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Anno 112 — N. 23
13 giugno 1975 — L. 15(1
Soedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEILICF
ddle valli valdesi
SFTTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUGHE VALDESI E METODISTE"
BONHOEFFER TRENT’ANNl DOPO
■ Scheda biblica 2
■ Conferenza 2“ distretto 3
■ Dal Rio de la Piata 4
■ Flash su tre distretti 5
■ Cronaca delle Valli
G. Girardet a Pinerolo 6-7
«Vorrei imparare a credere»
Il discorso su Dio puntualizzato da Bonhoeffer si ripropone oggi alla chiesa con toni di
estrema vivacità e attualità - La realtà di Dio è neH’aldiqua, nell’incontro con Gesù Cristo
In una lettera del 21 luglio 1944, una
delle ultime scritte dal carcere aU’amico
Bethge (l’ultima è del 23 agosto), Bonhoeffer rievoca una conversazione avuta
13 anni prima con un giovane pastore
francese. Parlavano di quel che avrebbero voluto fare della loro vita. Disse il pastore: «/o vorrei diventare un santón.
Bonhoeffer rimase molto colpito da questa affermazione, tuttavia replicò; « /o
vorrei imparare a credere ». Qual’era la
portata della sua obiezione? Bonhoeffer
confessa di non essersene reso conto subito. Solo più tardi egli comprese (« e non
ho ancora Unito di capirlo e comorenderlo ») che « si impara a credere soltanto
vivendo pienamente nelValdiqua », cioè
« vivendo nella pienezza dei compiti, dei
problemi, dei successi e degli insuccessi,
delle esperienze e delle perplessità » vissute dagli altri uomini. L’evangelo non e
cercare Dio nell’aldilà, ma essere cercati
da Dio nell’aldiqua. Si impara a credere
non imparando a scrutare l’infinito ma
imparando a vedere l’uomo. L incontro
con Dio non può in nessun caso e per
nessun motivo risolversi in fuga dal mondo, evasione dalle responsabilità storiche,
distacco interiore dalla realtà.
Ogni fuga è vietata
« Non fuggite il mondo ma siate forti
— diceva Bonhoeffer già nel 1932 in una
conferenza pubblica sul tema « Il tuo Regno venga! » — Chiunque fugge il mondo non trova Dio, ma un altro mondo, il
suo proprio... Chi fugge la terra per trovare Dio troverà soltando se stesso. E
chiunque fugge Dio per trovare la terra,
non troverà la terra di Dio... troverà se
stesso. Chi ama Dio, lo ama in^ quanto
Signore della terra così com’è; chi ama la
terra, l’ama in quanto terra di Dio Chi
ama il regno di Dio, lo ama integralmente in quanto terra di Dio, ma anche in
quanto regno di Dio sulla terra... ».
Ogni fuga è vietata: sia quella in Ko
fuori dal mondo sia quella nel mondo
fuori di Dio. Dio e il mondo sono congiunti in Gesù Cristo, la Parola fatta carne. Come non li si deve confondere, cosi
neppure li si deve separare. Una fede che
concepisca Dio senza il mondo e l’inCTedulità che concepisce il mondo senza Dio
sono i due aspetti opposti ma tra loro si
IN QUESTO NUMERO
mili di uno stesso fenomeno di dissociazione contro il quale tutto l’evangelo
combatte.
Dio nell’aldiqua: ecco la formula lapidaria che può riassumere ed esprimere
l’essenziale della nozione di Dio in Bonhoeffer. Che cosa significa questa formula inconsueta e, li per li, un po’ sconcertante? Significa che Dio non va pensato
in un aldilà ultraterreno, in un altro mondo, che sarebbe quello vero, in un « altrove » situato fuori, dietro o sopra il inondo, ma va pensato nell’aldiqua, cioè in
rapporto agli altri uomini e alla loro storia. E’ in questo mondo che Gesù è venuto. Il Dio di Gesù Cristo ci dà dunque
appuntamento in questo mondo, non in
un altro. L’« altro mondo » è semplicemente Lui. Ma Lui è venuto e ha abitato
in mezzo a noi.
Quél che Dio non è
Se Dio va cercato e scoperto nell’aldiqua, occorre abbandonare alcune nozioni
di Dio abbastanza diffuse ma ugualmente
fuorvianti: anziché avvicinarci alla realtà di Dio, ci portano lontano da essa. Che
cosa non è Dio, secondo Bonhoeffer?
In prmo luogo Dio non è l’Essere superiore e onnipotente, generico e ipotetico
di cui molti sono disposti ad ammettere resistenza, perché è difficile pensare
che tutto ciò che esiste si sia fatto da se
o sia dovuto a un puro caso. Cr^ere
in questo Dio « non è », secondo
hoeffer, « un’ autentica esperienza di
Dio ».
In secondo luogo Dio non è « il tappabuchi y>, come espressamente lo chiama
Bonhoeffer, cioè il Dio che colma le lacune o i vuoti della nostra conoscenza o
della nostra esperienza, il Dio che mettiamo là dove non sappiamo cosa mettere,
l’ipotesi che spiega quello che non riusciamo a spiegare, che risolve gli enigmi
della vita. Concepire Dio cosi significa
fame « un pezzo di mondo prolungato ».
Dio non è colui che spiega tutto.
In terzo luogo Dio non e l ultima risorsa a cui l’uomo ricorre nei momenti cntici della vita, nelle situazioni-limite ddla
morte, della sofferenza e della colpa. Dio
non è l’ultima via d’uscita da situaaom
disperate. Dio non è colui che aggiusto
tutto. Non si può predicare dicendo « O
Cristo o la disperazione ». Dio non è una
scappatoia. Egli non vuole essere acceL
tato per disperazione ma per fede : perciò
non vuole imporsi all’uomo nei suoi momenti di debolezza o di crisi. La fede deve restare un atto di libertà, non di nécessità.
Quel che Dio è
Ma allora chi è Dio? Cosa signfica incontrarlo nell’aldi qua? Significa incontrarlo in Gesù Cristo. Chi sia Dio lo si
scopre unicamente nell’incontro con Gesù
Cristo. Nella sua penultima lettera, del
21 agosto 1944, Bonhoeffer scrive: « Noi
dobbiamo sempre di nuovo, molto a lungo e con molta calma, immergerci nella
vita, nella parola, nell’azione, nella sofferenza e nella morte di Gesù, per conoscere ciò che Dio promette ed adempie ».
Poco dopo, nella stessa lettera, Bonhoeffer si chiede se e perché valga la pena di
vivere, otsservando che sovente « in questi tempi turbolenti perdiamo sempre di
nuovo di vista perché in realtà valga la
pena di vivere n. E risponde così: «Se
la terra è stata considerata degna di portare l’uomo Gesù Cristo, se un uomo cch
me Gesù ha vissuto, altoPa e solo allora
per noi uomini ha senso vivere ». La vita
di Gesù, dunque, è il senso della nostra
vita. In lui scopriamo Dio e scoprianao
anche cosa vuol dire vivere da uomini.
E com’è stata la vita di Gesù? Bonhoeffer la caratterizza come vita per gli
altri, come essere per gli altri. ^ vita e
in primo luogo la vita degli altri è il terreno dell’incontro con Dio in Gesù Cristo. Nel cuore della vita si cela la realtà
e dice che Dio ne è « in qualche modo il
cantus firmus », cioè la melodia dominante a partire dalla quale e in rapporto
alla quale si muovono e si intrecciano
tutti gli altri temi musicali che, coinè tonti « contrappunti » si svdgono liberamente in piena autonomia ma anche in intimo, segreto rapporto con il motivo dominante. « Quando II cantus firmus e
chiaro e distinto, il contrappunto può
svolgersi con quanta forza vuole ». Fuori
deirimmagine : quando la realtà di Dio
è chiaramente percepita e vissuta, la realtà dell’uomo piiò esprimersi nella pienezza della sua libertà.
Dio dunque è il « cantus firmus », il
tema dominante della vita. E’ la strutto
Il tempo della provo
nel móndo non cristiano
Ogni giorno il cristiano, per molte ore, si trova solo in mezzo ad un
mondo tutt’altro che cristiano. È il
tempo della prova. È il tempo di
una buona meditazione e di una
buona comunione cristiana. La co^
munione è servita a rendere ogni
membro libero, forte e maggiorenne? O lo ha reso inesperto e incapace di agire da sé? Lo ha preso
per la mano per un breve tratto,
perché impari di nuovo a camminare da solo? o lo ha reso pauroso e
indeciso? Ecco una delle prime e
più difficili domande rivolte ad ogni
gruppo comunitario cristiano. Qui
si dimostrerà inoltre se la meditazione ha condotto il cristiano in uh
mondo irreale, dal quale si sveglia
pieno di paura quando deve uscire
nel mondo terreno per compiere il
suo lavoro, o se lo ha condotto nel
mondo reale di Dio, dal quale esce
per andare, fortificato e purificato,
incontro al nuovo giorno?
Lo ha fatto vivere brevi rriomènti di ebbrezza spirituale, che svaniscono quando si trova di fronte alla
realtà quotidiana; o gli ha radicato
così profondamente nel cuore la
Parola di Dio, che questa lo sostiene e fortifica per tutto il giorno e
lo spinge ad un amore attivo, all’obbedienza, alla buona opera? Solo la
giornata ne deciderà.
La presenza invisibile della comunità cristiana è una realtà ed
un aiuto per il singolo? L’intercessione degli altri mi sostiene durante la giornata? La Paróla di Dio mi
è vicinà, mi consola, mi fortifica?
Abuso delle ore in cui Sono solo
agendo contro gli interessi della comunità, cóntro la Parola e contro la
preghiera? Il singolo deve sapere
che anche il suo comportamento
quand’è solo si riflette sulla comunità; quando è solo può distruggere e macchiare la comunità, e^ può
fortificarla e santificarla. Ogni autodisciplina del cristiano è pure un
servizio reso alla comunità. D’altra
parte non esiste peccato, per quanto nascosto, commesso dal singolo
nel pensiero, nella parola o nella
azione che non arrechi danno a tutta la comunità. Nel corpo penetra
un germe patogeno, del quale ancora, forse, non si sa donde provenga, in quale membro si trovi, ma
dal quale pure il corpo è già avvelenato. Ecco l’immagine della comunità cristiana. Poiché siamo
membra di un corpo non solo
quando vogliamo esserlo, ma in
tutto il nòstro essere, perché ogni
membro serve a tutto il corpo a
salvezza o a perdizione. Non è una
teoria, ma una realtà spirituale,
che nella comunità cristiana viene
spesso sperimentata in maniera
impressionante, o come forza distruttrice o come forza vitale.
Chi, dopo la sua giornata lavorativa, toma nel gruppo comunitario,
porta con sé la benedizione della
solitudine, e lui stesso riceve a sua
volta la benedizione della comunione. Beato chi è solo nella forza della comunione, beato chi mantiene
la comunione nella forza della solitudine. La forza della solitudine e
la forza della comunione è, però,
solo la forza della Parola di Dio
che vale per il singolo nella comunità.
D. Bonhoeffer
da: La vita comune.
di Dio. Nel dono della vita si scopre la
realtà di Dio.
Dio e la vita: Bonhoeffer ha cercato
di capire in che rapporto stanno queste
due realtà, in modo da evitare sia un Ubo
clericare lontano dalla vita, sia una vita
secolarizzata lontana da Dio. C’è, in una
lettera (del 20 maggio 1944), un’immagine molto bella che può aiutarci a capire
il rapporto tra Dio e la vita, secondo Bonhoeffer. E’ un’immagine musicale. Bonhoeffer parla della « polifonia della vita »
ra portante della realtà. Dio però non è
un elemento del mondo, non è un « contrappunto » soltanto nella polifonia della
vita, è il « cantus firmus » il motivo dominante. Come Dio non è il prolungamento del mondo nell’aldilà, così non è
neppure il complemento del mondo nell’aldiqua; semmai è il fondamento del
mondo, la pietra angolare, la struttura
portante della realtà. Questa struttura
portante ha un nome; Gesù Cristo.
Paolo Ricca
2
à ‘àHîîOT t'tiOOJ
a colloquio
con ! lettori
Il direttore di Gioventù evangelica,
Marco Rostan, ci invia una ampia lettera
in riferimento all’articolo dì L. Santini
apparso sul nostro giornale n. 21 del 30
maggio. Egli esprime al riguardo «una
grossa riserva», «Al di là delle singole
argomentazioni, sopratutto in considerazione del momento politico in cui viene
pubblicato » egli dice « si configura di fatto come un autorevole intervento del settimanale sui temi della campagna elettorale che non può non venire interpretato
in chiave anticomunista, cioè come una
critica da destra al partito comunista ed
alla strategia del compromesso storico. Il
che, visto all’interno della svolta a destra
in atto, della forsennata campagna fanfaniana, dell’attacco complessivo portato al
movimento operaio sul piano del salario,
dell’occupazione, delle libertà democratiche è per un settimanale evangelico fatto
assai grave ».
Questa la valutazione in merito alla
pubblicazione dell’articolo. Sul suo contenuto egli fa due osservazioni, la prima
in merito al « compromesso storico » la
seconda all’atteggiamento dell’evangelismo che traspare dall’articolo di Santini.
Su questi temi varrà la pena tornare a
discutere pubblicando il testo della lettera. Quello che oggi ci preme chiarire è
questo: il nostro giornale; non è né un organo di partito né un giornale "indipendente” ma un modesto strumento di riflessione; non intende in alcun modo influenzare o orientare la scelta elettorale
dei suoi lettori e tanto meno degli evangelici italiani. Il nostro unico scopo è
quello di far prendere coscienza ai lettori dei problemi esistenti e questo vale
sia per l’articolo di L. Santini quanto per
corsivi della pagina 6 apparsi negli ultimi
numeri; pensare criticamente.
Che poi queste elezioni siano un ’’fatto,
politico prima che amministrativo e richiedono... che proprio in nome della libertà e della democrazia i voti determinino una netta sconfìtta democristiana ed
una forte crescista delle liste di sinistra”
è opinione legittima di molti evangelici, e
di non pochi cattolici, che probabilmente anche membri della Redazione condividono personalmente ma non è un dogma che vincoli il nostro pensiero e ci impedisca di pensare.
Dalla sig.ra Edina Ribet riceviamo un
pensiero in memoria della sorella Ugolini, già ricordata, e dal sig. Sauro Gottardi
un appello che pubblichiamo qui appresso:
Vorrei deporre un fiore di amicizia fraterna e
di gratitudine alla memoria di Vittoria Ugolini.
Essa viveva con l’ideale di servire il suo Maestro
Gesù, e per amore di Lui era sempre pronta a
‘ojjojj-ooDOS rad ounssojd |b oubui b[ arapuai
confortarlo, aiutarlo; si prodigava fino all’esaurimento per gli altri.
Ho avuto il privilegio di una serie di anni
di amicizia con lei e di un lavoro in comune :
quante buone conversazioni nella sua accogliente
cucina, quanta corrispondenza tra di noi! In
esse sempre primeggiava la sua parola incisiva
di sincera e fervida credente. Grazie, Vittoria
Ugolini, del tuo esempio, della tua costanza ed
intensità nella vita della fede.
Siamo una lunga fila di persone ad aver ricevuto del bene da te: non lo dimenticheremo;
anzi cercheremo di seguirti, anche soltanto un
poco, suUa via dell’amore e della dedizione che
tu così lìmpidamente ci hai tracciato.
ReggeUo (Firenze), maggio 1975
Caro fratello in Cristo,
questo è un messaggio che rivolgiamo a tutta la
comunità dei credenti, con la preghiera di darne
la massima diffusione.
Salvatore e Franco Abbate, i due fratellini di
8 e 10 anni, che sono assistiti al Cares da diversi
anni, hanno perduto definitivamente la loro famiglia d’origine; il Tribunale dei minorenni di
Firenze li ha dichiarati « adottabili ».
Sperano ora in una nuova famiglia che li accolga e li ami; da parte nostra siamo convinti
che è la famiglia e non l’istituto il posto adatto
a far crescere i bambini. La legge italiana prima dell’adozione offre anche la possibilità del1’« affidamento », che permette un periodo di
adattamento reciproco.
I due bambini hanno vissuto sempre insieme,
malgrado le disavvenutre, e sarebbe bene che
fossero adottati insieme; sono sani, svegli e vivaci, con l’accento ormai toscaneggiante; Salvatore è il più piccolo, spontaneo, affettuoso; Franco è più meditativo, ordinato e va bene a scuola.
Per chi lo desidera abbiamo anche delle foto da
distribuire.
