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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA seg«c„do^™.
Si distribuisce ogni Veircrtlì. — Per cadun Numero centesimi 10. — Per caduna linea d’inserzione cenlesimi 2(1,
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Paiugi^ daiUlliircriu G. Moyrucis, ruo Tronchet, Nimks^ dal sig. Pcyrol-Tinel libraio; LiLoe;
dai sigg. OcniH et Pelit Pierre lihrai, rue Neuve, i8; Gi.xeuia, dal sig. E. Heroud libraio
Losanna, dal sig. Delafontaine libraio.
Soiuiiiario.
Appendice: Cenni storici sulla riforma iu Italia nel secolo XVI. — Conclusione dell’Esame istoricocritico sul viaggio di S- Pietro a Roma. — Ai
miei Concittadini pii. —L’Armonia e la carità
evangelica. — Notizie : Francia - .\ustria - Portogallo - Tui'chia. — Annunzi.
CONCLUSIONE
DELL’ESAME ISTOIUCO CIUTICO
SUL VIAGGIO DI S. PIETRO A ROMA.
(Vedi B. N. n». 20 « anteced.].
XII.
La tradizione, secondo il padre Ventura, ri
fa sapere che san l’ietrp, lasciando Enodio come
suo successore in Antiochia, andò a Gerusalemme e poi a Roma durante quei sette anni,
de’quali non parla san Luca negli Alti degli
Aposloli; che alla fine di essi ritornò di nuovo
a Gerusalemme e presiedeva al Concilio ivi tenuto allorquando si decise la quistione riguardo
aH’osservanza della legge mosaica per i Gentili.
Ma non è vero che Pietro fu presidente di quel
Concilio; al contrario fu Jacopo, il quale pronunziò alla fine la sua decisione d’autorità. Pie
APPENDICE
CENNI STORICI
DELLA RIFORMA IN ITALIA
NEL SECOLO XVI.
XXVL
Pietro Martire, odiato mortalmente dai frati del
■suo ordine per le oneste riforme cui, nella sua
qualità di visitatore generale, voleva assoggettarli, sarebbe stato vittima de’ loro intrighi, se il
grande amore del popolo e de’ primarii personaggi di Lucca non gJi fosse stato d’usbergo.
■Quei vigliacchi, profittando della circostanza per
disfarsi del loro superiore, accusaronlo formalmente presso laCorte di Roma, siccome macchiai o
d’empietà e d’eresia; lettere e messi inviarono
a diversi conventi onde incitare le comunità a
scuotere il giogo, come dicevano, della non dovuta obbedienza, e punire il loro nemico. Ed è
facile immaginare di quante ingiurie e calunnie
tro non parlò se non dopo che v’erano stale
molte disputo sulla quistione, e allora [mirabile
dictu) ei non fece molto in nessuna maniera
della sua residenza di selle anni a Roma, nò
della sua pratica in quella Chiesa riguardo alla
legge di Mosò, il che avrebbe subito assestato
la disputazione ; ma invece ritorna a narrare
ciò chc Iddio aveva fatto per suo mezzo dodici
anni prima a Cesarea, come che i suoi ia|)porti
coi Gentili fossero limitali a quelle particolari
circoslanze; e poscia sau Giacomo chiude la
discussione con la sua sentenza. E questi nostri pensieri, basati sulla condotta di san Pieiro
nel Concilio di Gerusaleumie, vengono mollo
confermali dell’intero tenore dell’epistola di
san l’aolo a’ Romani, e da ciò che dice scrivendo
a’Galati circa la sua esclusiva carriera verso i
Gentili, paragonando il suo ministero con quello
di Pieiro, e dichiarando di essere precisamente
per i Gentili ciò che questi era per i Giudei ;
argomento cho nou aviefioo potuto tenere se
san Pietro avesse fondato chiese tra’ Gentili nelrOccidenle, come queste mal basate tradizioni
asseriscono. Abbiamo già abbastanza argomentato soprala quasi morale impossibilità o almeno
grande improbabilità, che san Pietro avesse visitalo Roma avanti che san Paolo scrivesse la
sua lettera a quella Chiesa, avendo quesli
espressamente dichiaralo che non colera edificare sopra il fondamento d’un altro apostolo.
A ciò si può aggiungere quanto è inverosimile
che se san Pietro fosse stato vescovo di Roma
fu segno il nome intemerato di Pietro Martire ;
un’assemblea generale deU’Ordine ragunossi
a Genova per giudicarlo, ed egli ebbe invilo di
comparirvi.
Fallo accorto delle trame che a suo danno
si ordivano, Martirecredette opportuno di scongiurare il pericolo, ed assestale le cose del convento e le proprie, abbandonò la sua patria, scegliendo le angosce dell’esilio, anziché rinnegare
le nuove credenze. Un mese dopo la sua partenza fu pubblicalo un suo scritto, nel quale
rivelavansi gli errori ed abusi che disonoravano
la religione romana in generale, ed in ispecie
la vita monastica, cui la sua coscienza non permeltevagli di rimanere più oltre legato, come
pure le ire surte coniro di lui e le insidie lese
coniro la sua vila. Cercò dapprima rifugio a
Zurigo, unilamente ad Ochino, e di poi a Strasburgo, dietro invilo del Bucero, che feceli entrare,
in qualità di professori, nel pubblico liceo. Di
là Pietro Martire inviò un’Epislola affettuosa alla
Chiesa riformala di Lucca, per manifestare ai
suoi compatrioti i motivi di sua improvisa par
per lanlù lempo, l’avosso lasciala (iriva di soprintendenza episcopale, senza provvedere un
sostituto per governarla nella sua assenza. Ma
in quel caso, come sarebbe siala trascurata da
sau Paolo, fra i tanti suoi saluti, una persona
SI eminente? trascuranza però cho Í- uopo ammettere se crediamo alla tradizione della residenza di san Pietro a Roma, e chc l’abbia lasciata per diversi anni, essendo assento nella
Giudea.
Possiamo ritenere inoltre che lutto le altre
ripetizioni di quesla sciocca tradizione che souo
stale fatto senza qualunquesiasi prova, sono
staUì già abbastanza confutato nelle nostro pagine antecedenti. .Non avremmo immaginalo
possibile che in queslo decimonono secolo si
trovasse uno, che come il [)adre 'J'eatino, fosse
si ardilo da asserire una cosa tanto ben conosciuta per falsa, e che dice a pag. 56, che
sau Clemente stesso menziona nelle sue lettere che fu ordinalo a Roma da san Pietro !
« Il y ordonna aussi saint Ch'-ment, ainsi que
( ce môme saint nous J’appreud dans ses Let
< 1res 11 » Audacia o ignoranza mirabile !
Nella sua quarta lettera il Ventura entra nello
sue prove, che sono le seguenti: 1* La lettera
che san Pietro scrisse da Roma. 2‘ L’antica e
non interrotta credenza de’ Romani. 3“ I monu*
menti, pitture, mosaici e medaglie de’ primi
secoli e la tomba dell’aposlolo menzionala da
Giuliano Apostata. 4* L’impossibilità che fosse
potuto morire in alcun altro luogo, o" Il gran
tenza, ed esortarli, in pari tempo, a rimaner
fedeli alla causa che avevano abbracciala.
