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Anno 113 — N. 31
30 luglio 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TOBRE PEIL ICE
delie valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
VERSO IL SINODO E L’ASSEMBLEA Sigtuna
La gente e il mondo cambiano Riservato
quando incontrano Gesù Cristo
teologi ?
Il miracolo compiuto da Gesù
a Cana, in occasione delle nozze
di un conoscente, è il miracolo di
una trasformazione. Nel racconto
evangelico si parla di acqua e di
vino ed è forse per la concretezza
di queste cose che il miracolo è
ben noto, anche a quelli che non
si interessano di problemi biblici.
In realtà l’acqua ed il vino sono soltanto esempi, simboli di
qualcos’altro; il cambiamento riguarda realtà più importanti.'L’acqua portata a Gesù serviva alle
purificazioni, prescritte dalla religione giudaica; prima di entrare
in casa e di prendere cibo era
d’obbligo purificarsi (e Gesù aveva avuto una volta una grossa
questione su questo tema con i
Farisei). Nell’episodio di Cana non
è perciò un liquido qualsiasi ma
rappresenta la purezza della religione. È il rito antico, la tradizione religiosa, la legge, che va osservata senza cambiamenti. L’acqua
della purificazione ricorda che si
è « puri », a posto, perfetti solo
nell’obbedienza alla norma; è il rito che ti fa puro, cioè la legge della tradizione religiosa.
Diverso è il vino. Nel linguaggio giudaico è la bevanda del Regno, sta a rappresentare la felicità
dei credenti in presenza di Dio,
è l’immagine della potenza di
rinnovamento dello Spirito del Signore. Gesù ha usato spesso questa immagine nella sua predicazione: si ricordi la parabola del
vino e delle otri, il saluto dell’ultima cena in cui parla di bere il
vino nel Regno del Padre. Nell’episodio di Cana il vino sta ad
indicare che la realtà del Regno
di Dio è esplosa in Israele; esprime la novità che è entrata nella
fede antica, lo Spirito nuovo che
deve pervadere il mondo. L’uomo
deve essere disponibile a questo
nuovo elemento, deve bere la novità del messaggio di salvezza, lasciarsene pervadere. È il Regno
che ti rinnova cioè Dio, è lui che
ti fa vivere.
L’acqua è il rito, il vino è il Regno; l’acqua è il simbolo di una
realtà irnmobile, fissa, statica, il vino di una realtà nuova, in movimento, che si rinnova. Questo è il
cambiamento di Cana.
Per Giovanni l’essenziale del
racconto non è però qui, non è nel
miracolo della trasformazione ma
nel soggetto della trasformazione;
Gesù. Il miracolo non è che ci sia
cambiamento, ma che ci sia chi
opera cambiamento, più esattamente che ci sia chi provoca quel
cambiamento particolare di far
passare la comunità dei credenti
dall’acqua delle purificazioni alla
gioia del Regno. A far questo è
Gesù, è lui che trasforma l’acqua
in vino, il rito, la legge, l’immobilità religiosa nel Regno di Dio,
nella grazia, nella vita dello Spirito. Perciò l’evangelista conclude
dicendo che in quella occasione
Gesù ha manifestato per la prima
volta la sua « gloria », cioè la sua
potenza.
A queste bisogna affiancare altre due considerazioni. Il pensiero della trasformazione delle cose
e della gente non pone nessun problema alla coscienza nostra- di
uomini moderni. Siamo convinti
che il cambiamento è vita; le abitudini, la mentalità, la società, le
strutture, tutto può e deve cambiare; chi non cambia muore. Con
la sua opera Gesù opera un cambiamento, egli non si limita a praticare la religione dei padri ma
propone ed attua mutamenti sostanziali. L suoi discepoli sono uomini che hanno cambiato, a contatto con lui, la loro vita; sembra
dunque esserci una analogia fra
la fede cristiana e la volontà moderna di cambiare e si dice sempre più spesso, senza che faccia
scandalo, che i cristiani devono
partecipare al rinnovamento del
mondo in quanto sono elementi
di trasformazione. Forse siamo assai più dei Giudei del I secolo in
grado di capire che Gesù è trasformazione, che il Regno è rin
novamento, che lo Spirito è novità. Che la fede in Cristo sia fede
nella trasformazione delle cose
non ci scandalizza, anzi ci sembra
naturale.
Troppo naturale. Ed è questa
la seconda considerazione: che
cosa va cambiato nel mondo e
perché? Va cambiato il vecchio in
nuovo, la tradizione in inventiva,
il passato in futuro; per progredire, per migliorare, per essere
più uomini ò uomini più veri.
Questo è il cambiare del mondo
non quello di Gesù. Diventare altro è il progetto umano, diventare figli di Dio è il progetto dell’Evangelo. Passare dal ritualismo
religioso, dall’ immobilismo dei
Giorgio Tourn
(continua a pag. 2)
CONSIGLIO DELLA CEVAA
Non
c'è
chiesa ufficiale
ma un popolo in ricerca
Non si tratta di un « messaggio » elaborato per le chiese accanto ai lavori del Consiglio della CEvAA, ma dell’essenziale del
lavoro fatto nei gruppi e che desideriamo comunicare alle chiese.
In occasione della riunione del
Consiglio a Torre Pellice nel
1973 abbiamo detto che « le chiese che hanno constituito la CEv
AA l’hanno fatto per portare avanti insieme la loro azione missionaria ». È chiaro che parlare
di « missione » significa, prima
di tutto, pensare all’azione di Dio
nel mondo e per il mondo. « Azione missionaria » è partecipazione all’azione di Dio ed in essa
si inserisce tutta la vita della
chiesa. In Gesù Cristo, Dio vuol
fare di ogni uomo un uomo nuovo e lui solo può fare questo,
ma la chiesa è chiamata ad aiutare questo uomo nuovo a nascere ed a svilupparsi.
A questo proposito vogliamo
mettere in luce due punti:
1) La comunità formata dai
credenti non è estranea al popolo fra il quale essa vive. Al
contrario è solidale con esso, è
disponibile per lui ; essa deve
Tempio Voodoo vicino a Bohicon (Rep.
popolare del Benin).
Bomba contro
il Consiglio ecumenico
Così un commentatore dello
Schweiz. Evang. Pressedienst vede la consultazione che si tiene
a Ginevra in questi giorni e che
deve esaminare le risposte delle
chiese alla domanda del segretario generale del CEC pastore
Philip Potter se nel loro paese
i diritti dell’uomo siano rispettati oppure no, cioè se i firmatari della conferenza di Helsinki
rispettino lo spirito e la lettera
di quella dichiarazione.
Come si ricorderà questo problema era stato sollevato in assemblea plenaria da Jacques
Rossel, il quale accusava espres
samente l’Unione Sovietica di
non rispettare i diritti dell’uomo, soprattutto per quanto attiene la libertà di espressione,
religiosa e non.
L’assemblea aveva deciso che
non era opportuno pronunciare
una condanna solo sull’Unione
Sovietica e aveva proposto un
discorso più ampio e articolato.
Ora, sempre secondo il commentatore citato, questa è una
delle prove più difficili che il
CEC abbia dovuto affrontare e
non si sa ancora come riuscirà
a uscirne.
parlargli, ma anche ascoltarlo,
non deve cercare la verità e la
giustizia per esso, ma con esso.
2) Essere partecipi di questa
azione di Dio è responsabilità
di tutti i cristiani e non solo di
qualche specialista. Troppo spesso la chiesa è stata considerata
una istituzione « ufficiale », o identiflcata con i pastori, incaricata di elaborare regolarmenti o
mezzi di salvezza. Per noi è invece la comunità di tutti quilli
che credono in Gesù Cristo e
quindi tutti i suoi membri sono
chiamati a partecipare all’azione di Dio per il rinovamento di
tutta la creazione e di tutte le
creature.
In questa prospettiva suggeriamo alle chiese della CEvAA
di riflettere sui problemi concernenti le differenze fra laici e pastori e di comunicarsi reciprocamente i risultati di queste rifles^
sioni.
Scambio di idee, ascolto degli
altri (cristiani e non cristiani,
gente di casa nostra e dei paesi
lontani) lettura della Bibbia con
uomini diversi da noi: sono espressioni che abbiamo usato
. spesso. Infatti siamo sempre più
convinti che abbiamo bisogno
gli uni degli altri, che dobbiamo
imparare dagli altri, e che, con
gli altri, possiamo scoprire nuove vie per capire e servire Gesù
Cristo.
Quando parliamo di « formazione » pensiamo le stesse cose.
