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DELLE VALLI VALDESI
Quindicina!a
della Chiesa Valdese
' Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXIV - Num. 11
Una copia Li Z S
ABBONAMENTI
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£eo: L. 700 per l’interno Seo e La. Luce; L. 12«0 per l’intnno I Spedia. abb. poetale II Groppo I TORRE PELLICE 21 Maggio 1954
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L. 18Ä0 per Testcre ¡ Cambio d'indiriaao LÌK 40,
A»nain>. Ciaudiana Torre Pelliee - C.CoPa 2-17557
La Santa Lena
Il CORPO DEL SIGNORE
Nei quattro precedenti articoli sulla Santa Cena abbiamo messo in
luce alcuni aspetti fondamentali del sacramento istituito da Gesù Cristo :
il memoriale, la comunione, la testimonianza e Yeucaristia. Concludendo,
aggiungeremo alcune parole sulla « partecipazione » alla Santa Cena, tenendo conto di quanto scrive l’apostolo Paolo nella sua prima lettera ai
Corinzi : « Chiunque mungerà il pane o berrà il calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo ed il sangue del Signore. Or provi
ì’uomo se stesso, e così mangi del pane e beva del calice; poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudicio su se stesso, se non discerne il corpo
del Signore » (I Cor. 11: 27-29).
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Queste parole, raramente lette oggi nella celebrazione del sacramento,
sono state talvolta mal comprese ed hanno sensibilmente turbato ovvero
ostacolato la partecipazione alla Cena del Signore. Si è fatto dire aU apostolo ciò che egli non ha voluto dire;' cioè, che la Santa Cena ^rebbe riservata ad alcune persone veramente « degne e giuste », mentre i peccatori
ne verrebbero esclusi sotto la minaccia di un tremendo giudizio. Questo
non è il pensiero di San Paolo. .
Certamente che la severità del suo richiamo è giustifi(^ta. A Cormto
si celebrava la Comunione dopo le agapi serali e talvolta in un atmosfera
di eccitazione sensuale, di profana allegria e di disordine. Mancava 1°
rito necessario ad una retta celebrazione del sacramento; a Sento che a
sono fra voi delle delle divisioni... Quando poi vi radunate insieme, quel
che fate, non è mangiar la Cena del Signore; poiché, al pasto comune, ciascuno prende prima la propria cena; e mentre l’uno ha fame, Ijàlro e
ubriaco ». L’avvertimento dell’apostolo era necessario affinchè la Santa
Cena non diventasse una profanazione del « corpo e del sangue di Cristo »,
un insulto alla sua agonia ed alla sua morte. Chiunque avesse mangiato i
pane o bevuto il calice senza neppur rendersi conto di ciò che faceva o lo
avesse fatto con spirito profano e sprezzante, si sarebbe reso « colpevole
verso il corpo ed il sangue del Signore ».
E’ il caso di sopprimere totalmente nella attuale liturgia della Santa
Cena queste paròle dell’Apostolo col pretesto che sÓnO male intérpretate
o che si riferiscono ad una particolare situazione ambientale? O non sarebbe meglio, invece, che umilmente le ascoltassimo traendone un insegnamento per la vita cristiana di oggi? - ,
Le risposte possono essere diverse. Rimane il fatto che Lammomraento a non accostarci alla Sacra Mensa « indegnamente » ha valore di
attualità. L’indegnità di cui possiamo essere colpevoli non è tanto in rapporto con le nostre cadute, quanto con la nostra pretesa giustizia umana,
con il nostro orgoglio, con la durezza del nostro cuore, con la profanità,
con la mancanza di fede. Siamo chiamati ancora oggi a « discernere il corpo del Signore » nella celebrazione del sacramento ; cioè a riconoscerlo,
al di là dei segni visibili, con l’occhio della fede, come il corpo unico e
vero di Colui che è morto per noi; talché « con un solo atto di giustizia, la
giustificazione che dà vita, s’é estesa a tutti gli uomirii » (Rom. 5 ; 18).
La Santa Cena non è per alcune persone particolarmente meritevoli
deU’amore di Dio. Essa è per tutti ; per quanti già camminano nella via
della fede e della santificazione, per quanti « ad onta delle loro debolezze,
riconoscono sinceramente di essere poveri peccatori, senz’altro rifugio che
la misericordia di Dio in Gesù Cristo nostro unico Salvatore ». Paolo, però, ci ammonisce a non provocare su di noi un giudizio, mangiando il pane e bevendo il vino, come a Corinto, senza « discernere il corpo del Signore », con animo superficiale, beffardo, incredulo o profano.
-¥•
Una preparazione personale alla Comunione è dunque necessaria. La
Santa Cena ci attesta che Cristo è morto per noi; ma il pane ed il vino non
operano automaticamente in noi come una qualsiasi medicina. Dio fa appello alla nostra responsabilità; ci chiede di accostarci alla Sacra Mensa,
pur con labbra impure e con mani macchiate dal peccato del mondo, ma
invocando lo Spirito Santo in noi. • ^ ,
« Or provi l’uomo se stesso », dice S. Paolo ; esamini, scruti a fondo
l’essere suo davanti a Dio, preghi affinchè lo Spirito Santo gli conceda di
riconoscere il proprio peccato e di confessare il nome di Gesù Cristo, nella
umiltà della fede, con il sincero desiderio di perseverare nella comunione
con Lui. . • • j 11
Lo Spirito Santo ci mantiene nella fede; non provoca in noi delle
sterili emozioni, ma la vera fiducia in Cristo Salvatore. Ci toglie la preoccupazione della nostra giustizia, delle nostre insufficienze, dei nostri timori e ci fa andare a Colui che giustifica, che perdona. « Chi viene a me io
non lo caccerò fuori... chi crede ha vita eterna ». ...
Lo Spùito Santo provoca in noi un sincero pentimento. Pentirci significa lasciarci illuminare dalla luce di Dio e poi confessare il nostro peccato. senza nascondere nulla, senza attenuare nulla; « Ho peccato contro
te, contro te solo, e ho fatto ciò ch’é male agli occhi tuoi... Abbi pietà di
me, o Dio, secondo la tua benignità ».
Lo Spirito Santo crea in noi il perdono, la carità, l’unione fraterna.
L’amore è il frutto dello Spirito... Gesù Cristo non può essere amato da
noi, se non l’amiamo anche nei nostri fratelli.
Lo Spirito Santo ci aiuto a ricercare la « comumone » col Signore,
con semplicità e letizia di cuore. L’incontro con Gesù Cristo, morto e risuscitato. Vivente nei secoli dei secoli, non è U coronamento di una vita
esemplare. E’ l’aiuto prezioso che Iddio ci dà, nella Sua grazia, lungo il
nostro faticoso cammino.
Nelle gioie e nelle afflizioni, in mezzo agli erron ed a tonte confessioni d’impotenza, il Signore è con noi; la Sua grazia ci basto.
« Quand’anche i monti s’allontanassero e i colli fossero rimossi, -l amor
mio non s’allontanerà da te né il mio patto di pace sarà rimosso, dice l Eterno che ha pietà di te » (Is. 54 ; 10). Ermanno Rostan.
« Sono pronta all'appello che Iddio
mi ha rivolto e lo prego che mi inspiri
e mi renda degna di chiamarmi sua figlia ». Con queste parole Suor Rina
Rosa Brusin, una giovane di Coazze,
si rivolgeva al Pastaré Davide Peyrot
perché l’ammettesse ài noviziato nella
Casa italiana delle diaconesse. Correva l’anno 1913 e l’aspirante novizia
non era più alle sue prime armi. Quattro anni prima il Pastore Carlo Alberto Tron, che aveva fondato nel 1894.
a San Germano elusone, un asilo per
vecchi, glie ne aveva affidato la direzione. La giovane aveva allora appena 26 anni, un po' presto per essere a
capo di un asilo per vecchi, sia pure
ancora modesto come era alle origini.
Ma era stata una .'¿celta felice, e nei
quattro anni di permanenza la giovane aveva sentito maturare in sé la vocazione per una vita, interamente spesa al servizio di Dió e del prossimo.
A Torino cominciava a prosperare la
Casa delle diaconessé, fondata dal Pastore Ernesto Giani piccoli, e Rina Rosabrusin si decideva a scrivere la lettera di cui abbianufriportato alcune
parole. Dopo un aruió e mezzo di noviziato venne inviata idi’Ospedale Protestante di Genova, di qui a Milano,
all’Asilo Evangelico, dove, alla fine
della prima guerra numdiale, le giunse l’invito di ritornare all’Asilo di San
Germano ; « Non so se è il caso di
rallegrarmi di questo cambiamento
scriveva al direttore — tanto é il rincrescimento di la.sc!are Milano-, dove
lavoro da circa due./tffinni. Sono però
contenta di poter a.|for ritornare all’Asilo, in mezzo a^juella gran famiglia, con quei pov&'i vecchi che ho
tanto amato. Sono sicura che non mi
mancheranno le difficoltà, ma quando
si sa dove rivolgerci per aver aiuto, é
un gran conforto ».
Un anno dopo giunge per lei il gran
giorno. E’ il 2 Febbraio 1920, quando, in seguito alla sua domanda, le
vengono imposte le mani, e, con altre
due compagne, viene consacrata a quel
ministero a cui doveva rimanere fedele fino alla fine. Qualcuno ricorda ancora quel culto serale, nel grande tempio di Torino, completamente gremito, quando il Pastore Ernesto Giampiccoli pronunziava uno dei suoi messaggi maggiormente inspirati, predicando sulle parole di Gesù : »Il Figliuol dell’uomo non é venuto per èssere servito, ma per servire ». Il predicatore immaginava le suore consacrande ormai giunte al termine della
loro giornata terrena, quando esse avranno la visione di tutti i poveri, i
vecchi, gli ammalati, i derelitti, che
Suor Rina Rosa Brusin con un gruppo di ricoverati.
