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Anno 116 . N. 32 TAVOLA VALDESE
8agosto1<««.L.3«. PELLICE
Soedizione rn abbonamento postale
Gruppo bis/70
delle valli vtddesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
punti
'■ vista
LA PREDICAZIONE DEL CULTO DI APERTURA DEL SINODO
La speranza della mietitura
La^ vicenda, lasciata cadere da
molti giornaii, riguarda l’insegnante bolognese Sandro Galli,
anarchico, che dal 1973, momento in cui stava per entrare in
ruolo nella scuola, rifiutò di prestare giuramento aile istituzioni
della repubblica. « Giurare fedeltà alle leggi dello stato — dice
Galli — è Un atto incompatibile
con la libertà deli’insegnante e
del cittadino. Sottoscriverlo significa consegnarsi in totale servilismo alla volontà arbitraria
di qualsiasi governante». L’episodio è ritornato d’attualità in
questi giorni poiché Galli ha ripreso un severo digiuno che ha
finito per mobilitare partiti e
sindacati. Si è anche costituito
un comitato d’intellettuali in appoggio alla lotta di Galii. Lo stesso Pertini gli ha telefonato in
ospedale dicendo : « Le assicuro
che d’ora in poi nessun insegnante potrà essere perseguitato
perché rifiuta di giurare ».
Il dibattito che sinora si è sviluppato sul caso Galli è stato
soprattutto politico : il giuramento allo stato è stato introdotto dalla mistica fascista e non
vale neppure per tutte le categorie d’insegnanti. Ad esempio i
professori d’IJniversità dal 1945
non giurano più poiché tale prassi è considerata «retaggio fascista».^ Ma al di là degli aspetti
politici come non vedere in questa battaglia una grande lezione
di libertà? Quanti fra noi, insegnanti,^ miiitari o funzionari hanno finito per accettare questo
giuramento senza sapervi contrapporre una chiara parola
evangelica? E qui torna alia mente l’immagine apocalittica della
’bestia che sale dalla terra’ e che
vuol imprimere a «piccoli e
grandi, ricchi e poveri, iiberi e
servi » il marchio di assoggettamento alia sua autorità. Può sembrare eccessivo accostare la bestia apocaiittica allo stato democratico ma è pur vero che il tipo
di rapporto tra cittadini e stato
basato sui giuramento, sul volere a tutti i costi assolutizzare il
relativo, affonda le radici nell’Italia della dittatura di cui molte,
troppe vestigia sono ancora presenti negli attuali ordinamenti.
La protesta di Galli però non è
solo lezione d’antifascismo; è lezione di libertà di coscienza.
La battaglia personale di Galli
fa riflettere e penso che dovrebbe trovarci, non foss’altro che
per ragioni storiche, particolarmente sensibiU. Basti pensare all’esperienza del valdismo dei secoli bui che va al rogo piuttosto
di sottoporsi ad un giuramento.
In tempi di medioevo, attraverso un giuramento per la vita i
ceti plebei si trovavano legati
mani e piedi alla volontà dei potenti; chi rifiutava questo atto
esprimeva evidentemente una
delle più radicali proteste contro l’ordine costituito. Protesta
che veniva puntualmente repressa. Oggi certo chi giura fedeltà
alle leggi dello stato è ormai opinione comune che si senta anche iibero di criticarle. Tanto
evidente è l’anacronismo di una
disposizione superata nei fatti e
che tra l’altro non ha neppure
un fondamento costituzionale.
Eppure non è facile, come la vicenda Galli dimostra ampiamente, canceUare per sempre quella
che i più considerano una mera
formalità. A rifiutarla non si rischia certo la galera e tantomeno il rogo. Ma non per questo
aumentano i rifiuti, di questa
formalità. Anzi.
Giuseppe Platone
Noi credenti andiamo e veniamo tra la gente in mezzo a cui viviamo
parlando per lamentarci o per maledire, comunicando poco o nulla. Il
un forte richiamo: Levate gli occhi alla messe. L’Evangelo è salvezza,
Levate gli occhi e mirate le campagne bianche da mietere.
(Giov. 4: 35-36)
A causa della crescente ostilità dei Giudei Gesù ha dovuto
lasciare Gerusalemme. Nella città santa tutte le porte si sono
chiuse. Ma ecco, nel viaggio verso il Nord, mentre attraversa la
Samaria semipagana, una porta
nuovissima si è aperta. E’ un’ora
di profonda gioia per il Maestro.
Accanto al pozzo di Sichar nel
colloquio colla donna Samaritana, appare un segno. L’incontro
rivela la potenza dell’Evangelo
che trasfigura anche la più oscura delle vite, ma anche rivela la
dinamica conquistatrice della
proclamazione dell’Evangelo del
Regno. Il frutto inatteso è un
segno. Tutto il piano di Dio, dal
principio di tutto alla fine di
tutto, diviene a un tratto evidente. Gesù vede insieme ta semina
e la mietitura. « Non dite: Mancano ancora quattro* mesi alla
mietitura ». I discepoli alla mietitura non pensano affatto. Ma
Gesù, dove altri non vedono nulla e non pensano nulla, pensa
alla raccolta e la vede pronta ad
essere mietuta.
Lo sguardo di Gesù
Questo testo profetico evidenzia un fatto straordinario: Lo
sguardo di Gesù abbrevia il tempo, lo brucia. Il suo annuncio anticipa sul tempo. Egli vede il
frutto anticipato della sua opera.
Cerchiamo di spiegare. Gesù
è appena agli inizi del suo ministero. E’ ancora alle prese con i
Giudei che non capiscono e non
vogliono capire. E’ ancora alle
prese con i suoi discepoli grezzi
oltre ogni immaginazione e pigri a penetrare nella comprensione del piano di Dio. Ma qui,
nell’arida terra di Samaria, qualcuno capisce. E capisce profondamente. Capisce la dimensione
totale del Salvatore del mondo.
Leva una attenzione intuitiva su
Colui che rappresenta il segno
vivente del compimento del piano di Dio, e di colpo scavalca i
tardi discepoli che si preoccupano soltanto del pane e va molto
più avanti di loro.
Gesù ha insegnato con molta
semplicità e con tanta pazienza
l’annunzio del Regno colle parabole della semenza. Ha mostrato
che l’Evangelo del Regno opera
lentamente, perseverantemente
differenziataraente, tutti conosciamo la parabola del seminatore o quella del seme che cresce
da sé, e via di seguito. Nelle parabole della semina non manca
mai la promessa della mietitura. Non si coglie il significato
del Regno se non si tiene presente l’annuncio gioioso e trionfale
della mietitura, già presente nell’ora della semina.
Ma c’è di più: nel quadro dell’avvento di Cristo e della missione dei discepoli c’è un mo
mento magico, un’ora fuori dal
tempo, in cui la separazione tra
seminatore e mietitore non ha
più ragione di essere perché si
fonde nella allegrezza comune
della mietitura.
C’è un contrasto forte fra questa visione e la realtà. Sia la
realtà dei Giudei con i quali Gesù si logora, come sempre si logora in sofferenza la verità contro la malafede. Gesù è appena
all’inizio del suo ministero e questa lotta sfibrante lo accompagnerà fino alla croce, e dopo toccherà ai discepoli.
Ma anche i discepoli non capiscono. Fanno tanta fatica ad
accedere ad una comprensione
un poco più profonda. Sono uomini condizionati dalla loro vita
di ogni giorno, pescatori e agricoltori consapevoli solo dell’alternanza di giorni di sole e di
pioggia, del succedersi delle stagioni della semina e della raccolta. Se per la raccolta in Israele ci vuole, per l’evangelo come
per il grano, una maturazione
distante dil.azioR.ata, non antici
pabile, meno che mai di mietitura e di mietitura anticipata si
può parlare nella sterile terra
pagana di Samaria.
E invece no. E invece si sbagliavano grossolanamente. Il segno profetico era dato proprio
lì. Le maturazioni lente hanno
le' loro ragioni, ma TEvangelo
del Regno supera tutti gli schemi e tutte le barriere. E' una maturazione lunga e insieme folgorante: « Levate gli occhi e mira
TORRE PELLICE
Iniziati
I lavori
del Sinodo
Il Sinodo delle chiese valdesi
e metodiste si è aperto domenica 3 agosto con un culto solenne, nel tempio di Torre Pellice,
presieduto dal pastore valdese
Roberto Comba la cui predicazione viene presentata ai lettori
in questa pagina. Nel corso del
culto è stato consacrato al ministerio pastorale locale Claudio
H. Martelli, direttore dell’uflìcio
stampa del Teatro stabile di
Trieste. Prima del culto di apertura del Sinodo, il moderatore
della Tavola valdese Giorgio
Bouchard ha espresso la partecipazione attonita e sofferta delle nostre chiese ai familiari delle vittime della strage di Bologna.
Dopo le consuete procedure
formali espletate dal seggio provvisorio presieduto dal pastore
decano Ernesto Ayassot l’assemblea ha nominato il seggio definitivo del Sinodo che risulta così,
composto: Presidente, past. Bruno Bellìon; vice-presidente, past.
Valdo Benecchi (metodista). Alla segreteria: Antonio Adamo,
Maggiore Liliana, Gay Emma,
Il tempio
di Torre Pellice
in cui si è svolto
il culto
Bellion Gianni, Odoardo Lupi.
Assessori : Silvia Rutigliano,
Claudia Claudi. Appena insediato, il presidente Bellion, a nome
del seggio, ha letto una dichiarazione in cui si riconosce «nella tragedia di Bologna una conseguenza della malvagità radicale dell’uomo » nei cui confronti
deve valere il ravvedimento, il
cambiamento di mentalità, compito centrale della predicazione
evangelica.
I lavori sono ripresi nella mattina del lunedì (il Sinodo si conclude venerdì 8) con una meditazione biblica del pastore Paolo
Sbaffi, della chiesa metodista di
Bologna, il quale ha concluso
leggendo all’assemblea il testo
della presa di posizione della sua
comunità, consegnata al sindaco Zangheri, in cui si esprime
« la propria dìsponìbiUtà a lottare perché la città di Bologna
continui a difendere con vigilanza e responsabilità la vita democratica, rifiutando sia i rischi di
una rabbia impotente, sia la tentazione di una involuzione autoritaria, sia la paura rassegnata
di fronte all’arroganza ed alle
frequenti impunità della violenza eversiva». Terminata la lettura della relazione della commissione d’esame, destinata a
dare il ’tono’ ai lavori, il calendario del Sinodo prosegue con
il dibattito sulle chiese locali.
, a volte taciti, a volte
nostro testo contiene
è allegrezza profoncia!
te i campi che aspettano la mietitura ».
Una lezione di fiducia
Parole preziose per noi. Sono
una lezione di fiducia. I discepoli erano andati al villaggio in
cerca di cibo tra uomini che sentivano ostili. Tuttavia erano prigionieri dei loro schemi e delle
loro avversioni. Per (Tesù quei
« nemici » erano figli del Regno
in attesa. I discepoli non pensavano davvero a seminare e
meno che mai a mietere. Danno
una testimonianza evangelica a
rovescio. Ciò che non hanno fatto i discepoli lo ha fatto la straniera sospetta e peccatrice: si è
aperta alTawento del Regno.
Il discorso vale anche per noi.
Gli uomini non sono mai lontani dal Re^o. Ma che cosa fanno i servitori del Regno? Noi
credenti andiamo e veniamo nel
tessuto delle masse umane in
mezzo alle quali viviamo, a volte
taciti, a volte parlando per lamentarci o per maledire. Ma comunichiamo scarsamente o non
comunichiamo nulla perché crediamo scarsamente alla potenza
delTEvangelo della mietitura.
Qualcuno ogni tanto dice, magari con tristezza o forse con arroganza, che non ci crede più. Nel
nostro testo troviamo un forte
richiamo delTEvangelo: Levate
gli occhi alla messe. L’Evangelo
è salvezza universale, è allegrezza profonda...
Impariamo dunque dal Maestro, dalla sua penetrazione profetica. Qua e là vi sono tanti piccoli episodi che la rendono evidente. Un giorno un gruppo di
Greci lo cerca. Basta questo a
fargli avvicinare e riconoscere a
un tratto gli orizzonti universali
della sua opera. Un’altra volta
tornano i settanta andati a fare
le prime esperienze. Non è che
abbiano fatto cose strabilianti,
ma Gesù colla sua veggenza prolunga l’efficacia del loro servizio,
e proclama la gioia della mietitura, contemporanea alle difficoltà della semina. Troppa gente è
amara e scoraggiata per ie difficoltà della semina. "Troppi vorrebbero i trionfi della mietitura
Roberto Gomha
(continua a pag. 2)
XV AGOSTO
Si terrà al Bagnau in
Val d’Angrogna,
II culto, che inizierà puntualmente aUe ore 10, sarà
presieduto dal Moderatore
della Tavola Valdese, pastore Giorgio Bouchard.
Seguirà un dibattito sulla « lezione di religione nelle scuole ».
Nel pomeriggio informazioni suUa Missione Evangelica contro la lehbra
(Silvano Perotti) e sulla
Comunità Evangelica di
Azione Apostolica (Franco Davite).
La comunità di Angrogna assicura un servizio di
parcheggio sul colle della
Vaccera, che sarà opportunamente segnalato.
Vi sarà anche un servizio di Buffet, che i>erò
non può sostituire il pranzo al sacco.
2
8 agosto 1980
(segue da pag. 1)
e mal sopportano i sudori e le
incertezze della semina. Eppure
le due cose sono inevitabili e necessarie, e l'intimo rapporto tra
semina e mietitura deve essere
tenuto presente sempre.
Anche nella storia della chiesa
vi sono stagioni di scarso frutto,
o giorni amari di opposizioni
umane, o i giorni del disprezzo
o della confusione delle lingue.
Eppure continua immutato nel
tempo il miracolo sempre nuovo
della comunicazione della fede
da una generazione all’altra, da
cui non è mai disgiunta la promessa di una mietitura maggiore. Talvolta il servizio dèlia nostra testimonianza sembra amaro e vano nelle nostre mani. Eppure non è disgiunto mai dalla
potenza e allegrezza dell’opera
del Salvatore. Il Cristo viene da
vmcitore e per vincere, sia per le
vie di Samaria che per quelle di
Gerusalemme, e ciò anche nell’ora oscura del Calvario. La fiducia nel trionfo del regno non
teme la brutalità delle contraddizioni. Cristo apre le braccia
sulla croce e trae tutti a sé.
Noi siamo chiamati ad una
maggiore certezza di fede che
possa determinare un atteggiamento nel partecipare allá sofferenza del mondo e della vita
umana colla proclamazione delTEvangelo che la trasfigura in
mondo rinnovato e vita risuscitata.
Ripetiamo a noi stèssi: Vi sono messi in attesa di essere manifeste. Umiliate dalla contraddizione e follia dell’uomo, e tuttavia biancheggianti allo sguardo limpido della fede. I maggiori
trionfi del paganesimo sono le
infedeltà dei credenti e gli avvilimenti dei valori cristiani. E ve
ne sono molti, veri tradimenti
della chiamata del Signore, che
preannunciano conflitti e chiamano su di sé giudizi apocalittici. Il solo rimedio valido è levare lo sguardo alla messe di Cristo: Il peccato regna, ma il Regno si awicina.
L’anticipo del Regno
Il nostro testo ci dice chiaramente: Non fate come i discepoli. Risvegliatevi dall’ubriacatura del giudizio secondo il mondo. Non vi fate invischiare dagli
inganni delle forze che possono
possedervi e strumentalizzarvi.
Non vada perduta mai, nei vostri cuori, la visiqne della fede
Conservate nel profondo questa
certezza: la buona semenza germoglia e cresce quando e dove
non sappiamo. Gesù ha in mano
il segreto di cose nuove e sorprendenti. Mentre i discepoli non
sanno, e non se lo immaginano
^ maturato, accanto a loro, un
fatto nuovo e significativo. Altri
seguiranno.
L’anticipo del Regno sul tempo è tale che il seminatore è
sempre scavalcato. Bisogna essere vigilanti e attenti perché seminatori e mietitori si rallegrino
insieme. Nella obbedienza di Cristo il ternpo che ci avviluppa e
ci fa prigionieri è sempre di nuovo abbreviato e relativizzato. Il
Signore è vicino.
L incontro di Samaria è visibilmente una festa improvvisata
del Padre per la gioia del Figlio.
Una festa per la piena consolazione del fuggiasco, valida sempre per aiutare anche noi a camminarè^ con fiducia nelle ore
oscure.
Il racconto ha una tale intensità da richiamare al pensiero
quanto è avvenuto sul monte della trasfigurazione. Gli Evangelisti amano mettere a verbale, annotare a futura memoria, nello,
sfondo della oscurità dei discepoli le folgorazioni, le illuminazioni, le ore di profonda allegrezza spirituale del Maestro.
Non sarà sempre così. Il cammino del Salvatore è segnato da
contraddizioni, da spine amare,
da intensità di sofferenza. E’ presente sempre la consapevolezza
di dover morire. Però anche
sempre la consapevolezza, con
trasalimento profondo d’allegrezza, che il seme deve morire per
essere fecondo, e che le Resurrezioni annullano tutte le vittorie di tutte le morti.
Il nostro problema è camminare nella fatica della semina
con la gioia della mietitura nel
cuore. Seminare con fatica e allegrezza perché l’Evangelo rompe lo schema del tempo.
All’inizio di questo Sinodo, prirno Sinodo degli anni ’80, ci dobbiamo domandare quale sguardo leveremo alla messe del Signore nella nostra obbedienza
alla sua parola. Su questo tema
le comunità si sono interrogate
La speranza della mietitura
e porteranno le loro risposte negli incontri dei prossimi giorni.
Ancora non sappiamo il grado
di assuefazione delle nostre comunità alla scarsa fecondità dei
tempi difficili che viviamo, o il
grado di lucidità con cui saremo
capaci di analizzare il significato
della nostra partecipazione al
piano di Dio indipendentemente
da ogni merito o risultato. Mi
sembra essere cosa certa che la
volontà di obbedienza alla parola del Signore c’è ancora, sempre e di nuovo diversa ad ogni
nuovo secolo della storia evangèlica e, perché no, della storia
Valdese, sempre di nuovo eco
concreta e convinta della potenza deH’Evangelo, del buon annunzio che è all’opera nel mondo.
Forse, guardando attentamente, possiamo prendere coscienza
più chiara di qualche carattere
particolare della obbedienza di
oggi e di domani.
L’ingiustizia
Cominciamo dall’ingiustizia. I
credenti di ogni tempo hanno
sempre conosciuto la dimensione
universale dell’ingiustizia che è
una delle costanti del vivere
umano. Ma oggi la conosciamo
in un modo nuovo perché abbiamo riconosciuto in un modo diverso dalle generazioni precedenti la forza evangelica della
contestazione dell’ingiustizia. La
ottica del secolo scorso era diversa. La proclamazione evangelica si rivolgeva, e dobbiamo dirlo, non senza efficacia conquistatrice, a tutta la terra abitata. E’
stata una espansione vigorosa e
ottimista verso cuori non lontani dal regno di Dio e in attesa.
I nostri padri hanno levato gli
occhi verso campagne bianche
da mietere, non lo dimentichiamo, e hanno lavorato attivamente nella evangelizzazione e nella
missione. L’annunzio è stato proclamazione di perdono a un popolo, a tutti i popoli peccatori in
attesa di salvezza. Questo è stato vero, profondamente vero. Ma
oggi il cammino è più difficile.
E’ intervenuta una nuova dimensione.
I portatori dell’Evangelo di
Cristo vengono da e sono partecipi di un mondo che cristiano
non è. Lo è solo di nome e con
inganno perché è un mondo di
sopraffazione e prevaricazione,
di spietato sfruttamento, tanto
da essere giudicato e respinto
globalmente e totalmente.
