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Anno 113 — N. 39
8 ottobre 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postale
l Gruppo /70
BIEiaOTàCA VALDESB
10066 T03RE PEILICE
ddle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
«Voi e quelli di fuori»; dentro la realtà
per afferrare il senso di una vocazione,
quella di Cristo
/I voi è dato conoscere il mistero del Regno, a quelli di fuori tutto è detto in forma di parabola. (Marco 4: 11)
Qui si parla di una realtà, di
un dato, di un qualcosa che esiste: il mistero del Regno. Mistero non significa che si tratta di un
segreto incomprensibile per la
media della gente, che sfugge al
pensiero e dinnanzi al quale non
c’è che dire: amen, nel senso di
qualcosa che non si capisce ma
si accetta. Mistero significa qui
una realtà profonda che tocca il
fondo dell'esistenza, il senso stesso della vita, qualcosa di fondamentale.
Questo mistero evangelico è il
Regno, cioè la presenza di Dio. 11
fatto che la verità fondamentale
della giustizia divina, la forza di
rinovamento del suo spirito esistano, che malgrado le contraddizioni della nostra esistenza e
della nostra storia umana una dimensione di autenticità ci sia nelle cose rette dalla volontà di Dio.
Questo è il dato di fatto, l’affermazione, la certezza che sta
dietro tutte le parole e le azioni
di Gesù. Egli ha vissuto di questa certezza e per trasmetterla ai
suoi amici e discepoli, alla gente
che seguendo il suo sguardo vedeva in qualche modo le cose
come lui le vedeva.
Agli uni, dice il nostro testo,
è dato capire il mistero, ad altri,
no: per gli uni è una realtà chiara, evidente, un messaggio che
parla ed a cui ci si può riferire,
per altri è una « parabola » un rebus. A voi è dato, per quelli di
fuori è parabola.
Qui si pone la prima domanda: chi sono, secondo Gesù questi « voi »? Saremmo tentati di
rispondere subito: il contrario di
quelli che sono fuori, cioè quelli
di dentro. E Gesù invece non
mette in contrapposizione « fuori » e « dentro », ma essere fuori
e seguirlo. 11 « voi » è riferito a
quelli che lo ascoltano e lo seguono.
Non è un caso, sono le sette
che fanno questo ragionamento,
le sette giudaiche del suo tempo,
Esseni e farisei, e le sette del nostro tempo, religiose e politiche:
« da una parte ci siamo noi, che
viviamo nell’ambito della nostra
idea, del nostro rito, della nostra
legge e ci sono quelli di fuori, noi
abbiamo la verità, loro no».
Gesù non è un settario né politico né religioso è colui che interpreta la parabola del Regno,
colui che dà il mistero. 11 fuori
è fuori del Regno, fuori di Dio,
fuori della sua verità, il dentro è
Gesù Cristo. Non si è più fuori
solo quando ci si addentra nella
lettura della realtà, nella comprensione della parabola, quando
seguendolo si penetra nel fondo
delle cose e si raggiunge con lui
la profondità del reale.
Lui solo segna la frontiera e
situa l’uomo nel di qua o nel di
là perché solo in rapporto a lui
l’uomo si colloca nel reale o nell’irreale, in ciò che è chiaro ed
in ciò che resta enigma.
Che significa che per uno di
fuori tutto è detto in parabola?
Significa che la realtà del Regno,
il senso delle cose gli sfugge. Tutto viene a lui come un messaggio cifrato. La parabola è enigmatica per chi non la sa interpretare
alla luce di Cristo ma è enigmatica in due sensi.
Può non dire abbastanza, anzi
non dire nulla, per chi non la sa
leggere, può dire troppo per chi
vi si ferma. Per chi non ha ricevuto il Regno (quelli a cui non è
dato) la realtà, la vita, il mondo
può essere parabola senza senso
o storia che ha in sé stessa il suo
senso, o niente o tutto.
L’esempio che nel primo caso
possiamo citare è quello che tutti conosciamo, in modo diretto o
indiretto: la malattia. Per la :maggioranza delle persone è un e
nigma, un qualcosa che accade e
di cui non si comprende il senso.
La malattia non va capita ma evitata, non ci si deve preoccupare
di coglierne il senso profondo, il
messaggio, si deve cercare in primo luogo di sfuggire alla sua presa. Al credente è dato leggere la
sua, e l’altrui, malattia in chiave
di fede cioè cogliendone il legame col Regno. È un avvenimento
che rinvia a qualcosa d’altro, a
qualcun àltro, è parabola carica
di significato.
La realtà può essere invece piena, totale, assoluta, esaurire, avere in se stessa il suo significato.
Un avvenimento storico che nella
nostra storia recente esprime questa dimensione totalizzante del
reale mi pare essere la morte del
presidente Mao. 11 « grande timoniere » del suo popolo, colui che
è riuscito ad assommare la più
pura tradizione nazionalista del
Grande Impero e la carica rivoluzionaria dell’ideologia leninista, ha espresso agli occhi dei
suoi concittadini, e di milioni di
uomini, il senso totale di una realtà; dando pane, giustizia, sicurezza ha dato vita.
Nel suo caso, come in quello di
tutti i « figli del cielo », a Tebe, a
Roma, ed a Pechino, il tempo si è
fermato per un momento prima
che, sottratto al suo popolo, entrasse nell’immortalità; qui la parabola, cioè la realtà, non è più
significante è significato, non c’è
più giudizio, cioè lettura del reale, la storia incarnata diventa giudizio essa stessa.
Esser fuori significa non vedere
quello che c’è o vedere quello che
non c’è. Vedere il mistero è dono.
Giorgio Toum
UN DIBATTITO DI VECCHIA DATA
Accordi tra Stato e Chiese-2
Azzerare il Concordato per poi rifarne un altro? - Verso il pluralismo
delle confessioni religiose
Mentre è forse legittimo attendersi qualcosa di nuovo in
tema di revisione concordataria
sul piano ufficiale della vita politica, nel mondo della cultura è
stato ripreso il dibattito sul problema dei possibili accordi tra
Stato e chiese.
Su «Panorama» (21/9) è stato presentato un incontro ad alto livello cui hanno partecipato
noti esponenti di diverse correnti di pensiero. Vi hanno preso
parte infatti gli ecclesiasticisti;
prof. Margiotta-Broglio dell'Ateneo fiorentino e prof. Cardia dell’Università di Cagliari; gli storici prof. Spadolini e prof. Scoppola rispettivamente delle università di Firenze e Roma; e
l’avv. Mellini del partito radicale. Sotto l’insegna di « quale concordato », sono stati affrontati i
temi della possibile revisione,
della abolizione, o del rinnovamento totale delle norme pattizie del 1929. Taluni degli spunti
affermati nel corso del dibattito
è opportuno ricordare qui brevemente.
Sembra anzitutto che la posizione radicale tendente all’abolizione di ogni vincolo pattizio
tra Stato e Chiesa romana non
trovi appoggio neppure nelle
correnti laiche della nostra cultura. Tuttavia è apparsa chiara
la prospettiva di un « azzeramento » del concordato del 1929 e la
opportunità di sostituirlo con
una « nuova intesa » ( Scoppo
la ) ; poiché non appare chiaro
come oggi si possa ancora ravvivare « il meccanismo della revisione » posto che è lecito chiedersi « se la maggior parte delle norme [concordatarie] non
siano oramai superate dai fatti »
(Spadolini). Tant’è che, criticate validamente le proposte formulate nel 1969 dalla apposita
commissione ministeriale (Scoppola-Margiotta), è stata ricordata (Margiotta) l’ipotesi di un
« concordato quadro » contenente i principi di fondo, rinviando
ad alcuni accordi di settore la
precisazione dei dettagli, prospettata dal segretario DC Zaccagnini e ricevuta nel programma elettorale formulato da tale
partito per la campagna dello
scorso giugno.
Non si vede però come — a
mio avviso — mutando in mo
do così radicale non solo i contenuti sostanziali, ma anche l’aspetto formale del concordato
lateranense, si possa assumere
che le nuove subentranti pattuizioni siano ancora rafforzate
dàlia copertura costituzionale
(Scoppola) data ai Patti del Laterano in quanto tali, senza addivenire ad uha apposita modifica dell’art. 7 della costituzione.
Tale articolo, al pari di quelli
che assicurano i diritti di libertà
in materia religiosa ed ecclesiastica, non vedo come potrebbero essere contorti o modificati
a mezzo di normative convenute
dallo Stato con terzi. Si tratta
di norme prioritarie che costituiscono espressione sovrana
dello Stato dettate in via unilaterale; e lo Stato potrebbe modificarle solo facendo ricorso alle procedure speciali indicate
dall’art. 138 della Costituzione
stessa.
Nel corso del dibattito è stato posto in risalto anche il fatto
che i Patti del Laterano non sono che un aspetto della situazione relativa ai rapporti tra
Stato e chiese. È stata prospettata la necessità di operare « la
eliminazione del carattere confessionista dello stato italiano »
(Cardia), ricuperando in pieno
la sua laicità nei vari settori legislativi extraconcordatari, quali
ad esempio il vilipendio, l’assistenza, l’istruzione privata, e
« quello importante della realizzazioi*,' delle intese » attraverso
un dialc„o con le altre confessioni religiose, promuovendo così « il pluralismo e la dialettica
Giorgio Peyrot
{continua a pag. 8)
ELEZIONI NELLA R.F.T.
Perchè si va a destra?
La radio aveva appena iniziato a trasmettere i primi parziali
risultati delle elezioni politiche
della Germania Federale, che già
si delineava chiara una ascesa
della democrazia cristiana e un
regresso della socialdemocrazia.
A questo punto il candidato alla
cancelleria Helmut Kohl rilasciava dichiarazioni di aperta
soddisfazione e contemporaneamente richiedeva per il suo partito l’incarico di formare il nuovo governo.
Le cose non andranno così e
la coalizione SPD-FDP (socialdemocratici e liberali) manterrà il governo, sia pure con una
maggioranza molto ristretta.
È evidente che i giovani che
nelle precedenti elezioni del ’72
erano stati chiaramente orientati a sinistra, sono stati ora
sensibili alla voce della moderazione (o della conservazione)
proposta dalla DC.
A questo spostamento ha probabilmente contribuito non poco la mancata mobilitazione delrSPD che ha condotto una campagna elettorale all’insegna della moderazione, senza richiama
re i grandi temi che avevano
portato il partito alla conquista
della maggioranza e avevano
avuto in Willy Brandt l’uomo
capace di portarli avanti.
Dall’altro lato la presa di posizione della chiesa cattolica che
è tornata a schierarsi apertamente e massicciamente a fianco della DC.
Molti commentatori notano
che è proprio nei paesi a maggioranza cattolica, come la Baviera o il Baden-Wiìrtenberg,
che la DC ha riscosso il maggior successo e il vero trionfo
è stato quello di Strauss e dei
suoi amici dell’ala destra DC.
Pare essere inevitabile che in
Germania i rapporti tra la maggioranza e la minoranza siano
molto esigui.
Cosà come pare evidente una
insoddisfazione diffusa che spinge a votare i partiti all’opposizione (vedi il caso della Svezia),
probabilmente nella speranza di
qualche vantaggio particolare,
ma senza tener conto dei temi
di fondo che i partiti portano
avanti. È una cosa sulla quale
vale la pena di riflettere, br.
li Capodanno
scolastico
Il primo giorno di scuola ha riportato a galla i problemi di sempre: mancanza di aule, ritardo
nelle nomine dei pur eccessivamente numérosi insegnanti, sovraffollamento dei locali esistenti, doppi turni e via dicendo. I
problemi della scuola sono opposti a quelli della chiesa, che, invece, ha locali troppo grossi, troppa
poca gente che ci va dentro e
troppo pochi pastori, per cui si
va facendo strada la consuetudine di nominarli con anticipo sempre maggiore, per rendere più
sopportabile le attese delle comunità.
Comunque ci sembra che il
grosso can-can sollevato intorno
ai problemi del Capodanno scolastico siano un po’ un diversivo rispetto al problema fondamentale
che non è tanto quello del disordine e della disorganizzazione,
della disciplina ma dell’impostazione generale di tutto il mondo
dell’insegnamento, dentro e fuori
la scuola, cioè il problema della
Cultura nel nostro tempo e la sua
funzione.
L’antichità ha prodotto una sua^
cultura che in epoca moderna si
è qualificata col nome di « cultura classica » ed era prevalentemente orientata verso la celebrazione di « valori » militari e l’adulazione delle classi al potere. Così
Virgilio cerca di farsi prendere in
grazia dall’ imperatore Augusto
con la sua poesie e Cesare celebra
se stesso coi racconti delle sue
vittorie in Gallia e contro Pompeo.
Nel Medio Evo la cultura è
confinata nei chiostri e definisce
se stessa come « teologia », scienza delle cose divine. La Chiesa
cattolica la tiene sotto il giogo dell’intolleranza e chi si permette di
pensare col suo cervello mette a
repentaglio la incolumità del proprio corpo.
Poi vengono l’Umanesimo e il
Rinascimento. Alla scienza delle
cose umane e all’intolleranza della chiesa subentra la protezione
dei principi: il « meccanismo » è
il modo con cui la cultura segue
la volontà dei principi; per darle
una veste dignitosa, la si chiama,
appunto, umanesimo: non parliamo più di Dio, ma siamo uomini,
non bestie.
Intanto sta sorgendo all’orizzonte una nuova classe: la borghesia,
per la quale la cultura finanziata
dai principi evidentemente, non
servirà più. Rappresenterà anzi,
spesso, un lusso, quasi uno spreco
economico. Per lanciare sul teatro
della storia l’industria moderna
sarà necessaria una cultura scientifico-tecnica. Gli aggettivi non le
danno più molto lustro e resterà
sempre nella borghesia una nostalgia segreta e una riesumazione
continua della cultura « umanistica », tanto per poter dire: siamo
uomini, non macchine.
Oggi ha rilevanza storica un’altra classe: quella lavoratrice. Ma
la cultura resta quella della borghesia. La scuola secondo i nostri
stessi « decreti delegati », dovrebbe non solo trasmettere, ma produrre cultura. Invece riesce a trasmetterne poca e non produce praticamente niente. È una struttura
elefantiaca, zoppicante qua e là,
che fa la figura della montagna
che partorisce il topolino,
M. C. Tron
2
8 ottobre 1976
L’ULTIMO LIBRO DI VITTORIO SUBILIA
Alcune precisazioni sono forse
necessarie per informare i lettori circa Vavvenire del nostro
giornale, dopo le dichiarazioni
del moderatore della Tavola Valdese, pastore Sbaffi sul n. 34.
Nelle sedute congiunte fra Tavola e Comitato Permanente al
termine delle Assemblee e del Sinodo, il problema delVEco-Luce
è stato attentamente esaminato.
Alla direzione del periodico è stato nominato il pastore Franco
Giampiccoli coadiuvato da un comitato di redazione più ristretto
del precedente e diversamente
strutturato per rispondere ad
una serie di esigenze venute man
mano emergendo nel corso delVanno.
Praticamente il giornale avrà
tre centri operativi: alle Valli
per quello che riguarda le pagine dedicate a quella zona, a Torino e Roma per quel che concerne invece il materiale della Luce.
In attesa che il comitato nominato possa inizia.re il suo lavoro
ed impostare il giornale con queste nuove prospettive continuano
a lavorare i fratelli che sin qui
sono impegnati con Vattuale direttore.
Il cambio avverrà agli inizi del
mese di novembre e ne sarà data comunicazione tempestiva con
tutte le indicazioni necessarie.
Fra le lettere giunte negli ultimi giorni pubblichiamo questo
scritto della sorella Velluto di
Taranto, che si inserisce nel già
dibattuto tema del femminismo.
Rinviamo al prossimo numero
altri scritti di carattere più generale.
