1
ECO
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICB
(Torino)
DELLE VALLI VALDESI della Chiesa Valdese
Anno XCIV - Num. 20
Una copia Lire 4tt
ABBONAMKNi
f Eco: !.. 2.000 per ¡’interno
• L. 2.800 per l’estero
'pe<li>!Ìone in abbonamento poetale . I Gruppo
Cambio di indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE, 15 Maggio 1964
Clindiana To*c® Pellico • C.C.P. 2 17557
PENTECOSTE 1961
Un esame di coscienza
Un messaggio dei Presidenti del
Consiglio Ecumenico delle Chiese
Come ogni anno, in occasione della Pentecoste, quando la Chiesa tutta quanta ricorda
la venuta dello Spirito Santo e la propria fondamentale unità in Cristo, i Presidenti del Consiglio ecumenico delle Chiese hanno rivolto un messaggio alle 209 Chiese-membri. Questo
testo sarà letto nei sei continenti, in molte lingue, nel corso dei culti celebrati dai protestanti,
dagli anglicani e dai vecchio-cattolici il 17 maggio, dagli ortodossi il 21 giugno. Pure la stampa
e la radio lo diffonderanno. Eccone il testo:
« Lo Spirito dell’Eterno riposerà su lui: spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di forza, spirito di conoscenza e di timor delì’Eterno ». Così parla il profeta Isaia (11: 2-3) e i cristiani di ogni tempo
hanno dato una sola e medesima interpretazione a questa profezia : in Gesù
Cristo sono i sette doni dello Spirito ed è il Cristo risorto che li ha trasmessi ai suoi, alla prima Pentecoste.
Più che mai, questi medesimi doni sono indispensabili al nostro mondo, in preda allo smarrimento, alla violenza, al disordine, alle cieche sicurezze. Bisognerebbe che il nostro mondo potesse attendere questi doni della Chiesa di Gesù Cristo, anche là dove essa è insignificante e senza risorse.
« Argento nè oro non ne ho; ma quello che ho, te lo dò: in nome di Gesù
Cristo di Nazareth, alzati e cammina ». Ahimè, troppo spesso da altri segni può individuarci il mondo: lo spirito d’oscurantismo e d’indecisione,
lo spirilo di eloquenza facile e di ripiegamento egoista, lo spirito di timore, non già del Signore, ma degli uomini.
La parola che nella Bibbia ci viene rivolta ci offre il correttivo necessario di queste deviazioni. La Bibbia ci parla infatti al tempo stesso della
nosira dipendenza assoluta nei confronti di Dio e delle innumerevoli possibilità offerte alla natura umana assunta e restaurata dall’unico Figlio di
Dio. Non è un caso che molti cristiani, individualmente o a gruppi, stiano
riscoprendo la loro unità nello studio approfondito della Scrittura. Esortiamo quindi tutte le Chiese-membri a perseverare nel loro sforzo di diffusione, d’interpretazione e d’uso della Bibbia, in modo che la sua ricchezza,
lungi dall’essere considerata cqme un fatto acquisito, acquisti un valore
nuovo agli occhi dell’attuale generazione.
Ad ogni Pentecoste Dio chiama l’intero suo popolo a fare un esame
di coscienza.
Quest’anno, ogni comunità si domandi se ha preso a cuore quanto ha
aff ermato la Conferenza di « Fede e Costituzione » a Montreal : è necessario realizzare l’unità sul piano locale per condividere veramente i doni di
Dio; e quanto ha affermato la Conferenza missionaria di Città del Messico:
ogni chiesa locale è chiamata a manifestare l’amore di Dio in Cristo con
la sua testimonianza e il suo servizio reso al mondo circostante.
Se vogliamo ricevere i doni dello Spirito, dobbiamo tornare alla loro
Fonte e pregare, con umiltà ma con fiducia : Vieni, Spirito Creatore, e rianima in noi la pienezza dei doni che già abbiamo ricevuto. Soltanto in questo modo potremo trasmettere ai nostri amici e agli ambienti in cui viviamo, alle nostre società e alle nostre nazioni, qualcosa di questa sapienza e
di questa intelligenza, di questo giudizio e di questa forza, di questa conoscenza, di questa pietà e di questo timore che nascono dalla comunione
con Dio.
I Presidenti del Consiglio ecumenico delie Chiese:
Arciv. Michael di Canterbury
Arciv. Jakovos, New York
Sir Francis Ibiam, Enugu
Princ. D.G. Moses, Nagpur
Pres. M. Niemòller, Wiesbaden
J. H. Oldham, St. Leonards
Charles Parlin, New York
Come ricordato pure ultimamente da un articolo del Moderatore £. Rostan, ci avve
ciniamo alla Assemblea generale dell'Alleanza Riformata Mondiale,
a Francoforte sul Meno nel prossimo agosto; il suo tema sarà: Vieni, Spirito
creatore!”. Ci proponiamo, nelle prossime settimane, di pubblicare a capitoli lo studw
introduttivo che l’A.R.M. ha diffuso fra le Chiese-membri, e che purtroppo non ha
potuto essere pubblicato pure in italiano (ne sono disponibili copie, in francese, presso
ia Claudiana, al prezzo di L. 100 cad.); questo, sia affinchè i nostri delegati espnmano
in qualche modo la meditazione delia nostra Chiesa e siano sostenuti, nei lavori, dalle
sue preghiere, sia affinché i resoconti che ce ne verranno offerti non siano puramente
notizie di cronaca ma semi gettati in un terreno già lavorato.
la fede della Chiesa nello Spirito Sanie
(T) Vieni,
Spirito Creatore
La vera compa^one non ha certo
bisogno di giustificazione teologica.
Per chi è molto occupato a fare del
bene, la teologia può sembrare una
perdita di tempo. Eppure gli capita di
domandiarsi se le buone azioni ohe
compie sono davvero giuste. Porse un
giorno sarà tormentato dal penderò
che qualcosa in lui non è giusto, anzi
fondamentalniente falso, squilibrato,
(I non giustificato ». Ovvero scopre la
straordinaria, implacabile forza del
male nel mondo, che si richiude su di
lui da ogni parte. Allora i problemi
della fede riprendono il loro senso.
E’ chiaro che ai ^omi nostri non
possiamo evitare di domandarci se
rimmagine di Dio che portiamo In noi
non è fatta unicamente di immagini
inventate da noi stessi o da altri. E’
cosa che non si può neigare sul piano
della riceroa psicologica. Come potremmo concepire una presenza di Dio ohe
ci soddisfi emozionalmente, se non
servendoci delle immagini della matemità e della paternità, dell’azione
creatrice e della grandezza morale?
Queste immagini fanno parte integrante del nostro essere come il nostro volto e le nostre dita. Inoltre, se
Dio esiste, sotto quale altra forma più
appropriata potrebbe venire a noi se
non «nella carne», in modo che la
nastra intelligenza, la nostra vista e
il nostro udito non àano toccati in
modo superficiale, bensì, nell’ìntimo
dell’esseaoe nostro, le nostre emozioni e il prodotto della nostra immaginazione sono più prodigiosi e intensi, nel loro mistero?
A dispetto dello sviluppo eccezionalmente vasto della scienza nell’epoca
moderna, non abbiamo fatto che intravvedere la natura della disponibilità dell’uomo nei confronti di Dio, la
sua condizione di creatura e la sua
attività creatrice. Fotremmo tuttavia
cercare fino alla fine dei tempi, senza
per questo avvicinarci affatto alla realtà di Dio, nè alla verità ultima relativa all’uomo. L’incarnazione non è invenzione dell’uomo ma rivelazione di
Dio. Quando affrontiamo la dottrina
dello Spirito Santo, quindi, i proiettori sono nettamente diretti sull’uomo,
ma è Dio l’oggetto per eccellenza della nostra ricerca.
Non dimentichiamo che talvolta, si
è posto talmente l’accento sul tentativo di definire Effo, ohe è stato piuttosto dimenticato il latto che egli viene all’uomo; oppure, quando questo
tentativo si è rivelato inconcludente,
la realtà dello Spirito di Dio è stata
spesm ricondotta a esperienze esaltanti, a una sorta di codice morale,
a un deposito di « verità » biblica ispirata, a una tradizione di autorità sa
La Costituzione Italiana
e il ripudio della guerra
Ogni qual volta si parla della necessità di
un'azione pacifista, la risposta che viene data è questa : « Ma qual’è lo Stato che desidera la guerra?! » Così pare che tutto sia
già risolto, ed ogni iniziativa superflua. Non
solo, ma il perfetto conoscitore della nostra
Costituzione aggiungerà : « ...e pensate che
anche la Costituzione Italiana ripudia la
guerra in uno dei suoi articoli... ». Pensiamo
possa interessare tutti coloro che non credono airaffermazione semplicistica sopracitata,
conoscere fino a qual punto la Costituzione
Italiana rinuncia alla gueira e fino a qual
punto costituisca una garanzia di pace l avere nella Costituzione un articolo sul « ripudio
della guerra ». E’ in tal senso che consigliamo la lettura del libro di M. B. Valsassiiia, libero docente di diritto costituzionale
airUniversità di Bologna, di cui qui diamo
una breve presentazione.
Quasi tutti, in questi ultimi anni, abbiamo constatato che l’attuale Costituzione si
trova al centro di forze politiche non solo discordi, ma anche contrastanti; sappiamo quale triste compromesso ne sia il risultato. Si
rileva anzitutto come certe dichiarazioni di
* Marino Bon Valsa.ssìna : Il ripudio della
guerra nella Costituzione Italiana. Cedam,
Padova, pp. 119, L. 800.
principio — il cui testo è volutamente generico, impreciso e a volte ambìguo — ci presentano la coesistenza di orientamenti ideologici contrastanti tra i costituenti. L'incertezza del nostro diritto costituzionale (ved.
ad es. questioni relative alla giurisprudenza)
c in gran parte dovuta proprio a questo aspetto « pluralistico », « ambiguo » e « composito » della mostra Costituzione. Il libro prende
subito in esame l'art. 11: «L’Italia ripudia
la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con altri stati,
alle limitazioni di sovranità necessarie ad un
ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le
organizzazioni internazionali rivolte a tale
scopo ».
Occorre subito notare che l'esigenza di condannare la guerra, che ha ispirato quasi tutti i costituenti l’Assemblea nel redigere l’art.
11 trova la sua spiegazione in una reazione
comune e generale alla guerra perduta. Le
disposizioni contenute nell’ art. 11 hanno
'‘senz’altro valore attuale, poiché per la loro
applicazione occorre solo un po’ di decisione
e buona volontà — ci fa osservare l’autore
____ ed infine esse si coniugano al presente indicativo. Tali nota si rendeva necessaria poi
ché alcuni scrittori contemporanei hanno fatto no-lare che sebbene moki a-rticoli della Costituzione Repubblicana usino nelle forme
verbali il tempo presente quegli stessi articoli
dovrebbero in realtà leggersi al futuro non
essendo possibile Tapplicazìone concreta fino
a quando ¡'attuale situazione « borghese »
della società italiana non sia trasformata.
Sul piano giuridico cade la necessità o anche
l’opportunità di tale mutamento e lo scrittore lo dimostra ampiamente e con facilità nei
primi capitoli del libro.
Tra gli scopi del libro emerge quello di
una chiarificazione sul significato dell’apporto di pace che l'Italia ha fatto suo con l’art.
11 della Costituzione. Se la guerra é coeva,
contemporanea, dell'umanità, non meno antica é la reazione delle persone ragionevoli agli
orrori e alle rovine che la guerra porta con
se. I filosofi ne hanno dimostrato la inutilità
e i riformatori religiosi hanno trasferito nelle
coscienze questi concetili; gli scritti suiU’ar
gomento sono aumentati; non potendo però
fare uii riassunto di ciascuno d’essi e vederlo
nella luce delTart. 11, l’autore si limita —
e non è poco — a mettere in rilievo alcune
costanti comuni, isolando certe linee tipiche
di questo sviluppo.
(segue in 2“ pagina)
cerdotale o di costume saciamentaJe,
alla formiulaziane dotta di una convinzione o alla potenza di movimenti
sociali che hanno modellato la storia.
Oggi numerosi sono coloro che sono
siati portati a comprendere che tutti
questi modi d’espressione non costituivano forse più che deboli segni del
Tecce^lsa maestà e del profondo amore
di Dìo. Queste «risposte» sono divenute acque stagnanti, circondate di
scintillanti ruscelletti di grazia ohe
scorrono attorno e si allontanano.
