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Settimanale
delia Chiesa Valdese
'' Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXVIII - N. 25
Una co'pia L. 30
ABBONAMENTI
ì
Eco: L. 1.200 per rintemo | Eco e La Luce: L.Ì 1.800 per Tintemo | Spediz. abb. posule • il Gruppo
L. 1.600 per l’estero
L. 2.500 p^ l’estero
Cambio d’indirizzo Lire 40,—
TORRE PELLIGE — 20 Giugno 1958
Ammrn. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Strasburgo e ì Vold|si
di LUIGI SANTINI
Agli uomini di governo il compito
di scegliere ”la capitale” dell’Emo
pa occidentale: è una gatta a pelare, con tutti i vanti, le benemerenze le memorie la retorica che s’acciimulano ovunque... Accontentiamoci di un’occhiata alla carta geografica, a indicare . quella strada
maestra tracciata dall’indnstria, dall intelligenza umana piuttosto che
dalla natura dei luoghi. Una strada
che dal Mare del Nord per la valle
del Reno cala sull’Elvezia e per lo
Sjduga sbocca in Val Padana. Vi
imbattete in città ’’europee” — Milano, Zurigo, Basilea, Strasburgo,
brancoforte. Colonia, Amsterdam...
— che da quattrocento anni e oltre
sUibiliscono non un bastione tra
due mondi, due civiltà, ma piuttosto un ponte, un legame di popoli,
cioè di culture di inteiessi rii destinazioni.
^el mezzo sta Strasburgo. E’ una
vecchia città rossigna, un ’’borgo
sulla strada”, come dice il suo none; la topografia del centro urbano è tormentata da ormai quied canali su fondaci abbondanti, raccolti’ attorno al severo complesso d’edifici di S. Tommaso, cuore della
( Jiiesa d’Alsazia. E’ una città che
ha saputo resistere alla pressione
dei sobborghi operai, anonimi e invadenti, eome“Ra tenuto a bada gli
opposti sciovinismi; Strasburgo è
francese e tedesca, latina e gerùani
ca, calvinista cattolica e luterana
(Ed è, naturalmente, sopratutto.,
alsaziana, il che non guasta, anzi!)
l na città come questa parla inten
sámente al cuore di noi evangelici
italiani, di noi valdesi: abbiamo là
una piccola patria, e sarebbe ingiusto dimenticarlo.
1 vecchi valdesi
Conoscevano a menadito strade e
città europee, ed è notevole il fatto
che dall’Italia essi poggiarono nei
momenti cruciali quasi sempre sui
fratelli della Renania, di Strasburgo
in particolare; questo dal colloquio
di Bergamo (1218) a quello di Laus
(1526), al Sinodo di Cianforano
(1532).
Al Sinodo di Cianforano erano
stati presentati dei documenti che
provenivano nientemeno che da M.
Bucero, il riformatore d’Alsazia :
era in modo brusco e leale offerta
una collaborazione che i valdesi meridionali e lombardo-piemontesi non
raccolsero, spinti dalle circostanze
(e dalla pressione di quelli francesi)
a poggiare su Ginevra. Essi guarderanno ancora a Strasburgo, batteranno ancora alla porta degli eva tgelici alsaziani, ma solo in quella
veste di perseguitati, in cerca di intercessori, che per secoli sarà duro
pedaggio d’una irriducibile fedeltà
all’Evangelo. Già neT 1536 il magistrato alsaziano .scriveva in loro favore al re di Francia, mentre nel’ 57
l’abilità diplomatica di J. Sturm
organizzava una protesta collettiva
di sovrani, scriveva un promemoria
sul daffarsi nonché un sommarlo delle credenze dei valdesi. E ad intercedere presso quella velenosissima
toscana ch’era Caterina Medici regina di Francia fu inviato un altro
fiorentino, Pier Martire Vermigli...
I riformatori italiani
Non furono soltanto — è il momento di dirlo — quei genialoidi,
stravaganti disputatori e gastigamatti di tutte le ortodossie che oggigiorno sembrano mandare in sollucchero tanto storiografi... Il Cinque
cento aprì in modo grandioso una
tragica sequenza nella millenaria
storia d’Italia, quella dell’emigrazione: sospinti dall’Inquisizione e
da una sete di libertà che la contro
riforma negava in patria, migliaia d
italiani ripararono ovunque in Eu
ropa: era il meglio della nostra na
zione, ed a gara le università, le
scuole che fiorivano con la nuova cui
tura stimolata dalla Riforma, i prin
cipi e gli uomini di governo, offrirò
no ospitalità, lavoro, onori. Ancln
Strasburgo fu città di rifugio, ed il
suo ginnasio, l’accademia, furono serviti da illustri convertiti italiani.
Ricordiamo ancora P. M. Vermigli, ed il bergamasco G. Zanchi, teologi fra i migliori dell’epoca, ono
rati dall’amicizia mai smentita--^
Bucero e di tutti
niatori svizzeri, tedlèMM e ingfesi.
Il Vermigli, la cui ltf)]lortanza
la edificazione della Riforma in Jt ghilterra è tanto grande quanto poco conosciuta fra noi, considerava
Strasburgo la sua seconda patria, e
non se ne allentai^ che quando vide perduta la battaglia per mantsnere quella Chiesa nell’insegnamento e nello spirito del suo illuminato riformatore. Martino Bucero.
Magnanimo di smitimenti e ricco in carità, dotato d’nna cultura
per nulla inferiore a quella dei maggiori riformatori luterani e riformati, il Vermigli vedeva la missione di
(continua a pag. 4)
L’Istituto Ecumenico di Bossey, ove si sono raccolti in Conferenza
giornalisti cristiani d’Europa
CHE COSA E VERITÀ?
