
la parte cospicua avuta nella giornata, alla Presidente Itala Beux, anima
di tutta l’organizzazione e definita felicemente « ape operosa » infaticabile
in tutti i dettagli della giornata, egregiamente coadiuvata dalla segretaria
Oostantin Germana, dalla preside Elsa Balma e da quanti ricordati o meno hanno concorso al successo della
giornata inaugurale del centenario
della Scuola Latina.
Ora che il sipario è calato sulla
giornata rievocativa, non ci rimane
che mettere mano all’aratro perch'j
la Scuila possa compiere la sua missione, con la nostra preghiera ardeaite, con le discussioni parrocchiali
nonché con l’impegno di contribuire
concretamente con la ricerca di personale qualificato là dove manca e
soprattutto di fondi che consentano
di far fronte con serenità all’avvenire
della Scuola Latina e degli altri istituti di Torre Pellice. o. d.
LUSERNA S. GIOVANKi
Impressioni di delegati. — AU’ultima Assemblea di chiesa abbiamo udito dal nostro
delegato al 2® Congresso nazionale delle
Chiese Evangeliche, Gustavo Albarin, una
interessante, originale relazione sulla grande
assise romana. Come tanti altri, dopo la
sconcertante delusione iniziale, per lo strano modo adottato per la elezione della presidenza (per il quale non pochi si son trovati ad aver espresso un voto diverso da
quello che pensavano di aver espresso) l’impressione generale è stata positiva e il Congresso ritenuto una chiara affermazione dell’unità del Protestantesimo italiano, anche
se la progettata Federazione Nazionale è rimasta allo stato di progetto. Vogliamo sperare che non venga introdotto nelle prossime assise valdesi un metodo di votazione
diverso da quello semplice e chiaro previsto
dai nostri Regolamenti.
Nella stessa Assemblea di Chiesa è stato
inutilmente votato un O.d.G. suUa Relazione deUa Commissione Metodista-Valdese,
poiché, incomprensibilmente la Commissione Distrettuale e il Seggio della Conferenza
del VUlar non hanno ritenuto che l’annoso
problema dovesse venir discusso dalla Conferenza, pur avendolo il Sinodo 1964 indicato all’esame di tutte le Assemblee di
Chiesa.
E la domenica seguente una cinquantina
di rappresentanti della nostra Unione Femminile si son recate in visita alla Comunità
di Lugano partecipando al culto. Nel pomeriggio dopo un apprezzatissimo dolce rinfresco, accompagnate da membri del Consiglio di Chiesa Luganese, le nostre viaggiatrici hanno compiuto un'interessante traversata del lago. Rinnoviamo alla Comunità di
Lugano e al suo Consiglio un vivo grazie!
— Anche i bimbi delle nostre Scuole Domenicali hanno terminato il loro anno scolastico con una lieta gita auto-trasportata ai
laghi di Avigliana, il 20 giugno. E « TUnio.
ne Cadetta » ha concluso la sua buona attività con una interssante, istruttiva gita,
spingendosi fino al lago e alle alture di Como, il 29 giugno.
— Il Giardino d’infanzia ha concluso il
suo 13° anno di .esistenza con-una riuscita
festieciuola dedicata ai suoi 23 scolaretti e
alle loro famiglie, i quali tutti hanno espresso all’Insegnante Sig.na Franca Cougn la
loro riconoscenza e un augurio particolare.
Nuovi Focolari. — Abbiamo avuto, in
queste ultime settimane, la gioia di unire
nel vincolo nuziale tre coppie di bravi giovani collaboratori: Stefano Danna e Giovanna Long il 5 giugno; René Baridon e
.Alma Planchon il 6 giugno: Ugo Morel e
Bruna Tourn il 13 giugno.
Dipartenze. — Rinnoviamo i sensi della nostra solidale simpatia alle famiglie che
sono state visitate dal duolo per la dipartenza di Maria Luisa Michelin Salomon^ a
Bibiana, il 9 giugno in età di 60 anni; Enrico Stefano Andreon. dei Nazzarotti, il 24
giugno, in età di 87 anni; Margherita Bonnet in Pons. il 29 giugno in età di 58 anni.
Visite e incontri. — Domenica 13 giugno la Comunità ha avuto la gradita visita
di un gruppo di membri dell’Unione Femminile di Riclaretto accompagnate dalla Sig.ra
e dal Pastore Cipriano Tourn che ha presieduto i culti nei nostri due templi. Alla
mensa fraterna, nella Casa Valdese, le sorelle ospitanti e le ospitate si sono rivolte
reciproci cordiali messaggi. /.
BARI
Società di Studi
Valdesi
E’ stato pubblicato il N. 1 dei « Quaderni di Storia Valdese » promosso
dalla Società, e dovuto alla penna del
Prof. Arturo Pascal: La prigionia
dei ministri valdesi, 1686-1690, in una
elegante edizione di pp. 192 (in vendita a lire 1.000 presso la Claudiana).
In questo volume l’autore narra con
ricchezza di particolari e di documenti la orribile sorte dei nove pastori
valdesi durante gli anni dell’esilio
valdese, in cui essi furono tenuti prigionieri nei forti di Miolans, Verrua
e Nizza Marittima con le loro famiglie.
L’edizione ha potuto essere realizzata grazie al fattivo interessamento
di due cari amici, che si ringraziano
qui pubblicamente, nonostante desiderino mantenere l’anonimo.
