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RE VIENE A TE
lasciava la città ed il piccolo gre^e
In questo periodo dtiranno, tutta la
nostra vita ecclesiastica, in quanto esso
ha dd più appariscente,: la predicazione,
e di più intimo: la « religiosità » della
famiglia, è orientata in modo più sentito e più spiccato verso il grande annunzio: è nato il Salvatore. Anno dopo
anno noi ci rallegriamo del .ritorno di
questo perioda di Avvento, e non possiamo neppure pensare un anno senza
Natele, un anno ecclesiastico senza Avvent®. Oggi più che mai !
Noi ci prepariamo a celebrare Natale,
con animo sereno nonostante la serietà
dei tempi, perchè sappiamo che nell’atmostfera di Natale noi troveremo la
quiete, la serenità, la consolazione. ■
E certo tutto ciò è grande, è profondo,
ma tutto ciò non è ancora Natale !
Chi è colui che viene ?
Il Maestro !
Molti uomini hanno spasso salutato in
Gesù il Maestro per eccellenza, hanno
ammirato la sua dottrina edi il suo insegnamento, hanno piegato, le ginocchia
davanti al sermone sul Monte ed hannò
detto: qui è tutta la sapienza.
Ma tutto ciò non è bastato; e l’umanità ha seguitato a proclamare Gesù,
Maestro, ed a camminare per le sue vie,
perchè questo è il destino dei Maestri:
additare la via e non essere ascoltati.
Ma Colui che viene non è un maestro, non è il Maestro. Udite il canto
che risuona; vedete il filo d’oro che lega
le pagine deH’Antico e del Nuovo Testamento, che salda in una spirituale
unità l’antico ed il nuovo Patto: Ecco il
tuo re viene a te.
Dal primo annunzio che traluce, alle
origini della storia della umanità, finn
al dramma angoscioso di Giovanni il
Battista, una sempre, ed identica, è la
proclamazione: il re viene.
Il popolo che l’Eterno si era scelto ha
rifiutato di ascoltare, ha indurito il cuore; ed ecco, oggi il re viene.
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Viene con tutti gli attributi della sua
regalità.
E bisogna fargli accoglienza; bisogna
riceverlo nelle nostre case, nei nostri
cuori, nei nostri templi, Lui; il Re.
i E gli uomini hanno paura di questo
incointro, e cercano di evitarlo.
Cercano di togliergli qualcuno dei
suoi attributi, indagano, criticano, e si
sforzano di persuadersi che la regalità
di Gesù, è una regalità umana, fondata
sulla convenzione di principii umani;
Gesù diventò cosi un uomo .santo, il più
santo degli uomini, che si ammira, che
si può imitare, ma al quale non si riconosce il diritto, la pretesa prepotente
di dominare nella nostra vita.
1 gli uomini, molti uomini, non si
, pongono neppure questa domanda: chi
è colui che viene. Si lasciano andare,
vanno con la massa. La massa sì precipitava per le vie di Sion a gridare: Osanha. Ed essi andavano, si univano
con la gente, battevano le mani in un
applauso superficiale.
^Chi è colui che viene?
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■hj.
Matteo XXI I: 6
perseguitato.
I- >J E tra il Maestro e l’apostolo si svolse.
« Dicòno che sia il Messia. »
« Dicono che sia un certo Gesù, di
Nazaret. »
« Dicono che sia il figliuolo di un f alegname. »
« Dicono che ha compiuto dei miracoli. ».
« Dicono che predica bene. »
Dicono molte cose, per le vie di Sion!
« Dicono, ma... silenzio... dicono che
Egli vuol farsi proclamare re d’Israele... » V
Sì. dicono, che viene il re dì gloria.
Dicono molte cose per le vie che conducono ai nostri templi, alle nostre
scuole di quartiere in questo perìodo di
Avvento.
Dicono che Gesù è il re...
I breve e serrato il dialogo immortale;
I ; « Quo vadis, domine? »
1 ;i — Dove vai, oh Signore? —
'■ « Eo Roman, iterum crucifigi »
— Vado a Roma, per esservi di nuovo
crocifisso —
E l’apostolo comprese, curvò il capo;
poi rialzò la fronte, e nello sguardo del
suo Salvatore attinse forza infinita da
infinito amore, e ritornò a Roma, a morire per il suo Re.
E noi dobbiamo riceverlo.
Come?
Con sincerità.
Egli ha il diritto di pretendere almeno una cosa: che noi rinunziamo ai sotterfugi, agli equivoci, ^
Egli ha il diritto di pretendere almeno che noi lo guardiamo negli occhi, e
facciamo un esame di coscienza e gli
diciamo quello che Egli ha letto nel nostro cuore, ma che noi non osiamo confessare a noi stessi.
Egli cioè ha il diritto di esigere che
noi prendiamo posizione di fronte alla
sua regalità, che noi confessiamo apertamente per chi combattiamo: per Dio
o contro Dio.
Non abbiamo il diritto di continuare
a chiamarci cristiani, ed a vivere secondo le leggi del mondo.
Non abbiamo il diritto di servirci del
nome di Cristo, deU’aggettivo « cristiano » come di una etichetta con la quale
coprire desideri più o meno disinteressati, merce più o meno di contrabbando.
Non si ha il diritto di parlare di una
civiltà cristiana, quando i principii basilari deH’insegnamento cristiano sono
sistematicamente calpestati.
Con umiltà.
Mea culpa: la confessione antica deve
sgorgare nuovamente dal nostro cuore.
Nella grande tormenta che sconvolge
l’umanità intera dobbiamo, noi cristiani, gridarlo alto e chiaro il nostro mea
culpa.
Il mea culpa deMa nostra infedeltà ai
principi del Salvatore; come individui,
come Chiesa. Non è pensabile una celebrazione di Natale, quest’anno più
che mai, che non sia preceduta da
un’ora, non fosse altro che un’ora, di
vera, profonda, vissuta penitenza.
Il tuo re viene a te...
Oh! la miseria di tutta una vita tessuta di piccole e grandi infedeltà, di
larvati o aperti rinnegamenti.
