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morte
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
ygiSTIsTrëlLE 1994
BIBBIA 0 TRADIZIONE
LA RISURREZIONE
DEL PAPA
LUCIANO DEODATO
Questa volta il papa deve
aver capito di averla fatta un po’ grossa: dopo essersi
lasciato andare a dire che Gesù risorto era apparso per primo a Maria, sua madre, prima
che a chiunque altro, ha fatto
macchina indietro. Il fatto è
noto: il lunedì di Pasqua parlando ai fedeli raccolti a Castel Gandolfo e a quanti erano
in ascolto di Radio Vaticana,
il papa ha detto «Gesù era un
figlio fedele e sapeva bene
quanto la sua passione fosse
costata alla madre. Cristo, nel
momento della sua resurrezione, pensò di dare la notizia
a Maria. Anche se non ne
parlano le Sacre Scritture, vi
è la convinzione che la prima
annunciazione venne fatta alla Madonna».
La «convinzione» avrebbe
origine dal vangelo apocrifo
dlGamaliele, uno scritto che
risalirebbe al V-VI secolo dopo Cristo, in cui si dice: «Non
smarrirti. Maria, osserva bene
il mio volto e convinciti che io
sono tuo figlio. Io sono il Gesù per la cui morte hai pianto.
Ma ora sono vivo e ti consolo
con la mia resurrezione prima
di tutti gli altri. Nessuno ha
portato via il mio cadavere,
ma sono risorto per volere del
Padre, o madre mia!».
Il papa è recidivo. Già l’anno scorso aveva saccheggiato
questa antica leggenda. Si sa
che egli è un devoto di Maria:
«Totus tuus...» è scritto nel
motto che si è scelto per il
suo pontificato. Ed invero
non ha mancato di compiere
pellegrinaggi a tutti i santuari
®anani e di nominare professori di fedeltà mariana.
Ma anche se è vero che in
un secondo tempo ha cercato
di ridimensionare quanto detto a Castel Gandolfo, il fatto
nmane grave. Il papa, pur di
esaltare Maria, non esita a dare spazio a favole che hanno
alimentato la fantasia e la
pietà religiosa popolare con
•tose che non hanno nulla a
ehe vedere con gli Evangeli
eanonici, quelli cioè accolti
eome canonici, normativi per
la fede cristiana. Si sa che gli
^Vangeli apocrifi, quelli cioè
®he la chiesa antica ha rifiuta■ to di recepire, pretendono di
WOlniare i vuoti e i silenzi che
troviamo nel Nuovo TestaIfeento; come se la' testimo'Oianza evangelica non fosse
^fficiente per la nostra fede.
Oice l’Evangelo di Giovanni
^r^he di Gesù si potevano racJ^tare molti altri fatti, «ma
^^ste cose sono scritte, afcrediate che Gesù è il
^nsto, il Figliol di Dio, e af■ii I credendo, abbiate vita
nome» (Giov. 20, 31).
' Ma il papa la sa più lunga
p Nuovo Testamento e, acanto a quelle tradizioni, non
Sita a metterne altre. «Il paPa è il papa» scrive Baget
nzzo, ammirandolo per le li
bertà che si prende. E dùnque
può dire quel che vuole, poiché non è soggetto a nessuna
norma; anzi, è al di sopra della norma, al di sopra della
Bibbia; non solo, ma fa dire
alla Bibbia ciò che a lui conviene. Ci troviamo qui di
fronte a un dato molto inquietante. Non certo per il protestantesimo, perché da tempo
abbiamo affermato il principio del «Sola Scriptura»; ma
per il cattolicesimo stesso, in
cui il dato della Tradizione,
ricevuta come si sa «pari pietate affectu», cioè con la stessa reverenza che si ha per la
Scrittura, assume su di questa
un ruolo preminente.
I cattolici devono decidere
che cosa vogliono fare: rimanere con il papa, seguendo
Baget Bozzo, e quindi assecondare la religiosità naturale
popolare e costruire una religione che si allontanerà sempre di più dal centro, cioè Gesù Cristo; oppure ridimensionare le tradizioni popolari, riscoprendo il primato della
Scrittura.
Noi la nostra scelta l’abbiamo fatta: gli Evangeli ci narrano che il Risorto è apparso
per primo a Maria di Magdala, una donna che di certo
aveva avuto problemi psichici. Da qui capiamo la grandezza e la novità del regno di
Dio, in cui gli ultimi diventano primi. Perché dovremmo
barattare questa grandezza
con sia pur nobili sentimenti
di affetto filiale?
Di fronte alle domande, alTinsoddisfazione e alle paure degli uomini e delle donne
Dìo considera la nostra fragilità
RAFFAELE VOLPE
«E l’Eterno disse a Mosè: Perché gridi il me? Dì ai fìglioli d’Israele che si
mettano in marcia»
(Esodo 14, 15)
L9 Eterno chiede a Mosè: «Perché gridi verso di me?». Ma Mosè non
aveva gridato, anzi il contesto dice che
Mo.sè aveva incoraggiato il suo popolo.
Gli israeliti sono da poco usciti dall’Egitto, dalla terra di schiavitù, e mentre sembra che la libertà sia ormai cosa fatta, si
accorgono di essere inseguiti dagli egiziani. Alle spalle gli egiziani che sopraggiungono, davanti il mare invalicabile.
Eppure Mosè dice: «Non temete, state
fermi e mirate la liberazione che l’Eterno
compirà per voi...» (Es. 14, 13).
Di quale grido dunque parla Dio,
quando domanda a Mosè: «Perché gridi
a me?». Mosè è apparentemente calmo,
rassicurante, fiducioso. Tutto sembra
procedere bene; la situazione è sotto
controllo, i nervi sono saldi. Ma si tratta
di un’apparenza. Mosè non ha aperto la
bocca, ma la sua anima grida. E Dio ha
sentito questo grido che nessun altro ha
sentito. E il grido della fragilità. Prende
te un bicchiere infrangibile e lasciatelo
cadere: non si rompe; provate di nuovo:
forse nemmeno questa volta si romperà.
Ma poi c’è una volta in cui va in mille
frantumi. Noi siamo come quel bicchiere: infrangibili apparentemente, ma essenzialmente fragili.
Ci comportiamo come se fossimo forti,
appunto infrangibili. Presi ogni giorno
da molteplici impegni, dimentichiamo la
nostra reale essenza. Facciamo progetti,
pianifichiamo la nostra vita e quella dei
nostri figli. Chi ci vede dall’esterno rimane perfino meravigliato e dice; «Ma
guarda quanta forza ha quella persona».
Ma è solo apparenza. Che cosa c’è in
realtà dentro di noi?
Dio dice a Mosè: «Perché gridi a
me?», senza che Mosè abbia aperto bocca. Dio ode il grido della nostra fragilità
anche quando lo teniamo ben celato dentro di noi. Che cosa c’è dentro di noi?
Dentro abbiamo tante domande alle quali
non sappiamo dare una risposta. Abbiamo la paura della morte, l’insoddisfazione della vita, la paura del domani, il silenzio cupo della sofferenza, ma soprattutto il senso della nostra fragilità. Sappiamo di essere fragili e di poterci spezzare in qualsiasi momento e perciò ci ri
fugiamo in quello che Blaise Pascal
chiama il divertissement : lo stordimento
per sfuggire dalla visione lucida e consapevole della propria miseria umana.
Dio sente il grido della nostra fragilità.
Qualcuno chiederà; «Ma come posso essere sicuro che Dio oda veramente il mio
grido?». La risposta è nella vita e nella
storia di Gesù, nella sua fragilità umana:
in lui Dio ha scelto di essere come noi.
Da allora non possiamo rimproverarlo di
non capirci, anzi, Dio non è diventato solo come noi, ma peggio di noi. Noi siamo ricchi, lui era povero; noi viviamo in
una democrazia, lui in una dittatura; noi
non siamo torturati e non finiremo condannati a morte, lui sì.
Non possiamo perciò dire a Dio che
non ci capisce. Anzi, è Dio che può rimproverarci perché siamo noi a non capire
lui! Dio dunque ci offre la possibilità di
pensare a noi, alla nostra fragilità, al grido che è dentro ciascuno di noi; Dio è
amore. Se l’invito di Dio ci ha catturati,
nasce in noi il desiderio di iniziare un
cammino nuovo. Non possiamo più illudere noi stessi, e tanto meno Dio. Dio ha
dato il suo amore come risposta al nostro
grido; ora sentiamo il bisogno di gridare
al mondo il nostro amore.
ANNO 2 - NUMERO 15
Anglicani
Altro strappo
ecumenico
Si sta delincando un altro
strappo» nelle relazioni ecumeniche tra la Comunione
anglicana e la Chiesa cattolica. La Chiesa anglicana australiana, che sta tenendo in
questi giorni a Sydney il proprio Sinodo, ha approvato
una risoluzione che autorizza
esplicitamente i laici a presiedere la «messa» e la Santa
Cena. Spetta ora al vescovo
Harry Goodhew dare applicazione alla decisione e lo stesso vescovo ha dichiarato che
non esistono difficoltà di ordine teologico.
In Australia (18 milioni di
abitanti) la Chiesa anglicana
è la più diffusa e ad essa aderisce il 30% della popolazione. La Chiesa anglicana australiana è tra le più «evangeliche» di quelle facenti parte
della Comunione anglicana.
Da tempo infatti ha ammesso
nella sua organizzazione ecclesiastica elementi della più
classica teologia protestante e
da anni laici (uomini e donne)
hanno presieduto la Santa Cena in numerose chiese locali.
Il fatto che ormai anche la
Comunione anglicana stia accettando il principio riformato del «sacerdozio universale» dei credenti inquieta non
poco il cattolicesimo inglese.
Il settimanale inglese Tablet
parla di «danno ecumenico rilevante», persino «più grave
deH’ordinazione delle donne»
e chiede alla Chiesa d’Inghilterra «una presa di distanze e,
se necessario, di arrivare alla
scomunica».
Ma la questione del «sacerdozio universale dei credenti»
potrà essere discussa anche al
prossimo Sinodo della Chiesa
d’Inghilterra. Una mozione in
tal senso del rev. Tim Royle
ha raggiunto il numero di firme necessario per l’inclusione nell’ordine del giorno. Per
Tablet è ormai ora che la
Chiesa d’Inghilterra si pronunci sulla sua pretesa di essere contemporaneamente
cattolica e protestante.-La Comunione anglicana, per il
giornale, è sempre più una
chiesa di tipo protestante.
All’Ascolto
Della Parol./\
Il battesimo di Gesù
pagina 6
ATTu.,'\i.,inrÀ
Storie di razzismo
pagina 7
Cultura
La lettera ai Romani
ieri e oggi
pagina 9
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
La proposta dovrebbe essere discussa aH'Assemblea della Concordia di Leuenberg
La Federazione protestante tedesca propone
un forum di chiese protestanti europee
La Federazione protestante
tedesca (l’«Evangelischer
Bund») ha lanciato la proposta di costituire una struttura
di chiese protestanti europee
che permetta alle chiese della
Riforma «di parlare con una
sola voce» in campo religioso
e politico. Tale proposta ha
suscitato reazioni diverse da
parte di altri responsabili di
chiese europee. L’«Evangelischer Bund», gruppo ecumenico di riflessione che fa capo
alla Chiesa evangelica di
Germania (Ekd), ha lanciato
un appello alle oltre 80 chiese
luterane, riformate e unite che
hanno sottoscritto la «Concordia di Leuenberg» affinché, durante l’Assemblea generale di Vienna dal 3 al 10
maggio 1994, concordino le
prime tappe per costituire una
«Kirchengemeinschaft» (comunità di chiese), «organismo» di protestanti europei.
Un appoggio indiretto alla
proposta è giunto dal Consiglio direttivo della Chiesa
evangelica di Germania; in
una dichiarazione separata, il
Consiglio ha affermato che
la cooperazione ecumenica
europea «potrebbe essere
pienamente efficace solo se
la comunione tra le chiese
protestanti europee venisse
rafforzata» e ha aggiunto che
«avrebbe appoggiato tutte le
misure tendenti a una più
ampia comunione dei protestanti europei».
Per Tony Burnham, segretario generale della Chiesa
riformata unita del Regno
Unito, membro della Concordia di Leuenberg, tale proposta «potrebbe rappresentare
La prima Assemblea dei protestanti europei si è svolta a Budapest nel marzo 1992
un passo indietro nei rapporti
ecumenici». Prima di studiare
la proposta in dettaglio,
Bumham si dichiara «preoccupato di vedere crearsi altre
istituzioni in Europa che potrebbero indebolire la cooperazione ecumenica esistente».
La Federazione tedesca ha
invitato le chiese firmatarie
della «Concordia di Leuenberg» a formare un «nuovo
fomm» per permettere ai metodisti e agli anglicani europei
e ai luterani scandinavi, che
non hanno firmato l’accordo
di Leuenberg, di partecipare a
questa nuova struttura che potrebbe diventare membro affiliato della Conferenza delle
chiese europee (Kek). Pur
scartando l’idea di una «superchiesa protestante europea», la Federazione protestante tedesca propone di
prendere come modello la
struttura della Chiesa evangelica tedesca, che è una federazione di chiese regionali luterane, unite e riformate. Durante la prima Assemblea
protestante europea, svoltasi
a Budapest dal 24 al 30 marzo 1992, alcuni partecipanti
avevano espresso il timore
che il rafforzamento della
cooperazione tra le chiese
protestanti europee potesse
recare danno ad attività ecumeniche più ampie.
In occasione di quell’Assemblea Jean Fischer, segretario generale della Conferenza delle chiese europee, aveva dichiarato che «una più
grande unità tra le chiese protestanti sarebbe un contributo
positivo al movimento ecumenico». Jean Fischer parteciperà all’Assemblea della
«Concordia di Leuenberg» a
Vienna, accompagnato da
una delegazione di alto livello della Kek. La Kek, ha precisato Jean Fischer, ha proposto il proprio aiuto per la costituzione di «un forum di
chiese protestanti» nel quadro
della «comunità ecumenica»
della Kek. (Bss)
Lo ha deciso l'Associazione dei pubblicisti evangelici in Germania
Nasce una scuola evangelica per giornalisti
A Francoforte sul Meno
l’Associazione dei pubblicisti
evangelici in Germania ha deciso di fondare una scuola
evangelica per giornalisti. La
direttrice dell’Accademia
evangelica per i mass media,
Imme de Haen, ha dichiarato
che il peso crescente che i
mezzi di comunicazione hanno assunto nella società moderna rende necessario un impegno specifico della chiesa
per la preparazione di operatori qualificati in questo settore,
in modo che la loro formazione non risponda solo agli interessi commerciali degli editori
e dei controllori dei media.
La scuola avrà sede a Berlino presso l’Accademia evangelica per i mass media, che
finora si è limitata a gestire
dei corsi di specializzazione,
e dovrà preparare giornalisti
qualificati che, nel settore
evangelico, sono richiesti soprattutto nella ex Repubblica
democratica. 1 costi sono
quantificati in circa 600 milioni di lire l’anno.
Secondo le previsioni la
scuola si aprirà neH’aprile del
1995 con un primo gruppo di
12-16 iscritti e avrà la durata
di circa due anni. 11 corso prevede che il tempo a disposizione venga dedicato per un
terzo allo studio in sede e per
due terzi al lavoro pratico
£ abbonarsi
a
RIFORMA?
presso i media delle chiese o
di altre organizzazioni. Per
iscriversi occorre avere la maturità o il diploma di scuola
media superiore; la frequenza
ai corsi è gratuita. I programmi comprenderanno da una
parte tutte le possibili informazioni riguardan- ti la chiesa, dall’altra il giornalismo
pratico che deve però essere
collegato a una profonda riflessione sui risvolti etici
dell’uso dei media. «Coraggio
nel trattare con i potenti, sensibilità nel trattare con i deboli», questo è l’atteggiamento
di fondo ‘che la scuola si prefigge di creare nei suoi allievi,
dice la signora De Haen. Molto spazio verrà dato ai problemi del Terzo Mondo che, secondo la direttrice, sono trascurati dalle altre scuole di
giornalismo.
Attualmente le più impor
tanti scuole di giornalismo in
Germania sono quelle di
Springer, di Burda, di Grüner
& Jahr e soprattutto la Scuola
tedesca di giornalismo di
Monaco. La Chiesa cattolica
ha un Istituto per la promozione della pubblicistica; la
vera formazione giornalistica
viene poi effettuata nelle
scuole specializzate o con il
lavoro volontario in qualche
redazione. (Epd)
msm
I—ÌM1i—gM
Ha incontrato le chiese membro e il patriarca ortodosso Alessio
Il segretario della Kek a Mosca
Jean Fischer, segretario generale della Conferenza delle
chiese europee (Kek), durante
una visita di cinque giorni a
Mosca, ha partecipato alla
riunione del comitato preparatorio della Conferenza interecclesiastica prevista per il
prossimo giugno su «Fede
cristiana e inimicizia umana»
e ha visitato le chiese membro della Kek.
Fischer è stato presente alla
prima giornata dei lavori del
45°Congresso della Federazione euroasiatica dei cristiani battisti che raccoglie le
Unioni battiste della Comunità di stati indipendenti. È
stato questo il primo congresso dopo lo scioglimento dellr Unione Sovietica.
I battisti ritengono che il
momento attuale, nonostante
le difficoltà economiche e politiche, sia particolarmente favorevole per l’evangelizzazione ma lamentano l’invasione di predicatori provenienti da Occidente che talora
mettono in cattiva luce l’opera compiuta dalle chiese evangeliche autoctone. Si
stanno sviluppando contatti
ad alto livello fra battisti e
ortodossi per cercare di migliorare i rapporti fra le due
confessioni.
Jean Fischer ha anche reso
visita al patriarca di Mosca,
Alessio II, ex presidente della
Kek, al metropolita Cirillo e
all’abate loann, del monastero di Vysicopetrovsk.
Il patriarca di Mosca Alessio Il ha sottolineato l’importanza dell’incontro interecclesiastico di giugno, a cui par
teciperà anche la Chiesa cattolica, e ha ricordato che proprio quest’anno cade il centenario dell’inizio dei contatti
ecumenici fra ortodossi, anglicani e vecchio-cattolici. 11
patriarca si è detto molto interessato alla convocazione di
una seconda assemblea ecumenica sul tema della riconciliazione.
Il segretario generale della
Kek ha avuto anche incontri
con Riidiger Minor, vescovo
della Chiesa metodista unita
di quest’area geografica, e
con alcuni esponenti del governo russo con cui ha discusso delle relazioni con la
Conferenza per la sicurezza e
la cooperazione in Europa
(Csce) e ha affrontato i problemi della libertà religiosa.
(Cec news)
Dal
^ « m
.I
La situazione nel Burundi VCn
e nel Ruanda: appello del Cec ]}4novi
GINEVRA — La notizia della tragica morte del
Cyprien Ntaryamira, del Burundi, e del presidente w
Habyarimana, del Ruanda, ha profondamente sconvolto e j
larmato il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec). Lohad»
il segretario generale del Cec, Konrad Raiser, che ha
un appello urgente ai popoli del Burundi e del Ruanda
non rispondano alla tragedia con nuovi atti di terrore e di oj
ra etnica. Il Cec è da tempo impegnato nel sostenere le chi
di questi due paesi nei loro sforzi per porre fine al lungo r
gio del conflitto etnico e per instaurare governi stabili, d
cratici e multietnici. Raiser ha chiesto alla comunità ìnteZC
zionale di non abbandonare questi popoli afflitti dal ?
ciale e politico, dalla miseria e dalla violenza massiccia jW
pericolo che i conflitti etnici in Ruanda e in Burundi si afcnDAo è la
idell
inaria
ghino a tutta la regione, inasprendo le tensioni nei paesi vicìl
non può essere ignorato - ha detto Raiser -. È in gioco la«
e il futuro democratico della regione e di una gran p^^ianale
dell’intera Africa. All’indomani di questa tragedia, faccia*sripl*”® i
appello a tutte le nazioni e a tutte le organizzazioni internai '
nali competenti affinché raddoppino gli sforzi per garanii
1’^—n__________:_:_j _• ® « pÌ cvr
ao e SI svc
natie, in c
l’ordine in questi paesi. Programmi per rispondere ai pressa
bisogni umanitari, compresi quelli dei profughi, per promu
vere la riconciliazione e per portare la pace ai popoli di quca per ’
terre sono più che mai urgenti e non devono essere interrotti
causa di questi atti atroci».
Konrad Raiser condanna
l'attentato di Afula
GINEVRA — Il segretario generale del Consiglio ecumej
co delle chiese (Cec), Konrad Raiser, ha severamente condat
nato l’attentato contro l’autobus nella città israeliana di Afè.
In una lettera al primo ministro israeliano Rabin, Raiser scritt
«Condanniamo inequivocabilmente questo e altri simili atti
terrorismo. Essi non solo portano dolore e sofferenze makil
no a ulteriori azioni di vendetta. Questo ciclo di violenza fa
essere fermato affinché la vostra regione possa conoscelti
frutti di pazienti negoziati e possa trovare pace vera e durato
Facciamo appello a tutti coloro che hanno responsabilità peri
vita dei cittadini di Israele e della Palestina affinché respingi
ogni atto di violenza e di vendetta, e continuino a ricercare,!
traverso un processo di negoziazione pacifica, una giusta soIj
zione ai problemi esistenti tra i popoli della regione».
In giugno incontro a Mosca
di tutte le chiese cristiane
MOSCA — «Fede cristiana e inimicizia umana» è il titolai
una convegno che la Conferenza delle chiese europee (Kek)ti
Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee) ha*
indetto a Mosca per il 21-23 giugno prossimi. L’invito allif
contro sarà fatto dal metropolita Cirillo, presidente del Dipai
mento per i rapporti esterni della Chiesa ortodossa rusa
dall’arcivescovo cattolico Tadeusz Kondrusewicz e daPeterl
Konovalchik, dell’Unione delle chiese evangeliche cristiai*'
battiste della Federazione russa. Il comitato preparatorio
convegno include anche rappresentanti della Chiesa apostolO'
ortodossa armena, della Chiesa ortodossa della Georgia,
Chiesa luterana, della Chiesa metodista e della Chiesa awe*l
sta del settimo giorno. 1 temi fondamentali dell’incontros#
no; 1) l’azione per la pace tra le diversità etniche, culturali,«;
ligiose e confessionali nella Comunità degli stati indipenW
(Csi) e negli stati baltici. 2) i problemi comuni deH’interazio«
culturale e religiosa tra i popoli della Csi e degli stati bai®
l’esperienza storica alla luce della situazione odierna. 3) la”’
sione cristiana e l’atteggiamento nei confronti delle''Sf*
espressioni dell’identità nazionale. Il convegno comprende*'
che una serie di «tavole rotonde» su temi diversi, di pri®®*'
importanza; il ruolo delle chiese nella soluzione pacifici
menti di s]
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protestanti
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Milano ri
vita lispi
convocai
lombo. A
partecipai
e reli^osi
commissi
di ecumei
nodo attui
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conflitti violenti; il fattore religioso nei conflitti interetnici
terculturali; le chiese cristiane e la lotta politica; l’oppÌÌi
etico cristiano alla giustizia sociale nell’economia del b}«,
rnercato; azione comune e asssitenza reciproca nel servi®”
riconciliazione. La Kek e la Ccee considerano questo in”””,
molto importante, perché raccoglie tutte le chiese cristiaa”
una subregione impegnandole nella discussione di proble®'
senziali e chiamandole alla testimonianza comune.
La Chiesa avventista del 7‘
inni'®'
’0
giorno compie 150 anni
SILVER SPRING (USA) — Il 1994 segna il 150'
sano della nascita della Chiesa avventista del settirno g®^
William Miller e i suoi amici aspettavano il ritorno di G® L.
il 1844. La loro grande delusione costituì il punto di P^
della missione avventista nel mondo. In un comunicato,
store Robert S. Folkenberg, presidente della Conferenza i
rale, organismo mondiale della Chiesa avventista, si
che l’anno 1844 venga considerato oggi, anche da P^^|.jif
stessi avventisti, unicamente come quello della gronde de i
ne dei loro predecessori. Esso rappresenta infatti per gb ®
listi di oggi la data della nascita di una grande spero® ^
Chiesa avventista del settimo giorno conta oggi 30
membri nel mondo. Con i suoi insegnamenti e la suo te
essa si riallaccia al ramo protestante del cristianesimo, jjj
dità avventista è profondamente radicata nella fede bi®
primi secoli, nella Riforma del ’500 e nel grande Risveg ^
gioso del ’700. In occasione di questo anniversario,
tirici avventiste pubblicheranno vari libri sulla iri«
«Adventist Review» dedicherà vari dossier alla storia
vimento avventista. La Conferenza generale produrrà
su William Miller e la sua epoca.
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PAG. 3 RIFORMA
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svolgendo a Milano il Sinodo della diocesi cattolica: una valutazione dei delegati evangelici
Verso la creazione di un Consiglio delle chiese cristiane?
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n ■ *Tìàóeo dal 1966 ai 1971), i
lipiria ^íclrtini’ la cui durata è
«Í
„¿novembre 1993 si è aperto a Milano informa solenne il
’i della Diocesi ambrosiana (il Sinodo precedente ha
convocato dal cardinale Carlo
è prevista fino al 4 novembre
¡M MSìnodopartecipano, su invito della curia, anche i defraterni delle «altre chiese cristiane presenti nella dioceA metà dei lavori del Sinodo pubblichiamo alcune consideorti dei delegati delle chiese evangeliche milanesi.
eliana bbiante
ULRICH ECKERT
ità intei2!Cii>o<lo ^ ^
alca Ps«dO' Mentre ad esempio
ssicciÌ« metodisti e valdesi <<il Siidi Sllrodo è la massima autorim
.aes v jlnana della Chiesa m materia
ocolaittrinaria, lepslativa, giuri
gran »naie e di governo« Di
I facSsciplina generale valdese
interaSw, art. 27), quello cattolico
r garaS*»""''" T
ai nresJnoesi svolge in sessioni ple;r orojBarie, in commissioni divise
lidiQnJperaree tematiche, in mo^^ Bcnti di spiritualità e di culto
eia commissione centrale - è
chiamato a elaborare e proporre suggerimenti pastorali e
normativi all’arcivescovo che
ha il potere di approvarli e
metterli in atto o meno. E sicuramente interessante vedere
oecumeàP» da vicino come furiziona
Ite rena! <l“esto Sinodo che esula per
a di AM: di''®'
liser scriit.
interro®
mili atói
; ma inè
»lenza da
:onosceiti
e durati
ailitàperi
respingi
cercare,*
nustasolt
schemi di attività sinodali. Sia
comunque chiaro che quanto
scriviamo rispecchia lo svolgimento del Sinodo attuale e
non si può basare su testi finali approvati; siamo semmai a
metò strada ma quanto abbiamo sperimentato finora con
una partecipazione più o meno assidua ci sembra molto interessante, anche per le realtà
protestanti in Italia.
1147® Sinodo diocesano di
2^ Milano riserva parecchie novità rispetto al precedente,
convocato dal cardinale Colombo. Allora, per esempio,
‘ il rifobi solo presbiteri
“CKelilti ®iion si lavorava in
“ ', rommissioni, non si parlava
,11% Pj ^nmenismo e tanto meno
ielDioait ‘’’^delegati fraterni». Nel Si, ! »odo attuale tutto ciò
issa rus»
da Peterl
e cam
biato: interessante soprattutto
la presenza di delegati, e non
solo osservatori da parte di altre chiese cristiane. Essi hanno il diritto di «assistere a tutte le sessioni, prendere la parola, proporre emendamenti,
iscriversi nelle commissioni
anche se non godono, nell’
'Assemblea, di voce attiva e
passiva». Sono presenti, oltre
ad alcuni preti ortodossi, delegati delle chiese anglicana,
battista, luterana, metodista,
riformata, salutista e valdese
di Milailb. Significativa è,
inoltre, la presenza dei laici,
molto sensibili al problema
della «corresponsabilità» (un
inizio del lungo cammino verso il sacerdozio universale...)
e di donne, anche se gli interessi di queste ultime si sono
potuti esprimere meglio nella
fase presinodale durante un
convegno organizzato dal
«gruppo promozione donna»
con il suggestivo titolo «Sinodo delle donne. L’utopia delrintendersi» i cui atti sono
stati pubblicati.
Non tutti i delegati cattolici
vengono inviati da parrocchie, decanati o zone pastorali: una rilevante percentuale di loro viene scelta dall’arcivescovo, dalla curia o sono
membri d’ufficio.
