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Anno 124 - n. 35
16 settembre 1988
L. 800
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
COREA DEL SUD
Una teologia del popolo
L’inquietudine che serpeggia dietro la facciata delle Olimpiadi - Le tradizioni religiose
e la ricerca del messaggio di liberazione nell’Evangelo - La dura condizione della donna
Calvino invita i credenti ad
« amare la giustizia e a studiarla ». Un bel programma per tutti noi. La giustizia, ci dice Calvino, è un dono che ci è fatto da
Dio, e noi non dobbiamo dimostrarci ingrati verso Dio. La
giustizia che proviene da Dio
non è però una giustizia legalista che misura l’uomo secondo gii atti che compie, ma è una
giustizia legata alla promessa
di Dio che Cristo è venuto a liberarci dalle nostre paure e
dalle nostre colpe. Ed è proprio
la liberazione di Cristo che ci
obbliga ad assumerci responsabilità etiche e politiche.
Calvino afferma che l’equità è
il fojidamento del buon giudice
e delle leggi, e un altro riformatore, Teodoro di Beza, afferma il diritto di resistenza popolare contro le leggi ingiuste e
Finiquita dei potere.
Secondo l’insegnamento della
Riforma la giustizia, dono di
Dio, costituisce l’uomo responsabile e lo chiama a comportarsi secondo il diritto e con
equità. Il messaggio biblico è
anche messag^o di libertà, per
pui noi sappiamo non essere
Idolatri verso ogni forma di legge dettata dagli uomini. Noi
«cerchiamo il Regno di Dio e
la sua giustizia », cerchiamo cioè
una giustizia dinamica fatta dell’incontro con l’altro, con cui
costruire un ordinamento, il diritto, basato sull’equità, la libertà e la solidarietà.
Da vent’anni, sul terreno della
giustizia, è in atto uno scontro
tra poteri occulti (P2, mafia, settori dello stato) e un fronte democratico che vuol vedere chiaro suUe stragi, sugli assassinii
del terrorismo politico e mafioso.
Oggi sembrano prevalere i poteri occulti che riescono a bloccare le iniziative di pochi contro
la mafia (il caso della Procura
e della città di Palermo è emblematico), ed il potere politico
si dimostra preoccupato più a
far prevalere la ragion di stato
(caso del giudice Alemi) che i
principi costituzionali sull’indipendenza della magistratura.
Viviamo in un clima pesante:
si vuole neutralizzare chiunque
si ostini ancora a tenere aperta
la questione morale come la
srande questione nazionale, democratiea ed istituzionale.
E’ molto chiaro che « amare
la giustizia», in questo contesto
non può semplicemente, voler
dire obbedienza alle leggi e disinteresse per ciò ehe sta accadendo nell’amministrazione della giustizia. La rassegnazione e
la passività fanno il gioco di coloro che antepongono la ragion
di stato o le loro ragioni all’efiuità, alla libertà, alla solidarietà.
Non ci stancheremo perciò di
chiedere una reale indipendenza della magistratura dal potere politico, ed ai giudici una capacità di giudicare « in nome del
popolo » secondo la Costituzione.
Praticheremo queste richieste
con fermezza perché sappiamo,
come Davide, « non portare invidia a quelli che operano perversamente, perché saranno subito
falciati come il fieno e appassiranno come l’erba verde» (Salmo 37).
Giorgio Gardiol
Tutto è pronto, o quasi. Mentre la fiaccola olimpica sta per
arrivare a Seul, cresce l'aspettativa per questi giochi, contrassegnati da una rinnovata atmosfera intemazionale. Basti pensare
che le ultime due edizioni erano
state quelle del boicottaggio (no
degli USA a Mosca ’80) e del
controboicottaggio (no sovietico
a Los Angeles ’84). Ora, in clima
di distensione (almeno apparente), sono pochissimi i paesi che
rinunciano a partecipare, e dopo le ultime manifestazioni studentesche, i partiti di opposizione sudcoreani hanno proclamato la tregua politica fino ad Olimpiadi ultimate.
Una realtà
di sofferenza
La « festa dello sport » sembra riuscire a nascondere una
realtà complessa, atipica, ma in
definitiva carica di sofferenza.
La guerra, per la Corea, si era
protratta fino al 1953 e il paese,
già diviso tra le superpotenze
alla fine del secondo conflitto
mondiale, era dilaniato. Nei primi anni ’60 il reddito medio prò
capite era uno dei più bassi al
mondo, circa 80 dollari all’anno.
Ma negli ultimi 25 anni il tasso
di sviluppo della Corea del Sud
è stato addirittura prodigioso:
il reddito medio, di 2.000 dollari
nel 1985, è ora sui 2.500, e per il
2.000 è stimato intorno ai 5.000.
La nazione è ora al quindicesimo posto della classifica dei paesi più industrializzati (l’Italia è
quinta).
Ma i costi umani di questa
grandiosa « operazione-sviluppo »
sono grandi: la manodopera continua ad essere poco pagata, inurbata in grandi città, non conosce riposo né ferie, o le riduce
a pochissimi giorni all’anno. Ed
è in questa situazione che si è
sviluppato, con l’eredità di ima
tradizione varia e composita, un
« nuovo corso » assolutamente
singolare in campo teologico. Le
prime forme d’ religione a penetrare nella regione furono lo
sciamanesimo e il buddismo; il
cattolicesimo arrivò sul finire
del XVIII secolo e, cent’anni
più tardi (sotto l’occupazione
giapponese), fu la volta dei protestanti, fondamentalisti di provenienza ameiricana. Ora le chiese più rappresentate sonoi quella presbiteriana e quella metodista; da sempre il messaggio
evangelico è stato collegato con
la realtà sociale di un paese passato attraverso varie dominazim
ni e sofferenze, ed oggi esso si
esplica nella teologia conosciuta
come « Minjung », la cui traduzione potrebbe essere « popolo
sofferente ».
Fede e problemi
quotidiani
Per capire questa corrente, che
al messaggio evangelico di liberazione unisce anche le tradizioni precedenti delle altre religio
i CULTI MATTUTINI AL SINODO
Riscoprire il tesoro
« ...noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa
grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi »
(2* Corinzi 4: 7).
In clima di preparativi per le
celebrazioni del centenario del
rimpatrio dei valdesi è importante ricordare la motivazione indicata da Gianavello stesso nelle
sue « Istruzioni » quando dichiarava... « vedendo che siete pieni
di coraggio e di zelo per accendere la fiaccola della vera luce dell’Evangelo nel luogo della vostra
nascita... ». Questa dichiarazione
è in armonia col pensiero di Paolo, che esorta a « far brillare la
luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto
di Gesù ». Questa luce è il tesoro
racchiuso in vasi di creta, affidato cioè a creature deboli, fragili, esposte a dover fronteggiare
le potenze spirituali della malvagità per poter dare testimonianza del tesoro che hanno conosciuto un giorno.
Paolo precisa che a motivo del
tesoro « portiamo sempre nella
nostra carne la morte di Cristo,
cioè le sue sofferenze ». Ma pei
mezzo di questa testirnonianza
gli altri ricevono la vita: « La
morte opera in noi ma la vita in
voi ». Infatti al capitolo II della
stessa lettera egli descrive il calvario delle sue prove: battiture,
lapidazioni, carcerazioni, pericoli
sui fumi, in città, nei deserti ecc.
Anche i valdesi hanno pagato per
secoli il prezzo della loro fedeltà
al tesoro dell'Evangelo; infatti,
per citare un esempio, quando ci
fu la forzata emigrazione dalla
Val Chisone poco dopo il rimpa
trio, i bottegai di quella valle
erano lieti di parlare di Cristo ai
loro clienti pur sapendo che quella testimonianza comportava la
chiusura immediata dei loro negozi.
Per questo amore dell'Evangelo è nata nel secolo scorso la diaspora italiana con il grosso contributo di Charles Beckwith per
la preparazione dei colportori, evangelisti, insegnanti, pastori; si
trattava di una struttura umana
di uomini e donne finalizzata « a
far brillare la luce della conoscenza delVEvangelo ». Infatti il
novanta per cento dei bambini
cattolici che frequentavano le
nostre scuole erano lieti di prender parte alla scuola domenicale
per meglio conoscere i tesori
della Parola di Dio. Eppure si
trattava di vasi di creta, di persone semplici, per lo più contadini, operai, artigiani continuamente esposti al dileggio della gente,
ai soprusi, alle angherie di ogni
specie; eppure per mezzo di loro
la potenza di Dio si è manifestata
perché il Signore « ha scelto le
cose deboli per svergognare le
forti ».
Una prova sorprendente dell’intervento di Dio ce la confermava recentemente a Torre Pellice lo scrittore zigano Mateo
Maximoff con una bella testimonianza; infatti egli raccontava di
essere stato folgorato dalla luce
del Signore, come Paolo sulla via
di Damasco; da quel momento la
vita di quello zigano è cambiata;
egli ha percorso il mondo intero
creando gruppi, comunità, scuole,
persino in ìndia nella terra originaria degli zingari. Infatti Maximoff, pur essendo uno scrittore
di valore, nei suoi incontri e nelle
sue conferenze ha sempre messo
in luce unicamente l’intervento
della potenza di Dio che ha fatto
di lui un discepolo di Cristo.
Al Sinodo di quest’anno è stato
ricordato, sul tema dell’evangelizzazione, che l’amore per la Parola di Dio è venuto meno in molti settori delle nostre comunità;
si è parlato infatti di regresso
numerico, di mancanza di passione per l’Evangelo e quindi di testimonianza per condurre nuove
anime a Cristo; per questo è importante riudire il richiamo del
libro dei Proverbi 24: 11, che dice: « Libera quelli che son condotti a morte e salva quelli che
vacillando vanno al supplizio; se
dici: ma noi non ne sapevamo
nulla! Colui che pesa i cuori non
lo vede Egli? Colui che veglia
sull’anima tua non lo sa forse?
E non renderà Egli a ciascuno secondo le opere sue? ». Quanti
stanno per morire spiritualmente,
nelle nostre comunità e fuori, e
noi non ce ne curiamo! Raccogliamo il monito del libro dei
Proverbi affinché le nostre chiese
riscoprano il tesoro mediante
l’impegno di laici e pastori, ricreando il tessuto dei rapporti,
con conseguente clima di vera
fraternità, perseverando nella
preghiera perché Dio apra una
porta per la Parola.
Gustavo Bouchard
ni, bisogna anche tener conto
che essa si è sviluppata tra gli
anni ’60 e ’70, quando il paese
era oggetto della repressione dittatoriale. Il pastore Seong Won
Park, professore aUa Scuola presbiteriana di teologia di Seul,
ha spiegato, in una intervista
per « La vie protestante », che si
trattava di dare un messaggio
che andasse incontro al popolo.
« La teologia del Minjung — secondo Won Park — mostra l’influenza di Dio, il SUO aiuto in
vista di una vita migliore a partire dai problemi quotidiani della gente (...). I pastori più giovani pensano che la teologia debba essere rivista in questo senso, anche per reazione alla _ teologia "accademica" dell'Occidente ».
Una sorta di « teologia della
liberazione » che deve fare i conti anche con le lacerazioni arbitrariamente portate da USA e
URSS nel sottrarre la Corea alla dominazione giapponese separando pojrolazioni e famiglie.
Nel Nord come nel Sud, in nome di ideologie diverse, i diritti
umani sono offesi; per quanto
riguarda il suo paese Won Park
afferma che « in una nazione che
si sviluppa economicamente, l’evoluzione democratica dovrebbe
andare di pari passo ».
E uno degli impegni concreti
delle chiese coreane, dice Won
Park, è proprio quello di contribuire, con incontri e scambi, al
riavvicinamento tra lo stato del
Nord e quello del Sud.
La questione è sostenuta anche dagli studenti, isolati ma tenaci nel contestare la manifestazione olimpica; i giovani (ohe si
sono mobilitati anche presso
l’Università protestante di Seul)
lamentano che non sia stata data adeguata risposta alla richiesta di avere nella Corea del Nord
alcune delle gare olimpiche in
programma.
Due volte
oppresse
Una situazione ancora più pesante è vissut.i dalle donne, per
alcuni aspetti due volte « minjung », due volte oppresse. E’
il parere di Chung Hvun Kyung,
dell’Union Theologioal Seminary
di New York: « La donna coreana è sempre stata al fondo della scala nel sistema di oppressione, ma non sempre è stata
vittima passiva, essa è anche un
agente di liberazione ».