Narra la tradizione che durante le
persecuzioni, Gesù scendesse sulla terra, e ripercorresse le vie del mondo: la
Via Appia che a Roma conduce. E sulla
porta delle mura romane. Egli, il Salvatore, incòhtrò Pietro, l’apostolo, che
Il nostro Signore è venuto!
E noi Tabbiamo lasciato morire, di
nuovo sulla Croce.
E noi, forse, lo abbiamo inchiodato
sulla croce di nuovo.
Ecco il tuo re viene a te:
« Chi è ingiusto sia ingiusto ancora;
■ chi è contaminato si contamini ancore;
e chi è giusto pratichi ancora la giustìzia, e chi è santo si santifichi ancora.
Ecco, Io Veingo tosto, e il mio premio è
meco per rendere a ciascuno secondo che
sG.rd l’opera suo ». (Apocalisse 22: 11-12).
■ L. r.
Il nostro Signore viene!
Spunii di cronaca.....
SÖliliÄ
Qualche tempo fa molte nostre signore furono ' interessate da im piccolo
trafiletto comparso su alcuni giornali
della penìsola: si trattava il problema
deU’entrata in Chiesa cattolica di signore e signorine prive di calze concludendo che questo era permesso dalla Chiesa
|)oichè cosi avveniva anche per il
« maggiOiT tempio della cristianità »;
evidentem,ente San Pietro in Roma.
Alla lettura di queste poche righe
certo molte nostre signore e signorine
si saranno rallegrate, avranno visto in
esse quasi una conférma del loro retto
modo di pensare quando approvano l’abitudine che sembra diffondersi in certe
Chiese di assistere ài Culti calzate unicamente delle calze di aria. Ecco, avranno detto, la Chiesa Cattolica che dà un
buon esempio di adattamento alle nuove esigenze dei tempi nuovi. Bisogna
che anche la Chiesa si renda conto che
si vive nel ventesimo secolo, e che quindi si deve tener presente le esigenze
nuove; comprese quelle imposte dalla
tessera sui vestiti ! Come la Chiesa non
ha avuto nulla a dire quando si smise
di andar in chiesa colla calze di cotone
e di lana delle nostre nonne, così non
vi è certò nulla da ridire se oggi ci si
reca senza calze, dato che oggi tutte
vanno scalze per le strade. Tanto più
che in Chiesa quello che conta è lo spirito con cui si va e chi potrebbe affermare che quelle signore e signorine che
vanno ai Culti senza calze solo per questo vi si rechino con sentimenti poco
buoni ?
Pochi giorni dopo un altro trafiletto,
della stessa lunghezza negli stessi giornali avrà fatto sorridere di compiacenza un altro gruppo dì persone: * si
smentiva categoricamente che « nel
maggior tempio della Cristianità » (evidentemente ancora San Pietro in Roma)
fosse permesso di entrare senza le calze: la Chiesa condanna questa abitudine
ed invita i preti ad essere sempre molto
rigidi in materia. Dunque più del senso
pratico lodato ieri dall’altro trafiletto,
vale nella Chieàa cattolica il senso della tradizione. Vi sono delle tradizioni
umane che sono una tremenda catena e
fonte di debolezza, ma ve ne sono altre
..che sono indubbiamente una forza.
, L’essère rigidi nell’imporre certe for
me di vestito quaiKk) si va in Chiesa è
certo una fonte di forza, ricorda che
all’andare in Chiesa devesi dare un certo significato e ohe questo deve ceserà
dimostrato anche nella foggia del vestire! e tutte queste persone avranno pensato che nelle nostre Chiese anche si
dovrebbe essere più rigidi e pregare
tutte le signore che vengono ai culti di
avere sempre anche le calze !
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In una conversazione, a bruciapelo una signora mi ha chiesto che ne pensassi delle signore che vanno in Chiesa
senza cappello! E me lo chiese nella
stessa linea di pensiero di quella signorina che tempo fa mi domandava se non
sarebbe il caso di pregare daU’aJto del
pulpito le signore e signorine di non venir ai culti a capo scoperto.
Confesso che nè in un caso nè nell’altro diedi una risposta categorica. E’ certamente vero da un lato che, se in Chiesa si deve andare in quella foggia di vestito che, seconido la consuetudine del
tempo, è quella usata per le cerimonie
solenni e se i culti sono in pratica la
riunicaie di persone che si accordarlo dì
ritrovarsi assieme per presentarsi a
Dio, bisogna recarvisi, nella linea' del
possibi’c, vestiti almeno come ci si recherebbe ad un invito di persona altolocata per la quale abbiamo sommo rispetto e quindi con un copricapo. Ma è
altresì vero che la moda corrente non
dà più al copricapo rimportanza di un
tempo; si vedono signore pur distinte
far visita anche senza cappello e se si
guarda le cose da un certo punto di vista, alle volte vien da chiedere, ammesso che il recarsi in Chiesa a capo scoperto possa essere segno di superficialità e di leggerezza, se certe fogge di
cappelli molto moderni o... molto antichi non siano segno altrettanto netto di
una ceirta superficialità o per lo meno
di una completa incomprensione di certe cose!
Quando si parla di foggia di vestire e
dei culti bisogna inevitabilmente ricordare le famose parole di San Paolo che,
per chi lo avesse dimenticato, sì trovano in 1 Cor. 11: 2-16. E’ un passo che
ha avuto grande importanza nella Ghie,
sa; mentre oggi ancora in base a queste
parole la Chiesa romana impedisce l’en»
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•trata nelle Chiese alle donne hon velate, non mancano le signore ohe oggi ancora guardano senza simpatia all’apostolo delle genti i,a causa di quanto, in
quel brano egli ha scritto ddla donna.