Solo il Signore può fare un uomo nuovo e farlo crescere completamente. Abbiamo troppo
spesso pensato che potevamo
« formare » dei quadri, degli esperti, dei credenti responsabili
con un insegnamento piovuto
dall’alto (e completo di diplomi). Occorre piuttosto dare ai
membri delle nostre chiese la
possibilità di crescere come
uomini nuovi in Cristo per partecipare all’azione di Dio. Per
questo ci auguriamo che le chiese della CEvAA aiutino i loro
membri ad incontrarsi, ad ascoltarsi reciprocamente, a vivere e
riflettere insieme ad aiutarsi per
essere più lucidi, pieni di immaginazione e più responsabili leggendo insieme l’Evangelo.
La nostra diversità è una ricchezza che dobbiamo utilizzare
per lavorare insieme nell’opera
del Signore. Infatti, pur nelle nostre differenze, siamo uniti gli
uni agli altri.
Questa unità ci è data. È una
realtà che può essere vissuta ed
espressa a tutti i livelli della vita della chiesa: tanto nei piccoli gruppi di una diaspora, quanto a livello intercontinentale.
L’unità è il segno di questa umanità nuova. Essa annunzia il
giorno in cui saremo tutti insieme giunti alla piena conoscenza
del Piglio di Dio ed in cui l’edificazione del corpo di Cristo sarà compiuta.
(Trad. F. Davite)
Come si ricorderà, la maggior
parte delle Chiese luterane e riformate d’Europa, e fra queste
la Chiesa Valdese, dopo colloqui
e dibattiti hanno sottoscritto la
« Concordia di Leuenberg » : non
si trattava tanto di mettere una
pietra su dissensi del passato,
ma di vivere e cercare insieme
la via della fedeltà oggi. In questa prospettiva, e nella misura
in cui saranno interessaiiti e vitali le questioni affrontate insieme, si può sperare che anche
le Chiese, luterane in particolare, che non hanno ancora sottoscritto la Concordia, si associno
anch’esse a questa più piena comunione.
Ecco lo scopo dei colloqui
« post-Leuenberg », il primo dei
quali si è tenuto dal 10 al 16 giugno a Sigtuna, una ridente cittadina fra boschi e laghi a una
cinquantina di km. a nord di
Stoccolma ; vi ho partecipato
per conto della Chiesa Valdese,
insieme a oltre 70 delegati di 68
Chiese europee sorte dalla Riforma e a un gruppo di osservatori anglicani, metodisti, battisti, ortodossi e cattolici d’Europa. Era già significativo che
la Chiesa ospitante, quella (luterana) di Svezia, fosse una di
quelle che, con le altre sorelle
scandinave, non hanno finora
sottoscritto la Concordia, e significativo è stato il culto, la domenica, nella cattedrale di Stoccolma, culto a più voci, e più
lingue, nel corso del quale la
santa cena è stata presieduta insieme (non mi piace il « concelebrata ») da luterani scandinavi
e riformati olandesi e tedeschi,
con la partecipazione di tutti;
per la maggior parte di noi, un
gesto suggestivo ma naturale, la
stampa cittadina ne ha però parlato come di un evento storico...
Occorre però non ironizzare superficialmente sull’attaccamento
di queste Chiese alla loro tradizione dottrinale; in un periodo,
come il nostro, di relativismo
teologico, informe e vago, e di
secolarizzazione, l’attaccamento a
un’eredità confessionale seria
non è affatto un elemento negativo, anzi. Ma è possibile vivere
una più intensa e piena comunione, senza rinnegare tale eredità.
Il colloquio di Sigtuna si è
mosso su due linee principali di
ricerca; da un lato il rapporto
fra la dottrina luterana dei « due
regni » e quella calvinista della
sovranità di Cristo, dall’altro
tutta la problematica dei ministeri. In altre parole : da un lato
il rapporto fra chiesa e società,
(contìnua a pag. 4)
Gino Conte
NELLE ALTRE
PAGINE
Dibattito e
polemiche
Cronaca delle Valli
Valdesi
Notizie dal
mondo
2
30 luglio 1976
ALESSANDRIA
Abbiamo ricevuto in merito
all’articolo su U. Janni {vedi
n. 22) uña rettifica della sig.na
Elsie Janni circa un errore tipografico. Il testo parlava di "amici esterni” del pastore^ alludendo a donatori e simpatizzanti
della sua opera che non appartenevano alta chiesa, diventando
“amici esteri" (forse per l’uso
ormai invalso nel nostro linguaggio ecclesiastico!) si è travisato
il pensiero. Ne chiediamo scusa.
Non drammatizziamo!
Ho Tìmpressione che sul caso Vinay
si sia fatto troppo rumore per nulla.
Tutt’al più si potrebbe domandare a
chi o a che cosa ha giovato o giova il
gesto di Vinay: a luì personalmente,
alla Chiesa di cui è ministro, alla causa del Vangelo in Italia o nel mondo,
al partilo scelto come pedina necessaria di lancio (mi si perdoni Tinfelicissima espressione!), o, più generalmente, alla lotta per la liberazione dell’uomo da tutte le schiavitù di natura
politica, sociale, morale, intellettuale o
religiosa? Le risposte varieranno secondo i convineimenti diversi dei vari
interessati. Fin qui, nulla di male. A
me, nell’attuale situazione politica italiana, « puzza » alquanto di integrismo
0 di compromesso il fatto di presentarsi
in genere come indipendente: meglio
forse, secondo un’etica più calvinista
che Sartriana, Sporcarsi le mani, sposando coraggiosamente le tesi del partito ospite. Ci guadagna la chiarezza:
normalmente 1’ a indipendente » non
s’impegna fino in fondo, si riserva una
sua sfera d’azione personale; tutto
sommato, giova più al partito che a
se stesso o alla causa per cui combatte,
anche se il suo gesto possa servire per
scuotere ì tradizionalisti!
Sorge qui spontaneo il confronto tra
la decisione degli illustri 4 o 5 « cattolici », tutti decisamente anti-DC, e
quella del nostro pastore indipendente
la prima ha avuto una risonanza che
certamente non si è verificata per la
seconda, e ciò è dipeso essenzialmente
dalla diversa posizione dei « cattolici »
rispetto all’edificio gerarchico-istituzionaie della loro chiesa di appartenenza.
Infine, se per noi è valida l’uguaglianza pastore-laico (o vicevèrsa), non vedo
perché ciò che è normale per il laico
diventi straordinario per il pastore, a
prescindere naturalmente dai nuovi impegni di lavoro assunti con la nomina
a parlamentare. Questa delle « incompatibilità » è una questione sub judice,
la cui trattazione lascio volentieri ai
nostri giuristi. Comunque, spero che
la nostra chiesa, che dalla caduta del
fascismo in poi si è sempre più orientata verso posizioni anti-concordatarie,
saprà trovaré la via meno burocraticogiuridica per risolvere il caso Vinay
ispirandosi qui ad un altro noto versetto: «Lo spìrito soffia dove vuole...».
Giovanni Gönnet
Riconoscere la fede
dell’Interlocutore
Ancora a proposito dell’ormai famoso documento presentato dal Past. Nisbet alla Conf. Distr. di Villar Pollice
e pubblicato sull’Eco-Luce n. 28, mi
sembra che valga la pena aggiungere
qualche precisazione specie per quanto
riguarda la lettera con cui il Past. Nisbet accompagna e commenta il documento, da cui si deduce che l’o.d.g. sarebbe stato respinto senza confutazione. Ora le confutazioni furono espresse in seno alla discussione di gruppo,
emersero nelle brevi relazioni conclusive e condussero al voto negativo. La
discussione è stata viva e almeno nel
gruppo in cui mi trovavo, ha dato luogo a un confronto di posizioni onesto,
fraterno, in una effettiva ricerca di
recìproca chiarificazione sulla base delTEvangelo. Questo dimostra che nella
Chiesa ci si può e ci si deve parlare
senza scomuniche preconcette, presumendo non solo la buona fede, ma la
fede neirinlerloculore. Ricordo pure un
franco e aperto dibattito sullo stesso
tema in sede di corpo pastorale, purtroppo infelicemente sintetizzato nella
circolare fraterna, privala, confidenziale del Past. Geymel nella semplicistica alternativa tra i « conformisti di
sinistra che minacciano la professione della fede della Chiesa » (sic) e gli
altri, i fedeli al puro Evangelo. È questo modo di presentare e radicalizzare le posizioni che e inaccettabile. Le
differenze che ci trovano su posizioni
talora opposte nel modo di comprendere e vivere la testimonianza evangelica, non devono precludere aprioristicamente la possibilità deirincontro,
del dialogo, del reciproco ascolto e richiamo, nella comune ricerca, anche
se diversificata nelle linee di impegno
di una vocazione che ha nell’Evangelo
la sua motivazione di fondo.