Il Direttore
Taranto, 21 settembre 1976
Egregio direttore,
come giustamente dice Rita Gay nel
n. 35 de « La Luce » Targomento della liberazione della donne non può e
non deve venir lasciato cadere, anche se, a vòlte, sembra di ripetere verità ormai tosi arcinote da essere ovvie. Forse non è inutile rienunciare
alcuni principi base di un movimento,
quello della liberazione della donna,
che, ci piaccia o no, è diventato un
fenomeno sociale che non può più essere ignorato e che, appunto perché
non può essere ignorato, si tira addosso l’ironia e le critiche, e le più
dure vengono, paradossalmente, dalle
donne. Da alcuni anni a questa parte,
molte donne si sono rese conto che,
mentre viene riconosciuta sul piano
teorico uguale dignità per tutti gli esseri umani (donne comprese), nella
pratica le cose vanno diversamente.
Assistiamo ad una vera e propria discriminazione nei riguardi della donna : sin dalla più tenera età vi sono
ruoli prestabiliti nella ripartizione
delle incombenze domestiche, disparità
nella educazione e nella scelta delle
carriere, discriminazione nell’accesso
al posto di lavoro, disuguaglianza di
salari per le donne lavoratrici, doppia
morale che, mentre consente ai maschi
una vasta gamma di esperienze sessuali, condiziona le donne a scelte
matrimoniali precoci che spesso risultano avventate. È quindi attorno a
queste esperienze vissute, di discriminazione in seno alla famiglia e di
emarginazione nella società, che avviene Tunità dei gruppi femminili che
mettono in questione una situazione
comune e il cui obiettivo è di far
uscire dal loro ghetto tutte quelle
donne condizionate da un processo educativo che, iniziato nella famiglia,
continuato nella scuola e nella Chiesa. viène ribadito nella società dagli
strumenti di informazione. Far uscire
dal lóro ghetto le casalinghe che, non
avendo alcuno stimolo a tenersi aggiornate su quato accade intorno, diventano cattive educatrici perché non
sono in grado di capire le esigenze c
le aspirazioni dei loro figliuoli che vivono invece le contraddizioni della società. Far uscire dal loro ghetto tutte
quello donne che costituiscono un fattore di ritardo nella crescita civile del
Paese perché si fanno complici di
molle scelte reazionarie, che si risolvono a loro danno, in quanto non
hanno coscienza della inderogabile
necessità di tu‘la una rete di
strutture c infra-strutturc già ampliamento realizzata in altri Paesi, (basti
pensare al settore delFurbanistica, ai
cons illori, asili-nido ecc.) di tutti
quei servizi sociali che avrebbero
cambiato la qualità di vita di molte
donne.
Capisco che vi può essere chi si
sente realizzata nel ruolo specifico di
donna c di madre e. a mio avviso, nes
suno deve contestare il diritto a queste
donne di sentirsi soddisfatte e nobilitate da tale ruolo. Ciò che contesto,
invece, è la pretesa di voler elevare a
regola, a legge, a norma morale una
ideologia, alquanto opinabile, che vede un diretto legame fra i caratteri
biologici della donna ed il suo ruolo
subalterno nella vita sociale. Nessuno,
in nome di una presunta specificità,
ha il diritto di imporre il ruolo subalterno nella vita sociale. Nessuno, in
nome di una presunta specificità, ha
il diritto di imporre il ruolo scelto per
sé a tutte quelle donne che si sentono
frustrate dall’ esclusione dal mondo
della produttività.
Nessuno ha il diritto di codificare
le proprie scelte, sempre ammesso che
siano libere scelte, e quindi imporle
alla totalità delle donne, specie alle
giovanissime, che non vogliono declassare il legame matrimoniale a sistemazione economica e ad unica via per
uscire dalla tutela familiare. È evidente che il movimento di liberazione della donna apre la strada non solo a
mutati rapporti umani, ma ad un processo di totale cambiamento sociale.
Ogni cosa va vista e considerata in
una nuova ottica : i rapporti familiari su un piano di effettiva parità,
il diritto dei figli ad essere « educati »
(con tutte le implicazioni sociali che
questo vocabolo comporta) e non solo
bene allevati, pari diritto nel mondo
del lavoro, parità salariale.
Pari doveri ma anche pari diritti se
è vero, come è vero, che siamo pari,
uomini e donne, nella sofferenza, nella
gioia, nella aspirazione ad un mondo
migliore.
Vera Velluto
Quando la ricerca
diventa confessione
teologica
personale
Vittorio Subilia, La giustificazione per fede, Paideia, Biblioteca
di cultura religiosa, n. 27.
Al momento in cui cessa il suo
insegnamento presso la Facoltà
valdese di Teologia a Roma, iniziando il periodo di emeritazione che ci auguriamo altrettanto fruttuoso e ricco del periodo di docenza attiva, il prof.
Subilia dà alle stampe questo
volume. Il libro si presta a due
tipi di letture, non esclusive, forse complementari, ma diverse;
una lettura oggettiva ed una biografica.
Oggettivamente si tratta di un
manuale teologico, uno di quei
testi che si possono dare in mano a tutti coloro che si interessano di teologia per imparare,
studenti e pastori, persone di
cultura o laici impegnati; un manuale non nel senso di nuda raccolta di dati, di repertorio di notizie, come potrebbe fare un calcolatore ben « informato », ma
manuale nel senso che il problema è presentato e svolto in forma lineare e piena con tutta la
documentazione necessaria.
Chi voglia imparare e documentarsi sul tema che lo interessa sceglie il capitolo lo legge,
prende appunti e se ne va con
una visione chiara e completa.
Subilia è teologo protestante (si
potrebbe anzi dire che è protestante prima di essere teologo)
e lo si sente. Le cose che dice,
gli interrogativi che solleva,
l’orientamento che dà ai problemi sono da protestante, non da
cattolico, non da laico ma il volume non è una confessione di
fede, una difesa del punto di vista protestante, una giustificazione del'a linea riformata è una indagine seriamente condotta e tenendo conto, forse più che in
precedenti lavori, della realtà
del lettore e della necessità di
una mediazione nei suoi confronti.
Il tema: la giustificazione per
fede. Dottrina difficile e spesso
fraintesa, bandiera della Riforma e sorgente ispiratrice di tutta la spiritualità protestante,
cantus firmus della teologia riformata da Lutero a Barth. L’uomo è salvato per fede e non per
opere, per la libera e sovrana
grazia di Dio e non per costruzione e realizzazione della sua
umanità, su questa linea si è attestata la predicazione evangelica da secoli e su questa linea resta tuttora attestata.
I protestanti soltanto? No, dice Subilia, la questione della giustificazione non è problema confessionale del XVI secolo, evangelici contro cattolici, è problema antico come la chiesa, è pre
IL FILM DI ROSSELLINI SU GESÙ'
Un Messia ambiguo
Non è il Messia della pietà popolare, non è il Messia della critica storica, non è il Messia della fede. Cos’è questo Messia che
Roberto Rossellini ha ritratto In
un film che l’anno scorso non ha
trovato aperto alcun canale distributivo e che ora è diffuso
dalTARCI-UISP? Secondo l’autore, che ha sostenuto un intenso
dibattito in occasione della presentazione del film al pubblico
torinese, vorrebbe essere il Messia della ricostruzione imparziale, didattica, basata sulla volontà di fornire dati anziché interpretazioni. Ne viene così fuori
un Cristo che apparentemente
non si discosta dal messaggio
evangelico, che ripete parola per
parola i testi evangelici in sequenze accostate l’una all’altra
senz’altra apparente preoccupazione che quella di una imparziale narrazione.
In realtà questa volontà di
non interpretare si risolve in
uno sconcertante appiattimento
dei testi per cui, soprattutto ne’la parte centrale del film, ci si
ritrova davanti ad un Cristo verbosissimo, intento a snocciolare
detti su detti, con voce monotona, o in atteggiamenti un po’ ieratici o facendo lavoretti prefabbricati di falegnameria. Sullo
sfondo i miracoli appena accennati nella distribuzione dei pani
o nel racconto del cieco nato;
nella prospettiva finale, dopo lo
sguardo gettato nela tomba
vuota, lo sguardo volto al cielo
nell’allusione, per chi vuole, alla resurrezione.
L’impressione che ne ho ricavata è stata la stessa che si prova ascoltando una falsa predicazione che si limiti a cucire insieme versetti, a ripetere la testimonianza di altri, senza vivere
il messaggio evange'ico, senza
rischiarne l’interpretazione per
noi e per il no.5tro tempo: impressione di noia e di delusione,
di talento sepolto in terra e poi
tirato fuori tale e quale con la
pretesa della fedeltà contabile o,
in questo caso, storica.
Certo si deve dire che Rossellini in quanto non credente non
si è certo proposto di predicare
il Messia né glielo si può logicamente chiedere. Non si dovrebbe allora essere già contenti per
una rappresentazione della figura del Cristo che immessa nei
circuiti popolari della nostra società evita qualsiasi effetto miracolistico e estetizzante e ripropone in una forma scarna ed es
senziale una buona parte dell’insegnamento di Gesù?
Il fatto è che Rossellini —■
malgrado la conclamata imparzialità didattica — una sua predicazione la svolge attraverso
tutto il film. Soltanto è predicazione non del Messia, ma dell’uomo, dell’umanità. Onestamente
Rossellini ha sottolineato l’importanza che per lui ha una citazione dell’Antico Testamento
che dice degli uomini: « voi siete dii, siete tutti figliuoli dell’Altissimo » (Sai. 82: 6). Questa parola è la bandiera di una idealizzazione dell’uomo che si riconosce in tutto il film, in tutta una
serie di personaggi — tra cui
primeggia un Battista molto più
vivo e vicino di quanto non sia
Gesù — che nel racconto sono
ovviamente secondari rispetto al
Cristo, ma che in realtà sono i
protagonisti, sono l’uomo, sono
l’umanità che ha in sé la propria
statura, la propria dignità e
quindi in fondo la propria messianità. La controprova è data
dalla selezione degli episodi che
parlano dei rapporti tra Gesù e
gli uomini che gli stanno intorno. Se si eccettua la figura appena accennata di Giuda — ineliminabile dal racconto — dal
film di Rossellini non emerge alcuna traccia di lacerazione tra
Gesù e i suoi e quindi di limite,
di debolezza, di peccato: non l’incomprensioné di Maria e degli
altri familiari di Gesù, non il
sonno dei discepoli che non sanno vegliare nel Getsemani, non
il loro abbandono del Maestro al
momento dell’arresto, non il rinnegamento di Pietro. C’è così da
chiedersi se malgrado tutto l’impegn:) didattico e ripetitivo il
Messia di Rossellini non risulti
alla fine essere soltanto lo specchio di una umanità che avendo
in sé la propria dignità non ha
bisogno di alcun Messia, anche
se ne accetta l’insegnamento liberante come una delle tappe
del proprio cammino verso il
proprio cielo.
In questo senso il Messia di
Rossellini non ha solo il suono
monotono e deludente della falsa predicazione ripetitiva, ma ha
anche l’aspetto di una maschera
ambigua dietro alla cui somiglianza col Cristo degli evangeli
si cela qualcosa di profondamente diverso dal Salvatore che in
lui riconosce la fede.
Franco Giampiccoli
Se tanta gente fa le smorfie
« La chiesa cresce dal basso »
è il titolo di un nuovo opuscolo
delle Comunità di base; si parla
anche della preghiera...
Se tanta gente fa le smorfie
quando sente parlare di preghiera è anche perché essa sovente è
stata presentata e praticata come un qualcosa di meccanico,
spiritualistico, fuori dei problemi della vita. Peggio ancora: sovente la preghiera è stata usata
come strumento di rassegnazione, incentivo alla passività. Scuola di disimpegno. Sovente coloro che pregavano erano poi quelli che si disinteressavano dei
problemi degli altri e vivevano
chiusi nel proprio guscio.
Le comunità di base, nel rifondare la loro fede, si prefìggono
anche di rifondare la loro preghiera separata dalla vita, ma
che sgorghi dalla vita. Le « materie prime » della nostra preghiera saranno proprio le esperienze, le gioie, le fatiche, il lavoro, l’impegno sociale e politico, le realtà di ogni giorno. Que
sta riscoperta della preghiera avviene dunque non accanto all’esÌEt,=>nza quot.idiana, ma dal suo
interno.
Come cristiani siamo chiamati
in quest’ora — che sarà forse
una lunga stagione — a fare
come Gesù che, « entrato nella
suprema lotta pregava ancor più
intensamente» (Le. 22: 44).
Pregare e lottare: una sintesi
vitale, difficile e feconda. Non
possiamo eludere né l’uno né
l’altro di questi termini.
L’esperienza di ogni giorno ci
conferma l’osservazione della
Bibbia : « La sorte dell’uomo sulla terra non è forse di lottare? »
(Giobbe 7: 1), ma ci dice anche
che solo chi prega non getta Dio
alle spalle, non lo dimentica. Solo chi prega dal di dentro della
vita arriva alla vera sapienza
dei figli di Dio e dei discepoli di
Gesù : « Di te avevo solo sentito
parlare, ma ora gli occhi miei
ti hanno visto» ((Giobbe 42: 5).
Su questa strada anche le comunità di base sono agli inizi.
sente nel Nuovo Testamento
stesso, è un modo di impostare
il problema del rapporto uomoDio.
Nel N.T. è Paolo l’uomo della
giustificazione, a cui si contrappone Giacomo, in parte Matteo,
nella teologia è Calvino a cui si
contrappone il concilio di Trento.
In termini ultra schematici questo il problema.
Non rendiamo certo ragione
del tema e del libro, ne enunciamo solo il nucleo centrale.
Elencare i titoli dei 6 capitoli
può essere utile ma è del tutto
insufficiente a mostrarne la ricchezza: Il dibattito della giustificazione per fede negli studi
neotestamentari; la tradizione
giudeo cristiana (con esame di
Paolo e Giacomo, Agostino, le
scuole medieva l, i valdesi); La
dottrina luterana; la dottrina riformata; interpretazioni non
confessionali della giustificazione
(anabattisti, Erasmo, il pietismo); significato attuale della
giustificazione.
Il volume però si può anche
leggere in chiave biografica, abbiamo detto. Si può cioè leggere
come un esposto del'a teologia
dell’autore. Subilia non ha mai,
o quasi mai, fatto confessioni
personali, non è uomo da memorie, sfoghi, ricordi, si è sforzato
sempre di oggettivare la fede nella ricerca teologica; nel massimo di oggettività però si è rinchiuso il massimo di soggettività
e nessun libro è nella sua assoluta e voluta oggettività soggettivo come questo, nessuno dei
suoi lavori è « suliiliano » come
questo.
Per il suo impianto anzitutto.
Non è un testo di teologia. del
Nuovo Testamento non è un libro di storia dei dogmi, non è
un testo di dogmatica ma è le
tre cose insieme, c’è della teologia biblica (è la premessa) della
storia dei dogmi (lo svl'uppo) il
problema dogmatico (la conclusione). Tutto l'insegnamento di
Subilia, fórse determinato ed affascinato ' dall’esempio di K.
Barth è un passaggio continui)
dall’una all’altra delle tre discipline. Carico insostenibile che i
suoi successori non hanno po
tuto reggere.
Ma c’è di più, il Subilia teologo, e diremmo di più il credente riformato valdese, è costantemente presente in queste pagine
con il suo caratteristico timbro
di voce: una inquietudine spirituale tesa all’assoluto; spingerci
più innpzi è lecito? Forse, ed
allora si parlerà di una inquietudine lucidamente tragica. Non è
caso la marcia esistenzial-culturale del tema « giustificazione »
si conc’ude per Subilia in Calvino, l’uomo dell’amor Dei assoluto.
