1
Anno 125 - n. 44
10 novembre 1989
L. 900
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ELEZIONI ROMANE
CONVEGNO BATTISTA SULL’ECUMENISMO
La capitale
delle schede perse
In questo momento non mi
ricordo più bene se siamo la
quinta, ia sesta o ia settima
potenza industriale del mondo.
Veniamo prima o dopo Tlnghiiterra? Probabilmente, dal punto di vista della produzione industriale, tra scoperto e som
merso, manteniamo nel mondo
occidentale posizioni importanti, ma dal punto di vista della
democrazia applicata — ora che
da una settimana attendiamo i
risultati delie elezioni a Roma
— siamo a livello di repubblica
delie banane. Prima deUa lotteria per il sindaco di Roma ci
sono stati litigi penosi tra i partiti, poi — e non poteva mancare — puntuale è arrivata la
pesante intromissione vaticana,
questa voita ad opera dei cardinale Poletti che invitava a votare, anche con ripugnanza, per
la DC, ed infine abbiamo assistito al balletto finale delle cifre
(alcune false e altre vere), dei
verbali inattendibili, dei travasi
notturni di voti e dei candidati
eletti messi subito dopo a riposo.
Più che l’errore di un distratto tastierista ai computer, le elezioni amministrative a Roma
rappresentano, mi pare, una
somma enorme, di negligenze,
incompetenze, pressapochismi.
Sono il simbolo di una democrazia che va allo sbando malgrado l’apparenza tecnologica, telematica, computeristica e via
discorrendo.
Il pasticciacelo romano non
aiuta ad accrescere la fiducia
dei cittadini nei confronti delle
istituzioni democratiche. La
disaffezione verso l’urna trova
oggi, nei conteggi truccati del
voto romano, nuovi motivi che
finiscono col tradursi in una
maggiore diffusa distanza dalla
vita politica. Più trucchi corrispondono in moneta corrente a
maggiore sfiducia verso questa
nostra giovane repubblica, già
duramente provata e tartassata
da spietate ricerche di potere.
Malgrado i trucchi appare comunque evidente la vittoria della
Democrazia Cristiana che, occorre riconoscerlo, ha saputo
creare un consenso ed ha un
suo preciso radicamento tra le
masse dei grandi quartieri popolari di Roma. Certo la DC
Abbonamento
1990
Italia
Annuo L. 42.000
Costo reale L. 65.000
Sostenitore L. 80.000
c.c.p. 20936100 intestato AIP
• via Pio V, 15 - 10125 Torino
A chi si abbona, gratis i numeri fino a dicembre 1989.
raccoglie il voto prezioso di una
vasta gamma di cattolici che sono rispettosi delle indicazioni
che ricevono dall’alto, ma non
tutti la pensano allo stesso modo. Non tutti i cattolici si riconoscono « sic et simpliciter »
nel progetto politico della DC.
Ma poi quale DC? Qui pensiamo soprattutto a quella di Andreotti, che ha saputo coagulare le masse che non vogliono
cambiamenti profondi e che, tut- .
to sommato, accettano come valido l’intreccio tra chiesa e partito di cui, « ab immemorabili »,
Andreotti è un gran maestro.
Nel paese in cui viviamo, condizionato nelle sue varie progettualità politiche dai suggerimenti delle gerarchie ecclesiali, occorre sempre ricordare che bisogna distinguere e separare la
realtà della chiesa, del riferimento alla fede dalla realtà dell’affarismo partitico, delle lottizzazioni, della caccia alla poltrona e ai voti. Bisogna tornare a
riflettere su fede e politica, ma
non solo in termini di dure contrapposizioni e polemiche taglienti, ma nella prospettiva di
rendere un servizio per il bene
della città di oggi. Città il cui
principale malessere consiste
in una crescente sfiducia nelle
istituzioni democratiche. Il malessere non lo si cura offrendo
al neoconservatorismo la complicità di un cristianesimo addomesticato.
La cura dovrebbe iniziare riscoprendo l’autonomia delia politica dalla vita ecclesiale. Ma
si vede che quarant’anni di repubblica non so.no ancora sufficienti a cancellare, secoli di
sudditanza ideologica.
Giuseppe Platone
Che siano tutti uno
L’ecumenismo « pratico » trova convergenze (d’intenti, ma la teologia
divide tuttora - Mettersi in discussione è la base per ogni dialogo
« Sentiamo il bisogno di imparare a vivere la nostra fede e a
concepire la nostra evangelizzazione in prospettiva ecumenica:
una fede e un’evangelizzazione
che pongano al centro non le nostre singole o collettive identità,
ma l’Evangelo di Gesù Cristo. La
croce di Cristo sottopone a critica tutto e tutti, in primo luogo
noi stessi e poi chiunque si confronti. La ricerca di unità, centrata in Cristo e non nella chiesa, non soffoca la ricerca della
verità ». Così i battisti italiani
descrivono la loro specificità nel
dibattito ecumenico con il cattolicesimo.
Ricercare insieme la verità in
Cristo, evangelizzare, essere ecumenici, accettare l'altro senza nascondergli nulla. Questi concetti
sono stati più volte ripetuti negli
interventi dei presenti al convegno promosso dall’Unione delle
chiese battiste (UCEBI) al Villaggio della gioventù di Santa Severa, dal 3 al 5 novembre scorso,
sul tema « Ecumenismo e cattolicesimo in Italia ».
L’impegno ecumenico delle singole chiese battiste non è certamente cosa degli ultimi anni. Nella loro storia i battisti hanno
sempre ricercato il confronto con
altri credenti di diverse confessioni, sono stati tra i fondatori
della Federazione delle chiese,
partecipano pienamente al Consiglio ecumenico, dove uno di loro,
il past. Gioele Foligno, « rappresenta », per così dire, le chiese
evangeliche italiane nel Comitato
centrale. Nei confronti del cattolicesimo, a livello locale ricca è
l’esperienza di lavoro comune tra
battisti e cattolici, che si incon
Al Convegno battista sull’ecumenismo: il vescovo Clemente Riva
ed il past. Paolo Spanu.
trano per studi biblici, nelle iniziative del SAE, nella settimana
per l’unità dei cristiani, nella riflessione sul processo conciliare
per pace, giustizia, salvaguardia
del creato, nell’impegno antimilitarista, ecc.
Per fare il punto su questa situazione il Comitato esecutivo
deirUCEDI ha chiamato a raccolta le chiese in rm convegno
che ha approvato, con un lungo
lavoro assembleare, un documento di base sul quale le chiese rifletteranno e organizzeranno il loro impegno ecumenico (pubblicato a pag. 3).
Insomma, come ha detto il past.
Anna Maffei, i battisti vogliono
darsi una strategia del dialo
PREGHIERA ED ESAUDIMENTO
Chiedete nel mio nome
«... e quello che chiederete nel mio nome, lo
farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio.
Se chiederete qualche cosa nel mio nome, io
la farò » (Giovanni 14: 13-14).
Se c'è qualcosa che crea in noi un profondo
disagio, è la frattura che esiste tra preghiera ed
esaudimento. Per la verità non sempre si verifica: capita, alle volte, di veder esaudita una preghiera. Ma è raro, tanto da apparire una eccezione, più che la regola. Non solo, rna quando
capita non è mai chiaro se proprio Dio stia dietro alla risposta o non talvolta il caso, la fortuna, o qualcun altro.
Due sono le reazioni possibili: o smettiamo
di pregare, convinti di fare una cosa inutile e
.senza senso, oppure la nostra preghiera diventa
qualcosa di generico, con ampi margini d’imprecisione, in modo tale da adattarsi a tutte le eventualità. E' una specie di trucco per non mettere
in difficoltà non tanto il Signore, ma noi, e in
particolare la nostra fede.
Dimentichiamo, però, che la fede è anche sfida, ma non alla nostra ragione, come generalmente si crede. E’ una sfida molto più globale
ed impegnativa, perché riguarda il nostro presente e il nostro futuro. Per esempio la fede
nella resurrezione mi fa essere certo della mia
vita in Cristo, già ora sottratta alla tirannia della morte, sebbene questa faccia ancora tragicamente parte del mio orizzonte e della mia realtà, e ne provi ogni giorno la potenza distruttrice
anche nelle piccole cose.
Ma nella fede il futuro si fa presente, il sogno
anima la realtà, la speranza diventa certezza,
l’utopia è ciò che oggi non si è ancora realizzato, ma lo sarà certamente domani...
Così fede e preghiera sono unite insieme: se
la fede è il modo in cui il futuro diventa presente, la preghiera è il luogo in cui vivo questo
fatto.
Ma il punto in cui il nostro presente (e il
nostro passato) incontra il futuro è Gesù Cristo:
in lui l’uomo vecchio incontra l’uomo nuovo, il
giudizio si muta in grazia, la malattia in guarigione, la penuria in abbondanza, il pianto in gioia,
la morte in vita.
Per questo al centro della preghiera sta Gesù Cristo, il suo « nome ». In lui « tutte le promesse di Dio hanno il loro ”sì” » (li Cor. 1: 20).
Il problema, dunque, non è lo scarto tra la
nostra preghiera ed il suo esaudimento da parte di Dio, ma « in nome » di chi preghiamo.
Luciano Deodato
go ecumenico che consenta loro
di « agire localmente e pensare
globalmente ». A confrontarsi con
loro sono stati invitati anche gli
altri evangelici (c’erano al convegno valdesi, metodisti, fratelli, avventisti) e cattolici coi quali si
hanno rapporti da lunghi anni
(comunità di base, SAE, gruppo
delle coppie interconfessionali),
ma anche — ed è la prima volta
che ciò avviene a livello di un
convegno nazionale — un vescovo, Clemente Riva, ausiliario del
vescovo di Roma e responsabile
nella sua diocesi dei rapporti ecumenici.
Quale ecumenismo si pratica?
« L’ecumenismo pratico — come
l’ha definito il past. Domenico Tomasetto — in cui prevale l’identità di scopo (la raccolta di firme,
le marce, l’impegno sociale) non
fa problema». Quando invece ci si
incontra per lo studio e la riflessione vengono al pettine i nodi
della diversità delle teologie.
« L’azione ci unisce, la teologia ci
divide — continua Tomasetto —,
ma occorre esaminare se gli elementi di diversità e di separazione sono teologicamente nobili e
comunque sufficienti per motivare uno ’’status confessionis”.
l’unico che possa legittimare una
divisione. In ogni vero dialogo
ecumenico si mette in discussione soprattutto se stessi, non l’altro ».
In ogni caso ci sono dei principi da applicare al dialogo ecumenico: la parità dei soggetti che
ricercano la fedeltà al Signore, il
mutuo riconoscimento dei ministeri (l’ecumenismo è più avanti
dove ad esempio è riconosciuto
mutualmente il ministero pastorale), il reciproco rispetto e la
comprensione delle posizioni altrui, anche se non condivise.
Questi criteri possono però spingere verso un « dialogo selettivo », cioè verso coloro che sono
più vicini alle problematiche battiste. Così è stato in passato nel
dialogo co] cattolicesimo, ed i battisti hanno privilegiato rincontro
Giorgio Gardiol
(continua a pag. 3)
2
commenti e dibattiti
10 novembre 1989
TRA RICORDI E PROSPETTIVE
Il cuore antico del futuro di Riesi
A colloquio
con i lettori
L opera innovatrice che il pastore Mingardi svolse tanto nella predicazione quanto nella
diaconia - Una comunità dal grande spirito fraterno, costretta poi alle numerose migrazioni
IL TESTO E
LA MELODIA
Sulla prima pagina del nostro
giornale del 13 ottobre è apparso
il nome del mio paese natale;
Riesi.
A quella vista furono molti i
ricordi personali e, malgrado il
comprensibile turbamento emotivo, lessi fino in fondo il bell’articolo di Giuseppe Platone e
quanto sul Servizio cristiano
scrivevano Jean-Jacques Peyronel e Franco Giampiccoli.
Mi si presentò il complesso scenario umano e geografico in cui
vissi fin oltre i vent’anni, incantato dalla luce di perpetuo sortilegio, in quell’entroterra siculo rinomato per la fertilità delle zone frumentarie, i suoi mandorleti, più che per la vigna e l’ulivo.
Lontano da qualsivoglia civetteria architettonico-paesistica, il
mio paese era a pochi chilometri
dalle miniere di zolfo, allora attive, Miniera Grande e Tallarita,
divise dal fiume Salso, quasi sempre in secca. Quanta pena nel vedere, nell'aria irrespirabile, il territorio attorno alle solfare, pressoché spoglio di vegetazione a
causa dei fumi velenosi dei « calcheroni » dove ardeva lo zolfo... o
se passavo per le terre non coltivate dell’immenso feudo Palladio, per lunghissimi mesi — come tutta l’isola — oppresso dalla siccità!
L’articolo di Platone, che accennava al « so^o siciliano » di Tullio Vinay, mi fece pensare ai molti « sognatori » che diedero vita
alla Chiesa evangelica valdese di
Riesi. Al primo pastore Malan
(1871) e ai numerosi altri che
seguirono... Ai miei tempi (sono nato nel 1910) si parlava ancora del pastore Ronzone, che oltre ai normali doveri pastorali,
estendeva la sua opera diaconale, insegnando e, sempre gratuitamente, medicando i tracomatosi che, senza limiti confessionali,
fiduciosi lo cercavano.
Ma chi avrebbe arricchito la
coscienza e la mente di quanti
ravvicinarono sarebbe stato il
pastore Arturo Mingardi, giunto
a Riesi nel 1918 per rimanervi
fino al 1930.
Il suo lungo discorrere e agire
fu — usando le parole di Peyronel — un’autentica « avventura
della fede ». Ciò che scrivo non
vuole pertanto essere il panegirico di una vittima di papa Sarto
(Pio X) che, con l’enciclica « Pascendi dominici gregis » contro
il Modernismo, l’aveva scomunicato assieme a numerosi pensatori cattolici (in massima parte
rientrati all’ovile), tra cui il sacerdote Romolo Murri, il musicista don Lorenzo Perosi, il professore Ernesto Buonaiuti, che si
era avvicinato ai valdesi, il barnabita padre Semeria. Quest’ultimo, emarginato, era rimasto ad
occuparsi degli orfani, ma dalla
Curia, perché grande oratore, era
impiegato come quaresimalista
itinerante.
Annunciare la
Parola di Cristo
Venuto anche a Riesi volle rivedere l’amico Mingardi, l’ex
frate Bernardino. A quel riservatissimo incontro fui presente anch’io, allora decenne, tanta era la
fiducia che il pastore, divenuto
mio zio, aveva in me. Il barbuto,
corpulento padre Semeria era
stupito che la Chiesa valdese
l’avesse mandato, se non per punizione, così lontano e in un paese come Riesi, covo della malavita... « La scelta di venire in Sicilia fu solo mia », rispose, « perché dove ci sono esseri umani
non deve mancare chi annuncia
la parola di Cristo ». Queste furono pressappoco le parole dell’evangelico Mingardi.
La sua « avventura della fede »,
che aveva una spiccata componente mistica, seppe tradursi in
servizio per l’uomo con particolare riguardo a chi era meno carico d’anni e più aperto alla speranza cristiana.
Sulla musica del Giuro di Sibaud egli compose un inno di cui
rammento i soli versi iniziali;
« Riesi nuova è qui / ai tuoi piedi, Signore ».
A cantarlo furono alcune generazioni di fervorosi credenti... tra
cui Liborio Naso, Ernesto Pozzanghera, Vincenzo Paraci, Giuseppe Turco, chi scrive, oltre ai
giovanissimi Ernesto Naso, Pieri
TORINO — L’Unione cristiana imprenditori e dirigenti (UCID) organizza
per venerdì 10 novembre alle ore 9.30
un convegno sul tema « Cristianesimo
e capitalismo; accordo impossibile? ».
Il convegno si tiene in via Fanti 17
presso ia sede dell'Unione industriale.
TORINO — Venerdì 10 e sabato 11
novenrbre, presso la sala Seat di via
Bertela 24, si svolgeranno due giornate di studio sul tema: « Relazioni
Est-Ovest e interdipendenza globale;
un'esplorazione delle nuove proposte
sovietiche ».
GENOVA —• Si riunisce in via Assarotti, sabato pomeriggio 11 novembre e la mattina della domenica 12
novembre, il Collettivo ligure sulle
migrazioni per affrontare l'argomento: « I cristiani tra leggi statali e di.
ritti umani ».
ROMA — Il gruppo romano del SAE
organizza, nell'ambito di un corso di
formazione ecumenica, per domenica
12 novembre alle ore 16.15 presso la
sede di via Giusti 12 un incontro sul
tema: » Il senso della festa ». Intervengono Renzo Bertalot e Giovanni
Cerati.
TORINO — L'Arcsal (associazione
per le relazioni culturali con la Spagna
e l'America latina) organizza per mercoledì 15 novembre alle ore 18 presso
l'aula « tesi » della Facoltà di lettere
e filosofia (via S. Ottavio 20, piano
terra) un dibattito sul tema: « 1492
1992; scoperta o conquista? ». Introducono José Ramos Regidor e Eugenio
Bernardini.
MILANO — Presso la saletta della
Claudiana (via F, Sforza 12/a) giovedì 16 novembre, alle ore 21, Franco
Ferri parlerà sul tema: « Abbiamo ancora la bomba atomica in giardino? ».
BRESCIA — Il centro culturale valdese e il centro iniziative ecumeniche
organizzano per venerdì 17 novembre
alle ore 18, nel salone Bevilacqua (via
della Pace 10), una conferenza del
prof. Jan Alberto Soggin sul tema:
« Violenza, guerra, pace nell'Antico Testamento ».
MILANO — Il Centro culturale protestante organizza per sabato 18 novembre alle ore 17.30 presso la Sala
di via F. Sforza 12/a una conferenza
del prof. Giulio Giorello sul tema:
« Puritanesimo e libertà ». Per informazioni tei. 02/791518.
MILANO — Presso la saletta della
Claudiana (via F. Sforza 12/a) mar
tedì 21 novembre, alle ore 21, Bruno
Gabrielli parlerà sul tema: « Le chiese davanti alla pace e al disarmo ».
MILANO — Il Centro culturale protestante organizza per mercoledì 22
novembre alle ore 21 presso la Sala
di via F. Sforza 12/a una conferenza sul tema « L'Evangelo vissuto nel
quadro comunitario ». Informazioni: telefonare allo 02/791518.
no Moncada, Giacomino Pistone,
divenuti pastori... Memorabili i
lunedì di Pasqua a cui partecipava tutta la comunità, mentre
solamente maschili erano le comitive, programmate dal pastore, per raggiungere i paesi vicini
e testimoniare dell’Evangelo... Ho
memoria di una delle molte gite
a Piazza Armerina, che distava
da Riesi una quarantina di chilometri. Il folto gruppo partiva all’alba estiva percorrendo « trazzere » e mulattiere polverose; rarissimi gli alberi e le fontane per
le indispensabili soste; quasi solo stoppie dell’avvenuta mietitura o lande pietrose e incoltivabili. I rari frutteti e vigneti erano
recinti da spinosissime siepi di
fichidindia... Però man mano che
ci si avvicinava alla meta, il paesaggio mutava; spuntavano i castagneti, i noccioleti e invisibile
si udiva lo scorrere dell’acqua in
fondo ai valloni. Ad accoglierci
fu l’ospitale famiglia Golisano,
preoccupata soprattutto della
buona riuscita della riunione
« missionaria », che si svolse nella
loro sala più grande dove in molti si parlò, si pregò, si cantò...