L’o.d.g. presentato è stato bocciato
a causa del primo capoverso ove si dice che l’impegno politico del credente
è stato incanalato « all’adesione verso
determinate ideologie politiche ». Impegnarsi come credenti in una linea di
sinistra non vuol dire affatto aderire
all’ideologia marxista : la sovranità di
Cristo e della Sua Parola rimangono
assolute e relativizzano ogni altra realtà umana. Dopo Carlo Barth, che ha
detto giustamente le cose citate dal documento (il che non gli ha impedito
di iscriversi e militare in un partito di
sinistra) nessuno è così sprovveduto da
identificare il socialismo con il Regno di Dio : la realtà politica fa parte
delle strutture provvisorie e relative di
tutte le cose umane all’interno delle
quali dobbiamo portare la nostra testimonianza. La relativizzazione della realtà politica non esclude tuttavia un giudizio differenziato sulle sue diverse
espressioni storiche. Giudizio provvisorio e discutibile finché si vuole, ma
che conduce a una scelta precisa, mai
disgiunta da una chiara riserva critica che ha appunto nell’Evangelo la
sua radice. Le scelte politiche possono
essere, nella Comunità, discusse, valutate, confrontate, criticate : non possono mai essere imposte, né costituire
motivo di scomunica. In qu^to senso
l’accenno a una strumentalizzazione di
tutti gli organi di informazione della
Chiesa per una « propaganda di partito » è a parer mìo grossolano fraintendimento dei termini di una discussione
e di una ricerca tutt’ora in atto in cui
vengono presentate linee di testimonianza in sede politica, nei confronti
delle quali ognuno conserva la propria
libertà di giudizio e di scelta. D’accordo sugli altri capoversi dell’o.d.g., specie sull’ultimo, a condizione che la libertà dello Spirito sia veramente rispettata e non la si faccia coincidere
semplicemente con la propria posizione.
Alberto Taccia
Valorizzare la chiesa
Ringrazio anzitutto Bruno Rostagno
per il suo obiettivo intervento nella
controversia che e esplosa a proposito
dell’impegno socio-politico e di partito
della Chiesa Valdese e della Federazione delle Chiese Evangeliche. Impegno
che, secondo molti, ha assunto una
accentuazione assolutamente sproporzionata nell’insieme della visione cristiana e che, oltre tutto, si è dimostrato
assolutamente inutile per l’evangelizzazione.
Secondo Rostagno la nostra concezione della Chiesa « sembra trascurare
tutta una parte della responsabilità cristiana. La Chiesa deve lasciarsi rinnovare e risvegliare dalla Parola di Dio,
ma per fare questo non ha bisogno dì
rinchiudersi a difesa ».
Contro chi mai la Chiesa deve difendersi? È evidente che si tratta del
mondo, e non è possibile trovare nessuna soluzione al nostro problema, se
non si tiene presente quello che la
Scrittura afferma a proposito del mondo. Anzitutto essa ci dice che il diavolo è il principe di questo mondo.
Quindi, per costituzione, la Società
umana è organizzata senza Dio e contro Dio.
Il secondo pensiero sembra in contraddizione col primo. Questo mondo
che sta rapidamente avviandosi verso
la fine, è oggetto dell’amore di Dio:
« Dio ha tanto amato il mondo che
Egli ha dato il suo unigenito Figliolo »
(Giov. 3: 16). Qui siamo fuori della
logica umana. L’unica cosa che possiamo dire è che Dio è amore e l’amore
di Dio va oltre la nostra logica.
Quale dev’essere allora la missione
della Chiesa nei confronti del mondo?
La risposta è duplice, a seconda che sì
tratti degli individui o della Società.
Anzitutto degli indivìdui. Diciamo
« anzitutto », perché oggi l’individuo
come tale conta poco; quello che conta
è la collettività. Per le Scritture, invece, c’è allegrezza in cielo per un solo
peccatore che si ravveda. La missione
della Chiesa è allora di andare alla ricerca degli individui, e di ripetere senza stancarsi : « Salvatevi da questa perversa generazione » (Atti 2: 40).
Quanto alla Società, la missione della Chiesa è di essere veramente Chiesa. Ma è su questo punto che si è verificata una grave frattura. Alcuni dicono : « Nel mondo c’è ancora del buono; cerchiamo dunque di migliorare le
sue strutture polìtiche, sociali, portando il nostro contributo cristiano e collaborando con tutti gli uomini di buona volontà per la salvezza dell’umanità ». .E si continua: «La Chiesa non
ha bisogno di rinchiudersi a difesa, anzi deve perdersi nel mondo come il sale
si perde nelle vivande ».
Questo ragionamento ha sedotto molti, ma il Vangelo parla in modo diverso. Gesù non ha mai detto che gli uomini debbano semplicemente migliorare la loro vecchia natura, ma occorre nascere di nuovo. Non diversamente
la Scrittura si esprime nei confronti
del mondo. La Chiesa non è chiamata
a far leva su « quello che c’è di buono
nel mondo », mettendo una etichetta
cristiana sui programmi dei partiti politici. La Chiesa deve piuttosto proclamare che Gesù è venuto a creare un
ordine nuovo, che deve realizzarsi nella
Chiesa stessa.
Bisogna dunque che torniamo a valorizzare la Chiesa, cioè la comunità
di coloro che Dio ha messo a parte per
adorarlo e servirlo in una comunione
di amore.
Pensiamo a che cosa succederebbe
nel mondo se dovunque esistessero tante comunità che, sia pure con tutte le
loro debolezze, fossero una profezia della nuova Società, come il Signore l’ha
annunziata.
Non ha dunque nessuna consistenza
l’obiezione — a dire il vero alquanto
caricaturale — che noi vogliamo isolarci dal mondo per coltivare una pietà
intimistica, ignari dei problemi sociali.
Concludo. Mi rendo conto di non
aver detto nulla di nuovo, anzi di avere espresso malamente quella che è
stata la professione di fede dei Valdesi
nel corso dei secoli, quando l’unica loro forza era la Scrittura, non ancora
filtrata dai ragionamenti dei dialettici.
Si dice che i tempi cambiano e che la
Chiesa deve adeguarsi ai tempi. Secondo noi, se mai, non è la Chiesa che»
deve adeguarsi ai tempi, ma sono i
tempi che dovrebbero adeguarsi ail’Evangelo. Tanto più che i tempi dei
Gentili, secondo l’espressione di Gesù
in Luca 21: 24, volgono alla fine, e
con il mondo vengono travolte le ideologie umane che con tanta violenza
hanno fatta irruzione nella Chiesa.
Noi speriamo quindi che il Sinodo
vorrà considerare con animo aperto
una petizione dei membri di chiesa come indice non solo di uno stato di grave sofferenza, ma soprattutto del vivo
desiderio di un rinnovamento interiore,
in modo che la Chiesa ritrovi la sua
identità in vista della sua missione di
testimonianza nel mondo.
Roberto Nisbet
La scomparsa
del fratello Ariele Chiara
Il 3 luglio u. s. il Signore ha
richiamato a Sé, alla età di 72
anni, il fratello Ariele Chiara,
predicatore laico nei ruoli della
Chiesa Metodista e membro impegnato di questa Comunità.
I funerali svoltisi il lunedi successivo, nella chiesa di corso
Teresio Borsalino, sono stati
una testimonianza cristiana ed
una chiara manifestazione della
stima e dell’affetto dei quali godeva il fratello scomparso; il locale di culto non ha potuto contenere tutti coloro che hanno
voluto partecipare al rito funebre.
Il Pastore ha preso per testo
l’affermazione del Salmista :
« Quand’anche camminassi nella
valle dell’ombra della morte, io
non temerei male alcuno, perché Tu sei meco» (Salmo 23,
V. 4), sottolineando come è proprio la presenza continua di Dio,
che costituisce la ragione della
serenità e della speranza dei credenti; una presenza che ci è data di sperimentare e che ci è
donata da Dio, per grazia, mediante la fede.
È stato poi letto il messaggio
del Sovrintendente, past. Fran
co Becchino, che, a nome delle
Chiese Valdesi e Metodiste del
V Circuito, ha voluto fare giungere alla famiglia Chiara ed alla Comunità di Alessandria i
sensi della più viva partecipazione al lutto ed ha voluto anche
ricordare la fermezza e la lealtà della testimonianza evangelica del compianto fratello, che
è stato sempre sensibile ed attento ai problemi della sua chiesa. Soprattutto merita di essere
ricordata l’opera di predicazione e di vera cura di anime che
il fratello Ariele Chiara, insieme
al non dirnenticato Giulio Contino, svolsé dal 1933 al 1935 e
durante la 2“ guerra mondiale
nella Comunità di Alessandria,
tagliata fuori da un servizio pastorale regolare. Ed è stato proprio questo generoso e spontaneo impegno di servizio pastorale che ha permesso che sia
ancora aperta in Alessandria
una porta per la predicazione.
