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Anno 117 - N. 48
27 novembre 1981 - L. 300
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Mentre il censimento dorme,
e ci porterà come al solito dati
invecchiati, si possono fare un
paio di osservazioni.
Forse alcune domande potevano essere formulate diversamente e in modo più chiaro, ma personalmente quel che mi ha fatta
arrabbiare (e penso di non essere la sola) è stato il leggere
sulla guida per la compilazione
che fra le ore lavorative « non
devono essere indicate le ore impiegate per lavori casalinghi, hobbies e simili ». Prima di tutto non
so se tutti gli Italiani, e specie
quelli che di tempo libero ne
hanno sempre avuto poco, sappiano che cos’è lo « hobby ». E
poi mi offende che tutte le ore
trascorse negli indispensabili lavori di casa (perché bisogpia pure far da mangiare, lavare, rammendare, pulire almeno ogni tanto per non vivere in mezzo al letame) vengano considerate « un
hobby » come il collezionare francobolU o costruire barchette coi
fiammiferi svedesi. Il brutto non
è fare la casalinga (in sé è un
lavoro non migliore né peggiore
di tanti altri), è il vedere che
troppa gente lo considera un
non-lavoro, a cominciare da quei
signori che hanno preparato il
censimento.
In cambio ho notato un’innovazione che mi è piaciuta: per la
prima volta abbiamo smesso di
vederci tutti registrati d’ufficio
come appartenenti alfa parrocchia cattolica più vicina, e per di
più in quella parte della scheda
a cui non era permesso apportare variazioni. Una domenica mattina, nel notiziario che segue il
culto evangelico, ho sentito alla
radio il pastore Bensì rammaricarsi perché fra le varie domande non ce n’era una sull’eventuale confessione religiosa. Non mi
trovo molto d’accordo con lui.
Questo censimento chiedeva solo
dei fatti; non c’era, mi pare, una
sola domanda sulle idee della
gente. Forse è stato bene cosi.
Certo sarebbe interessante sapere direttamente dagli interessati quanti Italiani sono credenti e
di quale confessione, quanti invece gli atei, gli agnostici, gli indifferenti; sarebbe anche interessante conoscere le simpatie o le
convinzioni politiche della gran
massa dei non iscritti ad alcun
partito, e nessuno dovrebbe aver
paura di dichiarare quello che
pensa, ma mi domando se siamo
maturi per rispondere a domande di questo genere.
Dopo tutte le assicurazioni sull'assoluta segretezza dei dati, ho
sentito molte persone, normalmente giudicate intelligenti, dichiarare di aver fornito dati di
molto inferiori al vero su cose
che pure è abbastanza facile controllare, come il numero di stanze o di gabinetti, o i metri quadrati dell’alloggio, « perché non
si sa mai ».
Ora lo sciopero degli addetti
alla raccolta delle schede, con
la minaccia, a quel che dicono i
giornali, di rivelare le notizie in
mano loro, non avrà certo aumentato la fiducia di molti cittadini. Mi domando che attendibilità avrebbero le risposte a
quesiti più iiersonali ed impegnativi. Eppure, ne sono convinta
anch’io, questa di una sincerità
coraggiosa e completa è la strada sulla quale dobbiamo muoverci.
Marcella Gay
_________A PROPOSITO DELLA NUOVA LEGGE CHE MODIFICA IL CODICE PENALE
Riforma votata, riforma da attuare
Con la prucienza necessaria per le riforme apprezzabili sulla carta ma che attencJono la verifica neH'impatto con la realtà del nostro mondo italiano, due motivi per un giudizio positivo
Mentre il Parlamento è di nuovo occupato con un provvedimento di amnistia e di indulto
motivati, per la prima volta abbastanza apertamente, dal progressivo deteriorarsi dell’amministrazione penitenziaria — occupato cioè con provvedimenti deludenti, specie l'amnistia, per il
loro carattere fallimentare —
non dobbiamo passare sotto silenzio la modifica del nostro sistema penale recentemente varata dal Parlamento. Si tratta infatti di un primo tentativo di riforma organica del nostro codice penale, di quel codice cioè il
cui invecchiamento e la cui inadeguatezza attuale — essendo
stato promulgato nel 1931 in un
clima politico-sociale profondamente diverso da quello in cui
viviamo oggi — è spesso stata
denunciata.
Sanzione
amministrativa
La prima cosa interessante è
che questa legge definisce in modo chiaro una figura nuova di
sanzione che è la sanzione amministrativa diversa dunque da
quella che è la sanzione penale
tradizionale, la pena detentiva o
la pena pecuniaria di carattere
penale. Per la verità la sanzione
amministrativa era già stata introdotta sporadicamente in modo disorganico nel nostro sistema giuridico. Qui invece abbiamo
una regolamentazione organica
di questa sanzione che, come dice la parola, è una sanzione che
non viene inflitta dal giudice ma
viene dall’autorità amministrativa. Viene comunque garantito il
controllo giurisdizionale, in quanto è sempre data al cittadino,
che si vede erogare per determinati illeciti non più penali quindi ma amministrativi, la garanzia di poter ricorrere comunque
al giudice in sede di opposizione. Se quindi il cittadino ritiene
che la sanzione amministrativa
che gli è inflitta non sia giusta o
che l’illecito amministrativo non
sussista, ha la possibilità di chiedere lui l’intervento del giudice
per ottenere l’accertamento del
suo buon diritto, con una opposizione che introduce una procedura che dovrebbe essere rapida
e non costosa.
Depenalizzazione
Il secondo punto interessante
di questa legge è la cosiddetta
depenalizzazione. In base ad essa, una serie di reati minori, di
contravvenzioni, di piccole infrazioni che fino a ieri erano
considerati dal nostro sistema
reato, non sono più tali e diventano invece un illecito amministrativo e come tale non sono
più puniti con una sanzione penale ma, come dicevamo, con
una sanzione amministrativa. La
sanzione penale resta cioè per i
fatti più gravi mentre non viene
spesa per piccoli comportamenti
di scarso rilievo sociale per i
quali già il senso comune avvertiva la sproporzione di una sanzione penale.
Accanto a questa depenalizzazione vera e propria, che toglie
dunque il carattere di reato a
certi illeciti, c’è anche un aumentare i casi in cui il reato, che
resta tale, è perseguibile soltanto a querela di parte. Perché si
proceda è cioè necessario che la
parte lesa dal reato chieda la
punizione. A questo proposito
non possono non manifestarsi
alcuni dubbi quanto all’opportunità di questa riforma. Il fatto
per e.sempio che le lesioni colpose, anche se derivanti da un infortunio sul lavoro (non gli « omicidi bianchi ») siano punite
solo a querela di parte lascia
nerplessi. In Italia si è giustamente agitata una lunga polemica intorno agli infortuni sul lavoro, che derivano da un’incuria
veramente colpevole di coloro
ai quali spetta di stabilire opportune garanzie di sicurezza, di
igiene, ecc. sul lavoro. Ora il fat
TEMPO DI AVVENTO - 1
Vittoria sulla nostra impotenza
Luca 1: 5-25
Elisabetta appartiene alla casta giusta: « delle figliole di Aronne » (v. 5), con un marito « irreprensibile in tutti i comandamen-_
ti ». Ma dietro questa facciata di
irreprensibilità di una degna famiglia, ella sente l'obbrobrio e
l’onta di non avere figli (tant’è
che anche il testo biblico imputa
a lei la sterilità). In Israele la
sterilità è vista come una maledizione^ come una macchia. Essa
nasconde la sua gravidanza, perché il segno che Dio vuol dare
è nella persona di Giovanni, ma
forse anche perché essa vuole potere essere ben sicura di lavare
da sé l’onta, prima di apparire di
fronte all’opinione pubblica.
Zaccaria è un uomo che, pur
apparendo in tutto il racconto in
momenti diversi, .sacerdote nel
tempio per compiere un ambito
servizio, incredulo di fronte all’annuncio e infine gesticolante e
impossibilitato a comunicare con
la folla davanti al tempio, senu
pre rimane un uomo chiuso in
se stesso, più determinato dalla
storia che non protagonista. Anche su lui pesa la mancata nascita di un erede ed ecco che improvvisamente compare l’erede,
maschio per giunta, ma il cui destino è segnato da Dio, fin dalla
nascita, anche nel nome. Dicono
i commentari, Zaccaria prega nel
tempio, non per sé, ma per il suo
servizio liturgico. Ecco un uomo
preso dal suo impegno .sacerdotale e che nel suo servizio forse
non osa neppure più portare davanti a Dio i suoi propri drammi ma si rifugia nel suo ruolo e
attende la venuta del Messia qua
le speranza per il suo popolo e
per sé.
Elisabetta e Zaccaria sono definiti una coppia scrupolosa nell’osservanza dei comandamenti,
« giusti ». Dobbiamo pensare non
a persone convinte della propria
bontà e giustizia, ma convinte
della bontà e della giustizia di
Dio, persone che nella ricerca
della volontà di Dio trovano il
senso dell’esistenza.
La scelta di Dio — comunque
sempre libera e mai totalmente
da noi afferrabile — è volta a
questa coppia, chiamata ad ubbidire nel silenzio, a compiere un
atto che ti sorpassa in qualcosa
che « trascende il pensiero e l’attesa umana» (Rengstorf).
La scelta di Dio si manifesta
quando quest’uomo prega, quando quest’uomo « giusto » è in atteggiamento di ascolto e di dialogo con Dio: un dialogo in cui
Dio parla in modo ben inaspettato e sconvolgente.
Zaccaria, solo testimone dell’evento, Elisabetta, strumento
attivo, sono chiamati ad operare
nel silenzio. C’è da chiedersi
quante innumerevoli volte l’azione di Dio passa attraverso muti
strumenti e se nella nostra società dominata da uno sfrenato
abuso di parole, il silenzio non
sia uno spazio da riscoprire.
Quanti giusti operano la volontà
di Dio nel mondo proprio nel silenzio, perché sanno che Dio è
protagonista, artefice e centro
della storia in Gesù Cristo.
Ma se vi è un silenzio in cui si
compie l’opera di Dio, vi è un silenzio che è incomprensione dell’uomo per l’opera di Dio, che è
una incapacità dell’uomo a parlare dell’opera di Dio per l’uomo.
Scrive Barth nel 1934, in uno
studio biblico su questo testo, in
un tempo in cui la chiesa non
sembra riuscire nel suo insieme
a denunciare il pericolo nazista,
« non dimentichiamoci del povero Zaccaria ». Quante volte nella
storia la chiesa si è trovata muta, non ha saputo parlare dell’opera di Dio? E sappiamo noi
oggi indicare la pace e la giustizia di Dio? La nostra incapacità
di dire parole incisive non è forse collegata a una certa sterilità
del Cristianesimo nei paesi cosiddetti sviluppati? Sappiamo dire parole di pace contro la folle
corsa agli armamenti da una parte e dall’altra degli Erodi del nostro tempo? Sappiamo essere in
prima linea nella lotta contro la
fame del mondo o deleghiamo ad
organismi internazionali o a sparuti gruppi il compito di moltiplicare i pani e i pesci?
L’Antico Testamento forse non
termina con gli ultimi versetti di
Malachia, che preannuncia il ritorno di Elia, ma in questo capitolo, nell’annuncio dato da Dio
che sta per sorgere l’ultimo profeta ed il primo apostolo. Qui si
chiude il Vecchio Testamento e
si apre il Nuovo. Del profeta, del
nuovo Elia, Giovanni Battista
avrà tutto, l’essere guidato dallo
Spirito Santo, lo stile di vita, il
linguaggio penetrante; dell’apostolo avrà la testimonianza resa
a Cristo e una morte simile a
quella del Maestro.
Mario Beruttl
(continua a pag. 10)
to che la responsabilità di questi infortuni venga accertata e,
se de! caso, punita solo nel caso
in cui la parte — parte debole,
non bisogna dimenticare — lo
richieda, è preoccupante e lascia
aperta la domanda se non sarebbe stato meglio mantenere l’iniziativa d’ufficio.
Un altro aspetto che lascia perplessi è quello della truffa semplice che diventa un reato punibile solo a querela di parte: la
truffa rappresenta pur sempre
una capacità criminale particolarmente acuta, perché il truffatore è un criminale intelligente
e quindi in un certo senso pericoloso. Spesso più del ladro; ma
il trattamento del furto, pur
semplificato rispetto a un tempo, resta comunque un reato che
viene considerato più grave perché è sempre procedibile di ufficio. I famosi processi per i furti
di mandarini restano quindi quali erano un tempo, mentre invece la truffa anche di una certa rilevanza resta punibile solo a querela della persona offesa.
Pene sostitutive
Ma l'innovazione più interessante della legge riguarda le pene .sostitutive. Viene infatti introdotto il principio che per le
pene detentive brevi è possibile
che il giudice, ricorrendo certe
condizioni che consentano questo trattamento di maggior favore, e cioè che diano probabilità
di ricupero abbastanza agevole
di colui che ha violato la legge
penale, sostituisca alla reclusione o all’arresto un trattamento
che viene chiamato di semidetenzione. Nel quadro di questo trattamento il soggetto punito trascorre solo una parte della giornata nell’istituto penitenziario e
precisamente non meno di 10
ore, praticamente le ore notturne. Dovrà invece continuare nella giornata a svolgere il lavoro
che eventualmente egli abbia o
lo studio che stia frequentando.
A ciò si aggiunge l’obbligo — ed
è una innovazione interessante
— di prestare comunque almeno
un giorno di lavoro obbligatorio
a favore della collettività — stato, provincia, regioni, comuni, enti pubblici, eccT — come segno
di una volontà di restituire alla
collettività ciò di cui è stata depauperata attraverso il reato.
Quando il giudice ritenga di
dover infliggere una pena che
non superi i 3 mesi questa può
invece essere sostituita dalla libertà controllata che comporta
soltanto l’obbligo di non allontanarsi dal comune di usuale residenza, di un controllo giornaliero presso l’autorità di polizia,
e tre vincoli che vigono anche
per la semidetenzione: divieto di
tenere armi, sospensione della
patente di guida, ritiro del passaporto. Ne] caso il soggetto — in
semidetenzione o in libertà controllata — non abbia un proprio
lavoro o una attività di studio,
allora dovrà prestare almeno cinque giorni di lavoro obbligatorio
a favore della collettività, lavoro
la cui retribuzione è garantita
dallo sfato.
Infine, ultima sanzione sostitutiva, ove si tratti di infliggere
una pena detentiva entro il mese, è facoltà del giudice sostituirla con la pena pecuniaria corrispondente.
Franco Becchino
(continua a pag. 10)
2
27 novembre 1981
INTERVISTA Al NUOVI STUDENTI IN TEOLOGIA
I perché di una scelta
Alle 8,30 nella Cappella che si
affaccia sull’Aula Magna della Facoltà Valdese di Teologia si entra
per il culto. Presiede Paolo Ricca: un brano biblico, due considerazioni stimolanti sulla Riforma, qualche citazione di Barth.
Si canta, si prega. Ci sono altri
due professori e gli studenti. Mi
sembrano molti. Poi, intorno ad
una tazza di caffè, una chiaccherata con i nuovi studenti in teologia. Tre ragazze e un ragazzo.
Perché studiare teologia?
« Il perché è molto semplice ■—
risponde Dario Saccomani (Grosseto), 22 anni, battista — desidero servire il mio Signore con una
buona preparazione teologica e
in futuro vorrei essere in grado
di poter trasmettere agli altri
quello che sto ricevendo in questi anni ».
« Sono venuta in questo Istituto valdese — aggiunge Francesca
Cozzi (Trieste), 19 anni, membro
di un gruppo cristiano interdenominazionale — perché penso di
poter ricevere una preparazione
seria in vista di un lavoro a tempo pieno. Ma non penso che sceglierò di fare il vastore in senso
classico, m’interessa di più un lavoro ire missione. Dove non so,
ma quando sarà il momento Dio
me lo mostrerà senz’altro ».
Giuseppina Coppola (Marsala),
19 anni, valdese, è chiara: « Ho
scelto teologia per due motivi:
avere una preparazione adeguata
e svolgere un’attività a temvo
pieno nella chiesa ».
Per Daniela -di Carlo (Roma),
21 anni, valdese, al di là delle esigenze di preparazione la scelta
della teologia è nata anche in
base ad una sua recente esperienza nelle zone terremotate:
« h ho visto per la prima volta
delle figure positive. Dei pastori
che hanno effettivamente realizzato delle cose importanti e che
non hanno soltanto un ruolo di
potere all’interno della comunità ». Quindi teologia in accordo
con un lavoro nel sociale? « St,
è una prospettiva che mi piace ».
Tre su quattro studiano teologia in vista del pastorato: « altrimenti — aggiunge Dario — non
avrebbe senso vivere e studiare
qui in Facoltà; se non fosse ver
il pastorato una preparazione
teologica me la potrei fare anche stando a casa ». Ma sul pastorato non ci sono problemi?
« Certamente — ammette Daniela — perché è ovvio che nel siste
ma in cui viviamo la figura del
pastore è vista all’esterno in modo diverso. Per esempio all’interno del mio collettivo quando ho
detto che intendevo avviarmi al
pastorato sono stata subito frain
Manifesto
Eco-Luce
È inviato in questi giorni il manifesto « la luce »
destinato alla campagna
abbonamenti ed è quasi
pronto l’equivalente manifesto « l’eco delle valli vaidesi ». Le chiese ne riceveranno alcune copie per
l’uso interno. Aspettiamo
con urgenza le ordinazioni
per una campagna esterna
soprattutto nei centri piccoli e medi con diffusione
del manifesto con sovrastampa del recapito locale
per gli abbonamenti. Finora si sono mosse le chiese di Savona e Pomaretto.
Indicazioni e condizioni
per quest’azione sono state
esposte ai consigli di chiesa in una recente circolare
della redazione.
tesa quasi volessi farmi suora o
avessi una crisi mistica ».
L’anno accademico è iniziato
da pochi giorni, quali sono le
prime impressioni?
« All’inizio — ammette Francesca — è stato molto duro perché mi mancava molto sia la mia
famiglia che la mia cornunità. Però so che mi sono spiritualmente
vicini. Pregano per me e questo
mi dà molto coraggio. Una volta
qui mi sono guardata intorno e
ho fatto nuove amicizie. Gli studi
mi sono piaciuti subito. Provenendo da una scuola di ragioneria avevo una preoccupazione iniziale riguardo a materie classiche
tipo greco o filosofia. Ma, fin dalle
prime lezioni ho l’impressione
che riuscirò a superare queste
difficoltà ».
« Mi piace la vita comunitaria
— interrompe Giuseppina ■— e
quindi mi sono ambientata subito, forse dipende anche dal mio
carattere socievole ». Anche Dario non ha avuto difficoltà ad ambientarsi: « del resto — aggiunge
— ho scelto io questa strada e la
comunità mi ha appoggiato ». Daniela va più in là: « lo studio della teologia come qui è organizzato mi piace moltissimo. Ma penso che il Convitto della Facoltà
in cui viviamo potrebbe essere
una struttura utilizzata in modo
molto più positivo, si potrebbero
fare più cose insieme... ».
E qui mi tornano alla mente
certe assemblee studentesche della Facoltà nel 1968 in cui discutevamo sulla possibile autogestione del Convitto. Ma quando si
trattò di decidere chi avrebbe
dovuto fare la spesa riscoprimmo, improvvisamente, il ruolo
della direttrice. Altri tempi. Ma
le motivazioni di fondo restano
quelle. Anche se, almeno mi pare, questa nuova, futura generazione di teologi ha molto più i
piedi per terra della nostra. 11
tempo lo dirà.
a cura di G. Platone
PIER ANGELO GRAMAGLIA
LE ULTIME ’’SCOPERTE” SULLA SINDONE
Rassegna critica e bilancio dell’operazione
pp. 104, L. 2.900 («dossier» 14)
— Con varie « notizie bomba » i quotidiani continuano a stuzzicare l’appetito del pubblico sul « mistero Sindone ». Ma,
in realtà, quali sono i risultati degli ultimi studi? Sono
stati fatti dei passi avanti o prevalgono le « scoperte » negative all’autenticità del reperto?