Ho avuto il. grande piacere di partecipare alla Conferenza per giornalisti cristiani d’Europa, che il Dipartimento d’informazione del Consiglio
Ecumenico delle Chiese ha organiz
zato dal 6 giugno al 10 giugno all’Istituto Ecumenico di Bossey. Oltre
all’équipe del Dipartimento d’informazione (che tra l’altro redige settimanalmente _in tre liixgue quel Ser
V’ce Oecuménique de Presse et d’Information, certo noto ai nostri lettori come fonte di tante nostre notizie,
siglate SOEPI) si era in 38 giornalisti cristiani d’Europa, dalla Finlandia. all’Italia, e partecipavano pure
due delegati d’oltre cortina,, un polac
co e un ungherese: pastori incaricati
della redazione dei fogli ecclesiastici
regionali, laici o pastori impegnati
totalmente nella redazione di setti
manali e addirittura di quotidiani
cristiani.
Per dare im’idea di come si lavora
in queste conferenze di Bossey, diremo che la giornata inizia con im bre
ve culto liturgico, a turno secondo le
varie liturgie e lingue; poi uno studio biblico (in questo caso centrato
sul problema della- «verità»); nel
resto della giornata (naturalmente
con interruzioni che|permettono una
.feconda conoseej]Lza»s|’éciproca) conferetìze preparate’ accuratamente (dopo l’esposizione se ne può avere *il
testo ciclostilato) e discussioni: una
piccola babele di lingue e qualche voi
ta pure di opinioni, ma abbiamo pure sentito che la comunione di Pente
coste è ancora viva fra noi.
Sarebbe troppo limgo esporre tutto
l’ordine dei lavori.
Sia detto soltanto che non per nulla coloro che sono direttamente re
sponsabili della stampa cristiana si
sono raccolti sotto il segno della ri
Scopi del giornale cristiano
— Contribuire all’edifìcuzione della Chiesa, della sua conoscenza
dell’Evangelo, della sua testimonianza.
— Evangelizzare quelli che non sono ancora della Chiesa, o che
ne sono ai margini: far loro sentire che VEvangelo non c per le sagrestie ma per il mondo.
— Fare udire l’Evangelo relativamente a tutti gli aspetti della
vita di oggi. ISon r’è nulla al mondo di estraneo all’Evangelo: senza
usare uri linguaggio ” pio valutare la attualità con ” la mente di
Cristo ”.
— Rappresentare così un prezioso correttivo alla stampa profana.
— Mettere a nudo i miti del nostro tempo, le giiistificazioni illusorie che l’uomo dà della propria vita; cercare con gli uomini la sola
cosa necessaria.
— Aiutare i credenti a disccìnere i ” segni dei tempi ” spesso
così discreti.
— Cercare di essere un umile segno della libertà dei figliuoli di
Dio in questo mondo che oscilla ira conformismo e, un anticonformismo spesso... altrettanto conformista.
Siamo ben .lungi dal realizzare questo programma!
Alcune domande ai lettori
— Siete d’accordo sul fatto che rattualità politica, sociale, ecc.
trovi posto sui nostri giornali? Troppo poco? Quando-leggete uno di
questi articoli vi pare che potreste trovarlo tale quale su un qualun
que giornale?
— Vi interessano le notizie della Chiesa nel mondo? le leggete .
come delle curiosità o sentite che fanno parte della vita di quel corpo
di cui siamo membra noi pure?
— Seguite volentieri la cronaca delle altre comunità?
— Pensate sia bene pubblicare più o meno regolarmente delle
brevi meditazioni? quelle che compaiono rispondono ai vostri d
sideri?
— Vi scandalizza o vi intere.ssa il fatto che si affrontino opinioni,
anche radicalmente opposte?
— Quasi tutti i giornali, ormai, fanno largo posto alla corrispondenza dei lettori: perchè non ci scrivete le vostre critiche, le vostre
domande, le vostre proposte? Non credete che il giornale ne acquisterebbe vivacità?
A voi rispondere.
cerca di cos’è verità. Infatti, se 11 senso della stampa è l’informazione, il
suo primo dovere è quello della verità dell’informazione. Arduo dovere.
Due rappresentanti della grande stampa quotidiana, im corredattore di un
grande quotidiano renano, e un corredattore di France Soir (del tipo di
Stampa Sera, ma assai più diffuso),
entrambi protestanti, -tì hanno parlato dei problemi che incontrano le
redazioni ed i giornalisti, nella ricerca e nella espressione della verità
Problemi che vanno dalle dicacoltà
tecniche di avere informazioni obiettive da ogni parte del mondo (in que
sto .senso i settimanali seri con i loro
reportage diretti e approfonditi van
no forse più vicini alla verità che
non i quotidiani con le loro affrettate notizie per lo più desimte da agenzie-stampa non sempre obiettive) al
le pressioni innegabili che si esercitano su redattori e giornalisti da parte
dei blocchi politici ed econo-mici che
finanziano i giornali; ai gusti dei
pubblico: è stato detto più volte che
spesso i lettori hanno la stampa che
si meritano, sia che cerchino articoli
di gusto dubbio, sia che cerchino nel
« loro » .giornale non la verità, ma la
conferma delle loro idee.
Questi problemi sono molto seri, e
pongono ai redattori e giornalisti cristiani dei veri caà di coscienza, anche se non mancano giornali in cui
la sottoscritta « Indipendente » si avvicina un po’ di più alla realtà. Ma
— e questo ci interessa e ci tocca in
modo particolare — gli stessi problemi si fanno pure sentire nell’ambito
della cosidetta stampa ecclesiastica,
un po’ meno nei giornali indipendenti come Réforme, di più nei fogli ec
clesiastici nazionali e regionali, di
cui la direzione della Chiesa rivendica la responsabilità e la tutela. Se
non si fa sentire, in questo settore
della stampa, una pressione economica (alcuni hanno deplorato scherzando che non si faccia sentire un po’
di più ! ! ! ), può esser vero che la direzione della Chiesa pesi talvolta nell’interpretazione dei fatti e nella scelta deH’informazione.-Se questo pericolo non è molto sentito nelle nostre
Chiese riformate, è forse più avvertibile in quelle luterane ed anglicane
in cui la gerarchia ha più posto. Con
salace humor imo dei conferenzieri
tedeschi citava questo caso; in una
grande città la festa della Riforma
era .stata annunciata con grande enfasi, e poi il discorso ufficiale del vescovo era stata una cosa veramente
pietosa: il povero redattore del giornale regionale, responsabile della ero
naca, non sapeva dove dar del capo...
cioè, sapeva benissimo dove dover dar
del capo, ma non voleva farsi male!