Piazza Armerina fu anche luogo
d’incontro con il gruppo nisseno,
guidato dal suo pastore Calogero
Bona via (ammirato autore del
poemetto « I servi »), estrosissimo testimone dell’Evangelo, ma
che più tardi si sarebbe allontanato dalla Chiesa valdese.
Dalie aziende
alle cooperative
Assai varia l’attività diaconale
del pastore Mingardi, che andava
dal suggerimento ad alcuni membri di chiesa di trasformare le
loro piccole aziende artigianali in
un centro cooperativistico più
ampio, all’oculato consiglio di costruire (per chi lo poteva) fuori
dal vecchio abitato, ma con criteri urbanistici, più rispondenti
al vivere contemporaneo. (Delle
tre costruzioni realizzate secondo il progetto Mingardi, una sarà
acquistata, e adattata a segreteria del Servizio cristiano, da Tullio Vinay, giunto a Riesi nel
1961).
Né può essere dimenticato il
suo insegnare gratuito a parecchi
studenti che avrebbero sostenuto
esami a Catania o Palermo... Erano al massimo dell’efficienza le
scuole elementari evangeliche di
cui, per dodici anni, Mingardi
fu direttore. Per inciso mi piace
sottolineare che nel censimento
del 1929, su una popolazione di
oltre ventimila abitanti, più della metà dei censiti si dichiarò
evangelica. Fatto che sorprese e
allarmò le gerarchie cattoliche,
che individuarono la causa del
« crollo » nella Chiesa valdese e
nelle sue scuole.
Né si può obiettivamente affermare che durante il lungo pastorato Mingardi tutto sia andato liscio. Col senno di poi ci è facile
giudicare chi, in maniera esplicita, si schierò con la FUV di Paolo Bosio contro l’ACDG (la cui
forte sezione riesina era stata
impiantata daH’attivissimo catanese Domenico Abate). L’anzidetta associazione fu avversata dal
fascismo perché di natura internazionale e dalla Tavola valdese
di allora — moderatore Ernesto
Comba — perché di natura ecu
Nuovo indirizzo
Il past. battista Domenico Dentice comunica il suo nuovo indirizzo: Chiesa
evangelica battista, via Verdi 14, 21100
Varese. Tel. 0332/232584.
menica! Certo i tempi sono fortunatamente mutati; la protesta
stessa del Modernismo oggi non
sarebbe nata; né il quasi boicottaggio, dell’ufficialità valdese,
dell’ecumenico pastore di San
Remo, Ugo Janni.
Nel 1930 ad Arturo Mingardi
successe Roberto Nisbet, che restò commosso del fervore della
comunità, che aveva raggiunto livelli di fraternità cristiana eccezionali, prima che si verificassero
le numerose migrazioni verso Genova o Torino di molti dei suoi
membri e il Sinodo valdese (allora Venerabile) decidesse di chiudere, in tutta la penisola, le apprezzatissime scuole evangeliche.
A Riesi le insegnanti non accettarono la decisione sinodale e, ancora per un paio d’anni, continuarono a tenere aperta la scuola,
senp percepire stipendio. Le
eroiche « resistenti » furono; Rosina Calamita, Carmelina Messina, Giuseppina D’Antona, Tanina
Turco-Fiorenza e Santa Calamita,
mia madre.
Non posso pertanto non rallegrarmi nell'apprendere che il Servizio cristiano, nel suo « progetto
globale », abbia anche pensato alle scuole elementari.
E’ infine ovvio che io auspichi
sempre migliore successo alle
molteplici attività di quella che il
pastore Platone definisce « una
delle più grandi opere diaconali
della Chiesa valdese »; ma, pienamente d’accordo con Paolo Ricca, penso che « la diaconia come
fede » debba prevalere su tutto.
La qual cosa mi pare si sia verificata nei giorni che ho rievocato e, concludendo, mi autorizza
a dire che l’avvenire del Servizio
cristiano ha un cuore antico e,
anche se non visibili, solide radici evangeliche.
Egregio Direttore,
sono passati due decenni da quando
le chiese aderenti alla FCEI hanno
adottato l'attuale Innario cristiano che
ha introdotto nuove melodie e compiuto una meritoria opera di revisione di
molti inni. ' Tuttavia ogni volta che —
abbastanza raramente per la verità —
viene proposto nelle nostre chiese il
“ Forte rocca » (n. 142) non riesco a
superare il disagio di dover cantare delle parole che palesemente non si adattano alla musica; e quindi sto zitto
o tutt'al più mugolo a bocca chiusa la
melodia magari dicendo mentalmente le
parole del vecchio innario.
Non sono un esperto musicologo,
né pretendo di dare lezioni in proposito; tuttavia ritengo che nello scegliere
il testo per una melodia non si possa
prescindere dall'esigenza che esso ben
si adatti alla musica in modo che il ritmo della frase melodica non costringa
ad una accentuazione innaturale delle
parole.
Non entro nel merito, ovviamente,
della validità teologica dei testo poetico. Mi limito a osservare un fatto
incontestabile che (come ho potuto
constatare in una breve indagine fatta
all'uscita dai culti) crea notevole disagio in non pochi fedeli che come
me soffrono di non riuscire più a
cantare un inno che, se non il più
bello, è certamente il più significativo
fra tutti gli inni della Riforma. Che
sia per questo che il i> Forte rocca »
non è più cantato nelle nostre chiese (almeno a Torino) con la frequenza di una volta?
Ritengo non superfluo chiarire che
mi sta bene che la melodia sta stata
leggermente corretta per riportarla a
quella in uso presso le chiese evangeliche estere; e non si tratta neanche di ritornare alle vecchie parole:
basterebbe apportare al testo alcune
lievi — e facili — modifiche che,
senza alterarne in nulla il significato,
rendano possibile una corretta accentazione delle parole durante il canto. Non credo di chiedere troppo e
sono certo che molti la pensano come me.
Filippo Scroppo
Emanuele Bottazzi, Torino
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore; Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
Stampa; Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
INSERZIONI
Pubblicità commerciale: L. 23.000 per modulo mm. 49 x 53
Economici; L. 450 ogni parola
Partecipazioni personali: L. 500 ogni parola
Mortuari: L. 500 ogni mm. di altezza, larghezza 1 colonna
Ricerche lavoro; gratuite. Se ripetute, dalla seconda L. 400 ogni parola
Fin.anziari, legali: L. 700 ogni parola
Prezzi non comprensivi dell'IVA
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino - telefono
011/655278 — Redazione valli valdesi; via Repubblica, 6 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/932166
FONDO DI SOLIDARIETÀ': c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce via
Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo; Maria Luisa Barberis, Renato Co'isson. Roberto Peyrot
ABBONAMENTI 1990
Italia
Ordinario annuale
Semestrale
Costo reale
Sostenitore annuale
Da versare sul
10125 Torino
c.c.p.
Estero
L. 42.000 Ordinario annuale L. 75.000
L. 22.000 Ordinario (via aerea) L. 110.000
L. 65.000 Sostenitore (via ae-
L. 80.000 rea) L. 130.000
n. 20936100 intestato a A.I.P. - via Pio V, 15
Il n. 43/ 89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 2 novembre e a quelli delle valli valdesi il 3 novembre 1989.
Hanno collaborato a questo numero; Cinzia Carugati, Rosanna Ciappa, Mauro GardioI, Luigi Marchetti, Thomas Noffke, Gregorio Plescan, Paolo
Ribet, Sandro Sarti, Franco Taglierò, Claudio Tron, Liliana Viglielmo.
i
3
10 novembre 1989
ecumenismo
CONVEGNO BATTISTA
L’ecumenismo, un richiamo aiia iibertà
e al discepolato evangelico
Dal 3 al 5 novembre si è svolto al Villaggio della gioventù (Santa Severa, Roma) il Convegno promosso dall’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI)
sul tema « Ecumenismo e cattolicesimo nella fede e nell’esperienza dei battisti ».
A questo Convegno hanno preso parte numerosi fratelli
e sorelle provenienti, oltreché dalle Chiese battiste, anche
— a vario titolo — dalle Chiese valdesi e metodiste. Sono
stati anche presenti come invitati osservatori di altre chiese evangeliche ed esponenti di vari organismi cristiani
che svolgono la loro attività in ambito ecumenico ed interecclesiastico.
Ad una tavola rotonda iniziale ha fatto seguito la presentazione di varie esperienze di dialogo e attività ecumenica locale, nonché una relazione del vescovo cattolico
Siamo agli inizi di una riflessione comune fra i battisti
sul problema dell’ecumenismo, problema di cui il dialogo
con i cattolici costituisce nella nostra situazione storica un aspetto
rilevante. Il nostro incontro ha evidenziato una varietà di esperienze, quali la partecipazione alle attività del SAE, al processo conciliare per la giustizia, la pace e la
salvaguardia del creato, alla settimana ecumenica di preghiera, ecc.
Per alcuni tale dialogo ha creato
disagio per l’ambiguità delle situa
Clemente Riva, segretario del Segretariato della CEI per
l’ecumenismo, su « Ecumenismo, Concordato e insegnamento della religione cattolica nella scuola ».
Il confronto delle posizioni è stato spesso critico, ma
sempre costruttivo ed animato da uno spirito di comprensione reciproca molto attenta e rispettosa. Gli interventi riflettono un ventaglio di possibilità, frutto di esperienze locali e di sensibilità spirituali diverse.
Questo tipo di confronto all’interno delle Chiese battiste è appena agli inizi, esso sarà sostanziato nell’ambito locale da rapporti con diversi interlocutori nelle forme che si riterranno più opportune, in vista di una reciproca crescita nello spirito ecumenico.
I partecipanti al Convegno desiderano esprimere la
propria gratitudine al Signore della Chiesa per avere suscitato con il suo Spirito il desiderio di riavvicinamento,
di dialogo, di ascolto fra credenti di diversa confessione.
Nel confessare il proprio peccato, che spesso ha accentuato divisioni e ritardi nell’.accettare l’invito del Signore alla riconciliazione e alla pratica dell’amor fraterno, esortano le sorelle e i fratelli e le comunità stesse a proseguire
il dialogo ecumenico con la disponibilità dello scambio
dei reciproci doni spirituali nell’impegno per l’edificazione del corpo di Cristo. Essi ricordano che Gesù stesso, nell’intercedere presso il Padre per la nostra unità, ci chiede
ili manifestarla ovunque sia possibile, affinché il mondo
creda in Cristo, Signore e Salvatore.
I partecipanti al Convegno offrono alle Chiese battiste
in Italia il risultato del loro incontro riassunto nel seguente
Documento finale
zioni: sono stati espressi dubbi e
perplessità che l’attività ecumenica attenui o riduca il nostro impegno di evangelizzazione. Per altri è stata occasione di scoperta
di inaspettati spazi di confronto
fraterno e di arricchimento reciproco.
Il nostro dibattito ha evidenziato che gli steccati, sia tra chie
Erano presenti al Convegno molti rappresentanti delle chiese battiste. Nella foto una veduta, generale della sala del Centro giovanile
battista di Santa Severa (Roma), dove ha avuto luogo il convegno.
se sia tra credenti, hanno prodotto talvolta sofferenza ed emarginazione, come nel caso delle coppie interconfessionali, ma l’esperienza di queste ultime ha mostrato che le lotte sono anche occasione per interrogare le chiese,
provocare fermento e rinnovamento negli atteggiamenti e nelle
prassi delle stesse.
Lf esperienza fin qui condotta ha
dimostrato la fecondità, sul
piano della prassi e della
riflessione teologica, del rapporto
con le Comunità di base. Oggi
però consideriamo questo dialogo
come prioritario, ma non più
esclusivo. Il mondo cattolico infatti, soprattutto dopo il Concilio
Vaticano II, appare come una
realtà complessa e variegata. Sentiamo di dover approfondire la
nostra conoscenza di tale realtà
per poter aprire un dialogo che
non sia indiscriminato e che rifugga da equivoci e rischi di strumentalizzazione, ma che nel contempo non rimanga a livello di
contatti individuali e si sviluppi
anche, in qualche misura, nell’incontro fra chiese.
Sentiamo il bisogno di imparare
a vivere la nostra fede e concepire anche la nostra evangelizzazio
Che siano tutti uno
(segue da pag. 1)
con le comunità di base. « Oggi
questo non basta più — ha osservato Anna Maffei —; nell’ambito
della chiesa cattolica vi sono interessanti realtà ufficiali da incontrare, anche se dobbiamo selezionare i temi su cui incontrarci ».
Tra questi temi — si è detto
più volte nel convegno — i matrimoni interconfessionali sono sicuramente un ambito nel quale
è possibile ricercare rincontro in
vista di una autentica ricerca di
fede. Ma attenzione — sottolinea
il past. Franco Scaramuccia —
alle barriere rappre.sentate dal
nuovo Codice di diritto canonico: « Sconsiglio vivamente ai pastori di partecipare ad un matrimonio cattolico quando questo
possa far pensare ad una celebrazione mista. Tanto vale fare il rito civile seguito, se si vuole, dai
due riti religiosi. E’ più chiaro ».
Anche Concordato e insegnamento della religione cattolica
(Ire) sono barriere per il dialogo ecumenico.
Per conoscere direttamente
dalla voce di un vescovo la po
sizione cattolica è stato invitato
al convegno Clemente Riva. Riva, rosminiano, ha posto il tema
delTecumenismo nel quadro dell’imperativo evangelistico di tutte le chiese cristiane: « Oggi siamo alla quarta fase dell’evange!izzaz.ione (dopo quella di Cristo
e degli apostoli, del medioevo,
della Riforma e della Controriforma, e quella che si è confrontata con le varie ideologie), quella cioè che .si confronta con un
mondo in cui scienz.a e tecnica
sono diventati degli assoluti. Oggi la gente ha paura. In questo
mondo le chiese devono annunciare la Parola, una Parola di
speranza e di .salvezza in Cristo ».
11 Concordato serve per u.scire da una situazione in cui le
chiese sono sottoposte al potere
politico e garantire ad esse la
libertà. Questo è il significato
dei concordati. L’irc risponde alla necessità che il cittadino italiano abbia una istruzione sul
fatto che il cattolicesimo è anche un patrimonio culturale del
paese. Per quelli che non si avvalgono delTIrc, Clemente Riva
ha fatto una proposta: « La scuola offra la possibilità di conoscere la Bibbia oppure le varie chie
ne in prospettiva ecumenica: una
fede e un’evangelizzazione che
pongano al centro non le nostre
singole o collettive identità, ma
l’Evangelo di Gesù Cristo. La croce di Cristo sottopone a critica
tutto e tutti, in primo luogo noi
stessi, e poi chiunque con noi si
confronti. La ricerca di unità, centrata in Cristo e non nella chiesa,
non soffoca la ricerca della verità.
Questa è al di fuori di noi, nella
persona di Cristo, del quale noi
tutti siamo imperfetti e parziali testimoni. Tale ricerca deve mettere in evidenza i nodi teologici che
ci dividono, oggi come ieri, dalla
chiesa cattolica: in particolare il
ruolo della Scrittura, la natura
della chiesa, il modo di concepire
l’etica.
Nel tempo stesso dobbiamo anche analizzare i nodi sociologici che, nonostante la
tendenza cattolica ad inquadrare
il Concordato e l’insegnamento
della religione cattolica nella scuola nell’esigenza di evangelizzazione della chiesa, scaturiscono dall’esercizio del potere culturale e
politico della chiesa cattolica nel
nostro paese. Tale potere è, per
noi, evidenziato dal « nuovo »
Concordato, che è un patto che assicura privilegi economici e potere
di controllo sociale, e dall’IRC,
che è un esempio di come si esercita questo controllo attraverso
l’uso di strutture statali.
Uno degli scopi fondamentali
del dialogo, inoltre, dovrebbe essere quello della
maggiore conoscenza reciproca, che
ci porti a considerare nell’altro
l’azione rigeneratrice dell’Evangelo. Ma la conoscenza può aver
luogo se l’incontro si svolge nel
profondo reciproco rispetto delle
diverse posizioni confessionali, senza operazioni di appiattimento che
dimezzino le nostre rispettive identità. In questo contesto il linguaggio è spesso fonte di equivoci
e fraintendimenti. Questa difficoltà dovrebbe spingere ad una seria
ricerca di un linguaggio non ambiguo che renda ragione alle nostre
diverse prospettive.
Ci sembra che la nostra particolare accentuazione del dialogo
ecumenico debba consistere in un~
richiamo alla libertà evangelica e
ad un discepolato profetico.
Inoltre siamo convinti che il nostro compito di evangelici, nella testimonianza comune con gruppi e
movimenti cattolici sui temi «òiustizia, pace e salvaguardia del
creato», debba consistere in un costante e puntuale richiamo alle
motivazioni bibliche e teologiche
della nostra prassi.
Infine se nel nostro dialogo invocheremo quel medesimo Spirito
che ha guidato Gesù nella preghiera per l’unità, potremo coltivare
la speranza di superare quegli
ostacoli che ancor oggi ci sembrano insormontabili per la realizzazione di quel servizio comune alla
Parola di Dio e al mondo, a cut
ci chiama l’Evangelo di Gesù
Cristo.
Villaggio della gioventù
Santa Severa, 5 novembre 1989
se producano, anche attraverso
sussidi audiovisivi, un programma di storia delle religioni ».
In modo franco i battisti hanno risposto al vescovo che tutto
ciò era « motivo di sofferenza »
perché il Concordato, nei suoi
contenuti, è più « un accordo di
potere» che una garanzia di libertà. L’Irc invece è vista come
« educazione cattolica » a spese
dello stato. L'educazione è compito delle chiese e delle famiglie, hanno ribadito i battisti.
11 dialogo ecumenico non può
non prendere atto di questi ostacoli.
Ciò nonostante il dialogo con
il cattolicesimo dovrà proseguire « perché tutti facciamo nostra
la scomoda ed inquietante preghiera di Gesù: ”Io non prego
soltanto per questi, ma anche
per tutti quelli che credono in
me per mezzo della loro parola:
che siano tutti uno; e come tu,
o Padre, sei in me e io sono in
te, anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi
hai mandato” ».
Una preghiera che sta davanti
a noi, nel nostro futuro di credenti, nel futuro di Dio.
Giorgio Gardiol
Al Convegno hanno partecipato numerosi ospiti ed invitati di altre
denominazioni. Nella foto il prof. Giorgio Peyrot durante un intervento; alla .sua destra il past. Spanu e monsignor Clemente Riva.