Certo in quello che scrive si sente forte l’influenza delle abitudini di allora
ed oggi le cose mutat-a impongono anche visioni mutate di certi problemi. E
per trovare una base più solida alla soluzione che • ricerchiamo vorrei chiedere
a molte signore e signorine di leggere
un altro passo di Paolo, proprio accanto a quello incriminato, ma che è come
la conclusione di quanto ha scritto su di
un altro argomento, allora ben più cruciale ed,oggi privo di interesse per noi:
quello delle carni sacrificate agli idoli (1 Cor. 10: 23-33). Mentre egli afferma che il credente deve avere la somma
libertà di compiere quanto egli reputa
secondo la sua coscienza, al tempo stesso afferma che ogni credente deve avere
lo scrupolo di non scandalizzare gli altri
forse più deboli nella fede. Per carità
verso di loro è necessario rinunciare di ,
buon grado a cose pure innocenti per sè,
bisogna sacrificarsi per il bene di quelli
che non possono comprendere che certe
azioni' possono esser compiute in perfetta buona fede, in completa libertà e
< senza che la comunione con Dio ne sia
attenuata. Libertà in carità, ecco il
grande valorizzatore della vera vita cristiana!
Meditino questa parola molte signore
e signorine delle nostre Chiese e pur
convinte che. non vi è nulla di male a
recarsi ai culti senza oalze o senza capI pello pensino che di questo altre persoI ne forse più semplici, o forse anche sol
più tradizionalistiche possono scandalizzarsi, preferiscono far trionfare la carità alla libertà: ne risentiranno un sacriiicio, ma al t mpo .stesso un beneficio spirituale. E meditino anche su queste parole tante buone signore e signorine pronte a bollare di scomunica chi
non si presenta ai culti con tanto di cappello o di calze regolamentari: temano
di scandalizzare con giudizi incauti forse con occhiate lancinanti delle anime
più moderne o forse anche soltanto meno profonde. Per tutti vi sia una cosa
sola di essenziale: che tutto si faccia solo e sempre alla gloria di Dio e Dio
guarda sì,, anche alla foggia del vestire,
ma solo in quanto questa esprime uno
stato di animo spirituale.
Così e solo così si può risolvere il problema che non è dei minimi neppure
nelle nostre Chiese... A. Ribet.
Notte benigna, notte tranquilla
DNA STORIA QUASI VERA DI GERMANUS
La vigilia di Natale.
Una tana scavata nella terra, a 500
metri dalle linee nemiche. Fuori, in ordine sparso alcuni abeti sfrondati dalla
mitraglia e file di reticolati che sporgono dal manto di neve fortemente on-dulato per le. montagnole di terra
estratta dalle buche in cui sverna tutto
un battaglione di Alpini.
Dentro, accovacciati e stretti l’uno
all’altro, quattro soldati, alla luce tremolante di una candela fissata ad un
chiodo, con grande animazione e con
queU’aria di mistero e di gioia velata di
tristezza di chi in paese straniero e as^
sente da casa da tanti m,esi riceve notizie e doni dai propri cari - aiutandosi
colla baionetta, tagliano cordicelle, tele
e carte e ne traggon fuori involti, scatolette »oggetti e cibarie di ogni genere.
Mentre sono intenti con grande accompagnamento di gioiose esclamazioni
a mirare e rimirare i loro regali di Natale e a leggere e rileggere le numerose
lettere, osserviamoli ad uno ad uno.
Come di dovere, cominciamo dal più
alto in grado, il sergente.
Arnaldo B. - Bruno come un corvo,
barbetta a punta, pallido, occhi vivaci
e intelligenti. Ha 23 anni, ma nel suo
giovane volto vi è qualcosa di vecchio
e di stanco. E’ un’espressione di scontentezza interiore, di disgusto della vita,
forse di ripugnanza a sè medesimo.
Sembra che il peccato abbia stampato
la sua impronta in quest’anima nobile
e generosa.
Pietro R. . Caporale, originario della
Valle dpi Chisone, un pezzo d’uomo,
rosso' in volto, naso forte e colorito, il
topo delì’qperaio buon laivoratore ma
anche buon bevitore, e buon mangiatore. Le privazioni della vita di combattente, affossandogli le guance, mettono
'iS Di«c4&mEsBP«t»
1629. Il duca Carlo Emanuele ordina
formalmente con un rescritto, ai valdesi
cattolizzati di Paesana e dintorni, di
comportarsi da cattolici e di andare a
Messa, abbandonando definitivamente
usanze e modi eretici, pena'gravi sanzioni corporali e pecuniarie; e promett»
nel contempo, ai delatori ed ai testimoni
a carico contro tali convertiti, un terzo
deU’ammontare delle pene pecuniarie
che verranno stabilite dal tribunale delrinquisizione.* r, b.
ancor più in risalto la prosperità di un
corpo i cui desideri hanno sempre avuto
sollecito soddisfacimento ma in cui l’anima s’è sempre più rimpicciolita.
In tempo di pace, la quindicina se la
beveva con gli amici; la sua povera moglie per nutrire i tre bambini era costretta a lavorare anch’essa in fabbrica
e tirava avanti non si sa come, tanto era
sfinita. Dal marito mai una parola affettuosa e un aiuto, sempre bestemmie é
qualche vòlta anche busse. Sotto le armi, lontano dalle tentazioni era un. ottimo soldato e i suoi superiori lo tenevano in considerazione affidandogli
missioni rischiose.
Valdo B. - Biondo, viso aperto, un
bell’alpino, sceso dalla sua valle puro
come l’aoqua dell’Angrogna, agricoltore
laborioso e, capace. Figlio unico il padre
essendo infermo, aveva preso lui le redini della casa, e, guidato da letture e
dal suo spirito di osservazione aveva
fatto con buoni risultati delle innovazioni nella coltivazione dei campi e nei
trattamenti agli alberi.
Nelle lunghe ore di sentinella, appoggiato al fucile, egli vedeva dinanzi a sè
i suoi terreni, pensava ai lavori che
avrebbe dovuto fare nella prossima primavera, alle nuove sistemazioni. Con
maggior intensità pensava al padre malato, alla mamma che doveva essere ben
stanca e inquieta per lui e anche per
Giulietta. La sua sorella, più giovane di
lui di tre anni, dopo la prima Comunione era partita per andare a sèrvizio in
città, più per il desiderio di girare il
mondo e di far vedere il suo visetto grazioso che per bisogno di guadagnare.