Per maggiori informazioni o per visite ci si
può rivolgere direttamente al CARES a Reggello 50066 (Firenze), telefono 055-862048 o alla
signora Giulietta Nunzi a Firenze 50139, via
BardeUi 21, telefono 055-499377.
Confidando nel Signore, sola nostra speranza,
salutiamo tutti fraternamente.
per CASA CARES
II sig. Francesco Romano da Novara ci
ha rivolto un’ampia riflessione, dissenziente, sul tema dell’antimilitarismo, che
merita di essere citata ampiamente e che
rinviamo (ancora una volta e chiedendogli scusa) al prossimo numero, sperando
che susciterà dibattito sull’ultima pagina
del nostro giornale dove Luca Negro ed
Erika Tomassone stanno, da alcune settimane, proponendoci un’ampia riflessione sul tema del militarismo.
Il Direttore
________PER UNA STORIA NON CONFESSIONALE
Quando la Val Pragelato
erg protestante
La conoscenza della vicenda valdese in
Pragelato mancava finora di uno studio
d’assieme: gli storici valdesi, in particolare Muston e Vinay, avevano dedicato alla storia della valle degli studi sommari
o riservati a qualche periodo; quelli cattolici, come il Caffaio, una documentazione incerta o parziale. Ci troviamo cosi
per la prima volta di fronte ad un lavoro
pregevole sia per l’accurata ricostruzione
di circa un secolo e mezzo di storia attraverso una notevole quantità di documenti
inediti e la valorizzazione di una grande
quantità di elementi già noti, sia per la
serena ed obbiettiva impostazione, per
requilibrio di tutta la visione dei fatti.
I Valdesi in Val Chisone già erano presenti nel periodo medievale e la diffusione delle loro comunità ebbe un notevole sviluppo verso la metà del ’500, tanto
che nei ventennio 1560-1580 si estingueva
ogni forma di culto cattolico nella valle:
fattori politici ed economici avevano aiutato anche tale rapido sviluppo, in un
quadro diverso di quanto succedeva nelle confinanti Valli Valdesi. Infatti la valle era francese, e tale rimase, come è
noto, fino al 1713.
Per alcuni decenni da Perosa a Sestriere esistette una compatta unità confessionale, volta verso il Delfinato e l’organizzazione ecclesiastica di tale regione. Nel
1598, con l’emancipazione dell’Editto di
Nantes, che riconosceva l’esistenza del
protestantesimo francese, venivano pure
stabilite delle norme con cui il cattolicesimo avrebbe dovuto e potuto essere restaurato anche in Val Chisone: nonostante l’opera e le previsioni dell’Arcivescovo di Torino, Broglia, esse furono disattese, grazie soprattutto all’intervento ed
alla pressione del condottiero ugonotto
Lesdignières.
Fu proprio il mancato rispetto di vari
SCHEDA BIBLICA
articoli delTeditto di Nantes a fornire i
mezzi per la restaurazione cattolica nelle
valli: con un’ordinanza del Consiglio del
Re del 1 aprile 1629 si iniziava il lungo
stillicidio, prima delle rivendicazioni, poi
deH’intolleranza sempre più pesante, che
doveva condurre nel maggio 1685 alla interdizione del culto riformato ad opera
di Luigi XIV: pagine appassionanti, finora quasi sconosciute, in cui vediamo lo
zelo costante dell’opera di Propaganda
Fide, le unioni dei Gesuiti l’ardore missionario infaticabile e fraterno dei priori
Simon Ronde, zio e nipote di Mentoulles,
arrivare finalmente aU’agognata conclusione.
Qualche mese dopo, anche gli ugonotti
francesi subivano le dure conseguenze
della revoca dell’Editto di Nantes ed i
Valdesi delle Valli dovevano cedere alla
prepotenza intollerante del Re Sole: ne
sarebbe derivato il doloroso cammino
dell’esilio e la fondazione di quelle colonie valdesi di Germania, i cui discendenti
tornano oggi sovente con animo commosso a visitare le terre dei loro avi.
Dobbiamo essere grati agli autori per
il loro riuscito lavoro di ricerca: e li ringraziamo perché essi si sono curvati con
amore e con competenza su tanti documenti. leggendoli con desiderio di verità
e di imparzialità. La vecchia distinzione
di storia ’’cattolica” e ”valde.se” non ha
ragione di esistere di fronte a que.ste pagine: ci troviamo di fronte ad un’epoca
di storia dei valdesi scritta da cattolici
con rigore scientifico.
Il che rappresenta senza dubbio un rnomento importante per gli uni e per gli
altri.
Augusto Armand-Hugon
Bona Pazé Beda - Piercarlo Pazk. Riforma e
Cattolicesimo in vai Pragelato: 155S-1685. Pi
nerolo, 1975, pp. 373 e 33 carte fuori testo.
Vito, morte, risurrezione
3 - L'uomo secondo il Nuovo Testamento
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Forse in pochi casi la profonda unità fra Antico e Nuovo Testamento risulta evidente come quando consideriamo come il N.T. vede l’uomo: siamo in piena atmosfera veterotestarnentaria, quella cui abbiamo cercato
di accennare nei numeri scorsi. Tutt’al più si può dire che alcune linee
caratteristiche vengono ulteriormente
precisate e radicalizzate.
Non c’è esistenza umana
che non sìa corporea
La persona umana è creatura di Dio,
dal quale dipende totalmente (cfr.
Matt. 6: 25-34). Essa è un tutto indivisibile, che si manifesta e vive sotto
vari aspetti e mediante diverse funzioni: questa concezione caratteristica
dell’A.T. si ritrova intiera nella predicazione di Gesù e nella testimonianza
apostolica. Anche per il N.T. l’uomo
non ha un corpo ma è un corpo, non
ha un’anima ma è un’anima, un essere vivente, agente, intelligente, sensibile, responsabile. Così quando Gesù
Cristo annuncia, paradossalmente, che
è meglio cavarsi un occhio o mozzarsi
una mano piuttosto che cedere al maligno e perdersi (Matt. 5: 29-30), non
dobbiamo ascoltare queste parole in
modo spiritualistico, quasi il Signore
ci dicesse: accettate rinunce fisiche e
materiali, purché salviate l’anima; egli
vuole avvertirci invece: siete di fronte al grande bivio (anch’esso veterotestamentario!) fra la vita e la morte,
e qualunque rinuncia — fisica, affettiva, culturale, religiosa, spirituale — a
ciò che rischia di separarvi dal Dio
vivente e dalla sua volontà, è preferibile al perdervi in modo totale e definitivo (v. 30: l’intero corpo, cioè l’intero essere vostro nella geenna), separati da lui che è la fonte dell’intera
vostra vita. Così, ancora, quando Paolo, passando dall’indicativo all’imperativo e iniziando la grande parte esortativa dell’epistoia ai Romani, ci chiama a « presentare a Dio i vostri corpi
in sacrificio vivente» (12:2), è chiaro
che non ci chiama al monacheSimo o
all’ascetismo, ma a vivere la nostra
vita di credenti redenti, nella totalità
e pienezza degli atti, delle responsabilità, delle relazioni umane; a vivere
insomma l’intera esistenza sapendo
che appartiene al Signore.
Né idolatria né disprezzo
per il corpo
A differenza della cultura greca che
ci ha lasciato in eredità, in singolare
accoppiata, una glorificazione esteticoreligiosa del corpo (si pensi alla scultura greca e alla passione ginnica dei
greci) e una sua radicale svalutazione
etica quale prigione corruttibile di
un’anima immortale, nel N.T. come
nell’A. manca del tutto sia questa esaltazione estetica sia questa svalutazione
etica: il corpo — l’uomo — è creatura.
Solo umile creatura, dunque, ma creatura di Dio. Non gli compete né l’idolatria né il disprezzo. Semplicemente,
la persona umana è corporea, e non è
concepibile altrimenti, tanto è vero
che nemmeno oltre la morte e la risurrezione vi è per l’uomo una vita che
non sia corporea, anche se si tratta di
una corporeità nuova, diversa da quella che conosciamo, incorruttibile, ’spirituale’. Su questo torneremo, ma è
necessario sottolinearlo subito; si pensi a come si presenta il Cristo risorto, si rilegga I Cor. 15: 35-49; Pii. 3; 21,
ad esempio.
Piuttosto che « anima »,
tradurre « vita »
Perfettamente nella linea dell’A.T.,
come il corpo (in greco soma) non è
la parte inferiore e caduca dell’uomo,
così l’anima (psyché) non ne è l’elemento superiore e immortale: essa è
la vita, naturalmente non in generale
ma intesa come vita personale, individuale di quel dato corpo, il fatto che
esso è un essere vivente, un uomo vivo. Corpo e anima, insomma, nel N.T.
indicano esattamente la stessa realtà,
sottolineandone il primo il carattere
visibile, tangibile, sensibile, armoniosamente costituito da molte membrà
e organi, la seconda il carattere animato, vitale: carattere che non è divino e non trasmette nulla di divino,
ma è dono di Dio. Sicché assai spesso
psyché, come nell’A.T. nefesh, dovrebbe esser tradotta « vita »: ad esempio
nella domanda di Gesù: « Che serve
all’uomo se, dopo aver guadagnato il
mondo intero, perde poi l’anima sua? »
(Matt. 16: 26), cioè la vita che Dio gli
ha donato e di cui l’uomo dovrà rendergli conto; o ancora nella condanna
del ricco soddisfatto e sicuro di sé:
« Stolto, questa notte stessa la tua anima (la tua vita!) ti sarà ridomandata... » (Luca 12: 20). Lo stesso ricco,
nella parabola, aveva detto con espressione tipicamente ebraica: « Anima
mia, mangia, bevi, godi... », espressione che abbiamo trovato nell’A.T. in
bocca aH’uomo che parla con se stesso. Quando, nel Getsemani, Gesù dice
ai discepoli: « L’anima mia è oppressa
da tristezza mortale» (Mar. 14:34),
vuol dire: « Io sono oppresso... »; l’Evangelo di Luca sottolinea, nel seguito
del racconto, il terribile realismo di
quest’angoscia che non è solo spirituale, non è solo un tormento d’anima:
« agonizzando, pregava sempre più intensamente e il suo sudore divenne
come grosse gocce di sangue che cadevano in ferra » (22: 44).
Indubbiamente, vi sono alcuni passi neotestamentari in cui la distinzione fra corpo e anima, fra soma e psyché si fa così netta che sembra sfiorare l’uso greco dei termini. Ad esempio quando Gesù esorta a non temere
« coloro che possono uccidere il corpo ma non l’anima », bensì « Colui che
può far perire sia l’anima sia il corpo
nella geenna » (Matt. 10: 28). Eppure
anche questo passo sottolinea, fra l’altro con la scelta significativa dei due
verbi, che Dio soltanto dispone in modo radicale della nostra esistenza nella sua totalità, per la vita o per la distruzione.
Non sono deboli immagini figurate
Come nell’A., pure nel N. T. la certezza dell’inscindibile unità psicofisica
dell’uomo trova conferma nel fatto
che funzioni Tipicamente ’spirituali’
quali l’intelligenza (della fede, in particolare) e la volontà hanno la loro sede
pel cuore: « puri di cuore » (Matt. 5: 8),
« mansueto e umile di cuore » (Matt.
11: 29), « dov’è il tesoro, quivi sarà pure il tuo cuore », essere « toccati nel
cuore » (Atti 2: 37), avere « il cuore indurito » (Mar. 8: 17), essere « insensati
e tardi di cuore » (Luca 24: 25) sono
tutte espressioni, con tante altre, che
non vanno intese in senso figurato; e
quando Luca riferisce che « il Signore
aprì il cuore di Lidia » (Atti 16: 14)
non vuol dire che questa ebbe un raptus religioso ma che capì e accettò
l’Evangelo, s’intende in tutte le sue
dimensioni e nella sua pienezza che
coinvolge l’intero essere umano.
Ci resta da considerare in che senso
il N. T. — Paolo in particolare — parla della carnalità dell’uomo, nella grande contrapposizione carne-spirito.
Gino Conte
Nota - Per chi voglia approfondire ciò che
si può qui semplicemente accennare segnaliamo, oltre a varie voci nei già citati Dizionario Biblico (Feltrinelli-CIaudiana) e Vocabulaire Biblique (Delachaux & Niestlé), H.
Mehl-Koehnlein, L’homme selon l’apôtre
Paul (Delachaux & Niestlé), molte pagine di
L’Evangelo secondo Paolo di A. M. Hunter
(Caudiana) e Uomo di J. Moltmann (Querìnana); v. pure, di K. Barth, Christ et Adam
d’après Romains 5 (Labor et Fides) e L’umanità di Dio (Claudiana).
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— Presso le sedi della LIBRERIA EDITRICE CLAUDIANA;
— Mediante c.c.p. 2/21641 intestato: Libreria Claudiana - Torino
3
SAN MARZANO OLIVETO 8-9 GIUGNO
Valdesi e mei lodisti programmano
insieme il lori 1 impegno juturo
1 lavori in sintesi Le decisioni prese
Seggio Metodista: Presidente, Franco
Becchino ; Segretario, Edoardo Cacciapuoti.
Seggio Valdese: Presidente, Paolo Ricca; Vice Presidente, Bruno Mathieu; Segretario, Ezio Cambellotti.
Le sedute sono state precedute da un
culto liturgico presieduto dal pastore
Guido Mathieu,
Il culto domenicale è stato presieduto
dal pastore Gino Manzieri.
Nel corso del culto domenicale è stato
ascoltato il pastore Jeannet, presidente
del Consiglio del Sinodo Riformato della
regione Provenza, Costa Azzurra e Corsica.
Per la Federazione Regionale delle Chiese Evangeliche della Liguria e del Piemonte del Sud era presente il sig. Valdo
Saccomani; per la FGEI la sig-.nà Erika
Tomassone.
Il luogo della prossima seduta congiunta di Conferenza Distrettuale e Consiglio
di Circuito è stato fissato in Susa, o, in
caso di impossibilità, in Ivrea. Predicatore d’ufficio il past. Guido Mathieu, supplente il past. Sergio Ribet.
La Commissione Distrettuale è stata
eletta nelle persone del past. Gustavo
Bouchad, presidente, del past. Franco
Giampiccoli, vice presidente, e della signora Anita Ayassot Simeoni, segretaria,
in sostituzione della sig.ra Arlette Armoni, dimissionaria.
Il Consiglio di Circuito ha nominato
suoi delegati effettivi alla Conferenza Me
todista i sig.ri Eduardo Cacciapuoti, Aldo Chiara e Piero Rizzi, supplenti la signora Andreola, e i sig.ri Loris Mazzoli
e Lorenzo Conterno.
Della Giunta del Circuito sono stati
eletti a far parte, oltre al Sovrintendente
(dr. Franco Becchino), i sig.ri Eduardo
Cacciapuoti, Giorgio Castelli, Giovanni
Conte e Giorgio Resini.
Il Comitato della Casa Evangelica di
S. Marzano è tssatooircmBgCBSàl’tlFn
S. Marzano è stato riconfermato nelle
persone di Aldo Chiara, direttore, e dei
membri sig.ra Quaglia, sig.ri Cendola, Resini e Scagliola.
Erano presenti tutte le comunità del
distretto salvo Susa-Coazze: Torino, Aosta, Ivrea, Biella, Torino, Genova, Sampierdarena, Sanremo, Vallecrosia-Bordigiiera.
Le comunità metodiste del II Circolo:
Sestri, Savona, Alessandria-BassignanaSan Marzano Olivato.
Una nota caratteristica, rispetto agli
altri distretti, è il fatto della sessione
congiunta dei lavori delle due chiese; non
si è trattato come lo scorso anno semplicemente di avere in comune alcune discussioni per poi procedere ciascuno per
conto proprio. Quest’anno, per la prima
volta, a parte il momento iniziale dell’elezione dei rispettivi seggi ed il momento conclusivo, tutte le discussioni sosono avvenute in sessione congiunta anche quando si sono dibattuti problemi
che hanno richiesto la votazione di una
sola delle due parti.
Un incontro costruttivo
Metodisti e valdesi stanno lavorando
per giungere ad una integrazione globale. Questo lavoro non è soltanto una
questione di vertici o di regolamenti. Anche su dimensioni regionali si procede
sulla strada della integrazione cercando
di non perdere occasioni.