Suor Rina Rosa Rrusin
avranno aiutati, e che verranno verso
di loro chiamandole "sorelle”. « Ed
un’altra voce vi chiamerà: ’’sorelle!’,
e sia che guardiate verso il passato,
sia che guardiate all’avvenire, in qualunque ora della vostra vita, vedrete
venir verso di voi Colui che ’’ha avuto fame ed ha avuto sete, ed é stato
nudo, ed ammalato e prigioniero”, lo
vedrete venire cOn le mani tese, benedicenti, e la sentirete, senza che neppur la pronunci^ la parola: ”Io ti dico
in veritàf che in qtmnter iu Vìtm fìMtò
ad uno di questi più piccoli, tu l’hai
fatto a mé” ».
Forte di questo viatico, suor Rina
ritorna all’Asilo di San Germano, al
quale, durante tanti anni, dovrà consacrare le sue migliori energie. Ma poi
la salute non la sostiene come prima,
e nel 1935 deve sospendere il lavoro.
Dopo alcuni mesi di congedo, eccola
all’Asilo Italia di Firenze. Ormai é
giunta per lei la maturità degli anni,
e guardando indietro a più di vent’anni di servizio, può scrivere: "Da parte
mia sono molto contenta di essere stata chiamata dal Signore al sqo santo
servizio, e domando a Dio di darmi
un maggiore sviluppo spirituale, e di
farmi sentire sempre più la gioia di
appartenergli”.
Ma la malattia la ferma una volta
ancora, e deve lasciare l’Asilo a cui si
sentiva tanto affezionata. Solo molti
mesi dopo potrà riprendere il suo compito. Si reca a Roma per delle assistenze private, poi ritorna alle Valli,
per alcuni mesi all’ospedale di Pomaretto, e quindi alla Casa madre di Torre Pelliee, dove sarà sempre pronta a
rispondere agli appelli che giornalmente le verranno rivolti.
Poi sopravviene l’ultimo combattimento, lungo e tormentoso, e, finalmente, il 10 Maggio a sera, questa fedele serva del Signore si addormentava senza agonia, dopo aver confidato a
una suora: « Ho visto il cielot ».
Certamente, daH’altra parte del velo, insieme al ’’Sia bene, buona e fedele serva” — come aveva detto il Pastore alla sua consacrazione — avrà
avuto l’incontro gioioso delle decine
e decine di vecchi e di ammalati da
lei assistiti e amati su questa terra.
E noi, ricordandola, domandiamo
al Signore che altre giovani sentano la
vocazione a cui suor Rina aveva con
tanta gioia risposto. Perchè questa vita potrà dare tante soddisfazioni, ma,
alla fine, quello che conta è che si possa essere accompagnati dalla riconoscenza di quanti noi abbiamo amato e
servito nel nome del Signore.
Roberto Nisbet.
I funerali hanno avuto luogo nel
Tempio di Torre Pelliee il 12 maggio;
un folto pubblico, numerosi gli amici
venuti da Coazze, ha ascoltato in profondo raccoglimento i messaggi del
pastore R. Nisbet, direttore della Casa delle Diaconesse, del pastore U.
Bert, presidente della Ciov e del pastore E. Ayassot. rep.
UN NOME SBAGLIATO
Nella Sacra Scrittura, il sacramento istituito da Gesù in memoria del
suo sacrificio redentore, viene indicato con due nomi: La Cena del Signore (vedi I Corinzi 11: 20) o Santa
Cena in cui si « rompeva il pane »
(Atti 2: 42-46) e la COMUNIONE
(vedi I Corinzi 10: 15-16).
Più tardi, entrò nell’uso anche il
nome di « Eucaristia » menzionato,
per esempio, dalla Didaké dei 12 Apostoli (antica liturgia del principio
del 2“ secolo). Questo nome nacque
da un errore degli antichi cristiani,
che è comune anche ai tempi nostri.
Leggendo infatti il racconto della
istituzione della Santa Cena, il lettore superficiale è colpito anche oggi da quelle parole : « Gesù dopo
aver rese grazie... » che precedono
la distribuzione del pane e del calice (vedi Luca 22: 14-22 e I Corinzi 11: 24-27). Il lettore inserisce
quindi il rendimento di grazie (in
greco: eucaristia) nel rito che Gesù
ha istituito.
Ma noi sappiamo che Gesù, in
quell’ ora, stava celebrando il rito
della Pasqua israelitica che ricordava, con vari atti simbolici e con tma
complicata liturgia, l’uscita del popolo eletto dalla servitù dell’Egitto.
Celebrando quel rito Gesù, il quale
ha la mente prolesa verso il suo
imminente sacrificio, innesterà sul
rito antico, con maraviglia degli apostoli, gli elementi nuovi che riguardano il rito nuovo simboleggiante il suo sacrificio; invitandoci a celebrarlo « in memoria di lui ».
Orbene il rendimento di grazie è
uno degli elementi che facevano parte del rito antico israelitico, e nelle
sinagoghe, oggi ancora, festeggiando
la Pasqua israelitica, si ripetono
quelle formule di rendimento di grazie che Gesù ripetè nella sua ultima
notte.
Il nuovo rito deve essere tratto
fuori dal « quadro » dell’antico rito
israelitico e da esso distinto; e deve
lasciar cadere tutti gli elementi che
facevan parte del rito della sinagoga
e che non hanno niente a che fare
col nuovo rito. Quindi anche le formule di ringraziamento ripetute da
Gesù. Il sacramento cristiano è composto solo del pane e del vino, sim- ■
boli del corpo di Cristo dato per noi
e del suo sangue sparso per noi.
Che così sia, risulta anche evidente
quando riflettiamo che il rendimento di grazie, se lo attribuissimo al
nuovo rito, sarebbe un controsenso
sulle labbra di Gesù il quale verrebbe a dire : « Io ti rendo grazie o
Dio... perchè io offro la mia vita in
sacrificio redentore per i peccatori » !
Perciò, atteniamoci ai nomi biblici del sacramento che rispecchiano
il nuovo rito sacro ed il suo significato spirituale: Santa Cena e Comunione.
Diciamo questo perchè gli errori o
le deviazioni dottrinali che si sono
introdotti nella Chiesa, hanno spesso avuto la loro origine in dettagli
(continua in 3* pagina)
2
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— ..I. Il ■ I fff ri
L’EÇO DELLE Valu valdesi
I testimoni di Geova
Teolof^a geovista
I Testimoni di G. deplorano in
un loro volantino che i loro contrad*
dittori interpretino tendenziosamente il loro pensiero. Ci limiteremo
pertanto a riferire alcuni passi, testualmente tradotti, del Russel.
« Gesù prese la natura d’uomo:
non la natura imperfetta, quale noi
la possediamo, ma la natura umana
perfetta; .'^.ditfehtò uomo, ma uomo
nel pieni) vigore detta perfezione,..
Gesù non fu una combinazione di
due nature; quella umana e quella
spirituale; la fusione di due nature
produce qualcosa éP imperfetto, un ibrido, cioè secondò la legge di Dio
qualcosa che soggiace al castigo...
Voi vediamo dunque che in Gesù
non vi fu alcuna unione^di nature
ma che egli subì due'volte la metamorfosi della sua natura: in primo
luogo da spirìtuale a umana; poi da
umana al rango più elevato detl^ór- ■
dine spirituale: la natura divina;
nei due casi l’una fu abbandonata
per l’altra ».
I Testimoni di G. si lamentano
che il loro messaggio non venga presentato ^in un (Í quadro accurato t>.
Ma con la migliore buona volontà,
non si può dire che il loro frasario
pecchi per eccesso di chiarezza!
Infatti cos’è questa cc natura divina », « rango più elevato dell’ordine spirituale v?
II Russel lo spiega faticosamente:
è... e non... è; un cammino faticoso, dicevamo, perchè bisogna, secondo il Russel, distinguere tre « nature » : la natura divina, la natura angelica e la natura umana: « Separate e distinte;... come un uomo perfetto non è un angelo, così un angelo perfetto non è uguale e simile a
Dio ».
Vi è iusomma tutta una gerarchia
di valori angelici in cui il Russel spazia con grande disinvoltura, strappando arbitrariamente i versetti della Bibbia dal contesto, parlando,
quando gli fa comodo di senso « letterale », e quando gli fa comodo, di
senso « figurato »." i ’ ' ’
Conclusione?
Gesù è qualcosa d’intermedio tra
Dio e gli angeli; sembra di esser
ritornati al tempo delle dotte elucubrazioni di certe scuole gnostiche.
. Cosa vuol dice...?
Se le parole hanno ancora un significato (e con i Testimoni di G.
vi è talvolta da dubitarne) è lecito
allora domandarsi : Che significato
hanno ancora l’incarnazione, il sacrificio e la risurrezione di Gesù
Cristo! ■ '
Infatti il Russel scrive, chiaramente ed esplicitamente questa volta:
« Solo un piccolo numero di uomini
sarà trasformato dalla natura umana
a quella divina a cui Gesù suo capo
fu innalzato... e questo pugno di uomini costituisce, nei piani di Dio,
lo strumento per eccellenza per ristabilire tutte le cose ».