Può darsi persino che nella Chiesa,
oggi, non desideriamo più Dio. Se così
è, ci accontenteremo di surrogati di
nostra fabbricazione. In caso contrario dovremo seguire una via diffìoile,
ma quanto più eflicace ! Dobbiamo
trattare tutto questo problema dello
Spirito di Dio ponendoci sul piano
della confessione di fede, della con
Nei giorni scorsi si è svolta a Roma
la Conferenza annuale della Chiesa Evangelica Metodista d’Italia. Speriamo avere presto il resoconto dei
lavori e ci aug;uriamo, intanto, che
siano stati buoni e fecondi, sia nello
sguardo dato all’opera compiuta nell’anno che si è concluso, sia nella prospettiva di quella che sta ora davanti
alla Chiesa soreila.
fessione, da parte della Chiesa^ della
sua fede in Dio, che si è rivelato egli
stesso e che continua a farsi conoscere in Gesù Cristo (v. Giov. 15 26-27 e
1 Giov. 4). Tale confessione di fede
non può limitarsi a semplici professioni di fede orali, a dichiarazioni, a
forme cultuali. Con questa confessione l’uomo rende testimonianza all’a
more di Dio, e lo fa mediante la sua
vita intera. Lo Spirito lo libera da
una pietà legalista e isolata, da tutti
gli intralci dello spirito umano, siano
« religiosi » o « profani ». Diviene parte integrante della oomìinità degli uomini e delle donne che insieme si formano alla vera sollecitudine reciproca e alia vera «presenza al mondo»ir una parola, entra nella comunità
dei popolo di Cristo. Come trattare
dunque questo proWeina realisticarrtente, se non considerandola come la
confessione personale di cristiani, una
confessione che assi pronunciano
quando si sforzano di vivere in seno
alla -vera comunità della Chiesa cristiana? Come cominciare, se non domandandoci una volta di più, ma grazie a Dio in un modo nuovo, più soddisfacente, che cosa significa essere
cristiani?
E’ forse utile tentare di dare una
risposta preliminare e di centrare
quindi la discussione su questa do
manda. Da un Iato, dunque, essere cri
stiano significa esser reso capace, in
risposta a <dò ohe Dio ha compiuto in
Cristo, di confessare — con tutto l’essere suo — che lo « Spirito Creatore »
viene e di pregare per la sua venuta.
Ma ohe cosa significa, questo, per un
cristiano? nei termini della testimonianza neotestamentaria da cui deve
in qualche modo desumersi ogni testimonianza autentica nella Chiesa, che
cosa possono significare queste tre parole : «'Vieni, Spirito Creatore!»? Di
rrim’acohito questa domanda può par
lere un po’ artificiale; e tuttavia, più
vi si riflette più si è portati a riconoscere con quale straordinaria esattezza queste tre parode riassumono tutto
ciò che va detto circa i raptporti fra
Dio e l’uomo.
Le parole « Vieni, Spirito Creatore ! » costituiscono la prima frase di
un antico inno- cantato tradizionalmente nelle chiese, a partire dal IX
sec. in occasione di culti di con^crazione e di altre solennità. Per ciò che
ci riguarda, il resto dell’inno e la sua
storia non hanno molta importanza,
poiché il nostro compito è dì informarci sullo Spirito stesso Chi è?
La breve risposta di II Cor. 3; 17 è
straordinariamente chiara : è « il Signore » ! E’ Dio stesso — non im’estensione di Dio nè un semplice messaggero di Dio, ma Dio stesso : « il Dio
vivente» (notate le diverse utilizzazioni di quest’espressione in Matt. 16:
16; Atti 14: 5; 2 Cor. 3: 3 e 6; 16; 1
Tim. 3: 15 e 4; 10; Ebr. 9: 14 e 10:31)
Tutto il Nuovo Testamento rende te
stimonianza a questo fatto e al suo
realizzarsi nella vita della Chiesa. Lo
Spirito non è parte dell’ordine naturale, nè è schiavo della Scrittura ; ncn
è neppure proprietà della Chiesa, nè
proprietà personale di alcuno. Non è
legato ad alcuna parola e ad alcuna
azione che possiamo concepire, ma è
libero e sovrano. Quando viene, srtaappa il vedo che copre il nostro volto
affinchè possiamo vedere lo splendore di Dio, e là dove tdene sorge nella
vita deiruomo la libertà di essere veramente umano La sua autorità è la
sola a conferire alla Chiesa la -vita,
il movimento, l’essere.
Poiché è il Signore, è lo Spirito
Santo. V’è talvolta qualcosa di inquietante e di improw-iso, nella sua
venuta, come nel vento, nel lampo,
nel fuoco. Ma v’è pure il silenzio profondo, insondabile e eterno dal seno
del quale d trasmette la Parola di
Dio, soffia nel mondo la vita e porta
santità e insieme pienezza nel caos
dedd’umanità.
Dio è Spirito. Non è sottoposto alle
condizioni della «carne», non è limi
tato nè dal lìeocato nè dalla morte nè
dalie dimensioni delio spazio e del
tempo, come avviene per l’uomo (v.
Giov. 4: 24 e Gal. 4: 21 - 6: 10).
Eppure Dio non si tiene a distanza.
In Cristo lo vediamo come il Dio a
portata di mano, che si occupa della
sua. creazione e la redime. E’ Spirito,
lìbero di scegliere <àò ohe sai>à, dinamico nella sua trasformazione del
mondo, di età in età. Tuttavia egli
chiede pure la riisposta dedl’uomo e
gli dà il potere di modellare la storia.
In Cristo lo vediamo come il Padre
che crea gli uomini per fame i suoi
figli e stabilire con loro strette relazioni peirsonali (v. Ròm. 8: 14-17 e
Gal. 3:^-4: 7).
Ciò che la Chiesa si è messa a chiamare lo Spirito Santo non è dunque
un’astrazicne, anche se le nostre formulazioni trinitarie possono talvolta
dare quest’impressione. Ita sua presenza è la presenza personale del Dio
Santo che è Spirito e porta la santità.
Ci sarebbe da dire più sulla persona
di Dio ohe sui suoi rapporti personali con gli esseri umani. L’essenziale,
tuttavìa, è di sapere come lo vediamo
in Cristo; è certo per questa ragione
che il Nuovo Testamento paria raramente di Dio in quanto Spirito, se
non in questi termini. Poiché v’è un
« Cristo » eterno in Dio, nel quale egli
-tende la mano allumo per liberarlo
dalle limitazioni del pec^to e della
morte, v’è pure uno «Spirito Santo:)
eterno nel quale questa intenzione e
questo gesto si attualizzano nelle nostre vite. Còme avrebbero potuto i primi cristiani, profondamente impressionati dalla presenza personale di
Dio. concepire lo Spirito Santo se non
esattamente come concepivano il « Padre » e il « Piiglio »? come avrebbero
potuto considera-rlo se uon come una
« persona »? e come possiamo considerarlo se non cos\ noi pure?
(continua) Terence Tice
Benvenuto
Bienvenida
(S.P.P.) Benvenuto, Bienvenida, ecco i
titoli in italiano e in spagnolo dall'opuscolo d’ospitalità che il Centro sociale prolestante di Losanna ha pubblicato in collaborazione con le autorità cantonali competenti. i organizzazione cattolica "Charitas” e le
U.C.D.G., su iniziativa di un industriale
vaudese. Malgrado la Svizzera non possa rinunciare (Ma mano d’opera straniera, si riscontra spesso nel paese un comportamento
reticente di fronte al lavoratore itediano o
spagnolo: perciò il Centro sociale protestante di Losanna ha pensato che, nel quadro di una politica d'ospitalità, suo primo
compito era la pubblicazione di quest’opuscolo.
Ravvivato da belle illustrazioni, l’opuscolo contiene quattro elementi fondamentali: una parola di benvenuto redatto da un
alto funzionario della economia vaudeser lo
presentazione della Svizzera c del Cantone
del Vaud, numerose informazioni utili, in
fine una parola d’incoraggiamento redatta
da due compatrioti, italiano e spagnolo.
2
pag. 2
15 maggio 1S64 — N. 20
Lr
e il ripudio
Italiana
CONVEGNO PASTORALE A VITTORIA
[continua dalla P pagina)
a) • la netta dislinzioiie "tra « pacifismo moderato D (o internazionale) e pacifismo vero e
proprio, così detto « integrale ». Entrambi
sono in opposizione alla dottrina militaristica, ma solo il pacifismo intégrale rifiuta, in
ogni caso, il ricorso alla iorza, alla violenza,
alle armi, e non riconosce alcun valore per la
cui difesa si debba o si possa lecitamente uccidere. In altri termini pacifismo integrale è
uguale a non-violenza (1). Il pacifismo moderato è quello che ammette la legittimità della
guerra difensiva, e talvolta della guerra « giusta ». inutile constatare che il nostro art. 11
si riallaccia a quest’ultimo tipo di pacifismo.
b) - esiste una certa scambievole dipendenza fra il regime politico d’uno Stato ed il
suo atteggiamento difronte al problema della
pace e della guerra.
c) - la democrazia ha rivelato la coesistenza, nel proprio seno, di tendenze apertamente
bellicose accanto a quelle pacifiste e spesso
la realtà ha dimostrato che le tendenze pacifiste non sono certo in prevalenza sulle prime, nè hanno carattere d'essenzialità. L’autore nota che occorre perciò valutare con
molta prudenza la portata delle dichiarazioni pacifiste contenute nella Costituzione d’una
democrazia come la nostra.
d) - la condanna della guerra (sia negli
Spigolature di attualità
Disco - Stop
Un libro, recentemente pubblicato, nelle
sue cinquecento e più pagine, tratta dei
cosiddetti ’’dischi volanti”.
Per ovvie ragioni, devo essere stringato,
mi limiterò a segnalare i passi più notevoli
dell’opera.
L’Autore afferma: ”1 volumi pubblicati,
in tutto il mondo, su questa materia, sono
oltre trecento. Ricorderò quelli che ritengo più interessanti dal mio punto di vista:
cc<nsidorare la j»reeenaa dii questa aviazione
come un falto reale, tridiinensionale, fisicamente visibdile e tangibiie ». (Avverto che
tutte le parole in corsivo sono nel testo).
Nel capitolo ’’Sintesi generale”, sottotitoli ’’Chi sono? Da dove vengono?” è
scritto: ’’Sono uomini, sono ’esseri umani
come noi. Come noi possono avere caratteristiche diverse, nell’altezza, nel colore
della pelle, nelle strutture somatiche, nel
diverso sviluppo di determinati organi. Ma
sono esseri umani. Non abbiamo forse, sulla terra più di trecento razze diverse?’
(...) ’’Questi uomini giunsero, in migrazioni estremamente remote, su questi apparecchi: cinquecentomila, seicentomila, un
milione di anni fa”.
Qui, VA., di fronte alla responsabilità di
fissare una data su queste ’’migrazioni estre.
mámente remote”, mette, fra parentesi, un
punto interrogativo.
Segue un’asserzione sorprendente: ”Da loro derivano le razze attuali che esistono
sulla terra”.
Andiamo avanti.
Nel capitolo intitolato ”Il discorso di Pio
XU”, VA. scrive che il papa, il giorno
3 ottobre 1958, parlando a 700 cattolici americani, ” dopo aver ricordato che il giorno prima, 2 ott.., la Chiesa aveva celebrato la
festa degli Angeli, intrattenne brevemente
gli ospiti americani sul mondo invisibile
che ci circonda, altrettanto reale del mondo
visibile che conosciamo”. Ed aggiunse che
’’rumanità era staila sempre pròtetta da Esseri che vedono il volto di Dio più da vicino”, (...) ”E’ indubbio che fossero giunte al Pontefice, attraverso i mille carmli di
informazioni che possiede la Chiesa, numerosi interrogativi...”.
In sostanza, il papa avrebbe assicurato
che si trattava di quei tali ’’esseri umani'
venuti con i dischi volanti, per proteggere
l’umanità.
