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Roma, 30 Ottobre 1909
Si pabbllea ogni Sabato
ANNO li - N. 44
Propugna grinteressì sociali, morali e religiosi in Italia
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ABBONANIEKTI
Italia : Anno L. S,00 — Semestre L. 1,50
Estero: » » 5,00 — « « 3,00
Un numero separato Cent. 6
I manoscritti non si restituiscono
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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DISTRETTO LOHOO - VENETO
Il Capodistretto, sig. G. D. Buffa, si assenta per una deputazione. Gli operai del
Distretto Lombardo - Veneto - Emilia dovranno per ciò corrispondere, fino a nuovo
avviso, col Pres. del Comitato, sig. Arturo
Muston, Via Nazionale 107, Roma.
UN EDUEilTOHE LflIED LIBEH9LE
Jukj Qaufrèj.
Mentre il mondo civile tatto freme e romoreggia
per l’atroce ed insensato delitto di Montjuich e mentre
uniamo la nostra voce alle proteste dei benpensanti,
ci si conceda di dire brevemente della vita e delle
svariate attività di un celebre e distinto educatore
laico. Laico fu nel grande significato della parola
benché non si sia informato nelle sue opere pedagogiche alle illusioni idealogiche dello svéhttirato
Ferrer, martire e vittima dell’ira rea ed implacabile
dei gesuiti.
Abbiamo assistito alle commoventi dimostrazioni
di Torino, grandiose là dove non furono 'luquihate
dal « barabbismo », ma ci fortificarono nel pensiero
che il nostro popolo ed i suoi conduttori assai meglio farebbero a leggere ed a meditare « Le Lettere Provinciali » di B. Pascal contro i ¡gesuiti,
« Il gesuita moderno » di Gioberti ed il notevole
sctitto di Michelet « I Gesuiti », splendida requisitoria, insuperabile. Il primo ed il terzo di questi
sommi scrittori erano pur laici, ma quali laici 1 non
creavano quel mostruoso confusionismo moderno che
accomuna, affratella, strettamente unisce,'quasi fossero ana stessa cosa, religione di Cristo, clericalismo e gesuitismo.
La Spagna dinastica potrà ringraziare questi due
ultimi « non la prima », se le palle dei moschetti
di Montjuich che forarono lo sterno ed il cranio del
pedagogo laico Ferrer, avranno un rimbalzo sul trono
medesimo e sui destini del popolo ; ma affrettiamoci
a ragionare del nostro educatore laico.
Nato in un ambiente prettamente evangelico, nel
1827, in un piccolo paese del Gard, tra Nîmes e
Montpellier, Jules Gaufrés, celebre e valente istitutore e professore, crebbe e si sviluppò circondato da
influenze sane religiose che informarono tutta la sua
vita senza ledere mai la sua libertà di pensiero e
di coscienza personale. Dopo accurati studi nel collegio di Nîmes passò alla Facidtà teologica di Montanban conseguendovi la laurea di baccelliere con una
tesi distinta assai sull’ « Ebionitismo » nella quale
già criticava con profonda dottrina le idee della scuola
di Tnbiuga e dipoi di E. Renan.
Egli conservò vegeta e robusta nel suo cuore religioso la memoria e l’influenza benefica del « Ri
sveglio » spirituale dei Ganssen, Bost, Monod ,
Malan, eee., tanto che nel Sinodo nazionale di Parigi, nel 1872, li riconosce quali suoi padri nella
fede, perché dotati di cuore semplice e grande, essi
appartenevano a Dio ed altro non ambivano che di
servirlo. « Io procedo dal Risveglio, esclamava egli,
non per la teologia che va riveduta, né per lo spirito di dissidenza, ma per la vita cristiana e l’ideale
religioso ».
Il dotto signor Gabriel Compayré (1), membro delr « Institnt », ispettore generale della pubblica Istruzione, ne scrisse testé la biografia, dalla quale togliamo le note e gli appunti che seguono.
Invece di dedicarsi al ministero evangelico, invitato dall’amico P. Pécaut che dirigeva un Istituto
educativo a Parigi, si dedicò completamente all’insegnamento, persuaso di poter essere in questo ramo
di attività più utile alla patria. Lutero aveva detto :
« Se non fossi pastore, vorrei essere istitutore »
e Ganfrés fu l’educatore paziente, affettuoso e colto
di parecchie generazioni di francesi che gli fecero
di poi nn grande onore nei pubblici uffici. Persuaso
intimamente della possibile armonia della scienza e
della fede, le uni nel suo professorato ed assai collaborò a formare dei caratteri moralmente forti, soprattutto dopo la guerra del 1870 1’ « Année terrible ».
Respirati i puri aliti di libertà del 1848. si conservò libero, non mai cortigiano sotto l’impero e
dopo le aspre lotte che condussero la Francia alla
Terza Repubblica, sempre indipendente prosegui con
alacrità l’alta sua missione educatrice laica, senza
mai dimenticare quella parte che in essa appartiene
a Dio.
« Per sciogliere il problema della rigenerazione
sociale, diceva egli, si tratta quasi di compiere
un’opera soprannaturale, ché invero ci tocca educare figliuoli che non si assomiglino ai padri ». E
ciò pensava dei figli della borghesia come di quelli
del popolo. Un’immagine ideale occupava tutta la visuale dell’anima sua: « L’immagine di una Francia
più morale, più virtuosa e conseguentemente più felice e più potente ».
E che ne dite, cortesi lettori ? Non dovrebbe essere questo pure l’ideale al quale unicamente si dovrebbe in Italia mirare per l’educazione del nostro
popolo e della crescente generazione fuorviata o dalla
superstizione tuttavia fiorente ed onnipotente, o dall’incredulità che si ammanta di dottrina e di sofismi ?
Caveant magistri et professores, diranno alcuni.
Oh ! non sarebbe ovvio che ne fossimo anche noi
alquanto impensieriti...
Gaufrés mirava soprattutto all’edacazione morale.
Egli voleva allevare degli individui virtuosi più ancora che dotti, pur consacrandosi ad accrescere la"
loro coltura. Preferiva ai begli spiriti, scettici e quasi
sempre superficiali, le coscienze integre, robuste e
gagliarde vivificate dal sentimento sociale, e preferiva pare le coscienze religiose rette dall’imperativo
categorico del Vangelo.
Non impose mai ai suoi allievi le sue credenze
religiose ed in questo fu educatore puramente laico,
ma compagno inseparabile deiramministratore laico
si vedeva in lui l’uomo di Dio, specialmente nella
vita consacrata al bene. Per tanto alcune volte, osserva il suo biografo, le sue lezioni di morale arieggiavano il sermone protestante ugonotto. Ecco quanto
egli scriveva (aurei consigli 1) ad uno dei suoi antichi allievi : « L’unico modo di far valere quella
parte di doni che avete ricevuta da Dio é di servirvene per l’utilità pubblica comune. Date il vostro pensiero, date il sentimento che vi anima e la
fede che vi ispira. Dovunque nella società, nella città,
nella famiglia, uscite da voi stesso ; siate l’uomo degli
altri : é questo il dovere ; si, ma é pure il segreto
della felicità ». Ed altrove ancora ! « La più alta
mia ambizione sarebbe quella di vedere tutti i giovani dei quali ho curato l’educazione, strappati alle
cure volgari dell’egoismo ed innalzati alla nobile e
premurosa cura del bene pubblico, del perfezionamento morale del Regno di Dio. Membri di questa
grande famiglia che si chiama rumanità, noi le dobbiamo consacrare tutte le nostre energie, i nostri
talenti, le nostre svariate facoltà, e quanto conserviamo per noi soli le é ingiustamente rapito ». Tutto
questo arieggia un po’ la tesi del collettivismo, ma
é in sostanza cristiano, poiché egli aggiunge :
« Tutto ciò che noi diamo altrui in servizio di
abnegazione ci è restituito in felicità intima, in
nobile e profonda gioia ». — Se 1’ uomo virtuoso
per sé stesso è degno di rispetto e d'imitazione invero, però, se non serve la società é un essere
disutile.,Il dovere sociale, il dovere del cittadino
attivo richiedono assai più, perchè la virtù non è
completa che quando agisce e coopera al bene
comune, quando si consacra e si spende al servizio
del prossimo. E per tanto dopo aver fregiato il suo
istituto educativo del bel nome di Duplessis-Mornag,
il dotto ed eroico ugonotto ; egli si compiaceva nel
ripeterne le belle parole » : ciò che Dio ha dato a
noi e non a tutti, Egli non lo ha dato solo per noi
ma per tutti ». — Con questo principio, amorevolmente applicati, i castighi erano rari assai nell’edacaudato di Gaufrés, ché colla persuasione, coU’esempio e con sapiente paziènza egli sapeva mantenervi
l’ordine e la disciplina ed era sommamente felice
quando dai suoi allievi, già inoltratisi nella vita e
nelle lotte di essa, riceveva dichiarazioni come queste:
« Sotto gli occhi vostri noi abbiamo imparato a
diventare degli uomini » ; « ... più di ogni altro
devo ringraziarvi per aver lavorato a fare di me
un uomo I »
Nel 1870 fece da buon cittadino il suo dovere
sugli spalti di Parigi come guardia nazionale e nel
giornale Renaissance (Rinascimento) non temette
di dire delle grandi e scottanti verità ai suoi connazionali. Le sue sferzate ebbero ottimi risultati ed
i suoi consigli riguardo all’ istruzione primaria e
secondaria furono seguiti con vantaggio reale.
Consigliere municipale nel 1884 e qnindi anche
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LA LUCE
membro del Consiglio Generale della Senna, il Ganfrès
molto si adoperò in favore di varie opere filantropiche alcune delle quali furono da lui direttamente
fondate come a mo’ d’esempio, 1’ Orfanotrofio della
Senna. La Lega per il 'ristoramento della moralità
pubblica, lo ebbe còme solerte segretario molli anni.
Fu pure valente e fecondo giornalista, trattando
nelle colonne dei maggiori periodici di Parigi le
quistionì della pubblica istruzione con rara competenza.
Nel 1903 egli aveva lasciato la capitale per godere del dolce clima di Nizza ma non di dolce far
niente, Quivi ancora le grandi quistioni dell’educaaioue e della moralità pubbliche occupavano i suoi
pensieri e la sua penna. Portatosi in Torino nel 1904
presso la sua figlia, la distinta vedova del sempre
rimpianto benefattore Comm. Paolo Melile, egli mori
serenamente da lei assistito amorevolmente, mori
<juando, malgrado i suoi 77 anni, si dimostrava ancora pieno di vita e di vigore. Mori senza sofferenze
e la sua dipartita fu il quieto e sereno tramonto di
una bella giornata spesa al servizio del bene.
La sua famiglia diceva di lui che egli non aveva
'che un solo difetto : quello di non sapersi mai dare
riposo. Invero spese la sua preziosa esistenza in
buone attività, in servizii prestati alla società, nell’educare virilmente la gioventù affidatagli, in isforzi
del continuo intesi e diretti a ravvivare le energie
sane della patria ed a combattere le influenze morbose e deleterie. Valgano queste povere e disadorne
note a farne onorare la memoria presso gli evangelici d’Italia.
Paolo Uongo
(1) O. Gompayré. — Jules Gaufrès — Sa vie et son
oeuvre. Paris Hachette 1909.
V attrice salutista
Riceviamo e con vivo -piacere pubblichiamo :
Milano, il 23 ottobre 1909.
Caro Signore ed amico,
Nel numero della settimana scorsa il-giornale
La Luce pubblica sotto la rubrica « Noterelle e
Spigolature » alcuni dati concernenti la celebre attrice tedesca Edwige Waugel, la cui conversione ha
avuto una certa pubblicità.
Per amor del vero, mi faccio lecito tradurle
integralmente le parole dell attrice stessa, quali
vennero stampate, tempo fa, nel « "War Cry » di
Londra e che mi sembrano ristabilire i fatti nella
loro esattezza e svelare, a parer mio, la perfetta
onestà e moralità della signora Wangel.
