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ECO
DELLE VALU VALDESI
SÌg. PSYI’OT Arturo
ai Warauda
10062 LÜSEfíHA S.GIOVAMI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno “107 - Nititì. 41 ABBONAMENTI | L. 3.000 per l’interno .Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 I TORHr EELLICE — 16 Ottobre 1970
Una copia Lire 70 L. 4.000 per Testerò Con un inserto pubblicitario 1 Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice • c.c.p. 2/'33094
DIVORZIO L’Evangelo, potenza di contestazione
Il Senato italiano ha approvato, con
notevoli emendamenti, il testo del progetto di legge relativo all’istituzione del
divorzio, già approvato dalla Camera.
Detto testo dovrà ora ritornare, nella
sua forma emendata, alla Camera.
Malgrado il valore che questo voto
così contrastato ha ai nostri occhi, non
si può dire che esso ci entusiasmi. Per
molte ragioni.
Anzitutto, non possiamo condividere
l’entusiasmo ottimista che ha dato la
colorazione a una parte cospicua della
campagna divorzista. La nostra Chiesa,
attraverso una riflessione pluriennale e
infine attraverso il voto dell’ultimo Sinodo (che dovrà essere ulteriormente
meditato nelle comunità), ha espresso
il suo parere; nettamente favorevole
per ciò che riguarda l’istituzione civile
del divorzio, ancora combattuto per
ciò che riguarda la valutazione cristiana del medesimo. Una cosa è comunque chiara: avanzare sul terreno del
divorzio significa avanzare nel campo
della patologia, non della fisiologia del
matrimonio: il divorzio può essere
un’amputazione liberatrice, ma amputazione resta; o, per essere più esatti,
avanzare sul terreno del divorzio significa procedere là dove il peccato ha fatto sentire i suoi effetti contrari alla volontà buona di Dio. L’Evangelo è una
parola di srazia, anche riguardo a questo aspetto del peccato; ma non si confà a questa sfera di colpa, di sofferenza e di misericordia quell’accento rivendicativo e trionfalista che non di
rado riecheggia nella battaglia divorzista laica.
In secondo luogo, ci domandiamo se
il passo innanzi sulla via dell’istituzione
del divorzio nel nostro paese sia poi
stato così lungo e decisivo. Data la situazione largamente apparsa — almeno nelle sue manifestazioni esterne, assai meno nelle pressioni e negli intrallazzi del nostro sottobosco politico ■—
nella battaglia parlamentare, specie
nelle ultime settimane, nulla ci permette di pensare che la medesima situazione non abbia a ripetersi in occasione
del prossimo (quando?) nuovo voto
della Camera sul testo emendato. La
volontà ostruzionista è palese e non è
probabile che desista in un prossimo
futuro. Molto blanda è quindi la ’-vittoria" conseguita dal cosidetto fronte
divorzista. Dato, e per nulla concesso,
che i religiosissimi democristiani siano
“figli della luce", non si direbbe che
i "figli delle tenebre” (!) laici siano stati i più avveduti e sagaci, stavolta. Ma
la parola evangelica mal si presta a
questo pasticcio pseudoreligioso.
Infine, è desolante che, salvo ristretti
settori dissenzienti, il cattolicesimo italiano abbia pesantemente confermato
la sua vocazione antilibertaria, imperialista e paternalista, pretendendo di imporre la propria volontà a una nazione
che non si identifica affatto con esso:
mentre «infatti l’istituto del divorzio
non impone ovviamente ai cattolici di
divorziare, il rifiuto cattolico di detto
istituto vieta ai non cattolici questa
"sanatoria” che alla loro coscienza può
apparire umanamente e socialmente lecita. Quello che ci rattrista è il perdurare dell’incapacità cattolica (almeno "ufficiale", ma è un’ufììcialità ampia
e pesante) di accettare che la verità
evangelica sia proclamata, non imposta, e preferisca la ripulsa all’ossequio
forzato. La linea cristologica ^ segnata
ad ogni presenza cristiana daH’esempio
che Dio ci ha dato nel suo Figlio, Gesù,
è stata una ancora evitata; e in tal modo, una volta ancora, la Chiesa di Roma ha banalizzato e diffamato, abbassandola a giochi politici tutt’altro che
limpidi, l’affermazione evangelica di
cui, secondo la sua comprensione particolare, vorrebbe essere portatrice.
Tuttavia, speriamo che, accanto a
una più pacata coscienza laica, maturi
anche nel cattolicesimo nostrano una
più evangelica coscienza della presenza
cristiana nel mondo; e che non sia ormai più lontana, anche in Italia, 1 introduzione di questo istituto, che lasci
' a tutti i cristiani la loro limpida libertà di testimonianza — nella predicazione, nell’azione, nella disciplina ecclesiastica — a Colui il cui giudizio e
la cui grazia si muovono su linee diverse dai nostri diritti e dalla nostra giustizia; e che lasci agli uomini, che questa testimonianza incontra e sfida, la
vera libertà di decidere dinanzi a Colui nel quale riconoscano il Salvatore
e il Signore.
Gtno Conte
niiinniiiiiiiiiimiiimmiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiii
« Il Dissenso vai bene ima messa! »
potrebbero aver pensato, scherzosamente, i protestanti — fra cui non pochi pastori — che la sera del 2 ottobre,
ad Amsterdam, hanno partecipato alla
celebrazione eucaristica dei preti e laici cattolici del dissenso, riuniti per il
loro 3° congresso internazionale. In
realtà, come risulta dal rapporto dell’amico Percelsi pubblicato qui sotto, non s’è trattato di una messa cattolica nel senso classico del termine.
Sembra, in particolare, che il dogma
della transustanziazione, tuttora costitutivo della concezione cattolica della
messa, non abbia avuto alcun peso nella celebrazione di Amsterdam, come
del resto non ne ha, in generale, nel
cattolicesimo del dissenso. Una messa del dissenso, quindi, se non addirittura, dal punto di vista del cattolicesimo ortodosso, una messa eretica, celebrata nella più grande chiesa protestante della città, col concorso attivo di un pastore francese che
distribuiva il pane... In sostanza, s’è
trattato di una celebrazione ecumenica:
né una messa cattolica né una cena
evangelica, ma qualcosa di diverso dall’una e dall’altra. Un rito nuovo, celebrato nel nome di una speranza più
che di un dogma e nel contesto di esigenze e impegni comuni; un rito di
una certa ambiguità teologica, forse
però più feconda di tante sicurezze dottrinali fossilizzate, e comunque significativa proprio perché riflette sia la situazione di ricerca in cui si trovano il
Dissenso cattolico e ampi settori della
cristianità odierna sia il costituirsi e
il consolidarsi di nuove comunioni spirituali e nuove solidarietà attraverso
e oltre le diverse confessioni cristiane.
La celebrazione ecumenica di Amsterdam è certo uno dei fatti di maggior rilievo accaduti nel corso del congresso del Dissenso cattolico. Ma non
è stato l’unico. Un altro, molto atteso
e molto apprezzato, è stata la conferenza del pastore riformato olandese
Albert Van den Heuvel, direttore del dipartimento delle comunicazioni del
Consiglio ecumenico delle chiese. Ecco
alcune delle sue affermazioni centrali,
raccolte dalla stampa accreditata:
— Parlare dell’unità della Chiesa allorquando è evidente che una parte di
questa Chiesa sfrutta l'altra, diventa un
gioco pericoloso.
— Quando Martin Luther King morì,
la Chiesa, non ufficialmente, ne ha fatto un santo. Ma essa non ha mai pensato di mettere in pratica ciò che egli
aveva chiesto. I Bianchi hanno conservato la potenza e i fucili e si sono riservati il diritto all'oppressione violenta, esortando poi i Negri a non difendersi.
— La crisi della Chiesa cattolica in
Olanda è il segno delle inevitabili doglie che annunciano la nascita di una
riforma radicale. Essa affonda le sue
radici nella riscoperta degli elementi
rivoluzionari della Chiesa cristiana.
— La ricerca ecumenica dell’unità
della Chiesa e quella dell’unità dell’umanità procedono insieme. Ricercare Luna senza l’altra è un’eresia.
— In campo ecumenico, nulla è possibile fino al giorno in cui lo si fa.
Forse che le leggi canoniche sono mai
state modificate prima di essere superate dalla situaz.ione esistente? Il modo di cambiare l'ordine attuale delle
nostre Chiese consiste nel non più os
servare le leggi antiquate. La legge è
fatta per gli uomini, e non l’inverso (il
che non costituisce un invito all'anarchia). Questo vale in primo luogo per
la celebrazione dell'eucaristia. Coloro
che testimoniano insieme non dovrebbero essere incoraggiati a mantenere
una legge ecclesiastica che vieta una
celebrazione interconfessionale.
— Tra cinque anni, spero, la Chiesa
cattolica chiederà di essere membro
del Consiglio ecumenico. Ma questo
sarà soltanto un piccolo passo verso
un autentico concilio universale, che
potrebbe essere il 2“ concilio di Gerusalemme. A condizione che esso includa con pieno diritto i laici e che siano
gli sfruttati e i più poveri a fissarne
l’ordine del giorno.
Al termine dei suoi lavori, l’assemblea ha votato quasi all’unanimità un
documento conclusivo che, dopo aver
rievocato a grandi linee l’andamento
del congresso, indica il punto centrale
del programma che i preti e laici dissidenti si impegnano ad attuare:
•< ...l’Evangelo costituisce una potenza
di contestazione permanente di tutti i
tipi di iniquità. Questo grido ci interpella e mobilita. Esso si traduce per
noi anzitutto in esigenza politica ». In
linea con questa affermazione, il congresso ha approvato una serie di mozioni di solidarietà con gli oppressi e i
perseguitati per motivi religiosi o politici in vari paesi del mondo. Una mozione particolare contiene una severa
denuncia della situazione dei lavoratori
stranieri in vari paesi europei. Un’altra
mozione protesta contro la politica
concordataria che il Vaticano continua
imperterrito a svolgere. « Il concordato sembra in contraddizione con l’Evangelo e ha sempre il carattere di una
contrattazione ».
Il bilancio del congresso appare, tutto sommato, positivo, specialmente se
lo si confronta con quello dei due precedenti (avvenuti a Coira e a Roma),
e se si tien conto, come si deve, della
grande eterogeneità dei partecipanti e
dai motivi che stanno alla base del loro
dissenso. Nell’insieme occorre registrare una nuova e convinta insistenza sulle implicazioni politiche e sociali del
messaggio cristiano e la conferma di
un impegno di lotta contro tutte le forze oppressive, comprese quelle clericali dell’istituzione ecclesiastica. « Noi ci
impegnamo a svelare e combattere
tutte le forze del potere clericale, culturale, etico, sociale, politico, militare,
che fanno della Chiesa-istituzione l’alleata e lo strumento delle forze oppressive ».
Mentre l’esigenza politica è balzata
in primo piano al congresso di .Amsterdam, l’esigenza teologica sembra e.ssere rimasta un po’ in sordina. C’è da
augurarsi che non venga troppo trascurata, perché nessun movimento di riforma della Chiesa e nessuna azione
nella società cristianamente incisiva
possono durare ,e raggiungere i loro
obbiettivi senza una solida base biblica
e una costante ricerca teologica.
Paolo Ricca
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiii miiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiimiim
Concluso il III Congresso dei cattolici del dissenso
ImpegRO politico e coooioiooo ioiertootiissiooale
Siamo lieti di offrire ai lettori
questo articolo del sacerdote Adolfo Percelsi, che ha partecipato al
Congresso di Amsterdam. Lo ringraziamo vivamente per questo suo
rapporto. red.
Ad Amsterdam, dal 28 settembre al
4 ottobre, sotto la presidenza del gruppo olandese Septuagint, si è tenuto il
terzo congresso utficiAle della contestazione cattolica. l'prédedeiui incontri si
erano svolti a Coira e a Roma nei locali della Facoltà Valdese. Tema generale dell’ultimo congresso olandese è
stato il seguente: La chiesa nella società. Partecipavano direttamente ai
lavori circa duecento persone, mentre
altrettante erano presenti come semplici osservatori o giornalisti.