Ma la stupefacente conclusione si trova
nell’ultima pagina della copertina del libro,
sulla quale, con inchiostro rosso, a caratteri vistosi, maiuscoli, è stampato: ”... Cadranno le stelle e le potenze della terra saranno sconvolte... Quando vedrete questi
segni, allora apirarirà nel cielo il vascello
del Figlio dell’Uomo” (’’Vangelo della
domenica dopo la Pentecoste”).
Questa volta la parola vascello I ho sottolineata io:
Gli angeli, dunque, per il Nostro, non
sono che marziani, venusiani, ecc... ed il
Signore verrà su un vascello.
Finalmente, anche nel regno dei cieli d
si motorizza.
Non più ali, non più nuvole. Ci sarà il
disco personale per gli esseri eminenti dell aldilà; i più poveri, i tapini della gerarchia celeste, fruiranno del disco-stop.
Ed altro ’’non ci apuulcro”, come direb
he Dante. Alberto Guadalaxara
* Rapporto Perego sull’aviazione di altri
pianeti. Ediz. del Centro italiano studi
aviazione elettroimaignetiea. Via Fauro 43,
Roma, L. 3.000.
NOVITÀ CLAUDIANA
ROLAND DE PURY
Che cos’è il Protestantesimo?
Trad. Berta Subilia
pp. 124 - L. l.OOo
Ordinazioni alla Claudiana, Via Principe
Tommaso 1, Torino (o Torre Pellice) e
alila Libreria di Cultura Religiosa, Piazza
Cavour 32, Roma.
della guerra
scrittori pacifisti che nei testi costituzionali)
è sempre legata ad una serie di proposte o ,
disposizioni per la creazione Si un’ordine internazionale che assicuri veramente l’impossibilità della guerra.
L’analisi del problema del ripudio della
guerra ha poi una parentesi riguardante la
situazione nelle varie costituzioni di altri
paesi e si sofferma infine sulla dottrina costituzionalista italiana. Detta dottrina in buona
parte non riconosce all’art. 11 un contenuto
giuridico e attribuisca alla seconda parte dell’articolo un valore normativo assai dubbio.
La parte centrale del libro costituisce una
confutazione della tesi secondo la quale il
ripudio della guerra non esprimerebbe altro
che una linea pacifica di politica estera, asserendo al contrario che l’art. 11 contiene
una precisa, chiara, concreta dichiarazione
anti-militaristica e anti-bellicistica, che non
può essere confusa con una generica enunciazione sulla necessità di seguire una politica estera di pace.
Come fu preparata la Costituzione? Il fascismo aveva esaltato la guerra (cfr. i discorsi
di Mussolini sull essenzialità della guerra in
« Scritti e discorsi » ed. def. Ili, p, 34) ed
è chiaro che la Costituzione che si preparava
— negli anni subito dopo la disfatta — fosse
di natura- anti-fascista, e prendesse posizione,
nei eonfronti della guerra, opposta a quella
del regime fascista (2). Questa è la ragione
per cui la voce verbale « ripudia » dovrebbe
andare oltre ad una mera rinuncia della guerra e dovrebbe essere interpretata come una
condanna energica della guerra.
Il giurista non può rammaricarsi o indignarsi se questo non avviene e se la nostra
Costituzione non e per nulla ispirata al pacifismo integrale; egli si limita a constatare
questa realtà. Come può chiamarsi pacifista
ci fa notare — una Costituzione la quale
ammette, tra l’altro, il principio della lotta
di classe ? Il problema centrale rimane però
quello di stabilire a quali fenomeni e situazioni la Costituzione si è riferita allorché ha
ripudiato la guerra c quale significato ha nelTart. 11 il termine « guerra ». Non certo il
senso che dà alla guerra l’uomo della strada
0 quello designato dal linguaggio corrente:
bensi quello di « rottura della pace » con le
sue conseguenze di diritto internazionale e
interno (ved. anche gli art. 78 e 87 comma
9 che integrano le disposizioni internazionali
concernenti l’inizio dell’ostilità).
L’art. 11 viene poi aspramente, ma costruttivamente criticato, poiché non ha escluso
nella sua dizione letterale la possibilità che
1 Italia possa ricorrere alla « guerra fredda »,
alla « violenza bellica », alla promossa partecipazione di masse di cc volontari » ad operazioni belliche, alle aggressioni dissimulate,
vale a dire che il a ripudio » alla guerra espresso nell’art. 11, non può essere esteso a
tutte le sopracitate misure coercitive belliche
e non belliche, non solo, ma la nostra Costituzione non SI è per nulla informata ad una
assoluta indiscriminata condanna della violenza quale mezzo di tutela d’interessi giuridicamente rilevanti (3).
Lo stesso dicasi per la « guerra ideologica », la guerra economica, la guerra non ufficiale. Il ripudio quindi é valido solo per la
guerra d aggressione in quanto « strumento
di offesa alla libertà d’altri popoli» (art. 11).
nenehè giuridicamente il concetto ai guerra
aggressiva sia tutt’altro che chiaramente definibile. Sicuramente lecita è invece per l’Italia una guerra di legittima difesa; più delicato e complesso e l’esame del problema della
legittima difesa individuale e collettiva e
quello delle con.seguenze neU’ordme interno
all applicazione del re ripudio » sancito aU'art.
11, su cui non possiamo qui dilungarci. Tra
gli altri mi pare interessante citare il probi ema interno delle Forze Armate. Se la Costituzione fosse applicata alla lettera i regolamenti militari dovrebbero inculcare ai soldati
il rispetto della personalità collettiva degli
altri popoli e l’educazione inorale del soldato
dovrebbe informarsi ad un’etica non aggressiva, non-violenta, ad uno spirito diverso da
quello di conquista tipicamente tradizionale
nella condizione militare. Ma chi avrà fatto
il servizio militare avrà purtroppo constatalo
dì persona quanto siamo lontani da questa
soluzione.
i-i‘ultima parte del libro esamina il ripudio
della guerra come principio generale dell ordinamento giuridico, la natura e Tefficacia
del principio pacifista, la sua tutela penale,
le garanzie costituzionali e internazionali del
principio pacifistico; il « diritto di resistenza » alla violenza ed alla guerra.
11 libro si presenta in una forma estremamente chiara, semplice e comprensibile, anche a chi è digiuno di diritto. Il lettore viene messo dinanzi a problemi che in un primo momento possono sembrare teorici, ma
che, se esaminati a fondo, sono al contrario
estremamente seri, decisivi, e pratici poiché
mettono indirettamente la sua coscienza dinanzi alla solita —■ ma più che mai attuale
— scelta decisiva in favore o contro la guerra. Pensiamo che —- come dicemmo in apertura — questo libro possa contribuire ad eliminare le risposte qualunquistiche sul problema della necessità di esprimere oggi il
(( rifiuto della guerra » in tutti gli aspetti
della vita sociale. p. t.
Organizzato dalla Commissione Distrettuale del VI Distretto, su piroiposla della
Conferenza Distrettuale aiutunnale, si è
svolto dal 24 al 26 febbraio sborso, a Vittoria, un Convegno ohe ha riunito quasi tutti
i Pastori Vsldeisii metodiisti e battisti del
,Siid e della Sicilia. PtéseniU da parte valdese il prof. J. A. Sogigin della Facoltà
Valdese di‘ teologia di di Roma, ed' 4 pastori: M. Ayassot (Catanzaro), S. Briante
(Messina), S. Gianiibarresi ('Pachiino), V.
Sciclone (iCallanisselta),. O. Lupi (Agriigeaito), P. Jalla (Catania), D. Cielo (ÌNaipoli),
E. Trobia (Orsara), G. Scuderì (Vittoria); i
candidati in teologìa: S. Ricciardi (Napoli), P. Santoro (Messina), S. Ceteroni (Trapani). Due colleglli battisti: G. Pistone
(Lentinij e C. Papacedla ('Regigio Calabria).
Un collega melodista: G. Janni (Scidi).
Alcuni colleglli impoissibilitati a partecipare per motivi di salute o per impegni
piesi in precedenza, hanno espresso per lettera la loro adesione spirituale al Conve
Protestanti
in Sicilia
gno.
Ospiti a Vittoria della Casa di Riposo per
Evangelici e della comunità locale, d convenuti hanno irastorso due giorni ricchi di
allività v,irie in una fraterna gioiosa atmosfera dii cordialità.
Il Prof. Soggin Ila tennto alcune lezioni
seguite da discuissioni punitualizzate da precisi interventi. Ha liillu'slrato i seguenili argonieniti: 1) Ispirazione e storia dell’Antico
Testamento; 2) Generli letterari nell’A. T.;
3i Mito e demitizzazione nell’A. T
Una presentazione del concetto di ecumenismo cattolico quale risulta dagli ultim: atteggiamenti ponitifiei posterioiri alla
chi usura della seconda sessione del Vaticano li, ha forniito ampio materiale per ui;
proficuo iscambio di esperienze, opinioni,
informazioni, sulla sensibilità ecumenioa
delle nostre comunità del Sud e isulle iniziative private o publbliehe di inconitro e
di colloquio che in questi ultimi tempi si
sono più o meno conioretizzate in dialoigbi,
conferenze pubbliiohe, un po’ dovunque.
Estremamente interessante, sebbene bre.
ve, ila serale conisacrata ad un esame della
situazione di c< Cliiesa di Diaspora » (precipua delle nostre comunità e dei problemi
ad essa connessi quali: predicazione; formazione di quadri per i responsabili in una
visione ecclesiologica che indichi chiaramente un metodo ed uno scopo preciso di
lavoro; crisi apparente (?) del corpo pastorale spesso ridotto ad un corpo di «funzionari eccliesiastiei » piuttosto che di « missionari testimoni della Parola »; azione di
penetrazione In profondità invece che d:
generica estensione in superficie, affinché
da un atilivismo qualche volta affaninoso
quanto vago si giunga ad un vero contatto
personale con il popolo di Dio, la Chiesa
Nella situazione di « diaspora » questo significa per noi, oggi, ridare al Pastore la
sua funzione di sentinèlla che vigila, di curatore d’anime, di predicatore, (itinerante
per alcuni), inserito in un più vasto gruppo
dii (Collaboratori coscienti, adeguatamente
preparati, lin oui ciascuno assolva al - proprio compito con piena responsabilità, accanto agli anziani ed ai diaconi, maggiormente consci del loro specifico ministero
ahimè troppo di sovente misconosciuto
quando non addirittura ignorato o del tutto
frainteso (come avviene in moilte comunità
in cui gli anziani ed i diaconi sono eletti
perchè bisogna trovarne a tutti i costi oer
coprire i vuoti, dimenticando che la Chiesa non diistribuiisce cariche nè aittribuiisce
doni, ma si limita a « riconoscere » i don'
evidenti nella comunità).
Solo in una Chiesa dalla ecclesiologia
chiara si potrà finalmente giungere alla formazione di « gruppi dii servizio » che non
siano, come qualcuno afferma, conventicole di swpoi-cristiani avulei dalla concreta
realtà storica ed' ambientale delle comunità, bensì normale esipressjiOne della vitalità
de'le singole comunità, inseriti compietamente nel contèsto dell’opera di testimonianza che le numerose opere sociali disseminate un po’ ormai dovunque, nel Sud,
compiono spesso tra gravi difficoltà avvolte
da uno scoraggiante disinteresse dei meni
bri delle nostre Chiese.
In una' riunione insieme alla comuni'à
di Vittoria, il Prof. Soggin ha parlato delle sue esperienze in Palestina suscitando
in tutti il più vivo interesse per ì veri problemi attuali della Terra Santa e del popolo
di Israele, di cui tutti parlano abbondantemente, ma senza averne la più pallida idea
o cognizione, lipetendo soltanto la grande
ahbo(nda.nza di notizie pÌD-turistieo-propagandistiche ammannite con gran copia d;
mezzi di stampa e informazione a coronamento e commento di ben altro soggiorno.
Una visita al « Centro giovanile Evange
li-co » di Adelfia, ha permesso ai eonvenuti
di conoscere direttamente le varie nossihi
lità di incontro e di lavoro di cui dispongono i giovani evangelici del Centro e del
Sud che normalmente affollano i campi
estivi ogni anno.
E’ la prima volta che un Convegno del
genere ha luogo in Sicilia e raduna tutti
quei pastori del Sud costretti a lavorare ben
vicini, ma senza incontrarsi quasi mai ad
eccezione delle fugaci ed affrettate ore in
cui si svolgono le nostre Conferenze Distrettuali. La presenza dei colleghi Battisti
e Metodisti è stata veramente prezio.sa. Ci
augm’iamo pertanto ohe tali incontri, necessari quanto graditi, si ripetano regolarmente per il bene dell’oipera in seno alle no
sire comunità e per una testimonianza uiiilaria anche verso l’esterno.