Come funziona
il Sinodo
Ma entriamo un po’ nei dettagli per vedere come funziona e come si prendono sul serio temi ecumenici e di democrazia ecclesiale. Spieghiamo
innanzitutto l’aspetto procedurale: dopo una fase presinodale in cui parrocchie, as
Manifestazione ecumenica a Milano
sociazioni, decanati, uffici
della curia si sono espressi su
un libro-inchiesta («Una
Chiesa si interroga») che tratta 20 aree tematiche poi ridotte a 18 (cfr. la scheda), è stato
pubblicato un voluminoso
«Strumento di lavoro» come
testo base iniziale.
Le 18 commissioni, ciascuna per la sua area tematica, lavorano sullo «Strumento».
Ogni singolo e ogni commissione può inviare suggerimenti ad altre commissioni. Poi
ogni commissione comunica i
propri risultati, indicazioni sia
pastorali che normative, alla
commissione centrale e quindi all’assemblea. L’assemblea
si esprime di conseguenza su
ogni area tematica, in forma
orale o scritta, suggerendo
cambiamenti di tipo generale
o particolare. Dopo di che le
commissioni devono rielaborare i loro testi per riproporli
in aula. Per mezzo di doppie
votazioni su ogni paragrafo e
poi sul testo completo di ogni
area tematica si arriverà infine
a un testo che verrà «amalgamato», dopo due ulteriori vo
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SCHEDA
IL SINODO AMBROSIANO
CARLO TAGLIABUE
Il Sinodo è stato convocato dall’arcivescol'o Carlo Maria Martini che ne ha promulgato anche il regolamento.
■ D Sinodo si è aperto in forma solenne il 4
?®)¡®tnbre 1993 e si chiuderà il 4 novembre
1794.
Composizione del Sinodo: 674 Membri
Wmpreso l’arcivescovo) di cui 386 (57%);
5P?. . officio 86 (13%) (36 presbiteri e
di nomina dell’arcivescovo; 241
L n • 0 donne); 16 (17%) don
j,ridire e religiose); 10 delegati fraterni
altre chiese cristiane.
ij f^f^rtlpnzione: La presenza dei membri
de’ ''arie sessioni, ad esclusione
jA^^I^Sati fraterni, è obbligatoria e viene
jg a ogni inizio di sessione. Le assent^ ®''°ao essere comunicate preventiva5(ig ® ® giustificate. Dopo 4 assenze ingiuconsecutive l’assente viene conside'*‘0 decaduto.
lavoro: tutti i sabati 2 sessioni
“fie e/o riunione di commissione (esclu
oiesi natalizio e pasquale m
mg j j taglio a metà ottobre, per l’amalgatesti delle varie aree tematiche).
^*todo di lavoro:
nonché i
Singole
per commissioni, su
Sono tematiche. Complessivamente
eiabor .y® 18 commissioni. La commissione
matica^ relativo alla propria area te1° ”®Iabora dopo la discussione in
®^sione plenaria.
con doppia lettura e doppia
per Par fatila prima votazione paragrafo
r agrafo) e sul testo completo. La vota
zione avviene su scheda firmata e prevede la
possibilità di proporre modifiche (placet
iuxta modum.) Validità delle votazioni:
maggioranza assoluta degli aventi diritto.
Maggioranza richiesta: maggioranza assoluta dei votanti.
Documento finale: dopo 1’«amalgama»
da parte della commissione centrale il documento sinodale viene sottoposto a ulteriore
votazione finale per alzata di mano e presentato all’arcivescovo. Validità della votazione: maggioranza qualificata (2/3) degli
aventi diritto. Maggioranza richiesta: 2/3 dei
votanti (il regolamento non precisa cosa succede se il testo non ottiene la maggioranza
richiesta).
Delegati fraterni: 11 chiese cristiane
presenti nella diocesi sono state invitate a
partecipare ai lavori per mezzo di delegati
fraterni.
Delegazione evangelica:
Chiesa anglicana: rev. Lynn Philips (commissione ecumenismo)
Chiesa battista: past. Paolo Spanu (commissione ecumenismo)
Chiesa luterana: past. Holger Banse (commissione ecumenismo); Past. Ulrich Eckert
(commissione matrimonio e famiglia)
Chiesa riformata; past. Katharina Hess
(commissione Parola di Dio)
Chiesa metodista: past. Eliana Briante
(commissione parola di Dio) sostituti: Mario
Conetti, past. Giovanni Carrari
Chiesa valdese: Carlo Tagliabue (commissione Chiesa particolare)
Esercito della Salvezza: ten. David Cavanagh (commissione Parola di Dio).
tazioni globali, con i testi delle altre commissioni da parte
della commissione centrale
per essere poi proposto solennemente all’arcivescovo. Tutto sommato un meccanismo
che si sforza di offrire parecchi spazi di democrazia, anche se la reale possibilità di
dialogo e di concatenamento
dei lavori svolti nelle varie
commissioni è scarsa; ciò avviene piuttosto nella commissione centrale che assume
dunque un ruolo importante.
È comunque notevole, per un
Sinodo cattolico, che i componenti il Sinodo abbiano designato sia donne che uomini
a moderare le assemblee plenarie e alcune commissioni.
Le proposte
vanno al vescovo
Inoltre va spesa una parola
anche sul modo di procedere
e di impostare le proposizioni
che entrano a far parte del testo da presentare all’arcivescovo. Tali proposizioni affrontano in genere tre aspetti:
breve cenno alla situazione
presente in diocesi; indicazioni pastorali; indicazioni normative; l’accento cade indubbiamente su quest’ultimo aspetto. Nei vari interventi pronunciati in aula o consegnati
per iscritto si nota come parecchie problematiche pastorali emergono con forza, ma i
testi normativi tendono a spostare l’accento su regole praticabili e incisive. Bisogna vedere se l’impegno pastorale
potrà tradursi lo stesso in una
prassi consona a quel cammino dietro Gesù che è adombrato dal motto del Sinodo:
«Egli si mise risolutamente in
cammino».
L'ecumenismo
Passiamo infine al ruolo
dell’ecumenismo in questo
Sinodo. Oltre alla partecipazione di delegati fraterni e al
fatto che l’argomento viene
trattato in un’apposita commissione, va messa in risalto
la «ordinaria vita ecumenica»
di Milano che si è instaurata
man mano negli ultimi anni.
Non si può non accennare
all’impegno notevole dimostrato sia dall’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il
dialogo con le religioni sia
dall’omonima Commissione
diocesana. Anche se non in
tutte le zone della diocesi si
nota un'apertura ecumenica,
non si può certo ignorare la
disponibilità della stessa curia
a promuovere incontri, culti,
dibattiti, ecc. Insieme a protestanti e ortodossi, questi organi hanno infatti promosso,
durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
di quest’anno, incontri sulla
questione dei matrimoni interconfessionali (per lo più
(Foto Zibecchi)
disertata dai sacerdoti invitati), sul messaggio finale dell’assemblea protestante europea di Budapest (commentato
dal cardinale Martini, dall’arciprete ortodosso romeno
"Valdman e dal prof. Girardet). Inoltre non va dimenticato il lavoro ecumenico anche di base dell’Osservatorio
interconfessionale milanese,
nato sulla scia di Basilea ’89
che preparerà con il Sinodo
la veglia ecumenica di Pentecoste ’94.
Infine nello stesso Sinodo si
possono notare con piacere la
centralità della parola di Dio a
scapito di una forte sottolineatura (almeno nei momenti liturgici e spirituali) di aspetti
dottrinali particolarmente
«cattolici». Noi delegati fraterni siamo stati accolti con
grande cordialità e apertura,
anche quando nelle commissioni o nell’assemblea ci siamo dichiarati contrari a certe
proposizioni avanzate; anche
se abbiamo dovuto constatare
che le nostre concezioni di
matrimonio, chiesa o anche di
ecumenismo spesso non hanno trovato consensi, siamo
stati però presi sul serio: e ciò
non ci pare poco. Molto importante è infine che sia da
parte ortodossa che cattolica
sia stato espresso un forte interesse di fondare un «Consiglio interconfessionale delle
chiese cristiane» di Milano
che, finora, esiste in Italia solo a "Venezia. Qui sono interpellate direttamente le nostre
chiese locali: un segno dell’
importanza di questo Sinodo
cattolico anche per noi.
Fgei-Cagliari
Culto
«attivo»
GIORGIO TAGLIASACCHI
La Egei di Cagliari ha organizzato, il 20 marzo
scorso, il culto, ed è stata una
tappa molto importante in
quanto è stato elaborato su
indicazioni e tematiche che
la Egei nazionale segue, principalmente, nel suo gruppo
di lavoro teologico (Gru-lateo). Il tema centrale del culto è stato quello della presenza-assenza del regno di Dio.
Abbiamo ripreso quindi quel
discorso avviato con la comunità a metà gennaio quando, con Silvia Rostagno e
Sandro Spanu, abbiamo svolto un bellissimo e arricchente
lavoro sulle molteplici «immagini di Dio».
La comunità ha, ancora
una volta, partecipato con
entusiasmo dimostrando la
rara dote di «duttilità» nelr accettare situazioni e argomenti «nuovi». 11 culto, che
noi abbiamo definito «attivo», era infatti mirato a mettere in discussione tutte (o
quasi) quelle abitudini che
non devono essere tali se non
fanno vivere a pieno quell’ora di ringraziamento e lode al Signore.
Lo stupore all’entrata in
chiesa ha avuto inizialmente
il sopravvento: qualcuno, forse, non ha gradito la disposizione a «U» delle panche e,
successivamente, la novità
della Santa Cena. Quest’ultima, infatti, l’abbiamo organizzata in modo tale da renderla «attiva» invitando i presenti ad avvicinarsi a un tavolo posto al centro, con del
pane e del vino, per condividere tutti quell’importante
momento di forte aggregazione. A fine culto siamo stati
ringraziati un po’ da tutti, ma
è stato soprattutto il ringraziamento di quelle persone
all’inizio scettiche il premio
più bello per il lavoro svolto.
Ci è stata data una forte carica a continuare su questa
strada che comunque, in qualunque modo la si persegua, è
tesa alla testimonianza della
nostra fede in Cristo.
«Gesù ci dice di cercare
nella nostra fede il regno di
Dio, di farci coinvolgere nella sua realtà per capirne il
mistero, ci dice di scovare e
valorizzare tutti quei segni,
apparentemente trascurabili e
nascosti, che sono, invece, gli
strumenti dell’annuncio del
Regno che è e che viene».
Nella collana «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n. 30
James H. Charlesworth
Gesù nel giudaismo
del suo tempo
alla luce delle più recenti scoperte
edizione italiana a cura di Domenico Tomasetto
pp 304, 21 ili.ni f.t. e 5 cartine, L. 36.000
Il libro di uno storico che con metodo scientifico studia
un ebreo - Gesù - inserito nel suo mondo culturale: il giudaismo del primo secolo. Pochi sanno che una serie di
scoperte straordinarie - nuovi testi e reperti archeologici
- ha fortemente arricchito la nostra conoscenza di quel
mondo: oggi siamo in grado di rivivere le polemiche, le
attese e le speranze dei contemporanei di Gesù. Una miniera di dati e notizie che arricchiscono la nostra conoscenza deH’uomo di Nazareth.
■ mmeditrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - C.C.P. 20780102
4
PAG. 4
RIFORMA
usiti
Vita Delle Chiesi
VENERDÌ 15
I rapporti tra gli evangelici italiani dopo il rinvio del raduno di Pentecoste '94
II cammino comune si fonda nella sfida
della Bibbia e sull'azione dello Spirito
PAOLO SPANO
Ringrazio Marcello Cicchese per la chiarezza e
il coraggio di aver affrontato
su Riforma (n. 13, pag. 4) il
tema del rapporto tra i cosiddetti protestanti storici e gli
evangelici, o evangelicali, o
fondamentalisti, argomento
che da anni tormenta anche
me. Sono convinto che Pentecoste ’94 non ha potuto decollare, non solo perché ci
sono stati ostacoli di natura
tecnica o perché si sono levate proteste da parte delle donne, dei giovani o di altri ancora, ma soprattutto perché le
chiese locali delle varie formazioni interessate non si conoscono, non si parlano e
non si spiegano.
Così, come si può pretendere che un’operazione tra rappresentanze delle chiese possa andare in porto? Forse, se
Riforma fosse letto e utilizzato, come fa Cicchese, anche
da chi non è battista o metodista o valdese, sarebbe un
inizio per esercitarsi su una
piattaforma comune e adoperarsi perché l’incontro delle
chiese locali si concretasse,
anche se solo per dissentire.
Detto questo a mo’ d’introduzione, desidero considerare
tre punti del dibattito sempre
aperto tra noi evangelici italiani: 1) Il problema del linguaggio, anzi del lessico; 2)
La Bibbia, un macigno o una
provocazione?; 3) La possibilità di un cammino comune.
Questioni lessicali
Il linguaggio, che è fatto
anche di lessico come si sa,
non serve soltanto a descrivere o a comunicare, ma
spesso serve a creare preconcetti, generalizzazioni e barriere e quindi non più a comunicare ma a discriminare
e a combattere.
Tipico l’uso che si fa (e
Cicchese non è certo il primo) della locuzione «protestante storico» o di quella di
«fondamentalista» o «evangelicale» (che orrendo barbarismo!), ecc. Il guaio di questi
appellativi collettivi non è
soltanto di portare con sé una
certa carica di disprezzo per
la cosa significata, ma quello
di non dire la verità. Vogliamo forse dire che Fratelli,
pentecostali e altri non sono
«storici»? Non si rifanno tutti, in qualche modo, alla
Riforma? Non hanno tutti
dietro di sé una storia di lotte
per la fedeltà all’Evangelo?
Certamente no. Tutti sappiamo che essi realizzano un
certo legame con la Riforma
protestante, anche se storicamente da essa non discendono. E d’altra parte perché mai
si deve credere che dietro un
settimanale come Riforma
debbano tutti ritrovarsi nelle
esplorazioni spericolate di
Jutta Voss o di qualunque altro agitatore o agitatrice della
ricerca teologica? Non si vede con tutta chiarezza che le
nostre chiese, tutte, quale più
quale meno, sono attraversate
da correnti di pensiero teologico e da dibattiti appassionati, proprio perché le anima
tutte l’impegno a cercare ciascuno per sé la via della fedeltà all’Evangelo?
Propongo quindi di abolire
questa nomenclatura fuorviante e di essere specifici e
accurati nel linguaggio. Dobbiamo fare un sano esercizio
di dialogo e per dialogare
dobbiamo tutti es.sere rispettosi delle identità altrui, anzi
dobbiamo amare l’identità al
Mi,
uucfL 4aca ¿jlc,g'a: ¿,cb 4« W-C'Cca
^*tcr MyCyCC »t-L CCCCO
mciL. *f¿jua muto duçycsaa
ccVcco Mc, uci<:,ucii4 is»Cu >iC^
c* »jjtu 4"ctL 4íc¡zíá.L««L.Aasu.c
La Bibbia è ia testimonianza di come Dio ha pariate agii uomini
trui in quanto contributo di
ricchezza nella varietà dei
doni dello Spirito alla chiesa
del Signore.
Propongo anche che questo
esercizio non si limiti alle pagine di Riforma o ai cenacoli
ristretti dei dibattiti ecclesiastici, ma si attui nei rapporti
tra chiese locali, come premessa necessaria per realizzare, se il Signore ce lo concederà, incontri più ampi di livello regionale o nazionale
(penso che la data del ’95 sia
una proposta ottimista oltre
che inopportuna dato che
coincide con l’intenzione di
convocare la seconda Assemblea-Sinodo delle chiese battiste, metodiste e valdesi).
La Bibbia, macigno
o provocazione?
Non ritengo che la metafora del macigno sia utile se
vogliamo intenderci. Se capisco bene, infatti, essa vorrebbe significare che nel tentativo d’incontro degli evangelici italiani la Bibbia si frappone tra loro come ostacolo insuperabile perché per gli uni
rappresenta la guida assoluta
nel cammino di fede, mentre
per gli altri sarebbe un ostacolo da rimuovere, attese le
difficoltà che essa crea nella
comprensione di Dio e nelle
decisioni etiche. La Bibbia,
in altre parole, sarebbe una
sorta di discriminante, un oggetto di contesa per cui, lungi dall’essere una piattaforma d’incontro, è essa stessa
un ostacolo.
Le cose stanno proprio così? A me pare di no, e provo a
spiegarmi. La Bibbia, non a
caso, sta davanti a noi tutti,
fisicamente intendo, nelle nostre chiese. Non a caso, perché rispetto alla Bibbia stiamo tutti dalla stessa parte: essa non è un macigno insuperabile ma una sfida, appunto,
una spada, dunque una provocazione radicale. Non è possibile che chi legge la Bibbia,
comunque la legga, non si
renda conto che questa è la
realtà vera. Cicchese ed io
siamo di fronte alla Bibbia e
in virtù della vocazione che
per lo Spirito abbiamo maturato siamo ambedue sollecitati a capire, a interpretare e a
mettere in atto la medesima
parola. E illusorio pensare
che uno ascolta e applica la
Bibbia integralmente e l’altro
invece mena il can per l’aia.
Che cosa, dunque, ci separa?
Certamente la comprensione
che abbiamo della Bibbia
stessa!
L’unità della nostra fede
non sta, però, nella nostra
comprensione della Bibbia,
ma nel fatto che ambedue
crediamo che in quel libro
stanno le testimonianze autentiche di come il Signore ha
parlato ai profeti, al re e ai sacerdoti d’Israele e agli apostoli del Signore. La comprensione che noi abbiamo di
quelle testimonianze è comunque opinabile e quindi
discutibile. Le letture che noi
facciamo del testo biblico sono il risultato della nostra
presa di responsabilità davanti a Dio e rispetto agli umani
in ordine alla Parola biblica.
Prendiamo un esempio, che
ci fa vedere come questa sia
la vera condizione in cui ci
troviamo, anche all’interno
della medesima denominazione e, si presuppone, sulla
stessa linea di comprensione
della Bibbia. Mentre nell’articolo che sto commentando il
fratello Cicchese applica integralmente il passo di Paolo
sulla perversione del genere
umano (Romani 1, 26 ss.) al
dibattito sul posto che potrebbero avere gli omosessuali
credenti nelle nostre chiese,
sullo stesso numero di Riforma (pag. 11) il fratello De
Chirico, anziano della Chiesa
dei Fratelli di Mantova, scrive a proposito della guerra:
«Ma quando, dopo aver esperito ogni tentativo, non ultima
la preghiera, l'aggressore invade il proprio territorio
[suppongo voglia dire: il nostro, nota mia] credo sia giusto adoperarsi per la difesa
della patria: del resto ci è
d'insegnamento l’attuale orribile guerra di Bosnia».
Rispetto, dunque, alla Parola che dice che non è consentito uccidere, anzi nemmeno
di dare del cretino al proprio
fratello, l’anziano De Chirico
deve aver fatto delle considerazioni di carattere etico per
pervenire ad affermare che
tutto sommato, nonostante il
Sermone sul monte, la guerra
giusta è giustificata. Che vuol
dire questo? Forse che il fratello Cicchese è un fondamentalista, mentre il fratello
De Chirico è un liberale e
dunque devono separarsi o
quantomeno non incontrarsi?
Niente affatto. Essi, pur adottando letture diverse della
Bibbia, e pervenendo a forme
di impo.stazioni etiche opposte (Luna è di applicazione
integrale del testo, l’altra
d’interpretazione sulla base
del buon sen.so politico) si riconoscono fratelli in Cristo e
non si allontanano reciprocamente.
E se io applico integralmente il comandamento di
Dio e la parola più radicale di
Gesù nello schema che Cicchese afferma essere l’unico e
assumo una linea pacifista io,
come loro, non posso cavar
mela allegramente, perché la
parola di Gesù non mi mette
certo in una posizione facile
in merito alle difficoltà pratiche e ai giudizi politici e morali che devo formulare rispetto alla guerra. Siamo tutti
e tre, dunque, dalla stessa
parte, rispetto alla Bibbia.
Tutti e tre discutiamo, ci separiamo, camminiamo per
conto nostro, ma tutti e tre ci
ritroviamo sotto il giudizio di
Dio, dalla stessa parte rispetto
alla Bibbia.
La possibilità
di un cammino comune
Nella problematicità della
condizione in cui siamo rispetto alla Bibbia, come ho
cercato di illustrare, sta la
possibilità di fare un cammino insieme, o di incontrarci e,
nella preghiera, chiedere al
Signore di guidarci. Ma questa impostazione non può
non postulare la libertà della
ricerca teologica, che è essenzialmente ricerca di autenticità, di fedeltà, appunto
perché tutti vogliamo dire
«...quanto a me e alla mia
casa, noi serviremo all’Eterno». Nessuno di noi, credo,
ha come programma quello
di voler servire agli idoli.
Spero che Marcello Cicchese
lo conceda.
Se questo primo assunto è
condiviso, allora occorre fare
un altro piccolo passo e cioè:
se di fronte alla parola biblica
siamo tutti dalla stessa parte,
non è possibile poterci parlare, poterci confrontare, poter
ricercare insieme e se del caso anche decidere insieme? E
se anche decidessimo di prendere strade diverse, perché far
valere le nostre umane deliberazioni più del dato biblico
che, nonostante tutto, sta là
dinanzi a noi, ancora là, oggettivamente posto dal Signore che tutti vogliamo servire?
Nulla toglie che per certe cose facciamo percorsi diversi,
ma quello che deve restare
fermo è il nostro continuo
ascolto della Bibbia. Questo
impegno non è un’opzione
umana, ma un dato della Grazia di Dio.
Dunque, i nostri incontri
non possono essere fatti a
partire dalla nostra uniformità dogmatica, altrimenti
l’interlocutore non sarebbe
più la Bibbia ma le deduzioni dogmatiche ed etiche che
ne facciamo. Noi serviremmo in questo caso agli idoli e
non all’Eterno. In questo
senso io affermo ancora come valido il detto riformato
«Sola Scriptura».
E a partire da questa dichiarazione di fede penso che non
soltanto sia possibile incontrarci ma sia doveroso, sia un
comandamento imperativo
del Signore che ci ingiunge di
mantenere l’unità dello Spirito con il vincolo della pace
che, come si sa, è un concetto
attivo e non una condizione
di non guerra o di discreta
non ingerenza nei fatti altrui.
Forte delle convinzioni che
ho cercato di esporre come
contributo alla discussione,
continuerò a cercare occasioni di incontro, di dialogo e di
ricerca anche con chi sta su
posizioni distanti da me anni
luce, perché ciò che m’importa non è il giudizio che io
posso (e in un certo senso devo) pronunziare sugli altri,
ma il fatto oggettivo che tra
credenti in Cristo la Bibbia è
per tutti una provocazione, un
giudizio a salvezza, per grazia di Dio e per la sua gloria.
Il 23 e 24 aprile a Vallecrosia
Assemblea annuale
dei predicatori loc#^ ^
OUST
Un momento deH'Assemblea dei predicatori iocaii a Rio Marina
Sabato 23 e domenica 24 aprile, presso la Casa valdf
Vallecrosia, si terrà l’assemblea annuale dell’Unione pra
ri locali delle chiese valdesi e metodiste.
Secondo l’ordine del giorno, alle 10,30 di sabato Roi
Vinti presiederà il culto e alle 11 seguirà l’elezione del si
alle 15 il pastore Valdo Benecchi parlerà di «Aggiorni
cristologici» e alle 17 la pastora Erika Tomassone della
mazione del sermone». Dopo la cena, alle 21, saranno esi
te la relazione sull’attività del Comitato e le questioni
strative, e non mancheranno riflessioni sul ruolo attuale e
ro dei predicatori locali nella chiesa.
I lavori riprenderanno domenica, alle 8,30, con la ripresa
la discussione, l’elezione del segretario e del comitato;
11,15 si terrà il culto a Bordighera con la comunità luterani
Chi è interessato al convegno può rivolgersi a Gabrielell
segretario Upl, via degli Oleandri 40 - 57128 Livotno|
0586-500107).
Campi di primavera a Bethel
Per una formazione
evangelica in Calabi
Cipriant
I, piuttos
di fa
saggio nc
ma sopra!
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finfluenz
ilei Risve]
iateressan
re Enrico
ad avviare
teologici !
ndnistero
tiva nell’i
saa miss
profonda
«nitaaun
teologica,
collega hi
nella cur
per la pre
per la rii
uno spirit
Nel bel mezzo dei laghi e
dei boschi di larici che fanno
della Sila Piccola uno degli
scenari montani più affascinanti e incontaminati del
Mezzogiorno sorge il Centro
evangelico Bethel, che negli
ultimi anni si sta sempre più
qualificando come insostituibile luogo di incontro non
solo per le comunità valdesi
del XV circuito (Cosenza,
Dipignano, Catanzaro, Vincolise, Reggio Calabria,
Messina) ma per molte altre
chiese evangeliche del nostro
Sud e in particolare, anche
per via della momentanea riduzione della capacità ricettiva del Centro di Adelfia in
Sicilia, per i loro gruppi giovanili. In questo quadro vanno annoverate le ormai prossime iniziative primaverili
promosse dal Centro.
Pensavo fosse amore... è il
titolo di un campo giovani (e
giovanissimi) che si terrà dal
22 al 25 aprile con la collaborazione della giunta regionale della Egei di Puglia e
Lucania (Cristina Arcidiacono, Amos Carri, Marco Sardiello) e col principale (non
unico) intento di rilanciare
una rete di collegamento fra
gruppi calabresi di recente
formazione (giovanili, scout,
catecumeni). Come già per il
recente campo invenialei
Giovani e Mezzogiont^
quota sarà molto contení
50.000 lire, con la possi
di ulteriori riduzioni peti
altrimenti dovesse riniutii
a partecipare.
Sul tema Oltre
una rilettura dell’i
di Giovanni, la pastora
chiese valdesi di
di Cosenza, nonché so#
tendente uscente del XVi
cuito, Teodora TosatW
merà invece i partecip
all’ormai tradizionale
nata comunitaria del
gio», con inizio
con la possibilità di W.
gare la permanenza pr®j^
Centro sia aroivando uir
di giorni prima, sia
dosi fino al 2 maggio
15.000 a pasto o pof
mento e prima colazio^J
persona). Un’ottima oc«
ne, fra l’altro, per
ranno salutare la
satti, dal prossimo otto ,
servizio presso la Chio*,
dese di Napoli-via dei
bri, e la sua famigli^'
Per ulteriori informas
V
E mor
Un
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iscrizioni si prega
di SCO!
o di telefonare con uo
mo di anticipo a BfuO
brielli, via XX SettetiiO^
88100 Catanzaro, tei.“]
728045.
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Il Centro di Bethel è indispensabile per la crescita cotnoo
evangelici calabresi
5
1.^ APRILE 1994
tr
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
[deceduto a Plankstadt ¡1 3 aprile il pastore Cipriano Tourn
j Un pastore che sapeva parlare
cuore degli uomini
(ggratfOBOUCHARP
, estate scorsa ho ancora
‘avuto la gioia di saluta(lico e collega Cipriano
sua casetta di Rorà.
intro di commiato ho
in lui una grande seihteriore nonostante la
, del suo male perché
^lla certezza della
nel’ÌMsto vivente. Egli
icoipscente al Signore di
lotuto ancora predicare
^lli, particolarmente
.efbmunità di Chiotti e
Marina Astino dove aveva esercisa vaiH Alato il suo ministero per molti
menSoi'^o" Ruth, compagna
Jpieàosa nella sua missione,
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innoesai al cuore, gm
itfnaippT da una memona eccezionale;
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■omitato Ji«“samento del suo pastoà lutemil« Enrico Geymet concorsero
jabrieTli ®ia™are il collega agli studi
Livmoi a Roma m vista del
' ministero pastorale. Si avvertiva nell’adempimento della
sua missione una nota di
profonda pietà evangelica
unita a una seria preparazione
teologica. Con questi doni il
collega ha saputo trasmettere
nella cura d’anime l’amore
llP per la pregierà e l’interesse
perla riflessione biblica in
uno spirito di umiltà nei con
fronti delle persone più diverse sotto l’aspetto culturale e
sociale.
Del suo ministero alle Valli
ricordo il suo appassionato
impegno nel preparare gli
adolescenti e i giovani delle
sue chiese in vista della predicazione, e con risultati incoraggianti. Occorre pereiò
preparare i predicatori sin da
bambini, con semplici letture
bibliche al eulto, preghiere
spontanee e catechesi appropriate per rendere i eulti meno tristi e meno monotoni.
Mi è caro ricordare il periodo del ministero pastorale a
Cerignola, Foggia e Orsara,
dove risiedeva con la madre
«magna Marietta». Questa
sorella non più giovane ha
condiviso la vita pastorale del
figlio con un rapporto molto
affettuoso con le sorelle della
comunità. Con i suoi doni di
educatore Cipriano Toum riuseiva ad attirare alla scuola
domenicale frotte di bambini
diversamente condannati alla
pericolosa vita della strada, e
che invece erano inseriti in un
ambiente accogliente in cui
scoprivano l’amore che il Signore nutriva per loro.
