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Anno 124 - n. 48
16 dicembre 1988
L. 800
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
1948
UTOPIA E REALTA’ POLITICA
1988 Gorby: funzionario dei CEC?
La Dichiarazione universale dei
diritti deU’uomo, in fondo, è caduca. Tutti i rapporti annuali di
Amnesty International o di altre organizzazioni, tutti i telegiornali e tutti i giornali sono
lì a dimostrarcelo. Il rispetto degli accordi e delle « carte », che
non tutti gli stati hanno sottoscritto, è altrettanto illusorio
delle promesse per U nuovo anno.
I diritti dell’uomo restano
buone intenzioni: ma potremmo domandarci se l’acquisizione
di questi diritti faccia parte
del campo del possibile, o se
sia uno di quei sogni che. fanno
muovere il mondo senza sapere dove va e se mai arriverà.
Certo, l’uomo ha dei diritti, e
rivendicarli vuol dire anche « essere senza essere ». E tuttavia,
da quando l’uomo esiste, li ha.
Perché dovrebbe cercare di conquistare ciò che da sempre è
stato dato nello stesso tempo
che Sa vita?
Nell’uomo creato esiste una
trinità che gli è tipica. E’ fatta
di dignità, d,i uguaglianza e di
responsabilità. E questa trinità è
un dono ricevuto nell’Eden. I diritti dell’uomo vengono violati
ogni qual volta anche una sola
di queste nozioni sia messa in
forse, o dimenticata. E colui che
semina il dubbio, che incoraggia alla menzogna e alla dimenticanza della verità, è proprio
colui che impedisce all’uomo di
rivendicare i diritti che non ha
più.
Certo, tirar fuori la demonologia non appena il bene, e il bello sono messi in questione è
sicuramente facile e anche ingenuo, ma non si dovrebbe partire proprio dall’iniziìo piuttosto che bloccarsi su dei fatti
storici fissati in un tempo che
non è mai il primo?
Thomas Piaine ha detto: « L’errore di coloro che ragionano sulla scorta dei precedenti dati dalTantìchità per quanto riguarda
i diritti umani deriva dal fatto
che costoro non risalgono mai
abbastanza indietró. nel tempo e si fermano in qualche epoca intermedia, cento o mille anni fa... Ma se si guardasse più
indietro, si centrerebbe lo scopo: si coglierebbe il momento
in cu,i l’uomo venne plasmato
dal Creatore.
Che cos’era, allora? L’uomo.
’’Uomo” era ,il suo solo e glorioso nome., e non si sarebbe potuto dargliene un altro più grande ».
E’ questo un indizio che segna la differenza fra le rivendicazioni cristiane e le rivendicazioni umanistiche in materia dì
riconoscimento dei diritti umani.
L’umanista ha per fine l’uomo. Il cristiano tende a Dio. L’umanista che lavora per i diritti
umani ha per scopo il riconoscimento delle sue rivendicazioni.
Al contrario, il ‘cristiano che lavora in favore dei diritti umani ha già individuato il suo ideale, che è Dio, conosciuto e riconosciuto, e la sua lotta per 11
rispetto di questi diritti è una
conseguenza, una « messa in pratica » di questo fine già colto.
E proprio dì qui viene la sua
forza.
Eric Denimal
I commenti e l’effettiva portata della riduzione degli armamenti - L’ordine del giorno del
Sinodo del 1982 e il disarmo unilaterale - Una responsabilità in cui siamo tutti coinvolti
« Bisogna che insegniamo ai nostri figli a vivere in un mondo
di pace, ed anche noi dobbiamo
essere capaci di vivere in un
mondo senz’armi ». Si era nel
1981 e in Sicilia stavamo muovendo i primi passi nelle manifestazioni per la pace e il disarmo. Tutto era ancora da organizzare; eravamo presi dall'immediato e nessuno di noi aveva
tempo o fantasia per pensare al
« dopo », al momento cioè in cui
la pace ci sarebbe veramente stata. Per questo guardammo con
stupore quella sorella, non più
giovane, che con molta calma
aveva fatto quell’uscita e che si
preoccupava del « dopo », che invece per noi era un futuro talmente lontano da non far ancora parte del nostro orizzonte.
Sono passati pochi anni e ciò
che allora sembrava inimmaginabile, quasi oltre i confini della
storia, ora si è come avvicinato
a noi.
Molto è stato detto e scritto
sul discorso pronimciato all’ONU
da Gorbacìov e sulla decisione
dell’Unione Sovietica di ridurre
unilateralmente forze militari e
armamenti. La nostra stampa ha
cercato di minimizzare la cosa,
facendo osservare che, comunque, la riduzione dei carri armati non infirma la superiorità sovietica in questo oamp>o rispetto alle forze della NATO e che,
comunque, un ritiro di divisioni
da paesi del Patto di Varsavia
non indebolisce un apparato bellico fondato sempre di più su
tecnologie sofisticate e sempre
di meno suH’elemento umano.
Volutamente si dimentica di
mettere nel computo delle forze
NATO il contingente francese
(dato che la Francia non fa parte delPalleanza sotto il profilo
militare), o di tener ponto della
capacità degli USA di far affluire nel giro di poche ore sul teatro europeo truppe e mezzi aviotrasportati. Abbiamo sempre detto e ripetuto che era molto difficile calcolare l’effettivo equilibrio delle forze contrapposte per
l’asimmetria degli armamenti
(cos’è peggio: ima bomba atomica o 10.000 carri armati?).
Non credo, pertanto, che alle
tabelle presentate in questi giorni dobbiamo attribuire un valore assoluto. Ognuna di loro è
certamente vera, ma nel senso
che contiene una parte della verità. Ma da nessuna di queste
{Tossiamo concludere che la mossa di Gorbaciov sia solo un bluff
o sia da considerare quanto meno con molta cautela. Una trasformazione profonda è in corso
in Unione Sovietica; non ne possiamo negare la realtà, indipendentemente da quelle che posso-,
no essere le nostre valutazioni.
Credo che non si possa far altro
che augurare successo alle iniziative di Gorbaciov, in barba
Una manifestazione dei primi anni ’80, quando la corsa al riarmo
toccò il punto più alto e l'Italia decise di installare i missili a
Comiso.
agli uccelli del malaugurio occidentali.
Ritengo che sarà certo molto
difficile fermare un processo che
ha riacceso speranze, sciolto
nuove energie e che, per quanto
riguarda la pace, rischia di trasformare in un progetto politico
quella che fino a poco tempo fa
appariva come un’irrealizzabile
utopia. Nella storia ci sono battute d’arresto, ma mai ritorni
4** DOMENICA DI AVVENTO
La speranza
ha radici nel
presente
« Come la terra fa nascere i germogli
e 11 giardino fa germogliare i suoi semi,
così Dio, il Signore,
farà sbocciare la giustizia e la lode
davanti a tutte le nazioni »
(Isaia 61: 11 - Tr. interconfess.).
Le descrizioni bibliche della nuova creazione
hanno tutte una radice storica: nascono dall'attesa della liberazione per il popolo di Dio; liberazione dalle oppressioni esterne e dalle ingiustizie
interne, dai dominatori stranieri e dai possidenti
di casa propria. Che l’attesa di una trasformazione nella storia abbia portato a un’attesa ancora
più ampia, che presuppone la fine della storia umana, non deve far dimenticare che tra i due tipi di
attesa c’è una relazione profonda: la nuova creazione non è un mondo sconosciuto. Di fronte a
un’esistenza promessa, ma di cui non sappiamo
nulla di certo, tutte le reazioni sono possibili: scetticismo («mi sembra impossibile»), indifferenza
(« sarà, ma non mi interessa » ), inquietudine (« preferisco non pensarci»), esaltazione («vorrei già
essere a quel momento »). Se l’apparenza non inganna, oggi direi che per lo più si tende a rifiutare l’idea di un’esistenza futura; probabilmente gioca, in questo rifiuto, il senso di vuoto che prende
di fronte a un progetto realizzato: la tensione presente quando si sta costruendo qualcosa cede il
posto alla noia dell’ordinaria amministrazione; la
vita attuale, con tutti i suoi problemi, è più inte
ressante di una vita in cui tutti i problemi siano
risolti.
Ma la nuova creazione, anche se soltanto in parte, è già conosciuta: Dio non riserva tutta la sorpresa all’ultimo atto. La sorpresa, la meraviglia,
la gioia sono già presenti oggi, perché Dio ci parla, e la sua parola è fatta carne nel Figlio di Dio
che viene a prendere la nostra condizione umana.
Gesù, che nasce nella stalla di Betlemme e muore
sulla croce, è lo stesso Signore che risuscita il
mattino di Pasqua, è lo stesso Signore che ci dà
lo Spirito Santo, ed è lo stesso Signore che verrà
nella gloria.
In che cosa consiste allora la novità della vita
futura? La novità della risurrezione? La novità della presenza gloriosa del Signore Gesù Cristo? E’
molto semplice: la realizzazione del progetto dì
Dio sarà diversa dalla realizzazione dei nostri progetti; perché i risultati che noi riusciamo a produrre con i nostri sforzi, per quanta soddisfazione
diano sul momento, non raggiungono mai lo scopo
sperato: passato il momento dei festeggiamenti e
dei brindisi, subentra la delusione e si affacciano
nuovi problemi. Questa esperienza comune non ci
deve far dimenticare che esiste anche un’esperienza del tutto contraria, positiva, luminosa, quando
tutto procede nel senso annunciato dalla parola
di Dio. Se è Dio che fa sbocciare la giustizia, allora non può mancare la lode; se è lui che porta a
compimento l’opera, allora ogni malinconia è davvero scacciata da una gioia sempre più intensa.
Bruno Rostagno
indietro. Una volta che in essa
si sono inseriti elementi di novità, questi danno luogo, inevitabilmente, a trasformazioni.
Alcuni anni fa, nell'82, il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste aveva chiaramente condannato il processo di riarmo in corso
ed aveva indicato in atti tmilaterali di disarmo gli elementi in
grado di apportare reali novità
per la costruzione della pace.
Ora ci troviamo finalmente davanti a un tale atto, compiuto
per di più da una delle due grandi potenze. Un atto, inoltre, non
isolato, al limite quasi velleitario, ma che s'inserisce in un progetto organico e globale e che riguarda non solo gli armamenti
(nucleari, convenzionali e chimici), ma anche gli altri due grossi nodi della questione: la giustizia e il rapporto con la natura. Questi altri due aspetti sono
stati poco sottolineati dalla stampa, ma che dire delle proposte
riguardo aH’estinzione dei debiti
dei paesi del terzo mondo, o della democratizzazione all’intemo
dell’Unione Sovietica?
Giustizia, pace, creato: sono
le tre parole poste al centro della riflessione delle chiese di tutto il mondo daH’Assemblea del
Luciano Deodato
(continua a pae. 2)
Pro Armenia
La Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, in accordo con gli esecutivi delle
chiese denominazionali, indice una sottoscrizione a favore
delle vittime del terremoto
in Armenia.
Le offerte possono essere
inviate alla FCEI - conto corrente. postale 38016002 - via
Firenze 38 - 00184 Roma e saranno inoltrate tramite il Consiglio ecumenico delle chiese
di Ginevra.
2
commenti e dibattiti
16 dicembre 1988
IL POGROM DEL 1938
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
La notte dei cristalli:
50 anni dopo
il 9 novembre 1938 il governo tedesco nazista iniziava una persecuzione senza precedenti
contro gli ebrei, e in quella notte ò< la notte
dei cristalli ») negozi ed abitazioni appartenenti ad ebrei furono distrutti e molti ebrei assassinati.
Gli avvenimenti sono stati ricordati nei
giorni scorsi soprattutto in Germania, Austria
e Svizzera. Tra le numerose polemiche che sono
sorte in occasione di quelle rievocazioni ricordiamo ad esempio quella che ha condotto alle
Quando mi fu chiesto di dire
qualcosa in occasione deU’anniversario della notte dei cristalli, la
mia reazione spontanea fu: oggi
non dovrei essere io, uno dei superstiti, a prendere la parola, ma
la pietra dovrebbe gridare dalla
parete (Habacuc 2: 11) o si dovrebbe far sentire « il suono dolce
e sommesso » (I Re 19: 12) che
Elia seppe riconoscere come la voce di Dio ad Horeb. Ma nondimeno è oggi che bisogna parlare al
posto dei muti per favorire il cambiamento senza il quale una conciliazione rimane impensabile.
La cosa sconvolgente del pogrom del 1938 era non solo che incendio, devastazione ed omicidio
si rivelarono segni precursori dell’olocausto, ma anche che tutto
quello si svolgesse in pubblico, davanti agli occhi di tutti e senza
provocare nessuna protesta pubblica. Si commisero allora quattro
peccati diversi: il fare del male,
l’omettere un aiuto, il guardare
con indifferenza e il chiudere gli
occhi vigliaccamente.
Ma la traccia della colpa incomincia già molto prima del 1938,
quando era ancora possibile « non
solo prendersi cura delle vittime
’’sotto la ruota, ma mettere la mano nei raggi della ruota stessa” »
come aveva invano predicato
Bonhoeffer già nel 1933. 11 terrore di quanto l’uomo possa degenerare non deve lasciarci mai più.
Ciò che allora mancava era soprattutto il coraggio di protestare
chiaramente, già nel 1933 contro
il divieto di esercitare la professione, nel 1934 contro l’incenerimento dei libri: per l’amore del
prossimo e per « i più umili dei
miei fratelli », come Gesù esigeva
parecchie volte. Resistere agli inizi
sarebbe ancora stato fattibile —
senza pericolo per la propria vita.
Qualche anno dopo però, quando i carri bestiame andavano già
in direzione dei campi di sterminio, è giusto quello che disse Martin Buber parlando a Francoforte
nel 1953: « Il mio cuore, conoscendo la debolezza dell’uomo, rifiuta di condannare il mio prossimo
perché lui non era in grado di farsi martire ». Eppure ce n’erano,
dei martiri: tedeschi che pagavano con la loro vita per salvare
qualche ebreo. Il loro esempio di
amore per il prossimo potrebbe
fare da ideale e luce di speranza
per la gioventù di oggi.
Qggi è il tempo del ricordo
delle innumerevoli vittime; degli
ebrei e anche di tutti gli altri:
russi, polacchi, zingari, partigiani tedeschi e molti altri.
Una domanda
ricorrente
Sovente si pone agli ebrei la
domanda: quando dimentichere
te e perdonerete finalmente? Il
giudaismo e il cristianesimo sono
delle religioni della commemorazione che hanno integrato la gioia
e la sofferenza nella loro fede.
Così il cristianesimo immortala
anno per anno la morte tormentosa di Cristo sulla croce — senza
però attizzare l’odio contro i romani. Nello stesso modo gli ebrei
ricordano la miseria dei loro padri in schiavitù in Egitto durante
la Pasqua ebraica •— senza incitare all’odio contro gli egiziani.
Ambedue le religioni si basano
dunque sul vivo ricordo per realizzare un futuro più umano. Così
per l’olocausto non si tratta di dimenticare, ma di trovare il modo
giusto di ricordare.
Per la questione del dimenticare si tenga soprattutto presente che
la colpa non è mai nazionale, ma
sempre personale. Perciò il perdono è prima di tutto un atto libero
della vittima. Parlare della colpa
collettiva dei tedeschi è tanto inaccettabile quanto negare tutta la
colpa in generale. Tanto più,
quanto noi ebrei siamo le vittime
della più ostinata accusa collettiva: dell’accusa globale, ma infondata, di aver messo Gesù sulla croce come purtroppo viene ancora
spesso preteso in predicazioni e
catechismo.
Sopportare la storia
Ma nessun tedesco dovrebbe
voler uscire dalla sua storia o costruirsela secondo i suoi gusti. La
storia e le sue conseguenze devono essere portate e sopportate così
come sono.
Gorby: funzionario CEC?
(segue da pag. 1)
Consiglio ecumenicx) delle chiese
tenutosi a Vancouver nell’83 e
dal Kirchentag di Düsseldorf dell'85. In primavera, anzi meglio,
a Pentecoste (e la data è stata
scelta appositamente) a Basilea
tutte le chiese cristiane dell’Europa dell’Est e dell’Ovest si troveranno insieme per discutere e
prendere decisioni in comune
per l’azione a favore della pace,
della giustizia e della salvaguardia del creato.
Non so quanto Gorbaciov possa essere stato ispirato o influenzato dall’azione delle chiese e
dalla grande stagione del movimento per la pace. Una cosa però mi pare certa: egli in un certo senso interpreta e traduce in
termini politici le numerose istanze e le speranze vissute in
questi anni da ampi strati dei
popoli europei, e non solo di
essi.
Rimane tuttavia, per noi, un
problema: non possiamo delegare a nessuno la costruzione del
la pace. Anche se Gorbaciov interpreta le attese di molti, la pace deve essere costruita dal basso. Siamo noi che dobbiamo insegnare ai nostri figli (o cercare con loro) i passi della pace.
Anche per le chiese ci saranno
sempre molti spazi da riempire
ed orizzonti da aprire. Ora però
siamo ricchi di una nuova consapevolezza: possiamo osare di
sperare; possiamo anche osare
di sognare l’utopia che, come ci
ricordava una volta Tullio Vinay,
non è l’irrealizzabile, ma il non
ancora realizzato. Ma se non osiamo sognarla, come potrà mai
realizzarsi?
Ora sappiamo che può anche
capitare che le montagne siano
smosse, non solo nell’universo
sovietico che pensavamo mummificato: anche nella pigra ed
opulenta Europa occidentale
qualcosa può essere rimesso in
discussione.
Ma la parola e l’iniziativa, probabilmente, ora spettano a noi.
Luciano Deodato
Progetto Nyengo-Zambia
Difficoltà nei trasporti e nelle comunicazioni rendono urgente un intervento costruttivo
dimissioni del presidente del Bundestag tedesco, Jennlnger.
Le chiese evangeliche delle due Germanie
hanno pubblicato una dichiarazione in cui lamentano che, a quell’epoca, la maggioranza dei
cristiani è stata zitta e affermano che, mai più
in futuro, i cristiani dovranno alimentare l’odio
contro gli ebrei.
Per parte nostra vogliamo ricordare l’avvenimento con questo scritto del prof. Pinchas
Lapide, teologo ebreo e docente di filosofia della
religione a Francoforte.
Nessun superstite può dare l’assoluzione per l’omicidio dei sei milioni di ebrei e per la tragedia in
tutte le sue dimensioni. Ma spero
con tutto il mio cuore che partendo da tanti perdoni singoli si avvierà la riconciliazione dei figli e
delle figlie della nostra generazione.
Le tre virtù
Tocca ai figli e ai nipoti dell’intera generazione di Auschwitz
trasformare il loro sbalordimento
e il loro lutto in un’attitudine attiva che garantisca un impegno comune per un insieme più umano.
Per giungere a questo scopo ci vogliono tre virtù: primo, la capacità di combattere per portare a termine tutte le controversie in un
modo leale e senza violenza,
senza perdere il rispetto l’uno dell’altro; secondo, la disposizione
al dialogo a tutti i livelli, particolarmente con avversari e rivali,
che però devono assolutamente
essere rispettati; terzo, la volontà al compromesso con tutti quelli che hanno altre convinzioni, che
anche se rimangono all’opposizione, proprio per questo non dovrebbero mai essere considerati come
nemici.