E’ innegabile che talvolta, sotto le migliori scuse della « carità », la verità
è taciuta, o abbellita; qualcuno ha
anzi detto che non v’è settore della
stampa in cui la verità sia con tanta
sapienza, con tanta leggerezza, con
tanto tatto distorta, quanto nella
stampa ecclesiastica... Giudizio paradossale, ma che dà da riflettere. An
che i lettori sono talvolta responsabili di questa anche inconscia deformazione della realtà : si cerca nel
giornale ciò che piace, ciò che corrisponde alle proprie idee, ci si chiude
un po' nella propria piccola vita ecclesiastica... non si accetta sempre che
l'Evangelo scenda nel campo- aperto
del mondo e si confronti con tutte le
realtà dell’ora, pur senza perder di
vista l’opposizione fondamentale che.
neii'Evangelo, affiora fra la Chiesa e
il «mondo», e che vieta di interessarsi di politica,’ di èconomià, di scienza piu che aélTEvangelo del Signor
Gesù Cristo incarnato in questo mondo ma il cui regno non è di questo
inondo.
Anche nel settore della stampa il
cristiano, giornalista e lettore, non e
certo libero dalla distretta dei mondo
in cerca di verità. Soltanto, si si può
cniedere « Cos’è verità? » nel modo
scettico ed un pio’ cinico dei « conoscitori del mondo» come Filato; ovvero si può chiederlo, di ironie alla
realtà quotidiana, guardando a Gesù
Cristo che ha detto : « Io sono la verità ». La « verità » oibiica non è una
verità di dottrina, intellettuale, è la
verità, la realtà viva di Dio, anzitutto. Egli solo è vero, perchè Egli solo
rimane quello che è, fedele al Patto
di grazia in cui si è impegnato con
l’uomo e il suo mondo. (In ebraico lo
stesso termine indica la verità e la
fedeltà). Questa verità-fedeltà è apparsa totalmente incarnata in Cristo, e per questo egli ha protuto affermare: « Io sono la verità ». E’ forti di
questa verità che possiamo noi pure
tentare di essere veri, cioè fedeli a
nostra volta nel «fare» la verità
(Giov. 3; 20), sinceri nel riconoscerla
(Salmo 51: 6) anche se dura, perseveranti nell’affermarla, anche se pericolosa e amara (vedi ad es. Geremia, spiecie cap. 36) e nel conservarla viva nella nostra fede (Gio. 21: 25).
Abbiamo detto: tentare di essere
veri. Perchè è anche in senso esclusivo che Gesù Cristo ha detto: Io, io
solo sono la verità. La nostra verità,
sia pure nello sforzo più sincero di
fedeltà, dovrà sempre rimanere profondamente umile, nella coscienza
che v’è sempre nell’intimo nostro
qualcosa che ci rende vicini a Pilato,
che-ci fa partecipare del pieccato: della falsiià, della tendenziosità, della limitatezza. Nulla di ciò che diciamo,
pjensiamo, scriviamo, leggiamo, introducendo l’Evangelo nel mondo degli
uomini sarà mai del tutto vero nel
senso biblico, assoluto e profondo. Ma
tacere, disinteressarsi non sarebbe
certo- una maggiore fedeltà e verità.
Questa coscienza aiuterà la Chiesa —
e quindi anche la stampa cristiana a
assumersi con grande umiltà la missione profetica che il suo Signore le
ha affidata nel mondo, p>er il mondo;
e la preserverà dal farisaismo del sentirsi au dessus de la mélée, in un
mondo di beata supieriorità. Il servizio che la Chiesa — e la stamp>a cristiana deve al mondo (quindi anche
a sè stessa) non è quello di presentarsi come arbitro dei contrasti, ma di
indicare con la propria testimonianza (così sp)esso incerta e contradditoria!) Colui che è l’arbitro delle
concrete situazioni degli uomini e dei
popoli. Oggi, e fino alla fine, fino al
Regno. Gino Conte.
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L’ECO DELLE VALLI VALDESI
LA PAROLA DELLA VITA
''diritto,, di Dio
Io sono VEterno, l’Iddio tuo, che ti ho
tratto dal paese d’Egitto, ddla casa
di servitù (Esodo 20: 1).
Sul monte Sinai, fra i lampi ed il terremoto Dio ristabilisce le relazioni ufficiali con gli uomini attraverso a Mosè ed il popolo di Israele.
E su questo monte Dio detta agli uomini la Parola della volontà e
le condizioni delle nuove relazioni fra Lui e gli uomini. Quali saranno
queste condizioni? Un « Diktat » di condizioni dure che il vincitore impone all’awersario che ha cominciato la guerra? Le esperienze delle
guerre e delle paci fra gli uomini ci possono rendere pessimisti riguardo
ai dieci comandamenti. E d’altronde è così che talora essi sono stati intesi dagli uomini: come l’espressione di una volontà e di una legge imposta agli uomini che vogliono rimanere in relazione con il loro Dio.
Invece la prima parola, quella che dà il tono a tutto il decalogo è
una parola di grazia, un segno di quell’amore di Dio che sarà pienamente manifestato in Gesù Cristo.
«Io sono l’Eterno l’Iddio tuo». Iddio non vuole rimanere solo fra
gli uomini che si sono ribellati a Lui e che pure Egli ama; ¡>er questo si
sceglie un popolo attraverso al quale Egli parlerà a tutti gli uomini e nel
quale Egli sarà in benedizione per tutte lò genti. E Dio si dà a questo
popolo di Israele.
Nessuno potrebbe dire « Dio mio » se il Signore non avesse pronunziato questa parola aU’inizio del Decalogo.
^n che diritto potremmo far « nostro » il Creatore ed il Signore
dei cieli e della terra, se Egli stesso non avesse voluto essere il Salvatore?
Sì, anche il nostro Salvatore, Colui che « ha tratto Israele dal paese
d’Egitto, dalla casa di servitù »,
Dio non detta la sua volontà per arrivare ad una pace con gli uomini. Non dà i dieci comandamenti ad Israele per salvarlo, se il popolo
ubbidirà a Dio e li metterà in pratica.