Talché non si può più annunciare l’Evangelo se non nella dimensione della contestazione dell’ingiustizia e della sofferenza di
un mondo intero offeso e calpestato. L’annuncio dell’Evangelo
è sempre stato annuncio di salvezza e appello all’uomo peccatore. Ma oggi non è solo questo,
è anche l’annuncio del Vangelo
all’uomo contro il quale è stato
commesso peccato, e contro il
quale si pecca tuttora gravemente. A questo mondo va fatta una
semina che è sempre la stessa,
eppure deve essere diversa, perché il peccato dei discepoli non
comprometta la semina del Maestro, e perché il Signore possa
egualmente raccogliere una messe che è esclusivamente sua e
non dei servitori infedeli. Il mondo deH’uomo di oggi non può più
ricevere l’Evangelo dal mondo
cosiddetto cristiano che cristiano non è. Lo sforzo della evangelizzazione di domani sarà quello di disincarnare l’evangelo dal
peso storico che ha acquisito attraverso i secoli e le generazioni
della collaborazione col potere,
e della identificazione cogli inte-.
ressi delle nazioni in seno alle
quali è divenuto elemento rilevante.
Più è stato rilevante numericamente e più la sua rilevanza
spirituale è stata spenta e annullata perdendo la sua carica
rivoluzionària e feconda. Quante
messi perdute per colpa dell’uomo. Un giorno sarà fatto il conto delle messi compromesse o
perdute. Ma l’Evangelo mantiene
intatta la sua carica di potenza
liberatrice anche se i discepoli
non sanno avvicinarsi meglio alla frontiera della verità di fronte aH’ingiustizia. L’Evangelo spogliato delle zavorre sovrapposte, può sempre tornare a fecondare la terra abitata col seme più
fecondo che l’uomo abbia mai
conosciuto...
La fame
E come l’ingiustizia la fame.
Anche questo è un elemento importante della visione della fecondità dell’Evangelo. Anche questa è una frontiera verso la quale bisogna spingersi con determinazione e coraggio. Vi sono dei
limiti oltre i quali viverè non è
più vivere.
La chiesa di Gesù Cristo
non può essere seconda a nessuno nella lotta contro la fame. Più
oggi che mai nel passato. Le
chiese cristiane hanno annunciato sempre l'Evangelo a un mondo diviso tra fame e sazietà in
modo disuguale. Nel mondo aperto alla conquista cristiana vi è
sempre stata la fame e i morti
di fame. E tuttavia questa disparità che è stata orribile e colpevole sempre, ha raggiunto nel
nostro tempo, limiti e misure
mai raggiunti prima, indescrivibili e insopportabili. E’ divenuto
chiaro alla coscienza delle nazioni che il benessere di pochi è
fondato sulla sofferenza e la
morte di molti. Ma mentre questa consapevolezza è profonda
in settori limitati del mondo civile dobbiamo con dolore prendere atto che nel mondo delle
chiese la presa di coscienza del
problema è lenta, e la volontà
di incidere in modo nuovo, molto più rilevante che nel passato.
sul quadro dei rapporti col cosiddetto terzo mondo, è una testimonianza pallida evanescente
fatta di centesimi, e non un’azione ricca e feconda.
Eppure non vi è dubbio che
ci attende, negli anni a venire,
un impegno ed un’azione ben
più marcata verso questa frontiera. Un’azione che riesca a modificare le decisioni dei potenti
e degli avidi. E’ questa, credo,
una condizione « sine qua non »
della efficacia della presenza cristiana nel mondo.
Levare lo sguardo alle messi
dell’Evangelo non può più essere disgiunto da una riflessione e
un discorso sulle terre da fecondare e strappare ai deserti, sulle
sementi da custodire e distribuire aH’infuori degli egoismi e calcoli, sulla sete da saziare, sulla
fame a cui rispondere, sulle morti da evitare.
La violenza
E infine, come ultima nota, ma prima per importanza,
la violenza. La coscienza cristiana è preoccupata, gravemente
preoccupata. La marea della violenza cresce nel mondo. Accuratamente occultata dappertutto,
qua e là palese in esplosioni improvvise. I cristiani sembrano
essere passivi, colle mani in mano. Forse non è interamente giusto di accusare i cristiani di inettitudine e di passività di fronte
alla violenza, perché degli sforzi
non sono mancati, né è mancata
la preghiera che è pur sempre
la leva più forte a cui ricorrere.
Tuttavia bisogna riconoscere
che le chiese cristiane sono state per lo più scarsamente efficaci nel loro adoperarsi per la pace. Bisogna confessare che l’acquiescenza alla violenza delle
chiese cristiane, delle nazioni a
maggioranza cristiana, anche dei
partiti politici che con più o meno grande temerità osano portare questo nome, è uno dei fatti
più stupefacenti della storia. A
parte le contraddizioni tragiche
delle ore oscure del Medioevo, la
maledizione della violenza si fa
viva ad ogni generazione, e ogni
tempo è un Medioevo doloroso
in attesa del tempo nuovo dei
Regno. E’ in questo sfondo contraddittorio che deve avvenire
la proclamazione deU’Evangelo.
Ed è soltanto in una fedeltà niù
consapevole e più marcata al comandamento deU'adoperarsi per
la pace che possono i discepoli
levare lo sguardo alla mietitura.
Perché vi sono promesse per gli
inermi e per i perdenti, per coloro che contraddicono la violenza
anche a costo di subirla. La loro
semenza è promessa di nuova fecondità.
Nella pressione che i demoni
di questo tempo, violenza e ingiustizia e necessità esercitano
sul popolo dei credenti, sapremo
trovare lo spazio per una testimonianza e azione che non sia
contraddizione e resistenza al
Maestro, ma invece gioiosa obbedienza e coerente proclamazione dell’Evangelo vittorioso?
La potenza dell’opera dello
Spirito soltanto può assicurare
alle nostre chiese una rinnovata
autenticità cristiana in una più
coerente comunione col Maestro
di verità e di pace, e una più profonda solidarietà umana.
Allora verrà veramente la mietitura e molte infedeltà potranno
essere cancellate, molte stanchezze potranno essere risanate,
e molti rinnovati rendimenti di
grazie saranno rivolti al Padre.
Questa potenza dello Spirito
soccorra te, fratello, nell’atto in
cui doni la tua vita per la semina dell’Evangelo, e ricevi dal
popolo dei credenti l’imposizione
delle mani per il riconoscimento
e la consacrazione al ministero
della proclamazione dell’Evangelo.
Leva lo sguardo alla messe
mentre ti accingi alla semina.
Entra nella via del servizio con
fermezza e coraggio, senza vacillare e senza volgerti indietro,
qualunque cosa accada, perché
Colui che ha fatto le promesse è
Colui le cui parole non tornano
indietro. E ti soccorra il Signore, come ha soccorso altri prima
di te, e come altri ne soccorrerà
nei giorni a venire.
A Lui solo sia la gloria e l’onore nei secoli dei secoli.
Roberto Comba
NOVITÀ’
GIORGIO GIRARDET
IL VANGELO CHE VIENE DAL VIDEO
Le chiese e la tentazione dei mass-media
pp. 94, L. 2.000 («dossier» 9)
In che modo, a quali condizioni i mezzi di comunicazione
di massa (radio, ’TV ecc.) sono utilizzabili per un vero annunzio evangelico? Quali rischi corrono le chiese spesso
inconsapevolmente?
Come spiegare il successo di papa Wojtyla, da un lato, e
della « chiesa elettronica » americana, dall’altro?
CLAUDIANA - via Pr. Tommaso 1
c.c.p. 20780102
10125 Torino
DALLE CHIESE
Finita la Scuola Domenicale
LA SPEZIA — Il pomeriggio
dell’8 giugno ragazzi e adulti
(battisti e metodisti) ci siamo
ancora una volta ritrovati nei locali delia chiesa battista per chiudere insieme le lezioni della scuola domenicale.
Dopo una breve meditazione,
canti e alcune aimotazioni sul
programma svolto « Gli atti degli
Apostoli», i ragazzi hanno presentato frammenti storici, intorno alle due comunità, raccolti
dalla viva testimonianza dei
membri più anziani.
Per fare ciò si sono serviti di
un questionario compilato da
noi sfruttando i suggerimenti del
SIE.
Sono stati raccolti anche fotografìe e documenti vari.
Dopo un’attenta analisi è stata redatta la relazione, sulla
quale si è aperto un nutrito dibattito, sollecitato anche da alcune riflessioni conclusive.
La storia delle nostre comunità fornisce materia varia per
avere una visione critica del presente.
L’incontro è stato ravvivato da
giochi, canti e dalla proiezione
di cartoni animati e di filmati
riguardanti la vita delle due
comunità.
Alfredo Zanchi
VENEZIA - MESTRE — Il 22
maggio, presso l’ospedale al Mare del Lido di Venezia, un gruppo di evangelici e cattolici ha
porto insieme un messaggio di
evangelizzazione ai degenti e al
personale.
• Il 25 maggio, giorno di Pentecoste, confermazione del giovane Roberto lannaccio di Venezia, che è stato accolto con
gioia nella comunità.
La stessa domenica, a Mestre,
riunione ecumenica di preghiera, con letture bibliche, meditazioni ed inni.
• Il 13 giugno è scomparso a
Venezia, quasi improvvisamente,
Alfredo Zanchi di 52 anni. La
sua morte ha dolorosamente colpito i membri della comunità,
nella quale era ben conosciuto
per aver fatto parte per parecchi anni del Consiglio di chiesa
metodista e per essere stato un
membro attivo e impegnato. Ai
funerali, svoltisi tre giorni più
tardi, la chiesa non bastava a
contenere la folla, che ha ascol
tato la predicazione basata sul
messaggio dell’ultimo versetto
dell’Evangelo di Matteo: «Io sarò con voi tutti i giorni. Ano alla
fine dell’età presente ». La comunità è vicina fraternamente
alla moglie, membro del consiglio di chiesa, e ai tre figli ancora giovani.
Una valdese sindaco
FELONICA PO — Anche a
Pelonica hanno avuto luogo le
elezioni per il rinnovo della Amministrazione Comunale. Ancora
una volta la maggioranza è an.
data alla lista unitaria P.C.I.P.S.I.
Come sindaco è stata nominata la signora Maddalena Giovenale in Costabel, « per la prima volta una donna sindaco »
rilevava la «Gazzetta di Mantova ».
• Dopo un lungo periodo di
ricorrenti crisi è deceduto all’ospedale di Sermide Nello Negri, di 77 anni. Il funerale ha avuto luogo a Pelonica il 4 luglio.
• E’ deceduta a Bologna, alla
età di 81 anni, Cesarina Confortini. Il funerale ha avuto luogo
a Pelonica il 17 luglio.
Rinnoviamo a tutti i familiari
in lutto l’espressione della nostra solidarietà nel dolore e nella speranza.
FERRARA — E’ deceduto alla
clinica « Salus » Lorenzo Zanetti, di 75 anni. Dopo avere esercitato per molti anni la professione di farmacista a Livorno si
era stabilito a Ferrara.
La Parola della speranza cristiana è stata annunciata dal pastore Costabel di Pelonica ai familiari e amici presenti al cimitero di Ferrara il 15 luglio.
Hanno collaborato a questo
numero: Bruno Costabel Ivana Costabel - Maria Luisa
Davite - Dino Gardiol - Mirella Manocchio - Aldo Rutigliano.
3
8 agosto 1980
RIEVOCATA LA REPRESSIONE DELLA VALTELLINA
Il “sacro macello
II
La squilla dell’Evangelo ha
nuovamente scandito i suoi rintocchi in libertà, tre secoli e
mezzo dopo. Così ima turba di
credenti, mossisi fin dalla prima
mattina un po’ da tutta la Lombardia, è calata in Valtellina domenica 22 giugno, convergendo
su quel borgo di Teglio che, oltre al vanto storico di aver dato
nome all’ubertosa vallata, trova
spazio negli annali, neri dell’intolleranza verso chi predicava un
Cristo non asservito agli interessi dei « grandi » di questa terra.
Lo si era proposto durante l’ultima assemblea di circuito: lassù, in quella fetta lombarda che
si incunea verso i ghiacciai eterni, dimenticata spesso dal mondo, un gruppo di fratelli sta andando a ritroso, alla ricerca delle
radici di una presenza protestante che fu tra le più cospicue, e dovette perciò pagare un
prezzo altissimo anche in termini di vite umane. Non per nulla
i posteri ricordano quegli avvenimenti come il « sacro macello della Valtellina ».
Solidarietà
con Gioiosa
Jónica
i
Domenica 22 giugno, le Comunità Valdesi e Battiste di Reggio
Calabria, Messina e Cosenza, unitamente alle comunità di Base
di Catanzaro (Mater Domini),
Messina (Petraro), e di Reggio
Calabria, si sono recate a Gioiosa Ionica per manifestare la loro solidarietà alla Comunità di
San Rocco, che continua a portare avanti la lotta di crescita
ed emancipazione, già avviata da
cinque anni, malgrado il potere
della gerarchia ecclesiastica e
della mafia, che trovano nella
gente semplice del luogo il terreno adatto per concretizzare la
loro opposizione alle attività di
Natale Bianchi e dei parrocchiani.
Per quanto riguarda l’aspetto
giuridico della causa che la Cornunità di San Rocco porta avanti, l'avvocato Criserà ha esposto
brevemente i punti salienti della vicenda che sembra si concluda con la sentenza di sfratto dai
locali della chiesa, ma che tuttavia non frenerà l’entusiasmo e
la serietà dei credenti, coscienziosamente pronti, che considerano la chiesa staccata dai locali, e che continuano ad opporsi;
poiché perdere l'edificio significa perdere qualcosa di prezioso
per queste persone, non solo a
livello di principio ma specialrnente a livello di conquiste politiche, è necessario che abbiano
il diritto di usare i locali per
esprimere la loro maturazione
individuale nei confronti di certi
riti che la Chiesa Cattolica impone dall’alto.
Quasi a dimostrazione della
serietà con cui tutti si impegnano a contribuire socialmente ai
problemi, è sorta e sta per cominciare ad operare una cooperativa, che impegna parecchi giovani e specialmente le donne in
attività che permettono una maggiore realizzazione individuale e
collettiva.
Tutti coloro che hanno manifestato in svariati modi la loro
solidarietà, saranno vicini a questa comunità, consapevoli che
l’esperienza di fede che essa sta
vivendo continuerà finché ci saranno elementi che avranno il
coraggio e la capacità di portarla avanti; tale concetto ed auspicio va al di là di una sentenza positiva o negativa che sia,
poiché investe una realtà ben
più vasta in cui il gruppo è costretto a vivere e che si è impegnato a modificare, in quanto la
trasformazione che intende attuare è conseguenza naturale della presa di coscienza dei credenti che intendono concretizzarla
sulla base del messaggio cristiano.
Antonella Violi
Sandra Spuri
Sondrio
CALABRIA - SICILIA
Stabilita una data, siamo partiti di buon’ora da Milano, da
Bergamo, da Brescia, dalla diaspora: costeggiato il lago di Como, eccoci giunti a Sondrio per
una breve sosta al Centro Evangelico di Cultura. In una città
non ancora miracolata da comunicazioni efficienti, né provvida
di scambi culturali, Tunica presenza sensibile è proprio quella
protestante: un locale ampio,
sobrio come vuole la nostra tradizione, ima piccola biblioteca,
fornita di quei testi che purtroppo fanno menda a ben altri
ritrovi per studenti e studiosi,
una minoranza che ha saputo
conquistare uno spazio nell’inerzia provinciale ritmata da pròmesse mai mantenute. Ancora
qualche chilometro, una strada
panoramica che si inerpica sullo sfondo di un fiume Adda sempre più ridotto a una strisciolina
di carta stagnola, e siamo a 'Teglio.
Giunge il primo pomeriggio,
incolonnati a ordine sparso, rimontiamo attraverso una macchia fino alla « rocca », che, leggermente in declivio, sovrasta
i tetti e fa da spartiacque tra un
pianoro e il precipizio da cui la
strada principale e la ferrovia
ricordano un plastico. Improvvisamente un coro si leva alto, solo vagamente disturbato da un
raduno di alpini, a sbrecciare un
silenzio durato trecentosessanta
anni: « Forte rocca è il nostro
Dio... ». Tra lo stupore dei presenti, forse scambiati per un
gruppo folcloristico o per rappresentanti di qualche setta, le
parole dell’inno di Lutero echeggiano nell’aria e rimbalzano laddove una carneficina venne compiuta nel nome di quel Cristo
che predicò beatitudine per i
mansueti, per coloro che si adoperano per la pace e per i perguitati a cagion di giustizia. Ed
Una lunga storia
è proprio dalla Parola del Sermone sul Monte che ha preso le
mosse una meditazione del pastore Franco Scopacasa, incentrata sulTimmagine che le nostre comunità offrono a coloro
che sono in ricerca, contrapposta alla nostra preoccupazione
di non rovinare un alone di credibilità che, invece, conduce
spesso alla ghettizzazione, alla
chiusura a riccio in noi stessi,
vittime dello spirito di conservazione piuttosto che animati
da fervore missionario. Ringraziato il Signore per l’opportunità
dell'incontro, ha preso la parola
il pastore Carlo Papacella, ripercorrendo le vicende più salienti che hanno marcato lo
sviluppo della presenza umana
in Valtellina. L’« excursus » storico, rilevando l’inattendibilità
di trarre una morale comune da
singoli episodi, ci ha illustrato
come i più vecchi abitanti della
valle furono contemporanei agli
uomini che in Valcamonica ci
hanno lasciato i famosi graffiti.
La conquista romana vide la costruzione della strada litoranea
al lago, quale transito verso i
passi alpini: nella laterale Valtellina trovano asilo cristiani ancora perseguitati, prima della
promulgazione dell’Editto di Milano. Le terre seguono poi il destino comune della dominazione
longobarda e franca, mentre il
vescovo di Como incrementa i
suoi privilegi. Evento questo che
avrà ripercussioni durante la lotta tra l'Imperatore tedesco e i
liberi comuni della Lega Lombarda: Como, e i territori da essa controllati, parteggiò per il
Barbarossa e fu poT teatro di
Protestantesimo
In TV
Lunedì 1» settembre
ore 22.40 c.a. - Rete 2
La trasmissione è dedicata
alle Comunità dei Fratelli
in Italia.
lotte tra guelfi e ghibellini. Ducato di Milano, Repubblica Serenissima ed espansionismo gri^onese ebbero alterne vicende,
sino alla definitiva occupazione
da parte dei Grigioni (1512), praticarnente senza incontrare opposizione dalla popolazione locale. Ed è l’epoca della Riforma,
che trova fertili canali di penetrazione: in Valtellina e in ValcMavenna si apre una stagione
di speranza. Predicatori sgraditi
alle autorità ecclesiastiche tengono contraddittori con preti ligi alla dottrina ufficiale, i perseguitati dalle gerarchie romane
esprimono liberamente il proprio pensiero, i « grandi » della
Riforma in Italia, Bernardino
Ochino primo fra tutti, attraverso questi monti raggiungono lidi
più sicuri.
La strage
La situazione però si deteriora
con gli anni, e il 1618 vede lo
svolgersi di un episodio che innesca l’avvelenamento degli animi tra le confessioni contrapposte. Il Rusca, esponente di rilievo del cattolicesimo di Sondrio,
propugnatore di alleanza con la
Spagna asburgica, viene arrestato, processato e condannato al
supplizio. Due anni dopo, nel
1620, i tempi maturano un capo
volgimento delle alleanze militari e finisce la tolleranza verso i
protestanti. Nella notte tra il 18
e il 19 luglio 1620 a Tirano molti
evangelici sono colti nel sonno
e uccisi, poi la soldataglia sale
fino a 'Teglio dove era in corso
il culto domenicale: fan fuoco
sul predicatore, mentre una ventina di credenti si asserragliano
nel campanile e tentano un’ultima, disperata resistenza: vana
di fronte a un assedio così preponderante. E’ poi la volta di
Sondrio e di tutti i borghi della
valle: la via dei protestanti è
quella delTesilio in Engadina.
Il fratello Rapicavoli ha quindi insistito sulle strette connessioni tra realtà geografica ed
eventi storici: la Valtellina come cerniera tra i territori controllati da Venezia e la Francia,
in una prospettiva di accerchiamento per il dominio spagnolo
in Lombardia. Gli Asburgo avrebbero però chiuso anche un occhio sulla presenza protestante,
pur di salvaguardare i propri interessi strategici. Ma due questioni danno il colpo di grazia.
