1
^ ^
ECO
DELLE VALLI VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 AKGHOGNA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N. 36 ABBONAMENTI ( Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis TORRE PELLICE — 13 Settembre 1968
Una copia lire 50 ( L. 3.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 50 Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.CJ. 2-17557
La Via della rifarma
In un suo scritto del 1531, intitolato « Avvertimento ai suoi cari
Tedeschi», Martin Lutero, abbracciando con uno sguardo retrospettivo la Riforma ormai compiuta,
ne riassumeva il significato e la
portata con queste parole: «Il nostro Evangelo - Dio sia lodato ha creato molte cose, grandi e buone. Prima nessuno sapeva cosa fosse VEvangelo, né chi fosse Cristo,
né cosa fossero il battesimo, la penitenza, la S. Cena, la fede, lo Spirito, la carne, le buone opere, i
dieci comandamenti, il Padre Nostro, la preghiera, la sofferenza, la
consolazione, lo Stato, il matrimonio, i genitori, i figli, i signori, i
servitori, la padrona di casa, la
serva, il diavolo, gli angeli, il mondo, la vita, la morte, il peccato, la
giustizia, il perdono, Dio, il vescovo, il pastore, la Chiesa, il cristianesimo, la croce. Insamma: non
sapevano nulla di ciò che un cristiano deve sapere... Ma ora è successo - Dio sia lodato - che uomini e donne, giovani e vecchi conoscono il catechismo e sanno come si deve credere, vivere, pregare, soffrire e morire; ed è una bella istruzione della coscienza, quella che insegna a essere cristiani e
a riconoscere Cristo ».
Leggendo queste parole, il pensiero corre subito, per contrasto,
alla situazione presente della Chiesa che, rispettosa quella della Riforma come LuterO^qtli là dipinge,'
sembra essersi letteralmente capovolta. Il capovolgimento della situazione può essere condensato in
questa formula: mentre la Chiesa
della Riforma sapeva, la Chiesa di
oggi non sa.
Cos e l’Evangelo? Chi è Cristo?
Cos’è lo Stato? Cos’è la Chiesa?
Tutte domande fondamentali, alle
quali la Riforma (pur con i suoi
vari condizionamenti) seppe dare
risposte chiare e nutrite di Evangelo (anche se non sempre in
egual misura), mentre per noi sono domande aperte, cui diamo
cento risposte diverse, che però
non convincono e non convertono.
Lo si vede anche nel nostro piccolo: l'ultimo Sinodo ha ben documentato il vuoto teologico in cui
C! dibattiamo, con la babele spirituale che necessariamente ne consegue.
C'è chi, in Sinodo, ha creduto di
dover ironizzare sul « silenzio di
Dio » nel nostro tempo; ma c’è da
chiedersi se proprio il Sinodo di
quest’anno non costituisca, a conti
fatti, un’ulteriore riprova di questo silenzio, anche se il dibattito è
stato allargato fino a includere le
voci nuove che sono sorte di recente nella Chiesa e si sono impetuosamente imposte all’attenzione
generale. L’allargamento della «base » (come oggi si dice) sinodale e
l’immissione della .voce nuova del
Movimento Cristiano Studenti non
sono bastate a dare coerenza e sostanza biblica al discorso del Sinodo.
^ « Nessuno sapeva cosa fosse
1 Evangelo, né chi fosse Cristo » . rive Lutero pensando al tempo
ci latamente precedente la Rifo: idi vi'.i XVI secolo. Non ci troviaiiii oggi in una situazione analoga? Siamo dunque in un tempo
che precede e prelude a una riforma? Questa è l’ipotesi avanzata
da un giornalista-teologo tedesco,
H. Z.<\HRNT, in un suo libro del
1961, dal titolo significativo:
« Aspettare Dio ». E l'ipotesi migliore che si possa formulare sul
tempo presente, è l’interpretazione più generosa che si possa dare
della situazione critica i%cui oggi,
come Chiesa, ci troviamo. Dovremmo allora pensare che le difficol
tà odierne sono come le doglie di
un parto, che preludono alla nascita di una nuova creatura, secondo
la bella promessa di Gesù: « Voi
sarete contristati, ma la vostra tristezza sarà mutata in letizia. La
donna, quando partorisce, è irf dolore, perché è venuta la sua ora;
ma quando ha dato alla luce il
bambino, non si ricorda più dell’angoscia per l’allegrezza che sia
nata al mondo una creatura umana. E cosi anche voi siete ora
nel dolore; ma io vi vedrò di nuovo, e il vostro cuore si rallegrerà,
e nessuno vi torrà la vostra allegrezza » (Giovanni 16: 21-22).
Una cosa, comunque, è certa, e
proprio questi versetti ce la rammentano: solo un « ritorno » di
Cristo in mezzo ai suoi, cioè solo
una predicazione di Cristo, solo
una parola biblica che dipinga
Cristo al vivo per la nostra generazione potrà condurre la Chiesa
fuori dalla crisi attuale.
, Così è sempre stato e così sarà
sempre nella storia della Chiesa:
nessun vero rinnovamento, nessuna vera riforma della Chiesa è possibile se non procede da una predicazione di Cristo, secondo la
norma della Sacra Scrittura. Non
è invano che Gesù ha detto un
giorno: « Senza di me non potete
far nulla » (Giovanni 15: 5).
Paolo Ricca
IN MARGINE AL DIBATTITO SULLA “HUMANAE VITAE,,
É AD UNA PRESA DI POSIZIONE DI HANS KUENG
CRISI DI AUTORITÀ’
In fornia diverèa, tutte le Chiese sembrano oggi prive di una norma - É tempo di ricerca, # attesa, di preghiera che il Signore ci dica- la parola che domina
e che libera, orientando la nostra vita di testimoni
Il documento che pubblichiamo
qui accanto è, nel suq carattere dimesso, esplosivo. !Soìi:si tratta di una
data, ma rivela con la massi
I «
.miimmiiimimuimiii
A partire da questa settimana, il
giorno in cui s’impagina il nostro
settimanale sarà non più il lunedi,
come sinora, ma il giovedì. La data
ultima per la consegna del materiale
da pubblicare è il mercoledì, e preghiamo i collaboratori e i corrispondenti
di prenderne nota; il giorno dell’impaginazione non potremo accettare
che qualche breve comunicato; questo, proprio per la funzionalità del
nostro servizio.
ma chiarezza e one.stà quella crisi
di.-autorità {intendiamo: norma, rifertmento oltre-umnnà, non autoritarismo!) che, certo presente in tutte le Chiese, V oprala insegni, si
manifesta massici in anche in seno
al cattolicesimo. (Jumie tensioni e
quei dissensi che orróm da anni risaltano in piena luce, per lo più su
questioni sociali e politiche, ma
talora anche su (¡ui stioni dottrinali,
stanno esplodenti } nel massiccio rifiuto dalVencicUi /L « Hi'.matiae vi~
tae » in tutti i pa< si {meno, in quelli
latino-europei), anche e proprio da
parte dei cattolici. '^Naturalmente
« L’Osservatore Romano » documenta unicamente le voci consenzienti, che pretenderebbe quasi
plebiscitarie, ma la realtà è ben altra. Anche questo pacato scritto di
Hans Kiìng è, di fatto, un rispettoso ma fermo rifiuto.
Che pensare?
Vi sono dinanzi a noi due possibilità. La prima è che il cattolicesimo sia una volta cu piu capace, passato l’acme della crisi, di assimilare
con la sua indescrivibile e inimitabile elasticità onnicomprensiva, i
nuovi orientamenti: superamento,
magari laborioso e doloroso, senza
rottura. Si tratterebbe insomma di
riuscire a fare del magistero pontificale veramente la viva voce della
Chiesa tutta, la quale riflette su se
stessa ed esprime la propria verità;
Ü0 appello a tutti i Valdesi
Il Sinodo 1968 ha riconosciuto la necessità di coprire il disavanzo
dell'anno 1967-68, ripartendone l'onere tra i vari distretti.
Ciò è assolutamente necessario per evitare che si ricominci ad
accumulare disavanzi di esercizio che in breve tempo ci riporterebbero
a quella pesante situazione debitoria che stiamo cercando di cancellare.
Se non riusciamo a coprire il disavanzo 1967-68 tutto il nostro piano di
risanamento della situazione finanziaria rischia di arrestarsi, perchè i
nostri amici all estero, che ci aiutano con molta generosità, ci hanno
detto chiaramente che il loro aiuto si fermerà se ricominceremo ad accumulare deficit di esercizio.
In questo anno in cui le Chiese sono chiamate ad un ulteriore sforzo per pareggiare il bilancio 1968-69, la Tavola, d'accordo con le Commissioni Distrettuali, ha ritenuto meglio rivolgere un appello a tutti i
membri delle nostre Chiese, anziché ripartire il disavanzo tra i distretti,
per non gravare ulteriormente le Chiese che l'anno scorso hanno versato l'intero contributo richiesto o punire quelle che non sono riuscite
a farlo per diverse ragioni.
Per questo la Tavola rivolge un vivo appello perchè tutti i Valdesi
vogliano liberamente collaborare al reperimento della somma di
L. 9. 7 0 0. 0 0 0
Ci è grato segnalare che tre pastori Valdesi hanno voluto spontaneamente iniziare questa sottoscrizione, durante il Sinodo, rinunciando
ad una mensilità del loro stipendio! Siamo certi che molti vorranno seguire questo esempio e compiere liberamente qualche sacrifìcio vero,
per amore della nostra Chiesa e perchè essa possa essere libera da ogni
servitù economica per rendere testimonianza senza impacci all'Evangelo
del Regno. Poiché crediamo nel nuovo mondo di Cristo, anche questo
è un segno che per noi l'economia del dono primeggia sull'interesse
personale.
Ogni offerta, grande o piccola, sarà accolta con viva riconoscenza,
come testimonianza di quella fede e di quella speranza. I doni possono
essere versati ai cassieri delle singole Chiese o inviati direttamente alla
Tavola Valdese, a Roma.
« Se c'è la prontezza dell'animo, essa è gradita in ragione di quello
che uno ha, e non di quello che non ha » (2 Cor. 8: 12). Ci dia il Signore questa prontezza, in ragione di quello che abbiamo, onde anche
in questo si veda « la schiettezza del nostro amore ».
per la Tavola Valdese
Neri Giampiccoli
Moderatore
l’infallibilità — che rimarrebbe —
non sarebbe più data da un diktat
dall’alto in basso, ma appunto da
questa coscienza della Chiesa, maturata alla base e culminata nella
espressione autoritativa del vertice
gerarchico.
Hans KUng pare guardare con fiducia a uno sviluppo di questo genere. Il risultato sarebbe senza dubbio un cattolicesimo per certi aspetti nuovo, ma vecchio nella sua radice: si avrebbe pur sempre « un’infallibilità ecclesiale » — come dice
fi. Kiing.
Se vi è « un infallibilità ecclesiale »,
vuol dire che a un certo punto la
parola di Dio diventa parola dell’uomo, i pensieri di Dio divengono
pensieri dell’uomo, la rottura incolmabile — se non in Cristo personalmente e soltanto, « una volta
per sempre, per tutti » {Rom. 6,10;
Ebr. 7,27; 9,12; 10,10) — fra Dio e
l’uomo perduto nella sua volontà
come nella sua mente e nel suo cuore, viene invece colmata e si sopprime ogni vera tensione fra c< questo mondo » e il « mondo avvenire ». Ed è questa la vera, perenne
natura del cattolicesimo, questa pretesa armonia ultima fra l’uomo e
Dio, un armonia che occorre soltanto rivelare e, con occhi benintenzionati e volenterosi, riconoscere.
E vi è un’altra possibilità: che
il rifiuto dell’« Humanae vitae » si
allarghi e si ripercuota in cerchi
sempre più vasti e profondi; che il
dubbio sull’infallibilità magisteriale {pontificia) e la messa in discussione della ispirazione e dell’autorità papale su questo punto particolare intacchi in profondità il concetto, anzi la realtà stessa dell’autorità
e dell’infallibilità secondo il dogma
cattolico, con conseguenze imprevedibili a breve e a lunga scadenza.