Cipriano ha pure lasciato
un vivo ricordo del suo ministero nelle comunità di Ivrea
e Pisa; in quest’ultima si erano stabiliti rapporti di fraterna amieizia con la comunità
di Rorà durante il periodo
della villeggiatura rorenga.
Ho desiderato scrivere questi
Il pastore Cipriano Tourn
ricordi riferiti a un earo collega che ha servito il Signore in
silenzio e umiltà, per la sola
gloria di Dio. Il pensiero più
affettuoso va alla moglie
Ruth e a tutti i familiari.
Cipriano Tourn era nato a
Rorà il 24 ottobre 1919. Diplomato maestro. Per ragioni
legate alla guerra fece il suo
periodo di prova come canditalo a Rorà dove contemporanemente svolse le mansioni
di maestro elementare nella
scuola valdese. Consacrato al
ministero pastorale nel Sinodo del 1947, è stato pastore a
Carunchio, Orsara di Puglia,
Pisa, Ivrea, Lusema San Giovanni, Riclaretto, Prarostino.
Era entrato in emeritazione
nel 1985. Era sposato con
Ruth Wacher, si era ritirato al
termine del suo ministero a
Plankstadt in Germania dove
è morto il 3 aprile 1994.
Felónica Po
Iniziative
ecumeniche
SAMUELE GIAMBARRESI
AFelonica l’ecumenismo
non si esprime solo nei
rapporti tra cattolici e valdesi.
L’ecumenismo vive anche nei
rapporti con le altre chiese
evangeliche. Abbiamo infatti
rapporti fraterni con le chiese
battiste e la Chiesa dei Fratelli
della nostra area geografica.
Con la Chiesa battista di
Ferrara i rapporti sono come
sempre buoni e quest’anno,
oltre i culti in comune del giovedì e del venerdì santo, abbiamo avuto rincontro giovanile del 5 marzo e quello delle
comunità, presieduto da evangelici filippini, del 13 febbraio. Del tutto nuovi sono i
rapporti con la Chiesa dei Fratelli di Poggio Rusco. Dopo
un primo incontro, il 19 dicembre scorso, abbiamo sviluppato una collaborazione
per la raccolta di aiuti per le
popolazioni della ex Jugoslavia e con il Centro antidroga
di Sermide (eulto in eomune e
colletta speciale, la Domenica
delle Palme). Inoltre abbiamo
partecipato al culto a Poggio
Rusco il 20 marzo scorso.
Anche il rapporto con il cattolicesimo locale si è intensificato: rincontro di preghiera
per l’unità, del 25 gennaio, è
andato assai bene. Eguale successo ha avuto il pubblico dibattito sulla «Veritatis splendor» con il pastore Bertalot e
mons. Piva. Studi biblici di
carattere eeumenico sono previsti tre volte l’anno in occasione della Pasqua, della Pentecoste e del Natale.
,vernale: Èmoitoa Mllano ¡1 30 marzo Sergio De Ambrosi, laico metodista
Una profonda passione, tutta metodista
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ria di cultura religiosa
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glio federale, membro del
Comitato permanente, rappresentante metodista all’assemblea di costituzione della
Fcei, membro del comitato di
Ecumene, membro della
Commissione permanente
stabili, segretario della Commissione permanente economica, membro della Commissione d’esame della Ciov,
membro, infine, del Consiglio della Facoltà di teologia.
Sergio De Ambrosi è stato un
attivo predicatore locale.
Personalmente ho collaborato con Sergio in vari comitati, ma ho avuto la gioia e il
privilegio di conoscerlo a fondo, e quindi di godere dei numerosi doni che aveva ricevuto dal Signore, durante il mio
lungo ministero pastorale a
Milano. Ciò che mi preme
sottolineare è che Sergio in
tutto quello che faceva era
orientato da una chiara vocazione che aveva coltivato fin
dai tempi lontani in cui era
entrato nel mondo protestante.
Questa vocazione, che poi
sarà condivisa dalla cara moglie Alda, è la «necessità» di
annunciare l’Evangelo che
rinnova, che libera. Un annuncio da fare qui e ora, in
questo paese che egli amava,
ma che riteneva incapace di
rinnovarsi se non si fosse prima liberato da quella cultura
controriformistica che ne condiziona le scelte. Necessità
dei principi della Riforma, visione laica dello stato, della
politica erano temi ricorrenti
nei suoi interventi. Spesso
vantava il suo spirito anticlericale, che lo rendeva sospetto
Sergio De Ambrosi
verso un certo tipo di ecumenismo ufficiale.
Su tutto svettava la sua passione per la testimonianza
dell’Evangelo. Sergio fu tra
coloro che, con una felice intuizione, si impegnarono per
il trasferimento della Chiesa
metodista di Milano da un
quartiere centrale a un quartiere periferico, l’Isola, nota
allora per essere una concentrazione di problemi sociali
insoluti. Furono subito contattate le forze politiche e sociali
e si lavorò affinché la nostra
presenza fosse accolta come
un contributo per la soluzione
di quei problemi: la predicazione coniugata con l’impegno sociale secondo la più autentica tradizione metodista.
Non posso dimenticare la
gioia di Sergio nelle occasioni, rare negli ultimi tempi a
causa dell’aggravarsi delle
sue condizioni di salute, in cui
poteva predicare nel culto domenicale. La sua era una predicazione preparata con molta
cura; Sergio ha sempre continuato a aggiornarsi teologica
mente. Amava circondarsi di
libri di teologia oltre che di
storia e di letteratura. La sua
era una predicazione sempre
intensamente vissuta, nella
consapevolezza che la parola
di Dio raggiunge in primo
luogo il predicatore. Ciò che
in particolare ci scuoteva era
la sua fede vibrante, genuina,
libera, talvolta provocatoria.
Non potrò mai dimenticare
quando al funerale della moglie Alda, fra la commozione
generale, chiese di intervenire
per guidare i presenti in preghiera. Il suo dolore era
profondo, ma la sua voce ferma, come era ferma la sua
speranza nel Signore vivente.
Desidero, infine, ricordare
l’esperienza delle mie visite a
Sergio quando a un certo momento è stato costretto dalla
salute a assentarsi per lunghi
periodi dalla vita della chiesa.
In primo luogo mi chiedeva di
aggiornarlo dettagliatamente
sui problemi delle chiese e
poi, ritrovando per qualche
istante la sua vis polemica,
esprimeva le sue valutazioni e
le sue critiche. La conclusione
delle visite era sempre per
ambedue un momento di intensa commozione perché era
sempre lui, magari con un fil
di voce, a condurci in preghiera nella quale trovava giustamente posto la sua sofferenza,
ma soprattutto l’intercessione
per la testimonianza delle nostre chiese che tanto amava.
Sempre a modo suo.
Sergio, grazie di tutto. Grazie al nostro Signore che ti ha
donato a noi, almeno per un
tempo.
Cronache
NAPOLI — Un’atmosfera gioiosa e commossa ha caratterizzato tutto lo svolgimento del culto di Pasqua nella comunità
battista di via Foria a Napoli. Gioiosa e commossa la partecipazione di tantissima gente che era lì insieme, molti per la
prima volta, non solo per ascoltare 1 annuncio sempre nuovo
della risurrezione del Cristo ma anche per accogliere la testimonianza battesimale di quattro sorelle che proprio nel giorno di Pasqua hanno voluto rendere conto della loro fede nel
Cristo vivente. Così Donatella Baglio, Wanda Bianchini,
Daniela Mastantuoni e Susanna Sandomenico sono scese
nelle acque battesimali con la consapevolezza che, alla luce
del passo di Romani 16, 1-14, questo atto collegava la loro
esistenza strettamente al cuore dell’esperienza del Cristo,
morendo eon lui e con lui rivivendo in novità di vita e nella
speranza della risurrezione. Il culto è stato arricchito dal
canto di alcuni spiritual che la corale aveva preparato per
l’occasione. Anche i bambini hanno con un piccolo semplice canto portato un grande messaggio a tutti i presenti: «E
Dio che tiene il mondo nelle sue mani, tiene il gran mondo
nelle mani... È Dio che tiene il bambino nelle sue mani. A
Dio tutto appartien». In un tempo come il nostro, caratterizzato da grandi incertezze e precarietà di ogni genere, questo
è il solo messaggio che può consolarci e darci pace.
MATERA — Nei mesi di ottobre ’93, febbraio e marzo ’94, la
Chiesa battista ha vissuto momenti di grande gioia per la
presentazione al Signore di quattro bambini: il 10 ottobre
Pasquale Tataranni, di Saverio e di Liliana Andrea Barbaro; il 17 ottobre Lìdia Losacco, di Michele e di Bruna Di
Lecce (nostra attuale cassiera); il 27 febbraio Anna Mola,
di Pasquale e di Monika Calviello; il 20 marzo la piccola
Dorìana, figlia di Luigi Camerlingo, presentata al Signore
dalla madre Franeesca Tritio e accompagnata dalla nonna
patema Elena Tortorelli. Possa il Signore guidare i genitori
nella testimonianza di fede che daranno a questi piccoli, sui
quali sono state invocate le benedizioni divine dal past.
Martin Ibarra y Perez.
• A questi momenti lieti è seguita un’ombra di dolore per la
perdita della cara sorella M. Anna Caruso Sasaniello, deceduta a 63 anni dopo un lungo periodo di degenza per i postumi di un intervento chimrgico. L’Evangelo della speranza è stato annunciato il 29 marzo dal past. Ibarra ai numerosi amici e parenti venuti al tempio in occasione del funerale.
Tutta la comunità si è stretta intorno alla famiglia esprimendo parole di affetto e solidarietà, (m.p.)
PISA — Durante il culto del 27 marzo, la chiesa valdese ha
ascoltato la confessione di fede di Antonietta D’Auria,
moglie di un nostro fratello che, dopo alcuni anni di presenza in chiesa e dopo un intenso studio eatechistico con il pastore Colucci, ha chiesto di entrare come sorella e membro
effettivo. La comunità ha accolto con gioia questa nuova
sorella ringraziando il Signore con il canto e le preghiere
rinnovandogli la promessa di rimanere una chiesa fedele.
TORINO (via Passalacqua) — Il 22 marzo è improvvisamente
mancata la sorella Carolina Maniero ved. Colla di 74 anni.
Al fratello Franco, alla sorella Rosy e a tutti i familiari in
lutto desideriamo manifestare la nostra solidarietà cristiana,
confidando nel fatto che la risurrezione di Cristo è anche la
risurrezione di tutti quelli che credono nel suo nome.
VILLASECCA — La eomunità ha avuto la gioia di accogliere
come membro di chiesa Cinzia Poét, che ha terminato il
suo corso di catechismo e ha confermato il suo battesimo la
Domenica delle Palme. A Pasqua abbiamo avuto il culto
con Cena del Signore e con il battesimo della piccola Valentina Poèt, di Luciano e Renza Peyrot. Siamo riconoscenti al Signore per il dono dei giovani e dei bambini come
segno di speranza per le nostre comunità di montagna sempre più spopolate.
• Vari lavori volontari hanno migliorato le nostre strutture e
le possibilità di accoglienza della nostra chiesa: i cuscini
per le sedie degli sposi, il leggio per la direttrice della corale, la serratura e le riparazioni alla cancellata del sagrato del
tempio, la ripulitura dell’area retrostante il tempio perché
possa servire da parcheggio. Ringraziamo tutti coloro che
hanno collaborato con doni e lavoro.
• Domenica 10 aprile abbiamo avuto una giornata comunitaria con culto speciale dedicato allo studio del documento
sui matrimoni interconfessionali. In questa occasione, come
nelle riunioni quartierali, il documento non ha suscitato
grosse opposizioni e c’è consenso sulla neeessità di non
acuire i problemi legati alla diversità di fede con una disciplina ecclesiastica ispirata a rigidità. Appare comunque opportuna una riflessione più ampia sul matrimonio e sui rapporti di coppia, indipendentemente dalla diversità di confessione dei coniugi. La giornata è proseguita eon l’agape fraterna e con un pomeriggio di proiezione di diapositive ritrovate nell’archivio della chiesa e scattate in questi anni in
occasione di momenti particolari della vita comunitaria.
• Purtroppo il periodo pasquale è stato segnato anche da due
lutti: ci ha lasciato Melania Griglio ved. Malanot, deceduta
all’Asilo di San Germano all’età di 92 anni. La ricordiamo
come ospite dell’Asilo ehe ha tagliato il nastro in occasione
dell’inaugurazione della nuova struttura, nel 1989. È inoltre
deceduto all’Albarea in seguito a incidente Vittorio
Chiesa, all’età di 66 anni. L’annuncio di Pasqua e la speranza della resurrezione possano aiutarci a vivere i momenti
di lutto guardando al di là della morte.
• Abbiamo appreso con dolore la scomparsa del pastore Cipriano Tourn, che ha curato la nostra comunità dal 1963 al
1976. Il ricordo del suo ministero è ancora vivo tra di noi e
la sua fugace visita dell’estate scorsa era stata molto gradita
e apprezzata. Esprimiamo la nostra solidarietà fraterna alla
signora Ruth, nell’attesa dei nuovi cieli e della nuova terra
promessi in Cristo.
POMARETTO — Domenica 10 aprile durante il culto è stata
presentata al battesimo la piccola Michela Lomi, di Gianni
e di Elsa Peyran. Lo Spirito che è stato invocato sia per la
piccola Michela la sua costante protezione e guida nella vita.
• La famiglia di Andrea Zanella e Erica Bertone, residente a
Pinerolo, è stata allietata dalla nascita di Samuele. Un benvenuto a Samuele e tanti auguri a papà e mamma.
6
PAG. 6 RIFORMA
i All’A:
Della
-::r—---VENERDÌ 15^^
.
IL BADESIMO DI GESÙ
UN ADO POLITICO
ITALO BENEDETTI
Questo testo biblico non ci
autorizza a identificare il
battesimo di Gesù con quello
cristiano. Nonostante ciò è indubbio che quel battesimo ha
qualcosa da dire al nostro battesimo. Quel battesimo segna
l’irruzione nella storia umana
di un nuovo intervento di Dio
a favore del suo popolo. In
particolar modo Gesù sembra
compiere quel battesimo come atto politico.
Lo Spirito di Dio agisce
in mezzo al suo popolo
Per interpretare questo testo ci potremmo soffermare sul perché Gesù si sia
sottoposto al battesimo di
Giovanni nel Giordano. Questa domanda solleverebbe
però il sospetto sulla reale innocenza di Cristo. Se Gesù ha
sentito la necessità di farsi
battezzare da Giovanni che
predicava il ravvedimento,
questo significa che lui stesso
era consapevole del proprio
peccato. Ma per fortuna il testo ci aiuta dicendoci che
quel battesimo non è stato
fatto per la confessione del
peccato, ma per «adempiere
ogni giustizia».
Un secondo problema che
potremmo porci è cosa è successo a Gesù in quel battesimo. Per qualcuno quel mo
è battezzato nel Giordano da
Giovanni. Una prima risposta
è data proprio da Giovanni il
battezzatore che riconosce in
Gesù quello di cui diceva:
«Ben vi battezzo io con acqua, in vista del ravvedimento; ma colui che viene dietro
a me è più forte di me, ed io
non sono degno di portargli i
calzari; egli vi battezzerà con
lo Spirito Santo e con il fuoco». Per questo Giovanni, in
un primo momento, si rifiuta
di battezzare Gesù, affermando che piuttosto è lui stesso
che ha bisogno del battesimo
di Gesù. Gesù convince poi
Giovanni dicendogli che
«conviene che noi adempiamo così ad ogni giustizia».
Giovanni il battezzatore, in
queste parole di Gesù, non
può non aver sentito riecheggiare nella memoria le parole
del profeta: «Il mio servo, il
giusto, renderà giusti i molti»
(Isaia 53, 11).
La conferma che colui che
deve battezzarsi è il messia
atteso, Giovanni l’ottiene subito dai due eventi straordinari che seguono: i cieli si aprono e lo Spirito scende sopra
di lui {«Io ho messo il mio
Spirito sopra di lui», Isaia 42,
1) e la voce di Dio stesso dichiara: «Questo è il mio diletto Figliolo, nel quale mi sono
compiaciuto» {«Ecco il mio
«Allora Gesù dalla Galilea si recò al
Giordano da Giovanni per essere da lui battezzato. Ma questi vi si opponeva dicendo:
Sono io che ho bisogno di essere battezzato
da te, e tu vieni da me? Ma Gesù gli rispose: Lascia fare, per ora, poiché conviene
che noi adempiamo così ogni giustizia. Allora Giovanni lo lasciò fare.
Gesù, appena fu battezzato, salì fuori
dalVacqua; ed ecco i cieli si aprirono ed egli
vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire sopra di lui. Una voce dai
cieli disse: Questo è il mio figlio diletto, nel
quale mi sono compiaciuto»
(Matteo 3, 13-17)
mento potrebbe essere stato
una specie di punto di svolta
psicologico, nel quale Gesù
prende coscienza della propria messianicità. Allora la
discesa dello Spirito come
una colomba e la voce dal
cielo sarebbero state più che
altro un’esperienza interiore.
Ma l’interesse dell’evangelista Matteo, in genere, non
sembra essere di tipo psicologico, ma piuttosto è di annunciare questo Gesù come figlio
di Dio invitando i discepoli
alla confessione di fede e al
battesimo (l’evangelista Marco sembra più interessato a
questa prospettiva). Per altri
Gesù solo al battesimo sarebbe stato adottato da Dio come
Figlio e Messia, ma anche qui
il testo ci dice che la voce dal
cielo ha detto: «Questo è (e
non: «è diventato») il mio diletto figliolo».
La domanda che sembra
porsi il testo evangelico non è
tanto perché c’è stato, o cosa
è avvenuto, in quel battesimo,
ma piuttosto chi è costui che
servo, io lo sosterrò; il mio
eletto in cui si compiace
l’anima mia», Isaia. 42, 1;
«L'Eterno mi disse; Tu sei il
mio figliolo, oggi io t'ho generato», Salmo 2, 7). Così
qui vengono fuse due immagini bibliche e applicate a Gesù: quella del Messia regale
(come nel Salmo 2, 7) e quella del Servo sofferente (come
in Isaia 42, 1 ). Dopo un lungo
periodo di carenza, con il battesimo di questo Gesù, in
Israele i cieli finalmente tornano ad aprirsi, lo Spirito torna ad agire, la voce di Dio
toma a risuonare. E questi sono i segni della vicinanza degli ultimi tempi.
Un nuovo atto salvifico
a favore del popolo
L? avvento del regno di
Dio era atteso in Israele
da molto tempo. Ma non
c’era identità di vedute sul
modo in cui questo si sarebbe
affermato. Gli zeloti, per
esempio, erano dei radicali
che sognavano un Messia che
avrebbe guidato la rivolta
contro l’odiato occupante romano. I farisei speravano che
il regno di Dio si sarebbe affermato gradualmente attraverso l’osservanza scrupolosa
della legge da parte del popolo. I sadducei erano più realisti, convinti che con il compromesso politico l’essenziale, cioè il culto del tempio,
poteva essere mantenuto. Gli
esseni erano convinti che il
regno dovesse essere atteso
attraverso l’ascesi.
Gesù non risponde però né
al radicalismo né al gradualismo, né al realismo né all’
ascetismo dei suoi contemporanei. Gesù, con il suo battesimo, porta una nuova epoca:
«Egli ha il suo ventilabro in
mano, e netterà interamente
l'aia sua, e raccoglierà il suo
grano nel granaio, ma arderà
la pula con fuoco inestinguibile» (v. 12), quindi si pone
come giudice della storia secondo la tradizione di Israele
del Messia regale. Dall’altro,
però, non porterà il Regno
con la violenza: «Ecco il mio
Servitore che ho scelto; il mio
diletto, in cui l’anima mia si è
compiaciuta. Io metterò lo
Spirito mio sopra lui, ed egli
annunzierà giudicio alle genti. Non contenderà, né griderà, né alcuno udrà la sua
voce nelle piazze. Egli non
triterà la canna rotta e non
spegnerà il lucignolo fumante, finché non abbia fatto
trionfar la giustizia. E nel nome di lui le genti spereranno»; quindi si pone nella linea della tradizione del Servo
sofferente dell’Antico Testamento. Il battesimo del Signore è, quindi, un segno
escatologico.
Quel battesimo ci annuncia
che ogni giustizia è compiuta,
che Gesù è il Messia liberatore, che lo schema del presente
secolo è giudicato e sorpassato, che il messia sarà il Servo
sofferente che caricherà su di
sé il peso dell’infedeltà. Quel
battesimo, quindi, ci annuncia
e media l’intervento salvifico
di Dio nella storia.
Cristo compie
un atto politico
Il battesimo di Gesù è fatto
per «adempiere ogni giustizia», ed ora questa frase ci
è più chiara. La giustizia di
cui parla Gesù non è una nuova norma legalistica, da intendere nel senso che si
adempie la giustizia rimanendo nell’ambito della Legge.
Gesù non si è battezzato per
adempiere alla norma della
Legge, che non richiedeva
nessun battesimo. La giustizia di cui parla Gesù non è
neppure un atto di giustificazione, da intendere come atto
generale di perdono. Gesù
non si è battezzato al nostro
posto. Piuttosto Gesù, nel suo
battesimo, afferma il compimento della giustizia secondo
il modello del servo sofferente. Quel battesimo, agli occhi
di Gesù, rappresentava chiaramente l’avvio di un modo
di es.sere il Messia, il ricollegarsi a una precisa tradizione
dell’Antico Testamento o, se
vogliamo, compiere una precisa promessa.
Questo battesimo, all’inizio
della missione di Gesù, è un
atto coerente con il modo di
essere il Messia che vuole incarnare, quindi coerente con
la croce. Pertanto questo battesimo è un atto politico nel
1 ll
. 1
i J 1
1
quale Gesù fa una scelta di
vita.
Il battesimo di Gesù è un
atto politico perché ha dietro
di sé un giudizio (Matteo 3,
10-12) e un metodo (Isaia 42,
1 -4), una visione del mondo e
uno stile di vita, un’interpretazione della situazione reale
e un metodo per intervenire.
In quanto segno escatologico
il battesimo di Gesù pone anche un’urgenza: ora bisogna
adempiere a ogni giustizia,
questo è il momento della decisione!
Quindi quell’atto del battesimo è anche un appello, è
una predicazione del Regno
che viene anzi, che è già presente dove è presente Gesù. Il
battesimo di Gesù è una scelta di campo e una chiamata
alla scelta di campo.
Se è vero che il battesimo
del Signore non è il nostro
battesimo, perché questo non
mette in opera l’azione salvifica di Dio nella storia , è
però vero che il battesimo cristiano imita quello del Signore. «Egli si abbassa per identificarsi con i peccatori, noi
risorgiamo per raggiungere i
santi. Egli inaugura la nuova
creazione, noi siamo incorporati nella chiesa. Egli viene
dichiarato Figlio, noi siamo
adottati come figli. Egli si
sottomette liberamente alla
vocazione al sennzio, noi liberamente rispondiamo seguendo il suo esempio» (Beasley-Murray).
Il battesimo di Gesù
e il nostro battesimo
Allora seppure il battesimo del Signore è diverso
dal nostro battesimo e il Nuovo Testamento non li mette
mai in relazione, nondimeno
il battesimo cristiano è fondato teologicamente sull’esempio di Cristo. Questo battesimo ci dice allora qualcosa sul
nostro battesimo. Qualcosa
che è, forse, più importante
della quantità d’acqua che
usiamo per battezzare. Qualcosa che non contesta certo la
prevenienza della grazia di
Dio, ma che ci rivela soprattutto il carattere di appello
della grazia di Cristo. Qualcosa che ci distrae dalla nostra polarizzazione intorno al
discorso del quando e del come del battesimo.
Il battesimo di Gesù è, come abbiamo detto, un segno
escatologico, annuncia un
nuovo intervento salvifico di
Dio verso il suo popolo. Esso
così ci pone in un tempo opportuno, un «kairos», un’occasione da cogliere. Perciò
quel battesimo è anche un appello. Nell’atto di grazia di
Dio non c’è solo la prevenienza, ma anche l’appello, al
quale bisogna rispondere con
la fedeltà, con l’urgenza ri
chiesta dal tempo escatologico, dal «kairos», dal tempi
opportuno.
La giustizia di cui ]
sù è il giudizio sullo s
di questo mondo e
della strada deirumiliazioit
dell’abbassamento,
ferenza, della croce. 1
mo cristiano è anche, t
un atto politico. Un i _
ci inserisce nella strada diCf
sto, che ci ricorda un giu#
un modo di intendere e di*
dere il mondo; un segno die»
chiama a un metodo, a«»
stile di vita, a un modo di fisere cristiani. Anche il no*j
battesimo è per «adempitali
ad ogni giustizia», cioè per"'’
spondere a quell’appello.
Cammini davanti a noi
Sei sempre più grande, o Dio,
delle nostre timide aspettative.
Tu compi cose nuove inimmaginabili.
Quando intorno a noi un inondo crolla,
Tu fai sorgere la Tua nuova creazione.
Rendici attenti
alla Tua opera nel nostro tempo;
fa ’ che non rimaniamo attaccati
al passato,
che non Ti cerchiamo
là dove Tu non sei.
Cammina davanti a noi.
Tu che sei il nostro futuro.
Facci ricercare delle vie nuove
ed aiutaci a rimanere saldi
nell’insicurezza.
Ma soprattutto dacci la certezza
che oggi ancora la Tua forza è all’opera
e che rinnovi continuamente il mondo
per mezzo di Cristo, il nostro Signore.
R Cromphout
(Tratto da In attesa del mattino, della Cevaa)
Prat
daB’
dace
Mari
da d
strat
spic
coin
tangí
ment
rolo,
conti
re 11
si si
Cons
cond
toan
sida
dino
glien
La
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no ii
freqi
ospei
cuni
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bilan
intei
trien
sono
oppo
ne r
strati
pros
corn
ma í
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ilpai
Se
sessi
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denz
ta. 1
niati
ni di
oltre
sind
Patri
risa
ipoti
fertr
la p;
asir
tadi
7
S^aoneinabb.postale/50
r«l,di mancato recapito rispedire a;
postale 10066 - Torre Pellice
L'Editore si impegna a corrispondere
(dirittodi resa
Fondato nel 1848
Competizione nazionale
Pesca alla trota
in vai Pellice
he,
aut
aa)
in
'Oltre 160 pescatori provenienti da molte regioni d’Italia
'hanno partecipato domenica scorsa alla prima prova del
jeÉnpionato italiano di pesca alla trota in torrente. Interessa
irelativamente l’aspetto agonistico; piuttosto va segnalata la
¡valenza turistica di tali iniziative: i pescatori furono tra i
primi a segnalare la cattiva salute dei nostri torrenti sac'tàieggiati nella risorsa prima, cioè l’acqua, per costruire
mtraline idroelettriche.
La questione centraline è andata avanti, alcuni Comuni
ielle £dte valli hanno cominciato una riflessione sui vantagigi che derivano alla popolazione dall’utilizzo di questa preliàosa risorsa; probabilmente in vai Pellice si farà un piano
di bacino coinvolgendo tutti, enti pubblici, associazioni amtaliste e proprio i pescatori, non entità fantasma ma
ippo capace di contribuire in qualche modo al rilancio del
ismo in valle e di avere un occhio particolare alla tutela
dell’ecosistema dei nostri torrenti.
VENERDÌ 15 APRILE 1994 ANNO 130 - N. 15 LIRE 1300
Ho un amico marocchino
che si chiama Aziz. Ha
la pelle e i capelli chiari. Un
giorno, mentre stavamo passeggiando per Pinerolo, un automobilista si ferma per chiederci informazioni: mentre rispondo passa un amico di
Aziz, si salutano in arabo: sulla faccia delle persone con cui
sto parlando si dipinge una
nuova espressione. Di paura?
Certo di sconcerto, poiché
avranno pensato che fossimo
tutti e due italiani; anche Aziz
lo nota, e mi racconta di fatti
simili a lui accaduti.