Dio sapeva che in Egitto nessuno avrebbe potuto osservare questa
legge j>erchè lo schiavo non può scegliere il giorno del suo riposo, perchè in quella situazione disperata la menzogna poteva essere inevitabile
per sopravvivere e l’idolatria un conformismo atto ad alleviare di qualche po’ la durezza della situazione.
Dio non ha detto — e non dice — al prigioniero: « esci dalla tua
prigione, poi io ti ridarò la libertà » ed al malato : « comportati come se
tu fossi sano,. poi io ti guarirò ».
Dio libera e guarisce, poi dà una legge; non chiede prima di dare,
ma prima dà e poi chiede qualcosa anche a noi.
« Iddio mostra la grandezza del proprio amore per noi, in quanto
che, mentre eravamo ancora peccatori. Cristo è morto per noi » (Romani 5: 8). L uomo perduto e venduto al peccato ha trovato il suo Liberatore ed il suo Signore.
Per Israele queste parole avevano una drammatica realtà che nessuno ignorava; ma anche per noi non sono semplici espressioni di pietà o
di un lontano ideale : la servitù del peccato non è una parola vuota di
senso nella nostra vita quotidiana.
Ed anche a noi Dio non dice: « se vuoi essere liberato e salvato fa
questo e quest altro », ma piuttosto « Ma ora, essendo stati affiancati
dal p>eccato, e fatti servi a Dio avete per frutto la vostra santificazione
e per fine la vita eterna » (Rom. 6: 22).
Per 1 uomo liberato ed affrancato i comandamenti divengono allora
una cosa normale e necessaria poiché di fronte alle molte possibilità ed
anche alla responsabilità che dovrà portare da ora innanzi non può non
domandarsi: « ed ora Che cosa farò? »
A questo interrogativo risponde il decalogo, che non è una imposizione estOTore come credevano i giudei contro i quali Paolo ha dovuto
lottare e come credono di tanto in tanto i cristiani.
Dopo aver ripetuto i comandamenti il Deuteronomio dice questa
parola : « E quando in avvenire il tuo figliuolo ti domanderà : ’’che cosa
significano queste istruzioni... che l’Eterno l’Iddio nostro vi ha date?” tu
risponderai... ’’L’Eterno ci ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi, temendo l’Eterno, l’Iddio nostro, affinchè fossimo sempre felici e che
Egli ci conservasse in vita come ha fatto finora” » (Deut. 6: 20-24).
Affinchè fossimo sempre felici!
Ecco come e perchè il Signore Iddio nostro ci ha dato queste leggi,
e questi comandamenti, che sono il frutto dell’amore suo, possono diventare in noi un segno della alleanza con lui ed una piccola, umana, ma
vera profezia del suo Regno. Franco Da vite.
Amare i pmpri nemici
Il mese scorso, rm giovane coreano
di 26 armi, che fnffia di uno scambio
di studenti ed era venuto a cranpletar
re i suoi studi nell’üniveisitá di Filadelfia (Pennsylvania), è stato ucciso per la strada, senza provocazione,
da 11 giovani criminali,
I genitori della vittima, che sono
attivi membri della Chiesa presbiteriana a Pusan, hanno domandato che
si usasse clemenza verso i giovani criminali ed hanno costituito « in uno
spirito cristiano », un fondo per la
rieducazione dei cajú delle «bande»
di giovani. f
II dott. E. Carson Blake, segretario
della Chiesa presbiteriana negli U.
S. A e membro del Comitato centrale
del Consiglio Ecumenico, ha inviato
un messaggio ai genitori della giovane vittima, dicendo fra l’altro : « Abbiamo tutti profondamente coscienza di aver mancatèi come cristiani, di
lottare efficacemente contro i mali
che assalgono la nostra società. Ammiriamo con umiltà lo spirito cristiar
no di cui avete dato prova domandando la clemenza per gli assassini di vostro figlio. La vostra volontà di « fare
il secondo miglio» ha profondamente impressionato milioni di americani». (S.O.E.P.I.)
L’inquietante domanda
DOVE E IL TUO DIO ?
L’inquietante domanda dell’uomo
della strada rivolta ai credenti di oggi è ancora sempre : « dov’è U tuo
Dio?». La domanda scaturisce nel
cuore di quanti sono perplessi, turbati al cospetto della menzogna imperante, della esasperante, tormentosa
ansia dei poveri, dei disperati. E la
risposta unica vera del credente è
questa : « Dio riconciliava con sè il
mondo in Cristo, non imputando agli
uomini i loro falli...» (2 Cor. 5: 19).
La risposta è nel Dio della croce dove Cristo muore per noi...
Non cerchiamo Dio al disopra della croce, quasi si trattasse d’un giudice severo, d’un arbitro celeste che
domina la situazione del mondo e
della storia, osservando il gioco dell’uomo per poi punire il malvagio e
ricompensare il buono. Neppure dobbiamo cercare Dio al disotto della
croce quasi volessimo scoprire un Dio
soltanto immanente che si confonde
con l’evoluzione naturale e col progresso. No, dobbiamo cercarlo sulla
croce dove l’ingiustizia, i compromessi, la sofferenza e la morte sono por
tati da Cristo per noi. Nel contempo
guardiamo alla Croce dove Cristo è
vincitore e dove Dio ha pronunciato
l’ultima parola, quella definitiva che
annunzia il trionfo su tutte le debolezze umane.
La storia umana rassomiglia talvolta ad un uomo ubriaco che crolla,
che fa male agli altri, ma sulla croce scopriamo i segni d’un amore più
forte della morte, d’una misericordia
più forte del peccato, d’una vittoria
certa, definitiva di Dio sul nostro
Nemico.
Orbene, questo dato di fatto non
conduce subito alla fine delle sofferenze, alla guarigione di tutti i mali,
al regno della Pace e della Giustizia.
Non ancora. Ma questo significa la
fine della disperazione e l’inizio di
un’aurora di Luce e di Speranza in
Colui che ci ripete : « questo mio figliolo era morto ed è tornato in vita
era perduto ed è stato ritrovato... ».