Per tutto questo, conclude il
messaggio del Sovrintendente,
noi oggi ne benediciamo la memoria e mentre piangiamo il
fratello e l’amico, guardiamo
con la fede che fu anche la sua,
alle promesse di resurrezione e
di vita eterna che ci vengono dal
comune Signore Gesù Cristo, decisi a proseguire il cammino per
il quale anche Ariele ha camminato.
Vogliamo infine esprimere tutta la nostra simpatia cristiana
ad Aldo Chiara, amministratore della nostra Comunità, per la
perdita del proprio fratello, a
cui era legato da profondo affetto e da molti anni di lavoro in
comune.
La nostra preghiera è che il
Signore consoli i cuori di quanti
sono afflitti per questo lutto e
susciti nuove vocazioni al servizio per colmare i vuoti dolorosi
e notevoli che Giulio Contino ed
Ariele Chiara hanno lasciato
nella nostra Comunità. E. R.
Sul «femminismo» risponde Rita Gay
Ho letto su « La Luce >5 del 9 luglio
l’articoletto di Niso De Michelis su « Il
femminismo » e desidero esprimere il
mio totale dissenso per il suo contenuto che considero frutto di estrema superficialità tipica (anche in uomini di
valore come suppongo sia l’autore dello scrìtto) deU’atteggìamento con cui
il maschio finge di accostarsi al problema della liberazione della donne. E
meraviglia molto che l’autore non abbia Iettò il bellissimo inserto che « La
Luce » a suo tempo aveva diffuso sui
vari aspetti di questo problema.
È un articolo, il suo, profondamente mistificante perché anzitutto può
far pensare che il problema centrale
del femminismo sia quello emancipatorio, mentre chi è dentro al movimento delle donne o lo segue da vicino sa perfettamente che il puro discorso emancipatorio e rivendicativo
come tale è rifiutato ormai da tutte
le correnti che si riconoscono nel movimento.
Comunque, prendiamo un momento
per buono il discorso che vorrebbe farci credere che nelle nostre comunità
la partecipazione femminile ai vari
ruoli sia un fatto scontato. Non sono
passati molti anni da quando in Sinodo la discussione sull’ammeiierc o no
la donna al pastorato aveva scatenato
reazioni sorprendentemente oscurantiste; ricordo che un pastore presente
era stato da me udito dire ad un altro :
« Se io pensassi di morire e di avere
una donna a celebrare la mia sepoltura, credo che mi rivolterei nella tomba o risusciterei! » (Certo, faceva solo
lo « spiritoso », sarà permesso dire
barzellette?).
Ma ammettiamo pure con estrema
bontà che ci sia stata una maturazione
nelle nostre comunità su questo argomento; e sorvoliamo sul fatto che sono
in genere le donne, anzi le « sorelle »,
ad occuparsi di assistenza, visite, scuola domenicale, tutte cose giudicate
« adatte » più di altre alle loro « dòti
naturali». Io chiedo: allora i nostri
« fratelli » sono gli unici maschietti evoluti di questa terra? Non partecipano
della mentalità comune? Sono una
razza a parte? Vorrei sapere quanti dei
nostri membri di chiesa, di quelli che
accettano la donna sul pulpito (certo,
buon tappabuchi per le carenze pastorali!) non siano per altri aspetti, nella
loro vita privata e pubblica, ma anche
nel loro modo di leggere la Bibbia e
di far teologia, profondamente antifemministi. E allora che significato può
avere il loro generoso tollerarci sui
pulpiti e negli organismi amministrativi della Chiesa? Semplicemente un
grosso alibi, che permette loro di ritenersi diversi dagli altri al punto da
arrivare ad affermare con fastidio che
« c’è il rischio di riportare meccanicamente all’interno delle nostre comunità problemi che in esse non esistono! »... Certo che non esistono, perché li evitiamo accuratamente! Qui si
rimette il dito sulla piaga della nostra
schizofrenia di evangelici : « dentro »
la chiesa siamo bravi, « fuori » poi siamo come tutti gli altri perché abbiamo
la stessa mentalità degli altri, precìsa.
« Dentro », di fronte all’Evangelo, non
c’è né maschio né femmina; « fuori »
ci sono i condizionamenti e ruoli sessuali accettati acriticamente. Quando
la finiremo di ignorare che un tale discorso equivale a sputare sull’Evangelo?
Come giustamente dice Aldo Comba
in uno degli articoli dell’inserto citato,
un conto è dire che tutti gli esseri
umani sono ugualmente peccatori e salvati, un conto è dire che tra oppressore e oppresso non c’è differenza. E così
un conto è dire che le vocazioni riguardano tutti, maschi e femmine, e
che la partecipazione attiva alla vita
comunitaria è per tutti; che sì va tutti
a far la santa cena; un conto è affermare che nelle nostre comunità la subordinazione della donna all’uomo non
esiste, come se le chiese fossero fatte
di pulpiti e di mura e non di esseri
umani, come se esse fossero fuori della
storia e potessero sottrarsi presuntuosamente alla lotta contro un tipo di ingiustizia che pare non le riguardi.
E non solo di ingiustizia, ma dì
sfigurazione e violenza fatta su esseri
umani. Vorrei sapere infatti quanti dei
nostri « fratelli » non siano convinti
ad esempio che la donna è per definizione colei che vive attraverso gli altri, che è « naturalmente » portata al
sacrificio e alla dedizione, che il destino aureo per lei è quello di diventar
madre, che è giusto partorisca con dolore e non con anestesia, che è la regina della casa e deve conservare questo suo regno, che non ha gli stessi bisogni sessuali dell’uomo, che non deve
poter prendere in mano il proprio destino in termini concreti, e cioè la propria fisiologia, la propria sessualità, la
propria procreatività, la propria persona tutta intera. Vorrei sapere quanti dei nostri « fratelli » accettino
l’idea di questa riappropriazìone di se
stessa da parte della donna senza tirare in ballo la necessità di affiancarle
qualcuno che la aiuti a fare le sue scelte, a decidere sul suo destino!
Ecco, provi il « fratello-padrone »
De Michelis a fare un sondaggio dì
questo genere, e poi forse potrà cogliere il profondo farisaismo di una posizione apparentemente ingenua come
quella che ha cercato di esporre tra i
« bersagli alla moda ».
Rita Gay
Verso il sinodo
e rAssemblea
(segue da pag. 1)
dogmi, dalla servitù della propaganda alla novità del Regno di
Dio, questo è il nodo della questione.
La politica afferma « bisogna
cambiare », la fede dice « Cristo
è colui che cambia », la politica
(e per politica si deve intendere
la realtà ideologica che ispira la
azione umana) dice « si trasforma
per l’uomo », la fede dice « si trasforma per Dio ».
Il problema di rinnovamento
non sta dunque nel dilemma: trasformare l’uomo singolo o la società, il cuore o la storia, la coscienza o le strutture, quale prima
e quale dopo, ma nel nome di chi
trasformare e la coscienza e la società umana, o meglio; da chi lasciarsi trasformare come singoli é
come comunità. Come credenti
noi riaffermiamo che il mutamento radicale di ispirazione è dato
soltanto dalla presenza di Cristo,
gli altri abili alchimisti cambiano
solo il colore dell’acqua, che può
anche essere rossa ed ubriacare,
ma non è il vino del Regno.
3
30 luglio 1976
CRONACA DELLE VALLI
SAN SECONDO
Il nostro fratello Arturo Rìbet dei Tacagn è stato vittima
di un gravissimo incidente sul
lavoro quando, venerdì 23 luglio,
per cause non ancora ben precisate è finito sotto ad un grosso
trattore in manovra nello stabilimento per la fabbricazione di
compensati in cui lavorava. Subito soccorso è stato trasportato ed operato all’Ospedale Civile di Pinerolo poi inviato a Torino in un reparto di rianimazione.
Purtroppo le cure si sono rivelate inutili ed egli è deceduto
il 27 luglio. Esprimiamo ai familiari il nostro affetto e la nostra simpatia nel dolore.
Festa del
XV agosto
L’incontro del XV agosto avrà
luogo quest’anno a S. Secondo
in località Brusiti.
PROGRAMMA
Ore 10 : culto con predicazione
del past. Gustavo Bouchard.
Ore 10.30: dibattito sul tema:
predicazione e mezzi di informazione a cura della Federazione Evangelica.
Ore 14.30: Messaggi.