Nella speranza ch’Ella vorrà, nell’interesse della
verità, inserire quanto precede e quanto segue, la
prego a voler gradire, caro Signore, i miei ringraziamenti ed i miei affettuosi saluti. Jeanmonoi
Ecco quanto scrive la signora Wangel :
« L’animo e l’onore di coloro che servono la
causa del Teatro cosi eroicamente come l’ho fatto
io stessa, è in pericolo di eterna rovina. La vita in
teatro è una vita passiva. La mia decisione non è
stata repentina. Da due anni avevo preso la determinazione di lasciare il teatro ed il mondo per
consacrarmi all’opera del mio Dio.
Non farò parte dell’ esercito della Salvezza, no,
quantunque io sia stata « destata a salute » in una
adunanza salutista; non tu però in quell’istante ch’io
provai il mio primo impulso. Sono viemaggiormente
decisa a perseverare senza conoscere però quale
sarà la via ulteriore da seguirsi.
Ho abbandonato tutto quanto si riferisce al mondo,
nulla, ormai, mi vi tiene avvinta.
Non provai difficoltà nel lasciare la mia famiglia
ed il mio focolare trattandosi di servire gli interessi
del mio Dio ed avendo toccato con mano quanto
gravi sieno i pericoli inerenti all arte mia.
Enannolirn Contabile corrispondente, trent'anni caruVulIuuIiliU riera, attualmente occupato presso primaria Ditta Commerciale in Napoli, desidera lasciare
questa città per qualunque altra tiel Settentrionale,
preferibilmente della Toscana. — Rivolgersi al sig.
Gaio Gay, Pastore della Chiesa Valdese, via Scarlatti
N. 201, Vomero (Napoli).
Confcrcnsa Caramasso
Stim.mo Sig. Direttore,
f.pu fatto del tutto nuovo per Pinerolo richiamava,
giorni addietro, un insolito affollamento di cittadini nei
locali di questa sezione socialista.
Il fatto nuovo era la conferenza di un prete (in vesta
talare) svolta là appunto dove più che ovunque. 1’at.
mosfera è tutta impregnata di antipretismo. Il conferenziere era don Giacomo Taramasso, ex censore del
nostro Convitto Civico, e la conf. aveva per titolo « Il
nemico ». L'oratore avrebbe potuto intitolarla addirittura « il diavolo » al pari di quella favoritaci pochi
giorni prima daU’on. Podrecca poiché per don T. « il
nemico », altro non è che il clericalismo ed il clericalismo, a sua volta, è (’incarnazione del diavolo stesso
Sospeso « a divinis » per le sue idee moderniste,
(non il diavolo veh 1 ma il sacerdote) questi aveva con
pubblica lettera protestato presso Mons. Rossi contro
la negata motivazione della subita condanna ed aveva
afferrata al volo l’offertagli opportunità di affermare le
sue convinzioni democratiche ed anticlericali seguendo
in ciò l’esempio del suo maestro don Murri.
Dipinto a foschi colori il clericalismo intrigante, politicante, avido di dominio, d’ oro e spesso di sangue,
(v. il recente fatto Ferrer e l’Inquisizione), di frequente
empio ed immorale sotto la maschera di religione, e
contrappostogli il vero cristianesimo del Vangelo il
conf. riscosse meritati ma forse troppo ricercati applausi.
Pur scusando il vigore un po’ eccessivo della polemica di don T. e di cuore simpatizzando con lui per
la dolorosa crisi di coscienza che egli sta attraversando,
avremmo bramato da lui una più precisa affermazione
della sua fede cristiana. Possa essa chiarirsi e rinfrancarsi sempre meglio mercè un assiduo studio del Vangelo e la preghiera! ^
Agli uditori di lui auguriamo di plaudire sempre,
come fecero e come facciamo noi pure, a chiunque, anche a costo di penosi sacrifizi, per non vivere nell’ipocrisia e per ubbidire alla propria coscienza sa infrangere tutte le catene che lo avvincono, inconscio, all’errore ! Nissuna alleanza, no, col nemico, ma una santa
alleanza col vero amico, cioè, il Vangelo fonte di libertà, fratellanza, giustizia, santità e pace!
Un uditore
Conversione di due preti maomettani
Per la domenica 10 ottobre era annunziata nella
Nicolaikirche di Potsdam una festa sui generis come
non se ne sono mai celebrate in nessun luogo : Due
mollahs (preti) maomettani Scheich Achmed Keschaf
e Muhammed Nessemi Effendi, i quali sono stati
convertiti al cristianesimo, vennero in quella chiesa
battezzati — e qui sta la singolarità dell’evento —
da uno che fa al par di loro, prete maomettano,
Johannes Avetaranian ; il quale, per essersi convertito al Vangelo e per aver tradotto in lingua turca
il Nuovo Testamento, dovette soffrire ogni sorta di
persecuzioni e trovasi attualmente a Potsdam in
qualità di pastore al servizio della missione orientale germanica, che lo destina a Filippopoli mentre
i suoi nuovi colleghi saranno impiegati in qualità
di professori nel seminario maomettano, fondato da
quella medesima missione orientale germanica. Dio
voglia benedire questi nostri nuovi correligionari !
Paolo Calvino
In Italia, in nmerita... b altraae
Vi sono in Italia, in America e... altrove Abbonati che non ci hanno ancora inviato il prezzo del
loro abbonamento pel 1909 1 Li preghiamo di affrettarsi.
Gli Abbonati d’America (Stati Uniti) spediscano
pure al
Sig. Prof Fast. Alberto Clot - 86, Ro
meyn St., Rochester N. Y.
Egli è il nostro rappresentante e il rappresetante della Chiesa Valdese negli Stati Uniti e nel
Canadá.
vmi coLomA vaidese i» mica hel iess «>
Riuscirà nuovo agli studiosi di storia Valdese, credo
il fatto che nel 1658, o poco prima, si stabilirono a
Statcn Island, vicino a New York, alcune famiglie vaidesi, senza dubbio scampate alle orribili persecuzioni
del 1655. Forse quei fuggiaschi partirono dall’ Olanda,
dove il piccolo popolo Valdese aveva forti e potenti
benefattori nella casa di Grange e dove il moderatore
e storico valdese .Giovanni Légero, dopo quella persecuzione, era stato nominato pastore della Chiesa Wallona di Leyda.
Quante fossero quelle famiglie e quali i loro nomi,
non mi è stato possibile rintracciare. Si sa che nel
1658 costruirono una chiesettaaStony Brook, la prima
eretta a Statea Island. La chiesa era ancora in piedi
alla fine del XVIII secolo, giacché il sig. Davide J.
Tysen, che ora possiede quei terreni, nel 1850 accompagnò su quei luoghi un certo John Beatty, di 92 anni,
il quale gli mostrò il luogo esatto dove s’innalzava la
piccola Chiesa Valdese, in cui egli aveva adorato Iddio
per molti anni nella sua gioventù.
Molte volte, dice la tradizione dell’isola conservata
da antiche famiglie di origine ugonotta e forse Valdese stabilite ancora in quei luoghi, fra cui quella di
Miss Guyon Clark alla quale debbo questi pochi cenni,
molte volte gl’indiani assalirono la piccola colonia e
misero fuoco al piccolo tempio, ma i bravi valdesi si
seppero difendere, oppure, è sempre la tradizione che
parla, con atti di ospitalità e di umanità seppero disarmare gl’indiani, meno feroci dei loro persecutori cattolici, e farseli amici. Il feroce capo Cohatactah, fu
raccolto morente dai Valdesi e da loro curato con grande
umanità. Finché egli visse, i coloni goderono pace.
Il 27 settembre u. s., in occasione delle grandi feste
Hudson Fultoniane, fu tenuto un servizio commemorativo a Staten Island, sul luogo esatto dove s’innalzava
il 'piccolo tempio Valdese. Se le spese di viaggio non
fossero state troppo forti, avrei rappresentato in quel
convegno la Chiesa Valdese, avendomi gentilmente invitato il sig. Ira K. Morris, presidente del Comitato.
Nel suo discorso, parlando dei Valdesi, egli usò queste
parole ; « Coloro che hanno rispetto pel passato, non
possono ripensare a questa piccola chiesa di legno senza
commuoversi. Quelli che l’avevano eretta aveano poesia
nella loro imaginazione, ed amore pel bello nell’anima ».
Prof. Alberto Clot
(1) Quantunque la Luce abbia già pubblicato dell’altro su questo argomento, siamo lieti di ospitare
anche quest’articolo. (V. d. D.)
Difficoltà degli studi religiosi in Italia
Se gli studi religiosi sono in Italia poco o punto
coltivati, ci devono essere delle ragioni. Queste ragioni, oltre la proverbiale apatia italiana, il pròf.
Labanca enumera, esamina e confata brillantamente
nel suo trattato « difficoltà antiche e nuove degli
studi religiosi in Italia », pubblicato nel 1890 e che
forma la seconda parte del libro inglese che stiamo
riassumendo.
Una prima difficoltà consiste nel nostro soverchio
amore del passato e nel tradizionalismo che domina
sovrano sopra la nostra gente. Noi abbiamo ereditato e tramandato al mondo la vera religione ; dobbiamo ritenere quel tipo dommatico di Cristianesimo
che ci è stato tramandato dai secoli. Ecclesia locata
est, causa finita est. Il codice religioso è intangibile, e lungi dall’essere studiato scientificamente,
dev’essere adorato. Come i salmi di quel poeta francese, esso è sacro perchè nissuno lo tocca. Clero,
credenti, governo, classi dirigenti e popolo minuto,
tutti hanno da noi una mentalità medioevale sul conto
della religione : guardano con sospetto chi vuole
studiarla scientificamente, come qualunque altro fatto
storico, e ritengono per falso e dannoso tutto ciò
che è nuovo. Di qui la mancanza di qualsiasi riforma
religiosa, mentre abbiamo avuto parecchie rivoluzioni
politiche, e altri popoli l’hanno effettuata e ne godono i benefizi ; di qui l’avversione generale per
qualunque cambiamento e l'assenza quasi completa
di studi nel campo religioso.
L’inciampo maggiore allo sviluppo di codesti studi
è l’opposizione della chiesa romana, la quale pretende
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LA LUCE
di essere sola maestfa di verità, di aver solo il diritto di occuparsi di quistioni religiose e non ammette che tali quistioni si possano studiare con metodo critico scientifico. Per tutti i fanatici in religione, i temporalisti in politica, i nemici della nuova
Italia e delle conquiste del pensiero moderno ; pel
partito clericale e per la turba infinita d’ignoranti
che hanno per unico maestro infallibile il papa oil
curato, è profanazione e sacrilegio applicare a qnistioni religiose il metodo storico, tanto più da studiosi laici. La religione è dominio esclusivo della
Curia e del clero, i soli competenti in materia ; e
in questa sentenza convengono moltissimi che non
sono nè fanatici nè temporalisti, conviene anche il
governo.
Non minor danno alla libertà e al progresso di
codesti studi viene dal contegno e dall’opera dei cosi
detti cattolici liberali ; anzi, il prof. Labanca dice
esplicitamente che — salvo poche eccezioni — da
essi sorge il più serio fra tutti gli ostacoli che al
giorno d'oggi inciampino le investigazioni intrapprese
dalla critica religiosa in Italia ». Invece di promuovere un cattolicismo liberale più rispondente ai bisogni religiosi moderni, codesti credenti, con una
condotta incerta e contraddittoria e mediante giuochi
equilibristici impossibili, pretendono armonizzare i
loro doveri di cristiani cattolici e di cittadini, quando
codesti doveri devono, per lo stato attuale delle cose
in Italia, essere e sono fra loro incornpatibili ; fanno
distinzione fra papato politico e papato religioso, in
attesa che quello scomparisca e rinnnzi alle sue pretese per lasciar posto solo al secondo ; si cullano
nella vana speranza di una conciliazione fra lo Stato
e la Chiesa, sognando « mediante il loro liberalismo
indurre lo Stato a fare concessioni del tutto impossibili, e mediante il loro cattolicismo indurre il Vaticano à diventare a poco a poco meno avverso alle
loro proposte ; » vogliono essere fedeli, al re e soggetti al papa, unire nel loro cuore l’amor di patria
e la fede cattolica ; guardano con sospetto e odiano
ogni novità ; si accontentano, per mancanza di coraggio e di coerenza, di « un cattolicismo stretto e
medioevale » e « cercano, apertamente nelle sue
scuole lo studio della religione ».