Non appena corse la voce della fuga di Martire, che fu ordinata una visita del monastero,
già da lui diretto, per osservare se alcun vestigio d’eresia vi fosse rimasto. Un gran numero di
frati furono, per sospetti di tal natura, gettali
in prigione, e, in meno di un anno, diciotto di
essi lasciarono l’Italia a fine di ricoverarsi in
Isvizzera, e per tal modo porsi al coperto di ulteriori persecuzioni.
Non ostante lo scoramento cagionalo dalla
perdita del suo fondatore, la Chiesa di Lucca,
sfidando le minaccie de’ nemici, si mantenne
unita e compatta; protetta da alcuui de’ primarii
personaggi della citlà, e governala da nuovi
pastori, essa continuò, e con fruito, la sua propaganda ; e ne fa fede un’allra Epistola di Pietro
Martire, cosi concepita: «Voi, nel giro di alcuni anni, avete falto progressi cosi consolami
nel Vangelo , che, non occorrendo rianimare il
vostro zelo colle mie lettere, mi sono limitalo a
parlar di voi dovunque con onore, e ringraziare
2
numero e buon carattere di coloro che attestano
il fatto.
Risponderemo brevemente a tutte e cinque
queste così dette prove.
1“ Abbiamo già detto abbastanza sulle epistole di san Pietro come scritte da Babilonia,
e non è necessario ritornarvi.
2* « L’antica e non interrotta credenza dei
Romani j> si riduco nelle pagine di padre Ventura ad una mera asserzione che vi siano stati
«erti scrittori che l’han detto dai tempi degli
apostoli in giù; e che uno di essi san Clemente,
abbia veduto l’apostolo in Roma co’ suoi proprii occhi! (pag. 88). Perchè i nostri fratelli cattolici-romani , perchè il padre Ventura medesimo, non ci han mai dalo le parole di questi
antichissimi scrittori, o specialmente di san Clemente, acciocché possiamo valutar la loro asserzione? Noi per parte nostra non abbiamo
mancato di produrre le necessarie citazioni, e
abbiamo trovato che non provano nulla. Il Ventura menziona pure una preghiera che dice essere molto antica « très-ancienne » Petrus apoxlMus et Paulm doctor (jcntium ipsi nosdocuerimt legem luam, Domine. Possiamo benissimo
accettare questa preghiera come molto antica
come ancora tutto che dice, e nondimeno negare affatto che fornisca qualunque prova oppure asserzione che san Pietro fosse mai stato
a Roma.
3“ I monumenti; e chc sono? La prigione
Mamertina — la segreta nella via Lata, ove
l’apostolo miracolosamente fece sorgere dell’acqua per ballezzare i suoi convertiti — il
luogo ove fu crocifìsso sul monte Gianicolo —
il suo sepolcro nel Vaticano. — Ma il padre
non cerca piìi antica autorità per le sue prove
che poche parole d’Eusebio e di Girolamo, e
abbiamo già visto quanto esse valgono. Si può
faro la stessa osservazione riguardo alle iscrizioni; egli non ne produce una e non cita autorità più alta d’Eusebio, il quale diffatti non
fa altro che leggiermente nominare il martirio di Pieiro e Paolo « Nerone regnante », e
il sommo Dio per le spirituali benedizioni che
ha sparso su di voi. Io sono stato e son felice
in pensando ch’ebbi ia gloria di gettare la prima
base di queslo santo edifizio; e la mia gioia è
stala grande all’udire che la Provvidenza vi ha
inviato maestri più abili di me, la cui pietà e
dollrina ha fatto progredire la sant’opera da
me iniziala » (1).
Successore di Pietro Martire nell’aposlolato
evangelico in Lucca era stalo, fra gli allri, Celio
Secondo Curione ; il quale ebbe nascimento in
Torino, e sin dagli anni giovanili abbracciò con
molto entusiasmo la fede riformata, affrontando
per essa persecuzioni e pericoli d’ogni genere.
Due volte fu messo in prigione per sospetli di
eresia, prima ad Ivrea, poscia in Torino; e dal
secondo carcere sarebbe passalo senza fallo al
patibolo, se dotato com’era di mirabile prontezza d’animo, il prigioniero non avesse trovato
il modo di rompere i suoi ceppi e porsi in salii) Martyris Epistola ad fratres Lucenses, anuo
1556; in Zac. ComtQun., p. 771.
dire che vi era in Roma una iscrizione, anche
a’ suoi di, che testificava del fatto; ma non v’ha
il minimo indizio del doce avesse luogo il martirio.
Il Ventura allude di poi. a ciò che Caio ha
detto, e abbiamo già esaminato le sue parole ;
ma il dotto conlroversista hà àmito l'ardire di
aggiungere poi quel che Caio non aveva detto,
cioè i nomi di Pieiro e Paolo: « de saint Pierre
et de saint Paul, fondateurs del’Eglise de Rome »
(pag. 92). E appena necessario di dire che i ritratti de’ due apostoli dipinti sulle tazze de’romani non provano in nessun modo ch’essi abbiano mai visitato Roma, nè che i Romani stessi
l’abbian credulo; neanche chC|Girolamo narrando il fatto delle pitture avesse creduto alla
loro presenza in quella citlà. Ecco le sue parole; ln ipsis,cucurbitistasculoru,m, quas vulgo
Saucomarias tocanl, solent apostolorum imagiaes adumbrari [In caput 4 Joan. apud Ve.nTtR.v). Sarebbe troppo ardito il dire che dovunque si trovino ritratti degli apostoli, là per
certo essi stessi sono stati personalmente ! La
sentenza ricavala dagli scritti di Giuliano Apostata non prova nienle. Joaimem primmn Jesum dixisse Deum, cum -^ensisset magnam multitiidinem inplerisque urbibus grcecis el latinis
jam id credere, audiretque monumenta. Petri
et PauU cium quidem, sed tamen ea coli. (Apud
sanctus Cirill. Alex. lib. X. Ventura, p. 94).
Chi non s’accorge che in queste parole non si
faccia menziono di Roma, ma soltanto di molte
cillà greche o latine ! Sicuramente il padre
Ventura uon ò stato molto felice nella scolla
che ha fatto di prove.
i> L’impossibilità di ammettere cho san Pietro morisse in altro luogo! Abbiamo già esaminato questo punto, e mostrato quanto è probabile che vi sia stato un silenzio generale nei
tempi primitivi circa la sua morte che ebbe
luogo in Babilonia de’ Parti, fra i Giudei della
Dispersione in una remota provincia deH’impero, mentre aH’incontro se l’apostolo fosse
stato martirizzato e sepolto a Roma , la cosa
vo; e la sua evasione fu talmente prodigiosa,
cho i fanatici clericali, non potendo rendii'sene
ragione, altribuironla, senz’altro, a magia. ’
Curione passò la sua vita in continua peregrinazione sia percausa deH’aposlolalo che nelle
università, nelle congreghe ed anche in prigione esercitò sempre con grandissimo fruito,
e sia per sottrarsi alle persecuzioni de’ satolliti
del papa, che a Pavia, a Venezia, a Ferrara, a
Lucca, dovunque teneangli dietro senza concedergli mai requie; e sarebbe, al certo caduto nelle loro mani se meno pronto di spirito ei fosse stalo, e se i governi di Pavia, di
Venezia, di Ferrara e di Lucca, che in grande
onoranza lo tenevano, non gli avessero più
volte fatto scudo della loro protezione. Ma divenuta questa inefficace, e non vi essendo più
argine coniro i furori deH’intoIjeranza romana,
Curione, dietro consiglio della duchessa di Ferrara, dovette prendere pur esso la via dell’esilio,
e ricoverarsi in Isvizzera.