Ne era tornata un anno dopo compietamente cambiata, nel vestire, nei modi,
persino nel colore dei capelli, delle
guance e delle labbra. Valdo se l’era
sentita come un estranea e così pure la
mamma che non faceva che sospirare
ogni volta che la vedeva. Costretta a rimanere a casa per la lontananza del
fratello era più un peso che un aiuto,
una causa di continue discussioni e di
giornate amare per i poveri genitori.
Valdo sapeva queste cose. In ogni sua
lettera alla mamma ¡chiedeva notizie
della sorella e alla sorella non si stancava di scrivere quelle esortazioni che
escono dal cuore di un buon fratello.
E non si stancava neppure di pregare
Iddio di benedire i suoi genitori e di custodire la sua sorella dai pericoli del
mondo, e quando intorno a lui cadeva
no le bombe e sul suo capo fischiavano
le pallottole, supplicava il Padre Celeste di proteggerlo, non per sè, chè egli
sapeva dove sarebbe andato e non dubitava sulle promesse del Signore, ma
per i suoi, perchè sapeva che senza di
lui la sua casa presto o tardi si sarebbe
sfasciata. E se non fosse tornato, nel villaggio vicino al suo una giovane, buona
e bella che gli aveva promess.o fedeltà
e alla quale aveva dato il suo cuore,
avrebbe portato il lutto per tutta la vita.
A ventun anni, con tanti pensieri e
tante responsabilità egli si sapeva già
uomo e, parlando a sè stesso faceva progetti per l’avvenire, per la casa, per la
' famiglia futura, per TUnione Giovanile
di cut era uno dei, membri più zelanti e
poi presidente, e sentiva che se nulla poteva fare per i suoi, ned mesi che dove-,
va ancora passare sotto le armi, Dio gli
offriva la possibilità di costruire, nella
sua anima ciò che poi egli avrebbe rea-,
lizzato.
Nei giorni di calma apriva il suo Nuovo Testamento che aveva ricevuto alla
sua Confermazione e lo leggeva e meditava. Aveva rìmpressione che le parole
di Gesù e degli apostoli e le preghiere
dei Salmi avessero al fronte, nei disagi,
e dinanzi alla morte un potere ed un
effetto più grande che a casa o nel tempio.
Sul principio un caporale lo prendeva in giro e lo chiamava « il pastore »
e quando lo vedeva leggere l’Evangelo
si metteva a bestemmiare. Il sergente
lo obbligava a discussioni interminabili
per il gusto di metterlo nelll’imbarazzo
più che collo scopo di demolire la 'sua
fede che ammirava, ma Valdo colla sua
dolcezza e con la sua fermezza seppe
presto attirarsi il rispetto e raffezìone
dei suoi due compagni valdesi ohe, nelle
lunghe ore di inazione finivano per
chiedergli essi stessi di leggere qualcosa
che tenesse su il loro morale.
Senza che se lo fosse proposto, era
diventato per essi una guida spirituale,
e senza rendersene conto, con le sue
parole e col sUo esempio aveva esercitato sui suoi compagni, tanto diversi da
lui e più vecchi di lui, in dieci mesi di
vita in comune, in caserma e specialmente al fronte, una influenza che doveva portare frutti inattesi proprio nella notte di Natale. E quando si parlò di
svernare in aperta campagna e di rifugiarsi nelle tane, i tre soli valdesi della
Compagnia vollero ed ottennero d’essere insieme.
Siccome in ogni buca dovevano pren-.
der posto quattro alpini essi accolsero
Giovanni L. originario della valle di Pragelato, discendente degli antichi Vaidesi, che avevano ab^iurato. Lo apprezzavano perchè era gioviale e buono e sapeva metter mano a tutto, faceva il sarto, il calzolaio e all’occorrenza anche il
barbiere.
1
Non avevano ancora finito di rileggere tutte le loro lettere e di liberare dalla carta tutti i loro doni, di passarseli e
di metter le cibarie tutte insieme, che
Pietro con aria trionfante, dando una
strizzatina significativa alle buone cose
ammucchiate e brandendo pel collo una
bottiglia di Vermut che si era procurata non si sa come e che aveva tenuta
nascosta fino a quel momento, esclamò:
, « Ed ora, facciamo baldoria ! »
Il sergente che da un bel po’ stava
assorto nella lettura di un lungo scritto replicò contrariato:
« Nient’affatto, prima facciamo un’altra cosa ».
Era tanta l’autorità colla quale Arnaldo aveva pronunciato quelle parole
che Pietro spalancò gli occhi e la bocca
dalla sorpresa e ctìnsiderò con rispetto
i galloni gialli del sergente e paragonatoli coi suoi molto meno brillanti, scosse le spalle harbottando;
« Va bene, come vuoi ».
« Qui dentro sono io che comando, e
voi dovete ubbidire »' sog^unse Arnaldo fra l’ispirato e il bonario.
«Tu Giovanni, va fuori, sai che infondo al trincerone c’è una catasta di
rami d’abete che abbiam tagliato ieri,
prendi il ramo più corto e più diritto e
portalo subito qua ».
r È intanto da una scatoletta di cartone tirò fuori sei candeline colorate munite delle loro pinzette e una bellissima
stella luccicante.
Valdo diede un’esclamazione di gioia.
Aveva capito. Pietro guardava sospettoso e poco rassicurato, sembrandogli
che quello fosse tutto tempo perso ai fi• ni della ribotta che si proponeva di fare.
Giovanni L. fu presto di ritorno col
suo ramo d’abete. Il sergente si trasse
un po’ da parte e nell’angolo del suo
posto conficcò il ramo facendolo rimanere in piedi a guisa di alberetto, dispose sulle fronde le candeline, fissò la
stella sulla punta e dai compagni che
per lo stupore e la ristrettezza dello spazio non osavano fiatare, si fece dare delle noci, delle mele e delle arance e le
appese ai rami, poi disse:
« Domani è Natale e noi saremo di
servizio mentre si celebrerà la Messa
nel trincerone. Celebriamo ora la nascita del Salvatore come abbiamo tante
volte visto a casa nostra, nel tempio e
alle Valli.
« Tù Valdo che sei il nostro pastore
- non vi era nella sua voce il benché
minimo senso di canzonatura - ci fai il
culto. Ecco cosa mi ha mandato il mio
pastore ».
