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ECO
DELLE mm VALDESI
IBLIOTECA VALDESE
ORRE PILLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno X( VII N. 34
Una copia lire 50
ABBONAMENTI
I Eco: L. 2.500 per Tinterno I Speilizione in abbonamento postale . I Gruppo bis
I L. 3.500 per Te.=tero ' Cambio di indirizzo Lire 50
TORRE PELLTCE — 1 Settembre 1967
\mmin. Claudiana Torre PeUice - C.C.P. 2-17557
Carenza
Su c:h^
il Sinudu "Ì967Ì
IL,POSITIVO MA NON TROPPO
I lavori .sinodali sono stati presentati quest’anno, con cura e precisione particolari, su « La Stampa », da
Giorgio Martinat. Sul numero del
26 agosto, presentando la conclusione della sessione, il giornalista notava che, dopo discussioni e rielaborazioni, la bozza di messaggio sinodale alle chiese non aveva raggiunto unanimità di consensi, mentre la relazione sul problema del
matrimonio, con particolare riguardo a quello del divorzio, non aveva
potuto essere discussa a fondo e non
si era quindi potuto giungere a un
voto. Così il Sinodo non ha saputo
dire una parola unanime e penetrante alle comunità, sulla situazione attuale, nè è stato in grado di
dire una parola evangelica meditata
e netta su uno dei problemi che oggi agita indubbiamente la comunità
nazionale. Giorgio Martinat notava:
« è (fililìdi mancata la funzione che
si potrebbe chiamare ’di magistero’
del Sinodo sui due temi più importanti sottoposti alla sua decisione.
In pratica, l’ordinaria amministrazione ha assorbito tutte le cinque
giornate di lavori ».
E’ un giudizio che ci pare molto
giusto, e molto grave. Certo, meglio
tacere, se non si ha nulla da dire,
o se non si hanno idee chiare. Ma
è apjiarso evidente — e molti delegati lo hanno lamentato, pubblicamente o in privato — che c’è una
larga impreparazione di fondo sui
problemi, spesso gravi e complessi,
che il Sinodo deve affrontare, per
cui di fatto la nostra suprema ’autorità’ abdica assai sovente alla sua
precisa responsabilità di ’magistero’, cioè di orientamento delle chiese e dei credenti, esercitato collegiahììi ute là dove la nostra Chiesa
si raccoglie.
Si tratta di una chiara manifestazione di quella carenza di autorità
evangelica che da molte parti si lamenta. nella predicazione come nelle prese di j)osizione ecclesiastiche.
Non è un male che affligge noi soli,
ma questo non ci consola affatto.
Poniamo sulla coscienza di tutta la
nostra (ihiesa, di ogni comunità
questa situazione dolente e preoccupante. E pensiamo che, più che
una ’ristrutturazione’ dei lavori sinodali — in parte certo auspicabile
— sia necessaria una fede più cosciente, più desta e attenta, piìi in
ricerca, ila parte di tutti noi.
Il Moderatore Giampiccoli ci parla della sessione sinodale e delle prospettive di lavoro per l’anno che si apre dinanzi a noi
Coscienza
problema
Dal 1" al 3 settembre si terrà a Bolzano
un convegno — organizzato da un gruppo
di cattolici altoatesini — che ha come scopò
di sollecitare la coscienza dei cristiani (in
particolare dell’Alto Adige. Italia ed Austria)
perchè cotitribuiseano responsabilmente alla
vera pacificazione dell'Alto Adige.
A questa iniziativa hanno già aderito alcuni evangelici italiani. I nomi di Giorgio
Girardel e Giorgio Spini che .saranno presenti alfincontro in qualità di oratori sono
indicativi in questo senso. Agape ha dato la
propria adesione aH’inconlro. Riteniamo tuttavia che non sia suilìcicnte la presenza di
alcuni oratori e Tappoggio di singoli o di
organizzazioni, ma clic sia necessaria una at.
liva partecipazione a questo convegno da
parte dei giovani evangelici italiani, una attiva testimonianza resa aU’ainore di Cristo
che è più potente dei fallimenti e delle impasses umane, nello studio di questo problema troppo s|>esso trascurato e ricordato solo
in connessione con alti di terrorismo, in un
incontro di uomini divisi che avvenga sul
terreno della confessione delle proprie responsabilità, nella elaborazione di un piano
di impegno comune.
PROGRAMMA
Venerdì l» settembre
ore 14.30 Apertura.
» 15.— La problematica crisi.ana della pace, pasl. Giorgio Girardet - don
Josef Gelmi.
Signor Moderatore, qual’è la Sua
impressione d’insieme sul Sinodo testé conclusosi?
Nel complesso un’impressione piuttosto positiva ; il Sinodo ha affrontato
problemi di grande impegno ; non
sempre è stato in grado di dire una
parola chiara, talvolta invece è stato
preciso e coraggioso nelle sue decisioni. Ma soprattutto vi è stato uno spirito di ricerca e di riflessione privo di
asprezze polemiche, talvolta perplesso
di fronte alla gravità degli interrogativi che si pongono oggi alla nostra
chiesa, ma certo non superficiale nè
facilone.
Quali sono, a Suo giudizio, le decis’oni più impegnative che sono state
prese?
Naturalmente gli impegni assunti
in materia finanziaria sembrano prendere il primo posto. Ma accanto a
questo occorre segnalare Timportanza
del documento di studi inviato alle
Chiese, l’atteggiamento assunto nei
riguardi della costituenda Federazione e delle relazioni con la Chiesa Metodista, e con particolare rilievo il piano di rinnovamento della C.I.O.’V. e di
creazione dei nuovi istituti per la preparazione dei ministeri non pastorali.
Ma occorre anche segnalare le decisioni impegnative che non sono state
prese, specie per quanto riguarda i
problemi relativi all’ordinamento giuridico ; una chiara coscienza teologicogiuridica sembra essere ancora lontana dalla sensibilità sinodale e mi
ha molto stupito l’atteggiamento assunto nei confronti del progetto di costituzione : mentre un terzo del Sinodo se ne era andato per i fatti suoi,
una debole minoranza ha bloccato il
progetto di riordinamento del Sinodo
stesso che pure era stato approvato in
linea di principio da ben 52 chiese su
58 e ancora riveduto nel cor-o della
sessione da una apposita commissione !
Lei ha affermato a più riprese, nel
corso elei lavori sinodali, che la Chiesa
Valdese è a una svolta; potrebbe dirci
in quale senso?
La svolta è prima di tutto in materia finanziaria; abbiamo fin qui seguito una politica generosa, tendente
a rispondere a tutti gli appell', a soddisfare tutte le rich'este, a patrocinare tutte le opere possibili e immaginabili, con il risultato di una certa magniloquenza in materia di attrezzature e di sviluppi, che oltrepassa la nostra capacità di farvi fronte. Si è parlato di sobrietà e di solidarietà : sobrietà nel riconoscere i nostri limiti e
quindi ridimensionamento di progetti o di situazioni; solidarietà nel saper vedere al di là delle proprie aspi
.............mi.......................
..........
cristiana e
sudtirolese
» 17 30 Visione storica del problema altoatesino, prof.sa Lidia Menapace.
» 21.30 Preghiera comune,
f -ùito 2 settembre
ore 8.30 Eredità -ascista e naz sta in Atto
Adige e coscienza cristiana, prof.
Albert Mayr.
» 10.30 Non-v.olsn:a come atteggiamento
crisi uno. dott. Hildegard Goss.
» 14. — La s inazione attuale in Alto Adige. Alexander Langer.
Seguono i lavori delle commissioni ; « Società », « Chiesa », « Cultura », « L’Alto Adige e l’Europa ».
Domenica 3 settembre
Mattina dedicata al culto,
ore 10.30 Rapporti delle commissioni.
„ 15.^ Cr.stlani in Ital a ed Austria di
fronte al problema dell Alto Adige,
prof. Giorgio Spini . Erwin Rennert.
» 17.— Chiusura del convegno.
Chi desidera partecipare al convegno si
iscriva immediatamente al seguente indirizzo: Cristina Della Giacoma - via Druso •
Drususstrasse 16 - 39100 Bolzano . Bozen.
Prezzi : pensione completa giornaliera lire 1.700; pranzo L. 500; cena L. 400: quota di iscrizione L. 500.
Agape, che diffonde questo invito, ha a di.
sposizione una documentazione sul problema
alloatesino.
razioni o delle proprie valutazioni il
quadro generale dell’esistenza comunitaria e missionaria di tutta la
Chiesa.
Ma spero che ci sia qualche cosa di
più di un ridimensionamento della nostra economia : lo studio che è stato
trasmesso alle Chiese sulla situazione
nella quale ci troviamo e sul messaggio che siamo chiamati a portare è
una base di riflessione che giudico
molto pertinente. Da questa meditazione, nella misura in cui metterà in
crisi la nostra sicurezza e il nostro
quieto vivere spirituale, potrà nascere
una nuova chiarezza vocazionale? Non
c’è nessuna risposta prefabbricata a
questa domanda, ma solo la speranza
che lo Spirito di Dio ci doni una nuova riforma!
Che cosa significa concretamente,
per le Chiese locali e i loro Consigli,
la nuova politica finanziaria decisa da
questo Sinodo su proposta della Tavola?
Per le Chiese locali significa: maggiore informazione e maggiore responsabilità. Dobbiamo portare insieme
questo peso e cercar di uscire insieine
dal sistema nel quale siamo rinchiusi ;
quello del potere del denaro. Cercheremo di informare di più, di spiegare
meglio; le Chiese ne hanno diritto.
Ma questo significa allora maggiore
responsabilità: per le Chiese e per
tutti i credenti significa scegliere il
Regno di Dio, il sistema di Cristo e
quindi essere veramente disponibili in
questa materia, quasi direi prima che
in ogni altra.
Che valutazione darebbe delle « giornate del Ciabas » che hanno immefflatamente preceduto la sessione sinodale? Le pare si tratti di un accostamento efficace?
Ho visto rinascere le giornate del
Ciabas con gioia, ricordando con riconoscenza quanto ci hanno dato nel
passato, per merito di Giovanni Miegge e di Bruno Revel. La ripresa è stata felice : per il tema, per il modo con
il quale è stato presentato, per il valore delle relazioni. È un’occasione di
confronto e di ripensamento, libera da
ogni altra preoccupazione, che è necessario valutare positivamente. Non
vedo però la necessità di un accostamento al Sinodo, se non per la coincidenza dei tempi: soprattutto perchè
le giornate sono il luogo d’incontro
di una parte soltanto della Chiesa; 11
Sinodo è invece tutta la Chiesa.
Avverte, nella Sua opera di Moderatore, la solidarietà della Chiesa, che
comunque il Sinodo Le ha espresso
con lusinghiera votazione?
Forse non bisogna troppo preoccuparsi di questo: è nostro saggio costume, in tutti i campi, di mettere un
carico discreto sulla grappa di un asino qualsiasi e poi di lasciarlo andare,
magari rifilandogli qualche legnata
bonaria se va troppo pianino o se
sembra dirottare in qualche prato. Ma
iiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiimitiiiiiiiimiiimii
AL CIABAS, PER QUEST’ANNO
Dialogo mancato
Cosi si può caratterizzare l’esito
d3lle « Giornate del Ciabas » del 18 e
19 agosto scorso. Le giornate sono
quindi riuscite solo in parte, e cioè
per l’indubbio arricchimento che i
partecipanti ne hanno ricavato e per
il concorso davvero notevole di pubblico, superiore alle più rosee previsioni
(anche se era forse lecito aspettarsi
una maggiore partecipazione da parte
dei fratelli delle Chiese delle ’Valli,
che invece non erano molto numerosi, o perchè altrimenti impegnati, o
perchè non sufficientemente informati
suU’avvenimento o perchè scettici sulla sua utilità). Ma T Ciabas di quest’anno non è riuscito nel suo intento
principale, che era di istituire fra le
diverse posizioni teolog che e politiche
esistenti nella nostra Chiesa quel dialogo che finora è mancato e che si
intendeva appunto avviare con le nuove « giornate ». Eppure gli elementi
per un dialogo (e anche più!) c’erano ; e c’erano le persone capaci di promuoverlo e condurlo. Ma il dialogo
non c’è stato: le diverse posizioni si
sono confrontate, ma ciascuno — ci
pare — è rimasto al punto di partenza.
Forse è già troppo tardi. Forse abbiam lasciato passar troppo tempo
senza parlarci, occupati com’eravamo
a scavare c'ascuno la sua propria trincea, o a combattere ciascuno la sua
battaglia — spesso su fronti diversi —,
o a irrobustire ciascuno il suo gruppo
o la sua corrente. Così al Ciabas il divario nel modo di valutare il tempo
nel quale viviamo e le scelte da
fare per esprimere « la fede e l’impegno protestante nel mondo contemporaneo» (era questo il tema delle «giornate») è apparso notevole e assai superiore al previsto. Dall’ andamento
della discussione non è facile prevedere se questo divario potrà essere colmato in avvenire o se è invece destinato ad acuirsi con l’andare del
tempo.
Le due tesi nuove, molto divergenti
runa dall’altra, suggestive entrambe
e meritevoli di attenta considerazione,
che avrebbero quindi dovuto costituire l’oggetto principale del dibattito e
che invece non sono state discusse a
fondo e quasi neppure poste sul tappeto, sono quelle emerse dalle relazioni Subilia e Bouchard (e anche dalla
relazione Ribet, ma limitatamente a
questioni pratiche ancorché di grande interesse: qui ne prescindiamo).
Il Prof. Vittorio Subilia, nel suo
splendido studio, ha tra l’altro sostenuto la tesi secondo cui la cosidetta
teologia dell’impegno nel mondo oggi
in voga in molti settori della Chiesa,
questo non impedisce alla gente di ritenere che l’asino è abbastanza comodo e in fondo di volergli bene. Perciò se in questo lavoro si avvert i ta^
lora un certo senso di solitudini (ma
Tesperienza è molto comune in tutto
il ministero pastorale!), quando ci si
incontra con i credenti e con le Chiese si comprende resistenza di una autentica solidarietà profondamente rallegrante. È dunque vero che per tutti
è necessario guardarsi in volto e parlarsi per capirsi e per essere incoraggiati ognuno nella sua propria vocazione.
Nomine
invitata con sempre maggiore insistenza a essere « Ch'esa per gli altri », una Chiesa al servizio del mondo, in quanto la testimonianza cristiana oggi va resa in termini politico-sociali («la politica è il linguaggio della
evangelizzazione ») — questa teologia
non è che la trascrizione moderna di
un certo tipo di anabattismo del XVI
secolo, che la Riforma protestante,
per morivi essenzialmente teologici,
combattè con estrema energia, pari
solo a quella impiegata contro Roma.
Secondo i Riformatori, la deviazione
romana 3 la deviazione anabattista,
pur essendo fra loro antitetiche, sono
in fondo assai s mili in quanto entrambe sono centrate sull’uomo e per
questo sia Tuna che l’altra contraddicono Tessenza stessa deH’Evangelo che
è centrato su Dio. Ora se è vero quel
che il prof. Subilia sostiene, e cioè che
la teologia dell’impegno è di derivazione anabattista, e ha quindi una matrice non solo diversa ma opposta
a quella della Riforma, non dovrebbe la nostra Chiesa riflettere sul fatto che adottare questa teologia può
significare perdere il proprio carattere di Chiesa Riformata? Questa domanda, o altre analoghe, dovevano
essere discusse msieme. Invece, inspiegabilmente, non lo sono state.
Il Pastore Giorgio Bouchard si è
mosso in tutt’altra direz ons ed è
giunto a conclusioni assai diverse :
partendo da un’analisi marxista della
nostra società e cercando poi di individuare la natura e quindi la funzione della Ch'esa, ha in pratica sostenuto questa tesi : la Chiesa oggi nella
società in cui viviamo deve essere
(diventare) la parte credente del movimento operaio. Questo, se abbiamo
inteso bene, ci è parso essere il succo
del discorso di Bouchard, come sempre molto organico e stimolante. Ma
anche questa tesi piuttosto ardita non
è stata oggetto di dibattito. La discussione si è dispersa su temi secondari
e i contrasti sono avvenuti su questioni marginali, senza giungere al centro delle questioni.
Lo ripetiamo : è mancato il dialogo
sulle questioni di fondo. E se ci auguriamo di tutto cuore che l’anno
prossimo si ripetano le « Giornate del
Ciabas» (ponendo però riparo a talune lacune nell’organizzazione palesatesi quest’anno), è nella speranza che
questo dialogo finalmente avvenga.
Perchè se non avviene, ne andrà certamente di mezzo — a breve o lunga
scadenza — l’unità della nostra predicazione. Paolo Ricca
Sin
ocJali
Oltre alla riconferma della Tavola Valdese, comunicata nel numero scorso, il Sinodo
ha proceduto a queste nomine:
— i due membri del Consiglio della Facoltà di Teologia (oltre al Moderatore e ai
docenti titolari delle quattro cattedre): prof.
Mario Miegge, past. Aldo Comba;
— i membri della CIOV (Commissione
Istituti Ospitalieri Valdesi): past. Edoardo
Aime, presidente (a pieno tempo); dott. Guido Ribet, dott. Marco Gay, prof. Dario Varese, dott. Claudio Decker, membri onorari.
(In un prossimo numero parleremo ampiamente della ristrutturazione delle nostre opere assistenziali, della progettata istituzione
di un Centro diaconale, a Torre Pellice, ecc.);
— i membri della Commissione d'esame
1968 sull'operato della Tavola e del Consiglio della Facoltà di Teologia: pastori Alberto Taccia e Salvatore Briante, prof. Alberto Cabella, sig. Franco Ferretti;
— i membri della Commissione d'esame
1968 sull'operato della CIOV : pastori Gustavo Bouchard e Marco Ayassot, dottori Arnaldo Eynard e Giorgio Bert;
— il predicatore d’ufficio per il culto
inaugurale della sessione 1968: past. Tullio
Vinay;
— la prossima sessione sinodale si aprirà,
D. V., domenica 25 agosto 1968.
nipiiisiiiü
evaii^olico ilaliaiiii
Bapporti
metodisti = valdesi
Salutata con gioia fraterna la presenza
della delegazione metodista (presidente pastore Mario Sbadì, vicepresidente sig Marcello Rizzi, past. Aurelio Sbafh, dott. Giovanni 'Vezzosi) — che ha ricambiato cordialmente — è stato votato alla quasi unanimità un o.d.g. presentato dalla Commissione d'esame:
// Sinodo accoglie con gioia la decisione
deH'iiltiina Conferenza Metodista conpernente la convocazione a sessioni congiunte
del Sinodo Valdese e della Conferenza Metodista e chiede alla Tavola di procedere insieme al Comitato permanente alla definizione delle modalità di convocazione di
questa assemblea entro il 1968 e alla formidazione di un'agenda dei lavori.