La persecuzione esercitata sinallora con affettata moderazione e ristretta ai più noti e più
sarebbe stata notoria ed incontrovertibile, ben
conosciuta a tutti.
ii* Il gran numero o buon carattere de’ testimonii. Il primo che produce è Clemente di
Roma, e veramente non è mai successo a noi
di vedere un più audace e sfacciato tentativo
per incannare i semplici che questo del dotto
Teatino. E un atto di letteraria disonestà che
non trova parallelo se non tra i vari consimili
atti degli stessi controvorsisti Romani I Letta
la sua citazione e osservalo l’intendimento che
vuol imporre a certo parole, dimandammo : è
possibile che non abbiamo mai notalo una si
forte osservazione di san Clemente? Che gli
apostoli, cioè, furon messi a morte presso i
Romani? Ma quando ci rivolgemmo all’epistola
di san Clemente tutto era chiarito. Non v’ha
nemmeno un cenno riguardo all’aposlolo Pietro, nè di verun allro, e il Ventura è stato abbastanza astuto,, o falso, oppure ignorante (ma
ignoranza in lai caso è impossibile) di nascondere il contesto che fa chiaro a cui le parole
di sau Clemente si riferiscono. Il brano del
passo citalo dal padro Ventura è come segue;
Viris istis sanate citam instiUientibus magna
electorum multitudo aggregata est, qui supplicia multa et tormenta propter emulationem
passi, exemplar optimum ínter nos extiterunt;
le parole cho seguono nell’epistola di Clemente
sono : Propter zelum mulieres persecutionem
passce Danaides et Direm, poslquam grada et
nefanda supplicia sustinidsseiit, ad firmum
fidei cursum protegerunt, et debites corpore nobile pi'Winìum acceperunt. Zelus tuom'um animas a maritis abalienavit, et dictum patris
nostri Adami mutavit. Hoc jam ex assibus meis
et caro ex carne mea. Zelus et contentio urbes
magnas erertit, et gentes numerosas funditus
deledt (S. Clem. ad Coi-, VI) Questo è il passo
del quale alcune parole sono storte dal contesto jier imporre ai suoi ignoranti lettori l’idea
che Clemente ha parlato del martirio di san
Pietro a Roma ! ! Sicuramente l’astuto padre
avrà creduto di vivere nelle tenebre del medio
influenti riformalori, scoppiò a guisa di tempesta
violente e divenne generale, subito che il tribunale del Santo Uffizio fu consolidato. In breve
tempo il numero degli esuli crebbe sinisuralanienle e le prigioni furono popolale d’infelici
che non vollero o non poterono abbandonare la
patria.
Assalili in ogni angolo della penisola e con tulle
le abbominevoli armi, i riformati lusingavansi
d’otlenere un rifugio sotto la protezione della
Corte di Ferrara; ma la Curia di Roma, sempre
vigile ed operosa, li prevenne, assediando con
tulle le inique arti che l’eran proprie l’animo del
duca, il quale fini per cedere e rendersi persino
cooperatore del dichiaralo esterminio, contro
quei medesimi che avea prima incoraggiati ad
abbriicniare la Hiforma. Ciò fece probabilmente
per ragione di Stato; ina non sempre la ragione
di Stato va di costa col giusto e coll’oneslo, nè
al tribunale della coscienza e di Dio le ragioni
di Stato giovano sempre a scusare la condotta
de’principi.
(continua)
3
evo immaginando di poter si facilmente ingan»
nare il mondo.
Il Ventura produce poi come testimonio lo
stesso Clemente (come egli crede), e lo fa dire
nel settimo libro delle Costituziuni Apostoliche,
d’esser slato ordinato vescovo di Roma dall’apostolo Pietro! Non sappiamo ancora che ammirare piìi, 0 la fraudo o l’ignoranza di quesla
asserzione ! Le Costituzioni Apostoliche sono
ben conosciute essere d’un secolo posteriore,
si crede del quarto secolo, e non furono scritte
da san Clemente! Abbiamo già disaminato la
testimonianza d’Ignazio e di Papia, Egisippo,
Caio, Ireneo, Dionisio, Tertulliano, Origène,
Cipriano e Eusebio. Il Ventura ripete i soliti
passi di quegli scrittori, ma con insolite falsificazioni ! e ne fa una bella pietanza per stuzzicar l’appetito de’ suoi lettori! Davvero siamo
stanchi di far risposta a tante rifiutate favole,
e di portar alla luce queste falsificazioni già
mille volte condannate! Nè fa mestieri in queste pagine seguire il celebre padre in mezzo
a’ suoi risuonanti periodi e scovrirne gli sbagli sia riguardo agli antichi Concilii generali
della Chiesa, sia in quanto a quello di Saidico.
Un poco più di erudizione gli avrebbe fatto sapere che vi è grandissimo motivo per dubitare
se quel Concilio di Sardico avesse mai avuto
luogo; 0 almeno se i Canoni attribuiti ad essó
non siano del lutto fabbricazioni ; e im poco
pih di onestà l’avrebbe portato a riconoscere
la differenza manifestata negli Alli degli altri
Concilii, come per esempio quelli di Nicea, Costantinopoli, Efeso, Calcedonia, ecc.; la differenza cioè tra una primazia accordata dalla
Chiesa per onorare l’imperiale città, ed una supremazia di diritlo divino. La quale non è altro che l’invenzione di un secolo posteriore,
nemmeno per bizzarria immaginata nei primi
tempi della Chiesa. F.
A’ MIEI CONCITTADINI PII
I Continuaiione)
VII.
La lettura della Bibbia
Dissi che gli increduli e gli indifferenti sono
veri protestanti contro le dottrine romane; ma
fra voi slessi, o miei concittadini pii, slimate
forso che non si trovino de’protestanti? Io vi
farò queste brevi domande; Siete voi internamento, nella vostra coscienza, bene convinti
che il papa sia infallibile nelle sue decisioni,
vale a dire che non cada mai in errore? Pensateci seriamente; egli è un dogma cotesto che
la Chiesa di Roma impone ai suoi membri sotto
minaccia di scomunica; ebbene, se non ne avete
la piena creilenza, la qual cosa è probabile poiché il papa infine è uomo peccatore anch’osso
lì corrotto come tutti gli uomini, voi siete ipso
facto protestanti. Allorquando vi accostale alla
Comunione e ricevete la particola, cerio procurale di non romperla co’denti, perchè i preti
vi dissero che in essa trovasi materialmente il
corpo di Gesù Cristo ; ora credete voi con fermezza a ciò? Domandatelo al vostro cuore, e
s’egli vi risponde pel no, siete da capo ipso fa
cto protestanti. Nolla messa il prete, secondo
la dottrina romana, ha nientemeno che la possanza sovrannaturale di far discendere corporalmente Gesù Cristo suirallare come vittima,
in guisa cho l’ostia si tramuta nel suo corpo e
il vino nel suo satigiie ; miracolo a cui fu dato
il nome strano di transubstanziazione: quindi
colla messa vuoisi rinnovare le mille volte al
giorno il divino sacrificio dolla croco. Anche
intorno a coteslo dogma se voi conservato soltanto un dubbio, siete, ripeto per la terza volta,
ipso facto protestanti, ecc., ecc.