4
ecumenismo
10 novembre 1989
TARANTO
UDINE
Tra spettacolo
e consolazione
Una settimana
per la pace
Niente è stato detto su disoccupazione e terzomondiali - Una lettera
aperta sugli armamenti, sul nucleare e sulle servitù militari in Puglia
Allo stadio comunale sembrava di assistere ad una partita di
calcio: trentamila giovani in un
coro osannante al pontefice romano, che assentiva con evidente
soddisfazione ad una coreografia allestita da 350 giovani di Comunione e Liberazione e dell’Azione cattolica. A questi giovani,
bielle diocesi di Taranto, Castellaneta ed Oria, che Giovanni Paolo
II ha incontrato domenica pomeriggio 29 ottobre al termine del
suo viaggio nella terra ionica, è
stata ricordata la funzione educativa dell'ora di religione e la
necessità, per sfuggire alle lusin
ghe della droga e alla mancanza
di lavoro, di consacrare le proprie esistenze a Maria.
In mattinata il pontefice aveva
visitato Martina Franca e celebrato una messa nello stesso stadio, con il comune richiamo all’assenza di lavoro, senza indicare però le cause della disoccupazione.
La mancanza di lavoro (nell’intera provincia i disoccupati sono
oltre 70.000 e si tratta in larga
misura di giovani alla ricerca disperata di ima qualsiasi occupazione) è legata ai processi capitalistici di ristrutturazione ambientale e allo sperpero del denaro
della Cassa del Mezzogiorno ad
opera di politici corrotti e corruttori.
Il papa non ne ha parlato, neppure il sabato di fronte a 20.000
Operai e loro familiari dello stabilimento siderurgico tarantino.
Puglia e del suo mare per scopi
militari con conseguente impiego
di occupazione giovanile fondata
sul rinvigorimento di strutture di
morte ».
Un analogo documento veniva
diffuso daH’Associazione per la
pace che ha costituito un « coordinamento contro l'erigenda base
navale a propulsione nucleare
della Nato ».
A Taranto e nella Puglia è infatti viva la mobilitazione delle
coscienze contro la militarizzazione del territorio: in pochi mesi si sono raccolte oltre 15.000
firme per indire un referendum
consultivo che permetta ai cittadini di Taranto di pronunciarsi
su questa nuova base militare,
voluta sia dalla marina, sia dalle
autorità civili e religiose che intravedono possibilità di occupazione e di nuovo benessere.
Naturalmente la lettera e il documento sono rimasti senza risposta. Anche all’Arsenale Giovanni Paolo II non si è sbilanciato, i suoi ripetuti richiami alla
pace non si sono attualizzati in
un gesto profetico di denuncia
delle istituzioni militari che in
ogni epoca hanno seminato morte e distruzione.
Ma anche sul terzo problema
che angoscia la comunità civile
tarantina, quello della violenza
(50 morti in 20 mesi di guerra tra
bande rivali della locale malavita
e lo scoppio di un’autobomba,
alla vigilia della visita papale,
fortunatamente in orario e in
zona non trafficati), il papa è stato generico, ignorando le connivenze tra delinquenza organizzata e il potere dello Stato.
Ed è in questo scenario preoccupante, caratterizzato dalla disoccupazione, dalla crescente militarizzazione ed attività criminale, in una società come quella tarantina che si proclama da sempre cattolica (tutti concordano
che in questa città l’arcivescovo
è « politicamente » più importante delle autorità civili) che sono
attuali — più delle parole esortative del pontefice romano — le
considerazioni del vescovo locale, il giacobino Giuseppe Capecelatro, che in uno scritto del 1788
ricordava che i mali del nostro
paese sono da imputare alla mancata riforma religiosa. E non è un
caso che tra le abbondanti citazioni di beati, santi e vescovi illustri tarantini con le anali il papa
ha arricchito i suoi discorsi, non
abbia avuto alcun rilievo questa
bella figura di credente e riformatore dei costumi religiosi e
sociali della terra ionica.
Eugenio Stretti
Con una preghiera « a più voci » si è conclusa, la sera di sabato 21 ottobre, la Settimana
ecumenica per la pace (SEP),
svoltasi per la prima volta anche a Udine. L’iniziativa, ispirata al tema « Giustizia, pace e
salvaguardia dei creato », era stata promossa dal Centro ricerche ed attività ecumeniche insieme con l’AGESCI, il Ce.Vi.,
la Chiesa evangelica metodista,
il Comitato friulano per la pace, il Gruppo antiapartheid, il
MEIC, il Movimento dei focolari, l’Opera nomadi e Proiezione
Peters.
E’ stata richiamata l’attenzione su alcune situazioni particolarmente conflittuali: il Movimento dei focolari ha presentato il problema del Libano, dell’Argentina e della Cina, mentre
la Chiesa metodista di Udine ha
ricordato soprattutto il dramma
dei palestinesi.
« Amare la patria altrui come
la propria », credere nell'amicizia
tra i popoli e impegnarsi per
costruire la civiltà dell’amore è
stato l’invito espresso dai focolarini, che hanno anche illustrato alcune loro iniziative tese a
sensibilizzare l’opinione pubblica
sul tema della pace.
Sulla sorprendente attualità
con cui la Parola di Dio tocca
le emergenze del mondo d’oggi
si è soffermato il presidente del
Comitato friulano per la pace
in un intervento ricco di spunti
di riflessione. Nella situazione
odierna, così contraria ad una
cultura di pace (basti osservare
la competitività che ispira i rap
ASSOCIAZIONI FEMMINILI
Infatti le prospettive del 4° centro siderurgico sono delle più nere: applicando rigide tecniche di
management, nei prossimi tre anni l’ILVA, la società a partecipazione statale proprietaria del
centro siderurgico, licenzierà,
prepensionandoli, 8.500 operai su
un totale di 16.500. Tali lavoratori, come' prevedibile, toglieranno
ancora posti di lavoro alle giovani generazioni.
Nei discorsi « consolatori » di
Giovanni Paolo II non vi è stato
neppure un accenno alle tristi
condizioni dei lavoratori terzomondiali, in prevalenza senegalesi e marocchini, oggetto anche
nella provincia di Taranto di soprusi e discriminazioni.
Nell’itinerario papale non è
mancata la visita all’Arsenale militare, che Compie quest’anno un
secolo di vita. Ed è riferendosi a
tale visita che, con una « lettera
aperta » promossa a livello locale
con l’adesione delle Chiese evangeliche pugliesi e di Pax Christi,
cattolici ed evangelici si sono rivolti, alla luce delle Scritture
(Isaia 2: 4), al pontefice invitandolo in tale occasione, nello spirito dell’Assemblea ecumenica di
Basilea, a dire un « inequivocabile no alla costruzione, alla vendita, alla messa a punto di qualsiasi tipo di armamento convenzionale di sterminio di massa, a
dire no ad un uso della terra di
Comitati nazionali a confronto
Dal 20 al 22 ottobre si sono
incontrati, nel Centro di Santa
Severa, i Comitati nazionali femminili della chiesa battista
(MFB), della chiesa valdese e
metodista (FFEVM) e della Federazione donne evangeliche in
Italia (FDEI). Per la FFEVM si
registra il fatto che le visite fatte da parte dei membri del Consiglio nazionale (CN) presso i vari gruppi sono molto importanti. La Sicilia, dopo un periodo di stasi, ha ripreso i contatti
con la FFEVM, la Calabria ha
condiviso le varie problematiche,
soprattutto sociali, con il CN. In
questa prospettiva di ascolto e
di condivisione il prossimo CN
si terrà (verso fine febbraio) nelle Puglie. A Santa Severa il CN
ha anche lavorato alla preparazione del prossimo Congresso
nazionale, che si svolgerà ad
Ecumene il 4-5-6 maggio 1990.
Per il MFB il CN ha passato
in rassegna il lavoro dei vari
grappi battisti in Italia. Anche
nel CN battista si è sottolineata
l’importanza delle visite ai grappi per incoraggiarli nella prospettiva evangelizzatrice. Quest’anno le donne battiste hanno
organizzato sei convegni, in diverse regioni, sul tema « emar
ginazione e missione ». L'« offerta d’amore » raccolta per la Missione battista europea ha raccolto circa 40 milioni. Infine daH’ll
al 13 maggio ’90, presso il Centro
battista di Rocca di Papa, si terrà il Congresso delle donne battisle: « Noi donne in cammino »,
sotto il motto « Servite l’Eterno
con gioia ».
Il Comitato della FDEI si è
occupato della preparazione della prossima giornata mondiale
di preghiera che vedrà una proposta liturgica delle donne cecoslovacche. Il CN raccomanda ai
vari gruppi di diffondere il più
possibile il questionario FCEI
(vedi numero scorso dell’Eco-Luce) legato al decennio di solidarietà delle chiese con le donne.
Si è anche lavorato in vista del
prossimo Congresso femminile
internazionale di York (Inghilterra) in cui il contributo italiano sarà elaborato, sulla questione della condizione di povertà
delle donne, da persone cattoliche e protestanti. Il tema del
Congresso, « Dalle divisioni alla
visione », sfida gli arroccamenti
e propone il dialogo nella diversità. Inoltre, per la prossima
estate, si prevede di organizzare un corso di formazione per
responsabili di Unioni femminili
sull’animazione.
I lavori dei diversi CN (che
ovrdamente hanno lavorato separatamente) si sono conclusi con
una riunione congiunta dei tre
Comitati. Essa ha messo in luce
la ricchezza delle tematiche che
ci appassionano e la volontà di
chiarire gli ambiti di competenza. Da anni ormai le donne, pur
appartenendo a denominazioni
diverse nella famiglia protestante, hanno imparato a lavorare e
programmare insieme. L’incontro di Santa Severa ha ricordato a tutte noi che questo cammino parallelo di testimonianza
è valido se lo percorriamo insieme nel confronto e nella comune responsabilità.
Infine importante per tutte è
la prossima Assemblea congiunta battista, metodista, valdese
(BMV) del novembre ’90, che
rappresenta un appuntamento
in sintonia profonda con il lavoro femminile interdenominazionale che stiamo portando avanti. con speranza.
Hanno collahoraio:
per il MFB Elena Girolami,
per la FFEVM Lidia Rihet Noffke,
per la FDEI Daniela Ferrara Platone.
porti sociali, la sete di dominio,
la riduzione dell’individuo a numero, la mancanza di misericordia), è necessario vincere il diffuso atteggiamento di rassegnazione per recuperare fiducia nelle inespresse possibilità positive
dell’uomo di reagire per costruire un mondo nuovo. Su questo
terreno sono chiamate ad impegnarsi anche tutte le religioni,
rendendo concreto l’annuncio
della salvezza. Occorre superare
l’idea stessa di nemico e, parti
colarmente come cristiani, rimeditare sulla beatitudine dei miti,
che possederanno la terra perché rappresentano il futuro dell'umanità.
Le difficoltà che gli immigrati
dal Terzo Mondo incontrano per
inserirsi nella nostra società sono state presentate da uno studente africano e da un operaio
boliviano. E’ la necessità di sopravvivenza che spinge tante persone a lasciare il proprio paese
(afflitto da problemi economici e
da instabilità politica) per chiedere ospitalità e lavoro in nazioni che essi sperano li possano
aiutare. Ma le difficoltà che incontrano sono molteplici: impatto con una legislazione confusa
e tanto diversa da quelle delle
comunità di origine, barriere linguistiche, difficoltà a trovare alloggio, necessità di dover continuamente superare « esami » per
dimostrare di essere anch’essi
uomini e di saper lavorare. L’invito che essi ci rivolgono è, perciò, quello di aprirci alla solidarietà, nella consanevolezza che
l'incontro tra culture diverse rappresenta l’occasione per un reciproco arricchimento di valori.
Un rappresentante della comunità Rom ha indicato nella difficoltà per i loro giovani a trovare lavoro un problema che la
società dovrebbe impegnarsi a
risolvere, almeno applicando con
maggiore volontà politica le leggi già approvate.
Anche al problema ecologico
è stata riservata molta attenzione: dall’AGESCI, in particolare,
sono venute indicazioni per una
educazione dei ragazzi al rispetto della natura. E’ stata sottolineata l’esigenza di aiutarli a conoscerla meglio nei suoi equilibri e nei suoi indissolubili rapporti con l’uomo il quale, dalla
consapevolezza di essere anche
egli parte del cosmo, dovrà acquisire una mentalità che, superato ogni atteggiamento aggressivo e predatorio, si esplichi in
quel senso di responsabilità che
induce ad uno stile di vita più
sobrio, costruttivo e anche grato nei confronti della natura stessa.
Ma «il tempo stringe», perché siamo l’ultima generazione
che ancora possa risolvere il problema ecologico, come si afferma nell’appello che il CRAE rivolge alle Chiese (perche sviluppino un dialogo aperto e continuo su questi problemi) e alle
istituzioni sociali e politiche, affinché si pongano nella prospettiva del servizio e della responsabilità di fronte a tutti gli uomini, sipecialmente quelli in
particolare difficoltà.
Marco Modesto
In un mare di verde, in un'oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto Vanno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE PELLICE
EDILUX
COSTRUZIONI EDILI
di JALLA’ e PAYRA s.n.c.
INFORMAZIONE
E VENDITA
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Via De Amicis, 67/1
© 0121/909088
VENDE in LUSERNA S. GIOVANNI - P.za Parrocchiale in
uno stabile del '700 completamente ristrutturato alloggi
in varie metrature composti da: soggiorno, cucina, 1 o 2
camere -t- servizi - riscaldamento autonomo - ascensore.
Personale in loco: giovedì - venerdì 15-18; sabato 9-12.
I
5
10 novembre 1989
ecumenismo
LA FONDAZIONE «JOHN BOST »
CHIESE IN EUROPA
' * ti
? * Î
KìlSi r * ■' -'Í
Il pastore Guy Gañeran, cappellano del centro.
Al servizio
deil'handicappato
L’importanza deM’ascolto nella vita quotidiana con gli ospiti - Un
pastore per tutti, indipendentemente dal ruolo e dalla confessione
Poco lontano da Bergerac, in
Dordogna, tra vigneti e piantagioni di tabacco, sorge il piccolo comune di La Force, in cui
spicca l’imponente opera della
« Fondation John Bost »: intitolata al pastore suo fondatore,
nata nel 1848, accoglie nella sua
ampia struttura 1.300 handicappati fì.sici e mentali, e impiega
800 dipendenti, più i volontari
di tutta Europa che dedicano
una parte del loro tempo a questo servizio.
Nell’estate ho trascorso appunto un periodo di volontariato in questa che è una delle
più imponenti opere del protestantesimo francese. Nella zona
è, per numero di dipendenti,
anche la terza impresa, ma chi
vi lavora lo fa anche con la
consapevolezza di poter aiutare
delle persone penalizzate nelle
loro capacità. Certo molte volte
si constata che è possibile fare
poco, ma di fronte al compito
di rendere più vivibile la vita
agli altri non ci si può arrendere, ed è appunto questa dimensione di servizio che nei padiglioni, nei reparti, nei piccoli gruppi, ti fa dimenticare di
essere in una cosi grande struttura.
Dai vari padiglioni, la domenica mattina si sale al tempio
e ci si ritrova per il culto. Un
culto diverso, meno schematico
e più corale, dopo il quale ho
deciso di incontrare il pastore
cappellano della fondazione, nel
suo studio.
Guy Galleran esitò quando
gli venne proposto l’incarico:
non aveva un’esperienza di questo tipo; era stato cappellano
dell’esercito francese in Germania: « Ho ritenuto di doverci
venire ugualmente, senza preparazione specifica, perché si tratta soprattutto di saper ascoltare
chi da anni lavora con i portatori di handicap. In questo
senso il mio ministerio non si
differenzia da quello di un pastore di comunità ».
La disponibilità è dunque la
condizione essenziale: «E’ solo
cosi, poco alla volta, che impari quello che puoi fare; è il rapporto con gli educatori e con
gli assistenti che mi aiuta. Da
loro ho ricevuto parecchio, e
tra noi non esiste antagonismo.
Il pastore non deve giocare a
farsi psicologo o medico, né
terapeuta, anche se a volte
il ruolo del pastore può comportare delle implicazioni terapeutiche. Una donna, ormai cieca da anni, aveva deciso di lasciarsi morire e per questo rifiutava il cibo e non parlava
con nessuno. Lo psichiatra mi
chiese di visitarla, io non sapevo
cosa fare e cosa dire. Mi sedetti accanto a lei stringendole la
mano, e domandai l’aiuto di Colui che si sostituisce a noi in
questi momenti; le chiesi se si
ricordava il nome del suo pastore, e lei, a fatica, mi rispose;
poi iniziò a cantare un inno
natalizio. La mia domanda aveva fatto scattare in lei qualcosa
che la indusse a parlare.
Dico spesso che se un giorno
tutti gli ospiti dovessero guarire, medici e assistenti potrebbero andar via, ma il pastore
rimarrebbe, perché è pastore di
tutti ».
Lo stesso culto per loro non
è un culto speciale: « Non c’è
una comunità di malati e una di
sani: esiste il popolo di Dio che
si riunisce nel suo nome. Esiste
peraltro uno sforzo maggiore
nel rendere accessibile la predicazione: non importa tanto quel
che si dice, ma come lo si dice;
esistono casi di persone che si
portano addosso profondi sensi di colpa e di angoscia, e per
questo bisogna essere costantemente predicatori della grazia e del perdono; ci sono testi
su cui non potrei predicare, sarebbero traumatizzanti; devo
insistere, invece, sulla riconciliazione e sulla liberazione ».
Il pastore Galleran non è solo
cappellano dei protestanti, ma è
l’unico per tutte le confessioni
presenti: cattolici, musulmani,
ebrei: « Cerco sempre di conciliare le varie spiritualità; credo che questa sia una preziosa
occasione che trascende la confessionalità ».
Uscendo dal suo ufficio, un
moderno edificio in cui si svolgono anche le attività di catechismo, ho l’impressione di aver parlato con qualcuno- che
« accompagna » questi uomini e
queste donne. E allora rileggo
in modo diverso i cartelli che
indicano i vari reparti: Penuel,
Patmos, Bethel, Eben-Ezer, e
che richiamano alla mente tante
vicende bibliche che continuano
nella quotidianità di questo posto.
Italo Pons
La sfida delle
nuove povertà
Il past. Paolo Spanu, presidente deU’Unione delle chiese batiiste
in Italia, è membro del comitato centrale della Conferenza delle
chiese europee, l’organismo che raccoglie le chiese riformate, luterane, anglicane, ortodosse di tutta Europa. L'abbiamo incontrato al
suo rientro dalla Danimarca dove aveva preso parte ai lavori del
comitato centrale e gli abbiamo chiesto, a caldo, alcune impressioni.
— Dal 18 al 24 ottobre sei stato a Nyborg, in Danimarca, per
la consueta riunione annuale del
comitato centrale della Conferenza delle chiese europee (KEK);
puoi dire in due parole di che
cosa si è trattato?