Carlo Borromeo vuole distruggere ogni testimonianza evangelica in Lombardia nel timore di
una sua espansione verso sud
(Bibbie evangeliche passavano' di
nascosto nelle casse che tornavano in Valtrompia, dopo aver
rifornito di armi TEngadina). I
contadini sognavano infine riforme sociali, pensando ad una tacita alleanza dei Grigioni contro
i signorotti cattolici locali: una
rivolta fallita, la profonda delusione e infine quel risentimento
aperto contro protettori che si
rivelavano anch’essi implacabilmente al soldo dei potenti: il Capitolato di Milano del 1639 non
solo garantiva alle autorità cattoliche la certezza di una Valtellina « ripulita » dagli eretici, ma
segnava per queste popolazioni
la perdita di un’occasione storica
di essere un tramite tra le correnti culturali nordeuropee e l’Italia centro-meridionale.
La tua Parola sìa
pura ed efficace
Ha concluso il fratello Carugati, raccontandoci alcuni episodi ripescati in lunghe ricerche
negli archivi locali: i processi
alle « streghe », l’inquisizione milanese ufficialmente inesistente,
ma subdola perché frutto di delazioni delle spie, le vicende
esplorate e quelle inesplorate
che meriterebbero di venire alla
luce, per scoprire le radici di
una presenza che questa giornata, semplice nel suo svolgimento, ma pregna di gioia e di comunione, ha risvegliato dal torpore di carte ingiallite negli scaffali dei fondi municipali. Una
storia vissuta, senza personaggi
roboanti né vicende esaltanti, ma
coerente con la massima che dal
1655 troneggia sopra il pulpito
della chiesetta di Poschiavo:
« Fa, o Signore, che la tua santa
Parola e volontà risuoni qui
sempre pura ed efficace ».
Marco Rossi
INFORMAZIONI DALLA CEvAA
Consiglio CEvAA riunito in Togo
Dal 16 al 27 giugno il « Consìglio » (Sinodo) della CEvAA si
è riunito al (dentro di Befania
nel Togo per le sue sedute annuali.
Erano presenti i delegati di
tutte le chiese appartenenti alla
Comunità, i segiretari permanenti (due africani, un malgascio e
due europei), i traduttori per
assicurare la piena partecipazione del membri anglofoni, ed alcuni invitati: il direttore della
Scuola teologica di Porto Novo
(Benin), il presidente della Chiesa Metodisita del Benin, un segretario associato della Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa,
i Segretari del Dipartimento
Francese di Azione Apostolica
(Defap) e di quello Svizzero Romando (DM) nonché il presidente del comitato per le borse di
studio della CEvAA. In tutto una
quarantina di persone.
I lavori si sono svolti sulla
base di quattro relazioni: del
Presidente, del Segretario generale, del segretario teologico, del
segretario incaricato degli scambi del personale. Un sostanzioso
dossier, infine, conteneva le cifre
del bilancio consuntivo 1979 e
quelle del preventivo per il 1981.
Parte delle disdussioni sono avvenute in quattro gruppi che
hanno esaminato i quattro documenti di base; i bilanci ed il lavoro di sintesi è stato fatto in
sedute plenarie. I culti del mattino sono stati tenuti da una
rappresentante delle Chiese svizzere che aveva partecipato alla
Conferenza del Consiglio Ecumenico a Melbourne e ci hanno
portato una eco diretta del lavoro di studio biblico fatto in
quella sede che, come la CEvAA,
aveva come tema la missione e
la evangelizzazione.
Da quest’aimo vi sono due novità: la zona Rioplatense della
Chiesa Valdese entra nella
CEvAA a livello dell’animazione
teologica. Poiché la Chiesa Valdese è una al di qua ed al di là
delTAtlantico, essa ha un solo
posto nel Consiglio nel quale si
potrà studiare la possibilità di
una alternanza fra l’Italia ed il
Sud America. A livello di lavoro
di animazione biblica ed evangelistica non vi sono, invece, limitazioni numeriche e con molta
gioia le altre chiese hanno accettato la proposta, venuta dall’incontro di Borgio Verezzi nel
gennaio 1980, di accogliere un
rappresentante della zona rioplatense e di invitarlo fin dalla prossima riunione degli animatori
teologici.
Nel corso delle riunioni del
Consiglio a Sometan (Svizzera)
nel ’77 era stato deciso di sospendere le nuove affiliazioni alla
CEvAA per qualche anno al fine
di non ingrandire eccessivamente il campo di lavoro CEvAA a
scapito delle relazioni fra le
chiese e collaborazione fra di
esse. È stata tuttavia accettata
quest’anno come chiesa associata la pìccola Chiesa Presbiteriana
dell’Isola Maurizio. Salgono così
a tre le chiese o le comunità singole che aderiscono alla CEvAA
in questa particolare sezione degli « associati »; le altre due sono: la Chiesa di Cristo Re a
Bangwi nella Repubblica Centroafricana e la KEM (cooperazione
delle missioni evangeliche della
Svizzera tedesca).
Il messaggio
alle Chiese
Riunito a Befania, nel Togo,
dal 16 al 27 giugno 1980, il Consiglio della CEvAA ha sperimentato ancora una volta la necessità e la difficoltà di condividere
la nostra vita nella verità. Abbiamo compreso che non basta
ascoltare quello che l’altro ha da
dirci, ma che bisogna anche permettergli di esprimersi con lealtà e coraggio in una atmosfera
di amore fraterno. Ciò è possibile solo (56 questo è accettato
come dono dello Spirito Santo.
Rendiamo grazie per gli evidenti progressi che abbiamo fatto
finora; ma ci rendiamo conto che
quanto resta da fare è ancora
difficile. In questi ultimi anni i
punti più positivi della nostra
azione comune sono stati: l’animazione teologica, le sessioni regionali di incontro e i gruppi di
visita CEvAA. Ma siamo minacciati da una doppia tentazione:
appartenere alla Comunità solo
in funzione degli altri, senza
impegnarci noi stessi, oppure
appartenere alla Comunità solo
nella misura in cui ne ricaviamo
dei vantaggi.
La nostra vocazione consiste
nel rendere l’insieme del popolo
di Dio responsabile della missione della chiesa. AlTintemo della
Comunità tutti i cristiani sono
impegnati a mettere i loro doni
e le loro competenze al servizio
dell’Evangelo. Chiunque ha incontrato Gesù Cristo ha ricevuto
questa missione. Non insìsteremo mai abbastanza su questo
punto. Tuttavia, accanto al pericolo del clericalismo, c’è anche
quello di « mitizzare » il popolo
di Dio. Il popolo è pronto a gridare «' Osanna » e « Crocifiggilo ».
Con la Conferenza Ecumenica
di Melbourne ci siamo chiesti come, nella nostra Comunità, « i
poveri annunziano ai ricchi la
Buona Novella », che è una parola di giudizio e di grazia. In
questa prospettiva abbiamo inteso la posizione delle chiese del
Lesotho e della Nuova Caledonia
nella situazione politica dei loro
rispettivi Paesi. Sottolineiamo
quanto siamo tutti impegnati in
queste testimonianze. Il problema della Nuova Caledonia non
interessa solo la chiesa locale e
le chiese francesi, ma tutta la
Comunità.
Insistiamo sulla necessità di
intercedere gli uni per gli altri.
« Dio, il quale soltanto può dare
forza e incoraggiamento, vi dia
la capacità di vivere d’accordo
fra voi, come vuole Gesù Cristo.
Allora, tutti d’accordo, a una
voce, loderete Dio, il padre di
Gesù Cristo, nostro Signore »
(Rom. 15: 5-6).
Notizie in breve
Lesotho: la chiesa evangelica
vive da qualche anno m una situazione difficile. La Costituzione
dello Stato è sospesa dal 1970.
La Chiesa ne ha chiesto il ristabilimento con talune personalità
dell’opposizione. Questo ha naturalmente iwsto i rappresentanti della chiesa nel mirino della polizia politica.
Così nel marzo di quest’anno
un membro della Commissione
Sinodale e direttore di una scuola è stato arrestato e trattenuto
per 21 giorni in isolamento. Alla
fine è stato portato davanti ai
microfoni della radio per riassumere i risultati degli interrogatori. Egli ha ammesso di aver
non solo agito in favore della
riconciliazione e della amnistia
per i prigionieri politici, ma di
aver avuto contatti e di aver
aiutato con offerte in denaro la
opposizione armata. Nonostante
che il pastore Mabote abbia nettamente separato la sua posizione personale da quella ricoperta
nella Chiesa, quest’ultimà si è
trovata in serie difficoltà ed immediatamente attaccata dal governo che l’accusa di usare la
religione a scopi di destabilizzazione politica. Il pastore Mabote
ha dimissionato come memoro
della Commissione Sinodale, ma
la chiesa non gli ha chiesto di
dimissionare dalla direzione della scuola. La situazione rimane
dunque delicata e piena di incognite.
1^
Franco Davìte
4
8 agosto 1980
UN’ESPERIENZA COMPIUTA IN SUDAMERICA
Una missione di evangelizzazione
Dal 13 al 22 giugno, ho visitato
le chiese di Juan Lacaze, Cosmopolita, Vaidense e Rosario. Questo è solo 11 principio di una
missione di evangelizzazione che
mi ha affidato la Mesa Vaidense
in una parte dell’Uruguay e dell’Argentina. Essa continuerà nelle prossime settimane nelle chiese di Colonia e Tarariras e in ottobre nelle chiese della Pampa
argentina.
Le prime impressioni sono abbastanza positive. All’inizio, ero
un po’ spaventato, sia per l’oggetto « missione di evangelizzazione », sia ^r il modo con cui
questa missione veniva praticamente imposta dalla Mesa alle
comunità.
Ben presto, presi coraggio. Dovunque sono stato accolto con
grande affetto. Basti pensare, alla Chiesa di Cosmopolita che,
per l’occasione, fa cantare il coro e alla Chiesa di Colonia Vaidense, la quale, oltre a far cantare il coro, interviene in massa
nel culto e inserisce nel repertorio il canto del Padre Nostro in
italiano.
La nostra forza
S. Paolo diceva che la sua forza si manifestava perfetta nella
sua debolezza (2 Cor. 12: 9). Chi
avesse voglia di verificare la consistenza di questa forza, venga a
parlare con gli allevatori valdesi
che l’anno scorso hanno comprato vitelli a 2.500 pesos l’uno e
quest’anno, dopo averli ingrassati, sono costretti a vendere le
vacche a 1.200 pesos. I debiti infatti si devono pagare e le tasse
pure.
Le continue piogge di questo
autunno australe hanno distrutto buona parte del raccolto. È
questa l’atmosfera in cui mi sono mosso per compiere la mia
missione.
Il messaggio
Chiaro che non potevo fare appelli al ravvedimento. La disperazione di sé, che Lutero esigeva, è pane quotidiano non solo dei Valdesi, ma dell’uomo moderno in generale. Credo che persino il presidente Carter abbia
imparato a disperare di sé, dal
momento in cui, nonostante tutto il potere che gli offre la sua
funzione, non ha potuto liberare
neppure i 50 ostaggi presi dagli
iraniani.
Dovevo predicare la consolazione dell’Evangelo e discutere
coi fratelli in che modo possiamo consolarci a vicenda e portare al mondo la consolazione di
Cristo.
L’uomo moderno è un disperato. Quando non ne può più, ricorre alle droghe. Ci sono droghe laiche e droghe religiose. Ma
^vangelo non è una droga. Si
tratta di imprimere con forza
l’orma dello scarpone valdese
nel fango della realtà storica
dove la croce di Cristo è stata
piantata.
L’analisi
Col coraggio spietato di un
chirurgo, abbiamo esaminato la
nostra realtà valdese in tutti i
suol aspetti, positivi e negativi.
Ne è risultato che i pastori sono
sovraccarichi di lavoro. Per esempio, una giornata x del pastore Carlos Delmonte significa
alzarsi presto per viaggiare in
corriera a Montevideo. Dopo aver
passato la mattinata partecipando alla riunione della Federazione delle Chiese Evangeliche, a
mezzogiorno va a pranzare in
casa del Moderatore Mario Bertinat, dove affronta problemi
completamente diversi. Nel pomeriggio, visita malati della sua
comunità nei vari ospedali della capitale, sforzandosi di entrare anche psicologicamente nella
situazione particolare di ognuno.
La sera ritorna a Vaidense, dove
è stata organizzata una riunione
in occasione della mia venuta.
Quando rientra a casa, riceve una
telefonata che l’informa della
morte di vmo dei suoi membri
di chiesa.
Chiaro che, in questa situazione, i pastori non possono pensare all’evangelizzazione. Abbiamo
fatto anche l’analisi delle attività dei membri del Concistoro.
Cito un solo esempio, ma moltissimi sono nelle stesse condizioni.
Don Alberto A. Ugòn, oltre al
suo lavoro quotidiano, ha le seguenti cariche: Vice presidente
del Concistoro e perciò anche an
ziano con un quartiere da curare,
presidente della commissione
agraria, membro del Consiglio
municipale, membro del direttorio della società di Fomento, presidente della associazione dei viticoltori, membro del direttorio di un Asilo Infantile municipale, presidente della commissione che gestisce il cimitero. In
queste condizioni, si fa tutto correndo. Non c’è tempo per l’evangelizzazione.
D’altra parte, il popolo valdese
identifica l’evangelizzazione con
le opere sociali della Chiesa. Si
ripete la situazione del secolo
scorso, quando le chiese che si
impegnavano leggevano i bollettini della Società per le missioni,
pregavano e facevano collette
per le missioni. Qui si tratta delle opere sociali. Il popolo le sente sue. Questa sembra l’rmica
cosa seria che fa la Chiesa, oltre ai battesimi, ai matrimoni, ai
funerali ecclesiastici e a qualche
culto speciale. La vita comunitaria, più che nel culto, dove il
laicato è più o meno passivo, si
manifesta in tutto ciò che si organizza in favore di questa o
quella istituzione: pranzi comunitari a pagamento, bazar, ecc.
È lì che si può incontrare la folla ed è lì che la gente s’incontra,
dialoga ed esprime la sua testimonianza, talvolta anche con
grave sacrificio.
I risultati
Da quest’analisi, risulta che la
Chiesa Valdese ha strutture pastorali e diaconali, ma non ha
strutture evangelistiche. Siamo
prigionieri della struttura proposta da Luca in At. 6: 1-7 che corrisponde a quella che si trova
documentata nelle lettere pastorali a Timoteo e Tito.
Questa struttura è tipica di
una Chiesa arroccata in difesa.
Giorgio Bouchard preferisce parlare del ghetto. Questa è la struttura del ghetto. Però, com’era
la struttura della Chiesa, per
esempio, al tempo di S. Paolo?
In At. 14: 23, Luca dice che S.
Paolo costituiva anziani in ogni
chiesa. Qui dobbiamo rilevare innanzitutto il fatto che S. Paolo,
dopo aver fondato una chiesa,
se ne andava. Perché? La prima
MESSAGGIO DI UN PASTORE EMERITO
Ai nostri giovani
Come dell’Evangelizzazione anche dei giovani evangelici si parla e si scrive molto, da sempre.
Per essi, Agape, Ecumene, Egei,
organizzano campi di lavoro,
conferenze, convegni, gite. Ciò è
conforme ad una nostra lunga
consuetudine e degno di lode e
d’incoraggiamento.
Ma badiamo alla semente che
seminiamo nel cuore dei ragazzi e dei giovani. L’esperto agricoltore sparge, nei solchi del podere, la semenza migliore per
avere, a suo tempo, frutti copiosi, di buona qualità.
Siamo alquanto perplessi e
turbati quando apprendiamo che
i nostri giovani e giovanotte sono stati trattenuti con argomenti di questa specie: « Andare più
a sinistra », « Inchiesta sul Bolscevismo » e la Egei « Riconosce
nel marxismo lo strumento migliore per analizzare la realtà del
mondo e delle Chiese e poterle
trasformare ».
Tali temi sono trattati, per motivi ideologici, egemonici, di proselitismo, ad usum delphini, dai
partiti politici. Ma questo non
è il caso nostro, noi Evangelici
non camminiamo nella scia dei
partiti, non stiamo dalla loro
parte, né facciamo da trampolino per farli montare in alto. Noi
siamo Cristiani per Cristo che
ha una Verità che libera da ogni
schiavitù, superstizione e dispotismo, una Luce dissipatrice di
tenebre morali, spirituali e sociali, un Amore per tutti gli uomini, una Grazia salvifica per i
peccatori ravveduti e pentiti, un
dono di Vita Eterna che i partiti politici non hanno.
Pertanto è secondo l’Evangelo
impartire ai nostri giovani e giovanotte lezioni sul dovere-gioia
della loro presenza operosa nelle Comunità di cui fanno parte
come alunni della Scuola Domenicale, Catecumeni, Membri effettivi e Consiglieri.
Ciò che importa veramente
non è l’adesione-collaborazione a
un partito di sinistra o di destra o di centro ma una ferma
decisiva posizione per Cristo da
prendere dentro e fuori le nostre
Chiese, una collaborazione fattiva, un servizio sociale improntato all’amore fraterno.
Non è proprio conforme allo
stile protestante che i figliuoli
del Regno, che in Cristo hanno
tutto pienamente, si iscrivano o
si appellino ai partiti, i cui obiettivi sono quasi sempre discutibili, per incitarsi ad amare e
sovvenire la società derelitta, a
raddrizzare le storture morali e
sociali, fasciare le ferite del prossimo vittima dei ladroni, stigmatizzare i prepotenti tiranni invasori. Tutte queste cose il nostro insuperabile Maestro e Signore non solo le insegna ed
espressamente le ordina chiaramente con parabole, similitudini
e discorsi, ma Lui stesso le fa,
guarendo, sfamando le moltitudini, perdonando, servendo, amando sino a dar la vita come
prezzo di riscatto per molti.
Certo, anche noi Evangelici vogliamo che il mondo cambi, che
migliorino le condizioni sociali,
che vi sia pane, pace e giustizia
per tutti; anche noi denunciamo
gli abusi di potere, la corruzio
risposta è che doveva continuare la sua opera di evangelizzazione. Però è anche vero che una
chiesa, quando nasce, è come un
bambino. Ha tutti gli organi, cioè
tutti i ministeri che gli sono necessari per vivere. Se 11 missionario si ferma, non fa altro che
uccidere i ministeri suscitati dallo Spirito.
In secondo luogo, dobbiamo
rilevare che Luca attribuisce a
Paolo una terminologia che non
è di Paolo. Infatti la parola << anziano » non è mai usata nelle lettere che sono sicuramente di S.
Paolo.
Questa parola a S. Paolo non
piace, prima di tutto perché non
vuole imitare le strutture della
Sinagoga e poi perché si ricorda
di tutto il male che gli anziani
di Israelè hanno fatto a Gesù e
alla Chiesa primitiva.
Per indicare le strutture del
ministero pastorale e assistenziale della Chiesa, preferisce parlare di « vescovi ». Per esempio,
la lettera ai Filippesi è diretta
ai santi coi vescovi e coi diaconi. Da At. 20: 28, risulta che, per
S. Paolo, i vescovi sono stati istituiti dallo Spirito Santo, che
hanno compiti pastorali e che
sono responsabili davanti a Dio
sia per ciò che riguarda la vita
interna della comunità, sia per
Tandamento della missione. Da
At. 13: 1-3, si può vedere che
questo tipo di chiesa, con profeti e dottori, inviava aH’estero
dei missionari e da altri testi risulta che i missionari ritornavano alla Chiesa che li aveva mandati, per rendere conto del loro
operato.
Strutture missionarie
Quando Paolo parlava dei diaconi, non pensava certamente
al servizio delle mense destinato alle vedove. Questo lo dice Lu
ca che scrive verso la fine del
primo secolo. S. Paolo pensava
innanzitutto al diaconato di Cristo, il quale non è venuto per
essere servito, ma per servire e
dare la sua vita come riscatto
per la liberazione degli uomini
(Me. 10: 45).