'Ed aprì un foglio che aveva per titolo
« Culto di Natale per i Valdesi isolati »
e soggiunse:
« Poi leggerò anch’io qualcosa. Tu
Giovanni, che non sei Valdese, se vuoi
rimanere con noi ci fai piacere, se no,
sei libero di andartene per una mezz'ora ».
Il caporale alla proposta di un culto
non potè trattenersi dal fare uscire un
. bell’« Oh ! » di contrarietà e di maraviglia. Da quando si era sposato non aveva più partecipato a un culto e dovervi
assistervi al fronte, non se l’aspettava
proprio.
L. preferì restare. Valdo col cuore
pieno di gioia prese il foglio tesogli dal
sergente e cercò presto nel suo Nuovo
Testamento i passi da leggere.
(segue)
Commissione del Canto Sacro
E’ stata gentilmente segnalata alla
Commissione del Canto Sacro delle
Valli una versione italiana dell’inno n.
298 della Raccolta « Psaumes et Cantiques », più antica e già in uso.
La Commissione prega le Corali di adottare questa versione il testo della
quale, stampato a parte, sarà distribuito
a tutti i cantori.
Velili! ilaliia ilelfiiHo 2!I8
degli < Psaumes et Cantiques »
O patrio suol, dolce al sonno degli avi
dormienti in pace nell’avel!
S’ei ti fuggir per non essere schiavi,
a te li ricondusse il ciel.
O suol di libertà, su te brillò la face
di Cristo e del Vangelo deireterno amor.
Ognora i figli tuoi sien banditor di pace,
di grazia e di salvezza, offerte ad ogni
cuor.
Te celebriam, terra gloriosa,
culla d’eroi, di fede aitar!
Di Dio la man su te pietosa
possa per sempre riposar.
Li rivedesti, quei prodi tuoi figli,
dal triste esìlio ritornar;
ed ogni prova vincendo e, perigli,
in te lor stanza ristaurar.
Di giubilo e d’amor s’udìro allor salire
i canti degli eroi, le loro pireci al ciel.
Con essi ancora noi vogliamo ognor ri
direr
« L’Eterno fu con noi; sia lode al Dio fe
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L’ECO DELLE VALLI VALDESI
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p patri« Valli, sì a lixngo dolenti,
triste dimora del dolor!
D^ìi, quai soffriste crudeli tormenti!
Ma confidaste nel Signor; ■ ■
e la sua mano, un dì,’* l’odìosò' giogo infranse
e libere vi rese, e pace 'vi largì.
Cantiam la sua bontà, che volse di chi
f pianse
\ in gioia l’aspro duol, la notte in chiaro
di.
Te celebriam, eoe.
(Si trova anche nelle « Veccjhie caiì- '*
zoni della nostra terra », di Balma e Ri-,
bet - 2 voli. - pp. 38). ■*
Canti e leggende
La collina delle Croci
cavano. E la croce, sul campanile, rimaneva lì a solitaria testimonianza del giudizio che viene. Ed 41 giudizio venne.
La collina tremò, si aprì in un movimento convulso, e la chiesetta, carica
di tutti i peccati degli uomini, scese
nelle viscere ^eìla terra che ricoprì ogni
cosa, solo lasciando fuori la croce de]
campanile. ..k-.,/.’
E gli uomini, don piansero ! Oh ! no !
Soltanto ebb^o.,paura; sentivano confusamente che '^'tetra si può aprire sotto il peso dáL'Ípeccato, quella croce appariva loro.“bàfc'e un sinistro presagio.
Non osarono 'toccarla, evitarono il luogo.
Finché un giorno una donna, vecchia
e cieca, ebbe,una visione in risposta alle
sue preghiere: « Va gettati ai piedi della Croce, sul colle maledetto, e firega;
poi, lava gli occhi con l’acqua che scorre ai piedi della croce, e tu vedrai ».
E la donna andò.
Si gettò ai piedi della croce e gridò
il suo tormento. Lavò i suoi occhi con
l’acqua della croce.
E la liberazione venne.
E nella pace della luce ritrovata, la
donna costruì con le sue mani una rozza
croce di legno, e la piantò, lassù, sul colle, accanto alla vecchia croce di ferro
arrugginita.
E da allora, altre donne, altri uomini
sono tornati a pregare ai piedi della croce della chiesetta sepolta, ed altre croci
sono state piantate sul colle.
Così canta la leggenda nelle lunghe
veglie invernali.
Ma il bosco sacro non è leggenda.
E’ realtà che il viaggiatore incontra,
quando viaggia nella Lituania, nelle terre del nord, lassù, tra Janiskis e Siaulai,
E il viaggiatore ascolta... e chiude gli
occhi... e pensa.
Non è forse tutta la sua vita, vissuta
giù nel piano, tra canti di gioia o gridi
di guerra un tentativo senza speranza
di fuggire l’ombra di un colle maledetto,
il giudizio di una croce ?
E non è forse anche lui, con tutta la
sua sete di conoscenza, un povero cieco
che va brancolando in un trionfo di luce ?
Forse, chissà, forse è giunta Torà che
egli salga sul colle e la guardi questa
croce, in ginocchio, e sì chini a ricevere
il lavacro con cui aspergere gli occhi e
•¡cedere. o. l.
Si trova lontano lontano da noi, nella Lituania, nelle terre del Nord. Una
collina tutta coperta di croci, piccole e
grandi, di legno e di pietra, umili croci
di povera gente o di ricchi signori: un
bosco sacro dall’origine strana.