Proprio a Seul, l’anno prossimo si terrà l’assemblea generale
dell’Alleanza riformata mondiale:
sarà un’occasione per conoscere
più da vicino una teologia ancora poco nota (per esempio rispetto alle correnti dell’America
latina), e sarà un’occasione per
verificare se, per il mondo intero, l ’88 sarà stato solo l’anno delle Olimpiadi, o se l’attenzione
mondiale avrà saputo riflettere
sulle condizioni reali di un popolo che ancora cerca la propria
emancipazione
Alberto Corsanl
2
commenti e dibattiti
i6 settembre 1988
LA TEV CONTINUA
L'Assemblea plenaria, riunita a Luserna San Giovanni il 18 agosto 1988,
riconosce che è stato per pura grazia del Signore se il movimento di
Testimonianza Evangelica Valdese ha
potuto durare dodici anni per esprimere la convinzione di una non piccola parte di fratelli e sorelle.
In questo movimento, e non come organizzazione separata, ci eravamo
proposti di ricordare che « l’uomo non
vive di pane soltanto » (Matteo 4: 4).
Di conseguenza i problemi socio^politici del mondo dovevano essere nettamente subordinati alla predicazione del
ravvedimento, della conversione e della fede. Inoltre chiedevamo alla Chiesa di rifiutare i principi etici sulla famiglia e sulla sessualità in contrasto
con l'insegnamento della Sacra Scrittura.
Le nostre richieste non sono state
accolte. Tuttavia PAssemblea plenaria ha deciso di rivolgere a tutti i
fratelli e sorelle un ulteriore invito a
collaborare con noi per quei cambiamenti che sono nella speranza di
molti e che sono forse ancora possibili.
Il presidente dell'Assemblea
Paolo Olivieri
SECOLARIZZAZIONE
Caro direttore,
a prescindere dalla mia appartenenza
al comitato di redazione di questo settimanale, desidererei rispondere a Salvatore Peri in merito al suo commento positivo sulla lettera che Vittorio
Subilia inviò ad un collega sulla situazione della Chiesa, che egli ebbe a
definire « allarmante >.
Come i lettori ricorderanno, l’allarme di Subilia derivava dall’attività del
Consiglio Ecumenico delle Chiese, da
un ecumenismo definito « falso e livellatore », dall’eccessivo interesse
nei confronti del Terzo Mondo, del
problema ecologico e di quello sociale.
Personalmente dissento da questa
presa di posizione, dovuta in parte
anche all’eccessivo radicalismo del fratello Subilia, di cui rispetto peraltro
profondamente l’opera e la memoria.
Siccome il lettore cita anche il moderatore, posso ricordare che egli, nel
commemorare in Sinodo la figura di
Subilia, ebbe a sottolineare questo
suo aspetto di radicalità.
Certo, se le chiese e la stampa si
occupassero in prevalenza dei temi
suddetti, la cosa potrebbe costituire
un indice di eccessiva « secolarizzazione », ma mi pare che questo proprio non avvenga. Anche il suddetto
concetto di ecumenismo mi sembra
vada rettificato per via di tutte le iniziative in corso, fra cui quelle assunte nelle recenti decisioni sinodali.
Ma, tornando ancora un attimo ai
temi dell’ecologia e del Terzo Mondo
(fame, debiti, sottosviluppo e miseria), mi pare che essi travino un pieno fondamento nel « ritorno alla Bibbia, alla Parola » come auspica il lettore, a partire dalla Genesi con il concetto di « custodia » della Terra, fino
al supremo comandamento di Gesù
Cristo di amare il prossimo come se
stessi. Lo stesso lavoro ecumenico
del CEC e la sua iniziativa ■ conciliare » a favore della « giustizia, pace e
salvaguardia del creato » mi pare vadano senza dubbio in quella direzione.
Roberto Peyrot, Torre Pellice
IL SINODO
E IL FUMO
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spettacolo nuovo veder fumare, appena fuori daH'aula e dalle gallerie,
tante donne giovani e anche non giovani, con responsabilità più o meno
grandi verso la famiglia e la comunità, oltre naturalmente a tanti uomini,
ma forse in minor numero (...)
Una decina di anni fa era stato
presentato al Sinodo un ordine del
giorno contro il fumo. Non riuscì a
passare per il solito inconveniente
dello spazio non definito per la Commissione delle proposte. In teoria
questa Commissione è stata istituita
per dare a ogni membro del Sinodo
la libertà di presentare le sue idee
su argomenti non toccati dalla relazione della Tavola e dalla controrelazione, in realtà mancando un tempo
di durata stabilita da regolamento, la
chiusura strozza questa possibilità.
Questa volta non m’aspettavo la
stessa sorte. L’argomento del fumo era
entrato, se pur di sfuggita, nel corso
dei lavori con vivissimo interesse da
parte dei membri del Sinodo e della
galleria, l’ordine del giorno corredato
delle firme regolamentari era stato letto dal Presidente della Commissione
con significativi applausi da parte del
Sinodo, ma ecco che scatta, per volontà di chi presiedeva in quel momento il Sinodo, l’inesorabile chiusura (...).
Ritengo che i membri ed amici della
Chiesa Valdese-Metodista non presenti al Sinodo abbiano il diritto di conoscere il testo di questo « pericoloso »
ordine del giorno, e di esprimere il
proprio parere in vista di una possibile nuova formulazione per il prossimo Sinodo (...),
Gustavo Bertin, Luserna S. G.
Considerati i danni del fumo dimostrati da opere scientifiche e da studi
di larga divulgazione,
considerato il chiaro fondamento biblico dell’importanza per il cristiano
della salute della intera persona, corpo,
anima, spirito,
considerato il valore dell’esempio e
l’importanza della testimonianza di sobrietà evangelicamente intesa,
considerata l’attualità del problema
il SINODO invita
tutti gli educatori, i responsabili di attività, opere, istituti, campi giovanili
ecc., a fare opera di persuasione per
una rinuncia al fumo, con dolcezza e
con fermezza.
Il SINODO delibera
che negli edifici delle istituzioni e delle
opere della Chiesa siano apposti cartelli con le scritte: « Si prega di non fumare » oppure, a seconda dei casi,
« Vietato fumare ».
L’OMOSESSUAUTA’
E LA TEV
I quotidiani ci hanno recentemente
informati di un notevole calo della
vendita del tabacco. Per II fisco si tratta di molti miliardi di meno all’anno.
Ho l’impressione, da quanto si è
potuto vedere al Sinodo che noi, su
questo punto, siamo buoni sostenitori
del fisco. Per un vecchio come me
che ricorda tanti Sinodi del passato, è
Rom. 2: 1. Non vedo quindi la ragione per la quale io, o chiunque altro,
debba farne un uso così improprio.
Terza. La scienza, come ia Bibbia,
non può in alcun caso essere interpretata e chiamata in causa a orecchio. Non vedo quindi ia ragione per
la quale io, o chiunque altro, non debba usarla rettamente.
Quarta. Leggendo attentamente e
senza pregiudizi il mio articolo, ci si
accorge come, finalmente, lungi da una
qualsiasi approvazione o disapprovazione del comportamento degli uni e
degii altri, di fronte a problemi molto
complessi che non possono umanamente venir risolti come un nodo
gordiano, io abbia esortato tutti ad
una più equa, serena, composta, bibiica e cristiana valutazione di sé
e dell’altro; dell'altrui e del proprio
comportamento. Non vedo quindi la
ragione per la quale io, o chiunque
altro, non debba farlo.
Quinta. La lettera-articolo che mi
critica — ma non mi risponde — non
solo manca della firma di un responsabile, ma anche di fantasia e di un
serio approfondimento, sia biblico che
scientifico.
Per cui ti assicuro, caro direttore,
che per quanto mi riguarda l'argomento è chiuso.
Sergio Carile, Bologna
Caro direttore,
qualcosa di simile prevedevo. Non
tutti, infatti, si sono accorti che il
dogma della divisione dell'umanità tra
i figli della Luce e i figli delle Tenebre si è insabbiato definitivamente con
i manoscritti qumrànici di 2000 anni fa.
Mi dispiace soltanto di avere « inquinato » il tuo giornale sollevando
una delle pietre sotto le quali si cela
la nostra • illibatezza »,
lo comunque ho firmato, assumendomi la responsabilità di ciò che scrivevo, e non mi aspettavo che una
intera Assemblea, quale è la TEV,
non ne avesse capito il testo, ne
avesse completamente frainteso lo
spirito e non avesse trovato tra i
suoi chi, a suo nome, assumesse personalmente la responsabilità di una
firma.
Questa è la ragione per la quale
non risponderò e mi limiterò ad alcune precisazioni.
Prima. L’atto n. 19 del Sinodo 1962
e la dichiarazione di fede di La Rochelle — che da almeno 300 anni
coinvolge anche gli angeli — e la
vecchia liturgia valdese — testi certo storicamente rispettabili — non
sono Scritture sacre. Non vedo quindi la ragione per la quale io, o
chiunque altro, debba acriticamente
sottoscriverli, supinamente conformarvisi e solo su quella base giudicare.
Seconda. La Bibbia è per tutti noi
un testo abbastanza serio da non essere
degradato al punto di farne un formulario di buona o cattiva condotta:
né i suoi versetti possono essere utilizzati come proiettili, altrimenti mi
sarebbe stato facile citare proprio
IL CATECHISMO
CONTESTATO
Dio si pente, quindi, e non solo:
il suo pentirsi è per noi grazia e vita.
E’ chiaro che « pentirsi », ■■ ricredersi » qui sono metafore; e in quale
altro modo se non per metafore potremmo parlare di Dio? L'importante
è che, appunto, possiamo parlarne,
dal momento che siamo fatti, proprio
noi « miseri uomini », a sua immagine; 0 meglio, che siamo eletti, secondo le parole di Paolo, per essere conformi all'immagine del suo Figlio (Romani 8: 29).
Ci pare quindi di essere ben lontani dall’instradare i ragazzi — questa è
l’accusa del fratello Goletti — « ad una
fede terrena e secolarizzata ».
Fraternamente.
cui preparazione potrebbero essere dedicati numerosi interessanti interventi,
E’ giusto far mancare, proprio in
agosto, il nostro foglio? Non sarebbe
proprio possibile alla redazione e alla tipografia prendersi le ferie in
luglio?
Molto cordialmente.
Aldo Rostain, Lue. S. Giov.
Non è esatto : il giornale va in ferie
solo 15 giorni in agosto a cavallo di
ferragosto, (g. g.)
PRECISAZIONE
In merito alla lettera di Mario Goletti, pubblicata il 5 agosto, che critica
la confessione di fede pronunciata da
un gruppo di confermandi a Torino in
occasione della scorsa Pentecoste e
pubblicata sul nostro settimanale il
3 giugno, in qualità di catechisti che
avevano la cura del gruppo di ragazzi
in questione, ci sentiamo di rispondere
con le seguenti brevi osservazioni, consci del fatto ohe il problema della confessione di fede meriterebbe di essere
affrontato con ben altro rilievo.
1) Riteniamo legittimo che, all'atto
deH’ammissione in chiesa, coloro che
l’hanno richiesta esprimano le loro
motivazioni e dichiarino la propria fede mediante la lettura di un testo all'assemblea dei credenti, come è avvenuto la scorsa Pentecoste a Torino
in corso Vittorio.
2) Tanto meglio, se tale testo non
riproduce una confessione di fede già
bell'e fatta ma è farina del proprio
sacco. Nel caso in questione, il testo
è stato redatto dai catecumeni stessi
col nostro aiuto, secondo un procedimento in cui ognuno di essi vi si riconosceva e la riteneva come propria.
3) Se, come viene ipotizzato dal
fratello Goletti, « tra qualche anno molti fratelli potranno vantarsi di aver la
loro confessione di fede personale »,
ciò sarà male se e nella misura in
cui se ne vanteranno, non perché la
loro confessione di fede sia « personale ». La Bibbia, infatti, è piena di confessioni personali della fede; valga
per tutte quella di Pietro in Atti 2:
14-36.
4) Quanto alla confessione di fede
valdese di 300 anni fa, la nostra chiesa
non richiede a chi viene battezzato o
confermato di farla propria, se non
nel senso dell’articolo 5 del Patto di
Integrazione tra le chiese valdesi e
metodiste che dice: « La Confessione di fede della Chiesa non può considerarsi in modo statico, in quanto
ogni qualvolta le chiese valdesi e
quelle metodiste hanno preso una posizione coerente alla Parola di Dio e
sono state testimoni fedeli del loro
Signore e del Suo Evangelo, esse hanno confessato la loro fede ».
Si tratta, cioè, di una formulazione
storica, degna certamente di attenzione
e rispetto, ma storica e quindi legata al suo tempo: non può avere per
noi, almeno finché restiamo evangelici, lo stesso valore fondante e costitutivo che ha la Scrittura.
5) « Crediamo in un Dio capace
di amare, di ricredersi, di pentirsi ».