Ma lasciamo tali cose per ora, ne parleremo
in seguito. Quello che m’interessa di notare
adesso è che voi non siete nè increduli nè indifferenti, ma pii ; in mezzo alla superstizione,
di cui non ne avete colpa, e ch’è frutto dell’albero farisaico, serbate una certa fede nella divinità di Gesù Cristo e dei precetti rinchiusi
neH’Antico e Nuovo Testamento, ossia nella
Bibbia. Qui poi soggiungo ; voi ignorate i due
Testamenti. — No (risponderete), noi possiamo
recitarvi a memoria tulta la storia dol popolo
ebreo e la dollrina cristiana. — Si (ripiglio io),
quella sloria e quella dollrina che a me pure
furono insegnate ; ma non imparaste nè l’una
nè l’altra sul lesto originale, ch’ò ben diverso ;
0 tutto al più sapete recitarne le parole , e ne
ignorato lo spirito.
Nei catechismi vescovili è pur dello ehe le
verità che Iddio ha rivelato alla Chie.sa contengonsi nolla Scrittura Sacra; dunque vedeie che,
per confessione stessa dei preti, questa dev’essere la base deirinsegnamenlo religioso ; e no
conseguita che se non è conforme alla Bibbia, conviene ripudiarlo come falso. Ma perchè, domanderete Voi, non ci vien data la Sacra Scrittura originale da leggere? La risposta
ve l’offrirà la Bibbia medesima quando la studierete; frattanto ponete mente che questa Bibbia, Libro di Dio, vi è negata dal prete, cioè
da un uomo che si fa più grande di Dio.
Or ecco, in ordine alla lettura di esso, che
cosa ho trovalo io nel sacro libro; vi ho trovalo
non un consiglio , ma un comando ; e questo
comando è rivolto, com’ò naturale, a voi jmre
e a tutti gli uomini. 0 miei concittadini pii,
non 6 egli vero chc Gesù Crislo è più del papa?
Ebbene, Gesù Cristo vi dice ; « Investigate le
Scritture; perciocché voi pensato per esse aver
vita eterna, cd esse testimoniano di me» (Giov.,
V, 39). Non occorre citare allri passi; questo
può bastare ad invogliarvi a cercarne altri, e
son molti; e a provarvi il dovere e la necessità
che abbiamo d’investigare il pensiero di Dio ;
però havvi una seconda forte ragione per ciò
faro; onde saltarsi da coloro che ci turbano e
che togliono perrerlire il Vangelo {G\u., I, 7).
Di certo , se non si ricorre alla Bibbia, non si
potranno mai conoscere quali sieno i banditori
del vero Cristo, nè prorare ogni cosa, e ritenere il bene(\‘ Tpss.,\, 21); anzi, nella seconda
epistola di Giov., V, 10, leggonsi nientemeno
che le seguenti parole; « Se alcuno viene a voi
e non reca questa dottrina, non lo ricevete in
casa e non salutatelo ». Infine, e san Pietro
nella seconda lettera, e san Paolo in tutte le
sue, e san Luca negli Atti, e in genere gli Apostoli ed anche i Padri della Chiesa fino al se
colo XII lianno ai fedeli inculcato la lettura della
Bibbia.
10 so che allorquando si chiede ni preti il
perchè sia vietato di leggere la Bibbia, rispondono essere falso ch’esista simile proibizione;
ma il fatto si è ch’essi nè la fanno stampare
por divulgarla, nè la insegnano com’è scritta e
non ne infondono io spirito no’ cuori; non basta, è altresì un fallo cho per primo il Concilio
di Tolosa, nel 1229, proibì chiaramente ai laici
la lettura in volgare della Bibbia ; e lo stesso
fecero in seguilo i papi Pio IV e Clemente Vili;
nè pih lardi si tolsero quesli divieti, cho anzi
elevaronsi a dogmi assoluti, come risulta, per
citarne alcuna del tempo nostro, dalle encicliche di Leone XII, di Gregorio XVI e di Pio IX.
11 Vangelo, si dirà forse, è lello dai preti
nella messa ogni giorno, in tutte le citli'i, in tutti
i villaggi, in tutte le chiese. In quat modo, con
che prò? D’ordinario, con voce inintelligibile ,
spesso con nna iminensilà di s|iropositi, ma
sopratutto in lingua morta ed ignota agli uditori, come si usa per l’inlera liturgia romana:
eppure .san Paolo scriveva ai Corinti: « So io
venissi a voi parlando in linguaggi strani, che
vi gioverei?.. Le cose inanimate stesse che rendono suono, o flauto o cetra, se non danno distinzione a’suoni, come si riconoscerà ciò ch’è
suonato in sul (lauto o in sulla cetra? Perciocché se la tromba dà un suono scono.sciulo, chi *
s’apparecchierà alla battaglia? Cosi aucora voi,
se porlo linguaggio non proferite un parlare intelligibile, come s’intenderà ciò che sarà detto?
perciocché voi sarete come so parlaste in aria
ecc.» (I* Cor., XIV, 6 e seg.). E infatti, non è
forse vero che i preti parlano al vento e colle
messe loro e salmi ed inni ed oremus, il tutto
in latino? Ditelo voi, o miei pii concittadini, chi
vi tiene in raccoglimento nelle funzioni delle
chipse; è forse lo spirilo, la soslanza, il senso
delle parole cho udite cogli orecchi? No, cerio;
perchè non intendendo la favella, voi siete barbari a chi parla, e chi parla è barbaro a voi.
Il pio vostro raccoglimento è dunque un’illusione; esso è piuttosto un eccitamento dei sensi
0 della fantasia, prodotto dall’odoro dell’incenso ; dalle melodie ch’escono dall’organo od
allri istrumenti e dal gorguzzolo di abili cantanti che vi riproducono pezzi di musica teatrale, che vi hanno mondanamente già prima
cnlusiastati; dalla privazione della luce diurna;
dal fosco chiarore dei cerei e delle lampade ;
dai raggi loro che si rifrangono sugli ori, gli
argenti, le gomme degli altari e delle vesti sacerdotali ; nonché dalle pallido ombre che si
dipingono qua e là nelle vòlte , nello nicchie,
negli sfondi; e, per ullimo, ad intervalli, dal
canto monotono e cupo dei sacrificatori o levili.
Visione, incantesimo, fascino che spariscono alruscire del tempio; la fantasia risana, e il
cuore di tulli rimane com’entrò, vuoto, freddo,
muto.
UAR.mN]A E LA CARITA’ EVANGELICA
Ci parve, per lo meno, strano, che VArmonia
abbia voluto dare ad intendere a’ suoi lettori,
che gli evangelici, sebbene a quando a quando
4
numero e buon carattere di coloro che attestano
il fatto.
Risponderemo brevemente a tutte e cinque
queste cosi dotte prove.
1“ Abbiamo già detto abbastanza sulle epi-stole di san rietro come scritte da Babilonia,
e non ò necessario ritornarvi.
2» « L'antica e non interrotta credenza dei
Romani » si riduce nelle pagine di padre Ventura ad una mera asserzione cbe vi siano stati
certi scrittori che l’han dotto dai tempi degli
apostoli in giù; e che uno di essi san Clemente,
abbia veduto l’apostolo in Roma co’ suoi proprii occhi! (pag. 88). Perchè i nostri fratelli cattolici-romani , perchè il padre Ventura medesimo, non ci hun mai dato le parole di questi
antichissimi scrittori, e specialmente di san Clemente, acciocché possiamo valutar la loro asserzione? Xoi per parte nostra non abbiamo
mancato di produrre le necessarie citazioni, e
abbiamo trovato che non provano nulla. Il Ventura menziona pure una preghiera che dice essere molto antica « très-ancienne s Pelrus apoMolus etPaulun doctor gentium ipsi nosdocuermit legem Imm, Domine. Possiamo benissimo
accettare questa preghiera come molto antica
come ancora tutto cho dice, e nondimeno negare affatto che fornisca qualunque prova oppure asserzione che san Pietro fosse mai stato
a Roma.