Dalle sue parole emerge
una realtà contraddittoria, che
probabilmente ben rispecchia
l’atteggiamento diffuso tra la
gente nei confronti degli immigrati, un atteggiamento in
IDENTITA E IMMIGRAZIONE
U N AMICO
ALBERTA REVEL
deciso tra l’accoglienza e il rifiuto, i buoni sentimenti e il
rancore, il senso di ospitalità e
la paura dell’invasione. Su
questa ambivalenza si innesta
il vuoto dell’agire politico
della nostra ex classe dirigente: la mancanza di un’efficace
politica abitativa ha creato
nelle grandi città i ghetti; la
mancanza di una concreta politica del lavoro ha spinto gli
immigrati verso la criminalità
e il lavoro nero. La gente
inoltre sta cominciando a rendersi conto che l’immigrazione non è un evento momentaneo ma un fenomeno di lunga
durata. Questa scoperta non
porta automaticamente l’accettazione, anzi; infatti casa,
lavoro, salute, istruzione sono
attualmente problemi gravi
anche per molti italiani.
Per gli immigrati questi
problemi sono amplificati ed
4
*Prarostino
escatolofi
dal tempi
111
ilo schemi
e la scelti
miliazioit,
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cioè perdi
pello.
noi
Costantino
sarà il nuovo
sindaco?
Conjutta probabilità i festeggiamenti del 25 aprile a
Prarostino verranno aperti
tM'intervento del nuovo sinidaco; dopo le dimissioni di
Mario Mauro, sindaco ormai
da diverse tornate amministrative e personaggio di
spicco nel Psi pinerolese,
coinvolto nelle vicende di
tangenti relative all’ampliamento dell’ospedale di Pinerolo, i consiglieri si sono incontrati più volte per decidero il da farsi. Nei giorni scorsi si sono svolti almeno due
Consigli a porte chiuse, al secondo dei quali ha partecipato anche Mauro che, dimessosi dall’incarico di primo cittadino, rimane tuttora consigliere comunale.
La notizia del coinvolgimento del sindaci di Prarostino in episodi ormai troppo
Irequenti come quello dell’
ospedale hanno suscitato in alcuni sorpresa, in tutti sicuramente amarezza. Approvato il
.lancio e il programma degli
interventi per il prossimo
nennio, tutti i consiglieri si
sono trovati d’accordo sull’
opportunità di portare a termioc 1 attuale tornata amministrativa a circa un anno dalle
prossime elezioni. Niente
^nimissariamento dunque,
a accordo di fatto sul pro?aroma che ha fin qui guidato
paese della «conca verde».
^c già attualmente gli ascssori sono provenienti da
bambe le liste rappresentaci Consiglio, questa tennza sarà dunque conferma• La giunta decaduta auto^ticainente con le dimissioni*, ^ ,oiicldco era composta,
sina Mauro, dal vice^fizo Costantino, da
Giocherò, Marina Paiunt Plavan. Fra le
accreditate la conla*nT ™ c|uesto esecutivo con
a Costantino
tad?rT°5. '’ingresso il giun
«il Claudio Paschetto.
Visite guidate e passione per l'ambiente sono occasioni di sviluppo per il turismo
I parchi naturali^ sede del naturalismo alpino
DAVIDE ROSSO
Una delle risorse delle nostre valli è il turismo. Un
suo settore importante, fra gli
altri, è quello naturalistico alpino, un settore in cui si può
offrire anche un modo diverso di intendere sia l’ambiente
che ci circonda sia il turismo
«classico».
Ma esistono attrezzature
adeguate? I parchi della vai
Troncea e dell’Orsiera Rocciavrè, due delle maggiori
aree protette, offrono alle valli uno sfogo naturalistico di
non secondaria importanza
con la loro fauna, la loro flora
oltre che presentare al loro interno siti di particolare importanza dal punto di vista
storico, dal forte di Fenestrelle agli antichi insediamenti
minerari. Queste due realtà
sono importanti perché possono, tra le altre cose, e di
fatto lo stanno già facendo,
contribuire alla valorizzazione di un certo tipo di turismo. I parchi infatti offrono
una serie interessante di ini
ziative a favore del turismo
verde. Con queste si sono
Gran Paradiso: lezione di botanica sul campo
messi ultimamente in evidenza al Bit (il salone della borsa
del turismo intemazionale tenutosi a Milano in febbraio)
con offerte precise e dettagliate e si sono potuti dire
soddisfatti delle risposte ottenute dagli operatori turistici.
Entrambi i parchi hanno attivato in questi anni una serie
di attività di trekking, di
escursioni guidate e di attività
didattiche. Il parco della vai
Troncea per esempio, con
l’aiuto del gruppo guide-natura, offre una serie di percorsi
guidati fuori e dentro i confini del parco che possono variare per durata da uno a più
giorni con pernottamenti in
rifugi alpini, oltre che una serie di attività culturali a sfondo naturalistico; il parco
deirOrsiera Rocciavrè ha avviato una collaborazione con
5 cooperative operanti nelle
valli interessate dal parco,
cooperazione che ha portato
al riordino delle attività didattiche che il parco svolge e
che sono rivolte alle scuole,
alla presentazione di trekking
e di altre iniziative.
Dal punto di vista economico, un tasto negativo però è
che i fondi che i parchi hanno
a disposizione non sono molti
e spesso gli interventi sul territorio avvengono con finanziamenti ad hoc che non sempre sono immediati. D’altra
parte le iniziative e le cooperazioni messe in atto dai parchi possono venire a creare
dei ritorni economici sia per
il territorio che per le cooperative e le aree attrezzate per
la ricezione dei turisti, oltre
che determinare occupazione
aggiuntiva rivolta verso nuovi
sbocchi professionali, quali
guide naturalistiche, educatori ambientali, eccetera.
Ruolo importante quindi
quello dei parchi nella riscoperta della natura, ma anche
nella valorizzazione di un
certo nostro turismo molto
spesso dimenticato o, peggio
ancora, sottovalutato.
Il 3 aprile scorso è morto a Plankstadt il
pastore Cipriano Tourn. Come suo ricordo
pubblichiamo un estratto della relazione
alla Tavola che il Concistoro valdese di
Rorà ha scritto T8 luglio 1945 sugli inizi
del suo ministero.
Lo studente in teologia Cipriano Toum
giunse a Rorà da Torino in seguito allo
sbandamento dell’8 settembre (...). Dal
19 settembre 1943 il giovane Tourn prestò regolarmente servizio di coadiutore
nella parrocchia. Durante l’inverno
1943-44, il Concistoro gli affidava la 4“
e 5“ classe elementare alle Fucine. Oltre
a ciò, predicava periodicamente nel tempio, presiedeva una o più riunioni quartierali settimanalmente, istruiva alcuni
corsi di catecumeni e collaboraya col titolare nella cura pastorale, specialmente
degli ammalati. Il 21 marzo 1944, dopo
esser corso al presbiterio ad avvertire il
pastore che si combatteva al Ponte Vecchio e mentre stava raccogliendosi in
preghiera con sua madre, venne soipreso
da una pattuglia tedesca e tradotto in pri
IL FILO DEI GIORNI
LOU MNISTRE
gionia a San Giovanni e poi a Torino,
dove subì maltrattamenti, violenze e fame. Venne liberato, grazie a Dio, in capo
a quindici giorni. Appena tornato in paese riprese regolarmente il suo servizio
nascondendosi, ad ogni allarme, in una
buca della rocciaglia vicino a casa sua.
Durante l’anno 1944-45, liberato dalla
scuola delle Fucine, prestò un’opera più
intensamente pastorale predicando nel
tempio ogni 15 giorni, occupandosi di
cura pastorale, catechesi, riunioni quartierali ecc. Diresse con esito veramente
ottimo le unioni giovanili, organizzò la
colletta di emergenza e durante un periodo di due mesi nel quale il titolare dovette eclissarsi perché minacciato, resse da
solo la responsabilità della parrocchia.
Vinse in poco tempo le difficoltà provenienti dal fatto d’esser nativo del luogo e
si guadagnò il rispetto indiscusso della
popolazione. I bimbi, per primi, presero
a chiamarlo fra loro: «Lou mnistre del
bosch» (...). Per la prima annata di servizio il Concistoro gli corrispose regolarmente un sussidio di £ 600 mensili. Nel
1944-45 ¡1 Concistoro, non disponendo
di mezzi sufficienti, gli corrispose solo
qualche assegno saltuariamente, ma il
giovane Toum continuò a prestare l’opera sua con perfetta regolarità (...) anche
senza ricevere alcun compenso. Dimostrò di aver fatto molti progressi, non solo nella predicazione ma in tutti gli
aspetti della sua attività pastorale, si guadagnò l’affetto della parrocchia e la deferente ammirazione di numerosi elementi estranei sfollati e partigiani. Partecipò con distinzione a varie cerimonie
caratteristiche come il funerale di nove
aviatori americani, il culto di rendimento
di grazie per la cessazione delle ostilità,
la serata di commiato agli ebrei.
esasperati dai pregiudizi e dagli stereotipi che da sempre
accompagnano l’incontro con
il diverso; uno di questi è la
percezione degli immigrati
come tutti uguali. Di qui l’uso
di termini come «vu cumprà»
0 «marocchino» che hanno tra
noi assunto ormai l’universale
significato di straniero e di
immigrato. Questo esempio ci
fa riflettere sulla difficoltà a
vedere l’immigrato la sua cultura e storia. Riconoscere
questo significa dare valore
alla differenza, accettare di
mettersi in gioco, come società, come città, come singoli
in una relazione che può modificare la nostra identità. In
questa fase di transizione politica abbiamo imboccato una
strada molto diversa.
In Questo
Numero
Elezioni
Cercare di rilanciare le
zone montane, avviare una
semplificazione delle procedure burocratiche per chi
vuole dar vita a un’azienda, promuovere un’area industriale intorno a Pinerolo. Si tratta di alcune delle
iniziative che intende assumere il neodeputato Lucio
MalaUi che risponde alla
nostra intervista.
Pagina II
Piani regolatori
Una variante al Piano regolatore sta facendo discutere 1 ’ amministrazione di
Angrogna,la minoranza
consiliare e alcuni cittadini. Proviamo a seguire le
tappe di questa vicenda relativa alle aree edificabili.
Pagina II
Il voto valdese
Come hanno votato le
valli valdesi e il Pinerolese? Ma soprattutto, che
conseguenza possiamo
trarre dall’analisi del voto
rispetto alTimpegno e alla
testimonianza della nostra
fede?
Pagina III
Pro Loco Prali
Fanno discutere i criteri
seguiti per il reperimento
di una segretaria per Tufficiò turistico di Frali. In
ogni caso quel posto è importante, nella stagione turistica diventa il centro
delle informazioni per i forestieri che arrivano in
gran numero...
Pagina III
Volley Pinerolo
La squadra femminile
del Volley Pinerolo potrebbe essere promossa in
serie A2 alla fine di questa
stagione. Che cosà c’è dietro una brillante stàgione
agonistica?
Pagina IV
8
PAG. Il
Angrogna: la piazza del capoluogo
RISTRUTTURATO L’UFFICIO POSTALE — Fino a po
chi mesi fa l’ufficio postale di Angrogna, nel capoluogo
San Lorenzo, rischiava la chiusura: troppo scarsi i movimenti al di là del pagamento delle pensioni, un’utenza assai
limitata, insomma una sorta di ramo secco del ministero
delle Poste. Qualcuno, soprattutto tra gli anziani, ne parlava
con un po’ di preoccupazione e ci si augurava che la cosa
non accadesse. Forse però nessuno si aspettava che non solo l’ufficio postale rimanesse lì ben saldo ma che addirittura
venisse rinnovato. Proprio in questi giorni invece alcuni
cambiamenti stanno rivoluzionando la piccola sede postale,
sono iniziati e sono a buon punto dei lavori di ammodernamento. Tra le prime migliorie fa spicco una bella entrata
senza barriere architettoniche, con una rampa di accesso. In
realtà il progetto di ristrutturazione era già previsto ed è stato attuato in ritardo solo per mancanza di fondi. Attualmente i lavori sono fermi e pertanto all’interno la sede attende
di essere rinnovata.
CORRERE PER UN SORRISO — L’associazione amici
dell’Asilo valdese di San Germano, in collaborazione col
gnjppo Ana, organizza la seconda edizione della corsa podistica non competitiva libera a tutti «Correre per un sorriso». La gara partirà dall’Asilo dei vecchi alle 10 di domenica 17 aprile e si snoderà per le vie del paese e nei prati
circostanti per un totale di 4 km. L’iscrizione è di lire 5.000
(il ricavato andrà per l’acquisto di materiale per l’intubazione di un canale a monte dell’Asilo, con manodopera volontaria). Sono previsti premi per tutti i partecipanti, trofei per
società più numerose e meglio classificate. Alla giornata
parteciperà la banda musicale di San Germano.
GELO SULLE CAMPAGNE: IN DIFFICOLTÀ LA
FRUTTICOLTURA — Non piove da febbraio e in alcuni
casi questo lungo periodo senza le classiche piogge si fa
sentire; ma intanto la prima metà di marzo abbastanza calda
ha prodotto la fioritura di tutti gli alberi fruttiferi. Negli ultimi giorni si sono però registrate alcune gelate nella pianura
pinerolese dove ciliegi e meli erano in fiore: il rischio di
compromissione del raccolto è alto. In alto, ma anche fino
ai 6-700 metri, si sono registrate alcune nevicate, quasi
sempre portate da un vento pungente.
CORSO PER IL VOLONTARIATO OSPEDALIERO —
L’Avass, in collaborazione con l’Ussl e il Comune di Pinerolo, organizza una serie di incontri di formazione sul volontariato negli ospedali. Il primo incontro è previsto per il
14 aprile, alle 20,30, nell’auditorium di corso Piave, e vedrà la partecipazione di don Luigi Ciotti, del Gruppo Abele, sul tema «Volontariato e società». Il successivo incontro
sarà giovedì 21, alle 20,30, presso il Centro sociale di via
Lequio, e sarà centrato sugli «Aspetti repressivi del malato
in ospedale».
RADIO BECKWITH SOVVERSIVA? — Nella notte di giovedì scorso alcuni ignoti hanno incollato ai muri dei paesi
della vai Pellice un volantino sull’esito elettorale con una
ironica critica a quanti, la Lega Nord in particolare, accettando l’accordo con altre forze politiche, ha consentito
1 elezione del «nuovo e onesto» Bonansea. Per qualche strano meccanismo del fatto è stata da qualcuno «incolpata»
Radio Beckwith, ovviamente estranea al fatto, che è stata
fatta oggetto, la notte successiva, di insulti scritti all’ingresso della propria sede. Semplice ragazzata o forse segno di
pericoloso imbarbarimento del confronto politico?
CONDANNATO IL CAPO DEI VIGILI — La vicenda della
licenza facile per una parrucchiera di Luserna San Giovanni
si è, almeno in parte, conclusa con la condanna dopo patteggi^ento del capo dei vigili. Aniello Errico, a 8 mesi e
20 giorni di reclusione. L’ex sindaco Badariotti, che ha
sempre sostenuto la propria buona fede nella firma dell’atto
con cui si disponeva la possibilità di una nuova licenza,
verrà invece giudicato nel prossimo mese di novembre.
insegnanti si aggiornano — Gli insegnanti
del Collegio valdese di Torre Pellice hanno incontrato, sabato 9 aprile, la signora Susanna Hoegger Passera che è responsabile di una scuola di lingue di Basilea. L’incontro
aveva lo scopo di far conoscere i testi e le tecniche didattiche utilizzate all’estero per l’apprendimento veloce delle
lingue straniere, anche dell’italiano studiato dagli stranieri.
Gli insegnanti di lingue e i lettori hanno potuto così conoscere lo stile di una scuola che ha elaborato testi propri e didattiche appropriate.
GLI OTTONI NEL TEMPIO — Spettacolo inconsueto giovedì scorso nel tempio di Torre Pellice quando la corale
valdese di Torre Pellice ha partecipato ad una serata musicale con il Posaunenchor di Plattenhardt. La serata, offerta
per il Collegio valdese, ha visto Paltemarsi di brani corali e
di squillanti suoni di ottoni e trombe. L’occasione è stata la
visita del gruppo tedesco guidato dal presidente dei valdesi
di Germania, pastore Eiss.
VENERDÌ 15 APRII pj
Intervista a Lucio Malan, neoeletto deputato per il «Polo della libertà
In Parlamento per rilanciare le zone montani ve
PIERVALDO ROSTAN
Le elezioni dello scorso 27
e 28 marzo hanno visto
l’elezione di ben tre esponenti
del Pinerolese; non accadeva da anni e il sistema elettorale maggioritario ha mandato
Lucio Malan alla Camera e
Claudio Bonansea al Senato,
oltre a Riccardo Sandrone,
consigliere comunale a Luserna e residente a Torre Pellice
ma eletto in altro collegio.
Dei tre la novità assoluta in
quanto ad esperienza amministrativa è senz’altro Lucio Malan eletto nel polo delle libertà ma comunque esponente della Lega Nord. Lo
abbiamo incontrato alla vigilia della partenza per Roma,
dove il 15 aprile si svolgerà
la seduta inaugurale del nuovo Parlamento.
- Quali saranno le prime
iniziative che assumerà?
«La prima cosa di cui vorrei occuparmi è quello su cui
tutti sono d’accordo: il completamento dell’autostrada
per Pinerolo. Non sarà una
cosa facilissima in questi
tempi di ristrettezze finanziarie, ma sarebbe irrazionale
lasciare un ’autostrada che finisce in mezzo ai campi. Un
secondo punto su cui vorrei
muovermi riguarda il tentare
il rilancio delle zone montane
con il sostegno a quelle attività quali l’agricoltura, Vartigianato e il turismo che dovrebbero integrarsi caratterizzandosi non per un turismo
di massa ma per uno sviluppo
di qualità; ciò si può fare
puntando su una maggiore
sburocratizzazione delle attività a tempo parziale, su criteri di tassazione e di avvio di
attività molto piu semplici degli attuali. Un terzo punto
che vorrei sottolineare riguarda la creazione di un’
area industriale nella zona di
Pinerolo».
- Il neosenatore Bonansea,
suo compagno di cordata,
non ha mai fatto mistero di
voler puntare su un traforo
verso la Francia e neppure
troppo leggero, come invece
vorrebbero altre forze politiche in vai Pellice; il capogruppo della lega in Comunità montana, Hertel, ha detto
di preferire un collegamento
di tipo ferroviario; qual è la
sua posizione?
«Su questo possibile traforo ho incontrato diverse persone che se ne sono occupate
a vario titolo; ho riscontrato
sempre più pareri sfavorevoli, anche a livello tecnico, rispetto ad un collegamento
autostradale. Se si dovesse
arrivare a un collegamento,
penso che l’unico in grado di
dare qualche vantaggio e di
essere tollerato dall’ambiente
sarebbe un traforo turistico:
la vai di Susa è lì ad insegnarcelo. In più dobbiamo
considerare la zona francese
dove non ci sono collegamenti pesanti. Al di là di tutto,
trattandosi di opere molto costose, credo che per molti an
Angrogna: polemica sulle aree edificabili
Una variante del piano
regolatore fa discutere
CARMELINA MAURIZIO
Le polemiche per il momento non si spengono a
Angrogna su una questione
che risale nientemeno che al
1991, quando il Comune decise di dover apportare alcune varianti al piano regolatore intercomunale (approvato
sin dal 1981). All’epoca la
commissione urbanistica e un
architetto incaricato si erano
messi all’opera per mettere
in pratica una delibera programmatica che prevedeva il
miglioramento dell’uso residenziale di aree che più si
confacevano alla tendenza in
atto di scendere verso la parte bassa del territorio (delibera del 22/2/91 approvata
all’unanimità).
La novità che è emersa circa un anno fa oltre a trasfor
mare il centro storico in zona
di completamento con maggiori facilitazioni per le ristrutturazioni, individuava
nella zona del Giovo-Ciabas
una nuova area edificabilc. E
osservazioni sulla scelta di
quella zona, proponendo altre
parti del territorio che «seppure non sono urbanizzate come precisa il consigliere di
minoranza Saccaggi - non
per questo sono da scartare e
da penalizzare». D’altro canto, al di là delle polemiche e
delle rivendicazioni personali
il sindaco. Franca Coisson, e
la maggioranza del Consiglio
ritengono, sulla base della
consulenza degli esperti urbanisti ascoltati, che l’area «in
criminata» sia comunque
quella che al momento attuale
meglio si presta per uso fabbricabile perché già urbanizzata, mentre altre zone sono
carenti o mancanti di servizi e
istituirli richiederebbe investimenti assai onerosi per il
Comune.
proprio a questo punto scattano i contrasti. Da un lato infatti ci sono i vari passaggi
che sin qui abbiamo tentato di
descrivere, dall’altro si innesta la protesta della minoranza del Consiglio comunale (in
particolare di Giampiero Saccaggi) che non reputa del tutto valida la scelta della zona
bassa del Giovo-Ciabas.
Risale a circa 7 mesi fa
l’approvazione della delibera
su questa variante al Piano regolatore e nel frattempo la
protesta della minoranza e di
alcuni abitanti di Angrogna si
è fatta sentire. Infatti circa 60
persone hanno firmato un documento che presenta delle
Se Mirella Malan, vicesindaco, tirata in ballo in questo
contenzioso perché ritenuta
troppo interessata alla zona
Giovo nella quale ci sono alcuni terreni di sua proprietà,
dice di voler restare fuori dalle polemiche, i firmatari del
documento vorrebbero che la
possibilità di costruire non
fosse limitata alla parte bassa
di Angrogna, dove già esiste
tutto (rete fognaria, metano,
servizi vari) e fosse estesa alle zone più interne dove forse
la possibilità di edificare porterebbe i servizi e un impulso
al ripopolamento della valle.
Non tace poi neanche chi ha
visto delle aree sino ad allora
ritenute edificabili declassate,
e non manca la protesta di
Legambiente, contraria all’individuazione di nuove aree,
ritenendo già sufficienti i fabbricati esistenti per la popolazione locale.
ni non si vedrà l’inizio di costruzioni di questo tipo».
- Ci sono elementi positivi
o negativi che ricorderà di
questa campagna elettorale?
«Di positivo ricorderò la
grande opportunità di incontrare gente disposta a darsi
da fare a sostegno della mia
candidatura; elemento negativo è stato lo stress e l’impossibilità di approfondire
con la gente la conoscenza
dei problemi dovendo correre da una parte all’altra del
collegio».
- Rimanendo alla campagna elettorale voi avete stretto un patto con forze politiche
che a molti non sono parse
così vicine a temi a voi cari
quali il federalismo o l’abbandono del vecchio sistema
dei partiti; quali sensazioni ha
tratto su questo argomento?
«Sicuramente la base leghista avrebbe preferito avere
anche al Senato un leghista;
ora la popolazione valuterà
gli eletti sulla base di ciò che
faranno. Se non arriverà nulla di concreto la popolazione
potrà giudicare con severità
sia me che Bonansea».
- La Lega, anche nelle nostre valli ha, nella parte proporzionale, dovuto fare i conti con Forza Italia, in molti
casi perdendo un primato appena conquistato...
«A livello nazionale possiamo parlare di insuccesso
(dall’8,6 all’8,4%) dopo essere stati abituati a balzi in
avanti consistenti; abbiamo
dovuto fare i conti con
nuova forza liberaldenui
tica con noi in concorra
Inoltre ho ¡’impressione!
l’atteggiamento tenui '
Bossi durante la ca
elettorale non abbia
In Veneto, dove il presi
della Lega, Rocchetta, ¡¡¡
ñuto un atteggiamento i
diverso, il risultato è stato
singhiero. In certi casi t
siamo riusciti a far pas¡,
un messaggio alla gente» Kltot
-Orasi discute e Silicon si è
sulle ipotesi di governo; 4 „essun
nomi di possibili ministriche
parla della leghista Irene | m med:
vetri all’Istruzione. Ricord, ko un p
do la polemica circa gli atte, scussioi
giamenti profondameti je 0 no
«cattolici» della sua coll» ano cai
le chiedo se sarebbe dispt« j la can
a votare un governo in cui» » ha ca
me ministro venga propoji ,Ha chic
proprio la Pivetti... ^,a Te
«Per carità! Irene Piveiii «eflute i
un personaggio folclorista, squalcu
Pannello aveva candiii^an^a:
Cicciolina, noi abbiamo m ire altro.
didato la Pivetti. Non g« Nonosta
proprio che un persona^ dgimenl
così possa essere propon tonti con
come ministro; comunque iseussion
governo con lei ministro « a, tipo ai
avrebbe il mio voto. Piiii^ualche (
generale ritengo che ¡/gowpiGeimano,
no dovrà vedere una strm imente oi
collaborazione fra Lega W tito politic
e Forza Italia; dovendo u Secondi
vare altri consensi bisogiÉ invece, si
cercare un ’intesa con Alkit maggiora
za nazionale puntando» itmisla
munque in modo priorìim molte pre
sul federalismo». evidenza
numero d
si avvicit
Le elezioni e gli equilibri politici
dei votanti
Frali: u
Quale maggioranza
a Luserna S. Giovannil^®^^
Non avrà ripercussioni immediate sulla situazione amministrativa di Luserna il risultato delle recenti elezioni
politiche che ha sancito la vittoria di Forza Italia e ha portato al rango di secondo partito la Lega Nord che nel ’92
era diventata la prima forza
politica lusernese. Durante
¡’ultimo Consiglio comunale
il sindaco, Ghibò, ha salutato
il neodeputato leghista Riccardo Sandrone eletto a Nichelino il quale, ringraziando,
ha comunicato di voler mantenere l’impegno di consigliere comunale. «In questo momento la situazione è ancora
molto fluida e comunque, fermo restando l’impegno di
Collino come capogruppo
penso di poter continuare ad
essere consigliere comunale.
Fra l’altro circolano insistenti
voci di elezioni anticipate a
ottobre per cui si tratterebbe
di pochi mesi».
Fra le ipotesi che si sentono
vi è quella di una lista di Forza Italia che comprenda buona parte degli ex De e magari
ex Psi; sarebbe disposto a fare un’alleanza di questo tipo?
«Confesso che in questo
momento avrei alcune perplessità anche se penso che,
finito per la Lega il tempo
dell’uno contro tutti, eventuali alleanze debbano essere valutate a livello locale, considerando i programmi e il grado di compromissione col
passato delle singole persone.
Possibili liste civiche dovranno contenere persone disposte
a lavorare seriamente piuttosto che a pensare ai propri interessi; insomma non vorrei
in lista persone chiacchierate.
Anche per noi della Lega ci
posi
sarà un momento di :
ne poiché la doppia elezioK'
mia e di Malan, ha sottra»
alla sezione il segretario if "tali ofl
vice in un solo colpo». ®>iacaeoi
Dunque cautela da pai» alle
della Lega; i socialisti, lai#i“PP® turii
dotazione di voti si è ridotta'i^iónef
meno di 100, sono divisi® '“"sve a
mille rivoli e anche chili®; “Wanpi
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di segr
cialmente fa riferimento*
gruppo locale che ha adei
al discorso progressista, s®
tranquillo in maggiotaf
con la De, anzi col PatP®
popolare, e indipendenti.^ ^
sente il sindaco Ohibò,!**■ ,,
sessore Bruera ricorda il f
so compiuto ancor prima®., e di
risultato elettorale: «Su 1
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consiglieri hanno k
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cristiano democratico di |„ÌÌ°*;.Pri
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Se elezioni anticipate^' » '
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15APRILE1994
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geografia elettorale nel Pinerolese e i legami tra politica e testimonianza evangelica
aiìil voto valdese è m buona parte progressista
quale rapporto c'è tra elezioni e fede?
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Tvaldese, la riflessione
'voto che abbiamo iniziato
scorso numero. Qualcu'' ««nTd ha fatto notare, in modo
ar PassZ«co, che in questa campaelettorale l’Eco delle val' e si litiijon si è schierato a favore
''enio; fi nessuno. I nostri lettori
ministri ¿no che questa decisione e
a Irene fi ^meditata in redazione.
• Ricorda pco un primo argomento di
m gli atta scassione: abbiamo fatto
mdatneit «e o no? Molte altre cose
ma colla anno cambiando: ad esembe dispoj o la candidatura Boiichard
oincuiffl 10 ha causato né i conflitti
a proposi ¡Ila chiesa (pensiamo alla
psataTev) né le discussioni
te PivetSi wenute in altri casi, anche
'Ic/orijiicn t qualcuno ha fatto notare
candidali he un pastore non dovrebbe
biamocm are altro.
Non pcM Nonostante il diretto coinjrsonajjiiLlgimento valdese sui due
? propomnti contrapposti, nessuna
munqueiiiscussione su chiesa e politi
im'siroma, tipo anni ’60-70: anzi, in
no. Piiiqualche caso, come a San
he il gowilGennano, la chiesa ha diretma sire! lamente organizzato un dibatEegflW ito politico.