Nelle sue lettere, S. Paolo non
si attribuisce mai il titolo di vescovo. Preferisce chiamarsi
« servo », in riferimento a Cristo
« Servo di Dio » o diacono missionario, come in 1 Cor. 3: 5; 2
Cor. 6: 4-10; 11: 23-33; Ef. 3; 7;
ecc. Anche i suoi collaboratori,
come Timoteo, per esempio, sono chiamati diaconi (1 Ts. 3; 2).
Da ciò risulta che S. Paolo lasciava nelle chiese da lui fondate
due strutture collegiali, una pastorale (ì vescovi) e una missionaria (i diaconi).
Chiaro che non è il caso di
cominciare una disputa di parole, per stabilire se dobbiamo
chiamare vescovi i nostri anziani e se dobbiamo dare mansioni
diverse ai nostri diaconi. Il personale dei nostri Istituti svolge
un servizio diaconale utilissimo
ed è bene che lo riconosciamo
e rispettiamo. Lo stesso si può
dire per tutti i cassieri, collettori, amministratori, ecc. Per
quanto riguarda Tanzianato, dobbiamo riconoscere che si tratta
di un ministero suscitato dallo
Spirito per la cura pastorale
della comunità e non di un semplice collegio di consiglieri.
Ciò che vogliamo sottolineare
è che, comunque la si chiami, la
Chiesa Valdese di oggi manca di
una struttura missionaria. Di
questo si rese conto il Sinodo
del 1860, quando, al proporsi
l’opera di evangelizzazione di
tutta l’Italia, istituì il Comitato
di Evangelizzazione.
Nel Sinodo rioplatense dello
scorso febbraio, i giovani hanno
chiesto esplicitamente che le
chiese lascino loro uno spazio.
Perché non creare dei comitati di evangelizzazione a lato di
ogni Concistoro e della stessa
Tavola o Mesa Vaidense?
Samuele Giambarresi
CONSACRATO UN NUOVO PASTORE LOCALE
Claudio Martelli
ne, l’oppressione degli indifesi,
la guerra fratricida ma noi questo programma di restaurazione
di tutte le cose lo accettiamo direttamente da Gesù Cristo vivente e dai suoi messaggeri di ogni
tempo e luogo che, per la loro
salda fedeltà al mandato apostolico, hanno sofferto persecuzioni, percosse, privazioni, prigionia e martirio.
Giovani, giovanotte sia la vostra giovinezza feconda nella vigna del Signore; fate fruttare i
talenti, i doni che Dio vi ha affidati affinché la vostra gioventù
sia intesa come una missione
al suo servizio. Così vivendo e
operando la vostra primavera
non appassirà e nessuno potrà
sprezzare la vostra giovinezza
perché: « I giovani che sperano
nelTEtemo acquistan nuove forze, s’alzano a volo come aquile;
corrono e non si stancano, camminano e non s’affaticano » (Isaia
40: 31).
Il Signore Gesù sapendo del
vostro fervore di spirito e del
desiderio di giovare al progresso del Vangelo nel nostro Paese,
vi pone dinanzi cose singolari,
straordinarie da compiere con il
suo consiglio e la sua guida: proclamazione del Regno di Dio e
la sua giustizia, catene e bavagli, che tolgono la libertà e screditano i diritti umani, da spezzare, messi biondeggianti da mietere, picchi da abbattere, luoghi
erti da livellare, valli da colmare con la costanza della vostra
Francesco Cacciapùoti
(continua a pag. 10)
Il Sinodo delle Chiese Evangeliche Metodiste e Valdesi, insieme con i fratelli e le sorelle
presenti al culto di inaugurazione del Sinodo 1980, ha chiesto al
Signore la consacrazione al ministero pastorale di Claudio Martelli, della chiesa metodista di
Trieste. In quella città il fratello
Martelli (che ha ora 40 anni) ha
già svolto il suo ministero prima come predicatore laico ed
ultimamente come candidato
« pastore locale ». Egli è, infatti,
uno dei pochi (per ora) conduttori di comunità a tempo parziale. in quanto la sua professione
« secolare » è quella di capo ufficio stampa del Teatro Stabile di
Trieste.
Claudio Martelli proviene da
famiglia cattolica. La sua conversione ed il suo successivo impegno nella chiesa sono stati, come
egli stesso ha dichiarato nel
corso del colloquio e dell’esame
di fede davanti al corpo pastorale di sabato 2 agosto u.s., la conseguenza di una profonda e grave crisi religiosa che lo ha condotto a riconoscere in Gesù Cristo Tunica speranza per l’uomo
e, nella fede cristiana. Tunica risposta di vita all’angoscia ed al
dolore.
Nel corso dell’esame di fede
ha risposto alla domanda sulle
varie testimonianze bibliche al
Signore Gesù Cristo, affermando
che pur rendendosi conto delle
diverse pre.sentazioni che il Nuovo Testamento fa del Cristo, egli
le riconosce come ugualmente
« parlanti » alla fede dei credenti di ogni tempo. Queste diversità legittimano le ricerche di attualizzazioni del messaggio evangelico attraverso testimonianze
a loro volta diverse. Se Cristo ed
il suo Regno vengono testimoniati tenendo conto dei diversi
contesti fin dal Nuovo Testamento, noi dobbiamo assumerci la
gioiosa e grave responsabilità di
testimoniarli a nostra volta nel
nostro contesto e con gli strumenti culturali ed esistenziali
della nostra realtà, perché la
speranza che è in noi sia presentata « al vivo » ai nostri contemporanei. Egli ha infatti dichiarato di sentire fortemente
l’esigenza di svolgere il suo ministero di credente anche nelle
espressioni del suo lavoro al Teatro Stabile di Trieste.
Alla domanda concernente
l’istanza ecumenica, ha risposto
di subordinarla sempre all’istanza ben più urgente dell’annuncio
evangelico, privilegiando il rapporto cori i singoli credenti di
altra confessione cristiana o con
quei gruppi sinceramente impegnati in una ricerca biblica. Non
ritiene che l’ecumenismo ufficiale (o di vertice) sia una risposta
che attualmente contribuisca alla hberazione dal peccato delle
divisioni tra i cristiani.
Nel sermone di prova, tenuto
al Ciabas nel pomeriggio, sul testo di Mt. 13: 44-46 (le parabole
del tesoro nascosto e della perla
di gran prezzo), Claudio Martelli
ha soprattutto ribadito che l’annuncio del Regno di Dio, venuto
una volta per sempre in Gesù
Cristo, non è una astrazione religiosa e tanto meno intellettuale,
né semplicemente un riferimento ad una attesa di qualcosa
sempre di là da venire, bensì
una « presenza » attuale che esige la decisione per Cristo ora,
nella nostra storia e nella nostra
vita e che deve investire il nostro quotidiano. La predicazione,
molto personale e vivace, è stata apprezzata dall’attenta comunità che si è unita al corpo pastorale presente.
Ringraziando il Signore, che
sa servirsi di forme sempre nuove per chiamare degli « operai
nella sua vigna », noi rivolgiarno al fratello Martelli l’augurio
di svolgere un ministero benedetto per la crescita nella fede
della chiesa di Trieste e per la
sua testimonianza al Regno di
Dio che viene in Gesù Cristo per
donare vita e salvezza a questo
mondo di peccato e di dolore.
Paolo Sbaffi
5
8 agosto 1980
PRIMI ECHI DELL’ASSEMBLEA SINODALE E DELLE RIUNIONI CHE L’HANNO PRECEDUTA
Commissione d’esame
La Commissione d’esame
(CdE), composta da Bruno Rostagno, Gianna Sciclone, Luca
Zarotti e Ugo Zeni, è riuscita
quest’anno a portare a termine
il proprio lavoro con un certo
anticipo e infrangendo una lunga consuetudine di geloso segreto fino al lunedì mattina, ha
messo a disposizione dei membri del Sinodo la sua relazione
fin dal venerdì precedente l’apertura del Sinodo. Nella stessa
linea la Tavola aveva inviato
in bozze la sua relazione a deputati e pastori invece di consegnarla all’apertura del Sinodo. Si tratta di un apprezzabile
sforzo promosso dalla CdE per
garantire una migliore preparazione dei membri del Sinodo, soprattutto dei laici, che di solito
oltre ad essere poco informati
su diversi argomenti in discussione, si vedono sommersi da
una montagna di carta stampata
e ciclostilata al loro arrivo a
Torre Penice.
Chiese locali
In 8 capitoli la relazione della CdE passa in rassegna tutto
l’operato della Tavola. Nel 1“
di questi capitoli, sulla « Vita
delle chiese », la partenza non
è data dal paragrafo sull’evangelizzazione come avviene nella
relazione della Tavola, ma dal
paragrafo « chiese locali, circuiti
e servizio pastorale »: si tiene
conto così di una certa preoccupazione « che l’azione verso
l’esterno non vada a discapito
del consolidamento interno ».
Tale preoccupazione tuttavia
non può essere disgiunta, secondo la CdE, da una ricerca delle
vie per uscire dalla stasi in cui
le chiese vivono.
La riflessione che è durata
decenni su questo argomento deve ora trovare un programma
organico per il rinnovamento
della vita delle chiese. Ecco i
punti essenziali suggeriti dalla
CdE; comprendere la chiesa locale come luogo di formazione
per tutti i membri in vista del
servizio; tener conto della diversificazione in atto del ministero pastorale; ricerca e preparazione dei nuovi ministeri;
vigilanza sui rischi insiti nella
molteplicità dei ministeri (improvvisazione e gerarchie); cura
particolare della formazione
non solo nelle sedi specifiche
(Facoltà di teologia. Commissione permanente studi) ma anche nei luoghi propri della chiesa locale: il culto e il catechismo; coordinamento per un razionale utilizzo delle forze. Non
si tratta, come si vede, di particolari novità, ma di una buona
fotografia dello sforzo di rinnovamento che più o meno faticosamente le nostre chiese stanno compiendo. Verrà dal Sinodo
un deciso impulso in questa direzione?
Evangelizzazione
L’iniziativa della Tavola, che
dopo il Sinodo ’79 aveva inviato
alle chiese e ai circuiti un « progetto » operativo, viene valutato
positivamente nel riscontro che
ha avuto quasi ovunque; si segnalano alcune delle critiche
mosse dalla FGEI (necessità di
chiarire il rapporto evangell«f
zazione e diaconia e di riaffermare l’irrinunciabilità dell’impegno politico e civile di una
parte della chiesa), e si sottolineano alcune priorità, tra cui la
necessità di uno scambio di informazione, di elaborare una
strategia evangelistica p)er le
grandi città, di coordinare un
settore che sta emergendo, quello delle trasmissioni radio e
televisive nell’ambito di emittenti private.
Se si considera che l’anno
scorso il Sinodo ha indicato
nell’evangelizzazione il tema
centrale della sessione 1980 e
che questo capitolo della relazione della CdE deve quindi essere il punto di riferimento
della discussione sinodale, si
può forse essere un po’ delusi
per il carattere un po’ frammentario e poco propositivo
di questa parte; ma con ogni
probabilità ciò non fa che riflettere la situazione attuale delle
nostre chiese a questo riguardo.
Sempre nel capitolo « vita
della chiesa » segnaliamo due
argomenti sottoposti all’attenzione del Sinodo: il ritardo ormai cronico della firma dell’Intesa e il problema della « tassa
di bollo sulla coscienza » tuttora irrisolto.
Attività culturali
e diaconia
Nel capitolo « Attività culturali » (Collegio e Scuola latina,
Claudiana, Eco-Luce) interessa
da vicino noi e i nostri lettori
la proposta di rendere definitivo l’aumento delle pagine da
8 a 10 (che il Sinodo scorso decise in via sperimentale per un
anno) senza aspettare la scadenza delTesperimento che comporterebbe una decisione rinviata al Sinodo 1981.
Nel capitolo « Diaconia » la
parte centrale è dedicata ad un
esanie del progetto per la definizione del « ruolo diaconale »
presentato dalla Tavola. Diversi
rilievi vengono mossi a questo
progetto, alcuni formali ed altri sostanzigli, ma la CdE è comunque d’avviso che « come per
il ministero pastorale, così per
forme delle diverse parti della
delle forme delle diverse parti
dell’amministrazione e di un passaggio dalla elaborazione manuale dei dati ad un adeguato mezzo
elettronico. Per snellire il lavoro della CdE viene proposto
che i rendiconti finanziari (TV
OPCEMI), già disponibili nel
primo trimestre dell’anno, siano esaminati dalla CdE a Roma prima dell’estate, evitando
così l’oneroso trasferimento di
tutta la documentazione da Roma a Torre Pellice.
Un po’ freddina appare la relazione a proposito dell’« o aerazione BMV» (rapporti tra battisti metodisti e valdesi) a proposito della quale il secondo
documento distribuito ai membri del Sinodo è definito semplicemente come « un complemento importante del primo »;
mentre timorosa appare la reiMione a proposito della relazione della Commissione Consultiva per le Relazioni Ecumeniche (dedicata particolarmente ai rapporti col Cattolicesimo):
seppur si può lamentare che
tale relazione venga distribuita
all’ultimo momento, c’è da domandarsi se davvero sia bene
rinunciare in partenza a questo
lato così importante del dibattito sinodale ritenendo, come fa
la CdE, che sia «veramente difficile condurre in Sinodo un di
Per la prima
volta la
Commissione
d’Esame
è presieduta
da una
donna:
il pastore
Gianna
Sciclone, qui
ripresa
durante i
lavori di una
recente
conferenza
del III
Distretto
Ruolo diaconale
Il « Ruolo Diaconale Provvisorio » istituito 14 anni fa (atto
9/SI/1966) sta finalmente per
perdere la sua provvisorietà. La
Tavola ha infatti preparato un
« Progetto per un inquadramento del Ruolo Diaconale » che viene presentato al Sinodo con lo
scopo di suscitare un dibattito
approfondito mediante il quale,
in tempi non troppo lunghi (già
neH’81?) si giunga ad una definitiva sistemazione della questione.
Lo sviluppo dell’Opera della
Chiesa, che ha portato alla ricerca ed alla successiva assunzione
di operai in vari settori (diretto
questi ministeri le chiese devono ricercare il manifestarsi di
nuove vocazioni » e che « il problema sollevato dal progetto
della TV è reale, e deve trovare una risposta entro un tempo ragionevole, senza altri rinvìi ».
Amministrazione
ed ecumenismo
Particolarmente curato quest’anno il capitolo dedicato alla
amministrazione, in cui a più
riprese è segnalata la necessità
di una omogeneità di criteri e
battito su tutti i problemi che
il documento pone », demandando lo studio ai distretti.
Concludono il voluminoso fascicolo della CdE, quest’anno
stampato anziché ciclostilato, le
relazioni sull’OPCEMI e sulla
Facoltà di teologia. L’una rileva
la situazione pesante dell’OPCEMI rivolgendo un appello alla
responsabilità delle chiese. L’altra (eh meriterebbe una maggiore menzione che lo spazio non
ci consente) riconosce nella Facoltà un punto focale nella elaborazione di una strategia culturale del protestantesimo italiano.
F. Gmmpiccoli
ri di istituti, insegnanti, tecnici,
ecc.) e la contemporanea e, in
certo qual modo, conseguente riscoperta dei dofii individuali sfòciata nella disponibilità, sul piano vocazionale, per un servizio a
pieno tempo nella chiesa con l’accettazione del trattamento economico pastorale, hanno necessariamente evidenziato una carenza nella regolamentazione ecclesiastica, ma anche e forse soprattutto nella riflessione teologica ed ecclesiastica che sta alla
base di questa relativamente
nuova situazione
Bene ha fatto dunque la Tavola a smuovere le acque con questo progetto, che, pur dimostran
Unione predicatori locali
Il motto dell’Unione Predicatori Locali, che si è costituita ufficialmente a Torre Pellice come
annunziato il 2 agosto scorso,
potrebbe essere questo: il massimo di predicazione col minimo di organizzazione burocratica.
Si è, infatti, svolta un’assemblea che ha a più riprese manifestato la preoccupazione di non
creare una struttura pesante e
costosa, ma un organismo molto
snello che, con poca spesa, possa raggiungere i suoi scopi operando soprattutto alla base e
nei suoi singoli meuìbri.
Con un seggio ridotto all’osso
(presidente Teofìlo Santi; segretario Roberto Romussi) una
quarantina di predicatori locali
(tra mattina e pomeriggio) hanno svolto il loro lavoro di approvazione del regolamento dell’Unione e di formulazione del programma di lavoro.
Il Regolamento è molto semplice: fìssa le caratteristiche dell’Unione come insieme di tutti i
predicatori locali (oggi 147); ne
delinea i fini: 1) mantenere i’collegamenti tra i predicatori locali; 2) promuovere attività per
l’aggiornamento della loro preparazione in vista della predicazione; 3) promuovere iniziative
intese a far emergere e a valorizzare nelle chiese i doni della
predicazione. Gli organi dell’Unione saranno l’assemblea, valida
anche se i partecipanti non saranno la maggioranza dei predicatori; un comitato di tre persone; il segretario.
Il programma è stato condensato in im ordine del giorno
che dovrà servire da guida al
comitato nel promuovere le attività dell’Unione. Si può rilevare
nell’ordine del giorno la volontà
di non creare nuove strutture
ma dì utilizzare al massimo quelle esistenti: collettivi teologici,
stampa evangelica, incontri locali per la preparazione della
predicazione. Anche per le finanze molti interventi hanno espresso la preoccupazione che circolari e riunioni di comitato assordano una percentuale troppo alta delle disponibijità; quindi nulla al riguardo è stato incluso nel
regolamento e nell’ordine del
giorno si dà mandato al comitato di ricercare d’intesa con la
Tavola una qualche fonte modesta di finanziamento. Anche il
ripristino della « domenica del
predicatore locale » che già si attuava nelle Chiese metodiste non
dovrà avere come scopo precipuo quello della colletta, ma piuttosto quello dello stimolo nelle
comunità di nuove vocazioni alla
predicazione.
Al termine dei lavori è stato
eletto il comitato nelle persone
dei fratelli Roberto Romussi,
Èva Rostain e Claudio Tron, segretario. Claudio Tron
La delibera delTassemblea
L’Assemblea UJP.L. dà mandato al Comitato di promuovere l’attuazione dei fini dell’Unione stessa tenendo presenti le osservazioni emerse
in sede di dibattito e in particolare utilizzando i seguenti
strumenti:
— Riunioni di predicatori di
regioni ristrette per dibattito su esperienze e aggiornamento reciproco.
— Pubblicazione su periodici
della Chiesa di informazioni e materiale utile alla
pr^icazione.
— Incontri con monitori e catecumeni e rilancio della
(
« domenica del predicatore
locale» in vista della ricerca di nuovi predicatori.
— Partecipazione dei predicacatori locali ai collettivi di
studio teologico.
Le iniziative andranno segnalate ai predicatori con periodiche circolari del Comitato.
Per la copertura delle spese sostenute l’Assemblea dà
mandato al Comitato di prendere opportuni accordi con
la Tavola in vista dell’eventuale ripristino di una colletta speciale nelle Chiese o di
altre forme di finanziamento.
dosi discutibile in alcuni punti,
è stato in linea di massima giudicato positivo dai diretti interessati presenti ad un incontro
informativo preliminare.
Ma vediamo in breve di che
cosa si tratta.
Attualmente sono iscritti al
Ruolo Diaconale 4 operai più
due in prova, altri due sono già
in emeritazione; un buon numero di altre persone, (direttori di
istituti, professori optanti, diaconesse). sono iscritte in altri
ruoli o hanno rapporti amministrativi diversi. Tutte queste persone, questi ministri, (diaconi o
optanti che dir si voglia) andrebbero riunite in un unico Ruolo,
articolato in quattro settori; 1)
Istruzione e Formazione, 2) Pubblicistica e Informazione, 3) Attività assistenziali e socio-sanitarie, 4) Settore tecnico-amministrativo. Il passaggio eventuale
da un settore all’altro, per cambiamento di incarico, andrebbe
concordato con l’interessato.