È stato dato atto aH’ultima Conferenza
Metodista della « disponibilità » priva di
suscettibilità con cui aveva accolto il rinvio del Sinodo Valdese 1966; per l’agenda
dei lavori sono stati avanzati alcuni temi;
la cura pastorale e la unificazione di alcune
commissioni; un confronto a livello giuridico; il problema della stampa; l’insegnamento alla Facoltà di teologia; la predicazione laica, ecc. È stalo sottolineato che l’integrazione valdese-metodista non deve andare a detrimento dell’attività federale
evangelica.
Verso la Federazione
Evangelica
A proposito della costituenda Fedeiazione della Chiese Evangeliche d'Italia, si è
preso atto che attualmente hanno accettato
di aderirvi pienamente, oltre ai valdesi, i
battisti, i metodisti, i luterani e la comunità evangelica ecumenica di Ispra: l’Eser
CONTINUA
IN SESTA PAGINA
2
Pa
N. 34
1 se', .embre 1967
11 silenzio di Capernaum
Ogni mattina, le sedute sinodali si aprono con un culto ; pubblichiamo qui il
testo di una delle predicazioni rivolte in quella sede, sul testo biblico:
Marco 9, vv. 33-34.
In Sinodo abbiamo udito espressioni quali Chiesa nel deserto. Chiesa del silenzio da un lato e Signore
che parla e Chiesa che non risponde e non cammina dall’altra.
Da un lato è emersa una istanza
di raccoglimento, di fides quaerens
intellectum e daH’altra una istanza
di contestazione, di fides quaerens
societatem et revolutionem.
Per alcuni Dio ora non parla alla
Chiesa o, se parla, non c’è un Geremia che ne riporti le parole alle comunità. Per altri invece occorre
trovare una dimensione sociale mondana della fede per poterla verificare, anche a rischio di scoprire che si
trattava di fede più nelle parole del
potente Nabuccodonosor che nelle
parole del Dio dei padri, del Dio
d’Israele.
Come Chiesa, siamo i discepoli
del Signore. Nel testo di oggi, a questi discepoli, Gesù parla e chiede
conto di quello che hanno detto e
di quello che hanno fatto. I discepoli rispondono con un silenzio: il
silenzio dei discepoli a Capernaum.
I. — La domanda di Dio.
A) Dove? In casa.
Gesù ha predicato alle moltitudini guarendo il fanciullo epilettico
ed amtnaestrerà poi, subito dopo,
le turbe sul divorzio,
così come benedirà i fanciulli che
la folla gli spinge avanti ma il dialogo diretto con i suoi discepoli avviene nel raccoglimento, fuori del
mondo: avviene in casa.
Ed è sempre stato così; al v. 28,
« quando Gesù fu entrato in casa, i
suoi discepoli gli domandarono in
disparte: Come hai potuto cacciare
lo spirito immondo dal fanciullo epilettico? ».
Ed al V. 10 del cap. X è di nuovo
in casa che i discepoli lo interrogano sul divorzio, del quale Egli ha
parlato alle turbe nel mondo ed è
al V. 30 di questo cap. che è detto
che Gesù, mentre passavano per la
Galilea, non aveva voluto che alcuno lo sapesse perchè ammaestrava
i discepoli.
E’ di nuovo il concetto della casa
di Dio, deU’appartarsi del Signore
con i Suoi discepoli, che ritorna
quando è detto che li ha ammaestrati predicando e predicendo la Croce:
« Il Figliuol deirUomo sta per essere dato nelle mani degli uomini ed
essi r uccideranno e tre giorni dopo
essere stato ucciso risusciterà ».
B) Che cosa domanda il Signore
ai suoi discepoli?
Chiede conto di ciò su cui discorrevano per via.
E’ il tempo nel quale Cristo chiede conto alla Chiesa di quello che
ha fatto per via, cioè nel mondo:
« Di che discutevate per via? ».
Gesù aveva ammaestrato i Suoi
discepoli sulla Croce, sulla morte di
Dio, sulla risurrezione del Figliuol
dell’uomo, eppure anche dopo l’annunzio i discepoli per via, per quelle vie dove Cristo guarisce i malati
e predica il regno, i discepoli invece discutono su chi di loro sia il
maggiore.
E’ il concetto mondano del merito che impedisce loro di comprendere l’annunzio della Croce. Il mondo, ed i suoi vari Nabuccodonosor,
tengono ancora la Chiesa : perciò la
Chiesa non comprende la parola del
Suo Signore.
Il- — La risposta della Chiesa.
« Ed essi tacevano, perchè per via
avevano questionato fra di loro chi
fosse il maggiore ». La risposta della Chiesa, quando, fuori dei clamori del mondo, il suo Signore la interroga, è il silenzio. Il silenzio di
Capernaum! In pubblico, per via,
nel mondo, dovremmo evangelizzare, predicare, operare... ed invece
discutiamo.
Anche in Sinodo, in cui siamo
ancora per via, in una dimensione
mondana, pubblica, umana, noi
questioniamo per affermare gli uni
contro gli altri le nostre idee, nella
caparbia convinzione ch’esse contengano una parte maggiore di verità.
Quando però, nella casa, come qui
ora nel culto, il Signore ci interro
ga, taciamo. La Chiesa tace di fron
te al suo Signore che la interroga
Perchè tace? Tace perchè è confu
sa. Quando Dio parla, allora sco
priamo il nostro peccato, ci accor
giamo che questionavamo fra di noi.
Quando Dio parla e ci chiede che
cosa facevamo per via, allora siamo
ridotti al silenzio, perchè si fa evidente alle nostre coscienze che abbiamo -tradito.
I) I discepoli hanno tradito perchè non hanno capito l’annunzio :
V. 32 : cc ma essi non intendevano il
suo dire ».
II) Hanno tradito perchè non hanno avuto l’umiltà di interrogare il
loro Signore: v. 32: « e temevano di
interrogarlo ».
Ili) Hanno tradito perchè nel
mondo hanno ragionato secondo il
mondo; Gesù aveva detto loro: « Il
Figliuol dell’ uomo sta per essere dato nelle mani degli uomini ed essi
Vuccideranno ».
Gesù aveva predicato loro la Cror-e ed essi avevano invece questionato fra di loro chi fosse il maggiore.
Il silenzio della Chiesa, di fronte
alla domanda del suo Signore, rivela la non comprensione della Croce, la mancanza d’umiltà e la sostituzione di un discorso mondano al
discorso divino.
H: * N!
Certo, Cristo parla e la Chiesa
tace.
Ma c’è silenzio e silenzio.
E se il silenzio della Chiesa è il
silenzio dei discepoli a Capernaum,
ben venga questo silenzio: è il silenzio della confusione, della confessione di peccato, del riconoscimento della nostra ignoranza e del nostro tradimento.
Dopo il fecondo silenzio di Capernaum, i discepoli non fan più
1 errore di temere di interrogare
Gesù: al v. 10 del cap. X è detto:
« e i discepoli lo interrogarono »; e
a poco a poco, attraverso altri errori ed altri pentimenti, i discepoli
impareranno a comprendere la parola del loro Signore, finché dopo il
Golgota e soprattutto dopo Pasqua
i discepoli torneranno per le vie del
mondo con un ben altro parlare.
Non questioneranno più fra di
loro.
La nostra Chiesa è oggi in silenzio perchè non sa che dire davanti
al suo Signore. Ma se il suo silenzio
è il silenzio di Capernaum, ben venga questo silenzio di grazia: davanti
alle nostre comunità si apriranno le
vie del mondo in cui esse non questioneranno più, ma evangelizzeranno.
Nella radiosa certezza della Resurrezione, i discepoli di Gesù uscirono di casa e si sparsero per il
mondo: molti andarono incontro al
martirio, ma sorsero le prime comunità. Sorsero per sola fede, per sola
grazia.
Roberto Jouvenal
Scuola Latina lii Pomaretlo
Offerte ’^Pro Scuola Latina'' ricevute dalla Direzione che. riconoscente^ ringrazia:
Griglio Sandra (Pomaretto) L. 15.000; Fam.
Bernard in mem. di Fernanda 10.000; Bleynal Enrico (Pomaretto) 2.500; Peter Corrado
e Alice 2.000; Laetsch Giovanni e Margherita 3.000; Tron Milena e Claudio (Massello) 5.000; Chiesa di Pomaretto 100.000;
Long Elvia (Inverso Pinasca) 5.000; Ferrerò
Valdo (Chiotti) 10.000; Tron Enrico (Pomaretto) 10.000; Tron Jolanda e Marco (Pomaretto) 10.000; Ilda Revel (S. Germano
Chisone) 5.000; Long Alice, Cesare, Adelina
(Pinerolo) 10.000; Rosso Silvana (Villar Perosa) 5.000; Giai Marinella (Abbadia Alpina) 4.000; Coucourde Paola (Inverso Pinasca) 5.000; Griglio Sergio (Chiotti) 10.000;
Arturo e Irma Rostagno (Pomaretto) 5.000;
Meytre Mauro (Salza)'2.000; Amalia Balraas
e figli in mem. Soulier Paolina ved. Balmas
5.000; Giai Marinella (Abbadia A.) 3.000:
Peyronel Silvio (Perosa A.) 5.000.
PERSONALIA
È nato ¡1 piccolo Danilo, secondogenito
del Pastore Marco Ayassot. Ai genitori e a
tutta la famiglia il nostro augurio affettuoso per questo bimbo.
GIUNGE A CONCLUSIONE UN LAVORO QUASI VENTENNALE
Il nuovo Innario evangelico italiano
Nel mese scorso ha avuto luogo a
Torre Pellice l’ultima riunione collegiale della Commissione per il nuovo
innario. Abbiamo creduto di far cosa
grata ai lettori intervistando i membri di tale commissione per sapere a
che punto è la preparazione del nuovo innario e quali criteri sono stati
adottati.
D. - La cosa che più ci preme sapere è
questa: a che punto siamo'/
R. - (Prof. F. Corsani, segretario della
Commissione) Abbiamo terminato nel corso di queste sedute l'elaborazione del materiale, testi e musiche, ed abbiamo deciso
altresì quale debba essere la veste esteriore
dell’innario, nonché di quali indici, tabelle
e indicazioni utili esso debba venire corredato.
D. - Di quanti inni si compone il nuovo
Innario?
R. - Di 284 inni, in confronto ai 306
dell’Innario cristiano 1922.
D. - Come mai 306? ¡I vecchio innario
non è composto di 330 inni?
R. - Certamente, ma dal 307 al 330 abbiamo gli inni per i bambini e Scuole Domenicali; abbiamo ritenuto sin dall’inizio
che una raccolta di inni per bambini debba essere preparata- da altra commissione,
formata anche da persone competenti nel
campo pedagogico. Inoltre sarebbe bene
che i futuri membri di chiesa imparassero
fin da bambini (con testi adatti alla loro
età, beninteso) le melodie che troveranno
. poi da grandi nell’innario; d’altronde molti
inni dei « grandi » sono adattissimi, così
come sono, ai bambini.
D. - Quante melodie del vecchio innario
si ritrovano nel nuovo?
R. - Bisogna distinguere: per i 284 inni
che formano la nuova raccolta vengono
utilizzate soltanto 176 melodie; si giunge
alla somma totale di 284 calcolando i bis
e i ter: vale a dire, molti inni hanno un
doppio o triplo testo, per il quale è adoperata la medesima melodia. Questo sistema è largamente praticato negli innari stranieri: per esempio, nell’innario in uso nel
Baden, una famosa melodia luterana ha
addirittura nove testi differenti. Noi abbiamo giudicato buona cosa adottare, sia
pure in misura ridotta, questo sistem.a, che
permetterà alle comunità di imparare presto e facilmente un buon numero di inni.
Ora, sulle 176 melodie utilizzate, 94 appartengono al vecchio innario, 82 sono nuove.
Gli inni dotati di melodie « vecchie » sono
in totale 146, quelli dotati di melodie
c( nuove » sono in totale 138.
D. - Che cosa si deve intendere per melodie a nuove »?
R. - (M° Italo Gratton. della chiesa metodista di Roma) Il termine « nuove » è
improprio e indica semplicemente: melodie
non contenute nell’Innario cristiano. Soltanto alcune di esse sono nuove nel senso
proprio di «composizioni originali»; inoltre non poche delle melodie dette « nuove »
erano già presenti in innari italiani precedenti all’Innario cristiano. La maggioranza
delle melodie nuove è stata presa da innari stranieri, quali lo svizzero Psautier
Romand, il francese Louange et Prière, l’innario svizzero di lingua tedesca, vari innari moderni tedeschi. Abbiamo consultato,
sia per la ricerca delle melodie, sia per la
documentazione sulle fonti, un grande numero di innari; oltre ai predetti, l’innario
delle chiese metodiste e valdesi del Rio de
la Piata, del 1962, il Cantate Domino, la
raccolta di Auguste Läufer, l’innario metodista inglese, l’innario presbiteriano scozzese, la raccolta curata da Ugo Janni, i
Canti della Riforma di Margherita FuerstWulle e molti altri ancora, sia moderni che
antichi, come per esempio il primo innario
in lingua italiana ad uso dei credenti evangelici d’Italia, stampato in Svizzera nel 1835.
D. - A quale tipo di melodia avete dato
la preferenza?
R. - Sebbene le nostre preferenze personali fossero per gli inni classici (salmi ugonotti e corali luterani) abbiamo ritenuto di
dover ricercare il massimo equilibrio nella
raccolta, aumentando di molto ii numero
di inni classici, ma aggiungendo anche non
poche melodie di epoca più recente, di
tipo, cioè, romantico; purché naturalmente
queste melodie si prestassero al tanto collettivo. fossero di stile non volgare ma
adatto ad esprimere argomenti sacri, non
facessero insomma troppe concessioni alla
cosidetta « orecchiabilità » che si confonde
spesso col cattivo gusto. Infatti non poche
delle melodie aggiunte da noi sono perfettamente orecchiabili ma nello stesso tempo
dignitose, anche senza essere classiche.
D. - A vete seguito particolari criteri nell’armonizzazione?
R. - Certamente. Anche se talvolta abbiamo riprodotto tali e quali certe armonizzazioni veramente ottime, di altri innari, abbiamo ritenuto per lo più di dare
alle varie « parti » deH'accompagnamento
una melodicità che fosse gradita al nostro
gusto italiano, e che ci risulta già ora molto apprezzata dai gruppi corali, da quando
è stato pubblicato il fascicolo di saggio.
D. - Potrà il nuovo innario contribuire
ad un arricchimento del culto?
R. - (Pastore Edoardo Aime, della chiesa valdese). Certo: posso rispondere citando due esempi: I) nel nuovj innario
avremo da 20 a 30 frasi liturgiche e dossologie, delle quali attualmente si sente vivamente la mancanza; la partecipazione
della comunità al culto, col canto, sarà perciò resa più ricca e varia; 2) una maggior
Un'intervista con i membri della Commissione per il nuovo Innario chiarisce
le linee su cui si è lavorato, dal 1950 ad oggi — La raccolta sarà un poco inferiore, per numero di inni, a quella precedente, ma molto più utilizzabile e
permetterà certamente un arricchimento del nostro culto.
rispondenza fra i cantici cantati dall’assemblea e e l’argomento della predicazione potrà essere attuata grazie alla chiave analitica degli argomenti : questo particolare elenco di argomenti sarà utilissimo per i pa-.
stori e predicatori laici, i quali troveranno
per ogni argomento trattato nell’innario
l’indicazione relativa non solo all’inno ma
anche alle strofe in cui tale arpcmento é
contenuto.
D. - Quali criteri sono stati seguiti nella
preparazione dei testi?
R. - (Pastore P. Paolo Grassi, della chiesa metodista). Abbiamo cercato da un lato di rispondere all’esigenza che ci fossero
inni adatti per il maggior numero possibile
di argomenti e di occasioni. Perciò ci siamo
dati una traccia di indice per argomenti
molto dettagliata, ed abbiamo quindi fatto
il possibile per coprire ognuno degli argomenti prefissati. D’altro lato, si é cercato di
rendere il linguaggio dei testi più vivo e
moderno, più preciso e più chiaro, curando con attenzione di non uscire da una rigorosa fedeltà al messaggio biblico. 11 nostro lavoro é stato più semplice nel campo
delie traduzioni da lingue straniere, sebbene
molte espressioni, particolarmente inglesi e
tedesche, risultino impossibili da rendere
nella nostra lingua. Molti testi italiani contenuti nel vecchio innario hanno dovuto
essere ritoccati, e siamo grati agli autori o
ai loro eredi, che gentilmente ce ne hanno
concesso l'autorizzazione. Analoghi ritocchi ai testi erano stati d’altronde già effettuati dalla commissione che redasse l’Innario cristiano, ed è logico, giacché la lingua si evolve continuamente, e ciò che
ieri pareva semplice e spontaneo, oggi ci
appare artificioso ed enfatico. Un altro
aspetto del lavoro dei testi è questo ; la necessità di rendere i testi aderenti alla musica, sia come accenti, che come fraseggio
e come atmosfera espressiva. Ci rendiamo
ben conto di non aver raggiunto la perfezione, ma attraverso 15 anni di lavoro abbiamo affinato la nostra sensibilità ed acquistato un’esperienza preziosa che ci ha
agevolato assai il compito delle revisione
generale, ultimamente effettua <
D. - Quanti anni è durato il lavoro della commissione, e come si è svolto, a
grandi linee?
R. - Dal 1950 al 1955 si è fatto il lavoro critico del vecchio innario, cegliendo
quanto era da conservare nella nuova i recolta; dal 1952 ad oggi la ofincvmmissio
ne musicale ha riveduto tutte 'e armonizzazioni degli inni vecchi e scelto le nuove melodie che, se necessario, venivano riarmonizzate; dal 1957 al 1967 la sottocommissione testi ha elaborato man mano ' testi nuovi e ritoccato quelli vecchi che sono ati
conservati. Diversi testi del vecchio innario sono stati mantenuti nel nuovo, ma con
melodia diversa, più adatta al loro car.atlcvc
sacro.
D. - Il nuovo Innario si presenta dunque
come uno strumento efficace per le nostre comunità e come un’opera di carattere
soprattutto pratico?
R. - (M° Beiforte, della chiesa battista
di Torino). Certamente, esso non e non
vuole essere un lavoro scientifico; tuttavia
noi abbiamo posto ogni cura perchè nella
sua veste formale l'innario si mostri improntato ad un criterio di estrema correttezza. Certe regole di armonia non sono
nate da un puro e semplice diletto di
astratti cultori della scienza musicale, e noi
abbiamo inteso applicarle non tanto per
uno scolastico rispetto al canone, quanto
piuttosto perchè le melodie dei nostri nini
si possono presentare in un discorso musicale chiaro, logico e scorrevole, e pniL-iò
più comprensibile. Così pure le indica-;oni
pratiche agli organisti e ai direttori di coro,
e le indicazioni metronomiche tendono a
migliorare il nostro canto sacro, a libe- ire
le assemblee da certi pregiudizi inutili oltre che dannosi; in una parola, speriómo
che le nostre assemblee capiscano sco: ore
meglio che i concetti e i sentimenti :rligiosi vanno espressi anche con la nn ica
e coi valori proprii della musica, che ono
il tempo, l’armonia, il fraseggio, l’esprc .none; e che perciò anche queste cose vr no,
per quanto possibile curate.