3* I monumenti; e che sono? La prigione
Mamertina — la segreta nella via Lata, ove
l’apostolo miracolosamente fece sorgere dell’acqua per battezzare i suoi convertiti — il
luogo ove fu crocifisso sul monte Gianicolo —
il suo sepolcro nel Vaticano. — Ma il padre
non cerca più antica autorità per le sue prove
che poche parole d’Eusebio e di Girolamo, e
abbiamo giù visto quanto esse valgono. Si può
fare la stessa osservazione riguardo alle iscrizioni; egli non ne pj-oduce una e non cita autorità più alta d’Eusebio, il quale diffatti non
fa altro che leggiermente nominare il martirio di Pietro e Paolo « Nerone regnante », e
il sommo Dio per le spirituali benedizioni che
ha sparso su di voi. Io sono stato e son felice
in pensando ch’ebbi la gloria di gettare la prima
base di questo santo edifizio; e la mia gioia è
stata grande all’udire che la Provvidenza vi ha
inviata maestri più abili di me, la cui pietà e
dottrina ha fatto progredire la sant’opera da
me iniziala » (1).
Successore di Pietro Martire neiraposlolalo
evangelico in Lucca era stato, fra gli allri, Celio
Secondo Curione; il quale ebbe nascimento in
Torino, e sin dagli anni giovanili abbracciò con
molto entusiasmo la fede riformala, affrontando
per essa persecuzioni e pericoli d’ogni genere.
Due volle fu messo in prigione per sospetti di
eresia, prima ad Ivrea, poscia in Torino; e dal
secondo carcere sarebbe passato senza fallo al
patibolo, se dolalo com’era di mirabile prontezza d’animo, il prigioniero non avesse trovato
il modo di rompere i suoi ceppi e porsi in salii) Martyris Epistola ad fratres Lucenses, anuo
1556; in Zac. Commun., p, 771.
dire che vi era in Roma una iscrizione, anche
a’ suoi dì, che testificava del fatto; ma non v’ha
il minimo indizio del dace avesse luogo il martirio.
Il Ventura allude di poi a ciò cho Caio ha
detto, e abbiamo già esaminato le sue parole ;
ma il dotto conlroversista ha amito l'ardire di
aggiungere poi quel che Caio non aveta detto,
cioè i nomi di Pietro e Paolo: « de saint Pierre
et de saint Paul, fondateurs del’Eglise de Rome »
(pag. 92). E appena necessario di diro che i ritratti de’ due apostoli dipinti sullo tazze de’romani nou provano in nessun modo ch’ossi abbiano mai visitato Roma, nè che i Romani stessi
l’abbian creduto ; neanche che |Girolamo narrando il fatto delle pitture avesse creduto alla
loro presenza in quella cititi. Ecco le sue parole: In ipsisfiucurbitisvasculorum, quas tulgo
Saucomarias vocant, solent apostolorum imagines adumbrari (In caput 4 Joan. apud Ve.\tcra). Sarebbe troppo ardilo ii dire che dovunque si trovino ritratti degli apostoli, là per
cerio essi stessi sono stali personalmenle ! La
sentenza ricavata dagli scritti di Giuliano Apostata non prova niente. Joannem primum Jesum dixisse Deum, cum sensisset magnam multitudinem inplerisque urbibus grcecis et latinis
jam id credere, audiretque monumenta. Petri
et Pauli clam quidem, sed tamen ea coli. (Apud
sanctus Cirill. Alex. lib. X. Ventura, p. 94).
Chi non s’accorge che iu questo parole non si
faccia menziono di Roma, ma sollanto di molte
città greche o latine ! Sicuramente il padre
Ventura non è -staio molto felice nella scella
cho ha fatto di prove.
4“ L’impossibilità di ammettere che san Pietro morisse in altro luogo! Abbiamo già esaminato questo punto, e mostrato quanto è probabile che vi sia stato un silenzio generale nei
tempi primitivi circa la sua morte che ebbe
luogo in Babilonia de’ Parti, fra i Giudei della
Dispersione in una remota provincia dell’impero, mentre all’iucontro se l’apostolo fosse
stalo martirizzato e sepolto a Roma , la cosa
vo; e la sua evasione fu talmente prodigiosa,
che i fanatici clericali, non potendo rendersene
ragione, altribuironla, senz’altro, a magia. •
Curione passò la sua vila in continua peregrinazione sia per causa dell’apostolalo che nelle
università, nelle congreghe ed anche in prigione esercitò sempre con grandissimo fruito,
e sia per sottrarsi alle persecuzioni de’ sateMiti
del papa, che a Pavia, a Venezia, a Ferrara, a
Lucca, dovunque teneangli dietro senza concedergli mai requie; e sarebbe, al certo caduto nelle loro mani se meno pronto di spirito ei fosse stato, e se i governi di Pavia, di
Venezia, di Ferrara e di Lucca, che in grande
onoranza lo tenevano, non gli avessero più
volte fallo scudo della loro protezione. Ma divenuta questa inefficace, e non vi essendo più
argine coniro i furori dcH’inlolleranza romana,
Curione, dietro consiglio della duchessa di Ferrara, dovette prendere pur esso la via dell’esilio,
e ricoverarsi in Isvizzera.
La persecuzione esercitala sinallora con affettala moderazione e ristretla ai più noti e più
sarebbe stata notoria ed incontrovertibile, ben
conosciuta a tutti.
o“ Il gran numero o buon carattere de’ testimonii. Il primo che produce è Clemente di
Roma, e veramente non è mai successo a noi
di vedere un più audace e sfacciato tentativo
per incannare i semplici che questo del dotto
Teatino. E un atto di letteraria disonestà che
uon trova parallelo se non tra i vari consimili
atti dogli stessi controvorsisti Romani I Letta
la sua citazione e osservalo l'intendimento che
vuol imporre a certo parolo, dimandammo : è
possibile che non abbiamo mai notato una sì
forte osservazione Ji san Clemente? Che gli
aposloli, cioè, furon messi a morte presso i
Romani? Ma quando ci rivolgemmo all’epistola
di san Clemente tutto era chiarito. Non v’ha
nemmeno un cenno riguardo all’apostolo Pietro, nè di verun allro, e il Ventura è stalo abbastanza astuto,. 0 falso, oppure ignorante (ma
ignoranza in tal caso è impossibile) di nascondere il contesto cho fa chiaro a cui le parole
di san Clemente si riferiscono. Il brano del
passo citalo dal padre Ventura è come segue :
Viris istis sancle vitam instituentibus magna
electorum multitudo aggregata est, qui supplicia multa el tormenta propter emulationem
passi, exemplar optimum ínter nos extiterunt;
le parole cho seguono nell’epistola di Clemente
sono : Propter zelum mulieres persecutionem
passa Danaides el Dircce, postquam grada et
nefanda supplicia sustinuissent, ad firmum
fidei cursum protegerunt, et debites corpore nobile pnemium acceperunt. Zelus uxo-rum ánimos a maritis abalienavit, et dictum patris
nostri Adami mutavit. Hoc jam ex ossibus meis
et caro ex carne mea. Zelus et contentio urbes
magnas evertit, et gentes numerosas funditus
deledt (S. Clem. ad Cor. VI) Queslo è il passo
del quale alcune parole sono storte dal contesto [ler imporre ai suoi ignoranti lettori l’idea
che Clemente ha parlato del martirio di san
Pietro a Roma ! 1 Sicuramente l’astuto padre
avrà creduto di vivere nelle tenebre del medio
influenti riformatori, scoppiò a guisa di tempesta
violente e divenne generale, subito che il tribunale del Sanlo Uffizio fu consolidato. In breve
lempo il numero degli esuli crebbe smisuralamente e le prigioni furono popolale d’infelici
che non vollero o non poterono abbandonare la
patria.