Quali le condizioni per l’iscrizione al Ruolo? Innanzitutto ci
vuole una domanda scritta alla
■Tavola Valdese, ampiamente motivata ed accompagnata da una
dichiarazione del Concistoro o
del Consiglio di (Chiesa da cui,
proviene l’optante. Questo deve
esibire titoli di studio idonei all’incarico che deve svolgere ed
accettare il trattamento economico ed amministrativo previsto
dai Regolamenti ecclesiastici.
Nei casi ritenuti necessari deve avere avviato con buon esito
una preparazione biblico-teologica adeguata,_ si tratti del corso
di diploma in cultura teologica
presso la Facoltà oppure di un
piano di studi predisposto dalla
Commissione permanente per sii
studi. A questo riguardo va detto che. se la preparazione teologica è una condizione irrinunciabile, come è giusto che sia, il conseguimento di un diploma o di
qualcosa di analogo può creare
qualche difficoltà per chi è assorbito dal proprio lavoro, a meno
che non possa usufruire di congedi di studio, possibilmente non
coincidenti con il periodo di vacanza previsto dai regolamenti.
Un punto controverso, che necessita evidentemente di un approfondimento ed un chiarimento da parte di tutta la Chiesa è
quello del riconoscimento del
ministero. I diaconi devono poter e.ssere presentati alla Comunità in modo « ufficiale »; Tipotesi di una consacrazione, del tipo di quella dei pastori, sembra
dare l’impressione di una clericalizzazione del ministro laico.
Quale rappresentanza avranno gli iscritti al Ruolo Diaconale negli organismi ecclesiastici?
Per quanto riguarda Circuiti e
Conferenze distrettuali non ci dovrebbero essere difficoltà: è abbastanza chiaro che a queste assemblee territoriali partecipino
con voce deliberativa i diaconicotanti. Ma al Sinodo? Vi partecipano a rotazione? oppure con
una rappresentanza eletta dagli
iscritti a ruolo? oppure, non essendo il Sinodo l’Assemblea degli operai della Chiesa, nessun
diacono vi partecipa a menò che
non sia deputato eletto dalla propria comunità? Sono questioni
che possono parere marginali,
ma che nascondono una incertezza di fondo che va chiarita.
Ben venga dunque il dibattito,
ma che porti ad un chiarimento
il più temnestivo possibile, in
modo che la materia trovi una
regolamentazione adeguata, soddisfacente per tutti e, soprattutto, definitiva.
Franco Taglierò
6
8 agosto 1980
ALLE VALLI OGGI
• •
crisi
Nella
del posto
di lavoro
La Fgei-Valti ha voluto presentare in una mostra la situazione
dei lavoratori dell’Indesit minacciati di licenziamento. Lo ha fatto portando i suoi cartelli davanti alla chiesa di Torre, il giorno
dell’apertura del Sinodo.
«Che c’entra la chiesa, coi licenziamenti? » si sarà chiesto
qualcuno ed avrà aggiunto « questo è il compito del sindacato ».
Io credo invece che bene abbia
fatto, la Fgei-Valli a ricordarci
questa situazione concreta, che
travaglia molte famiglie del pinerolese.
Innanzitutto perché ci stimola
a condurre tre riflessioni:
1) in una situazione come
questa, di minaccia di licenziamenti e quindi per molti di una
grave situazione umana e sociale, cosa significa per noi l’affermapone del «portare i pesi gli
um degli altri?» Basta delegare
questo at sindacati, ai partiti, alle istituzioni?
Oppure questo non significa
piuttosto la necessità per noi di
impegnarci nei sindacati, nei partiti, per trovare una soluzione
coricreta? Per far si che i sacrijici che SI chiederanno ai lavoratori siano egualmente distribuiti
tra tutti e non siano fonte di
nuove ineguaglianze?
2) mólti oggi anche alle Valli. organizzano e partecipano a
di evangelizzazione,
^iltitizione descritta cosa
significa evangelizzare, raccontare la buona notizia? Certo la
«buona notìzia» è per tutti: per
l operaio che lotta per il posto
di lavoro e per l’imprenditore
che ha deciso i licenziamenti.
Ma credo che l’evangelo non sia
per tutti allo stesso modo. Agli
operai annuncia i loro diritti anche quello al lavoro, agli imprenattori dice che la loro decisione
“ anche se obbedisce a criteri
economici” scientifici — non è
giusta.
A entrambi rivolge l’invito a
riscoprire la vera loro identità
in Cristo.
Questo per le comunità significa scelta, esercizio della solidarietà, entrare in comunione fraterna con chi lotta. Significa
essere capaci di prendere la propria croce, affinché la giustizia e
l agape trionfino. Evangelizzare
può significare dunque saper far
questo, saper condividere la lotta per la giustizia fino in fondo,
nella ricerca di una comunione e
di una solidarietà fraterna che
deve andare al di là dei recinti
delle nostre chiese.
3) ma la decisione circa i liceriziamenti ci chiede anche
un altra riflessione « qual è il posto e qual è il senso del lavoro
nella nostra vita?» E’ una domanda impegnativa, ma cruciale per il nostro avvenire. In un
tnondo curatterizzcito da crescenti ineguaglianze tra gli uomini,
da una tecnologia che obbedisce
al principio del «più produzione,
piu consumo», da un’applicazione tecnologica che in molti casi
produce licenziamenti, da un lavoro produttivo il più delle volte allenante e ripetitivo, dobbiamo chiederci collettivamente
qual è il senso del nostro lavorare.
Il senso del lavoro nella Bibbia non è forse quello di permettere uri rapporto diverso tra gli
uomini, e l’instaurazione della
fraternità?
Oggi tutto quesio è possibile?
E una domanda a cui dovremo prima o poi rispondere come
comunità; per rendere credibile
la nostra solidarietà oggi con
coloro che sono minacciati di licenziamento.
Giorgio Gardipl
._______________cronaca delle valli
------TORRE PELLICE: ASSEMBLEA ANNUALE DELLA SOCÌETA’ DI STUDI VALDESI
Verso il centenario della Società
La seduta di quesfanno deUa Società di Studi Valdesi, svoltasi domenica
rf/B, e stata ben frequentata e ricca d’interventi grazie anche alla relazione di
1 ourn che ha saputo « centrare » i motivi di maggior interesse. Dopo le note
^ ricerca storica di Bruno BeUion (« frugando neU’archivio di una chiesa valdese ») che speriamo vedere presto pubblicate sul Bollettino della Società si è
sviluppato un ampio dibattito che ha dimostrato vitalità e interesse soprattutto
per li futuro della Società in cui, molti se lo augurano, entrino sempre più soci
particolarmente giovani. A tarda ora si è proceduto aUa nomina del seggio dehnitivo. Risultano cosi eletti, nell’ordine dei voti: Giorgio Tourn, Osvaldo
Corsoti, Bruno Bellion, Enea Balmas, Luigi Barbiani, Augusto Gamba, Gianni
iSellion.
Il pastore Tourn ha esordito
ricordando il presidente della
S.S.V. prof. Augusto Armand Hugon che ha costituito per il lavoro della Società un patrimonio
insostituibile di esperienze, contatti, ricerche.
« Chi narrerà in avvenire la
storia della S.S.V. non mancherà di rilevare il profondo impulso dato da Armand Hugon alla
attività storica, pubblicistica,
promozionale della Società ma
noterà soprattutto la paziente
ostinazione con cui ha operato;
era vivissima in lui la coscienza
di dover condurre questa battaglia sul fronte della storia per il
bene della chiesa ed è stato non
di rado amareggiato nel constatare quanto poco sensibili ai valori del patrimonio storico fossero i suoi fratelli in fede, specialmente i più giovani, impegnati sui fronti della testimonianza nel mondo ».
La relazione di Giorgio Tourn
ha quindi elen'cato le attività dell’anno trascorso: le pubblicazioni (due numeri del Bollettino,
l’opuscolo del XVII febbraio e la
ristampa della Storia di Torre
Pellice di A. Armand Hugon), il
Convegno storico, l'impegnativo
allestimento della mostra « Vaidesi in Piemonte » al museo della montagna di Torino. Gran
parte dell’attività si svolge inoltre intorno al Museo che vede
crescere il numero di visitatori,
tra cui scolaresche delle scuole
medie e gruppi di stranieri.
La storia
Tourn è quindi passato a delineare i problemi che si presentano in questo momento delicato
della vita della Società.
« La S.S.V. è nata per iniziativa di alcuni intellettuali valdesi,
a fine ’800, come una delle innumerevoli “Société Savante” create allo scopo di conservare e valorizzare le memorie storiche e
culturali di un ambito geografico
e storico determinato; nel caso
si trattava dell’ambito del valdismo. Paragonata ad altre iniziative analoghe la nostra Società
appare caratterizzata però da alcuni elementi peculiari su cui merita riflettere. Anzitutto il carattere di scientificità rigorosa di
tutte le sue ricerche ed iniziative: certo il concetto di scientificità è mutato nel tempo, si è fatto più esigente e rigoroso, nessuno si permetterebbe oggi di
trascrivere un documento sunteggiandolo, di saltare riferimenti bibliografici, è mutato anche
il clima culturale in seno al quale
è fatta la ticerca, ma la Società
può presentarsi onorevolmente
in qualsiasi ambiente con una
raccolta di pubblicazioni che
fanno onore alla sua attività. Il
merito di questo non va certo
tutto agli uomini: la materia
stessa su cui lavoravano gli 8 secoli di storia del valdismo, imponevano di per sé un rigore
scientifico; non si trattava infatti soltanto di coltivare memorie
locali e vicende particolari ma
di tracciare una strada conoscitiva nella grande foresta della
storia europea.
Questa ricerca, che si deve
sempre considerare affiancata a
queiraltra analoga e convergente della Facoltà di Teologia, con
la sua eccezionale “Rivista Cristiana”, non è sempre stata facile trovandosi in qualche modo
schiacciata fra le due grandi culture italiane, la cattolica e la
laica, disinteressate entrambe al
problema religioso. Ha dovuto
perciò tracciare la sua strada fra
coloro che giudicano la vicenda
spirituale a-cattolica un mero fenomeno ereticale, una devianza
marginale, e coloro che la leggono come epifenomeno di fermenti politico-sociali. Osare discutere, a livello accademico, con
quelle ipotesi storiche proponendone una terza è stata la coraggiosa battaglia della cultura
evangelica italiana cui la nostra
Società ha partecipato in modo
determinante.
Perseguire questa ipotesi significa però assumere una caratteristica: la strumentalità confessionale della ricerca. L’espressione può sembrare eccessiva e
qualcuno non mancherà di reagire negativamente: la ricerca
scientifica non è mai strumentale, è autonoma ed è soprattutto
aconfessionale nel senso che non
è strumento di una confessione
particolare. La nostra Società è
sempre stata non confessionale,
nel senso che non ha mai richiesto ai suoi membri una precisa
confessione di fede né ha mai
pensato di strumentalizzare a fini confessionali apologetici la
sua ricerca, ma neppure è mai
stata indifferente alla istanza di
fondo che muove tutta l’attività
della comunità in cui è sorta,
quella valdese: Vevangelizzazione. La chiarificazione dei problemi storici non è solo chiarificazione di eventi, fatti, accadimenti passati, ma di testimonianze e
come tale è in funzione di una
testimonianza più efficace, vera,
aderente nell’oggi. La Società di
Studi Valdesi è nata sì nel piccolo mondo delle Valli di De Amicissiana memoria ma non vi si
è rinchiusa, ha vissuto nel contesto della Chiesa valdese in Italia.
Un ulteriore aspetto che va
ricordato è il carattere popolare
della nostra Società. Non cenacolo di dotti, gruppo ristretto di
privilegiati ma comunità di dotti e di persone non qualificate in
senso accademico, il nostro luogo di incontro non è il salotto o
l’aula universitaria ma questo
locale dove ormai da quasi un
La crisi deirindesit
SCHEDA
La decisione unilaterale della
direzione dell'Indesit di mettere in cassa integrazione tutti i
lavoratori direttamente impegnati nelle attività produttive ha
messo in luce in modo drammatico
— la crisi in cui versa il gruppo;
— il tentativo del padrone di utilizzare la crisi per colpire il
movimento operaio nei suoi
livelli di reddito e occupazionali.
Fermare le attività produttive
per circa tre mesi non può essere visto come im fatto di ordinaria amministrazione; si tratta
di una scelta grave che rischia
di compromettere in modo irrimediabile i livelli occupazionali
e la presenza nel mercato nazionale ed estero dell’Indesit.
Se è pure vero che in passato
si è fatto più volte ricorso alla
cassa integrazione altrettanto vero è che mai aveva avuto dimensioni come quelle attuali e mai
si erano avvertiti tanti pericoli
come oggi per l’occupazione e
per il futuro produttivo della Indesit.
Le difficoltà deH’azienda pon
sono legate (come sostiene il
gruppo dirigente dell’Indesit) a
fattori soltanto congiunturali o
a una semplice eccedenza di produzione.
La crisi dell’Indesit ha radici
più profonde: le stesse difficoltà
finanziarie denunciate negli ultimi mesi devono essere viste come l’effetto e non come la causa
di una situazione che si è resa
sempre più precaria.
Le responsabilità ricadono totalmente sulla proprietà e sul
gruppo dirigente.
Infatti all’Indesit:
—' Il costo del lavoro è più bas
so della media del settore e
delle altre aziende concorrenti: 7 milioni per addetto contro i 9 del settore, i 9,03 della
Zanussi e il 9,9 dell’IRE-Ignis
(dati relativi all’anno 1978, rilevati ed elaborati dai bilanci aziendali);
■ l’orarìo di lavoro pro-capite
contrattato è il più alto del
settore;
' il rapporto immobilizzazione
per addetto è il più elevato del
settore: 16.3 milioni pro-capite
contro i 9.9 della Zanussi;
' Nonostante ciò: i volumi produttivi giornalieri dal 1976 ad
oggi sono calati di oltre il 20
per cento (il dato è riferito
agli stabilimenti del Nord);
Si registra il fatturato fra i
più bassi del settore (22.3 .nilioni per addetto nel ’78 rispetto ai 35 medi);
anche il valore aggiunto per
addetto è più basso (9.6 milioni per addetto nel ’78 rispetto ai 14.2 della Zanussi, i
12.4 dell’IEE-Ignis e gli 11.5
medi del settore);
per 1 lira immobilizzata in impianti e in fabbricati si ottengono 1,37 lire di fatturato ri
spetto alle 3 della Zanussi,
alle 8 dell’ex Ignis e alle 4,5
medie del settore.
Mentre nel 1979
— il fatturato complessivo delle
aziende italiane è aumentato
del 16,1% rispetto all’anno
precedente, con una crescita
reale (depurata daH’inflazione) dell’1,5%;
— le esportazioni sono passate
da un valore di 14()0 miliardi
nel ’78 a circa 1750 miliardi
nel 1979 (-f25%, cifra non depurata dall'inflazione), aumentando la propria incidenza
sul fatturato consolidato dal
62,5% al 67,3%.
Il fatturato dell’Indesit è passato dai 260 miliardi del ’78 ai
294 miliardi del '79 con un aumento nominale del 13% rispetto al 16,1% del settore, ma con
una caduta in termini reali dell’l,5-2%.
L’insieme di questi dati dimostra che alla base delle difficoltà
dell’Indesit ci sono in primo luogo le errate scelte strategiche
compiute dal gruppo dirigente
negli ultimi anni, dopo le mutate
ragioni di scambio a livello internazionale.
secolo si incontra il popolo della
chiesa. ^ Altrettanto qualificante
per la nostra Società è dunque
la raccolta delle monografie edite in occasione del 17 febbraio,
pensate e scritte per il popolo
delle nostre chiese e delle nostre
vallate.
Dove stanno in questi enunciati i problemi? Eccoli in sintesi:
il fenomeno della dissidenza religiosa (spesso si usa ancora il
termine "ereticale”) non è più
ghetto in cui siamo confinati:
oggi tutti, o quasi tutti, si interessano di "eresia”; cattolici e
laici, universitari e storici impegnati in ricerche in quel settore
non si contano più; la bella e significativa iniziativa dei Convegni Storici, giunti quest’anno alla loro 20« edizione, non sarebbero stati concepibili 100 anni fa
ma neppure 50 anni fa. Che posto
occupa la nostra Società in questo mondo di ricerche in cui,
stando a quanto abbiamo detto
sopra, non si disserta solo di fenomeni storici ma di cose nostre, a meno che il valdismo non
si possa più definire “nostro”?
E in tal caso che tipo di relazione instauriamo con esso? Come
i nobili inglesi proprietari di un
grande castello, non ne siamo
più i padroni, pur considerandocene ancora proprietari, ma solo
gestori, la casa è ormai piena di
gente venuta da fuori che osserva e tocca.
E da questa situazione nasce
il secondo problema: l’interesse
improvviso per la divulgazione
storica, i musei, le mostre, il patrimonio del passato, il folklore,
ci trova impreparati. Come fare
fronte a questa richiesta? Come
gestirla a livello di Società? Quale programma di pubblicazioni
impostare e con che criteri? E’
evidente che pur mantenendo intatto il criterio di scientificità
molti campi nuovi si aprono alla
nostra indagine. Non a caso l’ultima fatica a cui si era impegnato A. Armand Hugon, che resta
purtroppo a livello di note, è una
storia sociale del mondo valdese. Rileggere la storia con occhi
nuovi, proporre piste di ricerca
interdisciplinari, aprire contatti
con le molte altre società analoghe alla nostra che sollecitano
incontri, scambi, informazioni.
Quella che abbiamo definito la
“confessionalità” della nostra ricerca si ripropone così in forma
nuova per noi; di quale memoria storica, e più esattamente, di
quali elementi della sua memoria storica ha bisogno la nostra '
comunità di credenti per la sua
testimonianza oggi? In che modo
possiamo aiutare, mantenendo
fede alla nostra tradizione societaria, alla crescita di un movimento evangelico maturo? A questa domanda non possono rispondere solo i soci della Società ma la chiesa tutta e questa
risposta andrà data nel corso dei
prossimi anni ».
Le prospettive
Venendo infine a parlare delle
prospettive future, Tourn ha
menzionato anzitutto il centenario della nascita della S.S.V. che
cade l’anno prossimo. E’ evidente che tale ricorrenza marcherà
tutte le attività del 1981. Così
un’edizione particolare si prospetta per le Giornate Storiche
come anche per la seduta annuale della Società. Si prospettano convegni: un convegno delle
Società Storiche del Piemonte e
incontri con le Società di Studi
Valdesi consorelle: quella sudamericana, in fase di ricostruzione, quella francese del Luberon
e quella dell’area tedesca. Sul
piano delle pubblicazioni si presentano tre progetti molto impegnativi: la pubblicazione di un
volume commemorativo « I Valdes’ e l’Europa », la seconda edizione della Bibliografia di Giovanni Gönnet e Augusto Armand
Hugon e la ristampa dei numeri esauriti del Bollettino. Quest’ultimo progetto, estremamente oneroso dal punto di vista finanziario, potrà essere affrontato soltanto se il centenaria
dell’anno prossimo sarà occasione per il reperimento, tramite
doni e prestiti, dei necessari 15
milioni.
7
8.agosto 1980
CRONACA DELLE VALLI
31“ Mostra d’Arte
Contemporanea
TORRE PELLICE Cantare le
lodi di Dio
Dal 2 al 24 agosto è
aperta a Torre Pellice
(Scuole Elementari, viale
Dante) la 31“ Mostra d’Arte Contemporanea. Una
iniziativa quella di Torre
Pellice che dura ormai da
più di trent’anni e che si
deve alla pazienza e all’organizzazione 'di Filippo
Scroppo.
Quest’anno la mostra è
appunto dedicata, oltre a
una personale di Scroppo,
a un’antologia di trenta
anni, in uno sguardo retrospettivo.
Vi sono esposte opere di
Spazzapan, Morandi, Casorati, Aimone, De Pisis,
Fontana, Carena, Keller,
Gottuso, Mastroianni, Chagall, Van Eyck, Martinazzi. Garelli, Sassu, Treccani, Saroni, Mandelli, Dova,
Galvano e molti altri.
Il visitatore ha così l’occasione di osservare, in
uno sguardo storico, lo
sviluppo della ricerca artistica contemporanea e valutarne i suoi legami con
le situazioni economiche,
sociali ed ideologiche di un
trentennio.