Certo, si può lamentare che questa
eventualità possa profilarsi non in
.seguito al dibattito di una questione
di fondo, teologica, di fede, ma per
un contrasto di opinioni nell’ambito
della medesima posizione di fondo,
poiché entrambe le parti possono
richiamarsi — ci pare — alla medesima teologia naturale tipica del cattolicesimo, interpretandola e applicandola in modo diverso, più tradizionale o più vincolato alla situazione attuale {del resto tutt’altro
che uniforme in tutto il mondo).
Si può vedere in questo un segno
della accentuata secolarizzazione
del nostro tempo, .sen.sibile ni problemi rappresentati dai fenomeni
umani e .sociali, non al problema del
rapporto con Dio. La situazione è
insomma profondamente diversa da
quella che aveva portato all’esplodere della Protesta del XVI secolo:
a un livello spirituale incomparabilmente più basso. Eppure, anche in
questa situazione spiritualmente poco promettente lo Spirito del Signore può, mediante l’Evangelo letto,
meditato, predicato, produrre una
vera riforma della sua chiesa, che si
ripercuota infinitamente al di là, o
più a fondo del problema iniziale,
co.sì come nel XVI secolo la banale,
grossolana vendita delle indulgenze
non era stata che la « fatale scintilla ». Ma vi è oggi chi, come Lutero,
medita da credente .sulle Scritture?
vi è chi lotta come lui, in preghiera,
per conoscere Dio e la sua grazia e
per poterlo far conoscere ai fratelli?
che lotta così per anni e anni, bui
e tormentosi anni di ricerca, di invocazione, di attesa?
La nostra saggezza {troppo umana) ci fa inclinare verso la prima
possibilità, la nostra speranza cristiana — non sentimentale o ottimistica, mà fondata sull’onnipotenza
e sulla misericordia di Dio _____ ci
apre, col fiato sospeso, alla seconda.
Ma non siamo soltanto spettatori.
In tutte le Chiese, in tutte le nostre
comunità si manifesta, in forme diverse e talvolta apparentemente opposte, quella medesima crisi di autorità, che per noi è crisi di predicazione e di fede. Non perchè i pulpiti sono stati o saranno occupati,
non perchè i giovani parlano nei sinodi contestandoli, ma perchè nè
gli uni nè gli altri sanno dire la parola che domina e libera: « così
parla Jahvè », oggi. Allora l’attesa,
la ricerca, la preghiera non sono per
gli altri, ma anzitutto per noi.
Gino Conte
HAI\IS HUENG:
Rispetto il Papa
ma non sono
d’accordo
E noto e sottolineato persino con una
certa compiacenza dalla stampa — quali reazioni 1 enciclica Humanae vitae. sul controllo delle nascite, abbia suscitato in campo cat.
tolico. E’ di questi giorni la rispettosa ma
ferma protesta rivolta al pontefice romano
dal Katholichentag (la versione cattolica del
Kirchentag, la grande assemblea evangelica
tedesca) riunito a Essen; l’altrettanto netto
invito di Paolo VI all’obbedienza, con cui
I assemblea si è chiusa, non muta certo la
situazione, che è di estrema tensione.
Forse si comprende la forza e l'ampiezza
di questa riserva e di questo rifiuto di obbedienza da parte dei fedeli cattolici tedeschi,
se si legge la dichiarazione fatta ultimamente da Hans Kiing, il noto teologo cattolico
professore aH'Università di Tub’nga, dichiarazione che appare nel suo libro di prossima
pubblicazione Pro e contro la verità, di imminente pubblicazione in tedesco, in francese (e forse presto anche in italiano). Eccone
il testo :
1) Questa enciclica rappresenta
una posizione autentica, cioè ufficiale,
che il papa ha preso dopo lunga riflessione. Sarebbe illusorio credere che,
a una scadenza prevedibile, possa essere abrogata o corretta.
2) Si tratta di una presa di posizione che non è infallibile; lo si riconosce anche a Roma.
_3) Con sorpresa di Roma, incontra
il rifluto unanime dell’opinione pubblica mondiale al di fuori della Chiesa
cattolica e, al tempo stesso, ha trascinato la Chiesa cattolica nella più seria crisi interna degli ultimi decenni.
Molti, nella nostra Chiesa, pure fra i
vescovi, i teologi, i parroci, uomini e
donne scuotono la testa, dubitano, sono disorientati; altri esprimono nel
modo più pubblico la loro opposizione.
II papa si è visto costretto a difendere
la sua enciclica subito dopo che è stata
pubblicata e in certi paesi le conferenze episcopali si riuniscono per cercare
una via di uscita.
In quest’ora difficile per la Chiesa
cattolica, nella quale abbiamo bisogno
della comprensione e dell’aiuto dei cristiani evangelici, occorre tentare di
dire una parola di conforto. Che fare?
Come continuare?
Anzittutto, bisogna continuare: con
la Chiesa cattolica, con il suo rinnovamento, con la concentrazione ecumenica. Non lasciatevi sconcertare,
non disperate ¡.Supereremo questa crisi come tante altre prima di essa e,
se le mie previsioni sono esatte, ne
avremo anzi profitto: l’argomento decisivo per il papa è stato il fatto di
sentirsi legato alla dottrina ufiSciale,
(continua a pag. 4)
2
pag. 2
13 settembre 1968 — N.36
Sale, ina della terra!
’’...voi siete il sale della terra: ora, se il sale diviene
insipido, con che lo si .salerà?”.— (Matteo 5: 13)
Dire che i discepoli di Cristo sono « il sale della terra » è definire
il loro rapporto con il mondo. E’ quindi dire una cosa di estrema importanza, su cui non si dovrebbe finir mai di riflettere.
Di solito, quando si meditano queste famose parole, l’attenzione
si porta quasi esclusivamente su uno dei due termini, il sale. E spiegare perchè e come i cristiani sono « sale » isolando quel termine e
fissandone un presunto valore intrinseco, è proprio fare un discorso
completamente fuori dello spirito dell’evangelo, il quale dice: « ...voi
siete il sale della terra ».
E della terra, che cosa ne facciamo? La terra, si capisce, quando
quello (file importa è il sale e soltanto il sale, non vale niente e la si
può anche escludere dal discorso.
Invece no, nel discorso deve entrare anche la terra, se vogliamo
che il paragone usato da Gesù abbia un senso e lo si possa prendere
sul serio.
Il sale è per la terra, e non per se stesso. Se c’è qualcosa che vale
poco o niente, tra quante cose in questo mondo hanno un prezzo, è
proprio il sale; e se il sale vale qualcosa è solo perchè serve a salare
tma sostanza, andando interamente perduto in essa.
Il sale è per la terra, e non la terra per il sale! Molti cristiani
stupiscono (e quasi si scandalizzano) quando se lo sentono dire, tanto
sono convinti del contrario. Già, come se parlando di sale e di minestra, dicessimo che il sale conta molto più della minestra e non viceversa.
Dunque, il sale è proprio per la terra, e la terra ha la sua importanza, dal momento che è ciò che deve essere salato. Così i cristiani
sono sulla terra perchè debbono starci ed avere quella funzione cui
Dio li ha destinati. Sono difatti mandati nel mondo, come il Cristo è
stato mandato nel mondo, a Poiché Iddio ha tanto .amato il mondo...! », sebbene questo ci resti così difficile capirlo.
Se però i cristiani non sono « sale », se non hanno cioè niente da
dire e niente da dare come cristiani, essi si confondono con la terra;
ed è naturale, perchè in fondo non sono altro che terra. E’ vero che
oggi ci sono dei cristiani che pretendono che l’essere cristiani debba
consistere semplicemente nell’essere terra; non sale della terra, ma
proprio terra della terra!
Ma d’altra parte, possono i cristiani essere veramente sale, finché
non si mescolano con la terra che debbono salare? A che serve il sale
se resta nella saliera e non viene usato per salare? Un cristianesimo
distaccato dal mondo serve a fare della a religione », cioè una cosa
inutile e disgustosa.
(da ’’Amico!”, 2/1968) Ugo Gastaldi
Note in margine al Sinodo
I fattT^e^^idee
Una delle posizioni espresse nel contesto della riflessione sul nostro essere
credenti oggi, sostiene che non bisogna più partire dalla Bibbia (dalle
idee) per interpretare i fatti (la storia), ma che bisogna partire dalla
storia, dalla interpretazione dei fatti,
per confrontarne le risultanze con la
Bibbia.
Si capovolge cosli la convinzione secondo cui le idee precedono e condizionano i fatti, e si riafferma che non i
fatti sono determinati dai presupposti ideologici, bensì la realtà quotidiana condiziona l’intelletto e quindi le
idee ; la prassi, la storia determinerebbe il pensiero.
Secondo questo modo di vedere, la
predicazione dell’Evàngelo deve seguire la realtà e non può più assurgere a
valore determinante e formativo di
una prassi, di una storia.
Questa posizione presuppone però
una scelta pregiudiziale, una opzione
ideologica a priori, una fede aprioristicamente non dimostrata, ma accolta
come necessario postulato, secondo la
quale la prassi precederebbe in ogni
caso le idee. Se così, fosse rimarrebbe
da spiegare, almeno per quanto ci riguarda, come sia allora possibile giungere ad una teologia che sia mera
riflessione sui fatti e non derivi più
necessariamente dalla Scrittura intesa come norma e come rivelazione, ma
tragga origine solo dalla prassi, dalla
storia.
Innanzi tutto ci pare utile notare
che una tale interpretazione rasenta
molto da vicino il principio cattolico
romano secondo cui l’esegesi deve confermare rinsegnamento del Magistero
(secondo l’insegnamento della « Humani generis») (1), anche quando
questo si riferisce a fatti storici o presunti storici, quali l’assunzione di Maria ad esempio (2), a tal punto che
talvolta non è facile distinguere Ano
a qual limite il fatto sia frutto di una
convinzione eh lo precede e ne determina pertanto l’assunzione a verità
storica signiflr riva, o fino a qual limite il dato si. rico effettivo favorisce
una ulteriore ;; recisamente ideologica
e concettuale.
inninimiiifiiiiiiiiiiiiiii.i
HIIIIIIHIMimil
dalle nostre com
AGRIGENTO
Per una dimenticanza di cui ci xammarichiamo vivamente, questa cronaca esce congrande ritardo. (red.)
Venerdì 26 luglio, dopo breve malattia sopportata con serenità e fede, amorevolmente
asisatita dalle figlie, la soreUa in fede Angela
Girini ved. Bertolino all’età di 67 anni ci
ha lasciati per la Patria celeste.
Originaria di Grotte, Angela Cirino era
una credente sincera, serena nella sua fede
e pronta a renderne testimonianza.
Aveva udito il messaggio dell Evangelo un
dalla sua giovinezza, ma l'aveva soprattutto
ascoltato e ne era stata afferrata profondamente manifestandolo m ogni occasione
circostanza. Di carattere forte e di una generosità senza pari viveva con amore e dedizione la vita della chiesa in tutte le sue istanze.
La sua casa era aperta a tutti, per molto lem.
po luogo di culto e di preghiera per 1 intera
comunità agrigentina. . . . ,
Il rito funebre, ne) pomeriggio del giorno
seguente, è stato presieduto
Berutti che diede l’annunzio della Parola di
^'li figlio dell'estinta, pastore Archimede
Bertolino, pur nel dolore, ricusando con forza
ogni umana parola di conforto, davanti alla
numerosa assemblea diede testimonianza della fiducia in Colui che lasciò la luminosa
promessa : « Chi crede in me. anche se muo.
re, vivrà ».
E la nostra sorella credeva.
Ai familiari in lutto rinnoviamo, nel nome del Cristo Consolatore, i sensi della più
fraterna solidarietà. a.p.f.