La provenienza dei gruppi era costituita da: baschi e catalani; austriaci;
gruppo fiammingo; belgi francofoni;
« Echanges et dialogue » e « Concertation » per la Francia; gli svizzeri; i tedeschi occidentali; una ventina di italiani tra cui la comunità del Vandalino; i delegati di Haiti, Brasile, Paraguay, Perù, Guatemala, Nicaragua, Stati Uniti, Inghilterra, Vietnam e Palestina.
Presenti con degli interventi e a titolo personale i pastori Gunther Eiselè, di Gòppinger, G. Casalis e Calstelneault. Ai temi proposti dalla direzione i rappresentanti del Terzo mondo
sono riusciti a far sostituire, in maniera un po’ burrascosa, argomenti ben
specifici e concreti. Se si eccettua, infatti, il brevissimo tempo dedicato al
problema del celibato sacerdotale facoltativo, ai consigli presbiterali e al
prossimo sinodo episcopale, tutto il rimanente tempo fu dedicato a una appassionata documentazione sulla repressione civile ed ecclesiastica nei vari paesi: preti prigionieri a Zamorra,
condanne militari imminenti nei paesi
iiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiii;Miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii«i»iiii>i>"MiiiiiiiiimiiiiiiMiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiimii
Contro il «razzismo del sesso»
Il colloquio sul mioisterio feoimiRile
L’inserto
Vi raccomandiamo di considerare
con attenzione l’inserto pubblicitario
della Claudiana, che troverete all’interno di questo numero.
Ginevra (soepi) — Settanta Chiese,
nel mondo intero, autorizzano le donne a partecipare pienamente al ministerio della Parola e dei Sacramenti.
La loro maggioranza è arrivata a questa decisione nel corso degli ultimi
dieci anni. Tuttavia, secondo i partecipanti al Colloquio che si è tenuto a
Cartigny, presso Ginevra, dal 21 al 26
settembre, sull’ordinazione delle donne, si deve constatare una certa reticenza nella Chiesa quando si tratta di
far partecipare le donne alla presa di
decisioni.
« Le questioni del ministerio e dell’ordinazione sono quasi sempre affidate soltanto a coloro che occupano
posti di responsabili tradizionali della
Chiesa », hanno dichiarato i membri
del Colloquio. Dovunque la cosa è possibile, si offrono alla donna delle responsabilità solo di second’ordine. E
si assiste ad uno scacco totale per
quanto riguarda l’integrazione delle
donne ordinate nelle attuali strutture
di potere.
Questo Colloquio, che si è svolto sotto gli auspici del Dipartimento del CEC
per la Cooperazione fra uomini e donne, ha visto riuniti 30 partecipanti. Vi
erano rappresentate 22 Chiese, in particolare la Chiesa ortodossa che respinge l’ordinazione delle donne, la
Chiesa anglicana ove si riscontrano diversi atteggiamenti e la Chiesa cattolico-romana dell’Olanda dove si manifesta il crescente desiderio di riconsiderare la questione.
Secondo i partecipanti alla riunione, la questione essenziale resta la seguente e cioè; « La Chiesa intera è veramente pronta a rinunciare alle forme tradizionali di potere ecclesiastico
per consentire a tutto il popolo di Dio
di partecipare alla scoperta di nuove
forme di obbedienza, anche per quanto riguarda i ministeri ». Questa domanda figura in una relazione preparata in vista di un secondo colloquio
sull’ordinazione, organizzato dal Segretariato di Fede e Costituzione.
Le discussioni hanno chiaramente
indicato che il crescere del numero di
Chiese che autorizzano le donne a partecipare al ministerio è strettamente
(continua a pag. 2)
baschi con sei pene di morte e 700 anni di prigione, preti e laici espulsi dalla Spagna e situazione sindacale relativa; problematica del Vietnam; preti
ungheresi imprigionati nel 1965; mozioni sulla Angola e il Colonialismo portoghese; situazione dei profughi e del
popolo palestinese; realtà della « leonesse Quvrière Catholique » in Brasile; denuncia pubblica per l’incontro
compromettente di Paolo VI e Nixon;
oppressione pratica a vari livelli della
situazione ecclesiastica: uomini e donne che soffrono nella fede a causa di
certe strutture della Chiesa; comunità
sospette nel loro impegno di fede; teologi impediti nella loro libertà di ricerca; vescovi ridotti al silenzio; divorziati emarginati; preti costretti a
chiedere la laicizzazione con relativa
difficoltà a cercare lavoro, sia a causa
delle clausole concordatarie sia per il
sospetto mantenuto nei loro riguardi;
diffidenza nel settore sessuale.
Credo che già da questo abbozzo si
possa intravvedere come il Congresso
sia stato molto vasto nella sua panoramica. Personalmente mi limiterò ad
accennare a un solo aspetto, anche se
di minore importanza, e precisamente
alla Messa celebrata alla fine del congresso, comunitariamente, da cattolici
romani, pastori vari, preti scomunicati, sospesi a divinis, sposati, laici d’ambo i sessi, comprese le suore... Robert
Detry, segretario del gruppo di Lovanio, aveva precedentemente avvertito
l’assemblea che anche il canone con le
parole della consacrazione sarebbero
state pronunciate da tutti. Chiese se
qualcuno avesse avuto delle difficoltà
da sollevare e se desiderasse che il
problema fosse dibattuto.
Solo alcune persone alzarono la mano chiedendo una pubblica discussione. A titolo personale domandai poi a
parecchi amici italiani ed esteri che
cosa pensassero della questione. Mi risposero che per loro il problema era
già risolto, a loro non interessava alcuna etichetta, né la protestante e neppure quella cattolica. L’importante —
mi dissero — era riunirsi assieme con
Cristo, tramite i fratelli. « Siamo certi
che Cristo si incontra con noi e non
siamo disposti a litigare per il modo
con cui ci uniamo a Lui... Finché non
viviamo assieme non possiamo sapere
ciò che ci unisce e ciò che ci divide.
L’unità non precede la via fraterna ».
Ho avuto l’impressione tuttavia che in
parecchi di questi amici ci fosse talora una disinvoltura teologica eccessiva.
Infatti, altro è credere alla transustanziazione, alla companazione luterana,
alla « veicolazione » di Calvino, oppure a una orizzontale riconoscenza
« zwingliana » per la morte salvifica di
Cristo... Confesso che personalmente
ho partecipato attivamente più d’una
volta a dei culti, ma ritengo che non
sia lecito dimenticare che abbiamo delle autentiche divergenze con gli altri
fratelli protestanti. Divergenze che, bene inteso, devono diventare motivo penitenziale d’orazione almeno per i tempi in cui non ci eravamo capiti. Anche
qui penso sia necessario andare alle
radici del problema e vedere - come
afferma Calvino — se la Parola di Dio
debba essere contaminata dalle sottigliezze scolastiche ed avviluppata dai
cavilli dei dibattiti filosofici (Istitution
Chrétienne, nuova edizione, a cura della Società Calvinista di Francia, li
bro I, Ginevra 1955, p. XXX). Per sottigliezze scolastiche intendo alludere,
grosso modo, al concetto di transustanziazione ribadito ancora da Paolo VI nella sua enciclica Eucharisticum mysterium (cap. I, par. f). Vorrei
mi si rispondesse se anche Calvino sia
sfuggito o meno a una interpretazione
eucaristica, debitrice, in qualche modo, delle sottigliezze del suo tempo. Ad
Amsterdam, avrei gradito che la celebrazione eucaristica, avvenuta nella
gioia più intensa, avesse avuto almeno
questo pizzico di mestizia per dei cavilli che ci hanno portato a delle autentiche beghe. Beghe che se sono gravi a livello ideologico, diventano scisma concreto e profondo quando incidono sociologicamente a tal punto da
separare le persone (Vedi le persecuzioni perpetrate contro i Valdesi e le
loro forzate migrazioni; vedi i cattolici deirirlanda e i protestanti attuali).
Ancora, a riguardo della Cena Eucaristica di Amsterdam o di altre simili,
mi auguro ci sia più rispetto per i più
giovani che vi partecipano qualora risultasse che non percepiscono la frattura nascosta e profonda di questo
unico pane eucaristico. Secondariamente, se alla Celebrazione di Amsterdam in modo palese è stato sottolineato il sacerdozio dei fedeli, gradirei che
ci si interrogasse se esiste o meno una
distinzione essenziale tra laici e preti
(se l’apporto dei laici alle parole della
consacrazione, tanto per citare un momento eucaristico, sia solo acustico o
essenziale!) o se esista la volontà di
Dio e la sua assoluta libertà che differenziano i cristiani solo sul piano della grazia. Uguaglianza sacerdotale —
direbbe Calvino — di tutti i cristiani
accompagnata soltanto dalla differenziazione carismatica... Con uomini e
donne, secondo la concezione cattolica
romana, una Messa tipo Congresso di
Amsterdam, anche visivamente, credo
lasci delle perplessità che esigono una
risposta, se non altro per riconoscere
dei valori ricuperati da altri fratelli
protestanti molti secoli addietro.
Preciso che come prete cattolico credo a una diversità ontologica essenziale del sacerdozio ministeriale anche
se totalmente finalizzato per i fratellii.
Penso anche ci possa essere una presidenza sacerdotale senza dover dire
da solo delle parole precise, ma se una
autorità lo richiede come condizione
assoluta per evidenziare la diversità
ontologica ministeriale del prete (Euc.
Myst. n. 21) bisognerebbe es.sere logici, rassegnarsi ad accettare di essere
etichettati e non pretendere di essere
ancora dei cattolici romani. A meno
che non sia possibile una contestazione biblica di questi eccessi di autorità
magisteriali in nome dello stesso concetto di autorità evangelica...
Con la celebrazione eucaristica ad
Amsterdam, è mancata secondo me,
una concretizzazione pratica della specificità del prete esigita dalla Chiesa
ufficiale romana. In un modo o nell’altro bisognerebbe tirarne le conseguenze. Un secondo aspetto nebuloso è stato ancora, per me, una mancata ricerca di motivazioni bibliche sulla specificità del nostro essere cristiani nell’impegno politico quodidiano descritto durante tutto il congresso. Ma ciò
richiederebbe un discorso abbastanza
lungo.
Adolfo Percelsi
2
pag. 2
N. 41 — 16 ottobre 1970
HABACUC :
il profeta che sta sulla torre
« Io starò alla mia vedetta, dita e travolta da troppe parole
mi porrò sopra una torre,
e starò attento a quello che
l'Eterno mi dirà » (2: 1).
Si tratta di Habacuc, uno dei
dodici profeti minori. Non si sa
quasi nulla di lui e del tempo in
cui fu chiamato ad essere testimone di Dio in mezzo al suo popolo;
alcuni riferimenti storici ci autorizzano a ritenere che egli sia vissuto fra il VI ed il V secolo a. C.,
quando il predominio assiro sulla.
Palestina stava per lasciare il posto ad un'altra grande potenza terrena, quella babilonese.
L’ambiente storico in cui il profeta svolge la sua missione è carico di tensioni e di eventi politici. L'Eterno non è un Dio nascosto ed impassibile, è invece l’Iddio vivente il quale giudica le nazioni e rivolge ai suoi fedeli la Sua
parola di verità. I grandi imperi
si succedono ed estendono le loro
conquiste a danno delle piccole
nazioni; apparentemente il mondo
è dominato dalle grandi potenze,
ma Dio regna e, nella trama degli
avvenimenti umani talvolta sconcertanti, il Suo popolo deve riconoscerlo, prestando ascolto al
messaggio del profeta.
« Fino a quando », dice Habacuc
con intensa drammaticità, « griderò a te, o Eterno, senza che tu mi
dia ascolto? Perché mi fai veder
Viniquità e tolleri lo spettacolo
della perversità? ». Non è un grido di sfiducia o di stanchezza; è
piuttosto un grido di fede, una
tormentata invocazione a Dio che
esprime le ansietà del profeta e
rivela la tremenda situazione in
cui giace il suo popolo. Gli eventi politici, anche se impressionanti
e terrorizzanti, non sono l'ultima
parola della storia; l’ultima parola
appartiene a Dio e non può essere
che una parola di giudizio e di speranza. L’iniquità e la perversità sono la negazione della giustizia e
della rettitudine; in certe epoche
della storia esse si riversano sulle
nazioni e le travolgono come un
torrente che non risparmia nulla.