Questo piccolo numero (c’è bisogno di ricordarlo?) è quello di
144.000: il fatidico numero del cap.
VII dell’Apocalisse (v. 1.-8).
A proposito di un numero
Ci si permetta una breve digressione allo scopo di precisare il reale
significato di questo numero.
Come è noto il capitolo VII dell’Apocalisse si apre con una visione
grandiosa.
I quattro angeli stanno in piedi ai
quattro angoli della terra per scagliare su di essa i segni dell’ira dell’Agnello, preannunziata con l’apertura del sesto suggello (cap. VI 1217): si fece un gran terremoto, il
sole diventò nero, la luna rossa come sangue; le stelle caddero sulla
terra; le montagne caddero; e tutte
le creature umane invocano la fine,
« perchè è venuto il gran giorno della sua ira ».
Senonchè, prima dell’apertura del
settimo suggello e l’inizio del suono
della prima tromba, vi è una pausa.
« Vidi un altro angelo che saliva dal
sol levante, il quale aveva il suggello dell’Iddio vivente; ed egli gridò
con gran voce ai quattro angeli ai
quali era dato di danneggiare la terra e il mare, dicendo^ ’’Non danneggiate la terra, nè il jtiàre, nè gli
alberi, finché abbiam segnato in
fronte col suggello i servitori dell Iddio nostro”. E udii il numero dei
segnati: 144.000 segati di tutte le
tribù d’Israele ». Segue poi l’elenco
delle 12 tribù d’Israele: 12.000 per
ognuna delle dodici tribù.
Cosa significano questa visione e
questo numero?
Sarebbe forse necessario a questo
proposito ripetere quanto si deve dire a proposito di tutta l’Apocalisse:
una raccomandazione di estrema umiltà per non introdurre arbitrarie
interpretazioni ispirate dal desiderio
di trovare nelle visioni apocalittiche
1’ illuminazione di artificiose teorie
personali, ed una esortazione a non
trasformare l’Apocalisse in un libro
di enigmistica spirituale o in un facsimile delle profezie di Nostradamus
et similia.
Che questo pericolo sia grave, lo
dimostrano le aberrazioni di certi
commentatori! E ci sia permessa una
sola citazione«
In questa lista delle tribù, come
è noto, manca il nome della tribù
di Dan. Siccome nell’Antico Testamento Dan è fatto oggetto di una
maledizione, Ireneo ha visto uscire
dal suo seno l’Anticristo e Paolo Ferret è riuscito a rintracciare il cammino di questa tribù:-, attraverso i
Dardanelli, Dan giunge sul Dan-ubio
(o sul Don) per finire in Dare-imarca
(o a Dan-zica).
Così l’Apocalisse si applicherebbe
alla Storia moderna!
Abbiamo parlato di aberrazioni e
crediamo che il termine non sia troppo forte. In realtà si tratta qui di
uno di quei numeri simbolici tanto
cari ai veggenti di tutti i tempi. (Osserva il Brùtsch nel suo commento:
144 = il quadrato del numero sacro
12,. moltiplicato ,tper ’ il coefficiente
della immensità: I.OOO).
Ed ancora il Briitscb, in questo
stesso commento '(Apocalisse : Ediz.
Claudiana) trae là sola conclusione
conforme allo spirito dell’Evangelo:
« Di sua iniziativa e secondo la propria saggezza Dio ha stabilito il numero di quelli che credono in Lui.
Questo numero non è destinato a darci una qualsiasi 'precisazione matematica, ma una certezza d’ ordine
spirituale, che senza dubbio ci è dìù
utile ».
Ma, pii^roppo
I nostri Testimòni di G. sostituiscono la loro projfrià saggezza a quella di Dio, dandò^ a questo numero
una esplicita preéìsazione matematica. Conseguenze r'"
Perchè e per l3ii è morto Gesù?
La parola pecéato ha ancora un
suo intimo significato?
Prendendo le mosse dal v. 10 del
cap. IX dell’Ecclesiaste (che nel contesto ha naturalmente tutt’altro significato!): « Tutto quello che la tua
mano trova da fàre, fallo con tutte
le tue forze, poiché nel soggiorno dei
morti dove vai non v’è più nè lavoro, nè pensiero, nè scienza, nè sapienza », i nostri Testimoni di G.
affermano « che Dio ha provveduto
al risveglio dei morti perchè possano pervenire alla conoscenza e, se
lo vogliono, alla fede ed alla salvezza».
Tutto questo non è molto chiaro
e lo stesso Russel riconosce che qualcosa di buono c’è anche nel Calvinismo: per esempio la rivendicazione dell’onniscienza di Dio; anche le
dottrine arminianiste, osserva sempre il Russel, hanno qualcosa di buono, in quanto mettono in evidenza
l’amore di Dio per tutte le sue creature.
Purtroppo tutti hanno commesso
un gravissimo errore!
Tutti, già nella chiesa primitiva,
non hanno capito nulla, o ben poco, del vero e nascosto senso del Vangelo. E lasciamo ancora la parola al
Russel stesso: « Le parole introduttive (dell’ Apocalisse) presentano
questo libro come una rivelazione
speciale di cose prima sconosciute.
Ciò prova chiaramente che, almeno
fino a quell’epoca, il piano di Dio
non era stato rivelato compiutamente. (!) Così questo libro, fino ad oggi altro non è stato se non quello che
il suo nome stesso indica: una rivelazione. E per quello che si riferisce
alla Chiesa primitiva, neppure la
benché minima parte di esso libro
la Chiesa primitiva probabilmente
ha capito ( ! !). Lo stesso Giovanni,
che ha avuto le visioni ignorava probabilmente il significato di quello
che vedeva» (!!).
apparso sulla terra Russel: allora finalmànte abbiam» avn^ la spiegazione della chiave: un vero e proprio nuovo Vangelo di cui i suoi seguaci, i Teztimtmi di Geova, sono i
fanatici propagandisti: fanatici perchè convinti di possedere essi soli la
chiave del Regno e di esser chiamati
ad annunziare al mondo che l’ora
del giudizio è suonata.
Dio è Amore ?
Il nuovo evangelo
Tutti ignoranti insomma delle supreme verità !
Per conoscere il mistero della Verità bisogna possedere la chiave. Nè
il Sermone sul monte, nè le parabole, nè le parole di Gesù, nè la Sua
morte, nè la Sua risurrezione, nè il
Nuovo Testamento costituiscono la
chiave.
La chiave del Regno è la conoscenza dell’Apocalisse. Ma questa chiave
è complicata, tanto che neppure Giovanni, che ce l’ha data, « probabilmente » (!) se ne sapeva servire; perciò si è dovuto aspettare ed aspet
tare ancora fino ai giorni in cui è
Chiamati a questa missione spietata, i Testimoni di Geova distribuiscono volantini dal titolo suggestivo:
La via di Dio è amore. Ma che amore è questo di cui essi parlano?
« Però (bello questo però, che esce a denti stretti!) però Gesù morì
anche per le sue ’’altre pecore” delle quali ce ne saranno molte. A tali
mansueti ora viene rivolto l’invito:
’’Cercate la giustizia, cercate l’umiltà! Forse sarete messi al coperto nel
giorno dell’ira di Dio”, il giorno in
cui tutta la terra sarà divorata dal
fuoco della gelosia di Dio ».
Cosi parlano i Testimoni!
Ma Gesù dice: « Beati i mansueti
perchè essi erederanno la terra!
Beati quelli che sono affamati ed
assetati della giustizia, perchè essi
saranno saziati!
Beati i poveri in ispirito, perchè
di loro è il regnò dei cieli ».
Secondo i Testimoni bisognerebbe
dire :
... Forse essi erederanno la terra!
... Forse saranno saziati!
... Forse di loro è il regno dei cieli.
Basta questo forse a giudicare la
loro dottrina.
Per rispetto all’obiettività della
esposizione, esporremo ancora in un
articolo conclusivo alcuni aspetti sociali forse i più interessanti di questo movimento. Cl.
Ed! ora M cosa fare?
IN TEMA DI SCUOLA
Siamo entrati ormai nel periodo in
cui, in tutte le famiglie, dai più al meno, si parla di scuola. La fine dell’anno scolastico pone ai genitori vari problemi che si possono riassumere, grosso modo, così: Ed ora, cosa facciamo
dei nostri figli? Dalla scuola elementare alla terza liceo il problema si
pone; s’impone particolarmente per
quanto concerne i ragazzi che finiscono il loro corso di Scuola elementare.
Una volta si poteva anche dire; Finita la quinta, se il ragazzo non ha
proprio doni speciali, lo si mette sotto a lavorare. Ma oggi, la situazione
è così radicalmente mutata che, dopo
la quinta, bisogna già decidersi a prendere una posizione. Bisogna, in qualche modo, ancora studiare; lo richiedono le esigenze della civiltà moderna che esige una maggiore preparazione professionale; lo esige anche la
realtà della legislazione del lavoro.
Non intendiamo presentare qui ai
nostri lettori una dissertazione che illustri i vantaggi di questa maggiore
esigenza di preparazione culturale ai
fini di un thiglior rendimento professionale. Desideriamo soltanto fornire
alle famiglie un corredo di informazioni che permetta loro di scegliere e
di orientarsi con conoscenza di causa.