Molti anni fa, su quel colle, c’era una
chiesa, la chiesetta di un pìccolo villaggio: poche case ai piedi del colle. Piccola era la chiesa, e piccolo il villaggio;
ma grande era la potenza del peccato
ne] cuore degli uomini, sperduti lassù,
tra Janiskis e Siaulai. Erano cattivi gli
uomini, e la chiesetta era troppo grande
per il sacerdote che, solOj aspettava L
fratelli, che, giù, nel piano, bestemmiavano, cantavano, danzavano, si ubria
II pastore luterano finlandese Costantino Koch parla nel periodico Fra Russlands Missionen del suo lavoro fra i
prigionieri di guerra russi, internati in
Finlandia. In un ospedale, per esempio,
si notano dirversità di atteggiam¡enti: in
alcune sale lo spirito cristiano sembra
prevalere e la predicazione della Parola
di Dio è facile; in altre sale, per contro,
predomina lo spirito comunista ed è
difficile di potervi celebrare un culto;
infatti durante la lettura e la spiegazione della Parola di Dio, gli ammalati
comunisti ostentano la loro ostilità leggendo con ostentazione qualche libro,
0 facendo finta di dormire. Il pastore
Koch ha per altro, con pazienza, potuto
formare una minuscola corale di sole
voci maschüi, raggruppando i più anziani che ricordano ancora i canti di
chiesa. E così, un poco alla volta, anche
1 giovani si sono avvicinati.
In molti campi il pastore Koch ha
poi potuto notare con soddisfazione come l’amministrazione dei sacramenti,
della Comunione, in modo particolare,
desti una fòrte impressione negli spiriti, ed evochi ricordi non del tutto ancora sopiti.
Un significativo episodio riferisce poi
il pastore Koch, durante una visita al
campo di xxx, dove i prigionieri stessi
hanno chiesto che venga per loro celebrata la Santa Cena. Il pastore luterano
la celebra secondo il rito ortodosso, s.econdo il quale il membro comunicante
in precedenza si confessa, inginocchiato^
davanti ad un Nuovo Testamento e ad
una Croce. Ma ci sono gli infermi, e durante due giorni il pastore Koch va da
un capezziale all’altro, ed ode le parole
umili di confessione di uomini che hanno quasi tutti rinnegato Dio, ed ora si
sentono vicini a Lui. E sono così parecchie centinaia di prigionieri che si accostano alla Sacra Mensa.
(Dai notiziari S. p. p. - S. e. p. p. acic.).
50,—
200,—
15,—J
50,—
50,—
25,—
202,75
100,—
100,
Maurizio De Maria ,
B.; Panasela
Chiesa di S. Lucia
Chiesa di Mantova
Chiesa di Felonica
Anita Amprimo Thoeni
P. ' Maggi, Vercelli
Chiesa di Spinetta Marengo
' Per Biblioteca Facoltà.
Raduno Sorelle, Fiume
Per Eoo ai Militarri.
Rostain Enrico 50,-
I Coniu^ G. ,^Severino e A. Scroppo hanno offerto, in memoria
di A. Mingandi; per la Chiesa di
Catania , 50,__
per Beneficenza locale 20,—^
Errata Corrige. Il dono di Marini Cosimo, Taranto per Asilo di Vittoria è di
L. 50 e non 20 co-me è stato pubblicato.
KACCOMANDIAMO VIVAMENTE:
X M « ^ ^
Tannuale opuscolo della F. U. V., scritto dai pastori Paolo Bosìo, Ermanno Rostem^ Gustavo Bertin.
E’ il grande appello di' Cristo. Nella
prima parte viene parlato di Colui che
invita a seguirlo e del diritto che ha di
rivolgerci la chiamata. Nella seconda
parte, della risposta del giovane, con
speciale riferimento alla serietà delTofferta- fatta dai giovani valdesi al Signore. Nella terza parte, degli ostacoli
e delle difficoltà che si incontrano sulla
via del discepolo.
Prezzo lire 2 la copia, franco di porto.
Ordinazioni presso la Libreria Editrice Claudiana - Torre Pellice - oppure:
Pastore Tullio Vinay - Segretario Generale delk F. U. V. - Via Manzoni, 21
- Firenze. '
Valdesi 1 Coniribuile con generosità e con amore perchè la
Chiesa possa annunziare l’Evangelo.
Doni ricevuti dal Cassiere della Tavola
nel mese di novembre 1942
Per Cas.9a Culto.
Roberto e Bianca Steiner, in un
lieto anniversario L. 20.000,—'
Maria Di Paolo, Aitino 50,—
Comm. De Toma, in memoria Padre Cosimo Damiano, Verona 500,—
i.odo,—
Italo D’Angelo e Signora 150,—
Per Emeritazione.
In memoria del dott. prof. Emilio
Meynier, la sorella Elisa e il
fratello Enrico 300,__
In Memoria M. R. P.
Stanislao Rocchi, per Collegio 200,—
Id., per Diaconesse 30,___
Id., per Artigianelli 20,___'
Liliana Malacrida, per Collegio 100,’—
Id., per Diaconesse 20____
Per Istituto di Vallecrosia.
N., Roma 20____
M. Carnevali, Roma lOO,__
Per Orfanotrofio di Torre Pellice.
Codino Noelie, ved. Forneron 10,—
Per Asilo di Vittoria.
Giaquinta Antonio e Signora 25,—
Chiesa di Felonica, in memoria
di’A. Mingardi , 50,—
Coniugi G. Severino, A. Scroppo,
30,—
B. Panasela iOO,__
M. Scaglione, in memoria Marnila 150,—
Per Orfanotrofio di Pomaretto.
M. Scaglione, in memoria Mamma 150,
Per Asilo Italia.
Corino Giovanni 30,—
CR0H/K:/I V/tLDESC
TORINO
^ T
Lutti dolorosi hanno, nelle ultime
settimane, colpito molte famiglie della
nostra Comunità.
Dopo un lungo periodo di sofferenze
si è spento nella sua casa in Torino il
sig. Gustavo Talmone.
I funerali hanno avuto luogo nell’ìntimità della famiglia, il 24 novembre.
— In Boigosesia, ha chiusa la sua
gio,rnata terrena, sorretta dalla sua fede la sorella Alice Conti nata Bonaccio.
II servizio funebre, celebrato nell^
casa dell’Estinta, è stato una commovente dimostrazione di affetto ed una
testimonianza della fede in Cristo Gesù.
— Dopo breve malattia, nella sua villa di Peoetto Torinese, è decedutoci! cav.
Carlo Ostorero.