Siamo molto riconoscenti ai membri
la Commissione per il nuovo innario,
aver risposto alle nostre domande.
molti anni, hanno concluso il loro la.
e intuiamo quanto esso li ha iinper
Siamo certi di esprimere il sentimento
evangelici italiani, dicendo loro la ir
viva gratitudine; confidiamo che q- :
rt grazie » sarà loro detto nel modo
concreto dall’accoglienza che il nuovo
nario riceverà nelle comunità — pr,
speriamo, dopo un sollecito lavoro di ,v.
pa. E, a giudicare da come sono stati
colti i fascicoli di « saggi », possiamo
senz’altro sin d’ora che sarà co.sì.
ìelper
>po
■ ro.
Iti.
gli
Ira
sto
più
,'noo,
on-:iciire
IERI E OGGI
Federazione del lavor
Il prossimo novembre avremo a Milano
l’Assemblea costituente della Federazione
— un tema ricorrente nella storia evangelica italiana di questi ultimi cento anni,
che sembra infine sfociare sotto i nostri
occhi in qualcosa di concreto.
Val la pena, a proposito di Federazione,
riportare le riflessioni — in parte ancora
valide — del Témoin (/'Eco-Luce di allora),
condivise da Italia Evangelica (U Nuovi
Tempi di allora — grosso modo), al seguito della Assemblea dell Alleanza Evangelica tenutasi a Firenze presso il Teatro
.Salvini di Via dei Neri, dal 4 al 12 aprile 1891.
L’ultimo numero del Témoin manifesta le sue « impressioni » circa l’Assemblea della Alleanza Evangelica, testé radunatasi in Firenze. Fra queste
impressioni ve n’ha una, condivisa da
noi e molto probabilmente da tutti i
nostri lettori : vogliam perciò farla conoscere.
« L’Assemblea dell’Alleanza Evangelica ha fatto più che mai sentire le
miserie della nostra evangelizzazione
italiana. I rapporti tra le diverse denominazioni che vi lavorano non sono
sempre quali esser dovrebbero. Qua,
ci si dà l’aria di non vederci; là invece, ci si tien l’occhio addosso anche
troppo, con un po’ di gelosia l’un dell’altro. In nessun luogo sembra esservi un’intesa seria per non nuocerci a
vicenda, e annunziare l’Evangelo al
maggior numero possibile di persone.
Tuttavia, non bisogna esagerare il male. 'Vi sono località in cui è meno sensibile che in altre; in niun luogo però
è tale che non metta conto di ricercare un rimedio.
« Qual sarà questo rimedio? — La
fusione di tutte le opere di evangelizzazione, la creaz one di una Chiesa
Evangelica unica? — No, questo non
sarebbe desiderabile, e per molte ragioni che non possiamo enumerare
qui. In ogni caso sarebbe impossibile.
La Chiesa Valdese e la Chiesa L’bera
potranno — giova sperarlo — riprendere il progetto d’unione; ma, fintantoché i nostri amici forestieri si spartiscono in casa loro, in Chiese wesleiane, metodiste episcopali, battiste di
due tendenze, come potranno essi rinunziare ad avere, in casa nostra, missioni disfnte? A parer nostro, la fusione delle Chiese in Ital'a non potrà
essere mai altro che la conseguenza
della fusione delle Chiese operata in
paesi protestanti.
« È dunque inutile porre d nanzi agli
occhi nostri uno scopo ineffettua iiile.
e. Io ripetiamo, non desiderab le o
ecco a che dovremmo impegnarci lUi
e con tutto il cuore: a formare ma
federazione del lavoro (cooperaz une)
tra le diverse denominazioni c a
re relazioni amichevoli tra gii o'ierai
e tra i membri delle Chiese d
non considerare come un casus li
il passaggio di un fratello da una itenominazione all’altra; ricoco c
propri difetti e comportare quell: 'lei
vicino; pregare, sì, pregare mono gii
uni per gli altri, e soprattutto non
aver di mira che la gloria e l’increni unto del regno del nostro amatissimo
Maestro s Salvatore Gesù Cristo.
« La Missione evangelica in Ilaiia
riuscirà se avrà per condizione indispensabile la collaborazione cordi'ale
di tutti quelli che in essa lavorano ».
H. Meillc
(Italia Evangelica, del 16 maggio 1891).
Cristiani
nell'URSS
MOSCA (bip) - Secondo i dati fornili dal
Giornale del Patriarcato di Mosca, l’insegnamento teologico è stato dato nel corso
deU’anno 196fi-67, in tre seminari (MoscaZagorsk, Leningrado, Odessa) e in due accademie (Mo'sea-Zagorsk e Leningrado). 11
monastero di Poteiaev, di cui era stata ventilata la chiusura, « continua ad essere utilizzato come monastero e ospita una trentina di monaci».
Bd ecco una statistica battesimale. In un
opuscolo intitolato « Problemi coinrenti del
Materialismo Storico », pubblicato a Mosca nel 1966, si può leggere; « Perchè continua a sussistere l’abitudiine di battezzare i
bambini? A Leningrado e nel suo distretto,
ad esempio, tale costume è ancora assai
diffuso. Durante l’anno scorso il 25 ’,, dei
neonati sono stati battezzati; tale percentuale è oggi in diminuzione. Perchè tale
abitudine sussiste? Per varie ragioni. Alcuni ■— circa r8'V, — hanno fatto battezzare i propri figli per convinzione religiosa.
I giovani genitori lo fanno perchè la nonna
dichiara che in caso contrario non si occuperà dei piccoli. Gli altri lo fanno per
tradizione ».
3
1 settembre 1967 — N. 34
pag. 3
Missione in una socieià dinamica I prinii Valdesi erano eretici?
E ancora giustiFicata la presenza di missionari occidentali nei paesi del Terzo Mondo?
È ancora giustificata la presenza di missionari occidentali nei paesi del Terzo Mondo? Da molte parti si dà una risposta negativa a questa domanda.
Si dice; vi sono ora in tutti i paesi del
mondo dei nuclei di cristiani che bastano
ad assicurare la testimonianza cristiana in
mezzo ai pagani. Attraverso secoli ci era
stato trasmesso l'ordine di Gesù: « Mi sarete testimoni fino alle estremità della terra»; ora, noi occidentali, lo trasmettiamo
alle chiese indigene create dalle nostre varie
società missionarie. D’altronde già in parecchie regioni, come la Cina, la Malesia
e il Sudan, le autorità governative hanno
espulso i missionari occidentali.
Si dice ancora che non è ben chiaro quale può essere il contributo specifico che i
missionari occidentali possono portare all’opera di Dio in Africa o in Asia o in
Oceania. Se si tien conto delle critiche severe e dure rivolte ai missionari del passato e alle accuse di identificazione col colonialismo dei paesi europei, sembra che il
fatto stesso di essere occidentali li escluda
da un’opera efficace di testimonianza cristiana. In questo contesto è particolarmente interessante il libro di recente pubblicazione, del pastore. J. Rossel, presidente della Società delle Missioni di Basilea, uno
studioso competente dei problemi missionari, la cui discussione teorica affonda radici profonde nella realtà vissuta durante
13 anni di attività missionaria nell’India
Meridionale. Il libro, intitolato « Missione
in una Società Dinamica » (1), è ricco di
osservazioni originali sui vari problemi delTopera presente, e termina con alcuni consigli pratici per chi intendesse andare a
servire oltremare. D’altronde non soltanto
la parte pratica, ma tutto il libro, dovrebbe
essere letto e meditato da chi intendesse
andare a lavorare nel Terzo Mondo, non
necessariamente come missionario della
chiesa, ma in quanto cristiano che va a
guadagnarsi la vita come insegnante o come tecnico.
Quello che ci interessa qui in particolare
è la giustificazione che il Rossel dà ad una
presenza missionaria occidentale nei paesi
del Terzo Mondo, accanto a e in collaborazione con le chiese già esistenti. Dopo aver
descritto la situazione in cui si trovano gli
stati diventati indipendenti di recente, per
i quali la fine del regime coloniale è stata
sì una liberazione, ma ha anche segnato
per loro l’inizio di una tappa difficile della
loro evoluzione, poiché devono in pochi
anni fare le esperienze che gli occidentali
hanno percorso in vari secoli, il Rossel riassume così la situazione presente della missione cristiana;
« Essere cristiani è essere missionari di
un ordine rivoluzionario. Questa condizione generale assume una acuità particolare
nel Terzo Mondo che vive attualmente
quella che si può chiamare una rivoluzione
totale, perchè sta attraversano una serie
ai rivoluzioni che per l’Europa han durato
1500 anni. Per assisterli in questa rivoluzione, alla quale essi non possono sottrarsi,
anche se lo desiderassero, i popoli del Terzo Mondo aspettano dall'Occidente, che ne
è la prima causa, un aiuto efficace, che
non consista soltanto in materiale vario, o
in soluzioni economiche, ma soprattutto
in uomini capaci e devoti disposti ad assumere con loro i rischi della loro situazione.
E più ancora, i cristiani del Terzo Mondo
ci pongono una domanda molto imbarazzante sul significato teologico delle rivoluzioni in mezzo alle quali essi si trovano» (pp. 61, 62).
Dare una risposta a questo quesito, e
in tal modo aiutare questi nostri fratelli a
capire il significato della loro situazione
alla luce della Parola di Dio e del Vangelo
della Salvezza in Gesù Cristo, tale appare
al Rossel l’impegno missionario richiesto
alla nostra generazione.
L’autore presenta tutta l’opera di Dio nel
mondo come una azione dinamica, che tende alla salvezza totale dell’umanità, e stabilisce un parallelo tra questa azione e la
dinamica che agita le nazioni in lotta verso una società migliore e un avvenire più
Sicuro. Ma ad un certo punto la marcia
negli uomini che credono in un avvenire
migliore, ma con una fede incompleta (che
l’A. chiama « une para-foi »), porta al fallimento perchè essi attribuiscono un valore
assoluto alle strutture che per la loro propria natura sono contingenti e cadono quindi inevitabilmente o nel fanatismo o nello
scetticismo.
Soltanto la fede in un Dio creatore, che
ha fatto alleanza con l’uomo in Cristo
Gesù, e nelle sue promesse, di cui noi vediamo già i segni in quelle realizzazioni
parziali ispirate all’amore sincero del prossimo. e uno spirito di servizio e di consacrazione cristiana, danno un significato alla lotta dell’uomo per un avvenire migliore (p. 81).
Vi fu un tempo in cui la giustificazione
fondamentale della missione era « la salvezza delle anime e la fondazione di nuove
chiese»', questa sussiste pienamente anche
DONI RICEVUTI
PER ECO-LUCE
Da Torma: Itala Beux 400; Enrichetta
Conte 2.000; Sergio e Niny Travers 500;
Bartolomeo Soulicr 500; Giuseppe Cigersa
500; Franco Operti 500; Guido Botturi
5.000; Paolo Caruso 250; Federico Paglioni
500; Arturo Pascal I.OOO; Silvio Benelli 200;
Guido Bounous 500.
Da Milano: Giorgio Neumann 500; Giovanni Brunetto 200; Albertina Corsini
2.500; Madeleine Revel 500; Celio Longhi
500; Ferdinando Rapezzi 500; Enrico Pavoni 500.
Da Firenze: Maria Luisa Villani 500; Edina Comba 500; Nicla Fioriti 500.
Grazie! (continua)
oggi, ma è incompleta, dice il Rossel (p.
106). Dobbiamo riferirci alla formula data
dall’apostolo Paolo in Colossesi 1 v. 28:
« ...quel Cristo che noi proclamiamo; ammonendo ciascun uomo, ammaestrando in
ogni sapienza, affinchè presentiamo ogni
uomo perfetto in Cristo».
« Questa perfezione, dice il Rossel, risulta dall’integrazione nel grande movimenmento d'amore di Dio verso tutti gli uomini, che ha come meta la comunione di tutti tra di loro e con Dio... La meta della nostra azione deve essere questa: permettere
agli altri di trovare un posto nella grande
fratellanza dei figli di Dio » (pp. 107-108).
La via per giungere a questa meta FA.
la indica nelle pagine che precedono, quando caratterizza l’azione di Dio per la salvezza degli uomini, e la missione di Cristo
che « con la sua vita in mezzo agli uomini,
la sua morte e la sua risurrezione ha svelato l’ostacolo che impedisce agli uomini
di rispondere con tutto il loro cuore all’offerta che Dio fa loro... il peccato, il cui
frutto è la morte ». Questo ostacolo è stato
vinto dal Cristo con la sua obbedienza fino alla morte della croce; così pure l’obbedienza della fede, che è dono di sé e consacrazione al servizio, è la via che conduce gli uomini al posto che è loro riservato
nella grande fratellanza dei figli di Dio (pp.
73 e 74).
Così il Rossel inserisce nella società dinamica contemporanea il messaggio del
Vangelo e giustifica la presenza di missionari occidentali nei paesi del Terzo Mondo. Ma mi pare che da questa posizione,
che si giustifica pienamente nella situazione
attuale, la cristianità dovrà fare un passo
innanzi, e superare le categorie « mondo
occidentale e terzo mondo ». A questo riguardo mi sembra che l'impostazione data
dai suoi promotori all’« Azione Apostolica
Comune » (di cui abbiamo parlato spesso
su queste colonne), contenga un messaggio
profetico per tutte le chiese cristiane, in
vista di un nuovo modo di intendere la
Missione. Questa comporta la visione di
un fronte comune che si ritrova in tutte le
nazioni occidentali e non occidentali, su
cui devono essere impegnate tutte le forze
cristiane, ognuno recando il contributo dei
suoi doni particolari, là dove può essere
particolarmente utile. Inquadrata in questa
visione più larga e comprensiva, la tesi dell’A. appare pienamente valida, in quanto
applicata ad un momento storico definito e
alla soluzione di un problema particolarmente grave della nostra epoca.
Roberio CoiS&ON
(1) Mission dans une société dynamique,
di I. Rossel. Editori Labor et Fides, Genève 1967. pp. 154. L. 2.040.
II 20 c.m., nell’aula Sinodale di Torre
Pellice, si è avuta la riunione annuale della
Socieià di Studi Valdesi con una interessante esposizione del Prof. Giovanni Gönnet sul valdismo primitivo. 11 tema era di
alto interesse e costituiva un notevole apporto alla dibattuta questione se i primi
valdesi debbano essere conside;M' eretici
o no. Le ultime ricerche, che hanno avuto
come contributi fondamentali gli studi presentati a Fanjeaux (Francia) e i numerosi
lavori del Prof. Gönnet (in questi giorni,
edito dalla Claudiana, è uscito un volume
su « Le confessioni di fede valdesi »), permettono di dare alcune risposte a questo
interrogativo.
L’oratore ha riesumato i dati offerti dalle primissime fonti e soprattutto dal Lihei
antiheresis di Durando de Osca (scritto da
quest'ultimo prima del suo rientro nel girone della Chiesa Romana), secondo i quali il movimento originario di Valdo (dall’oratore sempre citato sotto la forma Vaidesio che sembra sia stato il vero nome
del fondatore dei Poveri di Lione) fu l’imperativo della predicazione a livello popolare, sulla base di pochi testi del Nuovo
e dell’Antico Testamento, corroborati da
citazioni dei quattro grandi dottori della
Chiesa Agostino, Girolamo, Ambrogio e
Gregorio Magno, tradotti letti e spiegati in
lingua volgare. Tale predicazione laica, fatta in origine soIe per suppli re ad una
grave negligenza del clero locale, aveva per
contenuto l’invito pressante al ravvedimen
fiuiiiiiiiiuimiiiiiiimiiiiiiiiiiimiiiiiiiii
Sulle origini dei Valdismo
Nei successivi colloqui di Fanjeaux procede il discorso e si approfondisce l’esame
sulle origini del movimento Valdese nel quadio religioso e politico dell’epoca
« Vaudois Languedociens et Pauvres Catholiques » è il titolo del 2^ dei quaderni di
Fanjeaux,* che contiene i 13 studi presentati neli’ultima settimana di luglio del 1966,
ai 2o colloquio tenutosi in quella città della
Francia meridionale, ad ovest di Carcassonne : colloquio consacrato allo studio scientißco della Linguadoca religiosa del XIII secolo, sotto il patronato deiristituto Cattolico
di Tolosa e di altri Istituti Universitari.
Costituiscono la prima parte del volume i
primi 4 di questi studi, che si occupano minuziosamente « delFambiente sociale ed economico della Linguadoca », del « problema
della povertà nel XII secolo », di comV esso
era visto dai teologi e canonisti della 2a metà del secolo » e « delFideale della povertà
nei XII secolo a Tolosa » : situazioni e problemi che possono, come già mezzo secolo fa
aveva scoperto e ampiamente sviluppato il
Volpe, giustificare alcune circostanze del sor.
gere e dello svilupparsi della eterodossia nel.
la regione llnguadociana del XII e in parte
del XIII secolo, come dei successivi movimenti francescano e domenicano.
^ ^ ^
Apre la seconda parte del volume lo studio chiaro e persuasivo del prof. G. Gönnet,
specialista sulle origini del movimento valdese, su « la figura e l’opera di Vaudès nella
tradizione storica e secondo le ultime ricerche », fino alla morte del fondatore del Valdismo, che dagli studiosi si fissa oggi fra il
1205 ed il 1207, e non più verso il 1218,
come si riteneva nel non lontano passato.
Notiamo, en passant, che in tutti i contributi al presente quaderno, si adopera
esclusivamente il termine Vaudès ed i suoi
derivati (compreso il brutto Vaudéisme, per
10 più sostituito con un più eufonico e persuasivo Valdésisme o Valdéisme), anche se,
come ricorda il Gönnet nel suo recente (( ^Valdensia », fra le primissime notazioni conosciute del nome dell’eresiarca lionese, ci sono
quelle di Vald'es e di Valdo (1202).
li * *
Seguono due capitoli intorno alle « caratteristiche del primo movimento valdese e cri.
si nel corso della sua espansione » e alle
« discussioni suU’apostolicità fra 'Valdesi, Cattolici e Catari », in cui l’autore, con estrema
chiarezza e rigore dimostra come il primo
scopo del movimento valdese fu la predicazione della Parola nella cattolicità dell’epoca;
m.entre la lotta contro il movimento cataro
venne solo in un secondo tempo. Quando gli
eventi costrinsero i seguaci di 'Valdès o Valdo (o una parte di essi) a fuggire da Lione
e a ritirarsi nel sud della Francia, dove appunto s’incontrarono con i Catari, con i qua.
11 spesso sono anche assimilati e confusi.