Assalili in ogni angolo della penisola e con tulle
le abbominevoli armi, i riformali lusingavansi
d’otlenere un rifugio sotto la protezione della
Corle di Ferrara; ma la Curia di Roma, sempre
vigile ed operosa, li prevenne, assediando con
tulle le inique arti che l’eran proprie l’animo del
duca, il quale fini per cedere e rendersi persino
cooperatore del dichiaralo esterminio, coniro
quei medesimi che avea prima incoraggiali ad
abbracciare la Biforma. Ciò fece probabilmente
per ragione di Stalo; ina non sempre la ragione
di Sialo va di costa col giusto e coll’oneslo, nè
al tribunale della coscienza e di Dio le ragioni
di Stato giovano sempre a scusare la condotta
de’principi.
(coniinua)
5
evo immaginando di poter si facilmente ingan*
nare il mondo.
Il Ventura produce poi come testimonio lo
stesso Clemente (come egli crede), e lo fa dire
nel settimo libro delle Costituzioni Apostoliche,
d’esser slato ordinato vescovo di Uoma dall’apostolo Pietro! Non sappiamo ancora che ammirare pili, o la fraude o l’ignoranza di questa
asserzione! Le Costituzioni Apostoliche sono
ben conosciute essere d’un secolo posteriore,
si crede del quarto secolo, e non furono scritte
da san Clemente! Abbiamo già disaminato la
testimonianza d’Ignazio e di Papia, Egisippo,
Caio, Ireneo, Dionisio, Tertulliano, Origène,
Cipriano e Eusebio. Il Ventura ripete i soliti
passi di quegli scrittori, ma con insolite falsificazioni ! e ne fa una bella pietanza per stuzzicar Tappetilo de’ suoi lettori! Davvero siamo
stanchi di far risposta a tante rifiutale favole,
e di portar alla luce queste falsificazioni già
mille volte condannate ! Nò fa mestieri in queste pagine seguire il celebre padre in mezzo
a’ suoi risuonanti periodi e scovrirne gli sbagli sia riguardo agli antichi Concilii generali
della Chiesa, sia in quanto a quello di Saidico.
Un poco più di erudizione gli avrebbe fatto sapere che vi è grandissimo motivo per dubitare
se quel Concilio di Sardico avesse mai avuto
luogo; o almeno se i Canoni attribuiti ad essó
non siano del lutto fabbricazioni ; o un poco
più di onestà l'avrebbc portalo a riconoscere
la differenza manifestata negli Alti degli allri
Concilii, come per esempio quelli di Nicea, Costantinopoli, Efeso, Calcedonia, ecc.; la differenza cioò tra una primazia accordata dalla
Chiesa per onorare l’imperiale cillà, ed unasMpremazia di diritto divino. La quale non è altro che l’iavenzione di un secolo posteriore,
nemmeno per bizzarria iuimaginata nei primi
tempi della Chiesa. F.
-V MIEI CONCITTADINI PII
f Continmiiont)
VII.
La lettura delta lìibbia
Dissi che gli increduli e gli indifferenti sono
veri protestanti contro le dottrine romane; ma
fra voi stessi, o miei concittadini pii, stimate
forso che non si trovino de’protestanti? Io vi
farò queste brevi domande; Siete voi internamente, nella vostra coscienza, bene convinti
che il papa sia infallibile nelle sue decisioni,
vale a dire che non cada mai in errore? Pensateci seriamente; egli è un dogma cotesto che
la Chiesa di Roma impone ai suoi membri sotto
minaccia di scomunica; ebbene, se non ne avete
la piena credenza, la qnal cosa ò probabile poiché il papa infine è uomo peccatore anch’osso
t! corrotto come tutti gli uomini, voi siete ipso
facto protestanti. Allorquando vi accostale alla
(Comunione e ricevete la particola, certo procurate di non romperla co’denti, perché i preti
vi dissero cho in essa trovasi materialmente il
corpo di Gesù Crislo ; ora credete voi con fermezza a ciò? Domandatelo al vostro cuore, e
s’egli vi risponde pel no, siete da capo ipso fa
cto protestanti. Nella messa il prete, secondo
la dottrina romana, ha nientemeno che la possanza sovrannaturale di far discendere corporalmente Gesù Cristo sull'allare come vittima,
in guisa cho l’ostia si tramuta nel suo corpo e
il vino nel suo sangue ; miracolo a cui fu dato
il nome strano di transubstanziazione: quindi
colla messa vuoisi rinnovare lo mille volte al
giorno il divino sacrificio della croce. Anche
intorno a coteslo dogma se voi conservate soltanto undubbio, siete, ripeto per la terza volta,
ipso facto protestanti, ecc., ecc.
Ma lasciamo tali cose per ora, ne parleremo
in seguito. Quello che m’interessa di notare
adesso è che voi non siete nè increduli né indifferenti, ma pii ; in mezzo alla superstizione,
di cui non ne avete colpa, e ch’é frutto doU’albero farisaico, serbate una certa fede nella divinità di Gesù Crislo e dei precetti rinchiusi
neH’Antico e Nuovo Testamento, ossia nella
Bibbia. Qui poi soggiungo ; voi ignorate i due
Testamenti. — No (risponderete), noi possiamo
recitarvi a memoria tuKa la sloria del popolo
ebreo e la dollrina cristiana. — Si (ripiglio io),
quella storia e quella dollrina che a me pure
furono insegnate ; ma non imparaste né l’una
nò l'altra sul testo originale, ch e ben diverso ;
0 tutto al più sapete recitarne le parole , e ne
ignorate lo spirilo.
Nei catechismi vescovili è pur detto che le
verità che Iddio ha rivelato alla Chiesa contengonsi nella Scrittura Sacra; dunque vedete cho,
per confessione stessa dei preti, quesla dev’essere la baso deU’insegnamento religioso ; e ne
conseguita che se non ò conforme alla Bibbia, conviene ripudiarlo come falso. Ma perchè, domanderete Voi, non ci vien data la Sacra Scrittura originale da leggere? La risposta
ve l’oftrirà la Bibbia medesima quando la studierete; frattanto ponete mente che questa Ribbia, Libro di Dio, vi è negata dal prete, cioè
da un uomo che si fa più grande di Dio.
Or ecco, in ordine alla lettura di esso, che
cosa ho trovato io nel sacro libro; vi ho trovato
non un consiglio , ma un comando ; e questo
comando é rivolto, com’é naturale, a voi pure
e a tutti gli uomini. 0 miei concittadini pii,
non è egli vero che Gesù Crislo é pih del papa?