Queste sono le regole fondamentali di un’umanità nel cui spirito siamo tutti capaci di affrontare le sfide del nostro tempo: la
promozione della pace dappertutto, la protezione dell’ambiente
maltrattato e il rispetto della dignità e dei diritti dell’uomo ovunque.
Pinchas Lapide
Il Fondo di solidarietà ha proposto alla sensibilità delle comunità il progetto della Cevaa
di una azione apostolica comune
nelle regioni di Nyengo Makoma
e Liuwa che fanno parte della
provincia più occidentale dello
Zambia, il Kalabo.
Nel 1963 la popolazione della
regione ammontava a circa 95
mila persone, nel 1986 era aumentata di oltre un terzo raggiungendo la cifra di 125.000 unità.
La regione di Kalabo è una
vasta zona segnata da due
grossi affluenti dello Zambesi: il
Luanginga ed il Luambimba che
periodicamente inondano la pianura. Le comunicazioni sono perciò praticamente impossibili per
via terra, le poche piste sono continuamente rovinate dai pesanti
autocarri che scavano delle vere
e proprie trincee.
Le comunicazioni devono farsi
per via di fiume, con enormi difficoltà per mancanza di canali.
La popolazione vive perciò in
un quasi completo isolamento ed
emarginazione.
II sistema sanitario è praticamente inesistente e la malaria
domina la vita degli uomini.
L’agricoltura, pur avendo delle
grosse possibilità, è condizionata
da difficoltà ambientali e mancanza di razionalità. Prima dell’indipendenza dello Zambia molti uomini andavano a lavorare
nelle miniere del Sud Africa e
diversi di loro, venuti in contatto
con l’Evangelo, si erano convertiti ma, tornati al proprio villaggio, non avevano potuto « crescere nella fede ».
Fin dal 1964 la Cevaa e la Chiesa Unita dello Zambia avevano
pensato un progetto di intervento in questa regione, progetto
che aveva dovuto essere accantonato per il continuo sconfina
mento della guerriglia dell’Angola in tutta la zona. Nel 1973, nel
corso di una avventurosa visita
nella regione, un vecchio minatore aveva interpellato il missionario Subilia con le antiche parole del salmo: « La mano dell’Etemo è forse troppo corta
per noi ?».
Nel 1985, nel corso delle celebrazioni per il centenario della
chiesa nello Zambesi, il progetto Nyengo è stato rilanciato. Il
progetto prevede l’invio nel 1989
di una équipe di quattro persone per avviare un lavoro di sensibilizzazione sui problemi dell’agricoltura ed una ricerca di
soluzioni alternative alla magra
agricoltura tradizionale non più
sufficiente per una popolazione
in aumento.
Un secondo punto di intervento è nel campo igienico, soprattutto in riferimento all’uso dell’acqua (pozzi, canalizzazioni,
ecc.). Una particolare attenzione
sarà rivolta anche ai problemi
sanitari.
Vi è poi il grosso problema
delle comunicazioni per il quale
il governo dovrà essere sollecitato alla costruzione di canali
navigabili tutto l’anno, visto che
per via di terra è praticamente
impossibile viaggiare.
Per poter svolgere il suo lavoro l’équipe ha però urgente bisogno di essere rifornita di una
barca a motore un po’ grossa
per il trasporto di viveri, medicinali, attrezzi vari per Tagricoltura. Senza questo mezzo i tempi si allungano ed in certi casi
gli interventi diventano impossibili.
Il progetto è molto bello ed
importante, avremo i mezzi per
portarlo in porto? E’ quanto proponiamo ai lettori del giornale.
Renato Coisson
delle valli valdesi
settimanale deüe chiese valdesi e metodiste
OireRore; Giorgio GardioI
VicedIreRore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto CorsanI, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
bongo, Plervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Beneochl, Alberto
Bragaglia, Rosanna Clappa NIttI, Gino Conte, Piera Egidi, Paolo Fiorio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelll, Liliana VIgllelmo
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Correzione bozze: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
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Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Glampiccoll
Il n. 47/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino II 7 dicembre e a quelli decentrati deile valli valdesi il 9 dicembre 1988.
Hanno collaborato a questo numero: Paolo Angeleri, Cinzia Carugati Vitali, Valter Cesan, Margarete Della .Latta, Giorgina Giacone, Luigi Marchetti, Davide Melodia, Claudio Pasquet, Lucilla Peyrot, Paolo Ribet,
Aldo Rutigliano, Franco Sommaci, Giorgio Tourn, Dario Tron.
3
r
16 dicembre 1988
chiese e stato
DOPO L’APPROVAZIONE DA PARTE DEL SENATO sanitaria in Italia, così come nei
mondo intero.
Le Intese con avventisti
Due articoli dell’intesa fan
e pentecostaii sono legge
no riferimento al servizio sostitutivo civile. Secondo alcuni, in
base a questi articoli, gli avventisti godranno di particolari privilegi rispetto agli altri cittadini.
E’ vero?
— L’art. 6 che riguarda, il servizio civile è stato quello più
contestato sia alla Camera che
il 9 novembre 1988 il Senato ha approvato in via defìnitiva
due intese tra la Repubblica italiana e, rispettivamente, le As>
sembiee di Dio e le Chiese avventiste. Le due intese, ai sensi
dell’art. 8 della Costituzione, sono venute nel solco dell’intesa
con le chiese rappresentate dalla Tavola valdese.
stici), ma nel complesso l’impianto dell’intesa « valdese e metodista » è stato conservato, anche per quanto riguarda la procedura di approvazione.
Le intese approvate differiscono alquanto dall’intesa con
la Tavola valdese in alcuni articoli (es. partecipazione all’8 per
mille del gettito IRPEF, e per la materia degli enti ecclesia
Presentiamo qui una intervista con il past. Ignazio Barbuscia, delle Chiese avventiste, che insieme al dr. Gianfranco Rossi, al prof. Sergio Bianconi e al prof. Francesco Finocchiaro ha
fatto parte della delegazione delle Chiese avventiste nelle trattative con lo Stato.
al Senato da parte dei radicali,
perché si è partiti dalla considerazione che, in questo modo, veniva garantita e privilegiata, rispetto a quella degli altri italiani, la coscienza dei cittadini avventisti soggetti airobbligo del
servizio militare, che da ora in
poi, su loro richiesta, saranno
assegnati al servizio sostitutivo
civile.
Vantaggi e garanzie per la libertà
— Pastore Barbascia, lei ha lavorato attivamente perché la
Chiesa avventista facesse un accordo con lo Stato. Quali sono
le motivazioni che hanno spinto
la sua Chiesa in questa direzione
ed inoltre, un’intesa può essere
in qualche modo un compromesso?
— La Chiesa avventista e le
altre Chiese evangeliche non avevano chiesto rinserimento degli
art. 3 e 19. Soltanto, a distanza
di 40 anni dall’entrata in vigore
della Costituzione, la Chiesa avveri lista e le altre confessioni religiose si trovavano da una parte con le straordinarie dichiarazioni contenute nella Costituzione, ma daH’altra sotto la legge
dei culti ammessi del 1929-’30,
legge molto restrittiva e in contraddizione con i principi costituenti. Si è deciso allora di dar
vita all’art. 8 della Costituzione
che prevede, al terzo comma, delle intese fra lo Stato e le confessioni religiose. Pertanto non riteniamo che si tratti di un compromesso, ma solo deU’applicazione di un diritto previsto dalla
Costituzione che è stato applicato nei confronti di alcune minoranze religiose in Italia (Tavola valdese-metodista. Chiesa
avventista. Assemblee di Dio e
Comunità israelitiche) a distanza
di 40 anni.
— Il fatto di non essere più
sotto la legge del ’29-30 significa
che adesso godete di maggiori
privilegi rispetto agli altri?
— Come dicevo, solo quattro
confessioni religiose hanno stipulato intese e questo le pone su
un piano privilegiato rispetto alle tante confessioni presentì in
Italia, sia perché quelle che hanno stipulato intese non saranno
più soggette alla legge dei culti
ammessi del '29-30, sia perché sono state previste nelle intese situazioni nuove non presenti nella legge dei culti ammessi. Quindi la Chiesa avventista potrà godere di quei diritti che, in fondo,
sono previsti dalla Costituzione
italiana.
— Attualmente non è stata nominata nessuna commissione da
parte del Governo per iniziare
nuove trattative con altre confessioni religiose. Noi avventisti
ci auguriamo che quanto prima
venga formulata una nuova legge di libertà religiosa che vada
ad abrogare la legge del ’29-30 sui
culti ammessi e che ponga le
varie minoranze presenti in Italia, che non vogliono o che non
possono stipulare delle intese, su
un piano di parità e di uguaglianza. Sarebbe contrario alla lettera e allo spirito della Costituzione avere nel nostro Paese confessioni religiose di serie A, di
serie B o di serie C. Bisogna che
tutte siano poste su un piano di
uguaglianza.
A tale scopo posso anticipare
che il Dipartimento degli affari
pubblici e della libertà religiosa della Chiesa a-wentista, in collaborazione con l’Associazione
intemazionale j>er la difesa della libertà religiosa, sezione italiana, ha messo a punto un testo di legge che è allo studio e
che probabilmente sarà presentato come proposta di legge di
iniziativa popolare affinché venga garantita la libertà religiosa
e l’uguaglianza a tutte le confessioni religiose presenti in Italia,
nel rispetto delle norme previste dalla Costituzione.
— Quale differenza c’è tra l’intesa con la (Chiesa avventista e
quella con la Tavola valdese-metodista e con le ADI?
— L’intesa valdese-metodista
ha fatto da battistrada alle altre
intese. Vi sono parecchie norme
identiche. Quella delle ADI (Assemblee di Dio in Italia) si differenzia poco da quella della Tavola valdese-metodista. Invece la
nostra presenta alcune differenze importanti che sono legate a
scelte che, come Chiesa avventista, abbiamo fatto. In modo particolare penso agli articoli sulla
libertà religiosa, ai colportori avventisti, al servizio civile, al sabato come giorno di riposo, agli
enti ecclesiastici, alla deduzione
dal proprio reddito agli effetti
deH’imposta delle decime e delle offerte e al concorso deH’imposta, meglio conosciuta come 8
per mille, da destinare soltanto
ad attività di carattere sociale
ed umanitario.
— Come spiega che lo Stato
italiano abbia fatto un’intesa con
una tra le più piccole minoranze
religiose?
— Cosa ne pensa di una legge
quadro valida per tutte le confessioni religiose: la considera
un'utopia o una possibilità?
— In nessun Paese. L’Italia è
infatti il primo Paese in cui ci
sia stata un’intesa o qualcosa di
simile fra lo Stato e la Chiesa
avventista del settimo giorno.
Per questo motivo, durante la
firma delPintesa avvenuta il 29
dicembre ’86, il nostro Presidente, Enrico Long, rivolgendosi nel
suo discorso al Presidente del
Consiglio, Bettino Craxi, affermò: « A questo evento sono interessati milioni di cristiani avventisti diffusi in quasi tutti i
Paesi del mondo perché, per la
prima volta nel corso della sua
breve storia, la Chiesa avventista sta per vedere regolati per
legge, sulla base di intese, i suoi
rapporti con lo Stato. Come italiani siamo fieri che questo' primo Stato sia proprio l’Italia ».
Comunque, in tutti i Paesi in
cui la Chiesa avventista è presente (195 nel mondo), essa man-"
tiene buoni rapporti con le autorità, nel rispetto del principio
di separazione fra Chiesa e Stato.
della Chiesa. Pertanto la Chiesa
avventista non ha chiesto né di
insegnare religione nelle scuole
né di vedere i propri studenti
obbligati all’insegnamento dell’ora di religione confessionale,
dichiarando anche di non volersi avvalere di tale tip>o di insegnamento. Non ci sembra coi^
retto che lo Stato paghi, secondo un calcolo della UIL-Scuola,
circa 37.338 insegnanti di religione e che per i loro stipendi vengano spesi circa 739 miliardi.
— Voi avventisti, in base a
questa legge, avrete dei vantaggi economici?'
— 7 vostri buoni rapporti con
lo Stato vi permettono di avere
una posizione autonoma nei confronti dell’insegnamento confessionale nelle scuole?
— La Chiesa avventista, già
nel preambolo all’intesa, metteva in risalto i valori del separatismo ai quali l’intesa si è ispirata e dichiarava altresì la propria convinzione che l’educazione e la formazione dei fanciulli
e della gioventù sono di specifica competenza della famiglia e
— La Chiesa avventista ha dichiarato, in più di un articolo,
che le diverse attività di carattere sociale o spirituale, presso
ospedali o prigioni, sono a suo
carico. Essa oferà gratuitamente i suoi servizi spirituali, così
come ha fatto fino ad òggi. La
Chiesa avventista si sostiene eco
nomicamente attraverso il principio biblico delle decime e delle
offerte (che, secondo l’intesa, potranno essere deducibili fino all’importo di due milioni). Così
fa in tutti gli Stati del mondo
per finanziare le sue attività di
carattere spirituale, i suoi ministri di culto e i suoi missionari.
Ha accettato solo di concorrere
alla ripartizione dell’8 per mille,
ma soltanto per scopi sociali ed
umanitari in Italia e nei Paesi
del Terzo Mondo, perché ritiene
ciò non contrario alla propria
visione. Infatti già attualmente
la Chiesa avventista svolge una
vasta opera sociale, educativa e
Due sono le risposte che, come Chiesa, possiamo dare a questa obiezione. La prima è una
risposta legata direttamente alla presa di posizione della Chiesa Avventista mondiale, contraria all’uso delle armi e alla guerra. Infatti, quando essa si costituì nel 1860, in piena guerra di
secessione, prese una posizione
riconosciuta con l’espressione
« non combattente » e che ha difeso con alterne fortime, costantemente. Quindi fa parte della
nostra -visione dottrinale e storica scegliere il servìzio civile rispetto al servizio militare armato e ciò non ci sembra contrario
alla Costituzione, così come si è
espressa, anche a più riprese, la
Corte Costituzionale. La nostra
è l’unica Chiesa ad aver fatto
questo _ tipo di scelta. Le altre
confessioni religiose che hanno
stipulato intese pot'evano anche
farlo, ma non lo hanno fatto perché hanno una visione diversa.
Noi siamo grati allo Stato per
aver accettato questa nostra posizione.
La seconda risjjosta è condivisa anche da diversi gruppi politici, e cioè si auspica che tale
« privilegio », o meglio tale garanzia, venga estesa anche a tutti i cittadini italiani. Questa norma, in altre parole, può essere
uno strumento utile non soltanto per i giovani avventisti soggetti all’obbligo delle armi, ma
può essere anche uno stimolo,
e sicuramente lo sarà, per la revisione della legge n. 772 sul servizio civile.
Quindi ci onoriamo, così come abbiamo avuto il primo obiettore di coscienza, nella persona
del i^st. Alberto Long, durante
la prima guerra mondiale, di avere una norma che possa servire
per rivedere, migliorandola, la
legge sull’obiezione di coscienza
in Italia.
TESTIMONI DI GEOVA
— E’ vero, la Chiesa avventista è una piccola minoranza. In
Italia conta poco più di 5.(XX)
membri battezzati e una popolazione calcolata intorno alle 15
mila persone. Però è presente in
Italia dal 1864 ed è, direi con un
pizzico di fierezza, stimata dalle
autorità per la sua fedeltà alle
leggi dello Stato, nonché molto
impegnata in diversi settori quali: libertà religiosa, opera sociale avventista, opera sanitaria
educativa, editoriale, radiofonica, giovanile, dei ragazzi, degli
obiettori di coscienza, degli stranieri, ecc...
Inoltre, noi avevamo delle problematiche particolari quali l’osservanza del sabato come giorno di riposo e, in due legislature, da parte dell’on. Servadei fu
presentato un disegno di legg:e
per garantire agli avventisti il
riposo sabbatico. Alla Camera fu
detto che tale problema andava
risolto sulla base di un’intesa,
cosa che è a-wenuta.
Infine, la Chiesa avventista si
è mossa con tempestività, chiedendo l’avvio dei lavori non appena fu nominata la commissione.
Mobilitazione per l’Intesa
/ Testimoni di Geova (TdG) vogliono l’intesa. Nel corso dei
mesi scorsi hanno più volte denunciato il fatto che mentre lo stato sta approvando intese, ai sensi dell’articolo 8 della Costituzione,
con numerose confessioni religiose, niente si muove nei confronti
dei TdG che sono circa 300 mila in Italia e hanno 2.500 comunità.
La loro protesta è stata accolta e in ultimo tre deputati hanno
depositato alla Camera una interrogazione al Governo.
— In quali altri Paesi la Chiesa avventista ha stipulato un accordo con lo Stato?
« Al Presidente del Consiglio
dei ministri. — Per sapere —
premesso che:
a) in applicazione dell’articolo 8 della Costituzione sono state stipulate intese con la Tavola Valdese (l’intesa valdo-metodista è l’unica ad essere stata
resa esecutiva con legge), con
le Assemblee di Dio in Italia,
con l’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del settimo giorno e con l’Unione delle comunità istraelitiche italiane:
b) era doveroso mostrare un
comprensibile riguardo alle confessioni che hanno un più cospicuo passato storico, i valdesi (35.0(K) membri) e gli israeliti
(35.000 membri), dando loro la
precedenza nella stipula delle
intese;
c) la Congregazione cristia
na dei Testimoni di Geova rappresenta il culto acattolico di
gran lunga più numeroso in Italia con oltre 300.000 associati;
d) la suindicata Congregazione cristiana dei Testimoni di
Geova ha chiesto di iniziare le
trattative per l’intesa fino dal
1977 e, pertanto, anteriormente
all’Unione delle chiese a'wentiste;
e) dalla stampa risulta che
gli avventisti sono in Italia 7.500
e i membri delle Assemblee di
Dio sono lOO.OfX);
f) recenti leggi a carattere nazionale e regionale che agevolano in vari modi le confessioni
religiose prevedono benefici vari per le sole che hanno stipulato l’intesa, rendendo sempre
più profonda la discriminazione
fra confessioni con o senza intesa (articolo 2 della legge 11
luglio 1986 n. 390; articolo 1 della legge regione Liguria 24 gennaio 1985 n. 4; articolo 6 della
legge regione 'Toscana 9 giugno
1987 n. 225; articolo 1 della legge regione Veneto 20 agosto 1987
n. 44; articolo 1 della legge regione Abruzzo 16 marzo 1988 n.
29):
1) quali criteri sono stati seguiti nella convocazione delle
rappresentanze delle confessioni
religiose che hanno stipulato l’intesa, cosicché si possa comprendere perché la rappresentanza
dei Testimoni di Geova non è
stata convocata, meiKre, al contrario. sono state già concluse
le trattative con le Assemblee di
Dio e gli avventisti;
2) quali ostacoli esistono iper
la ripresa delle trattative con le
altre confessioni interessate (fra
cui i Testimoni di Geova e i
battisti) e quali previsioni vi sono per una prossima convocazione delle relative rappresentanze ».