A San Marzano Oliveto (Asti), il 7-8 giugno 1975, ha avuto luogo una seduta congiunta del II Circuito metodista e della
Conferenza Diàtrettuale del II Distretto
Valdese. Già l’anno scorso, a Coazze, questi due organismi di zona avevano lavorato insieme. Quest’anno un altro passo
avanti è stato fatto: le due assemblee riunite hanno lavorato su una unica relazione, preparata congiuntamente dalla Commissione Distrettuale e dalla Giunta del
II Circuito.
I temi di fondo suggeriti alla attenzione
delle due assemblee sono stati: l’integrazione valdo-metodista, il lavoro giovanile,
l’evangelizzazione, con particolare riguardo alla stampa evangelica.
Le delibere sulla integrazione valdo-metodista, date le diverse procedure in uso
nelle due chiese, sono state prese separatamente, ma dopo una discussione che è
stata profondamente unitaria nei contenuti e nei sentimenti espressi, e unanime
nella valutazione positiva della integrazione.
A livello locale particolare cura sarà
data alla preparazione dei pred. laici.
Sul lavoro giovanile, la valutazione sulla FGEI e sulla sua rappresentatività
della gioventù valdese e metodista ha
avuto momenti vivaci, e si è giunti ad
approvare l’o.d.g. allegato con alcune
astensioni.
Sulla evangelizzazione, non si è ritenuto di poter esaurire con un o.d.g. un tema di tanto peso. Posizioni diverse sono
emerse, ma sostanzialmente ci sembra
che si sia constatata da un lato la necessità di non lasciare ad altre chiese il monopolio della evangelizzazione, dall’altro
lato la necessità di non copiare automaticamente gli schemi revivalisti tipici della
evangelizzazione come viene comunemente intesa. È stato largamente citato Bonhoeffer, sia per il senso di pudore che
ha accompagnato la sua testimonianza,
che non ha voluto ostentare parole e an
nunci disgiunti dalla vita, sia per la sua
proposta di limitarsi per un tempo alla
preghiera e alla azione per la giustizia. I
due poli dell’impegno politico e della dimensione personale dell’annuncio sono
stati giudicati entrambi essenziali alla
completezza del messaggio, sia pure nelle diverse sfumature che si sono espresse. In appendice ai lavori svolti congiuntamente le due assemblee hanno brevemente proseguito nei loro lavori per gli
adempimenti specifici rispettivi
In particolare, la Conf. Distr. ha preso
atto delle posizioni delle chiese sul problema degli istituti per minori (posizioni
che vanno dal riconoscimento del lavoro
positivo svolto in tali istituti, al ribadire
la necessità della testimonianza anche in
questo contesto), ha dibattuto con senso
di responsabilità sulla questione finanziaria, e su alcuni temi regolamentari.
Da parte sua il Consiglio di Circuito ha
affrontato anch’esso temi finanziari e regolamentari (rilevante una delibera sulla
presidenza del Consiglio di Chiesa), e,
nel contesto di una discussione sulla colletta per la Diakonia, anche il tema della
Assistenza.
Il {iiudizio positivo sul rapporto del
Comtiato Permanente ai Circuiti (vedi
o.d.g. in proposito), verte essenzialmente
sulle linee programmatiche, che possono
essere sintetizzate in quattro punti;
1) attuazione concreta dei principi
protestanti del sacerdozio universale, e
della centralità dello studio della Parola, punto di arrivo e di partenza per ogni
riflessione comunitaria;
2) evangelizzazione, a partire dalle
situazioni di emarginazione, con particolare riferimento alla necessità di una predicazione che tenga conto della religiosità cattolica degli italiani li liberi dalle
loro schiavitù ideologiche e sociali;
3) ecumenismo, con il rifiuto di un
ecumenismo di vertice (specie nel cosidetto anno santo) e il confronto critico con
il cattolicesimo di base;
4) l’attuazione concreta della integrazione valdo metodista.
Il Consiglio ha infine invitato le Chiese
a ricordarsi della Casa Materna di Portici nel 70" anno della fondazione, che si
celebrerà il prossimo 22 giugno.
Sergio Ribet
Conferenza distrettuale
ATTI
« La Conferenza prende atto della unanimità di consenso delle chiese del Distretto circa l'integrazione valdo metodista ».
ORDINI DEL GIORNO
« La Conferenza del II Distretto chiede
ad ogni chiesa di decidere entro il corrente mese di giugno e comunicare alla
Tavola e alla Comm. Distr. la percentuale
di aumento della propria contribuzione
annua alla Cassa Centrale, tenendo conto
che la proposta di aumento avanzata dalla Tavola per l'anno 75-76 è del 24% rispetto alle contribuzioni richieste per il
74-75 ».
« La Conferenza... chiede al Sinodo di
modificare la procedura delle Assemblee
di Chiesa per l'elezione del pastore in
modo che possano partecipare al voto,
per iscritto, i membri elettori impossibilitati a partecipare all'Assemblea, concorrendo col loro voto alla formazione del
quorum necessario per la validità dell'Assemblea ».
Consiglio di Circuito
DELIBERE
« Il Consiglio..., presa visione degli odg
delle comunità sul progetto di integrazione valdese-metodista, ne condivide lo spirito e l'impostazione, specie per quel che
riguarda il desiderio espresso nell'odg
della comunità di Sestri di un rinnovato
impegno nel cammino unitario di tutto il
protestantesimo italiano ».
« Il Consiglio..., dopo discussione, esprime parere favorevole all' accoglimento
della proposta di modifica dell'art. 13 del
Regolamento avanzata dal VI Circuito
alla Conferenza 74 (obbligatorietà della
convocazione del Consiglio di Chiesa su
richiesta di almeno tre membri), chiedendo però che la richiesta di convocazione sia riferita ad un terzo dei componenti del Consiglio ».
« Il Consiglio... dopo discussione, ha
espresso sulla proposta di modifica dell'art. 13 del Regolamento avanzata dal
VII Circuito alla Conferenza 74 (elezione
del presidente del Consiglio di Chiesa da
parte della Assemblea generale della comunità) un parere di maggioranza favorevole all'accoglimento deUa detta proposta così come formulata. Il Consiglio ritiene però di dover segnalare t pareri di
minoranza su tale proposta di modifica
dell'attuale disciplina:
a) elezione del presidente del C. di
Chiesa da parte del Consiglio stesso anziché dell’Assemblea;
b) l'introduzione del principio che il
presidente del Consiglio di Chiesa deve
essere in ogni caso un laico e non il ministro ».
ORDINI DEL GIORNO
« Il Consiglio... chiede che la Conferenza adotti, a completamento della normativa di cui al paragrafo 9 del progetto di
integrazione valdese-metodista, il seguente o.d.g.: "La Conferenza, nell'approvare
il paragrafo nove del progetto di integrazione globale fra le Chiese Valdesi e Metodiste, contemporaneamente conferma la
validità della riflessione in corso sia nelle Chiese Valdesi che nelle Chiese Metodiste sul battesimo e si impegna a. proseguirla insieme in vista di una piena valorizzazione del battesimo dei credenti" ».
« Il Consiglio... letto e discusso il rapporto del Comitato Permanente ai Circuiti, giudica positivamente le visite del
Presidente della Conferenza alle comunità; ritiene che le linee programmatiche
esposte nella prima parte del Rapporto
(pp. 1-6) abbiano validità per il lavoro
delle Chiese del Circuito, alle quali raccomanda al Comitato Permanente, in relazione alle norme dell'art. 148 del Regolamento (vedi p. 8 del Rapporto), di far
pervenire ai Consigli di Circuito i dati
necessari non oltre il 1" giugno ».
Sessione congiunta
« Il Consiglio del II Circuito, riunito a
S. Marzano il 7-8 giugno '75, visti gli o.d.g.
delle singole comunità del Circuito che,
dopo attento studio, esprimono parere favorevole all'approvazione definitiva del
progetto d'integrazione globale fra le Chiese Valdesi e le Chiese Metodiste, in spirito
di riconoscenza al Signore che ci dà di
giungere a un tale patto di unione con le
Chiese Valdesi, esprime a sua volta parere favorevole all'approvazione definitiva
in seconda lettura del progetto medesimo
da parte della Conferenza ».
« La Conferenza Distrettuale ed il Consiglio del 2° Circuito, rallegrandosi della
continuazione dell'esperimento di integrazione sul piano Conferenza-Circuito, deliberano che per il prossimo anno la relazione comune della Commissione Distrettuale e Giunta di Circuito contengano i
sunti delle relazioni di tutte le Chiese e
un rapporto elaborato dai due organismi
esecutivi sui temi di fondo della vita del
Distretto-Circuito, A tale fine le Chiese si
impegnano a far pervenire i sunti delle
relazioni entro il 30 aprile ».
« La Conferenza del II Distretto della
Chiesa Valdese e il Consiglio del II Circuito della Chiesa Metodista esprimono
il disagio dei membri delle loro Chiese
per l'orario della trasmissione televisiva
"Protestantesimo" che consente la visione
solo ad un numero molto limitato di persone. Chiedono pertanto al Consiglio della Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia di adoperarsi affinché la trasmissione sia spostata ad ora più. accessibile
ed abbia maggiore durata ».
« ...Dopo aver dibattuto il tema del settimanale congiuto "La Luce"
— si rallegra per questo valido strumento comune di collegamento e di formazione evangelica;
— chiede a tutte le chiese di continuare
con maggiore decisione la campagna di
nuovi abbonamenti;
— chiede a tutte le chiese, metodiste e
valdesi, di dare sul giornale notizia di sé
in maniera continuata e tempestiva;
— chiede alla Redazione di vigilare affinché il giornale resti aperto, come informazione e riflessione, su tutta la realtà
della Chiesa nel mondo ».
«...invitano la FGEI a visitare entro il
prossimo anno tutte le chiese del distretto e del circuito incontrando le assemblee
e/o £ consigli di chiesa e i giovani al fine^
di chiarire e dibattere insieme la linea di
lavoro della FGEI; auspicano che nel quadro di questo lavoro di contatto possa essere organizzato un convegno giovanile
sul piano del distretto e del circuito per
collegare tra loro gruppi e singoli giovani ».
S. Marzano
Abbiamo pubblicato nello scorso numero un breve resoconto delle attività
estive svoltesi nella casa di S. Marzano,
la stessa dove si è tenuta la Conferenza
annua delle chiese valdesi ed il Consiglio
annuo di quello metodista.
La Casa funziona tutta l’estate come
foresteria per ospiti e gruppi. Crediamo
fare cosa utile ai nostri lettori trasmettendo le informazioni che al riguardo ci
erano state inviate in precedenza.
Quest’anno la Casa rimarrà aperta dal
29 giugno al 25 agosto e praticherà le seguenti tariffe : Colazione-Pranzo-Cena :
adulti L. 2.500; ragazzi L. 1.800 (età da 3
a 9 anni). Alloggio; camere singole; L.
500 p. n.; camere due letti; L. 800 p. n.;
camere tre letti ; L. 1.000 p. n. ; camere in
comune; L. 300 per persona. Caparra; L.
10.000 per persona.
Coloro che fossero interessati ad un
eventuale soggiorno possono rivolgersi al
Direttore Aldo Chiara - Via Plana, 105 15100 Alessandria - Telef. 0131/55995.
4
1 valdese
su 3 vive in
Sudamerica
Con questo numero iniziamo una nuova pagina dedicata alle chiese valdesi del
Rio della Piata. L'intenzione è di dare a
questa pagina un ritmo mensile, arricchendola di materiale e di dati sulla situazione, il lavoro, i problemi dei credenti di quella zona per esprimere in modo sempre più tangibile e visivo quel legame che i Sinodi valdesi italiano e rioplatense hanno espresso negli ultimi anni ma che rischia di restare a livello di
intenzioni, di programmi se non viene
vissuto alla base dai credenti tutti. Le difficoltà di ordine generale, createsi negli
ultimi mesi, e di cui il nostro giornale
ha dato notizia, concernenti in particolare il giornale delle chiede rioplatensi, il
Mensajero Vaidense, si sono aggiunte
alle difficoltà già esistenti determinate
dalla diversità di lingua, dalla distanza,
dall’isolamento generale.
Da quando le "colonie” sud americane,
come venivano dette con un termine che
non aveva nei nostri ambienti un sapore imperialista ma quasi di affettuosa
benevolenza, hanno assunto la loro responsabilità precisa e si sono radicate
sempre più nell’ambiente della regione,
il distacco è ancora cresciuto e non stupisce che a molti valdesi italiani risulti
nuovo il fatto che su tre valdesi, viventi
nella Chiesa valdese, uno risieda in America.
D’altra parte è accaduto, invece, per
motivi politici connessi con la situazione
del continente sudamericano che l’Uruguay e l’Argentina passassero improvvisamente al centro dell’attenzione. Ne è venuto di conseguenza un rinnovato interesse per la situazione delle chiese vaidesi.
I contatti che si stanno prendendo ora,
dopo molti tentativi, lasciano invece
sperare bene, la Mesa ( il corrispondente
della Tavola valdese nella regione sudamericana) ha incaricato i pastori Carlos
Delmonte e Ugo Malan di programmare
una collaborazione fìssa con il nostro
giornale ed il materiale già sta giungendo.
Cercheremo naturalmente di arricchirlo
con materiale anche fotografico e con dati statistiche, inchieste, per scendere sempre più nel concreto. Oggi diamo un primo saggio con la traduzione di questa pagina di cronaca dedicata ad un’opera sociale di recente creazione in Uruguay.
Non mancherà di stupire il lettore il tono della corrispondenza, il modo di vedere le cose e di presentare i problemi.
Ognuno di noi può pensare a come avrebbe presentato lui le cose se fosse stato
incaricato di farlo. Avremmo probabilmente cominciato raccontando la storia,
rifacendoci al passato, "inquadrando” il
tutto nella "problematica” generale. Il
nostro fratello uruguayano affronta invece la questione ricorrendo alla visione
delle cose immaginativa, fantastica, poetica.
Le cose dette sono senz’altro importanti e significative, danno un’idea della
situazione, ma ancor più significativa, a
nostro avviso, è il modo di narrare, che
ci auguriamo i lettori sapranno gustare
in tutta la sua ricchezza.
* * *
Pensiamo fare cosa utile ai lettori dando qui appresso alcuni dati statistici desunti dalla Relazione al V. Sinodo della
chiesa valdese 1974, riguardanti i membri
di chiesa, la popolazione valdese ed i pastori.
URUGUAY
DAL RIO DE LA PLATA
membri pop. past.
Miguelete 650 873 1
N. Paimira 45 150 —
Ombues de Lavalle 430 1.300 1
S. Salvador 966 1.000 1
Col. R. y. s. Pedro 591 1.330 1
Cosmopolita 410 1.800 1
Rosario 290 422 1
Tarariras 748 1.265 1
Col. Vaidense 1.133 2.255 1
Alferez 65 98 —
Montevideo 180 1.000 —
Arroyo Negro 98 121 —
Fray Bentos 270 353 1
N. Vaidense 210 265 —
Paysandù 200 485 —
ARGENTINA
Col. Belgrano 284 540 1
El Sombrerito 70 200 1
S. Carlos 66 265 1
S. Gustavo 344 650 1
B. Bianca 258 480 1
Col. Iris 610 2.175 1
Una comunità per gli emarginati
In una società senza servizi sociali l’emarginazione è la regola della vita - « El Pastoreo », un centro sociale sorto nei pressi di Rosario è inserito in questa macabra realtà
L’« avvoltoio » è un personaggio caratteristico. Vive a pochi passi' dal centro sociale,«® Pastoreo» che ■la Chiesa-valdese del Rio de la Piata ha aperto a pochi
Km. dalla città di Rosario in Uruguay.
L’Avvoltoio è un uomo di circa 45 anni.
Alto e magro, pare uno scheletro pendente in avanti per una spalla ingobbita.
Fronte ampia, lunghi baffi sulla bocca
sempre curata come quella del David del
Bernini nella Galleria Borghese. Gli occhi
neri, acuti e profondi, rivelano la rapidità mentale manifestata dalFAvvoltoio
quando deve rispondere a qualunque
scherzo gli facciano.
È capitato al Pastoreo e lì si è fermato.
Ha preso alcune assi, ha imjjastato quella terra nera e sassosa tipica del posto e
si è costruito la sua capanna. L’ha coperta di paglia e si è fabbricata la porta
con tutti i pezzi di latta che ha trovato
in giro. Con il sole forte, le latte costringono a chiudere gli occhi con il loro gioco di riflessi. Siccome il Pastoreo è terreno demaniale, che l’amministrazione
della città di Colonia non usa per nulla,
chiunque vi giunga può « edificarvi la sua
casa » e starci fino alla morte se non succede nulla di abbastanza grave perché lo
caccino.