Crediamo perciò inutile di soffermarci a dimostrare che dopo la quinta elementare i nostri ragazzi devono
ancora studiare per tre anni, nel loro
proprio interesse. Non altrettanto inutile invece reputiamo di dover soffermarci a prospettare le varie soluzioni,
perchè ciò che spesso ferma molti genitori è l’impressione che la scuola
post-elementare sia un lusso, o, se non
proprio un lusso, una via di cui non si
vede la fine.
so cotn% l’erede9i^ll’airico > Ginnaào.
come una scuola di rigida impostazione classica; da molti si crede insomma
che la S. Media sia la via stretta che
conduce alla più stretta via degli studi classici.
M Perchè, si dice, mandare i nostri
figli alla S. Media, a studiare il latino,
quando essi non continueranno gli
studi, o, nella migliore delle ipotesi, se
potranno continuare, dovranno seguire un corso di studi non classico? »
% lUHulQ j<mdQo. mdusirigle (Scanni, con varie specializzazioni: meccanici-elettricisti, chimici, tessili, edili,
radio-tecnici ecc. - Rilascia il titolo di
perito industriale).
8) Istituto tecnico nautico (5 anni).
9) Liceo artistico.
Parliamo delle radane
La via maestra per tutti
Dopo la quinta elementare due vie
si aprono ai nostri ragazzi ; quella delle Scuole professionali (Avviamento
al lavoro) e quella della Scuola Media.
Ambedue hanno la stessa durata: 3
anni. Ci sia concesso di chiamare la
Scuola Media: la Via Maestra, perchè essa, per la sua attuale conformazione, è quella che apre il maggior
numero di porte al ragazzo desideroso di proseguire gli studi e gli dà la
più vasta preparazione culturale. Vi è
una certa prevenzióne contro la Scuola Media, perchè la si considera spes
Osserviamo : ,
1“) Il latino della S. Media è quel
minimo che, neWattuale ordinamento
scolastico della nostra patria viene richiesto per una media cultura atta a
servire di base a tutti i tipi di scuole
superiori. Che sia un bene od un male, non è qui il caso di discuterlo e non
ci rimane che prender le cose come
sono.
2“) La Scuola Media non apre solo
una porta: quella del Ginnasio; apre
tutte le porte. Meditino infatti le famiglie che sono incerte, su le seguenti
varie opportunità.
Scuola Media: 3 anni. Al termine:
licenza media. In possesso di questo
titolo, lo studente può scegliere le seguenti vie:
1) Ginnasio-Liceo (2 + 3 anni). (Al
termine del quinquennio, il diploma di
maturità classica che apre la porta delle varie Facoltà Universitarie. E’ purtroppo scomparsa la licenza ginnasiale che, ai fini pratici, tanti utili servizi
ha reso nel passato).
2) Liceo Scientifico (5 anni). (La maturità scientifica apre le porte anch’essa alle Facoltà, tranne Lettere e Filosofia).
3) Istituto Magistrale (4 anni: è lo
Istituto che forma gli insegnanti delle
Scuole Elementari. La licenza magistrale permette di accedere al Magistero (formazione di professori di lettere, lingue, pedagogia) previo concorso).
4) Istituto tecnico agrario (5 anni rilascia al termine degli studi il diploma di perito agrario. Questo diploma
permette di accedere alle Facoltà di
Scienze, di Agraria).
5) Istituto tecnico commerciale (5
anni - H conseguito titolo di studio
permette di accedere alle Facoltà di
Economia e Commercio).
6) Istituto tecnico per geometri (5
anni).
La Scuola Media apre, dicevamo,
tutte le porte per tutti i volonterosi,
ragazzi e ragazze. Non vi è infatti qua^*
si nessuno dei succitati tipi di scuola
che non accolga numerose le ragazze.
Eppure il gran problema dei genitori
è ancora il corso di studi di queste benedette figliuole: Scuola Media... poi...
Magistrali. Non è una via... cosparsa
di rose, con l’inflazione di simpatiche
e disoccupate maestrine che tutti gli
anni aspettano con... ansia qualche benevola forma di influenza che conceda qualche breve periodo di supplenza! E neppure le ragioniere stanno
meglio!
Ed allora? Ecco, la S. Media apre
anche altre via (Non garantisco che
siano cosparse di rose!).
\) La Scuola Magistrale per educatrici dell’infanzia (scuola materna). E’
un Istituto poco conosciuto da noi; lo
Stato stesso che pure vuole valorizzare le Scuole materne non gli dà un
grande rilievo... Ma questo è un discorso che ci porterebbe troppo lontano! Limitiamoci ad osservare che nè
a Torino nè a Milano esiste una Scuola Magistrale iiato/e.' Per contro nelle
due città vi è una fiorente Scuola Magistrale parificata!! La più vicina, statale, è a Fossombrone!!! Durata triennale. Scopo: preparazione delle insegnanti delle Scuole Materne.
2) Magistero professionale della donna. Prepara le insegnanti di Economia
domestica; durata 5 anni; vi è a Torino una Scuola statale di questo tipo.
3) Scuola per Vigilatrici dell’infanzia. Dà una preparazione professionale per nurses e direttrici di asili-nido.
Non vi è scuola di questo tipo a Torino. Una esiste a Firenze. Un istituto
analoga è anche a Bergamo: Istituto
per lattanti e slattati; per rammissione a questo secondo Istituto si richiede solo la licenza elementare; la preparazione professionale è quindi ovviamente inferiore a quella del precedente Istituto.
«JSon. ri dimentichi, inoltre.xheja IL,
cenza media è titolo sufficiente e necessario per essere ammessi a seguire
1 corsi di preparazione professionale
delle Infermiere e delle ostetriche.
E per quanto non rientri in questo
quadro, non si dimentichi una via che
non dovrebbe esser priva d’interesse :
La scuola per assistenti sociali; durata
2 anni. E’ richiesta però la licenza di
Scuola Media superiore.
E poiché siamo usciti dal nostro
quadro ci sia permessa qualche segnalazione :
E’ in pieno sviluppo una Scuola per
interpreti, di seria impostazione, che
si propone la formazione di elementi
linguisticamente e culturalmente ben
fondati per rapporti internazionali. E’
richiesta però una laurea. Senza richiesta di... laurea ci vengono segnalate a
Torino :
Una Scuola tecnica industriale arte
bianca (pasticceri).
Una Scuola tecnica industriale arti
grafiche e fotografiche.
Una Scuola d’avviamento professionale commerdale-alberghiera.
Siamo riconoscenti alla Signorina
E. Pons (Aice) e prof. Ernesto Tron
per la loro preziosa collaborazione
nella raccolta delle surriferite informazioni. rep.
N. d. R. - Nel prossimo numero,
D. V., esamineremo alcuni problemi
locali.
Casa valdese delle DIaceeesse
Domenica 30 Maggio alle ore 15,30
nel Tempio di Torre Pellice avrà
luogo un culto speciale per la consacrazione di Suor Dina Costantin.
Gli amici, e particolarmente la
gioventù femminile è cordialmente
invitata.
in mem. di Suor RUui Rosabrusin: Suor
Giovanna Pent L. 1.000 — Suor Angiolina
Santacroce 1.000 — Suor Lidia Pasquet
.too — Suor Lidia Perrou 500 — Suor Italia Rostan 500 — Ida Ghigou Gay 500
— C. B. 1.000 — Edina Comba ed Emilia
Ribet 10.000 — Boero Emilia 10.000 —
E. P. S. 5 doli.
In mem. di Berla Rostan: A. Ribet Turin L. 500.
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L’ECO DELLE VALU VAU)ESI
— »
Sur les voies
italienne s
dn français
Ponts, arcs, portes, théâtre, remparts, glorieux vestiges romains,,
deux fois millénaires; châteaux du
moyen âge, forts sur les coteaux,
tours; sommets aux neiges éternelles: voilà les décors de la Vallée
d’Aoste, voilà la scène hien propre
à attirer des gens qui ne sont pas
encore entièrement pris au filet de
la matière.
C’est vers la Vallée d’Aoste, et
plus précisément vers Aoste même,
que le 1er mai xm groupe du corps
enseignant du Pinérolais, profitant
de deux jours de congé consécutifs,
se sont dirigés pour prendre part à
une rencontre avec les collègues valdôtains.
L’instituteur M. Avondet qui enseigne dans les Ecoles Cogne avait
tout disposé pour la réussite de la
rencontre.
Les visiteurs arrivèrent à Aoste à
13 heures accueillis par quelques amis, entre autres par le pasteur M.
Rivoira au sourire amical. Après un
dîner en commun au restaurant, à
15 heures, voilà nos instituteurs dans
les magnifiques locaux des Ecoles Cogne, aimablement accueillis par le
directeur, M. Joyeusaz et par plusieurs de ses collègues, et, surcroît
d’honneur, par l’Assesseur à l’Instruction Publique, M. Aimé Berthet.
Ce fut d’abord le directeur qui prit
la parole pour donner la bienvenue
aux visiteurs, une bienvenue on ne
pourrait plus cordiale et fraternelle.
L’Assesseur à son tour salua les
représentants d’une région si semblable à la Vallée d’Aoste et ayant
tant de problèmes en commun. La
question du français appela particulièrement l’attention; les collègues
valdôtains sont surpris de savoir que
l’enseignement du français n’est pas
consenti dans les vallées du Pinérolais, tandis que dans la Vallée d’Aoste, on lui consacre une heure par
jour dans chaque classe, et que même quelques ‘farancfaes xl’étude sont
données en français.
L’Administration est soucieuse de
cet enseignement et fait de remarquables efforts pour que le corps enseignant soit à même de bien s’acquitter de sa tâche, fournissant des livres, des bibliothèques, instituant
des bourses pour permettre de fréquenter, pendant l’été, des cours
dans les universités françaises, et assurant un supplément d’honoraire
pour le français.