INDICAZIONI PRATICHE
Il percorso fino al luogo dell’incontro sarà segnalato a partire dall’abitato
di S. Secondo. All’uscita di esso fare
particolarmente attenzione ai cartelli
per non salire a destra verso PraroRtino.
La strada è stata recentemente asfaltata quasi fino al luogo della riunione.
Si può incrociare su tutto il tratto
asfaltato. Ci sarà un servizio per evitare gli ingorghi nell’ultimo tratto.
Ampio parcheggio per moto, auto e
pulmini. Attenersi alle indicazioni degli incaricati.
Per il pranzo al sacco troverete : due
fontane, buffet con bibite, birra, caffè
e thè; panini, dolci, pane di casa e
frutta di S. Secondo.
Ricordiamo i banchi del bazar della
chiesa di S. Secondo e quello della
Claudiana.
In caso di cattivo tempo l’incontro
avrà luogo nel tempio e nella sala di
S. Secondo.
PINEROLO
Sono in corso i lavori di sistemazione dell’alloggio pastorale in previsione del trasferimento del past. Ayassot. In assenza del pastore rivolgersi alla
sig.ra Vera Long (tei. 71.597).
FRALI
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 31 luglio al 4 agosto
Dott. AVANZI LUIGI
Via Gramsci, 11 - Tel. 91236
Torre Pellice
FARMACIE DI TURNO
Domenica 2 agosto
FARMACIA INTERNAZIONALE
(Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Martedì 4 agosto
FARMACIA MUSTON
( Dr. Menassero)
Vìa della Repubblica, 25 - 91,328
Domenica 2 agosto
FARMACIA Dott. PRETI
Luserna Alta
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice : Tel. 90118 - 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S.G. Tel. 90.884-90.205
VILLAR PEROSA
Il Consiglio di Circolo nella
sua ultima seduta ha discusso
il piano di intervento per l’assistenza scolastica 197fr77 richiesto dalla Regione. L’anno scorso
il Consiglio aveva chiesto la
somma di 6 milioni per l’acquisto di materiale didattico e di
10 milioni per la medicina scolastica. La Regione aveva invece
inviato la somma di 1.800.000 per
la prima voce e 5.000.000 per la
seconda.
Quest’anno si è ritenuto di dover chiedere un intervento di almeno 6.500.000, dato l’aumento
di prezzi, per far fronte alle esigenze. Si è ripreso il progetto
di sovvenzionare le gite scolastiche, che non era stato possibile
attuare perché la somma a disposizione aveva appena permesso di acquistare libri, sussidi ed
attrezzi per la palestra.
È stato dato infine parere favorevole alla richiesta formulata
dal Consiglio di interclasse di
Porte di avere 5 classi a ternpo
pieno; in precedente seduta era
stato dato parere egualmente favorevole alla richiesta di 3 classi
a tempo pieno a S. Germano
ed al mantenimento per l’anno
venturo delle 3 a Villar Perosa.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Ricordiamo a tutti il Bazar
che, organizzato dalla Società di
Cucito « Le Printemps », avrà
luogo domenica 1° agosto alle
ore 15 nella Sala Albarin,
L’esposizione-vendita di lavori
femminili sarà completata da
un ben fornito buffet.
• Il battesimo è stato amministrato a Marco Besson di Alfonso e di Franca Costantino
dei Besson.
Il Signore benedica questo
bimbo ed aiuti i genitori ad essere fedeli alle promesse che
hanno fatto.
• Il culto di domenica prossima
sarà presieduto dal prof. Bruno
Corsani che ringraziamo per la
sua collaborazione.
CIOV
ANGROGNA
La Claudiana di Torino ha ripreso quest’anno l’iniziativa di
un banco vendita libri al nostro
tempio. Pino a metà agosto, nei
pomeriggi di quasi tutti i giorni,
sarà allestito sul piazzale della
chiesa il banco a cui tutti sono
invitati accedere per rifornirsi
di letteratura formativa ed utile
alla meditazione.
Precisazione
Nell’inserto sui Distretti nell’Eco la scorsa settimana (ristampa delle pagine già apparse
sulla Luce) c'è nella pagina delle
Valli un articolo di Claudio Tron
che aveva provocato a suo tempo
una risposta di alcuni membri
della CIOV (vedi Luce-Eco del
4/6 n. 23). Ci è stato richiesto di
ripubblicarla per i lettori dell'Eco a complemento di informazione.
Claudio Tron intravede nell’affeUo
e nelle aspettative che gli evangelici
nutrono per le Valli, un pericolo:
cioè che esse divengano una riserva interessante come fenomeno etnico-religioso-ecologico, ma non una zona decisiva della nostra vocazione.
Come segno di questo pericolo, Claudio Tron cita la composizione della
Ciov, la cui maggioranza sarebbe costituita da persone che abitano al di
fuori, diventando Una specie di corpo
separato.
Premesso che la vocazione di ogni
protestante si gioca ove ognuno di noi
risiede, ciò non toglie che in una visione più completa della Chiesa Valdese, al di là di ogni provinciale suddivisione in circuiti e distretti, debba esistere un reciproco scambio di servizio
e di doni: grazie al quale i valdesi, ora
non più valligiani, hanno ricevuto un
patrimonio di fede e di identità che,
oggi, cercano di restituire alle Valli,
nei modi che sono loro suggeriti dalla
propria congenialità e cultura. E ciò
al di là di ogni aspetto formale (vedi
nomine sinodali).
E giungiamo alla precisazione : come membro della Commissione del I
Distretto Claudio Tron dovrebbe sapere che su 13 membri ehq costituiscono
la CIOV, solo cinque risiedono al di
fuori delle Valli e che le decisioni sono assunte con comune senso di responsabilità.
La nomina sinodale di valdesi non
valligiani è stata determinata dalla
constatazione che le comunità valdesi
delle valli non presentavano uomini
disponibili per assumersi la responsabilità della ricostruzione degli Ospedali, allora in predicato tra l’alienazione o la trasformazione in convalescenziari aziendali.
Oggi, superata la crisi, pur nella
constatazione di lasciare pesanti problemi da risolvere, siamo pronti a lasciare i nostri impegni ai valdesi locàli. ' ' '
G. Botturif C. Decker, L. Rochat, F. Operti, D. Varese.
• Venerdì, scorso si sono svolti
i funerali della nostra sorella
Ricca Maddalena in Monnet deceduta improvvisamente. Alla
famiglia così duramente provata esprimiamo ancora la fraterna solidarietà di tutta la comunità.
• Domenica prossima 1° agosto
alle ore 14,30; culto al Bagnau.
Gita alle Cevenne
Quest'anno all'Assemblea del Musée
du Désert, che ogni anno riunisce sotto
i castagni del Mas Soubeyran a Mialet
da 15 a 20 mila protestanti, si parlerà
di Valdo, precursore della Riforma, e dei
Valdesi.
Dato che la nostra Comunità aveva
già stabilito dei contatti con MÌalet 4
anni fa, abbiamo pensato di organizzare,
per l'occasione, una gita in pulman, aperta anche a membri di altre comunità,
che si affianca con programma diverso
a quella organizzata dalla S.S.V.
Questo il programma:
VENERDÌ' 3;
Ore 6 partenza. Angrogna, Briançon,
Grenoble, Privas (con visita alla casa
natale di Marie Durand, la prigioniera
della Tour de Constance) Alès, Mialet.
SABATO 4:
Mialet-Nìmes attraverso la Garrigue la Tour de Constance (pranzo) - La Camargue " Les Saintes Maries - St. Gilles
- Mialet.
DOMENICA 5;
Musée du Désert - Partecipazione all'Assemblea ed alla fine visita delle
Grotte di Trabuc.
LUNEDI' 6;
Ritorno: Mialet - Uzès - Tarascon Pomeyrol - Merindol (con visita aile rovine dell'antico villaggio valdese)
Briançon - Angrogna.
L'alloggio ci sarà fornito parte al
Foyer Roland, parte al Mas Soubeyran,
parte presso le famiglie.
! pasti saranno consumati in ristoranti eccetto il pranzo del viaggio di andata (pie nic a carico dei partecipanti) ed
il pranzo della domenica pie nic fornito
in loco.
Il costo della gita: L. 35.000.
Chi è interessato si rivolga al past.
Coisson (Tel. 0121 - 944144 Angrogna)
Le prenotazioni si chiuderanno il 23 agosto.
Incontro su CIOV
e Comunità Montana
Nel corso della Conferenza distrettuale a Villar è stato sollevato, in riferimento all’operato
della CIOV, il problema della
eventuale partecipazione di rappresentanti della Comunità Montana Val Pellice negli organi amministrativi della CIOV stessa.