Altra causa del deplorevole stato di cose, è la
mancanza quasi completa in Italia di un sano, elevato e competente dibattito tra scienza e religione,
tra religioni diverse e opposte e tra le varie confessioni della medesima religione. Se si fa eccezione
della controversia ornai vecchia fra gesuiti e rosminiani, e di quella recente fra modernisti e clericali,
e della polemica agressiva ma non sempre dotta e
savia, fatta dalle diverse chiese protestanti, senza
che siano riuscite a « turbare in modo percettibile
la pace della chiesa cattolica, perchè esse non rappresentano nell’ora presente che una insignificante
minoranza » (« quantità trascurabile » del Bonghi),
non si può dire certo che le asserzioni gratuite e
pappagallescamente ripetute, gli assiomi materialistici e le negazioni materiate d’ignoranza e le invettive plateali e tutte le asinerie che si sono stampate e si stampano su .per giornali, riviste e libri
costituiscano un dibattito serio je veramente scientifico; mentre fra le nazioni più progredite dell’Enropa la controversia in quei diversi campi ferve da
secoli e tien desta continuamente l’attenzione di un
gran numero di dotti.
Una ultima difficoltà (ne tralascio di minori) è la
guerra mossa alla religione in nome della scienza.
Questa è la nuova dea che pretende sbalzare dal
trono r Eterno Iddio. In Italia, la filosofia è irreligiosa 0 areligiosa e i cultori delle scienze religiose
guarda con diffidenza. Gli scienziati veri e soprattutto i falsi sono quasi tutti atei e materialisti. Essi
non vogliono occuparsi di religione se non per combatterla e distruggerla e per esaltar la scienza, e ss
dicono che la religione è un fenomeno transitorio,
una specie di malattia propria all’infanzia deH’nmanità, un tessuto di favole di pregiudizi e di superstizioni. La scienza invece segna 1’ età adulta dell’umanità e deve prendere il posto della religione
essa non è transitoria ma perenne e definitiva perchè si fonda sui fatti.
Il prof. Labanca confuta facilmente tutti i suoi
sofismi e rimuove con mano ferma le molteplici difficoltà che al suo sogno si oppongono. Troppo lungo
sarebbe riportare le sue confutazioni ; il lettore intelligente le intuisce. A me basta l’aver riassunto
le maggiori difficoltà, taluna delle quali appare insuperabile, che si oppongono all’attnazione deH’insegnamento della religione nelle nostre Università.
Opposizione dalla chiesa, guerra mossa dalla scienza,
pregiudizi e fisime illusorie nelle classi più colte
chiamate dirigenti, indifferenza del laicato, malvoleré
di governo e apatia universale bastano, e ne avanza,
a spiegare quella grave lacuna nella nostra cultura
nazionale che noi, insieme col prof. Labanca e pochi
altri: vivamente lamentiamo.
Enpieo i^iì/oive
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profili di riformaH ifaliani
Kranceseo della Sega
Generalmente si crede che il movimento riformatore in Italia nel secolo XVI non abbia attecchito
fra le classe umili, cioè fra gli artigiani e gli operai.
Ora questo è un errore storico. Difatti 1’ unico sinodo protestante che mai sia stato tenuto in Venezia fu composto esclusivamente di popolani. E, cosa
quanto mai straordinaria, costoro rappresentano la
dissidenza in Italia dal pensiero protestante ortodosso. Gli uni sono unitari, cioè antitrinitari, gli
altri sono anabattisti, o, per meglio dire battisti.
Colui che iniziò in Italia questa seconda tendenza
fu Francesco della Sega. Era nato a Rovigo l’anno
1532. Aveva cominciato a studiar legge a Padova,
dove condusse vita disordinata. Caduto gravemente
ammalato, per mezzo di un calzolaio si converti all’Evangelo, e imparò il mestiere del sarto. Ma essendo passato in Moravia, ivi ebbe contatto con una
comunità anabattista assai fiorente, che aveva altresì
realizzato l’ideale della comunanza, come già fu, ma
per poco tempo, nella Chiesa primitiva di Gerusalemme. Essendogli morto il genitore, tornò in Italia
evangelizzando attivamente i suoi connazionali. Ma,
mentre stava per riprendere la via del ritorno in
Moravia con parecchi altri anabattisti di Cittadella
e dintorni, venne arrestato.
Condotto a Venezia fu rinchiuso nel carcere di
San Giovanni in Bragora. Nell’ interrogatorio cui
venne sottoposto, rispose semplicemente e francamente intorno alla comunità morava, e alla sua stessa
fede, insistendo altresì sulla nozione battista del battesimo. Dal fondo del suo carcere scrisse per dare
notizia di sè alla comunità dei suoi fratelli di Moravia. Fu sottoposto a nuovi interrogatorii, che furono occasione al nostro martire per parlare in maniera mirabile della sua fede. Prima che fosse eseguita la sentenza di condanna, scrisse il suo testamento che nno storico afferma essere uno dei più
notevoli scritti che ci presenti il movimento della
Riforma nel nostro paese. Finalmente condotto verso
il Lido la notte del 26 febbraio 1565, fu gettato
nel mare che tosto inghiottiva la nuova vittima.
Enfieo Nleyniev
PÌiQIBE PI STORIAI
Le vittime ed i loro consolatori
Cattaneo lasciò, a quanto pare, nel luglio 1488
le valli delfinesi, insanguinate dai suoi crociati, ma
non perciò ebbero pace i Valdesi superstiti, chè il
nuovo Inquisitore, Francesco Plovier, si diè a processare sommariamente qualunque Valdese potes.se
prendere, e a mandarlo senz’altro al fuoco, come, sufficientemente convito d’eresia.
Numerosi martiri suggellarono cosi la loro fede,
tra il 1489 ed il 1498, senza che Carlo Vili, intento agli affari d’Italia e solo cupido di denaro, se
ne desse pensiero, solo pochissime di quelle proce
dure penali sono state ritrovate, cosicché non si possono far cifre. Si accentuò il movimento di emigrazione, questa volta verso la Provenza.
L’Inquisizione aveva espulso i Valdesi da quella
regione nel 1460, ma nel 1490 essi vi poterono tornare, perchè chiamati dal piemontese signore di Centallo e Roccasparvera, desideroso di ripopolare i suoi
feudi della valle d’Aigues.
Malgrado le perdite materiali e la vista dei roghi,
i Valdesi delle Alpi persistevano, fortificati nella fede
dai Barbi Pascale e Pastucino. Due altri, Francesco
di Gerondino, da Spoleto, detto barba Martino, e
Pietro di Giaco, furono ai primi di agosto del 1492,
arrestati sul colle di Còteplane, tra Pragelato ed
Oulx, e condotti in questo borgo. Dalle deposizioni
del primo di essi si hanno dati interessantissimi sull’attività dei numerosi barbi nella vasta diaspora valdese.
Barba Martino visitava, da 16 anni, Genova, Bologna, Lucca, la Marca d’Ancona, Perugia, Camerino,
Nizza, la Provenza, il Borbonese, PAlvernia, la
Guienna fin verso Bordeaux, la Savoia. A Lione
eransi ritrovati otto barbi ad un tempo, tutti nativi
del paese di Spoleto.
Poco dopo questo processo, fatto ad Oulx, quattro
barbi vennero decapitati a Grenoble ; fra essi devonsi verosìmilmente annoverare i due spoletini.
Gio-i/, Jalla
La Dottrina Cristiana spiegata al popolo
La ,,pred«5tinazioDe e l’elezione
D. — Qual’è il significato della predestinazione ?
E. — Questo : che, sebbene la nuova creazione dell’uomo richieda il concorso della sua volontà, pure la
càusa di essa non risiede nel volere dell’ uomo, ma
nella buona e perfetta volontà di Dio.
D. — Accennate ad un erroneo concetto della predestinazione.
E. •— Pensarono ed insegnarono alcuni che Dio da
tutta l’eternità abbia, con un duplice decreto fatta una
scelta votando gli uni alla salvezza, gli altri alla perdizione. Questa orribile interpretazione della predestinazione che rende meccanica la vita dell’uomo e trasforma in una derisione gli appelli di Cristo e l’offerta
della sua grazia, è cosa da ripudiarsi come negatrice
di Dio che è amore, e del Vangelo di Cristo che è la
grandissima rivelazione di'questo amore.
D. — Che cosa è dunque il decreto della predesti
nazione t
E. — E’ la Provvidenza considerata dal punto di
guardatura deH’eternità. Voi sapete che cosa è, nel
tempo, l’opera della Provvidenza a favore delle anime.
Ebbene, quest’ opera provvidenziale, che s’attua nel
tempo ha la sua radice nell’ eternità, cioè nell’ eterna
volontà di Dio di condurre le anime alla salute ; e
quest’eterua volontà di Dio per ciò che riguarda la salute delle anime è la predestinazione. Perciò dicevamo
che la predestinazione è la Provvidenza considerata dal
punto di vista dell’eternità.
D. — Che cosa conseguita da ciò ?
E. — Ne conseguita che la predestinazione non si
può concepire che in vista della salute di tutte le
anime. Non c’è dualismo nella predestinazione eterna !
La grazia è universale. ,Da tutta l’eternità Dio vede
tutte le anime possibili per la nuova creazione in Cristo
ed egli vuole che tutte sieno radunate attorno a Cristo
loro capo.
D. E’ dunque assoluto il decreto della predestinazione ?
E. — Il decreto eterno non può essere abbiamo
detto — che un decreto per la salvazione di tutti in
Cristo. Ma — appunto perciò — esso non può, in un
certo senso considerarsi come assoluto. Poiché esso,
entrando nel tempo, deve subire l’influenza della volontà
umana ed attuarsi d’accordo ed in collaborazione con
lei. Questa verità è magnificamente prospettata nell’insegnamento luterano sulla grazia universale e sul
decreto condizionale ; la condizione dell’atto essendo la
volontà umana. Si badi però che ciò non implica punto
il rigetto eterno degli uni a causa della loro miscredenza preveduta fex preavisa incredulitate) e l’elezione
degli altri alla beatitudine a causa della preveduta loro
fede {ex preavisa fide). Questo concetto ci farebbe
ripiombare in pieno calvinismo antico. Poiché, una cosa
preveduta secoli prima deve esistere dall’ eternità e
rientra perciò nel campo delle cose necessarie. Ed allora,
4
LA LUCE
dove se ne va la libertà? La vita diventa una meccanica. No ; non' c’è scelta, nel decreto eterno; degli uni
per la .'ulvezza, degli altri per la perdizione, neppure
per la previsione della fede e dell’anti-feda La libertà
ninaua,nei suoi rapporti con la grazia non può essere
oggetto di prescienza divina. Prescienza e libertà sono
termini che si escludono. Il prevedere le determinazioni della libertà non rientra nell’ onniscenza divina^
per la contradizione che noi consente. La vera libertà
umana può essere soltanto oggetto della coscienza divina, cioè di visione, non di previsione.
D. - Quel dualismo tra gli uni che marciano verso
la vita e gli altri dove si produce egli ?