'vendetti Secondo punto. I valdesi,
i bisoim invéce, si sono schierati. E in
:on Allm maggioranza dalla parte prolitmdoffgressista, contrariamente a
prioriM molte previsioni. Appare con
evidenza nei Comuni in cui il
numero dei membri di chiesa
si avvicina di molto a quello
dei votanti: Angrogna, Bob
A Pramollo un voto che tende a sinistra
Foto P. Marauda
bio, Massello, Pomaretto,
Frali, Pramollo, Prarostino,
Rorà, San Germano, Torre
Pellice. In tutti questi Comuni hanno prevalso i progressisti. A Villar Pellice c’è parità
e a Luserna San Giovanni i
progressisti vincono al Senato e perdono alla Camera. Il
polo delle libertà vince invece a Pinerolo, San Secondo,
Villar Perosa, Ferrerò (parliamo sempre dei Comuni in cui
c’è una chiesa valdese) ma, a
Pinerolo, i membri di chiesa
valdesi sono 939 su 26.916
votanti, a San Secondo 544
su 2.561 mentre a Villar Perosa sono 408 su 3.301.
Ci siamo anche domandati
se è una questione di valdesi
o di contrapposizione fra la
montagna e la pianura: quest’ultima ha infatti votato
j Frali:una procedura che fa discutere
,n¡| Polemíche per un
.»^posto alla Pro Loco
la sottra»
retarioif Prali offre altri spunti di
IO». ®naca con nuove polemiche
a da pai* 1^le prospettive di svilisti, law/Wo turistico: dopo le diè ridotU'r®®ue fra quanti volevano
0 divisii*ir'*®®ve artificiale e quanti
le chi 11®' ^*00 problemi sulla atti-imento*’"Agricola è ora l’ufficio
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aderita
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centro di una que®i ptù in particolare il po“> segretaria dell'ufficio
alla Pro Loco. Come
nuova disputa? Pro^0 a ripercorrere i fatti,
wettiyo della Pro Loco
mi'® indire un «collolat e ^ ^ incarico segretari a
rio Loco», aperto a tutun questo si voleva sesegretaria che
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I MOqUÌfx a. ----‘»WAAIW vawi
*^uanto stava
nia davanti a
quella che sembra una prova
di sfiducia si dimette.
Arriva il giorno fissato per
il colloquio (26 marzo) ma
anche l’unica persona che si
era candidata, non di Frali,
non si presenta adducendo
«motivi personali». Alla fine
il posto è vacante. C’è chi afferma che ci siano state minacce telefoniche a chi ambiva a quel posto, sono state
spedite lettere di protesta verso l’atteggiamento tenuto
dalla Pro Loco verso la sua
ormai ex segretaria. Qualcuno evidenzia anche delle carenze nel bando: non si parla
di uno stipendio fisso ma si
mettono le mani avanti dicendo che il compenso sarà
determinato in base ai contributi elargiti dagli enti locali e
dall’Apt, quindi senza nessuna sicurezza.
Il sindaco di Frali, Franco
Grill, da parte sua dice di
aver trovato la decisione «affrettata e scorretta nei confronti di una persona che ha
sempre aiutato la Pro Loco. Il
Comune purtroppo in quel
periodo non aveva il suo rappresentante in Pro Loco non
essendo ancora stato possibile sostituire il precedente che
aveva dato le dimis.sioni».
Attualmente il posto all’ufficio turistico viene ricoperto
da personale volontario in attesa che la situazione si evolva; Frali ha bisogno di un ufficio efficiente, dicono in
molti, e in fondo non sarebbe
stato molto più semplice riqualificare il personale esistente come si fa in qualunque attività?
nettamente per il polo delle
libertà. Risposta: è una questione valdese, tanto è vero
che nel vicino collegio di Saluzzo-Cuneo, il polo delle libertà ha vinto in tutti i Comuni, dalla piana fino alla
montagna di Crissolo.
Altra considerazione interessante: i valdesi hanno votato più Lega che Forza Italia, per lo meno in alcuni dei
Comuni prima citati, dove
hanno vinto i progressisti.
Ma come si sono orientati i
giovani? Su questo abbiamo
in programma un incontro e
ne riferiremo prossimamente.
Ancora: c’è un rapporto fra
scelta elettorale e motivazioni evangeliche, impegno nella chiesa, fede? Aspettiamo
dai lettori reazioni su questo
punto. Ci sembra di poter af
fermare che le chiese valdesi
hanno, nel loro complesso,
una scarsa incidenza sulla
mentalità circostante: questo
dovrebbe costituire una
preoccupazione per i pastori,
i Concistori, le attività.
Anche perché Berlusconi
non ha vinto solo per la televisione o la demagogia ma
perché, in molti casi, ha convinto rispondendo a un bisogno di normalità, di semplificazione, di rottura con il passato, di un futuro apparentemente più roseo e non fatto
solo di saggezza, di sacrificio
e solidarietà. Allora, come è
spesso capitato nella storia, il
mondo valdese si trova esposto sia all’assimilazione (della mentalità vincente), sia
all’arroccamento, eticamente
ben fondato, ma sterile e
chiuso agli altri.
Mi auguro invece che questa battaglia elettorale, al di
là dei suoi esiti attuali, che
non sono definitivi, sia stata
un forte stimolo ad interessarsi di più del proprio paese,
della gente, del futuro di queste valli, del lavoro, dello sviluppo: oggi, più che mai, il
futuro delle nostre zone, il
ruolo delle amministrazioni
locali, i servizi possono ricevere soluzioni positive o
negative a seconda dell’impegno della popolazione locale,
anche nei confronti di chi è
stato eletto. È molto importante che i valdesi ci siano e
si facciano sentire.
I giovani di fronte alla parola di Dio
Neoconfermati
impegno o distacco?
RUGGERO MARCHETTI
Come ogni anno in questo
periodo nelle chiese delle valli, oltre cento ragazze e
ragazzi giunti al termine del
loro catechismo hanno dato
pubblica confessione della loro fede, battezzandosi o confermando il battesimo al quale i genitori li avevano presentati poco dopo la nascita.
E, come ogni anno, sorge
quasi spontanea la domanda:
quanti di questi ragazzi manterranno un contatto vivo con
la loro comunità? Visti i precedenti degli ultimi anni, non
c’è da essere molto ottimisti...
e a volte c’è anche la tentazione dello scoramento.
Questa tentazione va assolutamente superata. Innanzitutto dobbiamo tornare a ripeterci che, anche se così sovente incapaci di affascinare
e coinvolgere i giovani, le
nostre chiese sono importanti
e la loro presenza è indispensabile per la testimonianza dell’Evangelo nel nostro paese, dinanzi a una
chiesa maggioritaria che si
dice (e certo è) cristiana, ma
che poi si permette di stravolgere per bocca del suo
leader assoluto il cuore del
messaggio evangelico, affermando di conoscere della risurrezione di Cristo dei particolari che neppure l’Evangelo conosce e pretendendo addirittura di poter dire come
Gesù risorto ha dovuto comportarsi sotto pena di non essere un bravo figlio, il nostto
ruolo emerge con una chiarezza adamantina!
Pinerolo: un'associazione culturale
Omero scrive per
chi non può vedere
ERICA BONANSEA
Zumerò» è un’associaXV V./ zione nata circa un
anno fa per iniziativa del professor Francesco Fratta e di
alcuni genitori di bambini
non vedenti attualmente
iscritti alla scuola dell’obbligo. Si affianca all’Unione
ciechi, dedicandosi però essenzialmente all’aspetto culturale in genere e nel particolare alla trascrizione di libri
in segnografia Braille.
«Omero» dovrebbe anche
sopperire agli inconvenienti
causati dalla legge 142, che
ha passato alcune competenze, tra cui quella della trascrizione in Braille dei testi
per la scuola dell’obbligo,
dalla Provincia ai Comuni,
che spesso si trovano sforniti
dell’attrezzatura adatta. Quindi «Omero», grazie ad un accordo con la città di Pinerolo,
può usufruire del computer,
del lettore ottico e della stampante Braille donata dalla
scuola elementare Farri al
Comune per stampare i testi
necessari alle scuole ma anche altri libri di argomento
vario, che vengano richiesti
da non vedenti del Pinerolese,
e testi musicali.
Anche se è un’associazione
nata da così poco tempo,
«Omero» conta una quarantina di soci e un discreto interesse da parte della cittadinanza e di altri circoli, e ha
raggiunto alcuni degli scopi
che si prefigge: al momento
si stanno stampando libri scolastici, si sono terminate le
trascrizioni di due testi musicali e si è avviata la registrazione di una collana di poesie
su audiocassette. Sussiste
però il solito problema degli
spazi: attualmente «Omero»
ha sede in via Lequio 36 insieme all’Unione ciechi e
all’Anapaca, e ha a disposizione alcuni locali della scuola Pani. Ci sarebbe anche urgenza di volontari, con una
minima conoscenza in-formatica e possibilmente con la disponibilità di un computer,
che si impegnassero per la
trascrizione dei testi.
Il professor Fratta ha sottolineato inoltre che sarebbe
auspicabile una maggior sensibilizzazione della gente
sull’importanza che l’autonomia di fatto, e anche quella psicologica, hanno per i
non vedenti e per tutti i soggetti portatori di handicap,
perché un’iperprotezione può
essere in taluni casi nociva e
restrittiva.
«Ci siamo» per rivendicare
ancora e sempre il «sola scrittura» della Riforma e per proclamare ad alta voce l’intangibilità della rivelazione biblica, e l’obbedienza a questa
rivelazione, contro ogni tentativo di aggiungere o di togliere qualcosa (cfr. Apocalisse 22, 18-19). E questo vale tanto all’esterno, nei rapporti con le altre confessioni
e denominazioni cristiane,
quanto all’interno delle nostre
comunità.
Forse dovremmo, nella nostra predicazione e anche nel
fare catechismo, tornare a riflettere su cosa davvero significhi essere «consacrati al
servizio dell’Evangelo» (Romani 1,1) e fare un passo indietro affinché la Parola di
cui siamo ministri «esploda»
in tutta la sua potenza (che è
ancora tanta!). Sarà questa
Parola ad affascinare i giovani e i meno giovani tra di noi
e attorno a noi. E comprenderemo meglio tutti che una Parola così non sopporta manipolazioni di nessun tipo,
che è davvero pienamente in
grado di apportare il giudizio
e la vita là dove risuona senza
alcuna sordina.
Otto ricette per assistito nel 1993
Spesa farmaceutica
in Piemonte
La spesa media per l’acquisto di farmaci è passata in
Piemonte dalle 288.948 lire
del 1992 alle 254.119 lire del
’93. Nella sola provincia di
Torino sono state emesse
16.717.438 ricette per una
spesa di oltre 617 miliardi.
Nelle Valli sono state
emesse 157.081 ricette nell’
Ussl 42, 183.733 nell’Ussl 43
e 617.910 nella 44 per una
spesa rispettivamente di
6.111 milioni, 6.529 e 23.101
milioni. Le tre Ussl, che hanno una popolazione di
19.381, 22.235 e 87.822 abitanti denunciano così una
spesa media per ogni assistito
di 315.331 lire, 293.672 e
263.044 lire. La media delle
ricette per assistito è di poco
superiore a 8 nelle Ussl 42 e
43, a 7 nella 44.
STA
Ricordando
Danilo Peyrot
La morte impone alla nostra memoria il tuo nome:
Danilo Peyrot. Ora che l’addio commosso di tutta Frali ti
ha affidato alle braccia vuote,
inconsolabili dei tuoi cari, per
me e per i tuoi amici è tempo
di riflettere. Ancora non riusciamo a credere che non ti
vedremo mai più. Ci mancano tanto la tua disponibilità
nei nostri riguardi, la tua dirittura morale, il tuo impegno
costante sul fronte del nostro
quotidiano. Comportamenti
abituali, questi, per te che
amavi dimostrare ogni giorno
con serietà e riservatezza che
0)^
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ARREDAMENTI PER NECSD»- BILANCE
REGISTRATORI DI CASSA - AFFETTATRICI
. R8>et. 10 • Luserna S. Giovanni
. Tel. e fax (0121) 90.18.24
anche in questa società dei
consumi è possibile vivere e
operare secondo certi ideali.
Forse è giusto che una persona esemplare come te se ne
stia presso l’Onnipotente
piuttosto che mescolato con
gli uomini e la loro cattiveria.
Il fatto è che hai lasciato un
vuoto incolmabile nei nostri
cuori. Con tutti i nostri difetti,
noi ti volevamo bene.
Non vorremmo che il tuo
nome occupasse solo la cronaca e la reazione emotiva
del momento per poi essere
confinato nel silenzio delle
nostre memorie. Lo so, l’emozione per la tua bara si
spegnerà per altri problemi,
ma non certo il nostro bisogno di uomini come te.
Spero che molti giovani,
seguendo il tuo esempio, diano un valore alla propria vita,
guadagnandosi i) rispetto per
se stessi, con le proprie scelte, come tu hai sempre fatto.
Forse qui si può scoprire il
mistero della forza della vita
e dei suoi uomini e pregare
che tanti esempi continuino,
malgrado le nostre paure e la
nostra dimenticanza.
Marina Zancanaro - Frali
10
PAG. IV
Forse in serie A2 la squadra di Pinerolo
Il volley femminile
verso la promozione
La stagione del volley femminile a Pinerolo è stata altalenante per la squadra di B1 ;
nelle ultime settimane però,
dopo alcuni scontri diretti, le
biancoblù si sono ritrovate al
comando della classifica con
due punti di vantaggio sulle
più dirette inseguitrici. Alla
fine del campionati mancano
poche giornate e dunque, anche se non vi sono certezze,
c’è la fondata speranza di
passare nella serie superiore,
in categoria A2.
Daniela Mourglia, giocatrice ventiduenne di Bricherasio, ricorda che la squadra è
appena retrocessa la scorsa
stagione in serie B dopo aver
militato per sei anni in serie
A: «La mia carriera sportiva
- dice Mourglia - è sempre
stata legata alla formazione
pinerolese dove ho iniziato a
giocare a 12 anni entrando
nel gruppo giovanile per poi
passare nella formazione superiore, che era in serie B».
- Come è composta la
squadra attuale?
«Siamo una decina di ragazze dai 19 ai 27 anni, alcune pinerolesi o comunque di
zone vicine, altre che proven
gono da Verona e Venezia.
Siamo tutte studentesse: io
ad esempio frequento la facoltà di psicologia; l’impegno sportivo non ci permetterebbe di svolgere un regolare lavoro».
- Quante ore vi allenate?
«Ci si allena quattro, cinque giorni la settimana per
tre ore, e in più ci sono le
partite. Se la squadra riuscirà a salire di categoria
l’impegno sarà ancora maggiore».
Purtroppo la Volley Pinerolo deve fare i conti con i costi
che sono comunque elevati;
attualmente riesce a malapena
ad affrontare le spese necessarie; passando in serie A sarebbero necessarie somme superiori al miliardo; si porrebbero a quel punto problemi di
sponsor, senza i quali proseguire l’attività a un certo livello sarebbe impossibile. Fra
l’altro il volley a Pinerolo oggi non è soltanto la prima
squadra ma un intero movimento sportivo che si concretizza in formazioni under 14,
under 16 e l’Antares che sta
disputando un bellissimo
campionato in serie Cl.
La saggezza di una quattordicenne
80 anni fa, una lettera
MILENA MARTINAT
Non ho i mezzi per valutare se l’insegnamento scolastico e «ecclesiastico» di inizio secolo fosse più formativo
di quello attuale, ma sono rimasta colpita dalla profondità
e anche dalla calligrafia di una
lettera scritta nel 1914 da una
ragazza nata nel 1900.
La lettera, come è indicato
nella data, è stata scritta
daW Orphelinat vaudois di
Torre Pellice il 9 settembre
1914 ed è indirizzata a una
«chère Emilie», compagna di
orfanotrofio emigrata in America. A scrivere è Emma Pons,
nata a Perrero nel 1900 e rimasta orfana di entrambi i genitori a soli tre anni. Erano
tempi duri, allevare una bimba
era certamente un sacrificio
per dei parenti, e quindi l’orfanotrofio occupava un posto
importante. E Emma, come
molte altre bambine, vi è rimasta fino a 17 anni, quando
si è sposata.
Ecco che cosa scriveva alla
sua amica emigrata: «Il faut
souffrir beaucoup pour apprendere a souffrir; il faut
souffrir pour souffrir bien. Il
faut souffrir bien pour souffrir
moins». Non voglio fare alcun
commento, ma trascrivere ancora una frase: «Il faut se prêter au monde mais non se
donner à lui. Il faut se pouvoir
reprendre quand on veut».
Forse questo stralcio di lettera scritta da una quattordicenne di 80 anni fa può far riflettere molti ancora oggi.
Il Gruppo della Rocca, in
collaborazione con la Comunità montana e i Comuni,
propone una serie di spettacoli in tre sale unioniste della
vai Pellice allestendo proprie
produzioni.
Lo spettacolo «Non scherzare, ridiamoci sopra!», atti
unici per donne sole, di Arnold Wesker, con regia di
Bob Marchese e la partecipazione di Emma Dante e Irene
Noce, verrà proposto venerdì
15 a San Lorenzo di Angrogna, sabato 16 alla sala unionista di Rorà e domenica 17
alla sala Albarin di Luserna
San Giovanni; gli spettacoli
inizieranno alle 21, ingresso
lire 15.000.
16 aprile, sabato — POMARETTO: Alle 20,45,
nella sala del teatro, TUnione
giovanile dei Coppieri presenta la commedia in tre atti
di Vittorio Calvino «Cavaliere senza armatura».
16 aprile, sabato — INVERSO RINASCA: Alle
20,45, nel salone della Pro
Un precedente spettacolo del
«Gruppo della Rocca»
Loco, il gruppo «La ribaltina» di Pinerolo presenta la
farsa piemontese in tre atti di
Franco Roberto «Il giorno
della tremarella, ovvero “tropi pare per èn cit sol’’».
16 aprile, sabato — TORRE PELLICE: Alle 21, nel
salone Opera gioventù di via
al Forte, la filodrammatica
buschese «E1 ciochè» presenterà la commedia dialettale
«L’amor a fa balé j’a.so».
CALCIO — A quattro turni dal termine del campionato nazionale dilettanti, nel girone il Pinerolo respinge l’attacco alla sua quarta posizione da parte del Savona. Scesi
in Liguria con l’intento di
portar via almeno un punto
per mantenere le distanze, i
pinerolesi sono riusciti nell’impresa e grazie ad una rete
opportunistica di Ceddia nel
primo tempo sono addirittura
passati in vantaggio; solo dopo un’ora di gioco i locali sono pervenuti al pareggio con
Pilleddu.
Nel frattempo però il Pinerolo era riuscito a sciupare
un’altra ghiotta occasione ancora con Ceddia. In virtù di
questo pareggio gli uomini di
Cavallo si avvicinano alla
terza posizione del Rapallo
sconfitto in casa ad opera del
Grosseto; sarà un finale gomito a gomito tra queste due
squadre con i biancoblù in
lotta per una posizione che
all’inizio sembrava inavvicinabile. Domenica prossima,
alle 16, al Barbieri, arriverà
la Sanremese, ma nel frattempo si sarà svolta un’importante assemblea della società: il Pinerolo ha bisogno
di denaro fresco, altrimenti
sarà difficile poter continuare
un’attività che sta dando quest’anno tante soddisfazioni
agli sportivi.
VOLLEY — Prosegue la
marcia delle formazioni femminili pinerolesi nei campionati di B1 e Cl, delude invece la squadra maschile sconfitta in casa; questa la sintesi
dell’ultima giornata di pallavolo. La formazione di B1
continua la sua marcia al comando con due punti di vantaggio sul Castellanza, ma
non ha disputato una partita
brillante opposta alla Dim
Cafasse ultima in classifica;
sabato prossimo a Pinerolo
arriverà il Cantù. In Cl l’Antares continua a vincere, questa volta per 3 a 0 sulla Sanmartinese, e si conferma al
secondo posto.
Negativo l’ultimo turno invece per i ragazzi dell’Olympus, sconfitto in casa per 3 a
0 e con parziali molto netti,
ad opera del Portomaggiore.
E stato stipulato un importante contratto di collaborazione tra la sezione pallavolo
3S Nova Siria e Maxicono
Parma. La formazione emiliana, pluricampione italiana
e d’Europa, fornirà alla società lusernese strumenti e attrezzature, materiali e supporti tecnici finalizzati alla
crescita tecnica di allenatori e
giocatori. A fine maggio, in
occasione della festa dello
sport, si effettuerà un torneo
interregionale di minivolley
al quale prenderanno parte
anche formazioni della città
emiliana. In cambio la società lusernese imposterà un
lavoro tecnico qualificato nel
settore giovanile in conformità alle indicazioni generali
dei programmi della società
parmense.
ATLETICA LEGGERA
— Si sono disputati domenica scorsa a Telese, nei pressi
di Campobasso, i campionati
nazionali Libertas di corsa
campestre. L’unico atleta pinerolese presente, Fabrizio
Cogno del 3E Luserna, si è
piazzato al sedicesimo posto,
buon risultato ma in qualche
Per la pubblicità
su L’Eco delle valli valdesi:
Servizi Editoriaii s.a.s.
tei. 0121-32.36.38
li
modo deludente al termine di
una stagione che ha visto il
giovane valligiano sempre ai
primi posti.
PALLAMANO — Difficile partita per il 3S Graphicart
nel campionato di serie D
maschile contro un Vercelli
determinato, veloce e atleticamente preparato. Per 20’ i
lusemesi hanno disputato una
splendida partita, producendo
belle azioni di attacco e contrastando validamente gli
avanti del Vercelli. Poco alla
volta la tenuta atletica è venuta meno e con essa la lucidità tecnica. Solo Enrico Camoglio si è prodigato in difesa riuscendo a limitare i danni al giovane portiere Pons.
Risultato finale 35 a 25.
La formazione femminile
ha concluso il proprio campionato in trasferta ad Aosta,
contro una formazione che si
è dimostrata compatta e precisa nel tiro. Il risultato di 33
a 13 ci sta tutto, malgrado le
buone prestazioni di Gaydou
e Cristina Rinaldi al rientro;
in classifica le lusemesi sono
comunque giunte davanti alle
torinesi dell’Einaudi.
TENNIS TAVOLO — Si
sono conclusi i campionati
che vedevano impegnate le
formazioni della polisportiva
Valpellice e per le diverse
squadre è tempo di bilanci.
Globalmente la stagione è
stata più che positiva.
Nella serie C nazionale la
Valpellice si è classificata al
quinto posto dietro Cus Torino e alle tre formazioni del
Dopolavoro Torino; la squadra di serie D regionale femminile è giunta seconda, la
DI maschile quinta e la D3
maschile terza dietro Moncalieri e Carmagnola.
L’ultima partita, sabato 9
aprile, ha visto la squadra superare in D3 il Carmagnola
per 5 a 1 grazie ad una bella
prestazione di Peracchione e
Pallavicini autori di due punti
ciascuno e di Enrico Gay. Ora
la polisportiva Valpellice sta
preparandosi ad organizzare
la quinta edizione dei campionati pinerolesi che si svolgeranno a Torre Pellice il 15
maggio per le categorie giovanili e il 22 per quelle amatoriali e assoluti. Si tratterà di
trovare i successori di Davide
Gay, vincitore nella categoria
singolo maschile e di Elisa
Mondon fra le ragazze, ovviamente salvo conferme.
PODISMO — Il gruppo
sportivo di Pomaretto ha partecipato domenica 10 aprile
alla manifestazione Vivicittà
a Novara con 15 atleti nelle
gare competitive e 32 in
quelle non competitive; 650
in tutto gli atleti partecipanti.
Nella gara sui 4 km, categoria femminile, ha vinto Valentina Richard davanti a Manuela Barus; fra i ragazzi Cristiano Micol è giunto terzo.
Nella gara competitiva, sui
12 km, ha vinto Moro in 36’
netti; Marco Gastaut è giunto
23° in 42’, Paolo Canino 25°,
Manuel Griot 38° Patrick
Pons 47° e Federico Clement
50°. Laura Rostan si è classificata settima assoluta nella
categoria femminile.
SCI — Con la premiazione
dei partecipanti avvenuta lo
scorso 5 aprile presso il cinema Trento, si sono conclusi
ufficialmente i corsi di sci organizzati dalla Comunità
montana vai Pellice. L’iniziativa ha riscosso grande successo, tanto che il corso unico è stato poi duplicato per
esaudire il gran numero di richieste. I bambini e i ragazzi
tra i 6 e i 14 anni che hanno
avuto la possibilità di seguire
un corso per tre sabati consecutivi (dalla metà di febbraio
alla fine di marzo) sono stati
una sessantina.
venerdì 15 APRII F
AGAPE — Sabato 16
pomeriggio e domenica 17
si svolgerà rincontro per i
catecumeni del terzo e
quarto anno del primo distretto. Tema dell’incontro:
«Lavorare per vivere o vivere per lavorare?». Per
informazioni 0121-807514.
BOBBIO PELLICE —
E in fase di ultimazione
l’organizzazione di un secondo pullman per la visita
alla comunità gemellata di
Waldensberg, in Germania,
nei prossimi 23, 24 e 25
aprile. Chiunque fosse interessato è invitato a mettersi
in contatto con il pastore.
PINEROLO — Domenica 17 aprile si svolgerà
l’assemblea di chiesa che
dovrà procedere all’elezione degli anziani e affrontare il tema dell’avvicendamento pastorale.
14 aprile, giovedì —
TORRE PELLICE: Serata
organizzata dal Centro culturale, dal Colegio di Salamanca e dal Collegio valdese, alle
20,45 presso la Casa valdese:
il pastore Teodoro Fanlo y
Cortés parlerà dell’attualità
del messaggio profetico del
«Canto generai» del poeta cileno e Premio Nobel Pablo
Neruda.
14 aprile, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle 16,
presso il Collegio valdese,
verrà presentato un convegno
sulla continuità educativa tra
scuola media e biennio della
secondaria organizzato per il
28 aprile dal distretto scolastico n. 43.
15 aprile, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Alle
21, presso la biblioteca, si
svolgerà l’ultima serata di
proiezioni di diapositive proposte dall’Associazione Alidada; tema della serata «Mali
Dogon», viaggio lungo il fiume Niger.
16 aprile, sabato — PINEROLO: Alle 21,15, per il
Cantavalli ’94, presso Tauditorium del liceo scientifico, si
esibiranno i «French Alligators», gruppo francese che
propone le musiche tradizionali derivate dalTemigrazione
nel Nord America dei coloni
francesi alla fine del 1700.
16 e 17 aprile, sabato e
domenica — VILLAR PEROSA: Dalle 14,30 alle
19,30 di sabato e dalle 9 alle
16 di domenica, presso i locali della chiesa valdese, si tiene il XIII corso didattico per
direttori e membri delle corali. Per prenotazioni rivolgersi
a Gisella Lazier al Castagneto
(930779); chi avesse bisogno
di pernottare (al convitto di
Villar Perosa), deve prenotare
presso il pastore Tom Noffke.
Inoltre, chi è interessato a
consumare il pranzo della domenica a Villar Perosa può
farlo presente al momento
della prenotazione.
26 aprile, martedì —
TORRE PELLICE: Alle
21, nel cinema Trento, l’Associazione pace vai Pellice
propone un incontro sul tema
«Pace e solidarietà», educazione ai rapporti per una società nonviolenta; intervengono il vescovo di Ivrea Luigi Bettazzi, Emanuele Rebuffini, della scuola di pace «E.
Balducci» di Torino, Giuseppe Reburdo, del coordinarnento regionale dell’Associazione per la pace.
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Stampa; La Ghisleriana
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ALITA
PAG. 7 RIFORMA
I Ldossier del forum antirazzista di Napoli sulle violazioni dei diritti degli immigrati Uno studio statistico elaborato a Agape
jtorie di ordinario razzismo italiano
Un futuro «coloured»
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Ile riunioni del «Forum
A Lirazzista» di Napoli
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lei. 8100, igitazziali del fascismo.
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La stessa paura, la stessa
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• andrò, se l’indifferenza del
Id egoismo non ci ha ancora
optaffatti, la si può leggere
!i sui volti degli immigrati.
l-cOrato? Fatevi racconta"aicuni fatti accaduti alla
jestura di Napoli: certamenjnon siamo ai carri piombai, per fortuna non siamo a
questo punto, ma le umiliaàoniche offendono la dignità
èlapffsona non si pesano a
cliili. Se si fa l’abitudine ba. nalizzando le offese e le sopraffazioni, alla fine ci si
aàtta a tutto: appunto come
ssoid accadde con gli ebrei.