L’autore, K.-V. belge, di Heidelberg, così
conclude il suo studio ; <c la gerarchia apostolica [romana] che all’inizio aveva dato il
suo consenso per una vita di povertà apostolica e di predicazione itinerante, in seguito
■vi si oppose in virtù del suo potere giuridico discrezionale, pretendendo una obbedienza
formale in virtù della successione apostolica.
Quando tale obbedienza le viene ricusala,
essa combatte esplicitamente la missione valdese ritenuta come vocazione da parte di
Dio, in quanto la disobbedienza aH'ordine
di non predicare viene a dimostrare, per lei.
che la missione non è divina ».
« «
Dopo questi tre studi centrali sui Valdesi
del XII secolo in Linguadoca, troviamo altri
due studi: un accurato lavoro del p. Vicaire
su « rincontro a Pamiers delle correnti valdese e domenicana » (1207) e uno studio di
G. M. de Llobet su « Pamiers alTinizio del
XII secolo ». Incontro o colloquio che fu una
disputa teologica e apologetica fra cattolici
da una parte e dissidenti valdesi dall’altra.
Esso si concluse con la defezione di questi
ultimi guidati da Durante de Osca, e che
presero poi il nome di « Poveri Cattolici »,
per anni ed anni ancora confusi con i Val
desi. Ed uno dei relatori, il Dossat, crede ohe
avessero già in precedenza e segretamente de
ciso di rientrare nelle fila della Chiesa ed
avessero organizzato l’incontro-scontro pubblico di Pamiers, il cui risultato finale era
già scontato, per dare una grande risonanza
alla conversione del gruppo di Durante de
Osca.
:!: ^ *
I « Poveri Cattolici » sono oggetto della
terza parte del volume che comprende : una
rassegna minuziosa di Y. Dossat riguardante
« i Valdesi meridionali secondo i documenti
della Inquisizione »: la quale rassegna constata come nella diocesi di Tolosa e di Carcassonne, nella prima metà del XIII secolo,
risulti piuttosto scarsa ivi l’attività dei « Po.
veri di Lione », che invece risulta attiva nel.
la Provenza e nella valle del Rodano. (Più
lontane, osserviamo noi. della zona in cui si
stava effettuando l’efferata strage degli Albigesi). Sembra inoltre che nel Tolosano i
Valdesi seguissero una dottrina meno radicale di quella presa di mira da Alano di Lilla, ma la cui base era pur sempre un ideale
di povertà evangelica, la condanna delle
grandi ricchezze del clero, il rifiuto dell’autorità dei preti indegni e la rivendicazione
per tutti del diritto di predicare l’Evangelo.
Segue un ulteriore lavoro del Selge su
« l’ala destra del movimento valdese e la na.
scita dei « Poveri Cattolici » e dei « Poveri
Riconciliati », nel quale lo studioso di Heidelberg ipotizza un’ala destra valdese fedele
alla Chiesa che desiderava migliore di quanto essa fosse e fedele all'ideale apostolico di
Valdo o Valdès, la quale finì poi, fra il 1207
e il 1210, per riconciliarsi con la Chiesa, assieme ai due loro capi. Durante de Osca e
Bernardo Prim. Mentre gli altri Valdesi,
quelli del centro, di uguale tendenza originaria. e quelli di sinistra, più decisamente
ostili alla Chiesa, non solo si astennero dal
compiere quel passo, ma finirono per radicalizzare le ragioni del loro contrasto, man
mano che ITnquisizlone e la Chiesa abbandonavano il sistema della persuasione amorevole (che era stata quella di S. Domenico e
dei suoi seguaci immediati), per la costrizione e la persecuzione crudele e sanguinaria.
Dopo la orrenda crociata contro i Catari
del sud della Francia, conosciuti col nome
dì Albigesì, si accentuarono la repressione
e la lotta accanita contro i dissenzienti d’ogni
origine e luogo. Sì che i Valdesi del mezzogiorno francese non aspettarono, dopo la tormenta abbattutasi sugli Albigesi, che la
Chiesa, con le stesse intenzioni, sì rivolgesse
contro di loro: abbandonarono perciò la
Francia mediterranea e, come vuole la tradizione più antica, cercarono un luogo di rifugio e di salvezza in direzione della regione
alpina franco-sabauda.
A ino’ di conclusione degli studi presentati alla 2a settimana di Fanjeaux, segue il
capitolo « Valdesi e Poveri Cattolici contro
i Catari » (1190-1223) del p. Vicaire.
Lavoro che dimostra quale sia stato l’iinpegno dei Valdesi della Linguadoca contro
i Catari, attraverso Tesarne degli scrìtti di
Durante de Osca e dei suoi compagni valdesi, accanto alla refutazione dei loro avversari. E in netto contrasto con le conclusioni
del Selge nello studio precedente, il p. Vicaire a sua volta conclude osservando che in
tale divergenza di giudizio, « si toccano quel,
le profondità ove il giudizio dello storico si
riferisce. nelTapprezzare ciò che è cristiano,
a scale di valore che non sono del lutto identiche per un protestante e per un cattolico ».
E noi, dopo aver letto con attenzione le re.
lazioni su ricordate ed aver notato come in
alcuni scritti siano, a nostro avviso, eccessive le espressioni dì dubbio, di esitazioni e di
supposizioni a base di « sembra, potrebbe, si
può immaginare, si vorrebbe, è possìbile, può
essere stato, può darsi », ecc., aderiamo in
loto a tale giudizio eufemistico del p. Vicaire e riteniamo per lo meno prematuro lo
embrassons-nous su atteggiamenti e fatti sui
quali la storia è finora assolutamente muta.
^ ^ ^
Chiude il volume uno studio sintetico assai chiaro sul « Centenario della nascita di
Jean Giraud, storico del XII secolo religioso
in Linguadoca », con particolare riferimento,
fra le varie opere dello scrittore cattolico
francese, ai suoi due volumi (non è mai sta.
to terminato il 3«) sulla « Storia dell’Inquisizione del Medioevo ».
Teofilo G. Pons
* Vaudois languedociens et pauvres catholiqiies. Cahiers de Fanjeaux 2. Toulouse,
Ed. Privat, 1967, 16°, pp. 307. L. 3.500.
iiiiimiimiiiiimiiiiimiiitiii
Ass. Hai. per la Liberia Religiosa
L’Assemblea generale dell’A.L.R.I. (Asso-ciazione per la libertà religiosa in Italia)
convocata a Milano il 19 giugno, ha deliberato il trasferimento della sua sede da Roma
a Milano ed ha nominato i componenti del
nuovo Consiglio direttivo chiamando a farne
parte i seguenti soci (che qui si indicano
per ordine alfabetico): Alessandro Bausano ■
Iberto Bavastro - Mario Berutti . Lamberto
Borghi - Emilio Borsoni - Lidia Borsani Guido Calogero . Aldo Capitini ■ Paolo Faesiti — Anna Rosa Gabualdi - Alessandro Ga.
laute Garrone - Emilio Honegger - Arturo
Carlo Jemolo . Maria Attardo Magrini . Carlo Oliva - Giorgio Peyrot - Leopoldo Piccardi - Luigi Rodelli Bruno Segre.
L assemblea ha inoltre deliberato l’organizzazione del V convegno nazionale della
Associazione sul tema « Il Concilio Vaticano II e la libertà religiosa in Italia ».
Il nuovo consiglio direttivo, riunito a Milano il 26 giugno, ha eletto presidente della
Associazione l’Avv. Mario Berutti di Torino,
e segretario generale il prof. Luigi Rodelli di
Milano e ha dato incarico alla giunta esecutiva di provvedere alla preparazione del con.
vegno nazionale pe
tobre a Milano o a
il prossimo mese di otRoma.
to e alla conversione immediata, premesse
necessarie per compiere opere buone, in
mancanza delle quali nessuno sarà salvato,
vedi Giacomo 11: 17 (« la fede senza opere
è morta »); e l’opera buona era considerata essenzialmente quella che si fa a prò dei
«fratelli minimi di Cristo» (Matt. 25; 31-46).
Per fare ciò, il predicatore valdese, itinerante, dev’essere povero, e se ricco deve
spogliarsi dei propri beni, in modo da essere libero da qualsiasi preoccupazione o
sollecitudine terrena, non curante del domani come gli uccelli del cielo e i gigli dei
campi, al cui vitto e vestire quotidiani penseranno i fratelli in fede, e cosi egli potrà
dedicare tutto il suo tempo alla preghiera
e alla lettura meditazione e predicazione
della Parola di Dio. Tutto ciò è inteso da
Valdesio e dai suoi seguaci come vocazione e grazia personali ricevuti direttamente
da Dio, non in opposizione alla Chiesa docente, ma come complemento dell’opera
sua , sempre che essa non voglia — come
purtroppo farà ben presto — opporre
il suo magistero e la sua disciplina canonica e limitare tale mandato apostolico,
giungendo persino al divieto di predicazione, alla scomunica, al bando da Lione e
alle condanne successive per scisma e poi
per eresia, condanne che i primi Valdesi
stimarono subito come illegittime. I! monito dell’apostolo Pietro al Sinedrio di Gerusalemme (Atti 5: 29: «Conviene ubbidire a Dio piu che agli uomini ») assumerà
ben presto per loro il senso esclusivo di
ubbidire ormai solo a Dio, dato che gli
uomini — cioè le gerarchie ecclesiastiche —
non vogliono riconoscere e accettare le vocazioni rivolte direttamente da Dio a
semplici laici. In questo senso, pur riconoscendo che i primi Valdesi intesero rimanere ortodossi nel seno della Chiesa del
loro tempo, operando al suo interno come risveglio delle coscienze in vista della
salvezza di ogni creatura (Marco 16; 15),
essi furono giudicati come scismatici nel
1184 e condannali definitivamente come
eretici nel 1215, proprio perchè, in ottemperanza al mandato di Cristo affidato agli
apostoli, essi vollero ad ogni costo predicare in volgare al popolo senza l’autorizzazione esplicita delle autorità ecclesiastiche
locali. Perciò — concluse l’oratore — se
Valdesio e i suoi primi adepti non si considerarono affatto eterodossi, tali furono ritenuti dalla Chiesa Romana, e sotto questo
profilo e nel contesto storico in cui operarono — indipendentemente dagli sviluppi
che tale atteggiamento ebbe più tardi sul
terreno dogmatico ecclesiastico e liturgico
presso i vari gruppi della vasta diaspora
valdese — essi si possono a buon diritto stimare come veri e propri precursori e preparatori delle proteste successive dei Vicleffiti,
Ussiti, Taboriti e Riformatori del secolo XVI.
Al termine della conferenza e dopo
l’esposizione del bilancio finanziario, il Professor A. Armand-Hugon ha tracciato le
linee di lavoro della Società per il prossimo
anno, prospettando tra l’altro una nuova
impostazione del congresso di studio sui
movimenti ereticali, che quest'anno, per
motivi di indole organizzativa, non ha potuto aver luogo.
La novità di quest’anno è stata l’impostazione dello studio per una ristrutturazione del Museo Storico Valdese, che dovrà essere ampliato e comprendere anche
una sezione ove sarà esposto il materiale
raccolto negli ultimi decenni dai Prof. Giovanni ed Attilio falla e dal Prof. Paolo
Paschetto.
Quali saranno i criteri con i quali la Società di Studi Valdesi vorrà iniziare e portare a termine quest’opera?
11 problema appare molto complesso,
non solo dal punto di vista finanziario (vedi la nuova impostazione dalla Tavola Valdese per un risanamento del bilancio della
Chiesa), ma anche perchè ogni decisione
coinvolge non solo la variabilità deH’interpretazione della storia ma anche il senso
ultimo di ogni fatto storico.
Questi problemi saranno presentati sul
nostro giornale prossimamente e dovranno
essere dibattuti. È apparso molto chiaramente che si udranno tutte le voci che vorranno dare un contributo, poiché il Museo dovrà essere l’espressione di tutta la
Chiesa e non solo di un suo settore,
Dario VitstESE
NOVITÀ’ CLAUDIANA
Un
della
nuovo volume della « Collana
Facoltà Valdese di Teologia»:
GIOVANNI GÖNNET
— Le confessioni di fede valdesi prima della Riforma
8“, pp. 200, L. 2.400.
Grazie ad una attenta analisi delle font
di parte valdese (lettere, resoconti ecc.) e d
parte inquisitoriale (« confessioni », liste d
« errores », processi ecc.) — accostate e coin
parate come in un paziente lavoro di mosai
co — riappaiono i contorni ora più ora me
no neliulosi della fede valdese originaria
L’opera costituisce, in un certo senso, i
« prolegomeni » all'« Enchiridion Fontium
Valdensium » dello stesso autore, di cui è in
preparazione il 2« volume. Uno studio fondamentale per la conoscenza del movimento
valdese medievale.
La ristampa, riveduta e corretta dell’
— Annuario Cristianesimo Evangelico 1967-68
16”, pp. 220, L. 600.
Esauritasi in due settimane la prima edizione, è stata predisposta questa riedizione,
riveduta e corretta; per quanto possibile sono
stati inclusi negli indirizzi dei Pastori i numeri del Codice di Avviamento Postale.
Sono
tano:
— Valli nostre 1968
in preparazione e si preno
Tredici grandi quadricromie, e indirizzario delle Chiese. L. 650 la copia. Il calendario si pubblica in quattro edizioni : italiana, francese, inglese e tedesca; specificare la
lingua desiderata.
— Agenda Biblica 1968
L’opuscolo n. 12-13 (doppio) della
collana « Attualità Protestante » :
ROLAND DE PURY
— Vita sessuale e matrimonio - Libertà in due
Sommario : Significato e mistero della sessualità — Difesa delia se.ssualità — Il frutto
proibito — Il fine del matrimonio — La libertà della coppia — Il rischio permanente
della scelta e il divorzio — Matrimonio in
due tempi'? — Fedeltà — Aver tempo —
Eterosessualità - - Prima del matrimonio —
Celibato — Quanti figli?
Il volumetto n. 14 della « Piccola
Collana Moderna»:
KARL BARTH
— Domande a Roma - Ad limina
apostolorum
Ija visita « .segreta » di Barth in Vaticano
e il testo delle domande critiche da lui formulate in quella sede, in riferimento ai vari
documenti del Concilio Vaticano IL
Ordinazioni e prenotazioni alla Editrice Claudiana, Via Principe Tommaso 1, 10125 Torino, c.c.p. 2/21641.
4
Dag. 4
N. 34 ^— 1 settembre 1967
TORRE PEI,LICE
Incontro di maestre
di Scuole Materne Evangeliche
minicronaca
Mercoledì 16 agosto ha avuto luogo, come
previsto, il suddetto incontro che ha riunito
alcune delle Maestre delle Scuole Materne
delle Chiese Valdesi delle Valli, alle quali
si sono unite quelle di Pachino e di Ghiavari insieme ad alcune persone che si interessano in modo particolare al problema
sempre più attuale delle Scuole Materne.
I lavori si sono iniziati con una breve
meditazione del Pastore Sig, Gustavo Bouchard, che proponendo ai presenti la meditazione del cap. 29 del Deuteronomio, ha
indicato il significato deU’incontro, alla luce
della nostra fede in Cristo Gesù.
II Pastore Sig. P. V. Panascia, rappresentante le Chiese del Sud, ha dato ai presenti una panoramica di informazioni sulle Scuole Materne delEItalia Meridionale,
soffermandosi brevemente su quelle di Orsara di Puglia, Cerignola, Corato, Forano
Sabina, Napoli, Palermo, Riesi e di quella
di Pachino che con oltre 60 anni di attività, è una delle più vecchie Scuole Materne
Evangeliche d’Italia. La sua attività attuale
è stata inoltre, più particolarmente tratteggiata dalla Maestra Signorina Marotta.
La Signora £. Jalla ha presentato uno
studio sulla testimonianza evangelica delle
nostre Scuole Materne e sul problema delristruzione religiosa, respingendo il concetto di educazione puramente laica e insistendo sulla necessità che le Maestre siano ben
preparate sul programma religioso da svolgere, valendosi del materiale preparato per
le Scuole domenicali in Italia ed all’estero.
I lavori del pomeriggio si iniziano con
Un dettagliato ed efficace studio, presentato
dall’Insegnante Sig.na A. Bessone, sulla figura e funzione delle educatrici di Scuole
Materne, con consigli pratici sul piano del
metodo e dell’aggiornamento istruttivo delle educatrici, nonché sul piano della collaborazione tra educatrici e famiglia.
11 Pastore Sig, G. Bouchard, presenta con
brevi cenni, la storia e situazione delle Scuo.
le Materne delle Chiese delle Valli il cui
inizio di attività per due di esse avviene
già al principio di questo secolo: Torre Pellice e Pomaretto (quest’ultima, per mancanza di mezzi, ha avuto allora breve durata,
ma da circa 6 anni è in piena attività), men.
iiiiiiiiMiiimiiiiiiiiiiiiimiiiinmiiii
iiiiiimiiiiiimiiiiiiiiiimiiiiimiiiiiiimiiiii.
Scuola ■ Conuitto Evang. Femminile
“CASA GAY.,
Il corso 1966-67 è stato frequentato da set.
te allieve. Al termine dell’anno tutte le allieve hanno sostenuto con esito favorevole
gli esami finali. Per il Corso di cuoca generica e di Guardarobiera si è chiesto ed ottenuto il riconoscimento del Consorzio Provinciale per l’Istruzione tecnica. Gli esami sono
stati sostenuti alla presenza di una Commissaria venuta da Torino che ha steso un verbale estremamente lusinghiero per la nostra
Scuola. Le allieve hanno tutte ottenuto il
certificato del Consorzio.
Le iscrizioni per il nuovo anno, che avrà
inizio il 1« Ottobre, si chiudono al 15 Settembre.
tre quelle di Luserna S. Giovanni e di Villar Pollice sono sorte negli ultimi vent’anni.
Dalle relazioni avute da quasi tutte le
nostre Scuole Materne sia del Sud che del
Nord, è risultata la generale ristrettezza
di mezzi finanziari e di attrezzature, salvo
eccezioni, nonché la necessità di poter disporre di un maggior numero di Maestre
qualificate.
Ultimati i lavori si é nominato un Comitato direttivo nelle persone delle Sigg.re
E. Jalla, A. Bessone, N. Sereno e Sigg.ri
Pastori P. V. Panascia G. Bouchard e G.
Mathieu e si è deciso inoltre che un Foglio
di Informazione, da pubblicarsi almeno tre
volte all’anno, sia inviato a tutte le Maestre
Evangeliche di Scuole Materne ed alle persone che questa iniziativa possa interessare.
Con la preghiera fatta dal Pastore P. V.
Panascia, l’incontro ha termine con un caloroso arrivederci all’anno venturo.
iimimiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
iiiiimiiiiiiiiiiiiiii)
Giardino d’infanzia
Via Beckwith 60 - Bellonatti
Luserna San Giovanni
L’anno scolastico 1967-68 avrà inizio il
1“ ottobre. Il giardino accoglie bambini e
bambine dai 3 ai 6 anni, dal lunedì al sabato, col seguente orarlo: dalle 8 elle 18.