— L’autore — docente nel Seminario cattolico di Torino e
noto esperto — ne fornisce una rassegna critica illuminante e appassionante.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1 - 10125 TORINO
c.c.p. 20780102
LE NOSTRE CHIESE E LA PACE
Il grillo della sapienza
e della prudenza
E. Bloch, filosofo marxista eterodosso, ispirandosi a Müntzer
come al simbolo del rivoluzionarismo religioso sostiene la tesi
che la carica utopica rivoluzionaria si è perduta o quanto meno
affievolita, quando si è data sistemazione scientifica e secolarizzata al comuniSmo. Il rimprovero
ovviamente è rivolto ai rivoluzionari, ai compagni e alle realizzazioni di superamento del capitalismo; e agli stessi è suggerito
che vale la pena di fare lo sforzo
di non perdere, lungo la strada
del cambiamento, il valore uomo.
Credo che una parte non indifferente di questo discorso potrebbe essere fatto alle nostre chiese
oggi, le quali sono talvolta lente
nel prendere posizione sul problema della pace e nell’impegnarsi a fianco di altri. Invece si fanno invischiare da una serie di
considerazioni partigiane.
Di ciò ho avuto pieno riscontro
nell’assemblea del X circuito svoltasi a Pisa il 25 ottobre u. s.
La discussione sulla pace si è
conclusa con la spaccatura dell’assemblea e con un nulla di
fatto.
Infatti quando si è iniziato a
parlare dell’o.d.g. del Sinodo sulTargomento, il grillo « della sapienza e della nrudenza » si è subito preoccupato di richiamare
le nostre chiese a non « mescolarsi » con gli altri, a non fare da
« mosca cocchiera » a forze politiche ben definite, a non « farsi
strumentalizzare » ecc.
Se proprio le nostre chiese vogliono impegnarsi per la pace, il
grillo suggerisce di denunziare
non i depositi e i missili nucleari
americani in Italia, ma la struttura produttiva di armi italiana
e le uccisioni per mano dei terroristi addestrati nei paesi dell’Est.
Questi sono fatti concreti: Timpegno per la pace nel mondo è
una posizione fumosa e ambigua.
Naturalmente non desidero entrare nel merito dei richiami e
dei suggerimenti rinortati sopra,
perché sarebbe come mettersi su
un terreno ideologico, culturale e
partitico.
Francamente mi interessa di
più una riflessione generale teologica, da cui far discendere il mio
orientamento su questo problema come su mille altri. Questo
nrocedimento mi viene dalla Riforma.
Il mio ragionamento parte da
questa considerazione generale:
desidero impegnarmi sempre per
un’utopia che sia illuminata e
guidata dall’apocalisse, cioè dalla rivelazione.
L’utopia, che è un «non luogo»,
una realtà inesistente o difficilmente realizzabile, senza il corredo dei fatti contenuti nell’evento redentivo o nella storia di Dio,
può condurre il credente lungo
sentieri tortuosi di destra o di sinistra, che toglierebbero alla sua
predicazione il sapore di sale,
di cui il mondo ha bisogno.
Desidero sottolineare che il
canto dell’utopia — per quanto
mi riguarda (per altri parte da
altre premesse e nulla vieta l’incontrarci) — per non rimanere
nell’ugola deve sapersi misurare
con la realtà, in campo aperto,
guidato, modulato e riscaldato
dalla mia coscienza di credente,
ancorata alla possibilità anticipatrice di una realtà che dovrà venire e realizzarsi senza di me e
gratuitamente (il regno che viene).
Questi presupposti valgono anche per il problema « pace ».
La concretezza e la ragionevolezza sono salvaguardate dall’attaccamento all’unico Signore, Gesù Cristo.
Sono pienamente convinto che
anche il fratello predicatore della prudenza condivide questa
confessione di fede, ma sono altrettanto convinto che lo spirito
profetico, per i motivi più diversi, a volte viene messo in frigorifero.
Per concludere questa breve
annotazione dirò due cose ancora: a) il movimento per la pace,
che si va espandendo e irrobustendo giorno dopo giorno, evidenzia una dimensione profetica,
specialmente nella parte giovanile, che non può non essere oggetto di meditazione con riferimento alla cultura di pace in opposizione alla cultura di guerra e di
violenza; h) la pace è uno di quei
« coesivi » o elemento vitale senza il quale non stanno in piedi "'li
altri obiettivi, come l’impegno
per la giustizia e la libertà.
Alfonso Manocchio
DALLE CHIESE
Un nuovo pastore nel VI Ci
INTRA — Domenica 15 novembre il Sovraintendente al 6“
circuito Pino Bernardini ha presentato alle quattro comunità di
Omegna, Intra, Domodossola e
Luino qui convenute il pastore
Agostino Garufi, il quale ha iniziato in questa zona il suo ministerio. Al Culto erano presenti,
per la CED Evelina Cacciari Bogo, da Venezia l’anziano della
chiesa Guido Romano Colonna,
e a nome del Consiglio Comunale di Verbania il vice-sindaco
dott. Rattazzi, il quale oltre ad
esprimere la gioia sua personale
di poter essere presente in quel
momento, ha auspicato il perdurare dei buoni rapporti fra l’amministrazione civica e la locale
Chiesa Evangelica, la quale è
sempre stata aperta e sensibile
ai problemi sociali collaborando con l’ente comunale.
Al pomeriggio dopo un ottimo
pranzo preparato da fratelli e sorelle della chiesa, il Sovraintendente al circuito ha aperto un
dialogo fra le comunità facendo
una relazione su un nuovo programma di lavoro articolato su
3 proposte mediante le quali il
pastore Garufi dovrebbe svolgere il suo servizio alle quattro
chiese, non solo come culti domenicali ma con tutte le altre
attività.
Il dibattito è stato vivace e
ricco anche di nuove proposte di
lavoro come quella, fatta da Omegna, basata su un censimento, di
cui è stata presentata una bozza,
da tarsi nelle nostre comunità
per sondare opinioni specialmente là dove la fede si è un pochi
no affievolita. Si è parlato anche
delle iniziative finora portate
avanti dalle chiese di Omegna e
Intra per la pace e il disarmo,
mentre alcuni fratelli della chiesa di Domodossola si sono
espressi affinché si dia la
priorità ad un lavoro aH’interno
della comunità prima di impegnarsi in un lavoro esterno. Luino da narte sua si è espressa affinché vi sia continuità nel lavoro finora in loco svolto, lavoro
calato nel tessuto sociale da dove si sono avuti dei consensi.
E’ stata una giornata edificante non solo per i risultati raggiunti ma anche perché vi è stata una partecipazione numerosa
dalle chiese e si è cosi avuto la
gioia di stare assieme e fraternizzare.
A Luino, dove la comunità aveva incontrato il nuovo pastore
sabato 17 ottobre, domenica 18,
in un culto presieduto dal fratello P. Forma, sono stati ricevuti tre nuovi membri che, con
la loro confessione di fede, si sono aggiunti alla comunità. Nel
pomeriggio si è svolta l’assemblea di chiesa con reiezione del
nuovo consiglio di chiesa.
Savino Paradiso
FOGGIA — Un folto numero
di persone si è stretto intorno
alla famiglia del nostro fratello
Savino Paradiso, deceduto all’età
di 77 anni nell’ospedale di Teramo dopo un periodo di prove e
di sofferenze, sostenute con cristiana serenità. Il servizio fune
bre, presieduto dal nostro pastore, si è svolto giovedì: u.s., nel
nostro locale di culto.
Il fratello Paradiso lascia un
grande vuoto nella comunità valdese di Foggia e nel Consiglio di
chiesa, di cui da molti anni era
membro attivo con funzioni di
cassiere; stimato ed apprezzato
da tutti per le sue doti di umiltà
ed amabilità, si è sempre occupato e preoccupato, con uno zelo unico, del benessere spirituale della comunità in cui, gioiosamente e con profonda convinzione, operava. Noi ringraziamo il
Signore per aver donato, per il
tempo Ch’Egli ha ritenuto opportuno, alla nostra Chiesa un
uomo di tale statura etica e spirituale. Alla vedova, ai figli, a
tutti i parenti esprimiamo dalle
pagine di questo giornale, di cui
era affezionato lettore, la nostra
fraterna solidarietà e simpatia.
S. Giambarresi
a Pachino
PACHINO — Forse mai, come
in questo periodo. Pachino ha
avuto nell’arco così breve di tempo la visita di tanti pastori:
Dal 19 al 21 ottobre: aggiornamento dei pastori della Sicilia
sui miracoli contenuti nell’Evangelo di Giovanni.
Presiedeva le riunioni il prof.
Bruno Corsani, il quale ha anche
tenuto una pubblica conferenza
sul tema: « Apocalisse: annunzio
di catastrofe o Evangelo? ». La
conferenza si è tenuta presso la
biblioteca comunale alla presenza di 50 persone, che hanno ascoltato con interesse e partecipato
al dibattito che è seguito.
DaH’8 al 10 novembre: breve
ritorno del past. Samuele Giambarresi, che ha predicato la domenica 8 sulla parabola de « Il
ricco e Lazzaro », dandone una
chiave di lettura originale e interessante.
Essendo stato a Pachino per
ben 14 anni, si è avuta con lui
una simpatica riunione il pomeriggio della domenica con discussioni, canti e dolci; e il martedì sera un’agape fraterna.
Il resto del tempo Giambarresi
l’ha passato facendo visite ai vecchi amici ed è stato invitato ora
da una famiglia ora da un’altra.
Dal 10 al 12 novembre, infine:
visita del pastore svizzero Conrad Maurer, che si è fermato a
Pachino prima di un’assemblea
di amici presso il Servizio Cristiano di Riesi.
Sono state occasioni di testimonianza (nel caso della conferenza di Corsani), piacevoli momenti di fraternità o di conoscenza reciproca. Occasioni e
momenti che contribuiscono a
far sentire la comunità di Pachino una cellula viva del corpo
di Cristo, nonostante tutte le sue
incoerenze ed infedeltà quotidiane.
Visite
FELONICA PO — Ha presieduto un culto tra di noi il pastore Marco Ayassot di Pinerolo.
Molti lo ricordano ai suoi primi
passi, dato che è nato a Felonica,
e tutti sono stati lieti di rivederlo
qui per alcuni giorni, con la famiglia.
Anche il pastore Luigi Santini,
ex conduttore di Felonica, e la
sua signora, come ogni anno, sono stati tra di noi.
Li ringraziamo per il culto
del 15 novembre e per le visite
che hanno fatto ad alcuni felonichesi particolarmente provati in
questo periodo e per le notizie
dateci sull’opera del Gignoro.
Così, siamo sempre spronati a
non dimenticarci delle opere sociali della nostra Chiesa che anche la comunità di Felonica cerca in qualche modo di sostenere.
Nell’ultima Assemblea di Chiesa in vista della « ripresa » autunnale, la sig.na Giuliana Micci,
della Chiesa di Mantova, ha presentato una sintesi dei lavori del
Sinodo 1981 a cui è seguito un
breve dibattito. Nel corso della
Assemblea sono anche stati rieletti i membri del Consiglio di
Chiesa Franca Barlera ed Elvio
Negri, che erano scaduti per
compiuto quinquennio.
Sempre molto apprezzata la
collaborazione delle predicatrici
Franca Barlera e Maddalena Costabel, che ringraziamo per il loro servizio.
All’età di 69 anni, all’ospedale
di Bondeno, è deceduto Eugenio
Veneri. I pastori Bertinat e Costabel hanno annunciato la Parola della solidarietà nel dolore e
della speranza cristiana nella
Chiesa di Felonica e poi nel cimitero di Nuvolata dove la salma
è stata tumulata. La comunità
tutta rinnova la sua fraterna
simpatia alla moglie, ai figli e ai
numerosi familiari e parenti di
Eugenio.
3
27 novembre 1981
LA CHIESA EVANGELICA DEL LESOTHO I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Una chiesa sotto la croce iniziativa
In salvo Ben Masile - Perché è stato assassinato il direttore della « Piccola luce » - Si raccolgono fondi per la ricostruzione delle scuole
È salvo in Sud Africa e la sua
famiglia è stata ospitata a Nairobi a cura della Conferenza
delle Chiese di tutta l’Africa
(CETA). Questa la conclusione
della brutta avventura di Ben
Masilo, il presidente del Consiglio cristiano del Lesotho e vice
presidente della Chiesa Evangelica del Lesotho che, come avevamo annunciato nei mesi scorsi,
era stato rapito da casa sua in
un sequestro che aveva provocato la morte di uno dei suoi nipotini. L’immediata mobilitazione
della CETA e degli organismi
ecumenici, l’appello a scrivere
e telegrafare la propria solidarietà, sono stati fattori determinanti per la sua salvezza: con
ogni probabilità è grazie a queste
pressioni che i rapitori hanno
deciso di lasciarlo fuggire anziché assassinarlo come è successo per altri. Si spera ora che la
famiglia possa presto ricongiungersi a Nairobi.
Edgar Motuba
Se è conclusa la vicenda della
famiglia Masilo, ciò non vuol dire che ogni problema sia risolto.
Permane uno stato di tensione
nel piccolo paese sudafricano
in cui negli ultimi tempi è cresciuta la pesante repressione nei
confronti della Chiesa Evangelica del Lesotho (CEL). Molto
scalpore ha suscitato l’assassinio
di Edgar Motuba, di cui abbiamo
dato brevemente notizia il 3 ottobre U.S.: Motuba era il diretto
Per il Lesotho
Il Comitato Esecutivo deH’UCEBI, il Comitato
Permanente dell’OPCEMI e la Tavola Valdese sono
stati informati di una iniziativa del Consiglio Ecumenico per un’azione di solidarietà verso la Chiesa Evangelica del Lesotho che si trova in una situazione di distretta per atti di violenza o di persecuzione e che ha
subito gravi danni nelle persone e nelle cose.
Oltre ad esprimere la propria solidarietà alla Chiesa sorella, i tre esecutivi hanno inviato un’offerta di
3.000 dollari (circa 3.500.000 lire) per la ricostruzione
dei beni distrutti.
Chiunque desideri associarsi a questo atto di solidarietà può inviare il suo dono come segue:
per i battisti:
c.c.p. 23498009
intestato a: Ente Patrimoniale deH’UCEBI,
P.za in Lucina, 35 - 00186 ROMA
per i metodisti:
c.c.p. 11445004
intestato a: Chiesa Evangelica Metodista d’Italia,
via Firenze, 38 - 00184 ROMA
per i valdesi:
c.c.p. 998005
intestato a: Tavola Valdese, via Firenze, 38 00184 ROMA
Piero Bensi Sergio Aquilante Giorgio Bouchard
re molto popolare e conosciuto
del giornale della CEL « Leselinyana », che in Sesuto significa
« Piccola luce ». Per valutare la
incidenza di questo fatto basta
rilevare che la « Leselinyana »
aveva raggiunto la tiratura di
25.000 copie, mentre l’unico altro
giornale esistente nel paese, il
governativo « Lesotho Weekly »
tira 2.500 copie. Motuba era riuscito a portare il piccolo giornale
della CEL a queste dimensioni
impensate grazie ad una coraggiosa denuncia della repressione e dello sfruttamento, non esitando a rivestire gli stracci del
pastore povero per introdursi
nei villaggi in cui la polizia aveva commesso atrocità per documentarle o a lavorare per settimane nelle miniere del Sud Africa per documentare lo sfruttamento degli emigrati del Lesotho. In un’intervista rilasciata
a « Africa News » l’anno scorso,
quest’uomo che era stato detenuto 5 volte e minacciato più
volte, aveva affermato che solo
i legami col movimento ecumenico internazionale avevano impedito la chiusura di « Leselinyana». «Questa morte si ritorcerà
contro il governo — ha affermato l’africanista Robert Edgar dell’università di Howard — mettendo in crisi la sua capacità di
guadagnarsi la fiducia della gente ».
Per le scuole
La Commissione per l’aiuto
inter-ecclesiastico, i rifugiati e il
servizio nel mondo (CICARWS)
del Consiglio Ecumenico delle
Chiese ha intanto diffuso una documentazione sulle repressioni
nel Lesotho e ha promosso una
raccolta di fondi per la ricostruzione delle scuole^ di Thabeng, in
parte distrutta da incendi nel
settembre-ottobre del 1980 e di
Peka, incendiata nel febbraio di
quest’anno. Per sostenere queste
scuole (in cui come è noto lavora la nostra sorella Laura Ni•sbet) e la Chiesa Evangelica del
Lesotho si raccolgono fondi (vedi il riquadro) anche nelle nostre chiese.
F. G.
Stanno sviluppandosi in campo ecumenico eventi non prevedibili qualche tempo fa, sui quali sembra giusto portare la nostra attenzione. Anche perché la
iniziativa pare essere ora di parte cattolica, con uno sforzo notevole per delimitare i punti di
dissenso e consolidare quelli di
accordo, nella ricerca di « una
unità nella diversità ». E’ una
impostazione di cui pare corresponsabile anche papa Wojtyla,
con le affermazioni per la ricerca dell’unità fatte durante la sua
visita in Germania e, forse, con
quelle che potrà fare nel prossimo viaggio in Inghilterra (altro
paese a maggioranza protestante ) che andrà attentamente se.guito.
Ed ecco Repubblica e Corriere
che riferiscono sui contenuti del
« Convegno per una Europa cristiana » di Roma, nel corso del
quale, ci dice D. Del Rio, un teologo cattolico dell’Est, Skalicky,
riconosce che il papato è responsabile della divisione delle Chiese
Cristiane (protestanti compresi)
per aver voluto difendere l’unità
con la forza, impedendo così lo
sviluppo delle Chiese locali, anziché con l’autorità spirituale,
che sarebbe in sé legittima.
Discorso che ricorda quello di
G. Girardet nell’ultimo numero
di Gioventù Evangelica, quando
indica nella persistente costantinizzazione della chiesa di Roma
il maggior ostacolo ad una reale
comprensione ecumenica.
Ed ecco su Madre di novembre una intervista di R. Bertalot
che riferisce sul convegno tenutosi in settembre a Roma, fra
protestanti, presso la Facoltà
valdese di teologia, per studiare
in ottica protestante il problema
di Maria. Per non parlare delle
molto più intense attività ecumeniche che i cattolici spingono in
Germania con i luterani (ed echi
concreti se ne hanno anche in
Italia) o in Inghilterra con anglicani e metodisti. Non sarà facile per noi, che viviamo come
piccola minoranza in un’Italia
ancora troppo controriformista;
ma sembra necessario un riesame del modo con cui affrontare
anche qui un diverso rapporto
con il cattolicesimo.
* * *
Ottocento pentecostali, di cui
sette rifugiati da tempo presso
l’ambasciata USA di Mosca, hanno rivolto un appello alle Nazioni Unite e agli USA perché appoggino presso le autorità russe
il permesso all’espatrio, da tempo richiesto senza successo. Ce
Olanda: il ministro
è per la pace
B.I.P./S.N.O.P. — Il Ministro
degli Interni olandese, E. von
Thijn, ha preso le difese del Movimento Ecumenico per la Pace
(IKV), sospettato di aver accettato dei fondi dai paesi dell’Est.
Rispondendo ad interpellanze
di parlamentari, il ministro ha
innanzi tutto precisato che non
esistono prove su questi fondi.
Il Movimento per la Pace è sostenuto da 9 chiese tra cui la
chiesa cattolica e le due maggiori chiese protestanti.
Questa organizzazione pacifista
lotta da parecchi anni contro la
corsa agli armamenti, ed in modo particolare contro le armi
nucleari e propone un disarmo
unilaterale come primo passo
verso il disarmo bilaterale.
L’accusa all’IKV di accettare
fondi da paesi dell’est era stata
fatta dal Presidente della commissione consultativa del Ministero degli Esteri, il professore
cattolico Altig von Geusau. Il
ministro von Thijn ha dichiarato
che questa critica era stata fondata su un rapporto della Camera dei Deputati americana che
era di una « rara superficialità ».