Nella sua vita. Egli ha dimostrato
una viva comprensione per la nastra fede evangelica e per la nostra Chiesa. Un
largo stuolo di amici circondava, nella
Cappella del Cimitero Evangelico di
Torino, la famiglia afflitta, e la consolazione del Vangelo è stata accolta, in
intimo raccoglimento, da tutti i presenti.
— All’alba del 6 dìcem. si spegneva,
in Valenza, presso i nipoti Benevolo, il
Gr. Uff. Paolo Canohbio, per dieci anni
stim.ato Direttore del nostro Istituto degli Artigianelli Valdesi.
La sua preghiera al Signore che gli
fossero risparmiate lunghe sofferenze
è stata esaudita: il .suo trapasso è stato
sereno e sul suo volto aleggiava la pace
di coloro che si addormentano nel Signore.
I funerali sono stati celebrati in Va
lenza ili9 dicembre dal pastore«Eynard
e dell’anziano sig. Paolo Benevolo, nipote dell’Estinto, con Finterventó dell’evangelista G. Scarincì in rappresentanza (^egli artigianelli, che il venerato
frateflo circondò sempre di un intenso
affetto,
— Il 15 dioem. in Rivarossa Canavese, il pastore R. Comba ha presieduto
ai funerali della sorella Luigia Pons
nata Coalova.
Abbiamo circondato ed ancora circondiamo le famiglie afflitte di tutta la
nostra più viva simpatia cristiana. La
diiparienza deji nostri }car[i, in questi
tempi duri, è particolarmente dolorosa,
ma abbiamo sperimentato la benedetta
realtà della consolazione cristiana.
Al capezzale di una cara sorella, pochi giorni prima del suo ritorno alla
Casa del Padre, abbiamo udito una
comm.ovente professione di fede evangelica e i brevi istanti di preghiera furono soffusi di quella soave pace, che
il Signore soltanto può dare.
Raccolti attorno alle spoglie mortali
dei nostri Cari, abbiamo sentito più che
mai la luminosa certezza della Vita in
Cristo, mentre il mondo passa con le
sue concupiscenze e le sue vanità.
— I Culti domenicali, sempre frequentati da un forte nucleo di credenti,
continuano ad aver luogo nel Tempio
di Corso Principe Oddone alle ore 10.30.
Il culto di Natale sarà seguito dalla
celebrazione della Santa Cena: sarà
presieduto, Dio volendo, dai pastori .
Eynard e Comba ed avremo la gioia di
accogliere in mezzo a noi il Sovrintendente pastore Nisbet.
—■ Ricordiamo che domenica 20 dicembre, nella Sala Valdese in Luserna
S. Giovanni, avrà luogo una riunione
famigliare per le famiglie della Chiesa
di Torino, colà residenti.
— La riunione, che-si è tenuta nella
Biblioteca della Casa Valdese in Torre
Pellice la domenica 13 corrente, è stata
pervasa da un ìntimo senso di solidarietà cristiana ed ha espresso l’amore
dei presenti per la loro Chiesa e la ferma volontà di tutti i credenti di colla- •
borare, ora più che miai, all’opera del
Signore per Tavanzamento del Suo Regno sulla terra.
TORRE PELLICE
Iddio ha richiam.ato da questo mondo
la signora Arnoulet Maria vedova Jachia, all’età di 85 anni. Da qualche tempo la sua salute, era fortemente scossa:
sofferente, essa anelava al riposo celeste, lo invocava nelle sue preghiere. E
il Signore rispose concedendole l’esaudimento del suo desiderio più presto di
quel che essa stessa credesse. Non era
certamente per lei la morte il re degli
spaventi, perchè sapeva in chi aveva
creduto, ed ella poteva dire: Cristo è la
mìa vita e la morte mi è guadagno. Alla famiglia in lutto rinnoviamo l’espressione della nostra simpatia, cristiana.
Interpretando il sentimento della
mamma e nonna e in memoria di lei,
hanno, invece di fiori sulla tomba, offerto alla chiesa: il sig. Jachia Enrico e
Eugenia, L. 100 - La signora Cesan Jaohia Susanna, 50.
— Ha terminato domenica mattin.i la
sua carriera terrestre il signor Enrico
Roland, di Santa Margherita; aveva 80
anni. Era una persona assai nota nel
comune. Da qualche tempo gli acciacchi
dell’età lo avevano confinato in casa:
non che abbia avuto grandi sofferenze
fisiche. Iddio glie le evitò; ma si ramm,aricava di non ]X)ter più lavorare
perchè era sempre stato un assiduo lavoratore. Circondato dalle cuire affettuose della figlia ^li si avviava senza
scosse dolorose verso il termine del suo
pellegrinaggio quaggiù riconoscente
verso Dio autore di ogni bane e verso i
suoi cari. Sulla signora lina. Bein Roland 6 sui suoi figli imploriamo ancora
le celesti consolazioni.
— Domenica prossima, 20 corrente,
quarta dell’Avvento, al culto delle óre
à 1
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^ * , " . / . .. UECO DELIB IrALU VALOIR
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10. 30, nel tempio' di Villa, il Pastore
darà il terzo studio su « L’awenire secondo la Parola di Dio ».
— Da ora innanzi il tempio sarà risèaldato.
— Il culto pomeridiano di domenica
prossima si terrà nel tempio dei Coppieri, alle ore 14.30; sarà celebrata la
Santa Cena col calice comune.
-j Nella Sala dell’Asilo ‘ Infanti!^ ij
sig. Lomhardini darà, domenica prossima alle 16.30, la sua sesta conferenza
parlando degli «Effetti della Riforma
e della Controriforma ». Sarà l’ultima
di un primo ciclo di conferenze sulla
Riforma luterana e calvinista.
VILLAR PELLICE
Dipartenze. Nel corso di pochi giorni
due nostre sorelle anziane si sono quasi
improvvisamente dipartite da noi: Jar navel Maria fu Bartolomeo deceduta
alle Rovine il 29 novembre, in età di 81
anno, e Vigna Luisa nata Talìmon del
Centro che il Signore ha richiamato a
Sè l’il dicemibre.
AUe famiglie, la nostra fraterna simpatia.