E. — Escluso che quel dualismo esista, come che
sia, nel decreto eterno della predestinazione, rispondiamo che esso si produce nel tempo. Quando il decreto
divino passa daH’etermtà del tempo si deve sottomettere alle condizioni del tempo e rivestire i caratteri di
uno sviluppo storico. Non tutti possono essere i primi^
non tutti sono egualmente ricettivi agli effetti della
grazia ; perciò vi sono i primi e gli ultimi, vi sono
tra i molti chiamati i pochi eletti. Questa è la elezione.
Non bisogna dunque confondere l’elezione colla prede"
stinazione. La predestinazione è eterna ; l’elezione è
temporanea e storica. La predestinazione è universale
e fa di tutte le anime umane l’oggetto della miseri,
cordia divina. L’elezione, invece, mette una separazione
tra eletti e non eletti, perchè attuandosi nel tempo,
deve sottomettersi alle circostanze della storia le quali
esigono — tanto per un popolo come per un individuo
— un’ora particolare all’ attuazioee del loro destino.^
Inoltre, la grazia deve tener conto della libertà creata
poiché non è malgrado' la volontà" umana, non è senza
il concorso della volontà umana, ma è anzi con essa e
per essa che vuol compiere l’opera sua nell’umanità.
Quelli che hanno intesa la predestinazione eterna nel
senso della scelta degli uni per la salvezza degli altri
per la perdizione, hanno confusa la predestinazione con
l’elezione, l’eternità con la storia, la volontà rivelata
con la volontà umana, il significato temporaneo della
separazione tra le anime con un significato eterno.
Dice bene Chambers ; « il pensare che solo nn numero limitato d’individui fosse predestinato alla salute
e il rimanente ne fosse deliberatamente escluso fin
dall’eternità, dipese dal leggere la parola « elezione »
attraverso lenti affumicate. Il fatto che Iddio sceglie
di eleggere alcuni ai cristiani privilegi 4n questa vita
terrena e ad una posizione distinta nell’Ades allo scopo
di benedire altri per loro mezzo, non significa uè punto
nè poco che quelli rimasti fuori di tale elezione sieno
esclusi dalla salute. Gli Ebrei erano il popolo eletto
di Dio e i Gentili non lo erano ; ma non perciò fu chiusa
in faccia a questi ultimi là porta del regno dei. cieli.
La Chiesa di Cristo è detta essere il popolo eletto di
Dio ed è considerata come le primizie delle sue creature. Ma non sarà limitato ad essa il totale della
ricolta della Kedenzione. Anzi, la parola stessa implica
che primizie non sono che il pegno di una più grande
ricolta avvenire ».
D. — Dite qualche cosa sulla elezione dei popoli
E. — Vi è un’intima connessione tra la grazia e la
natura. E’ un errore il credere che gli effetti della
grazia sieno indipendenti dalle cause naturali. L’elezione di un popolo ha sempre per condizione il carattere storico di questo popolo, le attitudini sue particolari. « Ninno può venire a me se non che il Padre
che mi ha mandato lo tragga », (Giov. VI 44). Bisogna
che prima sia compiuta in quel popolo 1’ opera del
Padre, l’opera della prima creazione, l’opera delle predisposizioni teologiche di essa. Ove queste manchino,
invano la Spirito Santo chiamerebbe alla grazia. (Fatt.
XVI. 7). I popoli sono eletti e chiamati gli uni alla
terza ora, gli altri alla sesta o alla decima, quando
suona per ciascuno di essi la pienezza dei tempi per
effetto di quel movimento misterioso che si compie
nel suo seno e che è l’attrazione del Padre per il FiglioQui è il mistero dell’elezione.
D. — Dite qualche cosa circa l’elezione degli individui.
E. “ Anch’essa si attua grazie al concorso della
natura e della grazia, della prima e della seconda creazione unenti le loro influenze per affrettare l’ora benedetta del risveglio dell’anima. Un’anima umana, ad un
dato momento diventa un’anima eletta. Qual è questo
momento? Quello in cui l’oi»era della nuova creazione
s’intreccia per lei con il compimento dell’opera della
prima creazione; quando nel medesimo tempo il Figlio
l’attira al Padre e il Padre al Figlio ; quando per essa
si attua la parola del Salvatore ; « Ninno viene al
Padre se non per me, e ninno può venire a me se
noni che il Padre che mi ha mandato lo tragga » (Giov.
XIV. 6; VI, 44). Sappiamo noi quando può avvenire
per un determinato individuo questo intreccio della
natura e della grazia ? Mistero. Possiamo noi spiegare
perchè negli uni la facoltà che accetta la grazia resta
assopita ed inerte o si manifesta infeconda e intermittente, laddove in altri si desta gagliarda come un vero
istinto delle cose superiori ? No. E' il mistero dell’elezione. Quel mistero che faceva dire all’apostolo : « Non
è di chi vuole, nè di chi corre, ma di Dio che fa misericordia ». E : « il vaso d’argilla dirà esso al formatore : perchè m’hai fatto cosi ? » Ma, tuttoché noi
non possiamo scrutarlo, questo perchè — il perchè dell’elezione — esiste. Dio lo conosce. Ed è certamente un
perchè di giustizia e di sapienza.
D. — L’opera dell’elezione della grazia è limitata
a questa terra ?
E. — No, l'elezione non può completare l’opera sua
su questa terra. Ciò si trova implicitamente affermato
nella dottrina biblica della discesa di Gesù nell’Ades.
L’esistenza terrena non ci può mostrare che il primo
atto del dramma divino che la grazia svolge nel creato,
sia rispetto ai popoli, sia rispetto agl’individui.
». i.
gli occhi tuoi mentre ti aggiri flit le tombe. La polvere
snlia» quale tu piangi, non ti risponde, è vero : ma
verrà tempo in cui quella mano stessa che t’inferse
il dolorosissimó colpo, tergerà ogni lagrima dagli occhi tuoi, e ricondurrà il sorriso sulle tue 1’ abbra 1
Y.
LE UCi^lME i^l CESO
Meraviglioso spettacolo! Mentre piangono quelli
che la morte di Lazzaro ha immersi nel duolo, Gesù
piange anch’ Egli con essi. La contemplazione del
loro dolore lo vince : le lagrime sgorgano dagli occhi
suoi. Quella è vera umanità che sente ciò che sente
la nostra natura I Non ci fu mai stoicismo nell’anima
di Gesù ; egli non si sforzò mai di comprimere gli
affètti naturali, di educar sè stesso alla fredda e dura
indifferenza ; egli non si vergognò mai di possedere
la nostra sensibilità, nè reputò debolezza il piangere
in pubblico con quelli che piangono.
Forse, dinanzi alla salma di Lazzaro, si presentò
alla sua mente la visione della sua morte e sepoltura ; il pensiero che fra pochi giorni anch’ egli
sarebbe stato nn corpo freddo, irrigidito, portato al
sepolcro da pochi amici dolenti. Non bastò a rasserenarlo il sapere che Egli « era la risurrezione e
la vita, che Egli sentiva in sè la virtù di chiamar
Lazzaro dal sepolcro, e di riprendere da..,sè quella
vita che stava per offrire in olocausto sul legno
della croce. In quel momento, Egli è uomo come
noi ; egli porta le nostre doglie, egli simpatizza con
le nostre afflizioni. Egli fa suo il nostro dolore.
« E Gesù lagrimò ». — E’ forse al disotto della
dignità civile il mostrare un occhio bagnato di pianto ?
Deve l'uomo impor silenzio elle più profonde e più
pure emozioni ? — No Cristo, modello della umanità,
specchio di quanto vi ha di più ,nobile e di più dignitoso, non diniegò a sè stesso questo conforto : e
dovranno gli uomini esser tenuti come effeminati,
come caduti al disotto della dignità del sesso loro,
se, in preda al dolore ed all’ afflizione, versano lagrime come Cristo ?
La lagrima è genuina quanto il sorriso. Chi usa
violenza alla sua natura, insulta il suo Creatore, e
stoltamente pretende innalzarsi sopra 1’ uomo perfetto, che è Gesù Cristo. La fronte che non è mai
serena; il labbro che non sorride mai, non ci appaiono meno contrari alla natura umana, che non
l’occhio sempre asciutto, da cui non sgorga mai lagrima alcuna.
Egli è per questo che rivendichiamo a favore degli afflitti il privilegio delle lagrime. Piangere non
è peccare. L’uomo non disonora sè stesso, nè la donna
fa spettacolo della sua debolezza, quando piangono
sotto il colpo di un lutto doloroso. No, non è peccato il piangere ; ma sarebbe peccato il mormorare,
l’abbandonarsi a queruli lamenti, come se Iddio ci
avesse fatto torto, o ci volesse un grande sforzo
per perdonarlo.
0 cuor ferito dalla perdita di persona cara, quando
ti rechi al sepolcro dove ramatissima polvere è raccolta in aspettazione della risurrezione dei morti
piangi si, ma non disperare ; piangi, ma non mormorare 1 Non divietare alle lagrime di scaturire da
psicolfà di teologia
Il Comitato dell’ Associazione per la Facoltà di
Teologia (evangelica) di Parigi ha affidata la cattedra
di teologia dommatica al decano Vaucher e quella
di esegesi del Nuovo Testamento al prof. Goguel ;
ha inoltre bandito un concorso per titoli per la
cattedra di Teologia pratica.
«
« ^
La facoltà di Teologia (evangelica) di Montauban,
nella quale insegnano uomini come E. Donmergue
ed E. Bois, si riaprirà il 3 novembre prossimo.
«
* *
L’il corrente s’inaugurò l’anno accademico della
Falcoltà libera di Losanna, con un erudito lavoro
del prof. Barrelet sui « Libri apocrifi e psendepigrafi dei tre ultimi secoli avanti Cristo ». — Parlarono anche altri oratori.
« «
Pure rii corrente si inaugurò il nuovo anno
scolastico nella Facoltà indipendente di Neuchâtel.
Presentazione dei due nuovi professori : Giulio Pétremand (che insegnerà Storia ecclesiastica e teologia
pratica) e Alfredo Mayor, che insegnerà storia della
filosofia. Il neo-professore Pétremand proferì la sua
prolusione sul « Metodo e valore della Storia ecclesiastica ».
:ì:
« ^
Circa aH’inangurazione dell’anno accademico nella
nostra Facoltà teologica di Firenze, la quale inaugurazione ebbe luogo il 15 corrente, non ci è pervenuta (incredibile a dirsi 1) nessuna notizia diretta,
e siamo costretti a spigolare nella * Lettera fiorentina » inviata dal sig. G. Del Pesco all’ Echo des
Vallées.
Il culto d’apertura fu presieduto dal sig. Muston,
presidente del Comitato d’Evangelizzazione, essendo
assente il moderatore sig. B. Léger. Il sig. Muston
rivolse agli studenti un’allocuzione su I Tim. 6,20 :
« Serba il deposito », dicendo : « Voi, giovani, non
abbiate un cristianesimo vago, incerto, suscettivo
d’evoluzione, ma fermo e saldo, senza rendervi nemici della scienza e nemmeno degli intolleranti.
Simpatia e amore per tutti, anche per gli ipercrìtici e per gl’increduli. Occorrono oggi convinzioni
profonde e solide. Convinti dal Cristo, diverremo
potenti soldati del Cristo.
Il Dr. Lazzi proferì quindi la sua prolusione sul
€ Modernismo e i Modernisti », nella quale il nostro
prof, di teologia dommatica, dopo aver definito il
modernismo, disse delle varie classi in cui si dividono
i modernisti :
1) i timidi (anime nobili e profondamente pie,
come, per es., il cardinal Capecelatro e il vescovo
Bonomelli) ma troppo attaccato ancora al domma
romano ;
2) gli ardimentosi, autori di opere e di opuscoli
pien di vigore. Desiderano nua riforma, ma la voglion intellettuale più che altro, e l’attendono da
l’alto.
3) Gl’ intellettualisti della scuola dì Alfredo
Loisy, ipercritici impenitenti e demolitori.
4) I sociali, con don Mnrri per campione.