Le iscrizioni si ricevono alla sede del giardino martedì 19 settembre dalle 9 alle 12;
giovedì 21 settembre dalle 15 alle 18.
LA LUNGA MARCIA
Tempi duri per le marcie, aria di inflazione. In Olanda siamo alla 50.a edizione
della quattro giorni di marcia, una delle
più severe prove del mondo, con la corsa
invernale sui pattini di mille chilometri sui
canali ghiacciati, sempre olandese. I partecipanti sono divisi in tre categorie, secondo l'età e le capacità flsiche ; 30, 40 e 50
km. al giorno. Quest'anno ci sono numerosi
stranieri da tutta l’Europa e dal Nordamerica; dei militari israeliani di ambo i sessi,
in riconoscenza per l’aiuto dato dall’Olanda al loro paese nella guerra contro gli
arabi; al folclore provvederà una compagnia di soldati scozzesi con gonnellino e
cornamusa. Ma il clou è offerto dal cimento del marito della principessa ereditaria. Perchè il principe dei Paesi Bassi si affatica così? (è iscritto nel percorso più lungo, 200 km. in 4 giorni). Niente ordine di
arrivo salvo l'elenco di chi termina la gara. niente premi salvo una medaglietta di
rame che tutti gli olandesi sarebbero fieri di possedere. Non se ne conosce il piazzamento, ma Klaus si era allenato in segreto per parecchie settimane e spera evidentemente di guadagnare popolarità in
Olanda, dice la corrispondenza. Forse il
motivo è davvero così innocente anche se
puerile; ma se si pensa ai suoi trascorsi militari tedeschi che hanno fatto torcere il
naso a molti olandesi quando sposò Beatrice, viene voglia di malignare. È la lunga
marcia della popolarità, di dimostrazione
delle doti patrie di tenacia, o di espiazione
per le sue origini?
HITLER 1
Tra gli esercizi di un testo ufficiale di
stenografia ad uso delle scuole superiori tedesche, alcuni studenti di un liceo hanno
scoperto brani del « Mein Kampf » (La mia
battaglia) di Hitler. Sul giornaletto della
scuola, gli studenti hanno pubblicato faccia
a faccia una pagina del Mein Kampf e una
pagina del testo di stenografia. Salvo alcune parole, sono quasi identiche.
Il brano incriminato non salta agli occhi perchè scritto in caratteri stenografici,
però il contenuto non era sconosciuto ai
due compilatori del testo, che lo hanno preparato vent'anni fa e aggiornato nel 1965.
1 due professori conoscono la stenografia
ma non la storia? Chi rivede i testi conosce la storia ma non la stenografia? Oppure i revisori sono andati di fretta come sovente fanno? Poi c’è una quarta ipotesi.
HITLER 2
Isolato in una cella delle carceri di
Vienna, il dinamitardo Burger ha chiesto
di essere visitato da uno specialista perchè
colpito da depressione nervosa. Gli fa
male stare solo. Ma sembra che non credano alla sua claustrofobia. Vorrebbe stare con altri per cercare contatti con l’esterno. In ogni caso « non è senza un senso di
sollievo che le autorità di pubblica sicurezza di Vienna hanno consegnato ai colleghi
tirolesi questo scottante personaggio. Se
qualche cosa dovesse accadere (evasione o
altro ; con Burger lutto è possibile) i responsabili saranno i suoi amici tirolesi e
non la polizia della capitale ». Ma « i suoi
amici dicono che Burger non è più quello
di una volta: è diventato un piccolo Hitler;
ha grandi progetti con il suo partito nazionaldemocratico ».
1 grandi Hitler nascono da quelli piccoli. Memo
Diretlo.-e resp. ; Gino Conte
Keg. al Tribunale di Pinerolo
M. 175, 8-7-1960
Tip. .Subalpina s.p.a,
Torre PeUice
I LET¥ORI CI SCRIVONO
MEDITAZIONI INGENUE |
DI UN LAICO SPROVVEDUTO !
IN MARGINE AL SINODO ’67
Un membro del Sinodo ci ha passato queste note., che volentieri pubblichiamo :
Io capisco poco il linguaggio delle
cifre, a me antípatiche, ma, ogni volta
che leggo la relazione della Tavola al
Sinodo, cerco subito due notizie :
quanti siamo e come stiamo a debiti.
E ogni volta mi rattrista vedere che
i nostri debiti aumentano e che il no. '
stro numero diminuisce rapidamente
in tutti i distretti, compreso il Sud*
America.
Quest’anno vedo che in Italia i
membri di chiesa sono passati da
21.605 a 21.422. E questa diminuzione diventa ancora maggiore se rap.
portata percentualmente alla popolazione italiana in aumento. Inoltre gli
elettori sono in tutto 7.560, cioè solo
un terzo dei membri comunicanti;
questo non dipenderà per caso dal fatto che di quei 21.000 molti risultano
ancora sulle liste solo perchè non si
son mai presi la briga di far cancellare il loro nome?”
Che Chiesa di evangelizzatori siamo. se. anziché convertire altri, ci lasciamo così rapidamente assorbire dal
mondo circostante?
A quando la leggina parlamentare
per istituire il parco nazionale delle
Valli, ad evitare la totale estinzione
della pittoresca specie valdese?
Un'altra cosa mi lascia perplessa.
Da anni sento lamentare la mancanza di operai nella chiesa. Evidentemente la mia ignoranza mi fa sbagliare i conti, perchè, confrontando
Telenco dei ministri in servizio con
il numero dei membri di chiesa, mi
risulterebbe aH'incirca un ministro
ogni 280 membri (senza contare i set.
te pastori consacrati quest’anno), oppure ogni 260 (contando anche questi). Se poi consideriamo i soli elettori. abbiamo addirittura un pastore
ogni 95 laici. E allora i nostri operai
sono davvero troppo pochi o non sappiamo impiegarli nel modo migliore?
Se poi continuiamo a diminuire di
duecento unità all’anno (ma « motus
in fine velocior »), fra non molto rischiamo di avere una chiesa di soli
pastori. Sarebbe una strana realizzazione del sacerdozio universale.
(lettera firmata)
PER FAVORE
AIUTATECI A CAPIRE
Un lettore, da Luserna S. Giovanni:
Caro Direttore,
non tutti hanno voglia di dire cose
tristi. C’è una parte dei nostri fratelli che non legge la nostra stampa e
forse sono le stesse persone che non
frequentano i culti e le riunioni, forse per uno stesso motivo, che credo
di avere individualo parlando con
molti di loro che hanno fatto soltanto la 5a elementare, dai 20 ai 40 anni fa. Non avendo più continualo a
leggere e a scrivere sono scesi a un
livello di semianalfabetismo e per
questo il pastore Paolo Ricca può
tranquillamente tremare... (il lettore
si riferisce a un intervento in Sinodo,
n. d. r.). Essi non sono in grado di
comprendere quello che si predica e
quello ohe si scrive. Non so se si potrà trovare un sistema per portarli
ancora al livello minimo indispensabile. E poi ci sono quelli che si sforzano, leggendo e ascoltando, di comprendere il più possibile. Ad esempio;
ricorrono spesso negli articoli sulla nostra stampa evangelica, per forza di
cose, citazioni sulle correnti di pensiero dei diversi periodi storici che si
susseguirono dalla Riforma a oggi ;
pietismo, revivalismo, liberalismo, fondamentalismo, ecc. Lo sappiamo che
ci sono molti libri che parlano dettagliatamente di questi momenti storici; ma anche questi sono difficili per
noi. Proporrei di pubblicare a puntate sulFcc Eco-Luce » una serie di articoli in forma semplice e condensata,
per darci una cultura minima indispensabile per una futura più proficua lettura e in vista di un confronto efficace per l’approfondimento della nostra fede evangelica.
Umberto Rovara
Ha ragione, e ci proveremo.
MINIGONNE,
MINIFEDE?
Un lettore, da Villar Perosa:
Strano ma vero : tutti i fenomeni
che commuovono l’opinione pubblica
hanno in un modo o nell’altro la loro
eco anche nella società dei credenti.
L’ebbe largamente il fascismo a suo
tempo, oggi Thanno opinioni teologigiche, politiche, sociali, che a guisa
di cicloni e di anticicloni agitano i
pensieri della pubblica opinione. Fin
qui, non diciamo nulla di nuovo.
Quello cui invece spesso si pensa me.
no è il fatto che anche infiniti altri
modi di pensare e di agire hanno il
loro riflesso nella vita della Chiesa;
anche quelli dei beat, dei capelloni,
delle minigonne, i quali, più o meno animati da un discutibile desiderio di semplificazione, verismo, spregiudicatezza nonché esibizionismo, mi
sembrano avere paralleli, in qualche
modo, pure nella austera società dei
credenti e specialmente di alcuni credenti « moderni ». Penso al bollettino
dei giovani di una chiesa, che mi han
mandato perchè lo distribuissi ai miei
catecumeni : in esso un caro figliolo
che, giunto al termine della sua istruzione religiosa non ha voluto essere
ammesso in chiesa, spiega ai suoi
compagni il perchè del suo comportamento e mette a nudo davanti a loro
la sua povera esperienza religiosa e
quasi si vanta di aver avuto il coraggio di rompere con le tradizioni
vigenti, mette in bella mostra la sua
onestà coraggiosa. Proprio come tanti
vestiti moderni... Ho cercato invano
in quel bollettino qualcosa che potesse incoraggiare e edificare la fede dei
miei catecumeni. Tutto ciò che esso
voleva recare di positivo era affidato
a quella povera a professione di fede
non raggiunta ». Presi allora il bollettino e Io stracciai.
Ho citato questo episodio come uno
di quelli più elementari, ma se ne
potrebbero citare molti altri. C’è oggi,
in mezzo alla dilagante decadenza dei
costumi, tutto un malvezzo nella so
cietà dei credenti, e specialmente nel
la loro stampa ; per amore di spregiu
dicatezza, di sincerità, di esibizioni
smo, compiacersi soprattutto di mette
re a nudo ogni incocrenza e ogni mi
seria della loro chiesa e del prossimo
che li circonda, dimenticando che lo
scopo del dialogo dev’essere soprattut
to quello di edificare e non di demolire.
Insomma, capelloni e minigonne
sono tanti anche fra noi, e perciò
quando vedrò passarmi accanto tante
figure invereconde, frenerò il mio
istinto di giudizio e di condanna perchè quei poveretti, più che responsabili — forse — son vittime di « modi » di pensare che prima che in loro avevano trovato posto in noi.
Però! Ho forse peccato anch’io in
questo momento ? Ho forse scritto
anch’io un articolo in stile inverecondo c demolitore? Me ne dolgo e propongo che in avvenire si cerchi tutti,
con i nostri scritti, di edificare maggiormente la fede dei nostri lettori.
Enrico Geymet
Siamo certo gli ultimi a disconoscere i conformismi ( molteplici!) che
gravano su noi credenti. Ma — a parte il tenore del foglio in questione,
che non conosciamo — ci sembra ingiustamente superficiale e facile squalificare in questo modo la ^^protesta’^
ecclesiastica di molti dei nostri giovani e giovanissimi. Possiamo e dobbiamo chiedere a ognuno conto della sua
serietà e onestà interiore, non squalificarli globalmente dall’alto di un paternalismo che — lo riconosce onestamente il nostro corrispondente —•
I ha caviglie d’argilla. red.
GLI ORTODOSSI
NON SARANNO MAI ROMANI
(MA CATTOLICI?)
Un lettore, da Torino:
Signor Direttore
Ho letto il suo articolo : Ancora storici abbracci. Eco-Luce n. 31-32 del 4
corr. Il suo scritto mi ha suggerito
alcune considerazioni. Effettivamente
la chiesa romana ha messo in movimento una grande offensiva diplomatica e come risultato si prefigge, se
non Tunione, almeno una costruttiva
collaborazione con la chiesa Ortodossa. Osserviamo le strutture di questa
ultima confessione religiosa e giudichiamo se alla prova dei fatti sarà
possibile che essa s’intenda con la
chiesa di Roma.
Lo storico religioso tedesco Heiler
ci descrive con molta chiarezza quali
siano le caratteristiche strutturali e
dottrinali delle chiese cristiane d’oriente. Queste comunità, provenienti
dal ceppo bizantino, sono compietamente indipendenti l’una dall’altra;
definite autocefale. Esse hanno un primate che non è responsabile di fronte
a nessun altro capo ecclesiastico,
ma solo di fronte a Cristo. Questi patriarchi non sono liberi perchè le loro
decisioni sinodali, per essere valide,
debbono essere ratificate dai membri
di chiesa. Come si vede, siamo in piena democrazia! Quindi rigetto netto e
reciso del primato giurisdizionale del
Papa. Disconoscimento della sua infal.
libilità dottrinale e negazione della
sua successione apostolica. La supremazia del Patriarca di Costantinopoli,
è nulla, in quanto esso riveste una carica onorifica e consultoria. I quattro
patriarchi di Alessandria, Antiochia,
Gerusalemme e Costantinopoli, sono
indipendenti l’uno daU’altro. Essi so
no legati fra di loro da un tenue vin
colo ecumenico che non impegna nes
suno. Come abbiamo detto in prece
denza, le chiese Ortodosse sono indi
pendenti e nazionali. Esse sono in
flueuzate dagli usi e costumi dei vari
paesi; risentono della lingua, del clima politico e degli umori contingenti '
delle popolazioni in mezzo alle quali
esplicano le loro missioni. L’ortodossia |
dimostra molto elasticità nel campo '
dogmatico. Solamente le dottrine scaturite dai sette concili ecumenici, sono obbligatorie. L’unica professione
di fede normativa è quella, NicenoCostantinopolitana (381). Tutte le altre dottrine, non sono che opinioni
teologiche. In parole povere ,le chiese
Ortodosse, affermano che la loro fede
non è ritenuta nè giusta nè infallibile.
Solo le lodi rivolte a Dio sono ritenute giuste perchè scaturite dal cuore
umano che è il Santuario di Dio.
La cristianità ortodossa vede nella
chiesa non tanto una autorità infallibile che salva, quanto una corrente di
amor Divino che attraverso i secoli
schiude la via alla salvezza. Nei riguardi di Maria Madre di Gesù, diverse chiese Ortodosse seguono le dottrine del Patriarca Nestorio. che rifiutò a Maria il termine di ’’Madre di
Dio*’. Perciò per esse. Maria non è
mediatrice nè corredentrice. Rifiutano
il purgatorio e quindi negano i suffragi per i defunti. Non sono d’accor.
do con la chiesa di Roma sul mistero
della Eucaristia. Gli ortodossi seguono
la liturgia di Crisostomo e di Basilio : I
taglio dei pani azzimi sacrificali. I '
quali simboleggiano la frattura del
corpo di Cristo dato in olocausto per ,
la redenzione del genere umano. Vi j
è da aggiungere che i preti ortodossi
si sposano ed anche questo è un fatto
da non sottovalutare.
Ho tracciato un modesto quadro
del cristianesimo Ortodosso. Con queste differenze, è possibile un’intesa
con la chiesa romana? Io non mi
pongo nemmeno la domanda.
Guglielmo Sellari
AGAPE
CENTRO ECUMENICO
Un lettore, da Roma:
Il giornale-radio di oggi, 2 agosto,
ha dato la notizia che « ad Agape •
Prali (prov. di Torino) sono radunati
centinaia di studenti africani ed europei di tutte le religioni » per trattare non so quale importante argomento.
La notizia deve provenire da Agape stessa. E i dirigenti di Agape non
sanno che « Centro Ecumenico » significa « Centro cattolico romano »,
da quando il Concilio Vaticano II e
Paolo VI si sono impadroniti di questi termini? E allora non era meglio
dire Agape Centro cristiano evangelico »?
Teodoro Celli
PER FAVORE,
OSSERVI LA FOTO
Una lettrice, da Londra:
Signor Zavarilt,
Con vivo interesse ho letto la Sua
lettera al Direttore (Eco-Luce 7-7-67)
perchè essa tocca anche il problema
della lil>ertà di stampa e delle marce
per la pace : due fra i temi che mi
interessano.
Di politica non m’intendo e Le
scrivo nei ritagli di tempo, daU’uffìcio.
Vivo e lavoro a Londra dal 1952 ed in
questi ultimi tempi ho avuto modo
di seguire il pensiero di una parte
dell’opinione pubblica inglese nei riguardi della guerra in Vietnam.
L’appoggio che il governo Wilson
continua a dare, malgrado le ripetute e sistematiche manifestazioni di
protesta, al governo degli Stati Uniti a proposito della guerra in Vietnam, due anni fa è stato descritto
in Trafaigar Square come (( una delle pagine più nere della storia del
partito laburista ».
Credo un semplice sguardo ad
una foto di un bambino vietnamita
bruciato dal napalm dovrebbe bastare a far unire la Sua voce a quella
della coscienza internazionale per il
Vietnam. Oppure tale foto non ha
ancora raggiunto la Sua scrivania?
In caso contrario, sono sicura che la
Sua reazione sarà quella dì dire :
« Non vi è linguaggio abbastanza
severo nei riguardi della politica delle Nazioni anglo-sassoni » (Il napalm
cosi come la bomba atomica sono
state fabbricate in territorio USA e
sganciate per primi da bombardieri
americani e non dai Mig. Sbaglio?)
A questo punto mi vien fatto di ricordare il lavoro del Dr. Sobin e del
Dr. Spock a favore dell’infanzia vietnamita ustionata e bruciata dal napalm per cause belliche.
Dovendo dire « pane al pane »,
che cosa è questa guerra in Vietnam
se non un genocidio? Tacere? Ma
« chi tace acconsente ». Dire delle
mezzo verità? Ma si hanno anche dei
doveri verso i propri lettori. Credo
di non sbagliare di molto nel dire
che parecchi articoli pubblicati su
« Eco-Luce » sono articoli di avanguardia, nuovi forse ad una corrente
di pensiero dì un dato ambiente e
per questo vengono, con ragione, discussi. Il loro valore sta appunto nel
fatto che tali articoli sono pubblicati e discussi, altrimenti il direttore
responsabile potrebbe tranquillamente dare le dimissioni! Fra l’altro,
che cosa s’intende per a onore » in
Italia.'' Centinaia e centinaia di lettere di protesta contro la guerra in
Vietnam sono state indirizzate al
Primo Ministro Wilson, e so che alcuni dei termini in esse usati non
vanno tanto per il sottile. Ma non
per questo l’inglese si sente « disonorato ». Fa tutto parte di un sistema di governo basato sulla monarchia
costituzionale. Ma Wilson continua
a « fare orecchio da mercante » e
il napalm continua a bruciare.
Soffermandoci su di un altro punto della Sua lettera : potrei chiedere
perchè Lei crede che alla base delle
marce a favore della pace in Vietnam,
dei movimenti di protesta e di dissenso vi sia del tendenzioso e dell’interessato? Si può benissimo marciare
per puro spirito di solidarietà con i
senza tetto, con chi vive nello squallore (vedi Est-Ovest di Londra e
quartieri dei Gorbals a Glasgow),
senza contare Danilo Dolci.