E perché no? L’idea di un Dio che
si pente (non delle sue promesse, ma
ad esempio delle punizioni che ha deciso di dare agli uomini per la loro
malvagità) ricorre parecchie volte nella Bibbia, valga per tutte Esodo 32: 14:
« E l’Eterno si pentì del male che avea
detto di fare al suo popolo »; vedi anche Ger. 42: 10 e altri simili.
Saverio Merlo
Eugenio Bernardini, Torino
LE FERIE
DEL GIORNALE
A proposito dell’incontro Fratelli,
Valdesi e Metodisti che si terrà a Gasa Cares dal 29 settembre al 2 ottobre, vorrei precisare che il titolo del
mio contributo è « Progressi nella santificazione: legittimità, possibilità ».
Non ha dunque nulla a che fare con
quanto annunciato dai promotori e pubblicato sul nostro giornale del 26 agosto 1988, pag. 5. La svista è probabilmente dovuta ad un malinteso.
Grazie.
Sergio Rostagno, Roma
Caro Direttore,
il giornale va in ferie dalla fine di
luglio alla fine di agosto, da ormai diversi anni!
So che in Italia le ferie in agosto
sembrano essere « sacre » e che tutti
vogliono andare al mare o ai monti
nel mese in cui trovano pochi posti,
hanno un pessimo servizio e subiscono notevoli salassi al portafoglio.
Per il giornale Le sembra cosa opportuna? Durante l’estate si ha più
tempo di leggere, si potrebbero approfondire temi importanti sotto l’attenzione di molti ma, soprattutto, c'è
la vita della Chiesa (esame di fede,
sermoni di prova) e il Sinodo, alla
NUOVI INDIRIZZI
Il Movimento nonviolento e la rivista Azione Nonviolenta hanno cambiato indirizzo. Il nuovo recapito è: .Azione Nonviolenta - Casa per la nonviolenza - via Spagna, 6/8 - 37123 VERQNA.
Comunichiamo inoltre il nuovo indirizzo del pastore Giovanni Carrari: corso Mameli, 19 - 28044 VERBAMIA/
INTRA (Novara), tei. 0323/42653: e
quello del pastore Fernando Camerini:
viale della Vittoria, 19 - 00053 CIVITAVECCHIA; e quello del pastore Renato Di Lorenzo, Via Pedescallo, 8 23100 SQNDRIQ - Tel. 0342/21.07.29.
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore; Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Piervaldo Rostan
Comitato di redazione; Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Alberto
Bragaglia, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte, Piera Egidi, Paolo Florio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: MItzi Menusan
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Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio GardioI, Franco Rivoira (membri)
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Stampa: Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud 23 - 10066 Torre Pellice - tel. 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Glampiccoll
Hanno collaborato a questo numero: Archimede Bertolino, Vera Long, Lu
cilla Peyrot, Teofilo Pons, Paolo Ribet, .Aldo Rutigliano.
il n. 34/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 7 setttembre
e a quelli decentrati delle valli valdesi l’8 settembre 1988.
Á
3
16 settembre 1988
vita delle chiese
TAVOLA ROTONDA A TORRE PELLICE
PONTICELLI
L'azione di Dio
La difficoltà di collegare fede e fatti della storia - La promessa
del giudizio finale - L’intervento di Dio: una domanda di identità
Teppisti al Caracciolo
Le manifestazioni del « Tempio aperto » promosse dalla Chiesa valdese di Torre Pellice nel
corso deH’estate si sono concluse la sera di domenica 28 agosto con la conferenza di Sergio
Quinzio, giornalista de « La Stampa », e Sergio Rostagno, professore alla Facoltà valdese di teologia.
I due oratori hanno esposto
le loro considerazioni sul tema;
« Si può affermare che Dio interviene nella storia? », trovandosi d’accordo sul fattO’ che il
credere in un intervento di Dio
nella storia è elemento essenziale e costitutivo del credo ebraico-cristiano.
Se però per gli antichi ebrei
l’intCTvento di Dio era ritenuto
non una questione di fede, bensì un’evidenza dei fatti, così non
è più per Tuomo moderno.
Osservava Quinzio che oggi ci
è difficile motivare la fede sui
fatti della storia, come si può
dire Facessero gli ebrei (si pensi
al licordo della liberazione dall’Egiito, fatto storico fondamentale nelle vicende del popolo di
Israele), e quindi sentire e vedere un intervento diretto di Dio
nella storia: è più consona alla
nostìa sensibilità una fede in un
Dio che è pura ulteriorità, accostabile nel mistero, nel simbolo,
ovvero in un Dio immanente nella storia, nella natura, un Dio
che non interviene direttamente,
ma in via medi.ata attraverso
l’uomo.
In entrambi i casi non si pensa più ad una azione diretta di
. Dio nelle vicende umane: in questo modo però, diceva Quinzio,
si va a ledere l’essenza stessa
del credo cristiano.
A suo giudizio, oggi può ravvisarsi rintervento di Dio nell'adempimento delle promesse
fatte per mezzo di Gesù Cristo:
basti ricordare le parole del Sermone sul monte fle « beatitudini » - Matteo 5; le assicurazioni
di Matteo 6: 25 segg.). Non bisogna però dare a queste promesse spiegazioni di tipo provvidenzialistico («non preoccupatevi, abbiate fiducia, Dio prima
à poi interverrà ») o ispirate ad
uno storicismo ottimistico (« oggi non va, ma domani andrà
meglio »); l’unica spiegazione
convincente per Quinzio è quella escatologica: l’opera di Dio
nella storia non si esplica in
fatti attuali, ma nella manifestazione ultima, nella promessa del
giudizio finale.
Solo alla fine dei tempi si capirà il senso dell’intervento di
Dio nella storia degli uomini; si
è ora come di fronte ad un medico che non pare compia nulla
di risolutivo nei confronti di un
malato: soltanto nel momento
in cui, quando tutto sembrava
perduto, si vedrà il malato guarire, si potrà dire se e quando
fi medico è intervenuto.
« Dio si identifica con Tuomo
in modo tale, e al fine, di permettere allTuomo di identificare
se stesso alla luce del movimento di Dio »: questa è la tesi che
^ergio Rostagno ha sostenuto ed
illustrato per affermare l’intervento di Dio nella storia.
Alla tesi ha jwsto subito due
limitazioni: innanzitutto Dio entra nella storia esclusivamente
attraverso il singolo essere umano, e non attraverso gli avvenimenti; in secondo luogo, Dio entra nella storia, ma nessuna lune guida il percorso dalla conoscenza della storia a Dio. In
, sltre parole: è ravvisabile un
I percorso che va da Dio verso
la storia, ma dalla storia non
c possibile risalire a Dio.
Dal patto di Dio con Tuomo,
fatto riconducibile alla prima limitazione della tesi, si è dedotta talora una identificazione della storia delTx,iomo e lo svolgersi del piano di Dio, fino a scorgere un concorso tra le vicende
umane e la storia di Dio.
Rostagno citava a questo proposito l’interpretazione che Q.
Cromwell o E. Arnaud davano
alle vittorie loro e degli uomini
al loro comando: « Le nostre armi hanno vinto perché benedette da] Signore; noi abbiamo vinto, è Dio che ha vinto ».
Questa lettura degli avvenimenti storici, diceva con forza
Sergio Rostagno, è da abbandonare una volta per tutte; lasciamo pure a Cromwell ed Arnaud
le loro affermazioni, forse nel
loro contesto anche legittime:
oggi però leggiamo le vicende
passate con altri occhi!
Gli storici contemporanei hanno già dato una lettura diversa
a quegli avvenimenti: le affermazioni di Arnaud furono interpretate, nel 1939, secondo una
visione sovrannaturalistica ( « il
rimpatrio è frutto di un misericordioso inter\''ento di Dio »), visione già allora attenuata però
dall’osservazione che Tintervento divino aveva trovato riscontro nella fede incrollabile dei
valdesi; A. Armand Hugon, pur
non escludendo nella sua « Storia » la possibilità di una lettura sovrannaturalistica, proponeva
una lettura scientifica della storia; G. Spini e M. Miegge, in
loro recenti scritti, interrogano
ia storia per instaurare un dialogo con il passato al fine di
Spiegare il presente, lasciando
Dio fuori dal discorso.
Si chiedeva Rostagno: in relazione al tema della serata, c’è
una terza via che interseca trasversalmente la lettura sovrannaturalistica e la lettura che mette l’uomo, e non Dio, al centro
della storia?
E' una via che il protestantesimo sta cercando da almeno
200 anni. Un tentativo di risposta, per il prof. Rostagno, è:
occorre leggere la storia in maniera spregiudicata, con occhi
umani, « laici », e non con gli
occhi della fede; occorre leggere
nel passato appèlli da viversi
nel presente.
L’uomo e la donna cercano
l’intervento di Dio nella storia
sostanzialmente in una domanda
di identità, la cui risposta è la
possibilità data loro di essere
testimoni dell’intervento di Dio.
Occorre allora, per conoscere
Dio, avere il coraggio di agire,
di sbagliare, perché è soltanto
nell’azione che è dato di conoscerlo.
In questo senso quindi Dio si
identifica con Tuomo, nel permettergli di identificare se stesso alla luce della Sua azione.
Dunque Tinterrogativo sulTintervento di Dio ndila storia si risolve in un interrogativo dèlTuomo, o della donna, sulla propria
identità nei confronti dell’azione di Dio: il problema diventa
quindi il significato del binoimo,
ossia della relazione, uomo-Dio.
Molti gli spunti per una discussione delle opinioni di Quinzio e Rostagno, che è auspicio
non sia da considerarsi esaurita
alTintemo delle mura del tempio di Torre Pellice.
Paolo Gay
Nella notte del 22 agosto un
gruppo di teppisti ha compietamente distrutto i vetri e imbrattato i muri interni del Centro
Emilio Nitti, di Ponticelli, Napoli. Approfittando della chiusura
del Centro, durante il periodo
di ferragosto, alcuni ragazzi del
quartiere hanno pensato di trascorrere una notte diversa, « divertendosi » al tiro al bersaglio
con le finestre del Centro della
Federazione. Secondo la gente
del villaggio e la polizia accorsa
sul posto si può pensare che il
fatto sia stato soltanto « una
ragazzata »: nulla è stato infatti
sottratto e le attrezzature didattiche e sportive non sono state danneggiate. L’episodio, frutto, si può immaginare, di un
incomprensibile e immotivato
sfogo di violenza, ha lasciato
tutti stupiti e sgomenti, a cominciare dalle famiglie stesse
del villaggio che hanno espresso,
in un'accesa e partecipata assemblea, tutta la loro rabbia
contro questi teppisti, oltre alla
solidarietà affettuosa verso Mena, Tassistente sociale del Centro. Crediamo, come Comitato
di gestione, che questa azione,
anche se grave, non debba essere drammatizzata.
Del resto non vi sono stati
finora motivi o sospetti tali da
prospettare il rischio di una qualche azione violenta contro il Centro E. Nitti che invece, in questi anni, ha ricevuto da sempre
e da tutti continui attestati di
stima e di apprezzamento per il
lavoro e l’azione fin qui svolti
nel quartiere. Se ancora ce ne
fosse bisogno, questi vetri rotti ci confermano soltanto in modo diretto il clima di violenza e
di tensione sempre più diffuso
e generalizzato a livello giovanile anche qui a Ponticelli, che
si avvia a trasformarsi ulteriormente in un altro quartiere ghetto della periferia urbana di Napoli.
Luciano Cirica
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Un tetto per la cappella di Combagarino
VILLASECCA — Erano circa
200' i partecipanti al pomeriggio
comunitario di domenica 14 agosto a Combagarino. E tutti erano veramente contenti di avere
potuto rifare il tetto della locale
cappella: antico luogo di culto e
di riunioni, costruito nel 1742,
e caro a quanti di noi lo hanno
frequentato, anche nel recente
passato.
Siamo grati a Franco Calvetti
per la sua carrellata storica, riferita anche ad altri locali di culto della nostra comunità.
E vogliamo qui esprimere la
sincera ed autentica riconoscenza da parte di tutta la comunità
a quanti hanno assunto l’impegno, e lo hanno portato egregiamente a termine, nelToffrire manodopera gratuita per i lavori
del tetto, nell’allestimento e conduzione del bazar, e a quanti
hanno dato offerte in denaro. Rivolgiamo un pensiero di enorme
riconoscenza a tutti i soci del
Gran Consortile di Riclaretto,
che hanno donato il legname necessario alla copertura della cappella.
• Ci è stato richiesto di inviare indumenti di qualsiasi genere
(usati, ma decorosi, e ...anche
nuovi ! ) per bambini tunisini, immigrati nella città di Mazara del
Vallo, dove esiste una nostra comunità valdese condotta dal
past. Laura Leone. La nostra
Unione Femminile, che si è assunta l’incarico della raccolta e
della spedizione di questi indumenti, ne ha inviato già un pacco.