Nuovo focolare. Il 12 corrente, nel
■ostro tempio, hanno unito le loro vite
davanti al Signore Biesuz Angelo Bortolo Vatentino di Pietro da Feltre e. la
■astra sorella Baridon Paolina Giuditta fu Giovanni e fu Talmon Margherita del Saret. Iddio benedica questi spasi in tutto il loro cammino.
Visite. La comunità è grata al Sovrintendente pastore R. Nisbet per la
sua visita del 6 dicembre e dimostrerà
coi fatti - ne siamo certi - che il suo
fervido appello è stato efficace.
La domenica successiva la fratellanza ha avuto la gioia di ricevere un’altra
cara visita: il suo più antico conduttore
vivente il pastore Augusto Jahier, da
pochi giorni ottantenne, ha presieduto
con giovanile entusiasmo il no,stro culto
del 13 corrente.
Ringraziamo pure sentitamente il sig.
Gustavo Albarin della Commissione
Distrettuale per il Canto Sacro, per la
sua ottima visita alla nostra corale,
ch’egli ha sorpresa, la sera dell’8 dicembre, riunita al completo sotto la presidenza del nostro amico Bouissa.
AI Convegno degli Anziani e Diaconi
del 6 dicembre, a Torre Pellice, il nostro concistoro è stato rappresentato da
7 suoi membri. -■
Enrico Jachia e famiglia ringraziano
tutte le gentili persone che furono di aiuto e conforto nella dolorosa perdita
della cara Mamma e Nonna
Maria Arnoulet
Vedova Jachia
Torre Pellice 10 dicembre 1942.
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Cappeiiaai Valcfasi
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Capit. Ermanno Rostan - CappellMM Militare Valdese - Conaando PremAi Mlitare -< Torino.
Ten. Davide Cielo - Cappellano IfiUfcirn
Valdese - Comando Superiore Libia P. M. 11.
Ten. Alfredo Rostain - Cappellaao
tare Valdese - Quartier General* - BU
vifflone Alpina Taurinense - P. M. 2M.
Indirizzi di Chiese Valdesi
I DISTRETTO:
Angrogna — Pastore : Arnaldo Comba.
Angrogna (Serre) — Pastore Edoard*
Aime.
Beébio Pellice — Pastore : Alberto
Ricca.
Lusema San Giovanni — Pastore : Lorenza Rivoira.
Massello — Pastore : Enrico Tron.
Perrero — Pastore : Oreste Peyronel.
Pmerolo — Pastore : Luigi Marauda.
Pomaretto — Pastore : Guido Mathieu
Proli — Pastore: Arnaldo Genre.
Pramollo — Pastore : Paolo Marauda.
Prarostino — Pastore : Umberto Beri.
Riclaretto Pastore : Alfredo Janavel.
Rodoretto — Pastore : Arnaldo Genre.
Rorà — Pastore : Enrico Geymet.
San Germano Chisone — Pastore : Gustavo Bertin.
Torre Pellice — Pastore : Giulio Tran,
farbio — Chiese: Corso Vittorio Ema«»ale, 23 e Corso Principe Oddoas, 7.
- Pastori Elio Eynard e Roberto Comba: Via Berthollet, 36.
Vilior Pellice — Pastore : Roberto JaMer.
Il DISTRE’TTO:
Abbazia: « Chiesa dì Cristo ». Culto alle 16 - Pastore C. Gay, da Fiume.
Aosta: Chiesa: 11, Via Croce di Ciità Pastore: V. Subilia, Via XXIII marzo
n. 1,
Bergamo: Chiesa: Viale Vittorio Bmanuele, 4 - Pastore: M. Moreschini
Viale Vittorio Emanuele, 52.
Biella: Chiesa: Piazza Funicolare Culto: la I, III, V domenica del mese
(da Ivrea).
Brescia: Chiesa: Via dei Miile, 4 - Pastore: D. Fomeron (ivi).
Carerm: Da Ivrea: seconda domenica.
Ol» COSTABS.. direttore resooni^irite
«ATJ I t ìRAFICHE L'ALPINA - Torre Penice »
BANCO DI ROMA
BANCA DI INTERESSE NAZIONALE '
Società per azioni - Capitale e riserva Ut 561.000.000
Sede Sociale e Direzione Centrale in Roma
Anno di fondazione 1880
214 Filiali in Italia, nell’Egeo, nell’Africa Italiana ed airEstcìo
Le Filiali del Banco di Roma :
1^*'
ricevono somme in deposito su libreiti di risparnuo
od in conto corrente
scontano cambiali in lire e in divisa
rilasciano gratuitamente assegni circolari pagabili
a vista in Italia, in Albania, in Libia e nell’Egeo
comprano e vendono titoli di Stato e industriali
* tà— 3
TUTTE LE ALTRE OPERAZIONI DI BANCA
Filiale Torre Pellice
Piazza Vittorio Emanuele li - angelo
Via Mazzini — Telefono. 62
, ; ERCOLE MARELLI & C. - S. A.
CORSO Venezia/ ife'-. > ; v
VALLI NOSTRE
1943 XXI
ALMANACCO
A FOGLI MENSILI
ILLUSTRATO
L. 4,50 LA COPIA
ARTI GRAFICHE
“ L'ALPINA „
TORRE PELLICE
27, Via Arnaud, 27
RAPPORTI - RELAZIONI
LETTERE CIRC OLARI
GIORNALI - RIVISTE
BUSTE PER COLLETTA
CHIEDERE PREVENTIVI - PREZZI DI CONVENIENZA
C/IS4 V4LDE5E DELLE DIACONESSE
'mp V.' ■■.-V • «OV... ■ ■•-J, i'/V.
-
Fondata nel 1901.
Ha per scopo la preparazione di
.giovani cristiane, che desiderano con¡sacrare interamente la loro vita al
Signore, curando i sofferenti.
Si mantiene mediante offerte volontarie.
Diaconesse felici 1 Un’ideale lungamente sognato che si puè attuare nella
vita delle nostre giovani.
Novizie alla Scuoia Convitto
SiG.
Per informazioni e offerte rivolgersi
al Direttore della Casa
Past. ROBERTO NISBET
Convitto Valdese
TORRE PELLICE (Torino)
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