Chi Voglia cògliere questo Subilia credente ■ teologo legga le
brevi pagine sul valdismo e quelle finali, sulla « inattualità » del
t-sma. Qui non sono so tanto i
nodi del problema ma i nodi della spiritualità e della meditazione di questo teologo valdese moderno. Il tessuto del discorso non
è mai in chiave di affermazioni,
di dettati, di tesi, ma di interrogativi, è tessuto in domande (non
è intessuto di domande, il che sarebbe altra cosa) è l’interrogazione che muove il' ragionàre. Il
problema della teo'ogia valdese
resta irrisolto: sono tutto sommato pelagiani (il che è véro)
perciò giudeo-cristiani: questi i
dati, ma sono anche la migliore
espressione ecclesiologica del sola fide. La cosa non si spiega. Né
si spiega al termine del libro
queir impressionante rovesciamento del problema pieno di fascino: la questione non è giustificare l’uomo dinnanzi ad un Dio
assoluto ma giustificare Dio in
una generazione di atei.
Qui comincerebbe un altro libro, che Subilia forse scriverà,
un libro in cui si affermi una
marcia verso Dio, nel reale, non
diluendo l’interrogativo ma situandolo. Sinora egli ha posto il
nostro cammino sotto il segno
dell’interrogativo e non è forse
male per il nostro evangelismo
italiano stare qualche tempo ancora sotto questo segno. Le risposte verranno col tempo.
Giorgio Tourn
3
8 ottobre 1976
CINQUE GIORNI IN BAVIERA
¥
Germania di ieri e di oggi: appunti di viaggio
Il gruppo giovanile evangelico torinese ha completato « da! vivo » la propria documentazione
sulla « chiesa confessante »
0
Dal 22 al 26 settembre il gruppo giovanile evangelico torinese
(riunione settimanale in Corso
Oddone) ha realizzato l'obiettivo
che si era proposto nell'inverno
durante il ciclo di studi sulla
chiesa confessante: un viaggio
di documentazione in Germania.
Organizzato dai pastori Franco
Giampiccoli e Giuseppe Platone,
con la collaborazione per la traduzione di Rosemarie del Priore,
una trentina di ragazzi hanno
partecipato a questa tournée di
2000 Km.
Prima tappa a Neugablonz in
Baviera; la comunità luterana
locale con il pastore Frisch ospita gentilmente il nostro gruppo
estraendo a sorte i nominativi e
dirottandoci nelle singole famiglie. Al mattino presto ripartiamo per Norimberga.
In pullmann i commenti su'l’ospitalità sono entusiasti. Tutti
si sono arrampicati sui vetri per
farsi capire. Arriviamo a Norimberga alTostello della gioventù e
lì incontriamo un dinamico organizzatore, certo Ortlieb, che
che non ci lascierà un istante
per i due giorni che resteremo a
Norimberga. Visitiamo il liceo
scientifico più moderno di Norimberga; colori vivacissimi dappertutto, aule con impianto
tele, doppia palestra, molta luce, mensa, e una grande terrazza
che dà sulla città completamente ricostruita dopo la guerra. Interessante la « sala delle comunicazioni »; una grande aula per
rincontro degli allievi, delle classi e luogo di dibattito. Nella stes
sa giornata andiamo a visitare il
palazzo di giustizia. Più precisamente ci interessa l’aula del famoso processo di Norimberga
dove vennero giudicati alcuni criminali nazisti.
Approfittiamo d’una pausa di
un processo in corso nella stessa
au a per entrarvi e, attraverso le
foto che ci passa la guida, rievocare il più importante processo
del secolo. Gòring, Hess, von
Papen e altri nazisti sedevano lì,
dove siamo noi ora, con espressioni spavalde come ben dimostra la documentazione fotografica. C’è ancora tempo per visitare l’antico borgo medioevale
di Norimberga prima d’incontrarci con il pastore Nicol, alla
periferia della città. Anche qui
siamo ospiti per la cena nelle famiglie della comunità luterana;
una cena rapida con molti sorrisi perché nella stessa serata è
previsto il « clou » di tutto il
viaggio: la conferenza di Steinbauer.
I due traduttori sudano sette
camicie ma Steinbauer, pastore
in emeritazione, ha molte cose
da dire. Amico di Niemòller, uno
dei protagonisti della chiesa confessante, nel periodo dell’avvento al nazismo è pastore a Penzberg nelle alpi bavaresi. Il discorso si muove su due direttrici: la prima è la fedele descrizione di piccoli episodi di vita
ecclesiastica che mettono a fuoco l’allineamento generale della
chiesa con la dittatura hitleriana.
La seconda denuncia l’incapacità della chiesa a vivere e predicare l’Evangelo nei confronti
del nazismo e dei suoi capi. Nel
1936, all’indomani delle elezioni
politiche in Germania, arriva
l’ordine a tutte le Chiese di suonare le campane a festa. Nel
villaggio di Penzberg suona solo
la campana cattolica, Steinbauer
pastore luterano, verrà denunciato e processato non solo per
non aver eseguito l’ordine (anche il suo vescovo lo rimprovererà) ma per aver dichiarato e
mai rinnegato la frase: « Queste elezioni sono una menzogna ». Rifiuta di esporre in chiesa le bandiere con le croci uncinate, sbarra la strada agli infiltrati nella chiesa del partito
nazionalsocialista; si muove pericolosamente controcorrente. La
fedeltà all’Evangelo non gli permette di accettare il nazionalismo hitleriano; ma questa tenacia ha una tristezza di fondo sia
per la rovina verso cui sta andando la Germania del ’33 sia per
l’incapacità come chiesa di proporre un’alternativa e di aprire
gli occhi ai responsabili nazisti.
« Vedevo una grande nuvola
bianca di fronte a me — così
Steinbauer rievoca l’incubo di
Martin Niemòller — da cui proveniva una voce che mi chiedeva: che cosa hai da dire a tua
discolpa? e dietro di me una voce rispondeva: mai nessuno mi
ha annunciato l’Evangelo. Era la
voce di Hitler ».
La conversazione di Steinbauer,
ricca di aneddoti ci ricorda
quanto sia importante la fedeltà nelle piccole cose. L’allineamento della chiesa ufficiale alla
dittatura all’inizio fu un cedimento graduale che sfociò solo
più tardi, ad un consenso più o
meno passivo. In questo senso
l’esperienza della Chiesa confessante fu un’indicazione profetica
che conserva tutta la sua attualità. Queste cose, in un certo senso, l’avevamo già afferrate durante il nostro breve studio;
risentirle ora, per bocca di un
protagonista, ci fa riflettere sulla posizione che la chiesa ha
nei confronti de’TEvangelo e
del mondo. Sempre a Norimberga, il giorno dopo, Herr Schatz
deU’ufficio stampa cittadino ci
accompagna alle rovine del III
Reich. Poco fuori Norimberga,
su di una collinetta, formata coi
detriti della città quasi intieramente distrutta dalla guerra,
Schatz ci indica la grande arena,
il pseudo-colosseo, il campo di
Marte voluti da Hitler. Qpere faraoniche, immense, che servirono da cornice ad alcuni congressi
del partito nazista; i resti fatiscenti testimoniano ancora della
sete di grandezza del nazismo
che in Norimberga ebbe il suo
debutto antisemita. Parliamo con
Schatz del « Berufsverbot » di
oggi, cioè, chiunque abbia avuto
a che fare, anche indirettamente
con la polizia politica (Verfassungschutz) per ragioni d’impegno socia'e — chiaramente a sinistra — viene interdetto dai
pubblici uffici.
La misura è già stata applicata nei confronti di almeno 300
persone e ci pare essere una
grave violazione dei diritti dell’uomo. La discussione di snoda
a fatica e le risposte che ci vengono date danno più ragione allo Stato che non ai colpiti da
questo provvedimento anticostituzionale. Rientriamo a Norimberga e alcuni di noi visitano
rantica luterana «Lorenzkirche».
Il pastore ci proietta un documentario sulla città e percorren
do le gotiche navate ci spiega i
simboli (un po’ troppi per la verità) di questa grandissima chiesa. Un ampio ragguaglio sull’importanza di Norimberga, nel medioevo e agli inizi dell’era moderna, ci era già stato offerto
nella mattinata visitando, con il
direttore, il « Germanische National Museum ». Qui il discorso
diventerebbe lungo; basti citare
le tele del Diirer, i primi astrolabi copernicani, le prime carte
geografiche ecc.
L’ultimo giorno l’abbiamo dedicato alla visita all’ex campo di
concentramento di Dachau e all’incontro con i responsabili del
« Centro giovanile evangelico »
della Baviera. La visita a Dachau
è estremamente impressionante;
grandi pannelli fotografici documentano dello sterminio progressivo operato nel lager che
entrò in funzione dal marzo del
’33. L’interno delle baracche (8
persone dovevano dormire in
due letti), i forni crematori e i
grandi spazi delimitati dalle torrette e dal filo spinato presentano un mondo contro Dio dove la
misura è stata quella del crimine perpetuo. Giustamente la
scritta all’uscita del campo; « chi
dimentica il passato è condannato a riviverlo » non è per nulla
retorica. Quante situazioni simili
si verificano ancora tutt’oggi di
fronte alla rassegnazione e alla
passività del mondo moderno!
Siamo arrivati alla fine; Andreas Knuepfer, pastore della
gioventù in Baviera, ci spiega la
situazione giovanile regionale attraverso un lungo programma
audio-visivo. Segue un dibattito.
Al nostro gruppo interessa cono
scere il lavoro tra gli handicappati, i caratteriali (giovani disadattati e aggressivi) con i catecumeni e gli immigrati; per ogni
tipo di situazione giovanile l’organizzazione della chiesa evangelica ha dei collaboratori (alcuni a pieno tempo) delle idee, locali per incontrarsi ecc.
Certo, per dirla brutalmente,
non mancano i soldi; essi derivano dalle « tasse ecclesiastiche »
(l’8% sul totale dell’imposta annua). La chiesa riesce supplire
lo Stato nel compito dell’assistenza; anzi lo Stato scarica —
questa è un pò l’impressione —
sulla chiesa i costi di una assistenza che per vie statali non
darebbe certamente frutti così
lusinghieri.
Là questione politica è certamente presente nell’organizzazione (essa ha votato di recente
una petizione contro il « Berufsverbot » ) ma non in modo settario; semplicemente si fanno e si
sostengono scelte progressiste
che hanno una rispondenza significativa sul piano nazionale.
Salutiamo così la Baviera; alla sera, alcuni giovani dell’« organizzazione » ci accompagnano
all’Qktober Fest per brindare,
nella baraonda generale di questa imponente festa annuale, con
un buon boccale di birra.
Al mattino presto ritorniamo
e come all’andata, ad ogni crocicchio e lungo le strade della
campagna Davarese, ci accompagna il faccione di Strauss (era
in corso la campagna elettorale)
che promette libertà al posto di
socialismo. E la gente, domenica
3 ottobre, sembra avergli credulo. Noi, no. G. Platons
-i-.
i
Dachau: Il monumento internazionale al deportato (eretto nel
1968). "Chi dimentica il passato,
è condannato a riviverlo”.
Non siamo spiriti ma corpi
A Vaumarcus, dal 24 al 26 settembre, ha avuto luogo un campo di tre giorni, organizzato dalle Donne Protestanti Svizzere,
dal titolo: « Un corps pour vivrò ». 250 le partecipanti, di cui
la maggioranza provenienti dai
diversi Cantoni Svizzeri. Vi erano delle donne africane, asiatiche, francesi, olandesi, tedesche
ed io l’unica italiana inviata dalla Federazione Femminile Valdese.
Le
nel mondo
Corea
Il segretario del CEC pastore
Philip Potter ha indirizzato un
telegramma al presidente della
Corea del Sud, Park, per chiedere la concessione di una amnistia per 18 oppositori del regime.
Essi sono stati recentemente
condannati a pesanti pene detentive per aver diffuso, in occasione di un incontro di preghiera
tenutosi il primo marzo, un volantino in cui si chiedevano le
dimissioni del presidente Park
per facilitare il ritorno ad una
vera democrazia nel paese.
Tra i condannati, che si sono
dichiarati non colpevoli, è un ex
presidente della Corea, un gruppo di 4 pastori e 5 sacerdoti cattolici, oltre a personalità del
mondo politico e culturale coreano.
Rhodesia
Il vescovo cattolico di Umtali,
l’irlandese Donald Lamont è stato condannato a IO anni di carcere duro da un tribunale rhodesiano per non aver denunciato
alle autorità la presenza di guerriglieri nazionalisti nella sua
missione. Il vescovo, già conosciuto per il suo atteggiamento
di opposizione alla politica razzista della Rhodesia, interporrà
appello. Il vescovo non ha avuto esitazioni a dichiararsi «colpevole » soggiungendo che non
solo non aveva denunciato la presenza dei nazionalisti neri nella
missione, ma aveva pure invitato altre persone ad agire nello
stesso modo.
In una sua dichiarazione davanti al tribunale il prelato ha
fra l’altro dichiarato: « Io, come
molti altri miei colleghi non posso conciliare i miei princìpi cristiani con la legislazione razzista
in vigore in Rhodesia ».
Già Tanno scorso c’era stato
uno scontro fra mons. Lamont
e i dirigenti rhodesiani. A quell’epoca la « Commissione cattolica per la giustizia e la pace »,
diretta dal vescovo di Umtali, aveva pubblicato un rapporto nel
quale accusava l’esercito rhodesiano di commettere atrocità nelle zone di frontiera.
(Ansa-Afp-Ap)
Nuova Zelanda
Una significativa dimostrazione contro l’ingresso nel porto di
Auckland di alcune unità nucleari della marina americana è stata organizzata dal pastore e professore del Saint John Theological (College, George Armstrong.
Egli ha organizzato una « squadra della pace » con ottanta battelli che hanno chiuso la baia di
Auckland, impedendo cosi l’accesso al porto delle unità indesidedate.
Il governo che aveva già
concesso l’autorizzazione alTapprodo sta ora pensando a dirottare le unità contestate verso un
altro porto.
Vi erano invitate una ventina
di donne cattoliche che non solo
hanno portato la loro esperienza
e una visuale diversa, ma ci hanno portato la loro esperienza e
una visuale diversa, ma ci hanno fatto capire quanta differenza c’è ancora, al di qua delle Alpi, nella possibilità di dialogare
così apertamente.
Il tema era la scoperta del posto che occupa il nostro corpo
nella nostra vita, nella nostra
cultura, nel pensiero biblico.
L’argomento ci ha subito affascinate, perché preparato presentato e svolto sotto una forma nuova e completamente diversa dal
solito.
Abbiamo cercato di capire
l’importanza che ha nel pensiero
biblico, non solo la vita interiore
e spirituale, ma anche il corpo
stesso. Con esso, l’uomo può comunicare con Dio e per vivere
deve prenderne cura, tenendo
conto di tutto ciò di cui ha bisogno, senza egocentrismi, disponibile al momento opportuno
ad andare verso gli altri.
Poiché l’aspetto spirituale e fisico costituisce una realtà indivisibile; facendo esercizi di ginnastica, di rilassamento dei muscoli, di autocontrollo, di contatti
fisici e mentali, abbiamo incominciato a riflettere sulTimportanza che il nostro corpo deve
avere nella vita sia per noi stesse, che per gli altri.
Abbiamo discusso la parabola
del paralitico (Marco 2) in un
modo e con un linguaggio diverso dal solito, non solo studiandolo ed analizzandolo, ma immedesimandoci nei vari personaggi. Abbiamo interpretato e vissuto la vita stessa di altri personaggi biblici con tutte le reazioni positive e negative, di un cieco e d’un sordomuto, ecc.
Dopo queste esperienze abbiamo
realizzato quanto grande è la riconoscenza verso Dio per il corpo che ci ha dato con tutte le
membra e i sensi che lo compongono.