Intanto ci sono, i « recinti di carico »
dove si ammassa il bestiame da caricare
su autocarri e spedire a Montevideo per
rifornire le macellerie. Sul posto si ammazza qualche vecchia vacca che non si
può più caricare e la si distribuisce al vicinato povero.
L’Avvoltoio passa talvolta con una testa di vacca senza lingua, con gli occhi
che sembrano lì lì per cadere e i denti
protesi come per una grottesca voracità.
Lo segue un cane tutto costole, con pochi peli irti sul dorso e sul mozzicone di
coda. Allora tutti sanno che l’Avvoltoio
mangerà cervella e Ijerrà vino e poi dormirà sulla sua sbronza fino all’indomani.
Non verrà al Centro, se è sabato sera e
i ragazzi del quartieri fanno l'orchestra
con una fisarmonica, una batteria, alcune chitarre e quel che riescono a racimolare. Non verrà perché sa che la polizia
(che sta in guardia e viene a controllare
quel che si fa al Centro, quel che si canta e quel che si dice) lo porterebbe di
certo a dormire al Commissariato.
Ma quando non si ubriaca, viene alle
riunioni. Racconta le sue storie, cercando di non ferire nessuno con i suoi scherzi, raccontandole prima a chi dirige la
riunione (questo debbono farlo tutti i
partecipanti, che si iscrivono e intervengono rigorosamente a turno).
L’Avvoltoio ha un forno da mattoni e
lì lavora. Ammucchia il fango, lo taglia,
prepara il forno e quando lo accende vengono ad aiutarlo altri amici più o meno
come lui. Il vino scorre, mentre le fiamme arroventano il forno ed emanano l’odore speciale della terra che cuoce, e
quando tutto è finito e il fuoco spento,
ognuno si dorme la sua sbronza personale coricato steso sotto un albero, se il
freddo della notte lo permette.
Quando lavora immerso nel fango, impastando quella terra nera con paglia e
schegge di legno prese dalle falegnamerie, canta sempre le canzoni che poi ripeterà a tutti nelle feste del Centro, di cui
un po' per volta è diventato amico. Lì c’è
un giardino d'infanzia, ci sono dei bagni
per chi desidera usarli ed apprezza l’acqua calda, ci sono campi di pallavolo
con un impianto d’illuminazione installato dal ragazzi stessi. E c’è un telefono, e
una camionetta che può trasportare i
malati all’ospedale e servire in qualche
altro caso urgente. E soprattutto l’Avvoltoio sa che nessuno al Pastoreo vuole
« bruciare » il Centro con una condotta
irregolare, con un litigio, ù con qualche
manifestazione violenta o fuori luogo che
provochi un intervento della polizia, la
perdita del « prestigio morale » del Centro, di cui tutti si sentono orgogliosi difensori.
Riccardo ed Elisabetta, che sono i direttori attuali, li aiutano, insegnano a cucire a mano e a macchina, a lavare la roba e a rammendarla, mentre prima la
usavano finché stava insieme e poi la
buttavano.
E quando c’è una riunione, si conclude sempre cantando e ballando, tutti insieme, vecchi, giovani e adulti.
Ma l'Avvoltoio non deve ritenersi il
centro del gruppo, perché talvolta Riccardo deve prenderlo da parte e ripetergli che tutti lo amano, tutti lo apprezzano, ma quando diventa pesante tutti lo
allontanano. Non bisogna autoemarginar
si, bisogna integrarsi, unirsi alla massa,
perché solo in questo modo potremo tutti uniti cambiare le condizioni del Pastoreo e fare che il Centro appartenga realmente a tutti, a « loro ». E quando Riccardo non ce la fa, allora bisogna chiamare altri che lo conoscono da molto
tempo e che lo convincono ad avviarsi
lentamente per il sentiero della sua capanna, laggiù in fondo al burrone, vicino
al torrente.
In fondo l’Avvoltoio sa che tutti lo apprezzano, però la sua situazione è difficile, perchè la situazione è diffìcile per
tutti in un quartiere di famiglie emarginate. E non è affatto facile lavorare con
gente che si sente sempre relegata, che ha
imparato a cercare di trar profitto da
qualunque situazione, e non può far altro ehe approfittare di coloro che cercano di aiutarli, finché questi, stanchi, se
ne vanno.
Proprio per questo motivo la Chiesa
valdese ha aperto il Centro e lo mantiene con grandi sacrifici, chiedendo aiuto
a tutti quelli che possono dare il loro denaro e il loro tempo perché possa continuare la sua attività. I risultati non si
vedranno er breve termine, tanto più
quando la chiesa è la sola a preoccuparsi di questi problemi, quando le ambulanze non hanno carburante per muoversi, ma ci sono autocarri dell’esercito che
riempiono le strade viaggiando da un posto all’altro carichi di soldati in assetto
di combattimento, quando non ci sono
bende per gli ospedali, quando mancano
le scuole. Quali non saranno allora i bisogni delle famiglie che vivono in quartieri come il Pastoreo?
Questa situazione rende improrogabile
(o primario? irrinunciabile?) il compito
realizzato dal Centro. Però nel frattempo l’Avvoltoio continuerà a vivere nel
suo tugurio, che è tutto il suo capitale e
lavorerà nel suo forno cantando in mezzo al fango che impasta per fare mattoni, perché questo è per lui l’unico modo
di sopravvivere, nella sua vita di uomo
solitario, emarginato, triste. Tutta quella
aggressività che si va accumulando di
giorno in giorno, egli cerca di esprimerla come muta protesta nelle sue « diserzioni » dalle riunioni del Centro. La sua
protesta per una vita senza futuro si
esprime in ubriacature, perché quel che
lo opprime non gli ha permesso di farsi
una cultura e di attenuare i suoi problemi senza soluzione prendendo un tranquillante, come facciamo noi che siamo
più civilizzati di lui. Ma è per questo che
la Chiesa Valdese mantiene il Centro, e
molti lavorano con lui, perché qualcuno
— anche se non sarà proprio l’Avvoltoio
— possa guardare al futuro con qualche
luce di speranza. Potremo farlo? Arriveremo a poter annunziare l’Evangelo che
è la nostra unica speranza a gente come
l’Avvoltoio?
Potranno capirlo un giorno?
Per ora siamo solo riusciti a trovare la
via che porta alla capanna deU’Avvoltoio.
Il sole al tramonto ci ha abbagliati nel
riflettersi sulla sua porta di latta. Sappiamo che lì vicino c’è la « fossa » del
fango per il suo forno da mattoni. È anche già venuto alle nostre riunioni, sa
che tutti possono cantare, ma che alcune cose non si cantano, non si dicono,
perché fanno male, perché abbrutiscono.
Però chi (o che cosa?) potrà un giorno
smettere di abbrutire l’uomo e gli permetterà di essere quel che il Cristo ci ha
mostrato con la sua persona e la sua
opera?
E questo al Pastoreo dobbiamo dirlo
noi, perché almeno qualcuno lo dica, ma
anche lo viva. Alle nostre comunità questo linguaggio non piace molto. Pensano
che il lavoro fra questa nostra gente, che
vive li in quel pittoresco terreno ondulato, sia un buttar via il denaro, un gettar
le perle ai porci. Molti lo pensano solo,
altri lo dicono. Però con questo la situazione dell’Avvoltoio non cambia; anzi peggiora.
Da dove salterà fuori il denaro necessario per il preventivo di quest’anno? Come si farà in futuro? Come vivranno i 30
bambini del giardino d’infanzia? Gli occhi neri deH’Avvoltoio ci dicono in silenzio che anche lui è stato bambino, che
in tutta la vita non ha conosciuto altro
che una capanna di fango e i suoi occhi
neri ogni notte vedono solo un tetto di
paglia. E noi cerchiamo di capire perché
va alle riunioni chiedendo di partecipare.
Perché lì la sua presenza è già un segno
di tutto quel che si deve fare perché questo mondo cambi e perché la speranza
che il Signore ci ha mostrato sia realmente quel che ridà luce a tanti occhi di uomini e donne che questa realtà ha svuotato di vita.
AMNESTY INTERNATIONAL
Rapporto sulla tortura
Che la tortura — fisica o psicologica
che sia (o tutte e due unite) — faccia
parte dei « metodi di governi » di tanti
paesi è cosa risaputa, ma l’associazione
Amnesty International — che è un movimento creato nel 1961 per la difesa dei
diritti e per la libertà di opinione — si
prefisse, sin dal 1972, di denunciare e documentare il più esattamente possibile i
metodi di tortura nel mondo.
Ne è venuto fuori un libro, pubblicato
nel 1974 dalle edizioni Gallimard per la
traduzione francese, dal titolo Rapport
sur la torture che dedica 250 pagine a tale argomento (collana l’air du temps).
Nella parte introduttiva il rapporto fa
una panoramica sugli aspetti storici della tortura a partire dalla Grecia e dalla
Roma antiche e che lungo il corso dei
secoli ha visto e vede implicati in questa
barbara pratica uomini di governo, poliziotti, soldati, medici, scienziati, magistrati, funzionari.
Vengono poi esaminati gli aspetti medici e psicologici della tortura, e, successivamente, le possibilità ehe vi sono per
ricorrere giuridicamente. Il rapporto esamina alcuni casi relativi ai territori occupati in occasione della guerra araboisraeliana, alla Grecia dei colonnelli, e
all’Irlanda del nord.
La terza parte del libro, la più drammatica, fa una rassegna della tortura nel
mondo, ma il rapporto fa ben presente
che l’insufficienza delle notizie comporta
una sottovalutazione dell’estensione delle
torture nei paesi citati, come pure il rischio di non menzione di altri paesi dove pure essa esiste.
L’elenco che segue esamina continente
per continente. In Africa vengono citati
14 Stati, in Asia otto. In Europa occidentale, oltre alla Spagna, al Portogallo (il
rapporto è precedente alla fine della dittatura), alla Turchia ed al Regno unito
viene anche ricordato il caso del Belgio
dove, in occasione delle manovre della
NATO del novembre 1971, una dozzina di
« nemici » vennero catturati e torturati
per ben 24 ore al fine di ottenere informazioni militari. I responsabili vennero
poi arrestati, processati, giudicati colpevoli e condannati da 16 giorni a 5 mesi
di carcere. Per quanto riguarda l’Europa
orientale viene ricordata la Repubblica
Democratica tedesca (con casi sporadici,
dipendenti più che altro da singoli guardiani) e l’Unione sovietica.
Circa il continente americano, non sarebbe esatto pretendere — dice il rapporto — che gli Stati Uniti facciano della tortura una pratica amministrativa,
ma è indubbio che vi sono parecchi trattamenti inumani o degradanti (che potrebbero senz’altro esser ricordati anche
per l’Italia), per non parlare del massacro della prigione di Attica del 1971, dove furono abbattuti dalla polizia 10 guardiani e 33 detenuti negri e portoricani che
si erano ribellati al trattamento razzista
loro inflitto. Segue poi un elenco di ben
venti paesi centro e sudamericani che in
un modo o nell’altro sono implicati nella tortura. Per ultimo viene anche citato il Medio Qriente e vi sono elencati 8
paesi.
Da questa drammatica documentazione viene dimostrato ancora una volta come il metodo della tortura sia impiegato, in una infinita varietà di tecniche più
o meno « raffinate » non solo come sistema poliziesco per ottenere « confessioni »
ma anche come metodi di governo per
stroncare ogni opposizione.
pietre
5
DALLE RELAZIONI DELLE COMMISSIONI DISTRETTUALI Pinerolo
Realtà diverse, stessi problemi
Sono in svolgimento nelle comunità
valdesi le conferenze distrettuali annue.
Di quelle del I e del II distretto abbiamo
già dato relazione nello scorso numero
del giornale ed in questo. Pubblichiamo
qui appresso tre estratti dalle Relazioni
che sono state presentate dalle Commissioni Distrettuali a Luserna S. Giovanni,
S. Marzano e Palermo.
T distretto
Il quadro del distretto che la Commissione Distrettuale aveva tracciato due anni or sono permane sostanzialmente valido.
I problemi individuati allora restano
tuttora: necessità di ridimensionare alcune parrocchie pur senza diminuire il
loro programma di attività; necessità di
intensificare il lavoro pastorale cercando
per fare questo l’aiuto dei laici nei compiti non pastorali ed infine valutazione
attenta del fenomeno del turismo.
Una riflessione su questi temi è stata
avviata ma non ha ancora portato i frutti sperati mentre le situazioni che stiamo
per affrontare nel quadro del Distretto
rendono la situazione del nostro lavorò
assai grave e richiedono un impegno nuovo. I richiami fatti negli ultiini anni e le
previsioni sulle difficoltà imminenti stanno diventando attuali; si verificano purtroppo in un campo che non è dei più significativi: la disponibilità dei pastori...
Di questa situazione si è occupata lungamente la Commissione Distrettuale sia
nelle sue sedute che negli incontri con la
Tavola. Ci sembra necessario sottolineare ancora quanto già detto nelle precedenti relazoni e che trova ora esatta conferma nei fatti. La situazione ecclesiastica
del Distreto è entrata da alcuni anni in
una fase delicata, che sotto alcuni aspetti
si potrebbe dire di crisi. Non è però un
fatto isolato che possa essere visto a sé,
è parte della « crisi » generale sia della
nostra zona che della chiesa in generale.
Il depauperamento sociale e culturale del
Pinerolese coinvolge anche le nostre chiese, riduce le possibilità di lavoro, crea un
senso di depressione generale, di stanchezza, di rassegnazione, aumenta cricche e
sospetti. L'atmosfera stagnante che regna
di individualismo, particolarismo, di qualunquismo ci coinvolge insensibilmente
anche noi. Dail’altra sta il momento di
difficoltà che attraversa attualmente la
chiesa in generale, per mancanza di uomini, di programmi, di collocazione nel
paese.
Si tratta di affrontare questi cornpiti
rinunciando da una parte ai nostri individualismi, egoismi, partiti presi, ricercando una coesione comune, camminando
insieme. In secondo luogo impegnandosi
tutti in una nuova visione della chiesa, facendo marcia indietro sul cammino seguito fin qui di scaricare sui pastori la
responsabilità delle cose, riscoprendo ministeri di laici, assumendo responsabilità
nuove, sperimentando, utilizzando in modo più sistematico gli strumenti disponibili in particolare la stampa. È opinione
della Commissione infatti che il nostro
aiornale debba costituire uno strumento
di formazione sempre più efficace e vada
decisamente sostenuto.
Tutto questo non significa che ci dobbiamo lasciar prendere da un senso di
fallimento o di pessimismo ma solo che
dobbiamo vedere le cose con realismo...
2° distretto
« Una corda a tre capi non si rompe così presto » (Ecclesiaste 4: 12). „
Questo pensiero dell’antico savio può
essere riferito allo spirito con cui il Circuito metodista e la Conferenza valdese
si incontrano per discutere assieme i problemi essenziali della vita delle nostre
chiese. Infatti in riferimento alle decisioni del Sinodo e della Conferènza metodista ed in conformità con l’atto della comune assemblea distrettuale di Coazze
dello scorso anno, ci ritroviamo di nuovo
insieme. Rispetto all’anno scorso facciamo un passo avanti: i due organismi esecutivi presentano una relazione congiunta
per un lavoro dell’assemblea distrettuale
che sarà in massima parte integrato...
1. - esame del progetto di integrazione
Valdo-Metodista. La totalità delle chiese,
con sfumature diverse da parte di San
Remo e Vallecrosia, hanno accettato le
linee del progetto della commissione sull’integrazione globale tra valdesi e metodisti...
Riteniamo che nel quadro del progetto
di integrazione globale si dovrebbe ora
passare, nel nostro distretto, da una in
tegrazione di strutture ad una integrazione sul piano del lavoro, per esempio per
ciò che riguarda la preparazione di ministeri laici (soprattutto predicatori) per la
diaspora sparpagliata nel nostro territorio.
2. - Evangelizzazione. La nostra circolare autunnale ha ricordato l’A.S. 34 del
1972 con il quale si invitavano le chiese
a predisporre un concreto programma
per un rilancio dell’opera di evangelizzazione; si rivolgeva l’invito alle chiese per
la diffusione di opuscoli per l’evangelizzazione con la preghiera di leggerli ed
inviare suggerimenti; si ricordava l’invito
della Claudiana a creare un comitato per
l'evangelizzazione con particolare riferimento alla diffusione, discussione degli
opuscoli suggerendo anche delle predicazioni su quei temi, con indicazione di testi.