— All’Ordine del giorno c’erano
gli argomenti tipici dell’organo
politico della Conferenza. Tra essi spiccava, però, l’analisi del
« dopo Basilea » nel quadro delle evoluzioni politiche in atto sia
nell’Europa dell’Est che in quella dell’Ovest.
La Conferenza si è anche posta la questione del rapporto
con la chiesa cattolica, visto che
l’assemblea di Basilea è stata
convocata ed organizzata con il
Consiglio delle conferenze episcopali europee. Altro tema importante è stato quello della responsabilità delle chiese verso le nuove forme di povertà in Europa.
— Come si vede da Nyborg
il protestantesimo italiano?
— Le chiese protestanti italiane membro della KEK sono la
chiesa valdese, la chiesa metodista, la chiesa evangelica luterana e l’Unione battista. Queste
chiese sono viste con interesse
e rispetto, specialmente per il
contributo che danno al lavoro
federativo e in particolare al lavoro con i migranti e i rifugiati.
Tale interesse è stato sottolineato dalla decisione unanime di
tenere il prossimo incontro del
PRATO
Giostrai zigani
testimoniano Cristo
In data assai recente, nella zo
na di Prato, Pistoia e Lucca, è
nato un movimento evangelico
grazie alla missione della comunità pentecostale autonoma di
Prato, guidata da^l pastore Elia
Rao e dal padre, Gregorio. In
occasione d’una mia visita a Prato con Vincenzo e Bertilla Buso, il fratello Elia ci ha parlato
del miracoloso risveglio che si
è manifestato nei vari accampamenti zigani dislocati a Pratilia,
via Cava e lolo, a seguito delle
visite con predicazione e riunioni di preghiera. I neoconvertiti
sono ormai bene inseriti nella
comunità pentecostale con attiva
partecipazione alle varie attività
della settimana.
L’opera di evangelizzazione si
armonizza con i progetti dell’amministrazione comunale, tendenti all’inserimento dei gruppi
zigani Sinti nella vita sociale
pratese. Essi godono d’un certo
benessere economico e lavorano
lutti; in maggioranza sono giostrai, altri raccoglitori di ferro
o venditori ambulanti. Sono quasi tutti riconosciuti dalle autorità con documenti e residenza;
il Comune sta organizzando dei
corsi di alfabetizzazione; sta progettando la creazione di sei piazzole dove poter usufruire di acqua, servizi igienici, lavanderia
ed un posto telefonico nelle vicinanze.
Recentemente due giornalisti
de « Il Tirreno » e « Gazzetta di
Prato » hanno intervistato i vari gruppi e poi pubblicato due
articoli molto lusinghieri nei confronti degli zigani, con le noti
Un gruppo di giovani zigani si prepara al battesimo.
zie che il collega Elia ci aveva
già fatto conoscere: è interessante ed anche commovente il
resoconto dei due cronisti sulla
riunione tenutasi in quell’occasione: messaggi, preghiere spontanee, testimonianze sul cambiamento avvenuto dal lato morale dopo la conversione, ed il loro modo di salutarsi con l’augurio della pace, chiamandosi
l’un l’altro fratello e sorella.
Ovviamente « il nomadismo è
sull’orlo d’essere abbandonato »,
osservano i due cronisti; infatti
il sogno di parecchi è di diventare « sedentari », avere una essa, un piccolo pezzo di terra.
Ne consegue una perdita di valori culturali caratteristici dei nomadi.
D’altra parte l’esperienza della nuova nascita ed il fraterno
rapporto con le autorità locali
modificano radicalmente il clima
dei rapporti con i sedentari e
cancellano un passato di tensioni,
odi, persecuzioni, massacri ad
opera, purtroppo, dei cristiani.
Soprattutto i neoconvertiti acquistano una nuova dignità umana
e spirituale in quanto diventati
figli di Dio in virtù della fede
in Gesù Cristo e dell’opera dello
Spirito Santo.
Gustavo Bouchard
Paolo Spanu, presidente dell’Unione battista.
comitato centrale in Italia, al
Villaggio della gioventù di Santa Severa e a Roma, dal 7 al 17
maggio 1990.
— Quale ruolo possono svolgere le chiese europee in questo
momento in cui equilibri che
sembravano consolidati sono
messi in discussione?
— Un ruolo di ponte nel senso della riconciliazione, della pace e della salvaguardia del creato; non solo in Europa, ma anche nel mondo. Il problema da
cui non nossiamo prescindere è
il diffondersi di una libera economia di mercato. Questo fenomeno non mancherà di generare
una serie di ricadute negative
sulle società marginali, o sull’ambiente, e sul fronte della massificazione dèlie merci e dei disvalori consumistici.
— Quali sfide nuove si pongono alle chiese europee in generale e a quelle evangeliche in
Italia?
— Alla KEK si pone la sfida
di costituire l’anima della nuova Europa e ciò, forse, in concorrenza con la chiesa cattolica.
A noi il compito di riaffermare
che l’anima spirituale dei popoli
europei non sono le chiese, ma
TEvangelo.
— C’è il problema delle altre
religioni, delle fedi viventi, in
particolare l’Islam: che cosa si
sta muovendo?
— Esiste una commissione che
lavora suH’Islam e le realtà sociali delle popolazioni islamiche
in Europa. Questo lavoro è cominciato di recente ed è svolto
in collaborazione con il Consiglio delle conferenze episcopali.
— Qual è il futuro della KEK?
Che cosa si sta preparando?
— La KEK raccoglie i rappresentanti di circa 2.S0 milioni di
cristiani in Europa. Dunque è
un organismo che ha grandi possibilità di incidere nel processo
di ristrutturazione dell’Europa.
Perciò ha due grandi sfide dinanzi a se: la promozione e il
sostegno dell'evangelizzazione
delle popolazioni viventi in Europa e la lotta contro ogni forma di marginaiizzazione dei noveri e delle regioni meno privilegiate del eontinente. Queste due
direttrici di intervento vanno
perseguite nel eontesto della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato.
A cura di Luciano Deodato
6
6 prospettive bibliche
10 novembre 1989
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
La chiesa della Riforma
è la chiesa che
lascia Dio essere Dio
« ... Ma ho questo contro di te:
che hai lasciato il tuo primo amore.
Ricordati dunque donde sei caduto, e ravvediti,
e fa le opere di prima;
se no verrò tosto a te, e rimuoverò il tuo candelabro
dal suo posto, se tu non ti ravvedi.
Ma tu hai questo:
che oda le opere dei Nicolaìti, che odio anch’io.
Chi ha orecchio
ascolti ciò che dice lo Spirito alle chiese.
A chi vince io darò a mangiare dell’albero della vita,
che sta nel paradiso di Dio ».
(Apocalisse 2: 4-7)
Quando i bambini sono presi dalla
paura in una strada buia, si mettono
a fischiare, avanzano con passo fermo e fanno chiasso per farsi coraggio. E tutti noi, che prendiamo parte alla vita della chiesa, conosciamo
bene questo coraggio che è in realtà
paura, questo coraggio-angoscia e
questa specie di fanfara, che indicano che la morte ha già compiuto la
sua opera.
Ora, l’anniversario della Riforma
è una giornata difficile, che ci fa cogliere questo sotterfugio nella maniera più chiara. Tra le mille fanfare
che testimoniano di una società moribonda, si fa sentire anche quella,
che annunzia dappertutto l’agonia
della chiesa...
La chiesa della Riforma, che conosce in segreto l’abisso che la separa
dalla Riforma, con un brivido quando la morte si avvicina, canta con il
coraggio della disperazione: « Forte
rocca è il nostro Dio... Sei tu, Salvatore, Dio degli eserciti; se Dio è per
noi, chi sarà contro di noi? ». Ma Dio
dice: « Ciò che ho contro di te... ».
La chiesa che festeggia la Riforma
non permette al vecchio Lutero di riposare in pace. Noi collochiamo questa morte nella nostra chiesa, facendole stendere una mano che indica la
chiesa, e facendole dire senza sosta,
in un’assicurazione di fede che è patetica: « Eccomi, non posso fare altrimenti ».
E non vediamo che questa chiesa
non è più quella di Lutero; che è nel
timore e nel tremore, stretto nelle
sue ultime trincee dal diavolo e dal
timor di Dio, che il riformatore ha
pronunciato il suo; « Eccomi ». E’
qui che la parola si presta molto male all’uso che ne facciamo noi oggi.
Detto semplicemente, noi mentiamo,
a meno che non agiamo in preda ad
una tale leggerezza e ad un orgoglio
imperdonabili.
Perché noi possiamo fare altrimenti, o quanto meno dovremmo poterlo
fare; e se non potessimo farlo avremmo una pessima reputazione di fronte a Dio e agli uomini.
La chiesa protestante celebra la
sua giornata. La protesta fa parte dei
suoi compiti tradizionali. L’oggetto
della protesta può variare, ma essa
deve protestare; questa volta insorge
contro il secolarismo nella sua forma
di irreligiosità; protesta contro ogni
Il 31 ottobre del 1517 Martin Lutero affiggeva alla porta della chiesa
del castello di Wittenberg le famose «95 Tesi»: la data fu assunta più
tardi come quella d’inizio della Riforma protestante. E’ consuetudine
delle chiese protestanti ricordare l’avvenimento nel corso del culto della
domenica più vicina al 31 ottobre.
Nel 1932 toccò a Bonhoeifer tenere il culto ufficiale, alla presenza
del presidente del Reich, von Hindenburg. Era il 6 novembre. Colpisce, a
distanza di anni, rileggere quella predica limpida e coraggiosa. Pochi anni
dopo (aprile ’45) Bonhoeffer sarebbe stato impiccato dai nazisti nel campo di Flossenburg. (red.)
costrizione, contro il dogma e l’autorità, parlando in favore della libertà
di pensiero e di coscienza; protesta
contro l’immoralità e l’incredulità,
contro tutti coloro che non appartengono alla chiesa, e che questa protesta, per ciò stesso, non raggiunge che
in piccola parte: eccola, la giornata
del protestantesimo. Per noi è facile
protestare, lo facciamo con sicurezza, perché il diritto a farlo ci è garantito! Che magnifica giornata! Protestiamo! Ma Dio dice: « Ciò che ho
contro di te », e ciò equivale a dire
che Dio protesta; contro chi? Contro
di noi e le nostre proteste. Non lo
sentiamo, forse? Il protestantesimo
non equivale alla nostra protesta
contro il mondo, ma alla protesta di
Dio contro di noi. Ciò che ho contro
di te...
Polvere
negli occhi...
Abbiamo paura, di questo; non siamo all’altezza di questo attacco; temiamo di screditarci agli occhi di
Dio e del mondo ammettendolo. Per
questo facciamo chiasso a proposito di questa giornata; riempiamo la
testa di migliaia di persone con idee
fasulle, raccomandando a loro, faccia a faccia con la chiesa, il rispetto
che abbiamo invece perso faccia a
faccia con Dio, con il solo scopo di
nascondergli la nostra debolezza, o
di dimenticarla noi stessi.
No, non abbiamo più tempo di celebrare le solenni feste della chiesa,
in cui ci presentiamo a noi stessi;
non vogliamo più festeggiare la Riforma a questo modo. Lasciate stare
in pace Lutero, che è morto, e ascoltate piuttosto il Vangelo, leggete la
Bibbia, ascoltate la stessa Parola di
Dio.
Nel giorno del giudizio Dio non ci
domanderà certo: « Avete celebrato
la festa della Riforma in maniera
adeguata? ». Ci chiederà piuttosto:
« Avete ascoltato e fatto tesoro della
Parola? ». Lasciate dunque che Egli
ci dica: « Ciò che ho contro di te è
che tu hai abbandonato il tuo primo
amore ».
Se solo potessi io dire questa parola in maniera che facesse veramente
male! Questa parola deve ferirci, se
no non sarebbe la Parola di Dio.
Questo primo amore è l’unico amore che sia dato, perché è amore di
Dio e amore per Dio; abbandonare
questo amore significa abbandonare
Dio; significa essere capaci di provare solo odio verso Dio e verso il
mondo. Ciò che ho contro di te è che
tu hai abbandonato il tuo primo
amore; che non è stato sempre cosi,
che un inizio ha avuto luogo dentro
di noi. Un giorno abbiamo avuto a
che fare con Dio. Abbiamo tentato
con Dio. Abbiamo pensato che Egli
dovesse essere il Signore della nostra vita fino nelle basi più intime e
più nascoste di essa. E in quel giorno
fu così.
Dov’è rimasto,
il tempo della grazia?
Ora ci volgiamo verso la chiesa nel
suo insieme: dov’è il tempo della grazia, il tempo in cui i primi cristiani
chiamavano Gesù Cristo come Maestro della loro vita? Dov’è il tempo
di cui è detto; « La folla di coloro
che avevano creduto non era che un
cuore e un’anima soli »? Dov’è questa comunità che, conoscendo il miracolo di Dio, la resurrezione dalla
morte alla vita, era convinta che
tutto è possibile per chi crede, nella
potenza della grazia, nella forza dell’amore per Dio; che è possibile agli
uni amare gli altri, calarsi nella miseria dell’altro e dargli, umilmente.
soccorso? Dov’è la comunità dell’amore che, come un candelabro, parla al mondo della luce di Dio?
In particolare dirà: « Era il mio
primo amore, il mio amore di bambino; quando sono diventato adulto,
l’ho superato. Certo, era bello a quell’epoca, ma era un’illusione. Ho imparato molte cose; ho visto che il
mondo è cattivo e che non tutto è
possibile, che dobbiamo fare dei
compromessi e rassegnarci ».
E la chiesa parla allo stesso modo. Che cosa rispondere? A vostro
giudizio i primi cristiani, i riformatori, non sapevano che il mondo è
cattivo? Quelli che videro il Signore
crocifisso dal mondo, ignoravano
che quest’ultimo è cattivo?
L’odio è stato battuto,
l’amore ha vinto
In realtà essi hanno visto e udito
anche che Dio ha sconfitto questo
odio, e tutto questo in pieno centro
del mondo, tramite Gesù Cristo, la
sua croce e la sua resurrezione.
E voi, membri di chiesa, non avete
creduto, e saputo, un giorno, che
l’odio è stato vinto e che l’amore ha
prevalso? « Ricordati dunque di dove
sei caduto, e pentiti ». Nient’altro ci
dice quest’appello che ha fatto di Lutero un riformatore. « Ricordati dunque di dove sei caduto, e pentiti; dovresti essere ardente e sei freddo;
dovresti vegliare e sei indolente; dovresti aver fame e sei invece sazio;
dovresti credere e hai paura; dovresti sperare e cerchi il potere; dovresti amare, e non puoi affrancarti da
te stesso; dovresti lasciare che Cristo
sia il Signore, e gli togli la parola; in
lui dovresti compiere dei miracoli, e
non fai nemmeno il tuo compito più
banale. Ricordati di dove sei caduto, e pentiti ».
La chiesa della Riforma è la chiesa di quelli che si espongono a questo
appello al pentimento, che lasciano
che Dio sia Dio; che sanno che chi
è in piedi deve vigilare che non cada,
e non deve vantarsi di essere in piedi. La nostra chiesa vive della Parola
di Dio, e in questa Parola saremo giudicati. La chiesa che si pente, che lascia Dio essere Dio, ecco la chiesa degli apostoli...
Dietrich Bonhoeffer
(A cura di Alberto Corsemi)
7
10 novembre 1989
obiettivo aperto 7
LA FRANCIA TRA INTEGRAZIONE E SOCIETÀ’ MULTICULTURALE
Ma la laicità sarà davvero
nascosta da quel velo?
Poteva risolversi con un provvedimento
amministrativo, magari all’interno dell’istituzione scolastica. Oppure con la decisione di soprassedere da parte delle persone direttamente interessate.
Invece è diventato un caso nazionale,
i giornali sono stati costretti a sfornare,
per giorni e giorni, comunicati e prese di
posizione, finché Lionel Jospin, ministro
dell’educazione nazionale, ha chiarito che
le ragazze potevano portare il velo in
classe.
Il caso della scuola di Creil (nel dipartimento deirOise, a nord di Parigi) e del
le tre ragazze musulmane che in classe
si sono rifiutate di togliersi lo « chador »,
il velo che la loro religione raccomanda
alle donne, ha di nuovo diviso i francesi.
« No all’integrismo! », hanno detto alcuni; «La scuola deve restare laica»,
hanno detto altri, rifacendosi anche alla
netta separazione che vige oltralpe tra
chiesa e stato. « Basta con gli arabi, buttiamo fuori gli immigrati e impediamo
che ne arrivino altri! » è stato il ritornello ormai abitualmente strombazzato dalla
destra xenofoba.
Ma che cosa c’è veramente dietro? Era
tanto importante una « ragazzata » com
piuta magari ingenuamente da tre studentesse poco più che adolescenti?
Evidentemente la ragazzata smuove
qualcosa d’altro. Qualcosa di più profondo, che sta all’interno delle coscienze,
qualcosa che non si riesce bene a definire,
ma che per molti suona sinistramente.
« E domani, che altro ci chiederanno? »: è una domanda ricorrente, che evidenzia il disagio di chi vede approssimarsi
una società di tipo diverso, per la quale il
confronto con le altre culture sarà all’ordine del giorno. Ma non è forse già così?
E non sarà presto così anche per l’Italia?
E' stata proprio la contraddizione con il principio della laicità dello stato a far scoprire
a molti francesi che in effetti
i musulmani in Europa sono numerosi (circa dieci milioni) e
che in Francia sono già più di
quattro milioni.
Molti sono inquieti, le esperienze tragiche degli anni '80,
contrassegnati daH’awento della
rivoluzione khomeinista prima,
dalla guerra tra Ciad e Libia
(che coinvolse in prima persona
la Francia) e dai risvolti terro
cologi e sociologi: munirsi di
un segno distintivo come il velo potrebbe essere anche espressione della volontà di manifestare una propria identità — forse quell'identità araba, di fede,
di appartenenza culturale che i
genitori di questi giovani, immigrati di prima generazione, si
vergognavano di far valere. Il
fenomeno non sarebbe nuovo, né
sarebbe sconosciuto alle migliaia
di italiani espatriati in cerca di
fortuna; solo che ora si presenta invertito: in Svizzera i figli
Islamici in preghiera a Milano. In alto donne con il velo.
risiici della questione mediorientale, portano ad alzare la guardia contro la « minaccia islami
ca ».
In effetti il fatto di portare
lo « chador » è per gli osservanti (o meglio: per le osservanti)
Una raccomandazione più che
Un imperativo; o ancora, la più
stretta o più elastica adesione
ai dettato coranico può for.se dipendere dal modo in cui lo si
legge. Lo stesso rettore della moschea di Parigi, Tedjini Haddam
ha invitato («Le Monde», 24 ottobre) a sdrammatizzare, ha proposto che si formi una commissione di saggi per esaminare il
problema, ha condannato le manifestazioni integriste svoltesi
nella capitale. E in ogni modo,
l'osserv'anza che gli immigrati seguono rispetto all’Islam è abbastanza sfumata, forse per la
distanza dai paesi d’origine, forse per i problemi materiali più
'mpellenti che alcuni si trovano
a dover affrontare.