PILLAR PERORA
Fanfare
ecumeniche
Venerdì 6 corr. in un salone delFAIbergo Vinçon gentilmente concesso e in occasione di un servizio religioso a base di musica sacra organizzato tra alcuni complessi
di « Trombettieri » Germanici e Valdesi e
dinanzi ad un pubblico Cattolico-Valdese
numeroso. Era la seconda volta nel corso di
-lue anni che una simile manifestazione av
feniva in quel Villar Perosa : La prima
aveva avuto luogo nel Cinematografo RivSKF in occasione della visita di una Corale
Evangelica dell'Assia ed aveva pure avuto
buon successo Quest’ultimo incontro sembrò tuttavia segnare sul precedente un lieve
progresso. Ecco i protagonisti Trombettieri:
1“ Un gruppo di 35 Trombettieri del Baden diritti dal M. Emilio Stober Sopraintendente delle Fanfare Evangeliche di quella
regione, già ben conosciuto nelle Valli Vaidesi che è solito visitare da oltre dieci anni.
2" Un gruppo di 6 Trombettieri delle Chic.
Se R formate di Germania, provenienti da
regioni nordiche vicine ai confini orientali
e dirette dal M. Peter Ruppel Sopraintendente dei Trombettieri delle Chiese Riformate della Germania Occ dentale, e dal Pastore Theodor Immer preposto alla gioventù delle Chiese predette.
3° Una quindicina di Trombettieri Valdesi diretti dal M. Ferruccio Rivoir di Luserna San Giovanni.
Presenziavano alla manifestazione, oltre al
Sacerdote Cattolico ed al Pastore Valdese di
Villar Perosa, anche il Pastore Valdese Ernesto Ayassot di Torino e tre altri Sacerdoti Cattolici tra cui il Rev. Don Mercol di
Pinerolo Direttore deU’Eco del Chisone.
Il Programma ebbe inizio con 1 invocazione della presenza del Signore fatta nel modo Valdese e in quello Cattolico, con parole
quasi identiche.
Quindi, alternata da melodie religiose, segui la lettura della Parola di Dio effettuata
Culto radio
domenica 22 settembre
Past. PAOLO MARZIALE
Isola Liri (Pr.)
domenica 29 settembre
Past. AURELIO SBAFFI
Milano
da un giovane Valdese, da un giovane Cattolico e dal Pastore Martin Berns di Lubecca in lingua Tedesca.
Segui la preghiera fatta pure da elementi
d'versi e nelle due lingue. Il pubblico udì
sempre con un contorno musicale i vari mes.
saggi preparati per la circostanza:
Il Pastore Valdese dopo aver dato un
cordiale benvenuto a tutti gli Ospiti, li presentò gli uni agli altri al fine di facilitare
quella simpatia che è parte indispensab'le
della comunione fraterna. Precisò però che
la viva gioia che tutti dovevano provare per
il loro « Essere insieme », non doveva in
alcun modo significare che i Protestanti
presenti dovessero anche minimamente venir meno alle loro convinzioni religiose, cosi come non lo doveva essere per i Fratelli
Cattolici: I] loro secondo incontro, tuttavia,
voleva significare che tutti quanti si sentivano impegnati sulla via delFEcumenismo ;
Una via sulla quale indietro non si torna.
Il vero ecumenismo d'altronde c quello che i credenti praticano umilmente gli
uni verso gli altri, come da lunghi anni già
si usa in Villar Perosa.
Il Rpv. Don Fenoglio rivolse a tutti ¡ presenti un saluto pieno dì calda cordialità. SI
felicitò generosamente con Trombettieri
italiani e germanici apprezzando il loro
uso degli strumenti musicali come « servizio di Dio » e passò quindi ad illustrare con esempi pratici ed ed ficanti 1 ecumenismo pratico che già regna in Villar
Perosa citando il caso di Valdesi che recentemente si sono prodigati nella cura di vicini Cattolici gravemente ammalati.
Il Pastore Immer, Germanico, rivolse ai
presenti un fraterno saluto a nome dei
credenti della sua terra; si compiacque del
sa
carattere ecumenico' della serata ed illustrò
quanto anche nella sv. patria si compie nel
medesimo intento ecueicnico: Parlò dei rapporti dei giovani Rii''.innati con quelli Cattolici e della dfecìsìone presa recentemente
di festeggiare insieme il « Giorno della Confessione dì Fede»: .soprattutto illustrò la
attività concordata in -urne in vista dell aiuto per i paesi sottos\ iUippati del mondo. Si
compiacque di aver udito giovani Cattolici
e Valdesi leggere insieme la Sacra Scrittura
e ricordò i passi delì.i 1" ai Corinzi di San
Paolo circa le divisioni della Ch.esa di Corinto. Le divisioni ira i credenti esistevano
già allora e la via dolla loro soluzione, allora come oggi è sempre quella della Carità fraterna (1“ Cor, LI).
Il Rev. Canonico Don Mercol, con elevate
parole espresse il suo plauso alla man'festazione e trasse dalPannonia della musica sacra un esempio per (luella che dovrebbe essere l armonia dei credenti. La generazione
attuale prende coscienza sempre più che la
disarmonia delle divi.^ioni è un peccato ed
egli ebbe a questo punto un nobilissimo accenno alla tormentata storia del popolo Valdese. L’incontro nella carità di Cristo, disse
poi. prepare l'incóntro con la Verità che è
Cristo stesso. L’incontro ecumenico, disse
ancora, ci impegna a cercare la Verità nel'a Carità così come ci impegna a cercare
la Carità nella Verità.
Parlò per ultimo il Pastore Ernesto Ayassot di Torino e parlò con grande efficacia
della causa ecumenica di cui da lungo tempo è un convinto assertore. Si riferì con parole dì cordiale cons?nso a quelle dette dai
precedenti oratori e sottolineò con forza U
fatto che rEcumenismo non deve e non può
portare ad una sterile e statica alleanza tra
due o più comunità cristiane, la quale non
cost'tuerebbe né un progresso né un vantaggio religioso, ma deve consistere in una marcia comune a fianco a fianco, nella ricerca del
servizio di Dio, della Verità e dell essere « Uno
in Cristo ».
Giungevamo così alla conclusione dopo
che i discorsi erano stati tradotti man mano
in tedesco o in italiano ed intervenne, inatteso. in questo momento il M. Stober dicendo che i Tromhcllicri volevano recare anche loro contributo particolare alla serata ecumenica e lo facevano suonando un inno religioso ancora m uso in Germania e la cui
posizione risaie ad un’epoca anteriore alla Riforma.
Non si erano voluti applausi fino a queso momento, ma qui 1 assemblea non sì po
té più contenere e scoppiò un applauso prò
lungalo e caloroso. Tutti i Pastori e i Sacerdoti presenti si schierarono quindi vicino
airuscita e le strette di mano e le espressioni cordiali non si poterono certo contare.
R’mane nel cuore di tutti i presenti un
senso di riconoscenza e di speranza.
Un giovane Valdese
presente alla serata
Secondo dati diffusi dall Alleanza Bat.
lista Mondiale, nei paesi comunisti dell’Europa orientale i battisti sono in totale
695.095; essi si ripartiscono cosi: Bulgaria
300; Cecoslovacchia 4.200: Jugoslavia 3.595,
Polonia 2.400; Romania 120.000: Ungheria
19.600; Urss 545.000.
Il problema essenziale che soggiace
a tutto il nostro discorso è quello del
rapporto tra la Parola di Dio e la storia, tra Cristo, Agape di Dio, e la realtà quotidiana. D’altra parte però va
precisato che non è possibile elaborare una teologia del servizio, dell’impegno, della rivoluzione in astratto, a
‘livello concettuale, per effettuarne poi
il passaggio dal teorico al pratico, all’impegno effettivo, alla rivoluzione
concreta, cioè alla storia. In ciò mi
pare consista la carenza di concretezza e quindi di incisività, di quei gruppi di studio il cui essere talvolta indugia, sino a rischiare di esaurirsi,
in un contestare teorico, in un « dire »,
in uno « studiare » i problemi, in un
porsi fuori da una realtà esistenziale concreta per indagarne le componenti dalPesterno. Ma, anche se tutto ciò ha un indubbio valore di vigilante critica, tuttavia il problema del
passaggio dall’idea alla prassi, dalla
convinzione concettuale alla sua incarnazione, non sfugge alla tragica
difficoltà di riuscire ad isolare, a puntualizzare, il momento in cui la teoria
diviene prassi, e la prassi dà vita alle
idee e quindi alla fede in esse.
Per il credente, però, non v’è fede
se non nella verità, e nell’Evangelo la
verità non è mai una ideologia. Se è
giusto affermare : « la verità è Gesù
Cristo, e dove è Cristo è la verità »,
va però precisato senza possibilità di
equivoci che non ogni verità storica
è Cristo. Ciò significa in concreto che
l’affermazione, biblicamente fondata:
« ubi Christus ibi veritas » non è capovolgibile; anzi, sostenere la possibilità del suo contrario : « ubi veritas
ibi Christus », equivale 'a cadere nell’equivoco tremendo della sacralizzazione della storia e della divinizzazione
della prassi. Cristo è la verità che è
anche prassi, carne, fatto concreto,
storia; è l’agape di Dio che nori si
identifica nè tanto meno si esaurisce
nella conservazione o nella rivoluzione, ma si riassume in Colui che contesta noi nell’uno o nell’altro atteggiamento.
Qualcuno, contestando, lamenta che
la predicazione oggi non risponde più
alle esigenze déll’uomo, ma v’è da
chiedersi molto seriamente se compito
della predicazione evangelica sia quello di offrire delle risposte o delle soluzioni fatte alle « esigenze » umane, o
non piuttosto quello di permettere all’uomo di rendersi conto che se vuole
essere veramente uomo deve sottomettere se stesso alle « esigenze » di
Dio, alla sua volontà. La predicazione
è la proclamazione del fatto di Cristo che contesta l’uomo ed i suoi schemi, è la contestazione dell’Evangelo
che mette in crisi tutte le esigenze
dell’uomo ed il movente primo delle
sue azioni, affinchè ogni azione concreta ed ogni impegno pratico divengano testimonianza resa al (tristo, segni di quella presenza di Cristo e del
suo amore che si incarna in noi nel
nostro concreto essere quotidiano,
che solo in Lui ha un senso. Non ogni
azione è testimonianza, nè ogni testimonianza è una azione di testimonianza resa agli uomini nel nome di
Cristo. Il problema fede ed azione,
idea e prassi, rivelazione e storia, oggi
più che mai, per essere risolto necessita innanzi tutto di un chiarimento,
di alcune risposte sincere, senza falsi
pudori nè riserve, ad alcune domande
ben precise: Crediamo noi ancora nella potenza dello Spirito Santo? Crediamo noi ancora nella potenza della
predicazione dell’Agape di Cristo?
Cerchiamo noi nella predicazione la
Parola di Dio o la nostra parola?
Giovanni Scuderi
1) Humani generis, 12-8-1950, cfr. Denzinger 3014 (3886): « Verum quoque est theologis semper redendum esse ad divinae revelationis fontes : eorum enim est indicare qua
ratione ea quae a divo magisterio doeentur,
in sacris litteris et in divina ’’traditione” sive
explicite, sive implicite inveniantiir ». Citato
dalla Costituzione Dogmatica Dei Verbtiin.
par. 10 nota 9. Cfr. anche V. Subilia, La
nuova cattolicità del cattolicesimo, p.l92
2) Cfr. Costituzione apostolica Munificentissimus Deus del 1 novembre 1950.
Notiziario
MetO(dista
li mese di settembre è il periodo in cui,
nella Chiesa Metodi,sta, si effettuano i traslochi dei pastori secondo le destinazioni stabilite dalla Conferenza. Pure quest’anno si aìranno vari trasferimenti : il pastore Vezio Incelli
da Vercelli a Firenze: il pastore Sergio Carile
da Firenze a Padova; il pastore Giovanni
Lento da Palermo a Roma (2*^ pastore); il
pastore Domenico Cappella da Rapolla a Milano (2“ pastore); l’evangelista Giovanni Anziani da Venosa a Rapolla conservando la cur;i della Comunità di Venosa oltre a quella
di Rapolla. Il candidato pastore Alfonso Mannoechio è destinato a Palermo; il i'.andidato
evangelista Enos Mannelli, coadiutore a Roma. Al pastore Arnaldo Carsaniga, entrato in
emeritazione, la Chiesa esprime la propria riconoscenza per l'opera fedele da lui compiuta
per vari decenni.