Per mancanza di tempo e di
dati il problema è stato appena
abbozzato e si è fatta richiesta
alla CIOV di una informazione
più dettagliata da fornire in vista del Sinodo ai deputati che
vi prenderanno parte. Questa documentazione è in corso di distribuzione. Per approfondire il
tema è stato anche chiesto di
avere un incontro di libera discussione ed informazione cori
gli organismi interessati. Questo
incontro è previsto per sabato
7 agosto alle ore 20,30 a Pinerolo
nei locali della chiesa valdese.
Sono particolarmente invitati
i delegati alla Conferenza ed i
deputati al Sinodo.
LUSERNA S. GIOVANNI
Giornata
del Rifugio
Domenica 8 agosto, a
partire dalle ore 15, avrà
luogo la tradizionale
« giornata del Rifugio ».
È un'occasione di incontro con tutti i fratelli e le
sorelle che da molto o da
poco tempo vi sono ricoverati, con tutto il personale che vi svolge il suo
lavoro: una possibilità di
manifestare concretamente la solidarietà di tutta la
chiesa.
Tutti gli amici e i sostenitori di quest'opera vi
sono caldamente invitati.
Il Corpo Pastorale valdese e metodista è convocato per
■/
SABATO 21 AGOSTO
alle ore 9 nella sala sinodale della Casa valdese di Torre
Pellice con il seguente ordine del giorno:
1 ) esame di fede dei candidati al ministero Mirella Abate Leibbrand e Giuseppe Platone;
2) esame della bozza dei testi di liturgie matrimoniali (i pastori che ne sono in possesso sono invitati a portarli con sé);
3) valutazioni conclusive dei Documenti di Accra
(« Un solo battesimo, una sola eucaristia, un ministero reciprocamente riconosciuto») dopo l'esame da parte di
chiese e conferenze distrettuali.
La proposta di accettazione del candidato al ministero
Francesco (larri verrà esaminata domenica 22 agosto alle
ore 9,30 nel corso dei lavori della Sessione pastorale della
Conferenza Metodista, alla quale parteciperanno anche
pastori valdesi.
Alle ore 17 di sabato 21, nel tempio dei Coppieri di
Torre Pellice, si prevedono i sermoni di prova dei candidati al ministero.
IL PRESIDENTE
Sergio Aquilante
IL MODERATORE
Aldo Sbaffi
QUI AGAPE
Ha preso l’avvio il giorno 23
il Campo Teologico, diretto da
E. Rivoir e B. Rostagno, sul tema :« ideologia religiosa ed alienazione politica ». Il numero dei
partecipanti supera il centinaio,
in provenienza da Italia, Francia, Germania Occidentale ed
Orientale.
In assenza dei primi relatori,
impossibilitati a partecipare all’ultimo momento, il campo ha
iniziato il lavoro a gruppi di studio. Giovedì terrà la sua relazione G. Casalis.
TORRE PELLICE
Sabato 7 alle ore 18 verrà
inaugurata nei locali delle scuole
di viale Dante la XXVII Mostra
d’Arte Contemporanea che resta
aperta sino al 27 agosto.
Sabato 7 agosto, alle ore 19,30,
apertura della galleria civica di
arte contemporanea, sistemata
nei locali al primo piano dell’edificio che ospita il museo
valdese, in via Arnaud.
Si tratta di opere che sono
state esposte negli anni scorsi
alla mostra di arte contemporanea e che sono state offerte dagli autori al comune di Torre
Pellice.
BOBBIO PELLICE
• In seguito ad improvviso malore, mentre si recava al lavoro
nei suoi campi, 'è deceduto il
nostro fratello Davide Meyron
di Beisilia, all’età di 63 anni. I
funerali hanno avuto luogo venerdìi 23 luglio e ad essi hanno
partecipato molti fratelli e sorelle di Bobbio, oltre a molti
villeggianti. Alla famiglia nel
lutto rinnoviamo l’espressione
della solidarietà cristiana.
• Il culto di domenica 25 luglio è stato presieduto dal pastore Olivier Butex, di Donneloye (Cantone di Vaud), che si
trovava presso di noi per un
periodo di riposo presso la famiglia della moglie a Perlà. Il
culto è stato in lingua francese
e di ciò alcuni si sono molto
rallegrati. Rinnoviamo al pastore Butex e alla sua famiglia i
nostri migliori auguri per il suo
lavoro e lo ringraziamo molto
per l’annunzio deU’Evangelo che
ci ha rivolto.
• Da alcuni giorni è sistemato
nei pressi di Bobbio un campo
di giovani provenienti dalla chiesa riformata del Cantone di Basilea. Essi hanno partecipato al
nostro culto del 25 luglio con
un canto. Li guida, come interprete, il fratello Carlo Sciiphach, ben noto nella chiesa valdese per il suo interessamento
a favore delle molte opere vaidesi, interessamento che dura
da oltre cinquant’anni.
Al culto del 25 ha anche partecipato un gruppo di fratelli e
sorelle della chiesa del Baden,
ospiti del Castagneto, ai quali
il pastore Bellion aveva parlato
della situazione attuale della
chiesa valdese.
Comunità Montana
Val Chisona
e Germanasca
Il Consiglio della Comunità è
convocato presso la sala consiliare del municipio di Pomaretto
in seduta pubblica mercoledì 28
luglio per dibattere problemi
amministrativi quali l’ubicazione
della piscina di Valle, contributo alla Settimana occitana, interventi nel settore dell’agricoltura, approvare bandi di concorso per posto di assistente sociale, di geometra della Comunità
e ratifica di delibere in merito
al Segretario della Comunità, al
Servizio di Assistenza tecnico-agricola.
VAL GERMANASCA
L’incontro del colle delle Fon
tane avrà luogo domenica 1 agosto aUe ore 15. Tutti sono cordialmente invitati a partecipare
a questo incontro che offre una
occasione di colloquio con per.
sone del mondo evangelico.
VILLAR PELLICE
• Si sono uniti in matrimonio:
Silvano More! (Luserna S. Giovanni) e Vilma Gönnet (Inverso). A questi sposi, che si stabiliranno a Torre Pellice, auguriamo una lunga vita in comune
e molte preziose benedizioni dall’Alto.
• Durante la settimana scorsa
abbiamo dovuto per due giorni
consecutivi riprendere la strada del cimitero. Dopo un lungo
tempo trascorso in compagnia
della malattia e della sofferenza
e lasciandoci un esempio di
grande serenità e di piena fiducia ci hanno lasciato per rispondere alla chiamata del Padre ;
Anna Maria Franche n. Gönnet,
di anni 80, del Centro-Sabbione
e Stefano Gönnet di anni 78, di
San Cristoforo.
Ai familiari di questi scomparsi rinnoviamo la fraterna solidarietà e la simpatia della
chiesa.
Solidarietà con i
terremotati del Friuli
(2° elenco offerte a tutto il 15.7.76)
Chiesa Apostolica; Napoli 103.000.
Chiese Battiste; Avigliana a Casa di
Riposo 135.000, Bussoleno 114.000,
Catania (2° vers.) 36.000, Chiavari
200.000, Civitavecchia (2° vers.) 9.000,
Cuneo 620.000, Caserta 70.000, Ferrara 120.000, Fioridia 36.500, Ge-Sampierdarena 150.000, Gioia del Colle
100.000, La Spezia 170.000, Lentini
32.165, Lodi 32.500, Macchiavalfortore
91.500, Leazza di Susa 116.000, Mompantero 62.000, Roma: Garba tella
205.350, Monte Sacro 45.000, Via Urbana 88.000, Rivoli, 50.000, Santeràmo 30.600, S. Antonino di Susa 220
mila, Siracusa 64.000, Spigno Saturnia
100.000, Susa: chiesa 110.000, scuola
domenicale 20.000.
Chiesa Cristiana Millenarista: Pescara 20.000.
Chiesa Evangelica; Albissola 50.000.
Chiesa Italiana del Redentore, Montreal (Canada) 854.000.
4
30 luglio 1976
__________LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
La guerra dei sei minuti
^ Sotto questo titolo. Paolo
Mieli pubblica un interessante
articolo su « L'Espresso » delril.7.’76, dedicato all'operazione
fulminea condotta da Israele, la
notte sulla domenica 4 c., nell’aeroporto ugandese di Entebbe, per liberare i 105 ostaggi
trattenuti su un aereo dell’Air
France da un commando di 7
guerriglieri palestinesi.
6 minuti: si fa per dire! In
realtà, il raid israeliano vero e
proprio è durato poco meno di
un’ora, lo scontro a fuoco con
i guerriglieri poco più di 10 minuti. Ma il titolo vuol sottolineare simbolicamente il contrasto fra quest'operazione di nuova ed alta tecnica militare, e la
penultima delle guerre araboisraeliane, che durò esattamente 6 giorni.