Tuttavia non bisogna pensare che
il popolo di Dio sia automaticamente protetto contro il dilagare
della iniquità. Non lo è neppure
oggi la Chiesa, non lo siamo nemmeno noi. Non lo era certamente
il re Manasse, che regnava sul trono di Davide, come un vassallo degli Assiri, di cui è detto: «Manasse
sparse inoltre moltissimo sangue
innocente, tanto da empirne Geru
ralemme da un capo all’altro ».
* * *
« Fino a quando, o Eterno? » La
domanda del profeta è inquietante, perché la presenza di Dio nella
storia umana e nella chiesa costituisce anche un giudizio, non soltanto una liberazione. Egli suscita i popoli e li abbatte, vivifica la
chiesa ma può anche abbandonarla per un certo tempo, affinché essa conosca per esperienza che cos’è il silenzio di Dio, quando la
Sua parola non è più annunziata
con fedeltà. « Tu che hai gli occhi
troppo puri per sopportar la vista
del male, e che non puoi tollerare
lo spettacolo deU'iniquità, perché
guardi i perfidi, e tari quando il
malvagio divora Vuomo che è più
giusto di lui? ».
Perché, o Eterno, nerché? Molte volte vorremmo affrettare o addirittura anticipare i giudizi di
Dio, invece di essere semplicemente ma fedelmente portatori della
sua Parola alla chiesa ed al mondo. La chiesa non è chiamata a
prendere il posto di Dio ma ad avvertire gli uomini nel suo nome.
La chiesa e le nazioni debbono essere convinte che l’Eterno è Dio,
perciò non ci si può beffare di Lui.
Allora Habacuc si mette in vedetta: « Io starò alla mia vedetta, mi
porrò sopra una torre, e starò attento a quello che l'Eterno mi
dirà ». Per una chiesa piccola o
grande, non importa, quel posto
dev’essere il suo. Anche oggi, nei
conflitti e nelle tensioni del nostro tempo. Una chiesa che prenda sul serio l’Eterno e che ascolti
prima di tutto « quello che l Eterno le dirà », invece di essere stor
umane.
Una chiesa che non si stanchi di
vegliare sulla torre, sia pure in
una lunga attesa, per poter pronunziare in mezzo agli uomini una
parola di verità. Una chiesa che
riceva una visione da parte di Dio
e che non sia abbandonata a se
stessa, senza un messaggio profetico, senza una chiara speranza.
Le visioni di Dio sono essenziali
alla chiesa, più d’ogni visione terrena. L’Eterno, dice Habacuc, « mi
rispose e disse: “Scrivi la visione,
incidila su delle tavole... se tarda,
aspettala; poiché per certo verrà;
non tarderà" ».
La gravità dei tempi, le guerre e
le violenze dei popoli, le nostre
stesse infedeltà sono un costante
richiamo alla vigilanza. L’Eterno
viene: « tutta la terra faccia silenzio in presenza sua! Io starò
alla mia vedetta e starò attento a
quello che l’Eterno mi dirà ».
Ermanno Rostan
liiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiii
Contro la fame degli altri
Pubblichiamo un nuovo elenco di
sottoscrittori. Mentre purtroppo dobbiamo constatare che il rallentamento delle contribuzioni lamentato nelle scorse settimane permane, per
contro rileviamo che si è aggiunto
qualche nome nuovo aH’elenco. Come ormai i lettori sanno, della cifra
qui sotto esposta, un milione è destinato al Centre Familial Evangélique del Gabon (Africa) e attendiamo
istruzioni per l’invio. La somma eccedente e cioè L. 327.237 costituisce
la « base » per un altro milione destinato al Centro di sviluppo comunitario del Congo Kinshasa, che aiuta in modo particolare i profughi
angolani.
Cile ognuno di noi pensi con serietà ed umiltà alle profonde responsabilità che egli ha nei riguardi di quei fratelli che, per mala sorte, ma soprattutto a motivo dello
spirito di potenza e dell’avidità dei
suoi simili, è costretto a vivere in
condizioni che di « umano » hanno
solo il nome. Ricordiamoci del Vangelo che ci dice di amare coi fatti ed
in verità il fratello, e non solo a parole.
Vogliate inviare le vostre offerte
al conto corrente postale n. 2/39878
intestato a: Roberto Peyrot, corso
Moncalieri 70, Torino.
Da Treviso: V. Marchetti L. 1.500.
Da Venezia: fam. Zecchin 3.000; fam. Viti
1.000.
Da Ferrerò: la scuola domenicale 10.000.
Da Livorno: E. Giorgiolé 1.000.
Da Farci Siculo (Me): S. Turiano 1.550.
Da Campobasso: P. Corbe 2.000.
Da Roma: G. Conti 10.000.
Da Marsala: Garzia 1.000.
Da Torino: M. S. Cavalli 10.000.
Da Angrogna: R. M. F. C. 2.000.
Totale L. 43.050: prec. 1.284.187; in cassa
L 1.327.237.
RIFLESSIONI IN MARGINE AL SINODO
La teoria e la pratica
Accettiamo le formulazioni teoriche e rifiutiamo le modifiche concrete?
Queste poche e disorganiche riflessioni ci sono state suggerite dalla rilettura, a distanza di qualche settimana,
delle deliberazioni prese dal nostro Sinodo scorso e dagli articoli pubblicati
dal nostro giornale in merito a quelle
delibere. Riguardando le cose con più
calma e distacco c'è da domandarsi se
alcune questioni non siano da chiarire
sia nei documenti stessi che nella presentazione fattane dalla nostra stampa.
La prima considerazione che vorremmo fare concerne i due ordini del giorno, senza dubbio, più importanti ed impegnativi votati un mese fa; il primo
che riprende alcuni temi delle cosidette « linee di fondo » e propone al
l. ? nostre comunità un profondo rinnovamento ed una ristrutturazione della
loro vita, il secondo che pone il problema del battesimo e della confermazione. Due ordini del giorno non diversi l'uno dall’altro, anzi profondamente
uniti in una volontà di rinnovamento,
espressione tutto sommato della stessa linea di pensiero, della stessa impostazione. Perché, ci chiediamo, ed
è questa la prima domanda che ci
sembra fondamentale, il primo è stato
approvato con larga maggioranza senza suscitare reazioni, senza sollevare dibattito ed il secondo è stato contrastato? Forse il primo era più generico,
più moderato ed il secondo più rivoluzionario? Forse il primo era più cauto
ed il secondo più provocatorio? Niente affatto, entrambi dicono grosso modo le stesse cose e caso mai è più radicale il primo. Perché allora questa diversità di atteggiamenti, questa diversa
reazione di fronte alla stessa realtà?
La risposta ci sembra essere una
sola; il primo è stato approvato senza
reazioni, senza contrasti perché diceva le cose in modo teorico, il secondo
ha suscitato delle reazioni perché era
più pratico, toccava una realtà più concreta. In sostanza si è ripetuto, anche
in questo caso, quello che era accaduto alcuni anni or sono quando venne
approvato a stragrande maggioranza
un messaggio sinodale che invitava le
chiese a seguire la via del deserto (quel
bellissimo ed inutile testo, rimasto
lettera morta fra noi, che avrebbe dovuto suscitare se non un risveglio almeno delle reazioni).
Se la nostra ipotesi è vera la ' situazione delle nostre, assemblee sinodali è
dunque questa: i>roponete tutte le rivoluzioni che volete, fate tutte le proposte che vi pare, redigete tutti i messaggi che vi sembra bene redigere, metteteci tutte le parole della .nuova teologia (laicato, rinnovamento, sensibilizzare, comunità, il Regno, confessante
ecc.) e tutte le parole della vecchia
teologia (conversione, impegno, nuova
nascita, responsabilità, evangelizzazione ;cc), non proponete solo delle cose
concrete. I messaggi e gli appelli al rinnovamento, al ristrutturamento. al nuovo corso, alla preparazione dei ministeri vari sono unanimemente accolti ed approvati; impegnate i pastori a
preparare questa transizione in teoria,
tutti dùanno di sì.
Proponete invece di modificare lieve
m. ente qualche meccanismo della :nostra vita comune e scoppierà la tempesta. Non riferiamoci per amor di pace
a casi recenti, ma risalendo indietro
negli anni, chi non ricorda la battaglia
per la riforma dei Distretti? Una serie
di studi e contro studi, di relazioni e
commissioni, di sedute infocate in cui
sembrava che la Chiesa stesse precipitando nel baratro del caos, tutto per
una lieve reimpostazione della realtà
dei distretti.
iiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMMiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiimi Ululili iiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiimii
Come insegnare la pace a scuola
In seguilo allo sviluppo prodigioso dei mezzi
d'informazione, la terra intera è divenuta il
nostro ambiente immediato: grazie alla televisione. alla radio, alla stampa i giovani seguono giorno per giorno gli avvenimenti nnndiali
e ìmnarano di niìi. sul mondo contemporaneo
e sui suoi problemi, fuori della scuola che
nelle aule scolastiche. L'insegnamento viene
così distanziato dairinformazione extra-scolastica. Come riguadagnare questa distanza e
questo ritardo?
Ecco il problema aiFrontato da esperti di .*^8
nazioni riuniti il mese scorso dall'UNESCO
per studiare i nuovi metodi educativi in vista
della comprensione internazionale e della pace.
Essi hanno auspicato la revisione dei programmi scolastici in modo da dare spazio più .ìmpio airinsegnamenlo interdisciplinare sui grandi problemi dell ora : polluzione, esplosione demografica. sottosviluppo, ecc.
La scuola — hanno sottolineato — deve insegnare al bambino a vedere il mondo come
una comunità composta d'individui, di famiglie. di gruppi sociali e. infine, di nazioni, che
difTeriscono sì sotto molli aspetti, ma restano
purtiiltavia fondamentalmente simili.
I programmi dovrebbero quindi includere,
a tutti i livelli, corsi sulla storia della cultura
e dell'arle delle varie nazioni, come pure una
educazione civica applicabile nella vita quotidiana corrente. Nella formazione degli insegnanti importa venga data un'importanza particolare aireducazione comparala e alla psicologia di gruppo, affin di permettere al futuro
insegnante di familiarizzarsi con le tecniche
d'animazione, di discussione e di organizzazione del lavoro a gruppi.
La riunione in questione era organizzata nel
quadro deirAnno internazionale delLeducazìone. fra i cui scopi prioritari vi è la promozione della comprensione internazionale.
(Inf. UNESCO)
iiiiiiiiiiiiiiiiiimiiii iiiiiMi:ti!imiiniiiiMiiii[iiiiiitiiitiiii
Colloquio sul niiuisterio femiuiflile
(segue da pag. 1)
legato al movimento di emancipaiiione
cui si assiste nel mondo intero. In un
momento in cui si studia in modo più
particolare ogni nuova forma di servizio, l'ordinazione delle donne viene
considerata come un segno di rinnovamento. È stato pure rilevato che il
centro del dibattito si è spostato in
questo periodo e che oggi si ha maggior coscienza del peso degli argomenti teologici. Le rapide trasformazioni
sociologiche che hanno condotto ad
una associazione e ad un lavoro di
équipe fra uomini e donne costituiscono pure un elemento importante non
solo nelle Chiese del mondo occidentale, ma anche in certe Chiese asiatiche
ed africane.
Il Colloquio ha indirizzato una richiesta al CEC relativa ad un progetto
di ricerca a bieve scadenza sulla partecipazione delle donne al ministerio
nelle sue Chiese-membro: d’altra parte ha raccomandato al CEC di nominare il più gran numero possibile di
donne fra i membri dei suoi comitati
e di produrre un film sul lavoro della
donna nelle Chiese di tutto il mondo.