Soprattutto fruttuoso è stato
quando, divise in piccoli gruppi
di 12, abbiamo potuto esternare
i nostri pensieri più reconditi su
domande e perplessità, dubbi e
incertezza. Donne sconosciute
fra loro, ma provate nella vita,
negli affetti più cari, o nel proprio corpo, o spiritualmente lontane da Dio, tutte, inconsciamente, hanno portato un loro contributo.
Belìo e commovente è stato un
breve culto con lettura della Bibbia, intercalata da musica sinfonica e momenti di silenzio assoluto, con santa cena fatta in
5 grandi cerchi spezzando il pane l’un l’altra e passandoci la
coppa, dicendo reciprocamente
alla propria vicina; « i tuoi peccati sono perdonati, alzati e cammina ».
Una serata distensiva e anche
ben riuscita, è stata quella in cui
si poteva scegliere a piacimento,
fra diverse possibilità di divertimento (film, danza, musica sinfonica, modellare con le creta, fare pannelli pubblicitari, ginnastisa, passeggiata, discussioni e reciproca conoscenza).
Insomma questo campo ci ha
reso coscienti che il nostro corpo, comunque esso sia, è il mezzo che ci fa entrare nel mondo e
avere una relazione con l’altro:
potrà essere amore o odio; a noi
saperlo valutare e controllare,
per il nostro bene e per quello
dell’umanità.
Il corpo è l’espressione della
nostra personalità, ed il peccato
che è in noi è appunto il non sapere accettare questa nostra personalità e rifiutare di ritrovare
noi stessi.
Il campo è terminato con Tarrivo di 50 bambini, figli di partecipanti al campo e affidati ad
una « nursery » con canti e mazzetti di fiori.
I vari gruppi sono stati tutti
aiutati e seguiti da « femmes animatrices » che si preparano a
questo compito con dei corsi.
Ecco un aspetto carente nella
nostra Chiesa, indispensabile per
poter prendere più viva parte alle discussioni, rendere più piacevoli i giochi d’animazione, e
più proficui i risultati.
Niny Boér
4
8 ottobre 1976
E* la comunità che deve comporre
I SUOI inni
II rinnovamento della predicazione odierna non si accompagna con un rinnovamento liturgico - Dalla scuola attiva alla
chiesa attiva - Scrivere inni n on è difficile quanto sembra
Fabio Sosa, pastore della Chiesa Metodista Argentina, con la
moglie, ha partecipato, domenica 19 settembre, al culto presso
il tempio valdese di Pinerolo.
All’uscita del culto gli abbiamo
rivolto alcune domande. Innanzitutto abbiamo appreso che Sosa oltre che essere pastore della
Chiesa Metodista è un brillante
professore di musica; specializzato in musica sacra e in direzione di corali. Ha studiato in
Germania e negli Stati Uniti.
Attualmente in campo musicale, è un organista abbastanza
noto in tutta l’America latina.
Nel 1962, Sosa fonda a Buenos
Aires la « Scuola Musicale della
Facoltà Evangelica di Teologia»
e la dirige per 13 anni. Oggi la
« Scuola de Musica » è frequentata da più di 100 studenti in
rappresentanza d’una ventina di
denominazioni evangeliche oltre
a qualche cattolico.
Gli studenti della « Scuola de
Musica » si preparano per poi
lavorare nelle chiese sotto l’aspetto liturgico musicale; alcuni
studenti frequentano anche la
Facoltà Teologica annessa... L’ultimo innario evangelico utilizzato da quasi tutte le chiese del
Rio de la Piata (anche dalla
chiesa valdese) porta la firma
di Sosa.
Chiediamo ora (dopo questa
rapida nota biografica) al pastore Fabio Sosa, qual è stato
il motivo del suo viaggio in Europa.
— Sono stato invitato a partecipare ad una consultazione
mondiale della Chiesa Metodista, realizzata qualche giorno fa
in Irlanda, sul tema : « Culto e
cultura ». C’erano anche delegati d’Africa, Asia ed Europa che
parlarono sul tema in rapporto
ai paesi rappresentati. Io ho tenuto, in quella sede, una conferenza su « culto e cultura in
America Latina ».
— Lei è stato invitato in qualità di musicista?
— No, in primo luogo come
pastore metodista e secondariamente perché lavoro nel Dipartimento Comunicazioni della Fa
di, che quello che dirò, si possa
generalizzare a tutte le chiese
valdesi italiane. Da un lato sono
rimasto positivamente impressionato dal realismo, dalla chiarezza e dall’impegno della predicazione. Dico questo pensando
anche all’attuale conflitto interno alla Chiesa valdese in Italia.
D’altro lato, però, mi ha colpito
la scarsa attualizzazione di tutta la parte liturgica e dell’aspetto musicale.
Rispetto alle cose che ha pronunciato il pastore la comunità
avrebbe dovuto rispondere in
altre forme. Sostanzialmente, mi
pare, che il sermone e la liturgia andavano per strade diverse.
— Lei pensa che la comunità
accetterebbe un’altra forma liturgica? Non crede che sia difficile, per la comunità, abbandonare la tradizionale forma liturgica ed innica?
— Naturalmente io non conosco la situazione locale, posso
solo dire, riferendomi alla mia
esperienza in Argentina, che la
gente è disposta ad accettare ciò
che avverte come suo e non ciò
che è estraneo o imposto. Evidentemente, oggi come ieri, la
comunità ha qualche cosa da dire
e allora si tratta di cercare insieme la forma in cui potersi esprimere e comunicare. Ho dato uno
sguardo al vostro attuale innario e ho notato che, benché pubblicato nel ’70, riporta soltanto
musiche del le” e del 19® secolo.
Stiamo arrivando alla fine del
20” secolo e il vostro innario
sembra non accorgersene. Non
posso credere che la chiesa valdese in Italia non abbia da dire,
in questi anni, qualcosa di nuovo in forma poetica, musicale e
liturgica.
— Fotrebbe farci qualche
esempio riferendosi magari alia
sua esperienza in Argentina?
— Noi abbiamo un punto di
partenza, una convinzione iniziale e cioè che tutti noi possiamo produrre musica e poesia.
Non è l’esperto musicale che fa
la musica; egli non fa altro che
utilizzare le sensazioni di tutti
Un gruppo corale non
è necessariamente esibizione, può essere servizio e testimonianza.
mediatamente alla musica. E qui
si chiede alle comunità, per
esempio, con quale enfasi sia
giusto pronunciare un pensiero
(forte, piano, pianissimo), ima
frase... con quale tipo di melodia affrontare un pensiero etc.
Con l’aiuto di qualcuno che conosca un po’ di musica si scrivono poi le prime note e dall’ascolto si procede alle variazioni. Tutto questo si può fare
anche con la chitarra non solo
con l’organo, e cos’i, attraverso
queste fasi, si produce un inno
che scaturisce dalla comunità e
che è attuale.
— Sembra un’impresa tutt’altro che facile...
— È molto più facile di quel
che possa sembrare dalla mia
spiegazione. Intanto è meraviglioso fare tutti insieme qualcosa che vada a beneficio di tutti.
E poi tutti imparano a partecipare concretamente al culto.
Questo è uno stile che nelle nostre chiese dev’essere continuamente riproposto.
— Ma questi inni, composti
dalla comunità, vengono poi raccolti in un innario?
— No, la maggioranza no. Del
resto credo che sarebbe un errore raccoglierli in un innario
perché ciò che è valido e significativo per una comunità in un’altra situazione può essere assolutamente inutile. Tuttavia ci sono inni che presentano o vogliono incidere in una situazione più
generale. Ad esempio quella del
nostro paese, quella della chiesa
e dei credenti etc. Allora questi
coltà di Teologia; un organismo
che si occupa della diffusione
dell’Evangelo anche attraverso i
mass-media. In questa prospettiva, durante il mio viaggio, ho
visitato diversi organismi europei che si occupano della diffusione attraverso la radio etc. ; alcuni di questi avevano una relazione con chiese evangeliche altri no.
— Qual è la sua prima impressione sul culto a cui ha partecipato questa mattina?
— Bene, la mia impressione è
evidentemente parziale perché il
culto di stamane è il primo culto valdese a cui io ho partecipato in Italia. Non credo quin
per poi comporre la sua musica. Tutti noi, quindi, componiamo spontaneamente parole e
sensazioni musicali. Importante
è far si che la gente esprima, dica ciò che prova, che sente. Per
raccogliere questo ampio arco di
impressioni noi approfittiamo
delle riunioni comunitarie, dei
culti e chiediamo a tutti di dire
quello che hanno provato in
brevi frasi o parole singole. Man
mano scriviamo queste parole o
brevi frasi su una lavagna e poi,
tutti insieme, discutiamo sulla
relazione di un pensiero con un
altro, su ciò che è necessario e
quello che non lo è. Poco a poco emerge il « puzzle » ( mosaico) della poesia. Fatto questo
lavoro preliminare si passa im
canti vengono raccolti in un canzoniere. Attualmente la « Scuola
de Musica» ha già pubblicato
tre canzonieri che sono utilizzati, con l’innario ufficiale, in quasi tutte le chiese e che rappresentano appunto l’elaborazione
musicale diretta di gruppi e comunità.
— Questa esperienza di lavoro
comunitario è stata fatta anche
nelle chiese valdesi di laggiù?
— Si. Personalmente ho avuto
l’opportunità d’incontrarmi per
questo lavoro con la comunità
valdese di Bahia Bianca e abbiamo ottenuto notevoli risultati.
Inoltre, nei canzonieri pubblicati, ci sono inni e canzoni prove
nienti da gruppi di lavoro vaidesi.
— In ogni caso ci vuole sempre l’aiuto e la presenza di un
esperto musicale. Nelle comunità non è facile trovarne. Se ne
può fare a meno?
— Quando parlavo di esperto
pensavo ad una persona che sapesse suonare e sapesse scrivere le note. A tutto ciò che manca si può ovviare con un po’ di
creatività, con una precisa volontà di lavorare con la gente, e
con la consulenza teologica del
pastore.
— Certo che quanto più di
musica si conosce tanto di guadagnato; voi, in Italia, potreste
utilizzare la vostra Facoltà di
Teologia per iniziare un insegnamento di questo genere. Ma ripeto si può cominciare subito
con le forze che avete già a disposizione.
— La ringraziamo per quello
che ci ha detto e le auguriamo
un buon lavoro in Argentina.
— Ringrazio voi dell’opportunità che mi avete offerto di partecipazione e resto a vostra disposizione per qualsiasi altra informazione in questo campo. Potete anche direttamente indirizzarvi alla Scuola di Musica della nostra Facoltà Teologica tanto più che vi insegna come professore il pastore valdese Deimo Rostan cosV ben conosciuto
tra voi. Auguri e avanti con la
musica !
BARI: ASSEMBLEA DELLA F.C.E.i.
Emigrazione, piaga del Sud
Colonia Vaidense: le corali valdesi in occasione delle celebrazioni
del centenario della emigrazione, nel 1968.
Il tema dell’emigrazione sarà
di quelli centrali nel dibattito a
Bari. Abbiamo iniziato sul n‘‘
scorso l’esame del problema,
questa la prosecuzione dell’arti-'
colo.
C’è stato un lato positivo evidente quando gli emigrati evangelici hanno iniziato o potenziato la testimonianza evangelica
altrove, creando o rinvigorendo
comunità evangeliche al nord e
all’estero. Ma tutto ciò è costato
un impoverimento delle comunità di origine, non solo numericamente, ma anche per la qualità
della testimonianza.
Ora c’è il fenomeno, purtroppo non sempre volontario, del
rientro degli emigrati: badiamo
di non farci cogliere impreparati. Crediamo sia nostro compito
non solo affrontare teoricamente il problema ma anche contribuire alla ricerca, con gli interessati, di soluzioni valide per
un loro reinserimento.
Le nostre comunità evangeliche potrebbero svolgere un compito di notevole valore perché ci
sia un’osmosi e un reciproco arricchimento tra i due tipi di
esperienp. Potrebbero aiutare
chi è ritornato a comprendere
l’attuale situazione e quale sia
stato il lento processo di maturazione.
Indichiamo tre linee di ricerca: a) Responsabilizzazione .sociale: dovrebbe porsi il problema di come ’’interessare” gli organi di governo, gli enti locali e
i sindacati.
b) Organizzazione dei lavoratori emigranti: il compito dei sindacati e delle organizzazioni dei
lavoratori emigranti sarebbe dì
favorire una ’’compenetrazione”
tra particolare e generale e il
’’dialogo” tra diverse esperienze
di sfruttamento per la comune
lotta.
c) Enti locali e regionali:
quasi tutte le regioni italiane
hanno emanato delle leggi in materia d’emigrazione ed hanno inserito nelle istituzioni regionali
”la consulta regionale dell’emigrazione”.
La riunione periodica delle varie consulte regionali dovrebbe
essere la sede naturale nazionale
per affrontare problemi e proporre soluzioni legislative in materia, inquadrate nel contesto
dello sviluppo nazionale.
Si possono e si debbono ipotizzare altri tipi di intervento.
Alludiamo alla creazione di strumenti creditizi per la promozione di iniziative industriali di singoli o di associati con percentuali maggioritarie di emigrati
per eliminare le difficoltà di reperire denaro a basso costo e
dare uno sbocco positivo a una
certa ’’mentalità imprenditoriale” e alle qualificazioni acquisite
all'estero e per evitare lo ’’sciacallaggio” operato tanto in Italia quanto all’estero nei confronti dei risparmi degli emigrati.
L’impegno a favore degli emigrati sembra vada quindi ricercato lungo due direttrici:
a) la partecipazione diretta
in persone e in mezzi, nelle associazioni dei lavoratori emigranti che meglio rispondono alle tematiche sopra accennate;
b) la creazione, ove non esistano, di associazioni di lavoratori emigrati.
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Gli evangelici
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5
8 ottobre 1976
_____IN MARGINE AL DIBATTITO SINODALE: FEDE E POLITICA
La Bibbia si legge in modi diversi
Ripensando, a distanza di alcune settimane, al dibattito fede
e politica che ha caratterizzato
il Sinodo di quest'anno, vorrei
esprimere alcune riflessioni tra
le tante che sono state fatte e che
ancora potrebbero farsi. La prima osservazione mi pare possa
essere questa: in realtà un vero
dibattito sul tema fede e politica
non ha avuto luogo, ovvero è stato appena introdotto e qua e là
slìoraio m alcuni interventi. E
forse non era possibile fare altrimenti, sia per una ragione formale: la mancanza di un’adeguata
preparazione o di una (o due) relazioni introduttive che puntualizzassero l’argomento, chiarendo
e delimitando la discussione; sia
per una ragione più sostanziale:
la inutilità di un dibattito a livello di idee, puramente accademico sui principi generali. Era
meglio affrontare assieme un
problema umano o sociale con
precisi risvolti politici e, molto
concretamente veriflcare così, nel
reciproco confronto, la disponibilità e la sensibilità della Chiesa, in una ricerca comune di predicazione e testimonianza che
non si esaurisse in un ben equilibrato « messaggio », ma che
conducesse a precisi impegni
operativi.
Il caso Vinay e la
petizione dei tremila
In mancanza di tutto ciò, l’attenzione è stata polarizzata su
due temi concomitanti: il primo
che poteva essere la conclusione
del mancato dibattito (il caso
Vinay) e il secondo che ne poteva costituire la premessa (la
petizione dei tremila). Due temi
che rappresentano i poli opposti
del nostro schieramento ecclesiastico e che, nel dibattito che ne è
seguito, hanno denunciato la difficoltà (o forse l’incapacità o
l’impossibilità) di comprenderci
veramente e maturare assieme
una crescita evangelica di autentica testimonianza.