Commiato
PINEROLO — Desideriamo qui
ancora ringraziare il pastore
Thomas Soggin per aver presieduto il culto del 28 agosto.
• Domenica 18 settembre il
pastore Mario Berutti terrà la
sua predicazione di saluto dopo
un anno trascorso con noi.
Lo ricorderemo a lungo per la
completa disponibilità che ci ha
dato in questo periodo in tutti
i rami dell’attività ecclesiastica e
per le sue costanti visite agli
ammalati di tutte le comunità
delle valli degenti negli ospedali
di Pinerolo.
Gli diciamo grazie e chiediamo
al Signore di assisterlo nel suo
nuovo campo di lavoro, mentre
diamo un benvenuto al nuovo
pastore Erika Tomassone che inizierà il suo servizio nel mese
di ottobre.
Incontro comunitario
PERRERO-MANIGLIA — Sa
bato 17 settembre l’Unione femminile di Torre Pellice visiterà
Maniglia. Dopo il pranzo comunitario la giornata proseguirà
con un incontro aperto a tutti
con canti e studio biblico.
• Domenica 18 settembre il
culto (ore 9 a Perrero, ore 10.30
nel tempio a Maniglia) sarà presieduto dal pastore Paolo Ribet.
Grazie!
VILLAR PELLICE — I culti
delle domeniche 28 agosto, 4 ed
11 settembre sono stati presieduti dai pastori Bruno Costabel,
Gustavo Bouchard ed Ernesto
Ayassot a cui va il ringraziamento di tutta la comrmità per i messaggi forti ed attuali che sono
stati rivolti.
• Il battesimo è stato ammi
nistrato a Nathalie Janavel di
Aurelio ed Iris Garnier; la grazia del Signore accompagni que
sta bambina ed i suoi genitori
Lutto
TORRE PELLICE — Una folla
commossa si è ritrovata sabato
10 settembre scorso al cimitero
dei Malanot a Luserna S. Giovanni per esprimere la sua solidarietà ai familiari di Enzo Rovara, deceduto all’età di 38 anni
dopo una lunga malattia.
• Nel tempio dei Coppieri è
stato battezzato il piccolo Gilbert
Davit di Dario e Susanna Bertramino; la benedizione del Signore giunga su questo bambino e sulla sua famiglia.
Matrimoni
SAN GERMANO — Nella giornata di sabato 3 settembre abbiamo vissuto un avvenimento
insolito: sono stati celebrati due
matrimoni. Il mattino, Giancarlo Beux e Susi Plavan hanno
celebrato le loro nozze nella
chiesa valdese, mentre nel pomeriggio Guido Baret ed Alessandra Truccone hanno pronunciato
11 loro ”sì” davanti al sindaco.
Quest’ultima, trattandosi di una
coppia mista, ha preferito il rito
civile; ma, non volendo escludere le rispettive comunità di origine, ha invitato il pastore loca
le ed il parroco di Vigone (comune di provenienza della sposa) perché facessero una lettura
biblica ed una preghiera. L’esigenza mostrata dagli sposi dice
chiaramente quanto sia urgente
che le chiese si incontrino per
dare una risposta su un tema
tanto sentito.
L’augurio che noi vogliamo
rivolgere da queste colonne è di
felicità per gli sposi e di buon
lavoro per la commissione nominata dal Sinodo per trattare
con la Conferenza Episcopale
Italiana il tema, appunto, del
matrimoni misti.
Bazar
SAN SECONDO — Domenica
25 settembre avrà luogo il culto di ripresa delle attività. I ragazzi della Scuola domenicale,
i catecumeni e i loro genitori
sono caldamente invitati a partecipare; dopo il culto si stabiliranno gli orari delle lezioni,
mentre il bazar verrà aperto al
pubblico alle ore 14.30; ci saranno banco pesca e lotteria.
• Ringraziamo i pastori Renzo Bertalot, Salvatore Ricciardi
ed il fratello Aldo Garrone per le
predicazioni tenute il 21, 28 agosto ed il 4 settembre.
• Nel corso del culto di domenica 28 agosto è stato battezzato il piccolo Marco GrigUo: il Signore benedica questo
bambino e dia ai genitori di
mantenere la promessa fatta.
• Sabato 10 settembre, nel tempio, si sono uniti in matrimonio
Maura Pons e Piero Ribet; che il
Signore rimanga sempre la guida di questa nuova coppia.
4
4
ecumenismo
16 settembre 1988
GLASGOW: CONFERENZA MONDIALE DEI GIOVANI BATTISTI
Gesù Cristo regna
Un’esperienza grandiosa - I momenti musicali e gli studi biblici in
gruppo - Il ruolo dei giovani aH’interno delle chiese e nel mondo
In un piovoso ,pomeriggio della Scozia ci siamo ritrovate, insieme ad altri 8 italiani, improvvisamente in mezzo a 7.000 giovani battisti.
Subito abbiamo avuto l'impressione che fossimo tutti là con
lo stesso scopo e con lo stesso
spirito, con le stesse speranze
e la stessa allegria, seppure provenienti da regioni e continenti
diversi e lontanissimi.
L’il“ Conferenza Mondiale dei
giovani battisti è stata fin dai
primi momenti una grandiosa
esperienza per tutti. Grandiosa
è proprio il termine corretto che
esprime lo stupore e la gioia di
vedere uno stadio gremito di giovani credenti che cantano e « gridano » la loro fede. Per noi, giovani battista di uno Stato dove
i protestanti sono una minoranza (anche se significativa, comunque una minoranza), è stata una esperienza del tutto nuova e in un certo senso confortante. La novità sta proprio in
questo fatto, vale a dire neU’aver
partecipato ad una vera e propria « celebrazione » di Gesù Cristo, cosa a cui non siamo abituati.
Testimoniare
insieme
Questa conferenza è stata concepita infatti proprio con lo scopo di testimoniare ancora una
volta, tutti insieme, neri, bianchi, gialli, rossi, che Gesù Cristo
regna. Originale e trascinante è
senz’altro il modo di manifestare la propria fede; su un palco
illuminato da luci psichedeliche
si sono esibiti gruppi rock che,
seppure con testi di impronta
Schiettamente cristiana, si ade
Una risposta per
il nostro prossimo
•27-31 IDLY 1988• GLASGOW seXJfLAND*
Glasgow: il simbolo del Congresso mondiale dei giovani battisti.
rante le assemblee e i culti si
viva una atmosfera più allegra
e amichevole, come quella che
abbiamo trovato alla conferenza.
Molto positivo, ad esempio, è
stato il contatto fisico che potevamo instaurare con i vicini di
panca durante il culto, toccandoci, abbracciandoci, pregando
in piccoli gruppi: atteggiamenti
che forse, in Italia, ci farebbero
sorridere, ma che a noi sono
sembrati sinceri e spontanei. Per
i cittadini di Glasgow è stato
poi sicuramente impressionante
veder avanzare migliaia di F>®rsone in corteo al grido di « Make way for thè King of Kings »
(prepara la strada al Re dei Re).
Nel corso della conferenza si
è riunito anche il Consiglio mondiale del Dipartimento giovanile deU’Alleanza Mondiale Battista. In questa sede è stata approvata una mozione contro le
ingiustizie razziali nel mondo ed
è stato eletto il nuovo presidente del Dipartimento stesso: Chafnunorwa Henry Chiromo (Zimbabwe).
Il Consiglio ha infine stabilito
di tenere la prossima conferenza (1993) nel continente africano.
Silvia Casonato
Susanna Chiarenzi
FCEI; ORA DI RELIGIONE
VIGILANZA
Il Consiglio della FCEI (Federazione chiese evangeliche in Italia), preso atto della recente sentenza del
Consiglio di Stato che comporta la definizione dell’insegnamento della religione cattolica (IRC) nelle scuole
pubbliche come materia curricolare e Tobbligo derivante per coloro che non se ne avvalgono di frequentare un’attività alternativa,
fa propria la protesta espressa dalla Tavola valdese
per l'interpretazione restrittiva delle norme vigenti e
per il mancato rispetto della Legge 449/’84 (attuazione
dell’Intesa con le chiese rappresentate dalla Tavola valdese);
sottolineo- la gravità di una interpretazione della
Legge 121/’85 (attuazione del nuovo Concordato con
la Santa Sede) che appare in conflitto con lo spirito e
la lettera della Costituzione;
denuncia il pericolo di una legittimazione delle illegalità e delle discriminazioni verificatesi nelle scuole
italiane durante lo scorso anno scolastico;
propone a quanti (genitori, studenti...) abbiano a
cuore il rispetto della libertà di coscienza e di una prassi democratica, di vigilare in ogni singola scuola affinché l’attivazione delle attività parallele (IRC e « alternative ») si verifichi solo in condizioni di effettiva parità;
appoggia l’iniziativa del comitato « Scuola e Costituzione » di promuovere una raccolta di firme a sostegno della proposta di legge già presentata alla Camera
ed al Senato circa le « norme di attuazione e garanzia
per lo svolgimento e la libera scelta delle materie facoltative »;
ribadisce la convinzione della necessità che la scuola inserisca nel proprio progetto culturale la conoscenza dell’esperienza religiosa nella pluralità delle sue
manifestazioni, al di fuori di una logica e di un regime
concordatario;
chiede un tempestivo dibattito parlamentare su tutta la materia.
INTERVISTA A SAMUEL AKLE’
guano allo stile dei giovani e giovanissimi.
Non c’era una vera e propria
liturgia durante le celebrazioni,
ma un leader e un’orchestra
esaltavano il pubblico che partecipava attivamente ai canti e
alle preghiere. Più moderati, seppur cadenzati sempre da canti
e momenti di preghiera in comune, gli incontri del mattino.
Piccoli gruppi di 8 o 10 persone,
dopo aver assistito alla predicazione, si riunivano per dibattere
il messaggio biblico e familiarizzare fra loro. E senz’altro l’appellativo di « family group » ben
si è adattato all’atmosfera e allo
spirito che caratterizzavano queste riunioni. E’ nell’ambito di
questi gruppi infatti che si sono
intrecciate le amicizie più strette: ricordiamo con affetto Frank,
Laura, Steve, Pavel, Hugo. Era
bello infatti camminare tra migliaia e migliaia di volti sconosciuti e scoprirne qualcuno di
familiare con cui scambiare un
saluto e magari una amichevole
pacca sulle spalle.
PERCHE’ LA CEVAA
(continuazione)
— Per quanto riguarda la diaconia, al Sinodo si è discusso
sulla testimonianza evangelica
nel servizio prestato, e sulla necessità di andare oltre il servizio stesso. Il progetto delle vostre chiese, mantenendo e promuovendo opere sociali (scuole,
ospedali), è nel senso del proselitismo?
Questo è certamente quanto di
più piacevole ricordiamo ora a
Conferenza ultimata. Vari spunti di riflessione sono emersi dagli studi biblici. Ci ha colpito
favorevolmente il concetto che
« noi siamo per il nostro prossimo la risp>osta alla sua richiesta di aiuto a Dio».
Questo punto di vista ci impone di prendere coscienza del
nostro ruolo nelle chiese e nel
mondo, della nostra vocazione e
del significato della frase « Gesù
Cristo regna nella nostra vita ».
Speriamo, al nostro rientro in
Italia, di riuscire a trasmettere
l’entusiasmo che ci deriva dall’aver vissuto questa esp>erienza.
Magari cooperando affinché du
— No. Può darsi che ci siano
alcuni atteggiamenti che potrebbero sembrare contraddire la perentorietà della mia negazione, ma occorre rendersi conto
che la chiesa, o le chiese, in una
data società, hanno il dovere di
agire affinché gli uomini e le
donne abbiamo il minimo necessario per vivere quali creature
di Dio. Le chiese si preoccupano affinché sia permesso aH’uomo di uscire dalla propria ignoranza, e abbia la salute per poter godere di tutti i doni elargiti
da Dio alla natura e ad ognuno. Dunque, attraverso le opere
delle chiese, vogliamo effettivamente permettere ad ogni uomo,
ad ogni donna, di poter essere
beneficiari di questa solidarietà
che dobbiamo vivere ogni giorno. Non è certo istanza primaria per noi l’aumento del numero dei nostri « parrocchiani », e
cioè quello che si chiama « proselitismo ». Forse quella era la
preoccupazione dei primi missionari; ma oggi ritengo che si
sia andati oltre questa tappa;
basta aprire gli occhi sulla società, sulle ingiustizie, suH’emarginazione esistenti, per rendersi
conto che le chiese, o ima chiesa,
non possono rimanere indifferenti a queste problematiche so
ciali. Pertanto, il primo dovere
di ogni cristiano e di ogni comunità è di porsi la domanda:
dove riconoscere e come intendere il messaggio evangelico in
tali contesti, davanti a quei problemi? Dunque, è proprio a partire dall’Evangelo che noi abbiamo il dovere di creare delle strutture che lottino contro le ingiustizie. I problemi di violazione
dei diritti deH’uomo, di insufficiente nutrizione, di salute, impongono alle chiese di mettere
dei segni di liberazione, di spieranza. Ed è a questo proposito
che mi permetto di aggiungere
che le chiese non esistono p>er
creare opere e strutture « redditizie », sempre finanziariamente
in attivo. La redditività delle
opere delle chiese è nel fatto
che le creature che ne profittano possano divenire uomini e
donne « perfetti » per poter veramente partecipare allo sviluppo del loro paese. Dunque, le
chiese non hanno il diritto —
e prendo su di me la responsabilità di tale affermazione — di
cercare di trarre un utile dalle
opere, che talvolta possono anche diventare deficitarie; ma di
rendersi conto che le opere diventano interessanti se rispondono alla sfida della società. Non
è dunque il problema finanziario, come purtroppo può acca-dere, che deve preoccuparci; ma
la persona umana liberata dalla
fame, dalla mancanza di casa,
dall’analfabetismo. Liberata in
nome di Cristo, il primo diacono.