Sempre in settembre si avrà una Scssìom
di esami per candidati al ministero e per can
didati predicatori laici ad « Ecumene » nei
giorni 20 è 21. Presso la « Casa Evangelica »
di S. Marzano avr'a luogo un Incontro fraterno nei giorni 21 e 22. Sarà trattato il tema.
Impegno del Cristiano nel mondo d oggi. La
locale Comunità metodista si è impegnata ad
offrire ad ogni partecipante un omaggio d.‘
frutta pregiata del luogo. Per le adesioni, scrivere a: Giuseppe Anziani. Piazza Bini, 4 Alessandria (Telef. 52378). g
miiiiiimiiiiimniMiii
Verso la riapertura
delle Scuole Domenicali
Si avvicina il momento della riapertura
delle Scuole Domenicali, e ricordiamo che
tutto il materiale — quest anno particolarmente abbondante — è già pronto, a disposizione di pastori, monitori e genitori di
bambini isolati nella diaspora (anche questi
ultimi fanno parte delle nostre Scuole domenicali e occorre che lo si tenga maggiormente presente e si cerchi il modo di ancorarli, almeno per corrispondenza, a qualche
S.D.). Ricordiamo che questo materiale —
che va richiesto alla Libreria Claudiana
consiste nel corso inferiore. <t Domen ca mattina » (6-8 anni) e in quello superiore,
u Guarda e ascoltai (9-12): quest'anno il
programma comprende, fino a fine febbraio,
letture dall'Antico Testamento relative al
periodo di Samuele, Davide e Salomone. i
sono poi un corso preparatorio (3-.i anni) e
un corso superiore (12-16 anni).
E’ intanto uscito pure il fascicolo 1-2/1968
della rivista a La Scuola Domen cale un
numero doppio che contiene anzitutto la
guida alle lez oni, per i monitori, da ottobre
a febbraio; si tratta di un materiale che e
stato preparalo in équipe, fra pedagoghi e
teologi, e accanto alla spiegazione del testo
biblico vi sono, per ogni lezione, delle note
pedagogiche assai sviluppate.
Inoltre il numero contiene una serie di
articoli : Il mondo del bambino, di Roberto
Eynard — Le scuole domenicali nelle Valli
valdesi, di Liliana Viglielmo — Tecniche ed
e.sperienzc, di Franco Calvelli — un ampio
notiziario e la rubrica Biblioteca e recensioni,
mentre l'editoriale del direttore, Thomas
Soggin, pone alcuni problemi di fondo circa
l'insegnamento della scuola domenicale. Particolarmente gradito sarà il materiale che si
trova in fine del fascicolo, per la festa di
Natale delle S.D.: vi è la traccia per un
culto di Natale tenuto da un gruppo di ragazzi: vi sono due bei cori parlati, il primo
più facile e breve, il secondo più ampio, per
i più grandi; infine una novella-predicazione natalizia; tutto questo mater'ale è già
stalo « collaudato » nelle Chiese della Val
Bregaglia e di Como, con buoni risultati.
L'abbonamento annuo a « La Scuola Domenicale » è di L. 1.000: questo fascicolo
doppio, a parte, costa L. 700. Tutte le ordi
nazioni e i versamenti vanno inviati alla
Claudiana, Via Principe Tommaso 1, 10125
Torino, c.c.p. 2-21641.
CENTRO EVANGELICO « P. ANDREETTI »
Convegno
Monitori
S. Fedele Intel vi
28-29 Settembre 1968
Fra pochi giorni si riapriranno, o da
poco si sono riaperte, le Scuole domenicali.
Quale programma abbiamo in vista questo
anno? Quale materiale ci viene offerto.^ Quali metodi useremo?
A queste domande e ad altre che verranno poste, corcheranno di rispondere Rita
Gay e Thomas Soggin, insieme ai monitori
presenti, durante questo convegno.
PROGRAMMA:
- Apertura del Centro: ore 18.00 di sabato 28 settembre.
- - Cena : ore 19,30.
___ Inizio del programma serale: ore 21,00.
___Domenica: inizio programma ore 9.00.
___ Pranzo ore 13,00 . Fine convegno.
Si terrà conto, mediante una presentazione hihlica di Thomas Soggin e pedagogica
di Rita Gay, dei seguenti problemi:
1) L'argomento di fondo delle lezioni di Antico Testamento di quest’anno: i primi
re d’Israele. .ri
2) Alcuni problemi connessi ai racconti del
nostro programma.
3) Presentazione ed uso del materiale per i
monitori e per i bambini.
Ad ogni presentazione seguirà una libera conversazione.
Prezzo per Tospitalità al centro, tutto
compreso (cena, colazione, pranzo e pernottamento) L. 1.300, tjact
Per nSCRlZIONE SCRIVERE AL PAST.
TH. SOGGIN (Via T. Grossi 17. 22100 Como) o telefonargli: (031) 273440; termine
ultimo per l'iscrizione : venerdì 27 settembre.
3
13 setteiTiltre 1968 — I\.36
pag. 3
Religiosità italiana
« Le statistiche dicono che il 65% degli
italiani non va in chiesa; soltanto un 6%
■di cattol'ci può essere considerato devoto,
non segue cioè le pratiche religiose per abitudine o per conformismo. Per contro vi è
un 3% di italiani che si dichiarano atei.
Esiste quindi una enorme massa di indifferenti o di agnostici o di persone appena mar.
ginalmenle interessate alla religione ». Così
Fahri/io Coisson riferisce, su « L Astrolabio »
(i-9-‘68). in merito al recente 26° Convegno
della Cittadella di Assisi, sul tema a Italia
religiosa ».
« Si può osservare — scrive 1 articolista ~
che se è vero che alla base della rarefazione
di una presenza ideale cristiana in Italia .c’è
il secolare processo, risalente almeno alla
C6«trorif(>Ìma, di sclerorttizazione deila Chie.-sa, solo parzialmente contrastato oggi da un
post-concìlio mollo timido, è anche probaMmente \ero l opposto: nella carenza di aggiornamcMUi del cattolicesimo italiano ha
molli* i*cviUo in questi «lecenni il distacco
dai !'nomeni moralmente e soc'almente più
rii« Vili,i] \i>Miii dal jKjpolo italiano». E a
c* .ili mia viene citato questo giudizio di
Giorgio Pecorini, pronunciato nel Convegno
in questione: «Un esempio drammatico delTisolamento della Chiesa dalla realtà moderna e dal più vivo contesto sociale sì può
trovare in Sicilia : dalla fine della guerra ad
'Oggi sono stati uccisi dalla mafia 59 sindacalisti, ma nessun sacerdote » (e qui è poco
caritatevole ricordare invece i frati di Mazzarino...).
Riferendo ancora dei lavori dei Convegno.
F, t.ois'-ori come sj è. ad Assisi, insi
'0|Kalluilo sull'aspetto politico-sociale,
cerio legiilo a f|iie[!o el ico-rolìgio.so, della
cri-i in atto nel catloliccsimo nostrano. In
particolare, vari oratori hanno denunciato il
Concordalo e Raniero La Valle, il licenziato
dd*ellorc de « L’Awenire d'Italia», ha detto
in proponilo che « il risultato fondamentale
deiraccettazione del Concordato da parte del.
la Chiesa è stato quello dì garantire, contro
quelli che le cosc'enze più illuminate giudicano i suoi -iirs-’i interessi di fondo, una
stabilità siic'al;. (ppi*o-iii a' grandi principi
evangelici. Simire i! privilegio della Chiesa
ad a'Mi. noti x r\^ he a santificare il cristiaii' -imo dt'l (.onicre della Sera. Nè la
Chù' : li;t "¿ipiilo sfruttare intelligentemente
e a l'uulilà rcìigiose la sua posizione preminenie. in quanto ha finito per adagiarsi sui
ialini privilegi e non è più siala 'Stimolata a
un lavoro aft'vo nlI'irUcrno dtd’e strutture,
lasciando eli,- allargas'^c il processo delTallontanameli lo degli italiani liaU'aulentico
cr.sl ianesinio. \ im-iio du essere cristiani
v(*glia diri' coniarsi ogni cinque anni altoriiii al \olii per la Dcinorra/ia C.ristiana' ».
Sr in rampo politiro si proliia « indispensal'il ' una re\ isionc de! Concordalo (con
ovvia incidenza sul ]irol)Iema del divorzio,
fra Tallrol. in materia di fede s’iiupone «la
assunzione eonsapevole di un ’cristianesimo
di minoranza’ profondamente e fortemente
sentito ».
È comunque evidente che il dissenso interno. per quanto fcromlo. non tocca la ra
dice dottrinale cattolica, il cuore del cattolicesimo. È per questo che convegni di questo tipo, anche così battaglieri e chiarì (con
diffusione, fra l’altro, di una lettera aperta
di dissenso e di rammarico scritta a Paolo VI
da un gruppo di giovani cattolici romani in
occasione del viaggio pontificio in Colombia
e dei discorsi ivi pronunciati), possono essere tranquillamente organizzati dalla Cittadella di Assisi.
ÜCCI1
mu
Gli sciuscià del Papa
« Lasciate che i piccoli fanciulli vengano
a me, diceva il Cristo. A Bogotá, per nasconderli a Paolo VI, ne hanno deportati
cinquemila », così il settimanale cattolico
francese Le Nouvel Observateur sottotitolava
un articolo intitolato « Les petits voyous du
pape ».
Infatti, nota ¡^Astrolabio (1-9-68) che con.
densa questo articolo, « fra le tante operazioni previste dal Pian de emergencia organizzalo dai cattolicissimi governanti colonihiani in occasione della venuta di papa Mon.
tini non poteva mancare quella di spazzare
dalle strade della capitale i piccoli accattoni. dai quattro ai quattordici anni, affamali
e sporchi, ì quali costituiscono una fonte di
gravi crucci per i locali dirigenti deirEnlc
per il turismo... ». Le retate hanno trasferito le migliaia dì piccoli vagabondi in « cen.
tri speciali » costituiti in realtà da grandi
edifici costruiti alla periferia di Bogotá per
servire da carcere femminile.
Quanto alla rivista statunitense Time, ha
commentalo così il viaggio di Paolo VI in
Colombia: «Nel timore della rivoluzone e
nello sforzo di promuovere lo sviluppo economico. mettendo in guardia le popolazioni
contro i perìcoli della violenza e sottolineando nello slesso tempo rurgenza delle riforme. il \ alicano Imita di influenzare i governi ialino-americani, risvegliare le coscienze
dei ricclii, cointeressare le nazioni prospere
r impegnare la gerarchia del Subcorilinento.
Ma lutto fpiesto senza far correre alla Chiesa
il rischio di perdere i propri privilegi».
Quali saranno i fruiti della Conferenza
deirepiseopato latinO-americano (CELAM)
inaugurala da Paolo VI a Medellìn? I/orienlamento valicano e rorienlainenlo di un Helder Camara. el obispo rojo, l’arcivescovo rosso di Recife. pur così profondamente diversi, sono inconciliabili come molli pensano?
Noi non lo pensiamo; sono soltanto le facce,
coscientemente e volutamente complementari. di un’unica realtà, certo sottoposta a tensioni interne fortissime.
CüNFHHENZâ DEL MIR
AD AGAPE
Sui diritti
deir uomo
Nei primi giorni di settembre si è tenuta
ad Agape la Conferenza giovanile europea
del Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR). sui «Diritti dell’uomo».