Giovanni Scuderì
Meglio tardi che mai! (N.d.r.)
I canterini della Val
per la prima volta a
Chisone
Pramollo
Domenica 3 magg,lo i bambini delle
Scuole Domenicali di Pinerolo, S. Secondo,
Prarostino, S. Germano, Pramollo, Villar
Porosa e Pomaretto, hanno tenuto la loro
annuale festa di canto a Pramollo. La loca
lità scelta era piuttosto insolita perchè mai
la chiesa di Ruata aveva potuto ospitare i
piccoli cantori a causa della sua inaccessi
bilità con mezzi di trasporto. La nuova strada, che giunge fin sul piazzale della chiesa,
ha dunque permesso lo svolgersi di questa
bella festa in un ambiente di montagna
molto apprezzato da tutti gli intervenuti
grazie anche al bel tempo.
Fin dal mattino i bambini delle Scuole
Domenicali di Pinerolo, S. Secondo e Frarestino erano saliti in torpedone abbinando
alla festa il piacere della gita con pranzo al
sacco. Nel pomeriggio sono giunti i bambini delle altre Scuole Domenicali accompagnati da molti parenti e da un gruppo di
trombettieri, la cui presenza è ormai immancabile in ogni nostra manifestaziom,
canora o meno. Pramollo non aveva mai visti riuniti sulla sua piazza tanti bambini,
nè si era previsto un così vasto intervento
di parenti ed amici. Infatti, nonostante la
chiesa sia piuttosto vasta e si fossero aggiunte molte panche, non tutti hanno potuto entrare; anche dal piazzale però en.
possibile seguire lo svolgimento della manifestazione, essendo la porla d ingresso rimasta spalancata.
Dopo il benvenuto dal Pastore di Pramollo sig. Pons, sono iniziate le esecuzioni degli inni. Ogni Scuola Domenicale ha
cantato due inni e sono stati eseguiti cinque
canti d’insieme diretti dal Sig. Giordano.
Hanno iniziato i pinerolesi diretti dalla si
gnorina Bessone, seguiti dai bambini di
S. Secondo, Prarostino e S. Germano diretti rispettivamente dalle signore Genre, Peyros e Beri. Quindi si sono esibiti i bambini
di Villar accompagnati dalle trombe e diretti dal Pastore Geymet, seguiti da quelli
di Pomaretto sotto la direzione della .signorina Grill e da rmelli di Pramollo diretti
dalla signora Pons.
Il Pastore Ben di S. Germano ha tenuto
un breve discorso all’irrequieto uditorio destando l’interesse dei bambini con allegre
battute e con domande che miravano a stabilire quali siano i requisiti necessari per
cantar bene, premesso che se ne abbia la
voce. Ne è risultato, al detto stesso dei
bambini, che occorre sapere a memoria le
parole per evitare di dover seppellire il
naso nel foglietto spiegazzato senza più
riuscire a seguire i movimenti di chi dirige. Poiché molti degli inni eseguiti appartenevano agli inni nuovi inseriti ultimamente sull’Innario Cristiano, ne è scaturita anche una esortazione agli adulti ad
imparare questi inni. Le esecuzioni sono
state tutte molto apprezzate, c’è stato un
notevole impegno in direttari e bambini
che fa sperare in un sempre maggior sviluppo ed apprezzamento del canto sacro
nelle Scuole Domenicali e nelle stesse famiglie.
All’uscita dal Tempio sono siati distribuiti a tutti tè e brioches e si sono formati sulla piazza tanti gruppi di piccoli e
grandi che conversavano allegramente reggendo il bicchiere di tè e mordicchiando il
dolce. Dopo un’ultima corsa fra i tigli della piazza o al belvedere di ’’CiateL” i bambini hanno lasciato Pramollo. W. P.
Animazione canora
sulle alture d' An grogna
(1) Vedi ad esempio la dichiarazione del
Centro per la nonviolenza di Perugia.
(2) L’esigenza di una posizione anti-fascista è chiaramente emersa nei lavori preparatori alla Costituzione : cfr. gli interventi dì
Togliatti, Zagari e Ruini (cfr. Atti Commiss.
Costit. sottocommiss. p. 453).
(3) Da notare che all’Assemblea Costituente venne proposto un’emendamento per cui
l’Italia <i ...non userà mai violenza alla libertà di alcun popolo... » per ripudiare anche le
forme di violenza diverse dalla guerra. L’emendamento non fu accettato alla Commissione dei 73 e fu respinto dall’Assemblea.
L’emendamento fu proposto dal dep. Crispo.
(Cfr. Res. Ass. Costit. p. 2431).
Circa 300 bimbi provenienti da tulle le
comunità dellla vai Pellice si sono dati convegno domenica 3 maggio ad Angrogna SLorenzo per dar vita alla tradizionale festa
di canto. Erano rappresentate le Scuole Domenicali di Bobbio, Villar Pellice, Torre
Pellice, Rorà, Luserna S- Ciovanni, Angrogna S. Lorenzo e Angrogna Serre.
E’ stato uno spetlacolo veramente pieno
di vita vedere questa massa rilevante di
hiniihi riuniti per una ciircoatanza piacevole
e siiginificativa, anche se una notevolissima
parte di bimbi hanno disertato o mancato
a-irappuntamento per .svariate cause, che
vorremmo fossero giustificate. Ed è sitato
un po’ un diisappuinlo vedere rappresentato
soltanto in parte quella che riteniamo la
S. D. più numerosa della Valle, cioè Torre
Pellice. Vogliamo sperare ohe in avvenire
il calendario di alcune manifestazioni locali
o particolari a qualche Istituto non sia fatto coincidere con la festa di canto.
Dopo le prove preliminari nella Sala delle attività i bambini si sono recati, con
molto ordine e a-utodisciplina, nel tempio,
glorioso tempio quello di S. Lorenzo. In
fatti quello attuale sorga sulle rovine di
molti altri precedenti distrutti al tempo
delle persecuzioni, dei quali il primo risa
le al lontano 1555, allora composto di una
.scnip’ice tettoia so.steniita da pilastri; lì si
celebravano i - uilli, i vari riti e si riunivano i bambini della S- D. I tempi sono cambiali, ma la fede e ramore per il Signore
dovrebbero essere immuitati. Ed è stato significativo vedere questi bimbi lutti riuniti
in questo tempio come per riconferma-re
ancora una volta l’impegno e l’appartenenza ad un popolo chiamato da'] Signore ad
una vocazione da .secoli. Sotto questo aspet
to le note del duro di Sibaud cantato in
francese da una S. D.. ha-nno avuto uni
particolare ripercussione negli animi dei
presenti.
Dopo la lettura di un passo biblico e la
preghiera il Pastore Taccia dava il benvenuto a tutti i parteoipanti dicendosi a nome
delia comunità locale veramente felice che
la Commissione del Canto Sa-cro avesse scelto Angrogna per la raa-nifestazione di quest’anno.
In una alternanza di inni di insieme diretti egregiamente dal Past. Aime e di quelli particolari a ciascuna S- D-, la serie dei
cantici veniva aperta dalla piccola 3. D. di
Rorà e veniva chiusa da quella degli Appiotti.
Se è vero e giusto che ncn possano esser
fatte delle valutazioni sul modo in cui so
no stati eseguiti i vari pezzi perchè non si
tratta di un concorso ma di una testimonianza cristiana espressa in termini di canto e di lod-e al Signo-re, si può e deve dire
però che tutte le S. D. hanno ben figurato.
Però no-n si può fa-re a meno di fare una
considerazio-n-e. E’ stato infatti estremam-ente interessante vedere questi bim-bi cantare con una forte dose di disinvoltura, di
sicurezza di sè veram-ente imipressionant.'.
Il P'ubblkx) che riempiva il tempio, le circostanze particolari, il luogo, il carattere
della manifestazione non pareva incidessero miinimamie-nite su di loro. Nes-suna voce
infatti ha tremato ti-è è stata strozzata in
gola. Senza parlare poi di quei bimbi che
si d-iistrae-va-no e guard-avano altrove addiritliura pur caintand-o ri-goiro-samenite a memoria e a tempo con tutti gli a-kri. Moke
volte noi adulti non sap-p-iaimo esser tali
anche in queste eirco-sta-nze .-iomo non sappiamo essere neppure come quel bimbo
che durante l’esibizione di una S. II., partir - hir-o.'in,' numerosa, ha esclimato -rUic
voce al suo vicino ban-cc ; « Quante snirpette! » e l’akro prontamente rispondeva:
(( Sembrano tante zampette di jiuìciiii! -i.
Tutto questo ci dice chiaramente quanto
lavoro, quanta passione, quanto amore siano
stati necessari per preparare questi bimlii
durante i mesi invernali. E questo è un
lavoro non facile quando, oltre a ragioni
climatiche, di distanza, di presenza alle lezioni stesse, si abbia a che fare con bimbi elle difficilmente riescono ad emettare lo
stesso suono per due note uguali. Eppure
erano II a formare quesito rilevante numeroriuniti e diretti con zelo da Monitrici, Monitori e Pasitorì. Eppure erano lìt questi nostri bimbi che tanto amiamo a dimostrare
la forza e la consiistenza delilà cbiesa di
domani.
Comunque, i risultati di questa manifestazione sono stati decisamente pcsitivi, e l’aver spositato il luogo di convegno dalle due
località Torre Pellice - S. Giovanni ad Augrògna è stato motivo di atrii^bimento e
dii esiperìenzà nuova", costruttiva ed efficace.
Si pensa infatli che per l’anno prossìnio
essa avvenga altrove ed è bene.
Dire grazie alila comunità di Angrogna
per il complesiso lavoro di organizzazione
per acicogliier'e le SS. DD. in maniera veramente eccellente, è un po’ sciupare quanto
sia stato fatto. Il gelalo offerto ai bimbi,
il ricevimento ràservato al pubblico crediamo sia più opportuaio coaisiderarili come
segno di queiU’ainore cristiano che ci unisce e che ci chiama tutti ad un unico servi*
ZÌI» al Signore deilla chiesa. A. R.
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 17 MAGGIO
Pasto-re Franco Scopacasa
(Chiesa Metodista di Gorizia)
DOMENICA 24 MAGGIO
Pastore Mario Sbaffi
(Chiesa Metodista di Roma)
3
15 maggio 19Ù4 — N. 20
f««
. y
La predicazione, oggi
Come annunciato nel numero della scorsa setùmana^ cerchiamo di
riassumere qui alcune lettere ricevute
in merito al problema della predicazione (articoli Girardet. Conte, risposta Girardet, articolo De Nicola), problema che siamo lieti di sentire assai
vivo nelle nostre chiese: dopo aver
jatto oggetto di studio del campo invernale. ad Agape, sarà il tema del
prossimo Convegno femminile a Borgio V erezzi ( 31 maggio-2 giugno ).
Nella discussione avviata sul nostro
settimanale, tuttavia, il problema era
in qualche modo più ampio: si trattava della testimonianza della Chiesa,
della sua ''presenza al mondo".
Un lettore di Pinerolo, Beniamino
Grill (« un laico qualunque ») ci scriveva il suo turbamento per il primo
articolo deir. past. Girardet ("Supermarket, piano Ili... '), pur dichiarali
do di condividere « il tormento spirituale che travaglia Tarticolista, Tamajezza che lo pervade nel constatare
rindifferenza e rincredulità che regnano attorno a noi e diciamo pure
anche in noi, l’esasperata ansia che,
stimolata da una profonda dedizione
allessenza stessa del messaggio di
Cristo, lo spinge a ricercare nuove
vie... ». B. G. considera tuttavia « fuori luogo parlare di conforniisti, reazionari o progressisti; non si può proporre o fissare uno schema unico per
rendere più efficace la nostra testimonianza o il nostro servizio. Ognuno di noi ha doti diverse, che si manifestano con caratteristiche proprie,
anche con il silenzio, ma le une non
escludono le altre (...). Gesù ci ha indicato chiaramente la via da seguire :
Tattività principale della sua opera
di redenzione è stata la predicazione
e una delle sue ultime raccomandazioni ai suoi discepoli è quella di essere suoi testimoni fino alle estremità
della terra. Per questo io credo che la
predicazione sia sempre, sotto le forme più ovariate, anche nel dinamico
mondo d’oggi, il mezzo migliore per
manifestare la nostra fede in Cristo e
attestarla a chi la misconosce o Pignora. senza sminuire, s’intende, l’importanza del servizio nelle sue varie forme, che è il frutto della fede, secondo le attitudini personali del credente (...). Molte volte siamo impazienti
del rapido successo e di conseguenza
inclini allo scoraggiamento; riteniamo che l’attesa per l’avvento del Regno di Dio sulla terra, per il trionfo
della verità e della giustizia nel mon- ¡
do si protragga troppo a lungo... Dobbiamo per questo scoraggiarci, ridurci aiPapostolato del silenzio? ’Il Signore diriga 1 vostri cuori alPamor di
Dio e alia paziente aspettazione di
Cristo’ (II Tess.) ».