Filippo Caria, Alfredo Biondi
e Francesco Piro
4
fede e cultura
16 dicembre 1988
11
TORINO - UN A CONFERENZA DI HANS KUENG
La religione
a una svolta epocale?
L’analisi della « fine della modernità » - Un mondo ormai multireligioso - « Non vi sarà pace se non vi sarà pace tra le varie religioni »
Vi era a Torino grande attesa per Hans Kiìng. Da tempo
era prenotato per una conferenza, che è stata pronunziata nell’Aula Magna dell’Università. Una grande folla di giovani, studenti e insegnanti, laici e suore: segno di una sete di assoluti? Ricerca di risposte libere e
non condizionate? Molti 1 volti
già incontrati negli ambienti del
SAE, del Coordinamento delle donne credenti, di Fraternità,
del Centro Evangelico di Cultura, deU’Istituto Goethe, del Centre Culturel Français...
Hans Küng è presentato dal
rettore e dal prof. Bolgiani.
Nato in Svizzera nel 1928, studia presso la Pontificia Gregoriana, più tardi presso la Sorbona e rinstitut Catholique di
Parigi. Si definisce « uomo della seconda generazione », « dopo
Barth e Congar, Cullmann e
Bultmann, Tillich e Heidegger».
Come consulente teologico partecipa al Concilio Vaticano II,
da lui salutato con gioia come
una porta aperta, che i tentativi
reazionari non riusciranno a
chiudere.
Il discorso sull'analisi del nostro tempo è condotto come verso im tempo segnato dal susseguirsi, con continuità e rotture.
Natale 1988
S^f£ert\Uynunj
HENRI ARNAUD
La Glorieuse Rentrée
des Vaudois
pp. 540, testo originale
Lit. 49.000
□
HENRI ARNAUD
The glorious recovery
by the Vaudois
of their valleys
pp. 211, con riproduzione delle
incisioni originali
Lit. 30.000
□
ETTORE SERAFINO
Favole per Alice
pp. 52
Lit. 16.500
□
EDMONDO DE AMICIS
Alle porte d’Italia
pp. 419, con incisioni di
Gennaro Amato
in cofanetto
Lit. 110.000
Albert Meynier Editore
Corso Sommeiller, 21
10128 TORINO
® (011) 50.45.30 O
ore ufficio: 830 - 13,00
di varie costellazioni. La nostra
epoca potrebbe essere chiamata
« fine della modernità », cioè fine di un tempo di fede assoluta
nella ragione, ma non fine del
mondo. La ragione sta dimostrando di non avere sempre avuto ragione, cioè di sapere
creare im clima atomico da autodistruzione. Molti motivi della
Riforma passano in seconda linea e le speranze dell’illuminismo impallidiscono non per la
loro validità o invalidità, ma per
l’urgenza, che preme sul presente dramma, vissuto sotto il segno della contraddittorietà.
1) Dal bipolarismo delle potenze mondiali (Russia ed America) si passa al pluralismo; emergono almeno altre tre potenze mondiali: l’Europa unita, il
Giappone e la Cina.
2) Le potenze odierne sono
Incontri
TORINO — Sabato 17 dicembre, alle ore 16, presso la sala dei frati francescani di via S. Antonio da Paola 7
avrà luogo il secondo incontro sul te. ma dell'anno; le diverse concezioni
deH'ecumenismo nelle chiese cristiane.
Il past. Giuseppe Platone presenterà la
posizione delle chiese evangeliche.
Organizza il SAE.
TORINO — Sabato 17 dicembre, alle
ore 13, presso l’Ospedale.valdese, <■ il
Natale all'ospedale » con la partecipazione della corale, del gruppo amici dell'ospedale e di un gruppo di
giovani della Comunità dei Fratelli che
offriranno a tutti i degenti un piccolo
ricordo.
TORINO — Sabato 17 dicembre, alle
ore 20.30 nel tempio di c.so Vittorio,
concerto del gruppo ESPRIT con la
partecipazione del Coro dell'Accademia dello Spirito Santo, specializzato
in musiche religiose piemontesi del
16-18° sec., e del Coro « Cantanti Ameni • di Almese,
TORINO — Domenica 18 dicembre,
alle ore 10.30, nel tempio di c.so Vittorio culto unificato per tutta la chiesa
di Torino (rton vi sarà culto negli altri
tre locali), con la partecipazione dei
bambini delle scuole domenicali. Agape
fraterna e nel pomeriggio, festa per
i bambini nel salone e per gli adulti,
nella sala di via Pio V, Informazioni
africane con la partecipazione del coretto della FGEI.
TORINO — Martedì 20 dicembre, alle
ore 18, presso la Sala del Cento a
palazzo Lascaris (v. Alfieri, 15), a conclusione del ciclo « 1938-1988: Monaco
e dintorni - 4 lezioni sulla storia », organizzato dalla Regione Piemonte e dal
Centro di studi e ricerche « -Mario Pannunzio », il prof. Giorgio Rochat terrà
una lezione sul tema: « Le leggi razziali ».
TORINO — Sabato 24 dicembre, alle ore 23, nel tempio di c.so Vittorio,
veglia natalizia a cura della Comunità
di lingua inglese, con letture e canti.
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NOVITÀ’ CLAUDIANA
Come pregare
La preghiera in rapporto con il nostro tempo Un utile strumento per quanti sono in ricerca
la scienza, la tecnologia, l’industria, il progresso. E non sempre la vita, ma la morte atomica sembra prevalere, minacciare, distruggere uomini, valori,
cose.
3) Non bastano i romanticismi,
né i nichilismi. Nietzsche e Marx
non realizzano le loro promesse. La tecnologia può creare una
umanità segnata dall’ugualitarismo e non dall’uguaglianza, dal
conformismo e non dalla diversità delle forme e dei contenuti.
4) Peraltro si nota, fra i
giovani, fra gl’intellettuali e le
nrasse, l’emergere di nuovi valori: il rifiuto di un’obbedienza
indiscussa verso le istituzioni;
non si assiste alla morte della
religione; alle guerre ed ai rumori di guerra si oppone la
sete di una pace giusta e libera,
di una solidarietà umana contro
forme esistenti di razzismo, antisemitismi e la ricerca di nuove norme etiche.
E la religione? Quale ne sarà
il ruolo nell’epoca postmoderna?
Kiing osserva:
a) Non ci si trova davanti
ad un mondo antireligioso o
areligioso, ma multireligioso.
Ma la religione può vivere nell’ambiguità: diventare strumento
di servitù, o essere una « potenza liberante ».
b) Questa . energia liberante
deve esercitarsi contro le tendenze ancora esistenti nelle chiese: di stile o non stile gerarchico nella chiesa romana, di
stile o non stile fondamentalista nel protestantesimo.
c) « Non vi sarà pace se non
vi sarà pace fra le religioni ».
Occorre una convivenza pacifica:
Assisi insegna!
d) E’ necessario che la chiesa, le fedi ed il mondo vivano
un nuovo tipo di umanità. Vi è
speranza per una nuova generazione. Può darsi che la nostra porti ancora più i segni
della fine della modernità che
i segni di ima nuova « civiltà »,
ma la prossima dovrà sciogliere
il dilemma e lo potrà fare, con
nuove prospettive, nuove etiche,
nel coraggio del rinnovamento.
E qui il professore di Tubinga termina in un clima di ottimismo, che strappa il consenso
di tutti gli astanti. Chi interverrà nel dibattito sottolineerà il rischio di un ottimismo romantico ed ottocentesco, oppure
rimpiangerà l’assenza di un iiessimismo antropologico da confrontarsi con la grazia liberante, altri sottolineeranno i limiti
di una speranza non ben definita... Ma Kiing continuerà il
discorso già presentato nei suoi
libri: « Essere cristiani », « Infallibile? » ecc. Per questa speranza il ringraziamento prevale
sulle obiezioni. « Un po’ di coraggio », conclude l’oratore, perché il coraggio è una componente necessaria della fede.
La lettura dei classici delTitinerario deH’anima a Dio {Confessioni di Agostino; La Divina
Commedia: i Pensieri di Blaise
Pascal), l’uso nei nostri ambienti evangelici dei libri del Risveglio (Les adieux di Adolphe Monod; Più presso a Te, Signor di
Giovanni Rostagno) e, recentemente, del libretto Preghiere di
K. Barth creano in noi una diffidenza discutibile. iDi fronte alla
pubblicazione di un libro come
quello di Zink da parte della
(Claudiana la diffidenza è dovuta
al confronto con la letteratura
su mentovata: si teme un abbassamento di stile e di contenuto.
Diffidenza discutibile perché la
lettura di Come pregare (1) ci
ha convinti della sua utilità.
Chi è l’autore? Jörg Zink è un
pastore evangelico nato nel 1922,
con preparazione nella prestigiosa Facoltà di Teologia di Tubinga, responsabile per 20 anni delle trasmissioni radiotelevisive
della Chiesa evangelica del Württemberg. E’ un uomo che ha
avuto centinaia di colloqui con
giovani e non giovani, sani e
ammalati, studenti ed operai,
uomini e donne. Non si tratta
di adesione ad una particolare
denominazione, ma di ascolto di
un libro sperimentato.
Il libro Come pregare, nella
prefazione, è presentato come lina « scuola di preghiera » o come « iniziazione » alla preghiera.
Vi osserviamo tre note caratteristiche:
1) E’ scritto con la volontà dichiarata di rendere un servizio
a credenti e atei, a sapienti e a
scettici, perché ogni uomo, consapevole o no, vive alla ricerca
di Dio, in comunione con Dio.
Non si ispira alla temperatura
di un ghetto.
2) Con varietà ed intuizione
l’autore, con poesie e aneddoti,
stabilisce un dialogo fra credenti e non credenti di varie epoche: sono riproposte le testimo
nianze di Agostino, Bemanos,
Dostoevskij, Newman, Keplero, Bonhoeffer, Martin Luther
King, ma sono ascoltate le voci
di un André Gide, di un Bertolt
Brecht. Vi è chi prega e vi è chi
non prega più. E nessuno di noi
sa pregare « come si conviene »
(apostolo Paolo!).
3) Certamente lo Zink sa che
il mestiere di Virgilio e di Beatrice, nella guida di Dante, non
è facile, ma vale la pena che degli uomini lo facciano insieme e
per altri uomini. E' necessaria
una comunicazione che « dal basso » ascenda verso Dio. Questo
libro si capisce se si tenta rasceiisione non come un’avventura individualista, ma come un’avventura compiuta da compagni di
viaggio. Ad esempio il paragrafo
« Conoscere il tempo » conduce
il lettore attraverso i tempi della giornata umana, il presente
e l’oscurità (così denominata come tempo della vecchiaia, della
sofferenza, della morte). Notevoli sono i capitoli « Fa’ quello che
fa Dio » e « Fa' quello che Dio
vuole ». Meno felice il commento al Padre nostro: forse sarebbe stato meglio trascrivere il
commento di Martin Lutero nel
Piccolo Catechismo. Luminoso
Tultimo capitolo, che cerca di
farci capire cosa significa « lodare Dio ».
Così l’autore cerca e sa superare il carattere episodico e antologico e sottolinea la necessità che la preghiera sia collegata
al nostro tempo e condizione
umana, evitando la ripetizione
mnemonica e cercando di condurci dalla casualità all’Iddio Vivente.
Per questo ringraziamo Jörg
Zink e l’ottima traduttrice Giuliana Gandolfo per averci facilitato la lettura.
Carlo Gay
' Jörg ZINK, Come pregare, Torino,
Claudiana, 1988, pp. 288, L. 18.000.
Claudiana editrice
NOVITÀ’
Collana Storia delle tradizioni, costume, folklore:
RENZO BOUNOUS, MASSIMO LECCHI
I templi
delle Valli valdesi
Volume in 8°, 352 pp. carta patinata, 12 tav. a colori
e 120 nini bianco/nero, formato 17x24, L. 38.000
Questa elegante opera tratta l’evoluzione storico-architettonica del tempio valdese dal 1500 ad oggi e raccoglie le notizie storiche e gli aneddoti sui singoli templi delle Valli
(Pinerolo compreso). Un libro di appassionante lettura; un
bel libro regalo.
Collana Meditazioni, n. 3
JORG ZINK
Come pregare
Meditazioni
pp. 288, Lire 18.000
Un libro per chi non prega più e non sa come farlo. Molto pratico e concreto, ci guida, partendo dalle più diverse
situazioni della nostra vita, mostrandoci come parlare a Dio
con le parole più semplici del nostro tempo. Un libro che ha
già aiutato centinaia di migliaia di persone che « credono di
non credere» (14 edizioni in Germania).
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5
r
16 dicembre 1988
fede e cultura
IL RAPPORTO ANNUALE DI AMNESTY INTERNATIONAL
Diritti umani:
mai così violati
Nonostante la Dichiarazione dei diritti deH’uomo, abusi e repressione sono tuttora praticati giornainnente in molti paesi del mondo
« Sebbene tutti gli stati nell’ambito delle Nazioni Unite sostengano formalmente la "Dichiarazione universale dei diritti
deirucmo”, molti di essi in realtà considerano sovversivi i principi su cui questo testo si basa
ed arrestano, torturano e uccidono coloro che cercano di difenderli ».
Nei suo ultimo « Rapporto annuale », presentato a Roma dal
presidente della sezione italiana
di Amnesty International Fulvio
Moizo, l’organizzazione per i diritti umani fornisce un « quadro
desolante» degli abusi che i governi compiono ai danni dei propri cittadini, a quarant’anni dalla
proclamazione della « Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ». In particolare:
— in almeno la metà dei paesi del mondo i cittadini vengono
arrestati per aver espresso le
proprie idee, e condannati spesso
in seguito a processi-farsa;
— in più di un terzo dei paesi uomini, donne e persino bambini vengono torturati;
— in numerosi paesi i governi perseguono i loro obiettivi con
la pratica del rapimento e dell’omicidio dei propri cittadini;
— in più di 120 paesi la legge
prevede il diritto di giustiziare le
persone riconosciute colpevoli di
determinati crimini, e in oltre un
terzo di questi paesi tali « omicidi premeditati » vengono compiuti ogni anno.
Nonostante questi dati. Amnesty International contesta il diffuso scetticismo nei confronti
della « Dichiarazione universale
dei diritti dell’uomo », sottolineando i progressi compiuti dal
diritto internazionale a partire
dal 1948. Inoltre, oggi esiste un
autentico movimento mondiale
in grado di difendere i diritti
umani, composto da oltre 1.000
organizzazioni che espongono i
governi allo sguardo impietoso
dell’opinione pubblica intemazionale: anche una sola uccisione
può ora sollevare un’ondata di riprovazione e di protesta in tutto
il mondo.
La tortura è stata praticata in :
Burundi, Kenia, Somalia e Zaire
(Africa); Brasile, Cile, Haiti,
Honduras (Americhe); Birmania, Cina, India e Sri Lanka
(Asia); Jugoslavia, Polonia, Spagna e Turchia (Europa); Algeria,
Egitto, Libano e Siria (Medio
Oriente ed Africa settentrionale).
Il « Rapporto annuale 1988 »,
che in 278 pagine illustra la situazione dei diritti umani in 135
paesi relativamente all’anno passato, riassume gli sforzi di Amnesty International tesi ad impedire l’arresto di p>ersone per le loro idee od origini, i processi politici, la tortura e le condanne a
morte. Il Rapporto mostra che
durante il 1987 sono stati incarcerati «prigionieri per motivi di
opinione » in almeno 80 paesi,
mentre maltrattamenti e torture
sono stati registrati in 90 paesi.
Secondo una suddivisione per
aree geografiche, tra i paesi in
cui nel 1987 erano detenuti prigionieri per motivi di opinione
sono compresi, in Africa: Ciad,
Etiopia, Kenia e Sud Africa; nelle Americhe: Bolivia, Cuba, Nicaragua e Perù; in Asia: Cina,
Corea del Sud, Singapore e
Thailandia; in Europa: Cecoslovacchia, Grecia, Turchia ed
Unione Sovietica; in Medio
Oriente ed Africa settentrionale:
Iran, Iraq, Israele e territori
occupati, Marocco e Sahara occidentale.
Migliaia di persone sono state
vittime di gravi violazioni dei diritti umani ad opera di gruppi
clandestini legati ai governi, come le cosiddette «squadre della
morte » particolarmente attive in
America latina. Tali gruppi si
sono resi responsabili di omicidi,
sparizioni e torture in Brasile
Cile, Colombia, E1 Salvador,
Guatemala.
Omicidi politici sono staiti
compiuti direttamente dalle forze governative in gran numero in
Iraq e Sudan ma anche nelle
Filippine, in Namibia e in Perù.
UN VOLUME IMPORTANTE
Terza età: una vecchia storia
Anni fa il Dipartimento diaconale del I Distretto organizzò
un incontro di studio, destinato
agli operatori che lavorano nell’ambito delle nostre opere, sul
tema dell'evoluzione dell’anziano
nella società. In particolare Bruna Peyrot espose questa evoluzione dal punto di vista sia religioso che sociale.
Un volume, uscito nella primavera scorsa, mi sembra si collochi in questa stessa linea, e
andrebbe forse studiato da quanti si occupano di « terza età »,
considerando inoltre la tendenza,
rilevata anche in questi ultimi
giorni, airinvccchiamento della
nostra società (*).
Il libro offre al lettore un interessante itinerario storico, attraverso il quale emerge la ffgura di un vecchio .spesso emarginato, qualche volta protagonista,
spesso stanco e malato; daH’antico Oriente, al mondo greco ed
ebraico, al periodo romano, per
arrivare al XV secolo.
Ma diamo la parola al vecchio
che (per primo?) parla di sé:
« Come è penosa la fine del vecchio! S'indebqlisce un po’ per
giorno; gli si abbassa la vista,
gli orecchi diventano sordi; la
forza declina; il cuore non ha
più riposo; la bocca diventa silenziosa, non parla più. Le sue
facoltà intellettuali diminuiscono
e gli diventa impossibile ricordare oggi ciò che è avvenuto ieri.
Tutte le sue ossa dolgono. Le
occupazioni a cui si dedicava prima con piacere diventano fati
cose... La vecchiaia è il peggior
malanno che possa affliggere un
uomo ». Chi scrive è un uomo
vissuto verso il 2450 a.C. sotto il
faraone Tzezi della V dinastia.
Le parole dello scriba egiziano
rimangono ancora tra le più significative testimonianze rese alla vecchiaia, riecheggeranno sempre nel corso delle epoche. Tali
parole potrebbero essere sottoscritte oggi: uno stretto legame
intercorre tra esse e Tuomo dell’era atomica, malgrado non pochi sforzi siano stati fatti per
allontanare resperienza di diventar vecchi.
Lo studio di Minois nasce quasi in polemica con Simone de
Beauvoir. Come dice nella presentazione lo storico Jean Delumeau: « Simone de Beauvoir riteneva impossibile scrivere una
storia della vecchiaia; l’opera
che leggiamo prova in modo
inoppugnabile che s’ingannava ».
Una delle possibili chiavi di
lettura del saggio mi appare contenuta in un'osservazione dell'autore: « ...ogni società ha i vecchi
che si merita: lo mostrano diffusamente la storia antica e la
storia medievale. Ogni tipo di
organizzazione socioeconomica e
culturale è resjxmsabile del ruolo e dell’immagine dei vecchi ».