Una mostra, quella di
Torre Pellice, che nei trent’anni passati ha svolto
un importante ruolo nel
quadro dell’arte contemporanea non solo per le
qualificate presenze e la
ricerca culturale svolta,
ma per la capacità di coinvolgere la popolazione, che
ha dimostrato ima grande
ricettività al discorso culturale che Filippo Scroppo ha fatto.
Una mostra che ha avuto
un carattere « pluralista » e
che come è detto nel catalogo « ha precorso affermazioni di individualità e di
posizioni destinate ad avere un grosso rilievo nelrulteriore dibattito culturale ». gg
PRAMOLLO
La nuova Giunta
Il consiglio comunale si
è riunito il 18 luglio per
eleggere la nuova giunta.
Eugenio Maccari, eletto
consigliere provinciale, non
poteva venir rieletto sindaco in quanto la legge
prevede T incompatibilità
tra le cariche. A succedergli è stato chiamato il maestro Gino Long,
Emilio Simondi è il vicesindaco, Ettore Long, Giorgio Canonico e Ivana Costabel sono gli assessori.
La giunta è l'espressione
della lista del partito socialista e degli indipendenti che hanno ottenuto
la maggioranza alle elezioni. I comunisti sono all’opposizione.
Desidero dire, o meglio
scrivere due parole. Sono
ormai cinquant’anni che
frequento la « Corale » e
credo perciò di essere la
più anziana fra i suoi membri.
Come vecchia coralista
mi sia dunque concesso di
dire (e lo faccio con il cuore pieno di gioia, di commozione e di riconoscenza
al Signore che mi ha permesso di frequentare anno
dopo anno quella che per
me è stata la più bella attività di chiesa), di dirvi
quanto preziosa sia stata
per me l’esperienza che lio
fatta nel cantare insieme
con fratelli in fede, e di incoraggiare pertanto voi
tutti, e specialmente i giovani, a continuare con perseveranza a frequentare la
nostra corale che ha il privilegio, fra l’altro, di avere una direttrice molto
esperta e parecchi membri conoscitori di musica.
Sì, giovani e meno giovani, continuate con entusiasmo e assiduità a venire alla Corale e non avrete
a pentirvene.
E’ bello infatti cantare
le Iodi del Signore e, come
ben dice il canone, il cui
titolo « Soli Deo gloria »
era il motto di coloro che
hanno effettuato il viaggio
a Napoli (e perché non potrebbe diventarlo della corale di S. Germano?) dobbiamo sempre ricordare
che il nostro scopo è quello di glorificare Dio mediante il nostro canto.
Non so dire altro, ma
penso che queste poche parole possano bastare per
incoraggiare a perseverare
nel lavoro iniziato, sicuri
che sarà benedetto se compiuto nel nome del Signore.
Una vecchia coralista
di S. Germano
L’angolo di Magna Linota
Cara magna Linota,
sono bidella e ho la
mamma a carico, che ha
più di novant’anni. Adesso mi dicono che generosamente Io stato ha deciso di raddoppiare gli assegni familiari. Questo vuol
dire che invece di dover
mantenere la mia mamma
con 4.797 lire al mese, potrò dedicarle addirittura
9.594 lire. Pensa quante
pazzie potremo permetterci con questo raddoppio,
sempre che non mi aumentino le ritenute.
Vuoi ringraziare da parte mia quelli che dopo più
di dieci anni hanno scoperto che quelle quattromilasettecento lire al mese
erano una beffa e costavano più lavoro a scriverle
su dieci moduli di quel che
servono oggi per comprare qualcosa?
Gina
Cara magna Linota,
mio marito è morto
qualche anno fa, lasciandomi la pensione minima
di reversibilità e il nostro
vecchio alloggio.
Da allora ogni anno io
comincio il primo di gennaio ad avere il mal di
stomaco all’idea di dover
fare quella benedetta denuncia dei redditi, e se
potessi andrei a consegnarla il primo giorno che
è permesso farlo.
Invece ogni anno è la
solita storia: quest’anno il
modulo 101 è arrivato agli
ultimi giorni ma era retrodatato al mese precedente.
E possibile che nel nostro
paese non si facciano mai
le cose al momento giusto?
E poi, perché cambiano
ogni anno i moduli, e così
non si può neanche adoperare quello dell’anno prima per capirci qualcosa e
non rifare ogni volta tutta
la fatica? Così tutti gli anni, dopo cinque minuti che
ci studio sopra, le righe cominciano a ballarmi sotto
gli occhi e non so più che
cosa scrivere.
Se i cittadini hanno il
dovere di pagare le tasse,
non ti sembra Che abbiano anche il diritto di fare
le cose a tempo, con calma, e da soli, senza dover
correre qua e là a chiedere aiuto a chi ne sa di più?
E come fa a pretendere
la sincerità un governo che
dice bugie, quando lascia
che nei suoi uffici si mettano le date falsificate, o
permette che questi ci
mettano un mese a consegnare un foglio?
Non ce la faccio più ad
andare avanti così, arrabbiata e scoraggiata.
magna Siisetta
Ho messo insieme le due
lettere ricevute in questi
giorni perché si assomigliano e dicono cose che
penso anch’io, che siamo
in tanti a pensare, e specialmente noi donne che
ogni giorno facendo la spesa vediamo cambiare i cartellini dei prezzi e facciamo sempre più fatica a tirare avanti. Vorrei che
qualcuno ci spiegasse con
ehi si deve protestare
quando le cose pubbliche
non vanno come dovrebbero.
Noi abbiamo sempre cercato di fare il nostro dovere, tribolando in casa e
sul lavoro, senza metterci
in mutua quando ci faceva
comodo. Non solo, ma, anche senza fare grandi cose
perché non abbiamo né il
tempo né la testa adatta
per diventare politici o sindacalisti, ci siam dati da
fare insieme agli altri, partigiani, sindacati, partiti,
ogni volta che ci chiedevano di fare delle cose che ci
sembravano giuste; siamo
sempre andati a votare,
non delle liste a occhi
chiusi, ma delle persone
che conoscevamo e che
avevano dimostrato con i
fatti di essere oneste.
Si direbbe che tutto questo non basta, se le cose
vanno sempre peggio.
Alle ultime elezioni sono
stata tentata di fare come
dicono i radicali, e, invece
di votare, scrivere sulle
schede che sono stufa di
farmi prendere in giro. Ma
poi ho pensato che così lascerei la strada libera ai
più sporchi, che sarebbero
eletti magari con pochissimi voti e, senza nessuno
che li controlli, ruberebbero e farebbero i prepotenti peggio di adesso.
Ma allora, che cosa dobbiamo fare quando non ne
possiamo più?
Magna Ldnota
L’angolo di Magna Linota è aperto a chi voglia
sottoporle problemi, esprimere pareri, avanzare richieste. Indirizzare a: Magna Linota. Eco delle Valli Valdesi, Casella Postale,
Torre PeUlce.
________UN DOCUMENTARIO DI CARLO MAURI
A cavallo su per la Grande
Traversata delle Alpi
Il noto alpinista Carlo
Mauri conosciuto per i vari reportages da tutti i
continenti è stato di passaggio lunedì 4/8 a Torre
Pellice con una équipe
della Televisione della Svizzera Italiana.
Scopo della spedizione
ideata dallo studioso ligure
Enzo Bernardini è quello
di ripercorrere a cavallo
le antiche vie che dal mare conducevano attraverso le valli sino a Ginevra
(via del sale, di transumanza ecc.) vie ancora percorse da carovane nei due
sensi attorno al 1850.
La spedizione che è partita il 23 luglio da Dolceacqua (nell’entroterra di
Vallecrosia) raggiungerà
Ginevra in una trentina di
giorni percorrendo all’incirca 500 Km.
Il percorso si svolge per
la maggior parte sul territorio italiano ma in più
punti tocca i territori francese e svizzero; per quanto riguarda le Valli Valdesi ricalca il tracciato della
Grande Traversata delle
Alpi, e in parte quello del
Glorioso Rimpatrio, ma in
senso inverso.
Il documentario che verrà realizzato (sono previste 5 puntate di un’ora
ciascuna) di taglio culturale, non trascurerà gli aspetti naturalistici, etno
SAN SECONDO
Visita
a S. Marzano
La Corale di San Secondo,
con quella di Prarostlno, ha
trascorso una bella giornata con
la Comunità di San Marzano il
22 giugno. In quella domenica
un Fratello ed una Sorella hanno confessato la propria fede in
Gesù Cristo ed alla loro testimonianza abbiamo aggiunto la
nostra esprimendola col canto. La Cena del Signore celebrata con molti fratelli appartenenti a denominazioni evangeliche
della zona e convenuti in gran
numero ci ha riempiti di gioia.
Il pranzo consumato al sacco
nella sala (e nel giardino perché non ci si stava tutti) è
stato un momento di viva fraternità; il primo piatto offertoci
ha riscosso un successone: una
insalata di riso preparata ad arte e con molta abbondanza!
Nel pomeriggio, presentazioni, scambio di informazioni e
tanti tanti canti, inni vecchi e
nuovi, canzoni.
Un thè... al moscato di Canelli con abbondanza di dolci; il
classico inno di congedo, ancora
un canto sul piazzale del paese
e due inni nel cortile della casa d'un fratello infermo hanno
concluso la nostra gita. Grazie
a tutta la Comunità di San Marzano, a Ugo Tomassone e arrivederci a San Secondo (...e
a Prarostinoll).
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grafici, umani ed avventurosi della traversata. Saranno ricordate le testimonianze storico-archeologiche del passato, dalle
tracce preistoriche sino ai
giorni d’oggi.
L’équipe ha avuto incontri con le comunità locali sinora toccate (Liguri, occitane ecc.); ha fatto
riprese durante il Sinodo
ed in alcuni nostri musei.
Particolare spazio viene riservato alla presenza dell’uomo con le sue attività
di ieri e di oggi (pastorizia, artigianato, culture caratteristiche).
La carovana attraverserà
sette territori eretti a Parco Nazionale o Regionale
(delle Alpi Liguri, del Mercantour, deH’Argentera, del
Queyras, deU’Orsiera-Rocciavrè, della Vanoise, del
Gran Paradiso).
L’iniziativa si propone
di far conoscere meglio,
in tutti i suoi aspetti, il
mondo affascinante delle
Alpi occidentali, già accomunato da una sua cultura propria, frazionata nei
secoli da immissioni di
nuove comunità, che ricoprono oggi il ruolo di minoranze, degne di valorizzazione e tutela. L’immagine vera e poco conosciuta
di tale mondo potrà apparire utile anche ai fini
della riqualificazione della
vita in montagna, che ha
bisogno di apporti turistici
equilibrati e rispettosi
dell’ambiente e dell’uomo.
La realizzazione della traversata in chiave ecologica vuole essere un suggerimento ed un invito a
riscoprire il settore delle
Alpi Occidentali secondo
criteri consoni alla natura
umana, anche se oggi sa
crificati al prevalente dominio della macchina.
Il messaggio di amicizia che il sindaco di Dolceacqua farà pervenire al
sindaco di Ginevra ed i doni offerti (olio, sale, vino).
rappresentano un episodio
significativo delTideale fratellanza europea che la
Spedizione Carlo Mauri
nelle Alpi Occidentali vuole esprimere.
Dato Tinteresse che i
nostri lettori possono avere nel conoscere come
gli altri ci vedono non
solo attraverso la nostra
storia ma anche nell’oggi,
provvederemo a comunicare per tempo la programmazione del documentario prevista per la primavera prossima.
Adriano Longo
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Riforma
sanitaria
La riforma sanitaria inizia a funzionare in Val Pellice. A partire dal 7 àgosto
i compiti che prima erano
affidati alle SAUB (ex
mutue) sono passati alla
competenza della Comunità Montana Val Pellice,
quale ente gestore della
Unità Locale dei Servizi
(ULS) n. 43.
Pertanto i residenti in
Val Pellice dovranno rivolgersi per le pratiche di malattia, autorizzazioni, rilascio libretti, ecc., ai Servizi amministrativi e sanitari di base - Comunità
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CRONACA DELLE VALLI
8 agosto 1980
OPINIONI
PINEROLO
Senso delle scuole valdesi Giunta di centro
I nostri Istituti di istruzione non si propongono di sopperire alle carenze dello Stato ma di dare una formazione valdese a quanti intendono frequentarli
Pubblichiamo con ritardo, questo intervento del pastore emerito Alberto Ribet, scritto in occasione della
polemica sulle « iscrizioni » alla Scuola Latina di Pomaretto. L'articolo va però al di là della questione che ne è
stata all'origine, e affronta il problema della funzione dei
nostri istituti di istruzione.
Quale è la ragion d’essere dei nostri Istituti di
istruzione? La loro ragion
d’essere è quella di una
surroga della istruzione
statale? Penso che su questo punto la nostra risposta non può che essere negativa. Nei primi decenni
delle nostre Chiese nel
campo di evangelizzazione
abbiamo affiancato quasi
ogni chiesa con delle scuole elementari: esse avevano in modo eminente una
funzione di surroga. Specialmente nelle provincie
del sud l’aimlfabetismo
raggiungeva e superava il
75% della popolazione: non
sarebbe stato logico in
quelle condizioni predicare
« leggete la Bibbia come
nutrimento e controllo della vostra fede » ad una popolazione per tre quarti
analfabeta. Le nostre scuole, che sostituivano quelle
statali inesistenti, avevano
una necessaria funzione di
surroga e lo dimostra il
fatto che quando, al principio di questo secolo, lo
Stato proclamò obbligatoria l’istruzione elementare
e creò le ^scuole necessarie, le nostre scuole valdesi,
benemerite nel passato,
furono chiuse una ad una.
Lo stesso discorso però
può essere ripetuto oggi
per la Scuola Latina (od
anche per la Scuola Media del Collegio di Torre
Penice): non ha ragion di
essere una scuola media
valdese a Pomaretto quando a im km di distanza
esiste a Perosa la Scuola
Media Statale.
Al centro lo studio
della Bibbia
È quindi in im’altra direzione che bisogna cercare la ragion d’essere dei
nostri Istituti di istruzione.
Il popolo Valdese deve
sentire un profondo debito di riconoscenza verso
le nostre Scuole Quartierali della fine del secolo passato; quelle 190 scuole ebbero non solo il compito
di dare alle famiglie valdesi i primi rudimenti di cultura per cui nel 1900 tutti
gli sposi alle Valli furono
in grado di apporre la propria firma all’atto di matrimonio, ma soprattutto
crearono nel popolo quella
mentalità, quella concezione della vita che furono,
in quel tempo, la caratteristica e la ricchezza del
mondo valdese. Le scuole
quartierali ebbero certo
una fimzione di « surroga »,
ma ebbero soprattutto una
funzione « formativa »: e
questo è dovuto al fatto
che sui banchi di scuola
aveva un posto preminente, più che non le grammatiche ed i vari sussidiari, la Bibbia. La Bibbia
era al centro dello studio
delle scuole elementari,
ma era il più importante
libro di testo per la Scuola Latina, per il Collegio.
Non dimentichiamo che
una buona percentuale f ei
nostri professori alla
Scuola Latina e al Collegio era formata da Pastori. Così i nostri Istituti erano essenzialmente «Scuole Valdesi ». La caratteristica con cui sono sorte
tutte le nostre scuole, è
che esse sono state chiaramente « confessionali ».
Parlare oggi di «scuola
confessionale » può sem
brare ad alcuni un controsenso: contestiamo l’ora di
religione nelle scuole pubbliche poi pretendiamo di
avere noi una scuola confessionale! Il controsenso è
solo apparente: se contestiamo l’ora di religione
non è perché neghiamo
l’importanza dell’insegnamento religioso ai ragazzi: tanto è che proponiamo che l’ora di religione
abbia posto al margine della scuola (cioè non in ore
di programma) per quegli
studenti che lo chiedono e
purché sia a carico delle
Chiese. Noi contestiamo
quindi non la religione insegnata ai giovani, ma che
la religione cattolica venga insegnata ufficialmente
nelle scuole statali e a
spe^ dello Stato. È quindi in base al diritto della
libertà religiosa e della
parità dei vari culti di
fronte allo Stato che noi
contestiamo l’ora di religione nelle scuole pubbliche.
Non contestiamo per esempio che nelle scuole
private dei salesiani o dei
gesuiti si insegni il catechismo cattolico: chi manda i propri figli in quelle
scuole le sceglie sapendo
che sono scuole confessionali e che in esse si insegna anche la dottrina cattolica. E questo si inquadra chiaramente nei dettami della Costituzione Italiana la quale riconosce ad
enti e privati il diritto di
istituire scuole ed istituti
di educazione, purché sia
senza oneri per lo Stato e
garantisce a questi istituti
il riconoscimento di « piena libertà» anche se essi
chiedono la parità alle
scuole statali.
È quindi coerente coi
principi della nostra tradizione Valdese se considerieimo i nostri Istituti di
istruzione media come
scuole confessionali, e la
Costituzione Italiana ci riconosce questo diritto. E
di questo devono essere
chiaramente informati
quanti chiedono di inviare
i loro figli nelle nostre
scuole.
Libertà di essere
informati sui
problemi religiosi
Ma vi è un’altra obiezione contro la scuola confessionale che deve essere
esaminata. Si afferma oggi con particolare insistenza che i ragazzi hanno il
diritto di scegliere la loro
posizione religiosa, che
dobbiamo rispettare questo loro diritto e che quindi una scuola confessionale è inamissibile in uno
Stato moderno: al momento opportuno i giovani saranno chiamati a fare la
loro scelta in piena libertà. Il diritto di scegliere
liberamente la loro posizione spirituale deve essere riconosciuto ai nostri
figli; ma questo implica il
riconoscimento di un altro
loro diritto: quello di essere esattamente informati
sulle realtà spirituali che
saranno oggetto della loro
scelta, solo così la loro
scelta sarà veramente libera, cioè non bloccata da
ignoranza. Già l’apostolo
Paolo ammoniva i Romani:
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in Lui se non ne hanno
sentito parlare? e come ne
sentiranno parlare se nessuno l’annunzia? ». Naturalmente il compito di informare spetta alla famiglia, ma nessimo proibisce
alla famiglia di chiedere
alla Chiesa il sussidio della Scuola Domenicale e,
dove sia possibile, di una
scuola confessionale.
Mi pare che sia attraverso a questi presupposti che
deve essere esaminato non
solo la ragion d’essere, ma
tutta l'attività delle nostre
scuole medie. Sono convinto che fuori di questo
quadro non abbiamo il diritto di chiedere alla Chiesa im sacrificio di uomini
e di denaro. Se non siamo
capaci di applicare questi
principi dobbiamo avere il
coraggio di chiudere i nostri istituti; ma dobbiamo
anche renderci conto che
questa decisione sarebbe
di estrema gravità in un
tempo in cui tanto si parla di « trasmissione della
fede ». Siano conservati i
nostri Istituti che hanno
così potentemente collaborato a dare un carattere
« Valdese » alle nostre Valli
e sia concesso ai nostri
figli di usufruire di questo
beneficio. Se nelle nostre
scuole confessionali rimangono dei posti vuoti
ben vengano i non valdesi,
ma sia chiaro che essi
vengono ad una « scuola
valdese » perché tale e non
solo per comodità logistiche.
Alberto Ribet
Pinerolo avrà una amministrazione di centro. Giovedì sera il consiglio comunale si è riunito per la
elezione del sindaco e degli assessori; cinquanta
giorni dopo le elezioni di
giugno. Un tempo « normale» secondo i rappresentanti della DC, per r.'iggiungere accordi con le
forze politiche che compongono la maggioranza; un
tempo « eccessivamente
lungo » secondo il PCI se si
confronta coi problemi aa
risolvere. Comunque la
trattativa deve essere stata difficile se le forze di
maggioranza (DC, PRI, PSDI, PLI) non sono state
in grado di presentare al
consiglio un programma di
lavoro per l’attività amministrativa ma solo una
paginetta di impegni quanto mai generici, la cui unica affermazione nuova consiste neH’impe^o a valorizzare l’iniziativa privata
in tutti i campi, sia economici che sociali.