Sono state tenute alcune conferenze. Il
dr. Gustavo Comba. rappresentante italiano
di « Amnesty International », ha parlato sulla Dich'.araz'one universale, nel 20“ anniversario. Il prof. Mario Miegge, deH’Università di Urbino, ha parlato dei diritti dell'uomo e i popoli del Terzo Mondo, con
ampie statistiche che mostrano il divario
crescente tra paesi ricchi e poveri, la diminuzione degli aiuti ai paesi in via di sviluppo e l arricchimento dei paesi industriali a
scapito di quelli poveri, grazie al calo dei
prezzi delle materie prime (soli beni di esportazione dei paesi poveri) e all’aumento dei
prezzi dei prodotti dei paesi ricchi (prodotti
che i paesi poveri sono costretti a comprare,
non potendo produrli sili posto), ecc. Il past
Jean Lasserre, segretario del MIR, ha par
lato su ; diritti dvlVuomo e l’obiezione di
coscienza: tra le (icmocrazie occidentali sol
tanto la Svizzera e 1 Italia non l’hanno an
cora riconosciuta per legge (in Svizzera, pe
rò, c’è la possibilità per gli obiettori detenuti
di lavorare in ospedali; la legge Pedini, in
Italia, non viene r-oiisiderata come un riconoscimento deUr(d/u-7.ione di coscienza). Il
sig. Count Pieterson. uno studioso nero sudafricano. persegui: ;:o politico ed esule, ha
parlato dei dir.» ‘ •Il’uomo e il razzismo,
illustrando la sii a ione di tutta l’Africa
australe e la gueri: a che in molti di quei
paesi si sta esterna seguita una di'
scussione generale nonviolenza e guerri
glia. L’ultimo giorni ■ stato dedicato alla di
scussione del tema: nviolenza e rivoluzione.
Un pomeriggio è ai ito dedicato allo studio
della situazione crt a.ai in seguito all’aggres
sione della Cecoslox . Irla; il tema è stato in
trodot'o dal pasl. inco G'ampiccoli. era
no presenti alcun; ilei cèchi; alla fine la
Collier enza ha ap ' ato ima energica mo
zione di protesta . ata all’Ambasciata del
rURSS a Roma (» ¡.'r conoscenza a quella
della Rep. social' cecoslovacca). Questa
mozàiiic è stata [i; icata su queste colonne
la scorsa setlimai E’ stata votata pure
un'altra moa’onc protesta, inviata alla
Ambasciata' ellenii i Roma: «La Conferenza giovanile ei .ea del MIR, che ha
riun.to al Centro < letli.co di Agape, Praly.
una sessantina di ' . rsone di vari paesi e
che Ila avuto coni ema generale i Diritti
deH’uomo, protesta lefgìcamente contro la
soppressione dei dj i dell’uomo in Grecia,
contro gli arresli . riiitiari e le torture, e
chiede la libertà de rt^onieri politici e il
ripristino dei diritti fondamentali dell’uomo
in Grecia. A questa plotesta si associa, la
Associazione filo-ellenica di Torino e itt particolare il suo presi.iente, prof. Tullio
Viola ». H. V.
Dov'è l'uomo nuovo?
IVell editoriale de « La Vie protestante »
del 6 settembre Jean-Marc Chappuis riflette
alla luce della fede sui fatti della Cecoslovacchia; ecco una parte del suo articolo, che
ci pare degno di riflessione.
In un libro che viene pubblicato in
questi giorni ma che è anteriore all’intervento sovietico — « Tchécoslovaquie», edit. Rencontre — Dominique
Granmont scrive : « I cèchi finiscono
per domandarsi dov’è l’uomo nuovo».
L’uomo nuovo? Ecco che brutalmente si rivela conforme all’uomo vecchio.
Lo si credeva veritiero, e mente; fraterno, e opprime; innovatore, ed è retrogrado; libero, ed è schiavo della
burocrazia più « alienante » che esista
al mondo. L’uomo nuovo! Lo si cercava. Non lo si è trovato. O piuttosto, lo
si è trovato identico a sè stesso, come
tutti i regimi lo lasciano sussistere,
inumano, malvagio, criminale, «incapace da sè stesso di fare il bene ».
Occorre ai cristiani cecoslovacchi
molto coraggio per riprendere il dialogo. Ma forse oggi, mentre l’ombra della croce si stende sul loro paese intero, diventa un po’ meno difficile attestare che l’uomo nuovo non può nascere che dalla morte dell’uomo vecchio, non dalla sua affermazione di sè.
Quanto ai soldati russi imbarcati in
quest’impresa criminale, auguriamo loro, una volta rientrati a casa loro, e
se qualche dubbio salutare li afferra,
di avere un giorno fra le mani le opere di Dostoiewski. Porse sarà loro concesso, malgrado la propaganda ufficiale, di scoprire che l’uomo nuovo non
s’impone con la forza dèi mezzi blindati ma scaturisce dal libero consentimento di una coscienza affrancata dal-,
le potenze di questo mondo.
I cèchi si domandavano dov’è l’uomo nuovo. Ora sanno dove non è. E
forse, grazie a loro, molti altri lo sapranno, anche in Russia, anche nella
Germania orientale, in Bulgaria, in
Ungheria e in Polonia. Certe evidenze
sono infatti contagiose. Resta da vedere se laggiù, e qui, e dovunque, uria
Chiesa fedele può attestare veramente
che l’uomo nuovo è altra cosa che un
tema propagandistico.
J.-M. Chappuis
LUSEANA S. GIOVANNI
Ricordando Samuele Stale
Nel tentativo di condensare quanto l’animo
mio m’impone di dire nel ricordo di Samuele
Stalè come amico e (senza recriminazioni) co.
me avversario leale, non vorrei che il suo
spirito così umile ne venisse offuscato.
Altri vorrà e potrà dire dettagliatamente
delle sue numerose e multiformi attività, pro
mosse, coltivate e condotte a buon fine in
omaggio al suo sistema consueto.
A parte quanto ci divideva per vedute inconciliabili, ci univa e molto strettamente, la
necessità sempre più urgente e la volontà di
servizio che fu la sua prerogativa preminente. Non è possibile ricordare Samuele Stale
senza riandare indietro nel suo ricordo: suo
padre Giovanni Daniele che fu, oltre che un
fedele testimone della sua fede, uno dei migliori precursori del progresso agricolo in ogni
settore, soprattutto da quello zootecnico all’industria apistica che è divenuta una specializzazione per il perfezionamento raggiunto e
dovuto in gran parte a S. Stalè e riconosciuto
a decine di Km., dove Tindnstria apistica
Stalè è conosciuta ed apprezzata.
Ricorderò Samuele Stalè neUa sua personalità più sim^iatica e meno appariscente: quasi
timido, poi comprensivo e penetrante, non mai
ostile neanche quando di fronte ad un avversario d’ideale lo affrontava sempre in faccia, sostenendo la sua tesi fino aU’accanimento, nello sforzo della convinzione, tanto che
anche gli oppositori di un tempo riconobbero
in lui un onesto dalla dirittura esemplare,
così come fu esemplare la sua coerenza. Difensore animato di ogni buona iniziativa sociale, la sostenne e incrementò in campi molto
diversi e sempre seppe imprimere il segno
della sua forte, riservata personalità.
Anche se non fu assiduo praticante fu un
credente profondamente convinto e sostenne i
principi della sua fede con coraggio e senza
mai cedere di fronte alla sua coscienza : la bandiera della patria come la bandiera della fede
furono per lui un simbolico rinnovato invito
e richiamo e non tollerò mai che il minimo
lembo rimanesse non spiegato.
Nel dare l’estremo saluto alla memoria di
Samuele Stalè mancherei al dovere più elementare se non ricordassi qui un suo atto di
bontà insuperabile : durante la lotta di liberazione e proprio per la sua coerenza, egli dovette subire una rappresaglia politica forse a
molti sconosciuta; chi scrive era collegialmente corresponsabile benché ingiustamente all’oscuro dell’iniziativa da prendere; il giorno
seguente, recatomi urgentemente da Stale per
chiedergli scusa e giustificare la situazione,
egli mi diede per tutta risposta : « Sono stato
in guerra e mi rendo conto, più che mai, che
le decisioni, a volte, sono prese troppo affrettatamente ed anche errate; però ti ringrazio di
essere venuto e ti assicuro che ho perdonato a
tutti, in attesa che quella mia umiliazione cada nelToblio ».
Rinnovando la nostra simpatia alla famiglia Stalè, mi è doveroso additare a tutti
l’esempio c la figura dell’amico Samuele.
j- 8
Personalia
E’ nato il piccolo Giovanni Daniele, »figlio
di Marie Franco e Renato Coisson. Gli diamo
un affettuoso benvenuto, partecipando fraternamente alla gioia che ha portato al presbiterio del Serre di Angrogna.
Siamo vicini con la nostra simpatia alle
famiglie Gardiol e Fasulo colpite da lutti
improvvisi e tragici.
I
LETTORI CI SCRIVONO
Complesso polifonico sul Collegio Valdese
Un lettore, da Torino:
Caro (lireltorr.
Ilo I;*llo con alti rizione quanto è
stato scritto su!l'« Eco*Luce » del 30
u. s. in merito alla ventilata chiusura del Collegio di Torre Pellice. Io
non posso entrare nel merito della
que.slione non avendo i titoli nè la
competenza per farlo. Ma voglio au
gurarmi che non siano state prese de(•i.'i’oni definitive per procedere alla
.Il ¡//azione od alla chiusura (che
•^cìm I ùq jini In stessa cosa) di un Istillilo che vanta un passato glorioso e
TLopfcsenlcreblie )icr la Chiesa Valuria ritirala non certo molto onore\t>li . Come ho detto più sopra, non
posso addentrarmi in un argomento
che per iU(. è tabù: ma se la causa
fosse esciu.'i\ainenfe economica. si
potrebbe chiedi'rt' mìo sforzo finanziario a tutti 1 membri di chiesa come si fa quando si tratta di curare un
ammalato che è amato da tutta la sua
famiglia. Eppoi io credo che prima
di prendere una decisione così dra=tìca. chi di dovere vorrà sottoporre
ia ([ucslioiie airivsaine di tutta la fralellan/a, facondi) as.-iumere la responsalùlila a tuMi i incnibri di chiesa e
ciò anche a scanso dj possibili recriminazioni in un futuro più o meno
lontano.
Per intanto .suggerisco di prendere
in seria considerazione la proposta
del Prof. Gönnet, che vorrebbe remissione di azioni al portatore capaci di
procurare un capitale che permetta
all Istituto di tirare avanti. Io non
conosco la pesantezza degli eventuali
. -i\i. comunque apro una sotloscri
(in la somma di lire 10.000,
:hii ra al Direttore de « L’EcoJ_.i I' ilnrnc notizia ai lettori con
la ' |" i die il problema venga
scniilo ni incoraggiato.
Guglielmo Sellari
Vn lettore, da Torino:
Laro direttore.
e prassi costante deU’e.strema sini-stra di considerare gli oppositori come violenti, intolleranti, antidemocratici ed infine fascisti. Daniele Rochat coerentemente segue questa linea
nel commentare il rendiconto a mia
firma sulle riunioni per il Collegio
tenute quest’estate.
E ciò facendo altera la verità.
Devo pertanto ribad'r:';
1 ) L’Assemblea della Società degli Amici del Collegio del 18 agosto
era privata. Il Banfi pertanto non
aveva diritto alla parola, che per eccesso di larghezza gli è stata piirtuttavia concessa.
2) Il suo intervento è stato ascol.
tato con fastidio - - è un dato di cronaca —, aveva il chiaro scopo di disturbo ed era il primo atto della azione contestataria orchestrala poi per le
fallile giornate del Ciab.is e per il
Sinodo.
Nello scritto di Rochat vj sono poi
questioni di carattere generale, che
desidero chiarire, anche perchè non
sono il solo, ovviamente, a pensare in
tal modo.
Osserva Rochat che in Sinodo è
stalo discusso ¡1 problema del Collegio senza che sia stato consideralo
come delitto l'avere idee opposte.
Naturale: il Sinodo deve discutere
il problema e può decidere, sempre
che sia libero e non condizionato dalla piazza trasferita in aula per la benevola aulorizzaz'one di un seggio di
parte o semplicemente debole.
Rochat inoltre è « perplesso » per
il rifiuto del contraddittorio, ecc.
Vorrei togliergli questa perplessità.