In quest’ottica vale allora la
pena di riprendere un concetto
della stessa de Beauvoir, quando
afferma: « Studiare le condizioni di vita dei vecchi attraverso
diverse epoche non è impresa
facile... I vecchi rimangono assimilati alla massa degli adulti ».
Come ci ricorda infatti Minois:
« Il vecchio è solo un adulto in
là con gli anni. Il suo ruolo gode
di prestigio quando è ritenuto
uno strumento indispensabile
per la memoria storica; così dice un detto africano: ”Un vecchio che muore è una biblioteca
che brucia”. Man mano che il
libro prenderà il sopravvento, il
vecchio perderà il prestigio di
chi conosce, collega, racconta la
storia. La fragilità fisica accompagnerà sempre l’uomo vecchio;
le sue condizioni saranno maggiormente in pericolo nelle società meno disciplinate; nel tempo in cui la legge e la struttura
dello stato sarà più stabile, assicurerà allo stesso una maggior
sicurezza. Nelle società in cui
prevale il culto della bellezza,
la tendenza alla sua emarginazione diverrà completa, viceversa
quelle società dove il concetto
di bellezza è più astratto avranno meno ripugnanza davanti al
declino del vecchio. Le società
di tipo patriarcale accoglieranno
l’idea di sopportare anche chi
non è più in grado di produrre ». Conclude poi Minois:
« ...non ci fu mai un’età dell’oro
della vecchiaia, ma un’evoluzione caotica subordinata ai mutamenti di valore privi di sincronia della civiltà ».
Italo Pons
' Georges MINOIS: Storia della vecchiaia dall'antichità al Rinascimento,
pref. di Jean Delumeau, Bari, Laterza,
1988, pp. 352, L. 35.000.
AGAPE
Identità e memoria
Per quanto riguarda la pena di
morte, nel corso del 1987 sono
state giustiziate più di 760 persone in 39 paesi, mentre altre 1.200
condanne a morte sono state
emesse in 62 paesi. Questi dati
sono soltanto indicativi in quanto il totale delle esecuzioni è sicuramente più alto. Almeno 132
esecuzioni sono avvenute in Cina, 184 in Sud Africa e 158 in
Iran. Tra i paesi con il più elevato numero di detenuti in attesa dell’esecuzione nei bracci
della morte, vi sono gli Stati Uniti (1.982 persone) ed il Pakistan
(1.500 persone nella sola provincia del Punjab).
Il campo invernale di Agape
quest’anno avrà per tema il glorioso rimpatrio dei valdesi. O,
per essere più precisi, cercheremo di riflettere sul senso che
ha per noi la storia: che cosa
intendiamo ricordare, che cosa
dimentichiamo o vorremmo dimenticare e perché.
Si è parlato molte volte, in
questi ultimi anni, di identità e
memoria. Possiamo applicare
queste categorie ad un episodio
di storia? In che modo?
Agape ritiene utile proporre
questa riflessione, perché ci si
possa preparare alle celebrazioni dell’anno venturo senza trionfalismi ma anche senza ignorare
aristocraticamente una scadenza che può essere l’occasione per
una riflessione non soltanto sul
passato, ma sulla nostra identità presente e su quel che ci proponiamo per il futuro.
Programma:
lunedì 26 dicembre: (Arrivo per
cena;
martedi 27: Che cosa è stato iil
glorioso rimpatrio dei valdesi (Giorgio Tourn);
mercoledì 28: Identità e memoria (sono previsti vari interventi e lavoro seminariale);
pomeriggio: Che cosa è una
’’identità narrativa” (Ermanno Genre);
giovedì 29: Tavola rotonda sul
tema del campo;
venerdì 30: Qualche riflessione
sulla storiografìa. Vicoli ciechi e piste possibili per la ricerca sul glorioso rimpatrio
(Albert De Lange). Dibattito a
più voci su "Come leggere la
storia valdese?”,
sabato 31: Assemblea conclusiva; pomeriggio: culto a cura di
Erika Tomassone;
domenica 1° gennaio: Colazione,
partenza.
Per iscrizioni e informazioni
telefonare o scrivere a: Segreteria di Agape, 10060 Frali (To)
- tei. (0121) 807514.
CONCESSIONARI
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6
ecumenismo
16 dicembre 1988
1
RIUNIONE DELLA COMMISSIONE CHIESA E SOCIETÀ’
Rispettare la vita
La visione della scuola teologica ortodossa - Le nuove conoscenze
dell’etologia - I rifiuti tossici, fra consumi e modi di produzione
La riunione annuale della Commissione Chiesa e Società (CCS)
del Consiglio Ecumenico delle
Chiese si è svolta quest’anno a
Tambov (URSS) su invito della
Chiesa ortodossa russa per celebrare il millenario dell’introduzione del cristianesimo nelle aree geografiche che attualmente
costituiscono la (parte europvea
dell’URSS. Tambov, una città di
circa 500.000 abitanti a 400 km.
a sud-est di Mosca, ha ospitato
la riunione dal 18 al 23 settembre. Vi hanno partecipato quindici dei diciotto membri, fra cui
il rappresentante della Chiesa
valdese-metodista italiana.
Lo scopo della CCS è essenzialmente quello di impostare l’analisi dei probleim o dei temi posti dalla situazione contemporánea e proposti dal Segretario generale del CEC. Per l’apiprofondimento delle tematiche la CCS
si avvale anche della partecipazione di qualificati espjerti sensibili alla funzione del CEC.
La riunione precedente si era
svolta a Glion (Svizzera) nel settembre 1987 e l’attività svolta
nell’ultimo anno ha fatto parte
dei primi temi esaminati. L’attività si può approssimativamente
classificare in incontri personali
por stabilire i primi contatti su
nuovi problemi, in riunioni con
rnembri ed esporti por approfondimenti ed in pubblicazioni che
mettono a dispmsizione della comunità i risultati e soprattutto
gli impogni che sembrano più
necessari. Le problematiche affrontate hanno spaziato dalla situazione socioambientale alle esigenze di una sistematizzazione
teologica e sono state riprese in
diverse delle vivaci discussioni
svoltesi a Tambov.
Una grande varietà
dì opinioni
Il problema del rispetto della
vita ha richiesto il maggior impegno ed ha destato una gran
varietà di interventi. L’argomento è fondamentale per il tema
giustizia, pace ed integrità della
creazione, che verrà svolto alla
prossima Assemblea generale del
CEC a Canberra (Australia) nel
1991. Hanno contribuito in particolare alla discussione gli ospiti sovietici; i teologi ortodossi
hanno presentato la visione della loro scuola teologica: interpretazione unitaria dell’uomo e
della natura fra i quali non ci
deve essere un sostanziale conflitto, ma solo una corretta applicazione degli insegnamenti biblici e della patristica. Più problematica è stata invece l’impK)stazione data dagli esp>erti laici,
filosofi e scienziati sovietici i quali, partendo da un’analisi della
complessità dei sistemi biologici
ed umani, giungono a proposte
di gestione dell’evoluzione in funzione delle necessità caratteristiche delle diverse forme di vita.
E’ stata fortemente apprezzata
la solida base culturale dei partecipanti sovietici, con lo svantaggio di una accentuazione degli aspetti teorici del tema.
Sullo stesso problema hanno
espresso formulazioni abbastanza divergenti i partecipanti anglosassoni, sia teologi che esperti, sottolineando l’importanza del
rispetto delle più varie forme di vita ed esigendo quindi
una riduzione degli interventi
nei settori di ricerca, industriali ed agricoli. La motivazione
teologico-etica si basa su una
più profonda interpretazione della vita derivata dalle nuove conoscenze etologiche. Da un confronto sommario delle opinioni
espresse nei riguardi del rispetto della vita mi sembra di vedere da parte ortodossa un’im
Uno dei problemi affrontati dalla Commissione Chiesa e società
del CEC è quello dei rifiuti tossici: occorre ridurne la produzione
e gestirne la destinazione.
postazione teorico-estetica contrapposta ad una pratico-etica
da parte riformata, dovute probabilmente anche alle diverse situazioni socio-economiche.
Biotecnologie e
ingegneria genetica
Come casi particolari del problema del rispetto della vita si
sono poi esaminate le biotecnologie e la ingegneria genetica,
che avevano fatto l'oggetto di
una riunione ad Annecy (Francia) agli inizi di settembre.
Vi è comunque stata unanimità di vedute a limitare l'uso delle biotecnologie in campo umano alle malformazioni genetiche
e a valutare criticamente il loro
impiego nella zootecnia ed in
agricoltura.
L’altro scottante problema all’ordine del giorno è stato quello dei rifiuti tossici, per il quale è stata approvata una interessante mozione al Segretario
generale del CEC, riportata in
questa pagina. Il problema era
stato recentemente posto all’attenzione della CCS ed ha trovato l’unanime approvazione per
quanto riguarda la sua gravità
ed i fondamenti etici di una sua
impostazione. Le soluzioni tecniche, se così si può dire, richiedono una graduale modifica
dei modi di consumare e di produrre, con molti interrogativi economico-sociali che sono stati
esposti da diversi esperti e che
Incontro col mondo
ortodosso
Durante il soggiorno a Tambov i partecipanti hanno avuto
la possibilità di partecipare ad
alcune funzioni ortodosse nella
cattedrale della città e dintorni,
venendo così a contatto con una
realtà in grande evoluzione e
con problemi tutt’altro che facili. Penso sia interessante riportare la notizia di un invito di
Gorbaciov alla Chiesa ortodossa
perché partecipi maggiormente
alla formazione culturale e civile delle nuove generazioni. IXirante il soggiorno in URSS si
sono pure incontrate le comunità battiste di Tambov e di Mosca, incontri fraterni anche se
ostacolati dalla non conoscenza
della lingua russa.
Sergio Brofferio
ORDINE DEL GIORNO
Traffico inaccettabile
In risposta alle richieste dei cristiani da molte parti del mondo
affinché si prendano opportune misure per la rimozione dei rifiuti
tossici:
1) Appoggiamo gli sforzi delle
Nazioni Unite (ONU) per definire
una legislazione Internazionale concernente tutti gli aspetti della produzione, trasporto ed accantonamento delle sostanze tossiche.
2) Affermiamo che l’esportazione di rifiuti industriali verso
paesi in via di sviluppo è eticamente e politicamente inaccettabile, in quanto cerca di risolvere
problemi dei paesi ricchi ed industrializzati creando nuovi e pericolosi problemi per i paesi economicamente più poveri ed industriabnente meno sviluppati.
3) Coscienti che esiste una sostanziale differenza fra il costo
di trattamento dei rifiuti tossici nelle nazioni industrializzate ed il
prezzo offerto alle nazioni in via
di sviluppo per l'accantonamento
dei rifiuti, ciò che rende così convenienti queste operazioni, esigiamo efficaci legislazioni locali, nazionali ed internazionali per proibire questi traffici.
4) Incoraggiamo decisamente
i governi e tutti gli altri organismi responsabili a finanziare ricerche di metodi di produzione
che eliminino o minimizzino i rifiuti tossici e, dove ciò non sia possibile, ad assicurare una manipolazione sicura. Il riciclaggio e l’accantonamento di tali sostanze.
5) infine raccomandiamo ai governi di assumere responsabilità a
lungo termine e di introdurre sistemi sociali di incentivazione per
le industrie e le organizzazioni
ohe tengano conto dei costi sociali ed ambientali oltre che di
quelli economici.
MESSAGGIO DI NATALE DEL CEC
Emmanuele
Sullo sfonido (Ji antiche e nuove tragedie
il « Dio con noi » è un’esperienza vivente, che
accende speranze e invita alla solidarietà
possono ricevere un sostanziale
contributo da una responsabile
impostazione etica che non sottovaluti i compromessi necessari per garantire condizioni di equità sociale ed economica.
Il messaggio cristiano, con la
sua valenza di amore e giustizia,
può quindi dare un valido contributo ai gravi problemi esposti; i lavori della CCS ne hanno
evidenziato le potenzialità teologiche ed etiche trasferendo le
conoscenze alle commissioni del
CEC espressamente delegate ai
problemi teologici e di evangelizzazione.
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
nei pochi versetti in cui l'Evangelo di Matteo narra la nascita
di Gesù Cristo (Matteo 1: 20-25)
troviamo due nomi diversi per
il neonato. Il primo è stato suggerito a Giuseppe in sogno: « Gli
porrai nome Gesù. Egli infatti
salverà il suo popolo dai suoi
peccati» (Matteo 1: 21).
Gesù il Salvatore: queste parole sono una confessione di fede,
annunciano già che il bambino
sarà il redentore, il liberatore,
colui che, con la sua vita, morte
e resurrezione, reca salvezza, redenzione, vita eterna, liberazione
ad ogni creatura.
Il secondo nome gli è stato
dato da coloro che si ricordavano delle parole del profeta: « Gli
si darà il nome di Emmanuele
(che significa "Dio con noi") »
(Matteo I: 23).
Dio con noi: anche queste parole sono la confessione di una
realtà vissuta da coloro che sono andati a vedere il bambino
e da coloro che, oggi, lo riconoscono come il loro liberatore.
Come Giacobbe al risveglio dal
suo sogno in Bethel essi riconoscono che: « Il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo »
(Genesi 28: 16).
Nel nome di Emmanuele si
trovano al tempo stesso la sorpresa, il mistero, la gioia di una
presenza che trasforma l’intera
esistenza umana.
Oggi come ieri Dio con noi —
nel bambino in una stalla, nel
crocifisso sulla croce — è uno
scandalo. E’ un’offesa per il nostro modo di ragionare apparenternente obiettivo. Ma Dio con
noi, Emmanuele, è un’esperienza vivente che suscita ancora meraviglia in coloro che riconoscono in lui una presenza che dà
significato e valore spirituale ad
Ogni situazione.
Possiamo discernere questa
presenza quando ci uniamo a Gesù sul cammino della liberazione, e ci identifichiamo con i poveri e con quelli che non hanno
potere e proclamiamo il perdono, mediante la Croce e l’irruzione della risurrezione che ci dà
la forza di sopportare, resistere
e sperare.
In questo tempo di Natale, se
guardiamo intorno a noi nel
mondo, vediamo desolazione e
morte — nelle inondazioni in
Bangladesh e in Sudan, nella sofferenza delle vittime della guerra del Golfo, nel massacro di innocenti in Mozambico, negli occhi di madri delle grandi città
che stanno per perdere ogni speranza nel futuro dei loro figli, in
coloro i cui corpi sono distrutti
dalla droga o le cui anime sono
torturate dal vuoto assurdo della vita moderna, nelle lacrime
di coloro che vegliano nella notte accanto a un essere caro condannato alla malattia, al deperimento, alla morte.
Ma se guardiamo intorno a
noi, vediamo anche la faccia sorridente di un bambino, la gioia
dell’amicizia, l’amore della coppia umana, la creatività del lavoro, la lotta per la giustizia,
l’affermazione della pace.
In ogni caso Emmanuele, Dio
con noi, è una presenza che esprime solidarietà, che apre delle prospettive, che dà ad ogni
cosa il suo significato ultimo, che
suscita in noi aspettative e speranze nel Regno che viene, nella
certezza di un Dio che è amore.
Emmanuele, Dio con noi. A
questo riconoscimento sorprendente, condiviso dai pastori e
dai magi nei primi giorni della
vita del bambino, si rende testimonianza in quasi tutte le pagine dell’Evangelo, dove leggiamo
della gente che veniva a Gesù
per ricuperare la vista, per ricevere perdono, incoraggiamento,
rimprovero, speranza.
Così è stato attraverso tutta
la storia cristiana fino ad oggi.
Il miracolo della presenza divina ha il potere di redimere e di
trasformare ogni situazione.
Le nostre chiese e il Consiglio
Ecumenico delle Chiese sono
chiamati a dare testimonianza
del miracolo di questa presenza.
Noi siamo i membri di un coro
che canta con gioia le lodi del
bambino di Betlemme, Emmanuele, che reca amore e speranza a tutta la vita umana.
Se il nostro canto, la nostra
testimonianza alla presenza di
Dio devono essere credibili, dobbiamo manifestare verso tutti gli
esseri umani lo stesso spirito di
amore, di solidarietà, di partecipazione che è stato manifestato con pienezza nella vita di Gesù Cristo.
Celebriamo l’assicurazione che
Dio è con noi e rimane con noi
fino alla fine dell’età presente.
Nulla, nel creato, può separarci dall’amore di Dio in Cristo
Gesù, nostro Signore.
Venite, adoriamolo, Gesù il nostro Salvatore, Dio con noi!
Sinceramente in Cristo.
Emilio Castro
(Segretario generale del Consiglio
Ecumenico delle Chiese)
VENEZIA
Assemblea
dei Quaccheri
Riuniti per la prima volta,
dopo due anni di rapporti personali e di incontri, nonché di
ricerche sul pensiero', la storia
e l’azione del movimento quacchero, gli Amici dei Quaccheri hanno svolto la loro Assemblea annuale in una atmosfera
di crescente intesa e comunione
fraterna all’inizio di novembre.
Fra i temi ed i problemi principali sono emersi quelli dell’apartheid in Sud Africa e l’opera dei Quaccheri in quel paese (Mary e George Ellis); la
relazione su « Vivere l’esperienza quacchera oggi » (Harvey
Gillman); la proposta di impegnarsi a sostenere l’opera pacificatrice e mediatrice delle Peace Brigades International (Alberto L’Abate); la valutazione dell’incontro ecumenico di Assisi
’88 sul tema « giustizia, pace e
integrità del creato » (D. Melodia); diapositive illustrate da
Monique Stahl, D. Melodia e Rosemary Vergnand sulla Assembleea dei Quaccheri francesi, bicentenario di Congénies e l’Assemblea del Deserto.
E sempre, prima e dopo
ogni relazione, il culto in silenzio, che è risultato essere il cuore della vita quacchera, il momento' in cui si dialoga con se
stessi, si ascolta la voce di Dio,
e si entra in im rapporto di comunione orizzontale in cui Tal'
tro, senza parole, diventa una
proiezione di te — e tu di lui —
e quindi una creatura da amare come se stessi.
D. M.
HAI RINNOVATO
L’ABBONAMENTO?
7
16 dicembre 1988
obiettivo aperto
CINISELLO BALSAMO
Il Lombardini ha 20 anni
Le lotte operaie e le riflessioni teologiche - Il gruppo comunitario
e la scuola - Il radicamento nella città e le iniziative culturali
Mentre sta per iniziare un anno
caratterizzato, nell’ambito delle nostre chiese, da rievocazioni e centenari assai più ’’gloriosi”, non saranno molti quelli che si sono accorti che, con l’ottobre 1988,
un'altra delle tante iniziative di testimonianza e di lavoro sociale del
protestantesimo in Italia ha raggiunto la breve, ma pur sempre
consistente età di venti anni; si
tratta del Centro culturale J. Lombardini di Cinisello Balsamo.