5) Gli spirituali, che han tutta la simpatia del
Dr. Luzzi e la... nostra.
c La conferenza — dice il sig. Del Pesce —
splendida per forma e per sostanza, e prova novella
dell’abilità oratoria del nostro professore, si ebbe
alla fine un’ovazione generale di fervidi applausi».
Quanto a noi, facciam voti, per che, allorquando
a Firenze o altrove abbia luogo nn avvenimento
importante, come certo fu detta inaugurazione, ci
sia immediatamente partecipato dai nostri corrispondenti regolari o irregolari !
5
LÁXUCE
NEGtl aBRüZZl
■ '"I ■ ’■
Chieti “ La nostra cittadina sembra voler scuotere, infine, il duro sérvaggio ; ed il clericalismo che
ancora credevamo cosi forte, ad un tratto si è veduto
sorgere dinanzi tutta una moltitudine che gli diceva:
— Siamo stanchi di te, e ti scacceremo ! Ed invero, il
comizio di protesta perla fucilazione di Francesco Ferl'er, tenutosi domenica scorsa, è stato imponente.
Ho apprezzato grandemente la parola dei vari oratori,
i quali distinguendosi da quelli anticlericali da strapazzo che pullulano in Italia, seppero conservare intatto il rispetto alla religione, ma altresì dimostrare
come la politica si debba sottrarre aU’influenza clericale,
lasciando ai ministri della religione di compiere il loro
ufficio che dovrebb’essere spirituale e moralizzatore.
<^uesto comizio è, per la nostra città, un segno dei
tempi 1
Le medesime circostanze ci posero in mente di tenere due conferenze nel nostro tempietto, per parlare
dell’inquisizione e della sua nuova vittima. Il nostro
tempio era affollato, il venerdì sera (15) ; molti non
poterono entrare ; e di nuovo si riempì il locale domenica sera. Oltre al numero, ci rallegrò il contegno degli
intervenuti, e l’interesse da loro dimostrato.
Oh seminiamo, seminiamo ! Il Signore farà germogliare il seme, e la pianta crescerà.
Ortona — Dal 20 settembre in poi,^ abbiamo avuto
tutti i lunedi sera degli uditori molto rallegranti.
Una sfida da me inviata al parroco del luogo, invitandolo ad una pubblica discussione onde il popolo potesse vedere coi propri occhi chi, dal punto di vista
del Vangelo, avesse ragione, ebbe ;la‘sorte... di tante
altre sfide. Son cose che si comprendono : si ha ragione
di temere l’avversario, quando si sa che la verità è
dalla sua parte ; come sarebbe possibile di confutarlo,
e per di più in pubblico? Ciò che ci stupisce è la db
siuvoltura colla quale quei signori insultano i loro fedeli, protestando la loro ignoranza e dicendola cosi
grande che nulla capirebbero di una discussione pubblica: ecco come il clero tratta il popolo, dopo averlo
egli stesso tenuto nell'ignoranza. Ma i tempi son mutati... da una volta; ed oggi, molti ortonesi vengono
a sentire la spiegazione del Vangelo, senza discutere
menomamente chi parla. Grazie a Dio, in pochi mesi
si è ottenuto un he Iprogresso.
L’ opera ferve in altre parti degli Abruzzi. Ma di
questo, un’altra volta.
^ G, Bertinat
|((tla Penisola e nelle
Corriere ^/cw/o
Abbiamo avuto fra noi ospiti gradite, le signorine
Morgan di Roma e Meynier di Torino le quali si propongono di visitare le nostre chiese dell'isola nell’interesse delle Unioni cristiane femminili. - '
Domenica alle tre pomeridiane presiedettero un’adunanza ove ad esse facevano corona le tìnióniste palermitane accorse in buon numero per udire il messaggio delle due egrege visitatrici, messaggio che lasciò
in tutti un eccellente ricordo. ^
La sig.na E. Meynier, segretaria del .Comitato Nazionale, col ricordare il nobile scopo delle Unioni, col
riferire le cose vedute ed udite nei suoi viaggi in Italia
ed all’Estero ed il progresso ed i risultati ottenuti nel
campo unionista mondiale riuscì ad interessare vivamente Tuditorio e ad infondere nelle nostre giovani un
po’ di entusiasmo novello perla causa delle Unioni.
Stamane sono partite alla volta di Grotte. Mentre
le ringraziamo sentitamente per il benq fattoci i nostri
fervidi voti le accompagnano nella bella impresa.
Leggiamo nel c Giornale di Sicilia » ;
« Ci telegrafano da Grotte, 18 ;
Ieri quest’associazione operaia, coll’intervento di ni;meroso pubblico e dell’ associazione evangelica, ha commemorato Ferrer, protestando contro l’efferato assassinio che commosse la coscienza universale.
Parlarono gli avvocati Marrelli e Bellavia, calorosamente applauditi.
Nella chiesa Valdese ha tenuto una conferenza applauditissima il pastore Moggia.
Il paese partecipò al lutto generale, i circoli, i ne
gozi portavano dei cartellini colla scritta : « Lutto in ternazionale per Ferrer ».
E’ degno di nota che il vescovo di Girgenti, attesa
l’agitazione sospese la vìsita pastorale ».
Dal che si arguisce che la reazione clericale non è
limitata alla sola Spagna. Luigi Bostagno
.'K
Torrepellioe. a .
Lunedi, 18 corrente, fu inaugurato presso il Ginnasio — Liceo pareggiato l’anno scolastico ; con un
discorso del prof. G. dalla, il quale trattò del « posto
che la storia valdese occupa nella storia generale » ; e
con un’allocuzione del prof. Falchi, il quale esortò gli
studenti a « fortificarsi » secondo il precetto di' San
Paolo a Timoteo, non acquistando solamente cognizioni
utili, ma anche convinzioni religiose salde e individuali.
La preghiera fu proferita dal pastore commendatore
C. A. Tron.
Ferrerò.
L’insediamento del nuovo pastore, signor G. Bonnet,
ebbe luogo solennemente il 17 di questo stesso mese,
sotto la presidenza del pastore dimissionario, B. Léger,
moderatore.
Torino.
Il culto (in lingua italiana) che, durante l’estate si
tenne alle 4 pom. della domenica, si terrà da qui innanzi alle 3.
Il pastore cav. P. Longo ha diretto ai membri della
sua chiesa una circolare di commiato. Come già annunziammo, il signor Longo è trasferito alla Chiesa di
Nizza. -v.
Da la circolare stralciamo le parole seguenti ;
« Negli otto anni di ministerio che spesi fra voi,
vi ho annunziato il Consiglio di Dio nel Vangelo e vi ho
serviti e molto amati, malgrado molte deficienze e debolezze ; e benché lontano, rimarrò di cuore presso voi
e coU’anima mia seguirò ansioso e con preghiera i vostri progressi nella fede e nella cristiana attività ».
Campiglia, dei JBerici.
{A. Dalla Fontana). — Su due periodici clericali di
Vicenza, una corrispondenza da Campiglia dei Berici
annunciava la sciagura toccata al ministro signor G.
Girardi, che -il 5 corrente fu colpito da paralisi. Il suo
stato fino ad ora è quasi stazionario.
Il corrispondente clericale, accennato al caso, pretende
raccogliere una voce popolare, certo non mai udita
(giacché il Girardi gode la simpatia di tutti), affermando che questa paralisi é un « castigo di Dio, che
punisce sempre con rigore le offese lanciate alla Madre
sua », insinuando che il nostro caro ministro aveva deriso ed oltraggiato la processione della Vergine del Rosario. E con veleno sottile insinua che sarebbe cosa
stolta non credere al castigo di Dio, quando circostanze
innegabili lo rendono evidente.
Se Iddio castigasse sempre con rigore gli oltraggi e
le bestemmie rivolte alla madre di Gesù, io vi domando
chi dei cattolici romani ne resterebbe illeso ?
Però la vostra calunnia non tango il caro nostro Girardi, poiché egli, come ogni altro Cristiano Evangelico,
ha sempre avuto tutto il rispetto e tutta la venerazione
alla santa madre di Gesù, senza adorarla, poiché si deve
adorar Dio solamente.
Sanremo.
{Mati*eio). — Siamo stati attristati dalla morte di
una nostra sorella. Ermelinda Simonetti, di 74 anni, ec
appartenente alla Chiesa da 25 anni. Fu donna semplice e modesta, ma animata da una fede ad un tempo
infantile e gagliarda nel suo Salvatore. >
Il servizio funebre fu fatto nel nostro Tempio dal
pastore signor A. B. Tron (essendo il nostro pastore
fuori di Sanremo) al quale rendiamo vive grazie per la
sua gentilezza cristiana.
— Le nostre Scuole furono riaperte il 27 settembre.
E’ giunta fra noi, per sostituire la signorina Fenouil,
la maestra signorina Angela Tagliabne, provetta insegnante ed antica conoscenza delle Scuole sanremesi.
Pisa,
(Peregrinus). — Il pastore Vito Garretto é deciso
ad adoperarsi a tutt’uomo per la riforma del Culto in
vista di una maggiore spiritualità e vita. La Chiesa
di Pisa ha fatto acquisto dei « Cori Liturgici », come
pure delle dispense già uscite dell’ « Antifonario Evangelico ». Essa si prepara anche a rialzare Fazione liturgica, senza alterarne la semplicità, introducendo una
qualche partecipazione diretta dell’assemblea agli atti
del Culto.
Livorno.
Togliamo da una circolare del dott. Grilli :
« Le scuole Valdesi, per circa un mezzo secolo in
Piazza Manin, sono state trasferite nel Palazzo Scozzese, Via Verdi (Elisi) 3, in locali grandi, magnifica
mente^ arieggijsti ; hanno un bel giardino, rispondoùo
appieno alle moderne esigenze ingieniche ».
Firenze.
Ci é pervenuta la Relazione annua déll^i Chiesa di
Via de’ Serragli. Riproduciamo alcuni periodi solamente :
« Il Consiglio si è chiesto se del secondo Culto della
domenica sera non c’era verso di valersi più efficacemente allo scopo di « evangelizzare » veramente i nostri fratelli ed ha deciso di tentare l’inverno prossimo
un esperimento : invece del secondo culto domenicale,
com’é stato praticato sinora) saranno tenute la domenica dopo pranzo, a seconda delle epoche dell’anno, delle
« adunanze popolari » nelle sale sotto il loggiato, oppure — in Chiesa — delle « conferenze » specialmente
preparate e largamente annunziate.
Quest’anno sono state vendute al Dispensario 272
porzioni delle Sacre Scritture e sono stati regalati 3165
trattati.
Abbiamo a nostra disposizione due belle aule scolastiche e precisamente le due sale che trovansi sotto il
loggiato dalla parte del giardino del Salviati. Il progetto di lavoro che speriamo compiervi coll’aiuto di Dio
si può cosi riassumere :
I Sezione : « Lingue straniere » : Inglese, Francese,
Tedesca.
II Sezione: « Scuole elementari »: Scuola serale per
adulti, scuola del giovedì, educatorio popolare o dopo
scuola.
Ili Sezione : « Lavori femminili » : Elementi di taglio.
Cucito, Rammendo, Calza, Trine e Merletti, Ricamo inglese. ‘
IV Sezione : « Disegno e Canto ».
— {Omicron). — A Firenze ha avuto luogo la ¡ riunione della Commissione Sinodale per la compilazione
del Magnale per l’istruzione biblica della gioventù. Sotto
la sapiente direzione del prof. dott. E. Bosio, decano
dglla postra Facoltà Teologica, si sono gettate le basi
dell’invocato e indispensabile libro.
— Di passaggio a Firenze ho avuto occasione di assistere all’adunanza preparatoria per la costituzione di
un Coro che eseguisca un po’ di musica elevata nei
Culti domenicali e diriga la Congregazione nel canto
degl’inni a strofe. C’é speranza fondatissima che lo zelo
spiegato dal pastore G. E. Meille per raggiungere questo
fine,sarà coronato da pieno successo. E facciamo voti
che l’esempio abbia imitatori nelle nostre Chiese.