Certo è che diventano possibili anche altre letture; non a
caso sono stali interpellati psi
dei lavoratori italiani tendevano
ad una maggior integrazione, magari contro i genitori portati a
mantenere dei « pez.zi d'Italia »
in casa propria. Ma in una società occidentale i cui valori sono in crisi (e non da oggi) l’ipotesi di un'alternativa culturale
è più forte, e sono i giovani a
riscoprire la cultura d'origine.
Quali saranno
i prossimi passi?
I timori di chi si è scandalizzato per la richiesta delle tre
studentesse non sono infondati,
sono già arrivati dei segnali di
una volontà di « spingersi oltre »: è stato richiesto di escludere la possibilità che ragazzi e
ragazze effettuino insieme le lezioni di educazione fisica (ma
in quante scuole italiane ciò avviene?); è stato chiesto che le
ragazze portino delle tute lunghe e non i pantaloncini. Deve
prevalere la laicità o il diritto
a seguire la propria religione?
Fra i pareri espressi in seguito al « caso Creil-chador » registriamo, riportato da « Le Monde » (25 ottobre), quello della Fédération protestante de France,
chiarito da Claudette Marquet:
« I protestanti ritengono che non
vi sia alcuna ragione di impedire
di portare il velo a scuola finché questo non rappresenti proselitismo, ma il rispetto della
laicità deve essere assoluto ».
Tutt’altro ha dichiarato Simone
Veil, già presidente del Parlamento europeo: « Le ragazze devono accettare di togliersi il
"foulard”, non solo in aula, ma
a scuola, così come gli allievi
ebrei non devono portare la kipa. Questo foulard non urta in
sé. ma nella misura in cui è simbolo della militanza religiosa; la
scuola deve essere preservata
dalla propaganda religiosa, così
come lo è da quella politica ».
Cosa resta dei
diritti dei bambini
Critico un commento dello
Scrittore e filosofo Alain Finkielkraut: « E’ una strana concezione dei diritti del bambino (...)
quella che richiede che la scuola stessa capitoli di fronte alla
potenza illimitata dei genitori ».
Il problema è anche una questione interna alla concezione della
scuola. Sempre a questo proposito il maggior quotidiano francese riporta un commento di
Claude Dupont, che da un’ampia
esperienza scolastica come capo
d’istituto afferma fra l’altro:
« Quale confusione mentale s’impadronisce della gente di sinistra, che osa mettere sullo stesso piano l’esigenza della libertà
e le costrizioni del fanatismo! ».
E ancora: « ...l’integrismo islamico è come gli altri integrismi
religiosi: la sua prima vittima è
la donna ».
Un commento opposto dalla
scrittrice Leila Sabbar, insegnante di lettere: « Se si contentano
di girare tra loro con il volto
coperto da un foulard che nasconde i loro capelli come si
nascondono le proprie gambe e
il proprio petto, ma che non nasconde la loro fede musulmana,
perché tanta paura? ».
Forse qui sta il problema. Più
che una battaglia di principi,
che pure esiste, è un malessere
diffuso, la paura dell’altro e del
diverso, la paura di una religione che investe la sfera soeiale
E d’altra parte un autorevole
studioso, Bruno Etienne, che ha
dedicato alla questione un recente libro {L’Islam et la France,
Hachette, 1989), dice: « I musulmani devono imparare a vivere
la loro religione nella sfera del
privato ». In Francia non ci sono crocifissi alle pareti degli edifici pubblici. La sua posizione è
anche quella di chi sostiene l’integrazione; il « diritto alla diffelenza » lo inquieta, probabilmente con ragione.
Lionel Jospin, ministro dell’educazione nazionale.
propria cultura, le proprie tradizioni, la propria fede, si deve
evitare di vedere affermarsi una
Società di persone che non sapranno più dialogare. In questo
frangente l'ha affermato ancora
Dupont: « La trappola dell’integrismo consiste nel trascinarvi
in una serie di dettagli che, presi separatamente, vi sembrano
di una meschinità troppo evidente per provocare una reazione, ma l’insieme dei quali finisce con l’imporre per alcuni uno
Sviluppo separato, ciò che altrove si chiama apartheid». '
Già, come si diceva, oggi lo
chador, domani i pantaloncini.
E dalla destra cominciano noti
ritornelli: con gli stranieri —
peggio del peggio se sono arabi
— a dar loro un dito si prendono il braccio! Così, a detta di
alcuni, chi ci guadagna sono proprio i razzisti, che già erano insorti facendo il pieno di voti a
Marsiglia dove, all'ora della preghiera, una strada viene « occupata » dai musulmani inginocchiati.
Danno fastidio se
si fanno vedere...
Ma allora, la questione presenta ancora un altro risvolto, a
proposito del quale non è lecito
pretendere un « corretto » comportamento da parte dello straniero, deH’immigrato, del mino
ritario, se non si fa prima una
profonda disamina delle nostre
convinzioni. Il problema è che
finora (fino a pochi anni fa) gli
immigrati francesi erano essen
E così la Francia si ritrova al
punto in cui era due anni fa,
quando il governo nominò una
commissione di saggi per studiare la nuova normativa in materia di diritto di cittadinanza. Anche allora, le diverse filosofie (integrazione e « multiculturale »)
si fronteggiavano, poi prevalse
l’idea dell'integrazione, nel rispetto, ovviamente, dei diritti dei
singoli. In realtà il fatto è che
c'è un rischio grosso nel diritto
alla differenza, e se ne è parlato
anche in Italia: se ognuno ha
diritto a ritagliarsi degli spazi
per vivere autonomamente la
zialmente forza lavoro. Avevano
ricostruito parte del centro di
Parigi (Renzo Piano del Beaubourg fece il progetto) e costruito la nuova « banlieue » della Défense. Nei cantieri non davano
fastidio. Ora hanno ottenuto di
avere con sé mogli e figli. Prima non li si vedeva, ora sono
maggiorenni e, giustamente, reclamano un fKJSto nella società.
E se questa li rifiuta fanno un
ricorso massiccio a una cultura
che magari stavano per dimenticare, cogliendone gli aspetti più
« militanti ». E offrendo così,
quasi su un piatto d’argento,
una giustificazione agli oltranzisti del rifiuto, al Fronte nazionale. Lo ha detto il rettore della
moschea: « ...l’essenziale è che
questo gesto (indossare il velo,
ndr) sia l’espressione di una convinzione, e non una reazione alla società circostante ».
Di qui il suo invito alla moderazione, di cui si diceva, degli
uni e degli altri. Altrimenti gli
xenofobi si troveranno di fronte ad un nemico che avrà fatto
loro il piacere di rendersi facilmente identificabile, come chi ha
la pelle nera. E lo xenofobo ha
bisogno di individuare con precisione un nemico concreto, per
lanciare i propri strali e sostenere le sue teorie.
Vale la pena, a questo proposito, di riprendere ciò che molto tempo fa scrisse Jean-Paul Sartre nelle sue Réflexions sur la
question juive (in it.: L’antisemitismo, Milano, 1947-1982): « (all’antisemita) ...è assolutamente
necessaria l’esistenza dell’ebreo:
a chi mai sarebbe superiore, senza di quello? ». E ancora: « Nemico degli ebrei, l’antisemita ha
bisogno di loro ». E poi: « L’ebreo
è qui solo un pretesto: altrove
ci si servirà del negro, o del giallo »
Non crediamo di salvarci con
la condanna di chi assume atteggiamenti manifestamente razzisti: Sartre, lucidamente, avvertiva delle forme di pregiudizio
che coinvolgono i « democratici », quelli che magari dicono:
10 non sono razzista, però... Il
democratico, scriveva il filosofo
francese, « salva l’ebreo in quanto uomo e lo annienta in quanto ebreo; (...) teme che si svegli
nell’ebreo una "coscienza ebraica” (...) come teme nell’operaio
11 sorgere della "coscienza di
classe" (...). Egli desidera separare l'ebreo dalla sua religione,
dalla sua famiglia, dalla sua comunità etnica, per infornarlo nel
crogiuolo democratico, da cui
uscirà solo e nudo, particella individuale e solitaria, simile a tutte le altre particelle ».
Così, fra queste alternative in
alcuni casi drammatiche (i ri■schi della separatezza e, all’opposto, dell’assimilazione forzata),
la Francia cerca di capire quale
sia la strada per una corretta
integrazione, nel rispetto di tutti, da parte di tutti. E forse sarebbe bene cominciare a preoccuparcene anche in Italia.
Alberto Corsani
8
8 vita delle chiese
10 novembre 1989
ASSEMBLEA DEL XVI CIRCUITO
Testimonianza e diaconia
Per un’azione di solidarietà in linea con l’ordine del giorno sinodale sulla povertà nel mondo - Un maggiore scambio tra chiese e opere
Un centinaio di persone provenienti dalle Chiese valdesi e
metodiste di tutta la Sicilia hanno trascorso insieme la giornata
di domenica 22 ottobre, in occasione deH’assemblea del XVI
Circuito.
I temi sul tappeto erano numerosi: dall’esame della vita delle chiese alla pianificazione dell’attività futura, anche in base
agli atti dell’ultimo Sinodo.
Gli impegni più sentiti da parte dell’assemblea sono scaturiti
sul versante della testimonianza
e della diaconia. In riferimento
all’atto sinodale sulla povertà e
la giustizia nel mondo ci si è
interrogati su quanto di concreto si possa fare a partire dalle
scelte che si compiono nella vita quotidiana. In particolare ci
si è soffermati sulle linee di
azione che comportano il boicottaggio di determinati prodotti, sulla denunzia delle imprese
che traggono profitti dallo sfruttamento di popoli e risorse e
sulla necessità di informazioni
più precise e di una maggiore
partecipazione dei singoli nei
movimenti e nelle organizzazioni
che si battono da tempo su
questi temi.
Strettamente collegato a questi temi ed alla vigilanza con
tro il razzismo è risultato il
coinvolgimento delle chiese nei
riguardi dei problemi degli immigrati extraccmunitari. L’assemblea ha scoperto con gioia e
riconoscenza al Signore che le
iniziative di solidarietà e di aiuto concreto si sono diffuse ulteriormente tra le chiese del Circuito.
Una grossa fetta dell’attività
di servizio nella realtà siciliana è svolta anche dalle numerose opere. Ciò non esonera le
chiese ed i singoli credenti dallo
sviluppare ulteriori forme di
diaconia c dall’interrogarsi sul
senso di quelle istituzionalizzate
nelle opere esistenti. La realtà
in cui siamo posti ci interroga,
infatti, grandemente sul piano
dell’assistenza e della solidarietà
sociale verso quei soggetti che
vivono problemi assai importanti (handicap, emarginazione
sociale, ecc.). Per facilitare lo
scambio tra vita delle chiese e
vita delle opere e per potere
agire con più incisività in un
settore in cui nella sola città
di Palermo si spendono circa
17 miliardi all’anno, l’assemblea
ha ripreso con forza l’invito sinodale a costituire commissioni
diaconali in ciascuna realtà.
Sul piano più interno della
vita delle nostre chiese il Circuito ha rilanciato l’organizzazione di diversi momenti di formazione e di incontro per predicatori, monitori e scuole domenicali, animatori di attività
giovanili, anche in collaborazione con i fratelli battisti ed il
centro di Adelfia.
Le chiese, inoltre, si sono dichiarate fortemente interessate
a dedicare, nei prossimi mesi,
larghi spazi alla riflessione, alla preghiera ed agli incontri in
vista deH’Assemblea-Sincdo congiunti del 1990. A partire dal
prossimo gennaio ed in primavera si sono previsti due incontri con tutte le chiese battiste
della Sicilia.
Una assemblea densa e forse
faticosa ma senz’altro ricca di
stimoli, tra i quali tutti i partecipanti ricorderanno senz’altro
quelli che con forza e passione
ci sono giunti dalla predicazione del pastore Mauro Pons sul
testo di I Tessalonicesi; « Ricordandoci del continuo, nel cospetto del nostro Dio e Padre, dell’opera della vostra fede, delle
fatiche del vostro amore e della costanza della vostra speranza nel nostro Signore Gesù
Cristo ».
Calogero Filadelfo
PADOVA - ASSEMBLEA DEL VII CIRCUITO
Più collaborazione tra le chiese
Attenzione per il problema dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole - Utile l’indagine sulle inesattezze dei libri di testo
L’Assemblea del VII Circuito
delle Chiese valdesi e metodiste
(Triveneto) si è riunita a Padova per la discussione delle iniziative del prossimo anno e per
reiezione del sovrintendente,
a seguito delle dimissioni di
Maddalena Costabel, chiamata
dal Sinodo alla Tavola valdese.
I lavori sono stati preceduti
da un breve culto tenuto dal
pastore Vicentini (Verona), il
quale, commentando il capitolo 14 dell’epistola ai Romani, ha
insistito sulla necessità per ogni credente di una edificazione,
nel suo valore più profondo di
assistenza reciproca e di formazione spirituale nella preghiera.
Maddalena Costabel ha ricordato i problemi proposti dal
Sinodo all’attenzione delle comunità: la sopravvivenza del
popolo palestinese, la fame nel
Terzo Mondo e la discriminazione razziale in Sud Africa (e
non solo). Ha insistito infine su
una delle questioni che più direttamente ci coinvolgono; l’ora
di religione cattolica nelle scuole
pubbliche.
Tre gli appuntamenti per
gli evangelici del Triveneto in
questi due mesi: a Verona, la
manifestazione sul problema dell’ora di religione cattolica; a
Udine (28 ottobre) il dibattito
sulle Scuole domenicali; e a
Mestre, rincontro con il prof.
Giorgio Girardet, sul tema « Culto e liturgia» (16 dicembre).
« Occorre inoltre non dimenticare, ha continuato Maddalena Costabel, che il prossimo anno si discuterà ima questione
molto importante: il reciproco
riconoscimento fra le Chiese
valdesi e metodiste e quelle battiste. Le comunità locali dovranno inserirsi nella discussione già in corso con proposte e
valutazioni da inviarsi al Sinodo ».
Si è passati, quindi, alla ele
zione del nuovo sovrintendente: è risultato eletto il pastore
Arrigo Bonnes (Udine).
Durante il dibattito sulle esperienze degli anni passati e
SUI programmi per il prossimo
anno Tigone (Udine) ha insistito sulla opportunità di una
maggiore collaborazione fra le
varie chiese, spesso chiuse in
un individualismo inopportuno
e infecondo; Passini (Padova)
ha ricordato la positiva esperienza di studio biblico, svolto
di casa in casa anziché nei locali della chiesa e affidato a turno ai singoli partecipanti; Costabel (Padova) ha segnalato
l’iniziativa del gruppo cittadino
« Bibbia aperta », patrocinato
dall’Assessorato comunale alla
cultura, per uno studio « laico »
dei testi biblici. Berlendis (Venezia) fa presente l’indagine
condotta dai giovani della sua
comunità sulla trattazione di
argomenti religiosi nei libri di
testo di ogni tipo di scuola,
per evidenziarne errori di presentazione e distorsioni dovute
a pregiudizi confessionali.
Il nuovo sovrintendente Bonnes, prima di concludere con
una invocazione al Signore, ha
voluto ricordare l’importanza e
l’urgenza di un impegno delle
nostre comunità nella evangelizzazione.
Paolo T. Angeleri
PIANEZZA
Sotto la tenda
Il nome del luogo. Pianezza,
ci ricorda il famigerato marchese responsabile della crociata
del 1655 nelle valli valdesi con
massacri e distruzioni dovunque,
a tal punto che « Madama Reale » poteva dichiarare: « Abbiamo troncato il capo dell’Idra
e della ribellione... mostro di
eresia... ». Ebbene, proprio in
Pianezza che « onorava » col
suo nome il titolo nobiliare del
marchese, è attecchita la pianta
dell’« eresia » e attualmente ci
sono vari gruppi di pentecostali.
Nel mese scorso le due comunità di Pianezza e Venaria,
guidate da Vincenzo e Bertilla
Buso e da un gruppo di credenti, hanno organizzato una settimana di evangelizzazione sotto
la tenda con cinquecento posti
a sedere. Nella domenica di av
vio della missione sono intervenuti gli zigani della zona con
il messaggio del ben noto predicatore zigano « frère Jacob ».
Nelle serate successive, oltre ai
simpatizzanti e ai cattolici, hanno
partecipato vari gruppi evangelici della diaspora con messaggi, testimonianze, cori diversi;
sono rimasto poi colpito dalle
numerose domande rivoltemi
dopo il messaggio da parte dei
presenti, anche se era già suonata la mezzanotte e le riunioni
iniziavano alle 20.30.
Che il Signore faccia fruttare la buona semente che è stata
gettata nei cuori soprattutto
di giovani perché scoprano che
Gesù Cristo è la loro unica speranza.
G. B.
IVREA — La famiglia eritrea
Habib, che dal mese di aprile
vive ad Ivrea, è aumentata di
numero. Il 29 settembre è nata
Lucia, una bella bimba di tre
chili che si è aggiunta alla sorella Sennait e ai fratelli Ghermay e Sennai. La comunità di
Ivrea, con un contributo da parte della comunità di Biella e di
amici cattolici, si prende cura di
Jahnassu e dei suoi quattro
bambini, che rimarranno ad Ivrea fino all’arrivo del visto per
l’espatrio in Canada, e cerca di
seguire responsabilmente questo
gruppo familiare. Tutti abbiamo vissuto la nascita della piccola Lucia con molta partecipazione; ognuno di noi sente questa bambina come una propria
bambina, anche se sa che Lucia
appartiene alla sua famiglia, alla sua terra e alle sue tradizioni. Perciò preghiamo il Signore
perché la famiglia, finalmente
riunita al marito e padre, possa
•almeno ricostruirsi una vita indipendente.
• La chiesa ha organizzato
una serie di incontri per approfondire e discutere il messaggio e l’attualità di quella
grande rivoluzione non solo religiosa che è conosciuta sotto il
nome di Riforma protestante.
Dopo un primo incontro di introduzione ad opera del past.
Genre, c’è stata un’esposizione
molto efficace su « Le radici della Riforma da Agostino ad
Ockham » da parte del past.
Fulvio Ferrario. Il calendario
dei prossimi incontri prevede:
mercoledì 8 novembre: « E’ lecito parlare di ’’prima Riforma”; Valdo, Hus, Wyclif?» a
cura del dott. Albert de Lange;
mercoledì 15 novembre: «Martin Lutero: la Parola scatenata » a cura del past. Alberto
Taccia; mercoledì 22 novembre:
« La Riforma a Ginevra: Giovanni Calvino » a cura del past.
Gianni Genre. Seguiranno per
tre mercoledì successivi tre incontri di lettura e discussione
delle lettere tra Jacopo Sadoleto
e Giovanni Calvino. Mercoledì
20 dicembre terminerà la serie
di incontri il past. Giovanni Carrari: «Uno dei figli della Riforma; Wesley ed il metodismo ».