— Noi non vogliamo imporre
nulla. Il cristianesimo, quale noi
lo concepiamo, non è un’ideologia, non è dell’oppio. E’ un modo di essere, di fare, di vivere.
Ed è proprio questo « modo di
vivere » che comprende anche il
rispetto dell’altro. Sia che si tratti di un’opera cattolica o protestante, noi le lasciamo libertà
di trovare lo stile, il funzionamento più opportuno, più adatto, affinché questo amore per il
prossimo, questo « rispetto p>er
l’altro » sia concretamente possibile.
— In Europa si va ora riscoprendo il valore di culture ritenute « primitive », che hanno saputo conservare intatta la coscienza della necessità di man
tenere un corretto rapporto con
la natura, in una dimensione cosmologica, perché aria, acqua,
terra ed ogni creatura di Dio
(l’uomo e « gli altri animali »)
sono componenti di un sistema
vitale unico, fragilmente equilibrato. Nelle scuole delle vostre
comunità, l’Europa appare ancora come culturalmente egemone,
un miraggio agognato, oppure si
rendono coscienti gli allievi che
anche noi del « vecchio continente » abbiamo mollo da imparare dalle vostre culture?
ni di ieri: siano essi politici, colonizzatori, missionari; e da parte di coloro che hanno a lungo
subito la colonizzazione, e che
ora iniziano la ricerca della cultura originaria, dell’autenticità.
Siamo dunque tutti sulla medesima barca dove, se non stiamo
attenti, finiremo col rovesciarci
insieme. I paesi del Nord, se non
ascoltano, se non accettano di
cambiare mentalità; e, da parte
loro, i paesi detti del Sud del
mondo, se non fanno attenzione, naufragheranno. Dobbiamo
dunque tenerci per mano, per
aiutarci vicendevolmente a trovare delle soluzioni che possano far vivere gli uni e gli altri.
E’ dunque necessario che noi,
genti del Sud, quando vi incontriamo, non giungiamo soltanto
per ricevere, ma anche per dare; e ci convinciamo che non è
L'ero che la salvezza viene sòltanto dal Nord. Anche da noi,
a casa nostra, possiamo trovare
la soluzione. E’ dunque importante lo scambio...
— Scambio che presuppone reciproca cono.scenza. Perché psr
aiutarsi, darsi, occorre l’amore;
e necessaria all’amore è pur sempre la conoscenza...
— Ma nelle vostre opere c’è
il rispetto per il diverso, quale
può essere il non cristiano, l’animista?
— Siamo ben coscienti di tutto ciò. Ma non basta: occorre
vedere come far fronte a questa
sfida. Il problema del risipetto
delle culture, deH'identità del
paese, è in tutte le opere ed istituzioni da noi promosse. Ma per
far fronte a tutto ciò, è necessario un cambiamento di mentalità, da parte dei nostri padro
— Direi che questa è la parola giusta a conclusione. Questa
sera ci siamo conosciuti, e ciò
sei’virà a volerci bene e ad aiutarci... per le nostre chiese e
per l’umanità, in nome di Gesù,
che è la vita del mondo.
(Intervista a cura di
Tavo Burat)
(Fine. La prima parte dell'intervista è stata pubblicata sul
numero 34).
.À
5
16 settembre 1988
obiettivo aperto
L’OSPEDALE EVANGELICO DI NAPOLI
Cominciò con un dispensario
Il prossimo ottobre gli evangelici di Napoli celebreranno i primi venti anni di attività deH’ospedale « Villa
Betania » di Ponticelli: un’opera dalla storia travagliata e con un enorme impatto in un tessuto sociale degradato
PO' di cappellani militari americani, di fronte allo stato deplorevole in cui versava la popolazione napoletana, rilanciò il
progetto. Dapprima fu costituito
un dispensario nei locali di via
dei Cimbri, alle dipendenze del
dr. Teofìlo Santi e con la collaborazione del dr. Marco Tullio
Fiorio, coadiuvato dairinfermiera Martha Yukh Lyon. Poi fu
acquistato un terreno in una
posizione magnifica, sulla collina di Posillipo, in via Manzoni. E qui nel '53 fu posta
la prima pietra deH’ospedale.
L’opera prese corpo, superando
inenarrabili ostacoli burocratici
ed economici; ma poi fu abbandonata. Posillipo infatti era nel
frattempo diventata una ricercata zona residenziale, lontana dai
quartieri popolari bisognosi di
un’opera sociale. Fu scelto Ponticelli, alla periferia di Napoli
che, nel ’68, contava circa 60 mila abitanti. In questi anni la popolazione si è raddoppiata e le
case si sono mioltiplicate, in una
crescita tumultuosa, caotica, senza che un piano regolatore prevedesse adeguati servizi. Si giunge così all'assurdo che oggi a
Ponticelli, a parte alcuni «lifici
scolastici, non si trova nessun
altro tipo di servizio pubblico.
Villa Betania con i suoi 140
posti letto costituisce l'unico pre
2 novembre 1953: si posa la prima pietra dell'ospedale di via Manzoni.
La prima volta che ci sono
entrato ho jjensato: « Accidenti,
mi sono sbagliato! Ma non è
possibile: mi hanno detto che è
qui ». L'ambiente nel quale mi
trovavo non aveva nulla di ospedaliero: a destra si apriva un
locale bar, con tanto di macchina per il caffè e tavolini per berselo comodamente; a sinistra degli impiegati che assomigliavano a portieri d’albergo. NelTatrio, ornate di piante, un viavai sciolto, quasi spensierato.
Fj eneamente interdetto mi
guardai intorno preoccupato; avevc attraversato tutta Ponticelli, percorso la famigerata via
Argine, quella dove erano state
barbaramente uccise due bambine; casupole, o meglio baracche,
ammassate una all’altra; spettacolo non inconsueto nelle periferie delle grandi città del Sud,
ma qui come colorato dai fasci
di luce che i giornali, come proiettori, gettano sopra, scavando nella miseria di questa povera gente. Abbandonare il chiasso, la
confusione, la visione dei « miserabili », e trovarsi in un ambiente confortevole, pulito, sereno, è forse una sensazione simi
le a quella di chi lascia il deserto per entrare in un’oasi.
"■ Non sempre quelli che vengono qui sono proprio malati; —
dice Schwester Ingrid Sebade,
la diaconessa tedesca che 18 anni fa lasciò la Germania per ve
nire a servire il suo prossimo
qui — abbiamo dei vecchietti
che per un banale mal di pancia
chiedono di essere ricoverati; in
realtà hanno solo bisogno di passare qualche giorno in un ambiente pulito e sereno ».
L’Ospedale Evangelico Villa
Betania ha aperto i suoi battenti nell’ottobre de! 1968, esattamente vent’anrri fa. Ma la sua
storia è molto più lunga: è il
frutto di un sogno, realizzato
con speranza e tenacia dagli evangelici napoletani, a cominciare dagli anni dell’occupazione alleata. Anzi, le sue radici fórse
vanno ancora più indietro nel
tempo, risalgono a im’epoca imprecisata, quando gli evangelici
napoletani avevano costituito
una Società di Mutuo Soccorso
per costruire un modesto ospe
Atla cerimonia per la posa della prima pietra sono presenti, da
sinistra: past. Achille Deodato, allora Moderatore della Tavola, post.
Asprino Ricci (battista), past. Riccardo Santi (metodista), past.
Vincenzo Nitti (metodista), past. Emanuele Sbaffi, allora presidente della chiesa metodista, un pastore americano, e il past. Guido
Comba, allora cassiere della Tavola.
Una delle sale operatorie di Villa Betania.
dale nel quale potessero trovare
cure ed accoglienza senza sottostare alle pressioni delle suore
cattoliche. Il fascismo s’impadronì di questi fondi e li incamerò
nell’Opera Maternità ed Infanzia.
All’epoca della occupazione alleata, dal ’43 in avanti, un grup
Ultimi arrivi nel reparto maternità.
sidio sanitario per i 120 mila
abitanti di Ponticelli!
Alcuni dati
statistici
Per questo Fospedale si trova
a svolgere un’azione complessa.
Attualmente dispone di un reparto di medicina generale e oncologia, un altro di chirurgia generale, un reparto di ostetricia
e ginecologia, che è particolarmente richiesto. Una curiosità:
dall’apertura ad oggi qui sono
nati più di 33.000 bambini! Infine c’è un reparto, molto ben attrezzato, di oculistica. E’ dotato
di laboratori di radiologia, analisi e citologici oltre a vari ambulatori, tra cui quelli di ecografia, cardiologia, sonologia, colposcopia, pediatria, otorino, urologia... Forse troppi, per un ospedale dopo tutto di piccole
dimensioni.
«D'altra parte — mi dice il
dr. Pasquale Accardo, che ha
assunto la direzione sanitaria
dell’ospedale dopo la morte del
dr. Teofilo Santi — il paziente
va visto nella sua interezza; non
può essere segmentato. Inoltre
è oggi più che mai necessario
attuare Vinterdisciplinarità; la
cardiologia rimanda alla nefro
logia, questa all'ematologia e cosi via dicendo ». L’ospedale in
vent’anni è cresciuto molto; sono
circa 5.000 i pazienti che vengono curati, con un totale di 45.C<)0
giornate di presenza; i gabinetti
di analisi sviluppano annualmente qualcosa come 60-70.000 indagini. La retta giornaliera di degenza è contenuta intorno alle
150.000 lire.
Ma questi dati, anche se significativi, non rendono ragione
dell’importanza e dell’impatto
che l’ospedale ha nella realtà di
Ponticelli.
Il progetto di
ampliamento
Ci sono due elementi che credo vadano messi in rilievo. Anzitutto l’aspetto interdenominazionale dell’opera. Anche se dietro
ci sono stati e ci sono nomi ben
precisi di credenti che hanno dato e danno molto, moltissimo,
l’opera è corale. Nel comitato
dell’osi>edale siedono rappresentanti di tutte le denominazioni
evangeliche presenti a Napoli: è
dunque un esempio concreto e
bello di cosa può voler dire l’unità dèll’evangelismo italiano.
Ma questo evangelismo (e qui
sta una seconda caratteristica)
non è chiuso in sé. Nell’ospedale
lavorano infatti una mezza dozzina di diaconesse tedesche. Non
sono indispensabili, nel senso che
oggi esiste anche da noi perso
naie sufficientemente qualificato. Eppure la loro presenza è
importante: rompe il rischio della provincializzazione sotto il
profilo tecnico e spirituale. Ogni
mercoledì il personale si ritrova per lo studio biblico; la domenica mattina c’è « l’ora del
van^lo » con canti, preghiere,
preaicazione.
Ma l’ospedale guarda avanti.
Un gruppo di architetti di Stoc
carda ha già preparato un progetto di ampliamento che porterà i posti letto a quota 225, aumenterà i laboratori, darà la
possibilità di attuare il day-hospital.
Parlo di questo progetto con
Sergio Nitti, presidente del comitato dell’ospedale. « Il costo
dei nuovi posti letto è valutabile
intorno ai 13 miliardi, ai quali
bisogna aggiungere una cifra di
750 milioni per la ristrutturazione del vecchio edificio ». Come
coprire questi costi? Il Comitato pensa di alienare lo stabile
di via Manzoni, il cui valore si
aggira sui 9 miliardi; per il resto si pwossono ottenere mutui
a tasso agevolato.
Schwester Ingrid mi porta nella luminosa mansarda dell’ospiedale, dove si trovano gli uffici e
le stanze delle infermiere tedesche; dal terrazzo si domina Ponticelli. C’è un vasto appezzamento
vuoto, dietro l’ospedale. E’ lo
spazio destinato aH’ampliamento. « Vede in fondo quel muro?