Nient'affatto dirà qualcuno, non si
trattò di piccola cosa, ma di una profonda modifica di tutta la nostra impostazione di vita comune, modifica
che non venne attuata in pieno, che
fallì, che fu boicottata, che non venne
utilizzata dagli interessati; ognuno ha
la sua idea in merito, ma si trattava di
una cosa seria e profonda. Ne convengo, ma il problema che ci preme mettere in evidenza in questa sede è più
semplice, è la sola domanda: perché
quando si fanno delle proposte teoriche la gente dice sì, quando si dicono
le stesse cose in pratica la gente dice:
no?
A nostro modesto avviso la ragione è
una sola: molti fratelli non capiscono
di cosa si parli. Capiscono le parole,
certo (e non tutte le parole, su questo
punto occorrerà ritornare), ma non i
pensieri che stanno distro le parola,
vedono in superficie la questione e ne
approvano l'impostazione senza rendersi conto però delle implicazioni
concrete; la loro approvazione è una
approvazione in linea di massima, di
principio, deriva dall’intuizione della
validità di certe proposte, ma non dall’esame dettagliato delle conseguenze.
Sui principi, sulle dottrine non hanno nulla da dire, perciò le approvano
rapidamente, volentieri, a cuor leggero.
Non intendiamo dire con questo che
tutte le approvazioni siano irresponsabili, fatte senza riflettere, per imitazione del vicino o faciloneria; no di certo,
si vota pienamente convinti, con impegno partecipe l’Ordine del giorno sul
deserto e quello sul rinnovamento, ma
co.sì come si voterebbe un sermone; che
cosa si può dire contro un sermone?
Non mi convince, non mi piace, non
corrisponde alle mie necessità ma è
così, non si straccia come una proposta
fasulla, come un parere sciocco.
Quando invece si passa alle questioni
pratiche, cambia il clima. Come nel
caso nostro sul battesimo, o molto più
concretamente sul padrino, tutti sanno che dire, tutti sono in grado di
esprimere una opinione. Lo possono
fare proprio perché valutano la portata della decisione, il rischio, il significato: mantenere o abolire il padrino non
è la stessa cosa; a seconda della soluzione che si propone e si sceglie, si ha
un risultato o un altro. Non è il valore
delle opinioni che qui ci interessa: dire,
cioè se hanno ragione gli uni o gli altri; constatiamo semplicemente che
tutti sono in grado di farsi una opinione chiara, fondata, maturata.
Dobbiamo dunque constatare che c’è
un divario, un salto, una diversità tra i
problemi teologici, le idee, i principi di
fede da un lato e la pratica dall’altro.
Riguardo ai primi i fedeli non hanno
oggi più nulla da dire, non dicono più
nulla, accettano convinti che vada bene e sia bene così; riguardo ai secondi
tutti hanno la loro idea e lo scontro avviene tra le soluzioni diverse che si
propongono. Sui messaggi nulla da
dire, perché non importa capirli: sono
teorie; sulla pratica contrasti, perché
ognuno ha la sua posizione. Il fatto è
preoccupante e dobbiamo chiederci
perché questo stato di cose sussista
fra noi; e quali ne siano le conseguenze.
La prima conseguenza è il disorientamento della comunità, la seconda è la
diseducazione sua. Prendiamo le mosse dall’o.d.g. concernente il battesimo
c la confermazione. Di fronte a questo
invito sinodale a ripensare il problema del battesimo, a curare che esso
venga richiesto coscientemente,^ con
senso di responsabilità, la maggioranza dei fratelli risponderà in due modi.
Vi saranno non pochi membri di Chiesa che, venendo a conoscenza del problema e sentendo parlare di queste
nuove riforme, risponderà: « Cosa sono
queste novità, nella nostra chiesa si
sono sempre battezzati i bambini e
adesso, di punto in bianco, bisognerebbe cambiare, si doveva giungere al \91Q
per accorgersi che qualcosa non va, i
nostri padri avrebbero tutto sbagliato?
E cos’è questa novità della visita prebattesimale? Tutti sanno benissimo
che cosa fanno quando battezzano i
propri figli, ci mancava ancora questo
controllo! Se andiamo avanti di questo passo finirà che tutta la chiesa sarà
sottosopra, io faccio come sempre ho
fatto e se mi si viene a importunare
ancora un po’ me ne vado ». Il fedele
che ragiona così mostra la sua insoddisfazione per le decisioni prese dai
suoi fratelli in assemblea sinodale, non
capisce di che si tratti, non vede il :ae.sso esistente tra le affermazioni di principio e le decisioni concrete, tra le prediche fatte in chiesa la domenica, a cui
non va o va raramente, e le novità che
lo raggiungono così, all’ improyyiso;
non ha capito la motivazione spirituale del fatto, è disorientato e si ribella.
Per lui esistono due piani: da un lato
quello che la Chiesa dice, dall’altra
quello che lui, come membro della stessa chiesa fa; il messaggio approvato
dal Sinodo per lui va bene, perché non
lo tocca, non incide minimamente sulla sua realtà umana; va male invece
la novità di non fare la confermazione,
o farla in modo un po’ diverso. Non
riesce assolutamente a comprendere
che c’è un collegamento tra la pratica
della confermazione e le dichiarazioni
teoriche.
Al fedele disorientato, e perciò malcontento e protestatario, si affiancíi il
federe diseducato. Anche quest’ultimo,
come il precedente, è poco addentro
alle cose, non sa che cosa sia successo,
perché si siano fatti dei cambiamenti,
semplicemente prende atto che qualcosa è stato cambiato e si adegua. « Hanno cambiato il battesimo, da adesso
si farà il battesimo con la confermazione, prima si farà la presentazione;
come uno vota a 21 anni, così si diventa rnembri di chiesa in una volta
sola! chissà, tutto sommato, non è forse male ». Non diciamo che le decisioni
sinodali siano questo, e siano fatte in
questo spirito, ma questo è quanto ne
percepisce il nostro membro di chiesa
medio.
Questo fedele che definiamo « diseducato » non si preoccupa di sapere come si sia giunti a proporre questa nuov.a visione della realtà, questo nuovo
modo di sentire e vedere le cose; « hanno deciso così », punto e basta. Chi sia
il soggetto di quel « hanno deciso », poco importa, saranno i pastori, i sinodanti, i membri della Tavola, le autorità, qualcuno insomma che sta ai vertici, non ben identificato, come quelli
che hanno deciso di aumentare la benzina.
Dicendo « diseducato » intendiamo
dire che questo fratello non è stato
educato a prendere le sue responsabilità, a valutare da sé i problemi e le
soluzioni proposte, non è stato condotto ad una presa di coscienza responsabile della propria fede. Per lui come
per il disorientato, però, il problema è
sempre quello: tra le parole e i fatti,
tra quello che la Chiesa dice e quello
che vi si fa non c’è legame, non c’è
nesso; sono due cose diverse, che si
muovono su due piani diversi.
Fintantoché non riusciremo a ricollegare questi piani e manterremo l’attuale divisione, non c’è speranza che la
comunità dei credenti riesca a risolvere i suoi problemi, a conciliare le sue
correnti, a meditare seriamente e pacatamente le sue responsabilità, a impegnarsi concordemente, sia pur in settori diversi, nel mondo.
C’è però un fatto ancor più grave:
non solo i fedeli risultano disorientati
(e perciò preoccupati, irrequieti, polemici) o diseducati in una sottomissione
priva di responsabilità, ma rischiano
di non giungere ad una riflessione spirituale autentica, a quel sempre .agognato risveglio che da tante parti si invoca. Dividendo infatti i due campi: le
idee e la pratica, le affermazioni spirituali e la realtà concreta, si finisce col
dire all’incirca questo: « i pastori devono predicare, visitare i fedeli, educare,
è il loro lavoro; il resto delle questioni
deve essere in mano ai laici, i pastori
stanno sempre un po’ in aria, nelle teorie, nelle astrazioni, come tutti i sermoni, stanno sul pulpito, noi laici nella
vita, nei problemi concreti ed è necessario e giusto che siano i laici a risolvere i problemi pratici della Chiesa ».
Ai pastori il pulpito, ai laici le finanze
a ciascuno secóndo i suoi doni; cioè
facendo le cose sui due piani: visite e
preghiere il primo, amministrazione
efficiente il secondo. Questa concezione
è assolutamente priva di fondamento
spirituale e scritturale, accettarla significherebbe non solo continuare sulla
via che abbiamo giudicato negativamente poc’anzi, significherebbi: accentuare il nostro stato di crisi e la nostra
paralisi.
La soluzione non sta certo nella confusione generale: pastori alle finanze e
laici sul pulpito; si tratta invece di lavorare tutti insieme perché sia ricollegato in modo chiaro il problema della
fede e quello della vita, le prediche e
le realtà cotidiane, le teorie e la pratica.
Far sì che i credenti capiscano che dicendo certe verità si deve finire col
fare certe cose, che affermando alcuni
principi si finisce col prendere determinate posizioni. Se si dice che la realtà
più importante nella nostra vita di
Chiesa è la comunità locale si deve ,di
conseguenza avere una vita molto più
intensa a livello di comunità, avere delle assemblee frequenti, dibattere insieme i problemi, risolvere fraternamente le proprie questioni, esprimere da
soli le proprie decisioni. Significa
che non si starà ad aspettare le decisioni della Tavola, del Sinodo, dei pastori, le cose piovute dall’alto, ma si
cercheranno le vie per affrontare le situazioni. Se la realtà essenziale è la
comunità, non si starà più ad aspettare,
non appena il proprio pastore è trasferito, che la Tavola ne mandi un altro,
ma si provvederà a condurre tutta la
vita comune con le forze ed i doni dei
fratelli stessi.
(continua) Giorgio Touun
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Il nuovo Innario
in grande formato
È in corso di stampa, a cura della
Claudiana, e disponibile a breve scadenza il nuovo Innario in grande formato; il prezzo è di L. 2.500 la copia,
se verrà prenotato entro il 31 dicembre '70, poi di L. 3.000; sarà praticato
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prenoterà più di 10 copie.
3
16 ottobre 1970 — N. 41
pag. 3
Roma
Ricordando i primi culti evangelici nella città, nell’autunno 1870
È nolo che la domenica 9 ottobre 1870 (cioè
19 giorni dopo Tapertura della Breccia di Porla Pia) il Pastore Matteo Prochet presiede un
cullo in una stanza presa in affìtto nelPAlbergo « Universo » predicando sul testo « Noi
procediamo per fede e non per visione »
i 11 Corinzi V-T).
Quel culto, al quale assistettero una ventina di persone, segnò Tinizio della predicazione evangelica a Roma da prima con riunioni
senza date prefissate e in locali che si potevano a mala pena reperire e poi con maggiore
reiiolarità. Già nel 1872 erano però aperti al
pubblico 9 locali di culto con orari stabiliti.
Le Comunità Valdesi di Roma hanno voluto ricordare in particolar modo quella prini,' opera dì testimonianza il 4 corr. con due
culti, l'uno tenuto il mattino nella Chiesa di
via 4 Novembre, presieduto dal Moderatore
fseri Giampiccoli. e l'altro la sera nel Tempio
(li piazza Cavour, presieduto dal Pastore Ernesto Ayassot.
Particolarmente interessanti le impegnative
considerazioni dei due predicatori.
11 Moderatore — prendendo come base dì
meditazione le parole pronunciate da Gesù
Tultima sera che trascorse coi discepoli (Giovanni 15) — ha rilevato che se il Signore è
paziente e ci ha lasciato trascorrere questi
cento anni, la nostra responsabilità è più seria che mai perché non siamo noi che abbiamo
scelto di seguire il Signore, ma è stalo Lui che
ci ha scelto e ci ha affidato il compito di
portare nel tempo attuale molto frutto nel vasto orizzonte della venuta del Suo Regno.
Certo, l'impegno oggi dimostrato non è dei
più lusinghieri: la frequenza ai culti, la partecipazione al Centro Evangelico di Cultura e
l'interesse per le varie attività lasciano a desiderare. E allora, è necessario domandarsi: è
consentito a noi di sostare su posizioni raggiunte da coloro che ci hanno preceduto, di
rii)iegarci su noi stessi, di evitare di prendere
un impegno sicuro e di essere pronti a mettere la nostra vita e la vita dei nostri cari nelle
mani del Signore?