• Il 24 ottobre la chiesa ha
ospitato la serata conclusiva
della V settimana ecumenica
per la pace: « Credenti uniti a
pregare, informare, agire per la
giustizia, la pace, la salvaguardia del creato ». L’incontro ha
avuto uno svolgimento diverso
rispetto agli anni precedenti.
Nel corso della serata sono stati letti alcuni brani dal discorso
di Anna Maria Schòherr alla
Assemblea ecumenica di Basilea
e sono stati mostrati diversi
cartelloni sul razzismo, sulla
guerra, sulla violenza, sulla distruzione della natura e sulla
povertà nel mondo.
Il coro polifonico diretto da
don Nigra ha eseguito un canto
negro spiritual e il gruppo di
canto della nostra comunità, diretto dal fratello Crespi di Torino, ha presentato un canto attribuito a Bach. Sono state fatte diverse letture bibliche: dal
profeta Isaia, dalla Genesi, dalla lettera dell’apostolo Paolo ai
Romani e il Salmo 85.
I presenti, circa un centinaio
(fra i quali il vescovo Bettazzi),
hanno cantato tutti insieme il
canto « Ascoltiamo » dell’Assemblea di Basilea e il Salmo 23,
sulla melodia di Grace Amazing.
Una giornata
da ricordare
NAPOLI — Giornata memorabile per la chiesa del Vomero
quella di domenica 29 ottobre:
nel corso di un culto, durato
CORRISPONDENZE
Riforma
due ore, sono stati ammessi
quattro nuovi membri di chiesa: Michele de Giovanni e Luisa Nitti per battesimo, Giuseppe Cancello e Claudia Lupi per
professione di fede.
Il culto è stato tenuto dal
prof. Paolo Ricca, invitato in occasione della domenica della Riforma. « La Parola di Dio era
rara in quel tempo... »: prendendo spunto da questo passo del
I libro di Samuele, il prof. Ricca ha sviluppato la predicazione
sul tema della vocazione in un
tempo in cui la Parola è rara,
ma non assente, tant’è vero che
oggi ancora si rivolge a dei singoli, e li chiama per nome.
Bella e suggestiva è stata anche la liturgia della Cena, dove
è stata sottolineata l’unità del
corpo di Cristo che si muove
in una sintonia di intenzioni e
di volontà. I catecumeni, appena ammessi, hanno distribuito
tra i banchi il pane e il vino,
che la comunità ha consumato
insieme.
E’ seguita un’àgape fraterna.
* La sera precedente, nella
sala di via Vaccaro 20, il prof.
Paolo Ricca ha tenuto una conferenza sul tema: « La presenza di Dio nella nostra vita ».
Presenza non è l’esperienza
di Dio — ha notato Ricca. Al
fondo di un’esperienza può esserci solo la proiezione di noi
stessi. Altra cosa è la presenza,
che può avvenire sotto il segno
della contraddizione, o addirittura di un’assenza, che tanto
più sconcerta e disorienta. Ma
l’assenza di Dio è, paradossalmente, il modo in cui Dio manifesta la sua presenza. Si inserisce a questo punto la categoria fondamentale del ricordo,
nel quale presenza ed assenza
si fondono insieme, e rimane
la parola che annuncia e descrive.
Un pubblico numeroso, non
di soli evangelici, ha seguito
con vivo interesse e dato luogo
ad un animato dibattito.
Assemblea
metodista
MILANO — Domenica 1° ottobre si è svolta l’assemblea di
chiesa metodista. Dopo aver ricevuto ed esaminato una informazione sui lavori del Sinodo
’89, l’assemblea ha discusso il
problema dell’evangelizzazione,
decidendo di proseguire la riflessione una volta il mese in
un apposito gruppo.
Anche il lavoro di Ronald
Schooler con gli stranieri è stato oggetto di approfondimento
e si è deciso di coinvolgere
maggiormente tutta la chiesa
in questa iniziativa. Sono poi
state valutate positivamente le
visite di Cossiga e del PCI alle
valli valdesi.
Auguri!
BIELLA — Il 29 settembre è
nato Niccolò Fusaro, di Francesco e di Carmela D’Ursi. Per il
piccolo Niccolò e per la sua famiglia invochiamo le benedizioni del Signore perché la loro vita sia sempre serena.
• Il 28 ottobre, a Torino,
Laura Pasero e Marco Rolando
si sono uniti in matrimonio con
rito civile. Nel pomeriggio di
domenica 29, nella chiesa di
Biella, tutta la comunità con
molti amici e conoscenti si ^
stretta intorno agli sposi durante e dopo il culto di benedizione del loro matrimonio. H
gruppo di canto di Ivrea ha partecipato alla cerimonia con il
canto di due inni.
9
L
10 novembre 1989
vita delle chiese
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Assemblea di chiesa
VILLAR PEROSA — Nel cor
so dell’assemblea di chiesa di domenica scorsa sono state esaminate le relazioni sui lavori del sinodo ’89; inoltre si è provveduto
ad eleggere quale presidente delle assemblee di quest’anno la sorella Claudia Ribet Badariotti,
in sostituzione di Paolo Ferrerò,
trasferitosi a Pinerolo, a cui va
il ringraziamento della comunità
per il suo servizio.
• L’assemblea di chiesa è stata seguita da un’agape fraterna
che si è conclusa con ia presentazione, con proiezione di diapositive da parte del pastore P. Ribet, di un suo viaggio in Israele.
• L’unione femminile si riunirà domenica 12 novembre alle
ore 14,30 a Chianaviere e mercoledì, 15, alle ore 14,30, al convitto.
• Una riunione quartierale si
svolgerà giovedì 16 novembre
presso il convitto alle ore 20,30.
no luogo il 14 a Malzat, il 15 a
Pomieri-Giordano, il 16 ad Orgiere ed il 21 a Ghigo : verrarmo
discussi alcuni argomenti emersi
nel corso dell’ultimo sinodo.
• Proseguono intanto le riunioni quartierali sul tema della Santa Cena: lunedì 13 al capoluogo, martedì 14 al Martel e
giovedì 16 agli Odin-Bertot.
Battesimi
Unione femminile
TORRE PELLICE — La sedu
ta mensile dell’unione femminile
si svolgerà domenica 12 novembre alle ore 15 presso la casa
unionista; tema deH’incontro:
« All’ombra del marito : un nodo
da sciogliere? ».
POMARETTO — Sono stati
presentati al battesimo Fabio
Clot di Paolo e Paola Gilli e Manuela Simondi di Paolo e Gabriella Prot; la comunità tutta
invoca la benedizione del Signore
su questi piccoli e sulle loro famiglie.
• Dopo lunghe sofferenze ci ha
lasciati la sorella Elena Bounous
Pedrotta ; alla famiglia va la solidarietà della chiesa tutta.
Sui passi di Paolo
Riunioni quartierali
PRALI — Le riunioni quartierali del mese di novembre avran
ANGROGNA — Domenica 12
avremo con noi, al culto del
capoluogo, i partecipanti al viaggio in Grecia « sui passi di Paolo » che alle 15, in sala, proietteranno le loro migliori immagini. L’incontro è aperto a
tutti.
• Alle 14.30 di domenica 12
l’Unione femminile s’incontrerà
al Serre dove presiederà il culto.
La nuova Casa
SAN GERMANO — Lo scor
so sabato 28 ottobre l’asilo ha
organizzato una serata con la
proiezione di diapositive ed un
filmato sull’inaugurazione della
nuova casa; è stata ima bella
occasione per ringraziare una
volta ancora tutti coloro i quali
hanno collaborato alla giornata
e più in generale ai lavori.
Giovedì 9 novembre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 20.45,
presso il centro d’incontro di via Repubblica 3 il collettivo biblico ecumenico si riunisce per lo studio del
libro di Oséa.
Calendario
Giovedì 16 novembre
□ GIUSTIZIA, PACE E
SALVAGUARDIA
DELLA CREAZIONE
Sabato 11 novembre
so la casa unionista si svolge l’assemblea del r circuito; all'o.d.g.;
funzionarnento e Identità del circuito,
elezione del consiglio, varie.
□ JPIC
AGAPE — Il centro organizza per
sabato 11 e domenica 12 novembre un
momento di riflessione su: « Giustizia,
pace e salvaguardia del creato ».
in particolare si prevede: sabato, alle ore 15, lettura del documento teologico preparatorio deH'assemblea di
Seoul; alle ore 18, valutazione delle
iniziative avviate nel pinerolese e proposte per il futuro. Domenica 12, alle
ore 9, rilettura del documento di Basilea
alla luce delle critiche e delle proposte.
Per informazioni ed iscrizioni, tei.
Agape 0121/807514.
Lunedì 13 novembre
PINEROLO — Alle ore 20.30, presso
la comunità dei padri Cappuccini in
via De Amicis, si riunisce il gruppo
ecumenico che intende organizzare
iniziative comuni e predisporre informazioni in vista dell’incontro di Seoul.
PROTESTANTESIMO IN TV
La ricchezza del libro dei
Salmi è emersa, almeno in
parte, nel commento di Girardet e Garrone sul testo del
salmo 29: « La voce di Dio nel
tuono ». Le musiche di un delicatissimo quartetto, le letture di attori professionisti, il
canto del rabbino che in ebraico salmodiava il 113 e altri spunti ci hanno aiutato.
Certi pensieri e descrizioni
di Dio contenute nei salmi
si ritrovano anche nel Corano. Così il lettore, dopo il salmo, ha letto la sura 13 in cui
lo sguardo verso Dio onnipotente è pressoché identico a
quello che troviamo descritto
negli antichi canti della fede
d’Israele.
Ma come parlare oggi di
La voce di Dio
nel tuono
senza mai annoiarci, ad entrare nella sensibilità di fede
dell’antico credente israelita.
Il salmo 29 ha degli echi precisi nella precedente letteratura religiosa cananea, di cui
Israele si è appropriato aggiungendovi gli opportuni correttivi. Lo stesso salmo rimbalza inoltre in alcuni passaggi del Nuovo Testamento e
via via lo ritroviamo nei secoli successivi del cristianesimo. In particolare la Riforma mise in musica il salterio e alcuni salmi della tradizione ugonotta divennero
simboli di resistenza nella fede, canti di speranza malgrado le crociate e le deportazioni di massa. Uno di questi salmi ugonotti è stato presentato dalla corale valdese
di Angrogna.
Dio? Come cantare l’onnipotenza e la vicinanza di Dio
all’uomo e alla donna di oggi? Insomma come esprimere
in modo chiaro e convincente il nostro rapporto con Dio
attraverso Gesù Cristo? Un
esempio ci è stato offerto dal
cantautore Giovanni Arcidiacono che ha rivisitato il salmo 29 con la propria sensibilità musicale. Molti spunti
dunque, a partire dalle originali espressioni di fede raccolte in un salmo che certamente conoscevamo ma che
abbiamo imparato ad apprezzare e a scoprire nella sua
profondità, scandagliata in
modo convincente ed appassionato da due « rabbini » vaidesi particolarmente comunicativi e preparati.
Giuseppe Platone
□ COORDINAMENTO
GIOVANILE
1° DISTRETTO
PINEROLO —■ Alle ore 20.45, presso i locali della chiesa valdese in
via dei Mille 1, si riunisce il gruppo
coordinatore dei giovani del 1" distretto.
□ INCONTRO PASTORALE
1“ DISTRETTO
COLLETTIVO TEOLOGICO LIGURE
Sabato 18 novembre
□ CORSO DI ANIMAZIONE
BIBLICA FFEVM
Nuovi inni, per favore
Domenica 12 novembre
□ ASSEMBLEA
1“ CIRCUITO
torre PELLICE — Alle ore 15 pres
TORRE PELLICE — Alle ore 9.30,
presso la casa unionista, si riuniscono i pastori del 1” distretto; | lavori
vengono aperti da una meditazione
curata dal past. Noffke; il past. Giorgio Girardet parla sul tema: « Bibbia e predicazione come coimunicazione orale ». L’incontro proseguirà
martedì.
TORRE PELLICE — Alle ore 14.30,
presso la foresteria valdese inizia l’annuale corso di animazione biblica organizzato dalla FFEVM; il tema è il
Salmo 68, la quota di partecipazione
è fissata in L. 20.000. Il corso termina
domenica 19 alle ore 17.30; per ulteriori informazioni telefonare ai numeri
0121/808817 oppure 0121/91801. Nell’ambito del corso, sabato 18 alle ore
20.30, è prevista anche una tavola rotonda sul tema: « La musica nella chiesa » con la partecipazione di D, Ciesch
e del past. Bruno Rostagno.
Il Collettivo teologico della
Federazione delle chiese evangeliche in Liguria ha letto e discusso l’articolo di E. Ponzo
pubblicato sul nostro giornale.
Il confronto sullo stimolante
testo è stato vivace e molto
partecipato, soprattutto^ perché
la quasi totalità dei presenti si
è riconosciuta nelle tesi sostenute. E mentre Ponzo fa nel suo
articolo un discorso relativo
principalmente al linguaggio
RrCORDO
antiquato ed alla teologia dell’innario attualmente in uso nelle nostre chiese, il Collettivo ha
inteso fare osservazioni più
ampie. Si è infattj rilevato che
è molto diffìcile trovare nell’innario canti che possano essere
congeniali alla mentalità giovanile: ad esempio, in occasioni
speciali (come il culto di apertura 0 di chiusura della Scuola domenicale), si è infatti riscontrata la pratica impossibilità di reperire una serie di
inni adatti alla circostanza.
Il pastore Raffaele Tedeschini
Raffaele Tedeschini nacque a
Guardiagrele (Chieti) il 26.2.1889
da una famiglia cattolica artigiana: perse da piccolo la madre e
’1 fratello maggiore lo portò con
sé, ancora bambino, in America
per far fortuna, stabilendosi
P^resso una famiglia abruzzese.
Cominciò a dedicarsi a varie attività, dal lucidatore di mobili
al sarto.
Cna sera d’estate fu incuriosifo dai canti provenienti da un
tendone installato poco lontano
oa casa sua, più sere andò ad
ascoltare la funzione religiosa
ebe vi si svolgeva e sentì nascee svilupparsi un interesse e
b desiderio di avviare contatti
con la locale comunità evangelica metodista episcopale. I pastoni del luogo, professori di teologa, si curarono della sua formagliene teologica e gli fecero frequeniare un corso .serale, in quanto il giovane Raffaele di giorno
lavorava.
Allo scoppio della 1 guerra
inontlìale sentì di dover rientrace in Italia per servire la patria,
ytia con l’intenzione di rientrare
'ti America. Fu al fronte, ma
fiempre rifiutò le armi, preferen
do dedicarsi ad attività di conforto e di cura dei compagni,
rischiando molte volte la vita
sotto i bombardamenti. Fu insignito del cavalierato di ’Vittorio
Veneto.
Riuscì a ritornare dalla prigionia in Russia nella casa paterna
dove, alla ffne della guerra, ricevette la visita del presidente
dell’allora Chiesa evangelica metodista episcopale Carlo Maria
Ferreri, che lo distolse dall’intenzione di ritornare in America, convincendolo a prestare la
sua opera di evangelizzazione in
Italia.
Accettò alla condizione di poter esercitare il ministerio nella
Sua terra d’Abruzzo, dopo aver
nuovamente sostenuto degli esami a Roma.
Ebbe la cura pastorale delle
comunità di Palombaro, Aitino e
Penano, sottoponendosi a faticosi spostamenti a piedi. In quest’ultima località si stabilì a vivere dopo il matrimonio, celebrato a Roma, con una giovane
evangelica conosciuta durante
una visita pastorale.
Dopo la II guerra, nonostante
la Chiesa evangelica episcopale
si fosse sciolta per mancanza di
fondi, egli continuò con zelo ad
esercitare il ministerio senza
mensile e quindi adattandosi al
doppio lavoro per mantenere la
famiglia, eomposta da due figli.
In tempi finanziariamente mi
gliori venne riassunto dall’amministrazione in qualità di evangelista.
Nel 1951 fu trasferito in Piemonte nella comunità di Vintebbio (Vercelli) con la cura anche di Roccapietra, Fara Novarese e diaspora.
Dopo 4 anni, con la moglie,
fu trasferito in Sicilia a Scicli
(Ragusa) dove andò in emeritazione negli anni Sessanta e dove continuò a vivere, da vedovo.
Figlia e genero, rendendosi
conto che con l’avanzare dell’età
non era più in grado di vivere
decorosamente da solo, per lunghi anni tentarono di riportarlo
in Piemonte, a Vintebbio, nella
loro casa, per consentirgli di vivere, accudito con amore, in seno alla famiglia. Solo alla fine
dell’87 riuscirono a convincerlo
a ricongiungersi a loro, offrendogli ancora due anni di vita
sereni. Nel corso di questi fu
festeggiato il compimento del suo
centesimo anno di vita c ancora
in quell’occasione manifestò una
eccezionale lucidità mentale.
Ha chiuso la sua esistenza terrena il 21 settembre scorso, mantenendo sino all’ultimo il suo
carattere forte, la sua fermezza
e perseveranza nella fede, che
gli facevano spesso ripetere: « Se
il Signore è con me, chi sarà
contro di me? ».
Alessandra Deivecchio
Per cui, secondo la maggioranza dei partecipanti al Collettivo, non c’è solo la questione
proposta da Ponzo (sulla quale c’è accordo generale), ma si
ravvisa anche la necessità di
scoprire parole e musiche più
vicine al mondo dei ragazzi (testi più semplici ed accessibili,
temi musicali più facili ed orecchiabili). Questo non deve significare cancellare l’attuale innario, o la cultura poetica e musicale che esso vuole esprimere, ma si tratta piuttosto dì
realizzare un’aggiunta, che è
giudicata quanto mai necessaria ed improrogabile. A meno
che non vogliamo che i nostri
figlioli, come spesso già fanno,
Quando vogliono cantare lodi
a Dio, si muniscano di chitarra
e vadano a cercarsi i canti in altri innari, dal loro punto di vista più vicini al loro mondo (magari innari cattolici: anche questo, seppur raramente, accade!).
Il Collettivo pertanto ha espresso la sua piena solidarietà
con le tesi sostenute nello scritto di Ponzo ed ha auspicato
che qualcuno, magari il Servizio istruzione educazione della
FCEI, si faccia carico in maniera istituzionale del problema di
un nuovo innario (o di una sezione di innario), che possa risultare adatta alle generazioni
di oggi, e nel linguaggio e nella
teologia e nei temi musicali.
Paola Granella
10
10 v^alli valdesi
10 novembre 1989
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
PRAROSTINO
700 milioni per gli alpeggi crisi per
l’acqua potabile
Completate entro il ’90 le opere previste in 12 alpeggi della valle
Da oltre un mese si è conclusa un’operazione che senz’altro
è caratteristica delle montagne,
il ritorno a valle di greggi e
mandrie di animali che hanno
trascorso l’estate nei pascoli in
quota, negli alpeggi; la cosa, lungi da un senso romantico o bucolico, ha di fatto una valenza
di tipo economico ed il rischio,
presente fino ad una decina di
anni or sono, di progressivo abbandono sembra, al momento,
evitato.