U n altro lettore, torinese, Giovanni
La Spina, deplora, sia nella predicazione come nei rapporti personali dei
membri di chiesa, ogni insistenza polemica. a perchè molli simpatizzanti,
un po’ dappertutto e specie nelle
grandi città, si sono allontanati e forse per sempre (dopo non poca fatica
per avvicinarli a noi), meravigliati
dal falto che anche nelle nostre chiese non si medita abbastanza sulla parabola del fariseo e del pubblicano.
Infatti al cristiano, per servir Cristo,
spelta di pensare bene, di predicar
la verità e operar bene. La differenza con le altre confessioni gli uditori
la constateranno da loro, e se sento
no il bisogno di schiarimenti, allora
verranno dati, sulla base della Scrittura, sola verità a cui dobbiamo ubbidire. Solo così si può sperare che il
numero degli evangelici in Italia aumenti con ritmo diveiso da quello
demografico... ».
Altra lettera ci è giunta da un anziano quanto fedele lettore di Croce
S. Spirito;, Giovanni Gagliardi. Per
lui « il punto centrale, da attuarsi dai
eretteli ti che si sentono missionari in
mezzo al mondo attuale, è espresso
dalle parole seguenti, che si leggono
alla fine dell’arlicclo girardeltiano :
’Dobbiamo imparare a non essere, a
non sapere, a essere diminuiti e sconfitti’; e in attesa thè venga ’anche
la possibilità di una teitimonianza resa con le parola, esplicita, ricevibile’,
impegnarsi in uii’azioae di servizio
silenzioso’ — c orante, aggiungerei
io. Il fratello Conte afferma invece
con convinzione che il Signore ci chiede non di tacere ’bensì di arrovellarci
per parlare meglio e in modo più vero*. Entrambi, secondo i casi e l’uditorio, possono avere ragione. Ma l’essenziale è se il tacere o il parlare derivano da una nostra decisione, com’è
assai comune, anziché essere una disposizione generata in noi dallo Spirito Santo. La Scrittura c’insegna che
chi converte è Dio, mediante lo Spirito Santo. Non siete voi che avete scelto me, sono io che ho scelto voi. Queste promesse sono fatte a voi e a
quanti Dio ne chiamerà ».E i testi
biblici possono moltiplicarsi. « Se già
il grande apostolo delle genti domanda di pregare per lui affinchè sappia
‘come gli conviene parlare’ (Ef. 6
18-20), figuriamoci quale necessità di
preghiera abbiamo noi, onde essere
diretti da colui che tutto sa e può! ».
Infine un altro lettore, che preferisce non firmarsi, ci ha fatto perve
nire una analisi interessantissima della prima pagina in discussione, la
cui composizione non crede cc sia stata meramente casuale ».Sebbene questa lettera avesse carattere personale,
pensiamo sia utile e interessante pure
per i nostri lettori e per il tema che
ci preoccupa. « Non nego allo scritto
di Girardet il suo significato diagnostico e problematico e il valore di
denuncia di una reale situazione difficile; nè a quello di Conte la sua
portata di complessa perplessità di
fronte all’ora e alle pieghe in cui si
va accartocciando lo slancio di alcuni dei nostri;- ma penso che la risposta ai quesiti che quest’ultimo presentava nel suo Sfondo' è data chiaramente dalla ’lettera aperta’ di Panasela ili card, di Palermo e al tempo
stesso ai vari cardìnaluzzi che vivono
fra le quinte di casa nostra. Quella
lettera non è religiosa nel senso pastorale o pretesco, non è chiesastica
in senso confessionale, è cristiana in
quel senso laico con cui oggi conviene parlare per farsi ascoltare e forse
capire. Nel calcolo del dire e dell’udire, oggi è traduzione della Parola
solo quel dire umano che' si adattà al
popolo, all’mtelligenza comune e mediocre degli impreparati, che vivono
la vita magari senza capirla, ma che
hanno possibilità di comprenderla mediante un messaggio aperto, privo di
carica ermetica (biblicismo linguìstico), fuori di Ogni piano sacramentale
e mìstico che intimidisce o sconcerta,
presentata senza tono da maestro, fuori da ogni mistero che intenda dominare l’uotno che ascolta. La parola
agente, quella che segna l’evento
espone le cose di tutti i giorni, quelle
che tutti sanno, riuscendo a inserirvi
la realtà di Cristo e perciò a inserirsi
nella vita di quanti gravitano intorno
a noi e verso i quali — lo vogliano
o non lo vogliano — abbiamo la responsabilità, sia come uomini, sia come chiesa stabilita, di annunciare loro il Signore della vita.
a Denunciare come Panascia ha fatto non è tutto; so che lo sa. Ma bisogna pur cominciare cosi. La parola
dell’uomo diventa azione quando è testimonianza. Certo se a Palermo non
ci fosse stata dietro di lui l’opera della Noce, la sua lettera al cardinale
avrebb.i forse avuto un tono diverso;
avrebbe dovuto probabilmente e per
istinto procedere a qualche riserva,
coprire in qualche modo sè e la chiesa
stabilita che l’ha mandato. Certo quello che si fa è pochino, per grande e
promettente che sia, anche a Palermo; l’opera della Noce e le altre pa
rallele non si presentano come rimedi risolventi; appaiono alLocchio di
chi sa guardare forse solo come una
mano che ha levato il coperchio e
mostra lo scmicio pfie v*è .nella pentola comune dove si vive. Anche questo è solo denuncia, ma si deve cominciare a fare quel che si può, per
cominciare a fare quel che si deve.
« Quel che conta, a me pare, è che
la testim-jnianza da parte dell’uomo
sìa resa : su tre dimensioni, in modo
Un lellore apre il cuore
(e paga l’abbonamenlo)
30-4-1964
al vo
Gorle,
Quale abbonato vl moroso
stro Settimanale, che Voi avete più
d’una volta invitato (per ultimo, giust’amente, anche in forma « ultimati
che abbia corpo, risalti e sia solida; ( ^ mettersi in redola con il suo
ei tmttsl n<k|lA i-{M-ti<ancì<’àrì i rtAlla t-ktavr.. ' > ■ v- .1, . * .1 1*..
si tratta delle dimensioni della paro
la, deU'esempio e delia carità. Se
manca la prima la vita è spenta, se
manca la seconda la vita è sterile, se
manca la terza la testimonianza può
anche esserci, ma non è quella di
Cristo; possono farla a quel modo anche quelli di fuori, quelli che non
hanno ricevuto dalla chiesa costituita
il deposito dell’evangeìo; c molto spesso in funzione di altre ideologie (parole) e con fatti e atti molto più incisivi dei nostri (mezzi e opere) la fanno apparentemente meglio di noi. Ma
non possiamo seguirli nè imitarli: li
abbonamento, devo dirvi che ciò 1 avrei fatto anche prima, se non avessi
sempre voluto accompagnare quel
rinnovo con due osservazioni su certe
attitudini ed affermazioni a politiche »
de « La Luce ». da alcuni anni in
qua : osservazioni che però, date le
mie occupazioni ed un po’^ anche... la
mia dimenticanza, non ero purtroppo
riuscito a concretare per iscritto, con
Ir necessaria precisione. Ora tuttavia,
anche se non così esaurientemente
come vorrei, faccio seguire alla mia
rimessa d’abbonamento per il c. a. al
principale organo di stampa della
lasceremo andare per la loro strada; è chiesa Valdese, le seguenti righe, in
utile anche quella, possono essere per
noi compagni di viaggio, ma quando
loro si fermeranno dobbiamo poter
proseguire e lo potremo in funzione j
di una Verità che essi non possono
annunciare che mettendosi dalla no- |
stra parte. [
« Sicché, riprendendo lo spunto della composizione della prima pagina !
dell’Eco-Luce, gli scritti di Girardet e '
di Conte zoppicherebbero se non si
posassero sul senso della ’lettera’ di
Panascia, che fa da piede a entrambi.
A me sembra molto pericolosa sia la
tentazione del parlare per parlare pur
di annunziare Cristo (nonostante Filìpp. 1 : 18) sia quella di fare i discepoli muti chiusi nel sacrario del
proprio intimo con un Cristo di cui
non si osa dire ma per il quale tuttavia si è disposti a fare (nonostante
la parabola del buon samaritano) ».
Ci auguriamo che quest'ultimo lettore non si adonti nel veder pubblicata — con ogni riservatezza! — una
lettera che voleva personale, ma che
sarebbe stato davvero peccato finisse
semplicemente in un copialettere. Attendiamo con piacere altri interventi,
raccomandando semplicemente: idee
chiare, elementi nuovi, espressione
concisa (dici poco!), e grazie a tutti!
red.
Natura, particolarmente crudele, poi, un po’ alla volta* lembi del suo ter*
in quella animale), non è forse dovere delle democrazie responsabili dì
prepararvisì responsabilmente? Ossia,
non per aggredire, ma per potersi difendere e, meglio ancora, per essere
eventualmente in grado dì difendere
ritorio, cerca dove può, anche presso
le a guerrafondaie » Nazioni dell’Oc*
cidentc, con rara disinvoltura mora*
le, quei mezzi c quelle armi ch’essa
India, la quale amava presentarsi co*
me apostolo del disarmo e della pa
altri? Le forze armate delle Nazioni ce, ripudiava e condannava?... — Per
PareccWe delle lettere ricevute e qui in parte pubblicate riguardano, in modo o neU'altro, il valore, la neces
sità, le foirme di una presenza cristiana nei mondo. Ci
permettiamo in proposito di consigliare eaidiamente la lettura di « Fausse présence au monde moderne » ( Paris
1963, L. 1.700) (die Jacques Ellul ha fatto ora seguire al
suo pregevole « Présence au monde moderne », pubblicato
poco dopo l’ultimo conflitto. Ci ripromettiamo di presen
tare ampiamente quest’opera penetrante, anche se parrà
discutibile a molti : gli interrogativi che pone non possono
essere elusi dia ogni cristiano preoccupato di una seria,
\-era « presenza al mondO' ». red.
Chiesa presente
o rappresentala
Caro Direttore, Parigi, 3 maggio
nei brevi momenti liberi della mia
attività di direzione aziendale, riesco
a percorrere la molta e diversa stampa quotidiana e periodica, economica,
politica, letteraria e d’informazione
generale che mi perviene da vari paesi. E non manco mai d’esaminare,
con la inaggior attenzione possibile,
l’Eco delle Valli, che da generazioni
circola in famiglia, e ehe personalmente ho sempre conosciuto.
Questo per dirle che, con molta tristezza ho letto il numero del 24 aprile
scorso. Per due ragioni, una minore
ma significativa, l'altra più grave,
perchè indice di costume.
' Come si può pubblicare, oggi, un
articoletto così sciatto e presuntuoso
come Eanonimo « Divagazioni di una
domenica mattina » misero nel suo
stile e irriverente e contradditorio colla pretesa impronta ecitmeliica del
giornale ; « piccolo uomo minuscolo »
che « tranquillamente pretende amministrare la grazia» detto del Pontefice?^ Dignità di sè e rispetto degli
altri dovrebbero impedirlo.