Dalle relazioni a noi pervenute ed in
riferimento al tema specifico degli opuscoli non ci risulta un impegno degno di
rilievo al riguardo; sul tema invece dell'evangelizzazione inteso in senso generale dobbiamo segnalare: a Sanremo si
sono tenuti « culti conferenza » con la
partecipazione di molti estranei; in varie
chiese si sono tenuti studi biblici con la
partecipazione di cattolici. A Torino i testi di Nairobi sono stati inviati a tutte le
parrocchie cattoliche con l’invito di studiare insieme agli evangelici i testi proposti; ad Aosta si diffonde la predicazione domenicale ciclostilata.
Ricordiamo infine che sotto gli auspici
della Federazione ligure, costituitasi l’autunno scorso, le nostre due comunità di
Genova e Sampierdarena sono state impegnate assieme a tutte le chiese evangeliche della città in una « campagna di
evangelizzazione » durata circa tre giorni,
consentendo alle chiese di aprirsi alla testimonianza all’esterno ed agli evangelici
genovesi di scoprire il valore dell’unione.
6^ distretto
Tracciare, sia* pure per sommi capi, le
linee d’un consuntivo dèi lavoro compiuto in questo nostro distretto è sempre
una fatica che impone un senso profondo di obiettività e, quindi di responsabilità...
Ciò di cui invece ci rendiamo perfettamente conto è ila crisi profonda che travaglia la società del nostro tempo e, per
riflesso, anche le nostre chiese. Infatti, da
uno sguardo panoramico sulla vita delle
nostre comunità, si rileva che esse non
offrono nulla di rilevante, se non il quasi
normale svolgersi di consuete attività, che
esprimono solo il loro esistere e, a volte,
la volontà di mantenere la loro posizione,
là dove questa attività vengono svolte e
mantenute.
Tuttavia si avverte qua e là che questo
stato di cose contraddice con la volontà
e l’impegno che devono avere le chiese
di testimoniare dell’amore di Cristo e della salvezza che da Lui ci viene. Sono sintomi che ci fanno capire il travaglio e la
scontentezza in cui vivono le nostre comunità, segni ancora impercettibili, ma
non ancora fermenti che preludano ad un
ridestarsi delle chiese, ad un loro serio
impegno evangelistico nella città, ad una
efficace loro presenza di testimonianza
nel mondo che è lontano da Dio. Eppure
sono proprio questi « segni » che ci fanno
sperare nella vita delle nostre chiese e
nel sostegno e la forza che il Signore darà loro, affinchhé possano servirLo degnamente...
Dal rapido e non certo esauriente esame che abbiamo fatto della vita e dell’opera delle chiese di questo distretto ne
emerge un giudizio che non è incoraggiante ma nemmeno di sfiducia. In questo
Distretto si sarebbe potuto fare di più e
di meglio se le forze che vi esistono fossero più sostenute e incoraggiate da una
presenza adeguata di operai, tesi a promuoverne tutte quelle attività, tutti quegli incontri e scontri, tutti quegli inserimenti possibili nei vari ambienti in cui vi
è una presenza evangelica.
La scarsezza di operai, invece, e a volte
la mancata assegnazione del « giusto posto » al « giusto operaio » non possono non
far segnare il passo alle nostre comunità,
quando non si verifica il male maggiore,
quale quello delTimpoverimento del tessuto comunitario e il suo estinguersi e
scomparire, oppure quello delTapatia e
indifferenza, o quello (che reca scandalo)
delle contese, dei contrasti tra i membri
di una stessa comunità o delle comunità
col pastore. Tutto ciò fa parte della umana debolezza delle comunità, e non c’è da
meravigliarsi. C’è da meravigliarsi, invece, quando le crisi che si abbattono su
una comunità, si cerca di risolverle con
le nostre povere forze, coi nostri espedienti, con la nostra volontà di fare e di
strafare, dimenticando che « se l’Eterno
non edifica la casa, invano vi si affaticano
gli edificatori » (Sai. 127: 1).
In questo senso ci rallegriamo che la
quasi totalità delle Chiese Valdesi del
Distretto hanno partecipato aH’assemblea
costituente della Federazione regionale
Sicilia-Calabria, entrando a far parte della nuova Federazione, con la speranza
ITALIA EVANGELICA
Fra i Pentecostali
Un centinaio di comunità, prevalentemente nell’Italia meridionale ed insulare,
20-30 mila membri o forse più, numerose
« colonie di immigrati » nelle cinture urbane milanesi e torinesi; queste, secondo
i dati fornitimi dalla segretpia di collegamento operante in Sicilia, è « in cifre » il
congregazionalismo pentecostale.
La loro origine risale agli anni 55-60,
quando all’interno del movimento pentecostale nacque una disputa, talvolta accesa sulla opportunità o meno di ottenere
il riconoscimento giuridico come ente morale, nel dicembre 1959, una parte del niovimento pentecostale, soprattutto in Sicilia e Puglie, ruppe ogni rapporto di comunione fraterna con quelle comunità che
avevano accettato tale riconoscimento
giuridico.
All’inizio generalmente ogni comunità,
forse per naturale reazione a ciò che era
successo, mantenne una « gelosa auton<>
mia » ed anche i rapporti con le comunità affini erano difficili. Attualmente, quasi
tutte le comunità pentecostali congregazionaliste, si riconoscono in una segreteria tecnica di collegamento curata da fratelli siciliani, (nelle provincie di Catania,
Siracusa e Ragusa il movimento è particolarmente sviluppato). Tale segreteria, in
accordo con i vari anziani che reggono
le comunità, promuove 2-3 convegni annuali delle chiese, tali assemblee non vincolano però l’operato delle singole comunità. La diaspora è formata dalle chiese
del nord-Italia, costituitesi in seguito all’immigrazione e con mebri oltreché meridionali ed insulari da veneti « evangelizzati » spesso sul posto di lavoro.
Quali sono le attività di tali chiese?
Esistono movimenti giovanili? A tali do
mande, le riposte della « segreteria » sono state interessanti e talvolta hanno costituito per me una piacevole sorpresa.
Le riunioni tradizioriali, tra cui la tipica
riunione di preghiera per la ricezione del
Battesimo dello Spirito Santo (la glossolalia), sono, per la forma con cui si presentano, contestate da molti giovani, che,
vogliono essere pentecostali si, ma anche
testimoni dell’Evangelo nella contrastante realtà del nostro tempo. Per questi giovani il « neo-pentecostalismo » è « oppio
per il popolo » funzionale al neo-capitalismo americano; mentre essi sono il proletariato che si riconosce nelle lotte bracciantili del Sud. Naturalmente tutto questo scandalizza qualche « fratello anziano », come del resto avviene anche nelle
nostre chiese, ma « senza questa scelta
di classe » non si spiegherebbe il successo
di tale movimento nelle fabbriche del
Nord.
Certamente, tali giovani non hanno condotto la riflessione appassionante ed
« evangelicamente sofferta » dei fratelli
della FGEI, tuttavia, « sotto sotto » questi giovani pentecostali hanno le stesse
prospettive di predicazione dell’Evangelo
dei giovani valdesi, metodisti e battisti.
In definitiva, scoprendo il congregazionalismo pentecostale, ci si accorge che la
cosidetta « sinistra evangelica » si « muove » anch’essa, nella parte giovanile, che
è anche la più avvertita. Alla luce di
quanto detto, forse non è più utopia, la
idea avanzata ad Ecumene, durante i lavori costitutivi della FGEI, che anche i
pentecostali un giorno vi aderiscano, realizzando così il vecchio sogno di un’evangelismo unito.
Eugenio Stretti
Ricerca
ecumenica
È ornAi il quinto anno consecutivo che
si tiene questa Pentecoste « ecumenica ».
Nel 1971 si era affrontato il tema: « Lo
Spirito Santo e la riforma delle nostre
comunità »; nel 1972 si era tentato un
confronto su « La lettura della Bibbia
nelle nostre comunità »; nel 1973 « Le comunità cristiane di fronte al neofascismo »; nel 1974 si erano tenuti in gennaio
tre incontri su « Come leggere la Bibbia
oggi? », per poi affrontare nella Pentecoste il tema: « Predicazione della croce e
impegno politico ». Quest’anno è stato
proposto.il tema: «L’agape (= amore)
nell’impegno politico della comunità cristiana ».
Non è diffìcile cogliere una linea di continuità nei temi, ma ciò che fa il tessuto
connettivo di tutta l’esperienza è la partecipazione alle lotte del pinerolese, dai
quartieri, all’opposizione al fascismo, ecc.
In questa prassi di lotta ci si chiede
in modo concreto che cosa significa essere cristiani e si cerca di leggere la
Bibbia e di pregare, per « rendere ragione dell’agape che è in noi ».
Il cristiano, che si impegna quotidianamente nelle lotte di liberazione, si sente
chiamato a vivere l’amore e a testimoniarlo in forme nuove di fronte alle chiese e per le chiese, di fronte al mondo e
per il mondo.
Così nasce, senza presunzione, una nuova ricerca dello Spirito, della croce, dell’agape, e si abbozza una nuova preghiera.
Un Collettivo di Ricerca Biblica ha lavorato, raggruppando con scadenza settimanale una quarantina di persone, sui
passi biblici riguardanti l’Amore e insieme si è sentita la necessità di allargare
il discorso e di proporlo alle comunità.
La Pentecoste è stata questa occasione
di grazia. Un centinaio di persone vi hanno partecipato: giovani, adulti e anche
anziani... non il « solito giro ».
Ha animato il canto un gruppo della
Comunità di Tahona, nella consapevolezza che i credenti non possono riunirsi pella lettura della Bibbia senza pregare e
senza cantare le lodi del Signore.
I gruppi di studio hanno lavorato su
tre testi biblici già studiati nel Collettivo.
1° - « Amare i nemici » (Matteo 5: 43-48)
Se non si allarga la categoria di « nemico » con una precisa analisi di classe,
c’è il pericolo di vedere il nemico solo
"ome quello che mi offende in qualche
modo, di predicare un amore senza giustizia, un amore poco esigente. ....
Se però faccio un minimo di analisi di
classe, vedo che il nemico può essere il
padrone, il generale, il sommo sacerdote,
e capisco che li posso amare solo lottando
contro... perché non siano più padrone,
generale o sommo sacerdote.
Solo così l’amore cessa di essere un
atteggiamento di inferiorità e diventa
sentimento di fermezza sostenuto dall’esempio e dalla grazia del Cristo
2” - Inno all’agape - carità (1 Cor. 13; 1-13)
Questo è sempre stato un pezzo forte
dell’interclassismo ; la prima impressione
è quella di un brano fatto apposta per alimentare il « vogliamoci-tanto-bene...! ».
Se invece viene riferito aU’esempìo e
alla parola viva del Cristo, rivela delle
prospettive imprevedibili. Riteniamo importante rifare la lettura di questi passi
nelle nostre chiese, che troppo spesso hanno privatizzato l’agape e l’hanno ridotta
a « carità-elemosina ».
3” - « Il figlio dell'uomo non è venuto per
essere servito, ma per servire » (Marco
10: 45.
Dio in Gesù di Nazareth si è tolto per
primo come padrone. Questo significa una
contestazione radicale di tutte le gerarchie fuori e dentro le chiese. Restano comunque aperte le due linee;
1) Tolto il padrone, il servizio la diakonia è possibile...
2) La militanza per togliere il padrone è già diakonia (questo nelle chiese come fuori).
Dopo il lavoro dei gruppi i partecipanti si sono ritrovati in assemblea.
È stata accolta la proposta di uno
scambio costante di esperienze di lettura
biblica con la partecipazione di valdesi a
gruppi biblici di comunità cattoliche e
viceversa.
Tutti sono stati d’accordo di continuare
il lavoro del Collettivo di Ricerca Bìblica
c di raccogliere il materiale di questo
anno 1974-75.
Il programma verrà abbozzato in un
primo incontro previsto per giovedì 4
settembre alle ore 20.45 in luogo che verrà comunicato per tempo.
Il gruppo di coordinamento
del Collettivo di Ricerca Biblica
6
6
atte ìfalli oggi
LUSERNA SAN GIOVANNI
‘‘Io do a Scuola a tempo pieno - 2
tu dai a
Conte è già stato rilevato da queste colonne, le elezioni amministrative del prossimo 15 giugno avranno una grande rilevanza politica. E questo vale non solo per
le elezioni regionali o provinciali o nei
comuni al di sopra dei 5.000 abitanti in
cui si vota il simbolo di un partito. Vale
certo anche nel caso dei piccoli comuni.
L'autonomia dei piccoli comuni, soprattutto montani, è ormai ridotta al minimo.
Le disponibilità finanziarie sono pressoché nulle e le spese, cosiddette obbligatorie, sono rilevanti. Si può ben dire che
il vero ente locale che dispone oggi di capacità decisionali e, parzialmente almeno,
dei fondi per attuarle, è la comunità montana. I consigli comunali sono il trampolino necessario per poter accedere alla comunità montana. Di questo sarà opportuno tenere conto nelle prossime elezioni.
E’ abbastanza interessante notare che
in molti casi le varie liste che sono state
presentate nei vari comuni non si pronunciano troppo apertamente su questo punto. A parte le liste che ereditano la tradizione della passata amministrazione e
di cui è quindi possibile giudicare l’operato fin qui realizzato, le altre non sempre sono esplicite. Nella maggior parte
dei comuni le varie liste accennano ad
una tendenza di rinnovamento, in qualche caso portando avanti il discorso fin
qui fatto, in altri ponendosi come alternativa, ma non è sempre chiaro nemmeno il modo in cui intendono portare avanti il loro programma di rinnovamento.
Ed è a parer nostro importante invece che questo modo di gestire la cosa
pubblica, venga reso noto. I trent'anni di
egemonia democristiana del potere ci
hanno abituati (lo eravamo certo anche
prima, ma in maniera diversa) a considerare che non si può ottenere nulla senza
l’appoggio, la raccomandazione, in qualche caso il « io do a te e tu dai a me ».
Né si può dire che le prospettive oggi
siano molto migliori. Tradizionalmente
elezione significa programma, se si è seri; promessa, se si è demagoghi. E’ sempre difficile distinguere con esattezza il
confine tra queste due realtà, ma pensiamo debba essere tenuto presente da coloro che verranno eletti. E’ necessario
che i cittadini non abbiano più a sentirsi
continuamente frustrati, visti come mendicanti di qualche favore, quando è chiaro che si tratta di loro diritti. O addirittura, come anche qualche volta può accadere, che il cittadino si veda imposto
qualcosa che non ha mai chiesto e che
pare bene a qualcuno di offrirgli. Crediamo che questo tipo di clientelismo vada
rifiutato chiaramente ed apertamente. Che
gli elettori abbiano il diritto di sapere
quali alleanze andranno a formare in comunità montana le persone che eleggeranno, su quali appoggi contano coloro
che promettono o anche programmano.
Un’ultima cosa va forse ancora rilevata. Da alcune parti, in maniera palese o
in maniera velata, si fa riferimento all’appartenenza alla chiesa o al popolo
valdese, per richiamare i valdesi a votare compatti questo o quel candidato, questa o quella lista. È il caso per esempio
di un ciclostilato diffuso a Bobbio Pellice
che sottolinea come « i nostri avi hanno
dovuto comperare dai frati di Staffarda
buona parte dei beni comunali, su cui
tutti abbiamo diritto, per cui il nostro
primo compito è quello di diffidare da
quanti e in malafede o per cecità possono
in futuro cedere ad altri questi beni, cosa
purtroppo già successa in molti Comuni
non lontani dal nostro ». Nessuno dubita
che sarebbe criminale da parte di qualsiasi amministrazione cedere quei beni
che devono invece essere difesi ad ogni
costo, anche a costo di rinunciare a realizzazioni di primaria importanza. Ma
avremmo preferito leggere che quei beni
sono stati riscattati dai signori feudali di
Luserna, il che storicamente darebbe anche più esatto. Evocherebbe alla nostra
mente non il pericolo dei « monaci » (pericolo clericale), ma quello « feudale »,
che è come abbiamo cercato di dire più
sopra il metodo di governo del « tu fai un
piacere a me e io ne faccio uno a te », il
sistema di governo di persone che sono
comunque su un livello diverso dai loro
amministrati, il sistema dei nobili e dei
sudditi. Chi siano oggi i nobili lo sappiamo, ma sappiamo anche che i cittadini
non vogliono più essere considerati quello che non devono essere: sudditi.
Bruno Bellion
In questo numero presenteremo il problema deU’organizzazione della scuola elementare a pieno tempo di S. Giovanni.