.Nel contesto storico nel quale viviamo, dobbiamo ascoltare molto seriamente la parola
ammonitrice rivolta a colui che pensa di conservare il tesoro perché rimanga inalterato, ma
improduttivo, e procurare invece •— eventualmente con iniziative più consone alla nostra epoca — che il tralcio rimasto infruttuoso non sia tolto di mezzo, ma dia il frutto
<*he gli è richiesto di dare.
A sera, nel Tempio di piazza Cavour, il
culto è stato presieduto dal Pastore Ayassot
il quale, con la sua consueta eloquenza, ha
fatto il parallelo fra quella comunità romana alla quale l’Apostolo indirizzava la sua
epistola circa l'anno 59, la testimonianza dei
primi colportori e dei primi pastori nel 1870
e lo stato delle varie Chiese romane nel loro
sviluppo storico.
Tra le varie correnti risorgimentali e postrisorgimentali. tulle rispettabili nel loro sforzo di testimonianza, egli ritiene che i Valdesi
abbiano scelto la via del mezzo, del giusto
equilibrio anche se talvolta, in epoca di mancanza della piena libertà di espressione, non
hanno nascosto la loro fede e ne hanno dovuto portare le conseguenze. Ma quello che preme all oralore non sono tanto i metodi, le decisioni sinodali, le iniziative congressuali: ciò
che gli interessa è il vero parallelo spirituale.
L'apostolo Paolo si rivolge ad una comunità
nei riguardi della quale non resta dal far
menzione in tutte le sue preghiere: la comunità evangelica del 1870-71 non aveva un
luogo dove posare il capo, eppure già teneva
cirque riunioni settimanali di cui almeno
due di preghiera. Orbene: siamo sempre capaci di pregare come allora? Siamo convinti
che la vera forza sta nella preghiera? Abbiamo presente la parola di Gesù : « Senza di
me non potete far nulla? ». E ancora: la fede
della chiesa deU'epoca paolina era pubblicata
per tutto il mondo: i credenti di un secolo fa
__numericamente pochi — avvertivano la
predicazione deU'Evangelo come Pesigenza di
sdebitarsi.
Se oggi sentissimo appieno la grandezza e
111 potenza del dono di Dio in Crbto Gesù,
non resteremmo quieti, indìiTerenli, a riposare sugli allori, ma avvertiremmo 1 impegno
di doverci sdehitare del dono ricevuto e 1 ansia del « guai a me se non evangelizzo ».
A questo secondo cullo erano presenti anche molti membri delle Chiese sorelle che
operano nella Capitale ed una larga rappresentanza di fratelli dì una Comunità tedesca
accompagnati dal pastore Ingerfurth.
Che il Signore faccia fruttificare nei cuori
questi culti e queste meditazioni dei Suoi
Rorà
In memoria del Don. Roberto Meynel. per
1" opere (ti ((uesta Chiesa, otlre allo Vedova,
haiiiio già ciato la loro offerta il cui ammernlare sarà pubblicato sulla Circolare della
Chiesa, il Uott. C. Varese e Signora. Torino;
Ins. emerita E. Bertalot. Luserna San Giovanni: V. Sindaco Jacques Morel; Cons. '-‘omnnale Aldo Rivoira e Elina; M.inc e Mr.
E. e J, Moret, Svizzera; Anz. A Tonrn e Emilia: .Anz. C. Morel e Emilda: Diac. E. Rivoira
e Virginia: Coniugi Paimira e Giacomo Rivoira; Giovanni Mourglia: Benvenuto Rivoira:
Fam. Tourn-Boncoeur; Coniugi Veronesi:
Fani. Roberto Morel; un ex compagno ed
amico.
Ha avuto luogo la sepoltura della nostra Sorella Erminio Irma ved. Rivoira di anni 69
dei Garoussin. inferma da ben quattro anni.
Rinnoviamo ai figli e a tutti 1 congiunti )a
nostra solidarietà cristiana fidenti nel Signore,
il buon Pastore.
L'Anziano A. Tourn ha presieduto il Culto
domenicale e la Sorella Paimira Rivoira. deputata all'ultimo Sinodo, ha riferito aH'AssemIdea dei lavori (li esso.
Dalle nostre Comunità
Ivrea
La comunità ha ripreso un po’ alla volta,
dopo i mesi estivi, il suo corso normale. La
Scuola domenicale si è riaperta domenica 11
ottobre con il culto al quale hanno partecipato genitori e bambini; i corsi di catechismo
avranno inizio domenica mattina 18 ottobre,
seguirà un incontro dei catecumeni con il
Consiglio di chiesa. Domenica 25 Ottobre,
ili occasione della commemorazione della Riforma. il Pastore parlerà durante il culto su
questo argomento: La Bibbia in Italia, rievocazione di uomini e di avvenimenti.
I nuovi locali hanno già reso i loro servizi.
I;i occasione della breve visita del Coro dei
Cadetti proveniente da Agape, una cena è
stata allestita con la collaborazione di alcune
sorelle delia comunità nel salone principale;
dopo l'esecuzione dei cori, apprezzata dal pubblico presente, i giovani hanno consumato la
cena e si sono trattenuti con noi per un po'
dì tempo. Ringraziamo il Coro dei Cadetti e
quanti si sono adoprali per offrir loro una
lieta accoglienza.
Domenica 25 ottobre, in concomitanza con
Tassemblea di chiesa convocata per discutere
diversi argomenti, sarà preparata, al posto del
pranzo in casa, una agape fraterna cui .seguirà
l'assemblea di chiesa. Confidiamo nella riuscita di questo primo esperimento e nella responsabile partecipazione di molti membri della
comunità. L’assemblea vera e propria avrà
inizio alle ore 15.
Ricordiamo il matrimonio di Aldo .Audero
con Silvana Sappè celebrato nel mese di Agosto e pensiamo ancora ai giovani sposi con
vìvi auguri per il loro avvenire e per la loro
testimonianza cristiana nella famiglia e nella
società.
Durante Testate alcuni fratelli in fede hanno dato la loro collaborazione ai culti dì Ivrea
e della Diaspora. Ringraziamo Angelo Arca.
Mario Castellani e Adriano Longo per i messaggi che hanno rivolto alle adunanze domenicali.
Pinerolo
Domenica 4 ottobre ha avuto inizio un ci
do sperimentale di studi biblici. Si sono co
stituiti 3 gruppi dì catecumeni con alcuni gio
vanì e. per ora. 2 gruppi di membri di chiesa
Ogni gruppo è presieduto da due fratelli
laici che si riuniscono con gli altri capi gruppo in precedenza per discutere e prepararsi sul
testo dello studio.
Come testo è stata scelta la D Epistola dì
Paolo ai Corinzi; nel corso dello studio che
si tiene la prima domenica del mese, alle 9,30
prima del culto, viene esaminalo un certo
numero di versetti.
Ha pure avuto inìzio la Scuola Domenicale
che impegna un buon numero di monitori.
Domenica 11, subito dopo il sermone ha
avuto luogo Tassemblea di chiesa per la discussione della relazione annua. Dopo il culto
alcuni membri della comunità hanno partecipato all'agape fraterna che sì terrà presso la
Foresteria di Torre Pellice.
Battesimi: Rudi Cardon. di Bruno e Elvìna
Coslabcl; Paola Rostan. di Luigi e Adriana
Peyronel; Patrick Peyran, di Mirella; Massimo Francesco Bera. di Luciano e Pissanchi
Elena: Sabrina Geymonat, di Piero e Franca
Chiapperò; Simona Rosa Fantone. di Franco
e Olga Charrier: Silvano Long, di Attilio e
,\lma Tron.
Matrimoni: Remo Long • Anna Bosio: Bartolomeo Fantino ■ Nelly Paschetto: Dario
V^ico - Maddalena Peretto: Fiorille Gustavo •
Daniela Becchio; Piero Romano - Graziella
Griotli: Paolo Bolognesi - Luciana Rivoira
Remo Cardon - Vanda Talraon.
Funerali: Cavalli Maria ved. Ribel; Chauvie Luigi Adriano; Balnias Alice in Benyr;
Rihet Lina in Coucourde.
Ferrerò - Maniglia
Commiato dal Pastore
e dalla Signora Rivoira
Domenica 4 Ottobre la comunità ha partecipato con affettuo.sa commozione, nei due templi di Ferrerò e Maniglia, ai culti di commiato del pastore si'g. Lorenzo Rivoira. Nel
pomeriggio, riuniti nella sala delle attività,
membri di chiesa ed amici hanno voluto
esprimere al loro Pa.store ed alla cara signora
Rivoira la loro riconoscenza per un lavoro destinato a lasciare, oltreché un ricordo, una
traccia duratura del loro ministerio nella valle.
Compiuto il doppio settennio del suo mandato. l’anno scorso il signor Rivoira aveva ancora accettato di prolungare di un anno il
gravo.so lavoro di questa parrocchia. Si tratta
(lunque di un lungo periodo di tempo passato
a Ferrerò, in cui si sono alternate vicende
liete e tristi che hanno sempre trovato al presbiterio partecipazione e solidarietà. Ringraziando il pastore e la signora Rivoira, infaticabile animatrice di tutte le attività, la comunità ha voluto offrire loro un segno tangibile della sua gratitudine, che varrà a farla
rieorcl.re nella casa dei « Jouve » di Angrogna dove li attende un meritato riposo. Da
tutti i presenti è stata espressa la speranza che
l'affettuoso « arrivederci » significhi veramente la continuazione di frt-quenti e fraterni incontri. La corale ha chiesto ancora alla sua di
rettrice di dirigere alcuni dei cori preparati
con tanto impegno, ed il canto ha aiutato a
superare momenti di comprensibile emozione.
Dopo tanti anni pas.sati insieme, la separazione è sempre fonte li tristezza.
Alla fine del pomeriggio, la piccola Susanna, accompagnata dai genitori Luciano e
Nella Deodato, ha offerto ai partenti un mazzo di fiori. I presenti hanno così potuto salutare due pastori in due tempi cosi diversi di
una medesima vocazione ; il pastore Rivoira
che entra in emeritazione dopo 40 anni di servizio, e il pastore Deodalo, consacrato all'ultimo Sinodo.
Mentre rinnova ai signori Rivoira l’-iugurio di molti anni sereni, la comunità rivolgi un saluto di benvenuto al pastore Deodato
che ha ricevuto dalla Tavola l’incarico della
chiesa di Ferrerò, oltre quelle di Massello e
Rodorelto, ed ai suoi collaboratori pastore
danna Sciclone e prof. Claudio Tron che lo
affiancheranno neH’esperimento di una nuova
impostazione di lavoro. Fossa il loro impegno
portare molti frutti coll’aiuto del Signore.
S. Secondo
— Il 12 settembre, nel tempio di Pinerolo, è
stato celebrato il matrimonio di Romano Piero
(Veirolera) e Griotti Graziella (Pinerolo). Agli
sposi che si stabiliscono a Fenestrelle rinnoviamo i nostri migliori auguri di felicità nel
Signore.
— In questi ultimi tempi, la nostra Comunità è stata provata per la dipartenza di una
sorella e di un fratello. Essi sono : Susstrunk
Mary in Paschetto (Capoluogo) deceduta il
21 settembre a Casa Turina, dopo lunghe sofferenze. Il servizio funebre è stata presieduto
dal pastore Marco Ayassot.
Cardon Guido (Combaleisina), morto all'ospedale Civile di Pinerolo il 24 settembre,
dopo pochi giorni dì malattia.
L'immensa folla che ha partecipato a quest: funerali ha testimoniato di quanto stima
e-l afl’etto questi fratelli fossero circondati, anche fuori del nostro ambiente. Entrambi lasciano un buon ricordo del loro passaggio su questa terra. Alle famiglie afflitte, rinnoviamo
l'espressione della nostra viva ed affettuosa
solidarietà nel loro dolore.
— Ringraziamo sentitamente Giampiero
Saccaggi e Attilio Fornerone che hanno presieduto i culti di queste ultime domeniche.