On sait que si un grand nombre
de Valdôtains ont trouvé de bonnes
plaees à l’étranger ils le doivent à
leur cormaissance du français: il y
en a 25.000 à Paris et de 5 à 6.000
en Suisse.
L’instruction est soignée, de nouvelles classes ont été créées, de nouvelles écoles bâties, l’autonomie régionale fonctionne bien... Impossible d’entrer dans des détails...
A la sortie de la réunion une agréable surprise attendait les visiteurs:
dans une salle de classe, ime grande
table avec vermouth et pâtisserie, ce
qui permit de fraterniser encore avec les col’ègues. Quelqu’un ayant
manifesté le désir de visiter l’Ecole
d’Agriculture, l’Assesseur même et
quelques instituteurs eurent la grande amabilité d’y accompagner le
groupe. L’accueil du Prieur M. Loye
et du directeur technique M. Piccot,
de Genève, fut très cordial. A la fin
de la visite, café et vin, ce qui fut
charmant étant donné qu’il n’y avait
pas eu d’avis préalable.
Le soir la Commimauté Evangélique, invita le groupe à un entretien
familier dans la salle de la jeunesse
attenante au temple. Chants, discours, une étude fouillée de Mlle Ive
Pons sur le pardon dans l’enseignement, et, faut-il le dire? des rafraîchissements, thé, bière, pâtisserie,
dans une ambiance où l’on sentait
régner la plus cordiale fraternité.
Le dimanche il fut possible d’assister au culte présidé par le maître
M. Dosio. La petite église d’Aoste
se trouve — par un curieux hasardjuste vis-à-vis de la fontaine monument — Croix de ville — rappelant
la fuite de Calvin et exprimant la
satisfaction de la ville pour cette fuite (1541). — Aoste contente d’avoir
fait fuir le réformateur, Genève ne
l’est certes pas moins de l’avoir accuelli et retenu! La Communauté de
Aoste a été charmante et a donné
l’hospitalité à tous les visiteurs : pour
elle aussi im profond sentiment de
reconnaissance.
Entre samedi et dimanche il a été
possible de visiter les choses les plus
remarquables de la ville: les vieux
murs d’enceinte, l’arc d’Auguste,
les portes monumentales, le théâtre,
la tour du lépreux, la tour de Bramafam, la tour du Bailli, SaintOurs...
Mais si les. monumeuts-wantiques
sont remarquables, Aoste n’est pas
un musée d’antiquités; c’est tme ville active où l’on bâtit beaucoup.
Très beau l’Hôtel de Ville, l’Hôpital tout à fait moderne, la maternité...
Rome impériale, moyen âge, époque moderne, vous trouvez tout cela
à Aoste. Aussi la visite restera-t-elle
comme un doux et bienfaisant souvenir.
Un gros merci à ceux qui ont été
les instruments de la rencontre.
L. M.
"Cantate al Signore...;;
San Germano CMsone
Con una bellissima giornata si è
svolta a S. Germano Pannuale festa
delle Corali che ha richiamato un
numeroso ed attento pubblico. H
programma comprendente mni d’insieme ed inni e cori òantatì dalle singole corali è stato vario ed interessante. Cinque erano le corali intervenute, alle quali il Sig. Bert ha rivòlto il benvenuto: Fomaretto, Pinerolo, Prarostino, Torino e quella
ospitante. Ogni corale ha eseguito
con buona preparazione un mno ed
im coro. Mi felicito particolarmente
con le Corali che hanno eseguito musica di Bach: è effettivamente ora e
tempo che i protestanti riconoscano
che il rappresentante sommo ed unico della loro innologia è quel grande ed umilissimo servo di Dio che
dopo più di due secoli dalla sua morte fa rivivere il sentimento più puro
e più semplice della adorazione che
ogni cristiano deve al suo Dio: una
adorazione che non si manifesta con
rumorose manifestazioni carnevalesche, ma che risiede nell’intimo della anima umana e che sulle ali della
musica e del canto sale al Suo creatore.
La Corale di Torino ha fatto sentire due « negro spirituals » che inevitabilmente risentono di quella particolare « nuance » di nostalgia, di
vago e di indefinito che non nuoce
affatto al sentimento religioso che
vogliono esprimere : un plauso quindi ai torinesi che sono stati assai audaci ad affrontare il pubblico in tale
modo. Penso che anche il pubblico
medesimo abbia apprezzato quelle
esecuzioni.
Ed ora, ai canti d’insieme:
I canti d’insieme, come dice la parola, dovrebbero essere cantati ben
insieme da tutti : purtroppo questo
è avvenuto in parte soltanto: la ragione più grave è che si ha ancora
e sempre la pessima abitudine di tenere il naso e gli occhi incollati alla
raccolta di inni e di non rivolgere
che molto rarameEite lo sguardo a
quel poveretto che'si deve sbracciare per condurre la barca in porto
senza lasciarla andare alla derivai
La preparazione degli inni che,
ho l’impressione, avvenga tutti gli
anni una o due settimane prima della Festa, sarebbe in media discreta;
occorre però assolutamente che ognuno senta il bisogno di non uscire
di strada, facendo oltremodo attenzione alla bacchetta; a qualsiasi bacchetta si agiti davanti al suo naso e
non insistere a figgere imperterrito
lo sguardo alla partitura che deve
SCRIVONO A «L’ECO
E’ ancora attuale la “vecchia storia?
5?
A me la storia di Anania e Saffira
è sempre apparsa sconcertante nel
Nuovo Testamento, sotto la Nuova
Economia. E per tante ragioni!
Quando Giacomo e Giovanni
Boenerghes, Figlioli del Tuono,
avevano proposto di fare scendere
fuoco e fiamme sulla città di Samaria che aveva respinto Gesù e i discepoli, che cosa dice loro il Maestro?'« Voi non sapete (M quale Spirito siete ì>! Ossia: « Voi, insomma,
non avete ancora capito nulla! » E
abbiamo senza dubbio presenti i luminosi principi posti a riscontro dell’antica Legge: « Fu detto: Ama il
tuo prossimo e odia il tuo nemico;
ma io vi dicp; Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate bene a coloro che vi odiano
e pregate per coloro che vi perseguitano. Non giudicate. Non condannate. Amate! Al più ’’scuotete la polvere”, cioè allontanatevi da chi non
vuol sapere del vostro amore e... perdonate settanta volte sette! ». A Pietro stesso Gesù nel Getsemane ordina: « Riponi la tua spada nel fodero! ». . _
Ma infligger la morte! I... discepoli di Gesù! Avarizia, menzogna,
ipocrisia: peccati ripugnanti, sia pure; ma punirli di morte! Altro che
« giudicare »! Nemmeno nelle più
severe legislazioni!.-
Altra ragione : nel Cristianesimo,
la morte ha cambiato aspetto; la
morte il Cristiano non può darla
perchè sa di far perdere — con la
Vita — l’opportunità di compiere
ciò per cui il Creatore stesso l’aveva
data! LA MORTE!!!... Ma solo il
Gran Capitano può dar l’ordine della ritirata: « Basta la lotta! Entra
nella pace del tuo Signore! » Ed Egli solo sa il momento giusto.
\ H» ^
Allora... r episodio di Anania e
Saffira?
L’unico modo di considerare attuale la « vecchia storia » mi pare
sia questo: accettarla simbolicamente, cioè come ima parabola. Allora
l’invettiva di Pietro si può tradurre
nei seguenti termini: « Non avete
voluto spartire coi fratelli i vostri
beni e avete cercato di coprire con
ipocrisia e menzogna la vostra avarizia; dvmque non avete compreso
sotto quale Legge vivete, non avete
compreso di quale Spirito siete; siete morti alla Vita vera! Uscite d’infra noi, molti che camminate per le
vie di un mondo di morti ».
In quanto poi al racconto riferito
nel N. 9 dell’Eco, sarà certo efficace
per indurre qualche membro di chiesa ad aggiungere uno zero alla cifra
prefissa per la sua contribuzione;
ma da qual sentimento di paura e
di venale interesse sarà egli spinto!
E perchè si dimentica sempre
quell’ « allegrezza » del donatore
che lo fa « amare da Dio »?
Quanto siamo lontani dalla squisita esperienza spirituale: mVi è
maggiore gioia a dare che a ricevere y>. Ada G. Meille
In questa rubrica, come del resto
per tutti gli articoli pubblicati nel
nostro giornale, ma in questa rubrica in modo particolare, le affermazioni dei corrispondenti non implicano corresponsabilità della Direzione. Red.
Pubblicazioni della Claudiana
Cammina con gioia
di Hélène Kocher
Traduz. Lilia Sommani
L. 600
D1AC0NE.SSE della Parola
NELLA Chiesa
di Valdo Vinay
L. 100
li. DOGMA dell’Immacolata
Concezione
di G. Bertinatti
L. 50
Ordinazioni alla Librerìa Claudiana
Torre Pollice - C. C. P. n. 2-17557
eseguire. Invito ealdamente tutte le
Corali a prendere nota di questa osservazione che non vuole essere un
rimprovero, ma un consiglio ed un
invito per la maggior coesione delle
voci che devono essere tutte una sola: non si pretende che si canti senza copia, questo no, ma neppure che
si esageri all’altro estremo.
In complesso e’è da essere soddisfatti della buona riuscita e da augurarsi che il nostro canto sacro progredisca e si perfezioni ogni anno e
che, come ha detto molto opportunamente il Pastore Marauda, serva
a rialzare il livello del canto in chiesa che, come si canta attualmente,
non sembra un inno di lode e di gioia ma una pietosa lamentela di pecoresenza pastore (e questo, si sappia, è una situazione generale).