Sono molti a non voler accettare il
contraddittorio con il sig. Banfi su
argomenti della Ch’esa che non lo riguardano minimamente, e non solo
con il sig. Banfi, ma anche con altri,
in ispecie dopo quanto è avvenuto al
Ciabas c al «Sinodo.
Sui fatti del Ciabas — fumare in
chiesa, impiego di parole da caserma,
ecc. — r« Ero-Luce » pudicamente
tace : il ohe non toglie che tali fatti
siano stati considerati come offesa e
grave provocazione per la popolazione
valdese, che tiene ancora, oltre alle
proprie tradizioni, al civile decoro.
E con questo non si vuol dare un
valore sacramentale al tempio del
Ciabas.
Con questi signori non vogliamo
dialogare e se frattura deve esserci,
ebbene vi sia.
E. parafrasando Rochat. sarà a
vantaggio di tutti.
Guido Ribet
Una lettrice, da Luserna S. Giovanni:
Intendo riferirmi alla prima riunione tenuta la sera delTB agosto nell’aula sinodale, per discutere .sui quesiti posti dal delegato prof. F. Corsa
ni. Conie persona che si dedica alla
scuola da trent’anni, fui soprattutto
attratta dal quesito n. 6 riguardante
I eventuale trasformazione del Collegio in scuola-pilota. Accennai quindi
a quella riforma, cui parecchi insegnanti da tempo lavorano e che la
scuola di stato non ha ancora saputo
dare, auspicando per il Collegio tale
anticipazione. Le riforme studiate in
favore e difesa della scuola italiana
sono in sintesi le seguenti; 1. Liceo
lìngu’stico (antico e moderno); 2. Liceo scientifico e tecnico con tutte le
relative specializzazioni; 3. Liceo artistico (figurativo e musicale). Da ciascun liceo .si potrebbe passare con
eventuali esami integrativi a tutte le
facoltà universitarie.
Una Signora trovò che simili riforme farebbero « cadere il Collegio
sempre più in bas.so ». Un Professore
irrìdendo alla mia novità che la scuola italiana riproduca attualmente nei
suoi vari istituti le differenze di classe della società, asseriva trattarsi, ’nel
caso del liceo rla.ssico. non già di
scuola cla.ssista. ma di incapacità dei
giovani di oggi a superarne le difficoltà. Di fronte a tali posizioni non
ritenni opportuno passare alla discuss one sui proldemì metodologici e didattici nuovi.
D altra parte gli stessi giovani quella sera presenti non mossero ciglio di
fronte all asserzione che si cadrebbe
sempre più in ha.sso se al liceo classico venissero putacaso so.«tituite lingue
moderne alle lingue morte. 0 forse si
tratta di ragazzi cui il liceo non interessa affatto, perchè a loro tocca lavorare di giorno e studiare dj notte?
M’interesserebbe saperlo.
Lucia Scroppo
A proposito delia
“Humanae vitae”
Un lettore, da Torino :
Il paragrafo 23 deirenciclica ; ap*
pello ai pubblici poteri (leggi « braccio
secolare ») e il seguente ; appello agli
uomini di scienza, sarebbero sufficienti. dal punto dì vista giuridico, a una
denuncia del concordato,
te agli scienziati (pf.24), la frase finale
che, in sintesi, dice che non vi è contraddizione tra la dottrina cattolica sulla regolazione delle nascite e una vita
amorosa felice (e invita gli scienziati
a dimostrarlo) è un vero e proprio manifesto programmatico di asservimen
ti della scienza al potere religioso. Come i teologi (dal punto di vista cattolico) debbono mostrare contenute, esplicitamente o inplicitamente, nella scrittura le affermazioni dogmatiche del
niag'slero, cosi gli scienziati (sempre
dal punto di vista cattolico) dovrebbero
mostrare contenute, esplicitamente o
iniplicitamente, nella natura le affermazioni aberranti di Paolo VI. Ma se
nel primo caso una smentita netta può
mancare, data l’astrattezza del materiale su cui si lavora, nel secondo caso la
natura stessa (la vita reale) provvederà
a smentire simili sciocchezze.
Forse che la natura, a cui tanto
s]H\sso la teologia cattolica si richiama,
avrebbe reso maturo sessualmente un
ragazzo sui 16 anni, perchè eserciti 10
anni di astinenza fino a che non sia in
fondizioni economiche tali da potersi
sposare?
Forse che tale astinenza (« appello alla castità ») è naturale? 0 non è piut.
tosto « culturale », cioè il prodotto di
un certo tipo dì civiltà, in via di superamento.
Marco E. Franchino
Storia e poesia
valdese
L fi lettore, da Genova:
Caro direttore,
la mia collaborazione al giornale risale al 1928 (ventotto), ed è un fatto
che essa si è notevolmente diradata da
quando nel titolo l'Eco ha perso Vh.
Ma oggi ritengo opportuno far capolino
per chiarire un giudizio apparso nel
N. 33-34 (30 agosto). — Nel resoconto
della riunione svoltasi il 15 agosto alla
Balziglia, a molti lettori non sarà sfuggita una vistosa disproporzione fra
quanto riguarda il programma del mattino e quello del pomeriggio (per non
parlare di confronto con l’ampiezza del
resoconto della analoga riunione allTnverso di Torre Pellice). Sembrerebbe
quasi quasi che il programma del mattino. ossia la parte religiosa e storica,
sìa stato sopportato come un male finora inevitabile. La qualifica di « retorico » ha l’aria di riferirsi a tutto ciò
che non piace all’estensore, perchè, dopo che al mio « breve cenno storico »,
l’accusa è ripetuta in forma più severa
alla fine dello scritto a proposito del
(T processo » che si è « celebrato » nel
pomeriggio.
Poiché non ho la fortuna di possedere una memoria paragonabile a quella di De Gaulle e poiché ho il torto di
diffidare delle improvvisazioni e soprattutto degli improvvisatori, eccomi
in grado di riportare testualmente il
passo del mio discorso che deve aver
causato il giudizio del « Giovane della
Unione dei Chiotti ». Dopo un omaggio alla memoria di Giovanni Jalla, Davide Jahier, Attilio Jalla e Arturo Pascal, « i quali tanto hanno dato allo
studio ed alla diffusione della nostra
storia-», io aggiungevo: a Quello che
ci addolora e che questo interesse sembra oggi quasi interamente assente
presso i giovani : è verissimo che il nostro sguardo deve costantemente rivolgersi verso Vavvenire, che è assurdamente antistorico ostinarsi su posizioni ideologiche da gran tempo superate,
che è doveroso ribellarsi a certe egoistiche concezioni conservatrici, che è
ora di finirla con ogni forma di privilegio e di sfruttamento; ma da questo
a pretendere che il retaggio del passato debba essere buttato a mare in
blocco, ce ile corre ».
Per non macchiarmi del peccalo di
retorica, anzicchè df retaggio avrei dovuto parlare di vecchiume, di cianfrusaglie 0 di chi sa cosa ancora.
Ma non avrei certo rubato spazio a
queste preziose colonne se il giudizio
(e mi sia lecito dubitare che esso corrisponda a quello « dei piu ») non coinvolgesse anche la memoria di mio padre, Emilio Tron, nato a Salza nel 1872
e morto a Genova nel 1937, assai prima di avere raggiunto i limiti di età
come professore universitario. Il cronista ha pensalo di non dire, che la ultraschematica rievocazione del Glorioso Rimpatrio (eravamo ai piedi del
Ghinivert) è stata illustrata dalla lettura di alcuni sonetti dell’aedo valdese
scomparso, ispirati appunto agli episodi
della Balziglia, pubblicati nell’opuscolo
« Vaudoisies » a Roma nel 1911 e ristampali a Torre Pellice nel 1939 in
occasione 250‘* anniversario del Glorioso Rimpatrio. L’omissione mi convince
che il resocontista è uno degli « imputati » del « processo » del pomeriggio,
nel corso del quale egli ha accennato
con molta sufficienza a questi componimenti, come pure alle poesie di Ada
Meille. Penso che nessuno, anche fra i
matusissimi, pretenda che si possa vivere di sola poesia.
E’ forse da rilevare che certi benin
tenzionati a rifare il mondo giudicano
delle convinzioni altrui solo in base
a dati anagrafici, sia pure approssimativi. Il Catone antiretore della Val Germanasca era ancor lontano dal nascere
quando il sottoscritto faceva arricciare
numerosi nasi benpensanti a causa del
carattere indipendente e « contestatario » (ante litteram se si preferisce)
della sua predicazione laica.
Con viva cordialità.
Emanuele Tron
Lettera aperta
alla Signora Grill
Una lettrice, da Torino ;
Gentile Signora.
a proposito della lettera, indirizzata da Lei al Moderatore nell’« EcoLuce » della settimana scorsa, vorrei
porle alcuni interrogativi :
1) Ha mai pensato che il suo rifiutare il suo contributo alla Chiesa
Valdese perchè il Moderatore non ha
le stesse idee sue, suona un po’ come
un ricatto?
2) Quando offre il suo contributo alla Chiesa Valdese, lo fa per amore di detta Chiesa o perchè i pastori
che se ne occupano le sono simpatici?
3) Non si è mai chiesta se rinlerlocutore che incontra, urtandola
magari con delle opinioni diverse dalle sue, non è stato mandato da Dio
per farla riflettere, farle accettare
umilmente delle crìtiche salutari?
E ogni interlocutore non è, anche
lui, un fratello in Cristo, che porla
spesso, come il moderatore, il peso di
tante responsabilità?
Con distinti saluti.
Louise Rochat
Abbiamo ricevuto
PRO COLLEGIO VALDESE:
G. Sellari, Torino. L. 10.000; la
fìlodrammatica « G. Casini » di Torre Pellice 50.000.
PRO OSPEDALE DI POMARETTO:
N. e G. Trocello, Chivasso 3.000.
Ringraziamo e trasmettiamo.
4
pag. 4
13 settembre 1968
N.36
ISotiziario
ecumeiì ico
a cura di Roberto Peyrot
I RISULTATI DELLA CONFERENZA
DI LAMBETH
•
Londra (soepi) — Nel messaggio pubblicato al termine della conferenza di Lambeth
che, ogni 10 anni, riunisce i vescovi di confessione anglicana, i partecipanti affermano
che il rinnovamento della chiesa non potrà
realizzarsi se essa non accetterà il ruolo di
« servitore sofferente ».
(( Il valore di ogni centesimo che spendiamo, di ogni riunione alla quale partecipiamo e di ogni servizio che celebriamo dipende dalla sua possibilità di rivelare plu
chiaramente al mondo la chiesa nella sua
testimonaiiza di servizio ». Troppo sovente,
essa appare come « unHstituzìone privilegiata, protetta e preoccupata di se stessa ». Per
questo i vescovi ed il clero devono vigilare e
rifiutare « tutte le tentazioni di mondanzzzazione e lottare per giungere a quella semplicità di vita e di distacco nei riguardi di questo mondo agitato, così evidente nella vita del
nostro Signore ». (Ma il Signore non è vissuto distaccato dal mondo e si è sacrificato
per la sua salvezza!).
Il messaggio insiste sul problema dell unità. « Tutti gli sforzi che tendono a lottare
contro le ingiustizie sociali, sia su piano nazionale che locale, dovrebbero essere intrapresi ecumenicamente ». Ma « Vunità non si
può realizzare senza un rinnovamento ».
Per quanto riguarda l'intercomunione, la
conferenza si raccomanda affinchè i membri
comunicanti e battezzati di altre chiese vengano autorizzati a comunicarsi nella chiesa
anglicana e che ogni comunicante anglicano
si senta libero di ricevere il sacramento in
altre chiese, secondo la propria coscienza.
MESSAGGI E DICHIARAZIONI
DELLE CHIESE CECOSLOVACCHE
Praga (soepi) — La Chiesa nazionale cecoslovacca La pubblicato una dichiarazione
in cui dice : « La libertà dei marxisti e quella dei cristiani è indissociabile » (questa frase non ci piace in quanto identifica una
chiesa con un reg'me ed è quindi di netto
sapore costantiniano, n. d. r.).