Più volte, in occasione dei vari
infruttuosi tentativi delle forze
navali americane (Baia dei Porci, Golfo del Tonchino, Guerra
civile angolana ecc.), abbiamo
letto e ripetuto, con soddisfazione, frasi come questa: « E finita
l’era delle cannoniere! » h Ma è
forse cominciata ora una nuova
era analoga, molto più avanzata
tecnicamente e molto più micidiale?
Riassumiamo brevemente i fatti. La sera di sabato 3 c., si levano dall’aeroporto israeliano di
Lod, due Boeing 707 zeppi di paracadutisti e simultaneamente,
da altro aeroporto militare vicino, un Hercules C-130 carico
di altri soldati israeliani altamente specializzati. Fra le ore
23 e le 23,30, fanno scalo a Nairobi, la capitale del Kenia, dove
ricevono aiuti e rifornimenti di
ogni genere. Alle 23,50 sono sul
cielo di Entebbe, aeroporto di
Rampala, la capitale dell’Uganda. Fra le 23,55 e le 0,10: operazioni di atterraggio ed allontanamento, facendo esplodere alcune bombe, delle truppe ugandesi. Fra le 0,10 e le 0,20: scontro coi dirottatori, che vengono
immediatamente sterminati a
raffiche di mitra, oltre a due
ostaggi e al colonnello israeliano capo dell’opèrazione. Ore 0,40:
gli aerei israeliani riprendono la
via del ritorno con gli ostaggi
(meno due) liberati, molti dei
quali naturalmente feriti, e lasciando sul campo di Entebbe
11 Mig ugandesi distrutti e una
ventina di soldati dell’esercito
ugandese uccisi.
Fin qui i tragici fatti. Leggiamo ora nell’articolo del Mieli:
« È lecito, domandano coloro
che hanno criticato l’impresa degli israeliani, che un commando
spedito da un governo entri in
un paese, ne devasti l’aeroporto,
distrugga aerei a terra, uccìda
decine di persone anche se per
un nobile fine qual è quello di
salvare la vita a propri compatrioti? E chi giustifica tate impresa non è forse condizionato
da un latente e magari inconsapevole razzismo che lo porta a
non tenere in alcun conto la vita di soldati negri e i destini di '
un paese sperduto come l’Uganda?...
Rispondere non è semplice.
Però si possono registrare alcune Considerazioni. La prima è
che l’aereo dirottato dai palestinesi ha trovato in Uganda una
ospitalità più marcata che nella
Comitato di Redazione : Bruno
Bellion Vald& Benecchi, Gustavo
Bouchard, Niso De Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Dir. responsabile: GINO CONTE
Amministrazione : Casa Valdese,
10066 Torre Pellice (To) - c.c.p.
2/33094 intestato a « L'Eco delle
Valli - La Luce » - Torre Pellice.
Abbonamenti: Italia annuo 5.000
- semestrale 2.500 - estero annuo
7.500.
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 col.: commerciali L. 100 - mortuari 150 - doni
50 - economici 100 per parola.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice
(a cura di Tullio Viola)
stessa Libia, dove aveva sostato
poche ore prima, solo il tempo
di rifornirsi di carburante. A Entebbe i dirottatori arabi hanno
invece ricevuto dal presidente
ugandese Idi Amin Dada accogienze trionfali: i passeggeri non
ebrei che erano sull’aereo e che
sono stati liberati prima del raid
israeliano riferiscono di aver
udito Idi Amin dichiarare ai
terroristi di essere dalla loro
parte. Il quotidiano inglese “The
Guardian" ha riportato questa
testimonianza del cittadino britannico Tony Russel, ostaggio
sull’aereo francese: “Dal momento che abbiamo abbandonato l’airbus, i terroristi non avevano più il contando e forse non
erano altro che detenuti privilegiati. Ebbi l’impressione che
Amin, se avesse voluto, avrebbe
potuto liberarci tutti quando
fummo trasferiti nell’hangar. I
terroristi non avevano dormito
per 30 ore, non avevano armi
potenti... a quel punto notai invece un gruppo di tre nuovi terroristi che si univa a quello originale che avevamo conosciuto
sull’aereo, e che subentrarono ai
primi per sorvegliarci”. Altre testimonianze, raccolte dal settimanale tedesco di sinistra “Der
Spiegei", concordano nel definire “non neutrale” l’atteggiamento di Amin. Può tutto ciò diventare una scusante per quella che
l’Egitto ha definito una “aggressione ad un paese straniero"?
Israele comunque non cerca
scusanti. Da anni ha fatto capire, a chiare lettere, che non cederà mai ai “ricatti terroristici,
anche a costo di sacrificare vite
umane". I motivi di quest’atteggiamento sono noti: la psicosi
dell’accerchiamento e dell'assedio, la constatazione che i terroristi liberati in altri paesi tornano sempre all’azione, la convinzione che cedere una sola volta
ad un aut-aut significherebbe
orientare i propri nemici verso
un’intensificazione della attività
terroristica. Questa logica è stigmatizzata dai comunisti italiani
che, in un corsivo sull’ “Unità",
parlano di “spietata condotta del
governo israeliano. Spietata perché ancorata al principio (non
meno assurdo e irrazionale del
terrorismo) che, costi quel che
costì, in casi del genere non si
viene a patti’’... ».
Due logiche, entrambe mostruose, com’è mostruosa la
guerra, sempre. È necessario avvertire, in un giornale evangelico come questo, che la nostra
logica è una terza, diversa?
1 Era tipica del colonialismo
classico (2“ metà del sec. XIX),
quando bastava che una grande
potenza mandasse un paio di
cannoniere davanti alle coste
della colonia disubbidiente per
metterla in ginocchio.
Riservato ai teologi?
{segue da pag. 1)
dall’altro la vita interna della
chiesa.
Circa la ^ prima linea, il prof.
André Dumas di Parigi, che ha
partecipato ai lavori e ha tenu:
to una delle relazioni principali,
ha così, condensato, sul soepi
n. 18 del luglio ’76, l’essenziale
dei dibattiti e dei risultati : « Con
la dottrina dei due regni di Dio
i luterani pensano di poter trattare meglio la diversa natura
delle realtà spirituali e temporali, ina corrono pure maggiormente il rischio di un’approvazione
a-critica dello Stato, qualunque
sia la sua natura politica, economica o ideologica ; i contatti
fra i due regni di Dio si limitano allora alla scrupolosa separazione delle competenze e a
una reciproca rs^ppresentatività
minimale. Con la dottrina dell’unica signoria di Gesù Cristo
i riformati pensano di poter meglio esercitare un rninistero di
sentinella di fronte ai poteri, ma
corrono il rischio inverso, un
tempo di clericalizzare eccessivamente la società, oggi di rivolgerle discorsi moralistici, più
o meno marginali. Del resto queste due tradizioni confessionali
sono state forgiate , e praticate
in un’epoca in cui era scontato
che le autorità esercitassero un
mandato ricevuto da Dio. Oggi
due cose sono mutate: ognuno
partecipa più democraticamente
all’esercizio del potere, anche se
la democrazia reale è in calo nel
nostro mondo tecnocratico, burocratico, spesso presidenziale o
militare. Inoltre le nostre società sono tutte secolarizzate, al
punto che per loro le Chiese non
sono più tanto appoggi o sentinelle, ma residui archeologici.
Qui, senza dubbio, le Chiese luterane e riformate devono prestare attenzione ad altre due
grandi tradizioni: la ricerca di
un bene comune dimenticato
dalle nostre società attuali (la
tradizione di una destinazione
« naturale » dell’umanità) e l’incitamento ai rovesciamenti necessari (la tradizione di una
"protesta” nonconformista).
Molti temi sono stati proposti
alle Chiese per un lavoro regionale in comune: l’ordine economico e l’aiuto allo sviluppo, utilità e danni delle ideologie, i
consumi, l’uso necessario o distruttivo del potere, etc. ». Il catalogo è enorme, e rischia di
esaurirsi in un attivismo velleitario che si limiti alle raccomandazioni. Tutto dipenderà dalla
sobrietà e dalla perseveranza
con cui Chiese vicine, a livello
regionale, affronteranno insieme
questa o quella tematica, e non
solo in campo teorico, ma saggiando modelli cercati insieme
di etica sociale.