Ma avviandoci verso la fine di
questa conversazione intavolata così
da lontano, mi permetta di citare
da un sermone predicato dal Rev.
Paul Oestreicher basato su Matteo
XXV, 31-46. (II Rev. Oestreicher,
neo-zelandese, laureato « cum laude »
in Scienze Politiche, è capo del dipartimento di trasmissioni religiose
alla British Broadcasting Corjmration
e come tale ha curato i programmi
concern3nti il Servizio Cristiano di
Riesi andati in onda nel 1965-66). Il
Rev. Oestreicher ha predicato il sermone alPAbbazia di Westminsler il
21-11-1966 in qualità di prete della
Chiesa anglicana e non come segretario associato del dipartimento ìnier.ternazionale del Consiglio Britannico
delle Chiese per il quale lavora. Ecco: « ...Cristo, nel Suo illimitat a aìiu)re non può essere rinchiuso nelle
nostre gabbie dorate ecclesiasiinhe
poiché Egli è un Dio di vita. E' iorturato nel corpo di ogni continiino
vietnamita a cui viene insegnali^ ad
uccidere e condannato a morire crudelmente. Cristo è crocifisso nella giovane recluta americana che a mala
pena sa perchè combatte, dhuinan zzata come è dalla bestialità d, una guerra senza pietà e lasciata morire lontano da casa, vicino ai ¡rateilo asiatico bruciato dal nap-dm.
Fratelli: eppure non si sono mm conosciuti: invece ognuno di essi ha
dovuto imparare ad aver paura t così a odiare Valtro. 0 Signore: che
cosa possiamo fare per porre ternùne
olla carneficina ed ai bombardamenti che ogni giorno dilaniano i ¡mostri
fratelli? E" la solita domanda: Sono
LO il guardiano di mio fratello?' . Potremmo salvarci la coscienza condannando l’aggressione americana oppure respingendo tutto ciò che sumede
come un male necessario per cambaftere il comunismo asiatico. Se
non scegliamo nè Luna nè l’altra ria
ce nè un'altra ancora più facile: In
ogni modo, non è la nostra guenu!".
Ma vi è un’unica famiglia umana ».
« Mediante consapevolezza e (mione politica così come per convinzione
ed esempio personali e fiducia nella
divina provvidenza, i membri della
Chiesa — e questi, ricordate, non sono soltanto i così detti leaders della
chiesa — so/io chiamati a lievitare la
società, a promuovere urgenza e realismo. incontri e riconciliazione, verità
e pace, calma e fiducia a tutti i livelli
della società, nonché a livello personale. nazionale ed internazionale. Spesso essi vengono ad incontrare opposizione e ostilità^ udendo il ritornello:
’’Tenete la religione al di fuori della
politica”. Spesso essi sono tentali di
scoraggiarsi e di pensare che stanno
perdendo tempo. Eppure quando leggete un libro di storia realizzate che:
...gli affari sono forgiali, più di
quanto non lo abbiamo realizzato al
momento, da coloro i quali sono pronti a rischiare di mettere in pratica
il loro cristianesimo nel senso piu
pieno possibile. Con le parole di
Wesley possiamo dire: ’’pensare, agire e. parlare’ come membri di Chiesa
e aver fiducia nei disegni e nella provvidenza di Dio sapendo che la Sua
volontà, malgrado tutti gli indizi
contrari, è fatta in terra come in
Cielo ». (Da un discorso pronunciato
dal Vescovo Skelton dì Matabeleland.
presidente del Consiglio Cristiano del.
la Rhodesia). L. Munzi
ABBIAMO
RICEVUTO
Per l’Asilo per i vecchi, di S. Giovanni: in memoria di Alfredo Peyrot, le cognate ed i nipoti Turin, Jalla
L. 40.000.
Per le vittime del conflitto nel Medio Oriente : Prof. Ernesto e Mirella
Beili (Torre Pellice) L. 3.000; G. C.
(Torino) 2.000.
5
1 settembre 1967 — N. 34
pag 5
Un testimone evangelico ai Collegio Valdese
di Torre Pellice
anni non ci eravamo piu in
Da molti
contrati.
Erano gli anni 40. era appena tornato
dalPAmerica a Pulsano. Quando veniva al
culto a Taranto, tutti eravamo affascinati
dal forbito linguaggio e dalla sostanza profetica dei suoi messaggi, anche perchè sapevamo che non aveva neanche la terza elementare:
Da allora nel piccolo borgo roccaforte
di un cattolicesimo chiuso, arroccato, fanatico e festaiolo egli è stato la voce dell’Evangelismo per irreprensibilità e precisione biblica. Come una muraglia. Tutti i
predicatori quaresimalisti se lo son visto
regolarmente difronte in pubblico e in
privato. Poi sulla piazza del paese la sua
socratica vena di dialogo lo portava ad
aprire discorsi sugli avvenimenti del giorno che gli davano spunti per testimoniare
« Cristo ».
Ora. ottantenne, orbato della sua diletta compagna, curvato da una fastidiosa artrosi cervicale, vive ritirato in casa. Ci
abbracciamo emozionati, nel suo sguardo
un sorriso di gioia. Quante cose in uno
sguardo. Come se mi volesse dire: «Lo
vedi sono ancora "vivo”. Qualcuno mi da
la forza ». Entra subito in argomento. Signor Pastore, vede questa Bibbia, la riconosce, è cattolica : me l’ha prestata il Parroco. Sostiene che abbiamo fatto male a
non accettare i due libri dei Maccabei...
■ Sa lei come termina il secondo... — e mi
ripete testualmente a memoria le parole •—
”Se la materia è stata buona come si conviene alla storia è quello che ho desiderato!
Se poi è mediocre e di scarso valore è
quanto ho potuto fare!” e poteva un simile libro entrare ne! Canone — ho detto
al Parroco — al che, confuso non sapeva
cosa dire, ed io: lo vuol sapere perchè ai
cattolici piace questo libro? perchè ci trovano la messa! E la vuol sapere l’ultima!
È venuto a trovarmi un vecchio amico e
mi dice : Sai. Michè, ho acquistato una
Bibbia e la sto leggendo. Devo farti una
confessione : quando ero giovane mi facevi
paura, mi ero lasciato convincere che tu
fossi un povero esaltato. Devo dirti che
hai detto sempre il vero e che hai ragione
su tutta la linea. Poi mi introduce in
un’altra stanzetta : « li vede tutti questi libri? sono i miei compagni; sto leggendo le
ultime pagine della Nuova cattolicità del
Cattolii esimo, del nostro Subilia »; il suo
sguardo è sfolgorante: «Nuovi Tempi?
che ne penso? un giornale azzeccatissimo,
ci dà le notizie che non potremmo avere
da altra fonte ». Passiamo nel piccolo
giardino (aveva interrotto per me il rituale
innaffiamento serale); si mette a cogliere
dei gelsomini, me li metterà in mano perchè li porti a mia moglie, « alla sorella
Emma ».
Chi è Michele Mandrillo?
Per gli avversari è un eccentrico, un po’
esaltato, che non ha digerito bene quel qhe
crede di aver assimilato; e poi se a Pulsano non e sorto un movimento protestante,
se quelli stessi di casa sua non l’hanno seguito, non sarebbe questo il segno del fallimento? La sua voce si spegnerà fra non
molto, l'uomo esterno già accenna al suo
fatale declino, e non ce lo vedremo più
davanti, qualcuno lo ricorderà come un
solitario Donchisciotte che combattè contro
i mulini a vento!
E per i liberali, i laicisti, i socialisti? Il
nostro fu. con un altro, il fondatore del
P. S. locale! Un autodidatta, che se avesse
studiato per la sua facilità di parola sarebbe diventato un avvocato di grido o un
deputalo al parlamento. V’è stato uno, che
sempre su questo piano ha tentato con intelletto d'amore, anche perchè nipote, e
con spinto di ricerca di spiegarsi il fenomeno. Ecco quanto ha scritto nel 1951, sul
Corriere Tridentino. Piero Mandrillo su;
«Quello strano mio zio». «Gli uomini dei
nostri tempi sono fatti a serie, livellati da
un vegetale egoismo e scoloriti dalla stessa
febbre di danaro. E dinanzi a questi automi mossi da piatta paura, schiavi docilissimi e monotoni, mi torna alla memoria
lo zio — quello strano mio zio! — dall’aria
leggermente ammiccante, dotato di formi
Culto radio
domenica 3 settembre
Pastore GINO CONTE
Torino
domenica 10 settembre
Pastore GINO CONTE
Torino
era una realtà — in benedizione — e tutti
erano d'un sol cuore e d'un’anima sola.
Cristo, non avendo abdicato nelle mani di
qualcuno il suo potere, aveva loro promesso che non li avrebbe lasciati orfani. Essi
l’avrebbero visto spiritualmente, « perchè
come Io vivo voi vivrete », e li aveva avvertiti anche, che non avrebbero dovuto
cercarlo nel cielo o nelle nuvole del misticismo. perchè lo avrebbero trovato senz’altro dietro alla mortificante sofferenza, a
portata di mano, dietro ad ogni corrente di
amore.
L’altro giorno alla televisione, per mostrare quanto è vile il cuore umano, finsero
la scena della via di Gerico : posero un
fantoccio insanguinato sul ciglio della strada, ben visibile, ma ben quaranta automobilisti accamparono scuse per essere passati
oltre, quattro si fermarono, ma non si trovarono d'accordo sul modo di soccorrere
il presunto ferito. Se la squagliarono!
11 nostro compagno d’opera M. M., dopo
aver trovato in Cristo il suo Liberatore e
nell’Evangelo la perla di gran prezzo, per
l’amore che ne ha sentito, si è mosso...
« Quanto sono belli i piedi di coloro che
annunziano la Buona Novella! » : la loro
presenza diventa bella sul campo, nella lotta di ogni giorno, nella via crucis di ogni
piccola o grande decisione. Testimone nell’accezione processuale che ha il termine,
questo vuol dire : che mentre il processo
si svolge e il Povero è nelle mani degli uomini e sarà Crocifisso, il testimone si fa
avanti spontaneamente; il Povero era praticamente lontano e impossibilitato di invocarlo al suo fianco, ma quello invece è
andato, ha accettato la contradizione della
maggioranza, il ridicolo, ogni forma di
ostracismo.
« Ho creduto, perciò ho parlato! ».
La funzione del testimone è limitata e
circoscritta; deve solo saper dire : « le cose
che ha veduto ed ha udito » e dirle con
chiarezza, con limpidezza!
A Nazareth neanche il Signore Gesù
Cristo ebbe il successo che avrebbe meritato, proprio perchè è dura la sorte di un
profeta nella propria patria.
Il testimone passa, scompare; — proprio
del tutto? No... tutti i nomi di Romani 16
sono ancora lì, come in un immortale coro inneggiante a Cristo; e poi Dio fa essere le cose che non sono, e se ne serve per
ridurre al silenzio le cose che sono. Infine
si è custoditi nello scrigno della Vita presso l’Eterno. Un uomo, un fratello, un testimone è come la palma che fiorisce e porta frutto mentre addita ai viandanti, se
hanno sete, la fonte dove si attinge pienamente.
NelTeconomia dello Spirito è così; si
riceve, e nella misura in cui riceviamo, diamo : nulla può essere iperduto. Sta scritto ;
« Butta il tuo pane sulle acque, perchè dopo molto tempo tu lo ritroverai ».
G. E. C.
GLI STUDENTI
DELLA SCUOLA MEDIA
E LE MISSIONI
Anche se con ritardo, desidero tuttavia far conoscere l’iniziativa da me
presa quest’anno durante il corso di
religione in II e III media.
Un giorno ho incominciato, in classe, la lettura di alcuni racconti missionari. Ho cos'. avuto modo di scoprire nei miei allievi Un vivo interesse
per il problema delle missioni in genere e soprattutto una grande sensibilità per le condizioni attuali delle
chiese cristiane nel Terzo Mondo e
l’opera svolta dai missionari oggi, in
questo secolo ventesimo .presso popolazioni già convertite od ancora pagane.
Ho quindi creduto che fosse bene
mettere i miei alunni in relazione diretta con ohi lavora presentemente
nel campo delle missioni in Africa. Essi hanno incominciato cosi una interessantissima corrispondenza con la
signorina Laura Nisbet e la signora
Paola Tron, residenti rispettivamente
a Mful nel Gabon e all’Asmara in
Etiopia. Sono veramente riconoscente a queste due care ex allieve del Ctìllegio per la pazienza e lo zelo con cui
hanno risposto alle letterine dei miei
ragazzi così zeppe di quesiti ed anche
di ingenue curiosità. Era una festa a
scuola, quando arrivavano le notizie
da questi lontani campi di missione!
Sembrava che l’Africa si fosse avvicinata e non fosse più quel noioso e difficile continente da studiare per l’esame sul libro di geografia; gli stessi
Africani, malgrado le differenze di
costumi e di credenze, non erano più
esseri lontani ed estranei, specialmente da quando si erano inserite nel colloquio quattro ragazze africane della
scuola di Mful.
Il contatto con le missioni non è
iimiiiiiiiKiiiiiiiiKiiiiiiiiMimiiniiiKmiiiiilMMiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiriiiiimiiimmiMimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiHilimiiimiiiimiiiiiii
Risultati di un convegno a Orsara di Puglia
Molte formule complicate sulla lavagna:
il prof. Giorgio Peyronel parla agli studenti del GinnasioLiceo valdese sulla
fissione nucleare.
però avvenuto soltanto per lettera.
Ho invitato infatti i nostri missionari
Roberto Coisson, Graziella Jalla e
Vittoria Spelta a parlare ai giovani
delle loro passate esperienze in Africa ed a Tahiti. Queste conversazioni
sono state assai vive ed interessanti;
gli alunni non si stancavano di ascoltare e di porre ima infinità di domande. La signorina Spelta portò anche degli oggetti fabbricati dagli indigeni Tahitiani e suscitò tanto entusiasmo che fu pregata di prolungare la
sua esposizione durante la lezione di
geografia p>er far partecipi di tante
cose straordinarie anche i compagni
cattolici. Un grazie di cuore a questi
missionari che hanno risposto prontamente al mio invito, incoraggiando
cosi i giovani ad interessarsi sempre
più della predicazione deH’Evangelo
nelle più remote regioni.
Inoltre la lettura fatta in classe degli articoli del pastore Giovanni Conte e della signorina Nisbet, pubblicati
su codesto giornale, ha contribuito ad
approfondire la conoscenza di alcuni
particolari aspetti del lavoro missionario.
Mi auguro che questa iniziativa non
sia stata vana e che possa essere continuata nelTavvenire.
LA VISITA DEL PROF. PEYRONEL
AGLI STUDENTI
DEL GINNASIO-LICEO
Un’altra iniziativa pure importante
per il Collegio è stata presa quest’anno. Gli studenti del Ginnasio e del
Liceo hanno avuto il privilegio di
ascoltare una lezione impartita, proprio per loro, dal professore universitario Giorgio Peyronel sulla scissione
dell’atomo.
L’aula più spaziosa della scuola era
gremita di studenti e di insegnanti;
presenti pure i due presidi ed alcuni
invitati.
La lezione è stata seguita con la
massima attenzione ed il più vivo interesse da parte di tutti gli studenti
alcuni dei quali prendevano velocemente appunti. Peccato che dopo la
lezione gli studenti, un po’ intimiditi,
non abbiano trovato in tempo, lo
spunto per iniziare una conversazione.
Ma grande è stata ugualmente la loro
soddisfazione di aver potuto ascoltare
il prof. Peyronel.
È auspicabile che tale iniziativa si
ripeta il prossimo anno, perchè è importante che i nostri Rovani abbiano
la possibilità di questi incontri utili
ed apprezzati. Anna Marnilo
■liiiiiiitimMiiiiiiiii III
INIIIIII■IIIIII■III|IIII
iiiiiiiiiimiiimiimi
L'emigrazione meridionale
iiiiiiiiHiimiiiiii
iiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiKiiiiiiiiir
il (jould di Firenze cerca personale
L'Istituto Evangelico per ragazzi E. Gould
segnala che a partire dal settembre prossimo
è disponibile un posto per uomo dì fatica anche con mansioni di autista, senza carico di
famìglia.
I salari e le assicurazioni sono quelli previsti per il personale di convivenze, vitto e
alloggio compresi; il trattamento familiare
ed il carattere dell’Opera favoriscono chi proviene da ambiente evangelico e chi desidera
fare del proprio lavoro un’occasione di servizio. Indirizzare le domande ed eventuali
referenze a : Direzione Istituto Gould, via
de’ Serragli 49 . Firenze,
Si sono tenuti ad Orsara di Puglia i
lavori del Convegno indetto dalla Unione
Giovanile Valdese locale dal 24 al 30 luglio u. s. Molto in breve, il contenuto delle
varie relazioni :
Il dr. Cericola, nella sua relazione, dopo
aver illustrato, sulla scorta dì dati statistici,
alcuni aspetti deiremigrazione meridionale e
italiana in genere, ha ravvisato la causa
principale dei massicci esodi dal Mezzogiorno nelle condizioni generali di arretratezza
dell’agricoltura meridionale e nella mancata
industrializzazione del Sud. Condizioni di
arretratezza e mancata industrializzazione,
da imputarsi a un particolare tipo di politica economica perseguito e attuato dai vari
Governi italiani daU’Unità ad oggi: e cioè,
da una parte incoraggiare e potenziare il
più possibile l’apparato industriale delle regioni nord-occidentali italiane, sacrificando
per il raggiungimento di questo obbiettivo
gli interessi delle regioni meridionali, favorire. dall’altra, in ogni modo l’emigrazione
dal Mezzogiorno, sperando in tal modo di
risolvere i problemi delle regioni meridionali. L’unico effetto di questo tipo di politica, è stato quello di approfondire sempre
più gli squilibri fra le due partì del paese,
iiiiiimimiimiiii
A CURA DELL’ASSOCIAZIONE AMÌC± DEL COLLEGIO
Un bel concerto di musica
organistica e corale
dabile dialettica, ricco di estrosità favolosa, enormemente buono, d'una religiosità
profondamente umana ma venata di calvinistico rigore ». Sarebbe troppo chiedere
ad un non credente sostituire a quel ma un
perchè!
Ma chi è Michele Mandrillo per noi?
Quando non esisteva la Chiesa, nè come mura nè come anagrafe, leggasi in Romani 16. i credenti erano chiamati: «nostro fratello ». « nostra sorella ». o anche
« compagni d'opera ». « compagni di priSione »; la fede non si ereditava, si confessava; erano rari perchè avevano fatto le
loro prove in Cristo, alcuni addirittura avevano rischiato la vita, avevano esposto il
loro proprio collo, ed erano segnalati fra
sii apostoli. Verano anche i non allineati
^ non c’è mai stata alcuna chiesa infallibile — erano « quelli che non servivano al
nostro Signore Gesù Cristo ».