Ebbene, Gesù Cristo vi dice; « investigate le
Scritture; perciocché voi pensato per esse aver
vita eterna, ed esse testimoniano di me» (Giov.,
V, .39). Non occorre citare allri passi; questo
può baslare ad invogliarvi a cercarne altri, e
son molli; e a provarvi il dovere e la necessità
che abbiamo d’investigare il pensiero di Dio ;
però havvi una seconda forle ragione per ciò
fare; onde saltarsi da coloro che ci turbano e
che vogliono perrerlire il Vangelo ((ìxl., I, 7).
Di certo , se non si ricorre alla Bibbia, non si
potranno mai conoscere quali sieno i banditori
del vero Crislo, nè prorare ogni cosa, e ritenere il bene(\‘ Trss.,Y, 21): anzi, nella seconda
epistola di Giov., V, 10, leggonsi nientemeno
che le seguenti parole; « Se alcuno viene a voi
e non rena questa dottrina, non lo ricevete in
casa e non salutatelo ». Infine, e san Pietro
nella seconda lettera, e san Paolo in tulle le
sue, e san Luca nogli Atti, e in genere gli Apostoli cd anche i Padri della Chiesa fino al se
colo Xll hanno ai fedeli inculcalo la lettura della
Bibbia.
To so che allorquando si chiedo ni preti il
perché sia vietato di leggere la Bibbia, rispondono essere falso ch’esista simile proibizione;
ma il fatto si é ch’essi né la fanno stampare
por divulgarla, né la insegnano com’è scritta e
non ne infondono lo spirito ne’ cuori; non basta, é altresì un fatto cho per |irinio il Concilio
di Tolosa, nel 1229, proibì chiaramente ai laici
la lettura in volgare della Bibbia ; e lo stesso
fecero in seguito i papi Pio IV e Clemente Vili;
né più tardi si tolsero questi divieti, cho anzi
elevaronsi a dogmi assoluti, come risulta, per
cilarne alcuna del tempo nostro, dalle encicliche di LeoneNII, di Gregorio XVI e di Pio IX.
Il Vangelo, si dirà forse, é letto dai preti
nolla messa ogni giorno, in tulle lo citli'i, in tulli
i villaggi, in tutte lo chiese. In qual modo, con
che j)ro? D’ordinario, con voce inintelligibile,
spesso con nna iminensilà di spropositi, ma
sopratutto in lingua morta ed ignota agli uditori, come si usa per l’inlera liturgia romana;
ep[)ure .san Paolo scriveva ai (Corinti: c So io
venissi a voi parlando in linguaggi strani, che
vi gioverei?.. Le cose inanimate stesse che rendono suono, o flauto o cetra, se non danno distinzione a’ suoni, come si riconoscerà ciò ch’ò
suonato in sul flauto o in sulla cetra? Perciocché se la tromba <là un suono sconosciuto, chi ‘
s’apparecchierà alla battaglia? Cosi ancora voi,
se [lorlo linguaggio non proferite un parlare intelligibile, come s’intenderà ciò che sarà dello?
perciocché voi sarete come so parlaste in aria
ecc.» (I* Cor., XIV, C e seg.). E infatti, non è
forse vero che i proli parlano al vento e colle
messe loro e salmi ed inni ed oremus, il tulio
in latino? Ditelo voi, o miei pii concittadini, chi
vi tiene in raccoglimento nelle funzioni delle
chiese: è forse lo spirito, la soslanza, il senso
delle parole che udite cogli orecchi? No, certo;
perché non intendendo la favella, toi siete barbari a chi parla, e chi parla è barbaro a voi.
Il pio vostro raccoglimento é dunque un’illusione; esso è piuttosto un eccitamento dei sensi
0 della fantasia, prodotto dall’odore dell’iucenso ; dallo melodie ch'escono dall’organo od
altri istrumenti e dal gorguzzolo di abili cantanti che vi riproducono pezzi di musica teatrale, che vi hanno mondanamente già prima
entusiastati; dalla privazione della luce diurna;
dal fosco chiarore dei cerei e delle lampade ;
dai raggi loro chc si rifrangono sugli ori, gli
argenti, le gemmo degli altari e delle vesti sacerdotali; nonché dalle pallido ombro che si
dipingono qua e là nelle vòlte , nelle nicchie,
negli sfondi; e, per ullimo, ad intervalli, dal
canto monotono e cupo dei sacrificatori o leviti.
Visione, incantesimo, fascino che spariscono all’uscire del tempio ; la fantasia risana, e il
cuore di tutti rimane com’entrò, vuoto, freddo,
muto.
L’ARMONIA E LA CARITA’ EVANGELICA
Ci parve, per lo meno, strano, che l’Armonia
abbia voluto dare ad intendere a’ suoi lettori,
che gli evangelici, sebbene a quando a quando
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benefici, non hanno poi, nè possono avere la
vera carità cristiana, da cui ripete il cattolicismo
le sue numerosissime istituzioni caritatevoli, che
tulli conoscono ed ammirano, e che anche noi
debitamente apprezziamo. Ci dispiace che YArmonia abbia trattato quel suo assunto — s’intende
colle solile asserzioni gratuite — in quel numero
appunto che fu non ha guari sequestralo dal
fisco, e che non potemmo procurarci. Abbiamo perciò stimalo die la miglior via a far ricredere il giornale clericale — o a dir meglio,
chi mai potes.se credere in lui — sarebbe di dar
qualche esempio dei frutti prodotti ai giorni
nostri dalla Deca carità cristiana degli evangelici;
e qui pubblichiamo la lista dei doni ricevuti dalle
principali Società religiose di Londra durante
il 55. Traduciamo fedelmente dal giornale inglese The Christian Times del 9 corrente, dove si
danno d*!ltagli circostanziali delle operazioni di
quelle Società.
DONI RICEVUTI DALLE SOCIETÀ’ RELIGIOSE DI LONDRA
dal dicembre 54 A tutto NOVEMBRE 55.
Società Bibliche......Fr. 3,561,359 25
.Missioni estere e coloniali . . . » 12,015,185 20
Id. interne, e Società per la fabbrica e riparo di chiese e cappelle » 4,631,430 70
Trattati e libri religiosi .... » 1,408,014 75
Società varie di beneficenza ...» 2,114,807 80
Orfanotrofii........» 1,606,826 75
Penilenziarii e Case di riforma . . » 619,633 85
Spedali e farmacie......» 3,166,281 65
Società promolrici di miglioramento sociale ......... . 368,5i4 85
Scuole.........» 2,036,181 —
Socistà varie.......» 610,265 20
Fr. 32,498,531 —
Le Società sostenute da dotazioni perpetue,
legati pii, ecc., non sono comprese in questa
lista. Esse son molte e ricchissime. — Nel 1855
si fondarono due nuove Società, che qui giova
ricordare. Quella pei doni patriottici ai soldati
in Crimea; e l’Associaiiotie centrale di soccorso alle
\edove e famiglie delle vittime della guerra.
Queste due Società avevano riunito collellivainenle alla fine del novembre 55, L. 1,400,799
0 fr. 35,019,993 20. La somma dunque tolale
offerta nell’anno 55 dalla pubblica e spontanea
carità degli evangelici inglesi, principalmente in
Londra, ammonta all’enorme somma di franchi
67,518,524 20 ! !
1 dettagli delle operazioni delle diverse Società sono inleressantissimi, e noi ne accenneremo alcuni de’ più rimarchevoli.
La Società Britannica ed Estera per la propagazione della Bibbia, ha emesso nel 55 —
1,450,876 copie delle Scritlure, che essa stampa
in cenlo cinquanta fra lingue e dialetti difTerenti.