La riforma dell’Innario, poi, dovrebbe sicuramente migliorare la posizione attuale del nostro canto di
chiesa e contribuire, coll’eliminazione degli inni-canzonetta, alla maggior serietà di esso. E questo è il
miglior augurio che ci dobbiamo fare.
Un sentito e fraterno grazie alla
Chiesa ed alla corale di S. Germano
Chisone per la gioiosa accoglienza
che ha serbato per l’occasione di riunirci per cantare alla gloria di Dio
e. nel contempo, un caldo e affettuoso pensiero al Sig. Pastore Aime che
non ha potuto essere presente alla
Festa per motivi di salute e al quale
la Commissione di Canto Sacro porge i migliori auguri di buon ristabilimento. Musicus
Torra Pellioe
Domenica 2 Maggio ha visto (o
meglio: avrebbe dovuto vedere) l’adunata delle Corali del Val Pellice
a Torre Pellice.
Purtroppo di adunata non è proprio il caso di parlare, e neppure di
numeroso concorso di pubblico. Assenti le corali di Rorà, Bobbio Pellice, Villar Pellice, è stato pure assente il pubblico di Torre Pellice.
Non vogliamo insìstere troppo su
questo tasto, poiché indubbiamente
tutti avevano le loro buone ragioni,
anche se queste lasciano alquanto
malinconico il cronista. Infatti si
tratta della sola manifestazione ufficiale a cui le nostre corali sono convocate dalla Commissione di canto;
sembra strano ad un profano che non
si trovi il modo di esser presenti. Di
ima manifestazione di attività spirituale, e non di esibizione artistica,
per cui tutte le buone ragioni non
sembrano più così buone. A meno
che le nostre feste di canto non vengano considerate come esibizioni artistiche; allora, ovviamente, tra due
occasioni di esibizioni si sceglie la
più piacevole; o si ha paura di far
brutta figura perchè mancano le buone voci ecc. ecc.!
Si perdoni lo sfogo al cronista, ma
egli si è trovato con tre sole corali
e dei banchi vuoti!
E gli assenti hanno avuto torto: il
pubblico di Torre Pellice, per intenderci. Troppo ^lasé il pubblico della capitale delle nostre Valli? Eppure ha avuto doppiamente torto,
perchè l’esecuzione dei cori e degli
inni d’assieme è stata magistrale. Da
anni non ci era più accaduto di poter notare, con soddisfazione, che i
conti d’assieme erano cantati da tutti e con senso d’arte.
Anche le singole corali hanno eseguito un inno; canti d’assieme ed
inni singoli ci hanno lasciato intravedere quale arricchimento del nostro culto potrebbe essere quel canto, oggi così spesso mortificante!
Le corali di Angrogna, Luserna S.
Giovanni, Torre Pellice, dirette rispettivamente dalla Signora Aime,
dal maestro Ferruccio Rivoire, dalla
S.na D. Revel hanno pure cantato oltre ad un inno, un coro. Ciascuna,
con le forze di cui disponeva, ha
messo in luce doni particolari di interpretazione. Tutte hanno dimostrato serietà di preparazione e ■vivo
il senso dell’arte nell’esecuzione.
Il maestro Ferruccio Rivoire ha egregiamente diretto i canti d’assieme ed eseguito un brano di Bach,
all’organo, a guisa di interludio.
Il pastore E. Ayassot ha sostituito
il tradizionale discorso con una serie di brillanti presentazioni dei singoli numeri.
Dopo la celebrazione nel Tempio,
le corali si sono riunite nelle accoglienti sale del Convitto dove un thé
bien garni, offerte dalla Corale di
Torre Pellice, aspettava i cantori.
rep.
Parrero
Le premier dimanche de mai, les
écoles du Dimanche de la haute vallée de St-Martin se sont retrouvées
au Perrier pour leur fête de chant.
Nous avons eu la joie de constater
que cette manifestation a connu un
plus grand succès que l’année dernière. Aux enfants de Rodoretto,
Perrier et Massel, est venu se joindre un groupe de Prali. En tout, plus
de 110 eufants. En outre^ plusieurs
bancs du temple étaient occupés par
un public sympathique et attentif.
Les cantiques d’ensemble furent
entrecoupés par les chants laissés au
choix de chaque école du Dimanche.
Le pasteur Coïsson, après avoir présidé la partie liturgique, rappela aux
enfants que le chant est un talent
que Dieu leur a confié et qu’ils étaient appelés à le cultiver dans le
but de louer et de glorifier leur Seigneur. Le pasteur de Massel salua
à son tour l’assistance au nom de la
Commission de chant sacré et exprima sa satisfaction pour la bonne impression que laissait cette seconde
fête de nos écoles du Dimanche.
Qu’il y ait une note encourageante,
c’est certain, puisque les directeurs
des écoles du Dimanche présentes
ont projeté de renouveler l’expérience l’an prochain, au Perrier une fois
encore. Notre souhait, c’est que toutes les paroisses de la haute vallée
soient représentées.
Nous n’avons pas 1’ intention de
porter im jugement sur les différentes productions. Relevons pourtant
qu’un bon effort a été accompli et
qu’il y a eu de manifestes preuves
de bonne volonté. Cette rencontre a
été un stimulant. Elle nous encourage à faire mieux encore pour l’an
prochain.
Nous ne voudrions . pas terminer
ce compte-rendu sans remercier bien
sincèrement la Paroisse du Perrier
pour son aimable hospitalité.
Un nome sbagliato
(segite dalla 1» pagina)
che parevano poco importanti e che,
coi loro sviluppi, hanno poi dato ■vita a dottrine che trascurando il significato originale, accentuavano invece altri significati aggiunti dagli
uomini, talvolta fin dai primi secoli.
E’ così che la Comunione è diventata un rito che i sacerdoti offrono a
Dio. E’ così che anche il Battesimo
cristiano è diventato, talvolta,., soltanto una presentazione dei pargoli
a Dio.
A chi ci facesse osservare che il
rendimento di grazie è al suo posto
nella Santa Cena, risponderemmo
che il rendimento di grazie è al suo
posto in ogni atto della religione cristiana: e nel Battesimo e nella Santa Cena, e nel rito del matrimonio e
in quello del funerale. Senza rendimento di grazie tutti questi sacri riti
— e in modo speciale i due sacramenti — mancherebbero di spirito
cristiano e di un elemento essenziale. Ma da questo fatto lapalissiaUò
non deriva, come conseguenza, che
dobbiamo chiamare tutti questi riti
« eucaristie ». Tanto più che, col
tempo, il nuovo nome finirebbe col
dominare, relegando in un cantuccio
il vero nome basato sul vero significato del sacro rito.
Bene ha quindi fatto la Liturgia
Valdese ad adottare i due nomi biblici, lasciando in disparte nomi anche assai antichi; tanto più che, col
passare degli anni, certi nomi hanno
acquistato un senso aggiunto che non
è conforme allo spirito evangelico.
Paolo Bosio.
E’ USCITO:
li medica della giungla
Vita cd opere del dolt. A. Schweitzer
di Ernesto Ayassot
L. 400
4
^ y
\
4 —
E*rCOr DELXE ^ALXr VAtDESr
1'
La voce delle Comunità
(Aagrogna (Capoluogo
. Assemblea di Chiesa. L’Assemblea di
Chiesa del 25 aprile ha tratto le conclusioni in merito alla estensione o meno del
diritto di voto a tutti i membri comunicanti della Chiesa. Tale questione era £ià
stata lumeggiata e discussa nel corso delle
riunioni quartierali. Gli inconvenienti che
tale estensione del diritto di voto ad ogni
membro comunicante comporterebbe sono
apparsi all’Assemblea più numerosi e gravi
che non eventuali ipotetici vantaggi: perciò
essa ha deciso alla unanimità meno uno di
pronunziarsi in favore della attuale .distinzione tra membri elettori e membri comunicanti onde non favorire ulteriormente la
già purtroppo esistente confusione tra popolo e Chiesa Valdese. L’Assemblea ha ritenuto pure che, in caso di estensione del
diritto di voto ad ogni membro comunicante, dovrebbe essere allora chiaramente
stabilita la distinzione tra quelli che sono
i veri effettivi e responsabili membri di
Chiesa e quelli che sono invece tali solo
perchè iscritti sui registri parrocchiali e
che dovrebbero allora più giustamente essere annoverati tra gli aderenti o simpatizzanti.
la Società di Cucito, di cui la Signora Letizia Coreani è stata per vari anni la Presidente zelante ed esperta.
11 saluto dell’Unione Giovanile lo ha dato il Vice-Presidente E. Guadagnolo.
Mancava alla simpatica riunione, ' con vivo rincrescimento di tutti i presenti, il venerando Sig. Enrico Corsani, l’evangelistaemerito, l’amato « Nonno » di tutta la Comunità, colui che tante volte ha sostituito
il Pastore, guidando l’Assemblea nello studio e nella meditazione della Parola di
Dio, Anziano per lunghi anni nel Consiglio
di Chiesa e che, nonostante i suoi 97 anni,
era ancora quasi sempre presente al culto
della domenica mattina, esempio di fedeltà e attaccamento alla sua Chiesa, da lui
servita con zelo per oltre mezzo secolo.