Belfast: riunito il
comitato regionale
europeo dell’A.R.M.
(SPR) — Partendo da uno studio del past. Lukas Visher intitolato « La confessione di fede
e l’atto di confessare la fede » il
Comitato ha affrontato il problcm''. dell’identità riformata. E’
¡echi dal mondo cristiano]
a cura di RENATO COISSON
stato notato che un’eccessiva importanza accordata al testo di
una confessione di fede rischia
di portare ad un confessionalismo errato. E’ stato citato l’art. 2
della Costituzione dell’ARM « la
tradizione riformata è un modo
di vedere biblico evangelico e
dottrinale anziché una definizione stretta e esclusiva della fede
e della Costituzione ». Il prof. A.
Molnar di Praga ha concluso dicendo che la maggior parte delle
confessioni riformate vogliono
esprimere una rinnovata scoperta dell’Evangelo di Gesù Cristo
centro liberatore dell’insieme
della testimonianza delle Sacre
Scritture. E’ perciò questa scoperta che deve integrarsi negli
sforzi compiuti per proclamare
l’Evangelo al mondo ed alle attuali generazioni.
Altra preoccupazione del Comitato è stata quella della « visibilità ». Il past. Aldo Comba
ha presentato un rapporto su
« visibilità e comunicazione ». Essere « visibile » non significa per
l'ARM costruire un complesso
apparato burocratico, ma essere
un centro di comunicazione sempre più efficace fra le chiesemembro destinato ad aiutarle ad
essere sempre più coscienti di
appartenere ad una sola grande
famiglia mondiale. Per essere
« visibile » è anche necessario
che l’ARM agisca conformemen
te allo spirito dell’Evangelo in
tutti quegli ambiti in cui gli uomini si sentono più minacciati,
in particolare la pace, il lavoro,
la libertà ed i diritti dell’uomo.
I membri del Comitato hanno
poi consacrato una giornata e
mezza alla visita alle comunità
presbiteriane dell’Irlanda per testimoniare loro la solidarietà
delle chiese sorelle. Molti hanno
riportato da questa visita una
duplice impressione: se da una
parte i tragici avvenimenti che
rirlanda vive spingono alcuni
verso posizioni sempre più intransigenti, dall’altra vi è una
minoranza che viene spinta ad
intraprendere delle azioni sempre più significative di riconciliazione di comprensione di giustizia e di pace. Ci sono ora infatti
decine e decine di gruppi nei
quali protestanti e cattolici lavorano insieme per la riconciliazione di questo paese lacerato, cercando nella loro fede in Gesù
Cristo, di sorpassare le passioni
suscitate più da motivi sociopolitici che religiosi.
Pastore svizzero
espulso daH’Africa
del Sud
(SPP) — Il past. Paul Rutishauser, collaboratore teologico
del Centro Riformato di Wartensee (Svizzera) ha ricevuto il
6 ottobre l’ordine di lasciare la
Repubblica Sudafricana. Grazie
ad un permesso di soggiorno di
tre mesi, il teologo svizzero lavorava a Edendale, un centro di
formazione per laici vicino a Pietermaritzburg. Difensore dei diritti dell’uomo, il past. Rutishauser conduceva un’attiva opera di
mediazione fra personalità appartenenti a diversi ambienti della società.
Scrivere la storia
in prospettiva
ecumenica
(SPP) — La storia della chiesa è stata troppo spesso scritta
in prospettiva confessionale, culturale o geografica piuttosto che
in prospettiva ecumenica. E’
quanto è stato messo in risalto
in una consultazione internazionale organizzata a Basilea in occasione del 550° anniversario del
Concilio tenuto in quella città
nel 1431.
I 50 storici convenuti si sono
in modo particolare sforzati di
abbozzare una nuova interpretazione del Concilio di Basilea.
Diversi teologi venuti d’Asia, d’Africa e d’America Latina hanno
anche indicato come situare la
storia delle loro chiese fuori dal
contesto delle missioni venute
dall’Occidente.
Infine si è tentato di definire i
criteri di una storia veramente
ecumenica: storia del popolo di
Dio, descrizione della vita quotidiana del cristiano medio, che
non si limiti più ai dogmi, alle
personalità più in vista ed alle
istituzioni.
ne informa II Resto del Carlino
del 2 novembre.
*
Non è facile da riassumere,
ma molto interessante da leggere, l’articolo di Furio Colombo
sulla Stampa del 30 ottobre, che
illustra le azioni della « Moral
Majority » americana e le reazioni che esse provocano nelle
varie comunità protestanti, cattoliche ed ebree. Lo spettro di
una guerra di religione alla Khomeini comincia a preoccupare
più di uno.
* *
Il movimento cattolico dei
« Focolarini », pur assente da
ogni attività ecumenica in Italia,
sta sviluppando in Germania una
forte azione ecumenica tra cattolici e luterani. Secondo l’Avvenire del 26 sett. si intenderebbe
ora potenziare l’attività del centro di Ottmaring (che ricorda
un poco quello di iniziativa protestante di Taizè in Francia)
creandovi una scuola ecumenica
aperta a cattolici e luterani e
tendente ad ottenere una maggiore conoscenza reciproca tra i
partecipanti « per approfondire
insieme la realtà della unità tra
le due chiese ». Dello stesso progressivo avvicinamento tra cattolici e luterani parla anche la
Difesa del Popolo del 27 sett. E
tra il pastore luterano di Milano
ed il parroco della chiesa di San
Marco si è addivenuto ad uno
scambio di pulpiti.
Popoli e Missioni di ottobre
dedica spazio a ricordare l’attività ecumenica del past. Marc
Boegner, per lunghi anni presidente della Federazione Protestante di Francia. E mons. Agresti, arcivescovo di Lucca, informa ampiamente i lettori di Madre di ottobre sulle attività ecumeniche svolte in Italia, specialmente sul rapporto con i prote
stanti.
ìff
Il noto oltranzista protestante
nordirlandese, il rev. Jan Paisley,
ha presentato alla regina e alla
Presidenza del Consiglio formale
invito a impedire la prevista visita di papa Wojtyla in Inghilterra. Secondo il reverendo, « Lui è
sempre il papa di Roma, il re
del Vaticano ». Ce ne informa il
Resto del Carlino del 17 ottobre.
^ S}E Sf{
Alcuni giornali, il Gazzettino
del 29 ott. e il Resto del Carlino
del 4 e del 22, riprendono l’argomento della diffusione radiotelevisiva del fondamentalismo protestante nordamericano, che tanto ha contribuito alla elezione di
Reagan. In particolare il Gazzettino informa sulla reazione che
a questa invadente attività si sta
sviluppando attraverso la « People for American Way » che si
batte contro la cosiddetta « maggioranza morale », essendo soprattutto allarmata dalle attività
censorie che agitano i suoi esponenti, riuniti ora in una « Nuova
destra religiosa ».
* sic #
Secondo il Resto del Carlino
del 16 ott. il cittadino Chen Pian
è stato espulso dal Partito Comunista cinese, cui si era iscritto
durante la Rivoluzione Culturale,
perché ha successivamente aderito alla chiesa protestante in
una città della Cina centrosettentrionale.
Niso De Michelis
Seminario delle c.d.b.
Le comunità di base (c.d.b.)
organizzano a Catanzaro, per il
6/7 dicembre, un seminario —
in vista del prossimo convegno
nazionale — sul tema : « Eucarestia : ricerca e prassi nelle c.d.b. ».
Scopo dell’incontro è — come
afferma il programma in distribuzione — « verificare il significato dell’eucarestia nel suo reale
rapporto con la realtà storica in
cui viviamo, per confrontarsi anche con l’attuale dibattito teologico in campo ’cattolico’, ’evangelico’, ortodosso e con le esperienze ecumeniche in atto ». Ci
si iscrive presso la segreteria nazionale, Napoli, via T. Blanch 19 tei. 081 22(H37.
I momenti di studio e dibattito
verranno progressivamente introdotti dalle c.d.b, di San Paolo
(Roma), di Fesca (Bari) e di
Gorizia. Ci sarà anche una comunicazione sugli aspetti biblico-teologici della Santa Cena in
ambito protestante.
4
A CENTO ANNI DALLA NASCITA RICORDIAMO LA FIGURA DELL’EMINENTE MODERNISTA CHE FU EMARGINATO DALLAt
ERNESTO BUONAIUTI
una vita scandita
daile scomuniche
Ernesto Buonaiuti, nato a Roma
il 25 giugno 1881, frequentò il P. Seminario Romano a partire dagli studi ginnasiali, iniziati nel 1892. Durante la sua formazione culturale,
terminata nel 1903 con l’ordinazione sacerdotale, conobbe una certa
prevalenza di interessi filosofici rispetto agli studi storici che lo avrebbero reso famoso nei decenni successivi. Lesse con attenzione ii manuale di storia della filosofia di Augusto Conti e L’action di M. Blondel. Ma già dall’autimno del 1903 il
Buonaiuti sostituì Umberto Benigni, già suo professore, nell’insegnamento della storia ecclesiastica
presso il Seminario dell’Apollinare,
e nel 1905 iniziò la collaborazione
alla « Rivista storico-critica delle
scienze teologiche », di cui a partire
dal giugno dello stesso anno assunse la responsabilità.
Cominciava così, la sua carriera
di storico. Per le sue affermazioni
polemiche contro la gerarchia ecclesiastica e alcuni ordini religiosi,
in particolare i gesuiti, nel 1906
venne attaccato dalla « Civiltà Cattolica » (LVII, 257-273; 559-574) e
costretto a lasciare l’insegnamento.
L’anno seguente si ebbero nuovi
attacchi al primo libro del Buonaiuti; Lo gnosticismo. Storia d’antiche lotte religiose, che sembrò dipendere dalle posizioni dello Harnack.
Nel 1907 il Buonaiuti fu tra i promotori dell’incontro di Molveno
(Trento) nei giorni 27-29 agosto dello stesso anno fra i principali rappresentanti del modernismo, allo
scopo di stabilire «un orientamento ed un metodo comune » per la
« ricostruzione della scienza religiosa ». All’incontro presero parte :
R. Murri, U. Fracassini, p. von HÜgel, A. Fogazzaro, T. Gallarati
Scotti, B. Casciola, F. Mari, A. Casati e L. Piastrelli. Nelle discussioni il Buonaiuti rappresentò « l’ala
sinistra », come affermò poi nel Pellegrino di Roma (p. 73) o «la tendenza estrema », come si espresse il
Murri.
Il 16 settembre 1907 veniva pubblicata l’enciclica Pascendi dominici
graegis, datata l’8 settembre, dove
si condannava il movimento modernista, e il 28 ottobre seguente si
Il modernismo
Il modernismo rappresentò il
tentativo di rifondazione della
fede nel momento della crisi del
connubio fra Chiesa cattolica e
società rurale, alla fine del secolo XIX e agli inizi del XX.
La preoccupazione generale
dei suoi protagonisti fu quella
dei rinnovamento religioso, ma
nella ricerca delle soluzioni si
ebbe un ventaglio ampio di posizioni, difficilmente riducibili ad
unità.
Il Buonaiuti, dedito allo studio più che alla pastorale, che
concepiva la sua missione pastorale come missione di incremento del rinnovamento degli studi
religiosi, concepì il modernismo
come tentativo di colmare la
spaccatura che si era aperta agli
inizi del secolo fra le conclusioni della teologia cattolica ufficiale e le conclusioni delle scienze
storico-critiche applicate alla storia del Cristianesimo. La problematica centrale che lo vide protagonista di tante battaglie si
può ravvisare negli argomenti
discussi a Molveno nel 1907: l’essenza della predicazione neotestamentaria, il deposito della fede affidato al magistero ecclesiastico, il .senso della celebrazione
eucaristica e dell’iniziazione battesimale nella Chiesa primitiva,
la logica che ha presieduto alla
evoluzione dei dogmi, quale « contenuto cristiano » si può determinare in armonia con le esigenze
della cultura e della vita associata (Pellegrino di Roma, 72).
A Molveno il Buonaiuti espresse il suo pensiero sul significato
originario dell’eucarestia nella
chiesa primitiva, c manifestò,
con sorpresa dei presenti, quella
opinione che poi gli avrebbe cau
sato le più gravi condanne da
parte della gerarchia. In sintesi,
questa fu la sua argomentazione;
l’ultima cena va considerata nel
contesto della posizione di Gesù
verso l’esperienza religiosa e le
aspettative del popolo ebraico.
Questo si era allontanato dalla
tradizione profetica che Gesù, invece, fa rivivere, facendo notare
al popolo schiavo dell’Impero romano, che esiste un’altra schiavitù più grave, quella del mondo
al Maligno. Da questa l’uomo non
può liberarsi da solo, ma soltanto Dio lo può liberare. Tale liberazione avverrà alla fine del mondo presente.
Gesù, nell’ultima cena, ha voluto condividere questa consapevolezza con i suoi discepoli, come
anticipazione mistica della Cena
nel Regno. Il Regno però tardava a venire, al contrario di quanto si aspettavano i cristiani. Allora Paolo pose le basi della dottrina eucaristica che si sarebbe
sviluppata in seguito; Cristo vive nella comunità di coloro che
lo attendono i quali, celebrando
la cena, celebravano « la propria
trasfi^razione nella grazia e la
propria inserzione in Cristo ».
Perciò l’eucarestia è l’esaltazione
della solidarietà fraterna che supera tutti i limiti della vita associata e fa dei credenti nuove
creature. Di conseguenza non ha
senso chiedersi in che modo Cristo si rende presente nel pane e
nel vino. Oggi l’eucarestia è divenuta una pratica lontana dal suo
valore originario, perciò l’esigenza di fronte alla quale ci troviamo è di recuperare tale valore
senza abbandonare la pratica sacramentale comune nella Chiesa
cattolica, (c. m.)
pubblicava una risposta alla stessa
col Programma dei modernisti, che
fu opera del Buonaiuti e di U. Fracassini. Il vicariato di Roma scomunicò gli ignoti autori del testo,
i quali però ritennero senza valore
il provvedimento.
Nel 1909 il Buonaiuti fondò la rivista « Nova et Vetera », di cui uscirono 19 fascicoli nel corso dell’anno di fondazione, alla fine del quale
il periodico venne condannato e sospesi « a divinis » i suoi collaboratori ecclesiastici. Nel Proemio ai
iettori il Buonaiuti presentava il
fatto religioso come « espressione
culminante » della psicologia umana, che doveva essere valutato « in
funzione di tutta l’operosità umana individuale e collettiva ».
L’influsso della filosofia dell’immanenza fu ancora più sensibile
nelle Lettere di un prete modernista
che crearono profonde divisioni anche all’interno del movimento e causarono al Buonaiuti (in seguito alla delazione di Gustavo Verdesi, già
collaboratore di « Nova et Vetera »)
la perdita del posto di bibliotecario
presso la Congregazione della Visita Apostolica e un procedimento
disciplinare, al termine del quale
si sottomise all’autorità ecclesiastica. Egli sottoscrisse una nuova sottomissione nel 1911, quando respinse le accuse del Verdesi, suscitando
reazioni negative da parte della
stampa modernista, anche se egli
aveva assunto tale atteggiamento
per evitare una « tragedia domestica » nella persona della madre,
sinceramente attaccata al cattolicesimo tradizionale.
La cattedra di storia del
cristianesimo a Roma
sparri dove questi affermava, in
contraddizione con quanto aveva
promesso alcuni anni prima, che
l’autonomia della scienza era in contrasto col giuramento antimodernista che il Buonaiuti aveva pronunciato. Ma ciò che soprattutto si chiedeva da parte ecclesiastica per , reintegrare il Buonaiuti nel ministero
sacerdotale era l’abbandono della
cattedra di storia del cristianesimo,
ciò che egli non avrebbe mai accettato. Infatti, sempre attraverso la
mediazione del card. Gasparri, ottenne la revoca dei provvedimenti
nei suoi riguardi conservando la
cattedra, dopo aver pubblicato una
« dichiarazione di fede » su « L’Osservatore romano ».
Alcune note giornalistiche relative a Pio XI e all’atteggiamento del
Vaticano verso una possibile conciliazione con lo stato italiano, raffreddarono i rapporti del Buonaiuti
con il Card. Gasparri, e il S. Uffìzio
approfittò' dell’occasione per lanciargli una nuova scomunica e porre all’indice tutte le sue opere (28-31924).
Nel 1925 il Buonaiuti fondò una
nuova rivista ; « Ricerche religiose »,
che fu presto condannata e al suo
fondatore fu vietato l’uso dell’abito
talare, che però in un primo tempo
conservò nonostante il divieto.
Il decreto venne ribadito l’anno
seguente, il 25 gennaio 1926, dopo
che il Buonaiuti aveva scritto una
lettera al papa ed era fallito il tentativo di mediazione di P. Gemelli.
Ormai lo storico romano era considerato merce di scambio nelle trattative concordatarie fra lo stato italiano e il Vaticano. Il ministro P. Fedele gli chiese espressamente, a nome del governo, di interrompere le
lezioni e di dedicarsi ad un incarico
extra accademico.
Le trattative concordatarie, coi>
dotte contro il Buonaiuti e applicate duramente contro di lui, to
no seguite, nel 1930, dal divieto di
indossare l’abito talare anche da
parte del governo, e di partecipate
alle commissioni d’esame.
Nonostante le difficoltà attraversate, proseguiva l’attività scientifica. Nel 1926 pubblicava Lutero e la
riforma in Germania chiaramente
antiprotestante e critico verso la
cultura e la filosofia tedesche. Negli
anni 1928-1931 si dedicò specialmente agli studi su Gioacchino da Fiore, di cui nel 1930 pubblicò il Tractatus super quattuor Evangelia e lo
studio Gioacchino da Fiore. I tempi, la vita, ii messaggio.
1931: il rifiuto del
giuramento fascista
Nel novembre del 1931 il BW
naiuti rifiutò di prestare il gi®
mento di fedeltà al regime fascista
« a norma di precise prescrizioni
evangeliche », e con R. Decreto da
28-12-1931, venne dispensato defln
tivamente da ogni incarico acca®
mico. Questo fatto si rifletté ancB
nel suo atteggiamento verso la
rarchia cattolica, come dimostra li
Chiesa romana (1932) posto all®
dice dopo appena un mese dalli
pubblicazione.
Uguale sorte ebbe il volume fi*
tre miliari nella storia del cnsW
nesimo, pubblicato nel 1935 e F
sto all’indice il 15 gennaio 1936, ci»
raccoglieva alcune conferenze ten
Con la morte di Baldassarre Labanca (23-1-1913) si rese vacante la
cattedra di storia del cristianesimo
all’Università di Roma. Il Buonaiuti partecipò al concorso per la successione e risultò primo, seguito da
L. Salvatorelli e U. Fracassini. Da
qui iniziò la carriera universitaria:
nel 1915 venne nominato professore
« straordinario », nel 1918 « stabile »
e nel 1919 professore « ordinario ».
Frattanto si andavano allargando
i suoi interessi storico-religiosi e si
complicava la sua posizione ecclesiastica. Nel 1916 fondava la « Rivista di scienza delle religioni » senza
l’autorizzazione ecclesiastica, che il
S. Uffìzio condannò dopo la pubblicazione del secondo fascicolo, con
la conseguente sospensione « a divinis » dei collaboratori ecclesiastici, che venne revocata quando questi prestarono il giuramento antimodernista, il 13 luglio dello stesso
anno. Tale atto fu compiuto dal
Buonaiuti dopo aver ricevuto assicurazione dal Card. Gasparri che
il giuramento richiesto non costituiva una limitazione alla ricerca scientifica (Pellegrino di Roma, p. 151
sgg.).