L’organizzazione di un tempo pieno è
uno degli aspetti più significativi e qualificanti di un esperimento e richiede molta
attenzione e molto lavoro da parte dell’équipe. Quanto brevemente evidenzieremo ha lo scopo di fornire al lettore un’idea
di quanto è stato realizzato.
Realizzazione del pieno tempo
a S. Giovanni
Nella scuola hanno operato 11 insegnanti in 5 classi, dalla 1“ alla 5*. Si è ritenuto
che, tra gli insegnanti già titolari e quelli
che si aggiungevano con la -sperimentazione non vi dovessero essere disparità di alcun genere. Infatti, l’inserimento di attività nuove, diverse da quelle tradizionalmente intese come scolastiche, poteva costituire un elemento di discriminazione fra insegnanti. Per questo motivo sono stati costituiti tre gruppi di lavoro comprendenti:
I gruppo: classe L con due insegnanti; II
gruppo: classi 2“ e 3“ con quattro insegnanti; III gruppo: classi 4“ e 5“ con quattro insegnanti. Al corpo docente si è aggiunto un
insegnante di appoggio per i casi che presentavano problemi particolari. Airinterno
dei singoli grugni ogni insegnante ha svolto due attività di cui una più diretatmente
collegata con la ricerca.
Inse- Ricerca Attività
gnante collaterali
A Raccolta dati Lettura
B Comunicazione Oss. scienti!.
C Aspetto matematico Educazione fi.
D Aspetto linguistico Nuoto
Per la classe L si è -ritenuto di non dovere procedere a questa suddivisione per
garantire ima maggior unità di apprendimento. La costituzione di questi tre blocchi fondamentali avrebbe dovuto consentire di raggruppare gli alunni non solo in
base al criterio dell’età, ma anche degli
interessi per certi momenti e delle esigenze -per altri, venendo così a rompere l'artificiosa struttura della classe. A livello delle
attività collegate più strettamente alla ri
cerca, quanto detto, non è stato possibile
attuare per l’opposizione di alcuni genitori
del III gruppo.
Nessuna opposizione si è avuta, invece, a
livello di attività collaterali.
In altre attività si sono formati dei gruppi liberi, dove confluivano alunni delle 5
classi. Queste attività sono state: lavoro,
modellaggio, pittura, educazione al ritmo,
ed. musicale, drammatizzazione, biblioteca, burattini. Ogni alunno ha potuto seguire due attività nello stesso periodo di
tempo per una parte dell’anno e poi cambiare. Durante il primo anno della sperimentazione gli insegnanti avevano dei
turni tali che lavoravano sempre da soli
nel gruppo. Si era notato però che il solo
prolungamento delle attività scolastiche
non consentiva un’azione capillare su
quei ragazzi che presentavano -problemi
di apprendimento, che, non si risolvevano
con corsi di sostegno.
Per ovviare a quanto sopra, nel secondo anno, sono stati programmati periodi
di tempo (h. 6.30 settimanali) in cui due
insegnanti hanno operato contemporaneamente nella stessa classe. Questo esperimento ha dato validi risultati. In questo
modo infatti l’alunno è stato seguito durante la sua attività di lavoro nel suo
gruppo e da un insegnante con cui è abituato a lavorare. Per la programmazione
comune delle attività, per gli scambi interdisciplinari, per una valutazione periodica della sperimentazione, tenuto conto
delle disposizioni ministeriali sui tempi
pieni, sono state previste delle riunioni
di gruppo al sabato mattina, dando vacanza agli alunni. La mattinata è stata articolata in tre momenti: consuntivo del
lavoro svolto e programmazione all’interno -dei singoli gruppi; scambio di esperienze tra i gru"’-<i; discussione dei problemi che emergono da una gestione comune della scuola.
Questo momento comunitario del sabato è -stata una condizione indispensabile per garantire il collegamento fra le varie -materie e consentire il lavoro di gruppo degli insegnanti.
L’équipe del pieno tempo
TORRE PELLICE
Attività del Consiglio di Circolo
Se ci è concesso, vorremmo rispondere
dalle pagine del vostro giornale, all’articolo « Per un impegno nella scuola » apparso sull’Eco delle Valli il giorno 16/5
1975, firmato dal Sig. Charbonnier Aldo.
Come giunta esecutiva del Consiglio di
circolo di Torre Pellice ci siamo impegnati al massimo per realizzare i mandati ricevuti dal Consiglio, purtroppo le nostre
azioni sono condizionate, là dove non bastano la volontà e l’impegno, dalla mancanza di fondi. A questo proposito vogliamo ricordare a tutti i genitori che il Consiglio sarà finanziariamente autonomo
solo a partire dal 1“ gennaio 1976: per
questo motivo siamo ora costretti a rivolgerci, per le cose più pressanti e importanti, agli Enti locali che non sempre
vogliono o possono rispondere affermativamente alle nostre richieste, come si è
verificato per la pubblicizzazione degli atti del Consiglio, attraverso ciclostilati da
inviare alle famiglie, e per le attività decise per la celebrazione del XXX' della
Resistenza.
Infatti la Comunità montana, adducendo motivazioni diverse, ha risoosto negativamente ad entrambe le richieste.
Vogliamo comunque rassicurare i genitori che è nostra ferma intenzione realizzare gli impegni assunti nella misura in
cui gli ostacoli che continuamente si frappongono alle nostre azioni lo consentiranno.
Invitiamo intanto tutti i genitori a tenersi informati delle decisioni órese in
Consiglio attraverso gii atti pubblicati regolarmente all’albo della Direzione Didattica di Torre Pellice.
In relazione del XXX' della Resistenza,
nonostante le difficoltà, il risultato delle
attività programmate è stato positivo
grazie alla collaborazione dell’A.N.P.I. locale e all’intervento di molti Comuni del
Circolo.
E nostro dovere ringaziare pubblicamente le Amministrazioni comunali che,
nello spirito della Resistenza e dell’Antifascismo, hanno permesso di sensibilizzare e coinvolgere anche i bambini della
scuola elementare in un problema storico di tale importanza per il nostro Paese.
Vogliamo citare i Comuni che secondo
le diverse possibilità di bilancio hanno
contribuito alla realizzazione di una parte delle attività previste: Angrogna, Bob
bio Pellice, Rorà, Torre Pellice e Villar
Pellice.
Come è noto fanno parte del Circolo
di Torre Pellice anche le scuole dei Comuni di Luserna S. Giov. e di Lusernetta
(Comuni anche membri della Comunità
Montana) illustri assenti all’attuazione di
questa iniziativa approvata dal Consiglio
di circolo con una larga maggioranza.
E se il primo ha risposto di essere troppo impegnato nella proiezione di films
sulla Resistenza (per adulti) il secondo
non si è neppure degnato di rispondere.
Lasciamo ai lettori l’interpretazione di
tale ateggiamento! ! !
Abbiamo ritenuto, però, che i bambini
di questi Comuni non dovessero risentire
di discriminazioni di cui non erano responsabili e perciò la proiezione è stata
estesa a tutte le scuole del Circolo Didattico, secondo quanto deciso in Consiglio,
affrontando difficoltà economiche non ancora totalmente risolte, tenendo conto
dell’alto prezzo del noleggio di alcune sale
cinematografiche: Cinema S. Croce e
Trento L. 35.000 caduno -f operatore; mentre il Cinema Allemand! L. 20.000 operatore compreso.
_ Cogliamo altresì l’occasione di ringraziare la Pro Loco di Torre Pellice che riserverà uno stand in cui saranno esposti
i lavori dei ragazzi sulla Resistenza in occasione deH’Agosto tórrese e la Regione
che, grazie aH’interessamento del Sig. Aldo Charbonnier, ha offerto gratuitamente
un rilevante numero di volumi « Indagine sull’attività neofascista in Piemonte »
e « La Costituzione italiana e lo Statuto
della Regione Piemonte ».
Per concludere chiediamo ancora la
collaborazione e l’appoggio di quanti intendono operare per il bene della scuola,
perché sia possibile dare ai nostri figli
gli strumenti necessari alla costruzione
di una società più libera e più giusta.
La Giunta esecutiva
del Consiglio di Circolo
di Torre Pellice
Il Consiglio di Istituto si terrà alle
ore 21 dei giorni 12 e 17 giugno 1975 (nei
locali della Scuola - Viale Dante 11). Fra
gli altri argomenti verrà presentato un
documento sulla selezione.
cronaca
Perrero
Concluso l’anno scolastico alla Scuola.
Media. I ragazzi si sono ritrovati amichevolmente nella palestra martedì 10 giugno, per presentarsi gli uni agli altri i
risultati dell’attività teatrale condotta
nelle rispettive classi.
I tabelloni coi voti hanno lasciato tutti soddisfatti. Infatti gli alunni di prima
e seconda sono stati tutti promossi alla
classe successiva in seguito ai corsi di
recupero a cui avevano partecipato i meno preparati e quelli di terza sono stati
tutti ammessi all’esame.
Perosa Argentina
Sabato 31 maggio si è riunito il Consiglio di Istituto della Scuola Media. Tra,
le decisioni salienti, segnaliamo la nomina di una commissione che dovrà redigere una bozza di regolamento da presentare al Consiglio a settembre per la sua
adozione provvisoria. In seguito il regolamento sarà sottoposto al collegio dei
docenti ed alle assemblee dei genitori. Il
consiglio ha anche deciso di chiedere Iq
'.cambio dei verbali delle riunio’ t con
quello di Villar Perosa e coi circoli didattici di Perosa e Villar; infine ha incaricato la presidenza di farsi trasmettere i programmi delle sale cinematografiche locali per l’eventuale partecipazione della scuola a proiezioni di particolare valore artistico e culturale.
Pinercrfa
Sabato sera Giorgio Girardet, direttore del settimanale COM-NUOVI TEMPI,
ha tenuto la preannunziata conversazione'
nella sala di via dei Mille sul tema ; « Cristiani per il socialismo ».
Questo titolo, entrato ormai a far parte del mondo religioso moderno, è nato,.
ha ricordato l’oratore, in un contesto molto preciso; rincontro di Santiago del Cile nel 1972, dove cristiani sud americani
ed europei si sono interrogati sulla possibilità di un’azione costruttiva nel contesto del rinnovamento in corso nel Cile.
Il titolo non è stato « cristiani socialisti » o « cristiano-sociali » e neppure
« cristiani nel socialismo ». Cristiani per...
stava ad indicare un modo nuovo di porre il problema della testimonianza cristiana nel quadro e nel contesto della ricerca di un ordine sociale nuovo.
Il Italia il convegno di Bologna prima
e poi di Napoli hanno messo in luce la
validità non solo del termine ma anche e
soprattutto della linea di ricerca. La risposta del tutto inattesa ed il successo di
questi convegni hanno dimostrato la loro rispondenza alle attese di molti credenti in ricerca dispersi nel contesto nazionale ed impegnati spesso in modi occasionali ed individuali.
Il Girardet ha esaminato in un secondo punto le relazioni fra Cristiani per il
Socialismo e Comunità di base. Pur trattandosi di due orientamenti diversi e di
due problematiche diverse emerge sempre più evidente una convergenza di idee
e di orientamenti.
In terzo luogo l’oratore ha messo in evidenza il fatto che la rispondenza attuale
dei c.p.s. nell’Italia meridionale non è casuale ma deriva dal fatto che la religione
occupa tuttora in quelle zone un postorilevante di coesione sociale per cui la
critica alla impostazione ecclesiastica immobilista mobilita il popolo più di quanto accada in altre zone dell’Italia.
Un ampio dibattito ha fatto seguito, in
cui sono intervenuti i presenti, iniziando
una ricerca in vista di una maggior organizzazione della attività di cristiani per
il socialismo anche nella zona del pinerolese, inserendosi maggiormente nella
ricerca in corso e coordinando gli sforzi
e le iniziative già presenti attualmente.
Domenica, dopo il culto, un gruppo di
fratelli della comunità si è ritrovato ai
Piani di Prarostino per trascorrere insieme il pomeriggio al termine dell’attività
di studio biblico, seguita durante Tanno.
Ad essi si è aggiunto un gruppo di amici milanesi che partecipavano allo studio
del Collettivo Bonhoeffer. È stata programmata, sia pure a grandi linee, il programma di lavoro per il prossimo anno.
Mercoledì 18 nella sala della Biblioteca Civica avrà luogo una tavola rotonda sul libro, pubblicato
recentemente dalla Claudiana, ’’Una
fede da reinventare”. Vi partecipano don Barbero ed il past. Sergio
Ribet; seguirà un dibattito libero
L’interesse del libro, che ha su
scitato non poche riserve nel pine
rolese, e l’interesse del tema, ren
dono questo incontro particolar
mente significativo ed interessante
7
f
delle valli---------
Viaggio a Mauthausen
Angrogna
Pomaretto
In occasione del trentennale della Resistenza, del trentennale della morte di Jacopo Lombardini e della liberazione dai
campi di concentramento Kz il comitato
manifestazioni della resistenza A.N.E.I.A.N.P.I. Val Pellice ha organizzato un
viaggio-pellegrinaggio in Austria, dove si
trova il tristemente noto campo di Mauthausen. Hanno partecipato al viaggio exinternati, partigiani, operai, studenti, insegnanti, liberi professionisti, casalinghe,
pensionati e tre rappresentanti di autorità comunali, in tutto 38 persone provenienti dai comuni di Torre Pellice, Angrogna, Luserna S. Giov., Lusemetta, Bibiana, Cavour, San Germano C., Villar
Perosa, Pomaretto, Ospedaletti e Trieste.
Il viaggio è stato molto bello e interessante dal punto di vista turistico, ma lo
scopo fondamentale era di visitare alcuni
campi di concentramento ove migliaia e
migliaia di persone, fra le quali molti italiani, lasciarono la vita.
Entrati nel territorio austriaco il 29/5
dal passo del Brennero si è percorso il
Tirolo con sosta a Kitzbuhell, il giorno
seguente 30 si è visitato Salisburgo, Ebensee e raggiunto Linz; il 31 ci si è recati a
St. Georgen e Mauthausen, e in serata a
Vienna; Tl/6 con un percorso molto vario e piacevole (purtroppo pioveva e c’era
la nebbia), passando da Leoben, si è giunti a Villach; da questa anirnata cittadina
della Carinzia si è ripartiti per l’Italia,
passando dal valico di Coccau, presso
Tarvisio, e via Padova, Vicenza, Torino si
è rientrati in sede.
Le visite ai campi di concentramento
sono state commoventi e isconvolgenti.
La prima ha avuto luogo a Ebensee, campo di concentramento dipendente da
Mauthausen, ove soffrirono e morirono
molti italiani, ebrei, polacchi, russi, ecc.
Vi si trovano diverse lapidi fra le quali
una recante questa scritta; « Al marito
qui sepolto, compagno eroico dei suoi
mille morti che insieme riposano, e dei
milioni d’altri martiri di ogni terra e di
ogni fede, affratellati dallo stesso tragico
destino, una donna italiana dedica, pregando perché così immane sacrificio porti bontà negli animi degli uomini ».
La seconda visita fu ai campi di Gusen
I e Gusen II nei pressi di St. Georgen,
ove vi erano cave di pietra ed imprese facenti parte delTindustria bellica. In un
recinto, nel luogo stesso in cui fu costruito sotto il regime nazista, è rimasto il
crematorio di Gusen I Gusen II, sottocampi fra i peggiori apportatori di morte del campo di concentramento di Mauthausen. Dal 1940 al 1945 più di 37.000
persone di ogni nazionalità vi furono incenerite dopo aver conosciuto le più crudeli sofferenze, fisiche e morali. Qui, come già a Ebensee, abbiamo sostato in
raccoglimento silenzioso. Anche in questo luogo vi erano lapidi scritte in diverse lingue, qua portate dalla pietà dei vivi
per i morti.
Ma la visita che ha più colpito è stata
quella a Mauthhausen ove vi sono ancora alcuni edifici, baracche, torri di guardia, prigioni, testimoni del terribile passato che qui fu sanguinosa realtà. Questo
campo accolse più di 300.000 persone e
oltre 110.000 di queste, di ambo i sessi,
anche bambini, sono stati qui uccise o
sono decedute in conseguenza della tormentosa vita del campo. Esso è una testimonianza tremenda e impressionante
deH’eccesso di inumana violenza e crudeltà del regime nazifascista e delTenorme
misura di sofferenze subite. La maggior
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parte dei deportati, ivi internati, lavorava nelle vicine cave di pietra.