La dichiarazione prosegue : « Siamo certi
che i nostri capi di stato, coscienti delle loro
responsabilità, hanno cercato di fare quanto
in loro potere per U bene della repubblica^
socialista cecoslovacca... Terremo conto di
questi risultati nelle nostre decisioni con
coscienza, discernimento e sangue freddo. Il
nostro pensiero ed i nostri obiettivi tendono
verso la libertà e la verità ».
La dichiarazione sottolinea poi che la sola
possibilità per il popolo cecoslovacco è di seguire con ferma determinazione la via che
conduce al socialismo umanista e democratico.
(Nel numero scorso abbiamo pubblicato
urpr lettera alle comunità, inviata dal Consiglio sinodale della Chiesa dèi fratelli ^cècbl.
Attraverso vari servizi stampa ecclesiastici,
confessionali ed ecumenici risulta chiaro che
tutte le Chiese cecoslovacche, anche con rischio personale, si sono espresse per il governo del proprio paese e contro 1 aggressione. Così pure in tutto il mondo, salvo che
nei cinque paesi aggressori, Chiese hanno
espresso riprovazione agli aggressori e solidarietà agli aggrediti. Veramente, anche gli
evangelici italiani hanno ufficialmente taciuto, e sì che vincoli particolari ci legano ai
Fratelli cèchi. N. d. r.).
-if Sterling Carey, un pastore di 40 anni personalità in vista nella lotta per la difesa dei diritti civili, sarà il primo negro a
presiedere le 77 comunità della Chiesa unita
di Cristo, a New York, le quali raggruppano
36.000 fedeli.
Per la fame degli altri
Primi risultati del nostro appello - Il segretario dell’EPER ci invita a collaborare agli
aiuti al Biafra: domenica 8 settembre é decollato da Ginevra il primo cargo dell’EPER
Siamo molto lieti di dire che si fanno via via più numerosi i lettori che
rispondono al nostro appello; con*le
cifre che pubblichiamo oggi, raggiungiamo la somma di 679.350 lire, e finora
pensiamo che il periodo estivo, con
l’assenza di tanti, abbia impedito a
molti singoli e soprattutto alle comunità di impegnarsi su larga scala
in queste offerte. Sappiamo bene che il
Sinodo ha posto di fronte a tutti noi
delle esigenze finanziarie pesanti; confidiamo che ci sia dato di avvertire in
tutta la loro serietà e urgenza queste
esigenze della vita e dell’opera della
nostra Chiesa, ma che al tempo stesso
non fletta, anzi si allarghi e si intensifichi questo modesto servizio fraterno
a chi non sogna di avere un centesimo
di ciò che il più povero fra noi ha.
Vogliamo ancora notare una cosa.
Alcuni hanno compreso il nostro proposito, non tutti; quello che vorremmo, è un impegno regolare e costante ;
ognuno fissi secondo coscienza e secondo le proprie possibilità la somma
che intende offrire e la periodicità con
cui intende offrirla, ma sia- un’offerta
messa da parte e inviata a scadenza
regolare, come a scadenza regolare guadagnarne e mangiamo. Questo non soltanto per una disciplina personale
(che ci rivelerà anche quanto è più facile raggiungere a poco a poco, quasi
senza accorgercene, somme che non
potremmo offrire in una volta sola),
ma per permetterci di impegnarci in
modo regolare, sapendo all’incirca su
quale bilancio annuo si può contare,
in un’opera determinata. Dato che «i
poveri li avrete sempre con voi », ci ha
detto il Signor Gesù Cristo.
Abbiamo inviato un primo versamento di L. 300.000 all’EPEB, per le popolazioni affamate del Biafra, dove la
tragedia prosegue implacabile, fra
l’inettitudine e l’indifferenza terribili
delle nazioni e dei loro grandi.
Con il nostro invio si è incrociata
una lettera del pastore Francis Gschwend, segretario (per la Svizzera remanda) dell’EPER/HEKS, al quale
avevamo scritto chiedendo di unirci ai
loro sforzi. Il past. Gschwend ci scrive
fra l’altro : « La vostra iniziativa è particolarmente simpatica... e_^ccetto con
riconoscenza la collaborazione del vostro giornale (dei nostri lettori! n.d.r.)
in un’opera di assistenza fraterna al
tr*
JL Uaìàiìù ii
liceo - Ginnasii Valdese
Presso la Segreteria (ore 10-12) sono
aperte le iscrizioni per tutte le classi.
I corsi avranno regolarmente inizio
col 1° ottobre 1968.
IL PRESIDE
(Prof. A. Armand-Hugon)
I nostri vivi rallegramenti a Enzo Negrin
e a Franco Bellion, studenti di V^ Ginnasio presso il nostro Istituto, che nel concorso N. 11 (Liceo Classico l'^ Classe) sosono stati classificati rispettivamente al 3 e
al 23“ posto nella graduatoria dei vincitori
delle Borse di studio triennali provinciali,
percependo ognuno la somma di 150.000
lire.
PRECISAZIONE :
Poiché nel Sinodo Valdese e sulla stara
pa evangelica si è parlato del Collegio Val
dese di Torre Pcllice, si precisa che la di
scussione verteva su di una sezione di esso
cioè sul Ginnasio-Liceo classico pareggiato
Si chiarisce inoltre che il Convitto Ma
Bchile Valdese di Torre Pellice alle dipen
denze della Tavola Valdese non ha scuole
interne e invia i suoi ragazzi nelle scuole
elementari, medie e superiori della zona
(Ginnasio-liceo classico valdese, istituto
tecnico e professionale).
Le iscrizioni sono aperte fino al 20 settembre per i pochi posti ancora disponibili.
Terzo Mondo. Vi farò prossimamente
alcune proposte di un’impresa precisa
di rilevamento sociale, alla quale potrete interessarvi con noi per un certo
tempo. Per il momento penso che il
vostro suggerimento di consacrare il
vostro sforzo attuale alla nostra azione nel Biafra è del tutto centrato... Vi
segnalo che domenica prossima, 8 settembre, un aereo carico di 16-12 tonnellate di plasma sanguigno, di medicinali e di bende e materiale antisettico decollerà da Cointrin-Genève per
portare sul luogo- questi soccorsi. La
metà del carico (5-6 tonnellate) è pagato dalla nostra Opera, e così pure la
metà delle spese di trasporto (in tutto, circa 86.000 fr. sv., cioè dodici milioni di lire). Se volete unirvi a questo
invio o a uno futuro... Un altro modo
per unirvi al nostro sforzo sarebbe di
partecipare al pagamento, di una depe
nostre équipes sanitarie attualmente
all’opera nel Biafra».
Cos'., domenica 8 c’è stato anche il
nostro piccolo apporto, nel cargo decollato da Cointrin-Genève e giunto
sano e salvo, ce lo auguriamo, a destinazione. E certamente ci uniremo ai
prossimi invii, ringraziando i fratelli
che danno alla nostra mano la possibilità di raggiungere qualcuno almeno,
nell’orrore biafrano.
Nelle prossime settimane sarà aperto un conto corrente postale intestato
al nostro collaboratore dal quale è venuto il primo impulso, il dr. Roberto
Peyrot di Torino ; raccogliamo gli indirizzi di coloro che si sono impegnati e,
a parte le notizie che andremo via via
pubblicando su queste colonne, studieremo il modo di tenerci in contatto,
esaminando pure gli esempi che ci
vengono dall’estero. Ogni parere e consiglio ci sarà prezioso.
Ringraziamo tutti coloro che ci inviano le loro offerte e coloro che si
fanno premura di raccoglierle, come
pure molti che ci servono il loro ap
La redazione
poggio fraterno.
Nuove offerte pervenuteci:
Da Torre Pellice'. Mary Jahier, 10.000; Alice Jouve 1.000; N.E. 5.000; (7.E. Chauvie
3.000; Michel e Freddy 2.000; Dalla Foresta
Nera 10.000; i Cadetti della Chiesa Valdese
22.150; G.K.C. 50.000.
iiiiiiiiiiiiimmiiiimiiiiiii
iiiiiiiiiiiiiiimiiu
•Il ■l■mlllllll■lllllmllmlllllll> miimuiiiitiiioiiiiiiiimiimiimmmnii
immmiimiiuuimiiimumimmmiiminiimiiimuBmniii
Echi della settihiana
1 NUOVI RAPPORTI
FRA URSS E CECOSLOVACCHIA
« Paradossalmente ci si ritrova oggi, tre
settimane dopo l'invasione del paese, effettuata da 650 mila uomini equipaggiati di armi
fantastiche, dopo pressioni inenarrabili accompagnate da violenze sulle stesse persone dei
dirigenti, in una situazione molto vicina a
quella che vigeva al momento della lettera di
Varsavia o prima del 21 agosto ». Così Michel Tatù, inviato speciale a Praga di « Le
Monde » (v, questo giornale, n. 7358 del
10-9-1968). L’autore prosegue facendo però
luce sul peggioramento profondo della situazione : « Da una parte Mosca vede ovunque
la ^‘controrivoluzione" ed esige un cambiamento di politica, d'altro lato i dirigenti cecoslovacchi fanno orecchio da mercante e cercano di salvare il massimo possibile della loro
politica di democratizzazione. Tuttavia sarebbe abusivo d’accusare Dubeek e i suoi colleglli di violare gli “accordi” di Mosca, come
si comincia a fare in Europa Orientale: per
giustificare una tale accusa, bisognerebbe almeno conoscere il testo preciso di quegli accordi. Se le grandi linee (o i quindici punti
che gli accordi comportano) sono conosciute,
i dettagli invece non sono conosciuti. Si sa
soltanto che gli accordi non contengono alcun
elenco di personalità da destituire o da nominare. e che essi non richiedono espressamente nessun arresto, nè alcun’altra misura
di repressione. Ora è precisamente questo che
viene smentito, implicitamente ma molto
chiaramente, dalla stampa sovietica nella sua
campagna diretta contrij^ i contro-rivoluzionari’ (...).
« Gli accordi conclusi, nei diversi momenti
(L'autore rievoca rapidamente la situazione
subito dopo Cierna e Bratislava, e quella alia
vigilia delPinvasione), con Mosca, sono sempre formulati in termini sufficientemente equivoci, per prestarsi a tutte le interpretazioni.
Anzitutto le parole '‘forze antisocialiste",
"lotta ideologica", e naturalmente anche marxismo-leninismo", non hanno lo stesso significato per le due parli contraenti. Ma sopraitutto, in secondo luogo, la situazione creata
dall’invasione è tale che l’équipe attualmente
al potere non potrà mai essere, neppure se per
caso lo volesse, quella che i sovietici vorrebbero che fosse: perchè Vunità della popolazione e del partito, nelVostilità all occupante, è
talmente grande, che gli uomini più realisti" devono manovrare con estrema prudenza.
« La prima fase dell’invasione ha avuto per
effetto di epurare il partito e lypparato statale, dei rari traditori che vi si troimvano: è
stato questo un fiasco politico per l URSS. E
vero che Mosca è Huscita a trovare alcuni
collaboratori, ed ha ottenuto che fossero mantenuti al vertice della gerarchia: ma questi,
per il momento, preferiscono non esercitare
le proprie funzioni. Tipici sono i casi dei signori Bilak e Indra: il primo si riposa sui
monti Tatras, e il secondo continua sempre
ad essere indaffarato a Mosca. Se l’uno o
Valtro si decidesse a tornare al suo posto,
avrebbe ben poca probabilità d’esser obbedito.
a cura di Tullio Viola
Da Torino: A. e G. Actis 5.900; L.G.C.
10.000; Arturo Balma 10.000; L. e D. Rochat 5.000.
Da Genova: M. Alfìieri 8.000; fam. Argenti 9.000.