Nel 1919 il Buonaiuti fondò una
nuova rivista, anch’essa di breve
durata : « Religio », nella quale pubblicò fra l’altro il famoso articolo
Le esperienze fondamentali di Paolo, dove sembrò negare la presenza
reale del Cristo'nell’eucarestia. Per
questo il S. Uffìzio, il 14-1-1921, dichiarò il Buonaiuti scomunicato e
sospeso « a divinis ». Ne seguì uno
scambio di lettere con il Card. Ga
Bibliografia essenziale
Opere di
Ernesto Buonaiuti
Il programma dei modernisti, ed.
Bocca, Torino 1907.
Lettere di un prete modernista,
LER, Roma 1908.
Saggi di filosofia e storia del Nuovo
Testamento, ed. F. Ferrari, Roma 1910.
Il cristianesimo nell'Africa romana,
Tip. del Senato, Roma 1915.
L’essenza del cristianesimo, ed. Bardi, Roma 1922.
Verso la luce, ed. F. Campitelli, Foligno 1924.
Apologia del cattolicesimo, ed. Formiggini, Roma 1924.
Una fede e una disciplina, ed. Campitelli, Foligno 1925.
Francesco d’Assisi, ed. Formiggini,
Roma 1926.
Lutero e la riforma religiosa in Germania, ed. Zanichelli, Bologna
1926.
Le modernisme catholique, ed. Rieder, Parigi 1927.
Gioacchino da Fiore. I tempi. La vita. Il messaggio, cd. Collezione
meridionale, Roma 1931.
La Chiesa romana, ed. Gilardi e Noto, Milano 1932. (Nuova ed. a cura di L. Bedeschi, da cui ho tratto le citazioni del presente testo,
ed. Il saggiatore, Milano 1971).
Il Vangelo e il mondo, ed. Guanda,
Modena 1934.
Pietre miliari nella storia del
nesimo, ed. Guanda, Modena 1“|,
Tractatus super quattuor evarif®
di Gioacchino da Fiore, ed. 1*
Storico It. per il Medio Evo, t'
ma 1936. ,
Storia del Cristianesimo, ed. t
baccio, Milano 1942-43.
La fede dei nostri padri, ed. G**"
da, Modena 1944. . ,
Pellegrino di Roma (La g^tierai^"
dell'esodo), ed. Darsena,
1945. (Altra edizione a cura
Mario Niccoli, ed. Laterza,
Bai
1964, dalla quale sono tratte
cune citazioni nel pre.sente tes
I maestri della tradizione nteaV
ranca, cd. Colombo, Roma L
Pio XII, ed. Partenia, Roma fi''' '
La vita allo .sbaraglio — Letlft ^
Missir, ed. La Nuova Itahai
renze 1980.
Studi su
Ernesto Buonaiuti
Vai.do ViNAY, Ernesto Buonai
tuli
l’Italia religiosa del suo
teri^P
ed. Claudiana, Torino 1956Fausto Parf:nte, Ernesto Buon^
Roma 1971. . ^
Lorenzo Bedeschi, Buonaiuti, ^
cordato e la chiesa, ed. Il
tore, Milano 1974.
Fausto Parente, Buonaiuti
D.B.I., 15, Roma 1972.
5
cattolica e dal regime fascista
«arie città negli anni 1933-34.
I condanne ecclesiastiche si
bevano spesso gli interventi
polizia su sollecitazione deljiità ecclesiastica che vietava
»¡olici la partecipazione alle
del Buonaiuti. Tuttavia
Gerenze del Buonaiuti proseio senza sosta, e da esse nacSnuovi volumi: Dante come
^ (Modena 1936), Amore e
|nei tragici greci (Roma 1938),
dei nostri padri (Modena
j 1942 uscì, il primo volume delizia del cristianesimo posto alL il 16 dicembre dello stesso
l’anno seguente uscirono gli
[due. L’opera è una sintesi di
ita anni di ricerche in questo
e giunge fino all’epoca dei
Lateranensi.
ultimo provvedimento eccle■0 contro il Buonaiuti si ebbe
jjmaggio 1944, quando furono
all’indice tutti gli scritti del
luti pubblicati dopo il 1924.
luto il governo fascista, nel
¡il Buonaiuti chiese con insidi essere reintegrato nell’inlento universitario, in consijone anche del fatto che al
«rdato non era stato dato un
8 retroattivo. Ma le pressioni
Jastiche sul governo italiano
¡raggirare l’ostacolo in questa
ja: il decreto governativo del
12 aprile 1945 che lo reintegrava nella carriera universitaria a partire
dal 1932 fu accompagnato da un
altro decreto della stessa data che
lo incaricava di attendere a ricerche sul gioachimismo.
Negli anni 1945-’46 il Buonaiuti
tenne una serie di conferenze presso l’YMCA su II problema religioso
e l’Italia, seguite con particolare attenzione da studenti e amici che
chiesero al rettore dell’Università
di ospitare il corso intrapreso in
quella sede. Il Buonaiuti potè tenere in un’aula universitaria una prima conferenza il 26 gennaio 1946,
ma il nunzio apostolico in Italia intervenne perché il permesso fosse
revocato. Tuttavia egli potè proseguire una breve serie di conferenze
dal 23 febbraio al 16 marzo dello
stesso anno.
Il 17 marzo si ammalò gravemente, e morì, il 20 aprile 1946.
Il Testamento spirituale e l’autobiografia Pellegrino di Roma dimostrano che ormai il primitivo attaccamento alla Chiesa cattolica si è
incrinato definitivamente. Egli stesso scriveva : « si tratta di un pellegrinaggio... che si conclude nettamente con un risoluto e irrevocabile esodo» (lettera al Bietti del
9-7-’45, cit. da P. Parente, Buonaiuti
E., D.B.I., 15, Roma 1972, p. 120).
Cesare Milaneschi
La concezione della chiesa
La Chiesa romana è il testo dove il Buonaiuti, sebbene in maniera sintetica, espone il suo atteggiamento verso la Chiesa cattolica. Quando scrive questo testo (1932) è già stato condannato
più volte e le sue opere hanno
già cominciato ad essere poste
all’indice entro breve tempo dalla pubblicazione, ed egli era consapevole che anche il nuovo lavoro avrebbe subito la stessa
sorte. In esso la Chiesa cattolica
è presentata secondo questo schema: quel che pretende di essere,
quel che è stata, quel che^ potrebbe essere, quel che sarà.
Il Buonaiuti si trova in una fase decisiva del suo pellegrinaggio
che lo porterà verso l’esodo dalla
Chiesa cattolica, e guarda con
maggiore solidarietà che in passato le altre chiese cristiane. Ma
la Chiesa romana pensa di esse
re l’unica fedele depositaria del
messaggio evangelico, e considera i movimenti nati dalla Riforma come strumenti di Satana
che hanno lacerato la veste di
Cristo, e pensa che l’unità dei
credenti si ricostituirà solo attraverso il ritorno a lei delle altre
chiese cristiane.
In realtà essa è « una meccanica ed arida tradizione: non è più
una vita» (130), e sembra ormai « avere raccomandato incautamente il proprio destino ad
una causa di conservazione »
(132).
La Chiesa romana potrebbe rinunciare ai suoi privilegi terreni
per predicare « il messaggio
obliato della superiore giustizia
di Dio» (154).
Ma ciò che si prevede, se Roma non avrà il coraggio di andare incontro al mondo che ha
fame « di speranze ardenti » e di
« stimoli rinnovatori », è che il
suo destino sia « quello tragico
della sinagoga» (168). Infatti,
« la speranza non si mortifica impunemente », e « mai la trasmissione meccanica della lettera è
più vicina alla sua dissoluzione...
come quando la speranza destinata ad arrestarla proclama di
non volerne far cadere né pure
una sillaba» (170).
Cioè, nonostante il quadro generale, il Buonaiuti sperava ancora in un qualche successo di
coloro che lottavano per il rinnovamento della Chiesa cattolica rimanendo fedelmente inseriti al suo interno. Ma temeva seriamente Io « scandaloso controsenso che predicazioni di solidarietà e di riconciliazione si iniziassero con nuovi scismi » (169).
(c. m.)
rapporti
ol mondo evangelico
aliano e svizzero
mesto Buonaiuti è stato essenlente, insieme, sacerdote e pro#re: sacerdote di una chiesa,la
ffla, che egli non volle mai abanare malgrado le molteplici
tane; professore di storia del
pésimo presso l’Università
», dove profuse tutto il suo
ie finché non ne fu impedito
t mene congiunte dei gesuiti,
1 Curia, del S. Uffizio e dello
i» fascista ( ed anche, purtropPost fascista!). Tra le molte ope^lui scritte (teologiche, liturgistoriche, politiche ecc.), una è
•osissima per seguire da vicino
®o e le sue traversie: è la auJgrafia, Pellegrino di Roma, dolore, con sempre viva partetane, ricostruisce le fasi saliensua vita per circa un cintannio, dalla vocazione sentita
ipiosa fin dall’età di 14 anni
sino all’ingresso delle truptaate a Roma (1944), due anni
•s della morte.
'inii giudizi sugli
Angelici italiani
Quest’opera troviamo non solo
*stimonianza dei fasti e nefasti
Costellarono la sua travagliata
*nza, rna anche, qua e là, gli
^ ì Ora positivi ora negativi, dei
!%porti col mondo evangelico.
¡®oile precisare quando e co' Buonaiuti entrò eflettivamencontatto con quelli che egli
'■ta indifferentemente denomi“ti 0 comunità o gruppi evangeta sulle prime, nel Pellegrino
..“[ha, rintracciamo solo pochi
frettolosi, come all’epoca
Seconda scomunica del 1924,
5^ l’anno dopo dall’obbligo di
j ita l’abito ecclesiastico. Cosi,
'^do delle pressioni fattegli da
S Carlo Per osi, Segretario del
'Uffizio, perché abbandonasse
f Variamente l’insegnamento uni.,«®rio a scanso di guai maggio“tanaiuti si sofferma soprattutto
sua preoccupazione di evitare
ripercussioni dell’imminen■^abiicazione della sentenza in
quisitoriale non si facessero sentire sulla salute straordinariamente
precaria, in quel momento, di sua
Madre », aggiungendo che, per fortuna, « le condizioni pubbliche... impedirono provvidenzialmente che
sulla sua vicenda ecclesiastica si
menasse qualsiasi scalpore: non
eravamo più nei tempi in cui l’anticlericalismo, banale e plebeo, di alcuni più rumorosi gruppi evangelici italiani (il neretto è mio) o della
Giordano Bruno..., andava a cogliere, in ogni attrito tra la disciplina
curiale e il pensiero moderno, o più
di frequente in ogni evasione di
preti dalle file del clero, pretesti
appetitosi per pronunciamenti laici » (op. cit., ed. 1945, pp. 217-218).
Fuori delle tende
« ben riscaldate »
Più in là, parlando della vita pubblica italiana, « travolta nelle furenti estreme resistenze dei partiti democratici dinnanzi all’incalzare violento della sopraffazione fascistica », Buonaiuti, in aggiunta ad un
severo giudizio sulla Curia che « cedeva alla lusinga dei poteri trionfatori », rimproverava alle varie denominazioni protestanti in Italia
di mostrare « di non capire un modernismo che, sotto la ferula della
persecuzione, si rifiutava di accedere ai recinti delle loro tende ben riscaldate » (sic), e, «sotto la guida
di un improvvisato neo-calvinista,
quale il Gangale, si buttavano alle
calcagna, abbaiando maldestramente, di quei che la Chiesa Romana
ripudiava dal proprio grembo » (p.
225). Il giudizio del Nostro era indubbiamente ingeneroso nella sua
genericità, inglobando acriticamente il Gangale nelle file davvero «maldestre » di un certo garibaldinismo
più anticlericale che severamente
evangelico. Ma, qualche anno più
tardi, quando ormai, dispensato
definitivamente dal servizio, ricevette un primo aiuto, morale e spirituale, dalla Chiesa Metodista Wesleyana di Roma, il suo giudizio
sul mondo evangelico italiano si fe
ce più circostanziato. Eravamo nel
1932, a tre anni di distanza dall’infausto Concordato del 1929! Le due
pagine che egli riserva all’argomento andrebbero trascritte integralmente ma, per mancanza di spazio, mi limito a riassumerne il
contenuto, citandone solo i passi
essenziali.
Gratitudine per un
soccorso fraterno
« Se le comunità evangeliche di
Roma erano state completamente,
anzi ostilmente assenti e indifferenti al cospetto della crisi modernistica..., ora, da parte non di tutti i
protestanti romani, ma da parte di
alcuni fra i suoi più veramente
evangelici rappresentanti, mi venne
un soccorso fraterno che io non
posso non registrare qui con parole
di gratitudine schietta e di riconoscimento leale» (p. 295). Quel soccorso, si sa, consistette sia nell’affidare al professore scomunicato ed
estromesso dall’insegnamento universitario la cattedra di esegesi e di
teologia neo-testamentaria presso
la Facoltà metodista di Monte Mario, auspice il pastore Emanuele
Sbaffi, sia nel consentirgli di svolgere cicli liberi di conferenze presso l’YMCA di Roma, grazie all’aiuto del prof. Alberto Sibille. Il suo
giudizio fu, in quella duplice circostanza, altamente positivo: « L’insegnamento fra i giovani wesleyani
mi permise di conoscer meglio
una delle più simpatiche e seducenti forme di reviviscenza profetica
nel mondo deH’evangelismo di lingua inglese », e, « fra tutte le denominazioni evangeliche, la wesleyana... mi apparve una delle meglio
indicate ad esprimere, sul solco dei
movimenti nati dalla grande insurrezione religiosa del secolo XVI,
l’istanza profetica, cosi scarsamente
rappresentata neU’insegnamento di
Lutero e in quello di Calvino, e pure
così inerente ad ogni tradizione cristiana che non voglia affievolirsi e
intristire ». Inoltre, « i cicli di conferenze » tenuti all’YMCA « mi per
Un'immagine
sui contatti fra il
modernismo e il mondo
evangelico italiano:
Romolo Murri
(a sinistra), con Ugo
Janni (ex prete cattolico
diventato pastore
valdese) e Mario Falchi,
al Sinodo del 1911
a cui partecipò
con un messaggio.
misero — egli aggiunge — di ampliare considerevolmente l’ambito
delle mie esplorazioni storico-religiose, dandomi così modo di inquadrare sempre meglio la mia apologetica del cristianesimo sullo sfondo immenso della formazione e della costituzione progressiva della civiltà mediterranea» (p. 296). Fu infatti dalle conferenze tenute in quella sede che uscirono nel periodo
1933-1945 alcune delle sue opere
più significative, quali, p. es.. Razza
e religione nella civiltà mediterranea, Pietre miliari nella storia del
cristianesimo. Dante come profeta.
Amore e morte nei tragici greci. La
fede del nostri padri, I maestri della
tradizione mediterranea ecc. Ma,
precisa il Nostro, se l’aula dell’YMCA non poteva certamente sostituire quella della Sapienza, fu
tuttavia « attraverso l’A.C.D.G. di
Roma » che egli potè « venire a contatto con le associazioni consimili
disseminate per tutta l’Italia e di
rimbalzo... venire a contatto con
comunità evangeliche anche fuori
d’Italia, che rappresentarono la mediazione naturale per giungere poi
alla Cattedra della Facoltà di Teologia dell’Università di Losanna »
(ivi).
L’insegnamento alla
Università di Losanna
Iniziati i corsi in questa città,
Buonaiuti ebbe modo di fare un
interessante confronto tra il mondo evangelico italiano e quello svizzero. La sua riconoscenza per l’ospitalità losannese è incondizionata,
ed è rivolta sia al pastore di quella
comunità evangelica di lingua italiana, Franco Panza, sia al decano della Facoltà, prof. Chamorel, e ai suoi
colleghi. «Losanna — egli scrive —
mi offrì anche modo di riprendere...
le comunicazioni carismatiche che
mi erano state così brutalmente
precluse nell’ambito dell’organismo
cattolico romano... Anche in Italia
avevo partecipato, con incontestabile beneficio spirituale, alle adunanze dell’una o l’altra comunità
evangelica... Ma le Chiese evangeliche italiane, ad eccezione della comunità valdese..., risentono tutte di
un loro difetto di origine, che le
ha fatte piuttosto fraterne associazioni assistenziali, anziché centri
pulsanti di libera vocazione cristiana » (p. 334).
La prima riforma
preferita alla seconda
Più ricche di notazioni personali
sono le Lettere a Missir (ed. a cura
di Ambrogio Donini, Firenze 1980),
che coprono il periodo dal 1926 al
1946 e dove in più di 30 luoghi Buonaiuti o il suo editore ricordano
episodi e personaggi, quali le sue
conferenze presso le A.C.D.G. di
tutta Italia e il campeggio del 1933
a Villar Pellice, dove incontrò Miegge, ricordato più tardi, nel 1942, come « senza dubbio lo studioso più
preparato dell’evangelismo italiano » (p. 515). Anche nelle riviste da
lui fondate e dirette, Buonaiuti non
mancò di registrare le sue impressioni su uomini e momenti del mondo evangelico italiano, soprattutto
nelle sue sempre vive « Spigolature
e notizie ». Ne ricorderò soltanto
una del 1934, epoca in cui lavorava
all’edizione critica di una delle opere inedite di Gioacchino e vi trovava accenni preziosi sui Poveri di
Lione. « Se i giovani Valdesi dedicassero la metà del tempo che
consumano nella assimilazione di
sistemi teologici esotici alla esplorazione di quel primitivo messaggio,
di cui la loro chiesa è la continuatrice e la depositaria, potrebbero,
forse, trovare soluzioni più originali
e maggiormente ricche di valore
normativo ai problemi che stimolano le nostre preoccupazioni attuali... » (p. 91). È chiaro. Qui Buonaiuti si rivela l’esaltatore ad oltranza
della prima Riforma, a tutto detrimento della seconda, luterana o
calviniana che sia.
Giovanni Gönnet
6
27 novembre 1981
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
La sala Aria di crisi in giunta?
giochi
Intervista al Presidente, Prof.ssa Franca Coisson
Da poco più di un mese Torre
Pellice dispone di una nuova attività ricreativa per ragazzi e adolescenti. Di che cosa si tratta? Di
una nuova attività sportiva? Di
qualche laboratorio? Ahinié no!
Si tratta invece della « sala giochi», vale a dire una di quelle sale dove trovate allineate una accanto all'altra quelle macchinette mangia-soldi, dal classico «flipper » fino all’ultima sofisticata invenzione elettronica « made in
USA ». Il locale in questione si
trova nella centralissima via Roma, sulla porta nessun cartello
indicante che i giochi sono vietati ai minori di anni 16 o 13, contrariamente a quanto avviene di
solito in questi posti.
Chi ha avuto l'idea di aprire
questo locale ha senz'altro il senso degli affari... un po’ meno
quello della cultura. A meno che
pensasse di rendere un servizio
sociale, risolvendo così il problema del tempo libero dei ragazzili successo comunque è assicurato. Non so cosa ne pensano i genitori di Torre Pellice ma per
quanto mi riguarda posso dire
che i ragazzi di cui ho la responsabilità non avevano proprio bisogno di questo: adesso, appena
hanno 100 lire in tasca e 5 minuti di tempo, la sosta obbligata è
la « sala giochi » il cui valore educativo e formativo lascia parecchio a desiderare.