La partenza dei Signori Corsani è per la
Chiesa di Napoli una vera perdita in tutti
i campi e l’opera loro resterà di ricordo e
di esempio a tutti i fratelli. Da queste colonne la Chiesa di Napoli rinnova loro il
suo affettuoso saluto.
A sostituire i Sig. E. e M. Corsani nel
Consiglio di Chiesa l’Assemblea riunita la
domenica 25 aprile, dopo il culto, ha nominato i fratelli Sigfrido Codino e Antonio
Bazar. Sotto gli auspici della nostra attiva Unione delle Madri il nostro Bazar
ha avuto luogo la domenica 9 maggio. Ci
rallegriamo per il suo ottimo risultato. Ringraziamo tutte le famiglie che hanno contribuito e tutte le persone che hanno collaborato in vario modo alla sua buona riuscita. e. a.
Pinerolo
Napoli
La Domenica delle Palme quattro nuovi
membri si sono aggiunti alla nostra Comunità, dopo aver sostenuto il loro esame davanti al Consiglio di Chiesa. Tre di questi
giovani provengono dal cattolicesimo, il
quarto da famiglia pentecostale. Altri Catecumeni saranno, Dio volendo, ammessi
la domenica di Pentecoste.
Il culto della mattina di Pasqua ha dimostrato una volta di più rinsufficienza del
nostro locale, specialmente nelle occasioni
speciali. Fin dall’inizio tutti i posti erano
occupati e molti uditori hanno dovuto rimanere in piedi. Grande la partecipazione
alla Santa Cena.
La domenica 25 aprile tutti i membri della nostra Comunità si sono stretti intorno
alla famiglia Corsani che, dopo lunghi anni di permanenza a Napoli si è trasferita
a Torre Pellice. Al culto del mattino il
Pastore ha porto il saluto affettuoso di tutta la fratellanza; nel pomeriggio, nel salone al primo piano, si è svolto un piccolo
ricevimento in onore dei Signori Corsani.
Il Pastore ha ricordato l’opera silenziosa
ma oltremodo proficua e benemerita del
Signor Mario Corsani, quale membro del
Consiglio fin dal 1925 e Cassiere impareggiabile dal 1935. Non vi è membro della
Chiesa Valdese di Napoli che non abbia
ricevuto dal Sig. M. Corsani una buona parola, una visita, un aiuto materiale o morale se ne era il caso. Egli era sempre presente al suo posto, ad ogni culto, e costituiva veramente il braccio destro del Pastore, che perde, con la sua partenza, un
prezioso collaboratore.
Il Sig. Paolo Nitti ha portato il suo saluto quale Presidente della Società di Mutuo Soccorso fra gli Evangelici di Napoli,
che per molti anni ha avuto il Sig. M. Corsani quale tesoriere.
La Signora Fiorio ha parlato a nome del
Le Unioni femminili della Chiesa hanno
compiuto in due giorni una magnifica visita alla « riviera dei fiori » e ad alcune piccole comunità valdesi.
Il 1» maggio, più di cinquanta persone
partivano in pullman da Pinerolo, per il
colle di Nava, verso Imperia e Vallecrosia.
Tempo assai incerto all’inizio, poi via via
più chiaro, per rimanere sereno durante tutto il soggiorno in riviera. Paesaggi incantevoli appaiono per la prima volta a molti
gitanti: fiori e sole, fiori e mare.
A Vallecrosia si scende e si è accolti cordialmente dal Past. Luigi Santini e dalla
sua Signora. La comitiva pranza e poi sistema i bagagli nei dormitori. Nel pomeriggio si parte per il confine passando per
Vcntiraiglia e Grimaldi; poi si torna a Bordighera che si visita con una bella, tranquilla passeggiata a mare e nelTinterno. La
sera, vita comunitaria nella Casa Valdese
di Vallecrosia: ottima cena calda, lieto conversare, scambio di impressioni sull’ottimo
viaggio. Poi, con il Pastore e la Signora, si
rievoca il passato dell’evangelismo a Vallecrosia e Bordighera, si parla delle difficoltà e delle speranze di oggi, si canta. Alle
La Revue Réformée
dedica Fultimo numero a questo argomento:
Le divorce
RECENSIONI
Jean Daniel Burger: La tombe de Saint
Pierre est-elle identifiée? — Les Cahiers
de « Foi et Vérité » — chez le Past. R.
Paux — 8 Av. Pictet de Richemont —
Genève — fr. sv. 2.
L’esistenza ed il ritrovamento nel sottosuolo della basilica di S. Pietro a Roma
della tomba dell’apostolo Pietro sono oggetto di studio e di discussioni in questi
ultimi tempi. Archeologi, storici e teologi
v’hanno preso parte, senza però giungere
ad un accordo definitivo, anzi con risultati
talvolta mollo contrastanti. Il problema, per
la Chiesa Cattolica, è anche di ordine dogmalico oltre che storico. Non così per i
Protestanti, la cui fede cristiana non è vincolata all’esistenza di un papato e alla successione apostolica.
Jean Daniel Burger, rettore dell’Universilà di Neuchâtel, fa uno studio breve, chiaro, aggiornalo di tutta la questione. Dopo
aver dimostrato come si è formata la tradizione antica relativa al martirio di Pietro ed alla sua sepoltura, tratta degli scavi
archeologici più recenti e ne discute i risultati. Una trentina di pagine in tutto ben
documentate. Un piccolo manuale per l’esatta conoscenza di un problema di attualità.
Andre’ Parrbt: Déluge et Arche de Noè
— Cahiers d’archéologie biblique — Ed.
Delachaux et Niestlé — Neuchâtel.
L’autore è un archeologo protestante che
ha dedicato la sua vita allo studio dell’antichità bliblica. In questo quaderno egli ha
riassunto i dati scientifici di una questione
che non ha mai cessato di interessare gli
archeologi cristiani: il diluvio e l’arca di
Noè. I clocujnenti biblici sono posti a raffronto con altri documenti e versioni cuneiformì di origine babilonese. L’autore
evita di fare della dogmatica trattando di
archeologia. Rivela al lettore le indubbie
rassomiglianze tra la tradizione cuneiforme
e i racconti biblici; ma mette anche in
evidenza la diversa ispirazione religiosa
di questi ultimi.
Non è un quaderno popolare, di facile
lettura; non soddisfa certe curiosità molto
.semplici, molto umane. E’ una esposizione
scientifica di ciò che si può sapere o intuire riguardo ad un grande avvenimento del
lontano passato. La fede biblica rimane
sempre ancorata alla sovranità ed alla signoria di Dio.
Ecriture Sainte. Parole vivante — Editions
Cahiers « Le vent souffle » — 10 Rue
Marguerin — Paris (14®) — fr fr. 350.
Nella stessa serie è stata già pubblicata
l’opera del gesuita Padrosa: «Pourquoi ai
je quitté le Catholicisme? » In questo nu
mero dei « cahiers » sono raccolti articoli
di autori diversi nella Bibbia: La Christ
dans toutes les Ecritures (A. M. Hodgdin)
Le témoignage de l’Eglise post-aposto
lique (textes recueillis par A. Beart) — La
Bible et la science (H. Devana) — La Bi
ble et la médecine (P. Tournier) — La Bi
ble et le droit (R. Pache) — Ecriture Sain
le et tradition (G. Millon) ed altri ancora
Lo studio più completo è quello sulla Sa
era Scrittura e la tradizione. Nel comples
so, una antologia di autori e di testi di
versi, con l’utile scopo di richiamare le
coscienze ad una fede e ad una vita illumi
nate dalla eterna Parola della vita.
e. r.
dieci di sera, i doRnitori si popolano; la
notte trascorre prestp e la domenica mattina, in pieno sole, molte gitanti sono suBa
spiaggia. Dopo la colazione, partenza per
Saimemo. E’ l’ora del culto: il tempio si
popola, la preghiera ed il canto uniscono
i fratelli in fede. Un saluto del Past. A. Miscia e del Past. E. Rostan; poi, nella sala
accuratamente preparata e messa a disposizione, ancora un pasto in comune. Nel pomeriggio, il gruppo si scioglie per le vie
della città; il sole dardeggia e fa caldo. Alle 15,30 ancora una tazza di tè insieme, gentilmente servita dalla Signora Miscia e dalle sue collaboratrici. Alcuni canti e si parte, lungo la via Aimelia, verso Savona. Di
li, per il colle di Caijibona, si rientrò la sera del 2 maggio a Pinerolo.
Ottima riuscita dèi viaggio, buon affiatamento. Un grazie di cuore ai Pastori di
VaUecrosia e Sanreaio, alle loro gentili signore, a quanti ci bsnno cosi cordialmente
accolti.
— Il 4 maggio è stato celebrato il matrimonio di Cardon ÌSmìUo e Paschetto Eulalia; l’8 maggio, il matrimonio di Paschetto Emanuele e Rostan Elsa. Un pensiero
augurale agli sposi per una vita coniugale
cristiana.
— Sono stati battezzati: Pons Anna di
Roberto e di Salvai Delfina, Grill Alda di
Alfonso e di Francese Maria, Pastre Roberto di Aldo e di Gardiol Amelia.
— Il 16 maggio, la comunità ha ricevuto
la visita dell’Orfanotrofio femminile di Torre Pellice. Bella e ricca giornata, malgrado
la pioggia. Le orfarieUe hanno partecipato
alla Scuola Domenicale ed al culto, con
predicazione della Parola di Dio, nel quadro della Domenica della madre e della famiglia cristiana. Per il pranzo, le orfanelle
sono state accolte. Còme ospiti, dalle famiglie della chiesa. Nel pomeriggio, la sala
si è riempita di sorelle in fede per una festa famigliare, con l’esecuzione di un ricco
programma di canti e recito da parte delle
orfanelle. Poi, il tè e le conversazioni in
una atmosfera di affetto cristiano. Verso sera, le ospiti gradite^no ripartite per Torre Pellice.