Il dibattito su questi temi è
stato peraltro utilissimo, non
tanto per l’apporto alla discussione fede e politica che non c’è
stata, ma perché ha messo in
evidenza la mancanza di chiarezza del Sinodo e della Chiesa intorno a problemi di natura prettamente teologica e di lettura biblica. Il « caso Vinay » ha riproposto il problema del ministero
pastorale, delle sue funzioni e
dei suoi limiti, della sua collocazione tra gli altri ministeri, in
rapporto alla Comunità e alla
società. Lo stesso carattere di eccezionalità riservato al ministero
di T. Vinay ha lasciato molti insoddisfatti e perplessi. Il profilo
pastorale delineato nell’ o.d.g.
Bertin (vedi Eco n. 35, p. 5) meritava un più attento esame e se
l’o.d.g. non è stato accolto per il
suo carattere limitativo e negativo, il prob’ema è lungi dall’essere liquidato e merita di essere
ripreso e chiarito. Collegato
strettamente al problema del
ministero è emerso quello della
predicazione, del suo oggetto,
del suo scopo, del suo linguaggio, della sua forma e de la sua
destinazione. Gli accenni alla predicazione interna ed esterna, alla
predicazione politica e alla politica nella predicazione, aprono
motivi di riflessione che non possono essere ignorati.
Tre posizioni possibili
La « petizione dei tremila » ripropone addirittura il problema
« del concetto scritturale della
Chiesa » che andrebbe modificandosi a causa dell’impegno socio-politico di alcuni. Indipendentemente dal giudizio che possiamo esprimere su questo documento, sul modo di raccolta delle firme e sui suoi contenuti, esso
rimane in ogni caso un richiamo
rivolto da fratelli a fratelli, che
non può essere ignorato e che ci
obbliga a un processo di autocritica e di verifica di certe posizioni. E in particolare, poiché questa è stata l’occasione della petizione, deve essere ripreso il discorso sulla testimonianza politica della chiesa in un serio confronto di quelle che mi paiono
essere, con grossa semplificazione, le tre posizioni presenti, dietro ognuna delle quali sta una
precisa teologia e lettura della
Bibbia: a) la Chiesa non si
occupa di politica, il suo messaggio si rivolge al singolo
(salvezza individuale da un peccato Individuale) indipendentemente dalla sua condizione e dalla sua collocazione sociale. In
questa separazione la Chiesa tutela la sua disponibilità verso
tutti, la sua indipendenza e preserva la sua effettiva identità;
b) la Chiesa deve anche occuparsi di problemi sociali e politici, tutto quello che riguarda
l’uomo riguarda la predicazione
e non sfugge al giudizio e all’annuncio di grazia dell’Evangelo.
Ma in questo essa non deve compromettersi, mai identificarsi con
una delle parti in campo, mantenendo posizioni di giusta equidistanza. La Chiesa tutela così la
libertà della sua predicazipne e
l’indipendenza del suo giudizio
(distanza critica); c) la Chiesa
deve occuparsi di problemi sociali e politici, non rimanendo ai
margini del campo, ma prendendo posizione, operando scelte
precise, portando la sua testimonianza e la sua predicazione al
di dentro delle strutture e delle
istituzioni sociali e politiche. La
Chiesa tutela così la credibilità
della sua predicazione e la concreta aderenza della sua testimonianza (partecipazione critica).
Rappresentanti
di corrente?
Ma tra i molti problemi che
emergono dalla petizione, ve n’ò
uno di particolare interesse riguardante la rappresentatività
negli organi collegiali preposti
alla conduzione della Chiesa a
vari livelli e per le sue varie attività e istituzioni. Fermo restando il principio che la verità sta
nella Parola del Signore e non
nella struttura ecclesiastica, nella nostra Chiesa è in uso il metodo de la democrazia assembleare, nelle procedure elettive,
come espressione del riconoscimento dei doni e dei ministeri. A
questo metodo sembra ora volersi sostituire quello della democrazia^ pluralista: nelle assemblee si identificano i vari gruppi
di tendenza e ognuno (secondo
criteri di proporzionalità tutti
da inventare) presenta i propri
candidati assicurandone la presenza nei vari organismi. Il profondo scontento con cui .alcuni
hanno accolto i risultati delle
elezioni sinodali che avrebbero
vanificato la sostanza dell’o.d.g.
scaturito dalla petizione, ci induce ad .aprire un’attenta riflessione sul problema della rappresentatività.
Non mancano dunque i temi
da analizzare, tutto sta a vedere
come Io faremo, con quale spirito e in quale prospettiva. E il
Signore ci illumini e ci aiuti.
Alberto Taccia
MATTEO 6: 33-34
PRIMA - DOPO
A molti sarà successo di aver smontato qualche cosa (un
orologio, un giocattolo, un armadio, un piccolo motore o altro) e di non essere più stati capaci di rimontarlo. Si mette
un pezzo, un altro, un altro ancora, e poi non ci si ricorda
più quello che ci vuole. Allora si prova, si riprova e forse alla fine si riesce, ma intanto si è perso molto tempo. Perché
ciò non avvenga è necessario aver chiaro ciò che va messo
prima e ciò che va messo dopo.
È così per ogni lavoro. Il contadino, per esempio, sa che
certe cose devono essere fatte prima altre dopo, e cerca di organizzare il suo lavoro come crede meglio, secondo la sua
esperienza. Molto del risultato finale dipende strettamente
dalla saggezza di questa scelta.
Questo è anche vero per la nostra vita, dove è tutto un
susseguirsi di prima e dopo: ogni giorno dobbiamo scegliere
cosa fare prima e cosa fare dopo, cosa è più urgente e importante e cosa lo è meno.
Ma siccome le nostre giornate scorrono via sempre più
rapide questa scelta diventa una scelta su cosa faremo e cosa
invece non faremo per mancanza di tempo. Il dopo diventa
spesso mai.
A questo punto la scelta assume un’importanza fondamentale e per non trovarci alla resa dei conti con una vita
cui manca qualche cosa, una vita incompleta o inutile, dobbiamo domandarci se abbiamo dato la precedenza a ciò che
è veramente più importante ed urgente, e se, per caso, non
abbiamo lasciato da parte l’essenziale.
Ricordiamo le parole di Gesù: « cercate prima il regno
e la giustizia di Dio e le altre cose vi saranno aggiunte » (Matteo 6: 33).
PRIMA; il regno e la giustizia di Dio
DOPO; tutto il resto.
Ricordiamo sempre che questo è l’ordine di priorità che
il Signore ci indica perché la nostra vita acquisti tutto il suo
valore e raggiunga il suo scopo.
(Dalla «Sentinella», circolare della chiesa di Angrogna)
CRONACA DI VIAGGIO Collettivo Teologico
Da Partanna a Palermo:
il povero è sempre più povero
Mercoledì ore 5,30. Tutti pronti per ripartire. Hedy non si sente ancora molto bene, ma vuole
partire lo stesso. Alle 6 e qualcosa, prendiamo l’autobus per
Pietraperzia che fa coincidenza
con un altro che va direttamente a Palermo, dove arriviamo verso le 9,20.
Prendiamo il treno che va a
T rappeto.
In un’ora e mezza vi giungiamo. Ci aspetta alla stazione Amico Dolci, figlio ventenne di Danilo e famoso flautista.
A piedi, andiamo al centro:
stanno facendo un seminario di
insegnanti dell’MCE (per tutto
l’anno, a Trappeto si fanno seminari).
Contrariamente al programma
più ambizioso iniziale, stiamo da
Danilo Dolci fino all’indomani
mattina.
Possiamo vedere tutto con più
calma e parlare con lo stesso Danilo, anche se per poco.
Un pulmino, messo a nostra
disposizione, ci porta a Partinico e a Mirto, dove c’è la nuova
scuola e l’anfiteatro.
Andiamo con ordine:
Essendo Trappeto soprattutto
un luogo d’incontro e di seminari, le costruzione è ben funzionale allo scopo; biblioteca, salone per riunioni, grande refettorio, 42 posti letto (di cui 6 occupati dai residenti), oltre il garage all’aperto, la terrazza e il
verde. Ciò che mi è piaciuto di
più è il teatro con le sue allegoriche raffigurazioni, dal potere
costituito ed oppressore al caos,
sino alla possibilità delle due
vie che possono nascere dopo il
caos (una via ottimista ed una
pessimistica).
A Partinico, c’è l’ufficio di Danilo e di altri collaboratori, per
la corrispondenza, i bollettini trimestrali, ecc.
La costruzione scolastica di
Mirto (funzionale ancora solo
per l’asilo e il 1° ciclo dell’elementare) sembra esternamente
meno agile di quella di Riesi.
All’interno, invece, questa sensazione cessa, per il modo come
sono sistemati i locali, anche se
le vetrate — divise nel mezzo da
fessure per posare oggetti — rendono meno vicina (agli occhi dell’adulto e non credo del bambino) la sensazione di una natura
da toccare con le mani. D’altra
parte, data la recente costruzione, si possono riscontrare anche
alcuni accorgimenti che a Riesi
— a suo tempo — non sono stati
presi.
È quella di Mirto, una scuola
sperimentale e riceve, spesso, la
collaborazione di eminenti pedagogisti, anche grazie ai continui
seminari compiuti a Trappeto.
Sopra la scuola, dopo un’impervia via tortuosa (essendo in
aperta campagna e sotto un piccolo monte), si può arrivare all’anfiteatro con le sue gradinate
ricavate dalla roccia stessa.
Anche a Mirto, la natura gioca
un ruolo mólto importante.
Mentre siamo lì, non possiamo non vedere pure la diga di
Jalto (che oggi irriga ben 4 località, prima sfornite di acqua:
Borgetto, Partinico, Trappeto e
Balestrate), che rappresenta la
grande vittoria di Danilo ma anche della nonviolenza italiana
contro la mafia del luogo e gli
approfittatori del tempo.
Giovedì, ore 9. Siamo da poco
usciti dall’ufficio di Partinico,
dopo la discussione con Dolci, e
siamo di nuovo pronti per il
viaggio: si va nella zona terremotata nella Valle del Belice.
Quasi a mezzogiorno, giungiamo a Partanna.
Lorenzo Barbera ci viene a trovare nella sua baracca, dove eravamo andati, e ci indica la via
per l’altra ben più conosciutabaracca « Martin Luter King »,
sede del Cresm (Centro ricerche
economiche e sociali del Meridione). Per lui il meridione va
dal Lazio in giù, inclusa naturalmente la Sardegna.
Lorenzo non ha costruzioni del
tipo di Riesi o Trappeto o Mirto.
Preferisce fare semplicemente
un lavoro fra la gente (un lavoro
meno appariscente, ma quanto
mai utile e necessario) ed è proprio per il diverso modo di lavorare e di concepire l’azione a
favore della gente di quei luoghi
che c'è stata — nel marzo del
1969 — la scissione fra lui e
Dolci.
Nino
(continua al prossimo numero)
Organizzato dalla Federazione
Giovanile Evangelica Italiana
FGEI Toscana riprende la sua
attività il « Collettivo Teologico
Toscano ».
Continuando la ricerca intrapresa lo scorso anno ci si propone per il corrente anno un ciclo
di studio sugli aspetti più salienti della teologia contemporanea,
dalla svolta barthiana alla eredità post-bonhoefferiana, la parabola biblico-teologica di una
riflessione di fede, una analisi
indispensabile per cercare di rispondere, quali credenti impegnati, a chi ci domanda la ragione della speranza che è in
noi, nonostante ie contraddizioni inevitabili della nostra vicenda umana.
Tema : « La Teologia Contemporanea ».
Sede : presso « Istituto Gould »
Via de’ Serragli, 49 - 50124 Firenze - tei. (055 ) 21.25.76.
Riunioni : ogni 5 settimane
(circa) dalle ore 16 del sabato
alle ore 17 della domenica successiva.
La prima seduta avrà luogo
sabato e domenica 9-10 ottobre;
il prof. Corsani svolgerà una relazione sul tema ; « La tomba
vuota: il problema della risurrezione ».
ASILO INFANTILE VALDESE DI PACHINO
Limiti e pregi di un servizio
L'Asilo infantile valdese di Pachino ha ospitato per il passato
anno scolastico 75 bambini, divisi in tre sezioni, affidati alla cura di tre maestre. Esso ha fatto
pervenire in questi giorni la relazione della sua attività. In essa
vengono analizzati con lucidità i
limiti dell’opera e i servizi effettivi che essa può rendere alla
popolazione della cittadina, soprattutto alle classi più disagiate. Dalla relazione segnaliamo:
Cominciamo dai limiti. Il documento di studio presentato
nella primavera scorsa e le relazioni delle nostre maestre hanno insistito sulla necessità di un
lavoro più stretto e coordinato
con le famiglie. Lavoro questo
che è stato condotto quest’anno
molto sporadicamente. La frammentarietà è dovuta:
1) la mancanza di una assistente sociale che possa curare
questo importante settore della
vita deTasilo;
2) i molteplici impegni del
pastore;
3) il personale che non riesce
a vedere l’asilo come una occa
sione di servizio, ma semplicemente un posto di lavoro che alla fine del mese garantisce uno
stipendio e alla fine dell’anno un
punteggio!
Ciò non ha impedito che alcune famiglie siano state visitate,
che si sia avuto un dialogo con
alcuni genitori, che si siano avute tre riunioni generali.
L’altro limite è da vedere nella
mancanza di collegamento tra
scuola materna e scuola elementare. Si tratta di bambini che
sono stati con noi due o tre am
ni; bambini che sono stati seguiti nel loro sviluppo e sui quali
— anche se discutibilmente — è
stato tracciato un profilo che potrebbe e dovrebbe agevolare la
nuova maestra sia per verificare
i progressi sia per riflettere sugli
eventuali regressi.
I « pregi ». La frase detta dalla
madre di una bambina non è
vuota di significato: « Qui almeno avranno il pranzo assicurato ». Non possiamo certamente
generalizzare, ma l’istituto della
beneficenza checché se ne dica
ha ancora una sua funzione.
L’altro pregio è quello della
« socialità » cui i bambini vengono iniziati. Una maestra scriveva nella sua relazione: « Il bambino rende palese il bisogno di
una vita più sua, manifesta il
desiderio sempre più vivo di al
lacciare nuovi rapporti con persone diverse da quelle che lo
hanno circondato. "Tale desiderio
può essere esaudito mediante la
scuola materna, ambiente nuovo
ancora da esplorare e, quindi, in
certo qual modo ambiente che
mette paura e fa subire un certo
trauma. Io faccio il possibile per
capire i miei bambini in questo
loro trauma, cercando di instaurare un rapporto alla base del
quale c’è tanto « cuore ».
Questo lavoro è stato fatto e
possiamo dire che i bambini affidatici quest’anno sono riusciti
ad inserirsi pienamente e ad esprimersi, essere cioè delle individualità che collaborano partecipando attivamente alla vita del
gruppo. Ciò lo si è potuto verificare in tutte e tre le sezioni a
conferma della « capacità professionale » delle insegnanti.
6
8 ottobre 1976
cronaca delle valli
Iniziato il nuovo anno scolastico!
Collegio Valdese
Nell’Aula Sinodale, gremita di
allievi, genitori ed amici del Collegio Valdese si è tenuta, venerdì
1 ottobre, l’apertura del nuovo
anno accademico. Dopo una breve meditazione biblica tenuta dal
pastore Gino Conte, i due pre
sidi delle medie e de’ liceo (proff.
Armand-Hugon e Speranza Troni
hanno tenuto la loro relazione
sull’anno scolastico 1975-76. Hanno messo in evidenza lo sforzo
fatto dal Collegio e dai suoi insegnanti per assicurare ai ragazzi
un ambiente di studio serio e
stimolante; di questo impegno
fanno fede i buoni risultati ottenuti alla fine dei loro corsi sia
dagli studenti del'a scuola media, sia da quelli del liceo.
Per il corrente anno scolastico
gli alunni saranno 176.
Il nuovo presidente del Comitato del Collegio, signor Daniele
Ghigo ha rivolto agli studenti il
saluto ufficiale formulando l’augurio di un anno ricco di apprendimento e di risultati positivi.