Certamente all’ufficio stranieri della questura di Napoli
■ qualcosa non funziona. Tempo fa le stesse forze di polizia
e la magistratura accertarono
che si concedevano permessi
di soggiorno in cambio di
prestazioni sessuali; ma in
questi giomi ci hanno riferito
fatti non meno gravi. Flanno
deciso di fare pulizia, i fogli
di via si sprecano, e non si
colpiscono soltanto gli irregolari, anzi questi cercano di tenersi il più possibile alla larga. Ci si accanisce contro immigrati già in possesso del
permesso di soggiorno (spesso persone che vivono in Italia da più di dieci anni) a cui
viene negato il rinnovo in
maniera pretestuosa, appigliandosi a cavilli burocratici,
spesso contro le stesse norme.
Non si dà alcuna informazione delle circolari ministeriali,
né tanto meno si applicano.
E facile vedere nei corridoi
della questura gente piangere
e disperarsi; ma chi sta
dall’altra parte del tavolo, chi
si sente investito di autorità ci
prova gusto a sancire le
espulsioni e non lo nasconde:
ride in faccia a chi non può
difendersi e non sa a chi appellarsi. Le associazioni stanno preparando un dossier: so
no già state raccolte molte testimonianze che denunciano
soprusi. Nel migliore dei casi
non si dimostra alcuna umanità: una ragazza marocchina,
per assistere il fratello in coma, si è presentata con qualche giorno di ritardo. Non c’è
stato nulla da fare: è stata
espulsa. Ci hanno raccontato
episodi che quanto meno lasciano perplessi. Una signora
italiana è andata con il marito
tunisino a chiedere il ricongiungimento familiare. Non
soltanto si sono sentiti in faccia un secco no, ma anche
commenti di questo genere:
«Non lo vedi quanto sei brutta? Ti ha sposata soltanto per
il permesso di soggiorno».
In una riunione del Forum è
stato proposto di organizzare
una manifestazione per denunciare il comportamento
della questura, ma un sindacalista della Cgil ha posto il
veto: con la questura si discute, non si contesta, ha affermato, facendo andare in bestia anche quelli di Sant’Egidio che non sembrano proprio
degli estremisti. Bisogna
preoccuparsi di più della vittoria di Berlusconi, del ringalluzzirsi dei fascisti o del
sindacalista che risolve i problemi negandone 1’esistenza?
I primi a pagare per il vento
di destra certamente saranno
proprio gli immigrati. Li lasceremo soli, come facemmo
a suo tempo con le sorelle e i
fratelli ebrei? La prima volta
che incontrai in una riunione
sull’immigrazione Sandro,
che rappresentava la comunità
ebraica, mi fece piacere perché si dimostrò disponibile.
Oggi mi rendo conto che abbiamo bisogno della sua memoria storica per non commettere su altre vittime innocenti i crimini del passato.
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UN'INIZIATIVA DI RIFORMA
PER CONOSCERE
K RESISTENZA NELLE VALLI VALDESI
La Resistenza è stata un momento centrale nella
formazione della Repubblica. Alle valli valdesi la
■esistenza ha assunto caratteri e peculiarità partioolari anche per la presenza di una forte compoMnte valdese. Nel momento in cui si ricordano i
50 anni di quella esperienza e in cui si annuncia la
seconda Repubblica la redazione di Riforma, in
accordo con le edizioni Claudiana, offre a quanti
vogliano conoscere quel pezzo di storia o semplicemente approfondire i loro ricordi la possibilità di
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.¿ volumi devono essere ordinati esclusivamente alla nostra redazione con lettera (via Pio V, 15 125 Torino - Fax 011-657542) o per telefono 011-655278.
nel protestantesimo?
JOBGE ITHURBUBU
Tutti coloro che si occupano di immigrazione
hanno l’ambizione di quantificare gli inafferrabili immigrati e quello che segue è il
risultato del tutto provvisorio
di una possibile quantificazione della presenza dei protestanti stranieri in Italia, realizzata dai partecipanti al
campo di Agape su «Immigrazione e religioni» tenutosi
nel giugno del ’93.
La metodologia seguita è
stata una proiezione dei dati
relativi alla composizione religiosa dei diversi paesi (in
termini percentuali) sul totale
degli immigrati di ogni paese
presenti in Italia. Questa metodologia si presta a larghi
margini di errore perché uno
spostamento di un punto percentuale farebbe passare i
protestanti italiani, ad esempio, da mezzo milione a un
milione o da un milione a un
milione e mezzo.
Inoltre, il fatto che in Ghana ci sia un certo numero di
protestanti non vuol dire che
1 protestanti ghanesi immigrino in modo proporzionale a
quelli di altre confessioni religiose. Ovvero, in un paese
si può formare una catena
migratoria tra membri della
Chiesa cattolica che esclude
coloro che appartengono ad
altre confessioni (forse l’immigrazione indiana proveniente da Goa potrebbe fungere da esempio). Si potrebbe
anche verificare il caso opposto; se prendessimo il totale
dei protestanti europei immigrati in Uruguay e da questo
volessimo stimare la composizione delle chiese protestanti europee risulterebbe
che la chiesa «vaidense» sarebbe una delle più numerose
d’Europa.
Infine, come si è verificato
per molti musulmani, potrebbe accadere che una persona
non particolarmente vicina a
una fede abbia in Italia un
«risveglio» religioso; oppure
l’opposto, decine di immigrati provenienti da un paese
molto laicizzato (come lo sono molti paesi nordeuropei)
possono non dare alcuna importanza alla loro vita religiosa rimanendo al di fuori della
realtà protestante italiana.
Alla ricerca dei numeri
Informandoci sulle diverse
stime relative all’appartenenza religiosa degli immigrati
ne abbiamo cercata una dove
venissero considerati i protestanti. Purtroppo non l’abbiamo trovata, anche se in un lavoro pubblicato dalla Caritas
di Roma si faceva riferimento
a una stima dei cattolici (valutati intorno alle 290.000
presenze) e degli «altri cristiani».
La Caritas stimava la presenza di cristiani non cattolici
in 187.574 persone nel 1991,
su un totale di 859.571 immigrati. Rielaborando le stesse
percentuali per un totale di
881.793 immigrati, quali
quelli presenti nel 1992, alla
Caritas dovrebbero risultare
192.423 stranieri cristiani non
cattolici. Il risultato della nostra proiezione è stato di
195.071 persone, cioè una
differenza di 2.648 persone
(1,30%).
Secondo la nostra stima dei
195.071 cristiani non cattolici, 75.806 sarebbero gli ortodossi (provenienti soprattutto
dall’Est europeo e dal Corno
d’Africa) mentre 119.264 sarebbero i protestanti. Di que
sti la maggior parte sono americani, inglesi e tedeschi. Gli
immigrati extracomunitari
protestanti sarebbero 15.095.
Al di là dei numeri
Il fatto che gli extracomunitari protestanti risultassero
così pochi, soprattutto se
confrontati con quelli provenienti dai paesi a più alto reddito, ci ha in qualche modo
deluso poiché immaginavamo una componente «coloured» più importante nel futuro del protestantesimo italiano. Ma alcune considerazioni
(generali) si potrebbero comunque fare perché le due
realtà etniche e religiose rimangono molto dissimili.
Innanzitutto, si potrebbe
passare il numero dei protestanti europei e anglosassoni
attraverso un setaccio come
l’indice di secolarizzazione
dei diversi paesi d’origine.
Questo, forse, potrebbe dirci
di più su quale effettiva partecipazione costoro potrebbero esercitare nelle diverse
chiese. Inoltre non sarebbe
difficile calcolare a quali
chiese, i protestanti provenienti da paesi a alto reddito,
saranno più proclivi ad integrarsi.
Dal canto loro, i protestanti
arrivati da paesi a reddito più
basso vivono in Italia una situazione sociale e professionale meno favorita degli altri
e forse per questo potrebbero
avvicinarsi di più alle chiese
italiane, se non altro per chiedere spazi per il culto o altro
tipo di collaborazione. Anche
se numericamente inferiori
forse i protestanti extracomunitari saranno maggiormente
visibili nelle diverse comunità. Inoltre ci sembra che
questi protestanti possano
avere con quelli italiani una
cornice culturale simile: quella di essere minoranza. Minoranza non solo in Italia
ma, il più delle volte, anche
nel paese di origine, e ciò li
differenzia molto dagli altri
protestanti provenienti da
paesi dove sono maggioranza, se non addirittura chiesa
nazionale.
Per un altro verso potrebbe
verificarsi un fenomeno che
lasci all’esterno le chiese italiane. Sarebbe possibile che,
per fare un esempio, battisti
africani provenienti da un
paese che ha ricevuto molti
predicatori americani stabilisca una comunicazione diretta con i battisti americani
presenti in Italia, piuttosto
che con quelli italiani
Se non altro quello che
emerge da questi numeri è un
protestantesimo che parla soprattutto in inglese, piuttosto
che in tedesco o in francese,
e il fattore linguistico non è
un elemento secondario nell’ambito della riflessione e
della conoscenza reciproca.
Per non accennare al fatto
che alcune elaborazioni teologiche possono essere più
simili in Africa e negli Usa,
che non con i membri italiani
della stessa confessione.
Alcuni sociologi sostenevano che i protestanti italiani
si sentivano in un certo senso
come degli stranieri, poiché
culturalmente vicini al mondo e ai valori anglosassoni.
Ebbene, a quanto sembra,
oggi in Italia una buona parte
dei protestanti è, in tutto e
per tutto, anglosassone. Forse oggi in Italia ogni dieci
protestanti almeno tre sono
stranieri.
(da Agape,
servizio informazioni)
12
PAG. 8
RIFORMA
li
■il
venerdì 15 APRII p.
Scriveranno e leggeranno anche quando saranno grandi? (Torino,
Salone del libro, 1991)
DOPO ELEZIONI
LA CULTURA
SCONFITTA
ALBERTO CORSAMI
C? è anche la cultura fra
gli sconfitti delle elezioni politiche del 27-28 marzo? Tra le definizioni sopra le
righe («il culturame») provenienti da destra e le reazioni
risentite e un po’ elitarie di alcuni esponenti della sinistra si
direbbe proprio che se la cultura non è stata definitivamente sconfitta, questa tornata elettorale l’ha in parte umiliata, mettendone però al tempo stesso in bella mostra i limiti e gli errori.
Intanto una larga parte della
campagna elettorale è stata
giocata sul confronto televisivo «uno contro uno». Questo
era largamente prevedibile: se
già la politica, come molta
parte della cultura, si era andata spettacolarizzando negli
anni ’80, un sistema elettorale
maggioritario avrebbe inevitabilmente polarizzato il confronto nella sfida personale e
personalistica. E se le risse televisive l’hanno fatta da padrone, poco vale prendersela
con le reti Fininvest: il Processo del lunedì non l’hanno
inventato loro.
Si sono poi registrati i commenti stizziti di chi ha .stigmatizzato un’informazione superficiale, che mischia le vicende internazionali con i
pannolini, il film con la merendina, la diretta sportiva
con il pulisci-water. Ma anche
qui sarebbe stato utile un
maggiore sforzo di analisi e di
studio dei meccanismi televisivi. Non è scritto da nessuna
parte che ciò che non piace
non debba essere oggetto di
riflessione, se non altro perché l’avversario occorre conoscerlo. Si sarebbe così potuto accertare che caratteristica del mezzo televisivo è non
solo la spettacolarizzazione
(ma li leggiamo certi titoli di
giornale, che «sparano» a forti tinte notizie poi ridimensionate nel corpo dell’articolo?
Non è spettacolo questo?),
quanto il fatto di vivere essenzialmente al presente, di annichilire la memoria e congelare
il fatto nell’immediatezza: il
giorno dopo può avvenire
1 esatto contrario, e se anche
non avviene lo si può ugualmente sostenere, l’ultima parola è quella che conta... Questo è il pericolo che viene dalla Tv e questo si è verificato
in queste elezioni.
Poi ci sono stati gli intellettuali con i loro appelli, che ai
più si sono presentati come
«trombonate». Gli italiani
hanno votato (tutti, a destra e
a sinistra, ma anche al centro)
con la paura, con l’incertezza;
con la sicurezza di sapere ben
poco del domani, con la con
sapevolezza (a volte fondata,
in altri casi presunta come autoassoluzione) di essere stati
presi in giro dai precedenti
governanti: in questa situazione non hanno ritenuto tollerabile di stare ad ascoltare chi
diceva loro patemalisticamente ciò che andava fatto; non
hanno accettato di vedere i
numi tutelari scendere benevolmente nell’agone politico e
dispensare (bontà loro) i consigli saggi (contro quelli «falsi» della pubblicità) al popolo
educando. Non li hanno accettati perché si sono chiesti dove questi intellettuali passino
il resto dei loro giorni, in mezzo a quale realtà sociale e economica. Chi ha paura difficilmente ha tempo per la cultura.
E qui siamo al punto più
problematico; nell’enfasi della vittoria qualche esponente
del «polo delle libertà» ha
cantato la «fine deH’egemonia
culturale della sinistra». A
parte il fatto che si potrebbe
far notare a chi proclama l’assoluta priorità delle leggi di
mercato che se alcuni studiosi
vengono rieditati e hanno formato più generazioni di studenti (e pensiamo ai saggi ma
anche ai testi per le scuole di
Giorgio Spini) sarà anche perché valgono più di altri... In
ogni caso, per un certo verso
chi parla di questa finita egemonia culturale ha una qualche ragione. Non perché un’
altra cultura (quella televisiva?) si vada sostituendo a una
precedente (che tra l’altro, caso mai, era da intendersi divisa fra sinistra e cattolicesimo)
ma perché lo spazio per la
cultura (per qualunque cultura) si va restringendo sempre
più. Non solo perché qualcuno fornisce telefilm su telefilm, ma perché agli italiani
tutto questo piace.
Che fare allora? Due, tre
idee di massima (tutte da discutere): intanto guardare con
meno paternalismo a chi non
usa altri strumenti all’infuori
della tv, a chi non legge; poi
ascoltare un po’ di più i giovani, e cercare di capire che,
anche quando dicono cose che
a noi non piacciono, utilizzano spesso linguaggi originali,
mezzi autoprodotti, fantasia
che sarebbero utili per svecchiare molti atteggiamenti
«matusa»; e ancora, non lasciare soli gli studenti che, a
torto 0 a ragione, hanno contestato il progetto di riforma
che dava alcuni strumenti di
inserimento di privati nella
scuola e nei suoi orientamenti, Rispetto ai loro genitori
forse il ritardo è incolmabile;
partiamo con chi ha più strada
davanti a sé.
Una «Società di studi» che promuove pubblicazioni e ricerche storiche
Dalla riforma religiosa alla cultura popoU"”'j
gli evangelici del Sud riscoprono se stessi jj^n
GIOVANNI GÖNNET
Se nel frontespizio appare
il nome della Società di
studi evangelici (Sse), è perché lo si deve (scrive Genre
nella premessa) alla «sensibilità» e alla «generosità» di
quell’ente, «che ha voluto patrocinare l’opera dandole il
suo apporto finanziario».
Molto bene, ma cos’è la Sse?
Fondata nel 1986 a Napoli,
ma con sede a Guardia Piemontese (nel suo stemma è
effigiata la «Porta del sangue» a ricordo dell’eccidio
del 1561), la sua denominazione completa è «Società di
storia delle chiese evangeliche e dei movimenti di riforma religiosa nell’Italia meridionale». Come precisa l’art.
4 del suo statuto, essa ha il
compito di «promuovere studi e ricerche sulla storia e
sulla diffusione dei movimenti di riforma religiosa e
delle chiese evangeliche sia
nella regione Calabria storicamente caratterizzata da
un’incisiva presenza valdese
e da un ricco martirologio,
sia in tutta l’Italia meridionale, il cui contributo alla Riforma protestante ed al moderno
movimento evangelico la Associazione intende trarre
dall’oblio in cui è caduto».
Ora, tra i primi risultati
conseguiti, vi è innanzitutto
la promozione e l’edizione
(in proprio o a mezzo di altri
enti) di ricerche assai significative su quella storia, come
quelle (in ordine cronologico)
di Domenico Maselli {Villa
Betania, un ’avventura della
Una veduta di Guardia Piemontese
fede. Storia dell’Ospedale
evangelico di Napoli, Claudiana 1989), Nicola Pagano
{Religione e libertà nella
scuola. L’insegnamento della
religione cattolica dallo Statuto albertino ai giorni nostri,
Claudiana 1990), Pietro Valdo Panasela {Costruire speranza. Il Centro diaconale
«La Noce» di Palermo, 19591983, Claudiàna, 1990), Movimenti evangelici in Italia
dall’Unità ad oggi. Studi e
ricerche, a cura di Franco
Chiarini e Lorenza Giorgi
(Caludiana 1990), Evangelici
e Mezzogiorno d’Italia, a cura di Rosanna Ciappa e Giancarlo Rinaldi (Periferia
1993), nonché la raccolta di
testi del patrimonio letterario
di Guardia Piemontese oggetto della presente recensione.
Questo volume* consta di
una introduzione storico-linguistica di Arturo Genre dell’
Università di Torino, e di ben
532 testi suddivisi in 5 sezioni; canzoni (7), serenate, poesie amorose e religiose, filastrocche, scongiuri (35), racconti (21), indovinelli (27) e
proverbi e detti (442, di cui
115 riscontrati con quelli
pubblicati da Teofilo Pons
nel «Bollettino della Società
di studi valdesi» negli anni
1931-1986). Seguono un indice dei soggetti e l’elenco
delle opere citate, che vanno
dai Bonnet-Morosi-Amabile
degli anni 80 e 90 del sec.
XIX agli Eynard-Genre-Greco-Stancati degli anni 80 e
90 del presente secolo, un
buon cento anni di produzione storiografica centrata in
particolare sull’idioma guardiolo e sul suo lento declino,
connaturato alle vicende di
una gente che, quasi eliminata dalla durissima persecuzione religiosa del 1560-61, si è
Una testimonianza viva che rimanda ai valdesi della Calabria
Tradizioni popolari guardiole
CLAUDIO DINA
L9 uscita di «Guardando
dalla Roccia del Garroc», un libro dedicato alla
tradizione orale di Guardia
Piemontese fa molto piacere;
giunge infatti in un momento
ricco di spunti per le indagini
sulla cultura popolare e al
tempo stesso particolarmente
difficile per la congiuntura
economica che ha inciso in
maniera profonda su tutte
quelle discipline di ricerca
non direttamente connesse al
campo produttivo.
11 libro è il frutto di una ricerca sul campo e di archivio
condotta da Diego Verdegiglio e Silvana Primavera ed è
curato dal prof. Arturo Genre
al quale dobbiamo anche
un’interessante e ampia introduzione che non solo puntualizza sulle modalità di realizzazione ma anche sul significato della raccolta stessa. Se,
infatti, è in atto un ricco dibattito sull’educazione interculturale e si manifesta interesse per i rapporti tra le differenti culture, non sempre si
prendono in considerazione le
culture delle minoranze pre.senti sul nostro territorio.
Una delle modalità per tenerne conto può e deve essere
la rivalutazione della lingua
per farne, come giustamente
sottolinea Genre, «(...} strumento di comunicazione,
all’interno della comunità,
preciso e attendibile, degno di
alternarsi con l’italiano negli
usi che riesce a coprire».
Il lavoro è incentrato sull’
aspetto letterario e linguistico
(e questo spiega lo sforzo di
rendere accessibile la trascrizione al vasto pubblico) ed è
articolato in cinque capitoli
secondo lo stesso criterio.
Il primo capitolo è dedicato
alle canzoni, repertorio particolarmente limitato dagli anni
di annientamento culturale
che hanno reso possibile ritrovare una esecuzione solamente per sei brani. Per tutte e sei
le canzoni è naturalmente presente non solo il testo verbale
ma anche la trascrizione musicale che dobbiamo, fra gli
altri, a Enrico Lantelme già
autore di un libro sui canti
delle valli valdesi*.
Va precisata la scelta di inserire all’interno di questo capitolo la canzone che dà il titolo al libro anche se composta negli anni ’50 «{...) come
segno di auspicio di una comunità della produzione dialettale locale» e come settima
canzone il testo di un’altra recente composizione eseguita
sino a pochi decenni fa.
Il secondo capitolo, anch’
esso testimoniante la forte penetrazione di elementi calabresi, è dedicato alle serenate,
poesie amorose e religiose,
agli scongiuri e alle filastrocche fra le quali una, ci viene
suggerito, cantilenata sull’
aria di una delle sei canzoni
documentate.
Il successivo capitolo presenta un certo numero di racconti, di cui il primo sul ben
noto tema della «morte burlata», diffuso in molte culture
popolari non solo dell’arco alpino. Infine dopo un breve capitolo in cui trovano spazio
gli indovinelli vi è il più ampio capitolo del libro relativo
ai proverbi e detti.
Questi, secondo gli autori,
possono venir suddivisi in tre
principali gruppi trasversali
agli argomenti trattati (previsioni meteorologiche, vita
umana, rapporti sociali ecc.).
I proverbi raffrontabili a quelli delle valli valdesi, di cui
conservano impostazione e significato; un secondo gruppo
comprendente le trasposizioni
in lingua guardiola dei corrispettivi calabresi; un terzo
gruppo relativo a quelli concepiti dopo l’immigrazione
valdese in Calabria,Ben riuscito sembra lo sforzo di costruire una raccolta che offra
ttestimonianza della persistenza di elementi provenienti
dall’immigrazione originaria
e delle importanti modificazioni operate dalla pressione
della cultura circostante.
Auspicando che possano
continuare le ricerche e che si
vengano ad approfondire altri
argomenti, fra i quali ci sentiamo di indicare anche le
modalità esecutive dei canti e
che sia, per esempio, di.sponibile su richie.sta una audiocassetta con le registrazione dei
canti, delle filastrocche ed altro per far sì che si tramandino le voci nella loro forma più
autentica, non possiamo che
ringraziare la Società di studi
evangelici per aver promosso
la pubblicazione di questa
raccolta.
(*) Enrico Lantelme: I canti
delle valli valdesi. Identità e
memoria di un popolo alpino.
Torino, Claudiana, 1989,
progressivamente esiU
materialmente e spirò
mente, nella sua rocc/
come la si vede dallo scodella «Regina» (appulj |
«peire da Garroc» cob,
al
tito
inizia una canzone di dai,
cerne). La raccolta maZ-- x,
di quei testi e il loro
mento si devono alla “
diola» Silvana PrimaverajB®'®'^^*^
regista-attore Diego
glio, quest’ultimo «iinpÉil^*/i!ÌÌ
to» in questa avventurai?“^
dalla sua tesi di laureai
1985-86 presso l’Univeri®®’,“'^^
di Messina sulla lettera^'*® *
popolare guardiola. P®
Come evidenzia chia, ^2
mente Arturo Genre, il
diolo è oggi una parlata i
jvi comm
d’estinzione per una serit "adeU’eS'
motivi: m particolare los. “.„to di
polamento di Guardia, la» w jjj“i
delle ex colonie valdesilj^tica ((
Calabria in cui sia rimasti;
parlata dei coloni soprav» ¡jtaporam
suti all eccidio del ■
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insieme, u
poi l’accerchiamentO(l,ggsoalc
pressione costante dellei colanti é
gue «dotate di maggiore pi ytjno t
stigio» come il calabreseil detti ai Iff
italiano. La sua salvezza^ esegeti mi
sisterebbe nel promuoveij ie,isemp
materia di studio nelle scal
Ci si arriverà?
(*) Società di studi f
Taliant de la pèire da Gam
Canti, filastrocche, i
dovinelli e proverbi di Guaii ^ pià prt
stori
C’è poi
Piemontese, raccolti e
da Silvana Primavera eDiip
Verdegiglio, a cura e coninrt
zione di Arturo Genre. Alesai
dria. Edizioni deH’Orso, 1
(Stamp. ott.1993), S’p.K(Lingua, cultura, territm; coll!
na diretta da Tullio Telmoi,!!)
let accost
pretazion
terpretazi
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ieri e og¡
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rapporto
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letti (Wi
che il tesi
Venerdì 15 aprile' j
OMEGNA: Alle orej i,atrasn„
presso l’aula consiliare*
Comune (via De Angeli Wj testo in n
l’avv. Bruno Segre, die ha di
dente dell’associazionecuièstate
na degli amici di «Neve»!
lom» Wahat As-Salani, e*|
rettore del periodico«!*'
contro» parla sul tema:
ranze di pace nel
Oriente» su invito del Cei
evangelico d’incontro.
Mercoledì 20 apf ,a
CINISELLO BALSAP
Alle ore 21, presso W
Ghirlanda (via Frova 1
dr. Cristiano Fumaga'";
prof. Enrico Vola e
Alfredo Berlendis p*«»
) il*
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sul tema: «In principio^
e scienza interrogano
smo».
Giovedì 21 aprile RINO: Alle ore 21, pf ^
salone valdese di corso
rio Emanuele 23,
Grassi parla sul tema:^
ca come le montagne'
ci, alunno e maestro r. j
per l’organizzazione
scuola di pace «E. BaW.
Venerdì 22 3pri**jj folta (j.
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BRESCIA:
nella sala di via dei
il prof. Daniele
parla sul tema:
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dell’Italia di oggi»- .
Venerdì 22 apri „
ASTI: Alle ore 2U V . v
l’archivio storico de j utaz
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Fulvio Ferrario
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del ciclo di
Scuola biblica ec
sull’introduzione aiw
del Nuovo Testameni ■
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13
,ìl.CAPRILE 1994
PAG. 9 RIFORMA
I iHapoli- un convegno internazionale presso l'Istituto Suor Orsola Benincasa
. La lettera ai Romani ieri e oggi, tra esigenze
' Iella comprensione e interpretazioni
’te esili
mSAHHA CIAPPA
iallosc(|| ¿ Lettera ai Romani
e oggi»: si è dato
titolo al Convegno in
di studi organizato7Napoli il IJe 18_mar
¡Jall’Istituto Suor Orsola
jincasa, dalla Consulta arivescovile per la cultura e
¿a Pontificia facoltà teoloicadeU’Italia meridionale,
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'Ventura perché ieri e oggi!
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onivcrsP .jp del convegno che,
L '“'"Cpi«tendere una completezza impossibile, ha scelto
(tjedirezioni di indagine: una
■ore, il ga injsitazione dei più significaparlataiji ^¡commentari che nella stoà&ll’osogosi hanno rappre¡»tato delle vere e proprie
ardia,las ¿etre miliari, sia in epoca par fctica ¡(Origene, Agostino)
la rimasti jijin epoca moderna o conli sopra»« jjjjporanea (Lutero, Barth);
del 15(1, ijsieme, un tentativo di rifletotsftofl tsK su alcuni dei temi più stite delle i che ancora oggi sollaggiorepi ¡j^tano non soltanto gli adalabresetl detti ai lavori, teologi, storici,
alvezza» ¡gegeti ma anche, per così diomuovetltt je,i semplici credenti,
nelle scrf
Esegesi e
storia dell'esegesi
C’è poi, ritengo, una ragione più profonda di questo voler accostare rieri all’oggi e
il passato, la storia dell’interpretazione, al presente, l’interpretazione storica; in questo modo, si potrebbe dire,
ieri e oggi non sono solo dimensioni cronologiche ma
ermeneutìche; rimandano a
------- quell’antico problema teorico, sempre ricorrente, del
rapporto tra storia dell’esegeMpKf ®re<I®regesi, la prima volta a
u liu ‘ ricostruire la storia degli ef-rmi0 letti (Wirkungsgeschichte)
il , il testo ha prodotto lungo
l^^ore 1! ' tradizione che lo
1*® ®®sihesso; la seconda atA** li li ®ll3 comprensione del
ir, quanto tale, per quel
’letto nel contesto in
® è stato scritto.
Bisognerebbe poi aggiunse, a complicare un quadro
P Complesso, che la stessa
’CDiprensione del testo in
fatatale, soprattutto in seScrio àH’affermazione del
^odo storico-critico, ha
Motto a sua volta una protetnatica divaricazione, di
^sono state esempio le riposizioni dello «stoco» Adolf Harnack e del
,®ologo» Karl Barth, tra
:gesi scientifica e critica
pomo e l’esegesi teologi, el secondo, sicché sareb^”spicabile una magW coordinazione tra setto^msciplinari diversi
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li: la storia, i esegesi.
ti le tecniche e i procedimenti dell’esegesi giudaica e midrashica.
Queste indicazioni metodologiche preliminari che nella
relazione di Aletti sulla spinosa questione del «mistero»
di Israele non hanno potuto
avere, per esigenze di brevità,
e lo avrebbero meritato, uno
spazio di esemplificazione
più ricca, trovano tuttavia una
verifica puntuale in alcune
delle altre relazioni.