La seconda linea era quella
relativa al ministero, ai ministeri, con tutti i problemi ecclesiologici connèssi. Anche qui, non
divergenze ma differenze fra i
luterani, per i quali la predicazione e i sacramenti costituiscono la comunità e il ministero è
al loro servizio, e i riformati che
insistono piuttosto sul riconoscimento, da .parte della chiesa,
dei doni del Signore. La riflessione, anche liturgica, relativa
ai ministeri è senza dubbio più
vasta e ricca in campo riformato. Paradossalmente, però, ho
potuto constatare che ben poche Chiese si sono finora veramente impegnate, in modo capillare, nello studio dei Documenti di Accra, così, come, nel
suo piccolo, la nostra Chiesa
Valdese ha fatto nel corso di
quest’anno. Il rischio serio di
’cattolicizzazione’ che molti di
noi hanno individuato in questi
documenti non pare molto avvertito ,in varie Chiese sorelle:
sarà importante che il pronunciamento sinodale, che pensiamo avrà luogo a fine agosto, sia
fatto conoscere largamente.
Accanto a queste due grandi
linee, altri problemi si sono presentati a Sigtuna. Se al centro
della Concordia di Leuenberg vi
è la riaffermazione della centralità della giustificazione per fede, oggi per molti è in discussione 0 negata resistenza stessa
di un Dio personale: il problema di Dio va dunque riaffrontato in questo quadro, per individuare e vivere la nostra responsabilità di testimoni. Ancora: se l’intento della Concordia
non era di portare a fusioni di
Chiese, la riscoperta della piena comunione ripropone la questione dell’unità. Infine : l’Europa è stata tenuta presente in modo assai limitato, dato che si
era tutti europei, un fatto abbastanza sconcertante, anche se
naturalmente questi « colloqui »
non vogliono in alcun modo porsi in concorrenza con la Conferenza delle Chiese europee. Sono tutte occasioni, comunque,
di utili contatti fra est e ovest,
ma anche fra sud e nord. Per
un mediterraneo come me, rincontro, pur fulmineo, con il mondo scandinavo e baltico, la sua
civiltà e cultura, è stata una
scoperta: sono tutte esperienze
che efficacemente ridimensionano da un lato, arricchiscono dall’altro. Gino Conte
Nuova traduzione
della Bibbia
in russo moderno
Un gruppo di specialisti della
Accademia di teologia ortodossa di Leningrado sta lavorando
attualmente ad una nuova traduzione della Bibbia, in lingua
russa moderna. L’opinione generale è infatti che la traduzione attualmente in uso, che ha
un secolo di vita, sia largamente sorpassata sotto il profilo della lingua. L’ultima revisione del
Nuovo Testamento risale agli
anni 60 ad opera dell’Istituto
ortodosso di Parigi.
Sospeso
Monsignor Lefebvre
Roma (adista). - Il vescovo
Marcello Lefebvre, in Svizzera,
è stato interdetto per un anno
dalla facoltà di ordinare sacerdoti, rischiando la scomunica se
continuerà a farlo ; il provvedimento giunge dopo «alcuni fraterni avvertimenti» dello stesso
Paolo VI che il 12 e il 25 giugno
u. s. ha intimato al vescovo di
cessare di conferire gli ordini
sacerdotali. Il vescovo Lefebvre
un paio d’anni fa ha fondato una
sua comunità di tipo «tradizionalista» che non riconosce il
Concilio Vaticano II e le innovazioni da questo portate nella
vita della Chiesa, ma il precedente : il Concilio tridentino
del 1500.
Lefebvre è riuscito ad attirare intorno a sé alcuni gruppi
conservatori d’Europa e d’America dai quali riceve aiuti, e alcuni giovani. Formati questi giovani al più vecchio conservatorismo ecclesiastico li ha ordinati e ha continuato a farlo anche
dopo le intimazioni pontificie,
incorrendo così, nell’interdizione.
_ Non sfugge il parallelo con
l’altro caso che in questo mornento è all’attenzione dell’autorità ecclesiastica : quello di Dom
Franzoni, prete ritenuto eccessivamente innovatore. Il parallelo
non è sfuggito neanche a Paolo
VI che ha colto l’occasione per
parlare di « estremismi opposti » e’ mettere quindi sullo stesso piano l’impegno di chi vuole
guardare in faccia la realtà e la
storia e vuole leggere i segni dei
tempi per inserirvisi come uomo e come cristiano, e chi invece questi segni non vuole leggere e perciò arriva a negare il
cammino della Chiesa.
Appello al
Congresso (Jegli USA
Washington (Relazioni Religiose) ■ Ventotto leaders religiosi di
tutti gli Stati Uniti hanno firmato un appello al Congresso americano, chiedendo sostegno per
una risoluzione pendente che dichiara il « diritto al cibo ». La
risoluzione, riferisce l’Agenzia
Relazioni Religiose, non avrà potere effettivo, ma tuttavia costi
tuirà una affermazione di principio che servirà da base per le
future decisioni politiche. La risoluzione, inoltre, dichiarerà che
ogni persona, in tutto il mondo,
ha diritto ad « una dieta nutritiva adeguata». L’«Appello al Congresso » afferma che il diritto al
cibo deriva dal principio del diritto alla vita, espresso nella Dichiarazione di Indipendenza:
« Senza cibo per sostenere la vita, tale diritto perde di significato », afferma la petizione. Tra i
firmatari dell’Appello figurano il
presidente della Conferenza Cattolica dei vescovi americani.
Monsignor Joseph Bernardin; il
predicatore evangelista, Billy
Graham; Claire Randall, segretario generale del Consiglio Nazionale delle Chiese; Monsignor Iskovòs. Arcivescovo greco-ortpdosso dell’America del Nord e
del Sud; e il rabbino Marc Tanenbaum, direttore degli affari
interreligiosi per il comitato americano ebraico.
Formazione
di interpreti africani
Dal 19 giugno al 4 luglio si è
svolto a Kinshasa (Zaire) il secondo corso per interpreti, organizzato dal Consiglio Ecumenico delle Chiese. Lo scopo è di
formare localmente degli interpreti per le assemblee e le conferenze ecclesiastiche ( Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa, CEC, ecc.), ma anche per
le riunioni di governi e per le
sessioni di studio di organismi
internazionali.
Nuovo Patriarca
della Chiesa Etiopica
(Addis Abeba). Il nuovo patriarca della chiesa ortodossa
etiopica è stato eletto T8 luglio
scorso. È un monaco cinquantottenne, Makalu Wolde Mariam.
Egli succede al patriarca Abouna
Teowoflos, destituito e arrestato dalla giunta militare il 18
febbraio scorso sotto l’accusa di
corruzione e di complicità col
passato regime imperiale.
Il patriarca era stato accusato dalla giunta militare provvisoria di essersi arricchito a danno della popolazione. In particolare si era rimproverato al
clero di avere utilizzato le grandi proprietà terriere della chiesa per trarne profitti smisurati,
senza tener conto della situazione di indigenza e di sofferenza di coloro che lavorano tali
proprietà.
La nomina del nuovo patriarca
è avvenuta in maniera diversa
dalla consuetudine, in quanto
gli arcivescovi, considerati eccessivamente legati al regime
deU’imperatore, sono stati esclusi dai lavori deH’assemblea per
l’elezione.
Uno dei partecipanti a detta
assemblea ha dichiarato che
« per la prima volta l’elezione
del patriarca è avvenuta in maniera democratica, indipendente
e libera da pressioni politiche ».
Prigionieri dimenticati
AXEL JOHANNES (Namibia)
Axel Johannes, 30 anni, ricopre la carica di segretario
generale della South West Africa People’s Organization
(SWAPO). Il 2 marzo 1976 è
stato condannato ad un anno
di carcere per essersi rifiutato di testimoniare contro i
suoi coimputati nel processo,
svoltosi a Swakopmund (Namibia) dal febbraio al maggio
di quest’anno, contro sei namibiani imputati dalle leggi
sul terrorismo.
In base alla legislazione sud
africana egli potrebbe allo
scadere della detenzione essere riconvocato in tribunale e
richiesto di una nuova testimonianza ed in caso di rifiuto essere nuovamente condannato.
Arrestato nell’agosto del
1975, insieme ad un gruppo
di simpatizzanti del SWAPO,
era stato detenuto per oltre
6 mesi senza essere stato formalmente incriminato.
Precedentemente, nel 1974,
era stato incarcerato per oltre otto mesi per delitti minori; assolto in tribunale Johannes aveva denunciato i
maltrattamenti fisici e le pressioni psicologiche a cui era
stato sottoposto nel periodo
della sua incarcerazione.
Axel Johannes è presentato
come prigioniero del mese da
Amnesty International ma il
suo caso personale ripropone la situazione politica della
Nabibia di cui abbiamo avuto modo di parlare. Questo
territorio (ex colonia tedesca
del Sud Est africano) è stato
amministrato dal 1920 al 1966
dal Sud Africa che contìnua
ad amministrarlo malgrado
le Nazioni Unite abbiano revocato questo mandato.