(Sunto d’un messaggio di
J. S. Javet pubblicato da
« Vie Protestante »).
La funzione educatrice dello speri
Cogliamo un episodio recente, dalla
cronaca sportiva: )
Due corridori nel Giro d’Italia, sono riusciti, in una recente tappa, ad
evadere dal gruppo principale ed a
prendere un notevole vantaggio sugli
inseguitori, alternandosi in testa. Uno
dei corridori è più resistente : l’altro,
noto come velocisti, gli chiede di « tirare » in testa fino, all’arrivo, promettendogli di non passargli avanti nella
volata finale.
Airarrivo, invec¿ il velocista il quale si è risparmiato à spese del compagno, scatta e precede l’ingenuo compagno, vincendo la tappa.
I giornalisti sportivi, direttori di gara ed i direttori delle ditte sportive,
hanno sorriso con, aria furbesca ed
hanno battuto paternamente la mano
sulle spalle del corridore che protestava contro la frode del compagno il
quale — oltre a tuflo •— era anche suo
buon amico, da molti anni. Gli hanno detto scherzosamente : « Non si arrabbi! Non c’è niente da fare! Succede a tutti di dimenticare le promesse
quando uno vede dinanzi a se Io striscione d’arrivo! ».
Solo un giornalista novellino ha proposto delle sanzioni : e precisamente
che ambedue i corridori fossero retrocessi di venti posti in classifica, per
essersi accordati per falsare l’arrivo,
compiendo una frode contro al regolamento della corsa: e che il duplice
frodatore foss^ in più, severamente
multato e additato al biasimo di tutti
i leali sportivi.
Purtroppo la mentalità sportiva nostrana (e non solo nostrana!) è abituata ad accettare come cosa naturale tutte le frodi che accompagnano gli
sports; tanto che il valore educativo
degli sports è ridotto a ben poca cosa.
L’ANGOLO DEL COLPORTORE
Il Sagrestano del Santuario di C.
■ E’ giorno d’Ascensione ! Nella stupenda pineta di C. frotte di bimbi.
SI. rincorrono vociando, mentre poco lontano s’ode un canto di gioia
salire a Dio dal cuore dei gitanti evangelici, raccolti nel cuore della
pineta. Più in alto, nella radura si
erge un santuario, vicino al quale
un mereiaio girovago contempla la
sottostante pianura e lontano, a ma'
d anfiteatro i colli ed i monti moli
sani, di fronte, il superbo castello
della cittadina di C.
Un uomo, seguito da due ” scugnizzi ”, s’avvicina al santuario, infila una gran chiave nella toppa, spalanca rumorosamente la porta, poi,
sommariamente libera il santuario
dalle prodigiose tele, ahilmente tes
sute nel lungo inverno... dai silenziosi abitanti. Il mereiaio osserva,
abbozza un dialogo, li, vicino alle
statue, distrattamente seguito dall’improvvisato sagrestano. Intanto,
il sole inonda di luce la chiesetta solitaria ed offre al mereiaio immagini, parabole atte ad arricchire la
conversazione... Sul sagrato il dialogo continua e VEvangelo per i due
scugnizzi ” è una favola meravigliosa, mentre per il singolare custode del santuario un tormento:
questi esprime i suoi dubbi, le sue
inquietudini, quasi a monosillabi;
di quando in quando s’allontana da)
cerchio poi ritorna ancora a doman
dare, a tendere l’orecchio, un po’ a
distanza però, quasi temesse il calore di quel fuoco.
Al crocchio s’era unito un vecchietto, timido, dall’aria dimessa e
ì accolla, che s’era subito interessale al messaggio e che ad un tratto
sbotta e con gioia esclama: ” da sette anni io frequento quella chiesa
( quella evangelica valdese ) e da
quel giorno io sono felice; là ho trovato la mia famiglia, la mia casa,
la mia pace... ” Poi opuscoli e trattati lestamente scivolano nelle mani dei presenti mentre il ” sagrestano ” scompare giù dove muore la
pineta, senza un cenno di saluto.
Ai limitari della pineta la comitiva evangelica canta, ascolta i messaggi di due mereiai venuti da lontano, poi l’allegra brigata consuma
lietamente il pasto, nel clima della
più bella fraternità, seguito da simpatici conversari.' Ad un tratto un
uomo, vestito a festa s’avvicina,
stringe la mano a tutti e poi accostandosi al girovago colportore, co,i
fare confuso dice: ” vado a Napoli
subito, scrivete il mio indirizzo ”.
lì mereiaio non ticonosce subito il
suo interlocutore e segna sul taccuino il nome, gli stringe la mano mentre lo sconosciutó s’allontana rapidamente. Il sagrestano del santuario
di C., dopo il colloquio avuto sul sagrato, s’era vestito a festa per recarsi a Napoli poi s’era presentato al
colportore girovago, per non rompere il dialogo tenuto poco prima e.
aveva voluto che il suo indirizzo fos
se conservato per continuare rincontro per via epistolare.
Non dimentichiamo: siamo tutti
mereiai del Regno di Dio ai quali il
Signore ha affidata la perla, la perla di gran valore, perchè come la
donna della parabola chiamiamo gli
amici ed i vicini e possiamo anche
noi dir loro ” rallegratevi meco, perchè ho trovato la dramma che avevo
perduta ”, o. d.
Quando si gareggia, tutti i mezzi
sono buoni per trionfare: anche l’inganno, anche il tradimento dell’amicizia e della fiducia, anche la corruzione. Specialmente dacché gli sports sono diventati una professione con enormi guadagni, non c’è più limite alla disonestà sportiva.
Eppure gli sports, rettamente intesi, potrebbero — anzi dovrebbero —
esercitare un’influenza veramente decisiva sulla formazione del carattere dei
giovani. Un giovane il quale tenga dinanzi a se come prima regola, il dovere di competere con lealtà e la volontà di non ricorrere mài a mezzi disonesti per trionfare, si preparerebbe
ad una vita retta e onesta. Perchè chi
si abitua a frodare nelle gare sportive
continuerà, molto probabilmente, ad
agire colla stessa mentalità in tutte le
competizioni della vita sociale ed economica.