Da Venezia: G. Ispodamia 7.500; D. Ispodamia 7.500; V. Ispodamia 1.000; O. Zennaro 200; A. Bogo 1.000; fam. Zecchin 3.000;
P. Marturano 3.000.
Ida Tron, Montevideo 5.000; N.N. 5.000;
in memoria di Giulio Viglielmo, le sorelle
Amandina e Elena, Villasecca 20.000; N. e
G. Trocello, Chivasso 2.000; Lidia Accomasso, Buttigllera 3.000; Bianca Pavoni, Milano
2.000; N.N., Bergamo 70.000; A.S.C., Susa
3.000; Roberto Cerchiai, Lucca 2.000; C. e
R. Tourn, Villasecca 10.000; fam. Giorgiole,
Livorno 5.000; A. e A. Coucourde, Inv. Rinasca 5.000; G, Anziani, Venosa 1.000; Renato Breuza, Pinerolo 10.000; Remo Endrici,
Gardolo 1.000; U. Bert, Trieste 2.000; Valdo
Vinay, Roma 5.000; N. N., Villasecca 10.000;
Mariuccia Rìvoira, Angrogna 10.000; Giovanni Conti, Roma 10.000. Totale L. 354.350.
Totale precedente: L, 325.000 (l’offerta di
M.L.V., Roma era di L. 2.000 e non 20.000,
come pubblicato nell’elenco scorso per una
svista tipografica). Totale generale: L. 679.350.
AVVISO Al LETTORI
Per ragioni d’impaginazione, lo scritto di Paolo Ricca pubblicato nella prima pagina del numero scorso è stato
spezzato in due parti, composte in corpo tipografico diverso ; e questo ha fatto pensare a molti che si trattasse di
due articoli di due penne (anche se a
ben vedere vi era una unità di stile e
di contenuto). Precisiamo comunque
che tutta la prima pagina era dovuta
a Paolo Ricca e che i due « pezzi » erano stati in realtà concepiti come un.
unico articolo ; e ci scusiamo con i lettori e con l’autore per l’equivoco cui
tale impaginazione ha dato luogo involontariamente. red.
DONI RICEVUTI
PER ECO-LUCE
Da Catania: Elena Ritter 500; Mirella Durand 500; Carmelo Ventrici 500.
Da Firenze: Cornelio Bartoletti 500; Giorgio Neumann 500; Aldo Frache 300; Leo*
poldo Sansone 500; Emma Forti 500; Barberina Mengiardi 1.500; Umberto Bartolacci 500.
Angelo Botturini, Prevalle 500; Silvio Molinari, Genova 500; Gino Giovannini, Roma 1.000; Giovanni Cougn, Nervi 500.
Jenny Bounous, Washington L. 6.300;
N. N., Montreal 5.600; Anna Bonjour, Sanremo 500; Emanuele Péyran, Crissolo 500;
Hans Rudolph, Germania 500; N. N., Ferrerò 5.000. Grazie! (continua)
iiiiiniiliiiiiiiitiii
Cifre che parlano
Quanto ai dirigenti che avevano esitato durante la settimana cruciale, essi sono diventati oggi dei buoni patrioiì- Del resto la brutalità del comportamento sovietico ha aperto gli
occhi a più d’un dirigente, già considerato
conservatore.
« Particolarmente al ministero degli interni, centro nevralgico smiza il quale i soi;ietici ben difficilmente poiranno far funzionare
un’azione repressiva, la situazione è oggi nettamente più sfavorevole ai sovietici che tre
settimane fa. 1 rari "collaboratori che vi si
trovavano, sono oggi fuggiti all estero. I loro
colleghi della Sicurezza di Stato fanno ora la
resistenza passiva, né il nuovo ministro Palnar
la fa meno del suo predecessore Pavel Diversi
sintomi dimostrano che le autorità di polizia
non soltanto non collaboruiio con gli occupanti, ma al contrario che esse si preoccupane di
"segnalare" gli occupanti, con la ferma intenzione di proteggere la popolazione e i suoi
dirigenti ».
UNA STAMPA
CHE NON DISARMA
^ È quella della Cecoslovacchia, altro soggetto insanabile di conilitto con 1 U.R.S.S.
il Com’era da aspettarsi. Vorganizzazione delVIIffido Stampa e Informazioni non ha veramente modificato la fisionomia dei giornali: i
giornali sono rimasti gli stessi, e d altra parte,
anche se si fossero cambiati i redattori, il risultato non sarebbe stato diverso. L eventuale
passaggio dall’autocensura ad una censura pura e semplice, non cambierebbe le cose: il censore avrebbe tutte probabilità d essere altrettanto patriota e democratico del censurato.
0 Certi giornali sembrano persino ignorare i
nuovi regolamenti, per es. il Kulturny Zivot
di Bratislava che, nel suo numero di giovedì
5 settembre, parla tranquillamente d occupante" e d’"occupatore". argomentando, non
senza ragione, che una rapina resta una rapina anche se la si battezza come "visita inattesa d’un vicino".
« Nel frattempo tutta /a popolazione cecoslovacca (dirigenti e diresti, giornalisti e ettari) non ha bisogno di molle parole per
comprendersi: basta un'occhiata in tralice ai
disopra della spalla dell'occupante, il quale fa
d’altra parte del suo meglio per rendersi ridicolo con le sue prepotenze. Basta per es. riprodurre, come fanno la stampa e ia televiswne di Praga, dei lunghi estratti di giornali o
discorsi sovietici, bulgari o tedeschi dell est
dedicati alla Cecoslovacchia. Che si tratti di
denunce del ’’controrivoluzionario col coltello
fra i denti", o di descrizioni della "popolazione cecoslovacca accogliente con gioia le truppe fraterne", le citazioni sono talmente grottesche che il disprezzo non può che crescere
nel pubblico ». , , „ „
(Da « Le Monde » del 10-9-1968)
La ricerca di analogie storiche ci fa ricordare la situazione del Lombardo-Veneto nel decennio fra la prima e la seconda guerra del
nostro Risorgimento.
Il noto mensile cattolico II Gallo, di
Genova (luglio-agosto 1968), dedica Tulti-mo dei suoi pregevoli quaderni monografici
al tema ; « Lo sviluppo : una sfida alTuomo
del 2000». Raccomandiamo vivamente la
leitura di questo « quaderno », che offre abbondante materiale informativo, una serie
di brevi saggi su alcune esperienze tipiche
(Cuba, Ci’e, Tanzania, Costa d’Avorio, Cina) e numerose riflessioni svolte in una prospettiva cristiana.
Riportiamo qui sotto un prospetto molto
eloquente, che pone in evidenza gli enormi
squilibrii oggi esistenti tra paesi sviluppati
e paesi del « terzo mondo » (ma perchè, poi,
«terzo?» Qual’è il «primo»? E quale il
« secondo »? E soprattutto; in base a quali criteri il cosiddetto « terzo mondo » viene, appunto, classificato terzo, rispetto agli
altri due?).
Percorrendo questo prospetto, si intuisce
l’ampiezza dei problemi e delle responsibilità che ci stanno di fronte.
Prospetto dei redditi per abitanti,
in alcuni paesi del mondo
A = Reddito nazionale lordo per abitante
in dollari, anno 1966.
Paesi sviluppati
U.S.A.
Francia
Norvegia
Germania Occidentale
Gran Bretagna
Italia
Israele
Giappone
Paesi del Terzo Mondo
Spagna
Grecia
Argentina
Cile
Portogallo
Messico
Perù
Irak
Turchia
Ghana
Tunisia
Brasile
Marocco
Pakistan
India
Birmania
Fonte: A.I.D. 1967.
Fra i Paesi con reddito pro-capite inferiore ai 100 dollari (= 62.000 lire) all'anno ricadono pure; Cameroun, Sudan, Laos, Viet-nam del Sud, Indonesia. Somanila, ecc. Si
consideri inoltre che circa 30 Paesi (su un
totale di 86 Paesi de! Terzo Mondo), che
rappresentano intorno al 65% della popo
lazione complessiva del Terzo Mondo, contano un reddito annuo per abitante intorno
ai 100 dollari.
USA = 100. A B
3.840 100
2.060 54
2.020 53
2.010 52
1.910 50
1.180 31
1.160 30
970 25
770 20
690 18
541 14
474 12
430 11
427 11
267 7
266 7
233 6
219 6
175 5
175 5
172 4
87 2
81 2
72 2
Rispetto il Papa, ma
non sono d’accordo
(segue da pag. 1)
proclamata definitiva dai suoi predecessori e dall’episcopato della prima
metà del secolo. Ciò porterà la nostra
Chiesa a un esame critico delle proprie
idee sull’autorità, il magistero, la formulazione dottrinale, il dogma e in
particolare sull’infallibilità. In avvenire non si dovrà, forse, alla lu^®.
Scrittura, considerare l’infallibilità ecclesiale come residente non tanto in
certe proposizioni o dottrine quanto
nella convinzione di fede in base alla
quale lo Spirito di Dio conserva e anzi non cessa di rinnovare la Chiesa,
malgrado tutti gli errori, attraverso
tutti gli errori dei papi, dei vescovi,
dei teologi, dei parroci, degli uomini e
delle donne? Dovremo porci queste domande e altre consimili, in accordo
con i cristiani evangelici, per i quali, a
causa del loro disaccordo dottrinale,
queste medesime questioni devono porsi, nella loro situazione e secondo la
loro prospettiva particolare. E questo
sarà di grande utilità per il nostro avvicinamento.
Bisogna dunque continuare. E che
cosa dobbiamo fare? Tre cose:
1) Prenderemo sul serio e rispetteremo la decisione che il papa ha preso in coscienza.
2) Studieremo i suoi argomenti e
li discuteremo lealmente. Non soffocheremo i nostri dubbi ma li esprimeremo, affinchè sia noi sia la Chiesa
ci sforziamo di vederci chiaro. Facendo così, non ci condanneremo reciprocamente, ma cercheremo di comprenderci gli uni gli altri.
3) Coloro che, fra noi, dopo matura riflessione davanti a se stessi, davanti al proprio congiunto e in presenza di Dio, stimeranno che, per mantenere il loro amore, la durata e la felicità della loro casa, devono agire in
modo diverso da come lo prevede l’enciclica, queste persone sono tenute, secondo la dottrine tradizionale degli
stessi papi, a seguire la propria coscienza. Non si accuseranno quindi di
peccato, quando avranno agito secondo il meglio delle loro conoscenze e
della loro coscienza. Ma in piena serenità, con certa convinzione, prenderanno parte alla vita della Chiesa e
suoi sacramenti. Esse avranno sicuramente il diritto di contare sulla comprensione dei loro pastori.
Dipenderà dunque da ciascuno di
noi che la nostra Chiesa esca da questa crisi più matura e più responsabile. E sarà appunto questo che aiuterà non solo la nostra Chiesa, ma tutte
le Chiese. Hans Küng
Grave sciagura ha stroncato le vite
dei nostri cari
Marco Fasulo
Susanna Gardiol Fasulo
Adelaide Fasulo
Con dolore lo annunciano a funerali
avvenuti a Roma il giorno 8 settembre
1968 la Mamma, la sorella Giulia e famiglia, i fratelli Enrico, Ernesto e Renato colle proprie famìglie.
« Il dono di Dio è la vita eterna »
(Romani 6: 32)
OFFERTA SPECIALE a famiglie evangeliche del VERO OLIO D’OLIVA di ONEGLIA . Sconto di L. 50 a It. con scatola di
prova da 12 lattine di It. 0,900 caduna:
FIDOLIO (tipo magro) a lattina L. 720
EXTRA VERGINE (tipo grasso)
a lattina L. 820
Si possono ordinare lattine miste delle due
qualità. Trasporto e recipienti compresi nel
prezzo. Per informazioni e f
di altre confezioni scrivere a: bhtVUUA
PAOLO - Casella Postale 426 . 18100 IMPERIA ONEGLIA.
CUORCDNTENTO
BIMESTRALE
PER TUTTI I BAMBINI
— Avventure di «Giano»; figlio di
missionari in Guiana .
— Giochi biblici - racconti biblici e a
fumetti
— illustrato a 4 colon.
ABBONAMENTO ANNUALE; L. 600
(riduzione a L. 500 per i mesi di agosto
e settembre) presso: Casa della Bibbia - Via Balbi 132 R - 16126 Genova.
C.C.P. 4/460
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. .175, 8-7-1960 ___________^
Tip. Subalpina s.p.a, - Torre Pellice (To)