Vengo alla data del numero incriminato: 24 aprile. Tutta la stampa
italiana, a parte quella di estrema de
stra, ha associato questa data al Ventennale della Liberazione. L’« Eco »
riesce a trovar posto per lunghe pettegole notizie per una visita di « Val
desi» tedeschi a fratelli italiani, e
non trova posto per ricordare perchè
e come diecine e diecine di valdesi
sono stati torturati e uccisi, internati
e mutilati, come villaggi interi delle
Valli hanno bruciato devastati da
chi... non insisto, avendone fatta una
troppo dura esperienza personale. E
il 26 aprile andai appositamente quest’anno a Pinerolo e Inverso Pinasca
per ricordare senza retorica i compagni della Val Chisone, Valle Susa;
chi c’era a rappresentare la Chiesa
Valdese? Eppure venti anni fa il legame esisteva tra alcuni pastori e la
Resistenza, come tra alcuni preti e la
Resistenza. E Valdesi eravamo nuinerosi a quelTincontro del 26 aprile. So
bene che la Chiesa non è partito, non
ha tendenza politica, rifugge da con
danne (forse per non essere giudicata
a sua volta), ma se non deve avere
passioni può avere compatimento e
partecipazione al dolore dei suoi figli.
Valli Valdesi, Resistenza, lutti e
dolori sono strettamente associati. Non
credo sia necessario citare nomi di
persone e di luoghi, troppo numerose sono le lapidi che è facile incontrare e leggere. E allora ricordare diventa un dovere, anche per la Chiesa
Valdese e il suo giornale.
Luciano Sibille
Mi dispiace di averla rattristata.
1° - Circa ¡'articoletto incriminato,
che era mio. ricono.%co che era un poco sciatto nella forma; contesto invece che fosse presuntuoso: il giudizio
che pronunciavo non era di ordine
morale bensì teologico, biblico, e il
rispetto degli altri non può impedirmi di dire la mia serena (e triste!)
convinzione che la dogmatica che sta
dietro determinati atti è radicalmente antibiblica, anticristiana.
2° - Silenzio sul ventennale della
Resistenza. Non credo sinceramente
mi si possa accusare di scarsa consi
derazione per la Resistenza; ne abbiamo parlato spesso, sul giornale, anche
ultimamente, in occasione delle celebrazioni al Martinetto di Torino (articolo che tra l'altro mi aveva valso
da un fratello, non fascista ne neofascista, l'accorata accusa di apologia
della violenza e della guerra civile...)
La Chiesa assente al raduno di cui
mi parla? niente affatto: c'eravate
voi, e voi siete la Chiesa; non comprendo bene questa nostalgia di presenza "ufficiale" della Chiesa. Sono
poi convinto come Lei che ricordare
è un dovere; ma senza dimenticare
che a noi, sua chiesa, Cristo dice an
che oggi, anche in questo caso: "Lascia i morti seppellire i loro morti,
tu va ad annunciare il Regno di
Dio", il che nel caso particolare, qui
e ora, può significare il risuonare
per noi e per tutti delVapostolico
"Fratelli, siete stati chiamati a liber
tà; soltanto, non fate della libertà
un'occasione alla carne, ma nelVamore servite gli uni agli altri".
cui ho cercato di riassumere il mio
pensiero c che Vi prego di pubblicare senza mutilazioni, anche se apparentemente sembrassero molto « profane ».
Anzitutto deploro vivamente l’attitudine anti-occidentale in genere, ed
anti-americana in ispéele, che di solito traspare, specialmente se frammista ai triti molivi deirariti-imperialismo, anti-coloniaiismo, ecc., dai vostri articoli o commenti di carattere
« economico-politico », in particolare
da quelli del Direttore, Sig. Gino
Conte : mentre, in genere alquanto
diversa è l’intouazione di quelli che
Voi pubblicate con attinenza alle dittature comuniste. Voglio dirvi ciò,
anche se probabilmente ve lo siete
già sentito ripetere da più parti, sebbene io non ricordi d’aver mai visto
l’omparire sul vostro settimanale alcuna lettera di protesta in questo
s^nso; ed anche se io sia il primo
a' riconoscere che nelle cose di questo
mondo il bene od il male non stanno
mai interamente da una parte soltanto. Inoltre, disapprovo decisamente il
vostro appoggio se, come appare, è
incondizionato, alle varie campagne
per la Pace, e soprattutto alle multiiormi « marce » per il disarmo, anche
I unilaterale, mentre non ho mai letto
j su « La Luce » alcuna analisi approfondita degli argomenti, alcuni dei
f{uali pur fortissimi per la logica ed
anche (almeno secondo me) per la morale loro, che esistono contro quelle
teorie e quelle pratiche.
Mi chiedo, infatti, se Vi rendete
sufficientemente conto di ciò che oggi, con tutta probabilità, rappresenterebbe il disarmo unilaterale delle
Nazioni della N.A.T.O., S.E.A.T.O.
loro alleati minori, disarmo che, ben
lo sapete, vieu chiesto con fragore
più o meno intermittente soltanto ad
esse, non solo dai comunisti e loro
coadiutori, nonché dai « simpatizzanti » di questi, ma anche dai vari
idealisti » delle svariate manifestazioni pacifiste. Siete Voi sicuri che
se quel disarmo dovesse attuarsi, l’Unione Sovietica e, particolarmente, la
Cina comunista starebbero soltanto a
guardare », magari... sorridendo? Vi
sentireste, se foste Voi al governo delle suddette Democrazie (che, essendo
tali nel senso originario, sono schive
da ogni brama d’avventure) di prendere Voi una tale iniziativa ed una
tale responsabilità? Vi riterreste in
diritto ed in dovere di provocare il
suddetto disarmo, anche a costo di
mettere a repentaglio, come naturalmente avverrebbe, la loro libertà, la
loro dignità e, perciò, anche tanta lofelicità spirituale (indipendentemente, poi, da quella materiale...)?
D altra parte io ritengo che il senso
morale della vita (s’identifichi esso
del tutto o solo in parte con l’insegnameiito biblico, la cui parte neotestamentaria è tuttavia pure qui, per
me, decisamente tirata in causa) al
quale non è possibile rinnegare la
verità e la giustizia, può (anche prescindendo da altri fattori etici e lungi, naturalmente, da ogni motivo di
opportunismo o tornaconto!...) imporcerti casi la guerra. E’ forse
morale (e civile) fare i pacifisti intolleranti o seguirli, quando quei sommi valori sono in gioco, come lo fulono (anche se, purtroppo, frammisti a moventi palesi od occulti di tutt’altra natura, più o meno « invadenti ») tante volte nel corso della Storia
umana, specie di quella a noi più vi
Unite (anche se tuttora, purtroppo,
almeno in parte, tutt’allro che « perfette ») vengono forse tacciate di bellicismo immurale da parte dell’opinione pubblica seria quando sono costrette a far uso delle armi, a costo
di provocare lutti e dolori? Ed in
questi casi si dimentica forse, dai
più, gli ideali umanitari e pacifisti
per cui esse hanno agito?
D'altro lato, non troviamo nel corso della Storia numerosi esempi di
popoli che dovettero pagare ben cara
la loro rinunzia a preparare o mantenere la propria difesa? Forse che
l’antica Cina, civilissima, ma pacifica non fu invasa in tempi diversi
da vicini popoli guerrieri; analogamente, mi pare, a quanto accadde all’antica Grecia, patria della civiltà artistica, intellettuale e, forse, morale
del mondo allora conosciuto, la quale
fu conquistata da Roma? E questa,
a sua volta, infiacchitasi nell’ozio e
nell’oblio, non fu sopraffatta dai « barbari » dell’Europa settentrionale? E,
nel periodo moderno, forse che Gran
Bretagna e Francia non dovettero
subire, soprattutto perchè non sufficientemente preparate alla guerra, e
nonostante i loro sforzi per evitarla,
l’aggressione della Germania imperiale al Belgio nel 1914 e poi quella del
« Reìch » nazista alla Polonia nel
1939, in piena violazione di trattati
solennemente sanciti : e ciò, in aggiunta aU’umiliazione loro inflitta nel
1938, quando quelle due Nazioni, per
aver ceduto (pur di salvare la pace)
alle pretese hitleriane sulla Cecoslovacchia, furono accusate, ed in parte
a ragione, di debolezza e codardia?
Forse che le tragiche esperienze fatte
allora da quei due grandi Paesi (oltre
che da altri più piccoli) e la parte di
responsabilità ch’essi ebbero per la
sorte toccata poi a tante altre Nazioni
più modeste, non in grado di resistere
da sole all’assalto nemico ed alle sue
conseguenze (come gli Stati Baltici,
Polonia. Cecoslovacchia, Ungheria
Rumanìa e Bulgaria, rimaste sotto il
giogo diretto od indiretto dell’Unione
Sovietica) non parlano un linguaggio
ben più forte e persuasivo di quello
della generalità dei pacifisti e dei
« marciatori » per il disarmo? Inoltre, che conclusioni possiamo, anzi,
per me dobbiamo trarre da ciò ch’è avvenuto e sta avvenendo in India, la
quale, dopo aver disdegnato ogni seria misura per la propria difesa (ed
aver voluto chiuder gli occhi e la coscienza di fronte al soffocamento della rivolta popolare ungherese da parte della Russia, nonché alla conquista militare ch’essa medesima fece del
possedimento portoghese di Goa ed
agli attentati ch’essa pure sta compiendo all’indipendenza del Cascemiri...) oggi che la Cina le strappa.
contrapposto, che cosa sarebbe successo molta probabilmente alla pìccola
Confederazione elvetica se nel 1914
la Germania guglielmina, e nel 19401944 quella hitleriana l’avessero scorta pacifista e disarmata? Avete voi
forse da obiettare qualcosa di consistente a ciò ch’è oggi di pubblico dominio, ossia che il Comando militare
germanico anziché invadere il Belgio
(come nella prima guerra mondiale)
o rimandare l’attacco alla Svizzera,
chiamata a il piccolo porcospino da
liquidare per ultimo » (come nella
seconda conflagrazione) l'avrebbe aggredita senza alcun rispetto del par
licolare trattato che dovrebbe garan
Urne la neutralità e l’integrità, o di
altri obblighi internazionali (V. i casi
sopraccitati)? Ed in tale evenienza,
credete forse che il Popolo svizzero
(il quale, anche solo per il suo tradizionale coraggio e spirito d’indipendenza avrebbe senz’altro affrontato la
impari lotta e sopportate tutte le sue
conseguenze) avrebbe potuto ospitare
tanti profughi politici e religiosi,
sfuggiti agli sgherri nazifascisti, ed
avrebbe potuto, alla fine del conflitto,
offrire quei vari e non indifferenti
aiuti materiali ch’esso fornì ai Paesi
devastati?
Chiudo, non col proverbio antico
« Si \is pacem, para bellum! », nè,
tantomeno con l’altro a Parcere subiectis et debellare superbos! », sebbene io ritenga che tutti e due, ma
specialmente il primo, nascondano in
sè molta saggezza umana ed un poco,
anche, di morale civile : mfl ricordando ancora una volta quanto avevano
il coraggio di ripetersi i cittadini britannici davanti alla morte : cc La pace
sì, fin che è possibile! Ma non la pace ad ogni costo! ».
Giovanni Zavaritt
cina? Vanno forse condannate a priori certe guerre, pur cruente, del Vecchio Testamento ed in particolare la
violenza, che a me sembra vera e
propria, usata da Cristo per scacciare
a vergate i mercanti che occupavano
le soglie del tempio? Ed è forse sacrilego ciò che un popolo, il quale è
uno dei più dotati di senso morale
ed insieme di realismo, il Popolo inglese, ripeteva a sè ed al Mondo nel
periodo più tragico della sua storia
(nel 1939, quando ancora assolutamente impreparato, ma deciso a rispettare la parola data, esso volle, assieme a quello francese, entrare in
guerra in difesa della Polonia; e nel
1940-’41, quando esso, respinte le offerte di Hitler, attendeva l’invasione
tedesca): La pace sì, fin ch’è possibile! Ma non la pace ad ogni costo!
Quindi, se non si può e non si deve (purtroppo!) escludere « a priori »
, la guerra (che, del resto, domina,
¡ ahimè, sovrana in tutta la vita della
Perchè il mondo
dice: No, grazie
Francoforte sul Meno, 27-4-1964
Cara Luce-Eco,
Perchè nell’articolo di fondo « L’atto e la parola n del N. 16 non si è
considerata l’attualità della « via per
eccellenza » di S. Paolo?