C’era dunque un criterio infallibile: Tamore per Cristo. Allora si è religiosamente
qualche cosa, quando l'amore che portia®o al Signore è di gran lunga più grande
di quello che portiamo a noi stessi e ai
nostri interessi. La chiesa era tutta in questa temperie o anagrafe dello Spirito. Non
s> era incapsulati in una organizzazione
perfetta, talché uno essendovi dentro polisse presumere di servire a Cristo: «automi mossi solo da piatta paura », schiavi
Monotoni e docilissimi. Si era semplicemente «in Cristo»; si lottava; ogni persona
La simpatica consuetudine della riunione
musicale che sì inquadra nelle manifestazioni culturali del periodo sinodale si è rinnovata quest’anno col Concerto di musiche
per organo e coro organizzato dall’Associazione Amici del Collegio Valdese di Torre Pellice sabato 19 agosto.
Anima di questa manifestazione di alto livello artistico è stato ancora una volta il
Prof. Ferruccio Corsani che con maestria,
stile e buon gusto ha eseguito le varie composizioni per organo e ha istruito e diretto
il Coro da camera « Amici del Collegio »,
piccolo complesso che ha rivelato ottime qua.
Utà per timbri di voce, fusione e musicalità.
|1 programma, molto variato, introdotto e
illustrato dal Presidente dell’Associazione
Amici del Collegio Valdese Dott. Enrico
Gardiol, comprendeva musiche di epoche diverse, abbracciando tutto il periodo dal 1500
(Guarnì e Palestrina) ai primi del 1900
(Karg-Elert e M. E. Bossi).
Del Guami è stata eseguita una Canzone
per Organo e del grande Palestrina il breve
Mottetto a 4 voci dispari «0 bone Jesu »,
mentre con lo Studio Sinfonico del Bossi e
particolarmente con la Canzone, Corrente e
Siciliana del Karg-Elert il M« Corsani ha
dato una eccellente dimostrazione della sua
bravura nel saper trarre grande varietà dì
timbri e di colori dal bello strumento del
Tempio Valdese che pur essendo sufficientemente ricco di registri presenta limitazioni
tecniche dovute alla costruzione ormai un
po' sorpassata...
La parte centrale del programma comprendeva musiche dì Giovanni Goffredo Walther
(Variazioni sul Corale « Jesu Meine Freude »
per organo), del sommo Giovanni Sebastiano Bach e di Felix Mendelssohn. Merita par.
ticolare rilievo lo splendido Preludio corale
per organo dettato da Bach sul letto di morte « Quando noi ci troviamo nella più alta
distretta », che è stato preceduto all’organo
dal corale piano a quattro voci, come sempre dovrebbe farsi quando si eseguono dei
Preludi corali, e seguito dallo stesso corale
ottimamente cantato dal coro.
Nella brillante Toccata e nella pacata e
serena Fuga in Fa maggiore di Bach il M®
Corsani ha dato prova delle sue alte possibilità tecniche e stilistiche mentre al Coro
da camera sono stati riservati, ancora di
Bach, altri due corali a 4 voci: il primo,
« Riposan le foreste », tratto dalla Passione
.secondo Matteo e il secondo, a Vieni, Santo
Spirito, nostro Signore », posto da Bach a
conclusione del suo Mottetto « Lo spirilo
sovviene alla nostra debolezza », particolarmente apprezzato daH’udìtorio.
Di Mendelssohn il M« Corsani ha eseguito la Fuga e il Finale della 6» Sonata per
organo, austera la prima e estremamente dol.
ee, limpido e sereno il secondo, seguito con
commozione dall’attento pubblico.
Il programma comprendeva anche due
gioielli dì particolare interesse e cioè due
antiche e suggestive Complaìnles valdesi di
argomento bìblico, « j dieci comandamenti »
e « Visione del Golgotha », raccolte da Federico Ghisi, magistralmente armonizzate dal
Mo Corsani e egregiamente eseguite dal coro.
E’ stata una manifestazione culturale di
allo rilievo che il foltissimo pubblico, costituito anche da molti giovani, ha seguito e
gustato con vivo interesse e riconoscenza. Un
successo che ha avuto anche il suo significato di presenza estiva del Collegio Valdese
in Torre Pellice. * *
e di lasciare irrisolti, coll’eluderli sistematicamente, i complessi problemi del Sud di
Italia. Concludendo, il dr. Cericela ha ritenuto di poter ravvisare una possibilità di
soluzione, sul piano politico, dei problemi
delle nostre zone e delle regioni meridionali in generale, nell’ attuazione dell’ istituto
regionale, e quindi di una pianificazione
regionale promossa e diretta dalle masse lavoratrici, sempre che la regione non venga
ridotta a un organismo di decentramento
burocratico-amministrativo.
Il pastore Liborio Naso, della Chiesa Valdese di lingua italiana di Basilea, che svolge fra i nostri emigrati in Svizzera un compito di assistenza e di servizio cristiano, ha
illustrato con drammatica evidenza, sulla
scorta della propria personale esperienza, le
difficoltà di vario genere (umane, di lavoro,
ambientali) che i nostri lavoratori incontrano all’estero, il modo inumano in cui vengono trattati, l’incuria del Governo italiano
nei loro confronti.
Il prof. Gavazza, nella sua relazione, si è
dichiarato piuttosto pessimista sulle possibilità di sviluppo e di rinascita delle zone
del sub-appennino irpino, e ciò sulla base di
due considerazioni fondamentali : il clima
particolare di queste zone, caratterizzato da
intensa piovosità in autunno e in inverno,
ma scarsa o nulla in primavera e in estate;
l'eccessivo spezzettamento e polverizzazione
della proprietà terriera, che rende molto difficile l’accorpamento e il riordino fondiario.
Se a questo si aggiunge, poi, la difficoltà di
meccanizzare l'attuale agricoltura delle nostre
zone, trattandosi per Io più dì terreni situati
in zona collinare, nonché la assenza di qual,
siasi piano o opera di irrigazione, la situazio.
ne appare quasi senza vie d’uscita. Per cui,
pur riconoscendo che il modo attuale di conduzione dei terreni non è efficiente e razionale e le colture impiegate (per Io più cerea,
licole) non sono produttive ma addirittura
col tempo e coll'entrata in vigore degli accordi del M.E.C. diverranno entieconomiche
(così, la produzione del grano, dell’olio, ecc.),
nelle conclusioni ha suggerito di tirare avanti nel migliore dei modi possibili, in
maniera empirica, sfruttando particolari situazioni favorevoli di mercato per particolari tipi di colture o di prodotti, abbandonandole quando la loro convenienza economica vien meno, e via dicendo. Non ha esciuso tuttavia che una prospettiva di sviluppo possa essere costituita dalla pastorìzia
e da aziende zootecniche, a condizione che
venga intrapresa una vasta opera di irrigazione e create industrie dì conservazione e
trasformazione dei prodotti zootecnici.
Il dr. Foìs ammessa la validità del discorso gramsciano a proposito del Mezzogiorno e rilevata, peraltro, la necessità di un
superamento di esso attraverso l’alleanza
fra contadino e operaio meridionale, è passato a criticare la politica d’intervento pubblico nel Mezzogiorno, rilevando altresì il
fallimento della riforma agraria, tentata in
anni recenti dal Governo.
Di qui, la necessità di battere strade nuove, di trovare soluzioni nuove, avanzate, adalle a risolvere gli annosi problemi dell’agricoltura meridionale, di una agricoltura,
cioè, per la maggior parte ancora fortemente arretrata, non competitiva e con redditi
molto bassi. Questa situazione di arretratezza è possìbile superarla sulla base di una
programmazione generale che parta dal
basso, e imperniata sui seguenti punti fon
damentali : a) destinazione razionale del
suolo; b) cooperazione; c) formazione della
grande azienda agrìcola; d) priorità del
momento produttivo sul momento infrastrut.
turale (cioè, superamento del semplice momento della protesta per le infrastrutture,
come purtroppo avviene tuttora, e accentuazione del momento produttivo: in altre parole, le infrastrutture dovranno essere in
funzione del tipo di produzione prescelto,
altrimenti si dà il caso, che una volta realizzate le c. d. infrastrutture, non si sa poi
bene a quali fini debbano servire o essere
utilizzate).
Il rag. Chilo, nella sua relazione, si è
intrattenuto principalmente su due punti:
1) sulla necessità di non restringere il discorso in un ambito strettamente municipale, cioè preoccuparsi solo dello sviluppo di
Orsara, ma collegare e allargare il discorso
sulle prospettive di sviluppo del nostro paese allo sviluppo generale dei paesi della
zona del sub-appennino irpino; inserire, in
altri termini, e vedere il problema in un
ambito comprensoriale, anche perchè ristretto il discorso ad un solo paese, le prospettive di sviluppo sarebbero scarse o nulle; 2)
collegare il discorso sullo sviluppo dell'agricoltura a quello di uno sviluppo industriale :
tale possibilità di collegamento oggi esiste
per questa zona, grazie al ritrovamento di
cospicui giacimenti di metano nei Comuni
di Candela, Biccari, Deliceto. Per cui, in
una prospettiva di sviluppo, la manodopera
eccedente espulsa dall’agricoltura a seguito
di un processo di razionalizzazione, potrebbe
essere impiegata nell’industria. Qualora poi,
la situazione di queste zone dovesse permanere immutata, la sola prospettiva, drammatica e agghiacciante, che si profila, è lo
spopolamento completo, di qui a un'altra
decina d’anni, e forse meno, dei paesi della
zona presa in considerazione.
Poche considerazioni finali.
Dal Convegno, la realtà delle nostre zone è emersa in tutta la sua drammaticità e
complessità, umana ed economica. I problemi prospettati ed emersi da esso, non
sono certo di facile soluzione, ma nemmeno
irresolubili. E’ questo, dunque, uno dei primi risultati positivi di questo Seminario:
aver dimostrato la possibilità di soluzione
per ì problemi della nostra zona.
Secondo risultato positivo, avente, se cosi possiam dire, carattere e valore metodologico^ è stalo quello dì far uscire il discorso sulle prospettive di sviluppo dello nostre
zone dalle nebbie di una protesta e di un
rivendicazionismo astratto e vuoto, spesso
demagogico, comunque inconcludente, nonché dalle vaghe promesse governative e democristiane. a sfondo clientelare, che qualcosa si farà per le nostre zone, promesse
altrettanto demagogiche e vuote, e di ancorarlo. invece, ad una analisi obbiettiva della nostra realtà, analisi da cui far scaturire
obbiettivi concreti di lotta, intorno a cui e
per cui mobilitare le masse lavoratrici e
quelle forze politiche e culturali, democratiche. veramente impegnate e sensibili al
problema della rinascita del nostro Meridione.
Si è trattato, va infine avvertilo, solo dell'inizio di un discorso e di un azione, che
noi speriamo di poter proseguire e approfondire in un prossimo futuro, con Tausilìo e
la partecipazione anche di altre forze e dì
altre voci. A. C.
6
pag. 6
N. 34
1 settembre 1967
í
Ecumenismo Evangelico Italiano Spigolando nello stompa
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
cito della Salvezza, per suo statuto, pentecostali, avvensti e apostolici per riserve varie, non si sentono attualmente di aderire. Qualcuno ha sostenuto die la rappresentanza in Assemblea federale dev'essere
paritaria, indipendentemente dalla «forza»
delle singole Chiese, così come paritario
dev'essere ogni impegno; ma questa posizione non è stato appoggiata dal Sinodo.
Circa il progetto di Statuto federale, è
stato votato un o.d.g. che chiede, necheg
Alleanza Riformata Mondiale
Conferenza femminile
Nel corso della prossima Conferenza Europea dell’A.R.M., avrà
luogo sabato 9 settembre alle ore
14, nell’Aula Sinodale, la conferenza delle delegate femminili delle
Chiese dell’A.R.M. A questa conferenza tutte le sorelle sono cordialmente invitate.
11 programma dell’incontro sarà il
seguente ;
— Culto inaugurale a cura del Pastore Carmen Ceteroni;
— brevi interventi della Segretaria
Europea e della Presidente del
Dipartimento del Lavor ' femminile, Sig.a Shearer e Signorina
Timmermans;
— saluto rivolto alle delegate dalla
Sig.a Etiennette Jalla;
— indirizzo di saluto della delegata
filippina, Sig.na Evangelista;
— presentazione delle attività femminili valdesi, Sig.a Etiennette
JaHa;
— discussione a gruppi sui tema;
« Réveil et Renouveau » nelle attività femminili.
— preghiera di chiusura.
Si raccomanda una numerosa
partecipazione valdese come dimostrazione del nostro interesse per la
vita della Chiesa nel mondo e della
nostra partecipazione ai suoi problemi.
ma). Stabilito che « la c/iioia parie valdese delle spese del Congresso di Milano sia
coperta dai Distretti secondo La ripartizione proporzionale stabilita dalla Tavola »,
il Sinodo ha così proceduto alla nomina dei
32 delegati di sua spettanza, oer Distretti :
/ Distretto (8): pastori Franco Davite,
Alberto Taccia, Giorgio Tourn, Franco
Giampiccoli; sigg. Augusto Armand Hugon,
Marcella Gay. Ettore Serafino. Claudio
Tron.
// Distretto (6): pastori Gino Conte.
Paolo Ricca, Paolo Marauda; sigg. Enrico
Pascal, Dario Varese, Pietro Rizzi.
/// Distretto (6): pastori Giorg o Bouchard, Aldo Comba, Thomas Soggin; sigg.
Paolo Bogo, Franco Ferretti, Gustavo
Giampiccoli.
IV Distretto (4): pastori Luigi Santini,
Alberto Ribet; sigg. Sergio Bianconi e
Giovanni Conti.
V Distretto (4); pastori Enrico Corsani
e Davide Cielo; sigg. Sergio Nitti e Emanuela Campanelli.
V! Distretto (4): pastori Tullio Vinay e
P. V. Panascia; sigg. Ernesto Pozzanghera e
Luigi Sgandurra.
DOMENICA 3 SETTEMBRE
Inau^nrazioae dei restauri
al tempio di Pradeltoruo
Tutti coloro che lo potranno sono cordialmente invitati a partecipare alla nostra giornata di festa.
Ore 10,30 : culto presieduto dal Moderatore Neri Giampiccoli.
Ore 14,30 : il prof. Augusto Armando Hugon parlerà su Pradeltorno nella storia valdese; quindi la Filodrammatica di S. Germano Chisone presenterà il « Lutero » di
Giorgio Tourn.
Nel pomeriggio funzionerà un servizio di
buffet, il cui ricavato andrà a favore dei restauri.
giando richieste di alcune chiese e conferenze distrettuali:
Il Sinodo, dopo aver preso in esame il
progetto di Statuto delia Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia, mentre, in
linea di massima, lo approva, auspica che
nel preambolo venga inserito il testo integrale della dichiarazione: « La nostra posizione ecclesiologica: unità e tensione »,
elaborata dal 2° Congresso di Roma, e invita i delegati valdesi al Congresso di Milano a tendere a uniformare lo Statuto al
suo Preambolo,
Questo, per dare il massimo contenuto
teologico alla futura Federazione, appunto
secondo lo spirito del Congresso di Roma.
Si è o.uindi discusso sulle modalità della
nomina dei delegati valdesi all’Assemblea
federale di Milano, venendo alla decisione
che dei 42 delegati della nostra Chiesa 32
fossero eletti in Sinodo, 10 fossero demandati alla nomina della Tavola (oltre ai 5
membri valdesi del comitato di studio sullo
Statuto, nominato dal Congresso d' Ro
Oroce hm Italiana
Sottocomitato di Torre Pellico
Il nostro Sottocomitato ha ricevuto, a tutto
il 24 agosto, le seguenti offerte :
Fiori in memoria della Signora Jolanda
Long‘Gardiol {lo elenco): Suor Leonie Stalle
L. 1.000; Famiglia Toja 2.000; Sig.ra Varese Theiler 5.000; Dott. Vittorio e Nora
Martinengo 10.000; Dott. Piero e Rosita
Scarognina 10.000; F.B.A. 1.000; Famiglia
Mathieu 5.000; Sig. Mery Trovati 1.000;
Sig.na Olga Jouve 500; Sig.a Laura Fraschia
500; Sig.a Micol Margherita 500; Sig.ri Lucia e Cesare Ribet 2.000; Sig. M. C. Turbil
2.000; Sig.na Adriana Girard 1.000; Sig.
Augusto Battaglia 2.000; Sigg. Emma e Alda Cougn Paschetto 2.000; Sig. Kovacs Antonio 500; Sigg. Ida e Wanda Albarin 1.000;
Sig. Charbonnier Paschetto 5.000; Sig.a
Mondon Lidia 1.000; F.I.A. 5.000.
Fiori in memoria del Sig. Luigi Jouve
(lo elenco): Sig.e Emma e Alda Cougn Paschetto L. 4.000; Famiglia Mathieu 5.000;
Sig.ri Renato e Alice Breda 5.000.
La Francia
fra Est e Ovest
1 seguenti estratti da « Le Monde »
(del 30 e 31-7 e del 4-8 '67) danno idea della notevole libertà di critica che il regime
del generale De Gaulle concede alla stampa, o almeno a certa stampa francese (si
ricordi la situazione deU'ltaiia ai tempi di
Mussolini!).
1) « Ho sentito dire che un certo capo di
Stato, la cui specialità è quella di "riparare
i torti", aveva fatto recentemente un viaggio in Canadá e s’era indignato del fatto
che una parte della popolazione di quel
paese vi è tenuta all’oscuro della gestione
degli affari che la riguardano. Sia pure!
Ma perchè non invitare quel capo di Stato
a venire in Francia, affinchè egli faccia cessare un abuso ben più scandaloso: un sol
uomo decide ivi gli affari che riguardano
cinquanta milioni di cittadini? » (Questo
brevissimo articoletto, siglato M. M„ è
tipico di certa « verve » francese).
2) « De Gaulle è forse in procinto d’operare un capovolgimento di alleanze? » si
chiede Jacques Mornand in un articolo riportato riassuntivamente da « Le nouvel
observateur ». In verità, la posizione spettacolare presa da De Gaulle nella crisi del
Medio Oriente « segna una nuova tappa
del suo programma, che è quello di rendere
la Francia, politicamente e militarmente,
indipendente dalTalleanza atlantica. Ma si
è costretti a constatare che i vincoli economici e finanziari che ci legano al mondo
occidentale, e in particolare all’America,
non sono per nulla rallentati, e che l’avvicinamento all’Est è soprattutto verbale ».