E’ così bello vedere degli atleti gareggiare lealmente! Tempo fa abbiamo
notato un calciatore (in una partita di
campionato, assai impegnativa) il quale, ricevuto un pallone d’oro non lontano dalla porta avversaria, ha rinunciato tranquillamente a sfruttarlo perchè sapeva di essere in « fuori giuoco ». Il pubblico dei tifosi, non credendo ai propri occhi, lo ha investito
con improperi ed insulti. Ma un avveduto cronista sportivo, commentando l’episodio, ha notato : « Quel giocatore, formatosi sui campi di giuoco
del Sud Africa, non si sognerebbe neppure di tentare una frode ai danni dell’avversario; prima ancora che l’arbitro fischi il fallo, sa rinunciare da se,
con magnifico controllo, a ciò che non
sarebbe « fair play » (giuoco leale).
Se Io sport fosse impostato anche da
noi, con simile mentalità, allora diventerebbe veramente un nobilissimo
maestro che saprebbe plasmare caratteri retti, alieni dal ricorrere a mezzi
non onesti, pur di ottenere il successo.
Molti anni orsono, trovandoci a Valdese (Nord (Carolina) ebbimo una amichevole discussione con un caro studente di quella nostra colonia. Noi avevamo espresso il timore che la boxe
fosse uno sport brutale che tende a risvegliare la parte meno nobile del nostro temperamento e nuoce quindi alla formazione della personalità. Ma
quel giovane che era stato membro
della squadra pugilistica del suo coUegio, obiettava che anche la boxe, specialmente negli ambienti studenteschi,
aveva un’utile funzione educativa. Egli
ci diceva : « Insegna al giovane a riconoscere le proprie limitazioni e la superiorità eventuale del prossimo e ad
accettare umilmente quella superiorità ». Confessiamo che non avevamo
mai considerato questo aspetto del pugilato.
Purtroppo nello sport — così come
è concepito da molti — non c’è che
uno scopo: Vincere! Vincere ad ogni
costo, con qualunque mezzo, onesto o
disonesto.
Concepito così, lo sport, specialmente se associato a vantaggi finanziari,
non solo non ha funzioni educative
ma diventa un elemento assai dannoso
nella formazione del carattere e della
personalità.
Ricordiamo un caro giovane catecumeno al quale dovemmo parlare un
giorno, con una certa severità, perchi*
— indotto dal dùettore sportivo del
suo istituto — aveva corso in una gara
fra istituti, al posto e col nome di un
compagno che non era in forma. La
frode era stata scoperta e la sua squadra era stata giustamente squalificata.
Egli trovava mille ragioni per giustilicare quell’inganuo. Rimase assai stupito quando gli dicemmo che i giovani
evangelici avevano una funzione particolare da compiere anche negli sports,
rinunciando in ogni caso — anche
quando c’era molta convenienza — a
ricorrere alle mille frodi alle quali i
loro compagni ricorrevano del continuo. « E’ un dovere, gli dicemmo, ed
è un modo di rendere la nostra testimonianza che può essere assai efficace
in un ambiente dove ciò non è spesso
praticato ».
Lo sport è anzitutto una disciplina
morale. Uno deve imparare ad esercitare lo sport secondo le regole del giuoco, con lealtà e con rettitudine. Meglio perdere cento volte, onestamente,
anziché vincere con mezzi fraudolenti
e contrari alla « regola ». Meglio esser conosciuti come atleti seri, leali ed
onesti, anziché come « furbacchioni »,
cioè gente senza scrupoli e senza coscienza che non esita a frodare per
ottenere un successo che è moralmente falso.
Richiamiamo su queste tesi non soltanto l’attenzione dei nostri giovani,
ma anche quella dei dirigenti sportivi
evangelici, nonché quella dei monitori, dei maestri, dei professori e di
chiunque abbia responsabilità nella
formazione del carattere giovanile.
E’ importante educare i giovani al
« fair play » (giuoco leale) fin dalla
fanciullezza. Paolo Bosio
Conferenza distrettuale
del li Distretto
La Conferenza distrettuale del 2.o
distretto avrà luogo a Venezia nei
giorni 23 e 24 giugno.
La Conferenza avrà inizio lunedì 23
giugno, alle ore 16, nella Chiesa Valdese di Venezia, Castello 5.170, con
un culto presieduto dal pastore Enrico Tron di Losanna.
I lavori proseguiranno nella stessa
giornata e il giorno successivo, secondo l'orario che sarà stabilito dal Seggio.
La Commissione distrettuale
COMUNICA TO
La Commissione Giudicatrice dei
progetti per il nuovo Tempio di Praly,
si è riunita il 16 c.m. nella Casa Valdese di Torre Pellice per l'esame dei
progetti regolarmente presentati.
A norma delÌ'art. 11 del Bando di
Concorso, la Commissione stessa invita gli autori dei progetti contrassegnati rispettivamente col motto di « Tempio della Comunità Valdese » e « Pietra Angolare » al concorso di secondo
grado.
Il Moderatore
della Tavola Valdese
Achille Deodato
'
3
L’ECO DELLE VALU VALDESI
— S
La Chiesa Evangelica in Germania
I problemi del Proiesianiesimo tedesco apparsi e discussi nel Sinodo Generale di Berlino Est
I ** ® tenuto a Berlino Est il Sinodo gene
rale della Chiesa Evangelica in Germania (EKD), che riunisce i rappresentanti delle t^hiese Luterane, Riformate e Unite di Germania
La preistoria e la storia di questo Sinodo è stata abbastanza drammatica; preceduto da una violenta campagna della stampa orientale
contro il carattere filooccidentale della Chiesa Evangelica e del suo
Smodo, interrotto ad un certo punto dalla rumorosa manifestazione di
un gruppo di filosovietici, si sentiva che pesava su di esso la pressione che il governo della Germania orientale aveva esercitato preventivamente sui membri del Sinodo che provenivano di là. Non bisogna
dimenticare che non passa mese senza che qualche pastore sia arrestato per offesa al regime. Il governo comunista aveva ripetutamente
affermato che gli argomenti all’o. d. g. del Sinodo erano immistioni
negli affari interni della Repubblica Democratica Tedesca e che si
sarebbero poi potute esercitare le sanzioni del caso. Considerando questa atmosfera, così tesa politicamente, il Sinodo di Berlino, pur facendo apparire la dolorosa divisione della Chiesa su molti problemi,
e stato però un segno rallegrante che la comunione della fede può
superare queste divisioni; il vescovo Hanns Lilje ha scritto al riguardo: E molto importante che una comunità dalle opinioni politi
che cosi divise abbia dato prova di un’unità che non è data dalle sue
convinzioni politiche... Il Sinodo ha grandemente contribuito alla vi
tu pubblica rifiutando di considerare la politica come Túnico oggetto
dell esistenza . Certo, non sono mancate le impressioni contrarie,
ne coloro che hanno deplorato la mancanza di decisione e di concre
iezza delle dichiarazioni sinodali.