— mi chiede — E oltre a esso
quelle baracche? La nostra proprietà va oltre il muro. Ma è
occupata da quelle baracche che
sono di un camorrista ».
Il sogno degli evangelici napoletani, condiviso un tempo dai
cappellani americani, oggi dalle
chiese tedesche, domani chissà...
va avanti. Non è sulle nuvole,
ma calato nella realtà dura di
un quartiere popolare disastrato,
costretto a confrontarsi con la
realtà della camorra, o del clientelismo politico, e sollecitato a
mantenere una linea di chiarezza che vuole essere un tentativo
di testimonianza evangelica.
Il 23 ottobre gli evangelici napoletani, insieme a tutti coloro
che hanno condiviso e condividono questo sogno, si ritroveranno insieme per festeggiare i 20
anni di vita di Villa Betania.
Luciano Deodato
Plastico dell'ampliamento dell'ospedale. La metà di sinistra è quella
già esistente e sarà collegata in modo opportuno con quella di destra, ancora da costruire.
6
valli valdesi
16 settembre 1988
TORRE RELUCE
CONVEGNO
Antichi
Sviluppo edilizio
Nuove prime e seconde case nella zona Coppieri e Pracastel - Imminente ormai l’insediamento delle prime famiglie - Rispettato l’ambiente?
V
illaggì
Oltre duecento persone hanno
partecipato domenica 11 alla
« Festa del Chiot » in Val d'Angrogna, organizzata dal gruppo
escursionisti dello Sport Club
Angrogna. E' stata così riproposta, in chiave moderna, la vecchia festa degli alpeggi nella cornice dell’intatto villaggio del
Chiot le cui case, ospitalmente
aperte, si affacciano sul grande
Razzale erboso dove troneggia
il grande forno a legna per cuocere il pane. La « tribù dei Gaydou » che qui è di casa ( e nbn
solo d'estate) racconta delle lunghe marce lungo la mulattiera
portando sulle spalle, per intere
giornate, socchi di cemento e di
sabbia. Ora, da circa un anno il
vallone, dopo Pradeltorno, è attraversato da una nuova pista
agro-silvo-pastorale che s’arrampica su su tra i prati e le rocce,
molto più comoda per il trasporto, come del resto si può dire
per tutte le nuove strade realizzate, in questi ultimi anni, ad
Angrogna.
« Se queste strade per raggiungere i quartieri isolati —
commenta un agricoltore di 80
anni — le avessero fatte trenta
anni fa, forse qualche giovane
si sarebbe fermato. Ora invece
abbiamo aperto la strada ai turisti di Torino ».
Con i soldi si possono comperare rustici e « ciabot » semiabbandonati ma la relazione storico-sentimentale con gli antichi
villaggi valdesi è, per così dire,
acquistabile solo da chi qui è
nato, o almeno cresciuto. Salvo
che chi « viene da fuori », accanto all’acquisto di mura in pietra
e aria frizzante, abbia il tempo
e l’umiltà di immergersi nella
storia e nelle tradizioni di questi montanari. Ma spesso per
queste cose non c’è né il tempo
né la voglia.
Giuseppe Platone
Nella costante ricerca di aree
edifìcabili nel comune di Torre
Pellice, alcuni anni fa è stata
individuata come sede di possibili insediamenti abitativi quella compresa fra i Coppieri e la
zona di Pracastel.
Due, sostanzialmente, i gruppi
progettisti di queste costruzioni;
prossimi ormai i primi insediamenti.
L’architetto Longo traccia brevemente la storia di queste nuove costruzioni: « Il mio primo
progetto per la zona dei Coppieri e della Montanina risale al
1960, ma non se ne fece nulla
fino all’approvazione del piano
regolatore intercomunale e cioè
dopo il 1980; per quanto riguarda l’urbanizzazione e le strade,
questa zona si situa in un’area
più vasta che comprende anche
Pracastel ».
Può descrivere i progetti di
sua comp>etenza?
« Si tratta di un complesso edilizio residenziale di prima casa (tant’è vero che a due terzi
dal completamento tutti gli acquirenti risultano essere della
valle), con un totale di 33 abitazioni, quindi di una certa consistenza e complessità. Abbiamo
dovuto condurre un’indagine geologica approfondita sul tema della sismicità. Nello stesso tempo
abbiamo avuto sempre presente
il problema del rispetto dell’ambiente; oggi non è ovviamente
ancora possibile vedere le cose
ultimate, ma devo dire che molta cura si è posta proprio sulle
aree verdi e sulle opere di urbanizzazione ».
Possiamo ifllustrare le caratteristiche di queste abitazioni?
« Anzitutto abbiamo cercato di
tener conto del mercato, che oggi chiede unità immobiliari individuali o comunque non in condominio; il taglio dato si trova
perciò tra l’alloggio in condominio e la villa classica, sia per
contenere i prezzi che per andare incontro alla richiesta; si hanno cioè tre o quattro camere più
cucina e servizi ».
Quali risultano essere i costì
per tali abitazioni?
« Gli alloggi vengono posti in
ASILO DI SAN GERMANO
Luci e ombre
L’Asilo ha, recentemente, avuto la visita niente affatto gradita dei ladri. Nella notte fra
l’undici e il dodici agosto, infatti, mentre imperversava un furioso temporale, i ladri si sono
introdotti nel locale degli uffici
ed hanno divelto ed asportato
la cassaforte che conteneva circa sei milioni di lire. E’ il solito
furto dei « soliti ignoti » e il
danno subito dall’Asilo è tutt’altro che indifferente; ma ciò che
più brucia è l’idea che gli autori
possano essere gente del posto.
Si sperava — pur prendendo
delle precauzioni — che un istituto per anziani fosse guardato
con maggiore rispetto: evidentemente ci si sbagliava.
Ma anche un’altra notizia —
positiva — merita attenzione.
Durante la Mostra dell’artigianato, che si è tenuta a Pinerolo,
l’Asilo ha potuto usufruire di
uno stand messo a disposizione
dalla Comunità Montana. Migliaia di visitatori hanno potuto
così vedere tre tabelloni luminosi in cui erano descritte la
storia e l’opera diaconale della
Chiesa valdese, oltre alia storia
dell’istituto. Su altri tre tabelloni era illustrato il progetto del
vendita ad un costo in linea coi
prezzi di Torre Pellice, che sono decisamente più alti che nei
comuni limitrofi e che in media
stanno fra il milione ed il milione e 200 mila lire al metro quadrato ».
Quando si prospettano i pigimi insediamenti nelle case?
« Le prime cinque case verranno abitate a partire dall’imminente autunno; il complesso dei
Coppieri verrà completato nella
primavera, quello della Montanina, appena iniziato, presumibilmente nel giro di quattro o cinque anni ».
Più a monte, ma come abbiamo già visto inserito nella stessa zona di sviluppo edilizio, sta
il vero e proprio villaggio di Pracastel; una parte di esso è ormai prossima airultimazione, ma
anche dal punto di vista dell’aspetto esteriore la destinazione
pare diversa, più turistica.
Precisa infatti uno dei progettisti, il geometra Messina: « In
effetti le 11 case più a monte
sono da adibirsi a seconda casa; presentano caratteristiche di
questo tipo, con giardino, ma
senza cantine. Nella stessa zona
stiamo costruendo anche altre
abitazioni, questa volta come prime case, in edifìci di dimensioni
medie o bifamiliari. Si prevede
di poter usufruire di queste case a partire dalla prossima primavera, periodo in cui si dovrebbero anche realizzare alcune opere di urbanizzazione. Sono inoltre previsti altri sette lotti per
ville uni o bifamiliari ».
Per quanto riguarda il castello di Pracastel, in cui non sono
impegnate le persone che abbiamo interpellato, pare comunque
ci sia un progetto di recupero
per adibirlo a servizi tipo ristorante od albergo, ma non se ne
sa molto di più.
Una zona che sta cambiando
dunque molto rispetto all’area
verde di pochi anni fa, ingenerando magari anche forti preoccupazioni o perplessità in qualcuno, residente o turista; ancora
Longo risponde seccamente:
« Forse si tratta di persone che
hanno già una villa sul viale Dante... ».
Piervaldo Rostan
Giornata su
Ugo Janni
Il circolo «Ugo Janni» e il gruppo SAE di Torre Pellice, con la
Chiesa valdese di Sanremo, organizzano per domenica 9 ottobre un incontro ecumenico in
occasione del cinquantenario
della morte del past. Ugo Janni,
Alle 10.30, nel tempio valdese
di Sanremo, culto; alle ore
14.30, presso l’Hôtel Méditerranée (c.so Cavallotti, 76), rela
zioni di: Paolo Ricca (« Il pensiero ecumenico di Ugo Janni»);
Cesare Milaneschi (« L’attualità
dell’ecumenismo di Ugo Janni » » ;
Maria Vingiani, presidente SAE
(« Il cammino deU’ecumenismo
da Ugo Janni ad oggi»). Partecipa il gruppo' di flauti dolci della Val Pellice. E’ previsto un
pullmann da Torre Pellice con
rientro in serata: partenza da
piazza Cavour, ore 7. Per informazioni tei. n. 932352.
AREA PINEROLESE
Test disoccupazione
Secondo la tabella dei dati dei
12 Comuni che fanno capo alTufficio di collocamento di Pinerolo, la disoccupazione nell’area
del pinerolese è in costante aumento. Per il 1988 (dati di fine
luglio) il totale dei disoccupati
è di 3.451 persone; com’è facilmente immaginabile i 2/3 circa
sono costituiti da donne.
La situazione della disoccupazione nell’area del pinerolese,
raffrontando i dati ufficiali, ten
de progressivamente a peggioiare. In sei anni il totale dei disoccupati è aumentato di millecinquecento unità. Unico dato
confortante Taumento dei contratti di formazione lavoro (circa 400 all’anno) percentualmente maggiori tra le donne. Se a
questi dati si aggiungono quelli
relativi alle valli valdesi, la situazione non presenta nessun tipo di miglioramento, neppure in
prosipettiva.
TORRENTE PELLICE
Interventi estivi
la nuova casa, mentre erano esposti per la vendita alcuni manufatti degli ospiti. E’ stato un
simpatico incontro con la popolazione del pinerolese ed un’opportunità per l’evangelizzazione,
centrata sulla parola di Gesù:
« Il Figlio deH’uomo è venuto
non per essere servito, ma per
servire » (Matteo 20: 28).
P. R.
TORRE PELLICE
Grazie
alla maestra
AH'inizio del nuovo anno scolastico
non vedremo la maestra Maria Bouchard in Rivoira recarsi a scuola con la
sua vecchia bicicletta. Dopo più di
40 anni d’insegnamento è andata in
pensione.
Alla brava insegnante che ha svolto il suo lavoro con zelo, intelligenza e capacità, facciamo I più sentiti
auguri di un lungo e meritato riposo.
Gli argini costruiti dopo l’alluvione del ’77 presentano vistosi cedimenti.
Dei problemi del torrente Pellice abbiamo più volte parlato, presentando di volta in volta situazioni di minor o maggior rischio
presenti; questa volta torniamo
sul tema per segnalare però alcuni interventi che sono stati effettuati nell’ultimo periodo: due, sostanzialmente sul tratto che interessa Torre Pellice.
AH'inizio dell’estate i mezzi inviati dal Magistrato del Po hanno
provveduto al disalveo nel tratto
a valle del ponte di Slancio, in
corrispondenza del palazzo del
ghiaccio che subì nel ’77 gravissimi danni; peccato che questo
intervento non sia proseguito anche a monte del ponte stesso, dove esso appare ugualmente necessario.
Organizzato dal Comune, con
finanziamento di pronto intervento invece della Regione, il conso
lidamento del ponte all’Albertenga dove un pilone, come più volte
denunciato, presentava una vistosa crepa. A fianco di questo lavoro si parla da tempo di ripulire
l’alveo del torrente dalle piante
cresciute in questi anni e che potrebbero, in caso di piena, ostruire la luce del ponte.
In merito il sindaco Armand
Hugon ci ha detto: « Abbiamo atteso per mesi l’autorizzazione al
taglio da parte del Magistrato del
Po; ora ci è stato comunicato verbalmente da parte di un funzionario dell'ente che il via all’intervento dovrebbe essere questione
di giorni. Il lavoro verrà svolto
grazie alle prestazioni di un agricoltore e degli operai comunali,
dato che il tipo di legname presente non è assolutamente appetibile dal punto di vista commerciale ».