La comunità si è rallegrata di quella visita e ne ha ricevuto del bene; ne ringrazia
sentitamente l’Orfaijòtròfio ed il personale
dirigente. ’
Perrero - Manìglia
par John Murray — Professeur de
Théologie Systématique Westminster College Seminary - Etats Unis.
E’ uno studio completo e particolarmente
esegetico dei testi biblici. Tratta un problema di grande attualità e di cui la Chiesa
deve interessarsi. Prezzo del volume: fr.
francesi 465.
Gli abbonamenti a « La Revue Réformée »
si fanno presso il Past. E. Rostan Via dei
Mille 1, Pinerolo — Annuo L. 1.200 Per
Pastori e studenti L. 750.
A Ferrerò, martedì 20 aprile, ha avuto
luogo la sepoltura del nostro fratello Ferrerò Augusto di Enrico, Balbencia, di anni 31, deceduto tragieamente. Egli lascia nel
pianto i numerosi congiunti, la compagna'
e quattro bimbi in ttóera età. Il giorno dopo, al Crosetto, ablìamo presieduto il funerale di un altro mostro fratello: Peyrot
Emilio fu Giov. Enwco, di anni 45. Ammalato da parecchio tempo, egli sopportò delle sofferenze acute durante le ultime settimane della sua vita terrena. Lo piangono
con gli altri parenti, la vedova e tre orfani.
Simpatizziamo con quegli afflitti, ma ricordiamo loro fidenti in Cristo che « Padre
degli orfani e difensore delle vedove è Iddio » (Salmo 68: 5).
Domenica 25 aprile ha avuto luogo il
bazar della Parrocchia e, grazie a Dio ed
agli uomini, ha avuto una buona riuscita.
Nel Tempio di Ferrerò, sabato 1 corr.,
è stato celebrato e benedetto il matrimonio
di Poet Enrico di Enrico, Roccia Indiritti,
con Collet Ilda di Oreste, Grangette. Rinnoviamo agli sposi l’augurio cordiale che
il Signore sia sempre con loro e che essi
vivano sempre nel suo amore e nel suo
timore.
Al Culto di domenica 9 corr. è stata ricordata d’una maniera particolare la mamma alla quale è stato offerto il piccolo mazzo di fiori. Nel pomeriggio, circondate da
un gruppo di bambini, parecchie sorelle si
sono ritrovate nella sala delle attività con
il seguente programma: Parola di Dio, recite, canti ed una tazza di tè.
Riconoscenti, ringraziamo cordialmente
il Signor Giov. Pietro Rostan di Valdese
del dono di cento dollari per questa Chiesa in seno alla quale è nata, cresciuta ed è
stata ammessa la sua compagna signora Irma nata Ghigo.
PramoUo
Sono stati ricevuti la domenica di Pasqua, quali membri comunicanti di chiesa,
i seguenti catecumeni: Beux Paimira, Jahier Anita, Long Franca, Long Leontina,
Long Nella, Long Solange, Menusan Rina,
Rostan Delia, Travers Ida, Peyronel Guido,
Plavan Franco, Ribet Sergio.
Possano essi, sempre, ricordare le promesse fatte al Signore e diventare degli zelanti membri della sua chiesa.
Hanno portato il loro messaggio aBa Comunità gli studenti deBa Pra del Torno e
l’Anziano Alexis Sappè. I primi hanno presieduto le riunioni quartierali del 27 marzo
e il culto della domenica 28 marzo; l’Anziano Sappè ha sostituito il Pastore al culto deBa domenica 9 maggio.
A loro la riconoscenza ed il ringraziamento di tutta la Comunità.
Un tempo magnifico ha favorito quest’anno la gita dell’Unione delle Madri. Le
nostre Mamme si sono recate il 9 maggio
a Coazze, dove sono state accolte con grande affetto e con squisita gentilezza daBa
Comunità locale. Esse hanno vivamente ammirato la bellezza de] paesaggio ed hanno
trascorso in compagnia dei fratelli e delle
sorelle di laggiù una giornata indimenticabile.
A tutta la Comunità di Coazze, ed in
modo speciale al Pastore Sig. Musacchio
e gentile Signora, le Mamme pramolline desiderano ridire ancora tutta la loro riconoscenza.
L’annuale vendita di beneficenza (« bazar ») avrà luogo, a D. p., la domenica
30 maggio, nel pomeriggio.
Diciamo fin d’ora il nostro grazie sincero a lutti coloro che, come per il passato,
ci faranno pervenire i loro doni ed a quanti interverranno alla vendita.
CON CORSO
La Libreria Claudiana bandisce un
concorso per la pubblicazione di sei
fotografie di carattere Valligiano
(paesaggi, luoghi caratteristici e storici, folklore, ecc. delle Valli Vaidesi).
Le fotografie debbono essere di
formato cartolina, in lucido, contraddistinte da uno pseudonimo e accompagnate da una busta chiusa contenente il nome e Findirizzo dell’autore; debbono pervenire alla Claudiana (Torre Pellice) entro il 30
Giugno.
Le fotografie vincenti verranno
compensate con un premio di Lire
1.000 caduna, e rimarranno di proprietà della Claudiana.
Si potranno restituire le fotografie
non utilizzate, dietro richiesta accompagnata dal rimborso delle spese
postali.
La Comm. delle pubblicazioni
della Librerio Ed. Claudiana
AVVISI
VENDESI basso Praniollo fabbricato con
terreni. Rivolgersi eredi Reynaud Stefano.
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Barbiere, Via Maestra 24. Rivolgersi alla Libreria Claudiana.
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• «
«Ilei
Ricordiamo ai soci ed amici il concorso a premio per fotografie riproducenti scene di vita scolastica delle
scuolette valdesi e degli Istituti evangelici di educazione e istruzione, che
scade il 31 maggio p. v.
Le fotografie debbono essere inviate alla Segreteria delFA.I.G.E.,
via Condrè, 3 - Torre Pellice.
Il Seggio
Mercoledì 5 maggio dopo penose sofferenze, confortato da una forte fede è mancato all’affetto dei suoi cari
Alberto Cardon
d’anni 63, originario di Roccapiatta
Confortati dalla stessa fede ne danno ah
la S. V. hannunzio: La moglie Lidia Roman: i figli Sergio, Roberto, Almeria col
marito Ermanno Besson e figlio Alfonso;
la sorella col marito e figli; la suocera^
cognati e cognate, nipoti e parenti tutti.
La famiglia del rimpianto
Alberto Cardon
ringrazia tutti quanti presero parte al loro grande dolore. In modo particolare VOspedale Valdese per l*amorevole assistenza, la famiglia Dott. Gherardi, il doti. De
Beilini e i pastori Bertinat e Jafiier.
Luserna S. Giovanni, 11 maggio 1954.
Le Famiglie Michelin Salomon Malan e
Grill profondamente commosse per la dimostrazione di affetto e di simpatia ringraziano coloro che con la presenza e scritti
presero parte al loro grande dolore nella
perdita della loro cara mamma e nonna
Enrlchetta Rivoira
ved. Michelin Salomon.
In particolar modo ringraziano i Sig.ri Pastori Jahier, Pascal e Bertinatti, il Dottor
Pelizzaro per le frequenti visite e la Sig.ra
Lantaré Angiolina per l’aiuto prestato.
Luserna S. Giovanni, 12-5-1954.
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Direzione e Redazione-. Past. Ermanno Rostan - Via dei Mille 1 - Pinerolo - Tel. 2009
uespfl e flpo
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pinerolo, con decreto del 27-XI-1950.
Tip. Subalpina s.p.a. Torre Pellice (Torino)
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I nostri scomparsi.
II 19 aprile un lungo corteo di parenti ed
amici ha accompagnato alla sua ultima dimora terrena la spoglia mortale di Maddalena Long. Ved., nata Long, dei Pellenchi, di anni 70. S’era messa a letto qualche giorno prima perchè leggermente indisposta. Sembrava che entro pochissimo tempo avrebbe potuto riprendere il suo lavoro
e il suo posto in famiglia; il male invece
improvvisamente è peggiorato e la chiamata le è giunta la vigilia di Pasqua. Essa
l’ha accolta con grande serenità c con fiducia. Rimane di Lei il ricordo di una vita
vissuta nella fede e nel lavoro.
Al figlio Levi, alle figlie Lidia ed Elma
e rispettive famigBe, alla sorella Susanna
e famiglia ed a tutti i numerosi parenti
vada l’espressione della fraterna simpatia e
della cristiana solidarietà della Chiesa.
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Si sono uniti in matrimonio Plavan Alberto (Pomeano) e Peyronel Medina (Case
Nuove - Pellenchi) il 3 aprile; Bounous Valdo (Pomeano) e Beux Frida (Pellenchi),
il 1« maggio; Clot Guido Antonio (Riclaretto) e Bertalot Irene (Allieri), il 1" maggio.
La grazia del Signore possa scendere abbondante e rimanere sempre sopra questi
nuovi focolari.
Il 19 marzo è stata battezzata la bimba
Vanda Long, di Susanna, del Tournin.
Iddio benedica abbondantemente questa
bimba, insieme alla sua famiglia, e le dia
di crescere in statura, in sapienza ed in
bontà davanti a Lui e davanti agli uomini.
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