Ma a parte questo discorso che
a qualcuno potrà sembrare moralistico, il fatto preoccupante è
questo: il vuoto quasi totale di
iniziative socio-culturali rivolte
agli adolescenti, anziché colmarsi si sta allargando. Le uniche
cose che vengono loro offerte sono essenzialmente sportive e ricreative e tutte sono gestite da
privati: dal pattinaggio alla piscina,^ dalla discoteca alla « sala
giochi ». Eppure è da anni ormai
che la Comunità Montana e il
Comune di Torre Pellice hanno
posto, giustamente, il problema
del tempo libero degli adolescenti, tentando di dare delle risposte,
per esempio con l’organizzazione
durante l'estate dei « soggiorni
diurni », dei « soggiorni marini »
e dei campeggi montani e marini. Inoltre, per due anni il Comune ha finanziato gli animatori
della Cooperativa « La Tartavolante » per gestire due laboratori (teatro e manipolazione) presso il nostro Convitto. Ma quest’anno, col taglio delle spese imposto dal governo, è venuto a
mancare il sostegno a questa iniziativa che è pur sempre una proposta di uso costruttivo del tempo libero degli adolescenti durante tutto l'anno. In compenso
il Comune concede senza difficoltà la licenza per l’apertura della
« sala giochi »! E con ciò, la politica culturale a favore dell'età
evolutiva, a che cosa si riduce? E
il « progetto giovani » di cui varia da anni la Comunità Montana, a che punto è? Non sarebbe
ora di affrontare seriamente e
fattivamente il problema prima
che i costi sociali derivanti da
questa mancata o comunque stentata politica culturale diventino
troppo gravosi? Tanto più che a
Torre Pellice non mancano né le
forze, né le idee, né gli spazi per
rispondere positivamente e intelligentemente a questo problema.
Per quanto ci riguarda, come
Convitto di Via Angrogna, abbiamo fatto da tempo — e lo stiamo
portando avanti secondo le nostre possibilità di tempo e di
mezzi — la proposta di un « centro sociale » per ragazzi e adolescenti centrato sui laboratori, da
quelli manuali e ricreativi a quelli creativi, espressivi, culturali. In
base all’esperienza fatta in questi .anni ci sembra una proposta
valida che andrebbe approfondita e potenziata, coinvolgendo al
massirno genitori, ragazzi, forze
sociali e politiche. Dovrebbe però
essere l’Ente locale a coordinare
il tutto e ad assicurarne la gestione, nel quadro dei suoi programmi sociali e culturali di tutela dell’età evolutiva. Diversamente, continueremo a subire,
impotenti, i modelli culturali importati dall’America.
Jean-Jacques Peyronel
La Comunità Montana Val Pellice, secondo Piercarlo Longo,
almeno così riporta « L’Eco del
Chisone », attraversa una crisi
d’identità. Benito Martina (DC)
propone di staccare i Comuni
della bassa valle dalla Comunità
Montana. Ci sarebbero contrasti
tra PCI e PSI a livello di conduzione di linea politica della Comunità Montana...
Abbiamo deciso di conoscere
meglio, e al di là delle chiacchere,
la reale situazione politica in cui
oggi si muove la Comunità Montana Val Pellice. Ci è parso corretto iniziare questa « lettura »
dal Presidente della Comunità
Montana prima di dare la parola
— come intendiamo fare prossimamente .— ad altre componenti.
Incontriamo il Presidente della Comunità Montana Val Pellice,
prof.ssa Franca Coisson, nel suo
studio per sapere cosa c’è di vero
circa il malessere che serpeggia
in seno alla maggioranza della
Comunità Montana.
Iniziamo il colloquio, che sarà articolato in una serie
di domande, chiedendole se nel
primo anno della sua nresidenza
è stato realizzato qualcosa del
programma prefissato e come le
incombenze che sono state trasferite, con la Riforma Sanitaria,
alla Comunità Montana hanno influito sui lavori degli Amministratori.
« Innanzitutto — ci dice il Presidente — teniamo fede al nostro
programma anche se in uno scarso anno non è vossibile realizzare quello che si è previsto di compiere in cinque anni. Si sono però impostate le cose che saranno
attuate gradualmente. Uno degli impegni che avevaìno assunto è stato portato a compimento
con l adozione del piano regolatore intercomunale di Valle, ora
all’approvazione della Regióne.
^ Uomuni che lo volevano,
l’hanno potuto adottare. Era onèsto un grosso appuntamento prefissato. Ne aveva necessità la Valle e soprattutto i Comuni senza
stTtÀViicì'iti Ut hciTiistici. Mei CClflVpO
dell agricoltura si è continuato a
lavorare nel settore coonerativo.
Si sono formate la cooperativa di
consumo e la cooperativa di lavoro che si adiancano alle altre
esistenti.
Non sono mancati interventi in
favore dell’artigianato, con buone
prospettive per il futuro
Certamente il nostro comcome Amministratori dell U flit a Süfiitüvia Locale ha reso
molto pesante il lavoro sia degli
amministratori che dei funzionari. Avviare l'U.S.L. ha impegnato
le nostre forze soprattutto perché avevamo fermo l’obiettivo di
portare avanti i problemi della
sanila strettamente uniti a tutti
gli altri, in modo particolare a
quelli sociali. Ci siamo posti come unico punto di riferimento
per ogni tipo di risposta a livello
di Valle.
Naturalmente assumersi i compiti delle ex Mutue ed al tempo
stesso programmare il riordino
dei servizi socio-sanitari in Valle
non è stata cosa da poco. (E’ già
molto gravoso il compito nelle
altre U.S.L. che hanno solo questo da fare).
Abbiamo dovuto superare non
poche difficoltà non avendo ereditato nessuna delle strutture che
preesistevano in altre U.S.L.
Con pochissimo personale dobbiamo accingerci a impiantare e
potenziare i Distretti (3 nel nostro territorio) e creare un poliambulatorio, senza avere garanzie di finanziamento dopo i ben
noti tagli che cadono sulla sanità ».
C’è chi afferma che la Comunità Montana si è dedicata principalmente airU.S.L. tralasciando i
suoi compiti di organo programmatore. Cosa risponde Lei?
« Credo che questo non si possa dire — risponde la prof.ssa
Coisson — La programmazione
ha continuato il suo corso e la
realizzazione negli altri settori è
proseguita regolarmente. L’U.S.L.
è una nuova realtà sul territorio
ed è logico che ha fatto parlare
di sé molto di più del lavoro normale della Comunità Montana
che opera in Valle da diversi anni ».
« Qualcuno ha scoperto che esisteva la Comunità Montana soltanto dopo aver assunto la funzione di Comitato di Gestione
deU’U.S.L. Un compito nuovo per
noi, e particolarmente impegnativo, dovendo avviare questo organismo che prima non esisteva ».
Ad una domanda provocatoria,
ma rivolta con l’intento di conoscere la sua posizione politica di
indipendente di sinistra nell’attuale maggioranza (PCI-PSI-PLI),
Franca Coisson ammette che la
non appartenenza ad un partito
politico la rende molto più attaccabile.
Il Gruppo degli indipendenti
è molto più preoccupato di cercare una soluzione ai problemi
sul tappeto di quanto non lo siano gli aderenti ai partiti politici.
Attesta, con il vigore necessario,
che la Giunta ha lavorato d’impegno e d’accordo e con partecipazione in questo primo anno di attività. Nessun appunto è stato
mai manifestato al programma
concordato insieme.
Alla domanda se i rapporti con
il PSI godono buona salute e se
ipotizza localmente, in una logica di potere, un patto PSI-DC
per un graduale disimpegno del
PSI dalla collaborazione con il
PCI, la risposta del Presidente è
chiarificatrice:
« Il PSI trova di non essere sufficientemente rappresentato in
Giunta, ma gli accordi sono stati
rispettati e quindi si trattava e
si tratta tuttora di avere delle
persone idonee al compito che gli
si affida.
Ora dopo le dimissioni dell’indipendente Sergio Davit, che non
sono definitive, il PSI potrebbe
addirittura avere tre rappresentanti in Giunta, quindi uno in più
dell’accordo siglato Tanno scorso.
Mi stupiscono, aggiunge Franca Coisson, le voci messe in circolazione circa uno stato di tensione fra le forze di maggioranza, a meno che si tratti effettivamente di un desiderio di rottura
non ancora manifestato. Se le
voci di un disimpegno del PSI
fossero vere, continua l’intervistata, Tunica possibilità per raggiungere il potere sarebbe un’alleanza del PSI con la DC ed altre forze politiche ».
Attraverso l’Eco del Chisone la
Democrazia Cristiana, riprendendo for.se un suo vecchio e caro
concetto, ribadisce che sopra la
testa di grossi Comuni, quali Luserna S. Giovanni, Bricherasio e
Bibiana non si può governare e
che questi Comuni sono penalizzati. Richiesto di chiarire all’opinione pubblica il suo pensiero, il Presidente della Comunità
Montana dice testualmente: « In
100 anni
di cultura
nelle valli
Il Comune di Pomaretto con la
partecipazione della Società di
Studi Valdesi organizza nei giorni 5-6 8 dicembre 1981 una mostra su: 100 ANNI DI CULTURA
NELLE VALLI E DI LAVORO IN
MINIERA.
La mostra si terrà nei locali
della Scuola Elementare di Pomaretto.
PROGRAMMA
Sabato 5 - ore 17; Presentazione della mostra (chiusura
ore 21).
ore 21: Spettacolo canoro del
gruppo di musica popolare di
Pinerolo, con canti e danze
delle Valli Chisone e Germanasca (sala del Teatro Valdese).
Domenica 6 - apertura mostra:
ore 9.30-12.30 - 14.30-20.
Pomeriggio: il gruppo di ricerca
miniera della Scuola Elementare di Pomaretto presenterà
il proprio lavoro.
Martedì 8 - apertura mostra:
ore 9.30-12.30 - 14.30-20.
Pomeriggio; testimonianze e racconti sul lavoro in miniera.
Interverranno minatori ed ex
minatori.
tanto non è vero che non sono
rappresentati i Comuni di Luserna, Bricherasio e Bibiana, perché
in Giunta ci sono dei Consiglieri
di quei Comuni, sia pure della
minoranza. A Luserna e a Bibiana la minoranza è costituita da
gruppi molto consistenti e quindi rappresenta una larga fascia
della popolazione valligiana.
In quanto ad essere penalizzati
è una voce che circola dal 1975
in poi, senza tenere conto degli
interventi fatti dalla Comunità
Montana proprio a favore di "uei
Comuni, senza alcuna discriminazione di parte ».
Circa le lamentele della Democrazia Cristiana di non essere
rappresentata nell’U.S.L. n. 43,
Franca Coisson osserva, a tale
proposito, che la DC parte dal
concetto di Comitato di Gestione unitario delTU.S.L. fondandosi su quanto dice la legge nazionale sulla Riforma sanitaria, che
prevede Gestioni unitarie delle
Unità sanitarie locali (con rappresentanza della minoranza);
ma la stessa legge nazionale stabilisce che laddove le Comunità
Montane coincidono con l’U.S.L.
la Giunta biella sua composizione
diventa Comitato di Gestione ed
è il caso della nostra U.S.L. in
Val Pellice.
11 Presidente aggiunge una sua
personale opinione dicendo che
la Democrazia Cristiana dove si
trova in maggioranza non dà questo spazio che reclama altrove
(nell’U.S.L. 44 rimane fuori una
forza di sinistra n.d.r.). Ella è convinta che in un’Amministrazione
vi debba essere l’opposizione per
il rispetto del gioco democratico.
Si dice che la politica sia « l’arte del compromesso ». Per una
valdese come Lei, che ha ritenuto di indirizzare la sua prevalente attività nel campo amministrativo pubblico, come si conciliano
i possibili compromessi ai quali
la politica la espone?
«Appunto perché credo di essere una valdese, impegnata nel
campo amministrativo pubblico
e convinta di lavorare a beneficio
della popolazione, non posso accettare compromessi ». È questa
la risposta che ci dà Franca Coisson, in veste di Presidente della
Comunità Montana Val Pellice, e
termina l’intervista dicendo: « ...e
quindi se mi si chiederà di farlo,
vorrà dire che mi si chiede di lasciare la presidenza. Naturalmente difenderò la mia posizione,
finché ne avrò la forza ed il mio
grupno ed i collaboratori di
giunta mi sosterranno, dato che
non ho nessuna intenzione di fare carriera politica ».
Intervista a cura di
Antonio Kovacs
TORRE PELLICE
Continua l'attività
del comitato per la pace
Dalla mostra sull’antimilitarismo sotto i portici comunali e la
marcia per le vie di Torre Pellice, contro l’installazione dei
missili USA in Italia, la gente
comune poteva pensare che queste iniziative fossero andate in
letargo. Infatti grosse cose non
si sono più organizzate, dalle iniziative sopra citate ad oggi. Esse
erano state in parte organizzate
dal collettivo antimilitarista Val
Pellice formato da giovani vaidesi e cattolici di Torre Pellice.
Tra gli obiettivi del gruppo c’era
l’idea di organizzare dei momenti di sensibilizzazione nelle scuole e tra i giovani che sono sotto
leva. Ma poi il gruppo per vari
motivi non aveva più funzionato.
In questi tempi in Europa centinaia di persone sono scese in
piazza per opporsi alle scelte di
guerra e di morte. Per manifestare contro l’installazione dei
missili nei territori europei. Anche l’Italia però è stata coinvolta, se il governo italiano non
prenderà ufficialmente posizione
contro l’installazione dei missili
a Comiso. Se questo dibattito,
se queste iniziative si svolgono
nelle grandi città, non è detto
che anche in provincia qualcosa
di simile, magari formato ridotto,
si deve fare !
A Torre Pellice due iniziative
sono sorte. La prima è stata di
un gruppo di cittadini al di fuori
dei partiti a lanciare una proposta di creazione di Comitato per
la pace. La seconda iniziativa è
stata invece del P.C.I. Entrambi
i promotori hanno ritenuto opDortuno sciogliere in un unico
comitato entrambe le iniziative.
Lunedì sera presso il Centro di
Incontro di Torre Pellice erano
presenti una cinquantina di persone, da quelle a titolo personale
ai gruppi, ai partiti.
Tra le prime adesioni giunte
vi è stata quella della Comunità
Valdese di Rorà e del gruppo
FGEI Torre - Luserna. Erano
presenti inoltre quattro pastori
del primo circuito. Il gruppo giovanile della comunità cattolica.
Partecipavano alla serata due sacerdoti cattolici.
Giuseppe Platone, sovraintendente del 1° circuito, presentava
una .serie di appuntamenti sul tema della pace che saranno prossimamente organizzati dalle comunità valdesi della Val Pellice;
egli invitava il comitato ad intervenire alle iniziative.
Erano inoltre presenti amministratori comunali di Torre Pellice ed Angrogna. J. L. Sappé dava l’adesione del Gruppo ’Teatro
Angrogna. Cecilia Pron portava
l’adesione del partito comunista
di Torre Pellice e Luserna e di
« Cronache del Pinerolese ». Presentava inoltre Fìnìziativa del settimanale « Cronache » di organizzare un dibattito sulla pace
in Europa. Aderiva inoltre la
Coop. Terranova di Luserna e il
PdUP. Il comitato dava la sua
adesione. Presente pure la locale
sezione socialista e un nutrito
gruppo di radicali. Una serata
tutto sommato dove non ci sono
stati grossi dibattiti sulle questioni di fondo, per esempio :
obiezione di coscienza e disarmo
unilaterale. Si notava una grossa volontà di iniziare un lavoro
che coinvolgesse tutti i cittadini,
anche coloro che ancora adesso
dicono che parlare di pace è una
moda.
I. P.
Il Comitato ha deciso di costituire al suo interno alcuni gruppi di lavoro per dare un supporto organizzativo adeguato alle numerose idee e proposte emerse
nella discussione. I gruppi sono
quattro: uno a carattere temporaneo per l’organizzazione di manifestazioni nel mese di dicembre; gli altri tre, che dovranno
condurre un lavoro di più lunga
durata, si occuperanno rispettivamente di iniziative per la scuola, del problema della produzione di materiale militare in fabbriche locali e di quello delle
servitù militari in zona, della sensibilizzazione al servizio civile
alternativo a anello militare e
dell’obiezione di coscienza.
Il primo gruppo di lavoro si è
già incontrato il 21 per mettere
a punto Un calendario di iniziative per dicembre e le relative
modalità organizzative. Per presentare a tutto il Comitato tali
proposte è indetta una riunione
per sabato 28 alle ore 17 presso
il Centro d’incontro di Torre
Pellice (Via Repubblica 1).
Si pregano i singoli, le associazioni, i gruppi e i partiti che hanno già aderito al Comitato di intervenire numerosi, cosi come
rinnoviamo l’invito a tutti coloro che non l’hanno ancora fatto,
ma che vogliono impegnarsi concretamente per la pace ed il disarmo a portare il proprio contributo e la propria adesione.
Per ogni ulteriore informazione telefonare al seguente numero: 91.373 (o scrivere c/o Domenico Abate, viale Dante 55 - 10066
Torre Pellice).
I! Comitato per la difesa
della pace e per il disarmo
della Val Pellice
7
27 novembre 1981
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Arma o
giocattolo?
Pallida, tirata, racconta, sul letto dell’ospedale, l'episodio incredibile tenendosi il braccio dolorante. E’ uscita fuori da un’avventura che non potrà più scordare. Il figlioletto, di quattro anni, ha rinvenuto, la settimana
scorsa, in una cassetta di carta
straccia una pistola vera. E ver
gioco ha sparato. Disgrazia vuole
che il proiettile trapassi la spalla della madre. Pochi centimetri
più in giù e sarebbe stata la morte. Così un’innocente raccolta di
carta straccia, fatta dai ragazzi,
tra le case della borgata Turin a
Luserna, rischiava di trasformarsi in tragedia.
Nel frattempo sono scattate le
indagini per chiarire come mai
un’arma così pericolosa possa essere finita tra le mani di una
compagnia di ragazzini. Ma al di
là del risultato delle indagini preme osservare che da un lato abituati come siamo a vedere armigiocattolo in mano ai bambini
nessuno si preoccupa di verificarne la reale portata. E dall’altra,
ancora una volta, si dimostra il
fatto che in un’epoca come la nostra segnata dalla violenza del
terrorismo anche un’arma arrugginita, dimenticata in un cassetto, può diventare una rovina.
L’episodio, ripreso con notevole risalto e dovizia di particolari
dalla stampa locale, dovrebbe far
riflettere più che sull’ aspetto
scandalistico sulla facilità con
cui le armi circolano nel nostro
paese. Esse fanno ormai parte
della nostra vita segnata dall’insicurezza e dalla paura. Ma anziché allontanare i pericoli spesso queste armi (comprese quelle
regolarmente denunciate) si rivolgono verso di noi. Un po’ come è successo, proprio lo stesso
giorno del fatto di Luserna, a
Novi Ligure dove un cacciatore
scivolando, inavvertitamente, sull’erba umida ha fatto partire un
colpo che ha ucciso il figlioletto
di 9 anni.
Di fronte alle tragiche conclusioni che la presenza di un’arma
in una casa può determinare c’è
solo da trarre una conclusione:
vivere senz’armi. E senza paura.
G. P.
Grazie!
Anna Marullo
Per un momento, lunedì 16, le
linotype si sono fermate. Con i
tipografi e la redazione dell’Eco
delle Valli Valdesi la professoressa Anna Marullo ha voluto
brindare alla conclusione del suo
lungo e fruttuoso periodo di collaborazione al nostro giornale.
« Il suo è stato un lavoro tanto
prezioso quanto poco appariscente — ha notato il direttore dell’Eco delle Valli — ma la correzione delle bozze fatta con la rara precisione che ha saputo metterci la signorina Marullo ha permesso, in questi suoi cinque anni di attività, di presentare ai
lettori, settimana dopo settimana, un giornale rifinito con cura. Il che non è poco ».
La redaz.ione nell'esprimer e la
propria riconoscenza ad Anna
Marullo per l’attività svolta rivolge allo stes.so tempo a Mariella Taglierò, che subentra nel settore della correzione delle bozze,
l’augurio di un’attività altrettanto fruttuosa.
UNA INIZIATIVA
PIOSSASCO
a Telepinerolo
Canale 56
CONFROKTIAMOCI
CON L’EVANGELO
Sabato 28 novembre, ore
20.20: « Un nuovo Eco delle Valli Valdesi? ». Intervista ai redattori.
I programmi vengono
replicati ogni domenica alle ore 14.30.
La Provincia 6 la pace Per la pace nei mondo
Il mantenimento della pace da
alcuni mesi è l’argomento politico, culturale e sociale più dibattuto: non si contano le dimostrazioni pubbliche e ovunque sul
tema è in corso una campagna
formativa e informativa.