Un terzo intervento è previsto,
questa volta lungo le sponde dell’Angrogna a valle del ponte degli Appiotti: anche in questo caso si tratta di consolidamento degli argini, in particolare a protezione della zona che fa riferimento a via Pralafera, ma in questo
caso il finanziamento regionale è
stato assegnato alla Comunità
Montana che sta redigendo i programmi delle opere da realizzare.
P.V.R.
LIBRERIA CLAUDIANA
AVVISO
La Libreria Claudiana di Torino informa che ha attivato un servizio di vendita anche di libri scolastici (libri
di testo e dizionari).
Per informazioni e prenotazioni ci si può rivolgere
alla libreria Claudiana, via Principe Tommaso, 1 - Torino,
telefono 011/6692458.
7
16 settembre 1988
valli valdesi
CONVEGNO STORICO DELLA SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
L’età dei barba
Il Cinquantenario deH’entrata in vigore delle leggi razziali in Italia e la ricorrenza della crociata contro i valdesi del Delfinato - Un’affascinante materia da approfondire ancora
Il 28° Convegno di Studi sulla
Riforma, quello che comunemente diciamo il « Convegno Storico » o le « Giornate Storiche »,
ha avuto luogo anche quest’anno
a Torre Pellice, nei giorni 28, 29,
30 agosto. Dire 28" edizione lascia intendere che seguirà la 29"
e poi la 30', e infatti l’edizione
del prossimo anno, in occasione
del terzo centenario del « Rimpatrio », si annuncia di estremo
interesse, certo una delle manifestazioni più importanti e significative di tutto il periodo
estivo, una data da riservare fin
d’ora, E se dovesse seguire, e
ci auguriamo segua, la trentesima edizione sarebbe un avveninaerito di non poco rilievo nella
vita della Società perché non è
frequente che una iniziativa di
questo tipo, gestita senza gli appoggi finanziari ed organizzativi
di Università, Regioni, forze politiche possa perdurare, modesta ma costante nel tempo, senza perdere il suo carattere ed
il suo interesse.
L’interesse del Convegno di
quest’anno è dato dalla scelta
del terna monografico e dall’uscita in vai Pragelato.
Il tema, che ha orientato una
parte considerevole delle comunicazioni, era quello delle leggi razziali di cui ricorre questo
anno il cinquantenario: 1938-’88.
Il tema è stato affrontato nelle
sedute di domenica pomeriggio
e di lunedi mattina con ricchezza di interventi e varietà di punti di vista.
La seconda novità dell’edizione di quest’anno è stata la giornata di martedì, tenutasi a Pragelato. Il tema era anche in
questo caso ricollegato ad un
centenario: 1488, la crociata contro i valdesi del Delfinato condotta dal Cattaneo. L’incontro,
a cui ha partecipato una
cinquantina di persone sia partecipanti al Convegno sia dell’ambiente evangelico, ha avuto
luogo nei locali della parrocchia di Pragelato che il parroco
locale ha provveduto a farci mettere a disposizione con grande
cortesia e disponibilità, di cui lo
ringraziamo molto sinceramente.
Il convegno storico in « trasferta » a Pragelato; da sinistra Pierette
Faravy, Giorgio Tourn, Grado Merlo.
Dopo tre ore di appassionato
dibattito i partecipanti si sono
ritrovati per un pranzo all’insegna della fraternità e del piacevole conversare. Nel pomeriggio un giro rapido attraverso la valle (da Traverse a Villaretto passando dal forte di
Fenestrelle) ha permesso di avere un « aperçu » della valle
e della sua storia sotto la guida dei soci e amici Pazé, Piton,
Vignetta e Patria.
Le relazioni della mattinata, rispettivamente della professoressa Paravy di Grenoble, dei proff.
Grado Merlo e Romolo Cegna,
hanno naturalmente affrontato
il problema della crociata del
Cattaneo ma hanno fatto assai
più, hanno tentato un quadro
organico del valdismo del XV
secolo, di quella che potremmo
dire « l’età del barba ». Chi erano i valdesi di quei decenni,
quelli che hanno subito la crociata ed hanno saputo riorganizzare le loro comunità mantenendole vive e dinamiche fino alla Riforma? Chi erano i barba,
quei personaggi di cui tanto si
parla e su cui forse si mitizza
non poco? Molto resta da stu
diare, e non sarà privo di novità il convegno che si organizzerà un giorno sulla figura del
barba valdese all’epoca della
Riforma. Molto da fare ma anche alcune linee già evidenti:
un movimento, quello valdese,
lungi dall’essere in fase dì regresso, in estinzione, di gente
semplice e sprovveduta! Al contrario si delinea un mondo molto organico, compatto, strutturato, in cui giocano un ruolo
determinante non solo i barba
ma i capifamiglia di alcune
grandi casate valdesi, se cosi
possiamo dire, famiglie importanti non solo per la trasmissione della fede ma per il supporto di infrastruttura dato al
movimento. Un mondo che ha
prodotto documenti di alto significato teologico come la lettera del barba Tertian o quella
dei fedeli del Pragelato al Cattaneo, che ha elaborato i documenti della letteratura che conosciamo come « valdese », dai
trattati alla Nobla Leygzon, non
era certo una comunità di credenti in estinzione.
Ma è probabilmente la teologia di questa diaspora a costi
TORRE PELLICE
Protestanti e massoneria
Organizzato dall’associazione
« Francesco Lo Bue » si è svolto nell’aula sinodale, venerdì 26
agosto, un dibattito su: « Massoneria e protestantesimo ».
Nell’aula affollata, il prof.
Giorgio Spini ed il dott. Augusto Comba hanno parlato dei
rapporti intercorsi tra massoneria da una parte e Chiesa metodista episcopale americana e
Chiesa valdese dall’altra. Il
prof. Spini ha ricordato come
all’indomani dell’unità d’Italia
le logge massoniche si riorganizzarono dapprima sotto la guida
cavouriana, divennero poi il centro della sinistra risorgimentale
(come dimenticare che Garibaldi fu Gran Maestro?). E’ con
l’apivo in Italia del pastore e
poi vescovo della Chiesa metodista episcopale americana, W.
Burt, che questi rapporti si intensificarono. Conscio che il
compimento del Risorgimento
non si era realizzato, ma che
l’Italia aveva bisogno anche di
una riforma morale che passasse per la formazione di una nuol'a classe dirigente, con l’aiuto
della massoneria americana, W.
Burt si dedicò a questo compito.
Più tardi, per opera di Saverio
Pera, si operò una scissione nel
la massoneria che non poteva
che favorire Giolitti. In questa situazione è interessante notare come il Grand’Oriente chiedesse a Burt di adoperarsi presso la massoneria americana perché non desse il suo riconoscimento al Grand’Oriente di Piazza
del Gesù. Cosa che il Burt fece.
Lo spostamento a destra verificatosi nella società italiana in
seguito al Patto Gentiioni non
fece che indebolire la massoneria. Lo scoppio della I guerra
mondiale e il fallimento dei 14
punti di Wilson, che rappresentarono la concezione più alta
di quello che gli americani chiamarono « massonevangelismo »’
— l’unione cioè di principi evangelici con quelli massonici per
una riforma deH’umanità — indebolirono fortemente questo
progetto.
Partendo dall’analisi di Gangale sui rapporti tra Chiesa valdese e massoneria, il prof. Comba ha tratteggiato figure del
mondo valdese appartenenti alla massoneria: quella di Amedeo
Bert junior che ebbe dapprima
un rifiuto alla consacrazione da
parte del corpo pastorale (ma
successivamente venne consacrato pastore); di Matteo Pro
chet, presidente del Comitato
d’evangelizzazione; del moderatore E. Giampiccoli; di Teofilo
Gay, pastore prima della Chiesa metodista episcopale americana e poi della Chiesa valdese,
che si schierò con il Pera al momento della lacerazione dell’unità massonica; di Carlo Alberto
Tron che, tramite le relazioni
stabilite con la massoneria americana, aiutò i valdesi emigrati
alla formazione della città di
Valdese; di Corrado Jalla, cappellano valdese sul fronte libico che, iniziato a Barcellona,
forma una fratellanza massonica ispirata a Pietro Valdo. Fra
gli iscritti alla massoneria erano pure da annoverarsi Davide
Jahier, preside del Collegio, Ugo
Janni, che entrava contemporaneamente in Loggia e nel corpo
pastorale valdese e Giuseppe
Gangale. Il relatore ha fatto poi
notare come l’ispiratore delle
patenti albertine fosse il massone Roberto d’Azeglio e che
il XVII febbraio la famiglia
massonica ricordava Giordane
Bruno. La stessa lotta all’interno
della chiesa sulle ACDG non era dovuta poi alla forte influenza
massonica sulle stesse?
Giovanni Musella
tuìre l’elemento di fascino. Una
comunità che non si qualifica
e struttura come chiesa alternativa o unica contro la cristianità esistente, pur distanziandosene in modo radicale, che si
sente altra, vera, motivata, pur
senza pretendersi arrogantemente unica, una comunità che
si vuole apostolica nella sua ii>
tenzione e nel suo spirito senza diventare setta. Tutto da riscoprire dimque e non solo per
interesse storico ma per dare
risposte ai problemi dell’oggi.
Giorgio Toum
Rifiuti solidi
ingombranti
TORRE PELLICE — Da alcu
ne settimane i cassoni per la
raccolta rifiuti solidi ingombranti sono stati spostati daH’area
deH’ex mattatoio di via Pellico
alla zona del depuratore a Blancio.
Infatti lo stabile di via Pellico
va ora incontro ad una ristrutturazione edile con creazione di
due nuovi alloggi ed importanti
lavori verranno anche effettuati
ai locali in uso dei vigili del
fuoco; del resto da quelle parti
si trova da anni l’asilo nido e
non si può certo dire che la raccolta rifiuti contribuisse a rendere l’atmosfera particolarmente salubre.
Resta invece immutato l’orario
per il trasporto ai cassoni, e cioè
il mercoledì pomeriggio ed il
sabato tutto il giorno.
Manifestazioni
LUSERNA S. GIOVANNI — Sabato 17
e domenica 18 settembre, in piazza XVil
febbraio, si svolge la seconda e ultima parte dei « festeggiamenti di S.
Giovanni ». L’organizzazione è a cura
degli « Amici di S. Giovanni ».
USSL 42 VALI.I
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaret
to - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 18 SEnEMiBE 1988
Perosa Argentina: FARMACIA Oott.
BAGLI ANI - Piazza Marconi 6 Telef. 81261.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefcr
no 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva a festiva: Te
lefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 18 SETTEMBE 1988
Lusema San Giovanni; FARMACIA
SAVELLONI • Via F. Blando 4 ■ Luserna Alta - Telef. 90223.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
RINGRAZIAMENTO
Giuliana, con il marito Elia de Filippis, comunica Che il papà
Amedeo Ciardi
è mancato in Luserna S. Giovanni il
31 agosto u.s. Ringrazia commossa il
direttore ed il personale del Rifugio Re
Carlo Alberto per la premurosa e fraterna assistenza prestata. Un grazie di
cuore al pastore Bruno BeUion ed a
tutti coloro che hanno preso parte al
loro dolore.
Luserna San Giovanni - Milano,
4 settembre 1988.
RINGRAZIAMENTO
« Dio è amore »
(F Giovanni 4: 8)
E’ mancata
Elsie Janni ved. Iraci
Ne danno l’annuncio i cugini Bianconi, Genre, Long, Matihieu e le amiche
di Torre Pellice e di Sanremo.
Si ringraziano la direzione ed il personale deir Asilo valdese di Luserna
San Giovanni, i pastori Bruno Bellion
e Salvatore Carco e la comunità valdese di Sanremo.
Sanremo, 7 settembre 1988.
RINGRAZIAMENTO
« Sia che viviamo, sia che moriamo, apparteniamo al Signore »
(Romani 14: 8)
I familiari di
Enzo Rovara
neirimpossibilità di farlo singolarmente, esprimono il loro sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno voluto
manifestare affetto e solidarietà nella
malattia e al momento del decesso
del loro caro.
Un ringraziamento particolare a tutto il personale dell’Ospedale valdese
di Torre Pellice.
Torre Pellice,^ 10 settembre 1988.
RINGRAZIAMENTO
Fulvio Acinelli e tutti i suoi familiari ringraziano amici e conoscenti
ohe hanno preso parte al loro dolore
per la perdita di
Carlo Alberto Acinelli
Rio Marina, 10 settembre 1988.
AVVISI ECONOMICI
AFFITTASI casa del ’600, ristrutturata, su due piani, arredata, giardino, castagneto, due cantine, riscaldamento autonomo, camini, lire 800
mila (trattabili), oppure vendesi piano superiore mq. 100. Frazione
Bouissa, Villar Pellice. Telefonare
02/228437, oppure 4048270 (ore serali), oppure 0121/930954.