I Di fronte al problema
dell’educazione...
Proprio perchè era, questo, uno degli argomenti che il governo della
Germania orientale considerava « interno », la discussione in Sinodo ne
è stata assai sobria, e così pure le
dichiarazioni, con l’espresso proposito di non fornire pretesto di propa
ganda alla stampa e di non allarga' re il fossato che separa cristiani e
non cristiani, Chiesa e Stato laggiù,
Comunque, una risoluzione sinodale
dichiara inaccettabile ogni tutela ideologica sulla scuola e sugli inse1 guanti. La Chiesa non desidera rei gnare sulla scuola ma servirla. Si
\ trattano nella scuola problemi uni
; versali che devono essere risolti og
\ gettivamente, senza pressioni ideolo\ f giche nè ristrettezze confessionali. Se
\si comprende la libertà della scuola
.’/come si deve, l’insegnamento religio
so vi troverà pure il suo posto. La
Chiesa sostiene con tutte le sue forze questa libertà, e ricorda allo Stato il dovere di accordarla e difender
la. Il .Sinodo incaricò pure una delegazione di tre membri di ottenere
un incontro con Otto Grotewohl,
presidente del Consiglio della DDR
(Germania Or.) per esporgli in tutta franchezza la preoccupazione dei
genitori della Germania Orientale
per l’educazione dei loro figlioli e cercare di giimgere ad un accordo.
Per quel che riguarda la confer
inazione, problema scottante a causa dell’educazione atea che i ragaz
zi e i giovani ricevono dallo Stato
e a causa della « concorrenza » del
« battesimo civile » e della « consa
crazione della gioventù », il Sinodo
si è unanimemente espresso in favo
re di una revisione dell’uso ecclesiastico attuale (senza però precisarla
affatto). Un delegato ha affermato
Tesi per il disarmo atomico
di alcuni Evangelici tedeschi
L La guerra è il mezzo estremo, sempre molto contestabile, per risolvere i
contrasti politici dei popoli e degli Stati.
2) Chiese di tutti i tempi e di tutti i paesi, per ragioni più o meno valevoli,
non hanno ritenuto sino ad ora di dover lanciare l’interdetto sul ricorso alle armi.
3) La possibilità di una guerra in cui verrebbero utilizzati dei mezzi di distruzione massiccia crea una situazione nuova e la Chiesa non può conservare la sua
neutralità
4) Una guerra atomica significherebbe la distruzione reciproca dei belligeranti
e di infiniti altri uomini non partecipanti al conflitto.
5) Una guerra atomica è dunque disadatta a risolvere i contrasti politici e
sopprime persino le condizioni di una soluzione.
6) Tanto le Chiese quanto i cristiani che agiscono individualmente non possono che rifiutare l’idea stessa di una guerra atomica.
7) La semplice preparazione di una tale guerra è già peccato contro Dio ed il
prossimo. Non è lecito a nessuna Chiesa e a nessun cristiano parteciparvi.
8) Esigiamo, nel nome dell’Evangelo, che si interrompa nel nostro paese ogni
preparazione ad una simile guerra, senza tener conto di alcuna altra considerazione.
9) invitiamo tutti quelli che vogliono essere seriamente cristiani a rifiutarsi
senza riserve e in qualsiasi circostanza a collaborare a questa preparazione.
10) La posizione contraria o la neutralità nei confronti di questa questione
è incompatibile con la fede cristiana e si risolve nel rinnegamento dei tre articoli
della fede cristiana.
(Da Protestantesimo II, 1958)
che «sarebbe un errore irrigidirsi
sull’antico costume della ccHifennazione quasi automatica ad una data
età. In futuro saranno certo nume
rosi i giovani che, pur passati attraverso la « consacrazione della Roventò », torneranno alla vera corhunità cristiana e desidereranno rendere testimonianza del loro ritorno
a Dio. In queste condizioni, l’età normale della confermazione non conterà più».
• •• della cappeliania
militare...
Anche a questo riguardo le Chiese
regionali dell’Ovest e dell’Est soncdivise, in quanto la R^)ubblica Fe
derale ha riarmato un esercito, mentre non è così nella Repubblica Democratica. Le Chiese residenti nella
prima hanno stipulato l’anno scorso
un trattato col governo federale ri
guardo alla cappeliania militare nell’esercito ricostituito. Il trattato fu
vivacemente criticato dagli ambienti ufficiali d’oltre cortina come ima
specie di benedizione ecclesiastica a
questo corpo milita^ che si schiera
nell’ambito della NATO contro il
blocco orientale. I vescovi O. Dibelius, presidente della Chiesa Evangelica, e H. Lilje hanno precisato
nel modo più esplicito che il trattato
è stato concluso unicamente nell’intento di permettere la predicazione
dell’Evangelo e la cura d’anime ai
soldati protestanti della « Bundeswehr». Non è legato ad alcuna politica (neppure a quella della NATO)
e nessuna autorità oltre quella ecclesiastica può esercitarsi sul ministero
dei cappellani. Certo, poiché il Bundestag (Parlamento federale), con
decisione del 25 marzo 1958, ha creato l’eventualità di un armamento
atomico della "Bundeswehr”, nel caso che tutti gli sforzi per un disarmo
generale controllato fallissero, le
Chiese devono esaminare quali conseguenze questo armamento potrebbe avere per la cappeliania militare.