Anzi, in alcune zone, come ad
esempio la vai Pellice, si può
parlare, dati alla mano, di un
rilancio. Che cosa ha inciso su
tale positiva tendenza? Lo abbiamo chiesto alla persona, politicamente, direttamente interessata, l’assessore all’agricoltura
della Comunità montana. Marco
Bellion.
« Credo che i livelli di incidenza che hanno concorso al mantenimento ed al miglioramento
del nostro patrimonio zootecnico siano almeno due, uno locale
e l’altro _ europeo. Cominciando
da quest’ultimo, in una Comunità economica europea che ha
nel corso degli anni emanato
tutta una serie di misure sull’agricoltura apparentemente contraddittorie, ma in realtà volte
a relegare l’Italia a paese
consumatore di prodotti importati dalle regioni dell’Europa settentrionale, le nostre aziende, generalmente a conduzione familiare e situate in zone svantaggiate, sono state appena sfiorate
da tali provvedimenti, ciò costituendo, dal punto di vista del
mantenimento del nostro patrimonio, un elemento positivo ».
Venendo a livello di politica locale, che cosa è stato fatto?
Se il nostro patrimonio bovino si aggira intorno ai 4.500
capi, questo è sicuramente dovuto ad alcune iniziative specifiche; la Comunità montana ha
da tempo individuato una dozzina. di alpeggi’comunali nel territorio della valle su cui intervenire apportando delle migliorie, in particolare l’elettrificazione e la possibilità di avere anche l irrigaz.ione di taluni pascoli ».
Questo rientra in quello che
è stato definito « piano recupero alpeggi »; quali sono state le
tappe esecutive?
« L’ente pubblico è partito sostanzialmente nell’86 con un primo lotto di elettrificazione riguardante sette alpeggi (Ciabraressa. Rossa, Crosenna, Bancet,
Caugis, Sella, Gianna); in questo
caso si è praticamente giunti alla conclusione dei lavori, con notevoli vantaggi agli alpigiani sia
per quanto riguarda la lavorazione del latte che il riscaldamento, o ancora, la possibilità
di refrigerare i prodotti. L’elettrificazione è stata ottenuta con
la creazione di piccole centraline idroelettriche da 3-4 Kw che
sfruttano locali corsi d’acqua.
Abbiamo iniziato ad operare su
un secondo lotto che solo di recente la Regione ha autorizzato
e che comprende altri cinque alpeggi (Pis della Rossa, Chiot d'ia
Da alcune settimane una
buona parte degli abitanti di
Prarcstino riceve acqua per poche ore al giorno; il disagio naturalmente è elevato. Perché tutto questo sta accadendo?
Sul piano pratico la situazione è chiara.
Pino ad ora il Comune di
Prarostino è stato servito, per
la parte bassa, dalla Società acque potabili di Torino, che ha
in carico anche la rete idrica
di San Secondo. Mentre il Comune di San Seconde viene servito con il pompaggio diretto
dai pozzi, Prarostino necessita di
un secondo pompaggio, che a
sua volta può avvenire soltanto
quando la vasca di riserva che
alimenta San Secondo risulta
ricca di acqua; da ciò deriva
che nei periodi di prolungata
siccità, mentre nella zona bassa non ci sono in pratica problemi, alcune zone di Prarostino
Agricoltura montana: realtà- spesso marginale.
Sella, Giulian, Pra inferiore e
Pania d’amount): riteniamo in
questo caso di poter arrivare alla conclusione dei lavori entro
il 1990. Lo. spesa totale per l’elettrificazione degli alpeggi supererà il mezzo miliardo di lire ».
Si parlava anche di irrigazione...
« Effettivamente questa è una
possibilità molto importante; all’interno del piano alpeggi siamo riusciti ad ottenere buoni
risultati (i lavori sono quasi ultimati) nelle otto strutture previste; in questo caso l’investimento di denaro pubblico è di 166
milioni di lire. Si tratta, sommando ì due impegni appena
presentati, dell’investimento più
rilevante condotto in questi quattro anni dalla Comunità montana vai Pellice ».
La Comunità montana che, a
sentire Bellion, ha intenzione di
predisporre una mostra tendente a mostrare quanto realizzato
in un settore che rischiava di
diventare sempre più marginalizzato in modo da costituire
supporto o riferimento per iniziative analoghe in altre zone
montane, ha da anni seguito con
una certa attenzione il settore
agricolo; diciamo anzi che circa
10 anni or sono si puntò molto
sul rilancio dell’agricoltura come fonte di reddito, in particolare grazie alle cooperative; può
essere il momento di un primo
bilancio...
« Abbiamo individuato come
settore portante quello lattieracaseario, e non solo in quanto
coinvolgente un numero elevato
di persone: accanto ad esso sono nate altre esperienze tn altri
settori dell’agricoltura. Nel primo caso si è trattato di individuare una struttura centrale (il
caseificio di Bobbio Pellice) su
cui fare degli investimenti per
un miglioramento ed una. riqualificazione che solo recentemente
l’assemblea dei soci di quella
cooperativa ha deciso, sviluppando un progetto che la Regione
ha voluto finanziare. Sono infatti necessari rimodernamenti sia
ai locali di lavorazione del latte
che alle attrezzature, ormai vecchie: si tratta di una scommessa
che si può vincere solo con la
volontà degli allevatori.
Rispetto alle altre cooperative,
siamo intervenuti con un sostegno laddove si intravvedevano
possibilità di miglioramento; certo è importante trovare un equilibrio fra la tensione ideale,
l’idea di partecipazione politica
che è stala alla base di determinate esperienze, e la necessità di confrontarsi con le leggi
del mercato: dove c’è stata corresponsabilità da parte dei soci
nelle scelte generali si è riusciti
ad ottenere prodotti validi sotto
vari aspetti, consentendo il mantenimento di un certo tipo di
economia agricola ».
Piervaldo Rostan
SALUTISTI
Concerto
alla festa
delle messi
Due giorni di festa al centro
« P. Malan » di Torre Pellice dell’Esercito della Salvezza, in corso Gramsci: sabato 11 novembre, a partire dalle ore 15, la
tradizionale festa delle messi;
domenica, alle ore 10 il culto ed
alle ore 16 avrà luogo un concerto di musica classica con il
trio G. Ansatone (violino), M.
V. Venturino (viola) e L. Brunetta (pianoforte) che eseguirà
musiche di Mozart, Bach, Schubert. L’ingresso è libero.
USSL 42
Per gli operatori del
socio - assistenziale
Si è iniziato il 17 ottobre il secondo corso di riqualificazione
per operatori socio-assistenziali
organizzato dall’USSL 42, rivolto
al personale dell’USSL stessa,
dell’Asilo di S. Germano e della
cooperativa di servizi « La Dua
Valaddo ». Rispetto ad uh analogo corso che ha avuto luogo Tanno precedente, sono state aumentate le ore (600, di cui 200 di teoria e 400 di pratica) e gli argomenti di studio.
L’attestato di qualifica che si
otterrà a giugno dopo un esame
è rilasciato dalla Regione Piemonte e valido su tutto il territorio regionale, inoltre dà diritto
alla chiamata nominale presso
TUfficio di collocamento.
Le adesioni sono state numerose, perché l’esigenza di prestare un servizio qualificato nel
campo dell’assistenza agli anziani e dei minori disabili è sempre più urgente e non si può più
fare affidamento come un tempo
sulla dedizione e sulla buona volontà delle persone.
Oltre ai vari punti trattati da
esperti del settore (legislazione,
cure mediche, prdinamento delle
USSL, ecc.), si è aggiunto nel
programma un argomento, trattato da un prete e da un pastore,
sul modo di affrontare con delicatezza e partecipazione i momenti decisivi che precedono la
fine di un’esistenza.
L. V.
VISUS
di Luca Regoli & C. s.n.c.
OTTICA - Via Arnaud, 5
10066 TORRE PELLICE (To)
Il posto degli occhiali
L’OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C. sn.c.
Via Roma, 42
10062 LUSERNA S.
GIOVANNI (To)
DIMAGRIRE NON E’ PIU' UN SOGNO
CENTRO DI DIMAGRIMENTO
ACCELERATO
VIA RAVIOLO, 10/A - PINEROLO - TEL. 0121/793.613
finiscono per avere l’acqua soltanto nelle ore in cui essa non
viene utilizzata a San Secondo. La parte alta del Comune è
servita da sorgenti della zona
di Roccapiatta, che in questo periodo sono per la prima volta
quasi prosciugate.
Fin qui la situazione; sul piano politico è in vista una possibile soluzione per evitare in futuro disagi quali quelli patiti
recentemente: il Comune ha infatti firmato già nello scorso
settembre una convenzione con
TACEA e questo atto si sta concretizzando con la realizzazione (in corso) di un collegamento con l’acquedotto delTACEA
che arriva dalla vai Chisone. Intanto però si va avanti con Tapprovvigionamento idrico con le
autobotti. M. G.
Festa dell’AVIS
VILLAR PEROSA — Doraeni
ca 29 ottobre si è svolta la giornata delTAVIS, sezione di Villar; vari i momenti ufficiali, dal
corteo al monumento al donatore di sangue, al pranzo, ad
una serie di interventi pomeridiani. Durante un intervallo del
pranzo il presidente della sezione ha presentato la relazione
morale e premiato gli « avisini »
che hanno raggiunto vari traguardi nelle donazioni, in particolare E. Bidese e P. Casetta
premiati con la croce d’oro per
le 100 donazioni.
Nel corso della giornata è stato reso noto l’appello lasciato
da Rossano Bella, deceduto recentemente, riguardo al trapianto di midollo osseo per la guarigione della leucemia. In particolare il sig. Zanini ha spiegato
che si sta costituende a Torino, presso TAVIS, un gruppo
di donatori di sangue disponibili a donare il proprio midollo
a pazienti che necessitano di
trapianto; sette giovani hanno
prontamente aderito alla richiesta.
Il padre di Rossano Bella, Renzo, ha voluto fare una considerevole offerta in denaro sia alTAVIS che alTAIDO, in ricordo
del figlie.
Infine è stato rieletto il consiglio direttivo per il prossimo
quadriennio: Rita Laurenti,
Mario Peirone, A. Maria Libralon, Mario Bessone, Mirella Gili, Attilio Perro, Elio Bidese,
Massimo Lasina, Bruno Mungano.
Agricoltori
a Roma
« Di fronte al fatto che l’Italia oggi importa nel settore agrt
colo più del 40% del suo fabbisogno, è necessaria una riforma
della politica agricola che punti al riequilibrio produttivo e
territoriale tra le diverse aree
della CEE »: cosi si esprime un
recente documento che la Confederazione italiana coltivatori
(uno dei sindacati degli agricoltori) ha diffuso anche a livello
di provincia di Torino. Per questo e per chiedere al governo
italiano « di sostenere lo sforzo
in atto da parte della categoria per passare dalla fase di
protezione a quella di competizione sui mercati » la C.I C. h^
indetto una manifestazione na^
zinnale a Roma per giovedì 9
novembre; assai numerosa anche la rappresentanza degli agricoltori pinerolesi.
11
10 novembre 1989
valli valdesi 11
INCONTRO TRA MEDICI E PASTORI
Accompagnare
il malato
Cosa prova il malato quando
si trova in un letto d’ospedale,
magari per la prima volta in vita sua? Inizialmente c’è un momento di crisi, di rottura, di negazione della realtà (« non è niente », « tra pochi giorni me ne
torno a casa e tutto sarà come
prima »). Successivamente, se la
degenza si prolunga e le còse si
complicano, occorrerà arrendersi all’evidenza dei fatti. Occorre
accettare la realtà di « avere
qualcosa » e spesso ci si sente
come in mezzo ad un fiume dove
non si sa più bene cosa fare,
se andare avanti o indietro, oppure lasciarsi tràscinare passivamente dalla corrente o lottare
contro di essa. La riva appare
lontana, spesso irraggiungibile.
E’ il tempo della distretta, dello
smarrimento. Ma dopo questa
crisfi giunge il tempo della ricostruzione. Del ricomporre la propria identità spezzata e dislocata.
L’analisi che ha proposto François Rachat, pastore protestante
in un grande ospedale parigino,
insieme ad un medico e tre infermiere ha fatto riflettere e discutere i partecipanti all’incontro organizzato dalla CIOV a Pinerolo lunedì 30 ottobre. Il pastore Alberto Taccia, che ha introdotto il dibattito, ha tenuto
a sottolineare come sia importante mantenere intatta la visione unitaria della persona umana. che va appunto considerata
nella sua integrità fisica e psichica (che del resto è la stessa
prospettiva biblica) e come sia
di vitale importanza « accompa
PALESTINA
1990: tempo
di pace
Dal 29 al 31 dicembre un migliaio di partecipanti all’iniziativa « 1990: Time for Peace » (1990:
tempo per la pace) visiteranno
villaggi, campi, ospedali, amministrazioni locali della Palestina
occupata e si incontreranno con
gnippi israeliani attivi nel dialogo per la pace e nella solidarietà con i vicini palestinesi.
Obiettivi: due popoli, due stati;
rispetto dei diritti umani; apertura delle trattative di pace.
L’iniziativa, lanciata a livello
europeo e già variamente segnalata dai media, è coordinata in
Italia da: Associazione per la pace, Acli, Arci. Vi ha aderito la
Commissione per il processo
conciliare « Pace, giustizia, integrità del creato » delle Chiese
battista, metodista e valdese.
Per un’azione coordinata e concreta di appoggio e partecipazione nella zona delle valli e di Pinerolo è stato creato, con numerose adesioni, un « gruppo di lavoro » delle cui iniziative e proposte daremo d’ora in avanti dettagliate notizie.
Per informazioni: Arci, via S.
^jOnato 8, Pinerolo, tei. 0121/
TORRE PELLICE ■
SAN SECONDO
villa Signorile ultimo piano con
termo autonomo : ingresso, salone,
3 camere, cucina, 2 bagni, cantina,
box auto. L. 210 m.
VAIPELLICE IMMOBILIARE
Luserna S. Giovarmi
Viale De Amicis 3/1
Tel. <0121) 901.554
I
gnare il malato » nel quadro di
una responsabilità collettiva che
veda attivi e propositivi diversi
soggetti: medico, infermiere, pastore, visitatore, familiari, amici. Nell’approccio al malato in
cui ciascuno, anche se non se
ne rende pienamente conto, esercita una precisa funzione, occorre dare spazio all’ascolto. Ovvero bisogna fare in modo che
il malato possa ricostruire la
propria identità ferita, anche ascoltando se stesso. Rochat parla soprattutto del diritto del malato a riprendersi la parola, e
del suo diritto a ricostruire ciò
che ogni malattia abbatte. Da
parte di chi ascolta il malato
è necessario avere un atteggiamento di piena disponibilità a
lasciarsi coinvolgere profondamente; è un dialogo, quello tra
malato ed accompagnatore, che
modifica entrambi i soggetti.
Nelle comunicazioni del medico Martin (oncologo a Parigi)
e di alcune infermiere è emerso un dato interessante sul quale occorrerebbe riflettere: la ricostruzione spirituale del malato dipende soprattutto dalla qualità dei rapporti umani, dall’atmosfera serena ed efficiente dell’ospedale.
Ma chi può creare questa atmosfera positiva, di profondo rispetto del prossimo e allo stesso tempo di calda umanità? Secondo Martin, il personaggio
chiave nel dare tono ed animare e coordinare intelligentemente il lavoro ospedaliero rimane
il primario. La sua umanità, là
sua professionalità e la sua disponibilità giocano un ruolo fondamentale nel promuovere o, viceversa, nel mortificare il lavoro ospedaliero.
Infine una parte dell’incontro
con l’équipe francese è stata dedicata al lavoro dei comitati etici che affrontano i grandi temi
morali del nostro tempo: il controllo delle nascite, l’aborto, la
fecondazione in vitro, le manipolazioni genetiche. In genere questi comitati in Francia sono composti da una ventina di persone tra medici, giuristi, teologi,
sociologi, filosofi. Nei dibattiti
sull’etica emerge spesso una dura contrapposizione tra le posizioni cattoliche e quelle protestanti, il difficile è trovare dei punti d’equilibrio che spesso richiedono tempi lunghi di riflessione
e maturazione. Dal 1956 in Francia esiste un’organizzazione protestante che raggruppa medici,
infermieri, direttori di opere assistenziali. Essa organizza ogni
due anni un congresso nazionale
e pubblica una rivista periodica.
in pochi mesi, alle valli, è il
secondo incontro organizzato in
ambito ecclesiastico a cui partecipano medici, pastori, perso
naie ospedaliero, visitatori. La
partecipazione è mediamente
buona e l’interesse è alto. Non
sarebbe il caso di uscire dall’episodicità e organizzare regolari incontri per riflettere sul nostro impegno nel campo della
malattia? O forse una volta che
la cosa fosse organizzata diventerebbe istituzionale e poco attraente?
Giuseppe Platone
L’ora alternativa
alla scuola media
I problemi pratici dei genitori; deve continuare la mobilitazione per una scuola laica
Anche alla scuola media di S.
Secondo si presenta il problema
dell’ora alternativa all’IRC. Mentre per chi se ne avvale non c’è
alcun problema perché gli insegnanti sono nominati dalla Curia, i problemi saltano fuori per
chi ha scelto di non avvalersene.
Il principio di non fare l’ora alternativa è condivisibile ma non
è oggettivamente praticabile da
tutti; cozza a S. Secondo, come
nelle altre scuole, con gli impegni di lavoro dei genitori, il trasporto, e forse anche con una
certa rilassatezza della popolazione valdese. Fare delle scelte
diverse per l’ora alternativa non
mette in ginocchio l’istituzione
scolastica e tanto meno lo Stato,
ma rischia di far fare delle battaglie fra chi ha comunque scelto
una scuola laica. A S. Secondo
più di 80 famiglie su 125 hanno
scelto una scuola laica, ma tuttavia sono buggerati dall’istituzione scuola; infatti a tutt’oggi
chi non si avvale dell’IRC fa delle attività tappabuchi, sebbene
sia stato promesso dal preside il
13 ottobre che dalla settimana
successiva sarebbe stato garantito un insegnante. Mentre per le
attività curriculari gli insegnanti
si trovano dall’oggi al domani,
per l’ora alternativa, a dir del
preside, non si trova nessuno. Caso strano : nelle altre realtà scolastiche del pinerolese gli insegnanti per i’ora alternativa sono già
stati nominati. La legge sull’IRC,
lo sappiamo, è iniqua, ma a S. Secondo non si applica nemmeno
quella; forse per negligenza o forse per volontà? Dobbiamo rivolgerci alla Curia per avere im insegnante, visto che la scuola non
10 trova? Fatto certo è che chi
non si avvale ad un certo punto
dell’orario scolastico è discriminato e quindi, sebbene abbia fatto una scelta, gliene viene imposta un’altra. Nel caso di S. Secondo non ci sarebbe motivo di
dire che l’insegnamento dell’IRC
dovrebbe partire da quando c’è
la garanzia dell’ora alternativa?