— 11 culto di ripresa avrà luogo domenica
18 ottobre.
— L'assemblea di Chiesa è convocala per il
25 ottobre.
Pomaretto
Ricordiamo l’azione di colportaggio in pieno svolgimento nella comunità. Invitiamo i
fratelli ad accogliere con gioia i messaggeri.
Ricordiamo pure la conferenza con diapositive che la missionaria Anita Gay terrà il
venerdì 23 ottobre, al Teatro di Pomaretto.
Le offerte saranno devolute all’opera nel Gabon. In tale occasione daremo l’addio alla nostra sorella che rientra nel Gabon per la sua
difficile missione.
Domenica 18 alle ore 20,30 al Teatro il segretario delle Scuole Domenicali d’Italia, Pastore T. Soggin e il Prof. R. Eynard parleranno a tutti i membri, monitori, insegnanti di religione e a quanti si interessano ai
bambini nella Val Germanasca.
Domenica 11 al culto è stato celebrato il
matrimonio di Mirella Maurino e Elmo Orsello. Il Signore li guidi e li sostenga.
Nella stessa domenica è stata battezzata
Luisella Legar alla presenza dei bambini della
Scuola domenicale. Che il Signore dia forza e
ispirazione ai genitori nell'educazione della
loro creatura.
Sabato 24 sera alle 20,30 avrà luogo la
riunione del Concistoro con i vari responsabili.
liiiiMitiiiiiiiiiiiiiiiniiiHiiMiitniiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiKiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Cinema
ABBIAMO VISTO “LA CONFESSIONE,,
Processo allo stalinismo
Come molti lettori ricorderanno, o .avranno appreso, in Cecoslovacchia nel 1952 ebbe
luogo un processo “collettivo”, noto come
« processo Slanski ». dal nome del più noto
degli imputati, già segretario generale del
partito comunista cecoslovacco. Fra gli .iccusatl figurava anche Artur London, ex ministro degli esteri, già appartenente alle brigate internazionali repubblicane in Spagna, dirigente della resistenza francese ed ex deportalo a Mauthausen.
Il processo terminò con la condanna a morte, poi eseguita, di tredici imputali; altri tre.
fra cui appunto London, vennero condannali
alla prigione a vita.
Successivamente riabilitato e liberato in occasione dei processi di revisione che .avvennero dopo la morte di Stalin, egli scrisse nel
1968 un libro dal tìtolo « La confessione » col
quale descrive i sistemi adottati dai suoi aguzzini (durante i suoi 22 mesi dì prigionia in
attesa del processo) per estorcere a lui ed ai
suoi compagni un'ampia e dettagliata confessione di misfatti mai compiuti e che poi si
tramuteranno in altrettanti capi d'accusa al
processo : attentato alla sicurezza dello Stato,
spionaggio, trotzkismo, titoismo.
Al libro segue ora il film, che è opera -del
regista Costa-Gavras. lo stesso che denunciò il
regime dei colomieUi greci col film « Z » ovvero « L'orgia del potere ». Non intendiamo
ovviamente fare una “critica cinematografica”
della pellicola, ma vorremmo soffermarci brevemente sui risvolti politici del film, che praticamente è una lunga, allucinante de.scrizione delle raffinate torture cui quegli uomini (e
tanti altri) vennero sottoposti. Diciamo "raffinate” perché, pur non mancando i pugni,
gli schiaffi, i calci, la tecnica degli aguzzini
non era rivolta alla distruzione fisica delle
loro vittime, ma a quella psichica ed inlellettiva. ottenuta la quale, la confessione .imparata a memoria (fra l’altro anche dietro promessa di pene più simboliche che reali) uscì
“spontanea” e piena di particolari. Non solo,
ma alla vigilia del processo gli imputati vennero abbondantemente rimpinzali di cibo e di
vitamine, furono vestiti elegantemente, perfino abbronzati alla luce di lampade solari
onde venisse dato il maggior credito possibile alla spontaneità della loro confessione.
Il film, pur facendo chiaramente comprendere che sì svolge in Cecoslovacchia, non si
sofferma mai su nomi o località, di modo che
l'accusa contro i metodi usati si estende praticamente all’Unione Sovietica di Stalin ed ai
suoi satelliti, che ebbero a subire analoghe
purghe.
Dobbiamo dire che, pur partecipando con
raccapriccio alle sofferenze di quei perseguitati. essi non suscitano in genere quel senso di
pietà o di solidarietà che si prova per i deboli
e gli oppressi: il film infatti opportunamente
ricorda — mediante fulminei flashes-back —
che quelle vittime a loro volta approvarono a
cuor leggero — ipocritamente e per .amor di
potere — analoghi precedenti processi.
L'aspetto che forse maggiormente colpisce,
mentre il film continua a svolgersi, è il progressivo auto-convincimento che, sì, forse,
qualche “deviazione” è stata commessa e che
di essa occorra fare Tautocrìtica. anzi, che
occorra per questo subire un processo che.
come martella abilmente uno degli inquirenti, ex nazista e poi a sua volta successivamente condannalo, delTautocritica è la manifestazione « estrema e più elevata ». E Timputalo. di interrogatorio in interrogatorio, si
convìnce che « è meglio aver torto in seno al
partito, che ragione al di fuori di esso ».
II film si conclude, non a caso, con la visione dei giovani cecoslovacchi che. durante l'invasione da parte delle truppe del patto di Varsavia nel 1968, scrivono sui muri: «Lenin
svegliati! Qui sono diventati tutti pazzi! »,
una disperata « confessione di fede » nei valori della democrazia popolare, contro i carri
armati, contro il classismo dirigenziale, contro il potere di vertice.
Non dimentichiamo che questo film-accusa
proviene da un ambiente di sinistra (nello
stesso modo in cui London rimane comunista): sarebbe assai edificante poter assistere,
in parallelo, a simili autocrìtiche nel mondo
occidentale nei riguardi, ad esempio. delTimperìalismo, del colonialismo, del razzismo.
Roberto Peyrot
iiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiih
La repressione continua
In Italia — come forse dappertutto — c’è la specialità di affrontare determinati argomenti e problemi a « ondate », per poi lasciarli cadere quando
se ne presentano altri di maggior novità e « cassetta ».
È quanto sta ora accadendo a proposito dell’atteggiamento repressivo
del nostro sistema poliziesco (sequestro di -volantini, fermi prolungati, atteggiamento aggressivo, ecc.) e di parte della magistratura, che si ostina a
rimaner fedele alla lettera di certi dettati del codice penale che l’inerzia dei
nostri parlamentari ha lasciato immutati dopo un quarto di secolo dalla caduta del fascismo e che contrastano
vergognosamente con la Costituzione
(anch’essa peraltro superata in vari
suoi articoli).
Nel caso specifico, intendiamo alludere all’ articolo della Costituzione il
quale proclama che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il loro
pensiero con la parola, lo scritto e ogni
altro mezzo di diffusione. Il 17 settembre scorso il tribunale di Firenze,
come apprendiamo dal periodico « Resistenza », ha inflitto, con la condizionale, otto mesi di reclusione al direttore
del giornale « Il bolscevico ». Ancora
una volta, sottolinea il giornale, la teo
Torre Pellice
Nel periodo estivo hanno predicato nel nostro tempio; il Moderatore Neri Giampiccoli,
il prof. Bruno Corsani, i pastori Roberto Conibd. Guido Colucci, Alberto Taccia; li ringraziamo vivamente per il loro messaggio e la
loro collaborazione.
Le riunioni quartieralì all'aperto, nei mesi
di luglio e agosto, sono stale abbastanza ben
frequentate, mentre un gruppo più ristretto,
ma vivace ha seguito le riunioni con discussione del giovedì sera, sui seguenti temi :
Battesimo di acqua e battesimo di Spirito; la
S. Cena, segno e realtà; Dio ci parla mediante la S. Scrittura; Cristo solo Maestro e Signore; Genesi 4: 1-15; Genesi 4: 17 a .26.
Particolarmente attiva è stata la -Società di
cucito, fraterna l'atmosfera creata durante il
Sinodo e ottima la riuscita del bazar, organizzato tulli gli anni, con l’unico scopo di raccogliere fondi per le nostre opere.
Il Comitato dei ricevimenti ha organizzato
un incontro della Comunità coi Trombettieri
del Baden e con le Diaconesse di St. Loup presenti a Torre Pellice per la loro « retraite »
annuale. È sempre per noi un grande privilegio ed un arricchimento spirituale accogliere
questi fratelli e sorelle in mezzo a noi. Li ringraziamo vivamente, pensando con gioia al
prossimo incontro che avverrà a Dio piacendo.
Tanno prossimo.
Il primo ottobre nell'aula Sinodale, con la
vivace presenza degli alunni grandi e piccini
e dinanzi ad un pubblico che ogni anno diventa più numeroso, ha avuto luogo l’inaugurazione dell’anno scolastico del Collegio Valdese, con un culto del Vice Moderatore Pastore Achille Deixlato. La prolusione è stata
tenuta dalla prof. Anna Marnilo, argomento: un viaggio nel Senegai, con interessanti
diapositive. Il dottor Guitlo Ribet ha in ultimo parlato del trasporto degli alunni lontani,
della refezione alla Foresteria e del doposcuola gratuiti o semigratuiti organizzati dal dinamico Comitato a cui va la nostra riconoscenza.
Battesimi: Barbara Bounous di Luciano e
Gabriella Davit, Luciano Pons di Claudio e
di Anna Margherita Baridon. Claire Ines e
Elena di Roberto Monnet e di Alma Anna Catalin, Doris Costantino di Felice e di Alma
Cogno, Laura Bellion di Riccardo e di Delia
Besson, Annamaria e Mario Ratsimba di Pascal e di Luisa Ribet. Il 30 agosto la piccola
Katia di Maria e Gianni Manfren è stata
presentata alla Comunità. Il Signore benedica questi cari fanciulli e le loro famiglie.
Matrimoni: Si sono sposati Emanuele Ricca e Luigina Benedetto; Aldo Bertalot e Maria Teresa Guzzon. Bruno Stallé e Yvonne
Giraudìn, Ermanno Laurentì e Paola Gallo,
Roberto Rollier e Fiorella Grill, Enrico Costantino e Susy Bertalot (Vallecrosia), Carlo
Giuseppe Fossetto e Anna Rosa Oddino. A
questi sposi il nostro augurio di ogni bene
nel Signore.
Molti fratelli e sorelle ci hanno lasciati, in
attesa della resurrezione; Giovanni Jalla (Villa 1), Elba Longo (Casa delle Diaconesse),
Giulio Gay (Villa 2), Maddalena Jourdan ved.
Charbonnier (Tagliaretto), Carlo Alberto Gay
(S. Margherita), Anita Selli ved. Molnar (Casa delle Diaconesse), Susanna Monnet ved.
Carnière (Villa 1), Albina Malan ved. Pons,
Emilio Balma (Villa 1), Ermanno Bellion
(Villa 2), Rosa Fontana ved. Meynel (Chabriols). Attilio Bellion (Villa 2), Alle famiglie
in lutto esprimiamo la nostra viva simpatia.
Lina Varese
Pro Ospedale Valdese
In Memoria dì Attilio Bellion. i Condomini e Inquilini di Viale Gilli 5/2. per il Montalettighe dell'Ospedale Valdese di Torre Fellice L. 45.000.
rizzazione della lotta di classe è stata
giudicata alla stregua di un delitto mediante un articolo del codice penale fascista. Il periodico fa poi un elenco di
persone che hanno subito condanne
per reati di opinione.
I nomi qui non ci interessano e si
potrà dissentire delle idee espresse, ma
il constatare queste palesi e costanti offese alla libertà di opinione dell’individuo ed il divieto di manifestarla ci
riempie di vero sconforto nei riguardi
della nostra così conclamata democrazia. E inutile che ci indignamo contro
i sistemi repressivi degli altri paesi se
poi passiamo sotto silenzio quanto avviene da noi.