Anche rAmministrazione Provinciale di Torino, come tutti gli
enti locali piemontesi ha ritenuto
di dover intervenire fornendo
alla causa della pace un contributo operativo in armonia con le
proprie competenze istituzionali
e le risorse finanziarie disponibili.
Ad occuparsene saranno naturalmente gli Assessorati all’Istruzione e alla Cultura i quali, dopo
aver individuato come idoneo
settore di intervento quello della
scuola, hanno messo a punto un
programma di sostegno di tutte
le iniziative sull’educazione al di
sarmo e alla pace che verranno
organizzate negli istituti scolastici superiori.
Si è anche costituito un Gruppo di lavoro formato da esponenti di numerose forze associative
il cui obiettivo non è l’elaborazione di un proprio orientamento politico sui temi del disarmo
e della pace, bensì il coordinamento e la promozione delle attività che nelle scuole nasceranno, offrendo il supporto di strumenti di formazione e informazione di provenienza diversa.
Altre iniziative verranno avviate dalla Provincia in collaborazione con la Sezione Italiana
di Amnesty International, per
l’annuale ricorrenza del 10 dicembre, anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti deU’Uomo, stesa a Parigi 33
anni or sono.
La chiesa valdese ospita la sede del Comitato
PROGRAMMA DEL ”CIRCOLOTTO”
Fede dentro la crisi
0 crisi della fede?
« Dio è morto, Marx è morto, e nemmeno io mi sento molto bene ».
(Woody Alien]
« Se l'uomo non è fatto per Dio, perché solo in Dio trova la propria feilicità? E, se è fatto per Dio, perché è così contrario a Dio? »
(Blaise Pascal)
VENERDÌ' 11 DICEMBRE - ore 20.45
Il ritorno del sacro: nostalgia o utopia? Giovanni Filoramo (Docente Storia
delle Religlonii - Torino).
VENERDÌ' 29 GENNAIO ■ ore 20.45
Dìo e il potere ovvero politica e reiigione - Gianni Baget-Bozzo (Teologo,
politologo).
VENERDÌ' 23 FEBBRAIO - ore 20.45
Dio e la ragione ovvero scienza e reiigione - Costanzo Preve (Docente
Storia e filosofia), Maurizio Pagano (Ricercatore Ist. Filosofia).
VENERDÌ’ 16 APRILE - ore 20.45
Dio e la lotta di classe ovvero marxismo e reiigione - Ambrogio Donini
(Storico delle religioni), Franco Barbero (Sacerdote).
VENERDÌ’ 30 APRILE ■ ore 20.45
Il Rinascimento religioso: Cristianesimo e IsIam - Roberto Scagno (Ricercatore Storia delle Religioni - Torino).
VENERDÌ' 14 MAGGIO - ore 20.45
Dio e l'illusione ovvero psicoanalisi e religione - Claudio Foti (Psicoanaiista).
VENERDÌ” 28 MAGGIO - ore 20.45
Fede cristiana e fede laica: in che cosa credere? - Amos Pignatei li
(Magistrato), Ermanno Genre (Direttore Agape).
1 dibattiti avranno iuogo presso l’Aula Magna Istituto Tecnico « Buniva », via dei Rochis, Pinerolo.
Dio e il rito
« Dio e il rito, ovvero teatro e
religione » è il titolo del primo
dibattito promosso dal Circolotto.
Si terrà venerdì 27 novembre
alle ore 21 nell’aula magna dell’Istituto M. Buniva a Pinerolo
Ad introdurlo sarà il prof. Sisto Dalla Palma.
Ma chi è Sisto Dalla Palma?
Segretario generale della Biennale di Venezia; docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo
all’Università di Pavia; direttore
del settore teatro alla "Scuola superiore di Comunicazioni sociali”,
di Milano; presidente del "Centro
di ricerca per il teatro” di Milano.
Qual è la funzione del rito e del
teatro nella storia della cultura?
E' la domanda a cui cercherà di
rispondere Sisto Dalla Palma, in
La grande e imponente partecipazione alle manifestazioni in favore della pace svoltesi in questi
ultimi mesi nelle più grandi città
europee, è un segno chiaro e tangibile della crescita di un grande
movimento di carattere internazionale, sui temi del disarmo delle grandi potenze, del rifiuto all’installazione dei missili nucleari in Europa e di tutte le altre
questioni riguardanti la pace nel
mondo. Siamo ancora oggi colpiti daH’enorme mobilitazione creatasi per la manifestazione nazionale di Roma; siamo ancora sbalorditi dalla cifra, 500.000 persone, che non credevamo forse più
si riuscisse a mettere assieme in
una manifestazione, dopo le delusioni e lo scoraggiamento politico degli ultimi tempi.
E’ sugli obiettivi, sulle speranze, sulle parole d’ordine che a
Roma, come in altre città, si sono sentiti, che anche a Piossasco
si è formato il comitato per la
pace ed il disarmo. Ci si trova ormai, da alcune settimane, tutti i
lunedì sera presso la Sala Valdese di Via Magenta.
Fino a questo momento le adesioni ufficiali sono quelle della
GIOC, della comunità valdese,
della comunità cristiana di base,
della Sinistra Indipendente, del
P.C.I., degli obiettori di coscienza. Sicuri comunque del fatto
che non basta partecipare alle
manifestazioni, i componenti del
comitato hanno intenzione di
promuovere alcune iniziative a livello locale:
1) un dibattito cittadino che si
terrà il 23 novembre 1981 presso
il locale Sottochiesa di P.za XX
Settembre, con la partecipazione
dello storico Giorgio Rochat e di
Giuseppe Reburdo come rappresentante del Coordinamento torinese per la pace;
2) alcuni incontri con i ragazzi delle scuole medie, gli insegnanti, ed i genitori;
3) allestire una mostra sull’antimilitarismo, sul disarmo e sulle
spese per gli armamenti, che serva da stimolo per un dibattito
ampio ed approfondito fra tutta
la popolazione.
Queste sono, per ora, le proposte. Ci auguriamo che aumenti la
partecipazione alle riunioni del
comitato, soprattutto quella dei
giovani, che è già comunque numerosa e che si aggiungano le
adesione di gruppi e forze politiche che intendono partecipare
alla costruzione di una pace reale
e duratura.
Il Comitato per la pace
e il disarmo di Piossasco
1® CIRCUITO
« Costruire la pace »
Venerdì 4 dicembre, a
Torre Pellice, ore 20.30,
(Salone di Viale Rimembranza): Conferenza - Dibattito. Interverranno : E.
Genre, direttore di Agape
( « il cristiano tra guerra e
pace»); G. Gos, delTUniversità di Torino («riarmo:
cosa c’è dietro? »).
Introduce : G. Platone.
Ingresso aperto a tutti.
Doni Asilo San Giovanni
SCHEDA
tellettuale cattolico, alTinterno
della questione più generale « Fede dentro la crisi o crisi della
fede? ».
Quella del rito e del teatro è
una condizione alienata, in cui
il soggetto si perde interamente
a se stesso o piuttosto un modo
di essere totale in cui all’uomo è
consentito di rappresentare e
chiarire a se stesso le proprie ansie e i propri problemi, attraverso la capacità espressiva e comunicativa del proprio corpo?
La rivalutazione della condizione rituale e teatrale, operata da
Dalla Palma, comunque la si voglia giudicare, non può essere
semplicisticamente identificata
con il recupero di quella formalistica ritualità religiosa, che è
stata al centro della critica protestante. Il Circolotto
Doni pervenuti nel mese di ottobre 1981
L. 10.000: Visentìni Maria (ospite Asilo); Ritin Jalla, in mem. di Tinette
Bertin, di Letizia Neale Jalla, di Rons
Rivoir Maria; Edda Bounous, in mem.
di Edina e Giovanni Marco Ribet; Reynaud Lea, per la nuova cucina (ospite
Asilo); Chauvie Calvino e Nilda, in
mem. di Lina Malan; N. N., in mem.
di Comba Margherita per la nuova cucina; Bertin Stefano (ospite Asilo);
Unione Femminile di Luserna S. G., in
mem. di Edina Ribet.
L. 15.000: Mina e Ferruccio Signoretti, in mem. della indimenticabile
amica Tinette Bertin.
L. 20.000: Revel Graziella, con riconoscenza; Linette e Nella Buffa Bellion,
in mem. di Alberto Vola; Ritin Jalla,
in mem. di Bounous Giovanni; Gaydou
Emilio; Rons Giovanni, in mem. di Rons
Maria Onorina; Rina Bertin, in mem. di
Tinette Bertin ricordando il 20 ottobre
di mamma; Ernestina Malanot Rellegrin,
in mem. del marito Cesare (Torre Pellice).
L. 25.000: Mariuccia Barbiani, in
mem. di Edina Ribet; Revel Paolo e
Edith, ricordando i loro cari.
L. 30.000: Pro Loco di Rorà; in mem,
del Prof. Atflio Peyrot, la figlia Dora;
Elena, Carlo e Ada Geymonat, con ricor,'scenza.
L. 50.000: Beux Tullio e Alda, ricordando i nostri cari (Torre Pellice);
Gruppo Amici Svizzeri, per ristrutturazione cucina; Prof. Gino Costabel; Coniugi Maurino-Fenouil; Chiesa Francese
di Lucerna (Svizzera); Rivoir Bellora
Maria, in mem. del marito (ospite Asi
lo); Marisa e Ermanno Rivoira, In occasione del loro matrimonio; Nelly e
Guido Gaydou, in mem. di Lina Malan;
Sig.ne L.E.A. dei Peyrot; Mariuccia
Rivoira, in ricordo della Sig.ra Edina
Ribet.
L. 60.000: Rosette Wagnier Scroppo
(Basilea); Sorelle Lina Bonnet e Maria
Buffa, in mem. dei loro cari.
L. 100.000: Dino e Dina Farolfi, per
ristrutturazione cucina (Torino); Irene
Bertot Pastore, per la prima pietra della mia cameretta; Elvina Bellion; Anna
Vasario Albarin, in mem. del marito
Giulio Albarin; Elvina Bellion, in mem.
di Enrica Bellion; N. O., irìcordando una
cara cugina.
L. 200.000: Rita Alimonda, in mem.
di Carlo e Lily Lupo.
L. 250.000: Da Teresa, Rosetta e Luigina (Torre Pellice).
L. 3.050.730: Dono I.C.A. 1981.
Peccato! Ho perso il modulo
ccp e non posso rinnovare...
Non preoccuparti : puoi anche farlo presso 1 responsabili locali ;
Angrogna: Ernesto Malan, tei. 944161
Bobbio Pellice: Franco Taglierò - tei.
91.544.
Luserna S. Giovanni; Dino Gardiol tei. 90.243.
Massello: Edda Tron.
Ferrerò: Fast. Paolo Ribet - tei. 84.88.16.
Pinerolo: Mauro Gardiol - tei. 500.621.
Pomaretto: Luigi Marchetti - tei. 81.084.
Frali: Fast. Bruno Rostagno - tei. 85.19.
Pramollo; Fast. Tom Noffke.
Prarostino: Fast. Cipriano Tourn tei. 500.765.
Rorà: Fast. Sergio Ribet - tei. 9.31.08.
S. Germano Cbisone: Nelly Rostan tei. 5.86.27.
S. Secondo : Fast. Franco Davite - tei.
500.132.
Torre Pellice: Ufficio Tavola Valdese
(al mattino). Libreria Claudiana,
Tipografia Subalpina, sig. Attilio
Bounous (piazza Gianavello) martedì, e venerdì.
Villar Pellice: Farmacia Gay, piazza
Jervis - tei. 93.07.05.
Villar Perosa; Fast. Teofilo Pons tei. 5.13.72.
Villasecca: Fast. Aldo Rutigliano - tei.
84.88.17.
Scegli rabbonamento
che più ti si addice
annuo L. 14.000
semestrale L. 7,500
sostenitore L. 30.000
estero L. 25.000
cumulativo L. 12.000
riservato alle chiese, per almeno 4 abbonam.
Per l’abbonamento 1982
il COSTO REALE è di L. 22.000
8
8
CRONACA DELLE VALLI
27 novembre 1981
CONFERENZA AL LICEO SCIENTIFICO DI PINEROLO
LETTERA
Valdesio e Francesco scambi culturali
Il 2 novembre corrente si è tenuta, presso l'auditorium del liceo scientifico di Pinerolo, la
preannunciata conferenza del
prof. G. Gönnet su Valdesio di
Lione e Francesco di Assisi, conferenza iniziatasi alle ore 11 e
terminata alle ore 12,30 con la
partecipazione di circa 350 alunni del liceo scientifico e di altre
scuole. Dopo un’introduzione sulla situazione storica dell’epoca
da parte dell’organizzatore dell’incontro, prof. Cericola, prende
la parola il prof. Gönnet, che
traccia una succinta panoramica
del movimento valdese dalle origini fino all’adesione alla riforina protestante nel 1532 con il
sinodo di Chanforan. Le motivazioni e caratteristiche fondamentali del movimento riformatore
valdese (laicità, povertà, predicazione itinerante, rivendicazione
della propria libertà di fronte
alle gerarchie ecclesiastiche in
nome dell’autorità della Parola),
la sua diffusione in Europa e i
suoi contatti con i movimenti
pauperistici ed ereticali coevi sono adeguatamente illustrati dall’oratore che passa, poi, a parlare di Francesco di Assisi e del
suo movimento pauperistico, facendo poi dei paralleli tra i due
movimenti e queste due figure
emblematiche di quel periodo
storico che, pur partendo da premesse simili, sono giunti a risultati diametralmente opposti, in
rapporto al diverso atteggiamento nei confronti della gerarchia
ecclesiastica: la disubbidienza di
Valdesio che rivendica, di fronte
al divieto della gerarchia, il diritto di predicare liberamente il
Vangelo, provoca la condanna di
Valdesio e del suo movimento
ritenuti scismatici, mentre l’ubbidienza di Francesco e del suo
movimento portano alla canonizzazione e santificazione di Francesco.
Valdesio, uomo pratico e d’azione, contesta l’autorità della
gerarchia ecclesiastica in nome
dell’autorità della Bibbia che diventa il fondamento e la regola
di vita del movimento valdese;
Francesco, uomo sognatore, ubbidisce, resta fedele alla chiesa
e fonda un nuovo ordine religioso ossequiente verso l’autorità e
la gerarchia ecclesiastica, ordine
riconosciuto nel 1209, cioè 30 anni dopo il Concilio di Roma (1179)
dove una delegazione valdese si
era recata per ottenere, fra l’altro, la dispensa dal divieto di predicare.
Segue all’esposizione fatta dal
prof. Gönnet un dibattito, al quale prendono parte uno studente
del liceo scientifico e il prof. G.
.Merlo dell’Università di Torino.
Il primo obietta che il divieto di
predicazione non esiste più dopo
il Concilio Vaticano II e che il
sognatore Francesco è stato più
coerente di Valdesio e ha inciso
di più sia sulla società, dando
un esempio di un ben caratteristico stile di vita, sia sulla chiesa, perché, operando all’interno
della chiesa e salvaguardandone
l’unità, ha contribuito a far circolare aria nuova negli ambienti
ecclesiastici con la proposta e
l’esempio di nuovi schemi di vita
più aderenti al primo cristianesimo. Valdesio, invece, ha risolto
il problema della chiesa staccandosene e fallendo, così, il suo
scopo.
Il prof. Gönnet replica, facendo presente che il divieto di predicazione sussiste tuttora, anche
se il Concilio Vaticano II ha fatto qualche apertura in merito
alla predicazione da parte di
laici. Resta il fatto che, per po
ter predicare, Valdesio si fece
tradurre parti della Bibbia in
volgare e che, successivamente,
la Chiesa, spaventata dalla diffusione dell’eresia, ordinò di bruciare tutte le bibbie in volgare.
Quanto all’influenza dei fermenti
rinnovatori insiti nel movimento
francescano, resta ben poco, avendo Francesco fondato una « fraternitas » soggetta a precise regole e alla disciplina della Chiesa, mentre Valdesio ha creato
una « societas » di singoli uomini
decisi a vivere, ponendo a base
della loro vita l’Evangelo e mettendo la Bibbia a disposizione
dei fedeli, cioè seminando, con
la centralità della Bibbia, i germi della riforma della chiesa.
Il prof. Merlo lamenta delle
lacune di prospettiva storica
nell’esposizione introduttiva del
prof. Cericola; precisa che il principio della monarchia papale è
già contenuto nel « Dictatus papae » di Gregorio VII con il quale viene rivendicata la superiorità del papato sull’impero e viene
sancito il principio che non è
cattolico chi non è d’accordo
con la chiesa di Roma; afferma
che Francesco è destoricizzato:
in realtà, egli non voleva riformare la chiesa, ma fare un’espe
rienza religiosa. Egli crede nell’eucarestia e nel sacerdote, al
quale riconosce il monopolio nella vita della chiesa, anche se egli
compie il gesto clamoroso di rinuncia all’ordine. Il suo non è
stato un successo, come non lo è
stato quello di Valdesio. Chiede
qualche chiarimento sulle fonti
relative a Valdesio. Il prof. Gönnet, dopo aver precisato che è
diffìcile fare delle sintesi a priori
e che, per evitare il rischio inerente al nozionismo, occorre risalire alle fonti, chiarisce che le
fonti primarie, cioè quelle risalenti al movimento valdese, sono
poche, mentre sono numerose le
fonti secondarie costituite, per la
maggior parte, da documenti desunti da processi dell’inquisizione a carico di seguaci dì Valdesio, da trattati di polemisti cattolici, di scritti di dottori e teologi cattolici contro l’eresia valdese, documenti che vanno valutati per quel che sono, cioè documenti di parte, e vanno perciò
letti con opportuno spirito critico, per scoprire in essi la verità.
Dopo una breve replica del giovane studente al prof. Merlo, il
dibattito si chiude.
Michele Cericola
Gli allievi della Scuola Latina ci scrivono
Cari lettori,
siamo la classe 2* media della
Scuola Latina di Pomaretto e desideriamo, nel corso dell’anno
scolastico 1981-82, darvi ogni tanto qualche notizia della nostra
scuola. A fine settembre abbiamo
ricevuto la visita di 47 amici e
corrispondenti svizzeri di Pratteln (Basilea), i quali sono stati
ospitati da famiglie di ex alunni
e alunni della scuola. Dopo una
breve visita della città di Como
(sabato 26-9-’81) guidati dalla Professoressa Briante, il gruppo è
giunto a Pomaretto, dove lo
aspettava il Comitato degli « Amici della Scuola Latina » che aveva preparato una cena di « benvenuto ». Domenica 27-9-’81: culto in comune nella Chiesa di Pomaretto, con la partecipazione
della Corale. Pranzo-incontro con
il Comitato Sinodale a Torre Pellice. Lunedì 29/9/’81: Gita nei luoghi storici della valle d’Angrogna, Bobbio, visita al Museo di
Torre Pellice, con la classe 2“. Serata al teatro del Convitto di Pomaretto, con la partecipazione
della Corale e della Banda musicale e di un gruppo di ex allievi
DIBATTITO
Ristrutturare il Collegio
Domenica 8 novembre si è tenuta a Torre Pellice un’assemblea dedicata al problema del
Collegio. Nella discussione che
ne è seguita, sono emerse, se non
erro, tre posizioni, così sintetizzabili:
a) chiusura del Collegio, che
nella situazione e nelle condizioni attuali non ha motivo di essere;
b) mantenimento di esso così com’è ora, con richiesta a tutto il protestantesimo italiano di
sostenere quest’opera, dal momento che gli stranieri non sono
più intenzionati a farlo;
c) cessione del Collegio alla
Regione, perché lo utilizzi più o
meno come meglio crede.