Il Seggio
PERSONALIA
Apprendiamo con gioia la nascita,
a Roma, della piccola Silvia, primogenita di Ezio e Paola Ponzo; rivolgiamo a tutti loro il nostro augurio più
cordiale, rallegrandoci con il Moderatore Ermanno Rostan e con la Signora, divenuti nonni!
Al Dott. Lo Bue a Torino, è nato
il piccolo Martino. Ce ne rallegriamo
vivamente con tutti i familiari, con
un cordiale augurio.
« «
Presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Torino si è laureata a
pieni voti Oriana Bert. Con le nost/e
vive congratulazioni, porgiamo i n igliori auguri per la sua futura attivi (à
professionale.
^ 9|C «
Nel corso della Conferenza ann ' i
della Chiesa Metodista d’Italia, ter tasi a Roma, è stato oansacrato 1
ministero" pastoralè Vezio Ihcelli, c e
daU’autunno sco'rso alla cura della >munità metodista di Vintebbio e d ispora ha abbinato quella della co;v inità valdese di Biella e diaspora, i i
porgiamo il nostro augurio più vivo e
fraterno, rallegrandoci della sua b’ jna collaborazione; e il nostro pen:-. eno augurale va già pure alle no'zze eoe
egli celebrerà a Napoli il 15 c. m. c . '.r
Julia Loesch: a lui e alla Siua comr igna a.uguriamo di cuore di vivere e
vorare lietamente insieme.
POMARETTO
Sabato 26 Giugno è stato celebrato il matrimonio di Iva Pastre e Mario Genre : il
Signore sia di guida preziosa agli sposi perchè la loro casa sia fondata sulla roccia di
una fede profonda in Cristo Salvatore.
A Maniglia è stato celebrato il matrimonio di Ribet Sergio e l’insegnante Pascal
Anita : agli sposi che si stabiliranno a Pomaretto l’augurio d’una vita gioiosa nel Signore e d’efficace collaborazione nella Chiesa,
Gli esami di religione sono terminati con
ottimi risultati : ringraziamo molto la missionaria Anita Gay, la signora Alma Coucourde, gli insegnanti Sommani Lina, Costantin Germana, Gianni Jahier per la loro
collaborazione preziosa.
In occasione della gita recente guidata dal
fratello Bosco Eraldo e Janot Refourn si è
visitato la sorella Marianna Gaydou nella
diaspora di Mondovì con canti e lettura della
Bibbia, a Magliano dove da quarant’anni è
sola tenendo alta la fiaccola deUa sua testimonianza; che il Signore la benedica e le
sia vicino sempre. Con questo spirito le nostre gite e i nostri svaghi lasciano un ricordo che non si cancella e sono un segno della nostra gioia di testimoniare per l’opera
de] Signore.
In estate la gente se ne va ai mari o ai
monti, dovunque c’è spostamento di gente:
sono occasioni preziose per rispondere a no*
stra difesa della speranza che è in noi, lasciando nel cuore di altre creature il tesoro
deU’Evangelo.
Mercoledì 14 Luglio avremo la visita di
una comitiva di francesi : sin d'ora diamo un
caldo benvenuto; la sera del 14 alle ore 20,30
nel teatro avremo una serata in comune con
un programma di recite e canti e la collaborazione della nostra corale. Tutti sono caldamente invitati.
iKiiiiuiumiiiiiiiiii
Soggiorno al mar
La Casa Valdese di Vallecrosia cerca b ig
ad ottobre giovani volontarie per aiutare
lavori casalinghi.
Soggiorno minimo, un mese. Vita conm .itaria. Tempo libero. Argent de poche.
Per informazioni dettagliate scrivere :
Direzione Casa Valdese - Vallecrosia (Im. ria).
Direttore resp. : Gino Contp
Reg. al Tribunale di Pineroìo
n. 175, K-7-l96n
Cip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (M ji
avvisi economici
Per un ritardo indipendente dalla
nostra volontà, il clichè illustrativo
della bella ?iornatata non è giunto a
tempo; al prossimo numero!
Il 23 Giugno è nata a Bari Castiglione
Franpesca Roberta. Auguri per la piccola,
vive congratulazioni per i genitori Riccardo
e Matilde e parenti tutti, con un pensiero
particolare al collega Castiglione Giuseppe e
Signora, nonni felici.
Radio TV Monteceneri
Domenica 18 luglio.
Radio della Svizzera Italiana - Conversazione evangelica - Guido Rivoir, ore 9,15.
Televisione della Svizzera Italiana . La
Parola del Signore - Guido Rivoir, alle 22
SIGNORA affitta alloggetto ammobiliato a
signora sola, zona Parella, Torino, lelcf.
ore serali 777.897.
MEDICO cerca esperta tuttofare abile cucina. Cellerino - Via Vincenzo Vela 35
Torino.
RINGRAZIAMENTO
I familiari, assenti e presenti, di
Maria Peyronel
deceduta all’età di 93 anni, ringraziano tutti coloro che in vario mo'do
hanno dimostrato simpatia ed affetto
per la loro cara, sia durante la sua
m'alattia che in occasione della sua
scomparsa.
« Nella casa del Padre mio ci
sono molte dimore; se no, ve
l’avrei detto ; io vo a prepararvi un luogo ».
Giovanni 14: 2
Massello (Ayasse), 24 giugno 1965
Le famiglie Paschetto, profondamente commosse per la testimonianza di affetto e di simpatia tributata
alla loro cara mamma
Lidia Balmas
ved. Paschetto
ringraziano coloro che di persona o
con scritti presero parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al Dottor Ros, al Pastore Genre e al Dottor
Arturo Gay.
Miradolo, 27 giugno 1965