Venti anni: sembra niente, per
certi aspetti (tanto è vero che per
molti l’opera di Cinisello è un’iniziativa giovanissima, una cosa delraltro ieri, specie se confrontata
la selezione, l’autoritarismo. Un
impatto — quello del ’68 — che
però coinvolse un gruppo di giovani già fortemente coinvolto nella riflessione che, negli anni ’60,
si sviluppava ad Agape e nelle pagine di Gioventù evangelica, una
riflessione appassionata sul servizio e la testimonianza, su fede e
politica, sui ministeri e sulla riforma della chiesa, un gruppo che
aveva come terreno vivente di
confronto altre esperienze di servizio, in primo luogo quella di
Riesi, e come contesto materiale di
vita quotidiana le illusioni del benessere individuale, del boom economico, del successo, della carrie
Un gruppo di amici al tavolo da pranzo della comune.
con altre nostre opere); sembra
tantissimo, per altri motivi, e soprattutto per come sono cambiati
il mondo, la città, il lavoro, la mentalità, le persone, le speranze di
cambiamento, in questi venti anni
di storia italiana. Che dire, dopo
venti anni, da parte nostra che ci
stiamo, che ci abitiamo (anche se
nessuno dell’attuale gruppo della
« comune » è qui dall’inizio?
La cosa più forte e spontanea
che sentiamo non è di tracciare
bilanci o di delineare possibilità e
linee per il futuro, ma di ringraziare il Signore che con la sua mano potente ci ha condotti fin qui,
sostenendoci nella nostra fragilità
e debolezza, alimentando fiducia'e
speranza, riempiendo il nostro percorso di tanti momenti di gioia,
di fraternità e di benedizione. Senza di lui, molto poco di quello
che si è fatto in questi venti anni
sarebbe successo: ne siamo convinti, anche se il nostro difetto —
in particolare di noi protestanti —
è spesso quello di non riuscire a
dirlo.
Un’idea di allora
1 vent’anni del Lombardini nel
1988 richiamano inevitabilmente
un’altra data importante: il 1968.
In tempi di facili (a volte troppo
facili) liquidazioni del passato, o
di strani vuoti di memoria, è bello
poter dire che il Lombardini è anche frutto del ’68, anche se di un
’68 che, a Cinisello, è stato vissuto soprattutto come il ’69 delle
lotte operaie. Ma certamente l’idea
della scuola popolare che, da allora, prepara giovani e adulti all’esame di terza media, non sarebbe stata così decisiva nella storia
del Lombardini senza la critica di
massa che nel ’68 gli studenti rivolsero contro la scuola di classe.
ra, del consumo (ma non sono le
stesse illusioni di oggi?).
Per fortuna, però, non è sulle
teorie e sulle analisi che è iniziato
il Lombardini, bensì su una forte
esigenza di coerenza tra parole e
fatti, cioè sulla convinzione che;
non bastassero né gli articoli, né i
volantini, né i sermoni ma che fosse necessario stare e vivere in
niezzo alla gente, nella sua situazione per poter vivere anche
il servizio, la solidarietà, l’impegno
politico, per poter eventualmente
parlare anche di Gesù Cristo.
E, anche, su una felice intuizione iniziale: quella di non aver
edificato niente, di non aver puntato sui progetti e sulle strutture,
ma sulle persone. Per una serie di
coincidenze, fu possibile affittare
una serie di appartamenti in uno
di quei tipici edifici cresciuti a Cinisello negli anni ’60 per fronteggiare l’enorme immigrazione (la
città passò da 15.000 abitanti nel
1951 a 77.000 nel 1971), compresi i locali della scuola a pianterreno (oggi tutti gli appartamenti
sono di proprietà della Tavola valdese). In queste stanze, nell’ottobre del ’68, iniziava la sua vita il
gruppo comunitario e contemporaneamente la scuola. Cioè le due
strutture portanti del Lombardini,
senza le quali non si sarebbe realizzato il sempre maggior radicamento di questo Centro nella realtà cittadina e non sarebbero state
possibili le altre iniziative. Il rapporto con gli allievi (sempre e nonostante tutti i problemi che si
possono immaginare, specie con i
giovani di 16-18 anni, un rapporto assai più intenso di quello puramente scolastico), insieme alla
politica della « porta aperta » nelle stanze della «comune» è la premessa di un radicamento in Cinisello che, negli anni, si è articolato
attraverso i dibattiti del circolo
culturale, gli studi biblici, le riunioni del gruppo donne, la partecipazione del Lombardini alla vita
sociale e culturale della città, l’accoglienza e l’ospitalità. Vale la pena dare qualche cifra: in vent’anni circa mille persone di Cinisello
hanno frequentato un anno o due
di scuola al Lombardini (e con le
normali perdite durante il corso,
650 hanno sostenuto con successo
l’esame di terza media nelle scuole di Cinisello); i dibattiti coinvolgono da una media di 20-30 persone a punte di 200; con le varie attività settimanali o mensili (esclusa la scuola) si può calcolare che
ogni anno circa 50-60 cittadini
vengono in contatto più o meno
regolare con il Lombardini.
Tutto questo non sarebbe stato
possibile senza un forte e numeroso gruppo di collaboratori volontari e senza la « comune », cioè la
ventina di persone che abita insieme nei locali di via M. Grappa.
La collaborazione esterna, inizialmente soprattutto milanese, poi
sempre più locale, è stata decisiva in modo particolare nell’impostazione e nella continuità attuale della scuola: anche solo per un
semplice motivo, il fatto di avere
sempre avuto insegnanti che non
costano una lira, ci rimettono anche le spese di viaggio e spesso
contribuiscono con offerte al lavoro del Centro, una cosa che lascia stupefatti chi ci viene a trovare, una volta soprattutto gli stranieri ma oggi, in tempi di volontariato più o meno stipendiato, anche gli italiani e gli evangelici!
Il senso della comune
Quanto alla «comune», che si rivela sempre di più, negli ultimi
anni, il supporto organizzativo e
lo spazio decisionale del Lombardini, anche qui c’è stata una feconda intuizione iniziale: quella
di non voler fare una « comune »
per superare i limiti della famiglia borghese, per « realizzare il
socialismo in un appartamento solo » o altre baggianate del genere. Come è noto, se così fosse stato, il tutto sarebbe già finito da
un pezzo. Con meno ideologia (e
un po’ più di tenacia o testardaggine) si è pensato — ma si è anche visto in tutti questi anni —
che si può vivere insieme facendo
ciascuno il suo lavoro e mettendo
in comune delle energie, delle disponibilità, sensibilità, idee, mentalità diverse, oltre che una parte
dei propri soldi; si è pensato (e visto) che spesso si vive meglio che
da soli, che si risparmia, si è più
contenti e quindi si fanno più volentieri tante cose (anche quando
ci sono i figli piccoli); si è pensato (e visto) che era possibile fare
qualche modesto passo nel senso
della condivisione, dell’eguaglianza, della solidarietà senza illudersi
che questo potesse avvenire al riparo di ciò che una volta chiamavamo « le contraddizioni in seno
al popolo », cioè i nostri egoismi,
individualismi, le nostre prevaricazioni, la nostra continua ricerca
di sicurezza che consiste nel dar
la colpa agli altri o nel pretendere
di essere di modello agli altri. In
questo modo, e per grazia del Signore, questo nucleo comunitario
(senza chiesa e attualmente anche
senza pastore), a distanza di venti
anni, è vivo e vegeto: ai valdesi e
metodisti di Milano dei primi anni
si sono aggiunti non credenti e
Cinisello: il culto di Natale (1987).
cattolici; provenienza e motivazioni per chi è venuto a far parte della «comune» sono fra le più varie.
Qualcuno è rimasto solo un anno,
altri più di dieci: ci sono dunque
state varie « comuni », sia pure
Luna legata all’altra non soltanto
da quello che si fa insieme, ma anche dall’amicizia e, perché no?
da una certa prudenza nel ricambio per assicurare, nei diversi periodi, una continuità abbastanza
forte. Sta di fatto che, nei venti
anni trascorsi e calcolando anche
i bambini nati alla «comune», circa 80 persone diverse ne hanno
fatto parte, con una composizione media annua di 15-20 membri.
Esaminato all’interno delle varie « opere » delle nostre chiese
in Italia, il Lombardini è dunque
qualcosa di decisamente « sui generis »: e del resto che si trattasse di un esperimento « di frontiera » ne era consapevole la Tavola
valdese sul finire degli anni ’60,
quando, ciò nonostante e forse proprio per questo, non fece mancare
il suo appoggio al pastore Giorgio Bouchard e al gruppo promotore. I locali del Lombardini sono
di proprietà della Tavola, il Centro risponde del suo operato alla
Conferenza distrettuale, ma al suo
interno credenti e non credenti
sono sullo stesso piano decisionale
perché membri allo stesso titolo
dell’assemblea, non c’è un direttore né un comitato direttivo, non
si fa la preghiera a tavola e spesso
si discute animatamente allo studio biblico. Fra i membri della «comune» vi è stato fino all’anno scorso un pastore (quasi sempre impegnato anche nel lavoro delle chiese di Milano) senza che il pastore
diventasse il direttore del Centro;
fra i credenti non è mai mancata
una tensione di « evangelizzazione », più o meno intrecciata con
l’impegno culturale verso la città,
ma, mentre al Lombardini si fanno dei culti, nella scuola serale riteniamo ancora oggi — con buona
pace di Girardet — che sarebbe
inopportuna un’ora di religione
protestante, anche se in tante occasioni si parla di protestanti, di
valdesi e del perché facciamo tutto questo « a gratis ». Certamente
fra i vari semi che in questi anni
sono stati gettati in questa città,
vi è anche quello dell’interesse per
l’Evangelo: perché se ne possano
cogliere maggiori frutti, il gruppo
ha chiesto alla Tavola di pensare,
in un futuro non lontano, alla possibilità di avere un pastore a pieno
tempo in questa zona, con una
prospettiva di restarci non pochi
anni.
Infine, vai la pena spendere una
parola sugli aspetti finanziari, anch’essi rilevanti nella discussione
che è in atto all’interno delle chiese sulla diaconia. Il Lombardini
potrebbe essere l’esempio lampante di una « diaconia leggera »:
non solo perché se l’esperienza si
esaurisse o andasse in crisi (ed è
estremamente saggio sapere che in
ogni momento le cose possono finire o cambiare radicalmente) lìon
ci sarebbe una struttura da « riconvertire » ma solo degli appartamenti dalla cui vendita la Tavola ricaverebbe assai di più di
quanto fu speso per il loro acquisto; ma soprattutto perché il « costo » complessivo del Lombardini, cioè la somma delle uscite necessarie a coprire le spese di tutte
le attività non raggiunge neanche
il costo medio di un dipendente
(meno di 30 milioni annui)! Tutto
ciò è possibile grazie al fatto, già
menzionato, che non ci sono stipendi (anche se qualche « mezzo
tempo » viene ricompensato), che
la «comune» (con tutte le spese di
vitto, di condominio, di riscaldamento, ecc.) si autosostiene mediante il contributo di tutti quelli
che lavorano e guadagnano « fuori » (circa 1/3 dello stipendio),
che la solidarietà di numerosi amici, gruppi e singoli, non è venuta
meno in tutti questi anni, che alcuni doni dall’estero ci hanno periodicamente consentito di risolvere problemi, soprattutto nelle spese per la scuola, i materiali didattici e la segreteria.
Per gli immigrati
Un piccolo bilancio, quindi, se
paragonato alle centinaia di milioni che sono la norma altrove: questo però non significa che anche
per noi sia semplice andare in pareggio! Tanto più che, forse per
festeggiare i nostri venti anni con
un piccolo « rilancio », abbiamo
deciso, da questo ottobre, di avviare un lavoro più organizzato, e possibilmente coordinato con altri, di
solidarietà con gli immigrati stranieri, sempre più presenti anche a
Cinisello. Il che ha naturalmente
dei costi aggiuntivi rispetto all’attuale gestione.
Nella storia di questi venti anni
al Lombardini, l’aspetto dell’accoglienza e della solidarietà materiale e politica (in particolare con
i cileni) non è stato meno importante di quello culturale e certamente più formativo per i membri
della «comune»: la sfida che ci è
davanti è se sapremo dare qualche
risposta al nostro prossimo che
bussa alla porta, non più arrivando dal sud d’Italia, ma da quello
del mondo. Proprio in questa prospettiva, anche dalle pagine del
giornale, ci permettiamo di rivolgere uri appello alla solidarietà di tutti gli amici, vecchi o nuovi, del
Lombardini che, nell’ottobre ’88,
ha compiuto i suoi 20 anni in buona salute, ma sarà ben lieto di ringraziare chi lo aiuterà a fare un
po’ di manutenzione, anche straordinaria!
Marco Rostan
8
8 vita delle chiese
16 dicembre 1988
UNO SGUARDO ALLE STATISTICHE
CORRISPONDENZE
La dispersione in itaiia Decisione difficiie
Cinquantanni di storia italiana e di evoluzione delle nostre chiese - La secolarizzazione e le necessità di una ri-evangelizzazione
Durante una ricerca effettuata
presso rArchivio della Tavola valdese a Tome Pellice, mi sono
imbattuto nel « Rapporto al Venerabile Sinodo sedente in Tome
Pellice dal 6 al 10 settembre
1937 » dove era riportato, se ricordo bene per la prima volta,
un riepilogo statistico sulla comunità valdese. Relativamente ai
4 distretti italiani, i dati erano:
1 - Membri di chiesa 19.623
2 - Ammissioni 690
3 - Allievi della scuola do
menicale 4.338
4 - Totale 24.651
da supporsi intorno alla data del
31 dicembre 1936.
Proprio il 21 aprile 1936 era
stato effettuato im censimento in
Italia che determinava una popolazione di 42.993.602 unità.
Rapportendo i dati, risulta che
i membri di chiesa ( 1 ) erano
io 0,0456% della popolazione
italiana (è presiunibile che le 690
ammissioni fossero membri di
chiesa, ma sono state volutamente trascurate nella percentuale), mentre il totale (4) dava
no 0,0573%.
Cinquanta anni più tardi la Relazione al Sinodo del 1987 riportava dei dati sulla consistenza
numerica al 31 dicembre 1986 della popolazione valdese molto più
dettagliati, ma che possono essere così suddivisi in categorie
omogenee rispetto a quelle del
1936:
5 - Membri comunicanti 21.372
6 - Fanciulli e catecume
ni 4.019
7 - Totale 25.391
Altri dati, non indicati nel 1936,
erano:
8 - Aderenti 809
9 - Simpatizzanti 1.684
10 - Altri componenti po
polazione 1.473
11 - Totale della popolaz. 29.357
Bisogna tuttavia notare che
tutti i dati al 1986 includevano
anche i membri metodisti, ovviamente non compresi nelle statistiche del 1936.
Nel 1986 la popolazione italiana
era di 57.246.000 abitanti (dato
non censito ma stimato) e pertanto i membri comunicanti (5)
rappresentavano lo 0,0373% della
popolazione italiana, mentre il
totale (7) rappresentava lo
0,0443%. Se vogliamo considerare il totale della popolazione (11)
si raggiungeva uno 0,0513%.
Ora, in 50 anni, la pop)Olazione
« attiva » valdese e poi valdese e
metodista (punti 4 e 7) è aumentata del 3% mentre la popolazione totale italiana è aumentata del
33%, cioè 11 volte di più.
Da questo si deduce che i vaidesi, ed ora valdesi e metodisti,
sono fortemente diminuiti in prò
GIOVANI CERCASI
Assemblea
di Basilea
Il raduno ecumenico europeo
che si terrà a Basilea nei giorni
15-21 maggio 1989 su «giustizia,
pace e integrità del creato » funzionerà sulla base del servizio
volontario dei giovani provenienti dai vari paesi europei che si
ritroveranno a Basilea 3 giorni
prima per prepararsi a questo
compito. Alcuni posti sono disponibili anche per l’Italia.
Chi è interessato, e ha età tra
i 18 e i 30 anni, telefoni agli uffici della 'Tavola per ulteriori
informazioni e istruzioni (06/
4745537).
Vitto e alloggio saranno a carico del raduno, viaggio a carico degli stewards partecipanti.
porzione alla popolazione totale
italiana, come si rileva dai dati
percentuali sopra riportati. Ma
un dato curioso che emerge dalle statistiche al 31 dicembre
1986 è il numero dei nuclei familiari valdesi e metodisti: 11.293, e
dei fanciulli e catecumeni: 4.019;
ciò vuol dire che, mediamente,
in ogni famiglia vi sono 1,89
membri comimicanti (diciottenni
0 giù di lì compresi) e 0,356 fanciulli e catecumeni. Comprendendo che è impossibile « spezzare » le persone ed i bambini, ciò
tuttavia, alTinfuori delle tanto
criticate medie, vuol dire che le
famiglie (se con ciò si intendono
1 « nuclei familiari ») valdesi e
metodiste sono piuttosto esigue
o meglio, che solo una parte dei
componenti di un nucleo familiare è attiva nella « chiesa ».
1936-1986 sono dUe date che indicano ima modificazione sostanziale e profonda nella vita itediana in generale, che ha certamente
inciso in modo profondo nell’ambiente valdese: da un sistema
sostanzialmente agricolo si è passati ad uno industriale con un deciso indirizzo, in questi ultimi anni, ad un sistema « terziario ».
Ciò ha senza dubbio provocato
una espansione territoriale, uno
sparpagliarsi della popolazione
valdese, dalle originarie valli e
da nuclei abbastanza consistenti,
a diverse città e residenze italiane ed estere molto spesso lontane da comimità organizzate, con
una forte accentuazione della
diaspora e della sua polverizzazione.
Questo cambiamento della società italiana deve aver portato,
negli anni, molti giovani, i più
pronti a spostarsi, in ambienti
completamente nuovi, spesso isoj
lati dalle comunità, dai centri di
aggregazione, dal « mondo » valdese e metodista.
L’incalzare della vita quotidiana, la sua secolarizzazione hanno
inoltre certamente influito su un
allentamento dai legami e dal richiamo delle comunità valdesi e
metodiste e spesse volte, forse
dolorosamente, forse inconsciamente, sul l'Oro abbandono, sommersi dallo « standard » della
maggioranza.
Quali che siano le ragioni personali o d’ambiente noi, valdesi
e metodisti, stiamo diminuendo
ed anche sensibilmente.
Posso ancora aggiungere che il
totale della popolazione valdese
e metodista (compresi aderenti,
simpatizzanti ed altri componenti) al 31 dicembre 1987 era di
28.%7 unità, con ima diminuzione di 390 persone, pari all’1,328%
rispetto al 31 dicembre 1986 (11).
Queste sono riflessioni più o
meno esatte in funzione dei dati
sinodali nelle mie mani, ma credo
che la realtà non sia molto diversa. Durante l’ultimo Sinodo
1988 si è parlato di dare maggiore
impulso all’evangelizzazione, sia
esterna che interna, e dai dati sopra riportati, forse la ri-evangelizzazione interna sarebbe quella
da seguire con più attenzione:
non lasciare completamente isolati quelle sorelle e quei fratelli
che per le più svariate ragioni si
trovano ora abbandonati a se
stessi e sono circondati da un
mondo che parla una « lingua »
diversa. Forse bisognerebbe reinventare i « barba » che nella secolare storia valdese hanno sempre avuto un ruolo fondamentale
di unione e di riunificazione, nel
loro peregrinare attraverso il
mondo per visitare periodicamente ma efficacemente le numerose famiglie valdesi che, per altre
ragioni allora, erano sparse qua
e là.