Si potrà obbiettare che i suddetti
processi e le relative pene erogate non
sono paragonabili — ad esempio — a
quelli che l’Unione Sovietica intenta
contro gli scrittori e gli intellettuali
dissidenti. Certo, là si cerca con più
rigore di « scoraggiare » il determinato atteggiamento di una persona, ma
non dimentichiamo mai che il « furto »
compiuto dallo Stato sulla libertà di
espressione di un individuo, non fosse
che di un solo giorno, è sempre un
furto.
piene
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AFFITTASI alloggio per 1 o 2 persone. S.
Giovanni. Vìa Beckwit 27. tei. 90.227
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già pratici. Ottimo stipendio e trattamento.
Scrivere : Doti. Serralunga - Via Fictro
Micca, 8 - 13051 Biella.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Rosa Fontana
ved. Aleynet
commossi e riconoscenti per la simpatia dimostrata alla loro cara, ringraziano sentitamente tutti coloro che
hanno preso parte al loro dolore; in
modo particolare la Direttrice e il
personale dell’Ospedale Valdese, il
dottor De Bettini e il pastore Sonellì.
Torre Pellice, 4 ottobre 1970.
I familiari della compianta
Lina Coucourde
nata Ribet
commossi e riconoscenti per la simpatia dimostrata alla loro cara, ringraziano sentitamente tutti coloro
che hanno preso parte al loro dolore.
In particolare il pastore sig. Deodato e gentile Signora, la Signora
Tron prof.sa Tildina e la Signora
Long ins.te Vera.
« Signore, a chi andremmo noi?
Tu hai parole di vita eterna»
(Giov. 6: 68)
4
pag. 4
N. 41 — 16 ottobre 1970
La Chiesa nel mondo
a cura di Claudia Peyrot
la Chiesa Presbiteriana
dell'Africa australe
resta membro del CEC
Città del Capo (soepi) - Il 23 settembre scorso, l’Assemblea generale della
Chiesa presbiteriana dell’Africa australe ha deciso di confermare la sua presenza come membro del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Inoltre, l’Assemblea ha preso atto di una protesta
contro la minaccia lanciata dal prirno
ministro John Vorster contro le Chiese cristiane sud-africane membri del
Consiglio ecumenico.
L’Assemblea ha ricordato al primo
ministro che il suo solo Signore e Maestro è Gesù Cristo e che essa non ha
il diritto di servire altri padroni; essa
non ha necessariamente come compito
di sostenere il governo al potere, ma
ha il dovere di rimanere fedele all’Evangelo.
Nello stesso tempo, la Chiesa presbiteriana dell’Africa australe ha dichiarato il suo disaccordo dal Consiglio ecumenico riguardo al problema
dei doni ai movimenti africani antirazzisti di liberazione.
Riferiamo d’altra parte che all’inizio della settimana, la stessa Assemblea ha deciso, con una netta maggioranza, di unirsi alle due Chiese presbiteriane africane e di creare così la
Chiesa presbiteriana unita dell’Africa
del Sud CThe United Presbyterian
Church of South Africa’). La chiesa
presbiteriana dell’Africa australe —
che è composta da 60.000 membri fra
i quali 40.000 bianchi — si unirà anche con due chiese negre che contano
in tutto 200.000 fedeli.
IL QUARTO COLLOQUIO
ECUMENICO INTERNAZIONALE
Ginevra (soepi). - « Il culto deve essere il
luogo dove si creano delle nuove alternative »,
ha dichiarato il pastore W. Hollenweger, del
Comunicato
Vacanza
di cbiese antaname
La Tavola Valdese,-avendo deliberato il trasferimento del pastore Giovanni Bogo a Zurigo,
in base all’art. 21 dei RR.OO.,
proclama la vacanza della Chiesa di Luserna S. Giovanni.
La Tavola Valdese, accogliendo la richiesta del Consiglio Sinodale della Chiesa Riformata
del Cantone Vallese e preso atto delle dimissioni del pastore
Pierluigi dalla da pastore titolare della Chiesa di S. Germano
Chisone, proclama la vacanza
di detta Chiesa.
La designazione dei nuovi pastori dovrà farsi a norma degli
artt. 17, 18, 19, 20, 22, 28 e 29 dei
RR.OO.
Roma, 1« ottobre 1970.
Il Moderatore
della Tavola Valdese
Neri Giampiccoli
rate da una situazione vissuta, poiché la definizione separa, tanto quanto l associazione fa
partecipare », così ha detto il pastore Hollerweger.
IL CLERO ANGLICANO
DIFENDE 1 SUOI PASTORI
Sudafrica (soepi). - Nel Sudafrica, tre personalità della Chiesa anglicana hanno criticato il governo che ha emesso un ordine di
espulsione contro il pastore B. Chamberlain,
di nazionalità britannica, ed il pastore R. Mercer, rhodesiano; il 13 settembre scorso, a
Stellenbosch, i due pastori hanno distribuito
dei volantini sui doni versati dal Consiglio
ecumenico a molte organizzazioni antirazzists e che invitavano la gente a riflettere.
L’arcivescovo R. S. Taylor, di Città del
Capo, il ve.scovo V. Inman, di Natal ed il vescovo L. Stradling, di Joannesburg si sono
dichiarati contrari alla sanzione del governo
sudafricano.
Dopo le decisioni del CEC contro il razzismo
Consensi e dissensi tra le Chiese
A quando una presa di posizione delle nostre Chiese?
L impegno del CEC contro il razzismo, ed in modo particolare il suo gesto di solidarietà nei rigtiardi
di vari movimenti di liberazione in Africa continua a suscitare interesse, disparate reazioni, prese di posizione. Non ci risulta finora che le Chiese evangeliche, sia a livello denominazionale che a livello di Federazione, abbiano preso una posizione « ufficiale » in proposito. Che cosa si attende? Diamo intanto
altre notizie ricavate dal soepi.
Nel corrente mese di ottobre, a Francoforte, verrà chiesto al sinodo della
Chiesa evangelica di Hesse-Nassau di
approvare la decisione presa dal Cec
di accordare un appoggio finanziario
ai movimenti di liberazione in lotta
contro il razzismo, e al tempo stesso gli
verrà raccomandato di mettere a disposizione di questi movimenti 100 mila marchi tedeschi attraverso il Cec.
Analoghe raccomandazioni sono state
fatte recentemente da un gruppo di
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
CEC. al quarto colloquio ecumenico internazionale che si è riunito dal 9 al 19 settembre
a Strasbourg. Presieduto dal professore V.
Vajta, del Centro di studi ecumenici a Strasbourg, questo colloquio ha riunito un centinaio di teologi di differenti confessioni provenienti da venti-trenta paesi.
Se ì partecipanti hanno posto Taccento sull’attuale crisi del culto, che si riallaccia alla
« secolarizzazione del mondo ed a quella di
Dio stesso », essi si sono soprattutto sforzati
dì fare rivivere Timmagine di Dio, di un Dio
capace di rimanere in vita per l’uomo moderno. « Noi dobbiamo essere coscienti del fatto
che. le forme del culto dipendono dalla situazione nella quale vivono gli uomini e difficilmente possono essere definite, in generale, per
tutti i tempi e tutti i luoghi ». Affinché un
culto, sia di adorazione che di azione, possa
adattare il .suo genere e la sua funzione alle
condizioni di tempo e di luogo, esso non deve
essere l'interpretazione di un testo biblico, ma
ai contrario, l’interpretazione alla luce della
Bibbia di un testo o di un fatto vissuto. Ciò
tuttavia non è possibile .se tutti, nella Chiesa,
non sono chiamali a prendere le loro responsabilità. o ad essere degli scopritori, dei cristiani adulti.
« Non cercare una definizione per il culto,
ma esprimerla per mezzo di associazioni ispi
Direttore responsabile: GiNO Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Tip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice (To',
DUE EBREI
GIUDICANO NASSER
Noi non siamo così presuntuosi
da credere di poter giudicare un uomo dalla personalità complessa e contraddittoria come quella di Nasser,
per giunta un uomo d’un ambiente
politico e sociale (anche religioso, culturale ecc.) così diverso dal nostro:
la storia lo giudicherà, a suo tempo.
Ma intanto ci sembrano interessanti i
giudizi di due personalità ebraiche,
giudizi che, per essere largamente positivi, hanno dalla loro parte un buon
coefficiente d’attendibilità.
I) « Senza alcun dubbio, il popolo
egiziano, la nazione araba ed i popoli
del terzo mondo hanno perduto, nella
persona del presidente Nasser, uno degli uomini di Stato e leaders popolari
più notevoli della loro storia. Egli lascerà un’impronta considerevole sul
destino del M. Oriente. I suoi errori e
le sue disavventure saranno indubbiamente criticati, ma l’Egitto non può
dimenticare che Nasser ha guidato il
suo popolo da uno stato di oppressione e di sottosviluppo verso la via dell’indipendenza e della liberazione nazionale e sociale.
Il fatto che Nasser non era riuscito
a liberarsi completamente dall’idea secondo cui il conflitto arabo-israeliano
non avrebbe potuto esser risolto che
da una prova di forza, fu la causa che
scatenò, nel giugno 1967, una crisi trasformatasi in un disastro per l’Egitto e
per il mondo arabo. Eppure il “giugno ’67” non valse ad intaccare, in numerosi israeliani, la stima che essi
avevano per Nasser come patriota egiziano e come grande riformatore sociale. La nostra convinzione, che Nasser era un leader per il quale gl’interessi del suo popolo costituivano il
movente essenziale delle sue azioni, ci
aveva indotti a credere che il senso
profondo del suo realismo avrebbe
preso il sopravvento sulle sue ambizioni e passioni e che egli avrebbe
compreso che solo la coesistenza, non
la condistruzione, avrebbe potuto assicurare l’avvenire del popolo egiziano,
insieme con una giusta soluzione del
problema palestinese.
L’aver egli accettata la ripresa della
missione Jarring, basata sul principio
del riconoscimento d’Israele come Stato sovrano, e su una pace durevole nel
M. Oriente, indica che egli aveva infine preso coscienza del problema da
questo punto di vista. Non resta che la
speranza che i suoi successori restino
fedeli alle sue ultime direttive ».
(Giudizio di Simha Flapan, israeliano, redattore capo della rivista « New
Outlook » e membro della direzione
del partito Mapam).
II) « La morte di Nasser è un fatto molto nocivo alle speranze ed agli
sforzi di pace nel M. Oriente. Nasser
era il solo uomo di Stato arabo che
godesse d’un prestigio sufficiente per
agire in favore della pace. Nasser aveva capito che non v’è alcuna speranza di distruggere o di sconfiggere
Israele ».
(Giudizio del Dr. Nahum Goldman,
presidente del Congresso ebraico mondiale).
QUELLI CHE NON HANNO
ANCORA CAPITO
Il pastore C. Me Intire, che già
il 4.4 c. a. aveva organizzato una prima « marcia della vittoria » negli Stati Uniti, cioè una marcia in favore del
proseguimento fino in fondo della sciagurata guerra del Vietnam, non contento dello scacco subito (avevano preso parte, a quella marcia, circa 10 mila persone), ha voluto ritentare la prova. Sabato 3 c. il Me Intire ha guidato una seconda marcia, dal Campidoglio fino al monumento di Giorgio Washington. Aveva annunciato un corteo
oceanico di 500 mila americani, in realtà meno di 20 mila sono intervenuti.
« Bisogna dire che, anche in piena
sterzata a destra, il pastore Me Intire
è un compagno di strada un po’ ingombrante. Da più di trent’anni, que
sto gigante dagli occhi blu incarna
molto bene l’estrema destra americana. Condannato fin dal 1935 dalla chiesa presbiteriana, questo integrista ha
preso parte a tutti i combattimenti del
“fondamentalismo" di cui è il gran
maestro, accanendosi nel denunciare
“l’infiltrazione modernista, socialista e
comunista’’ all’interno delle chiese,
dello Stato, della scuola e della famiglia. Per meglio combattere la sua battaglia, egli ha costruito tutto un impero che dirige con metodi molto autoritari.