Tutte le proposte, è ovvio, sono in sé legittime e possono essere sostenute con qualche argomentazione a loro favore, specie la prima. Personalmente, e
l’ho esposto parzialmente nella
suddetta assemblea, scarterei
tutte le proposte fatte e avanzerei la seguente ipotesi di ristrutturazione del Collegio:
— privatizzazione e chiara ed
esplicita confessionalità dei nostri istituti, il che non esclude
che chiunque possa accedervi,
con la garanzia che le sue idee
religiose, politiche, ecc., saranno
rispettate;
— corpo docente costituito da
professori chiaramente motivati
in senso vocazionale e preparati
sul piano professionale, da reclutare possibilmente nell’ambito
del protestantesimo italiano o
straniero;
— pagamento adeguato degli
stessi, con relative assicurazioni
sociali, o qualora non si potesse
o volesse garantire il trattamento previsto dalle scuole statali, a
parziale compenso, offerta di alloggio gratuito o semi-gratuito
ai professori che ne fossero
sprovvisti e che vengono da lontano (con tutti i locali disponi
bili della Tavola o della Chiesa
di Torre, non dovrebbe essere
diffìcile sopperire a una tale esigenza 0 problema);
— tempo pieno richiesto ai docenti che si impegnano nei nostri istituti e a prestarvi la propria opera per un tempo minimo da determinare;
— riapertura di un convitto
maschile e femminile, in modo
che coloro che vogliono mandare
i loro figli a studiare al Collegio
e risiedano lontano abbiano a
disposizione un posto che li possa ospitare per tutta la durata
degli studi; è questo, tra l’altro,
il solo modo di coinvolgere tutto
il protestantesimo italiano nella
gestione, nel mantenimento e
nella fruibilità di un « servizio »
che diventerebbe così di tutti;
— pagamento di una retta
uguale e unica per tutti per il
Collegio e il convitto, da determinare in base ai costi reali di
gestione, in modo da essere, se
non in attivo, per lo meno in
pareggio con il bilancio e le spese che una tale attività e un tale
servizio comporta. Una scuola
privata infatti non può adottare
il criterio della gratuità (questo
può farlo solo lo Stato, che però i soldi necessari a tali servizi sociali li racimola poi attraverso le tasse, imposte, ecc., e
quindi facendoli gravare indirettamente su tutta la collettività!),
anche perché, come l’esperienza
ormai chiaramente ha dimostrato, le comunità valdesi non hanno la volontà o le possibilità
economiche di sobbarcasi un
tale onere. Per coloro che sprovvisti di risorse economiche-fìnanziarie ma meritevoli e motivati
allo studio non possono pagare
la retta prevista e stabilita, si
possono dare borse di studio
adeguate, rinnovabili di anno in
anno in base ai risultati scolastici conseguiti;
— il Collegio poi sul piano di
dattico potrebbe essere strutturato su vari livelli o indirizzi
(linguistico - umanistico - scientìfico - di scienze umane, sociali
ed economiche, ecc.), in modo
da fornire un modello e svolgere
un ruolo di scuola d’avanguardia;
— recupero di tutte le strutture sportive che il convitto-collegio già a suo tempo possedeva
(piscina, campo di calcio, di pallavolo, di basket, ecc.);
— utilizzazione dei nostri docenti universitari (Miegge, Rochat, Mottura, Spini, Gönnet, eccetera) nonché di docenti di università straniere (tedesche, inglesi, ecc.), per conferenze, dibattiti, attività seminariali, di ricerca
e di approfondimento nei diversi rami e settori del sapere e
della cultura, onde avere e consentire un più stretto legame,
contatto e scambio culturale tra
scuola superiore e università,
utile a studenti e professori, nonché un polo culturale altamente
qualificato da servire come punto di riferimento non solo per le
popolazioni delle Valli, ma per
tutto il protestantesimo italiano.
Sono certo che muovendosi in
questa direzione e prospettiva, il
Collegio può diventare nel giro
di pochi anni la punta di diamante dell’istruzione secondaria
protestante italiana. Ma perché
questo avvenga, è necessario innanzitutto crederci e, se non si
vuole chiudere il Collegio, affidare lo studio e l’approfondimento
nei dettagli di questa (o altre)
ipotesi a coloro che già operano
nella scuola. A tal fine, la Tavola
potrebbe convocare o istituire
una commissione di docenti protestanti che operano nelle scuole
superiori o nelle Università per
sentire il loro parere in merito
ed elaborare dei progetti operativi perché il Collegio continui
la sua opera educativa.
Arturo A. Cericola
che hanno ballato la courenta.
Martedì 30/9/’81: Partenza per
Torino, visita del Museo Egizio,
del Palazzo reale e della sede della Provincia, con la classe 1“. Pranzo offerto dall’Amministrazione Provinciale. Nel
dopopranzo ritorno alla Scuola
Latina, dove gli allievi e gli insegnanti avevano preparato giochi
aU’aperto e una buona merenda.
Cena presso il Convitto di Villar
Perosa e incontro con alcuni
membri della Comunità. Serata
di giochi a cura degli ex allievi.
Mercoledì 31/9/’81. Partenza per
la Valle Germanasca e visita dei
suoi luoghi storici, assieme agli
alunni della classe 3". Tappa a
Rodoretto. Giovedì mattina 1° ottobre: ci siamo riuniti tutti intorno al pullman: allievi, insegnanti
e genitori, per rimanere ancora
insieme e stringere la mano ai
nostri amici che partivano. Commento: a noi alunni della Scuola
Latina rincontro con gli svizzeri
è piaciuto molto, perché abbiamo potuto fare amicizia con altri
ragazzi, nonostante ci fosse la
difficoltà di comunicazione a
causa della lingua. Nella giornata
di martedì, infatti, attraverso i
giochi svolti nel cortile della
scuola, abbiamo potuto divertirci
insieme e conoscerci meglio. Abbiamo anche « collaudato » il nostro francese e cercato di imparare nuovi vocaboli! Speriamo
che questi scambi con ragazzi
stranieri della nostra età continuino, perché sono belli e utili.
Inoltre, ogni volta che vengono a
trovarci dei gruppi, siamo anche contenti di conoscere di persona coloro che sostengono le
nostre scuole.
Gli allievi della 2‘ Media
PINEROLO
Università
della terza età
In occasione dell’anno dell’anziano, apre i suoi battenti a Pi
nerolo l’Università della terza
età. L’iniziativa è promossa dal
Lions Club; chiunque può frequentare i corsi purché abbia compiuto i trent’anni, non è richiesto alcun titolo di studio. La quota da versare è di L. 10.000, tutto
compreso; le lezioni hanno cadenza quindicinale e sono seguite
da una discussione in gruppo.
Numerose e interessanti le materie: chimica, letteratura italiana e latina, storia di Pinerolo,
storia della Resistenza, medicina e altre; ciascuno sceglierà gli
argomenti che gli sono più congeniali. Speriamo che le persone
anziane e di mezza età accorrano
in buon numero e che ritrovarsi
studenti sia per molti un’occasione di evadere dal proprio guscio per scoprire interessi e
amicizie nuove; auguriamoci anche che trovino ad aspettarli un
ambiente aperto, cordiale, dove
tutti indistintamente vengono
messi a loro agio e incoraggiati.
Le iscrizioni si raccolgono presso Palazzo Vittone, P.za Vittorio
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27 novembre 1981
CRONACA DELLE VALLI
POMARETTO: UN’INTERESSANTE INIZIATIVA
Cent'anni di cultura nelle
valli e di lavoro in miniera
Dal 5 all’8 dicembre, sotto l’egida del Comune e della Pro Pomaretto si terrà in collaborazione con la Società di Studi Vaidesi una serie di manifestazioni
e mostre dal titolo: « Cent’anni
di cultura nelle Valli e di lavoro
in miniera » (vedi programma
a pagina 6). Il perché di questo
abbinamento fra la ricerca condotta tramite i suoi bollettini
dalla Società e la mostra sul lavoro in miniera, ce lo spiega
Daniele Tron, obiettore di coscienza in servizio presso la Società di Studi Valdesi.
« In questi ultimi anni alla ricerca condotta dagli storici che
sono da, sempre l’ossatura della
Società, si è venuta ad affiancare
un’altra esigenza, quella di ricercare testimonianze di periodi storici abbastanza vicini a noi, ma
non sufficientemente documentati o che nel giro di pochi decenni rischiano di non essere più
documentabili. A queste ricerche
si stanno dedicando con molto
impegno persone che non fanno
gli storici di professione, ma che
sono ancora in grado o per esperienza personale o per conoscenza, di documentare aspetti di
questo passato ancora prossimo ».
« L’occasione di cogliere questa possibilità di abbinamento è
venuta fuori dal dibattito svoltosi all’interno di alcune commissioni comunali — ci spiega il
Sig. Botto — che si ponevano
l’obiettivo di dar vita ad interventi culturali che coinvolgessero la popolazione. Si è così visto che le due mostre potevano
bene essere compresenti, sapendo inoltre che in Valle oltre che
a Pomaretto vi sono molti oggetti, fotografìe ed altra documentazione che riguarda il lavoro in miniera. Invitiamo caldamente la popolazione a volerle
mettere a disposizione per questa manifestazione ».
« Per questo — aggiunge l’assessore Ribet — contiamo sulla
collaborazione di minatori ed ex
minatori che, dai contatti sinora
avuti si sono dimostrati disponibili. Contiamo fra l’altro di poter presentare un breve film girato anni or sono in miniera, e
ancora di avere la presentazione
in anteprima del libro ’’Come
vivevano - Pinerolo, Val Germanasca, Val Chisone 1880-1920” che
la Claudiana lancerà come strenna natalizia, e che dedica alla miniera un certo spazio. Questa
presentazione verrà fatta dal
gruppo di ricercatori valligiani
che hanno collaborato alla stesura del libro. A questo si aggiunge la ricerca che gli alunni delle
scuole elementari hanno svolto
in questi anni sul tema specifico
della miniera ed una serata di
canti popolari delle nostre valli».
Venendo ora alla parte conclusiva della serie di manifestazioni, vi sarà martedì pomeriggio a
fianco delle mostre, un incontro
centrato sulle testimonianze, con
particolare riferimento alle tecniche di estrazione, alle condizioni di lavoro, alle implicazioni che
ciò ha avuto sulla popolazione
valligiana; tutte informazioni che
rischiano di non essere più conosciute dalle nuove generazioni.
Raimondo Genre, coordinatore
designato per questo aspetto, si è
già messo all’opera. «Dai contatti avuti — ci dice — si intravede che le cose che potrebbero
essere dette e gli argomenti da
trattare necessiterebbero di più
tempo di quanto si è potuto riservare, quindi si sta già pensando con un gruppo di ricerca, di
continuare anche oltre la manifestazione la raccolta di queste
testimonianze ».
Ed infine, un’ultima informazione . L’organizzazione logistica
e la preparazione dei pannelli,
delle bacheche e dei tavoli di
esposizione sarà curata dalla Pro
Loco in collaborazione con i
membri delle commissioni e con
la scuola.
A. Longo
ANGROGNA
gli isolati
« Tra venticinque anni, o forse meno, molto meno, qui chi ci
abiterà ancora? ». Una domanda, forse un po’ ingenua, fatta a
un giovanotto che il sabato e
la domenica viene a trovare, in
questa isolata borgata d’Angrogna, gli anziani genitori.
Risposta: « nessuno ». E poi
indica altre borgate in cui tra
qualche anno, a viste umane, non
ci sarà più anima viva. « Bisogna proprio stare bene di salute altrimenti l’isolamento, già
triste di per sé, si trasforma in
tragedia ».
Conosciamo tutti queste situazioni di solitudine, di isolamento geografico, cosi frequenti nelle nostre Valli. Ma è un discorso che non può essere scontato.
Ad entrare nel vivo di queste situazioni, seppure molto parzialmente, ci hanno provato dei gio
Protestantesimo
in TV
Lunedì 30 novembre
II rete
DISCUTIAMO DI PACE
Conferenza stampa condotta da Giorgio Girardet con
la partecipazione di Paolo
Naso (segretario FGEI) e
Paolo Ricca (della Facoltà
Valdese di Teologia).
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Organizzato dalla Corale ed inserito nel programma di manifestazioni per i 175 anni del nostro tempio, ha avuto luogo domenica pomeriggio l’annunciato
concerto del gruppo « Milanollo »
di Savigliano.
Questo coro di voci bianche
composto da una cinquantina di
elementi e diretto con competenza dal prof. Sergio Chiarlo, ha
fatto trascorrere ai presenti, che
gremivano il tempio, due ore di
gioia canora in un’atmosfera di
profonda commozione.
I calorosi e prolungati applausi hanno dimostrato quanto il
pubblico abbia apprezzato la
bravura e l’impegno di questo
complesso.
• Domenica prossima, 29 c.m.
avrà luogo nel tempio un culto
di ringraziamento a cui farà seguito un’agape fraterna nella Sala Albarin. Tutti i pastori ex titolari della chiesa di Luserna S.
Giovanni sono stati invitati.
Dopo il pranzo vi saranno alcuni messaggi ed il pastore Bellion parlerà sulla storia del nostro tempio attraverso interessanti ricerche fatte nell’archivio
parrocchiale.
Chi desidera prendere parte
all’agape si prenoti presso il pastore al più presto, in modo che
gli organizzatori possano provvedere per tempo al necessario.
TORRE PELLICE
• La Società delle Missioni sta
preparando il tradizionale bazar,
che si terrà alla Foresteria domenica 6 dicembre alle ore 15.
Martedì 1” dicembre agli Appiotti alle ore 14,45 si terrà la riunione della Società.
Al bazar tutti sono calorosamente invitati.
• Sabato 28 novembre il Gruppo Evangelizzazione si riunisce
per valutare il lavoro svolto durante l’anno; particolare spazio
avrà la relazione sulla Giornata
dell’Eco delle Valli che si è tenuta in agosto con un buon successo. Tutti i collaboratori sono
invitati a trovarsi alla Casa
Unionista alle ore 21.
• Si sono uniti in matrimonio
Ivan Bleynat e Franca Beltrame.
Alla nuova famiglia la comunità
esprime l’augurio di una vita serena benedetta dal Signore.
ANGROGNA
I CIRCUITO
H A questo numero hanno collarato: Mario Cignoni, Giovanni Conte, Bruno Costabei,
Franco Davite, Dino Gardiol,
Gcsuina Grassi, Nino Gullotta, Luigi Marchetti, Antonio
Montcggia, Edi Morini, Italo
Pons, Giorgio Resini, Francesca Spano, Franco Taglierò.
vani (pochi per la verità) di Angrogna, domenica scorsa visitando alcuni nuclei isolati. E così,
ancora una volta, ci si è resi
direttamente conto della dispersione in cui vivono molte famiglie della nostra Valle. E ci si è
anche resi conto del compito
enorme che spetta alla comunità
cristiana nel collegare, animare,
informare la vasta diaspora dei
credenti. Accanto alla gioia dell’incontro emerge così un senso
di amarezza per quello che non
si è fatto e per quello che non
si potrà fare. Una quindicina di
riunioni quartierali al mese non
bastano, insieme ai culti domenicali, a collegare tutta la comunità. Certo bisognerebbe prima
della riunione battere, per cosi
dire, a tappeto tutto il quartiere
per ricordare rincontro serale.
Ma anche questa antica regola
non è sempre rispettata poiché
gli impegni sono diversi e spesso, giustamente, travalicano i
confini della chiesa locale. Il problema delle visite agli isolati,
agli anziani, agli ammalati è destinato dunque a rimanere irrisolto? A livello pastorale sembra proprio di sì (ma qui bisognerebbe valutare situazione per
situazione poiché ogni comunità ha caratteristiche proprie). Diversa invece potrebbe essere la
situazione se tutta la comunità
si sentisse responsabilizzata anche in questo settore. Sicuramente è un problema di organizzazione ecclesiastica. Intanto,
prima di rassegnarci, prendiamo atto che le visite di attivi
gruppi ecclesiastici alla nostra
gente fanno piacere. Non è un
iavoro appariscente. Ma è un lavoro importante se è vero che
vogliamo, sempre e di nuovo, il
collegamento dei credenti intorno al messaggio evangelico.
G. P.
POMARETTO
Queste le prossime riunioni
quartierali :
Mercoledì, 9 dicembre p. v. alle
ore 20 al dot Inverso.
Giovedì lo dicembre p. v. alle
ore 20,30 ai Maurini.
Sabato 28 novembre alle ore
20,30 nella sala del Teatro Valdese di Pomaretto: riunione sul
tema « Quale futuro per la Scuola Latina di Pomaretto ». Data
l’importanza dell’argomento che
verrà trattato, tutti sono cordialmente invitati a partecipare. E’
un argomento che non interessa
solo i genitori degli allievi ma
tutta la comunità.
• La comunità è vicina alla
nostra sorella Santina Bleynat
per la morte del fratello Millesimo Michele, deceduto nella sua
abitazione in Castelnuovo di Rinasca all’età di anni 81. Il Millesimo era simpatizzante ed amico
della nostra comunità tutta. Lo
ricordiamo sempre presente alla
nostra festa del 17 Febbraio. I
coniugi Bleynat hanno voluto ricordare il cognato e nostro amico offrendo in sua memoria la
somma di L. 50.000 a favore dell’Ospedale Valdese di Pomaretto.
SAN SECONDO
Il 17 novembre è stato seppellito nel cimitero di S. Secondo il
fratello Igino Pastore. Era originario della comunità metodista
di Bassignana e risiedeva a S.
Secondo da diversi anni anche se
pochi lo conoscevano perché le
sue condizioni di salute non gli
permettevano di uscire dal suo
appartamentino.
• Il concistoro s’incontra sabato 28 alle ore 20 al Presbiterio ;
i monitori, stesso giorno, alle
16,30.
• Il gruppo FGEI del PrassuitVerné terrà alcune riunioni di
quartiere presentando il proprio
programma: questa settimana al
Serre e Buonanotte. La prossima
settimana, dal 30 al 3.12, al Baussang, Martel, Prassuit-Verné,
Odin-Bertot. Tutte le riunioni
iniziano alle ore 20.
SAN GERMANO
I corsi di catechismo del III e
IV anno, oltre a comprendere il
programma di catechismo in senso stretto sono quest’anno anche l’occasione per discutere su
di un questionario della CEvAA
su « l’Evangelo nella vita quotidiana » e per esaminare vari capitoli della Storia Valdese di
Giorgio Tourn.
• Nel primo giro di riunioni
quartierali abbiamo esaminato
il documento BMV sul battesimo.
Esso è risultato utile per un approfondimento della nostra riflessione sul significato di questo
segno di gioioso «arruolamento»
datoci dal Signore. La posizione
della Chiesa Battista è apparsa
ai partecipanti ricca di spunti di
fede assai vivi ma difficile da
inserire tale e quale in un discorso che vada oltre la sempre possibile ed auspicabile collaborazione. In particolare va chiarita la
posizione battista non solo riguardo al riconoscimento di battesimi celebrati con modalità
diverse in chiese diverse ma anche e soprattutto al pieno riconoscimento di membri di chiesa
nei confronti di credenti provenienti da altre chiese evangeliche.
Nel secondo giro di riunioni
stiamo soffermandoci sul significato della adesione della Chiesa
Valdese alla CEvAA e sull’impegno che questo significa per noi
tutti.
• Abbiamo ricevuto alcune domande di iscrizione nella lista
dei membri elettori. Ricordiamo
che chi desidera farsi ancora
iscrivere deve affrettarsi. Alla fine del mese di dicembre le liste
verranno chiuse.
Ci permettiamo di ricordare
che i membri elettori sono tenuti (non solo dal regolamento!)
a frequentare regolarmente i culti, versare una contribuzione a
sostegno del lavoro di tutti e seguire le varie riunioni, assemblee ed attività della loro comunità. A questo punto tutti dovrebbero essere membri elettori. D’altra parte è bene che chi
già lo è tenga conto degli impegni che ha assunto.
• Ringraziamo chi ci ha fatto
pervenire una generosa offerta
« per la famiglia africana della
Signorina Graziella Jalla ». Come
sapete la Signorina Jalla è ormai
tornata da vari anni in Africa e
cerca di seguire le famiglie delle sue figlie adottive; le condizioni dello Zambia sono quelle di
molti altri paesi africani: estremamente difficili. Le offerte che
ci perverranno saranno ricevute
con riconoscenza per poter inviare dei pacchi di indumenti ecc.
a quanti hanno spesso difficoltà
a procurarsi anche ciò che per
noi è più corrente.