Questa maggioranza >,ppare al suo interno divisa:
il PRI ha sostenuto nel
corso della discussione che
avrebbe preferito un’altra
persona come sindaco; il
PLI ha affermato che rimarrà in giunta solo se
questa avrà una conduzione corretta. In effetti
sulla persona del nuovo
sindaco, Francesco Camusso, già assessore all’urbanistica e all’edilizia residenziale, si era sviluppata
una campagna di stampa
per l’uso spregiudicato di
alcuni suoi poteri di assessore durante la campagna
elettorale. Il neo-sindaco
infatti ai ^va utilizzato lettere di app !gg,o alla sua
candi datur
sottoscritte
da assegr gri di alloggi
popolari. questo problema e’- ito inoltre depositato .. Pretura un e
sposto. La stessa DC era
divisa: solo 8 su 15 consiglieri avevano dato questa indicazione.
Una « giunta che si presenta debole e destinata a
non durare » come ha affermato il PSI che ha preannunciato una opposizione di sinistra « autonoma ».
Dura, e basata su una unità di programmi, hanno
annunciato PCI e DP.
Al termine di una lunga
discussione si è giunti alla
elezione del sindaco, che,
come già detto, è Francesco Camusso, 33 anni, consulente commerciale e tributario. Vicesindaco è il
geom. Nicolao ChiaravigUo, liberale. Assessori sono Mercol, Manduca, Ponsat, Piarullì, Chiabrando,
democristiani, Peretti, socialdemocratico, e Narcisi, repubblicano.
Un’ultima osservazione:
in questa giunta sono largamente rappresentate le
professioni autonome: su
9 componenti, 5 sono professionisti o assicuratori, 1
è un imprenditore agricolo.
Ben diffìcilmente questa
giunta, se riuscirà a superare i contrasti interni, potrà avere quel consenso necessario per affrontare gli
urgenti problemi che si
pongono: entro il 18 agosto si devono indicare le
aree sulle quali far sorgere
nuove case popolari e non
perdere così un finanziamento di un miliardo e ottocento milioni. Si deve
poi procedere all’esecuzione del piano di ricupero
del centro storico, della revisione del piano regolatore e all’organizzazione dei
servizi sociali in rapporto
con l’Unità sanitaria locale; senza contare la necessaria azione a sostegno
dei lavoratori Indesit, Fiat
minacciati di licenziamento. gg
Doni pervenuti nel mese di
maggio 1980 per la nuova cucina dell'Asilo di Luserna S.
Giovanni.
L. 5.000; Berlin Stefano (ospite Asiio); Gustavo, in ricordo
di Ferdinando Comba; Visentini
Maria, in mem. del marito (ospite Asiio).
L. 10.000; Elvira De Bettini,
in mem. di Viila Renato (Torre
Peliice); Erica Armand Piion, in
mem. di Bruno (Chiavari); Id., in
mem. di Linette Monastier; Giaiero Diga, in mem. di Lena Garrou (Villar Perosa); Ferrerò Italo, in mem. di Lena Garrou (Inverso Pinasca); Serre Luigi, in
mem. di Lena Garrou (Inverso
Pinasca); Aibarin Aurora, in memoria di Lena Garrou; U.C.D.G.
in mem. di Lena Garrou; Gaydou Giovanni; Coniugi BessonCapeilo, in mem. di Enrica Beiiion; Revel Paolo e Edith, in
mem. di Charles SaJvagiot.
L. 15.000; In mem. di Rivoiro
Mario, la moglie Sandrone Pierina e la figlia Paola (Pinerolo);
Miriam Bein Buzzi, in mem. di
Lena Garrou (Torre Pellice).
L. 20.000; Monti Emilia, in
mem. della Sig.ra Martelli (osp.
Asilo); Monti Emilia, in mem.
di Lena Garrou (osp. Asilo);
Monti Emilia, in mem. di Monne! Alice (osp. Asilo); Revel
Paolo e Edith, ricordando i loro cari.
L. 25.000; N. N. Villar Pellice;
Lina Revel Marcel, in mem. di
Charles Salvaglot (Svizzera) ;
N. O.
L. 30.000; in mem. di Luisa
Pontet, i nipoti; Berlin Adriana
e Aldo, in mem. di Charles Salvagiot e zio Giulio; Monti Emilia, in mem. di Enrico Rivoir
(osp. Asilo).
L. 31.500; Il Personale dell'.Asilo, in mem. del papà di Fausta
Gaydou Charbonnier.
L. 50.000; Jofer e Laura Lodi;
Bongardo Norberto (Abrate
Brianza) ; Le nipotine Paola e
Malvina, in ricordo del caro
nonno Guido Gaydou; Ferrier
Luigi, in mem. di Lena Garrou
(Ferrerò); In mem. di Lena Garrou, la sorella Susanna (Inverso
Pinasca); La nuora Ribello Natalina, in mem. di Lena Garrou
(Villar Perosa); Elena Ippolito
Ayassot, in ricordo del marito
(Roma); Martinat Eglantine e
Emanuele (osp. Asilo); Mario e
Doni Asilo
Alma Avondet.
L. 52.500; Un gruppo di Anziani del Centro d'incontro di S.
Giovanni, in mem. del papà di
Fausta Gaydou Charbonnier.
L. 66.500: I vicini di casa, in
memoria di Guido Gaydou.
L. 100.000: In mem. di Charbonnier Paolo, la moglie, la figlia e i nipoti; Elena Petrosillo
Andrioni (Taranto); Ayassot Emilia ved. Alilo, in mem. di Roberto Alilo (Roma).
L. 200.000: I coniugi Visco
Gilardi, in mem. di Elva e Leone Lanzerotto; In mem. di Guido
Gaydou, la moglie e i figli.
Doni pervenuti nel mese di
giugno 1980 per la nuova
cucina;
L. 3.000; Giovannini dr. Ferruccio, in mem. della moglie e
figli (Pisa).
L. 5.000: Visentini Maria, in
mem. dei suoi cari; Id. Id.. in
memoria del marito (osp. Asilo);
N. N.
L. 10.000: Vittone Rosetta, in
mem. di Stefano Chauvie; Baimas Juliette, in mem. di suo
marito; Unione Femminile di S.
Giovanni, in mem. di Louisette
Girardon.
L. 10.500; Martinat Ida, in memoria della madre.
L. 15.000; Rostan Louisette;
Bein Ernesto e Mirella (Torre
Pellice).
L. 20.000: Boero Rol Elsa e
Gianni, in mem. dei loro cari;
Monastier Laura, in mem. di Silvia e Giovanni Armand Pilon;
Id., in mem. di Stefano Chauvie; Gustavo, in mem. di suo
fratello; Ricca Elsa (Torino);
Elide Grangetto e mamma, in
mem, della sig. Alice Monnet
(Torino); Parboni-Jahier.
L. 30.000: Lalla Conte Jalla
(Genova).
L. 40.000: Sig.ra Comba ved.
Condola, in mem. del marito.
L. 45.000: In mem. di Gay Stefano, i vicini di casa e coniugi
Ombretta e Piero.
L. 50.000; Martinat Eglantine e
Emanuele, in mem. dei loro cari (osp. Asilo); Pons Rivoir Onorina (osp. Asilo); In mem. di
Louisette Girardon, la sorella e
il nipote Piero; In mem. di Gay
Stefano, la famiglia.
L. 98.000: Waldenserhilfe, a
mezzo sig. Hern Schuepbach
(Richen-Svizzera).
L. 150.000: Chiesa Avventista
(Roma).
L. 1.317.340: I.C.A., tramite
Tavola Valdese.
Doni per il fondo di solidarietà
ricevuti nel 1° semestre 1980:
L. 5.000: Visentini Maria (2
versamenti); Reynaud Lea (7
vers.); fam. Zoppi Ugo, in mem.
di G. D. Mourglia.
L. 7.000: Maurino B.; Clot
Edoardo.
L. 10.000: Vola Alma; Berlin
Stefano (3 vers.); Bertalot Jeanne; Maffeo Angelo (3 vers.); Baimas Odette, in mem. di Albert
Malan; Salvagiot Franca; Gay Lili in mem. di Giulio Aibarin;
Geymonat Elena (3 vers.); Reynaud Lea (4 vers.); Boero Rol
Letizia; N.N.; Peyrot dr. Gianni; Randone Ida; E. Capuzzo
Cattaneo; Armand Hugon Emma; Aibarin Arturo; Peyrot dr.
Gianni; Jaiia Renata.
L 10.500: Grili Lucia.
L. 15.000: Lapisa Ada; Famiglie Garrò-Manavella-Muris, in
mem. di G. D. Mourglia: Peyrot Aido: Boer dr. Silvio.
L. 20.000: Chiesa dei Fratelli;
Jolanda Rivoiro Pellegrini (2 versam.); Bouchard Silvana; Berlin Stefano; Balmas Odette, in
mem, di Giulio Aibarin; Balmas
Odette in mem. di Estella Bonniovanni ReveI; Odetto Jvonne:
Monti Emilia; Reynaud Lea; 0detto Jvonne: Maffeo Angelo.
L. 30.000: Gay Cornelio: Sigg.
Fuga: M.M.L, ricordando Jvonne
Alilo
L. 38.000: N.N.
L. 50.000: Chiesa Felonica a
mezzo coniugi Boer; gli eredi in
mem. di Giuseppe Gaydou; Pons
Luigi (2 vers.): Barbiani M.;
Bertetto Lina; Salvarani Letizia.
L. 58.000: N. N.
L. 100.000: Bertolè Marcella;
Colletta concerto del 13.4.'80: N.
N.; Jolanda Rivoiro Pellegrini in
mem. del papà; N. N.
L. 102.000: N, N. in mem, di
E, Beux.
L. 150.000: Chiesa Valdese di
Losanna: Sorella Luisa.
L. 246.000: N. N.
L. 290.000: N. N.
L. 350.000: N. N.
L. 375.000: N. N.
L. 500.000: N. N.
9
8 agosto 1980
CRONACA DELLE VALLI
PENTECOSTE ’80
Gli antichi mestieri
Pentecoste ’80 ha voluto essere un momento di riflessione dei
membri delle comunità del 3°
Circuito sul loro passato, sul loro presente, in vista di costruire
il futuro
In questo quadro, ha suscitato
un certo interesse la presentazione da parte del sig. Carlo Ferrerò, abitante a Pomaretto, di
34 modellini rappresentanti alcuni dei principali lavori svolti
un tempo nella valle. Gli rivolgiamo quindi alcune domande ;
— Qual è stato il motivo che
l’ha spinta a creare questi modellini?
— Già lo scorso anno avevo
sistemato in un locale in casa
mia tutti i vecchi attrezzi che
erano serviti un tempo a mio
nonno, a mio padre e poi a me;
ma i soli strumenti non sempre
spiegano il modo in cui venivano usati. Per cui ho pensato di
costruire dei modellini in cui
fosse possibile vedere l’esatta
posizione, spesso faticosa, delle
persone che eseguivano il lavoro. Ho poi aggiunto a ciascun
modello una targhetta in patois.
— Perché questa ricerca del
passato?
— Di fronte a grandi cambiamenti di ambiente e di cultura
avvenuti negli ultimi anni, si rischia di dimenticare nel giro di
una generazione quella che è
stata la lotta, la fatica, l’ingegno
con i quali i nostri antenati hanno vissuto. La mia gioventù l’ho
trascorsa facendo quelle attività; sono i miei ricordi più intimi e ci terrei che non andassero
perduti.
— Quale rapporto vede tra
passato e futuro?
— L’ingeniosità delle soluzioni che venivano date ai problemi e che ho cercato di mettere
in evidenza nei modellini, il fatto che spesso i lavori venivano
fatti insieme. Ritengo che queste siano delle indicazioni valide
anche per il futuro ed una risposta al grande individualismo che
regna in questo tempo... e poi,
non penso che si possa guardare
veramente in avanti se non avendo coscienza di ciò che siamo
stati e da dove proveniamo.
— Quali altri progetti ha in
mente di realizzare?
— Anzitutto vorrei continuare
la serie dei modellini ; attualmente quelli presentati a Pentecoste ’80 sono meno della metà di quelli che occorrono per
rappresentare i lavori che si far
covano in valle. Alcuni di questi
lavori sono ancora eseguiti dai
residenti. Contemporaneamente,
sto scrivendo delle varie Società
che erano sorte (mutuo soccorso, del bestiame, della legna
ecc.), delle norme che queste si
erano date, affinché non vengano dimenticate. Spesso sono interpellato dagli alunni delle elementari e dalle loro insegnanti
che fanno delle ricerche, ma i
dati che ricordo vanno molto al
di là di'-'ciò che può essere trasmesso bramite intervista. Per
questo ho pensato di scrivere.
— Nel volantino di presentazione a Pratecoste ’80 Lei cita
anche un 'elastico.'., che per motivi di ingombro non ha potuto
presentarci^.
— Si tratta del plastico del
« Gran Gordon », serie di teleferiche con relativi collegamenti di
carrelli con i quali veniva fatto
scendere il talco dalle cave
estrattive di Sapatlé (Cravelt) e
Malzas fino a Perrero. Questo
notevole e ardito complesso ha
funzionato per ben 70 anni ;
adesso è smantellato e nel giro
di qualche anno si rischia di
perderne il ricordo. Io ho lavorato al suo funzionamento e posso garantire quale importante
strument05v,è stato per l’economia dellai 'mia valle. Penso che
alla prdssijinetoccasione, con opportunij: assqoi^imenti lo potrò
presentai;^ ,r;',
— ^ ^'‘"stand a Pentecoste
’80 chi ii “-rmato di più ed è
parso pii^ i^^jS^essato?
— Anzitutto le persone anziane e di Mèzza età dell’alta e media valle che conoscono ancora
bene la valle ; poi un buon numero di ragazzi che avevo già
visto alle elementari, lavorando
con loro; non si sono invece fermati i giovani, quelli cresciuti
negli anni del boom economico
e delle cose facili. Forse qui vi è
una responsabilità anche delle
famiglie...
Intervista a cura di
Adriano Longo
III CIRCUITO
Domenica 10 agosto, con
inizio alle ore 15 avrà luogo al Colle delle Fontane
il tradizionale incontro delle comimità del III Circuito.
Il past. Domenico Macelli parlerà su: Aspetti dell’Evangelizzazione in Italia.
Tutti sono cordialmente invitati.
Per raggiungere il colle,
dalla provinciale per Prali
raggiungere la località
« Fontane » e da lì proseguire su strada sterrata
fino al colle omonimo.
PRAMOLLO AVVISI ECONOMICI
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Un gruppo di giovani della comunità tedesca di Allbruck, in
visita alle valli con il loro pastore, ha dato un simpatico contributo al culto di domenica mattina con il canto di due inni e
la sera è stata ospite della nostra Corale nella Sala Albarin
con una cena in comune ed una
serata di canti, di proiezioni di
diapositive e di filmine: im incontro di vera fraternità.
Ringraziamo questi fratelli e
sorelle che già ci avevano ospitati nel loro villaggio due anni
or sono e che ora trascorrono
alcuni giorni con noi presso la
Gianavella, i cui locali sono stati gentilmente messi a loro disposizione.
« Ricordiamo la riunione pomeridiana di domemca 10 c. m.
alle ore 15 in località « Castlus ».
Sarà presente il pastore Luciano Deodato il quale ci parlerà delle sue esperienze pastorali
in Sicilia.
Tutti sono cordialmente invitati.
• In questi ultimi giorni abbiamo accompagnato all’estrema
dimora terrena le spoglie morteli di Pina Romano, di anni 79,.
ospite del Rifugio da parecchi
anni ; Ernesto PittavIno, dei Nazzarotti, di anni 74, deceduto dopo una lunga agonia in seguito
ad incidente stradale ; Emilio
Cougn, residente a Volpiano, ma
attualmente ospite di parenti nel
nosl.ro comune.
Alle famiglie nel dolore esprimiamo la nostra fraterna solidarietà e simpatia.
XV Agosto alla Vaccera
(Bagnau di Angrogna)
Alcune case lungo la strada.
INDICAZIONI PER ARRIVARE
La località Bagnau, alla
Vaccera d’Angrogna, è facilmente raggiungibile sia dalla
Val Penice (strada asfaltata)
sia dal Vallone di Pramoiio
(strada non asfaltata). Il parcheggio è previsto sulla cresta della Vaccera; dal bivio
Coutaroun si prosegue 5-10
minuti a piedi e si arriva al
Bagnau. L’incontro si terrà
neiio stesso luogo dove la
comunità celebra periodicamente i culti estivi ali’aperto. È previsto un servizio
d'ordine per il traffico, un
piccolo buffet (thè, dolci...)
organizzato dall’Unione Fem
minile, un angolo con un
po’ di assado e un banco
Claudiana organizzati dai giovani.
In caso di pioggia l’Incontro si svolgerà presso II
Tempio e la Sala Unionista
del Capoluogo.
• Ricordiamo che il culto del
10 agosto sarà presieduto dal nostro futuro pastore: T. Noffke,
mentre quello della domenica
17 si terrà di nuovo all’aperto,
con la predicazione del Moderatore, past. Giorgio Bouchard. Sarà tm momento importante in
cui potremo tutti quanti portare un minimo contributo di testimonianza, quindi è implicito
l’invito a tutti a partecipare numerosi.
È deceduta all’ospedale di Pomaretto la sorella Lidia Sappé
ved. Soulier, all’età di anni 81,
da molto tempo ammalata. Ai
familiari in lutto esprimiamo
tutta la solidarietà profonda e
fraterna della comunità.
Accanto al dolore c’è anche la
gioia, che non sempre sappiamo
cogliere in tutte le sue diverse
manifestazioni: il 17 luglio è nata Katia, secondogenita di Maria
e Bruno Costantin (Bosi); ci rallegriamo con loro ed auguriamo
alla bimba ed ai suoi genitori
una vita serena, fondata sulla fede nel Signore.
• In questi mesi estivi Prar
mollo si ripopola ed è con gioia
che vediamo ogni anno in mezzo
a noi fratelli e sorelle che vengono a trascorrere qui un periodo di vacanza. Quasi ogni domenica, in genere, abbiamo la possibilità di ascoltare predicatori
diversi che ci portano il loro messaggio di speranza, di fede in
Cristo solo, nel corso dei culti
da loro presieduti. Ringraziamo
di cuore il fratello Ugo Zeni
e il pastore della chiesa battista
di Torino, Paolo Spanu, a cui
tra l’altro diamo anche un caloroso benvenuto a Pramoiio, che
hanno tenuto i culti delle, domemche 13 e 27 luglio.
• La domenica 20 abbiamo avu
to in mezzo a noi un gruppo di
giovani svizzeri che ci hanno
portato la loro testimonianza di
fede in modo un po’ diverso,
dal solito, in un culto all’aperto,
mediante preghiere e canti, oltre ad una meditazione. Li ringraziamo, anche per averci dimostrato che non solo dentro
le mura del tempio si può pregare, ma che è salutare « uscire
dal nostro guscio » e non aver
paura di farci sentire dai villeggianti di passaggio. ' ' ""
VILLASECCA
Riportiamo qui di seguito il
calendario delle Giornate Domenicali del mese di agosto: domenica 10: il culto ai Chiotti e la
riunione quartierale a Villasecca
saranno presieduti dal prof. Giovanni Gönnet; domenica 17: il
culto ai Chiotti e la riunione alla Belletta saranno presieduti dal
past. Alfredo Janavel di New
York; domenica 24: la riunione
alla Rivoira Superiore sarà presieduta dal_ prof. Sergio Rostagno; domenica 31: Riunione quarI tierale agli Eiciassie con la partecipazione di un gruppo di responsabili della CEvAA.
Le riunioni quartierali inizieranno tutte alle ore 15.