Raccontare tutto quanto abbiamo visto
è diffìcile e necessita molto spazio. Ricordo che in una sala sotterranea, ove
si trovano due forni crematori, in uno
dei quali è stato probabilmente eliminato il 24-4-1945, è stata deposta una targa
(omaggio di tm anonimo) in memoria di
Jacopo Lombardini, eletta figura di resistente e di apostolo di giustizia e libertà.
Fra la commozione di tutti i presenti il
sindaco di Torre Pellice ha ricordato
Lombardini e tutti coloro che hanno dato la vita in questi tristi luoghi.
AlTesterno del campo vi sono i monumenti commemorativi cecoslovacco, sovietico, lussemburghese, spagnolo, francese, albanese, polacco, britannico, belga,
italiano, ungherese, jugoslavo e quello
della repubblica democratica tedesca.
E spaventoso pensare a quali eccessi
possa portare un orgoglio nazionalista
razziale come quello nazista, che è giunto al punto dì uccidere anche i bambini.
In questo periodo, in cui la dignità
umana è di nuovo compromessa dal risorgere di violenze, alcime volute e altre inqualificate, rna pur sempre di origine diretta o indiretta nazifascista, possano
queste testimonianze aiutare a non dimenticare e a meditare.
E. Bonnet
Torre Pellice
Torre Pellice, 7 giugno 1975
Signor Direttore,
in riferimento alle vicende della SACE di cui
il suo giornale si è interessato piu volte, la preghiamo di pubblicare la seguente Lettera aperta.
Il Concistoro Valdese di Torre Pellice segue
da molto tempo le vicende della SACE, sia perché essa interessa come utenti una notevole parte dei membri di chiesa e molte opere della
chiesa, sia perché il Concistoro è socio della
Società da circa 10 anni, avendo ricevuto in dono alcune azioni. Già in passato il Concistoro ha
preso posizione presso il Consiglio di Amministrazione a difesa dei diritti degli utenti, specialmente dei quartieri peggio serviti. Nella crisi che
si è determinata dal 1972 e di cui ha scritto il
dott. Gustavo Comha, il Concistoro ha definito la
sua posizione per fiocca del suo delegato alle Assctiiblee che si sono susseguite. Non ha ritenuto
di intervenire in altro modo, perché pensava
che il problema dovesse essere affrontato anzitutto nell’Assemblea dei soci. Questo è anche ora
il suo parere, perché a rigor di logica un Consiglio di Amministrazione scaduto è bensì incapace di presentare nuovi bilanci, ma rimane
in carica per convocare TAssemblea che nomini
la nuova gestione. Perciò il Concistoro richiede
che il Consiglio di Amministrazione convochi
quanto prima TAssemblea in seduta straordinaria, affinché TAssemblea stessa decida il ricorso
all’autorità competente, oppure la nomina di una
nuova gestione, la quale esamini l’operato di
questi anni e ne riferisca alTAssemblea stessa,
proponendo adeguate soluzioni, formuli con chiarezza e dettagliatamente gli eventuali addebiti o
comunque le operazioni eventualmente ritenute
contrarie ai fini statutari della Società.
Nel caso che tale Assemblea straordinaria non
venisse convocata, il Consiglio, quale smìo e
quale utente, invita la competente autorità ad
intervenire ex officio, affinché questa vicenda
non si trascini all’infinito nelTambito di opi»ste
recriminazioni, ma venga risolta in termini ai
diritto.
Il Concistoro Valdese di Torre Pellice
Luserna S. Giovanni
• Tre bimbi della nostra comunità hanno ricevuto domenica scorsa il sacramento del Battesimo : Favout Gisella
Malvina di Guido e Pons Anida della Cabianca, Miriam Giovo di Gino e Catalin
Rosy della Ciaperassa, Zoppi Stefano di
Remo e Nieves Gispert dei Bellonatti.
Il Signore conceda a questi bambini la
grazia delle sue benedizioni ed aiuti i genitori ad essere fedeli alle promesse che
hanno fatto.
• Sabato pomeriggio si sono svolti i funerali del fratello Angelo Bruno, deceduto all’età di anni 56, della Caveia.
Alla famiglia diciamo tutta la nostra
simpatia cristiana nel dolore.
• Ricordiamo TAssemblea di Chiesa che
avrà luogo venerdì: 20 giugno alle ore
20,45 con all’o.d.g. la Relazione morale e
finanziaria presentata dal Concistoro.
• Precisiamo che To.d.g. sui minori pubblicato a pag. 4 del N. 21 contiene un errore nelTultima riga.
La dizione esatta è la seguente; «tenendo presente in modo particolare la
situazione delTUliveto ».
Mercoledì 11 giugno si sono svolti i funerali della sorella Giulia Malan; ai familiari colpiti dal lutto esprimiamo la
nostra solidarietà e speranza cristiana.
Villar Pellice
Martedì 3 giugno abbiamo accompagnato al cimitero il fratello Pietro Frache, di 88 anni, ben conosciuto e stimato
fra noi essendo stato nel passato anziano della nostra comunità.
Giovedì 5 giugno è improvvisamente
deceduta a Torino la sorella Laura Tumminello nata Vigne, di anni 46; il funerale ha avuto luogo sabato 7 a Villar.
Alle famiglie colpite dai lutti vada la
nostra simpatia cristiana nella comune
speranza della Resurrezione.
San Secondo
Prarostino
i
Alcuni lettori del giornale hanno espresso telefonicamente o a voce nei giorni
scorsi alla Redazione le loro critiche per
la pubblicazione nell’ultimo numero sotto
Prarostino e S. Secondo di una lista elettorale con il suo programma.
A scanso di equivoci dobbiamo precisare :
a) i pastori della comunità di S. Secondo e Prarostino non sono gli unici
corrispondenti del giornale, inviano notizie e cronache che pubblichiamo, ma
non tutto quello che viene stampato sotto il nome di ima comunità è da attribuirsi loro. Nel caso specifico i pastori
non hanno mandato nessuna notizia in
tema elettorale.
b) La lista in questione non è stata
pubblicata per propaganda ma per informazione, analogamente a quanto è stato fatto per Angrogna, Frali, Ferrerò. Il
programma che presentavano è sembrato interessante e valido, quello delle altre liste non è stato reso noto, lo abbiamo accolto nel contesto della riflessione
che si sta facendo alle valli.
c) Pensiamo che i lettori dell’Eco non
hanno nessun bisogno di ricevere ordini
o suggerimenti da nessuno ; hanno le idee
chiare e votaùo secondo quello che giudicano meglio. Sapranno farlo anche questa volta. I nomi comunque sono questi:
San" Secondo :
Lista n. 1 (emblema: torre): Barbero
Francesco, Bruno-Franco Filippo, Depetris Giulio, Genre Pietro, Raimondo Giorgio, Bertea Roberto, Gardiol Emilio, Perone Stefano, Rlbet Levy, Trombotto Clemente, Turina Franco, Vicino Roberto.
Lista n. 2 (incudine con libro, vanga e
spiga di grano): Gardiol Mauro, Moretti
Alessandro, Bocco Maurilio, Bonetto Pier
Carlo, Coucourde Enrico, Fornerone Walter, Gardiol Ernesto, Gardiol Gianni, Godino Paolo, Griglio Giulio, Marinetto Ennio, Romano Carlo Neri.
Lista n. 3 (quadrato con triangolo):
Peano Alberto, Avaro Alberto, Avondetto Franco, Bertea Giovanni, Besson Cesare, Bossetto ’Tranquilla, Fiore Mauro,
Fornerone Sergio, Granerò Giuseppe,
Laurenti Albino, Prina Renato, Ronco
Mario.
Prarostino ;
Lista n. 1 (libro aperto, incudine, vanga e spiga di grano); Monnet Enrico, Parisa Franco, Mauro Mario, Rivoir Giacomo, Paschetto Alessandro, Gardiol Marina Monnet, Usseglio Viola Alessandro,
Gardiol Franco, Forneron Dino, Avondetto Renzo, Fornerone Attilio, Plavan
Valdo.
Lista n. 2 (cerchio, triangolo: Prustin
Rocapiata): Avondet Marco, agr., Avondet Marco, op., Avondetto Bruno, Costantino Ide Emilio, Gay Emidio Augusto, Godino Davide Emanuele, Godino
Wilfrid, Marino Ernesto, Martinat Ermanno, Paschetto Egidio, Rivoira Enrico
Giulio, Rol Caudio.
______________Villar Perosa
• Domenica 8 giugno la nostra comunità
ha ospitato l’incontro femminile regionale che ha visto raccolte circa lOO unioniste per il culto in cui ha predicato la Sig.a
Ade Gardiol con la collaborazione di due
unioniste per la parte liturgica, una battista e una valdese, e del pastore locale
per la S. Cena.
Dopo il culto la discussione sul progetto di federazione regionale, quindi il
pranzo in comune.
Nel pomeriggio tavola rotonda sul tema della 3‘ età, introdotto dalla Sig.a R.
Taglierò, direttrice del Centro anziani di
Torre Pellice e dalla Sig.a Lincesso, direttrice dell’Asilo di S. Germano.
• Giovedì, 12 giugno giungeranno fra di
noi 60 trombettieri provenienti dal Württemberg, guidati dal past. Tiss. Essi suoneranno nei vari istituti: sabato 14 terranno un concerto a Pramollo, domenica 15 saranno presenti al culto a Villar
e la sera a S. Antonino di Susa.
Martedì. 10 giugno ha avuto luogo il funerale della sorella Celestina Charrier,
deceduta al Rifugio Carlo Alberto di Luserna S. Giovanni, ben nota a Pomaretto
per la sua inesauribile bofltà e pazienza.
Domenica 15 giugno alle ore 14,30 bazar della comunità presso le ex scuole.
Un cordiale invito a tutti.
Doni per rAsilo
di Luserna S. Giovanni
Elenco dei doni pervenuti nel mese di marzo
1975 per la nuova costruzione:
Mary e Anita Long per compleanno della
mamma (S. G. Chisone) L. 10.000; Louise Müller
(Zurigo) 25.500; Unione Femminile - Chiesa Ev.
Italiana di Zurigo 126.000; in mem. di Eugenio
Bounous, la moglie e la figlia 10.000; Irene
Kovacs e Norma Fiorini, in mem. di Guglielmo
Tagliabue 20.000; Maddalena Jourdan (Angrogna) 5.000; Elisa e Rita Jallà, in mem. di Augusto Jallà 20.000; Società « Pra del Torno » Collegio Valdese (T.P.) 60.000; in mem. di Renzo
Favout, gli amici di Elda e Poulucciu 140.000;
Finette e Maria Prochet (T. P.) 50.000.
Bonnet Estellina e Fiorina, in mem. della
mamma Odin Maddal. 10.000; Ester Giorgiolé
(Livorno) 2.000; Meynet Renato e Fiorella
10.000; Tinette Goss, in mem. dei genitori e
sorelle 10.000; Bufalo Miletto Fede (Noceto)
10.000; in mem. di Rosa Cougn, i figli 50.000;
Renata Jallà 500.000; Lisette e Lionello Gay
(Torino) 50.000; Edina Ribct, in mem. dr. Ar.
naldo Eynard 10.000; in mem. di Daniele Zoppi,
la famiglia 30.000.
Roveda Lina in mem. di Guglielmo Tagliabue 5.000; Gaydou-Grill Paimira in mem. di
Renzo Favout 5.000; N.N., S. Giovanni 10.000;
Lina Long-Malan, in mem. del marito Malan
Daniele 25.000; Clemence Gay (To) 30.000;
N.N. (Svizzera) 73.500; Louise MüUer (Zurigo)
122.500; Sciti Alberto e mamma in mem. Tagliabue Guglielmo 15.000.
Elenco dei doni pervenuti nel mese di aprile
1975 per la nuova costruzione.
In mem. di Rivoiro Mario, la moglie e la figlia L. 5.000; in mem. di Guido Gaydou: alcuni
amici di leva... 6.000, la moglie Grill-Gaydou
Paimira 10.000, i cognati Grill Domenico e Lina
10.000, Odino Leontina ved. Rivoira 5.000, Michelin Salomon Davide 8.000, Michelin Salomon
Maria ved. Malan 3.000, i vicini di casa di via
1 Maggio 12.500, Cognati Paolo e Elisa Grill
5.000.
In mem. di Durand Canton Emilia ved. Albarin: Ditta Angelini Farmaceutici, Roma 50.000,
Emilia Albarin ved. Peyrot (T. P.) 15.000; Ada,
Relio; Emma e James 20.000.
In mem. di Eleonora Chauvie ved. Migliotti:
i figli Bruno e Aldo e rispettive famiglie 100.000,
i compagni di lavoro di Aldo (Stabilim. RIV-SKF
di Pinerolo) 64.500, i compagni di lavoro Italgas
di Bruno 23.000, famiglie Frache-Paschetto (Torre P.) 5.000, famiglia F.M. (T.P.) 10.000, Unione Femminile di Luserna S. Giovanni 5.000.
In mem. signor Tagliabue Guglielmo: Paolo
Roveda (Mi) 10.000, Livio e Dina Gobelin 5.000;
in mem. di Pons Margherita ved. Martinat, i
vicini di casa 10.000; Mina Signòretti, in mem.
di Ida Ghigo 10.000; Gribaldo Nina, in mem. di
Gribaldo Carlo e Mazzoni Bruna (To) 25.000;
Ermellina Pons, in mem di Letizia Corsani (T.P.)
10.000; Breuza Renato (Pinerolo) 20.000; Vola
Renato e Fiorella (Pinerolo) 15.000; Mourglia
Giov. Enrico 10.000; F. Rossi (Roma) 500; Gullino (Pianezza) 2.000; Gottfried Beck-Zulpich,
Germania 743.018.
BHugio Be Garki Albarto
Si rende noto che è vacante 1 posto di Infermiere generica.
Le domande possono essere inviate alla Commissione degli Istituti Ospitalieri Valdesi in Torre Pellice, Via Caduti per la Libertà n. 6 (Tel.
0121/91536).
E’ previsto per questo posto il seguente trattamento economico:
Retribuzione base annua L. 1.700.000; indennità speciale integrativa annua 580.800; scatti
biennali del 2,50%.
Classi stipendiali:
1“ cl. al compimento del 4® anno di servizio con un incremento del 10% della retribuzione base;
2“ cl. al compimento deirS® anno di servizio
con un incremento del 12,50%;
3“ cl. al compimento del 12® anno di servizio, con un incremento del 12,50%.
Il presidente E. Aime
Rettifica
Tra le offerte pubblicate nella prima lista nell’Eco delle Valli del 30 maggio n. 21
anziché L. 1.000.000: Mr. et M.me Henri
Poet, leggere: L. 1.000.000: Mr. et M.me
Henri Poet, Président de TUnion Vaudoise
de Marseille, en souvenir de leurs parents.
8
8
CRONACHE ANTIMILITARISTE
I BERSAGLI ALLA MODA
Una repubblica fondata 5 - Le «sette» protestanti
sul lavoro o sull'esercito ?
Alessandra, undici anni, quinta elementare. Il 2 giugno. Festa della Repubblica,
guardando la televisione ha visto sfilare
carri armati, mezzi blindati, bersaglieri,
carabinieri, fanti, aviatori, reduci... Intanto molti dei suoi compagni di scuola
sono andati a visitare le caserme, che in
questo giorno sono aperte a tutti i cittadini.
L’indomani a scuola si studia la Costituzione, e Alessandra viene a sapere che
la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro. Ci riflette, e nel pomeriggio ci dice ; « Io non capisco. Se la Repubblica è
fondata sul lavoro, che cosa ci stanno a
fare le sfilate militari e le visite alle caserme nel giorno della Festa della Repubblica? Insomma, siamo fondati sul lavoro o
sull’esercito? Proprio non lo capisco ».
A dire il vero non lo comprendiamo
neanche noi, cosi come non lo comprendono quei movimenti antimilitaristi, della
sinistra rivoluzionaria, radicali e nonviolenti che in occasione della parata hanno
organizzato a Roma delle contro-manifestazioni.
Vogliamo ricordare in particolare il
Movimento Nonviolento che ormai da alcxmi anni pubblica un manifesto di denuncia delle celebrazioni del 2 giugno.
Eccone il testo:
«2 giugno: una repubblica fondata sul
lavoro o sulle forze armate? No, Presidente Leone! Nella festa della Repubblica ’’fondata sul lavoro” che ci sta a fare
l’esibizione delle forze armate?