In questo campo la cultura (altro tema sinodale di attualità).
non necessariamente solo biblica
e teologica, ma anche storica e
civile, avrebbe una sua sostanziale importanza perché, non dimentichiamolo mai, tra le altre cose la democrazia moderna
è stata una « invenzione » protestante ed è sempre stata praticata dai valdesi in tutti i momenti della loro storia.
Poiché il tricentenario del « Glorioso Rimpatrio» dei valdesi è ormai vicino, ricordiamoci che il 1°
settembre 1689 (calendario giuliano) a Sibaud (Bobbio) i valdesi
ritornati dalla loro dispersione,
riuniti in assemblea, giurarono:
« ...giuriamo e promettiamo al
cospetto di Dio vivente e sulla
perdita delle nostre anime, d’osservare fra di noi l’unione e l’ordine... » e più avanti: « ...gli ufficiali giureranno fedeltà ai soldati ed i soldati agli ufficiali, promettendo inoltre, tutti insieme, a
nostro Signore e Salvatore Gesù
Cristo di strappare per quanto
sarà possibile gli altri nostri fratelli dalla crudele Babilonia, per
ristabilire con loro e mantenere
il Suo regno fino alla morte... »
(trad. da H. Arnaud, Histoire de
la Glorieuse Rentrée..., 1710).
Parole di fede al Signore, atto
di democrazia, indicazioni sulla
azione che noi, lontani discendenti (e non solo genealogici) di
quei credenti avventurosi che riportarono i valdesi alle loro terre, non dovremmo dimenticare,
sia che si sia soli, sia che si sia
in una comunità; parole anche di
attualità: all’amore verso Dio
uniamo l’amore e l’aiuto verso le
nostre sorelle ed i nostri fratelli
vicini e lontani.
Italo Artus-Martinelli
FIRENZE — Sabato 12 novembre l’assemblea di chiesa ha
proseguito e concluso la discussione sul futuro assetto pastorale; tale scadenza è prevista per
l’ottobre 1990, quando l’inoarico
sarà lasciato dal past. Alfredo
Sonelli.
Presenti solo 44 dei 104 membri elettori, l’assemblea era
tuttavia valida, non dovendo essere elettiva, ma chiamata a fqrnire un’indicazione. Il risultato
è stato sofferto: l’ordine del
giorno che indicava la volontà
di attenersi alla procedura delle chiese autonome per la provvista pastorale non ha ottenuto
la maggioranza. Nello stesso
tempo, però, è stata respinta
anche la proposta della Tavola
che prevedeva, come per altre
chiese, la rinuncia all’autonomia. (In quest’ultima votazione
sono risultati: sì, 21; no: 22; 1
astenuto).
Tutto rimandato, dvmque, all’anno prossimo, quando l’assemblea sarà elettiva e dovrà
essere composta dalla maggioranza dei membri elettori.
Una credente
CARRARA — All’età di 96 anni è morta la sorella Emma Puccìarelli. Per lunghi anni è stata
un membro della nostra chiesa
che considerava la sua famiglia.
Viveva sola da molti anni, dopo
una vita piena di travagli e sofferenze che l’ha portata, anni
indietro, in Israele ed in Africa.
Spesso raccontava della sua infanzia poverissima e della responsabilità che aveva per molti fratelli minori dopo la morte
della madre.
Non avendo mai potuto frequentare una scuola soleva dire
che 'aveva imparato a leggere
jsui versetti del Salmo 23, e infatti la sua grande Bibbia aveva
FIRENZE
Festa al Gignoro
Anche per il Gignoro è tempo di ristrutturazioni.
« Da tanti anni ormai il Gignoro è un piccolo ’punto-luce" in
questa galassia della popolazione anziana nella nostra città.
Ogni anno (anzi: due volte l’anno) vi cerchiamo per la nostra
"festa”. Adesso è importante, e
sarà sempre più importante prestare ascolto a questo invito;
noi del Gignoro ci possiamo muovere sempre meno... ». Con queste parole è iniziata, di fronte
ad un gran numero di amici, la
festa d’inverno, svoltasi domenica 27 novembre.
Sicuramente oltre cinquecento
persone hanno incontrato, fraternizzando, la comunità del Gignoro. In un clima di profondi legami e di rinnovate amicizie, evangelici e non hanno avuto mo
Taspetto di un libro di scuola
consumato e molto usato! Aveva
conosciuto la Chiesa metodista
in una missione, e per anni ne ha
sostenuto con molta fedeltà le
opere. La sua fede forte e semplice e la sua fiducia nel Signore
saranno ricordati sempre dalla
.comunità.
• Il 16 ottobre è stata battezzata Veronica, figlia di Bettina
e Alessandro Lamioni, ricordando il versetto di Is'aia: « Non temere, io ti ho chiamata per nome, tu sei mia ».
Nuove ammissioni
IVREA — Domenica 20 novembre la nostra comunità ha
vissuto una giornata di grande
gioia. Nella mattinata, durante
il culto, più di 150 persone si
sono strette con commozione e
affetto intorno a sei giovani che
avevano chiesto di essere ammessi in chiesa. A quattro di
loro (Claudia Arca, Davide Arca, Davide Metallini e Davide
OUearo) è stato amministrato
il battesimo, mentre due ragazzi (Daniele Di Giorgio e Barbara Graglietto) hanno confermato
il battesimo ricevuto da bambini.
Il pastore ha presieduto il
culto con santa cena, predicando sul testo della seconda lettera dell’apostolo Paolo ai Corinzi: « Quante sono le promesse di Dio, tutte hanno in Gesù il
loro sì ». Nella liturgia i ragazzi hanno avuto largo spazio e
con la loro confessione di fede e
i loro interventi per letture, preghiere e canti, hanno contribuito
a rendere il culto particolarmente significativo. Anche il gruppo di canto ha partecipato con
due cori.
Una televisione locale ha registrato quasi tutto l’avvenimento e ne ha poi trasmesso alcuni
momenti insieme ad una intervista con il pastore, in una trasmissione sulla nostra realtà nel
Canavese.
Dopo il culto un pranzo comunitario ha riunito più di 80
fratelli e sorelle che hanno così potuto prolungare nel pomeriggio il piacere di essere insieme per festeggiare i sei giovani
neoammessi.
Lutto
PADOVA — All’età di 85 anni
ci ha lasciati il fratello Giovanni Bianchetto. Mercoledì 30 novembre la comunità, gli amici
e i parenti si sono raccolti nella
nostra chiesa attorno alla vedova, la sorella Amelia Bianchetto, per l’estremo saluto.
Partendo dall’affermazione di
fede in Dio contenuta nel Salmo
62 il pastore Bruno Costabel ha
esortato a considerare che l’uomo non deve fare i conti solo
con questa dimensione terrena, ma con la realtà assoluta
dischiusa dalla promessa della
Resurrezione.
Da piazza Cavour
do di ammirare (ed acquistare)
i preziosi lavori di ricamo curati dalle ospiti. Un ampio buffet
ha caratterizzato il classico e
immancabile momento del thè,
per la cura del personale e di
diversi collaboratori.
Un’occasione, questa, per superare l’abituale isolamento dai
suoi affetti e dalla comunità che
contraddistinse la realtà ^ dell’anziano. Felice è stata l’idea,
da parte degli anziani, di devolvere una cospicua parte del ricavato della giornata in favore della ricerca sul cancro. Un modo,
questo, per sentirsi ancora utili
agli altri: per chi è anziano non
accade spesso.
ROMA — Il 5 dicembre il prof.
Paolo Ricca ha celebrato nella
chies'a di p.za Cavcur il matrimonio di Pietro Comba e Daniela Di Bella. Agli sposi rinnovati e vivissimi auguri.
• Il 9 e 10 dicembre il Centro
italiano di musica antica ha
eseguito neha nostra chiesa la
Passione secondo Matteo di JS. Bach, avvenimento assai ini;
portante non soltanto per noi
ma anche nell’ambito degli ambienti musicali romani.
I. P.
• La festa di Natale, che avrà
luogo il 18 dicembre, sarà 'allietata dalla presenza di un bel
gruppo di ragazzi delTIst. Gould
che verranno a Roma già il sabato 17 dicembre e saranno ospiti nelle nostre famiglie.
9
16 dicembre 1988
vita delle chiese 9
INCONTRO PASTORALE DEL 1® DISTRETTO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Il sentimento e la ragione Faccia da turco
Riflessione sui rapporti con i pentecostali: una chiesa che fa leva
sul sentimento ma che presenta anche posizioni di apertura al dialogo
Gregorio Plescan, pastore a
Ghigo di Frali, ha vissuto per 9
mesi in una comunità pentecostale di giamaicani in Inghilterra.
Le sue varie esperienze ed osservazioni {raccolte nella recente tesi di laurea in teologia) hanno offerto un prezioso spunto al corpo
pastorale delle valli valdesi —
riunilo lunedì 12 a Torre Penice — per riflettere sul nostro rapporto con il mondo pentecostale.
Il dibattito dei pastori ha registrato parecchi interventi (quasi un contagio carismatico in cui
ognuno ha voluto raccontare una
sua esperienza): alcuni anche in
chiave autocritica, dicendo che le
chiese p>rotestanti storiche non
hanno neppure un po’ di queU'entusiasmo che i pentecostali hanno in abbondanza. C’è quasi una
contrapposizione di fondo tra le
chiese « fredde », della ragione, e
quelle « calde », del sentimento.
Le chiese storiche si caratterizzano per una teologia problematica che si fonda sulla lettura
storico-critica della Bibbia; le
chiese pentecostali sono invece
caratterizzate da una teologia effervescente di stampo risvegliato che affonda le proprie radici
nella lettura fondamentalista della Bibbia.
Anche sui temi etici si possono
notare grosse divergenze tra l’etica aperta e tollerante del protestantesimo storico e quella conservatrice, quasi di stampo patriarcale, del pentecostalismo.
Plescan racconta, a proposito
della sua esperienza tra i giamaicani inglesi (in sostanza un popolo di ex schiavi) di fede pentecostale, come nel culto l’enfasi
cada spesso sul tema della conversione personale oppure sulla
glossolalia, il dono di parlare in
lingue per opera dello Spirito.
È a quest’ultimo proposito c’è
da chiedersi; come mai nelle nostre chiese non succede mai che
qualche fratello o qualche sorella durante lo svolgersi del culto,
cada in trance e cominci a parlare in lingue? « E’ un dono non
previsto — dice Plescan —, non
atteso, non ricercato. Nelle chiese storiche il dono del parlare in
lingue non interessa nessuno ».
Personalmente ricordo di aver
frequentato un paio di culti pentecostali nella cittadina di West
Hawestraw, presso New York, in
cui durante il culto (durata due
ore e mezzo) alcuni parlavano in
lingue. Benché il leader spirituale deirassemblea sostenesse che
la lingua pronunziata sotto l’ispirazione dall’alto fosse ebraico,
sinceramente (per quel poco
d’ebraico che ho appreso alla Facoltà dalle ottime lezioni del
prof. Soggin) non trovavo in quelle parole neppure una lontana
eco della lingua di Mosè. Mi pareva piuttosto un- linguaggio
sconnesso. Sicché chiedo; il parlare in lingue non potrebbe essere il linguaggio emozionale della
fede? L’esprimere col cuore ciò
che non si riesce a dire con la
mente?
Più vicine alla nostra sensibilità riformata possono essere le
classiche riunioni di preghiera
dei pentecostali per invocare la
guarigione dei malati per opera
dello Spirito. Comunque sia, nessuno può negare che lo Spirito
di Dio parli nelle riunioni pentecostali attraverso la glossolalia,
le varie testimonianze, gli inni e i
vari « Amen » e « Alleluia » ripetuti, a volte, con ritmo ossessivo.
Occorre dire che questa religiosità emotiva, che tende a realizzare tuia comunità familistica
chiusa al mondo, arriva spesso al
cuore della gente più dei dotti
sermoni elaborati da teologi che
hanno studiato in Facoltà. Ma se
è vero questo, è vero anche che
passato il tempo della grande ondata emotiva, quando si affacciano i primi problemi culturali
(compresi quelli storico-linguistici legati ai testi biblici), la fede
non può più fare a meno della
ragione e della cultura (valga per
tutti l’esempio dell’apostolo Paolo), se non si vuole vivere solo di
frasi fatte o di discorsi semplicistici, privi di reali agganci storici e temporali.
Non è dunque un caso che più
di una volta i figli o i nipoti di
pentecostali^ alla seconda o alla
terza generazione, si affaccino a
volte nelle chiese storiche spesso
fredde, povere di entusiasmo ma
ricche di teologia (almeno si spera!) e di problematiche culturali.
Ovviamente il pentecostalismo,
che in realtà è molto variegato,
va da posizioni conservatrici di
etica rigidissima (tipo; è peccato
andare al cinema ma non è peccato avere in casa la televisione,
oppure è peccato sposare una
persona che non sia evangelica
ecc.) a posizioni aperte al dialogo
non solo con altre chiese, ma anche con le problematiche culturali del nostro tempo.
Il canto, la musica, l’intensità
delle preghiere, l’entusiasmo prorornpente anche nelle grida di
gioia o neU’estasi rituale fanno
del culto pentecostale l’espressione entusiastica di una fede in
cui predomina il sentimento. Il
nostro cantare sommessamente
gli inni, le sobrie preghiere dal
pulpito (spesso lette da un manuale liturgico) e il sermone
scritto nella prospettiva « Bibbia
e giornale » fanno del nostro culto, a volte, un appuntamento cultural-religioso accessibile a chi
abbia almeno la maturità classica o scientifica o tecnica. Continuiamo a essere le chiese della
classe media, mentre i pentecostali raccolgono crescenti consensi soprattutto negli strati culturalmente (non dico economicamente) più poveri.
Ma visto che entrambi facciamo parte della grande famiglia
degli evangelici, occorrerebbe infittire il dialogo. Anziché guardarci da lontano, potremmo cominciare a scambiarci qualche
dono. L’ecumenismo non lo si
può fare solo con i cattolici, occorre farlo anche in famiglia
con i parenti lontani. E chissà
che imparando a conoscerci meglio, non entri nelle nostre chiese un po’ di queU’entusiasmo, di
queU’ingenuità e di quel « caldo »
rapportarsi alla gente capaci di
dare slancio all’incontro fraterno
nella fede comune.
Giuseppe Platone
PEROSA ARGENTINA
Presente e futuro
Giovedì 15 dicembre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Prosegue la riflessione
sul « Cammino conciliare di preparazione dell'assise mondiale dei cristiani
su giustizia, pace, salvaguardia del
creato ».
L'appuntamento è per le ore 20.45
presso la comunità di San Domenico
in viale Savorgnan d’Osoppo 1; introduce il pastore Paolo Ribet.
□ COLLETTIVO
BIBLICO ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 21,
presso il centro d'incontro prosegue
lo studio dell'Antico Testamento.
Venerdì130 dicembre
□ IL PASSATO
CRISTIANO
NELL'ASIA MINORE
TORRE PELLICE — Alle ore 15.30,
nella sede della TEV In viale Mazzini
3, l'archeologo Renato Nisbet parla
sul tema: « Il passato cristiano nell'Asia Minore ».
Altra serata sul tema del
Rimpatrio del 1689 e delle sue
conseguenze; nella sala Lomtaardini di Perosa Argentina, il 3 dicembre, Giorgio Tourn e Claudio
Tron hanno dato vita ad un acceso dibattito centrato assai meno sui dati storici e assai più (come è giusto) sul presente e sul
futuro della chiesa valdese.
Giorgio Toum ha sottolineato
la dimensione europea dell’avvenimento, dovuta sia agli aiuti ben
mirati delle potenze protestanti,
sia alla percezione dei tempi nuovi in cui l’assolutismo monarchico o ecclesiastico non avrebbe
più avuto ragione di esistere.
Visione altrettanto valida oggi,
alle soglie dell’Europa senza bar
riere, alla quale il papa polacco
ripropone il Sacro Romano Impero, cementato dai valori universali del cattolicesimo.
Claudio Tron ha ricordato alcuni momenti costruttivi della
storia valdese che, secondo lui,
sono altrettanto dégni di attenzione ; l’inizio del movimento
valdese, la confessione di fede
del 1656, la spinta verso l’evangelizzazione, l’emigrazione nelle
due lAmeriche.
Ma la credibilità della nostra
chiesa si gioca oggi sulle risposte che vengono date ai problemi
attuali e sulla necessità di affrontarli con tempestività ed efficienza; su questo punto ci si è trovati tutti d’accordo. L. V.
SPORT
DA
FAVOLA
ARTICOLI
E ABBIGLIAMENTO
PER LO SPORT
Cono Gramsci, 23 - TORRE PELLICE - Tel. (0121 ) 91.941
POMARETTO — Un pubblico
numeroso e caloroso ha riempito la sala del teatro nella serata di sabato 10 dicembre
quando i giovani di Pomaretto e
Perrero hanno presentato im programma di canti e scenette sull’immigrazione.
La parte teatrale è stata tratta da un libro intitolato «Faccia da turco », scritto da G. Wallraff, un giornalista tedesco che,
travestitosi da turco, è vissuto
per due anni da immigrato, vivendo in prima persona situazioni e problemi tipici degli stranieri, in questo caso dei turchi
in Germania.
Se è vero che il numero degli
immigrati in Italia (già stimabile in diverse centinaia di migliaia) è in continua crescita,
non possiamo pensare che questo problema non ci riguarderà mai.
Diventa sempre più frequente, anche nei piccoli centri, il
contatto con persone di pelle
dal colore diverso, di lingua e
cultura a volte lontane da quelle europee che, come spesso
succede ai « diversi », vengono
guardate con indifferenza, diffidenza o disprezzo.
E’ importante, quindi, sensibilizzare le nostre comunità rispetto a questo problema.
Un grazie di cuore ai venti
e più giovani che hanno preparato questo spettacolo ed im invito a loro affinché continuino
in questo impegno.
Le offerte raccolte in questa serata sono state destinate al Servizio migranti della FCEI.
• A partire da domenica 18 il
culto avrà luogo nel tempio; si
ritornerà nella sala del teatro
domenica 8 gennaio.
Incontri
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 18 dicembre, alle ore
10.30, la Scuola domenicale presenterà una recita intitolata;
« Siamo ancora in tempo ».
• Martedì 20, alle ore 14.30,
nel corso della seduta natalizia
dell’unione femminile, il pastore Archimede Bertolino parlerà
del suo viaggio in India e Nepal
per la Missione contro la lebbra.
• Giovedì 22, alle ore 20.30,
riunione a Perrero. I medici Paolo Ribet e Massimo Bruno, dell’Ospedale Civile di Pinerolo, introdurranno un dibattito sulla
donazione degli organi. L’incontro è aperto a tutti.
Come reagire?
TORRE PELLICE — Nel corso dell’assemblea tenutasi domenica 11 è stato condotto un attento ed accurato esame del preventivo di spesa per il 1989 che il
Concistoro ha predisposto. L’approvazione del preventivo è stata però accompagnata da un significativo dibattito sul tema
molto più ampio della vita e degli impegni della chiesa.