Falerna.
{E. F. C.). — Da un borgo perveniva al nuovo pastore di questa Chiesa Evangelica la seguente petizione
seguita da ben 40 firme •
« Ormai, dopo la sventura del 1905 ci siamo dovuti
convincere che la religione apostolica romana è composta di scrocconi e che non è buona a spendere di
proprio un centesimo per l’impianto di una nuova chiesa
per il miglioramento del culto.
E’ perciò che noi sottoscritti, volonterosi dì adorare (?) la sola, la vera religione del Cristo di Nazaret,
ci ¡rivolgiamo a lei, pregandola di recarsi qui in...; onde
provvedere all’edificazione d’una Chiesa Evangelica
Speriamo che questo movimento sia serio e possa
veramente riuscire alla gloria di Dio. Il tempo sarà
il giudice migliore. Intanto il pastore si recherà sul
postp_e vedrà se veramente vi sia qualcosa da sperare.
Voglia Iddio benedire quelle popolazioni cosi provato
dal terremoto e suscitarvi veri bisogni religiosi.
Vittoria.
(ff. 8.). — Anche da questo Tempio Valdese s’è levato alto il grido di protesta contro l’uccisione di
Spagna.
Il mostro benemerito evangelista, signor Corsani, davanti ad un uditorio vario e numeroso, ha protestato
contro la ferrea ed odiosa intolleranza gesuitica, dimostrando in una brillantissima conferenza come dalla
morte di Francisco Ferrer si sprigiona solenne il monito che inviterà il mondo civile a sottrarsi finalmente
all’autorità e all’influenza gesuitica.
‘Un libro dell’ex padre Bartoli
Il Cristianesimo e le chiese cristiane. Questo
-è il titolo del nuovo libro, pubblicato in italiano e
in inglese, da quel fecondissimo scrittore che è il
prof. Giorgio Bartoli.
Il libro costa L. 2. Per acquistarlo, rivolgersi al
sig. 0. dalla. Via Serragli 51, Firenze.
6
6
LA LUCE
Guardapdo attorno
(Noterelle e Spigolature)
Con piacere vediamo che non siamo soli a lagnarci
della... calligrafia di talun collaboratori. La Semaine
Religieuse di Ginevra, sotto il tìtolo « Formez bien
vos lettres, s. v. p. » raccomanda ai suoi di non far
delle n che sembrin u.
'Tutto il mondo è paese !
* ♦
• *
Lo Zar è venuto ed è ripartito, e l’on. Morgarlnon
ha potuto servirsi dei fischetti.
Povera Russia tuttavia ! Da Pietro il Grande in qua
è stata in contatto con la civiltà europea. S’ha un bel
dire, ma a quest’ora la Russia potrebbe essere immensamente più avanzata.
«
• • ?
Delle monache — secondo il Corriere della Sera —
avrebbero svaligiato il convento a Trieste. Noi non
ci fermiamo su questi casi, poiché il nostro periodico
non vuol essere pettegolo.
*
* •
A Catania (come si rileva dal Corriere di Catania)
si adunò — negli scorsi giorni — un’assemblea di evangelici e di non evangelici per protestare contro le
persecuzioni subite dagli evangelici in provincia di
Siracusa. « Parlò per circa un’ora, applaudito, il ministro evangelico sig. Giuseppe Fasulo >.
Molti altri oratori egregi.
Si deliberò, tra l’altro, d’inviare un telegramma all’on. Gìolittì e un invito all’on. De Felice.
Intanto un tale, che firma G, C. V., ha pubblicato
a Noto una specie di circolare — proclama ai « cittadini > in cui ne dice di cotte e di crude contro gli
evangelici, pigliandosela con mezza dozzina di giornali, tra cui figura anche la Luce !
Ci rivedremo a Filippi ! ,
«
• •
Applausi, fischi, sassate, arresti a Pistoia per una
conferenza dell’on. Podrecca e per una conferenza
— risposta, tenuta nel duomo, da Padre Gemelli, sui
miracoli di Lourdes. Un chiasso e un parapiglia eroicomico dentro e fuori la chiesa, tra clericali e anticlericali.
«t
ile
Tumulti e disordini del pari a Pisa, occasionati dal
« Congresso ceciliano toscano-nazionale di musica
sacra >.
I preti congressisti e il Cardinal Maffi sono salutati
da fischi. Rotture di vetri all’arcivescovado, sassaiola,
bastonature ecc. ecc.
Noi altamente disapproviamo tutto questo. Libertà
per tutti, anche per i preti !
• •
II dottor Enrico Pons ci manda da le nostre colonie
valdesi d’America il Regolamento — programma delPannunziata Esposizione Svizzera-Valdese.
È attraente.
*
• •
A Napoli, evangelici di varie chiese, sotto gli auspici della « Solidarietà cristiana » intendono fondare
una cooperativa.
Cordiali auguri.
*
• •
A Civitavecchia, congresso di liberi pensatori, nel
quale si è propugnata 1’ abolizione del !• art. dello
Statuto e delle Guarentìgie.
terebbe che la popolazione del globo somma a 1 miliardo,
544 milioni, 510 mila individui, cosi ripartiti: 534,510,000
cristiani (cattolici e protestanti) ; 175,290,000 maomettani ; 10,860,000 israeliti ; 300,000,000 confuciani ;
214,000,000 bramanisti ; 121,000,000 buddisti, ecc.
Più dei due terzi dell’umanità se ne vive ancora,fuori
e lontano dal cristianesimo. (Témoignage)
Norvegia
(Y.) Hans Egede è il nome della nave colla quale
l’esploratore Cook tornò dalla Groenlàndia, e questo fu
il nome del primo missionario che visitò qnella terra
glaciale. Era nato in Norvegia, il 31 gennaio 1686, ed
ebbe sin da giovane il desiderio di portare l’Evangelo
agli Esquimesi. Dopo una lunga lotta interna, alla line
si decise e prese imbarco a Bergen, il 10 maggio 1721.
La sua coraggiosa moglie, Gertrude Eask, lo volle accompagnare. Gli Esquimesi sono apatici e sospettosi, ma
la pazienza e la perseveranza di Egede fu ricompensata. Un primo battesimo fu celebrato nel 1724, e da
qneU’auno tutti mostrarono desiderio di sentir parlar
dei vero Dio e delia vita eterna.
Spagna
A Torremejia e a Hellin, i preti cattolici romani —
narra la Vie Nonvelle — hanno, come in tanti altri
luoghi di Spagna, cercato d’impedire la vendita delle
S. Scritture.
Congo
I due missionari americani Morrison e Sheppard, accusati di diffamazione e difesi — come i lettori rammentano — innanzi al tribunale di Léopolville dal deputato belga Vandervelde, generoso campione del partito socialista, sono stati assolti !
Vandervelde, subito dopo il processo, lasciò il Congo,
diretto ad Anversa.
Cina
(Y;. I missionari evangelici americani, nella provincia
di Sciuang Seiung, sin dal 1875, tradussero nella lingua di Svatof il libro di Bui avanti di ogni altro
libro della Bibbia, per la considerazione che in quelle
poche pagine havvi una mirabile manifestazione dello
spirito del Vangelo, una specie di Vangelo avanti la
lettera ; — e perchè quel racconto patriarcale, ingenuo,
piacevole, è facile a comprendersi e atto a conquistare
i cuori. I missionari non si sono ingannati : il lib g
di Eut piace ai popoli rimasti nell’infanzia, e fino ad
ora è quello che più si diffonde in Oriente.
— (Y.) A proposito di versioni bibliche, è stato pubblicato a Parigi, a cura della società B. B. e F. un opuscolo di 80 pagine, che contiene nel minor spazio possibile la maggior somma di scienza linguistica, di lavoro scolastico e di arte tipografica. Detto opuscolo
contiene il noto passo « Giov. Ili, 16 »tradotto in400
lingue, e stampato in 100 diversi alfabeti. In una prima
edizione si tenne l’ordine geografico, cominciando dalle
cinque lingue della Gran Brettagna per finire colle
lingue della Polinesia. Nella seconda edizione si principia dal cinese e lingue affini, rnggruppandole per famiglie secondo il loro grado di parentela. Nella terza
e quarta edizione si procede per ordine alfabetico, dalla
lingua abissina fino a quella dei zulù.
OLTRE LE ALVI E I flARI «
Francia
I giornali evangelici esteri, specialmente di Francia,
hanno pubblicato ampie necrologie del barone Fernando
de Schickler, cristiano pio e influentissimo, filantropo
generosissimo, patrono intelligente della società di storia dell’ Evangelismo francese, e storico egli stesso.
Scrisse deU’esilio ugonotto in Inghilterra, e istituì in
Parigi (Eue des Saints-Pères) una ricca biblioteca di
•storia ecclesiastica.
Svizzera
Lucerna — Trecento cattolici, per non pagare la
tassa ecclesiastica di 50 centesimi per mille, imposta
ai membri della parrocchia, hanno abbandonato il cattolicismo romano, ìiscrivendosi al vecchio cattolicismo.
Motivo troppo futile!
Ginevra — Il 27 corrente, il pastore C. Duboia
tenne all’Oratorio una conferenza intorno al « Soprannaturale nel libro degli Atti apostolici ».
Oermania
(Y). Il dottore H. Zeller, direttore dell’Ufficio di statìstica a Stuttgart (Wlirtembt rg) ha testé pubblicato
nn censimento religioso del mondo — dal quale risnl
V^njeli pei ciechi
Il signor E. 0. Walker, agente della S. B. B. e F.,
a_ Eoma, ci avverte che a Londra si stampano Vangeli
di S. Marco per i ciechi. La pura spesa tipografica è
di L. 3,15 per copia, ma si cederanno a sole L. 1,26 ;
e -- in casi eccezionali — sene regaleranno unao due
copie a pastori ohe promettano di farne buon uso.
IN SALA DI LETTURA
lo Lumioe Vitae
La signora Annie Zoccc rovistando tra le carte dell’amatissima figlia Irene, rapitale dalla morte, trovò
nn manoscritto della medesima intitolato : « In Lumino
Vitae — Alle mie Allieve » Ora questo libricciuolo di
morale è stato stampato e ne~siamo assai grati alla
desolata madre.
Generalmente parlando, i libri che vogliono fare della
morale sono intemperanti nel modo e nella misura e
riescono troppo spesso ad annoiare anziché edificare
ì lettori. Questo deH’Irene Zocco è semplicemente il
testamento di un’anima piena d: fede e dì bontà che
ingigantiva nella virtù e ardeva di desiderio del bene,
mentre inesorabilmente il corpo discendeva verso la
tomba. L’autrice deve aver scritto le sue pagine senza
avere la coscienza di insegnare ; l’amore e la cura che
essa ha per le sue allieve anche nel letto di morte
non sono virtù pensate, ma sono la spontanea manifestazione di un’anima esuberante di luce e di bontà vera.
Leggendo i quattordici capitoletti di cui si compone il
volume, si vede che TAutrìce era uno spirito vivente,
arso dal bisogno di veder compiuto l’alto ideale cristiano di verità e d’amore fra gli uomini.
Le sue massime morali, senza essere strabilianti
novità, non sono però idee e frasi prese a prestito e
cucite meticolosalnente insieme tanto per fare un libro,
come si vede fare sovente dalla donna scrittrice ; sono
verità sentite ed esposte in bello stile e colla delicatezza che l’amore di uno spirito umile sa usare.
Leggendo queste pagine, si dimentica di avere fra le
mani un libro : non sì ode la voce solenne di un predicatore, ma si sentono nella propria coscienza le vibrazioni di un’anima superiore e squisitamente femminile
Sia benedetta la memoria di questa santa creatura
che visse per il bene e che pur morendo trovò in sé
la virtù di sopravvivere come luce benefica.