L’incontro si concludeva con un
interessante conversazione del
prof. Teodoro Peyrot sul « Mondo degli Sherpa », antica civiltà
tibetana ». La brillante esposizione presentava le linee essenziali del culto, della vita e dei costumi di questo lontano popolo
ricco di tradizioni.
Tra gli ospiti erano presenti
i presidi della scuola media
Leonardo da Vinci di Torre
Penice, prof. Mirella Bein-Argentieri, della scuola media di Luserna San Giovanni prof. Mario
Rivoir e della scuola latina di
Pomaretto prof. Elsa Balma.
Tra il pubblico era possibile
notare numerosi studenti, vecchi
e nuovi, che hanno — com’è ormai consuetudine — approfittato deH'incontro annuale per
ritrovarsi e scambiare saluti.
È stato anche espresso un saluto riconoscente al dott. Guido
Ribet ed al signor Franco Sappé
che lasciano l’incarico di membri del Comitato del Collegio
Valdese dopo sette anni di apprezzato lavoro.
Scuola Latina
Nel pomeriggio di domenica
3 ottobre, alla presenza d’un
folto pubblico (studenti e familiari), nella «sala del teatro»
della Scuola Latina si è inaugurata l’apertura del nuovo anno
scolastico.
L’incontro si è aperto con una
meditazione biblica del pastore
Giovanni Conte a cui ha fatto
seguito la relazione sull’anno trascorso della prof. Elsa Balma.
L’interessante e dettagliata relazione della prof. Balma ha riper
corso le principali tappe dell’anno trascorso; il doposcuola, la
visita di una classe al « Centre
culturelle » francese a Torino, le
numerose visite di gruppi stranieri alla Scuola Latina e la collaborazione con la psicoioga della Comunità Montana, son stati
alcuni dei temi trattati. Con il
nuovo anno, com’è noto e come
il Sinodo ha voluto sottolineare
con un voto di riconoscenza, la
professoressa Elsa Balma lascia
r insegnamento pur rimanendo
alla presidenza della Scuola Latina.
Nel corso dell’incontro è stato
rivolto un fraterno benvenuto
ai tre nuovi insegnanti; Daniela
Pons Libralon, Wanda Pons e
Piero Rostagno, augurando loro
un insegnamento pieno di significato e realmente costruttivo per
gli allievi della « Latina ».
Poco prima della conclusione,
grazie ad un nuovo proiettore
(regalato alla Scuola da Diehl,
un amico delle colonie valdesi
tedesche) è stato possibile vedere un documentario sulla civiltà
dei Maori; il che ha dato un felice tocco di geografico-culturale all’incontro. La conclusione
spettava poi al sig. Daniele Ghigo, nuovo presidente del Comitato del Collegio, che ha rivolto
un messaggio di augurio agli
allievi e a tutti i numerosi presenti convenuti all’apertura del
nuovo anno scolastico.
^oto d’archivio. Un immagine d’inizio secolo;
l'incontro per l’apertura d’inizio d'anno scolastico alla « Scuola Latina » di Pomaretto.
PERRERO - FENESTRELLE
TORRE PELLICE
Sperimentazione
nella Scuola Media
Anno nuovo,
sede nuova
Verso un insegnamentto diverso da quello tradizionale (con un fondo speciale)
Il Ministero della Pubblica
Istruzione ha approvato la domanda di sperimentazione nelle
scuole medie di Ferrerò e Fenestrelle che, quindi, quest’anno,
avranno un funzionamento un
po’ diverso da quello classico.
I punti salienti del programma di lavoro sono un arricchimento delle attività socializzanti,
la possibilità di frequentare la
biblioteca comunale, di assistere a proiezioni cinematografiche, l’abolizione della distinzione tra scuola e doposcuola, Tobbligo per tutti di frequentare i
corsi di musica e di applicazioni tecniche (ora facoltativi in seconda e terza media), cicli di
educazione sanitaria, di cultura
locale, di psicologia, di sociologia, di studio sui problemi del
mondo del lavoro e della produzione, raggiunta di un insegnante di lettere per ogni corso
in modo che ogni classe ne abbia uno, Tafflancamento di esperti agli insegnanti, Tinsegnamento di due lingue straniere, il superamento della divisione in
classi per certe attività di gruppo (teatro, giornalismo, fotogra
fia, attività artistico-musicali )
che vedranno impegnati gruppi
mobili di lavoro formati da elementi delle varie classi, la compresenza ogni tanto di due insegnanti nella stessa classe o gruppo, la valutazione mediante schede di verifica del lavoro fatto,
anziché mediante voti selettivi
(cioè che possono comportare
una bocciatura).
Per condurre avanti questo
lavoro è stato concesso anche
un fondo speciale ed è previsto
che alcune attività o cicli di studio non abbiano una durata
coincidente con Tanno scolastico, ma possano essere più brevi
o alternarsi in un arco di tempo di due o tre anni.
La domanda, proposta dai
consigli di classe e presentata
dal collegio dei docenti, aveva
avuto l’appoggio delle famiglie
degli alunni. Il lavoro richiederà ora la collaborazione di tutti
e un grosso sforzo organizzativo; ci sembra intanto significativo che queste scuole siano tra
le pochissime della provincia di
Torino in cui la sperimentazione è stata concessa.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Al Consiglio comunale
La seduta del Consiglio comunale del 23 settembre presentava
un ordine del giorno cosi ampio
che la maggioranza dei consiglieri ha ritenuto di dover rinviare una parte dei lavori alla
prossima seduta che ha avuto
luogo il 29 settembre.
Nei 29 punti da trattare figuravano problemi di ordinaria amministrazione e proposte che venivano presentate come tali e
che invece avrebbero meritato
maggiore attenzione ed un esame più approfondito, come la
spesa di 1.0(X).000 per l’installazione di quattro asciugacapelli
per la piscina comunale.
Un discorso a parte meriterebbe invece l’ampio capitolo delle
sovvenzioni accordate ad alcuni
enti di tipo assistenziale (scuole
materne, case per anziani) unite
ad una serie di associazioni a
carattere ricreativo-sportivo (motoclub, CRAL, calcio, tiro a volo ec.), raggiungendo la somma
non indifferente di 4.300.000. Si
tratta di sovvenzioni che non
sono certamente in grado di risolvere i problemi di un bilancio e assumono facilmente l’aspetto di largizioni di tipo clientelare.
I punti che hanno suscitato
i maggiori interventi nel dibattito sono quelli per la scuola media e la mensa. Riguardo alle
scuole il progetto di sistemare
gli scantinati per risolvere il problema del sovraffollamento non
sembra essere il più adeguato
né dal punto di vista sanitario
né da quello pedagogico e non
può trattarsi comunque che di
una sistemazione provvisoria.
Urge pertanto riesaminare il problema e attuare la proposta di
un prefabbricato.
L’aumento della quota per i
pasti alla mensa nella misura di
lire 450 per le elementari, 600
per le medie, 800 per il biennio
e 1.000 per gli insegnanti fuori
servizio può ritenersi in armonia con la linea di austerità
programmata dal governo, ma
non per questo è passata senza
suscitare qualche reazione da
parte di alcuni consiglieri che
hanno fatto notare che i costi
delle mense aziendali sono inferiori o che si sarebbero potuti
devolvere a questo scopo i fondi
di cui sopra, destinati ad associazioni varie. La proposta dei
consiglieri PCI e PSI di un rinvio della decisione alle assemblee popolari è stata respinta,
con la motivazione che la decisione è indilazionabile e che comunque questo comune è quello che presenta i costi minori.
I recenti fatti di Seveso hanno
riproposto all’attenzione il problema della salute nell’ambito
del posto di lavoro e il riassetto
del territorio tenendo conto dei
fenomeni di inquinamento.
L’inchiesta fatta su richiesta
della Regione in questo settore
si limita ad una semplice classificazione degli insediamenti industriali. Secondo i consiglieri di
sinistra questa richiesta regionale potrebbe però fornire l’avvio per una, ricerca più approfondita sulle fonti di inquinamento, in particolare gli scarichi industriali e di cui potrebbe occuparsi la commissione facente
capo all’assessore all’igiene. È
stata respinta la proposta della
sinistra di coinvolgere direttamente i consigli di fabbrica con
una inchiesta sulle condizioni di
lavoro delle fabbriche della zona,
alcune delle quali presentano evidenti segni di pericolosità.
Sarebbe auspicabile pertanto
che entrasse il più rapidamente
possibile in funzione il depuratore che si trova orami da molti
mesi inutilizzato nei pressi del
cimitero, per mancanza di alcuni
lavori da parte delTENEL.
Donne d'Alsazia
in visita alle Valli
Con l’inizio dell’anno scolastico è entrato in funzione, in viale Rimembranza, un nuovo edificio scolastico. Ospita al I, II
e III piano in ampi e luminosi
locali la scuola media statale
;( L. Da Vinci », che si è trasferita dal vicino edificio di Viale
Dante.
Al piano terreno di detto edificio saranno trasferite, appena
terminati i lavori ancora in corso, le tre sezioni di scuola materna statale. Sempre al piano
terreno saranno disponibili, altresì, uno spazioso salone per
attività culturali (conferenze, dibattiti, spettacoli teatrali, riunioni dei membri dell’istituendo
distretto scolastico ecc.) e due
uffici che potranno essere utilizzati per la direzione di scuola
materna (quando lo Stato si deciderà ad istituirla) e per la segreteria del distretto scolastico.
L’edificio è stato realizzato
dalla amministrazione comunale
che si è fatta carico di tutte le
spese, supplendo cosìi alle gravi
e vergognose carenze dello Stato in materia.
Nell’edificio di Viale Dante
hanno così, trovato una sistemazione ottimale la scuola elementare che ha potuto spostare le
sezioni ospitate presso « Casa
Gay » in cinque aule del secondo piano, e gli Istituti statali
« Bosso » e « Plana ».
Nel programma di scambio di
visite tra i gruppi femminili
evangelici e protestanti dei diversi paesi europei era previsto l’arrivo a Torre Pellice di una cinquantina di donne alsaziane per
un soggiorno di quattro giorni
ne'le Valli Valdesi.
Alcuni anni fa un gruppo femminile delTAlsazia era già venuto a Torre Pellice; in seguito numerose rappresentanti delle unioni femminili valdesi erano state
ospiti delle sorelle di Strasburgo; oggi, infine, altre alsaziane
facenti parte degli attivissimi
gruppi protestanti « des femmes
engagées d’Alsace » sono nuovamente giunte alle Valli. Le abbiamo accolte con gioia dato i legami veramente fraterni che ormai
da alcuni anni si sono stabiliti
tra di noi.
Il tempo non ha accompagnato favorevolmente questa visita;
le montagne erano nascoste da
pesanti nubi, e la pioggia non ha
quasi mai cessato un istante. Ma
non importa; la serenità e la letizia erano nei cuori di ognuna
durante la breve parentesi di
amicizia e di solidarietà nella fede con le nostre ospiti venute da
lontano.
Alcune alloggiavano alla Foresteria valdese, altre alla Casa
delle Diaconesse, ma la maggior
parte erano con noi nelle nostre
famiglie stesse, di modo che le
conversazioni e gli scambi di
idee si prolungavano piacevolmente la sera, nell’ambito del focolare domestico.
Venerdì a mezzogiorno il Sindaco di Torre Pellice, Steffanetto, dimostrando un’attenzione ed
un riguardo a cui le ospiti sono
state molto sensibili, ha ricevuto
il gruppo alsaziano nella casa del
Comune; coadiuvato dal vice-Sindaco sig. Pellenc, ha offerto loro
alcune parole di benvenuto, seguite da un rinfresco.
Il pranzo di mezzogiorno ha
avuto luogo nella Foresteria « La
Rocciaglia » di Pradeltorno. Pur
troppo la visita alle località storiche della valle di Angrogna
non ha potuto aver luogo causa
il prolungarsi insistente del maltempo. Si è cercato di supplire
alla visione diretta dei luoghi con
una descrizione da parte dei nostri storici dei fatti più salienti
avvenuti in queste zone nel corso dei secoli.
La giornata di sabato è stata
dedicata all’alta valle Germanasca; Prali ed il centro di Agape;
la sera era la comunità di San
Giovanni ad offrire un pranzo
alle ospiti con un folto gruppo
di accompagnatori ed accompagnatrici. In questa occasione le
alsaziane hanno organizzato una
bella serata di canti e di recite,
condotta con una vivacità ed
un’ esuberanza giovanile veramente ammirevoli. In precedenza alcuni di questi canti erano
già stati cantati agli anziani dell’Asilo Valdese di S. Giovanni,
durante una breve, ma molto
gradita visita.
Domenica il soggiorno delle
alsaziane terminava con un culto di S. Cena nel tempio di Torre Pellice; a sera gli addii, non
senza rincrescimento da una parte e dall’altra, perché tutto sembrava fosse trascorso troppo
presto; e la promessa di un arrivederci a breve scadenza, sia qui
alle Valli, sia in Alsazia.
Degni di una particolare nota
sono stati i tre studi biblici che
le nostre sorelle alsaziane ci hanno proposto nel corso della loro
visita; il modo come questi studi vengono condotti, per cui tutte le presenti possono prendervi
parte attiva, e la vivezza tutta
francese con la quale le capogruppo sanno incitare alla riflessione e alla discussione ci sono
stati di grande aiuto, e noi ci
proponiamo non solo di non dimenticare tale proficuo metodo
di meditazione biblica, ma anche
di tentare di applicarlo d’ora innanzi nelle nostre unioni.
(e. r.)
7
8 ottobre 1976
CRONACA DELLE VALLI
ANGROGNA
Un numeroso gruppo di donne
alsaziane venerdì 1° ottobre, dopo aver pranzato alla Foresteria
di Prà del Torno, si sono recate
alla sala unionista del Capoluogo per incontrarsi, intorno ad
una tazza di thè, con la nostra
Unione Femminile. A causa del
cattivo tempo la numerosa comitiva — accompagnata dalla
signora Boer — non ha potuto
visitare la Valle sicché il pomeriggio è trascorso nella sala in
uno scambio fraterno di saluti e
messaggi. In quell’occasione il
il pastore ha rivolto al gruppo
il saluto cordiale di tutta la comunità ripromettendo un esauriente visita ai luogi storici in
altre condizioni metereologiche...
forse in primavera.
• Il culto di domenica 3 al Capoluogo è stato presieduto dal
prof. Donini; al Serre e a Pra
del Torno ha predicato il pastore Bruno Bellion. Ai due predicatori rivolgiamo il ringraziamento della comunità.
Domenica 10, come già annunciato, si terrà un unico culto al
Tempio del Capoluogo per la
presentazione del nuovo pastore: Giuseppe Platone. Su designazione del Consiglio di Circuito, presiederà il culto d’insediamento, il pastore Achille Deodato.
PERRERO
MASSELLO
PRAMOLLO
• Il Consiglio Comunale si è riunito venerd:, sera 1° ottobre in
sessione ordinaria per discutere
i numerosi argomenti all’Ordine
del giorno.
In seguito alla richiesta della
Casa di Riposo di S. Germano
Chisone, si è stabilito di versare un contributo straordinario
corrispondente alla somma di
L. 10.000 per ognuno dei 6 assistiti residenti a Pramollo.
È stata anche approvata la
vendita del lotto boschivo Bacias, in località Pomeano, che
avverrà col sistema dell’asta con
busta chiusa; detto lotto comprende piante d’alto fusto di cui
1400 abeti, 180 larici_e 1260 piante rotte.
Si è ancora parlato degli acquedotti che d’ora in poi, essendo due, si chiameranno semplicemente comunali e non più
Gaiet.