• Nel pomeriggio ha avuto luogo il funerale di Anna Giampiccoli, morta tragicamente la settimana scorsa. Una folla intensamente partecipe ha circondato la
sua fanaiglia per esprimere la
propria solidarietà e la certezza
della realtà della vita in Cristo.
La sua scomparsa segna profondamente il nostro piccolo mondo
valligiano perché rappresenta la
verifica di un dato di fatto che si
va delineando da anni ; il tessuto
sociale della nostra zona si sta
disintegrando così rapidamente
da farci precipitare nella periferia metropolitana. E reagire, anche se diventa chiaro che è questione di sopravvivenza, è estremamente difficile e le indicazioni non sono molto chiare neppure fra noi. Una giornata piena di
interrogativi, questa domenica, e
di dubbi.
• Domenica 18 dicembre, alle ore 14.45, presso il tempio val
dese avrà luogo un concerto natalizio con la partecipazione
delle corali di Pinerolo e Torre;
nell’intervallo suonerà il Gruppo flauti vai Pellice.
La comunità si rallegra con
Susanne Labsch ed Albert de
Lange per la nascita del piccolo
Aldo avvenuta lunedì scorso all’ospedale di Pinerolo.
Appuntamenti
SAN GERMANO — Il tempo
di Natale fornisce, com’è noto,
molte opportimità di incontro.
• Domenica 18, alle ore 10, il
culto sarà condotto dalle attività
della chiesa e, alle ore 14.30 presso la sala valdese, avrà luogo la
festa degli anziani, organizzata
dai giovani di San Germano, in
collaborazione con il Centro Anziani del comxme.
• Venerdì 23, alle ore 20,30 la
PGEI invita i Rovani ad ima festa (è sospeso il culto del 31 dicembre).
• Domenica 25 e domenica T
gennaio, alle ore 10, ci sarà il culto con Santa Cena.
• Sabato 10 dicembre scorso,
si sono* uniti in matrimonio nel
nostro tempio Gabriella Gomba
dei Garossini e Roberto Moimet
di Bobbio Pellice; a questi giovani sposi vada l’augurio di una
vita coniugale accompagnata dalla grazia del Signore.
VILLASECCA — Domenica 18
alle ore 10, a Cblotti, vi sarà il
culto per i bambini della Scuola
domenicale ed i catecumeni dei
4 anni di catechismo. La liturgia
del culto sarà svolta da un gruppo di giovani.
Oltre a tutti i membri della comunità, sono particolarmente invitati a partecipare a questo culto i genitori, quale segno esteriore di quel complesso processo
che essi stanno già svolgendo nell’educazione dei propri figli alla
fede.
Subito dopo il culto tutti i ragazzi saramio portati a Pomaretto per consumare un’àgape e trascorrere un pomeriggio di giochi
e canti coi ragazzi delle scuole
domenicali di Prali e Perrero.
'• Gli altri appuntamenti di fine anno prevedono; giovedì 22 dicembre, ore 15, a Bovile, culto di
Natale con celebrazione della Cena del Signore; sabato 24 dicembre, ore 20, a Trussan, festa di
Natale; domenica 25 dicembre,
ore 10, Chiotti; culto di Natale
con celebrazione della Cena del
Signore; lunedi 26 dicembre, ore
10, a-Viilasecca, festa di Natale;
sabato 31 dicembre, ore 20, a
Chiotti, culto di fine anno ; domenica 1” gennaio 1989, ore 10, a
Chiotti, culto con Santa Cena.
RORA’ —Domenica 18 il culto
sarà presieduto dai bambini della scuola domenicale. Nel pomeriggio bazar alle Fucine con
vendita di dolci, oggetti di cucito, ricamo ecc.
ANGROGNA — Domenica 18,
alle 10,30 avremo il culto nella
Sala unionista realizzato con i
bambini della scuola domenicale. Dopo il culto si svolgerà
un’agape con i genitori dei bambini, nel pomeriggio « festa natalizia» con giochi e sorprese.
• Le riunioni quartierali proseguono al Serre il 19, a Buonanotte il 20 e a Prassuit-Vernè il 21.
BOBBIO PELLICE — In occasione delle festività natalizie la
nostra chiesa si è data queste
scadenze; sabato 17, ore 21, nel
tempio concerto natalizio della
corale e del gruppo flauti; domenica 18, ore 10,30, culto presieduto dai bambini della scuola domenicale e festa dell’albero, pranzo comimitario e, nel pomeriggio,
giochi e doni per i bambini.
• Le riunioni quartierali avranno luogo lunedì 19 al Podio, martedì 20 al Centro, mercoledì 21
ai Campi.
10
10 valli valdesi
16 dicembre 1988
VAL RELUCE
Il Bistrò
« Nei giorni scorsi, in seguito
ad una operazione antidroga, era
stato chiuso il Bistrò; un locale
ritenuto dagli inquirenti posto di
ritrovo di molti tossicodipendenti »; così un anonimo cronista su
« La Stampa » del 9 dicembre, al
termine di un articolo sulla morte di una giovane ragazza a Torre Péllice, « forse per overdose ».
I lettori lo debbono sapere: sono uno dei frequentatori del Bistrò. Da sette anni, per due, tre
volte la settimana, vi consumo
il pasto di mezzogiorno, quando
sono a Torre per la preparazione
di questo giornale. Con me ci
sono impiegati, medici, infermieri dell’USSL 43, lavoratori di altre piccole aziende locali, insegnanti delle scuole di Torre: una
mensa come tante.
Ci sono inoltre, specie la sera,
altri avventori. C’è il vecchio capo partigiano che discute di principi di democrazia e di autonomia, c’è il giovane che parla di
teologia, c’è chi parla di sport,
c’è l’ex sessantottino che parla
di cinema e di teatro, c’è il professore universitario, il giocatore di hockey, l’operaio, l’aspirante artista, e — è vero — anche
tossicodipendenti.
II Bistrò è nato per la volontà di persone che si sono formate, che hanno lavorato in centri
della nostra chiesa ed oggi è gestito da Rocco, che è stato cuoco al Servizio cristiano di Riesi,
ad Agape e al Convitto di Pomaretto.
Alcuni insegnamenti, alcune
intuizioni di quegli anni, sono alla base dell’idea del Bistrò: essere un luogo di incontro di culture, di esperienze diverse. Essere la « piazza ». E questo lo ha
fatto diventare un luogo aperto,
in cui si possono incontrare anche persone, esperienze che tu
vorresti rimuovere. Ma anche
un luogo dove sono nate importanti decisioni, come quella di
cominciare studi teologici.
La decisione del questore di
chiuderlo per un mese è — credo — ingiusta.
Si combatte davvero così la
droga? Non credo. Non c’è infatti nessuna implicazione di chi
gestisce il locale con la diffusione della droga in valle: altri sono
i luoghi dello spaccio, altri sono
i luoghi dove vengono progettati
i piccoli atti criminosi dei tossicodipendenti e i tutori dell’ordine
10 sanno bene.
Il Bistrò in alcuni momenti —
solo in alcune ore però — concentra persone che vogliamo stigmatizzare, che il nostro perbenismo vorrebbe che fossero emarginate.
La chiusura obbedisce infatti
solo ad una logica rassicurante
per l’opinione pubblica, e c’è chi
— a Torre Pellice — vorrebbe
11 Bistrò chiuso per sempre.
Altri sono i modi per combattere la droga, la marginalizzazione. Sono convinto — perché l’esperienza me lo ha insegnato —
che non serve la repressione, specie quella ingiusta o sentita come tale, ma iniziative concrete
in favore delle persone che sono
le vittime. Non solo leggi contro
la droga, ma in favore dei tossicodipendenti. Questo serve.
Il tossicodipendente deve essere aiutato ad uscire dalla dipendenza dalla/e sostanza/e, ci devono essere misure e iniziative
che non lo ghettizzino, che non lo
emarginino.
Serve una città, una comunità
che sia capace di accogliere, di
curare, di interloquire, di cercare soluzioni, e per questo c’è bisogno anche di un Bistrò.
Giorgio Gardiol
Non tutti d'accordo
Dopo la decisione di aprire una pista per il Fra, i gruppi ecopacifisti portano le loro perplessità in tutte le sedi istituzionali
L’unanimismo che governa dal
1985 in Comunità Montana Val
Pellice, al di là del coinvol^mento di tutti i gruppi politici, con
qualche distinguo dei liberali,
non convince in realtà tutta la
popolazione; d'altra parte la stessa elezione dei rappresentanti
dei cornimi in seno al consiglio
di comunità non avviene direttamente da parte dei cittadini ma
piuttosto da parte dei partiti politici.
Sulla recente vicenda della delibera assunta per la costruzione di ima pista agro-silvo-pastorale che unirebbe, nel comune
di Bobbio Pellice, Villanova e la
conca del Pra, c’erano, e lo si
era pKituto vedere fin dalla stessa sera del consiglio, delle forti
j>erplessità e preoccupazioni in
tutta l’area ambientalista. Né il
lungo e talvolta sterile dibattito
sui giornali nel periodo precedente, né tanto meno il pubblico
presente al consiglio deliberante
in materia avevano prodotto in
qualcuno dei ripensamenti, ma
anzi interventi di sostegno al
progetto, con frequenti richiami
anche al possibile utilizzo della
pista a scopi turistici.
L’opposizione politica in vai
Pellice però esiste ancora ed un
gruppo di organizzazioni culturali, ambientaliste e pacifiste ha
così deciso di presentare un documento critico nei confronti della delibera n. 76 assunta dalla
Comunità Montana.
Esso è stato inviato a vari organismi politici, dalla Provincia
alla Regione, dal Governo italiano alla CEE, coinvolgendo settori differenti: tutela dell’ambiente, servizi urbanistici, geologici,
della protezione civile, ecc., oltre
naturalmente a molti giornali, riviste e partiti politici.
Con allegate di volta in volta
le documentazioni più significative, vengono presentati gli elementi negativi del pro^tto su
punti specifici quali il piano parchi della Regione, i piani paesistici, la natura della valle nel
tratto interessato per quanto riguarda i rischi di frane e valanghe.
Su questi presupposti il documento in questione ritiene « che
la somma destinata dalla Comunità Montana Val Pellice all’eser
cuzione del-progetto sia palesemente insufficiente a garantire
adeguate opere di regolamentazione idraulica. Si evidenzia che
PINEROLO
Il carcere
e dopo?
Il decreto di soppressione del
carcere di Pinerolo è stato « sospeso ».
A questo proposito il comitato che si è formato a sostegno
delle lotte non violente dei carcerati, che comprende organismi
sociali, religiosi e politici, osserva che « è stata battuta la logica che stava alla base dell’operazione: lina razionalizzazione attenta solo ad un presunto risparmio economico » ed invita a
« chiedere che venga ripresa l’immissione di nuovi detenuti per
evitare che fra pochi mesi la
struttura sia vuota, giustificando
co.sì la chiusura; a prendere in
esame il disegno di legge regionale 29611987 della Giunta che
fa esplicito riferimento al carcere di Pinerolo; a richiedere
l’incontro col Ministro di grazia
e giustizia; a continuare il rapporto col carcere »
Per parte loro i detenuti hanno inviato al nostro giornale la
seguente lettera:
i detenuti della Casa circondariale
di Pinerolo, appresa la notizia della
sospensione del decreto ministeriale
che prevedeva l'immediata chiusura della suddetta, emettono il seguente
comunicato.
Dopo 12 giorni di « rivolta pacifica », finalmente gli organi di Governo
hanno preso in considerazione le no
resta
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e propone novità in ceramica, legno, stoffa
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già in altre occasioni la mancanza di fondi ha creato situazioni
di rischio idrogeologico, come è
successo nella realizzazione della centralina elettrica della valle dei Carbonieri (di cui per altro i firmatari non si fanno detrattori) dove le indicazioni fornite dai funzionari del Servizio
geologico della Regione Piemonte sono state ampiamente disattese ».
Infine una preoccupazione ed
un interrogativo.
Quali interessi si nascondono
dietro la scelta di aprire una
nuova strada, dal momento che
una comunicazione è già garantita dalla carrozzabile dal Barbara al colle Barant al Pra, al
cui stato di abbandono si potrebbe ovviare proprio destinando
anche solo una parte della somma investita per il nuovo progetto, e che assumerebbe maggiore importanza vista la decisione di creare un giardino botanico proprio al Barant?
Del resto, in più occasioni il
sindaco di Bobbio ha dichiarato
che la pista Villanova-Pra non
dovrebbe essere finalizzata ad
un uso esclusivamente agro-silvopastorale.
Piervaldo Rostan
Il « caso » Indesit
PINEROLO — Le « botte » agli
operai dell’Indesit nel corso di
una manifestazione a Roma sono
state oggetto di una lunga discussione in consiglio comunale: da
una parte, PCI e DP che chiedevano la condanna dell’azione
della polizia e, dall’altra, tutte le
altre forze politiche che condannavano solo gli « eccessi », lasciando intendere che questi eccessi si erano verificati dalle due
parti.
Alla fine ha prevalso la condanna dei soli «eccessi». Tutti
invece solidali con la richiesta
sindacale di proroga della cassa
integrazione.
Mostra
TORRE PELLICE — Gisella
Olivero, insegnante a Torino,
spesso in vacanza a Torre, espone le opere della sua ricerca pittorica in una personale allestita
nella sede della Pro Loco; dice
l’autrice: « Si giurige ad un punto nella propria vita in cui tutto
ciò che si è visto, tutto ciò che
si è accumulato come esperienza, deve poter emergere. Ho se-ntito quindi la necessità di dare
corpo a queste sensazioni ed è
questo che io espongo ».
La mostra, inaugurata il 10
dicembre scorso, resterà aperta
fino al 6 gennaio in orario 9-12 e
16-18.30, domenica e lunedì esclusi.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Intolleranza?
sire richieste e quelle di tutti coloro che, solidali con la nostra causa,
hanno accolto le nostre richieste.
Nel ringraziare indistintamente tutti i
cittadini che hanno sostenuto la civile
battaglia di cui sono stati protagonisti,
i detenuti ribadiscono quanto segue:
la richiesta di mantenere in vita il
carcere di Pinerolo ha le proprie motivazioni nel riconoscimento dell’lnsoppriimibile dignità di ogni essere umano, anche se ha sbagliato;
la possibilità di reinserimento di
ogni persona non può essere attuata
se essa viene sradicata dalla sua terra
d'origine;
la promozione umana di chi è stato riconosciuto in difetto dalla legge
può essere attuata unicamente nelle
forme di comprensione dei problemi
della devianza e nei termini di solidarietà umana;
sottolineano inoltre ohe tali valori
sono esaltati unicamente nelle piccole
strutture dove i rapporti umani tra
popolazione detenuta ed operatori penitenziari tutti (agenti, operatori sociali, ecc.) sono ottimali, al coritrario di quanto avviene nei grossi
istituti.
Si invitano tutti coloro che hanno
partecipato alla nostra lotta per questi elementari diritti a non lasciar
cadere il dialogo instaurtrtosi in questi giorni ed a volersi fare parte attiva nella prospettiva di un nostro reale reinserlmento.
Pinerolo, 6.12.1988.
L’intolleranza che porta al razzismo è un fenomeno sicuramente esistente, ma talvolta si finisce per volerlo vedere anche dove non c’è.
Alla scuola media « De Amicis » di Luserna si è parlato j^r
parecchio tempo della possibilità di instaurare un rapporto di
amicizia con una analoga scuola di Castelvetrano (Trapani). Al
momento di dar corso ad una
gita degli allievi di Luserna in
Sicilia, un numero ritenuto insufficiente di ragazzi ha dato la
sua adesione, motivando in molti casi la rinuncia per motivi familiari: entità della spesa, lunghezza del percorso, ecc. Da questo fatto sono derivati articoli sui giornali « La Stampa »
e « La Repubblica » in cui paro
le come razzismo, intolleranza,
remore culturali sono cadute pesantemente sulla vita deH’istituto ma anche dell'intero paese.
I docenti della scuola hanno
scritto una lettera ai giornali ed
alla scuola di Castelvetrano in
cui si vuole riportare la questione nel suo ambito, contro «le
arbitrarie deduzioni e le allusioni offensive che l’articolo induce a trarre ». Accogliendo la validità dei problemi prospettati
dalle famiglie, vengono respinte
le accuse presentate sui giornali, preannunciando che « i ragazzi
di Luserna, benché amareggiati,
scriveranno ai coetanei siciliani,
certi della comprensione e della possibilità comunque di per
ter stabilire una cordiale amicizia ».
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II
16 dicembre 1988
valli valdesi 11
RACCONTO DI UN’ESPERIENZA
B., tossico in Val Pollice
Di droga si muore. Si muore
per overdose, perché la roba è
tagliata male, perché il fisico consumato non ce la fa più. E' facile parlare, indignarsi, quando
uno di questi casi avviene; tutti
noi, secondo la nostra coscienza,
possiamo assumere atteggiamenti rassicuranti, da saggi. Ma cosa pensa uno che con la droga
ci vive, che la assume quotidianamente?
Mi sono messo a cercare « un
tossico » per offrirgli uno spazio
sul giornale, per lasciargli raccontare la sua esperienza, senza
censure. Forse c’era in questo
un po' di paternalismo, e per
questo non mi è riuscita l’impresa, ma anche una volontà
concreta di cercare un dialogo.
Il dialogo è difficile, tremendamente difficile. I « tossico », al
primo approccio, non vogliono
raccontare, in fondo il settimanale è « ufficiale », e le chiese sono zeppe di benpensanti, sputa•sentenze.
Alla fine dopo due o tre tentativi, riesco, davanti ad una birra. a conversare con B.
B., una trentina d’anni, senza
un mestiere specifico, qualche
anno di superiori, è « vcàdese »,
ma il pastore l’ha « visto solo
al catechismo » che ha frequentato più per obbligo sociale e
familiare che per convinzione, si
droga da una decina.
<' Ne prendo di tutti i tipi, dal
fumo, all’alcool, all'eroina, alle
medicine, al metadone, agli psicofarmaci »: è insomma un pluridrogato. « Come tutti, qui in
Val Pellice ».
Da solo o in compagnia, con
precauzioni (« le farmacie di sera aprono solo se hai la ricetta ») o senza precauzioni, un po’
appartato o in macchina, si droga anche più volte al giorno:
« Dipende dalla qualità e dalla
quantità della roba che ho a disposizione ».
A casa sua non abita più, sta
con amici, ma cambia spesso,
fa qualche lavoretto {«senza libretti, e qualche volta trovi anche padroni che ti propongono
la dose come paga »), spesso non
in valle. Per avere i soldi spaccia, o si appoggia a ragazze che
« battono, non qui in valle, ma
a Torino, a Saluzzo, a Cuneo ».
Ogni tanto è pizzicato dalla
polizia e dai carabinieri, passa
qualche mese in carcere ( « fi ti
danno il metadone per farti star
calmo »), poi è nuovamente fuori.
Quando è senza soldi fa misture diverse, se riesce si fa fare
la ricetta di psicofarmaci e ci
beve su {«senza ricetta le farmacie qui non vendono, ma a
Cuneo e a Torino sì»).