Le allieve orbate di un simil tesoro di maestra non
mancheranno certo di leggere e meditare il testamento
di essa : ma anche molte altre anime giovani potranno
trovare germi di vita spirituale nelle pagine dell’Irene
Zocco. A. M.
(1) Palermo — G. Pedone Laurìel 1909. — Deposito
presso la Casa E. Metodista, V.a Firenze 38, Roma
Lire 0,50.
Duova pubblicaziooe musicale
Rendiamo noto, con vivo piacere, ai lettori che la
Tipografia Claudiana ha ultimata la stampa del terzo
fascicolo iéiVAntifonario Evangelico.
Questo fascicolo è intitolato: Cori per il nuovo anno
ecclesiastico, e comprende 10 piccoli pezzi di musica
sacra su testi biblici. Il prezzo del fascicolo è di 50
centesimi la copia.
Richiamiamo sul fatto T attenzione dei pastori ed
altri operai, come pure dei singoli nostri fratelli che
s’interessano del canto sacro ; o che desiderano, ad ogni
modo, possedere questa pubblicazione ed aiutare la buona
causa acquistando questo fascicoletto.
A tale proposito ci piace di rilevare che F edizione
dei primi due fascicoli di questo « Antifonario » è completamente esaurita. Sappiamo di un pastore che si
recò giorni fa ad acquistarne una trentina di copie per
la propria chiesa, e non ne trovò più che tre. Egli dovrà aspettare la seconda edizione che la Ciaudiaiia ha
in animo di stampare quanto prima.
Ciò fa vedere la necessità che tutti si affrettino a
comperare il terzo fascicolo uscito di questi giorni, per
non rischiare di giungere troppo tardi.
Siamo lieti di rilevare il buon successo che questa
pubblicazione sta avendo nelle nostre chies3. Degna risposta al pessimismo esagerato di coloro che hanno
sempre in bocca la parola ; difficile, ovvero : impossibile.
Buona volontà ci vuole, e tutto diventa relativamente
facile e possibile.
Laboremos ! j.
accuse >’>
Nel N. 266 della « Tribuna », è comparso un telegramma del Sindaco di Casalanguida in offesa all’opera
nostra, e qui lo trascrivo :
« Socialistoidi protestanti contro cattolici riuniti soltanto per odio contro questa amministrazione deliberarono di profittare della gloriosa data per sfogare livore
partigiano. Io proibii la dimostrazione irregolarmente
domandata^ e ciò malgrado, essa ebbe luogo di notte
con grida di abbasso, e schiamazzi. Tanto per la verità. -— Firmato : Sindaco di Casalangnida ».
Per la pura verità, affermo quanto segue :
1* Il XX Settembre le porte del nostro Tempietto
erario chiuse, e in omaggio ulli gloriosa festa patriottica non facemmo altro che esporre la bandiera tricolore.
Io mi ero recato a Casalanguida il giorno precedente
per il nostro solito culto settimanale.
2- La nostra opera evangelica di colà, a cagione della
continua emigrazione che ci toglie le migliori giovani
forze, non comprende purtroppo che pochi membri, i
quali tuttavia per la loro buona condotta cristiana, si
fanno amare e rispettare da tutti, talché uno di essè stato eletto vicepresidente nella Società di Mutuo
Soccorso composta per la quasi totalità di cattolici roi
mani.
Bastino queste due considerazioni a sventare le accuse dell’egregio Sindaco.
__________ Giorgio Volpitto.
(1) Per circostanze del tutto indipendenti dalla nostra volontà, quest’articolo esce con gran ritardo. Ne
siamo dolentissimi. La Direzione.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografìa deU’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
7
LA LUCE
ONTO DI ROMA
Siudio di sioria e di psicoio*
àia dei Prof. G. BartolL
La Bice tacque un istante e poi soggiunse: Quando
uscii dalla casa di Monna Teresa ridevo : ora tio voglia di piangere. Mentre raccontavo a quell’infame la
storia di Fides et amor, riprendevo internamente la
mia anima e mettevo sotto custodia il mio cuore.
— Perchè ? Non t’intendo.
La Bice si gettò al collo di Miss Florence e la baciò
sulle guance : poi mormorò a bassa voce : Ho riflettuto che il nostro amóre non è lieto e-santo, ove
non sia conforme alla legge della natura e alla legge
di Dio.
XXII.
La via lamioosa.
Il cicaleccio che si era levato intorno a D. Ottavio,
a proposito della sua scomunica, a poco a poco moriva. Gl’increduli non avevano interesse in quelle, ohe
essi chiamavano, beghe inutili di preti ; gli opportunisti stavano eoi modernisti in privato e li biasimavano in pubblico; i cattolici devoti, poi, si erano scandalizzati del peccato di D. Ottavio, lo avevano un po’
esecrato e maledetto: avevano anche pregato per lui,
perchè, pecorella smarrita, tornasse all’ovile, e poi, lo
avevano dimenticato.
Chi non dimenticava D. Ottavio erano lo zio cardinale,
il Cardinal Turini, la Bice e sua madre, i signori Lincoln, Miss Florence, alcuni pochi altri amici e il Papa.
Pio X ha fama di mitezza, e questa, forse, risponderà
al vero. Tuttavia, è anche certo, come affermano giustamente gli studiosi di psicologia, che le persone miti
vanno soggette a strani accessi di violentissima collera, alla quale non cadono preda così facilmente gli
energici e gli iracondi. Il Papa aveva scomunicato
D. Ottavio proprio con gusto. Era così arrbbiato quella
sera quando scoperse l’autore dell’anti-enciclica ! Oh !
se avesse potuto fare aprire le carceri del Santo Uffizio! Si poteva vedere un’audacia maggiore? Un
prete, un sacerdote romano, il nipote di un cardinale,
pretendere di confutare il Papa ? Ma in che tempi
siamo ? Pio X, dunque, si era inquietato terribilmente :
e, dal suo punto di vista, aveva, non una, ma anche
mille ragioni.
Tuttavia, stando D. Ottavio in esilio, il Papa aveva
più volte pensato a lui. Ormai egli era venuto in
chiaro, non esser lui l'autore dell’anti-enciclica, sebbene fosse legato cogli autori di essa in amicizia e li
conoscesse, forse, personalmente. Poi, non mancava
di grandezza quell'uomo, che per un’idea, per un princinpio, rovinava una splendida carriera, rinunciava
agli amici, agli onori, ai comodi materiali della vita,
€ si esponeva al biasimo, all’esecrazione di molti, all’esilio, ad una morte, forse, precoce e dolorosa. Era
un martire colui... ma qui il Papa, subito si correggeva : — sono possibili i martiri fra gli eretici ?
Ad ogni modo. Pio X ebbe pietà di quel traviato,
come diceva Lui, e si sentì anzi attirare in strano modo
verso il ribelle : cercò quindi di salvarlo.
Chiamato dunque a sè il cardinale Sinibaldi, gli
espose le sue idee sopra D. Ottavio. Esser Lui pronto
a perdonare a suo nipote, a riceverlo di bel nuovo
in grazia, dargli anzi un ufficio lucroso ed onorifico;
ma porre alcune- condizioni. Prima di tutto, facesse
la professione di fede dinanzi al Maestro del Sacro Palazzo ; si obbligasse per iscritto a sottoporre ogni suo
scritto teologico ad una previa revisione, anche se si
trattasse di lettere a persone private ; e finalmente disdicesse in pubblico ogni connessione coi modernisti
e colla loro eresia. Poste queste condizion, il Papa era
pronto a dare a D. Ottavio un buon ufficio in una delle
tante Congregazioni romane, dove anche, non avendo
da predicare nè confessare, ma da occuparsi in cose
esclusivamente burocratiche, avrebbe a poco a poco
dimenticata la teologia, il modernismo e i modernisti.
Alla fin fine, conchiuse Pio X : « Che cosa cerchiamo
noi in questo mondo, signor cardinale, se non di andare in paradiso ? E a che cosa servono tutte queste
discussioni teologiche per andare lassù ? ».
Il cardinale Sinibaldi sorrise, e non rispose. Se Giuseppe Sarto non fosse stato Papa, gli avrebbe detto :
« Ma, scusi, caro signore, se queste questioni teologiche a poco,o a nulla servono per la vita eterna, perchè
Ella si è scagliato con tanto furore contro chi ne tratta
in maniera diversa dal suo beneplacito ? ». Ma Giuseppe Sarto è Papa, ora, e però il cardinale Sinibaldi
si tenne in cuore queste sue idee, e sorrise un mesto
sorriso di compassione. Promise tuttavia al Papa che
avrebbe esposto la cosa al nipote e lo avrebbe esortato ad accedere ai paterni consigli di Sua Santità. Il
cardinale, tuttavia, era più che sicuro che suo nipote
avrebbe rifiutata la offerta pontificia.
Così infatti avvenne.
— Zio — disse D. Ottavio quando il cardinale gli
comunicò'la proposta del Papa — io sono pronto anche
adesso a recitare e a confessare, sia purea costo della
mia vita, se occorre, il credo apostolico, ma non il
credo, detto di S. Pio V, che si domanda da me. Il
primo rappresenta il Cristianesimo genuino : il secondo è uno sviluppo teologico che nessuna autorità
umana può imporre alle coscienze in nome di Dio.
Quanto a sottoporre la mia corrispondenza privata
teologica ad una previa censura, neanche parlarne.
Non permetterò mai che si violino di tal maniera i
miei diritti naturali ! Sul terzo punto, potrei' accettare, con qualche riserva : perchè, quantunque io non
sia modernista, pure ho troppa simpatia per molti di
quei generosi che militano sotto quelle bandiere per
dir loro villania in pubblico. Rispetto all’impiego di
animale scrivente che il Papa mi offre, se lo tenga
lui! Io lo rifiuto 1 Non mi son fatto prete per dedicarmi al nobile ufficio di scrivano. Ho una missione
da compiere e la compierò. Anche a »me Gesù ha
detto : « Voi siete la luce del mondo »: dovrò tenere
la mia fiaccola sotto il moggio o spegnerla dentro una
scrivania per non turbare i ¡sonni a Pio X ? Anche
a me è stato detto: « Voi siete il "sale della terra ».
Dovrò lasciare il mio sale inoperoso in cantina, solo
perchè il Papa non vuole che ne faccia uso ? Sento
che anche a me è stato detto come a Paolo : « Guai
a me se non predicherò il Vangelo ! ». Dio lo vuole!
Dio lo vuole ! Ringrazi!, zio, il Papa, ma le mie vie
non sono le sue vie. il mio destino non è il suo destino. Ciascuno per la sua strada !
11 cardinale fu addolorato della risposta del nipote,
ma dovette dire in suo cuore: un uomo onesto e sincero non poteva darne altra. Sia fatta la volontà di
Dio! Anche Pio X sentì assai il rifiuto del giovane,
ma non ne rimase offeso : anzi la stima per D. Ottavio cominciò a cambiarsi in amore !
D. Ottavio, nelle sue lunghe passeggiate sul lido del
mare, ebbe agio di proporre a se medesimo il quesito
che cosa dovesse fare della sua vita. Pensò un istante,
a fine, di evitare ogni scandalo, di andare ad una lontana missione a predicare il Cristianesimo ai pagani.
Ma anche qui si affacciava la tremenda questione :
« quale Cristianesimo ? Il suo o quello della Chiesa
romana? Il Cristianesimo del Vangelo nudo e schietto,
o quello dei teologi medioevali ? Le sue idee eterodosse
entravano da per tutto : gli sbarravano ogni via : gli
eshiudevano ogni uscita, lo incatenavano, lo imprigionavano. Vivere vita privata, non scrivere nulla, non
parlare di nulla, limitarsi a dire la Messa e nulla più ?
Ma era volontà di Dio che i suoi talenti, la sua energia,
il suo desiderio di giovare al prossimo facessero così
miserabile naufragio ?