Se esaminiamo a fondo noi stessi
dobbiamo ammettere che come modo
di procedere facciamo i furbi ingannando noi stessi, col risultato che il
móndo risponde ’*no grazie” perchè
comprende che non siamo sinceri
« Se non ho carità, divento un rame
risonante o uno squillante cembalo »
(I Corinzi 13: 1),
Forse conosciamo anche « tutta la
scienza » (teologica) ma quanto più
benefiche per il nutrimento dello spirito le semplici meditazioni « Più
presso a te, Signor » (che si è fatto
bene a ristampare) di quell’uomo di
Dio, pieno di « umiltà » e « carità »
che fu Giovanni Roslagno?
E quando uomini ricchi di queste
due virtù appaiono sulla terra, come
Giovanni XXIII, il mondo, oggi, li
segue e s'avvicina alla Fonte della
Vita e s’interessa a a seguire Gesù »
e non li manda al supermarket, piano III in fondo.
Vittorio Viti
Siamo sicuri che basta l'Umiltà
la Carità per avvicinarci alla "fonte
della vita"? io no (difatti, malgrado
Ventusiasmo per Giovanni XXIII, gli
uomini stanno effettivamente "seguen
do" Gesù più di prima?); e noto che
quel Paolo di cui si cita un versetto
— che mi tocca, in pieno, e lo riconosco — ha consumato cervello e fia
to, per anni, per nutrire di cibo sodo
le comunità a cui si rivolgeva, e ren
der loro e noi maturi nella fede; le
"buone opere", l’amore sono il riflesso e l'indicatore, non la sostanza della fede; altrimenti diventano, temo
le Buone Opere dei cattolici o VAmo
re degli spiritualisti.
1” • Non è esatto, mi pare, che il
nostro giudizio antioccidentale sia così preconcetto e unilaterale; abbiamo
a suo tempo condannato la repressione ungherese e quella tibetana, gli attacchi cinesi all'India, la longa manus
comunista che, accanto alVimperialismo occidentale, costituisce un imperialismo orientale che fomenta insofferenze e violenze nel mondo afroasiatico; ammetto che l'accento e stato posto più spesso in un senso che
nelVaitro, ma si riconoscerà d'altra
parte che viviamo in una società in
cui avviene esattamente il contrario,
e soprattutto vale per me la considerazione bruciante che nell'affrontarsi
dei due imperialismi, quello occidentale ama presentarsi come il portatore
degli ideali cristiani, suscitando quindi una più aspra reazione in chi non
può evidentemente accettare identificazioni di questo genere.
2® - Personalmente, pur sentendone
la forza morale, non credo nel "pacifismo" integrale, e mi chiedo anch'io
fino a che punto possa identificarsi
con l Evangelo. Devo però riconosceche ¡'apparire delle armi nucleari
ha de facto instaurato una situazione
nuova: non voglio dire che faccio ora
miei gli ideali dei marciatori della
pace, voglio dire che noi continuiamo
a pensare, anche in sede cristiana, alla guerra con i moschetti e non ci
rendiamo conto di come anche questo
lato' della vita si è tecnicizzato e al
limite "disumanizzato". Penso quindi
che non si prende realmente sul serio la posizione dei "pacifisti" se non
si tiene conto di questo effettivo contesto. Non vedo perche non dovrebbero avere libero accesso, sulle nostre
colonne, informazioni e articoli relativi a questo inovimonto, che non è
certo troppo noto nel nostro Paese e
che ha comunque il merito di porre
un problema: che vada posto con la
dovuta visuale storica, politica, teologica, ne convengo, e riconosco che
siamo lenti ed esitanti ad affrontare i
problemi di fondo. Forrei soltanto
che nella Sua frase conclusiva, che
posso sottoscrivere, iaccento non fosse posto unicamente sul "non ad ogni
costo", bensì, con forza, sulla pace
per cui operare ora, inteitsamente.
Infine mi permetto di relativizzare
un poco — conte Lei fa per la nostra apparente ammirazione per l’Est
il giudizio un po' idealistico che
Lei pronuncia in favore di certi popoli occidentali, giudizio senz'altro
vero, ma parziale: l'Inghilterra, ad
esempio, porta grave responsabilità
(non da sola, s'intende) nell’attuale
crisi cipriota; e la Svizzera non è stata sempre e soltanto un fervido blocco di cuori tesi alla solidarietà: si ricordi "Ama il prossimo tuo" di Remarque, si ricordino molti sermoni
basileensi del past. Walter Lùthi, e le
sincere e coraggiose confessioni, anche ufficiali, al termine deWultimo
conflitto: il 'piccolo porcospino" non
è stato sempre pienamente aperto ai
perseguitati (anche qui, faccio solo
una noia a lato, senza il minimo dubbio sui larghissimi credili di gratitudine che gli elvetici hanno).
Siamo 'stranieri" ovunque, vero?
4
P«g- 4
Fraterna ospitalità
a Villar Pellica
Domenica 19 corrente invitati dalle madri e dalle giovani della parrocchia di Villar Pellice una trentina di ospiti della Casa
Valdese di Riposo di S. Germano Chisone guidati dalla loro Direttrice Suor Velia
Bosco con un pulmann si sono recati a
Villar Pedlìce.
A Lusema San Giovanni ha preso
posto una rappresentanza del Rifugio Re
Carlo Alberto.
Nonostante la pioggia il viaggia è stato
ottimo; accolti verso le 9,30 dal Pastore
Cav, Micol e signora e quindi accompagnati alla Miramonti per la prima colazione,
festeggitui dalla popolazione si presenzia al
Culto domenicale nel vicino tempio valdese.
Il tempo, persistentemente piovoso, non
permette la visita del paese perciò si ritorna alla Miramonti dove alle 12,30 viene
servito dalle giovani, nel modo più perfetto, un buon pranzo confezionato egregiamente da alcune signore. Sono presenti il
Pastore e signora.
Alle ,14,30 .afilla sala delle riunioni, presenti numerose signore e signorine, il pastore dopo un breve culto intrattiene l’uditcrio con un discorso di circostanza e la
corale, bene affiatata, canta vari inni.
Un ospite con poche parole ringrazia a
nome degli invitati.
Prende la parola la Direttrice Suor Velia
esponendo tra l’altro i problemi urgenti e
necessari della Casa di Riposo di San Ger
mano quindi fa una dettagliata presentazione di ciascun ospite e del personale
esponendo francamente le loro buone qualità nonché i difetti, cose liete e tristi dell’Istituto.
Alla lo viene servito il thè e sono offerte cartoline della amena Miramonti; alle
17,30 partenza per San Germano lieti della
giornata trascorsa in comunione con i fratelli e sorelle villaresi. Un osoite
Invito a Mannheim
E’ jn via di organizzazione una visitalampo ad alcune Qùese Evangeiticihe di
Mannheim nel ßaiden e al grande raduno
lòennale delle Fanfare Evanigäiche a Karlsruhe per i giorni 4-5-6 luglio p.v.
La visiSa non ha carattere turistico ma è
rigorosamente una misaione e un servizio
della Chiesa intern ad attuare con larga partecipazione di forze laiche q-ueli’opera di
collegamento nel fraterno amore di Gesù
Cristo che in passato era compiuta quasi
esduisivamenite dal Pastori. La visita presenta tuttavia anche un interesse turistico
eccezionale e permetterà ai partecipanti di
ricevere impressioni profonde e caratteristiche più di quanto non trarrebhero da un
soggiorno di varie settimane come turiiSti
privati.
1 partiscipanti debbono tutti dare alla
missione un apporto concreto con la parola,
se sanno d tedesco, col canto o con il suono di uno strumento raiusicale oppure an
ROBA
— Riiicordiamo a tutti che domenica 17,
Pentecoste, sarà celebrato il culto con S.
Cena.
— Voigliamo sentitamenite ringraziare il
Past. Taccia, nostro capo-gruppo, per aver
visitato la nostra Unione. La sua vìsita oltre ohe molto gradita ci è stata anche di
arricchimento e di sprone a continuare nella nostra attività unionistica.
— Si è avuto domeni'oa 10 alle Fucine il
culto di chiusura delle attività per il cor
rente anno ecdesiastiico, con la celebrazione della S. Cena.
Subito dopo le Madri si sono costituite in
seduta d’Un.oine e somo State prese alcune
decisioni riguardanti le proissime attività
estive in vista del bazar.
cora con la rappresentazione mimica di scene valdesi.. Soprattutto sono utili e desiderati i gruppi corali. Nessuno è ammesso a
tiwlo esclusivamente turistico, a meno ohe
non voglia rimborsare la quoila di viaggio
di un coralista di condizioni disagiate.
1 probabili partecipanti sembrano, fino a
questo momento, oltrepassare il centinaio,
ma riteniamo che questa cifra aumenterà
cncora notevolmente.
Siccome l’ospitalità verrà offerta da famiglie private delle Chiese di Manmheim
è necessario ohe le prenotazioni avvengano
per tramite dei Pastori o di persone note
nel nostro ambiente valdese. Data la delicatezza e la couiplei^ità dclPorganizzazione
è pure necessario che le prenotazioni vengano fatte immediatamente e ad ogni modo, non oltre il 31 maggio. L’iscrizione de
ve essere accompagnata dal versamento di
L. 1.500 a testa (iprezzo della cuccetta per
il viaggio di ritorno). Il resto dell’ammontare del viaggio di andata e ritorno — compreso il puUmann fino a Miilano dovrà essere versalo in L. l0.500 entro il 20 giugno.
Tra coloro che si iscrivono immediatamente vorrà stabilito un collegamento a
mezzo di una circolare settimanale. Ci ripromettiamo pure di poter mettere in rapporto i Pastori caippellani dei singoli gruppi con le comunità ohe li ospiteranno a
Miainnbeim.
L’invito è rivolto anzitutto, per motivi
di praticità, alle Chiese de’le Valli e dì Torino, ma, naturalmente, tulli i fratelli vaidesi d’Italia che vi potranno aderire, saranno i benvenuti. E’ forse prevista anche l’orga-nizzazione di un gruppo di simpatizzanti, che siano sinceramente tali e ohe vengano presentati da un Pastore.
'Le prenotazioni debbono essere inviate,
possibilmente a mezzo dei Pastori locali, al
Paistore Valdese di Vallar Perosa.
La direzione della Miasione, si spera,
verrà assunta dal Moderatore della Chiesa
Valdese. £ q
PALLE NOSTRE COMUNITÀ
AN6R0GNA (CùpolQogo)
— La nostra comuniità ha avuto la gioia
ed il privilegio di accogliere quest’anno la
festa di Carato delle Scuole Domenicali. Circa teecento bambini provenienti dalla vai
Pellice hanno affollato il nostro Tempio -per
unire le loro voci nel canto di lode al Signore. Numerosa è stata la partecipazione
della Comunità che ha espresso così il suo
apprezzamento e la -sua gioia. Ringraziamo
la Commiissaone del Canto Sacro per averti
scelto la nostra co-muni-tà per questa simpatica e importante manifestazione.
Sabato 2 Maggio, ha avuto luogo una
serata di chiusura delrattiviità delle quattro UGV di Angroigna, con una riunione
in comune nel salone, presieduta e offerta
dall’UGV del Serre. Oratore eia il nostro
^gretario FUV, Past.' Giorgio Bonchard,
che ci ha riferito le sue esperienze di un
suo viaggio nel Sud Italia, mettendoci, in
modo vivo e interessante, in contatto con
la situazione e i problemi della Chiesa in
queHe regioni. Nella stessa riunione si è
deciso di avere durante Testate una riunione mensile in comune delle quattro UGV
presieduta a turno dai quailtro presidenti.
Il 19 Aprile ha avuto luogo una ordinata Assemihlea dii chiesa in cui, in base ad
un elenco di candidati raccolto preventivamente nelle riunioni di quartiere, sono stati eletti un depntato al Sinodo (Sig. G. P.
Sa-cca.ggi) e due deputati alla Conferenza
Distrettuale (Sig. Guido Co-isson e Sig.ra
Lidia Ohiavia). Sono i>ure stati riconfermati i revisori dei conti dello scorso arano.
— La Domenica 26 Apriik tin gruppo di
sorelle di Chiesa si è recato a trascorrere
la giornata a Bobbio, incontrandosi con la
L. F. di quella comunità. La bella giorna
ta Ila lasciato in tutti un grato ricordo: ringraziamo ancora le sorelle di Bobbio per
la gioiiosa accoglienza.