Così forse la Curia solleciterebbe
11 preside... Forse è opportuno
che coloro i quali hanno scelto
l’ora alternativa, in particolare i
valdesi, si mobilitino perché, al
di là delle grosse battaglie per
avere una scuola pubblica laica,
a S. Secondo c’è una discriminazione in più e passa impunemente sulle teste dei nostri figli.
Luciano Martinat
SOCIETÀ’ OPERAIA DI PINEROLO
Una pagina
di storia popolare
« Brezzio Matteo, Gonella Vincenzo e Alixandro Giuseppe, trovandosi insieme al passeggio, il
giorno 12 ottobre 1848, dietro
proposta del Brezzio, risolsero di
dare un’iniziativa alla attuale società... ». Così, in ima relazione
del 1863, si ricorda la nascita
della Società operaia di Mutuo
Soccorso di Pinerolo, la prima
in Italia.
Il prof. Giovanni Giolito ne ha
presentato la storia giovedì scorso 26 ottobre all’ultimo degli incontri del ciclo autunnale promosso dalla Comunità Montana
Valli Chisone e Germanasca.
Veramente sembra che il ruolo del Brezzio sia stato un po’
gonfiato perché il primo presidente democraticamente eletto è
stato probabilmente un certo Antonio Rossi « macchinista », cioè
artigiano che confezionava piccoli meccanismi per altre imprese artigiane, il quale doveva avere anche una maggiore sensibilità politica. E’ lui che, dopo il
clima di tensione politica che si
instaura dopo la sconfitta di Novara del 1849, nel timore che que
ARREDAMENTI
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
sto determini un’involuzione autoritaria, rivolge un appello « ai
fratelli operai e valdesi » a unirsi
insieme con la Società operaia
per la tutela delle libertà riconosciute con lo Statuto albertino
dell’anno precedente.
La Società funziona per i suoi
fini statutari di aiuto reciproco
fra i lavoratori e i piccoli imprenditori con non più di due dipendenti, assorbendo precedenti
forme di associazione mutualistica impostate in modo corporativo.
Non mancheranno le forme
cooperativistiche anche rivolte
alla tutela del potere d’acquisto
dei salari, come la panetteria sociale, il magazzino cooperativo
di consumo, nonché le iniziative
culturali tra cui primeggia la
scuola serale.
Con una documentazione ricchissima, il prof. Giolito è riuscito a tener desta l’attenzione
dell’uditorio quasi fino a mezzanotte, aprendo una pagina di storia popolare di eccezionale interesse.
C. T.
TORRE PELLICE I
I
centro abitato, casetta indipendente con riscaldamento composta da:. ■
2 camere, cucina, bagno, grande I
tavernetta, giardino privato. L. 83 ■
milioni. I
VALPELLICE IMMOBILIARE *
Luserna S. Giovanni I
Viale Da Amicis 3/1 ■
Tei. (0121) 901.554 .
Giornata dell’ospedale
POMARETTO — Domenica 12 novembre, giornata del l'ospedale valdese. Il programma prevede, alle ore
10, il culto; alle ore 15, presso il cinema Edelweiss, tavola rotonda sul
tema: « Medicina palliativa curare la
malattia o l'ammalato? ». A seguire un
concerto vocale del Coro Nigritella di
Torino.
____________Concerti_____________
POMARETTO — Sabato 18 novembre, alle ore 20.30, presso il tempio
valdese, si svolgerà un concerto d’organo di Mauro Barotto e Walter Gatto.
____________Cinema_______________
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma la visione dei
film: « El dorado », ven. 10, ore 21.15;
« Storia di ragazzi e ragazze » di Pupi Avati, sab. 11, ore 20 e 22.15:
«iAtIma letale 2», dom. 12,| quattro spettacoli a partire dalle ore 16.
Per quanto riguarda il film di P. Avati, va segnalato che si tratta della
prima visione nel pinerolese.
Teatro
PINEROLO — Sabato 11 novembre,
presso l’auditorium di corso Piave,
con inizio alle ore 21, il gruppo francese di Gap Les mots dits presenterà lo spettacolo « Au bal des
chiens ».
AVVISI ECONOMICI
ACQUISTIAMO mobili vecchi, oggetti, quadri d’epoca. Pagamento in
contanti. Telefonare 011/9407243.
PASTORE EVANGELICO acquisterebbe usati tutti i volumi in francese
della dogmatica di K. Barth. Tel.
089/72.54.37 o scrivere a: G. Anziani, via dei Moscani - p.co Giovanni XXIII - 84100 Salerno.
EVANGELICO, mezza età, cerea compagna seria, affettuosa, scopo matrimonio. Antonio Ramundo, via Monforte, 7 - 86100 Campobasso.
CERCASI coppia giovani pensionati
per le mansioni di custode-giardiniere
per l’Asilo dei vecchi di San Germano Chisone. Le domande vanno
presentate entro il 30 novembre. Per
informazioni rivolgersi alla direzione
(tei. 58607).
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. 0121/4018J
(dopo le ore 18).
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 12 NOVEMBRE 1989
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 12 NOVEMBRE 1989
Luserna San Giovanni; FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Lu
Ambulanza ;
CRI Torre Peliice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio; tei. 598790
12
12 fede e cultura
10 novembre 1989
UNA RACCOLTA DI LETTERE DI LUIGI ROSADONI
Il ’68 dei credenti
a Firenze
Un itinerario di fede negli anni della contestazione - La « Comuninità delia Resurrezione » e il dialogo con gli evangelici fiorentini
- Un ripensamento su quell’epoca sarebbe necessario da parte di tutti
Una recente e in parte inedita
raccolta di lettere e meditazioni di L. Rosadoni (1928-1972) è
d’invito a una ricognizione su
fatti e scelte di fede degli anni
attorno al Sessantotto. La vicenda di questo prete-contestatore
si svolse a Firenze, la città che
in quegli anni espresse — tumultuosamente, e talvolta all’arrabbiata — intuizioni e attese ben
presto dilagate nella penisola. E’
con lui e la sua comunità che
in particolare la locale Chiesa
valdese ebbe un rapporto non
effimero.
Una vocazione
tormentata
« Farmi prete? Troppo indipendente, troppo personale. A 15 anni provai la via del seminario,
a 17 la piantai, con una terribile
crisi nervosa », scriveva nel 1948.
...Ma pochi anni dopo era prete, un prete scomodo a se stesso
prima che alle autorità ecclesiastiche. La sua sensibilità e l’intelligenza affinata dallo studio,
curiosa di letture aggiornate, si
confrontavano del continuo con
una sete di Dio che non sapeva
placarsi nel ricorso all’obbedienza, nell’accettazione umile delle
formule teologiche tradizionali.
E poi v’era una società italiana
in sommovimento: confronto di
generazioni, rivalse economiche,
proposte politiche innovatrici.
L’itinerario di vita del Rosadoni è tipico dei giovani che fecero il ’68: la sua crisi la vissero
centinaia e centinaia di sacerdoti cattolici. Il loro riferimento
fu il Vaticano II, che per tanti
divenne una speranza manipolata e delusa, forse un miraggio.
Ma la loro « lettura » del Vaticano II avveniva sulla piazza del
mondo, dove sbiadiva la sacralità dell’Istituzione, le cattedrali
teologiche non avevano più uditori, la sete di giustizia e di pace, di libertà, non era appagata
da una elusiva spiritualizzazione
del messaggio evangelico.
Don Rosadoni, quando fu costretto a riconoscere che la parrocchia, a Rovezzano, guardava
con reticenza e anche con disagio alle sue « innovazioni », scelse la via dell’esodo, e con un
gruppo di consenzienti organizzò la « Comunità della Resurrezione ». E confidava: « ...guarda
le cose alla luce del Signore: io
ho viva fede, e nessuno può togliermela. Non credo nel cattolicesimo, nei vescovi, nel papa, in
molti sacramenti. Credo che Cristo è venuto a liberarci dal peccato e dalla legge, e quindi anche da quello che Roma è. Siamo sereni ». Al vescovo scriveva:
« Credo che il Signore ha creato un popolo nuovo, un popolo
sacerdotale in cui ci sono varie
funzioni, vari servizi. Io presto
questo servizio perché il popolo
lo vuole, e finché lo vuole. Altrimenti, me ne andrei »,
La comunità valdese
Gli atteggiamenti, le reazioni
dei valdesi, hanno ancora qualcosa da dirci. Essi subito « si
sentirono » dalla parte della contestazione, ma come osservatori
non coinvolti. Fu una nostra lettera aperta indirizzata al vescovo a portarci nelle cose.
Rosadoni era parroco alla Nave di Rovezzano quando stabilì
con noi un rapporto, che divenne tenace. Avemmo per molti me
NOVITA’ CLAUDIANA
si studi biblici in comune nel
nostro Centro comunitario, e incontri nella casa della « Resurrezione ». Intanto affioravano due
posizioni: «Si convertono o no?»,
era il ritornello degli uni; gli altri, i più, erano chiaramente negativi: « E’ tutta politica ».
In effetti, la subalternità della riflessione teologica alle premesse politico-sociali che tipizzava risolotto, il suo perenne tentativo di egemonizzare la contestazione, furono pesanti. Venne
un loro portavoce autorevole a
spiegare — nel tempio, dopo il
culto — le posizioni di quel movimento, e confermò le diffidenze. Va detto che gli evangelici
non colsero un aspetto importante della contestazione: non
era in questione un passaggio al
protestantesimo, ma il passaggio
a una nuova sostanza e forma
di « essere chiesa ».
La paziente fraternità di Rosadoni, la chiarezza con cui manifestava il primato della Scrittura, della riflessione teologica sulle opzioni politiche di partito,
non vincevano le diffidenze:
« Perché non si convertono, allora? ». Non si coglievano la freschezza, l’autenticità di istanze
di vita comunitaria, di prassi,
che « allora » erano rifiutate e
che « oggi » noi accettiamo senza drammi.
il diritto di forzare la mano alla comunità che serve, per fare
prevalere delle proprie scelte?
Anche quando sa di portare divisioni e abbandoni? Se un pastore non è il padrone ma il servitore della comunità, ha il dovere di consolidarne l’unità nella fede comune e non nelle proprie opzioni extra-teologiche. La
nostra chiesa non era preparata
a sopportare di questi interventi traumatici.
Pastore e
comunità
Rosadoni prospettò anche l’ipotesi d’una convergenza nella
Chiesa valdese locale. Per Natale la « Resurrezione » e i valdesi si trovarono nel nostro tempio, insieme, al tavolo della Santa Cena. Il Consiglio di chiesa
si era accertato del comune sentire teologico sul sacramento. Ma
lo stesso Consiglio — che esprimeva bene il pensiero della quasi totalità dei credenti — guardava con preoccupata diffidenza
a questo manipolo di « rivoluzionari, fanatici di mescolare fede e politica », che certamente avrebbe messo in subbuglio e in crisi la chiesa. (Questa
ultima considerazione era esatta: la chiesa sarebbe uscita stremata dalla immissione di un
gruppo compatto, con una carica « missionaria » decisa a voler piazza pulita di quanto non
combaciava con la sua visione
dell’ortoprassi evangelica.
E un pastore, un qualunque
pastore della nostra chiesa, ha
Voi siete
miei testimoni
Un'edizione inglese rinnovata e ampliata per
far conoscere dappertutto la storia valdese
La « Settimana
di preghiera »
Se occorreva una riprova, questa venne con la « Settimana di
preghiera» («per l’unità»!). Per
una sera, non nella nostra chiesa, avrebbe dovuto curarne lo
svolgimento proprio la Comunità della Resurrezione: non si fecero vedere; Rosadoni scrisse
una lettera che esprimeva l’opinione della sua comunità. Per
ragioni di fede motivate dal Vangelo, essa non poteva pregare
con dei « capitalisti »; si sarebbero dette le stesse parole ma con
mente diversa, opposta.
Non restarono che amicizie
con dei ferventi discepoli del Signore, appassionati di calare il
messaggio evangelico nella società, fino a farlo combaciare con
una percezione settaria dei buoni e dei cattivi cristiani.
Rosadoni moriva nel '12, nell’ospedale di Bondeno. Dei fratelli dalla vicina Felónica Po erano andati a trovarlo: come a
conferma d’una stima e d’una
fraterna solidarietà che non erano venute meno — né lo potevano — con il passare delle umane vicende.
Voler ripetere il ’68 è pura illusione, tanto è diversa la nostra dalla situazione di allora.
Ma il '68 non è tutto da buttar
via, tanto meno per le chiese. Furono abbozzate delle linee di riflessione evangelica, affiorarono
« richieste » cristiane che ancora
oggi fermentano nel nostro paese.
Queste nostre chiese hanno la
risposta da dare, oppure stanno
perpetuamente a rassettare la rete? Una parte degli italiani, e
non la maggiore, vive come problema di fondo una ricarica interiore che è già attesa dell’Evangelo. E’ qui che, guidate dallo
Spirito, le chiese sono chiamate
a gettare « la rete della Parola ».
Luigi Santini
La Claudiana espresse anni or
sono la « Storia dei valdesi » in
tre volumi. Gli autori erano
Amedeo Molnàr, Au^sto Armand Hugon, Valdo Vinay.
Molnàr, professore di storia
del cristianesimo e rettore della Facoltà teologica « Oomenius »
di Praga, traccia criticamente la
storia valdese dalle origini alla
Riforma. Contemporaneamente
questo stesso periodo viene studiato da Giovanni Gönnet e Molnàr stesso anche in francese. Le
caratteristiche dell’operazione sono una ricerca accurata sul movimento, sul suo inserimento nella vasta congerie delle correnti
popolari medievali e, specialmente per Molnàr, l’individuazione di una ricerca teologica nel
Suo percorso hussita. Il lavoro
dei due ha acquistato un riconoscimento sempre più marcato
nelle aule universitarie d’Italia,
Francia, Svizzera, Gran Bretagna, USA e Canada.
Augusto Armand Hugon, professore e preside per lunghi anni al Collegio di Torre Pellice,
fu chiamato alla compilazione
della storia valdese dal Sinodo
di Chanforan (1532) all’Emancipazione. La sua opera ripercorreva il distacco del valdismo dal
mondo medievale, sottolineando
l’apporto della Riforma nelle problematiche e nelle vicende del
Rinascimento, fino ai tempi del
pietismo e deU’Illuminismo, che
saranno oggetto di studi per cattolici, protestanti e laici.
Valdo Vinay tracciò, nel terzo
volume, le linee storiche, come è
ben detto nel sottotitolo, « dal
movimento evangelico italiano al
movimento ecumenico» (18481978). Il volume agitò il valdismo,
ponendolo dinanzi alla varietà
dell’approccio all’evangelizzazione di fronte alle variazioni del
cattolicesimo romano. Ne sorsero
ricerche e polemiche sulle ragioni, motivazioni, luci ed ombre di
una predicazione riformata: predicazione rivolta agli ateniesi con
il loro « Dio sconosciuto », o ai
galati nel loro ritorno alla schiavitù della legge?
Giorgio Spini, Giovanni Miegge,
Giorgio Peyronel, Bruno Revel
avevano già affrontato il tema dibattendolo nelle riviste evangeliche, da Gioventù cristiana all’Appello, a Protestantesimo. Lo
splendido best-seller di Giorgio
Spini su Risorgimento e protestanti, memore del Revival di
Giuseppe Gangale, avvertiva le
correnti e le diversità dell’evangelizzazione e degli uditori dei
«fratelli», dei metodisti e dei battisti.
Non poteva mancare alla Claudiana la necessità di un’opera sui
valdesi colta e popolare ad un
tempo, critica e attenta, laica e
teologica. Così nacque il volume
di Giorgio Tourn, discepolo di
Giovanni Miegge, conoscitore del
popolo valdese, nella sua contrastante vicenda di comunità cri
stiana e popolo civile. La Tavola
valdese avvertì infine l’utilità di
condensare gli orientamenti della
chiesa valdese, in quel settore,
promuovendo il Centro culturale
valdese. Affidandolo ad un comitato, continuatore della assidua
opera della Società di studi vaidesi, la chiesa ha voluto concentrare la distinta azione della Società con gli strumenti pedagogici e « culturali » (museo e biblioteca, archivio).
Non un «museo», ma una ricerca; non una ricerca astratta, ma
nella sua varietà «storica, teologica», nell’apertura dell’evangelismo
alle problematiche dell’ecumenismo, nel riconoscimento costante
di un percorso parallelo di ima
chiesa che vive in Europa e lungo
le rive del Rio de la Piata, in contatto con le chiese riformate della
Francia, Svizzera, Germania, Stati Uniti e con la vasta fioritura
delle chiese del Terzo Mondo
(fra cui la Chiesa presbiteriana
della Corea con i suoi 6.500.000
membri, ai quali si uniscono gli
altri 3.500.000 protestanti!).
Non è un caso, né un ritardo tipografico che, dopo traduzioni
tedesche, francesi e spagnole, il
libro di Giorgio Tourn compaia
in edizione inglese. Il titolo è «biblico», forse troppo biblico e un
po’ pleonastico o pietista. « Voi
siete miei testimoni » suona troppo ampio in un’epoca ecumenica.
Forse il « coraggio » del Glorioso
Rimpatrio riecheggia « gloriosamente »! Il libro è più « storico »,
modestamente collegato alla
« modesta » storia di una delle
tante chiese cristiane, che cercano con difficoltà una « via cristiana » con timore e tremore, ma
anche con speranza. Ma il « nuovo » dell’edizione sta, oltre che
nell’elaborazione dei motivi teologici del Tourn, nei contributi di
tre amici come Giorgio Spini (i
metodisti), Giorgio Bouchard (gli
ultimi dieci anni) e Roger Geymonat, professore di storia nelle
scuole pubbliche di Montevideo e
funzionario del Ministero dell’agricoltura (i valdesi nell’America
Latina). Per il nostro appetito
una più vasta trattazione dell’opera missionaria non sarebbe
stata superflua, ma non si può
tutto dire o ripetere!...
L’edizione è a cura dell’American Waldensian Society di New
York. Il lavoro del direttore
Frank Gibson è stato duro, costante, utile alla lettura. Oltre alle
classiche fotografie numerose le
nuove. Buona la raccolta delle
« voci » degli anni ottanta: Paolo
Ricca, Ricciardi, Delmonte ecc.
Come sempre, l’attenta fatica di
Carlo Papini si avverte nella precisione tipografica.
Carlo Gay
GIORGIO TOURN and assoclates,
« You are my witness ». The Waldetv
sians aerosa 800 years, Torino. Claudiana, 1989, s.i.p.
Per i vostri acquisti
Librerie Claudiana
• TORRE PELLICE - Piazza della Libertà, 7
Tel. (0121) 91422
• TORINO - Via Principe Tommaso, 1
Tel. (Oli) 6692458
• MILANO - Via Francesco Sforza, 12¡A
Tel. (02) 79.15.18