D. Ottavio diede un’occhiata intorno a sè. Vide due
forze tremende contendersi il possesso del mondo. Il
socialismo, nemico di ogni religione rivelata, del cristianesimo soprattutto, guadagnava ogni dì più terreno nel mondo moderno e conduceva gli uomini all’ateismo. Esso signoreggiava soprattutto i poveri, le
classi operaie, gl’intelletti meno colti. Il popolo minuto perdeva in gran parte la fede, e il clero non riusciva più a mantenere l’influsso antico sopra di lui.
Un’altra forza disputava al primo il dominio e il governo della terra : la forza della scienza. Gli scienziati
erano in gran parte fuori del cristianesimo e a lui
ostili, ovvero davano di spalla al socialismo nella sua
guerra contro la Chiesa. Quali forze poteva questa opporre a nemici così potenti ? Egli si guardava intorno,
Le verità fondamentali del cristianesimo, quelle che
sono in realtà « la luce del mondo e il]sale della terra »,
erano di gran lunga più in fiore presso i cristianijscissi
da Roma, che non fra questi ultimi. I paesi protestanti
ed ortodossi erano pubblicamente ed ufficialmente crisTiànìr laddove i latini ufficialmente erano senza religione alcuna.
Perchè questo strano fenomeno ? Perchè questa anomalia? La ragione era una sola. Nelle nazioni protestanti il cattolicismo, il sacerdozio voleva*esser supremo nell’impero. Di qui la guerra fra lui e i poteri
pubblici, la sua disfatta e la sua relegazione quasi ai
bassi fondi della società. Quindi anche la battaglia
ostinata fra gl’intelletti colti e la religione di quel
sacerdozio, che essi, a torto, supponevano predicare la
genuina religione di Gesù. Per conseguenza, la perdita dall’influsso salutare del cristianesimo sulle anime
del popolo, scatenamento di tutte le passioni, non più
tenute in freno dal Vangelo, il furore delle sètte anarchiche, i regicidii frequenti, il socialismo ognora più
trionfante, la dissoluzione, lenta sì, ma inevitabile della
società latina. Nei paesi protestanti, invece, il sacerdozio, e l’impero si davano una mano amica, per te
nere in freno gl’istinti bestiali delle moltitudini. Perchè
mai ciò? Perchè non vi era fra loro lotta, guerra, antagonismo ; perchè il sacerdozio stava al posto che Iddio
gli ha assegnato, non si arrogava di sedersi sul trono
più alto, intendeva che la religione è un elemento di
moralità, anzi, se vuoisi, è uno dei massimi, ma non
è l’unico. Nei paesi latini il sacerdozio ignorava o non
voleva capire tuttto questo : perciò si diceva combattuto, si teneva per oppresso, si considerava perseguitato, perchè, le autorità pubbliche non davano nelle
sue mani la somma delle cose.
La lotta, dunque, non è in realtà fra il mondo moderno e Gesù Cristo : si combatte fra la società attuale
e il sacerdozio di Cristo : è guerra fra uomo ed uomo,
non fra l’uomo e Dio.
Questo è il male, pensava Ira sè D. Ottavio : quale
il rimediò? Uno solo: ritornare il cristianesimo alla
forma antica, quando l’uomo non lo aveva ancora avvolto nelle fascie infinite dell’infazia umana. Gesù
venne a fondare in terra una .religione, non venne a
stabilire primariamente una Gerarchia. Questa è utile,
ma non è necessaria. Il Vangelo non muore più. Gesù
vive in eterno ed Egli parla in fondo ad ogni cuore
umano, senza bisogno di sacerdoti, senza tramite d’intermediarii. Nei primi tempi del cristianesimo ogni cristiano era un apostolo, ogni fedele era un predicatore.
I doni di Dio cadevano dal cielo su tutti sulle, donne
non meno ohe sugli uomini, e li trasformava in tanti
annunziatori della buona novella. E così, questa si
propagò rapidamente per ogni angolo della terra. Il
cristianesimo muore ora nelle terre latine, perchè
è diventato una burocrazia. Per predicare ci vuole
una pagella del vescovo, colla relativa tassa, per ottenere il perdono dei peccati, bisogna avere un attestato sacerdotale ; per unirsi a Dio, occorre rivolgersi ad’unintermediario umano; per conseguire un
posticino in paradiso, convien ricorrere ad una certa
Ditta romana, la quale, a sentir lei, ne ha l’esclusivo
monopolio. Non è questo un mutare la religione di
Cristo, religione di verità e di libertà, in una religione di formule, di pratiche e di usi tutti umani,
che i preti fan passare per divini ?
D. Ottavio prese la sua risoluzione. Messo da parte
ogni r^uardo umano, non curando più i precetti o
i divieti della Gerarchia, predicherebbe agli uomini
il Vangelo di Gesù Cristo. Non il Vangelo di questa
0 di quella chiesa, ma il Vangelo comune a tutte, il
Vangelo genuino, qual viene attestato concordemente
dai quattro Evangelisti , dalle lettere apostoliche
e dalla tradizione veramente universale della Chiesa.
Chi potrebbe rifiutare un Vangelo siffatto? E non
contiene esso l'essenza della dottrina di Gesù ? E non
è esso la porta per andare' alla vita etèrna, la redenzione delle anime, la luce, il sale, la salvezza del
mondo ?
Con ciò D. Ottavio non voleva già escludere i dogmi
cristiani. Cotal pensiero era ben lontano da lui ! I misteri del cristianesimo, riguardanti la divina Persona
di Gesù e le sue relazioni col Padre e collo Spirito
Santo, formano in realtà l’essenza del Vangelo e sono
il fondamento della religione da Lui fondata. D. Ottavio accettava i misteri cristiani ; egli era risoluto
a predicarli fortemente ed integralmente ; ma dava
uguale importanza ai precetti morali di Gesù. Ricordava le parole dell’Apostolo : « La fede senza le opere
è morta ». Che importa che altri ben creda, se poi
mal vive ? Un cadavere non serve più a nulla : del
pari, un cristiano credente che viola i precetti di Gesù,
non è atto al regno di Dio.
Avrebbe dunque consacrata la sua vita a predicare
1 precetti di Gesù. E quali sono essi mai ? La risposta
è facile : i precetti di Gesù sono i comandamenti di
Dio, più alcune poche coso che li Messaggero di Jahvé
lasciò a distintivo dei suoi seguaci, e a perfezionamento
della legge antica. Nessuno, che non fosse folle, avrebbe
rigettato i comandamenti di Dio ! Essi sono nella natura umana, rispondono a un bisogno profondo del
cuore umano, sono necessari alla conservazione dell’individuo e della società umana. Qual genitore non
ode volentieri predicata ai suoi figliuoli l’ubbidienza,
il rispetto, l’amore verso di sè ?
Chi non approva con tutto il cuore la dottrina che
condanna alla geenna 1 ladri, gli assassini, i tiranni,
gli avari, gli oppressori dei poveri, i violatori dei
diritti altrui, i bestemmiatori, i conculcatori d’ogni
giustizia ?
(31) {Continua).
8
8
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del MIKISTERO
di Agricoltura, ' %
Industria
■4^ e Commercio
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e Medaglie d’oro
nitre specialità dello Stabilimento
Y i“ vi ijur V.
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Colazioni Istantanee High lite
Qlanduja Talmooe
Ciòccóiàtine Talmone
Pejjert de Reine
Bouchée de Pame.
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ANTICANIZIE-MIGONÌ
BIDONA IN BREVE TEMPO E áEIÍZA DISTURBI
Al CAPELLI BIANCHI ed aliai N|^NBA
IL COLÓRE PRIMITIVO
È un preparato speciale indicato per ridonare alla barba ed al capsilC bianchi
ed indeboliti, colore, bellezza e ritalita della prjma giovinezza senza macchiare nè
la biancheria ne la pelle Questa impareggiabile ctmposizione pei capelli non è una
tintura, ma un’acqua di soave profumo che non macchia nè la biancheria nè la
pelle e che si adopera colla massima facilità e. speditezza Essa agisco sul bulbo dei
capelli e della 1 arba fornendone il nutrimento necessario e cioè ridonando loro il coloro primitivo,
favorendone lo sviluppo e rendendoli flessibili, morbidi ed arrostandone la caduta. Inoltre pulisce prontamente la cotenna e fa sparir« la forfora — Una
sola bottiglia basta per conseguirne un effetto sorprenuenlè.
A'rTB5®TATO
Signori ANGELO MiGONE & C. - Milano
Flaali&ente ho potuto' trovare una preparazione che mi
ridonasse ai capelli e alla barba il colore primitivo, la freschezza e bellezza^’ delia giovontè senza avere il minimo
disturbo aell’appliciáione. f
Una sola bottiglia della vostra Antlcanìzie mi bastò ed
ora non ho un solo pelo biàuco. Sono pìenamento convinto che
questa vostra iqieciaptá nop è una . tintura, ma un'acqua che
Con macchia uè Ìa biancherìa nè la pelle, ed agisce sulla cute
Paul bulbi-del pali, facendo, scomparire totalmente le pellicole e rinforzando le radici del capelli, tanto che ora essi non
cadono plà, mentre cotti il perietdo di diventare caWo^
fgiaaMi Enmco.
Costa L. 4 la bottiglia, cent. So in più per la spedizione,
a bottiglie L. 8—3 bottiglie L. Il franche di portada .
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Deposito geoerale da MIGOIB • G. — Via Toriad, 12
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fabbri francesi vendibili alla
Tipografia Claodiana
Via de’ Serragli 51, Firenze.
Calendrier pour 1910 avec méditation
pour ch. jour et 52 Poésies
pr. Dimanches, par R. Sail
lens.......................L 1,50
Lelièvre if. Un missionnaire en Californie » 3,50
Frommel E. Causeries du Foyer rei. . > 3,50
Spurgeon C. H. Les Trésors de la foi, rei » 3,50
Vincent G. François de la Noue dit bras
de fer, rei.................> 3,50
Vincens G. William Penn................> 2,50
Brock Garey Charité Helstone............» 2,50
De Witt La peste de Londres ...» 2,50
Blanc Henry Ma captivité en Abyssinie . » 2,50
Nicole A. La vraie vie..................» 2,50
Edersheim La Société Juive a L’époque
du Christ..................» 2,50
Soulié H. Vers la paix, pour chaque
jour........................» 2,—
Rathgeber J. Spener et le reveil religieux > 2,—
iîawKwsow G. Illustrations Hist, de l’Ancien Testament..........................» 2,—
» L’ empire des sources du
soleil . ................ > 2,—
Rogers M. E, La vie domestique en Palestine ..................................» 2, —
Pain quotidien, belle reliure..........» 2,—
Sautter B. Poésies.....................» 1,60
Lopresti Jalla.VÎ&ora du ciel...........» 1,50
Gaberel De Rossillon Hommes d'hier, e
^squisses chr...............» 1,50
Le Feuvre A. \j%a &mis de Lili .... » 1,—
Pietet B. Prières pour tous les jours,rel. » 1,—
Hoff G. A. Vie de Jean Calvin ...» 1,—
Kennedy Maclean. Au service de deux maîtres ...................................» 1,—
James Mrs Aux âmes qui recherchent
l’Eternel................ » 1,—
J. Aug. Bost L’esperance................» »,—
» Prièie du coeur............» 1,—
» Le repos...................» 1,—
Boys E. Paix a vos âmes .... » 1,—
Godet G. Les persecutions en Russie » 0,50
L’ami des enfants.......................» 0,50
L’ami des petits .......................» 0,50
Green S. G. La Bible, son origine et ses
bienfaits...................» 0,50
Robert M. Charles. Ecole ou prison . . » 0,50
TTms N. Naufrage de la ville du Hâvre» 0,50
Robert Raikes et ses écoliers .,...» 0,50
De’^fVitt Guizot. A l’école dê la vie . » 0,50
Berguer H. Consolation..................» (i,50
Choix de 20 brnchures différentes à 0,25.
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