E il caso di Romano Penna, studioso di fine sensibilità
storica che, sul controverso
problema dei destinatari del
Oltre il primato
della teologia
svourn"?,® ’’’’’epoca di
lean ®^egesi, ha detto
.. Biblip rieiristituto
•ti sii : ^ Roma. L’esegesi
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ehe è finito «il pri*Pazin^ teologia»; ampio
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del testo. Non
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teologico su
'“’’osceirpr
sto eh« humus, il contecornice
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’ ®etiza tenere presen
Karl Barth al tavolo di lavoro
la lettera, ha sostenuto la tesi
di una composizione mista,
giudea e gentile, della primitiva comunità cristiana di Roma, una comunità tuttavia
connotata complessivamente
da una forte impronta giudaica. Non risulta infatti documentato un passaggio diretto
dal paganesimo al cristianesimo se non attraverso la mediazione del giudaismo, in
particolare attraverso i settori
pagani filogiudaici (i cosiddetti «timorati di Dio»), o i
convertiti.
Le interpretazioni
patristiche
I riferimenti frequenti
all’Antico Testamento, la
preoccupazione costante di
una «probatio ex scripturis»,
il tenore giudaizzante della
confessione cristologica di
Romani 1, 3 (e altri argomenti, «interni» ed «esterni») dimostrerebbero che i destinatari, anche quando di provenienza gentile, sono gentili
istruiti nella Legge, con la
quale conservano un legame
di dipendenza assai stretto. In
ogni caso, il problema dell’individuazione dei destinatari
colloca storicamente la lettera, aiuta a comprendere la logica e la scrittura dell’autore e
forse la sua stessa teologia.Un
problema analogo si pone
nella valutazione di due tra i
maggiori scritti patristici sulla
lettera, quello di Origene, il
primo commento patristico
(Francesca Cocchini), e I’ì'apositio quarundam di Agostino (Maria Grazia Mara), vero
e proprio riferimento normativo nella futura storia
dell’esegesi. Questi scritti sono sostanzialmente dominati
da un obiettivo polemico e
antieretico: nel caso di Origene, la chiave di lettura è il tema antropologico della libertà
dell’agire umano negata in
Paolo dall’interpretazione degli gnostici valentiniani; nel
caso di Agostino è una lettura
condizionata dalle tesi pelagiane sul rapporto tra peccato
e grazia, sullo «scandalo» di
riferire a Paolo, in Rom. 7,
14ss la condizione di essere
carnale', «ma io sono carnale,
venduto schiavo al pecca
to...». Si tratta qui, invece,
secondo Agostino, dell’apostolo che non è ancora nell’
economia della grazia (sub
gratia), perché non è ancora
«tutto spirituale». La polemica antipelagiana esalta dunque in Agostino, il tema teologico della potenza rigeneratrice della grazia, e stabilisce
un circuito che rende complementari esegesi e polemica,
anzi l’una funzionale all’altra.
C’è poi tutto un blocco di
questioni paoline che potrebbero definirsi «luterane», nel
senso che Lutero le valorizza
nel suo commento: la legge,
il peccato e la grazia (Bruno
Corsani), la giustificazione
per fede (Karl Kertelge).
Uno sguardo preliminare al
commento di Lutero (G. Carlo Pani) mostra intanto un
Lutero più avvertito dei principali problemi critici, attento
al testo originale nella versione più attendibile; ma nello
stesso tempo un interprete
che «parla con voce propria»,
costruisce il suo commento in
una chiave fortemente cristocentrica, «magnificando» la
potenza del peccato, quella
curvitas radicale che riduce
ogni intenzione buona, per
esaltare la potenza salvatrice
della grazia di Dio nella croce
di Cristo. Ed è proprio in Romani 4 la critica radicale
dell’economia del/are che dà
luogo ad un debito [v. 4] (un
fare per ricevere), contrapposta all’economia della grazia,
che non pone presupposti al
dare, è un intervento creativo
(fà dell’uomo una creatura
nuova) che «rimette in circolo il rapporto con Dio» (Corsani). Ma perché, si è chiesto
Kertelge in un passaggio suggestivo della sua relazione, la
grazia di Dio non è direttamente il suo amore e passa
invece attraverso la categoria
paolina e luterana della giustificazione? Anzi, l’amore di
Dio è precisamente la sua
giustizia? Perché, ha detto
Kertelge, nel rapporto tra Dio
e l’uomo c’è una valenza giuridica costituita dalla natura
del patto di cui Dio è soggetto e artefice: Dio giustifica
l’uomo in quanto lo rende
giusto e, si potrebbe dire all’opposto, l’uomo giustifica
Dio in quanto gli dà ragione,
si sottomette al suo diritto.
Dai temi teologici si è passati a quelli etici con una comunicazione sul potere politico in Romani 13 (il capitolo
farebbe parte di una sezione
parenetica del tutto priva di
intenti dottrinari, né vi si
esclude il rimando alla libertà
di coscienza qualora l’autorità contrasti il volere di Dio
[Settimo Cipriani]); e infine
al problema del rapporto tra
etica e dogmatica nel commentario di Karl Barth (Sergio Rostagno).
Tra etica
e dogmatica
Il capitolo 12 della lettera
sembra fare da cerniera tra la
parte dogmatica, che contiene forti affermazioni cristologiche, e la parte etica, caratterizzata da una parenesi
pacifica e conciliatoria; anche se risulta visibile una
«coestensività» dei due ambiti. Ripercorrendo la storia
dell’interpretazione, da Agostino, a Lutero, a Barth, si
percepisce una divaricazione
crescente tra etica e dogmatica, settori teoreticamente distinti e non confondibili. Anche l’attuale dibattito teologico, ha detto Rostagno, se
gna un momento di forte frizione tra etica e religione, tra
il Gesù storico e il Cristo della fede, tra storia e teologia,
di cui è segno il rinnovato interesse per autori come i
Weiss, Kahler, Loisy.
In Barth, dunque, prevale al
massimo grado la dimensione
della scissione. Se l’unità originaria nasce appunto nella
scissione, in una suprema distanza tra Dio e l’uomo, impossibile a comporsi, che genera «una doppia fuga da un
polo verso l’altro polo», anche l’etica non sarà invito, o
possibilità, a realizzare la volontà di Dio nell’umano, ma
un esperire la vita pratica
«con timore e tremore», un
esperimento in cui avviene
che «la volontà di Dio e quella dell’uomo non si coprono
neanche per la larghezza di
un capello».
La storia
deH'interpretazione
Siamo così giunti, con K.
Barth, al culmine dell’interpretazione soggettiva? E lecito chiedersi se siamo ancora
di fronte a Paolo o non piuttosto di fronte al Paolo di
Karl Barth. Torniamo cioè al
problema dal quale siamo
partiti, che è l’interrogativo
sul senso degli studi di storia
dell’interpretazione in funzione del lavoro della comprensione. li problema del
rapporto tra esegesi storica e
storia dell’esegesi vive in una
contraddizione insanabile. Da
una parte, non è possibile fermarsi al testo già interpretato
perché la storia dell’interpretazione ci offre di tutto, letture forti e parziali, letture deboli, semplici parafrasi. E il
testo, dunque, l’istanza critica esclusiva su cui misurare
tutte le interpretazioni. D’altra parte, però, il testo non ci
resta altrimenti che nella sue
interpretazioni; è ipertesto,
carico di tutta la tradizione
che lo precede e ipotesto,
aperto a tutte le letture future
(Antonio Nazzaro). La parola, tanto più la parola biblica,
possiede una inesauribile valenza di significati che è appunto la sua ricchezza e costituisce la storia della tradizione che l’ha trasmessa. Il
metodo storico-critico, si è
detto, dovrebbe aprirsi alla
storia dell’interpretazione,
che non è terreno «altro» di
studio, ma «serve a capire il
testo e il nostro dialogare con
esso» (Vittorio Fusco).
Il problema tuttavia non può
dirsi risolto; direi anzi che se
ne aprono di ulteriori. Che fare nel caso di un «conflitto
delle interpretazioni»? Come
scegliere, ed è l’esempio precedente, tra Origene e Agostino, che sembrano dire il contrario, la libertà del volere e la
schiavitù del peccato?
Se è vero che la storia dell’
esegesi può rappresentare un
momento illuminante nella
comprensione del testo, è altrettanto vero (è stato osservato) che «Paolo va interpretato
con Paolo», che la Scrittura
tutta intera possiede una autorevolezza e una autosufficienza che la rende, secondo
l’espressione di Lutero, «interprete di se stessa», misura e
norma di tutte le interpretazioni, capace di produrre sempre nuove forme di senso. Alla luce di queste ancora fragili
intuizioni è forse possibile lavorare a un confronto metodologico costruttivo tra esegeti, storici e teologi e tra le rispettive discipline.
L. Cranach: «L’Antico e il Nuovo Patto» (1529): l’uomo redento dal
sangue di Cristo è giustificato per fede
Libri
Il poeta disincantato
La vicenda poetica di un uomo entrato nella vecchiaia, che è
e si sente malato («Con le foreste riposerò e le erbe sfinite»),
che vuole lasciare un messaggio di speranza, di impegno, di
tenace sogno di vita. In questa cifra si riuniscono le poesie
dell’ultima raccolta di Franco Fortini*, intellettuale scomodo,
marxista eterodosso, di origine ebraica. Il titolo latino non deve far pensare a un eremitaggio dell’autore che, lungi dal chiudersi nella propria torre d’avorio come un vate, si rivolge al
lettore in un tono dimesso, a tratti intimamente discorsivo. Le
traduzioni peraltro possono essere diverse: si dissolva quanto è
composto, il disordine succeda all’ordine (ciò che avviene nel
mondo, tanto nelle leggi fisiche della termodinamica e dell’entropia, quanto nel mondo politico e morale: i piani di lettura
possono essere svariati), oppure, secondo un vecchio principio
dell’alchimia, «si dia l’inverso», la reazione, il miscuglio degli
ingredienti venga azzerato per ripartire.
E le vicende della vita, appunto, vengono fermate dal poeta,
cristallizzate, bloccate in un attimo di riflessione a cui può seguire la scelta dell’individuo. Da che parte stare, di fronte agli
eventi, magari a quelli tragici come una guerra («Potrei sotto il
capo dei corpi riversi/ posare un mio fitto volume dì versi?»,
scrive in una delle «Sette canzonette del Golfo»)?
La realtà è grave, è gravida di responsabilità, che non sempre si sono sapute prendere. Occorre farlo, anche se tardi;
(«Ora chi uccìse lacrimi/ ma solo in sogno; e poi/ dimentichi.
Quei suoi/ pianti non giovan più»). Anche se tutto è inutile ai
fini pratici, non è inutile per la riscoperta della dignità dell’essere uomo.
Una raccolta di bilancio dunque, di ripensamenti («...
“Com’è — mi chiedevo -/ che solo da vecchio, che solo
all’estremo/ e senza saggezza né pace/ m’aggiro così per i
poggi?”»), una raccolta che però esprime anche una sconfinata
fiducia nel potere della creazione poetica come strumento di
conoscenza, che permette di associare le immagini e le parole
alle cose, che permette di dar corpo ai sentimenti («... piccole
ville/ e buio sotto fronde di un odore/ che quand’ero ragazzo
chiamavo l’odore dei grilli») e all’uomo di essere sé stesso.
(*) Franco Fortini: Composita solvantur. Torino, Einaudi, 1994,
pp 90, £ 12.000.
Ritorno alla natura
Una lepre fugge ferita nella campagna; un giornalista di Helsinki decide di seguirla e di prenderla come «talismano» del
viaggio iniziatico che sta per compiere verso la libertà. (L'anno
della lepre*) basato su questa semplice vicenda, è diventato rapidamente un libro richiestissimo nel Nord Europa, e ha anche
inaugurato una sorta di nuovo genere letterario: il romanzo
umoristico-ecologico.
Il giornalista Vatanen è a un punto decisivo della carriera; ci
sono delusioni, un grigiore a cui vorrebbe sottrarsi: l’incontro
(l’investimento) della lepre è l’occasione per dare il via a un
itinerario rigeneratore sullo sfondo della straordinaria natura
finlandese, descritta con poetico realismo. Si sviluppa una serie
gustosa e divertente di avventure, a volte al limite del paradosso, in cui i due protagonisti incontrano personaggi irresistibili e
stravaganti, come Hannikainen, già sovrintendente e ora diventato pescatore, come il vecchio tagliaboschi lappone a cui i due
insegnano a nuotare e che passerà una giornata intera a sguazzare nell’acqua come un pesce. O come il maestro di sci che si
inventa una religione fatta di ritorno alla natura. Una storia che
in fondo è una storia della aspirazioni alla libertà, incondizionata, al limite della sparizione totale.
(*) Arto Paasilinna: L’anno della lepre. Milano, Iperborea, 1994,
pp 196, £ 20.000.
14
PAG. 10 RIFORMA
Botta e risposta sul problema delle candidature dei pastori alle elezioni politiche
La dimensione della politica e la vocazione
Prima dell’inizio della campagna elettorale per le politiche
del 1994, avevamo ricevuto alcune lettere relative alla candidatura di pastori di chiese valdesi. Al tempo ha «resistito» solo
l’intervento del prof. Giovanni Gönnet che solleva problemi generali circa l’atteggiamento dell’amministrazione ecclesiastica
in questi casi. Lo pubblichiamo con la risposta del moderatore,
Gianni Rostan. Preghiamo quanti volessero intervenire di farlo
in modo conciso e di affrontare il problema in modo generale.
La discussione serve se è rivolta al futuro, non al passato.
Cara Tavola, spiegati
La nota della Tavola valdese sui «Trasferimenti pastorali» (v. Riforma del 21 gennaio) ci informa che la pastora Teodora Tosatti è stata destinata alla Chiesa valdese di
via dei Cimbri a Napoli, senza però indicare il nome del
pastore che andrà a sostituire.
Ora, prescindendo dal fatto
che se la Tavola nomina un
operaio in un posto, quel posto non godrebbe di autonomia o vi avrebbe rinunciato, è
logico chiedersi dove sia stato destinato il pastore in tale
modo sostituito. Ora, si sa,
quel pastore è Giorgio Bouchard, che è anche presidente
della Fcei.
Nel frattempo leggo su La
Repubblica che Giorgio Bouchard è stato incluso nelle liste dei candidati del Pds per il
Piemonte. Ecco la sua futura
destinazione, indubbiamente
concordata con la Tavola. Perché non dirlo subito? Perché
una delle due: o Giorgio Bouchard intende mantenersi fedele all’impegno volontariamente assunto all’atto della
sua consacrazione a pastore (e
allora rifiuti la candidatura politica) oppure preferisce seguire questa nuova strada, e allora dia le dimissioni da pastore,
in analogia a quanto viene
ipotizzato per i magistrati.
Meglio un valdese pastore a
tempo pieno che un pastore
valdese prestato alla politica,
e perciò necessariamente carente rispetto al suo specifico
ministerio comunitario. E non
mi si venga a dire che il pastore che si candida in politica lo
fa per «evangelizzare il Parlamento» o per influenzarlo positivamente a favore delle sue
scelte a favore dell’evangelismo italiano. Anche se lo farà
con le migliori intenzioni, vi
sarà sempre qualcuno che vi
sofisticherà sopra, soprattutto
al livello delle nostre comunità che normalmente sono o dovrebbero essere - gelose
della salvaguardia del pluralismo politico dei suoi membri.
D’altra parte, per rimanere
nel campo dei valori civili e
solo per illustrare meglio il
fondo dei miei sentimenti,
preferisco un sindaco «valdese» che rinuncia ai suoi emolumenti per non gravare sul
bilancio dello stato a un sindaco «verde» che, mimetizzando
la sua identità laica, si fa il segno della croce durante cerimonie religiose, presente o no
il papa. Con il rischio che quel
segno, se non scaturisce da
una profonda coscienza religiosa, venga interpretato come
meramente scaramantico.
Giovanni Gönnet - Roma
Caro Gönnet
il pastore è un laico
Caro prof. Gönnet, inizio
con alcune precisazioni.
1) Gli Atti della Tavola, relativi alla nomina dei pastori,
non hanno mai fatto riferimento - sinora - alla persona
(pastore o pastora) di cui il
«nominato» prende il posto.
Questo vale sia per chiese autonome sia per chiese non autonome.
2) Il nome della persona da
sostituire viene invece evidenziato nell’Atto che «proclama la vacanza» di una
chiesa autonoma, e questo
viene fatto con la relativa motivazione: termine del quattordicennio, emeritazione, indisponibilità alla nomina per un
secondo settennio.
3) Questa prassi si è dimostrata soddisfacente fino a
ora, ed è stata utilizzata anche nei casi più recenti (vacanza delle chiese autonome
di Napoli, 'Villar Pellice, Lusema S. Giovanni, S. Secondo, Rorà). Certo, si può anche cambiare (in altre organizzazioni la prassi è quella
di indicare sempre la destinazione della persona sostituita
nell’incarico).
4) La Tavola nomina sempre il pastore, anche nel caso
di chiese autonome: in questo
caso l’Assemblea di chiesa
designa il pastore (a meno che
l’Assemblea decida di rimettersi alla Tavola) e la Tavola
nomina il pastore. Questo è
avvenuto nelle chiese autonome citate al punto precedente.
5) Nel caso che tu richiami,
quello di Napoli via dei Cimbri, la non disponibilità del
pastore Giorgio Bouchard a
una rielezione a Napoli è venuta molto prima della sua richiesta - prima verbale, poi
scritta - di avere un periodo
di congedo non retribuito per
candidarsi alle prossime elezioni. La non disponibilità è
stata comunicata addirittura al
mio predecessore, tanto è vero che nei verbali della Tavola vi è traccia di un incontro
fra Tavola e past. Giorgio
Bouchard, relativamente alla
sua prossima destinazione,
che risale a prima della scorsa
estate. Non vi è quindi alcun
nesso fra «candidatura» e
«prossima destinazione», dato
che fra una cosa e l’altra vi
sono almeno 6 mesi.
Venendo invece al merito
della tua lettera, relativo all’impegno politico di un pastore, credo si possano affermare alcuni principi:
1) Aspetti formali. Qualsia
PROTESTANTESIMO IN TV
Replica: lunedì 18 aprile
ore 8 circa - Raidue
I protestanti e la politica
Incontro stampa di quattro neoparUmentari protestanti sul
loro impegno futuro
Seguirà «1+1» a cura di Giorgio Girardet
L’aula del Senato a Palazzo Madama
si organizzazione lascia la libertà ai propri «dipendenti» di
candidarsi per un servizio nello stato. In qualche paese (io
so degli Usa) qualche azienda
ricorda, nei propri regolamenti interni, che il servizio nell’amministrazione della città
0 dello stato è una responsabilità positiva, da incoraggiare. Solitamente si riconosce
un periodo di aspettativa (per
1 nostri regolamenti: congedo) non retribuito ma con la
conservazione del posto di lavoro. Non si impone mai - a
mia conoscenza - almeno per
ora, un obbligo di dimissioni.
Non vi sono motivi plausibili
perché la Tavola si comporti
in modo diverso, specie se come nel caso che tu indichi
- vi sono pareri positivi,
scritti, della chiesa locale e
del circuito.
Nel caso del pastore Giorgio Bouchard, è stato da lui
chiesto un congedo non retribuito per il periodo della campagna elettorale, con l’intesa
di un prolungamento nel caso
di elezione.
2) Aspetti sostanziali. Siamo tutti laici, pastori e non
pastori. Si può essere chiamati a un servizio nella chiesa oppure a un servizio nel
mondo civile o nello stato.
La vocazione è uguale per
tutti (se si pensa venga da
Dio), e può raggiungerci in
qualsiasi momento e a qualsiasi età e in qualsiasi condizione di lavoro.
3) Il problema è quindi personale e di opportunità. Di
questi problemi personali e di
opportunità ne abbiamo molti, sono tutti poco discussi,
anche se spesso sono «chiacchierati». Quale atteggiamento deve avere la Tavola, e le
chiese, se mai se ne parla nelle sedi istituzionali? Te ne cito, a memoria, una serie: un
pastore rompe il proprio matrimonio, e divorzia. La rottura può coinvolgere altri
membri della comunità. Deve
o no rimanere nella comunità
che ha «vissuto» questo
dramma, e che magari si è
«spaccata» per questo? Oppure: un pastore ha un figlio
fuori dal matrimonio: deve
essere sottoposto a misure disciplinari? Deve essere trasferito (questo avviene in altre chiese riformate)? Oppure: un pastore, nel suo tempo
libero (ammesso che si possa
trovare una definizione di
«tempo libero» per un pastore) scrive un libro. Può pretendere di attendersi un guadagno da questa attività?
Ti ringrazio per aver sollevato questi problemi, che ritengo non siano secondari per
il peso che hanno nelle nostre
chiese e per i segnali che trasmettono dentro e fuori le nostre chiese. La Tavola sarà
grata a quanti vorranno esprimere delle opinioni su questi
temi... e quindi ti è grata per
aver rotto il ghiaccio!
Gianni Rostan - Roma
Nella collana «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n. 31
Pietro Adamo, Elena Bein Ricco, Giulio Giorello,
Mario Miegge, Massimo Bubboli, Giorgio Tourn
MODERNITÀ, POLITICA E
PROTESTANTESIMO
a cura di Elena Bein Ricco
pp 264, L. 29.000
«Siamo come naufraghi su una zattera in balia delle onde» ha detto Norberto Bobbio riflettendo sulla nostra situazione politica. Non ha
senso riproporre il passato premoderno, come vorrebbero alcuni. La
modernità va ripensata come un progetto incompiuto, da correggere
ricuperandone le idee-forza, è lo scopo dei saggi di questo volume
che affrontano i vari momenti dei percorso del Moderno cercando di
cogliere le interconnessioni con la vicenda religioso-politica del protestantesimo che ne sta alla base: dalla libertà di coscienza alia separazione tra il potere politico e quello ecclesiastico, alla resistenza ai poteri iniqui, alla tolleranza, dall'Idea di vocazione e patto alla concezione di contratto sociale, alla laicità. Le idee-guida da ricuperare urgentemente se vogliamo salvare la nostra società democratica.
• mmetStrìce
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - C.C.P. 20780102
VENERDÌ 15
aprile
Dibattito su credenti e omosessualità
Cari pastori ..
cosa dice la Bibbiatk^
La dichiarazione comparsa
su Riforma del 4 marzo sui diritti civili degli omosessuali,
firmata da 65 pastori e diaconi di alcune chiese protestanti
italiane, mi ha lasciato molto
perplesso. Perplesso, non
scandalizzato. Penso che ne
vedremo ancora delle belle
continuando di questo passo.
Voglio sgombrare subito il
terreno da ogni equivoco dicendo che non nutro alcun risentimento o altro verso coloro che sono omosessuali.
Ognuno ha il diritto di gestire
la sua vita e il suo corpo come
più gli aggrada: un giorno dovrà renderne conto al Signore
e solo lui giudicherà. Detto
questo entro nel merito della
questione.
Spero che i firmatari abbiano firmato a titolo personale e
non a nome delle loro comunità, perché la cosa sarebbe
molto grave. Nella nostra
chiesa la libertà personale è
una cosa molto seria, e per
questo essa va usata con molto discernimento e buon senso: non possiamo fare uso di
questa libertà in modo leggero
e superficiale.
E la Bibbia dove la mettiamo? La Bibbia dice proprio
così? È giusto e decente che
due uomini o due donne vivano insieme come marito e moglie, con tutto quello che ne
consegue? Non sono un teologo però questo nella Bibbia
non l’ho mai letto. Vogliamo
tornare a leggere seriamente la
Parola del Signore e predicarla nel modo corretto? Siamo
diventati solamente dei parolai vuoti e senza senno? E for
se questo il tempo m cui
Signore, s
basso che
sopporteranno la sana di
con falsi dottori, cnm» ii
si dottori, come èj „n
istola a j a oscurai
Pumente VI
nell’Epistola a Timoteo?|-„„ uni
non giochiamo sulle
sui termini (matrimoni
vivenza staNlemnÌS! S
mi sembra ridicolo p
' e poco
rio. Siamo già abbastanza^-^^ocl
SI in giro dai politici, noj '
i e verso I
ciamNo anche nòràCS&'/S
al servizio della chiesa, d
E giusto andare controi ^ ''
tura in un modo così sfac
provocatorio? Nemmein
animali del medesimo
SI accoppiano fra loro,
facciamo noi, fatti a n
fflm nere i lon
ne e somiglianza di D bocchi di i
Sembra proprio di sì,e, ,e„tata,
tanto di benedizione. Sii Lg^re
nel paganesimo totale (Sj rfortuni
ma e Gomorra).
Penso sia giusto il mon« ¿ella
di essere seri. La nostraclj kfanie e
deve prendere una posiiEoituna;
netta e precisa su questoZ poter «
blema, ma non solo su ijiieL^e l’ang
(vedi il problema del siposì sp
di Cristo e quello rocstntiiuei jyreb
della donna. Mi " ' '
po, Qm
pore,
tro
io ri
ansia: dove stiamo andai tìntaci, S
È questa la predicazioncijjquesto«
sappiamo fare? aSoloren
Forse la nostra chiesa èitjbe cosa è ’
tonata perché, essendo«citànuscian
molti i lettori di Riforma,ialini la fgrz
simili non diventano siibiUI delle bracci
dominio pubblico. Epoicilgerezzadi (
mentiamo che le nostre eli volare,Aiu
si stanno svuotando lentam ché ora son
te; ancora qualche dicbiiiivintaèeso
zione di questo tipoetaimochiaran
svuoteranno del tutto; jradiii potremo lit
delle risposte esaurienti remtà di eli
semplici, perché tuttitsfisctu, contai
no. O forse chiedo troppol amore òhi
Flavio Micol - Pomai# Noi uom
, li, che ci si
Chiese pentecostali e Alleanza ev,
sagi e mgii
capire che 1
Chiarite la posizione
i,mi
c»i, nonosti
*gge, do
tc a salire
Il Comitato di coordinamento delle chiese evangeliche
pentecostali, che negli ultimi
10 anni ha promosso un incontro annuale per la comunione fra i responsabili e le
chiese a cui fanno capo e che
rappresenta oltre 300 chiese in
tutto il territorio nazionale,
riunitosi a Milano il giorno 29
marzo 1994,
raccoglie con estrema perplessità la dichiarazione fatta il
24 febbraio 1994 da un gruppo
di 65 pastori e diaconi delle
chiese evangeliche battiste, luterane, metodiste e valdesi,
sottoscritta tra gli altri dal presidente della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia,
Giorgio Bouchard, dal vicepresidente della stessa, Sergio
Aquilante, dal presidente dell'
Ucebi, Franco Scaramuccia e
dal vicepresidente della stessa.
Massimo Aprile, dal decano
luterano, Hans Gerch Philipp!,
dal decano della Facoltà valdese, Paolo Ricca con i docenti
Bruno Corsani, Daniele Garrone, Ermanno Genre e il docente emerito Giorgio Girardet,
come riportata su agenzia Nev
del 2 marzo;
fa suo il documento* di condanna dell’Alleanza evangelica italiana (Aei) nei confronti
della raccomandazione del
Parlamento europeo diretta
agli stati membri sulla convivenza degli omosessuali;
chiede di chiarire approfonditamente e senza equivoco
quale sia la posizione delle
chiese a cui i sottoscrittori appartengono nei confronti dell’
omosessualità e delle convivenze fra omosessuali. Questo
al fine di togliere il turbamento
e la confusione ,
molte coscienze (nelle n#*
coscienze) al pensiero*^
■stiani evangelici, che fon»
la loro vita sulla parola
come autorità suprema,
no accettare e avallare «fi
e stati civili che l’etica,
co-cristiana ha da seup
condannato e che
per noi punti fon
perché l’esperienza della
versione e della potenza
dentrice di Cristo sia
ance
ì abl
ViaFc
ViaRi
W UliTTORE;
mente
;c ui . «Uh,
manifestata nell
(I Corinzi 6, 9-11)
(*) L’assemblea ordia*j
dell’Alleanza evangelica»
na, riunita a Prato il
1994, .
preso atto che il
europeo con una recente, ^
mandazione diretta ag '
membri ha preteso regol
re le cosiddette
tra omosessuali» di ambe
JÖ0NAME
é JfOCOMp,
si riel la prospettiva di
carie con uno status g'
civile simile o analogo a n
dei matrimoni regolari;
ritenuto che tale ¡¡)
sizione sia assolutamen^
traria alla parola di j
si I. 27; 2. 18; 2, 24. Le*!