Nella mattinata aid Angrogna il Culto è
stato presieduto dai Past. Magri di Luserna S. Giovanni, ohe ringraziamo ancora di
es.=ere venuto e per il suo messaggio.
—- Il giorno dell’Aisceneione, senza pioggia e senza troppo sole, è stato proipizio
per la nostra tradizionale riunione al Paissel di Angrogna. Peccato che pochi ne abbiano a-pprofittato. Per fortuna, a rinforzare le fila dei occhi Angrogndni del Capoluogo e degli assentì del Serre, sono venuti
(■rateili da Torre Pelliice, S. Giovanni, Torino, Verona e persino dalla Corea... TI
Culto è stato presieduto dai due Pastori di
Anigro'gna. Il tema cen-trato sulla sovranità
di Cristo è stato svolto sotto i due aspetti
della signoria di Cristo sulla Chiesa e sul
mondo. Un ben riuscito pomeriggio, con
giochi improvvisati, ha concluso la bella
giornata. Un grazie alila famiglia Bertin per
averci concesso il permesso di raccoglierci
sotto i bellissimi castagni del Passel.
— La domenica 3 maggio sono stati battezzati Eric e Gino Gaydou, figli del nostro
Anziano del Capoluogo. La domenica 10
maggio è sitata battezzata la piccola Elvina
figlia di Oscar e Luciana Benech, originari
di Angrogna, ma ora residenti a Torre Pellice. Il Signore benedica questi bambini e
le loro famiglie.
— Ancora la domenica 10 maggio abbiamo accolto al nostro Culto una ventina di
Pastori Bavaresi in viisita alle Valli. Ci rallegriamo per questi cotitalti che sottolineano la realtà dell’universalità della Cliiesa
al di là di ogni barriera di linigua e nazione. Nei pomeriggio dello stesso giorno hanno avuto luogo l’Unione Femminile e gli
esami dei ca-tecumemi con risulta,ti abbastanza soddisfacenti.
CALTANISSETTA
Presenza evangelica
— Il 25 aprile abbiamo avuto una buona
opportunità di pailaTe della nostra Chiesa
in un circolo giovanile dà cuknra locale.
Alcuni giovani, a noi sconoiscinti, sì sono
presentati al Pastore per iravitairlo a parlare nel loro Circolo, dicendogli: un sacerdote in questi giorni oi ha pallaio su « Il
Cattolicesimo oggi » è giusto, ohe ascoltiamo anche un’altra voce religiosa e abbiamo pensato a lei e alla sua Chiesa; quindi
la invitiamo per sabato jirossimo a parlarci su « I Valdesi oggi ». Siamo andati a
questo Circolo, erano presenti quasi una
ventina di giovani, i quali sono stati molto
etlenti ailla eisposizione storica e contemporanea che il Pastore ha fatto, su i Vaildesi.
Diverài alla fine hanno chiesto schiarimen'' su differenze dottrinali tra Cattolici e
Valdesi, Non s’è scesi ad una vera polemica, ci siamo mantenuti al carattere informativo. Abbiamo potuto lasciare ad ognuno
il nostro opuscolo «Chi sono i Valdesi».
C’è rimasta una buona impressione di questa apertura verso di noi da parte di questi
giovani in Caltanissetta ; che è definito un
ambiente clericale e obiuso nei nostri riguardi. Speriamo nel Signore, che si ripetano altre occasioni e che possiamo essere
pronti a rendere conto a chiunque chiede
intorno alla nostra fede.
— Il 26 gennaio u. s. quasi inaspettata
abbiamo avuto la visita del Pastore Giorgio Bauchard, egli ha parlato ai giovanissimi e ha lasciato una buona impronta spirituale, che si spera porti fratti.
— Nel culto di Pasqua abbiamo avuto la
grande gioia di accogliere nella nostra Co
munità, quali membri di chiesa. Salvatore
e Mimmo Messina; voiglia il Signore ricolmaili della sua grazia e del suo Spirito.
— Il 15 aprile è giunto tra noi la Corale
svizzera di Zurigo, oltre i cori ben cantoti, abbiamo ascoltato alcune testimonianze: Suor Hedi Bmn oi ha palliato del suo
lavoro a Palermo, ,U Pastore Mattey ci ha
fatto una buona relazione del lavoro italiano lin Svizzera e della evangelizzazioue fra
questi lavoratori, il Pastore Arsuffi ci ha
rivolto un caldo messaggio spirituale. Erano
ptesentì nu centinaio di persone, tra cui
diversi simpatizzanti. Desideriamo ancora
vivamente ringraziare questi nostri fratelli
svizzeri del bene fattoci: con la loro oresenza, con la loro parola e col loro bel
canto.
n 16 aiprile ancora un’altra bella serata
ce Thanno dato i Pastori Briante e Scuderi Ci siamo ritrovati insieme giovani e non
giovani per udire la Parola di Dio in un
messaggio da r»arte del Pastore Briante, e
per vedere delle diaposi-tìve a colori da
parte del Pastore Scuderi. Abbiamo rivisto
con piacere Adelfia e la Casa di Riposo di
Vittoria.
BOBBIO PELLICE
— Domenica 10 maggio la nostra comu
nità ha riceViUto la molto gradila visita delle mamme della Chiesa di San Secondo di
Pinerolo, guidate dai Pastore e dalla signora Genire. í
Le mamme hanno partecipato al nostro
culto ed ancora unsi volta il nostro canto
ne è risultoto rinmiigoiito ; poi esse hanno
consumato il pranzo nella nostra sala unionista, pranzo al quale le mamme dì Bobbio hanno voluto offrire un simpatico co-nteimo. J1 pomeriggio; è avvenuto l’incontro
con le mamme di Bobbio, non numerose
come avremmo de^derato, dato che un certo numero di essere è già salito ai « fourest »;, insieme siamo saliti al monumentò
di Sibaud dove il I^istore locale ed il Pastore Genre hanno rivolto messaggi illustrativi ciroa ili moniumento stesso e la parrocchia di Bobbio Peffliioe. Verso le 16 ci siamo ritrovati intorno ad una tazza di thè e
nel corso di questo iucontro abbiamo udito
i messaggi dei Pastori Aime e Gemre ed un
racconto in stile um-oriiStico del signor Re\el di San Secondo. Poi, dopo una visita
a» nostri locali idi attività ed a-lla latteria
di Bobbio Pellice, le nostre ospiti hanno
ripreso la via del ritorno. Ringraziamo il
Signore per la magnifica giornata e por le
ere di intensa fraternità che ci è stato dato
di trascorrere insieme; un vivo grazie alle
mamme di San Secondo con un « arrivederci a presto » ed uni' sincero rin-gr-aziame-nto
alle mamme di Bobbio che sin dal sabato
•si sono prodigate in cucina per accogliere
degnamenite le nostre osuiti.
— Un vivo augurio di uro,uto e definitivo
ristabilimento al bambino Stefano Favatier
degli Aghit il quale il pomeriggio del 30
aprite, mentre era ai pascolo, scivolava uer
un ripido dirupo ed in seguito alla caduta
rimaneva esanime al ,suolo. Così lo trovava
la mamma, impensierito nel vedere le capre tornare a rasa da sole fcnza il loro piccolo pastore. Trasportato all’ospedale Agnelli di Pinerolo, il bimbo vi rimaneva
circa 48 ore in stato di choc; poi, lentamente cominciava a riprendere conoscenza.
Le sue condizioni continuano a migliorare
a-ltuailmenle ; ,gli auguriamo d,i poter presto
far ritorno in seno ala sua famiglia completamente rìatabilto. e. a.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Cip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To'
avvisi aconomici
Il iiMiiiiitmimimiiiii
COMUNICATO
Prego di prendere nota che la corrisponidenza coneemenite le Cldese
valdesi di LOSANNA e di GINEVRA
deve esesire indirizzata conie segue :
Past. Giovanni Bogo - Chemin de la
Roche, 8 - RENENS • VD (Svizzera).
CERCASI cuoca, pìccola famiglia Torino.
Ottiimo stipendio. Rivolgersi Comba, Via
Pinardi, 2 - Pineiolo.
4
GIOVANE sedicenne evangelica, conoscenza francese impiegherebbesi come bambinaia giugno-settembre, disposta trasferirsi iinare o montagna. Scrivere Marina
Rivoir, Via ai Pecoul. Luserna S. Giovanni (TO).
VENDESI tavolo rotondo m. 1.20 allungabile. Rivolgersi Libreria Claudiana - Torre Pellice.
GRAZIOSO chalet ammobilato a Ghigo di
Frali, bella posizione, 5-6 letti, servizi,
affittasi luglio - agosto - settembre a famiglinola raccomandabile. Rivolgersi :
Revel, via Rosta 7 bis, Torino.
Convitto Maschile Valdese
TORRE PELLIe&
LE ISTALiLAZIONI : una piscina coperta (13x6 m.) per Testate e Tinverno, tennis, campo di foot ball, palla a volo e palla canestro, ottima posizione di mezza montagna. Sci con impianti di risalita.
ESTATE •_ dal luglio al 31 agosto si accettano ragazzi dagli otto ai
quindici anni per vacanze organizzate; possibilità di studio in vista
degli esami di riparazione (massimo due materie).
INVERNO: le iscrizioni per elementari, scuole medie, scuole professionali e ginnasio-liceo sono aperte.
RETTE: per le finalità del Convitto che si rivolge soprattutto al pubblico evangelico, le rette sono molto modeste in rapporto alle attrezzature sportive messe liberamente a disposizione dei ragazzi senza supplementi.
BORSE DI STUDIO: sono mes.se in palio alcune borse di studio (metà
retta) per alunni particolarmente meritevoli di modeste condizioni
economiche.
INFORM.AZIONI: scrivere al ConviUo Valdese TORRE PEIXICE (TO).
La mamma e la sorella del compianto
Ernesto Ribet
ringraziano senitibamente il Dr. Peyrot, il Pastore Bertin, la Banda Mu
sleale, gli Alpinii e tutti coloro ohe
hanno preso parte al loro dolore in
ocoasione della dipartenza del loro
caro.
Olot di Pomaretto, 3 maggio 1964
I parenti della cara scomparsa
Macidalena Gilli
ringraziano tutti coloro che con affet
io, con fiori, con scritti hanno preso
parte al loro lutto. Un ringraziamento particolare al Dottor Gardiol, ai
Pa.stori Jahier e Sonelli, a Suor Melania ad a tutte le persone delTAsilo
dei Vecchi.
Torre Pellice, 5 maggio 1965
RIPARAZIONI
Radio TV — Elettrodomestici
Apparecchi elettronici
Laboratorio attrezzato
Ferrerò Carlo
e Figlio
(studente in elettronica)
★
POMARETTO
Borgata Masselli, 4
OROLOGERIA . OREFICERIA
Novarese ■ Jourdan
TORINO ■ Via Tripoli, 214
Concessionario
— orologi e sveglieitte CYMA
— orologi LONGINES - PHI
LIP WATCH . DOXA ecc.
— pendolette a transistor
SECTICON
Laboratorio attrezzato per riparare qualsiasi tipo di orolog^io,
sveglia, pendolo, cucù
Nuovo studio dentistico
Don.
Emilio Fattori
Malattie della Boicca e Denti
Via Volta n. 2
LUSERNA SAN GIOVANNI
Attrezzature modernissime
Trapas Indoilore
Servizio Mutue
Riceve :
Martedi : dalle 8,30 alle 12
dalle 14,30 alle 19
Venerdì: dalle 8,30 alle 12
dalle 14,30. alle 19
Sabato : dalle 14,30 alle 19
Apipuntamenti da concordarsi
consulente
valdese di marketing, pubblicità e pubbliche relazioni, documentabili successi,
offre consulenza per lo sviluppo delle
vendite ad industriali valdesi
Or. Tart/uìnio Ventura
Via Sacconi 2 — telefono 53.75.45 MILANO
Settori, vi
f-'.- 'j
^ mea^er/u) /t&xA-f;
• non é da rimescolare
» non gocciola
♦ coprecon una mano
lUCIDO-OPACO-SATINATO-tHULSION
tUN PRODOIIO LEWIS BERGER Itd. FABBRICATO SU IICENZA DAL
COLORIFICIO SOLARI BELTRANOl g CARBONE
VIA flESCHI, 3/20 - GENOVA
•••