SAN SECONDO
La decana della nostra comunità, Rostagno Eugenia v. Paschetto, della quale avevamo festeggiato i 98 anni in primavera,
si è spenta il 28 luglio a Casa
Turina. Il suo stato di salute,
accompagnato da una eccezionale vitalità e lucidità di mente
faceva sperare che avrebbe raggiunto il gran traguardo del secolo. Purtroppo una frattura del
femore ha compromesso il delicato equilibrio di quell’età ed ha
posto fine ai suoi giorni, pur
avendo superato bene l’intervento chirurgico. Durante la sua vita, e particolarmente negli ultimi anni durante il suo soggiorno a Casa Turina ha sempre dato la testimonianza di una credente che nutriva la sua fede con
la lettura regolare della Bibbia
e che viveva in comunione con
la sua chiesa, anche quando non
poteva più frequentarne le attività, con la lettura attenta dell’Eco delle Valli e l’ascolto regolare del culto radio. Questa
fede, sempre apertamente manifestata, è stata anche l’occasione
per un contatto più approfondito della comunità valdese con
Casa Turina. I funerali si sono
svoiti il 29 luglio. Rinnoviamo
alla figlia ed alla sua famiglia la
nostra fraterna solidarietà.
CERCASI persona fidata per accudire
casa con bimbo di anni 2 e mezzo.
Garantita indipendenza. Per chiarimenti telefonare Purpura Vincenzo,
Torino 011/326579.
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 83 Nichelino, tei. (011) 62.70.463.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Emilio (Licu) Bertin
desiderano ringraziare tutti coloro
che sono stati vicini al loro caro. In
particolare i medici e il personale dell’Ospedale Civile, i parenti, i vicini di
casa, il Coro Alpino Valpellice, i compagni di lavoro di Albino e il pastore
Platone per il messaggio di fede.
« Beati i puri di cuore,
perché vedranno Iddio »
(Mt. 5: 8)
Angrogna, 1 agosto 1980
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Paolo Bonjour
sentitamente ringraziano quanti so*
no stati loro vicini nella triste circostanza, in modo particolare i Dottori
ed il personale deirOspedale Valdese
di Torre Pollice per le cure prestate al
loro congiunto ed il pastore Bellìon
per il messaggio di fede.
(c Invocami nel giorno della distretta: io te ne trarrò fuori, e tu
mi glorificherai ».
(Salmo 50: 15)
Bobbio Pellice, 26 luglio 1980
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della cara
Eugenia Rostagno
ved. Pasòhetto
ringrazia di cuore tutti coloro che le
sono stati vicino in questa triste ciiv
costanza con il loro valido aiuto e conforto; che hanno circondato d’affetto
la cara scomparsa mentre era in vita,
durante la malattia e nell’accompagnarla all’ultima dimora terrena.
Un grazie particolare al Pastore Davite ed alla Signora, alle sue nipoti,
alla Sig.na Bertea, alla Madre Suor
Livia, a Suor Ottorina, alla Signorina
Alma Bertalot.
S. Secondo di Pinerolo, 29 luglio 1980
COMUNITÀ’ MONTANA
VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8
dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
I OSPEDALE MAURIZI ANO ■ Luserna San Giovanni - Tel. 90884.
Nella notte dei giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso rOSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tel. 932433.
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
DOMENICA 10 AGOSTO
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 5
- Tel. 91374
Luserna San Giovanni: FARMACIA VASARIO - Via Roma, 7 Tel. 909031
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Torre Pellice: martedì chiusa
la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacia Internazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacia Vasario.
AUTOAMBULANZA
' DOMENICA 10 AGOSTO
PIZZARDI - Tel. 91239
Torre Pellice: Tel. 91273
Luserna S. Giovanni: Tel. 90118
o tei. 91288 - Vergnano « Noccioleto »
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S.G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ' MONTANA
VAL CHISONE-GERMANASCA
GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedi ore 8,
dalle ore 14 della vigilia del
giorni festivi alle ore 8 del giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8.
II recapito dbl servizio è presso
la CROCE VERDE di Porosa Argentina ■ Tel. 81.000.
FARMACIE DI TURNO
DOMENICA 10 AGOSTO
Farmacia di Pinasca
Le farmacie di Perrero e Fenestrelle nel mese di agosto rimarfanno anche aperte la domenica dalle 8.30 alle 12.30.
AUTOAMBULANZA
Croce Verde Pinerolo - Tel. 22864
Croce Verde Porte - Tel. 74197
Croce Verde Porosa - Tel. 81000
10
10
8 agosto 1980
V CAMPO FEMMINISTA DI AGAPE
La politica delle donne
Temi non nuovi ma stimolanti, approfonditi ma non certo risolti
hanno caratterizzato questa tappa del movimento femminista
UNA DICHIARAZIONE DI AMNESTY
Letale l’aiuto
USA a El Salvador
Dal 9 al 17 luglio si è tenuto
ad Agape il quinto campo femminista col tema scelto dal campo precedente « La Politica delle donne ». Ci eravamo proposte
di tentare un momento di analisi, di fare un bilancio, di esaminare alcuni dei nodi di quella
che è una prassi femminista nella politica, e di quale è stato,
quale è e quale sarà la prassi
politica del movimento femminista. Un progetto ambizioso che
richiedeva la partecipazione di
chi lavora nei collettivi, nei consultori, nelle case per donne picchiate, nelle iniziative culturali
tipo librerie, case editrici, stampa femminista, ecc.
Le novanta a cento donne che
sono venute al campo dalla Germania, Francia, Italia, Norvegia,
Portogallo e Svizzera si sono divise in gruppi eterogenei per stabilire insieme in base alle esigenze ed esperienze di ciascuna
come articolare la discussione
durante il campo. Due gruppi
molto numerosi hanno preferito
mantenere il tema generale mentre due gruppi lavoravano su temi più specifici: 1) come possiamo organizzarci per reagire alla
guerra che lo stato combatte
contro il dissenso (prigionieri
politici, tortura) e 2) condizionamenti religiosi, senso di colpa;
la famiglia e alternative ad essa.
Uscire dallo specifico
femminiie
Come prevedibile, le relazioni
finali differivano enormemente
Luna dall’altra. I pimti d’incontro erano pochi ed è difficile
scorgere un filo comune nelle tematiche dei vari gruppi. Il primo gruppo ha posto come sfida
a tutte: se vogliamo cambiare la
situazione della donna nella società dobbiamo, come movimento, uscire dallo specifico femminile (aborto, contraccettivi, ecc.)
e fare politica globale (ma non
tradizionale). E dunque affrontare un’analisi del potere, il problema della pace, degli armamenti, del nucleare (problema
che vede un gran numero di donne mobilitate in Germania che
ci chiedono fra l’altro cosa aspettiamo noi italiane a muoverci).
Una differenza sostanziale veniva fuori nel confronto tra le
iniziative prese in Germania e in
Italia in questi anni, differenze
determinate dalla organizzazione
dei rispettivi stati. Il movimento
italiano ha puntato sulla statalizzazione delle iniziative prese
dalle donne, vedi consultori, contando sulla partecipazione e controllo delle donne. « Chiediamo
un servizio pubblico per tutte ».
In iniziative analoghe in Germania, per esempio le case per le
donne picchiate, il movimento (o
Comitato di Redazione; Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Marco
Pasquet, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella ¿baffi, Liliana Viglielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante ■ Torino.
Direttore Responsabile :
FRANCO GIAMPICCOLI
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220 . doni 80 - economici 150 per
parola.
Fondo di solidarieti ecp 11234101
intestato a « La Luce : fondo di solidarietà », Via Pio V 15 - Torino.
«La Luce»: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
meglio, una parte di esso) rifiuta la pesante interferenza dello
stato nelle cose autogestite, vedendo in essa il tentativo di ricupero del dissenso, di reintegrazione dell’emarginata, della
schedatura di stato per via istituzionale. Anche in altri casi si
è verificata la necessità di adeguare le forme di lotte a seconda
della natura dello stato con cui
si ha a che fare.
I condizionamenti
reiigiosi
Il gruppo numero due è rimasto più sul piano personale essendo un gruppo molto omogeneo (troppo forse), facendo un
confronto tra i condizionamenti
religiosi cattolici, luterani ed
evangelici nel nostro comportamento, nel senso di colpa verso
la famiglia per qualsiasi impegno che distolga tempo da essa,
nel rapporto col proprio corpo,
nel modo di vivere la sessualità.
Si sono scoperte somiglianze e
differenze, ma soprattutto abbiamo constatato quanto siamo
lontane da essercene liberate.
Il desiderio di trovare forme
alternative alla coppia tradizionale era comune a tutte le varie
esperienze in comunità e comuni. Ancora una volta si notava come queste iniziative siano
più diffuse laddove è minore il
problema della casa, dove è possibile cambiare lavoro, ecc. Si è
parlato a lungo del 'lavoro uguale emancipazione’ in questi termini: sempre più donne lavorano fuori casa, ma è sufficiente
questo fatto perché cambino i
ruoli aH’intemo della coppia-famiglia? Oppure vuol dire che la
donna ha ed avrà il diritto-dovere di fare il doppio lavoro (vedi
per esempio la Russia dove lavorano l’80% delle donne fuori
casa, ma questo non ha provocato una riorganizzazione nella
distribuzione dei lavori di casa,
ecc.). Come far sì che cambi
realmente il ruolo ancora subalterno che occupa la donna nella
famiglia? E’ molto sentita la necessità di analizzare meglio i
meccanismi del potere aU’interno della coppia, anche quelli apparentemente paritari.
« Partire da noi »
Un problema centrale ha caratterizzato il lavoro dei due
gruppi sul « tema generale »:
quello dei rapporti tra noi donne, delle difficoltà di intenderci,
di ascoltarci, di accettarci realmente, di capire il perché delle
gelosie, delle prevenzioni, degli
schematismi e dei conseguenti
conflitti. Per poter lavorare insieme, per poter confrontarci
realmente è necessario volta dopo volta capire fino in fondo cosa vuol dire « partire da noi ».
Questo processo per quanto coinvolgente e fondamentale non
può essere trasposto in una relazione. C’è stato un tentativo di
andare oltre nell’analisi dei nostri desideri reali rispetto a quelli finora espressi; in particolare,
il rapporto tra autonomia e dipendenza, sia nella coppia che
nel gruppo. Nascosto dietro la
nostra ricerca dell’autonomia c’è
la nostra paura delle altre, la
paura di essere noi stesse, mostrando anche il nostro desiderio di dipendenza. La paura di
non essere accettate, amate, se
esprimiamo anche i nostri desideri di dipendenza, falsifica i
rapporti e limita la nostra libertà.
Temi non nuovi, ma stimolanti perché non sufficientemente
approfonditi e tanto meno risolti. E da qui si partirà Tanno
prossimo in un ulteriore tentativo di andare a fondo su cosa
vuol dire realmente « Partire da
noi ».
Judith K. Elliott
Anmesty International ha dichiarato a metà luglio che la proposta assistenza degli Stati Uniti a El Salvador per la sicurezza potrebbe far aumentare i molti assassinii e torture di contadini e di sospetti oppositori del
governo di quel paese. L’Organizzazione Internazionale per i Diritti dell’Uomo riferisce di aver
scritto al Segretario di Stato
Edmund Muskie esprimendo il
proprio sgomento per la proposta di questo tipo di assistenza
che TAmministrazione ha presentato al Congresso.
Dall’inizio di gennaio, quando
gran parte del governo di El
Salvador ha rassegnato le proprie dimissioni motivandole con
le violazioni dei diritti dell’uomo, dice la lettera, « almeno
2000 salvadoregni sono stati uccìsi o sono ’’scomparsi” mentre
si trovavano nelle mani delle
forze di sicurezza ordinarie ed
ausiliarie. Molti di essi sono stati torturati e selvaggiamente mutilati — scorticati, decapitati,
braccia tagliate a pezzi ».
La lettera cita quanto dichiarato da fonti ecclesiastiche di El
Salvador, secondo le quali le persone son state uccise perché sospettate di appartenere a gruppi di opposizione, a leghe contadine o a sindacati. Fa notare che
Tuocisione di pazienti e di personale medico ha provocato uno
sciopero nazionale dei medici.
« Dato quanto è avvenuto »
dice la lettera « è certamente ragionevole aspettarsi che un’assistenza volta a migliorare le capacità operative del sistema di
sicurezza salvadoregno, e che
prevede assistenza materiale e
addestramento, possa contribuire a peggiorare la situazione dei
diritti dell’uomo in quel paese ».
La lettera esorta il sig. Muskie ad esaminare i rapporti sulle violazioni dèi diritti dell’uomo a El Salvador fatti da Amne
sty International, dalla Commissione Salvadoregna per i Diritti
dell’Uomo e dalle Organizzazioni della Chiesa Cattolica, ed a
riconsiderare l’assistenza proposta.
Per Tanno fiscale 1981 gli Stati
Uniti hanno proposto un’assistenza per la sicurezza — che
comprende attrezzature e addestramento — per un valore di
circa cinque milioni e mezzo di
dollari, che contribuirà a rafforzare i militari salvadoregni nelle
proprie operazioni per la sicurezza interna.
Lo scorso marzo. Amnesty International aveva dichiarato che
ad El Salvador era stata lanciata una campagna di assassinii e
rapimenti contro i contadini. La
Organizzazione aveva riferito come truppe e forze paramilitari
inviate nelle zone rurali ufficialmente per effettuare un programma di riforma agraria avessero ucciso centinaia di uomini,
donne e bambini.
Nello scorso febbraio. Amnesty
International aveva manifestato
al Governo degli Stati Uniti la
preoccupazione che le notizie su
un aumento delTaiuto alle forze
di sicurezza interna salvadoregne
avessero coinciso con la repressione, sostenendo che Tassistenza avrebbe potuto condurre ad
un aumento delle violazioni dei
diritti dell’uomo.
In una lettera al vice segretario
di stato Warren Christopher del
29 febbraio, l’Organizzazione
aveva chiesto informazioni ufficiali sulle notizie stampa secondo le quali, in risposta ai disordini politici a El Salvador,
l’assistenza degli Stati Uniti sasebbe aumentata, anche con
squadre di addestramento per le
forze armate ed attrezzature per
la sicurezza.
Amnesty International riferisce oggi di non aver ricevuto
alcuna risposta a questa lettera.
UNA PRESA Di POSIZIONE DEL MIR
Servizio civile in pericoio
La situazione del Servizio Civile alternativo al servizio militare si sta facendo sempre più
critica nel nostro paese. Come è
noto dopo una lunga lotta dei
movimenti nonviolenti nel 1972
veniva approvata la legge 772
che, sia pure con molto ritardo
nei confronti di altri paesi democratici, regolava il problema
della obiezione di coscienza. Il
progressivo aumento degli obiettori di coscienza (si è passati
da poche unità ai tre-quattromila odierni) e le positive esperienze del lavoro di servizio civile in
varie parti d’Italia hanno creato
non poche preoccupazioni negli
ambienti del Ministero della Difesa.
In particolare sono comparse
circolari ambigue, come quella
detta dei « 26 mesi » che ha rappresentato una strozzatura del
Servizio Civile, gli enti convenzionati non sono più in grado di
programmare la presenza degli
obiettori di coscienza nel loro lavoro. Nel frattempo alcune sedi
che chiedevano di essere convenzionate vedevano scomparire
la loro domanda e sono tuttora
in attesa di una risposta.
Sull’attuale situazione del Servizio Civile Sereno Regis del
MIR ha rilasciato questa dichiarazione:
« Un fatto ben più grave è stato rilevato in questi ultimi mesi:
la decisione (non si è ancora saputo "perché" e "da parte di
chi") di sospendere "sine die”
l’autorizzazione ed il contributo
per la organizzazione dei Corsi
di Formazione, cioè di quel momento qualitativo e qualificante
che il movimento degli obiettori di coscienza si era dato per
assicurare una base di preparazione sociale e politica a coloro
che dovevano inserirsi in realtà
spesso difficili, in analogia ai
C.A.R. (Centro Addestramento
Reclute).
Poiché diversi enti, soprattutto quelli di base, hanno dichiarato che non intendono per ovvii
motivi avvalersi di obiettori di
coscienza che non abbiano seguito un Corso di formazione, di
fatto si viene a paralizzare il Servizio Civile proprio in quegli
enti che maggiormente lo avevano apprezzato e garantito. La
conferma di questa linea limitativa si è avuta in occasione di un
incontro tra i funzionari del Ministero della Difesa ed il Presidente Nazionale del MIR (Movimento Internazionale della Ri
conciliazione), uno dei movimenti che più si era battuto per l’ottenimento della legge e che ha
dato e dà la copertura a centinaia di obiettori di coscienza, incontro svoltosi il 2 luglio e risoltosi con un ennesimo nulla di
fatto.
La situazione è pertanto oggi
in fase di stallo. Il nuovo ministro della Difesa Lagorio ed il
sottosegretario Ciccardini, oggi
impegnati a risolvere il problema dei finanziamenti alla NATO,
che giustamente hanno provocato la presa di posizione del movimento Pax Christi e di quanti
credono che i problemi si risolvano con strumenti di pace (ca
se, lavoro, ecc.) e non di guerra,
avranno il tempo di mettere in
discussione con i movimenti interessati le varie proposte di
legge presentate al parlamento e
in particolare dalla sinistra indipendente, DC, PR?
E’ impressione comune che si
tenda a punire il Servizio Civile,
così come oggi è stato avviato,
per trasformarlo sempre più (in
parte lo è già) in uno strumento
funzionale al sistema (assegnazione a enti burocratici di stato
o decentrati) con il risultato di
eliminare un Servizio Civile dialettico ed autogestito e di sostituirlo con un servizio gerarchico senza stellette, che ridurrà
anche la possibilità di nuovi posti di lavoro ai giovani.
Vogliono i responsabili politici del settore della Difesa chiarire la loro posizione, andando
a risolvere le contraddizioni in
atto nei burocrati del Ministero
che gravi ripercussioni hanno là
dove necessita un vero Servizio
Civile?» (ADISTA).
nostri giovani
(segue da pag. 4)
fede operante per mezzo dell’amore.
Giovani, giovanotte, nelle vostre Comunità ci sono degli anziani che han sofferto a motivo
del Vangelo e della testimonianza resa a Cristo in tempi contrari. Oggi c’è libertà di pensiero, di religione, di azioni legittime ma molti di quei Fratelli e
Sorelle, data la loro tarda età e
gli acciacchi, non possono, come
vorrebbero, essere attivi. Siatelo
voi, supplite voi alle loro deboli
forze, proseguite il loro buon
combattimento della fede, conducete delle anime a Cristo perché udendo TEvangelo della Grazia di Dio, si convertano e diventino nuove creature.
Permettete, ora, ad un ottantaquattrenne, di proporvi alcune
mansioni pratiche da compiere
nel tempo libero, con l’aiuto fi
nanziario della Cassa Assistenza
locale.
1) Confortare dei malati degenti all’Ospedale.
2) Visitare i carcerati. Piccoli doni di frutta, biscotti, bevande analcoliche, opuscoli e
giornali, sono da essi accettati
con riconoscenza.
3) Collaborare coi Monitori
alla festa dell’Albero di Natale,
adornando un bell’abete e confezionando, col fondo « Fiore Natalizio » pacchetti-doni per la
gioia dei bambini.
41 Accompagnare i piccini
alla Scuola Domenicale quando
questa non si fa all’ora del Culto.
5) Organizzare per la Comunità e i « simpatizzanti » almeno
una gita annuale in campagna
o al mare concludendola con un
Culto all’aperto di Evangelizzazione e distribuzione di opuscoli.
6) Preparare una o due se
rate ricreative all’anno con giochi, recite e letture, per la Comunità e gli amici esterni.
7) Programmare un servizio
di macchina, molti giovani sono
motorizzati, per condurre in
chiesa gli anziani e i malfermi.
8) Tenere aperto il locale di
Culto un paio di ore al giorno
ed essere pronti a dare spiegazioni e stampati evangelici ai visitatori occasionali.
9) Curare le bacheche, quella
accanto alla porta della chiesa e
quella che si può collocare in una
via centrale o piazza previa autorizzazione della Questura.
Giovani, le nostre comunità e
i nostri pastori hanno bisogno
di voi, dei vostri suggerimenti,
dei vostro entusiasmo, della vostra cooperazione. L’Eterno sia
la sorbente della vostra giovinezza, Gesù Cristo il vostro Maestro, TEvangelo la vostra insostituibile norma di fede e di vita e lo Spirito Santo la vostra
forza e il vostro gaudio.
Francesco Cacciapuoti