• È tempo di rinnovo degli abbonamenti all’Eco ed all’Amico
dei Fanciulli. Non dimentichiamo, inoltre, che i conti si chiudono a fine dicembre e che è necessario fare un ultimo sforzo perché questi tornino.
• Il fratello Morbo ci ha scritto da Nasiriyah (Irak), dove lavora, inviando i migliori auguri
« alle sorelle ed ai fratelli della
comunità sangermanese, a cui ho
avuto la gioia di appartenere »
per il lavoro che ci sta davanti.
Pensiamo con affetto a questo
fratello che non ci dimentica e
ci auguriamo di rivederlo verso
Natale.
Un saluto anche a Claudio Richiardoiie che è andato a raggiungere il fratello negli Stati
LTniti, per alcune settimane.
Ministeri
evangelistici
Il Consiglio, nell’ultima seduta,
ha tra le altre cose dibattuto la
decisione dell’assemblea in cui si
richiedeva di organizzare « una
serie di incontri-studi biblici finalizzati alla preparazione dei
ministeri evangelistici, richiesti
dall’ultimo Sinodo ». Questo problema era già stato, in precedenza, dibattuto negli incontri
pastorali del mercoledì, mattina
a Luserna San Giovanni. Ora si
sta lavorando per far partire la
iniziativa. Il primo appuntamento, allargato a tutti gli interessati, si terrà a Torre Pellice venerdì 18 dicembre alle ore 20,30 e
seguirà cadenza mensile. Il programma prevede lo studio approfondito di un testo biblico finalizzato alla predicazione.
Daremo a suo tempo maggiori
indicazioni; nel frattempo le comunità sono invitate a individuare le persone che intendono iniziare un corso di analisi biblica
in vista dell’annuncio evangelico.
RINGRAZIAMENTO
« Nel tornare a me e nel tenervi
in riposo starà la vostra salvezza »
(Isaia 30: 15)
Il marito Paolo Bonjour. commosso
per la dimostrazione di affetto dimostrata per la cara moglie
Matilde Gay
nelTimpossibilità di farlo personalmente, ringrazia tutti coloro che nella triste circostanza hanno partecipato al
suo dolore, in particolar modo ringrazia i vicini di casa e i parenti per
l’aiuto e il conforto dato.
Prarostino. 14 novembre 1981
COMUNITÀ' MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8
dalle ore 14 della viglila del giorno festivo infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
l'OSPEDALE MAURIZI ANO - Luserna San Giovanni - Tei. 90884.
Nella notte del giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso rOSPEDALE VALDESE - Torre Pellice ■ Tel. 939433.
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909031.
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A Torre Pellice: martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Prati,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto.
AUTOAMBULANZA
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Croce Rossa • Torre Pellice
Telet. 91.288.
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Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
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SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedì ore B,
dalle ore 14 della vigilia dal
giorni festivi alle ore 8 dei giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
Il recapito del servizio è pressa
la CROCE VERDE di Perosa Argentina ■ Tel. 81.000.
GUARDIA FARMACEUTICA
festiva e notturna
DOMENICA 29 NOVEMBRE
Perosa Argentina
FARMACIA CASOLATI - Via Umberto I - Tel. 81205.
AUTOAMBULANZA
Croce Verde Pinerolo - Tel. 22664
Croce Verde Porte - Tel. 201454
Croce Verde Perosa ■ Tel. 81000
10
T
27 novembre 1981
10.
CONVEGNO ORGANIZZATO DA "TESTIMONIANZE” INTERVENTO E INTERVISTA DI GARAUDY
Un crocevia di speranze n futuro dell’Europa
Sul tema della pace e del disarmo si sono alternati alla tribuna di un
appassionato convegno politici, teologi, vecchi e nuovi pacifisti
Un crocevia di culture, di storie, di politiche, di speranze: così direi se dovessi definire il
convegno organizzato a Firenze
dalla rivista Testimonianze sul
tema della pace e del disarmo.
Alla presenza di un pubblico appassionato ed attento che rappresentava tutte le componenti
che caratterizzano il movimento
per la pace oggi, si sono presentati alla tribuna del convegno
politici, teologi, non violenti, lottatori per la pace di antica tradizione o di recente impegno, a
dire la propria idea sui pericoli
di guerra oggi non più occultabili, sullo stato del movimento,
sulle prospettive politiche di una
lotta per la pace oggi.
Relazione Balduccì
Il convegno è stato introdotto
da una relazione di Ernesto Balducci che ha tracciato le linee di
« una possibile utopia capace di
apprendere le astuzie della politica e di una politica in grado
di assumere il rischio dell’utopia ». Siamo di fronte ad una
vera e propria « mutazione antropologica »; la questione eterna
della guerra e della pace raggiunge, con l’era nucleare, uno stadio completamente nuovo, e non
può più essere affrontata con le
categorie ereditate dal passato.
« Tre sono le verità sancite da
Hiroshima — ha detto Balducci
— la prima è che il genere umano ha ormai un destino unico
di vita o di morte. La seconda
è che l’imperativo morale della
pace, ritenuto da sempre come
un ideale necessario anche se
irrealizzabile, è arrivato a coincidere con l’istinto di conservazione. La terza è che la guerra
è uscita per sempre dalla sfera
della razionalità ». È indispensabile allora lavorare per un diverso rapporto con la natura, per
una nuova ricomposizione della
soggettività umana, che ci porti
alla definizione di « un uomo
planetario, i cui interessi coincidano con quelli del genere umano ».
sibili esiti positivi). Bisogna uscire da questa situazione attraverso altre strade attraverso la politica e quella grande arma che
spesso dimentichiamo: la democrazia. È necessario, allora, facendo tesoro dell’esperienza polacca, lavorare per un’unità dei
popoli dell’est e dell’ovest, verso
una prospettiva di neutralismo
europeo che si ponga come terzo polo, senza interessi di dominio, nei confronti del Terzo Mondo per un suo sviluppo nella libertà e nell’indipendenza.
La Rossanda ha cercato di affrontare il problema con un taglio più storico, ricordando come negli ultimi 30 anni il mondo
sia stato pieno di guerre, delle
quali ci siamo spesso preoccupati troppo poco perché erano lontane dall’Europa.
I nuovi pericoli di guerra che
incombono su di noi — ha proseguito — derivano da un processo di disaggregazione di entrambi i blocchi USA e URSS al loro
interno, che si può far risalire
verso il ’68. Da una parte il Vietnam, i movimenti di liberazione,
i confiitti economici tra capitale
americano, europeo, giapponese;
dall’altra la Cecoslovacchia, la
Polonia, TAfghanistan, le gravi
difficoltà economiche interne. Allora il problema resta quello di
vedere come è possibile far avanzare questa disaggregazione che
produce libertà, anche se non
senza contraddizioni, per i popoli
più deboli, senza che questo ci
cada in testa, per esempio con i
progetti di guerra di teatro in
Europa. In definitiva, se è vero
e giusto che il movimento per la
pace non vuole uomini da distruggere, deve ricordarsi che
avversari da battere politicamente ne restano molti.
r--------------------------------------\
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Ciesch, Niso De
Michelis, Giorgio GardioI, Marcela Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Marco Rostan
Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
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intestato a « L'Eco delle Valli La Luce >,
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Abbonamenti 1982 (decorrenza 1°
genn. e 1” luglio): annuo 14.000 semestrale 7.500 - estero annuo
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Cambio di indirizzo L. 200.
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41x40) L. 7.000 più I.V.A.
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220 - doni 80 - economici 150 per
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Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
« La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176 , 25 marzo 1960.
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
V__________________________________
No ai missili
Molti gli interventi circa la natura ed i possibili sviluppi del
movimento per la pace: Achille
Ardigò ha ricordato che questo
movimento riapre una comunica
zione tra generazioni (tra i più
giovani ed i più vecchi presenti
a questo convegno c’erano più di
sessant’anni di differenza) ed occorre farlo crescere senza troppa fretta perché la sua struttura
è ancora fragile. Si tratta di un
filo delicato che dimostra però
come sotto le ceneri del riflusso nei giovani non tutto fosse
spento (Cesare Luporini). Siarno
di fronte ad un nuovo internazionalismo che va oltre i movimenti
storici della pace ed oltre i momenti istituzionali dei partiti e
degli stati, ha detto Marco Boato.
Da molti è stato chiesto il ritiro della decisione di installare
i missili a Comiso, da Lucio
Lombardo Radice a Raniero La
Valle, che ha invitato i governanti italiani a fare le vacanze nel
paese che la Nato ci assegna
come nemico eventualmente da
distruggere, l’Ungheria, per vedere i volti di quegli uomini e
quelle donne che dovremmo annientare.
Paolo Ricca ha ricordato, a
proposito dei vari discorsi sull’equilibrio, che la pace non si
può costruire senza rischiare,
senza fare il primo passo. Ed
ha ricordato anche la necessità
della resistenza nel tempo di
questo movimento per la pace,
perché non c’è niente di più logorante del lavoro per la pace.
« Seminare molto per raccogliere
poco, ci insegna l’Evangelo. Ma
quel poco che si raccoglie riscatta la grande fatica della semina ».
Ma ancora molti sono stati gli
interventi, di personalità tra le
più consistenti della sinistra e
della cultura cattolica, da Carlo
Cassola a Gozzini, a Zangheri,
a Valdo Spini, a Covatta, a Chiavacci, Bassanini, Pinna, Granelli,
che hanno parlato in modo non
rituale e spesso coraggioso. L’unico neo forse di questo coftvegno
è stato la mancanza di interventi
delle donne e dei giovani, rinati
alla politica in queste settimane
ed in questi mesi.
ROMA — È intervenuto al recente Colloquio internazionale
su « Le comuni radici cristiane
delle nazioni europee » il filosofo
marxista francese Roger Garaudy con una relazione su « Il
marxismo, il cristianesimo e
l’Europa ». Parlando sul dialogo tra cristianesimo e marxismo
— riferisce l’agenzia di stampa
ADISTA — Garaudy ha affermato che esso « non può chiudersi
entro i confini di uno stretto dialogo a due, rischiando di diventare provinciale in un’epoca in
cui tutte le questioni si pongono su scala planetaria ». La crisi
del marxismo e del cristianesimo sono infatti, per Garaudy,
prodotti dalla ¡< cultura occidentale nella quale si esprimono e
che li soffoca ». Inoltre « il dialogo non sarà fruttuoso finché non
si cesserà di opporre un cristianesimo ’’come dovrebbe essere”
ad un socialismo ’’come è” e viceversa ». È dunque necessario
« purificare il terreno dai settarismi marxisti e dagli integrismi
cristiani », perché « identificano
la loro dottrina ovvero la loro
fede con quella cultura e quelle
strutture mediante le quali si sono espresse nel passato ».
In particolare, a proposito dei
limiti storici della concezione
marxista del socialismo e della
rivoluzione, Garaudy ha sottolineato che uno di questi è « l’eredità del XVIII secolo, del suo
credere nel ’’progresso”, un progresso strettamente tecnico, economico e umano, e della sua negazione di ogni trascendenza. Se
si tiene conto anche del fatto
che in questa Europa regnava lo
spirito della « Santa Alleanza »
che utilizzava la religione per
combattere ciecamente ogni movimento liberale (e maggiormente quelli socialisti), si comprende come Marx abbia potuto considerare, non a torto, che ”la religione è l’oppio dei popoli” ».
Nel corso del Colloquio ADISTA ha posto due domande al
prof. Garaudy.
leone e all’epoca di Hitler, due
precedenti dittatoriali. Ma non è
mai esistita un’Europa. Abbiamo
creato una serie di miti: quello
del miracolo greco, quello del
miracolo ebreo. Ma in nessuno
dei due casi si può parlare di
miracolo. Il giudaismo sarebbe
stato incomprensibile al di fuori
dell’unione delle culture, dalla
Mesopotamia all’Egitto. E il miracolo greco sarebbe incomprensibile senza le culture dell’Egitto, della Mesopotamia e dell’India. Di conseguenza è stato un
punto di fusione, di sintesi tra
differenti culture. Non c’è dunque nessun miracolo. E credo
che abbiamo fondato il mito dell’Europa intorno a questi due
presunti miracoli. Allora non vedo alcun avvenire per l’Europa
se non è capace di uscire dai suoi
limiti e di prendere coscienza che
è stata la più grande criminale
della storia (in particolare dopo
il Rinascimento) con il genocidio
degli indiani d’America, con la
tratta degli schiavi negri d’Africa, con la guerra dell’oppio in
Asia, con il colonialismo, e oggi,
con le multinazionali che hanno
preso il posto degli stati colonialisti. Altrimenti, secondo me, è il
declino definitivo dell’Europa ».
Aldo Ferrerò
— Come vede lei il futuro dell’Europa?
— Non vedo un futuro per
l’Europa. Prima di tutto perché
l’Europa non ha un passato.
L’Europa è un mito, non è mai
stata una realtà. Salvo forse per
poco tempo all’epoca di Napo
— Allora lei vede come una
utopia la speranza del Papa, esplicitata con questo convegno,
sul futuro dell’Europa unita a
partire dalle sue radici cristiane?
— No, io comprendo le preoccupazioni del papa. Il papa che
proviene dall’esperienza polacca,
cioè di un paese cattolico che si
trova con le sue frontiere dell’Est con un paese ortodosso, e
con quelle dell’Ovest con un paese protestante. Ha provato a conservare il cristianesimo come un
fermento di unità di questa Europa. Ma storicamente non è così. Precisamente le grandi rotture che sono avvenute nel cristianesimo con il grande scisma e
con la riforma protestante, sono
state possibili solo perché si è
voluto fare del cristianesimo un
fenomeno mediterraneo e grecolatino, e di conseguenza si è eliminato tutto ciò che era dell’Oriente (e non solo quello europeo), dell’Europa del Nord e
dell’Islam presente in tutta la
costa sud del Mediterraneo.
Lombardi e Rossanda
Questo l’ampio respiro della
relazione introduttiva, a cui è
seguito un dibattito molto ricco
ed impegnato. Particolarmente
ascoltato l’intervento deciso e
sofferto di Riccardo Lombardi,
che ha parlato di una lotta per
il disarmo che deve puntare in
alto, non fidarsi troppo delle trattative (da lui ritenute senza pos
Riforma votata
AMNESTY INTERNATIONAL
(segue da pag. 1)
Due elementi
positivi
Di fronte a questa legge di riforma, che presenta un indubbio
interesse per la sua organicità e
per gli elementi di novità che introduce, è certo necessario mantenere un giudizio riservato e
prudente: molte recenti riforme,
apprezzabili sulla carta — vedi
riforma carceraria, equo canone,
ecc. — nell’impatto con la realtà
del nostro mondo italiano hanno
dato ben scarsi risultati o per
scarsa volontà politica di farle
funzionare o per situazioni obiettive che il solo testo di legge non
è riuscito a superare. Con questa
riserva, credo che comunque si
possa esprimere un giudizio positivo su questa riforma che si
può riassumere sostanzialmente
in due punti fondamentali.
Innanzitutto il riservare la
sanzione penale per i casi più
gravi, restituendo alla sanzione
di carattere amministrativo, più
lieve, fatti di scarsa rilevanza sociale, pare una soluzione saggia
perché fa sperare che questo
consenta al giudice penale di
concentrare la sua attività sulla
grossa criminalità che oggi affligge il nostro paese, la criminalità terroristica, la criminalità
mafiosa, ma anche quella che
definirei la criminalità politica
e cioè la violazione della legge
penale da parte di persone che
hanno posizioni di potere e responsabilità, che sono insomrna
le autorità di cui parla la Scrittura nel cap. 13 della lettera ai
Romani.
Il secondo punto che induce a
un giudizio positivo su questa
legge è il fatto che la possibilità
di mutare la pena tradizionale
nelle pene alternative avvicina
sempre di più Io strumento della
pena a quella funzione che la Costituzione ha scelto per la pena e
cioè la funzione rieducativa, la
funzione di recupero sociale di
colui che viola la legge penale.
E' infatti evidente che le pene
sostituitive di cui abbiamo parlato consentono di mantenere il
soggetto nella sua realtà ambientale di lavoro, di studio, di famiglia, ecc. e questo dà alla pena
il carattere appunto rieducativo,
che secondo la Costituzione dovrebbe caratterizzare tutte le
pene.
Al di là di questo giudizio so
stanzialmente positivo, ciò che
ora dobbiamo augurarci è che
l’impatto con la realtà non tradisca questa speranza. Per questo è necessario l’impegno di tutti, non soltanto degli operatori
pubblici, ma anche dei cittadini,
della loro vigilanza democratica,
perché una linea di questo genere che in fondo rappresenta una
svolta di civiltà nel nostro ordinamento, non cada poi nel nulla
ma si traduca effettivamente in
un’azione pratica che corrisponda alle finalità della legge e ai
principi che l’hanno ispirata.
Il calvario cileno
Franco Becchino
INSERTO
SUL TERREMOTO
Per difficoltà tecniche
dobbiamo rinviare alla
prossima settimana l’inserto annunciato sul Convegno di Vico Equense e
sull’opera della Federazione nelle zone terremotate.
La grossa stampa tace ma con
insospettabili fonti di informazione AMNESTY INTERNATIONAL denuncia le sempre crescenti persecuzioni contro pacifici
cittadini cileni. A 8 anni dal colpo di stato che rovesciò il Governo democratico, TU settembre 1973, i cittadini sospetti di
oppo.siz.ione non violenta rischiano la morte, o la tortura, l’imprigionamènto, l’esilio. AMNESTY
ha rivolto un appello alle autorità cilene per il rilascio imrnediato dei prigionieri per motivi
di opinione, per la cessazione degli omicidi e della tortura da
parte delle forze di sicurezza.
Purtroppo la nuova Costituzione, entrata in vigore nello scorso marzo, dà alle autorità ampi
poteri per limitare le libertà individuali. I melodi di tortura
praticamente usati — in un paese
che pur si proclama civile e cattolico — comprendono scosse
elettriche nelle parti più sensibili
del corpo, applicate dopo aver
legalo il prigioniero ad un letto
di ferro bagnato; altro (e ce ne
sono tanti!) strumento di tortura è il « telefono » che consiste
nel soffiare aria nelle orecchie
del prigioniero; ed ancora iniezioni di'acqua a forte pressione
negli orifizi del corpo, e altre
violenze da medioevo. Nel .solo
1980, 2.700 persone vennero arrestate perché sospettate politicamente. L’esilio in aree assai remote colpisce quanti sono noti
per rivendicare i diritti umani,
studenti ed operai. AMNESTY
ha ricevuto denunce di persone
arrestate, torturate e mandate
— con il solo vestito che aveva
no addosso — in regioni fredde
ed umide, e sempre senza alcun
processo.
d. a.
Impotenza
(segue da pag. I)
Questo testo ci aiuta a comprendere il piano di Dio per l'uomo, a veder la nostra storia come avente al centro la croce di
Cristo e Giovanni il Battista come precursore, momento di passaggio della storia del popolo di
Dio, Israele, alla pienezza, al centro della storia dell’umanità intera e quindi anche della nostra
storia di testimoni.
Anche se i personaggi del nostro racconto sono affascinanti,
tuttavia si percepisce che il protagonista di tutto è un altro, che
non è neppure Giovanni il Battista. ina Colui del quale il Battista dirà di non essere degno di
sciogliere i lacci delle scarpe.
Se è chiaro che Dio è il Signore della storia, la sua opera passa attraverso questi singoli personaggi, così come essi umanamente sono. Ma questi singoli
non rappresentano se stessi: essi
.sono il popolo di Israele che attende la sua liberazione. In questo senso oggi il mondo non ha
bisogno di personaggi illustri, di
eroi, di protagonisti, ma di un
popolo di Dio che abbia voglia di
non essere né muto né sterile.
Mario Berutti