Mangia poco di solito, « latte,
formaggio, pasta » e qualche volta è stato al pronto soccorso
degli ospedali, pierché non ce la
faceva più.
A disintossicarsi ci ha pensato, ha provato, ma poi è sempre
tornato a drogarsi; è stato anche via, in comunità, « ma anche
lì, se vuoi, trovi la roba ».
Vive così, alla giornata, non ha
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prospettive, « o meglio sì: la roba ».
Finisce qui una conversazione;
quanto sia vero e quanto sia stato detto per stupirmi, per essere
protagonista di un momento, non
posso dire. Quello che è sicuro
DROGA
Un problema di tutti
Sabato 10 dicembre si è tenuto a Villlar Perosa un incontro
molto interessante e molto frequentato sul tema « Droga: un
problema solo privato? ». L’occasione dell’incontro era data dalla necessità di offrire un segno
di solidarietà tangibile a don
Galla, parroco di Villar, che,
dopo aver parlato della droga
in una predica, ha ricevuto minacce e insulti da parte di alcuni spacciatori, che lo invitavano a farsi « gli affari suoi » e
ad occuparsi della « sua chiesa ».
Oltre a questo si voleva anche
fare il punto sulla situazione droga nelle valli Chisone e Germanasca, finora considerate una
sorta di « isola' féùtee »: purtroppo non è così, e le cifre
che sono state portate all’incontro parlano chiaro: se negli ultimi tempi si sono rivolte alla
USSL 42 diciotto persone con
problemi di questo tipo, e se
si pensa che dietro ad un
tossicodipendente che si rivolge
alla struttura pubblica se ne
nascondono 5 o 6 che non lo
fanno, possiamo dedurre che vi
sono circa 100 tossicomani nelle valli, vale a dire il 2% della
popolazione complessiva.
za (e qui l’oratore ha ricordato che anche l’alcool è urta droga, forse meno « clamorosa »
dell’eroina e della cocaina ma
molto più diffusa); un ambiente
che lascia troppo poco spazio
di gestione ai giovani; la famiglia, non vista come « colpevole », ma come corresponsabile
della situazione. Don Ciotti ha
sostenuto che questi quattro
elementi possono (non necessariamente « devono ») provocare
nei giovani la « scelta » (o la
« non scelta ») della droga.
Quali sarebbero le alternative? Cosa cercano i giovani? A
parere dell’oratore i giovani cercano di sviluppare la loro affettività, di comunicare, di esprimersi, di dare un senso alla loro vita... in una parola, di « contare ».
All’incontro hanno partecipato quattro oratori qualificati che
hanno dato una panoramica sul
problema, sulla legislazione (anche relativamente alla proposta
di legge recentemente approvata dal consiglio dei ministri) e
sulle strutture che attualmente
si occupano del problema e operano nel Pinerolese.
Senza dubbio l’oratore che ha
« tenuto banco » è stato don
Luigi Ciotti, che si occupa del
mondo dell’emarginazione e
della droga fin dal 1967 e che
ha fondato il Gruppo Abele di
Torino: don Ciotti ha spiegato
quali sono — a suo parere —
i motivi per cui ima persona si
droga: fragilità della personalità; facilità a reperire la sostan
Se si guardano le cose in questa maniera, è ovvio che si deve superare l’immagine del tossicomane nemico o delinquente,
per vedere quella del tossicomane come persona che soffre. Su
questo punto si sono trovati ampiamente d’accordo anche i relatori che si sono succeduti,
non lesinando critiche alla nuova proposta di legge che non fa
■altro che affrontare il dramma
della droga in maniera emozionale e che tenta solo di colpevolizzare il tossicodipendente.
L’incontro si è concluso con la
proposta di formare una consulta di Valle che si occupi della
questione, a cui hanno già aderito i rappresentanti della DC e
del PCI. C’è solo da 'augurarsi
che i vari gruppi presenti in
Valle non si lascino scoraggiare ma mantengano viva l’attenzione sul dramma della droga:
non dimentichiamo che, se una
soluzione alla questione della
droga è quella di dare alle persone una possibilità di « contare », il lasciar contare la gente
significa perdere un po’ di potere. Gregorio Plescan
Un dialogo difficile, ma necessario, per capire chi quotidianamente
fa i conti con la realtà della droga - Come rimanere indifferenti?
Concorsi
Incontri
Amnesty International
è che è difficile, di fronte agli occhi permanentemente lucidi, ai
brufoli della faccia, ai buchi sulle braccia, alle parole strascicate, restare indifferenti. Ma poi,
che fare?
Giorgio Gardiol
Concerti
Teatro
VILLAR PELLICE — Domenica 18 dicembre, alle ore 21, nella sala valdese, il Gruppo Teatro Angrogna presenterà l’ultima (la 32*) replica del suo
spettacolo « La macivèrica ».
Dibattiti
BRICHERASIO — Venerdì 16 dicembre, alle ore 20.45, presso le scuole
medie, avrà luogo un incontro dibattito dal titolo « 1j8 politica locale e
l'Europa del 1992; analisi e prospettive di sviluppo del nostro territorio ».
Cinema
POMARETTO — Il cineforum nei locali
del cinema Edelweiss prosegue presentando, venerdì 16 dicembre, il film
« Un mese in campagna ».
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
presenterà nel prossimo fine settimana
« Un mese in campagna », ven. 16,
ore 21.15; « Pink Floid-The Wall », sab.
17, ore 20 e 22; « Biancaneve e i sette nani », d'om. ore 16 e 18; « Madame Sousaska », dom. ore 20 e 22.
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annuo Iniziale L. 7.500.000, indennità
integrativa speciale nella misura 'Stabilita, 13* mensilità ed eventuale aggiunta di famiglia.
Informazioni presso Segreteria Comunale.
E’ mancato dopo breve malattia
Giovanni Hiirzeler
pittore, di 86 anni
Lo annunciano: il figlio Franco con
MaryHse, Aline e Florian; le soreRe
Marcelle ed Hélène; il frateHo Eugène
e famigUa, in Svizzera; la sorella Amelia Barmasse-Cornaz e famiglia, ad Aosta; le nipoti Rosetta Pellet e Valda
Colombati e famiglie, a Courmayeur;
i cognati Dora Revel e Jacques Picot,
a Ginevra; Delia Revel e la figlia Oriana Bert, a Torre Pellice e Torino; Domenico Abate e famiglia, a Torre PelRee e in Germania; tutti i parenti e
gli amici.
Chemin de la Cheneau - 1261 Gitigins
(Svizzera), 29 novembre 1988.
«Mi sono rallegrato di dipingere
la bellezza delle cose visibili,
nella speranza cristiana di scoprire
quella delle cose invisibili »
PINEROLO — Venerdì 16 dicembre,
alle ore 20.45, presso l'Auditorium di
corso Piave sarà presentata l’ultima
novità della Claudiana Editrice, 1 templi
deile Valli Valdesi. Architettura - Storia - Tradizioni. Giuseppe Platone introdurrà la serata che sarà arricchita
dalla proiezione di interessanti diapositive. Interverranno inoltre Eugenio
Maccari, Bruna Peyrot, Marcella Gay e
gli autori, Renzo Bounous e Massimo
Lecchi.
RINGRAZIAMENTO
« Il dono di Dio e la vita
eterna in Cristo Gesù »
(Romani 6: 23)
E’ mancata all’affetto dei suoi ca'ri
TORRE PELLICE — Giovedì 15 dicembre, ore 16.45, al Centro d’incontro
avrà luogo una riunione con il seguente o.d.g.: a) Azione urgente in favore di due cittadini della Colombia,
arrestati e quindi scomparsi; b) Analisi
dei risultati del ’’Trattenimento pomeridiano per Amnesty” deH’8 dicembre; c) Seminario « I diritti umani »
del 5 e 12 dicembre: osservazioni e
commenti; d) Impostazione del lavoro per le "azioni urgenti”; e) Programmazione delle attività; f) Rinnovo
della quota d’iscrizione per il 1989.
Cloe Allosio ved. Viani
Lo annunciano le soreRe Febe col
marito Mario Gberardi; Lea ARosio
ved. Odoardo; i cognati Quinta ed Eurialo De Michelis; i nipoti Capitanio,
Ceeohini, De Michelis, MartinelR.
Scalenghe, 9 dicembre 1988.
RINGRAZIAMENTO
« Il salario del peccato è la morte;
il dono di Dio è la vita eterna »
(Rom. 6: 23)
E’ mancata alTaffetto dei suoi cari
SAN GERMANO — Sabato 17 dicembre, alle ore 20.45, nel tempio valdese la banda municipale terrà un concerto.
TORRE PELLICE — Sabato 17 dicembre, alle ore 21 nella chiesa di
S. Martino, il gruppo corale polifonico
« Nuova armonia » terrà un concerto
di musica sacra.
BOBBIO PELLICE — Domenica 18 dicembre, alle ore 21, nel tempio valdese, avrà luogo un concerto del gruppo torinese » La nigritella », organizzato da Pro Loco e comune.
TORRE PELLICE — Venerdì 23 dicembre, presso la foresteria valdese con
inizio alle ore 21, avrà luogo una serata canora organizzata da Radio
Beckwith con la partecipazione del
gruppo « Vecchia cantoria tre castelli » di Magliano Alfieri.
Anna Giampiccoli
A funerali avvenuti ne danno il doloroso annunoio il papà Ernesto, la
mamma Clara Sibille, il fratello Marco
e parenti tutti.
La famiglia esprime la sua commossa gratitudine a tutti wloro che in
questa tragica circostanza hanno preso
parte al suo dolore.
Torre Pellice, 12 dicembre 1988.
RINGRAZIAMENTO
a Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede »,
(II Timoteo 4: 7)
I familiari deirindimenticabile
Ester Bertalot in Avondet
coinmossi, esprimono profonda gratitudine a tutti coloro che hanno condiviso il loro immenso dolore.
S. Germano, 16 dicembre 1988.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, '’prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 82351.
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Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 18 DICEMBRE 1988
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON.
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
EiÀ^'
12
fatti e problemi
16 dicembre 1988
UN POPOLO MINACCIATO
Gli indiani dei fiume Columbia
L'insediamento forzato dei coloni a scapito degli abitanti - La « truffa del salmone » operata contro i pescatori il triste modello delle riserve, a cui si ispirano i campi di concentramento nazisti e i «bantustans» del Sud Africa
Le terre lungo il fiume Columbia erano abitate sino aH'inizio
del secolo scorso da popolazioni indiane la cui attività principale consisteva nella pesca del
salmone e nella raccolta di frutta ed altri prodotti della terra.
Negli anni compresi tra il 1820
ed il 1840 giunsero, un po' alla
volta, gruppi di coloni che con
la loro presenza sempre più massiccia ed invadente occuparono
in modo stabile quelle terre.
Nel 1855 il governatore Stevens del territorio di Washington decise di creare una ferrovia
attraverso tutto il territorio del
fiume Columbia e sottoscrisse
una serie di trattati con le varie tribù della regione. Essi stabilivano la rinuncia a milioni di
acri di terra ed il trasferimento
in riserve poste a parecchie miglia di distanza dal fiume in cambio del mantenimento dei diritti di pesca e di raccolta di frutta e radici nei posti consueti.
Alcuni rifiutarono però di sottostare a quei trattati, ottenuti
con la forza, continuando a vivere lungo il fiume in piccoli villaggi. La loro principale attività,
consistente nella pesca del salmone, fu in seguito regolamentata da norme severe che ne limitavano il jjeriodo di svolgimento e fu posta sotto stretta
sorveglianza da parte delle diverse forze dell'ordine operanti
nella regione: oltre alla polizia
federale ed a quella dello stato,
fu creata una polizia intertribale per la pesca sul fiume Columbia.
E' facile immaginare che il carattere restrittivo di tali norme
contrastava profondamente con
la pratica tradizionale dell'attività di pesca, inducendo i pescatori a contravvenire alle leggi.
Nel 1937 una grave sciagura
colpì le pKjpolazioni indiane del
fiume Columbia, il crollo di una
diga che provocò l'allagamento
di molti villaggi.
Al posto dei 400 acri promessi
come terreni sostitutivi ne furono dati solo 40, ed i villag^ non
sono stati finora ricostruiti. Anche questi 40 acri divennero presto argomento di discussione ed
il governo federale ha intrapreso una causa per mandare via
gli indiani da quei luoghi, appellandosi ad un regolamento del
1967 stabilito dall'UfRcio per gli
affari indiani, che proibisce l'insediamento in quelle zone.
Nel 1981 il governo federale
diede il via ad un'operazione segreta volta a colpire i pescatori
indiani di quei villaggi. L'operazione fu definita « salmon scam »,
la truffa del salmone. Uno studio
ufficiale delle Pescherie Marine
Governative calcolò relativamente al periodo di un anno un ammanco di circa quarantamila salmoni nel periodo di risalita del
fiume. Di questo ammanco furono incolpati i pescatori indiani,
accusati di aver praticato la pesca fuori stagione.
Il 17 luglio 1982 un commando
armato invase l'abitazione di David Sohappy senior, un leader
della resistenza indiana, e procedette al suo arresto, insieme a
quello del figlio e di molte altre
persone.
Delle denunce fatte dalle autorità statali ne rimasero in piedi
solamente quattro. Dai tribxmali federali furono poste sotto accusa 19 persone; 13 di esse furono
successivamente condannate per
i reati loro attribuiti, e di queste 9 vennero condannate al carcere da scontare nelle prigioni
federali. David Sohappy senior
fu giudicato colpevole della vendita di 317 salmoni pescati fuori stagione. Suo figlio, David
Sohappy junior, fu condannato
per aver venduto 28 salmoni:
entrambi ebbero cinque anni di
reclusione nelle carceri federali,
una pena più severa di quella
prevista p>er reati di violenza
carnale.
Altri pescatori, uomini e donne, vennero condannati a pene
varianti tra i due ed i tre anni.
A partire dalla lotta per il
mantenimento degli attuali insediamenti e dalle disastrose conseguenze dell'operazione « salmon scam », è sorto un gruppo
a sostegno della causa indiana,
il Columbia River Defense Project. Il gruppo fornisce aiuto economico e legale ai pescatori
ed alle loro famiglie e svolge
opera di sensibilizzazione nei
confronti dell'opinione pubblica.
Situazioni come quella descritta non costituiscono un'eccezione, ma sono invece purtroppo la
regola nei rapporti tra i nativi
americani ed il governo federale degli Stati Uniti.
I trattati, stabiliti tra quest'ultimo e le nazioni indiane,
furono e sono sistematicamente
violati dalle autorità statunitensi. Essi avrebbero dovuto garantire l'indipendenza delle nazioni
indiane, ma in realtà ciò non è
mai avvenuto. Attraverso una
massa di leggi federali emanate
dopo la sottoscrizione dei trattati, la sovranità delle popolazioni
indigene sulle loro terre è stata
progressivamente erosa.
Ad esempio, in contrapposizione al tradizionale principio del
Disegno eseguito da Susana Santos, indiana « warmspring » del fiume Columbia.
l'utilizzo comune della terra, venne introdotto ed imposto il sistema della proprietà privata e della successione: ciò ha reso possibile la vendita dei terreni ai
bianchi che in questo modo sono riusciti a penetrare legalmente all'intemo delle riserve.
Fu proprio al modello delle riserve indiane che si ispirò, in
tempi più recenti, la strutturazione dei campi di concentramento della Germania hitleriana e
dei « bantustans » del Sud Africa.
Dapprima decimati, privati della terra e delle risorse di sostentamento e successivamente costretti ad accettare la deportazione ed il confino all'intemo di
riserve, gli indiani d'America
sembrano oggi lanciati verso una
riscoperta della loro identità, posti di fronte alla minaccia della
loro scomparsa. Superati almeno in parte i tradizionali conflitti intertribali' hanno dato vita
in epoca recente a movimenti di
lotta organizzati. Molte delle iniziative volte a sostenere la cau
sa dei pativi vengono comunque
ostacolate dalle autorità statunitensi, che esercitano pesanti azioni di sabotaggio e di destabilizzazione.
Le popolazioni native verso le
Quali si perpetrano forme di discriminazione e di persecuzione
si sono trovate per lungo tempo
isolate dinanzi alla sordità dei
governi degli Stati Uniti ed alla
indifferenza della maggioranza
della popolazione americana (disposta però a commuoversi fino
all'eccesso per la sorte di tre balene imprigionate tra i ghiacci
dell'artico).
Attraverso i movimenti recentemente costituiti gli indiani americani si rivolgono in prima
istanza alla comunità intemazionale, aspettando che da essa giungano segnali di solidarietà.
In molte parti del mondo sono
sorti gruppi di sostegno alla causa indiana. In Italia è attiva da
alcuni anni l'associazione Soconas Incomindios con sede a Torino. Un altro gruppo oj^ra a
Biella in favore dei diritti degli
indios Yanomami. La Lega per
i diritti dei popoli è impegnata
nel coordinamento delle manifestazioni per la contro-celebrazione del cinquecentenario della
« scoperta » delTAmerica.
Anche in seno alle chiese cristiane, che per secoli hanno affiancato l’opera colonizzatrice
delle grandi potenze contribuendo alla distmzione delle culture
autoctone, sembra farsi lentamente strada una presa di coscienza nei confronti della causa
indiana. Una pubblica dichiarazione rivolta « ai Concili tribali
ed ai capi spirituali tradizionali dei popoli indiano ed eskimo
del Pacifico Nordoccidentale » è
stata sottoscritta da rappresentanti delle chiese riformate e della chiesa cattolica lo scorso anno. Si tratta di un documento
significativo in cui si riconosce
di aver mantenuto, da parte delle istituzioni cristiane, un atteggiamento negativo nei confronti
delle espressioni religiose tradizionali delle popolazioni autoctone, contribuendo alla loro eliminazione. La pubblica dichiarazione, che si definisce una formale
richiesta di scuse, rischia però
di rimanere priva di significato
se essa non prelude ad un cambiamento del nostro atteggiamento nei confronti di tutte le
espressioni culturali diverse dalle nostre, minoritarie ma non
minori.
L'amore per il prossimo, il rispetto e la tolleranza, principi
evangelici a cui si dovrebbe ispirare la vita cristiana, sono stati
assai meglio praticati da gente
di cultura religiosa diversa. E'
significativo, a tal proposito, l’aneddoto di quel capo indiano che
insistentemente invitato da uno
zelante missionario a farsi cristiano ed a seguire « Cristo crocifisso per il riscatto dei nostri
peccati », rifiutava affermando
che se il Salvatore fosse nato e
vissuto in una tribù indiana non
sarebbe stato messo a morte dai
suoi simili, perché nessuno di
essi, a differenza di quanto era
stato capace di fare l’uomo bianco, avrebbe commesso un atto
tanto abominevole.
Occorre allora, attraverso un
impegno concreto di riflessione
e di sensibilizzazione, iniziare a
restituire la dignità a tutti coloro a cui è stata rapinata, imparando a rifiettere sulle nostre
colpe collettive.
Altrimenti tutto rischia di apparire come l’ennesima beffa dell’uomo bianco « che fa il contrario di ciò che dice ».
Sergio Franzese
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