Le altre gemme della corona del pastore Me Intire sono: un seminario, un
collegio, un settimanale e delle società di missione particolarmente attive
nella Corea del Sud. Il centro di tutto
questo è a Collings-wood, nel New-Jersey, ove opera anche il Consiglio internazionale delle chiese cristiane col
compito di distruggere (!?) il Consisiglio ecumenico delle chiese, “inquinato da influenze marxiste".
I temi sviluppati dal pastore Me Intire (il quale vanta, fra i suoi migliori
amici, il pastore lan Paisley, lo stregone dell’Ulster) sono semplici: bisogna ritornare ai valori fondamentali
del cristianesimo, e fortificarcisi chiusi dentro. La Bibbia è pienamente sufficiente per questo sforzo: perciò essa
deve rifare la sua apparizione nelle
scuole pubbliche, dalle quali verrà
espulsa l’educazione marxista e sessuale. (...)
Per effetto dello stesso messaggio
del pastore Me Intire, la “marcia per
la vittoria" di sabato 3 c. è stata trasformata in una specie di fiera della
reazione, nella quale ciascuno cercava, senza grande entusiasmo, di piazzare la propria mercanzia, di vendere
le proprie idee fisse al vicino. Ad eccezione d’un centinaio di hippies mattacchioni, i pacifisti hanno creduto bene
di non venire ad assistere alla sfilata.
Infatti l’ordine di contro-manifestazione era stato annullato, quando si era
saputo che il generale Ky aveva annunziato di non poter partecipare alla
marcia.
II fallimento della manifestazione
del pastore Me Intire ha, senza dubbio, pienamente soddisfatto il presidente Nixon, il quale vi riconosce un
indice del fatto, almeno per il momento, di non poter essere scavalcato sulla destra. Poiché l’opposizione è poi
disorganizzata, il presidente ha tutte
le possibilità di proseguire la sua politica ».
Che delle persone intelligenti siano
tanto ottuse, da non aver ancora capito il significato e le condizioni di fatto della perversa guerra del Vietnam,
è una realtà che ci stupisce moltissimo. Ma poi: quelle persone non possono o non vogliono capire?
Questo non lo sapremo mai.
(Da « Le Monde » del 6.10.1970).
membri del suddetto sinodo, che si
erano riuniti presso l’Accademia evangelica di Arnoldshain. Segnaliamo anche che il prossimo sinodo di Francoforte è stato invitato a preoccuparsi di
intraprendere una campagna di informazione quanto più intensa possibile
presso le comunità sui problemi del razzismo, dell’aiuto allo sviluppo e dell’opera di pacificazione. (N.d.r.: ricordiamo a questo proposito che anche il
nostro sinodo ha votalo l’istituzione di
un « fondo permanente di solidarietà »
e che la commissione nominata sta
per prendere contatto sia con le Chiese che con il Cec per le opportune
maggiori informazioni possibili).
In occasione della riunione di Arnoldshain il pastore A. van den Heuvel, direttore del dipartim. Comunicazioni del Cec, ha caldamente approvato la decisione del Cec. Sarebbe fuori
luogo, egli ha dichiarato, accontentarsi di invitare le minoranze oppresse
che lottano per l’uguaglianza e la giustizia a « portare la croce della nonviolenza », senza aiutarli concretamente a porre in opera i loro programmi
umanitari. Nella discussione ecumenica, ha soggiunto, la questione del legittimo ricorso alla violenza è rimasta
aperta; ma in ogni modo, è impossibile separare la questione dell’uso della
violenza da parte degli oppressi da
quella Mei ricorso alla violenza da parte dei regimi oppressori e dei loro alleati politici ed economici.
Da parte sua, la Chiesa evangelica
luterana unita tedesca ha espresso la
sua inquietudine nei riguardi della decisione del Cec. I suoi dirigenti hanno
dichiarato: « I fondi ecclesiastici non
dovrebbero essere utilizzati per aiutare dei gruppi politici; la violenza e la
sua giustificazione ideologica — chiunque la eserciti — non possono essere
sostenute dall’Evangelo ».
Qualche tempo prima, il Consiglio
della Chiesa evangelica tedesca, in una
dichiarazione indirizzata alle comunità
della Repubblica federale, aveva reso
omaggio al Cec per aver attirato l’attenzione sul grave problema razziale
che si pone nel mondo intero. Certo,
proseguiva il Consiglio, i cristiani, nella questione razziale, non possono rinunciare al loro principio del rifiuto
della violenza. Tuttavia, « si pone una
grave questione: quella di sapere come il principio della nonviolenza può
essere applicato nella realtà in ogni
singola situazione ». Infine, il Consiglio della Chiesa ev. ted. ha dichiarato
che non avrebbe potuto prendere posizione nei confronti della decisione
del Cec se non dopo aver chiarito un
certo numero di questioni, ed in modo
particolare quella di sapere se innanzi
tutto non si debbano sostenere i movimenti nonviolenti.
In una lettera indirizzata al segretario generale del Cec, pastore E. C,
Blake, il vescovo Dietzfelbinger di Baviera, presidente del Consiglio della
Chiesa ev. ted. aveva sottolineato, da
un punto di vista personale, la « grande inquietudine » che la decisione del
Cec aveva suscitato in « parecchi ambienti » tedeschi. I cristiani, aveva affermato il vescovo, devono assumere
una incontestabile responsabilità presso coloro che sono perseguitati, privati dei loro diritti ed oppressi a causa
del colore della pelle. Tuttavia, per
quanto riguarda le organizzazioni che
il Cec ha deciso di sostenere, è opportuno chiedersi, almeno in certi casi,
« se lo scopo della nostra missione in
questo caso è rispettato, e se sia in accordo cogli obiettivi del Cec di appoggiare modi nonviolenti ».
Per quanto invece riguarda le chiese giapponesi, il Comitato centrale del
Consiglio nazionale cristiano in Giappone ha fatto la seguente dichiarazione: « Il Consiglio nazionale cristiano
accoglie favorevolmente la decisione
presa dal Comitato esecutivo del Cec
di parteggiare e di lottare coi popoli
privati dei diritti umani fondamentali
ed oppressi dalla discriminazione e
dallo sfruttamento razzista in Africa
ed in altre regioni del mondo. Le Chiese ed i cristiani giapponesi dànno di
conseguenza il loro appoggio al Cec ».
Il messaggio è firmato dal vescovo.
M. Goto, presidente del Consiglio nazionale cristiano.
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La tortura in Brasile
Chiesa cattoiiGa e Stato ai ferri corti
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PESCA
La Madonna e ‘miss eloganza’
Messina (Relazioni Religiose) - A Mazzara
S. Andrea hanno avuto luogo i festeggiamenti
in onore di Maria Santissima delle Grazie. Il
programma dei festeggiamenti « in onore della
Madonna », informa l’Agenzia Relazioni Religiose. prevedeva tra l’altro la elezione di
« mis.s eleganza ’70 », di un altra « miss » e
una gara per coppie di ballerini. Ha suonato
il complesso « The Sleep Walkers ». A Montalhano Elicona è stata invece festeggiata
« Maria Santissima della Provvidenza ». Il
programma prevedeva tra l’altro una fiera di
bestiame, una gara di « karting » e, oltre alla processione, un concerto dell orchestrina
« HE 70 » con una cantante di musica leggera. A Lipari è stato fe.steggiato il patrono S.
Bartolomeo. Il programma comprendeva uno
srow di musica leggera con Orietta Berti.
Recentemente abbiamo dato notizia
delle reazioni del vescovo brasiliano
Helder Camara alla campagna diffamatoria nei suoi riguardi, istaurata
dalla stampa governativa, campagna
diffamatoria che ha la sua origine nel
fermo atteggiamento del prelato contro l’antidemocratico governo dei generali, e contro la tortura in modo
particolare. Questo della tortura è infatti ovviamente uno dei modi più
barbari e bestiali mediante il quale
l’uomo ha la possibilità di prevalere su
un altro uomo e di ridurlo al silenzio,
ed è una « pratica» — purtroppo quanto diffusa! — che sembra inconcepibile
possa ancora esistere ai giorni nostri.
Leggiamo su « La Stampa » un analisi
di A. Di Nola su quanto sta succedendo in Brasile e la riportiamo qui di seguito all’attenzione dei lettori.
Ad un mese e mezzo dalle elezioni
brasiliane Stato e Chiesa sono ai ferri
corti. Il clero accusa: in Brasile la tortura è divenuta una « pratica di governo »; la polizia ha instaurato il terrore
in tutto il paese; non si seviziano solo i
nemici dichiarati del regime, ma sacerdoti, la cui unica colpa è di tentare di
lenire le sofferenze del popolo oppresso dalla miseria.
Non è la prima volta che dal Brasile giungono in Qccidente denunce del
genere contro i generali al potere. Ma
ora un dossier sulla tortura giace sul
tavola del presidente Medici ed una
copia è stata spedita a Paolo VI. Il documento — sconvolgente per la minuzia dei particolari — fu preparato dopo
l’arresto di un prete, don Monteiro, accusato di « attività sovversive ». I vescovi affermano che egli fu sottoposto
ad atroci sevizie; il capo della polizia
ha già ribattuto che egli « si ferì da solo » resistendo agli agenti ed ha accusato la Chiesa di diffamazione (n.d.r.:
sono infatti i vescovi del Consiglio nazionale brasiliano che hanno inoltrato
il dossier sulla tortura).
Monteiro fu arrestato il 3 agosto insieme con un altro sacerdote, don Xavier de Aupeon. Alla fine del mese
due arcivescovi e tredici vescovi del
Nordest chiamarono in causa la ;^lizia con un tremendo atto d’accusa. Don
Josè Monteiro, come scrissero nella
denuncia i prelati, era stato appeso a
testa in giù e interrogato per due ore.
volevano fargli confessare di essere un
«comunista». Poiché resisteva, dopo
un breve riposo lo appesero di nuovo
per i piedi, colpendolo a calci nello stomaco e strappandogli i capelli. Altri
particolari sono irripetibili. L’« interrogatorio » durò tre ore. Il sacerdote
non fu mai rilasciato ed ora non si
sa dove sia. Secondo il rapporto dei
vescovi, si troverebbe in una località
segreta; tutti i documenti, i libri e le
carte di don José sono in mano della
polizia.
Recentemente l’alto clero brasiliano
ha tenuto una riunione a Rio de Janeir,o per discutere il « caso » don José e
la crisi nei rapporti fra Stato e Chiesa.
Il dossier sulla tortura — corredato da
certificati medici « irrefutabili », — è
nato in questo convegno. Mons. Brandao, presidente del Consiglio episcopale latino-americano, lo ha consegnato a
Medici, che ha promesso di esaminarlo
« colla cura che merita ».
I generali proclamano da mesi che,
se otterranno le prove di sevizie contro i detenuti politici, i colpevoli saranno puniti; tuttavia finora non hanno mosso un dito. Adesso, dicono i vescovi, « abbiamo sottoposto alla loro
attenzione dei casi concreti ed attendiamo che facciano qualcosa ». Ma
non sono pronti ad aspettare troppo.
Le elezioni incombono. La risposta del
governo non sarà decisiva soltanto per
i rapporti fra Stato e Chiesa.
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S.O.S. ; in Sicilia si mnure
L'Editrice Centro di Documentazione di Pistoia ha pubblicato: S.O.S.: in Sicilia si muor*i, raccolta di testi trasmessi nel mese di marzo 1970 dalla Radio Libera del Centro Studi
e Iniziative di Partinico.
II 25 marzo 1970 Franco Alasia e PinoLombardo. collaboratori di Danilo Dolci, si
chiusero nei locali del Centro Studi ed Iniziative di Partinico. Avevano con sé una radio
trasmittente e testi registrati con dati relativi
alle zone terremotate della Sicilia Occidentale. in cui nulla è stato ricostruito, e interviste a protagonisti. Per due giorni ricordarono, a chi captò la trasmissione, che non si
muore solo di terremoto, ma si muore di burocrazìa, di incuria, di chiacchiere e ingiustizie.
Chi desiderasse ricevere la pubblicazione
può chiederla a : Editrice Centro di Documentazione, cas. post. 53, 51100 Pistoia, c, c. postale 5/27769; costa L. 200.