VENDO casa ristrutturata 2 camere,
bagno, veranda, acqua, luce, telefono - Trussan iRiolaretto - telefonare
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8 fatti e problemi
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16 settembre 1988
UNA « FOTOGRAFIA » INEDITA
Polonia, mia terra dilaniata
Il tentativo di passare da un sistema socialista malinteso a un capitalismo non capito sconvolge il Paese - La perenne
mancanza di viveri, l’«escalation » della borsa nera, le medicine contrabbandate dall’ovest e I’« abbuffata atomica »
Pubblichiamo un intervento di Alina Janiak, una giovane polacca che, partita anni fa dal suo paese per venire in Italia a studiare
canto, vive e lavora alle valli. Alina, di ritorno da un breve viaggio
in Polonia dopo dieci anni di assenza, racconta le realtà di un mondo che ama e non riconosce più. (s.a.h.)
La gente è cattiva, nervosa,
esasperata; se potessero, si scannerebbero l'un l'altro. Solo così posso raccontare la mia Polonia; perché è questa la cosa
che mi ha maggiormente colpita, e ferita, nel corso delle brevi
« vacanze » che ho treiscorso, dopo dieci anni, con la mia famiglia.
La mia famiglia (padre veterinario, madre medico come mio
fratello e mia cognata) ha perso quei piccoli privile^ di un
tempo; lo stipendio è inferiore
alla media, i medici non sono
utili, non creano reddito; la Polonia di oggi ha bisogno dell’industria, è quella che rende, anche se non capisco a chi.
"rutti mi chiedono di Jaruzelski, di Walesa, degh- scioperi,
delle lotte sociali. Sono tutte cose a cui guardate voi, in occidente, osservandole dall’alto, come osservare una scacchiera. I
polacchi pensano alla fame, a
quella di og^, a quella altrettanto certa di domani. Al governo non si guarda più, c’è solo
odio. Il p^kicco è la persona
più sfiduciata del mondo; per
I viveri sono razionati (ogni
polacco ha diritto ad un chilo
di carne, mezzo di prosciutto,
tre salami, qualcosa di carne di
maiale, al mese): non posso elencare tutto, ma per tutto c’è la
tessera, con vm piccolo supplemento per i neonati che hanno
diritto a latte in polvere (che
non si trova quasi mai) e altre
cosette del genere. Ma per tutto
bisogna fare code interminabili.
Bresla'^a: uno scorcio del centro storico.
troppi anni si è sentito dire; lavorate e saremo ricchi. Adesso
il governo promette questo e
quello, ma nessuno ci crede più,
riescono persino a riderne. Il
paese è cambiato totalmente, in
dieci anni. Ma è cambiato dentro, nella gente. Quando si pensa che i prezzi si sono moltiplicati dieci volte, mediamente, a
fronte di salari pressoché irnmutati, che non ci sono viveri,
che è necessario ricorrere alla
borsa nera per ogni esigenza vitale, riflettendo che questo è
avvenuto nel tempo, in modo
strisciante, partendo comunque
da una situazione tutt’altro che
« paradisiaca », è facile capire
come tutto questo sia vissuto
come da sotto una cai^a di vetro, come un destino ineluttabile, una situazione che non ha,
né potrebbe avere, alternativa.
per ore, in attesa che il negozio
venga rifornito; molto spesso
questo non avviene, o avviene
con dei prodotti che non ti servono ma sei costretto ad acquistare comunque perché sai che,
prima o [X>i, saranno proprio
quelli a mancare. Ecco perché
parlavo prima della fame di oggi e di quella di domani.
Sopravvivenza
Gli unici ad avere stipendi « vivibili », in Polonia, sono i minatori. Guadagnano 70.000 zloty al
mese ma lavorano come bestie,
in condizioni disumane, le statistiche di incidenti mortali sul
lavoro fanno rizzare i cap>el]i in
testa.
Un salario medio si aggira intorno ai 25.000 zloty (circa 13
dollari, quindi 18.000 lire, n.d.r.).
Scioperi
perché sono soggetti a cambiamenti repentini, da un giorno all’altro; in ogni negozio c’è
un cartello; « prezzi convenzionali ». In fondo la molla che ha
fatto scattare la protesta operaia di Sette anni fa non era
che quella, e quella rimane ancora oggi; il recupero del potere
d’acquisto. La gente è solidale
con il sindacato, ma fino a un
certo punto. Ogni giorno è bombardata dalla descrizione che il
governo usa, attraverso i giornali e la televisione, per raccontare la protesta; « Se queMi non
lavorano aumenteranno i miliardi di debito del paese, mancherà
il carbone, aumenterà la penuria di viveri » ecc.; e la gente
non sa valutare la situazione,
ha paura, si avvicina l’inverno.
E’ certo che tutto è nelle mani
dei minatori, sono loro l’ago della bilancia. (Questa è anche l’opinione del giornalista Guido Rampoldi che, da Varsavia, scrive
su « La Stampa » dell’ll settembre: « La più compatta, privilegiata e sfruttata aristocrazia
operaia del paese: i 70.000 minatori delle 12 miniere della Slesia » e riporta la dichiarazione
di un portavoce dei minatori:
« Siamo il metallo di questa terra, la gente più dura, l’ultima
possibilità: se molliamo, non c’è
più la Polonia, non ci sono più
i polacchi, c’è solo la menzogna:
il partito ». Ancora Rampoldi
sottolinea come gli attuali 68.000
zloty di salano di un minatore
corrispondano a mezza tonnellata di carbone mentre nel ’38 il
salario era pari al valore di una
tonnellata intera, che il governo
è indebitato con 19 banche occ'demali per ben 38 miliardi di
dollari, e che le « miniere assicurano l’unica ricchezza suHa
quale la Polonia può contare per
ripianare l’immenso debito estero », n.d.r.).
Effetto Gorbaciov
Razionata è anche la benzina,
36 litri al mese, ma d’altra parte un’automobile usata, appena
decente, costa un milione di zloty, qualcosa come quaranta stipendi.
Per altri articoli i problemi
sono diversi perché si trova quasi di tutto, prodotti validi, americaneggianti, jeans, magliette,
ecc., che sono venduti però a
prezzi inaccessibili. Circa 7.000
zloty un paio di scarpe, 15.000
una gonna di jeans, 10.000 un
Pantalone. Una lavatrice costa
600.000 zloty, ma è assolutamente impossibile comperarla, ne
haimo diritto solo i giovani sposi; se quella che hai si guasta,
hai solo la speranza di trovare
un artigiano in possesso del pezzo di ricambio, anche quelli rarissimi.
Prospera l’iniziativa privata, e
questo è un cambiamento recente. Sono nate catene di grandi
magazzini dove si trova di tutto,
quanto c’è di meglio al mondo.
Ma bisogna pagare in dollari o
in marchi. Praticamente hanno
ufficializzato la borsa nera, facendo in modo che un qualsiasi
trafficante possa metter su un
commercio legale su larga scala. Per gli stranieri è una pacchia perché ricordiamoci che
quando faccio l'esempio della lavatrice a 600.000 zloty quella cifra corrispionde a cinquanta dollari, e una pelliccia di marmotta vale 20 dollari. A questi negozi possono accedere liberamente
anche i polacchi.
Dove trovano i soldi? Semplice, dall’estero. I giovani scappano; tutti, appena ne hanno l’occasione, scappano. Di conseguenza tutti, o quasi, hanno dei parenti all’estero, parenti che ogni
tanto si fanno vivi con valuta
pregiata, soprattutto marchi. Og
gi in Polonia si può comprare
tutto, case, terreni, aziende; lo
Stato venderebbe anche le mutande, in cambio di dollari.
Effetto CernobiI
Lno dei centri ospedalieri di Breslavia.
di tutta quell’abbondanza? L’ha
riversata sul mercato interno. I
negozi traboccavano di verdure,
funghi, carne, cacciagione, pollame, tutti prodotti mai visti; la
gente non ha mai mangiato tanto. Sì, qualcosa si sapeva; era
avr’enuto qualcosa all’Est, ma
non c’era da preoccuparsi, la
televisione affermava che tutto
era sotto controllo, non c’erano
pericoli; poi ancora i telegiornali
trasmettevano servizi da CernobiI e si vedeva tutto tranquillo...
le donne andavano lì apposta
per partorire, ecc. Più avmti si
è saputo. Ma, mi dice mio fratello, « non ci preoccupavamo più
di tanto; la pancia era vuota, la
roba c’era, chissà... forse non
farà male ».
E’ vero che i ^ornali danno
Oggi più informazioiii, ma serivono di cose fuori dalla realtà,
scrivono di Stalin e di Krusciov
e di Breznev e di massacri storici ma la gente non usa più la
parola comperare; usa la parola
trovare: che cosa troverò domani?
verso le chiese estere, non so
da chi e come; riesce a trovare
bende, siringhe, pacchi di cotone (in Polonia non si trovano
pannolini igienici per signora così come è rarissima la carta
igienica). Soprattutto, e questo
mette in mote meccanismi che
non mi sono noti, riesce ad a\ cre dei medicinali che sono scaduti in occidente e vengono riciclati — sembra con successo
— dai pochi sanitari che riescono ad accaparrarseli. Questo è
certo meglio che niente, ma i benefioi sono ovviamente limitati a quei pochi che hanno la
possibilità di essere in qualche
modo vicini a un medico. Anni
fa, in Polonia, c’erano molti medici tedeschi e svedesi, preziosi
per l’apporto di conoscenze tecniche che sono carenti, sia in
diagnostica che in chirurgia: se
ne sono andati a causa dell’impossibilità di operare: e chi può
dare loro torto?
Effetto Wojtyla
Stato padrone
D’altra parte, parlando di prezzi, è grande anche l’incertezza
Questa è de raccontare, perché si tratta di un periodo di
grande abbondanza. La Polonia
è un paese ricco di carne e di
prodotti agricoli; ma siccome
tutta, o quasi, la produzione è
destinata aH’esportazione e nessun paese straniero accettava in
quel momento i prodotti dell’Est,
che cosa doveva fare lo Stato
Mi si chiede se è vero che lo
Stato ti fa da « mamma », che
si occupa di te dalla culla alla
morte. Non è vero o, comunque,
non è più vero. Ricordo che
quand’ero bambina si poteva
ipotizzare qualcosa del genere.
C’erano staff di medici che visitavano regolarmente i bambini
nelle scuole, che intervenivano
in caso di carenze, ricordo soprattutto il dentista: tutti dovevano avere denti perfetti. Oggi
non solo non è rimasto niente
di queste cose, ma l’assistenza
medica stessa è latitante. Gli ospedali hanno impianti insufficienti, manca l’indispensabile;
lastre per le radiografie, carta
per Felettrocardiogramma, aghi,
filo per suture, bende, siringhe,
tutte le piccole cose indispensabili. Ma mancano anche le grandi cose, come gli antibiotici; dice mia cognata, responsabile in
un ospedale di Breslavia: « La
gente mi muore nelle mani, non
possio fare niente ». Per una necessità di antibiotico gli ospedali devono fare dom'anda, esponendo dettagliatamente il caso e
le sue motivazioni a Varsavia,
al Ministero della Sanità, che
provvederà alla consegna del medicinale. Magari il paziente intanto è morto, ma in quel caso
ci sarà una piccola riserva per
qualcun altro. Mia madre, anche
lei medico, riesce ad aiutare
molta gente attraverso aiuti internazionali che giungono attra
lo provengo da una famiglia
cattolica indifferente alla chiesa,
e mi è difficile lentare una valutazione. Credo comunque che i
polacchi siano sempre più stati
attenti alla madonna nera di
Czestochowa più che alla chiesa
in quanto istituzione. E la madonna nera c'era prima del papa, c’era in tempi in cui il regime non tollerava atteggiamenti
religiosi, i credenti si nascondevano e ogni atto di fede doveva
essere contrabbandato. Eppure
ricordo le grandi processioni, i
grandi pellegrinaggi, a piedi, per
centinaia di chilometri, molti
giovani, chitarre, allegria.
Oggi non credo che la gente
si identifichi con il papa: certo,
la maggiore tolleranza del governo ha una sua valenza, si comincia a dire che anche un buon
comunista e un buon patriota
può convivere con la chiesa, si
sa che la chiesa cattolica è potente e il fatto che il suo capo
sia di origine xiolacca aiuta a
dare più peso alla figura del prete-paladino o della chiesa-rifugio. La religione è comunque un
fatto nuovo e, forse, uno spiraglio per uscire dal solito, dal
vissuto; e sono convinta che l’andare in chiesa non sia altro che
un atto di ribellione al sistema,
un modo per fare una cosa che
si sa sgradita al governo, una
dimostrazione in fondo di distacco e di rottura. L’unica che il
popolo polacco, la mia gente,
si può permettere.
Alina Janiak