— Quesla Società fu formata nel 1778, ed ha fin
qui stampato e messo in circolazione in ogni
parte del mondo conosciuto 29,389,507 copie
della Bibbia. Vi sono in Londra altre tre Società
Bibliche, che nel 55 han pubblicato e distribuito
collettivamente 70,000 copie circa del Vecchio
e Nuovo Testamento.
Le missioni estere e coloniali sono dirette e
alimentate da diciassette associazioni diverse.
Quella dei Wesleiani è la più influente e numerosa. Le sue rendite del 55, ascesero a franchi
2,770,217 90, prodotto dei doni volontari. Essa
conta 111,655 membri. Le stazioni stabilite alr estero da queste Società riunite sono 784,
dove servono 2125 missionari, senza contare i
numerosissimi indigeni, che esse impiegano
come maestri, maestre, catechisti, ecc.
Vi sono in Londra venlisei Società per promuovere l’istruzione religiosa nella metropoli e
contea di Middlesex. Esse assistono le parrocchie
necessitose con ogni maniera di sussidii. Accordano i fondi necessarii per la fabbrica di nuove
chiese, ecc. — Nel 55 fecero erigere in Londra
quaranta chiese nuove, e concorsero con doni
generosi per l’ingrandimento o riparo di allre
settantuna. — I missionarii, i maestri ed impiegali al soldo di quelle Società, ascendono a 2,800.
— Una sola di esse, The Christian Instruction
Society, ha accudito all’islruzione religiosa di
54,000 famiglie ; un’allra The Seamaus chrislian
Friend Society, ha falto visitare da’ suoi missionarii 2,310 bastimenti nel porto di Londra, e distribuito fra i marinari più di 50,000 copie di
libri religiosi.
Troppo lungo sarebbe riferire le moltiplici
operazioni delle 43 associazioni distinte di Londra, comprese sotto il nome generale di Benevolent Societies — Società di beneficienza. Fra le
altre ve ne hanno, il cui scopo è di soccorrere i
forestieri indigenti, a qualunque nazione o religione appartengono. Nel 1855 aiutarono 7,625
persone, e distribuivan fra di esse fr. 133,050 90.
Altre fanno sussidii alle vedove e agli orfani dei
ministri della Chiesa, ai marinari, ai naufraghi,
ai ciechi, ai sordo-muti, e ai servitori senza
impiego.
Mille ottocentotrenta fanciulli e fanciulle furono ricoverali nei tredici orfanotrofii, sostenuti
dai doni volonlarii, che si trovano in Londra.
Uno di quesli stabilimenti è specialmenle riserbato per gli orfani cbs furono allevati a vila
agiata, e lasciati poi nella indigenza dall’avversa fortuna dei genitori.
Gli ospedali sostenuti da’ doni volonlarii sono
trentacinque. Essi ricoveravano, nel 1855,20,359
ammalati, e ministrarono l’assistenza medica e
le medicine a più di 180,000 persone.
Ventilre società distinte presiedono alla gratuita educazione pubblica in Londra. Esse hanno
scuole in ogni parte della città, e ne assistono
molte altre nelle provincie e nelle Colonie. La
sola Società nazionale, promotrice dell’educazione ira i poveri, mantiene 10,433 scuole; e
l’altra, chiamala The liazzed-school Union, conta,
nelle sue, 18,000 scolari.
A noi sembra che quesli brevi cenni daile
meraviglie operale dalla cristiana carità ^ei
nostri fratelli ‘evangelici d’Inghilterra, proveranno a sufficienza la sincerità e la veracità
della loro fede, ed il falso giudizio che l’^rmonia — forse senza malizia — ha pronunciato
contro di loro.
Francia. — Una revoca giusta. —Il ministro
della istruzione pubblica o de’ culti fece sapore
ai sig. Delegati dui culti evangelici, non riconosciuti dallo Stato, cliu il Governo risolse di autorizzare le Chiese evangeliche dell'AIta Vienna
a riprendere l’esercizio pubblico del culto loro,
com’era prima del 1852, quando venne interdetto.
Dietro ciò è sperabile che ben presto verrà annunziata eziandio la riapertura deHe scuole.
Austria. — Progressivo sviluppo del Concordato. —■ Nella nomina del presidente del Sinodo
vescovile di Vienna, la camarilla clericale Ita riportato sul governo austriaco una piena vittoria;
ed è ciò forse la causa principale della nullità
del Sinodo stesso. Ormai si può dire ch’egli si
trova abbandonato a se stesso e clie ha perduto
ogni importanza ; infatti la maggior parte dei
vescovi sono partiti da Vienna col pretesto di
celebrare la Pentecoste nelle singole diocesi; ma
v’è ragione di credere che non vi faranno ritorno.
Vediamo già che il nunzio Viale Prelà diramò
ai vescovi della monarchia le sue istruzioni sull’argomento matrimoniale , compilate d’accordo
coirarcivescovo di Vienna e rivedute a Roma da
alcuni prelati; e Roma ad un tempo schernisce
cosi e l’assemblea dei vescovi ed il governo austriaco: quest’ultimo nel pubblicare il Concordato stabiliva che le sue disposizioni ed in ispecie quelle sul matrimonio non dovessero avere
effetto se non dietro ulteriori accordi fra il governo e il potere ecclesiastico. Ma che! è forse
da sorprendersi che il papa e per esso il nunzio
Viale Prelà comandi ora in Austria più dell’imperatore? Non è cotesta la conseguenza della
forma di governo inaugurata dagli stessi uomini
di Stato dell’Austria? Governarono colle polizie,
e furono impotenti; governarono colla sciabola,
nè meglio riuscirono ; ora vogliono governare
coll’inquisizione papale; ebbene l’inizio fa presagire quale sarà la fine.
Portogallo. — Una buona legge. — La Camera dei Deputati in Lisbona ha testé passata
una legge per la quale tutti gli schiavi delle colonie portoghesi appartenenti allo Stato devono
ottenere la libertà.
Turchia. — Costantinopoli. — L’alleanza evangelica fondata in cotesta capitale dell'impero ottomano è in via di prosperare, sia per l’attività
in cui si è posta, sia per la sua estensione. Sentiamo con gioia che il nostro fratello rev. Gobat
di Gerusalemme e tutto il personale del vescovado vi si associarono ; e crediamo che sia il
primo prelato anglicano ch’abbia offerto un tanto
buon esempio. In oltre, le domande di Bibbie
per parte dei Turchi si moltiplicano in maniera
che l’alleanza evangelica di Turchia ha risoluto
di farne sul luogo un’edizione portatile, le spese
della quale cadranno sotto la di lèi responsabilità. Nondimeno ella conta d’essere assistita con
mezzi estranei; e non ne rimarrà certo delusa.
— Anche due giornali religiosi pubblicansi in
Turchia; l’uno in armeno, l’altro in ebraico e in
ispagnuolo ; quest’ultimo è ad uso degli ebrei
originari di Spagna, che sono dovunque i più
istrutti fra gli Israeliti.
{Feuille Il^gieuse).
UroHso Douiciilco gerente.
ANNUNZI.
Pubblicazione recetilissinm
GEAj:SI
ESISTE.\Z,l DI DIO - H.l VITA AVVE.MKE- RICOMPENSE E Pl'\IZIOM
Un volume in-18® di 250 pagine
Prezzo liii. 1.