• Da molti anni il Comune
avrebbe voluto comprare un
mezzo sgombraneve per l’inverno, ma, date le finanze di cui
dispone, non è mai stato in grado di farlo. Per quest’anno è la
Comunità Montana che ne mette a disposizione diversi, dandoli in gestione ai Comuni che ne
hanno bisogno; fra questi c’è
appunto Pramollo. Se avremo la
possibilità di sgomberare prima
e meglio del solito le nostre strade, lo dovremo alla Comunità
Montana che ringraziamo.
« Sabato 2 ottobre si sono uniti
in matrimonio nel tempio di
Pramollo, con la benedizione da
parte del past. Genre, la signorina Comba Graziella di S. Germano ed il sig. De Biasi Bruno
di Pinerolo. A questi giovani
sposi formuliamo i nostri migliori auguri.
• Un sentito ringraziamento delle nostre comunità ai predicatori che hanno permesso nel corso dell’estate il regolare svolgimento dei culti nell’interim tra
la partenza del pastore Luciano
Deodato e l’arrivo del pastore
Paolo Ribet; in particolare siamo riconoscenti ai pastori Paolo Spanu e Mario Berutti, agli
anziani Luigi Marchetti, Flavio
Micol e Ada Poet-Tron.
• Ci hanno lasciato alcuni fratelli: Albertina Long, del Forengo, dopo una lunga malattia. Da
alcuni anni era ospite della casa
di riposo di S. Germano, ma
aveva mantenuto legami vivi con
la comunità di Maniglia; Alfredo Artero, ex anziano, deceduto
improvvisamente a Pomaretto,
dove risiedeva nel periodo invernale, e di cui sentiremo la
mancanza nei nostri culti estivi
di Maniglia; Elsa Poet in Peyran, di Perrero, che era stata per
alcuni anni professoressa alla
Scuola Latina e ora insegnava
alla Scuola Media «Brignone»
di Pinerolo.
Ringraziamo il pastore Teofìlo Pons che ha presieduto il servizio funebre di Albertina Long,
e rinnoviamo alle famiglie colpite la nostra fraterna solidarietà.
• Rivolgiamo ancora un saluto
affettuoso alla famiglia Deodato, ormai stabilita a Riesi e diamo un fraterno benvenuto alla
famiglia Ribet.
• Un augurio affettuoso agli
sposi Rinaldo Genre e Giorgetta Micol, che si sono uniti in
matrimonio a Massello sabato
25 settembre e si stabiliscono a
Perrero.
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SAN GIOVANNI
• La comitiva di sorelle alsaziane, in visita alle valli per un
incontro di studio con le donne
valdesi, è stata ospite sabato sera della nostra comunità.
Un’agape ha riunito nella Sala Albarin un centinaio di persone che hanno colto ed apprezzato questa occasione per trascorrere insieme una serata nella gioia della comunione fraterna.
• Tutti gli alunni del catechismo e pre-catechismo sono convocati per domenica 10 c. m. alle ore 9 presso il presbiterio per
decidere gli orari ed i programmi di studio.
Parteciperanno in seguito al
culto delle 10,30 durante il quale verranno presentati alla comunità i catechisti ed i monitori e sarà consegnata la Bibbia
ai catecumeni nati nel 1963 e che
quest’anno frequenteranno il primo corso.
• L’annuale festa del raccoltoavrà luogo domenica 17 c. m.
con un culto di ringraziamento
nel tempio alle ore 10,30 e con
una esposizione-vendita di prodotti agricoli nel pomeriggio
presso la sala Alharin.
Chi desidera contribuire con
offerte c^i doni in natura è pregato di portare i prodotti nel
suddetto locale a cominciare da
venerdì. 15 c. m.
SAN SECONDO
VILLASECCA
Ringraziamo il pastore Janavel che
dopo tanti anni di lontananza non ha
dimenticato nessuno, è stato per noi
un vero piacere di averlo in mezzo a
noi la dopsenica 29 agosto e ascoltare
il suo messaggio. Da parte di tutta la
comunità vada il nostro più sincero
ringraziamento, e speriamo che' dalla
lontana America ci faccia ancora altre visite che saranno sempre ben gradite.
• Domenica 12 settembre ci siamo
ritrovati molto numerosi nella chiesa
di Chiotti. C'è stato il culto di addio
del nostro pastore Cipriano Tourn e
signora. È stato un culto molto commovente e su tutti i volti si leggeva
una gran tristezza per la partenza del
loro pastore.
Ringraziamo molto sentitamente il
pastore e la Signora per il bene da loro ricevuto durante i 13 anni che sono
stati in mezzo a noi. Sapeva pregare
confortare i malati e gli afflitti. Ricordiamo con molto affetto la signora
che era sempre pronta a recarsi presso
al letto di un malato, e se era necessario ci passava anche la notte. In questo
è stata di aiuto a molte famiglie.
Siamo riconoscenti al pastore Rutigliano che gentilmente ha accettato
di venire com'' pastore in mezzo a
noi. Dio ci ha ancora conces.so la fortuna di avere una guida nella nostra
comunità.
Enrichetta Clot
PRAROSTINO
Nel corso del culto di domenica 3 ottóbre, presieduto dal
pastore Franco Davite, è stato
presentato alla comunità il nuovo pastore: Cipriano Tourn. Da
queste colonne rivolgiamo al pastore Tourn l’augurio fraterno
di un ministero benedetto dal
Signore.
• In questi giorni i vigneti di
S. Secondo risuonano del battito dei trattori e delle voci dei
vendemmiatori. È un momento
di gioia che riunisce non solo
tutti i familiari, ma anche amici e conoscenti venuti a dare una
mano in questo lavoro che costituisce il compimento delle fatiche di un anno intero. Purtroppo la grandinata di fine aprile e
le piogge insistenti dell’estate e
di queste ultime settimane hanno compromesso il raccolto dell’uva che, ad un certo momento
dell’anno sembrava promettere,
una vendemmia particolarmente
buona ; nelle zone più colpite il*
raccolto non supera la metà di
quello dell’anno precedente.
• La nascita di Paola ha allietato la famiglia di Renato Gardiol e Franca Besson dei Barbé
e ha promosso Walter al ruolo
di fratello maggiore. Un caro
augurio a tutti.
• Claudio Paschetto di Prarostino ha predicato domenica 3
e lo ringraziamo sentitamente.
• Il maestro di sci Renato Grill,
residente alla Lombarda, ha avuto la casa completamente svaligiata dai ladri la settimana scorsa. Essendo la casa un po’ isolata nelle vigne i ladri hanno
agito con tutta tranquillità con
le luci accese dando ai vicini la
impressione che i proprietari
fossero ritornati a casa. Vogliamo esprimere il nostro affetto a
Renato Grill ed alla sua famiglia.
• Sabato 9. alle ore 20 30 nella
sala delle attività il Dr. Teodoro
Peyrot di Pomaretto nresentera
due documentari sul Friuli e
sull’opera, svo'ta con alcuni amici in favore di diverse famiglie
friulane colpite dal terremoti-.
Si tratta ora di estendere questa attività e di .permettere ad
un paio di oltre famiglie di avere una co'a prefabbricata per
rinverno. ' a offerte saranno racoolte"^ alla fi-ae della serata e potranno an-che essere consegnate
al pastore nei giorni seguenti.
dalla commissione distrettuale,
per illustrare la situazione pastorale ed ecclesiastica di Torre
Penice come è stata definita dalla Tavola nelle sue ultime sedute in accordo con il Concistoro.
Primo Distretto
Il colloquio pastorale delle
Valli Valdesi è convocato a Villa Olanda, lunedì 11 corrente
alle ore 9.15.
Il programma prevede uno
scambio di vedute sul problema
Fede-Politica alla luce del dibattito sinodale, introdotto da due
relazioni di E. Ayassot ed A.
Taccia.
PINEROLO
• Il Collettivo di ricerca biblica, dopo due riunioni preparatorie, ha elaborato un piano di lavoro per il prossimo anno: il libro della Genesi. Ogni volta lo
studio verrà introdotto da un
membro del collettivo, mentre
l’introduzione generale è affidata
al pastore Eugenio Rivoir. Nelle
linee programmatiche è evidente
l’interesse per i problemi dell’uomo di oggi e una volontà di confronto con la dottrina ufficiale
quale si presenta nei testi di catechismo e nei testi scolastici.
La prima riunione è convocata
per giovedì 7 ottobre alle ore
20,45 nei locali di Via dei Mille, 1
- Pinerolo.
• L’attività del gruppo cadetti
ha ripreso, sotto la direzione di
Guido La Montagna e della sua
staff di collaboratori, l’attività
regolare. La seduta di programmazione ha avuto luogo sabato
2 con una notevole partecipazione di ragazzi.
Ci auguriamo che questa attività possa sviluppare come lo
scorso anno il suo programma,
riuscendo ad affiatare i nostri
ragazzi, proponendo loro o'tre
ad una attività ricreativa anche
un’attività a carattere formativo.
È stata inaugurata questa settimana nelle palestre di via Marro (giardini della stazione) una
mostra di documenti sulla Resistenza e la lotta antifascista, sotto gli .auspici della Regione Pie,
- monte.t.ìSL tratta- 4i una_ esposizio'nè.'ít-iríerá'nte elle è già stata
caloro-sarrtente accolta in altre lo
' calità de'la zona, fra cui Torre
PeHice neU’estate 1975. Ampliata
ed arricchita ulteriormente si
presenta orà ai pinerolesi come
strumento di informazione .particolarmente curato su uno 'dei
periodi più difficili della nostra
storia. La mostra resterà aperta
fino al 20 ottobre tutti i Hi orni
dalle 8,30 alle 12,30 e dal’e 15 alle 19. Ci auguriamo che molti approfitteranno di questa .occasio
ne per visitar’a essi smessi ed .accompagnarvi i propri figli.
• E ripresa nella saletta di
Piossasco il programma di riunioni per i fratelli della zona in
accordo con la chiesa dei frate li
di Torino.
BOBBIO PELLICE
• Durante il mese di settembre,
in assenza del pastore, i culti
sono stati presieduti dai fratelli
predicatori laici Guido Ribet e
Dino Gardlol. La comunità li
ringrazia per il loro messaggio.
Durante il culto del 26 settembre abbiamo avuto con noi un
gruppo di fratelli in fede provenienti dalla comunità di Schopfheim, vicino Basilea.
Il culto del 3 ottobre è stato
presieduto dal pastore Giuseppe
Platone.
• Durante il mese di settembre
la chiesa si è raccolta per l’ascolto dell’Evangelo della resurrezione intorno alla bara di Emilio Pasque! (Torre Pellice) e
Maddalena Artus ved. Bonjour
(via Janavel).
Rinnoviamo alle famiglie colpite dal lutto l’espressione della
nostra solidarietà cristiana.
• Sabato 2 ottobre, nel municipio di Pinerolo, si sono uniti in
matrimonio Lidia Mazzoni e Enzo Negrin (Costa). Dopo la cerimonia un gruppo di amici e
parenti si è ritrovato presso la
comunità di base di Corso Torino per una riflessione biblica
e per un incontro di preghiera.
La predicazione è stata fatta da
don Barbero e dal pastore Bellion. Agli sposi che si stabiliscono a Bobbio i migliori auguri!
Offerte
per « Villa Olanda »
Corsani Emilio in memoria di Luigi Peyronel L. 50.000; in mem. di
Suor Susanna Coisson 50.000; N.N. in
memoria di Luigi Peyronel 25.000;
N.N. in mem. di Suor Susanna Coisson .25.000.
La Direzione ringrazia sentitamente.
Doni prò Uliveto
Chiesa Valdese di Biella L. 10.000;
in memori^ di Rosella Pecoraro, i
compagni di lavoro di Mitnma 50.000;
in memoria di Vierra lardella, l’Unione Femminìlè di Bordighera e’ Valle»
eresia 30.000; fam. Becchino 35.00Ò.,
Grazie!
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della compianta
Teresa Porporato ved. Negro
commossa e riconoscente per la grande dimostrazione di affetto e di cordoglio tributata alla sua Cara, nell’impossibilità di farlo personalmente, ringrazia tutte le gentili persone che, con
fiori, opere di bene, parole di conforto, scritti e di presenza, hanno partecipato al suo dolore.
Pinerolo, 5 ottobre 1976.
Cambi d’indirizzo
Il prof. V. Subilla comunica il suo
nuovo indirizzo: Via F. Marcetti Selvaggiani 4 - 00165 Roma - tei. 63.15.85
La redazione della rivista Protestantesimo rimane immutata ; Via Pietro
Cossa 42 - 00193 Roma.
Si prega prendere nota del mutato
numero di conto corrente postale che
rimane intestato: Berta Subilia, Via
Pietro Cossa 42, 00193 Roma. ccp. n.
.25561002.
Il nuovo numero telefonico del professor Bruno Corsani della Facoltà Valdese, Via Pietro Cossa 42, 00193 Roma è il seguente: 3604802.
torre PELLICE
Lunedi 4 sera nei locali dei
Cinema Trento una folla di bambini (ma c’erano anche molti
adulti) ha assistito alla pièce del
’gruppo teatro Angrogna’: «La
Boje ». L’iniziativa, promossa
dalla Cooperativa operaia di consumo torrese, s’inauadra nella
festa del ritorno a scuola dei
bambini; infatti al termine della rappresentazione (molto applaudita dai presenti) c’è stata
una distribuzione di dolci al giovanissimo pubblico.
• Domenica prossima alle ore
10.30 avrà luogo nei locali dell’asilo (anziché nel tempio) una
assemblea di chiesa, presieduta
LE VICENDE DELLA SOCIETÀ’ CRISTIANA
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Desidero essere informalo senza impegno suite «Storia della Chiesa'
Cognome e nome
indirizzo
8
8
8 ottobre 1976
BERSAGLI ALLA MODA
Lefebvre e Dom Franzoni
Acclini tra Stato e Chiesa
Su molta stampa, anche nostra, si è letto che il caso Lefèbvre era sostanzialmente una montatura della Curia Romana, tende a creare un contrappeso alla
più grave persecutoria vicenda
di Dom Franzoni, in base ad una
applicazione ecclesiastica della
dottrina degli « opposti estremismi » tanto comoda a chi desidera dare di sé una immagine
più o meno falsa di equilibrio e
di moderazione (falsi anch’essi
di conseguenza).
Può darsi che un tatticismo
del genere abbia in qualche modo influito sulla pubblicità data
alle due diverse vicende, ma credo dovremmo guardare un poco
più a fondo nel problema per
evitare a noi stessi errate valutazioni e conseguenti delusioni.
In realtà il card. Lefèbvre, pur
richiamandosi ad aspetti formali
della tradizione (il latino, i riti
antichi, eccetera) flnisce con l’attaccare vigorosamente la tradizione fondamentale della Chiesa
Romana e cioè il concetto della
« successione apostolica » con
quanto ne consegue (incluso il
dogma della infallibilità papale
ed il principio della ordinazione
sacra riservata al Pontefice).
Dom Franzoni al contrario è
profondamente « cattolico », pur
con le sue evidenti aperture « evangeliche », che non bastano
tuttavia a farne, neppure da lontano un «protestante» o un «riformato». Basta leggere la sua
ultima risposta al card. Poletti,
come riportata per esteso da
Com-NT, per rendersi conto come egli si senta sempre nella
sua chiesa, vi si senta come sacerdote da essa ordinato, ed intenda operare aH’interno di essa
per condurla, su vie più « evangeliche », ad una diversa testimonianza nel mondo. In breve
a ricercare vescovi « buoni » per
sostituire i vescovi « cattivi »,
ma sempre vescovi ricercando.
I due casi non sono quindi
confrontabili e se uno dei due
è tendenzialmente e sostanzialmente un « eretico » questi è il
card. Lefèbvre (che lo sia da
« destra » e non da « sinistra »
non cambia nulla) e non certo
dom Franzoni. C’è quindi una
logica nella diversa reazione della Curia ai due fatti: nel caso
di dom Franzoni si tratta di reprimere la disobbedienza di un
figlio, che figlio vuol rimanere;
nel caso di Lefèbvre si tratta di
vedere un figlio che se ne vuol
andare e che contesta la base
stessa su cui vive la famiglia.