Per dimostrare la sua tesi, l’autore dell’articolo analizza rapidamente i « settori vitali » deU’economia, cioè (a suo parere): il
commercio estero, e in particolare le relazioni commerciali e finanziarie col « terzo mondo », i rapporti fra il franco francese e il dollaro, l’introduzione dei capitali
americani in Francia, il commercio del petrolio. Conclusione : « La Francia rimane
completamente integrata nel mondo della
iniziativa, quel mondo nel quale il dollaro
conserva tutt’ora la sua forza determinante... Così, nell’insieme, lo sforzo gollista per
rendere la Francia economicamente indipendente dagli USA, non ha praticamente dato alcun risultato. Affinchè le tesi golliste
fossero veramente seguite da qualche effetto, occorrerebbe che la Francia avesse
un potenziale industriale quale essa è ancora ben lontana dal possedere. Finché ciò
non sia realizzato, è perfettamente vano
parlare della sua indipendenza economica ».
Antisemitismo
sovietico
K II fatto che TURSS abbia sostenuto, nel recente conflitto arabo-israeliano,
T Egitto contro T "aggressore israeliano”,
non ha sorpreso nessuno... Tuttavia la vivacità della reazione sovietica, il tono appassionato delle posizioni prese a Mosca
e difese nelle più alte sedi e nei consessi internazionali,... pongono insistentemente un
problema. Infatti, quando si constata che
agli sforzi della diplomazia sovietica ne
corrispondono degli altri, effettuati nell’interno dell’URSS dai servizi ufficiali di propaganda, si è condotti a chiedersi se le tesi
difese da Mosca (tesi il cui rendimento politico è evidente e che possono riassumersi
nell’unico termine: '’antisionismo”) non
riflettano forse, in qualche misura, un rinascente "antisemitismo".
In seguilo all'inizio del conflitto araboisraeliano hanno avuto luogo incidenti più
o meno gravi: i più gravi, forse, a Mosca
e a Varsavia, in occasione della partenza
dei componenti Tamhasciata d'Israele. Le
popolazioni del blocco comunista, ad eccezione della Romania, sono attualmente
montate dalla propaganda della stampa,
della televisione e della radio. Gli stessi
dirigenti non esitano ad impegnarsi personalmente. Lo dimostra la seguente dichiarazione fatta dal sig. Gomulka, primo ministro polacco, al 61“ Congresso dei sindacati (Varsavia, 20-6-’67); «L’aggressione
d’Israele contro i paesi arabi ha ricevuto
gli applausi di certi ebrei sionisti che sono
dei cittadini polacchi... Siamo del parere
che tutti i cittadini polacchi devono avere
una sola patria, cioè la Polonia popolare.
Non vogliamo una quinta colonna nel nostro paese. Non possiamo restare indifferenti verso queste persone che, quando la
a cura di Tullio Viola
pace del mondo è minacciata, sostengono
l'aggressore. Quelli che si ritengono colpiti
da queste osservazioni, ne traggano le conseguenze ».
È certo che dei fatti isolati non bastano
ad esprimere una dottrina: apparentemente
nessun ebreo è preso di mira nelTURSS come tale; i bersagli della propaganda ufficiale sono i sionisti e lo Stato d’Israele. Ma
non è men vero che il condizionamento
cui il popolo sovietico è oggi sottoposto,
trova un terreno favorevole in questa regione d’Europa tradizionalmente antisemita.
E gli ebrei delTURSS, ai quali il regime riserva un trattamento particolare, quegli ebrei che le persecuzioni secolari e certe tragedie recenti sotto l’occupazione tedesca
hanno dotato d’una sensibilità viscerale a
tutte le manifestazioni antisemitiche, sarebbero meno inquieti se essi non fossero
le prime vittime, e le più facilmente raggiungibili, della politica anti-israeliana delTURSS ».
(Dal « Journal de Genève » del
29-30 luglio 1967).
Il cancelliere Kurt Georg Kiesinger
ha ricevuto, com’è noto, il generale De
Gaulle a Bonn nei giorni 12-13 luglio u.s.
In tale occasione egli ha lodato la « particolare ed eccellente collaborazione fra
Bonn e Parigi ». Cinque giorni dopo, lo
stesso Kiesinger ha dichiarato aH’ambasciatore USA a Bonn, il sig. George McGhee:
« Sono rimasto molto deluso di De Gaulle.
Orinai ho capito chiaramente che con lui
non si può collaborare ».
(Dallo « Spiegel » del 31 luglio 1967).
Quest’esempio valga a provare fino a
che punto le dichiarazioni degli uomini di
Stato (o almeno di certi uomini di Stato)
sono attendibili.
Il problema negro
americano
Sulle varie e gravi manifestazioni della popolazione negra negli U.S.A., sono
stati espressi nella stampa internazionale i
pareri più disparati. Anche qui, come per i
problemi del Medio Oriente, no' non ci
sentimo di trinciare sentenze, e cioè di
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
BOBBIO PELLICE
Domenica 6 e domenica 27 agosto nel corso dei nostri culti nel tempio sono stati presentati al Battesimo i bambini : Geymonat
Mirella di Attilio e Cairus Lidia (Campi) e
Melli Giovannino fu Stefano e di Berton Ca.
terina (Costa).
Il Signore benedica sempre questi bimbi
e tutti i loro cari.
Ringraziamo i Pastori sigg. Roberto Jahier. Alberto Ricca, Luigi Santini ed il
Prof. Emanuele Tron i quali ci hanno rivolto il messaggio della Parola di Dio nel
nostro tempio queste ultime domeniche.
VILLAR PELLICE
Ha concluso la sua giornata terrena : Davit
Paolo, di anni 70, della Gorgia. La chiamata gli è giunta dopo un lungo tempo dì malattia, tra un alternarsi di periodi un po mi.
gliori e di altri invece più difficili. Egli ave.
va però accettato la sua prova con quella serenità e quella forza d'animo che ha caratterizzalo tutta la sua vita. Molto spesso era
lui e non chi andava a fargli visita ad incoraggiare ed a pronunziare una parola di fiducia e di fede. Il numerosissimo corteo di
amici e di conoscenti che ha accompagnato
la sua spoglia mortale al campo dell ultimo
riposo terreno è stato il segno della considerazione e della stima in cui era tenuto e del
vivo ricordo che lascia di se.
Dopo diverse settimane di indisposizione
è pure giunta al termine del suo pellegrinaggio terreno: Vigna Maria ved. nata Baridon^ di anni 80, del Centro. Anche a lei i
conoscenti e gli amici hanno testimoniato del
loro affetto intervenendo numerosi al suo ac.
compagnamente funebre.
Alle famiglie ed ai parenti tutti di questi
nostri Scomparsi esprimiamo ancora la nostra sincera e molto fraterna simpatia.
Sono stali presentati al S. Battesimo:
François Samuel Philippe, di Alberto e di
Gisella Lazier (Castagneto) e Marinella, di
Giovanni e Rina Monnet (Centro). Il Signo
re accompagni questi teneri agnelli della sua
greggia e li benedica insieme ai loro genitori. padrini e madrine.
Ringraziamo vivamente il Pastore Signor
A. Ricca e il Maestro Sig. Ed. Paschetto per
i messaggi che ci hanno portalo in occasione dei culti da loro presieduti; siamo pure
grati al Pastore Sig. R. Jahier che ha diretto una riunione alFaperto.
Hanno rappresentato la nostra Chiesa, in
qualità di Deputati, al Sinodo teste conclusosi : la Sig.ra Clementina Bouissa e il Sig.
Dino Ciesch. Essi ci riferiranno dei lavori
fatti e ci parleranno delle loro impressioni
alla prossima Assemblea dì Chiesa autunnale.
Sono ormai rientrali — o stanno per rientrare — nelle loro sedi abituali i numerosi
« Villaresi lontani » e gli amici venuti a tra.
scorrere le loro vacanze tra di noi. Nel ringraziarli tutti per la gioia portataci, inviamo
loro il nostro cordiale saluto ed i nostri migliori auguri di buona ripresa e di buon inverno. E. M.
LUSERNA S. GIOVANNI
Con le prime nebbie autunnali siamo invitati a pensare alla ripresa delle attività ecclesiastiche, che hanno avuto parzialmente
una sosta durante il periodo estivo.
Nei mesi di luglio e agosto siamo stati
spesso rallegrati dalla presenza di amici o ex.
membri di questa nostra comunità, che trascorrevano periodi di vacanze fra noi: a tutti
loro un fraterno « arrivederci »!
Nel corso di questo mese riceverete il primo numero dellTmpegno per questo nuovo
anno ecclesiastico, con il calendario completo delle attività e notìzie sulla vita della comunità.
Ricordiamo intanto qui le attività immediate :
Venerdì L» settembre', ore 20,30, alla Casa Valdese, seduta del Concistoro.
Sabato 2 settembre : serata fraterna con il
gruppo dei trombettieri del Baden, con la
partecipazione dei trombettieri valdesi. Ore
21 (nel tempio): concerto di musica sacra
e messaggi - Fondazione del « gruppo trombettieri » di San Giovanni e consegna di al
cuni strumenti da parte dei fratelli del Baden. Tutti sono cordialmente invitati.
Ogni domenica: ore 10,30, culto al Tempio; ore 15, culto al Ciabas (fino a fine settembre).
Il Giardino d\nlanzia riprenderà presto la
sua attività. Vedere in altra parte del giornale Tannuncio dettagliato. Abbiamo deciso,
con I assunzione di due Maestre ed il prolungamento dell’orario di apertura — giovedì compreso — di rendere un migliore servizio alle famiglie della Comunità. Aiutateci
a portare questo grosso carico di responsabil-tà.
Anche alla Casa di riposo per i vecchi vi
saranno presto delle novità. La Direttrice,
Suor Melania Cardon — dopo oltre dodici
anni di attività nel nostro Istituto — ci lascia. per raggiunti e oltrepassati limiti di
età e di stanchezza. Le succederà Suor Erm liina Pons, che fino ad ora ha prestato la
SU I opera al « Rifugio Carlo Alberto ». Vi
inviteremo quanto prima ad una riunione
speciale per esprimere a Suor Melania tutta
la nostra gratitudine.
/ lavori di restauro del presbiterio procedono alacremente, sotto la vigile attenzione
della Commissione stabili; speriamo che entro il mese dì settembre sia Tappartamento
pastorale che i vasti locali di attività ecclesiastica potranno essere pronti. Affinchè ciò
possa realizzarsi, abbiamo però bisogno che
la vostra solidarietà non ci venga meno.
Per ulteriori notizie, vi rinviamo al prossimo numero de « L’Impegno ». G. B.
presentato il Pastore sig. Mariano Di Cangi
(Filadelfia - U.S.A.), il quale ci ha rivolto
un fraterno messaggio.
Il Pastore sig. Silvio Long (Lugano) ci ha
dato una predicazione viva ed attuale domenica 20 Agosto nel corso del culto da lui
presieduto. Il Signore benedica questi fratelli nei lavoro che compiono nel Suo Nome;
a loro ed alla Signora Long Ines in Alabiso,
c!ie ha accompagnato aU’armonium gli inni,
il nostro sentito ringraziamento.
Un « arrivederci » al prossimo anno, se
piace a Dio, alle sorelle ed ai fratelli che nel
corso di quest’estate hanno trascorso in mezzo a noi le loro vacanze, partecipando anche
ai culti della comunità.
FIRENZE
PRAMOLLO
Nel corso del culto delle domeniche 6, 13
c 20 Agosto è stato amministrato il Battesimo a : Alabiso Marco di Rocco e di Long
Ines (Servizio Cristiano ■ Riesi), Bounous
Carla di Aldo e di Peyronel Elettra (Carde
di San Germano Chisone), e Bleynat Vera di
Marcello e di Peyronel Elettra (Bosi). La grazia del Signore accompagni questi bambini e
le loro famiglie.
Domenica 13 Agosto abbiamo ascoltato la
forte predicazione del Past. sig. Ermanno Ro.
stan che ha presieduto il nostro culto e ci ha
seguire pedissequamente i giudizi estremisti (nè di sinistra, diciamo così, nè tanto
meno di destra). Precisiamo, una volta per
tutte, che non ci teniamo affatto ad esser
qualificati « brillanti giornalisti ». e che ci
sentiamo terribilmente a corto di notizie
significatixe. cc.mpiete e sicure. Non abbiamo nessun'aspirazione al dilettantismo
profetico, non vogliamo conquistare con
questa rubrica la fama di « indovini ».
Ciò premesso, riferiamo il giudizio, sulTargomento. al quale sinceramente ci sentiamo più vicini. Esso è tratto dall’editoriale che « L’Astrolabia » del 6-8-’67 fa precedere ad un articolo (« L'America brucia »)
del famoso agitatore negro U.S.A. Stokeley
Carmichael:
« ...Ha ragione Carmichael quando sostiene che il sistema democratico americano
non è in grado di offrire una soluzione accettabile al probema negro? o ha ragione
Baldwin... a sperare che questo sia ancora
possibile? (1). Noi crediamo che alla fine
la democrazia americana riuscirà ad uscire vittoriosa dàlia doppia stretta del privilegio razziale e della tentazione imperialistica della superpotenza: all'esito di questa
lotta, alla capacità di sopravvivenza e dì
sviluppo della democrazie nella nazione
americana sono comunque legale le sorti
della libertà e della pace nel mondo. È necessario non dimenticarlo quando si auspicano "molti Vietnam" (2) o quando .si teorizza il metodo della violenza per la soluzione del conflitto razziale (3) : se hi superpotenza americana avesse davvero un
cuore nazista le speranze del socialismo e
della pace sarebbero già cadute ».
-ff G. Nahas, professore dell’uni'-ersità
di Columbia (New ’Vork), ha pubbli.lUo su
« Le Monde » del 20-21 c.. un intei .-ssante
articolo sulla «dissoluzione deH'ufi niente
familiare » nella popolazione negni degli
U.S.A. In tale articolo si riportano mmariamente i risultati d'un'indagine, mr,i:!; ben
documentata, iniziata nel 1963 da . certo professor Moynihan, allora direi; ■ collaboratore del presidente Kennedy. indagine getta luce sulla progressiva disw >zione
del vincolo familiare che si ossei--: nelle
comunità negre cittadine degli U.S
« Una tale distruzione della fam:. . i, afferma il Nahas, non si produceva :è nel
classico ghetto ebreo, isolato taire ,¡ per
interi secoli nell’interno delle città e. ropee,
nè nei ghetti urbani americani in cui, al
principio di questo secolo, venivano a scaricarsi le ondate d’immigranti irlan..: :.h, polacchi e italiani. Le cifre presentate n ' rapporto Moyniham, pubblicato nel I" 5. sono eloquenti per se stesse: 21% a le famiglie negre sono prive di « paté: familias ». 25% (in certi quartieri fino c 45%!)
dei bambini negri sono illegittimi Esiste
persino una seconda generazione di imbini illegittimi, generati da padri avei meno di sedici anni, i quali ignorano e - stessi la propria paternità. Questi bambini illegittimi, che non derivano tutti da'nn stesso padre, vivono con la loro madri: o con
la loro nonna, grazie a dei sussidi ersati
dalla sezione assistenza sociale deh - loro
città. Le spese per tali sussidi, nei\: sola
New Yoi-n, per Tanno 1965, sono ate di
1 miliardo didollari, e crescono ci. ' 10%
ogni anno».
La conclusione del rapporto AF iiilian
è questo : « Sembra che la famigli.' negra,
nel ghetto urbano, sia in pieno sj ,■ elo e
che, per un gran numero di negri, i 'apporti sociali tradizionali siano in via d¡ lisgregazione ».
È interessante, ma profondamenk triste,
leggere nell’articolo del Nahas che ' rapporto Moynihan « venne male acco ci, sia
dagli uomini politici di Washington, - a dagli stessi esponenti dellla popnlazn -e negra ». II Nahas dà, di questo fatto ia seguente spiegazione: a) «Gli iiomin. politici cercano soluzioni pratiche e rapide. Essi si accorsero con angoscia che il apporto Moynihan non ne suggeriva ne.s-iuna ».
b) « Gli esponenti della popolazione negra,
di tendenza moderala, si sentirono feriti
dalle "rivelazioni" del rapporto (hetnhè esse fossero note ufficiosamente da molto
tempo). E Moynihan, un riformatore liberale e umanista, fu persino trattalo come
un razzista. Si disse che egli si erigeva accusatore della comunità negra, "che. dopo
tutto, era altrettanto rispettabile quanto la
comunità bianca”. Insamma il rapporto
venne ufficialmente ignorato, poi dimenticato da tutti ». L’articolo prosegue indagando sulle conseguenze disastrose dei fatti rilevati nel rapporto Moynihan, e formula alcune angosciose domande sull’avvenire dei giovani negri americani.
Tullio Viola
Dopo un lungo periodo di infermità è de
ceduto il nostro fratello in fede Alfredo Ri
betti. Egli lascia un vivo ricordo ed un rim
pianto nella Comunità Valdese come nel
l’ambiente più vasto della città. Per molti
anni era stato alla presidenza dell’Associa
zlone ciechi di guerra e quindi di quella de
gli Invalidi di guerra. Conosciuto e stimato
negli ambienti cittadini per la sua opero
sita, sempre premuroso e cortese verso tutti,
non per questo trascurava la vita della sua
chiesa, che amava. Per molti anni membro
del Consiglio di chiesa, quindi nel Comitato
dell’Asilo Italia, lo abbiamo visto allontanarsi lentamente, quando più crudeli si sono
fatte le infermità fisiiche, ma il suo pensiero
era sempre alla chiesa, alle sue opere, alla
sua testimonianza. Alla Compagna ed alle
Figlie ed a lutti i parenti giunga una parola di solidarietà e di fede.
Hélène Pons et Patrick Leach ont la
joie de vous annoncer leur mariage. La
bénédiction nuptiale leur sera donnée au
temple. 32, rue Tilsit, le 5 septembre 1967
a 16 h. 30.
68. rue Auguste Blanqui - Marseille - 6'.
Little Orchard 'Wambrook Close Hutton
Mount Brentwood (Essex).
[Piote: (1) Questi due diversi punti di vista si contendono attualmente l’opinione internazionale, mentre sembra conservare oggi
minor credito ¡1 terzo punto di vista, quello
di Mart.n Luther King, secondo il quale la
liberazione dei negri americani dovrebbe potersi raggiungere esclusivamente con metodi
non violenti. (2) La previsione dei « molli
Vietnam », oppure degli « altri Vietnam che
verranno », è oggi abbastanza diffusa. Essa
appare anche nella stampa a noi più vicina
(per es. nella conferenza di Gregory Calvert
riportata dal « Servizio informazioni di Agape » n. 22 p. 2). (3) Dei tre punti di vista
di cui alla nota (1), i primi due teorizzano
per l’appunto il metodo della violenza per la
soluzione del conflitto razziale. La differenza
fra i due consiste in quetso; che secondo il
Carmichael la violenza dovrebbe concludersi
con la totale sconfitta del sistema democratico americano, quindi con la .sostituzione di
tale sistema con un altro completamente diverso; secondo il Baldiv'.n, invece, la violenza dovrebbe determinare una reazione dinamica, dovrebbe (per cosi dire) « forzare
mano » alla democrazia americana, « metterla in crisi », « comprometterne la stabilità »,
in modo che tale democrazia evolva più <>
meno rapidamente, verso uno « status » di
effettiva parità bianco . negra].