Le moltitudini lavoratrici non hanno
bisogno di armi, ma di case, scuole, ospedali, servizi sociali, di salari e pensioni
adeguate e del controllo dei prezzi dei generi di prima necessità. Il paese che lavora non chiede di essere difeso da ipotetici nemici esterni, ma dai suoi reali
nemici attuali, dalla corruzione, dal malgoverno, dallo sfruttamento e dal fascismo interni.
A questi bisogni popolari le forze armate non servono. Non servono alla pace,
alla libertà, al progresso, di cui sono invece una perenne minaccia. La pace non
è MAI stata garantita dagli eserciti! Essi
sono, tutto all’opposto, stimolo di guerra, mostruose macchine di distruzione di
vite e di lavoro, puntello e scuola di autoritarismo, strumento di avventure reazionarie, delittuoso sperpero di ingenti somme necessarie allo sviluppo economico e
civile ».
Vogliamo aggiungere che, al di là di
queste considerazioni sull’esercito, appare
chiaro a tutti come questa contraddizione del 2 giugno sia un esempio lampante
di come questa Repubblica sia in realtà
un Regime, fondato su im malgoverno
democristiano che, di fronte alle imminenti elezioni amministrative, ha la spudoratezza di impostare la sua campagna
elettorale sull’ordine pubblico e sul potenziamento delle forze dell’ordine, facendo
credere che questo sia il problema fondamentale.
Concludiamo osservando che vi è stato in queste celebrazioni un unico dato
positivo : la pattuglia tricolore, un gruppo
di aerei che, compiendo voli acrobatici,
forma in cielo disegni tricolori, ha volato quest’anno per l’ultkaa volta : tra breve sarà smantellato, perché 11 suo mantenimento è troppo costoso. Peccato che i
soldi risparmiati ricadranno a sostenere
il bilancio militare, che non accenna a diminuire.
Erika Tomassone e Luca Negro
L'industria miiitare itaiiana
AGUSTA: ha venduto alcune centinaia
di elicotteri all'Iran grazie alla mediazione di Vittorio Emanuele di Savoia; ha
venduto elicotteri anche all’Arabia Saudita, al Kuwait, al Libano, all’Oman e ad
Israele; si tratta di apparecchi AB205 prodotti in gran parte nello stabilimento di
Prosinone.
AERMACCHI: vende caccia leggeri a
reazione M326 al Dubai.
AERITALIA: Gianluca Devoto (autore
de « Il potere militare in Italia », ed. Feltrinelli) ha rivelato che tra Aeritalia e il
governo di Saigon erano in corso trattative per la vendita di un lotto di F104S
con motori Fiat. L’agenzia Aviazione ha
precisato che gli F104S saranno anche
venduti a Formosa e alla Corea del Sud.
MARINA MILITARE (Ufficio Promozione Industria Navale): dal 1971 al 1974 ha
ottenuto commesse per un importo di
L. 213 miliardi per la fornitura di armi,
missili e apparecchiature elettroniche. Ha
venduto 4 fregate alla Marina Peruviana,
un lotto di missili e 10 guardacoste alla
Marina Iraniana. Sono già in stato di
avanzato sviluppo trattative per un importo di 377 miliardi, mentre sono in corso in fase preliminare trattative per 1000
miliardi per la vendita di apparecchiature elettroniche, sistemi d’arma, elicotteri,
corvette, sommergibili per l’Argentina, il
Venezuela e una nave scuola per l’Iran.
4 corvette missilistiche saranno destinate
alla Marina Militare Libica, armi e assistenza militare per l’addestramento aeronautico anche per lo Zaire, il Ghana, lo
Zambia e il Marocco.
OTOMELARA: costruisce cannoni navali e missili fra cui l’Otomat, il missile
mare/mare a lunga gittata messo a punto dairOtomelara di La Spezia (Gruppo
EFIM), che sarà venduto al Brasile e all’Iran; l’obice da 105 adottato dai paesi
della NATO, dall’Abu-Dhabi e dall’Irak;
cannoni navali da 76/62, venduti a trenta
stati compreso Israele.
SELENIA (gruppo IRI): costruisce il
missile Aspide del tipo multiruolo che interessa l’aeronautica svedese, radar e impianti elettronici.
SIAI-MARCHETTI: costruisce velivoli
leggeri molto apprezzati all’estero.
SOCIETÀ’ ELETTRONICA: produce
contromisure elettroniche ultrasegrete
adottate dai paesi della NATO.
SISTEL: una società creata da un consorzio di ditte italiane che costruisce missili Seakiller; la Marina Iraniana ne ha
ordinato alcune centinaia di esemplari.
Il Sea-killer nella versione MK3 interessa la Libia.
BREDA MECCANICA BRESCIANA
(gruppo EFIM): produce missili e razzi
anticarro che saranno venduti a paesi
arabi fra cui l’Oman e gli emirati del Golfo Persico.
(da « Iniziativa Nonviolenta »,
via delle Alpi 20, 00198 Roma)
Specie nei nostri ambienti a più alto
quoziente teologìco-culturale, le Chiese
Protestanti di più recente costituzione che
affidano ad uno spontaneismo scarsamente teologico, non godono di buona stampa. Non si può forse tecnicamente dire
che esse siano un « bersagio », in quanto
il complesso di superiorità di chi le considera non le rende degne neppure di un
tiro a salve; direi piuttosto che sono
snobbate. E confesso che non ne ho mai
capito la ragione e che sarei oltremodo
lieto, se nella nostra stampa o nelle nostre discussioni, vedessi segni non dubbi
di una diversa considerazione; ma purtroppo quanto leggo e sento mi conferma
sempre più in questa sensazione.
Certo alcune di tali Chiese sono considerate con rispetto anche fra di noi: la
Chiesa dei Fratelli, l’Esercito della Salvezza (forse per la sua origine metodista),
alcune manifestazioni dei Pentecostali sono accettate come opera visibile dello Spirito di Dio e come risultato positivo di
una evangelizzazione ”a ruota libera”; ma
anche da queste attestazioni di rispetto
traspare un fondo sostanzialmente critico che non mi sembra giustificato.
In fondo mentre, almeno in Italia, le
Chiese Protestanti tradizionali segnano il
passo alla ricerca non risolta di nuovi
modi di testimonianza e di evangelizzazione, queste Chiese nuove « evangelizzano » e significativamente con maggior risultati proprio tra quei minimi e quei diseredati, a favore dei quali la Chiesa tradizionali e le Federazioni che su di esse si
basano (quella giovanile compresa) intendono testimoniare ed operare.
Se è lecito scherzare su tali argomenti
si potrebbe dire che un approssimato studio di « marketing del cristianesimo » dovrebbe concludere che il prodotto da esse offerto è più gradito al potenziale consumatore di quello offerto dalla concorrenza delle Chiese tradizionali. E’ ovvio
che tutto non è così semplice; è ovvio
la settimana internazionale
a òu ra di tul Ilo viola
ANCHE TU, SOLGENIZIN!
■jÉr Quelli dei nostri lettori che hanno
avuto Tinteresse, o la sopportazione sufficienti a leggere, settimana per settimana
negli ultimi due anni, i nostri articoli, devono darci atto che abbiamo difeso il celebre scrittore sovietico, fedelmente e
senza riserve, per tutto il tempo in cui
egli si trovava, in terra sovietica, a sostenere la sua titanica lotta contro la tirannia imperante nel suo paese. Dal giorno
in cui Solgenizin arrivò esule in Germania ospite di Heinrich Boll, e poco dopo
a Zurigo in sede stabile, il nostro interesse per lui ebbe la possibilità di andare più a fondo, di capir meglio quali
fossero le sue vere idee politiche, la sua
sensibilità per i problemi di tutta 'l’umanità e non del suo paese soltanto. Potemmo cosi cogliere alcuni primi segni non
simpatici, o poco comprensibili, o eccessivamente paradossali. Ne demmo obiettivamente notizia ai nostri lettori (v. ad
es. l’art. « Roy Medrediev critica "Arcipelago Gulag II” », sul n. 52, del 27.12.’74, di
questo settimanale) ma ci astenemmo
dall’insistere su cose che non ci erano
precisamente né completamente note.
Ora però Solgenizin è uscito alla luce
del sole, con un articolo su « Le Monde »
(del 31.5.’75): un brutto articolo che ci ha
sorpresi, amareggiati, profondamente addolorati. Riportiamo il capoverso centrale di tale articolo.
« Quando noi ci fermiamo a, meditare
su. questi ultimi trent’anni passati, noi li
Vediamo come una lunga discesa sinuosa,
nient'altro che una discesa, nient’altro che
verso il basso, nient’altro che verso l’indebolimento e la decadenza. I potenti Stati occidentali, usciti vittoriosi dalle due
precèdenti guerre mondiali, nel corso di
questi trent’anni di pace, non hanno fatto altro che indebolirsi, null’altro che
perdere degli alleati reali o potenziali, perdere il proprio credito nei loro riguardi,
abbandonare a un nemico implacabile
territori e popolazioni: l’immensa e popolosa Cina che fu la loro più importante
alleata durante la seconda guerra mondiale, la Corea del Nord, Cuba, il NordVietnam, oggi il Sud-Vietnam, la Cambogia; il Laos è alla vigilia d’esser perduto;
la Tailandia, la Corea del Sud e Israele
sono minacciate, il Portogallo si precipita
senza possibilità di ritorno nello stesso
abisso, Finlandia ed*Australia aspettano
con rassegnazione la propria sorte, impotenti a difendersi, nell’evidente impossibilità di sperare in un aiuto esterno. È
poi impossibile contare tutti i piccoli pae
si d’Africa e d’Arabia diventati le marionette del comunismo; e quanti altri, nella stessa Europa, che s’affrettano a devitalizzarsi, a svirilizzarsi pur di riuscire
a sopravvivere! E l’ONU, che non può dirsi un ’’fallimento", ma ben piuttosto la
"peggiore democrazia della terra”, lo zimbello di forze irresponsabili, è divenuto
un pulpito dal quale mettere in berlina
l’Occidente, lo specchio della caduta brutale della potenza dell’Occidente.
Pertanto, di fronte al fatto che le nazioni vittoriose si sono trasformate in nazioni vinte, nella misura in cui esse hanno
rinunciato a interi paesi e popoli assai
più di quanto non sia accaduto in nessuna
guerra della storia umana, si può dire
senza metafora: "la terza guerra mondiale ha già avuto luogo, ed essa s’è conclusa con una sconfitta". Oggi che, con
l’assassinio di migliaia di persone, con
l’imprigionamento di milioni di altre e
con la creazione d’immensi campi di concentramento, termina la più lunga e la
più visibile battaglia di questa guerra,
quella del Vietnam, invano ci si spremerebbe il cervello per trovare, nel corso
degli ultimi trent’anni, degli esempi nei
quali l’Occidente sia mai riuscito a mantenere le proprie posizioni ».
Lasciamo il commento a ciascuno dei
nostri lettori. Agli occhi nostri, con pensieri del genere, e con altri che seguono
nelTarticolo, Solgenizin si è definitivamente squalificato: non è più lui, non tornerà mai più ad esser lui. Ha voluto raggiungere la schiera, numerosa ed eletta,
del Wurmbrand, dei Billy Graham, dei
Poster Dulles e di tanti altri che sognano,
o sognarono o ancora sogneranno la più
criminale, aberrante ed assurda delle
crociate: quella anticomunista.
LA RESISTENZA BASCA
« Noi baschi siamo soltanto due milioni e mezzo. Ma abbiamo denari, visto
che delle cinque grandi banche spagonle
due e mezza sono di proprietà basca. Abbiamo il maggior apparato industriale di
Spagna e il più alto tasso d’istruzione superiore. Siamo il popolo più antico d’Europa e non intendiamo essere cancellati.
Perciò continueremo la guerra sino a
quando, nel momento in cui la Spagna
tratterà il suo ingresso nell’Europa, noi
potremo porre come condizione il riconoscimento di una nazione basca ».
(Dichiarazione di Federico Kurtwig Sagredo, leader della resistenza basca, attualmente fuoruscito a Lovanio. Da un
articolo di Fabrizio Dentice su « L’Espresso » del 25.5.1975).
anche che la mancanza di una completa
ed approfondita visione teologica dei problemi può far temere che certi successi
di « evangelizzazione » tengano più del
fuoco di paglia che non di una solida sorgente di duraturo calore. Ma un filo più
di umiltà da parte nostra non ci starebbe male. Ad esempio la testimonianza che
i tanto criticati (e talvolta rifiutati) Testimoni di Geova rendono sul problema della obiezione di coscienza, vale sul piano
della testimonianza ben più degli ordini
del giorno dei nostri Sinodi e delle dotte
discussioni che li formulano.
E l’umiltà dovrebbe portarci t cercare
di comprendere non tanto le ragioni di un
innegabile successo (non è il successo che
ci deve interessare), ma il profondo perché di un certo modo di evangelizzare e
della sua corrispondenza non le aspettative dei minimi e di tutti coloro che né in
noi, né tanto meno nella Chiesa Romana,
hanno potuto trovare una risposta adeguata alle loro esigenze religiose (nel senso buono della parola, ovviamente).
Niso De Michelis
Ospedale di Pomaretto
L. 3.000:
Stocno Giovanni ed Alfonsina, Villa Perosa, in
mem. di Charrier Jenny e di Italia Stocco.
L. 4.000:
Pinerolo; Zoccone Giorgcio, Cuneo.
Charrier Severino, Villar Perosa, in mein^
della moglie.
L. 5.000:
Curto-Capello Angela, Villar Perosa; Bertalot
Emanuele, Pomaretto; Tron Olga, Salza, in mem.
dei genitori; Rivoir Marina, Luserna S. Giovanni; Brunetto Maria, Perosa; Ribet Eli, Pramollo:
Grill Maria, Prali, in mem. di Peyrot Francescor
Bertetto Fiorentina, Rinasca; Tron Emilio, Prali;
Panzolin Ada, Castelnuovo; Orcellet Ezio, Fe*
nestrelle; Peyrot Giovanni, Bovile; Balma Gio~
vanni, Perosa; Artero Amedeo, Pomaretto; Ribet Mario, Pomaretto, in mem. di Bouvier Luigia; Damiano-Fornerone Ida, Villar Perosa; Bouchard Ezio ed Elda, Villar Perosa; Signor Gallo,
Vedovato Claudina, Perosa Argentina.
L. 7.000:
Paschetto Paola, Luserna S. Giovanni.
L. 8.000:
Boscolo Luigi, Inverso Rinasca.
L. 10.000:
Viotti-Rinero Margherita, Orbassano; Fumagalli
Felice, Cumlana; Coucourde-Balmas Susanna,,
vedova, Inverso Rinasca; Bianciotto Virginia.
Dubbione; Baret Federico e Valentina, Pomaretto; Rostan Elda, Rinasca; Dante ed Egle Bertocchio, Rinasca; Ferrerò Emma, Faetto; Grill
Maria, Prali, in mem. del marito; Grill Maria,.
Prali, in mem. del figlio; Baret Cesare ed Evelina. Inverso Rinasca; Costabel Ernesto e Lisa, Inverso Rinasca; Brunetto Agostina, Pomaretto;
Genre Francesco, Pomaretto; Tessere Aldo, Villar Perosa; Fassi Carlo, Perosa Argentina; Talmon Maria Luigia, Perosa, in mem. del marito:
Soldera Vittoria, Perosa; Giustetto Primitivo,.
Villar Perosa; Richiardone Fiorenti, Pinasca:
Riehiardone Renzo, Perosa Argentina; Wilma
Breuza-Aglio e famiglia, Traverse, in mem. della
madre Spirito Rosina; Beux Ugo, Pomaretto; Genre Giuliano, Pomaretto; Breuza Giulio, Perosa:
Talmon Giovanni, Perosa; Galliano Amelia, Dubbione; Fiore Caterina, Macello; Borlengo Letizia, Dubbione; famiglia Garibaldi, Perosa; Bellion Valdo, T. Pellice; Prof. Elena Billour, Bordighera; Ing. Giovanni Grill, Bordighera; PastrePeyrot Paolina, Pomaretto; Pons Ida, Ramel di
Torrre Pellice; Marin Gino, Perosa Argentina.
Comitato di Rodaziono: Bruno Belllon, Valdo Benecchi, Ggs^tj^vo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore responsabile: GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese, 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli-La Luce - Torre Pellice
Abbonamenti : Italia annuo L. 5.000
semestrale L. 2.500
estero annuo L. 6.000
Una copia L. 100, arretrata L. 150
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni : Prezzi per mm. di altezza, larghezza una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
per parola.
Reg. al Tribunale dì Pinerolo N. 175
^ luglio 1960
Loop. Tipografica Subalpina • Torre Pellice