E se questo è vero, come mi
pare che sia, quali conclusioni
dovremmo trarne noi? La più
ovvia si è che la solidità monolitica della Chiesa Cattolica non
Radiografia del nostro
Fondo di Solidarietà
Diamo qui appresso una situazione aggiornata del nostro Fondo, sia per quanto riguarda le
singole destinazioni e sia per
quanto ritarda le relative cifre
disponibili.
Ricordiamo anzitutto che è ancora in corso la sottoscrizione
per il Friuli, per la quale in precedenza abbiamo già versato alla Federazione 2 milioni. Attualmente abbiamo una disponibilità di circa L. 900 mila (in base
alle destinazioni dei sottoscrittori) ed attendiamo di avere una
cifra superiore per provvedere
al reinoltro.
In secondo luogo, è pure aperta la sottoscrizione a favore dei
terremotati del Guatemala, mediante la quale appoggiamo l’iniziativa del Consiglio ecumenico
delle Chiese al quale — tramite
la Tavola — abbiamo già a suo
tempo fatto un primo invio di
1 milione. In cassa al momento
abbiamo circa 300 mila lire ed
ovviamente attendiamo di disporre di una cifra un po' più significativa per effettuare un altro
versamento.
In terzo luogo, ricordiamo
l’appello per la tragedia del
Libano, con particolare riferimento alla situazione dei palestinesi. Basta sentire le notizie
di questi ultimi giorni per rendersi conto che, dopo la caduta
del campo palestinese di Tal-el
ComiUto di Redazione : Bruno
Bellion Valdo Benecchi, Gustavo
Bouchard, Niso De AAichelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore! GIORGIO TOURN
Dir. responsabile: GINO CONTE
Amministrazione : Casa Valdese,
10066 Torre Pellice (To) - c.c.p.
2/33094 intestato a « L'Eco delle
Valli - La Luce » - Torre Pellice.
Abbonamenti : Italia annuo 5.000
- semestrale 2.500 - estero annuo
7.500.
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni : prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 col.; commerciali L. 100 - mortuari 150 - doni
50 - economici 100 per parola.
Fendo di solidarieti: c.c.p. n.
2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, corse Moncalieri 70,
10133 Torino.
Rag. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Terre Pellice
Zataar (di cui ci pare del tutto
superfluo ricordare gli orrori),
la situazione dei palestinesi, incalzati sulle montagne del Libano centro-orientale dei siriani e
dai falangisti cristiani diventa
sempre più disperata. In coscienza, non sappiamo in questo momento come utilizzare al meglio
la cifra di cui potremo disporre
(al momento in cassa vi sono
solo circa 200 mila lire), anche
se in un primo tempo avevamo
pensato di reinoltrarla al CEC.
Potrebbe invece darsi che ci si
offrisse qualche opportunità di
intervento più diretto (e cercare
allo stesso tempo di essere meno sfavoriti dal cambio della
moneta). Quello che in questo
momento ricordiamo ai nostri
lettori è che non possiamo assistere con distacco e con indifferenza ad un simile massacro:
siamo fiduciosi di poter ricevere
al più presto possibile altre offerte in modo da poter appoggiare qualche iniziativa che possa agire nel modo migliore allo
scopo di alleviare — sia pure in
modo infinitesimale — questa
drammatica situazione.
Infine, facciamo presente che
è sempre aperta (e questa in modo permanente) la sottoscrizione
a favore del Programma di lotta al razzismo del CEC. Ricor
diamo che a sua volta il CEC
non ha dato un termine a questo
Programma, che vede suoi numerosi interventi — specie a scopo sociale ed educativo — in varie parti del mondo, oltre che in
Africa australe. In cassa al momento non abbiamo che la somma di L. 100 mila circa.
Terminata questa breve panoramica, avvisiamo i lettori che
le loro offerte vanno inviate al
conto corr. postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso
Moncalieri 70, Torino, indicando
possibilmente la causale del versamento stesso. In caso di mancata indicazione, provvederemo
noi stessi a destinare le somme
ripartendole fra le varie iniziative.
Concludiamo coll’elenco delle
ultime somme pervenuteci:
N. N. con simpatia (due vers.)
L. 30.000; Ecclesiaste 11/1, 10.000;
G. e K. C. nel loro 53” anniversario 100.000; P. Corbo 3.000; M. e
E. Bein 20.000; M. Bein Buzzi
5.000; E. e A. Balma 5.000; Scuola domenicale di Pinerolo: gruppo F media 23.500; gruppo 3' elementare 35.000; Sangermanesc
per testimonianza (due vers.)
4.500; G. Conti 10.000; C. Gilento
7.000; E. Ricca 10.000.
Totale L. 263.000; precedente
L. 1.237.461; in cassa L. 1.500.461.
è più tale da tempo e si sta progressivamente sgretolando. E per
noi, che vogliamo combattere la
« cultura cattolica » si impone
con sempre maggior forza la necessità di definire meglio cosa
intendiamo per questa ormai
sfuggente cultura. Certo, anche
se vediamo che Lefèbvre dà a
tale sgretolamento un contributo che può essere molto pesante, non è la sua linea che possiamo accettare; ben al contrario in essa va identificato il tipo
di « cultura cattolica » che va
primamente combattuto, soprattutto se è vero, come sembra,
che tale linea nonostante tutto
ha un seguito più diffuso e sostanziale di quanto si voglia far
credere da parte « romana ».
Meno accettabile sarebbe identificare tale cultura nella linea
di Dom Franzoni, non tanto per
le sue posizioni sociopolitiche,
quanto per la evidente carica
« evangelica » che sta a loro base e che non può essere totalmente cancellata dal suo dogmatico rispetto ai fondamentali
principi del cattolicesimo (il rispetto della « successione apostolica », la distinzione tra prete e laico e quanto altro riaffermato nella sua ultima lettera a
Poletti).
Riconfermabile invece, e senza riserve, la opposizione alla linea della Curia Romana, non per
il sospetto di tatticismo che, anche se fosse vero, non sarebbe
poi troppo rilevante, ma perché
sia con Lefèbvre che con Franzoni l’unica cosa ben chiara è
che da Roma si tende a mantenere l’assoluto rispetto della autorità papale ed a riaffermare
sia la « successione apostolica »,
sia il potere disciplinare che ne
deriva nei confronti di ambedue.
E allora affiliamo pure le frecce e tendiamo gli archi, ma cerchiamo soprattutto di identificare esattamente il bersaglio che
vogliamo colpire ad evitare che
combattendo genericamente una
« cultura cattolica » non identificata si finisca con il colpire
proprio quegli elementi innegabili di rinnovamento che esistono e che tendono a modificarne
in positivo alcuni aspetti in una
linea ecumenica degna di essere •
perseguita.
Niso De Michelis
(segue da pag. 1)
religiosa ed ideologica » ( Cardia).
Questo tema però, dopo le
precisazioni di Scoppola e di
Spadolini che la libertà religiosa va per l’appunto intesa e perseguita oggidì;, sbcondo il dettato costituzionale, non solo sul
piano della coscienza individuale, ma concettualmente anche
come libertà delle istituzioni,
non è stato più oltre sviluppato. Tuttavia ne è stata sottolineata l’importanza sul piano pluralistico su cui deve condursi la
politica ecclesiastica del paese.
È certo interessante per gli
ambienti evangelici che tesi da
essi più volte esaminate e discusse in questi ultimi anni in
studi e convegni, affiorino e vengano centrate in un dibattito
condotto a così elevato livello
di competenza come quello presentato da « Panorama ». Si può
affermare al riguardo che, come gli incontri con Gaetano Salvemini consentirono 25 anni or
sono di rompere la congiura del
silenzio operata dalla stampa e
dalla cultura italiana sul tema
allora angosciante del ritorno
all’intolleranza religiosa sotto il
regime democristiano e la polizia scelbina; così: fu nel Congresso fiorentino del 1965, celebrativo deH’uniflcazione della legislazione amministrativa italiana, che, in occasione dell’esame
inerente la politica e la legislazione ecclesiastica, si ebbe modo
di far apparire nella sua portata e nelle sue conseguenze quel
carattere pluralista fissato anche
per le relazioni tra Stato e chiese nel rinnovato ordinamento
giuridico italiano stabilito dalla
costituzione del 1948.
Non si può quindi che rallegrarsi che nell’incontro in questione il tema degli accordi tra
Stato e chiese sia stato impostato nella sua naturale veste
pluralista su di un piano di
eguale importanza quanto ai rapporti con le varie confessioni
religiose. V’è da rilevare tuttavia che se il tema è oggidì, discusso in termini corretti ed
adeguati alla natura ed alla portata dei suoi vari aspetti pluriconfessionali, rimane da domandarsi perché nèi dibattiti che
toccano in genere problemi giuridici, morali o di costume, negli ambienti italiani, sia a livello di Rai-Tv, che in occasione di
incontri diversamente indetti da
altri organismi di partito o di
stampa, venga totalmente ignorata la componente protestante.
Si parla oramai anche delle cose che si presume siano di interesse per gli ambienti protestanti, ma non si pensa che il miglior modo di esaminare certi
temi è certamente quello di po
terli discutere con il più diretto
interlocutore.
Nel dibattito condotto su « Panorama » ad esempio erano presenti le tendenze di pensiero le
più diverse: le correnti laiche
tramite lo Spadolini, uno dei
maggiori competenti sul piano
storico e politico del problema
in esame, ed il Margiotta, giurista e storico del diritto di affermata e riconosciuta competenza; la tendenza radicale a mezzo di uno dei suoi più autorevoli rappresentanti qual è l’avv.
Mellini ; la corrente comunista
attraverso la partecipazione del
prof. Cardia, coordinatore del
gruppo di lavoro del PCI sul
problema concordatario; il pensiero cattolico tramite il prof.
Scoppola esponente qualificato
della cultura cattolica, vicinissimo all’attuale segretario della
DC.
Potrebbe forse spiacere a qualcuno che ancora una volta siano
risultate assenti la componente
protestante e quella ebraica. Io
penso però che è importante
sottolineare che indubbiamente
non può essere più molto lontano il momento in cui anche la
voce del protestantesimo italiano verrà ricercata o richiesta
non solo in merito agli specifici
temi politico-giuridici che altri
può ritenere di interesse diretto
per i protestanti in Italia, ma
anche suU’insiero.e dei problemi
generali della politica e della legislazione ecclesiastica nel nostro paese, su cui il protestantf'simo — anche se in Italia è minoritario — ha per certo qualcosa da dire nel contesto delle
varie componenti che formano
il pensiero e la cultura italiani.
E certo il quadro pluralistico,
cui oggi tutti si richiamano, consentirà a tutti di riscontrare nell’esame delle norme costituzionali in materia che i problemi
della libertà in campo religioso
ed ecclesiastico hanno precisi
aspetti istituzionali e pluriconfessionali, per cui il dialogo su
di essi non può non essere validamente allargato a tutte le
componenti interessate a prescindere da ogni aspetto quantitativo.
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Ford e Carter: interessano poco...
ir ...non solo in Italia, ma generalmente in tutto il mondo. Al
limite, persino in USA! infatti i
sondaggi statistici sulle prossime
elezioni, fanno prevedere una
percentuale di affluenza alle urne piuttosto bassa). Ha scritto
in proposito Eugenio Scalfari su
« La Repubblica » dell’8.9.’76:
« Qual’è la ragione d’un così
inatteso disinteresse? Gli Stati
Uniti sono, più che mai, la potenza egemone, almeno per chi, come noi, vive nell'area occidentale; il dollaro è, più che mai, il
perno monetario de’ mondo capitalistico; l’aiuto finanziario americano è uno dei Dochi sostegni capaci di puntellare l’economia europea e quella italiana in
particolare; la benevola tolleranza di Washington, piaccia o non
piaccia, è condizione necessaria,
anche se non sufficiente, per consentire mutamenti nel nostro assetto politico interno. Ce ne sarebbe dunque d’avanzo perché
l’opinione pubblica italiana prendesse viva parte alla gara elettorale tra Ford e Carter, come
d’altra parte accadde in quasi
tutte le analoghe occasioni precedenti. E invece no, questa volta l’argomento non fa presa.
Una prima spiegazione potrebbe discendere dalla modesta personalità dei due contendenti e
dalle troppo deboli differenze
che li distinguono; sia Ford che
Carter, sia il partito repubblicano che quello democratico rappresentano oggi una realtà fortemente omogenea dal punto di
vista politico e da quello sociale. È finito il tempo della netta
contrapposizione tra conservatori e progressisti, tra America industriale e America contadina.
tra le grandi metropoli della costa e le pianure puritane del
Middle west: tutto si è stemperato, mescolato, confuso in una
specie di enorme poltiglia della
quale è arduo definire il colore
e la qualità. La relativa mediocrità dei due "sfidanti" dipende,
molto probabilmente da questo
attenuarsi dei contrasti e da questo comune tendere verso il "^iusto mezzo".
È una spiegazione. Ma sufficiente? Potrebbe giustificare il
relativo disinteresse dell’opinione pubblica americana, chiamata a scegliere fra due candidati
che, nonostante tutti gli sforzi
per apparire diversi, hanno finito
per rassomigliarsi troppo. Ma
per noi, cittadini di secondo grado e di seconda qualità deli'impero USA, è una spiegazione valida?
Per noi, assai probabilmente,
la ragione del disinteresse è
un’altra e si può definire così:
gl’italiani si sono convinti, a torto o a ragione, che la politica
USA, per quanto ci concerne, non
è soggetta a importanti mutamenti, quale che sia l’esito della
campagna elettorale americana.
Resti Ford alla Casa bianca o vi
giunga Carter, l’approccio di
Washington al caso italiano rimarrà il medesimo e sarà l’approccio che il centro dell’impero
riserva ad una lontana e neppure essenziale provincia. La Casa
bianca e il Congresso, siano guidati dai repubblicani o dai democratici, sono in questo momento assai più preoccupati e
coinvolti dal problema del M.
Oriente, dal problema africano,
dal "dopo Tito’’’, che non dal
fatto che Berlinguer varchi la
soglia del potere o ne rimanga
ancora, per un po’, sul limite.
Gli italiani, a torto o a ragione, si sono fatti questo convincimento. Perciò si scaldano poco
per il “presidential day" (= giorno presidenziale): come si scaldavano poco Galli e Iberici, Illirici e Mauritani, se in Campidoglio sedeva un Galba o un Vitellio ».
Personalmente, questa « gara
elettorale », questa « corsa alla
Presidenza USA» ci è antipatica,
per il tipo di propaganda così simile ad un’immensa carnevalata,- con spreco inaudito di ricchezze e con esibizionismo di
volgarità sfacciate. Un esempio
di queste volgarità (fra le tante),
è offerto da una fotografia truccata (pubblicata daH’«Espresso»
del 29.8.’76) che consigliamo ai
nostri lettori di rintracciare. È
una fotografia di J. Carter, dall’aperta bocca sorridente, truccato con capelli e barba alla
« nazarena », e con una specie di
aureola. Si tratta d’un manifesto
che porta la scritta: « J.C. can
save America! » (J.C. può salvare
l'America). « L’Espresso » commenta: « ecco un manifesto che
esprime questa grande speranza
dei democratici americani. Le
iniziali di Carter (J.C.) sono le
stesse di Gesù Cristo in inglese
(Jesus Christ) ».
Blasfemie se ne fanno dappertutto, in Italia non meno che all’Estero. Ma questa ci è particolarmente antipatica, perché costruita su un sottofondo di dolciastra religiosità che ci ripugna.
' E, aggiungiamo noi ora, soprattutto
dal « dopo Mao ».