18, 22; 20, 13, Roni®" n
1,26-31.1 Corinzi 6,
duramente ¡gjil
raccomandazione ^
dola immorale e le*'
famiglia e della mostra ^¡|
travolgendo ogni P
dell’etica cristiana e
so concetto divino
sualità umana, conte
nella Sacra Bibbia;
auspica vivamente
UMA///1 U V 1 --
proposta sia prontai^ ■
spinta dagli stati memo
"SlATTORi
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SI», Luis
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®fORE;E,
■"binario
■“’•tenitoi
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é l
’’«ss Rom,
15
.jic; APRILE 1994
_ ;
siamo caduti così
Lbasso che la sola forza del
: non basta per farci
L La paura e l’angoToscurano la mente, i soIsono una distesa di vuoto
f inte vede solo le ombre
»guerra. La vergogna dei
»essere ci chiude nella
■enza e neH’intollerabiiitfso chi piange e verso
I paura.
Proviamo solo
•0 in cui)
sanad«
come è i
moteo?i
sulle pai
rimonio
nione-ciyj
lo e
bastanza'J
ilei, noai
oi che sfc'g l’orribile sensazione
biesa. T^eHo che sarà il vuoto
e contrago. Quando cerchiamo
losì sfaatpre, troviamo il mare, il
'Icmmejoy dove cadono e ristagna'csimosa jjnostre lacrime.
loro,: tondo rifletto e cerco di
ti a imiB ^ i loro occhi nei miei,
ti' h ¡¡echi di chi soffre, piango
(ventata, perché invece di
ione. Sia mettere loro la mia vita
totale (Si Sfortunata, vedo la loro
(0 e il loro non capire il
0 il mo® jché della guerra, il perché
nostracli sfarne e i motivi della Iona posa [sfortuna; il non capire do
1 questop (poter camminare senza
olo su (ji*£|dre l’angoscia, il loro sena del sa^i ¿osi spaesati nel mondo
lo mestrili coi avrebbero voluto tanto
chiedetesi padroni,
no andaii Aiutaci, Signore, a trovare
icazioneijj questo Odio un po’ di forza, Solo rendendoci conto di
chiesa èliche cosa è veramente la feli;sscudo Ici tiuseiamo a rialzarci, non
Ìi/oim.ncon la forza delle gambe e
ano sub* lidie braccia, ma con la leg). Epoiciigerezzadi chi ha imparato a
nostre dii volare. Aiutaci Signore perdo lentam ché ora sono veramente conhe diebiu vinta che solo quando sentireipo e forse! mo chiaramente la tua voce
utto;ji3Épotimontrovare la vera seesaorieiitr renitàdichi vive la vita che
tuttita(iisc tu, con tanto «orgoglio» e
0 troppo’ amore ci hai donato.
Noi uomini,|)ersone fallibili, che ci siamo procurati con
le iiostre forze tutti questi disagi e ingiustizie, dobbiamo
capire che la vita non può es®eparagonata a una scala di
oistallo, ma a una di legno su
nnfl '‘^'’ostante i chiodi e le
[_|||v ®®ggd( dobbiamo continuala salire senza fermarci.
, ancora in tempo, ma
»4 abbiamo bisogno del
(nelle no* ^
siero cbeià.
' ; ■ LEHERA
\ Ï - # • I • • •
ve aria di crisi
Dal moipento che l’uomo, durante il ^ detto i>oom economico) ci sarà pur
suo cammino terreno, prende a diven'
tar maturo (d’intendimento e volontà),
inventa per se stesso lo slogan «c’è
aria di crisi!». Invero, un’aria siffatta
si genera perché non sono soddisfatte
appieno le proprie, più o meno lodevoli 0 biasimevoli aspirazioni; in una parola, perché i propri (toma) conti non
tornano.
Così non è affatto raro sentire delle
persone in giro che, per esempio, dai
20 agli 80 anni continuano a dire: «c’è
davvero aria di crisi» negando, magari,
i momenti belli che, in tale lasso di
tempo, non sono certo mancati. «È
tempio di crisi!» dicono i grandi economisti, diffondendo in men che non si
dica, per ogni dove, questa sensazione
di incontenibile depressione.
A ben riflettere, anche quando si sono vissuti indubitabili periodi economici fortunati (in Italia, gli anni del cosid
sempre stato qualcuno che avrà laconicamente sentenziato: «vento di crisi».
Vien fatto di pensare alle frenesie della
vita attuale, dove tutti cercano di correre da mattina a sera per raggiunge improbabili obiettivi, dove non ci si più
fermare a riflettere, a ponderare, dove i
ritmi fisiologici sono tranquillamente
alterati per far posto solo a un’ansia infinita, a un senso di continuo inappagamento, a una perenne frustrazione per
quello che si sarebbe voluto essere ma
non lo si è potuto, per immancabili avversità!
E così, correndo e ansimando, non
c’è verso di scorgere l’incantesimo di
un giorno di primavera, la luminosità di
un’alba estiva, il trionfo di colori in un
tramonto autunnale. In mancanza di
tutto ciò, ovvero in presenza della nostra incapacità di meravigliarci di sognare, non facciamo altro che rimbrot
tare la poco benedetta crisi che tutto e
tutti attanaglia. Ecco perché viviamo un
profondo disagio, un senso di inadeguatezza, di alienazione di fronte alla
«visione religiosa dell’esistenza», così
come è raccontata negli Evangeli. Non
riusciamo neppure a .sintonizzarci con il
messaggio che riceviamo in chiesa la
domenica perché, quasi inconsciamente, i nostri pensieri sono altrove, a inseguire le quotidiane preoccupazioni.
Morale della favola: non siamo stati
capaci, imperdonabilmente, di alleviare
l’insostenibile pesantezza del tempo di
crisi; privi ormai, totalmente, di virtù
francescane di contemplazione (se mai
tali ci siamo sentiti), più che tornare alla ricerca del bel tempo perduto di
proustiana memoria, cerchiamo di ricondurre il nostro ego smarrito «lungo
rivi quieti, ombrosi...», come diceva un
caro inno di chiesa.
Franco Campanelli - Cerignola
tuo amore, l’amore di chi non
sa odiare né punire, quell’amore che dona a chi piange
un sorriso e a chi soffre tanti
pensieri felici.
Mentre apro e chiudo gli
occhi nell’oscurità, e mi accorgo che tutto è uguale al
quotidiano, scorgo una luce,
la luce della salvezza, che
schiarisce il giorno e rende
meno cupa la notte. So per
certo che non riceverai mai
questa lettera, ma sono altrettanto certa che la leggerai direttamente dal mio cuore.
Giorgia Esposti - Lodi
Domande
mancanti
Nelle pagine «La parola ai
candidati» del n. 12 dell’Eco
delle Valli ritengo che, data la
specificità del giornale, almeno due altre domande avrebbero dovuto porsi ai candidati, comunque formulate:
1) Sulla scuola: quale tipo
di scuola vedrebbero i candidati, sia per quanto concerne
la scuola deH’obbligo sia per
le altre e, in particolare, per
)n»i
0
che fi
carola
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Wa Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Fona, 93 - 80137 Napoli - tei, 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - tei, e fax 0121/932166
0 sia Giorgio GardioI
a nell ^^ETTORl: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetfo
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tOnl; Stelio Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
asetto, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Mau^ pirolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Ne3 ’ l^lsa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian Paolo Ric^’^^C3rto Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, PiervalMarco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele
Andrea Mannucci, Mario Marziale. Fulvio Rocco, Bru
centef»" WRostagno
Menusan
*^°"hnl! Aec s.r.l. - tei. 0174/551919
‘ “7 ara! ¿irOBp C s.n.c. Mondovi - tei. 0174/42590
/a di Edizioni protestanti s.r.l.-via Pio V, 15bis -10125Torino
ABBONAMENTI 1994
ESTERO
presaci -ordinario £110.000
amenti^ .¡^Itore £ 150.000 -viaaerea £ 170.000
-sostenitore £ 200.000
»mani L iVa
6,''®^®aire l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni pro
ivo Riforma + Confronti £ f 00.000 (solo Italia)
-»IO s. I ---------riporto sul ccp n. 145'
: »•M., via Pio V15 bis, 10125 Torino.
MWmanele unitaria con L'Eco delle valli \aldesl:
oofl può essere venduta aepmtamanle
i^**®Oiioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
'=millimetro/colonna£ 1.800
a parola E 1.000
n,' »»maio 10C1------------- La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
è stato consegnato per l’inoltro postale all'Ufficio CMC Nord,
• — wiidW^Mcaiw pwi I”
Il Torino mercoledì 6 aprile 1994.
l’Università e le lauree brevi?
Quali le modifiche, se ve ne
sono, alla legislazione vigente? Quali proposte per scuola
pubblica e scuola privata?
2) Sui rapporti tra stato,
chiesa e società. L’attuale sistemazione, attraverso il neoconcordato e le Intese stanno
bene così come attualmente
disciplinate? In particolare,
per l’insegnamento della religione cattolica nella scuola
pubblica: tutti soddisfatti?
Qualcuno dei candidati ne
ha fatto cenno rispondendo
alle 10 domande, ma è mancata una specifica domanda
sugli argomenti. Vero è che si
tratta di argomenti che poco
interessano i vari poli, polarizzati su altre tematiche, ma
sarebbe stato per noi evangelici interessante conoscere
l’opinione inequivoca dei vari
candidati. O si tratta di argomenti tabù, sui quali è parso
opportuno non compromettere i candidati?
Ma che cosa è questa paura
che ci portiamo addosso da
Adamo in poi? Ovunque si
vada o qualunque cosa si faccia questa paura ci viene sempre dietro come un predatore
con la sua vittima, essa aspetta il momento giusto per azzannarci.
La mia speranza è che
l’Evangelo venga sempre più
divulgato.
Ginetta Bertoncini
Stagno
Aldo Ribet - Torino
Venerdì santo
senza culto
alla radio
Cara Riforma,
venerdì santo speravo di
sentire il «culto evangelico»
ma la mamma Rai non lo ha
trasmesso: quali scuse troverà? Mi sorge il dubbio: che
non sia il tempo del vecchio
fascismo, vecchio ma sempre
attuale?
Ricordo allora che i protestanti non erano ben visti,
specialmente le chiese dei
Fratelli, avevano solo un’ora
e prima delle 11, per permettere alla gente di andare a
sentire la messa grande.
In queste votazioni a mio
avviso è stata la paura a far
vincere la destra; le conseguenze le vedremo poi, ma
anche adesso si sta vedendo.
Il clic
di prima pagina
Le rotaie conducevano
a Auschwitz i treni carichi
di uomini e donne ebrei
deportati. Un’immagine
che deve servire, soprattutto in questi tempi, a
non dimenticare per respingere i tentativi di ridimensionamento dello
sterminio.
Scientology
e le anime
Bastano poche parole per
commentare la recente ordinazione di 32 donne prete
della Chiesa anglicana: il successo del buonsenso e deli’
onestà.
Premesso che non parlo per
qualche interesse personale,
non appartengo alla Chiesa
anglicana bensì a quella di
Scientology, vorrei aggiungere che proprio dal mondo religioso mi sarei aspettato le più
ampie e oneste vedute sulla
spiritualità deH’uomo.
Parendomi quello, per tradizione, il terreno meno interessato alle esteriorità, avrei
desiderato un sostanziale balzo in avanti da parte di chi ha
disapprovato gli anglicani,
così da giungere a un pieno
riconoscimento della dignità
e parità delle anime totalmente scevro da discriminazioni
in merito ai corpi che esse incidentalmente (e sottolineo
«incidentalmente») «indossano». Non è andata così: peccato.
Con le parole si può poi
giustificare qualsiasi cosa, ma
rimane per sempre vero che
non si può compiere un salto
un avanti con lo sguardo molto indietro.
Claudio Ghiggia - Torino
La casa
di Tresanti
Alcuni anni fa, avendo voglia di riposarci, contemplando un panorama toscano, ci
siamo recati a Tresanti, casa
comunitaria protestante; non
ne siamo stati delusi e ci siamo poi ritornati.
La casa sorge in cima a una
collina che domina un paesaggio tipicamente toscano,
avendo per sfondo le torri di
San Gimignano. Siamo stati
accolti con amicizia dai primi
direttori che, a poco a poco,
avevano ristmtturato una vecchia cascina, rendendola comoda e capace di ospitare
gruppi o singoli, adattando
anche il giardino per i bambini (e per i meno giovani). Abbiamo goduto della buona cucina e delle buone notti, silenziose poiché Tresanti è
fuori dalle strade frequentate.
Da Montespertoli abbiamo
scoperto che ci sono magnifiche gite da fare bei dintorni:
Siena, San Casciano, Lucardo, Piano, ecc., senza contare
le bellissime pievi sparse nelle colline.
Volevamo far partecipi i
lettori di Riforma della nostra
scoperta, sicuri che i nuovi
direttori Sergio e Franca Borroni li accoglieranno con calore. Per maggiori informazioni: Casa comunitaria Tresanti, 50025 Montespertoli
(Fi). Tel. 0571-659075.
Sono
dispiaciuto
PAG. 1 1 RIFORMA
Louise e Daniele Rachat
Torre Pellice
Rispondo alla lettera di Antonio De Chirico, pubblicata
nel numero del 1° aprile.
Con il mio intervento sull’argomento «Chiese e sette»
(Riforma 11 febbraio) ho inteso semplicemente proporre
ai lettori alcune riflessioni
scritturali. Penso che se non
mi fossi qualificato come Testimone di Geova, il signor
De Chirico non avrebbe obiettato a quanto da me citato
a proposito dell’essere «radicati nella Parola del Cristo»,
dell’essere politicamente e
militarmente neutrali, dell’
amarsi fraternamente quali
elementi caratterizzanti il vero cristianesimo, rispetto a
ciò che è «setta».
Del resto sono le Scritture,
in qualunque versione, a parlare chiaro di queste esigenze
(Giovanni 8, 31; Marco 12,
13-17; Giovanni 17, 14-16;
Matteo 26, 52; «Traduzione
del Nuovo mondo delle sacre
scritture»).
Credo che il disappunto del
signor De Chirico sia da attribuirsi esclusivamente al fatto
che chi ha ricordato i succitati argomenti è un Testimone
di Geova. Sono dispiaciuto di
questa aperta manifestazione
di intolleranza.
Alberto Bertone - Torino
CONGRATULAZIONI al
prof. Paolo Carile, ordinario
di letteratura francese aH’Università di Ferrara, che ha ricevuto VOrdre national du
mèrde francese per la sua attività culturale.
VIAGGIO IN TURCHIA
- L’Associazione culturale
evangelica «Meth Club Circuiti Rider» rende noto che
sono ancora disponibili 5 posti soltanto per il viaggio in
Turchia programmato tra il 22
giugno e il 5 luglio prossimi.
Il viaggio, che ha per meta
la zona delle chiese dell’Apocalisse, Troia, Istanbul, Nicea
e altre località di interesse turistico e storico della costa
mediterranea, è riservato ai
membri delle chiese evangeliche italiane e ai loro amici interessati ad abbinare un periodo di vacanza con lo studio
della Scrittura sui posti che
videro sorgere alcune delle
prime chiese e operare alcuni
degli apostoli e missionari nei
primi anni del cristianesimo.
Chi fosse interessato a partecipare è pregato di mettersi
in contatto entro e non oltre il
15 aprile prossimo con il pastore Claudio H. Martelli a
Trieste via fax o telefono al n.
040-630892 per ricevere le
informazioni relative all’itinerario dettagliato, ai costi e
alle sistemazioni disponibili.
Il viaggio avrà luogo in aereo e pullman, da Roma.
«Net mondo
avrete tribolazione;
ma fatevi animo,
io ho vinto il mondo»
Giovanni 16, 33
La Chiesa metodista di Milano
annuncia che
Sergio De Ambrosi
ha terminato la sua corsa terrena. Con riconoscenza al Signore
ricorda i doni che Sergio per tanti
anni ha messo a disposizione della chiesa con dedizione e fedeltà,
Milano, 30 marzo 1994
«Poiché io son persuaso
che né morte né vita
(...) potranno separarci
dall'amore di Dio
che è in Cristo Gesù
nostro Signore»
Romani 8, 38
Con questa certezza è mancato
Cipriano Tourn
Lo annunciano la moglie Ruth
Wacker, la sorella Emilia, il fratello Aldo, cognati e nipoti.
Piankstadt (D), 3 aprile 1994
Nel giorno della scomparsa del
past.
Cipriano Tourn
la comunità di Rorà, addolorata
ma fiduciosa nella speranza della
resurrezione promessaci in Gesù
Cristo, esprime alla sua compagna Ruth, al fratello Aldo, alla sorella Emilia e a tutti i suoi familiari
il proprio affetto e la propria simpatia cristiana.
Rorà, 3 aprile 1994
ANNIVERSARIO
Con immutato amore, riconoscenza e speranza, la moglie Dora e il figlio Daniele ricordano
Eugenio Tron
15 aprile 1993 15 aprile 1994
di METTRE e RINALDI
ONORANZE FUNEBRI
—
10063 PEROSA ARGENTINA - Via Roma, 8/B - tr 0121®)i|Öö4,
CkRARlO CONTINUATO
16
PAG. 1 2 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 15 APRII p.
Giovani somali guardano una nave americana che sta per approdare sulle coste di Mogadiscio
Dopo il rientro del contigente italiano da Mogadiscio
Una missione mal concepita
mal condotta e mal conclusa
PAOLO T. ANCELERI
Due parole, ancor più tristi
e doloranti, sulla Somalia. Ormai il nostro esercito
ha lasciato quel paese e ho
proprio l’impressione che si
tratti di una partenza senza ritorno: ce ne andiamo, ma lasciando tragedie e lutti alle
nostre spalle. È triste morire
per insipienza o colpa d’altri;
così sono morti purtroppo i
due giornalisti e molti soldati
del nostro contingente. Potevamo forse evitare questa
conclusione amara, a circa
cento anni dalla nostra occupazione coloniale (1889).
Terra infelice, la Somalia:
di schiavitù, prima, sotto il
sultano di Zanzibar; e di occupazione poi, da parte italiana e con pretese di civiltà e di
superiorità. Paese splendido
(non per nulla Mogadiscio
veniva chiamata «perla dell’
Oceano Indiano»), sole onni
presente, spiagge a perdita
d’occhio, solitudine e tranquillità immense. L’abbiamo
perduto: non come terra d’occupazione, ma come terra di
amicizie.
Dovevamo sapere che i somali non avrebbero gradito
intrusioni o ammaestramenti
non richiesti. Il razzismo c’è,
laggiù, fra le diverse cabile,
che dividono quella popolazione, ed è anche violento ma
si ricompatta in sentimento
unitario se il gal, l’infedele,
lo straniero, si mette in mezzo. Da quell’istante la stella a
cinque punte della Somalia
(che rappresenta le cinque regioni; Gibuti, ex francese;
rOgaden, etiopico; il Nord,
ex britannico; il Sud, ex italiano e le terre somale in Kenia) diventa elemento coagulante di altro razzismo: quello
contro l’invasore, il bianco,
nemico di razza e di religione, in nome di un’identità na
Dopo le elezioni libere del 28 marzo '93
Lesotho: minacce
contro la democrazia
«Im nuova era di democrazia nel Lesotho, recentemente
inaugurata dalle elezioni libere e democratiche del 28
marzo 1993, è oggi severamente minacciata dai conflitti
che oppongono le fazioni
dell'esercito del Lesotho». E
quanto ha dichiarato il segretario generale deH’Alleanza
riformata mondiale (Arm),
Milan Opocenskij, in una dichiarazione fatta a Ginevra il
27 gennaio scorso. «L'Arm si
associa alla Chiesa evangelica del Lesotho nel dire che
“la presa del potere con la
forza toglie ogni progresso al
paese"».
Questo piccolo regno montagnoso, circondato da ogni
parte dal Sud Africa, è un ex
protettorato britannico. È diventato indipendente nel
1966, ma nel 1970 la Costituzione è stata sospesa dal governo del Partito nazionale
Basotho (Pnb), in seguito ad
elezioni durante le quali il
Partito del Congresso Basotho
(Pcb), il partito di opposizione, aveva ottenuto la maggioranza dei seggi. Le elezioni
del marzo ’93 sono state le
prime elezioni democratiche
dopo 23 anni. Il Pcb ha ottenuto una vittoria schiacciante
ma un’équipe di osservatori
inviata dall’Arm ha dichiarato
che la lealtà delle forze armate
nei confronti del nuovo governo non è affatto assicurata.
Per 20 anni infatti il Pnb ha
giocato un ruolo preponderante nel reclutamento e nella nomina del personale militare.
1 conflitti sono scoppiati
nel gennaio scorso, dopo che
il primo ministro del Lesotho,
Ntsu Mokhehle, aveva respinto una richiesta di aumento
del 100% da parte del personale militare. Le truppe fedeli
al governo hanno occupato
una collina nei pressi della
capitale, Maseru. Le truppe
ribelli hanno cercato di sloggiarle con tiri di mortaio. Il
1° febbraio, dopo l’intervento degli inviati del Commonwealth, i ribelli accettarono finalmente di abbandonare
le loro posizioni, di restituire
le armi pesanti e di tornare in
caserma. Responsabili di
chiese e diplomatici stranieri
hanno assistito al ritiro delle
due fazioni armate.
zionale che i somali nonostante tutto non solo posseggono ma sentono fortemente.
Chi conosce quel paese sa
che molti comportamenti sono primitivi, persino prevedibili nella loro istintiva immediatezza. Ricordo di aver subito, come addetto d’ambasciata, ritorsioni antipatiche
sul piano personale solo perché il nostro ministero tardava a inviare i contributi. Nei
paesi emergenti, in cui manca
una consolidata tradizione diplomatica, la ritorsione viene
concepita a livello elementare, senza eleganti camuffamenti, in base a una facile logica retributiva: se tu non mi
dai questo, io allora ti faccio
quest’altro. E di ciò forse sono rimasti vittime i nostri due
connazionali.
Che fare ora? Vecchia questione, già ampiamente dibattuta dagli stessi africani più
avvertiti e colti. Fin dagli anni
’70 un serio studioso* sosteneva che il primo passo doveva venir compiuto dagli africani stessi, assumendo un
«comportamento adulto e
saggio», in modo da individuare «le proprie debolezze e
correggere i propri errori».
Come sempre, in ogni dialogo
è indispensabile la disponibilità degli interlocutori. Noi
più di ogni altro eravamo in
grado di capire che i somali
non erano disponibili; e sapevamo anche perché.
Che fare dunque? Semplice:
soltanto quello che avremmo
dovuto fare da sempre. Aspettare che fossero, che siano, loro (un loro governo) a chiamarci; ma anche e soprattutto
interrogarci sull’autenticità
della nostra presunta disponibilità. Sarebbe stato opportuno chiarire a noi stessi prima
che agli altri, senza tentare
ambigue e ineleganti esibizioni, il nostro reale desiderio di
portare avanti un discorso di
prestigio e la nostra sostanziale indisponibilità a un impegno disinteressato.
Piangiamo le nostre vittime; e ricordiamole pure come
esempio di generoso adempimento del dovere. Ma più ancora piangiamo sulla nostra
insipienza; su una missione
mal concepita, mal condotta e
peggio ancora conclusa; e su
un paese crudelmente stretto
fra fame e guerra civile, incapace di accogliere aiuti dalr esterno e di uscire dalle sue
laceranti contraddizioni.
(*) Dragoljub Najman:
L’éducation en Afrique: que
faire? Abenas, Deux mille, 1972.
Tortura, esecuzioni in massa e persecuzioni delle minoranze
In Sudan i diritti umani vengono
sistematicamente calpestati
L’inviato speciale dell’Gnu
in Sudan, Gaspar Biro, ha
steso un rapporto in cui si
parla di tortura, di esecuzioni
in massa di civili e di persecuzione sistematica delle minoranze etniche e religiose.
Tanto nel nord musulmano,
quanto nel sud del paese, a
maggioranza cristiana, i diritti umani sono calpestati dall’esercito sudanese, ha riferito il diplomatico ungherese il
16 febbraio a Ginevra alla
Commissione dell’Onu per i
diritti umani. Anche il diritto
penale, improntato alle norme islamiche, è in stridente
contrasto con la convenzione
delle Nazioni Unite sui diritti
umani.
Secondo quanto Biro riferisce, i villaggi dei Nuba vengono continuamente presi
d’assalto dai soldati e dai miliziani sudanesi; i giovani fra
i 13 e i 20 anni vengono fucilati, senza processo, gli altri
abitanti del villaggio rinchiusi nelle loro capanne e bruciati vivi. Da quattro anni in
Sudan vengono angariati e
perseguitati anche coloro che
appartengono alle chiese cristiane. Nel rapporto è scritto
chiaramente: «Vengono perseguitati perché appartengono a comunità religiose non
islamiche». Anche le chiese
vengono distrutte, come è avvenuto a Gedaref, Kassala e
Sbendi. In alcune zone del
sud i musulmani da due anni
circa hanno proclamato la
«guerra santa» contro i credenti di altre religioni. Gli
oppositori del regime islamico vengono insultati e definiti «sionisti e crociati».
Biro afferma che il governo
appoggia la sistematica islamizzazione del paese: intere
tribù vengono forzate a passare all’Islam, i maschi vengono circoncisi e a tutti viene
imposto un nome islamico.
Come esempio di questa continua violazione dei diritti
umani Biro cita l’assassinio
di 68 capi della tribù animistica dei Nuba nel Sudan meridionale, che erano stati convocati dal governo centrale a
Juba con la scusa di una consultazione. Al loro arrivo erano stati immediatamente arrestati, legati e incarcerati per
59 giorni, quindi eliminati
con un colpo alla nuca.
Dal 1983 l’esercito di liberazione sudanese combatte
nel sud del paese con le armi,
sotto la guida di John Garang
per conquistare l’autonomia.
Lo stato è composto da diverse etnie e nel Meridione la popolazione è prevalentemente
cristiana o appartiene a religioni africane, mentre al nord
la maggioranza è islamica sotto influenza araba. Il regime
dittatoriale del generale Hassan-el-Baschir, che ha preso il
potere nel 1989 con un colpo
di stato, ha come obiettivo
l’islamizzazione del Sud.
Il vescovo cattolico sudanese Paride Taban si è appellato
all’Gnu perché faccia pressione con tutti i mezzi sul governo di Kartum affinché cessino i bombardamenti sui cam
pi profughi. Sta diventand.
sempre più difficile ponJ
aiuto alla popolazione per*
strade e ponti vengono siste
maticamente distrutti. Olir.
100.000 persone sono fugli
te verso l’Uganda e il Ke^
molti non riusciranno a mei
tersi in salvo. Il vescovo riit
proverà all’Gnu la sua inf.
ferenza, nonostante gli appet
li dei paesi confinanti. Int^to
i ponti aerei per portare cibo
alle popolazioni, organizzai
a partire dal 1990 dalle chiese
cristiane (tramite il Cec,h
Caritas e il Diakonisches
Werk) languono per mancanza di fondi.
D’altra parte, l’ex vicepresidente del Parlamento
sudanese, Aldo Ajou Deiij
Akuey, accusa il regime fondamentalista islamico ii
Khartum di prendere i bambini cristiani e mandarlia
combattere nella guerra civile. Riporta questa notizia!
quotidiano londinese «Tke
Guardian». Akuey, membro
del Parlamento dal 1967, sii
recentemente unito alle fora
d’opposizione dell’Alleanza
democratica nazionale. Gli
uomini politici cristiani hanno detto che il regime di
Khartum tiene sotto controllo circa 100.000 bambini e
bambine de- ---------’ orofugbi,
li educa nella ri. o
ca e li addestra mriii_.
Molti sono già stati inviai
Sud a combattere coiii,
l’Esercito di liberazionesnSanese. I più giovani hanno appena sette anni. (Epd)
A Ylrol (Sudan) la popolazione In attesa della distribuzione di cibo
Amnesty International si è
espressa recentemente con
preoccupazione circa la situazione dei diritti umani in
Kuwait. Dalla fine della guerra del Golfo centinaia di persone sono state incarcerate
con l’accusa di «collaborazionismo» con l’Iraq e sono state
torturate o assassinate. Ciò è
quanto risulta da un rapporto
redatto da questa organizzazione e presentato il 24 febbraio scorso a Bonn e a Londra: nel rapporto si evidenzia
anche che le condanne vengono quasi sempre pronunciate in processi irregolari. Il
governo del Kuwait viene
sollecitato a commutare tutte
le condanne a morte e a per
mettere che vengano fatte inchieste internazionali indipendenti sugli abusi, sulle
torture e sulle uccisioni che
avvengono nelle carceri.
Attualmente, secondo Amnesty, vi sono nelle carceri
del paese oltre 120 persone
accusate di «collaborazionismo» con le truppe irachene:
su 18 di queste pende la minaccia di esecuzione capitale.
Il processo generalmente viene condotto sulla base del diritto militare o da un tribunale
per la sicurezza dello stato.
Secondo il rapporto suddetto,
su 164 prigionieri 118 sono
stati giudicati col codice militare e 29 sono stati giustiziati.
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