• •• del riarmo
e disarmo atomico
Il problema più grave che il Sinodo ha affrontato è stato però quello
del riarmo e disaripp atomico. La ,
discussione sinodale era stata pre
parata, tra l’altro, dalle 10 tesi che
vi riportiamo in quésta pagina, firmate, con altri, dap.Martin Niemòiler,da Gustav Hein^ann, ex ministre degli' Interni della Repubblica
Federale, da Heinrich Vogel, professore di dogmatica all’Università
di Berlino Est. Le tesi, estremamente decise, sono state sostanzialmente .riprese da Otto Dibelius nel suo
rapporto iniziale; egii ha affermato:
V Le armi nucleari devono scomparire. Uhc guerra giijista non è più
possibile nell’era atomica. Una guerra atomica sarebbe uh assassinio collettivo dei popoli stianieri e il nostro proprio suicidio» e poiché rigettiamo queste armi, dobbiamo allo
.stesso tempo rigettare la guerra. La
Chiesa ha l’obbligo di gridare questa
esigenza in faccia al mondo, così forte che tutti Tascoltino. Bisogna ban-j
dire la guerra». | ' I
Naturalmente, questa posizione^
non è condivisa da tutta la Chiesa,"
m Germania come altrove. Subito
dopo la comparsa del « tesi » il pastore Hans Asmussen, che insieme a
Niemöller era stato una delle figure
più rappresentative della resistenza
al nazismo, pubblicò 10 controtesi
che riportiamo anch’esse qui a fianco.
In attesa che ogni membro della
nostra Chiesa prenda coscienza del
problema, e che in seguito il Sinodo
si esprima al riguardo, è certo utile
di sapere come esso sia sentito e dibattuto dalla Chiesa in paesi nei
quali è già un problema politico urgente.
Le due posizioni rappresentate in
modo estremo dalle tesi e controtesi
che trovate a fronte, si sono raffrontate nelle sedute del Sinodo di Berli
NOTIZIE IN BREVE DAL MONDO
A fine giugno si aprirà a Pretoria
il processo dei 91 incolpati arrestai'
nel dicembre 1957 per alto tradimento. La procedura legale contro altre
85 persone è stata sospesa: fra queste si trovavano dei pastori africani
e un membro del Consiglio cristiano
dell’Africa del Sud, in lotta contr.f
la segregazione.
Fino ad ora circa 3.500 uomini in
obbligo di servizio militare nella Repubblica Federale tedesca si sono didichiarati obiettori di coscienza. £’
prevista una legge sul « servizjp civile optabile » che permetterebbe
agli obiettori di coscienza la _ cui o^
biezione sia riconosciuta valida, di
compiere U loro anno di servizio ne
gli ospedali o in altre istituzioni; essa prevede inoltre la costituzione di
unità di servizio organizzate dallo
Stato, che costruiranno edifici di utilità pubblica, presteranno il loro aiu
to in caso di catastrofi ecc.
Secondo i dati forniti dal magg.
Vin Huong-shu, capo dell’Esercito
della Salvezza in Cina, i salutisti all’opera in quel paese sono circa 2.000
Il quartier generale ha la sua sede
a Pechino, da dove viene diretto il
lavoro in 26 città cinesi e mongole.
L’agenzia della radiodiffusione ecumenica dei Paesi Bassi annuncia che
l’appello che essa diffonde la dome
nica mattina in favore delle Chiese
in distretta nelle varie parti del mando raggiunge un numero crescente di
persone. Dall’inizio di questa trasmissione (luglio 1957) gli ascoltatori hanno inviato quasi 100.000 fiorini (circa
16 milioni e mezzo di lire).
Pare che stia per esser promulga
ta nella Repubblica Araba Unita una
nuova legge secondo cui una scuola
privata straniera non potrebbe essere aperta, in avvenire, se non fondala e diretta da personale di nazionalità araba. Fin d’ora, comunque, alle
scuole private è vietato di estendersi.
Dopo che in Egitto, ora anche in Siria le scuole ed i collegi cattolici e
protestanti sarebbero particolarmen
te danneggiati da questa misura.
no, ed è risultata una dolorosa divisione di opinioni. Non divisicme dì
opinioni politiche, ma atteggiamen
ti di lede diversi di fronte ai problemi dell’ora. Pare cioè che si sia
riusciti a superare lo stadio dei sospetti di influssi politici che potrebbero avvelenare i rapjwrti reciproci:
si è discusso fra credenti, e non fra
uomini sospettati di far riserve sul1 opportunità di un disarmo unilaterale in quanto asserviti ad una politica imperialistica occidentale e uomini sospettati di proclamare la necessità assoluta di questo disarmo in
quanto asserviti ad una politica imperialistica orientale, che vedrebbe
con soddisfazione un indebolimenio
militare dell’Occidente. L’esser riusciti, in generale, a mantenersi a questo livello di rispetto e di dialogo di
fede ha costituito la grandezza —
giustamente notata — del Sinodo tedesco. D’altra parte, è pure chiaramente risultata la situazione di diitretts della Chiesa, che proprio su
posizion; trologlche, di fede, si trova
divisa negli intenti e nelle decisioni.
Superato il pericolo di scomunicarsi
gli uni gli altri (pericolo che era nelle tesi e controtesi) in nome delTEvangelo, non ci si è però trovati
d’accordo su quello che l’Evangelo esige dalla Chiesa, c^gi. Andando oltre
al problema, di cui oggi tutti parlai
no e di cui tanti fanno, nel mondo
politico, uso propagandistico, ci si è
trovati di fronte aireterno problema della guerra. Il fatto di non aver
trovato una posizione unanime non
impedisce certo alla meditazione ed
al dialogo di esser stato fecondo. Ed
in questo senso il Sinodo tedesco ha
da dire qualcosa anche a noi.
Il materiale per questa pagina è
stato tratto da S.OE.P.I., dalla rassegna « Riarmo e disarmo atomico »
in Protestantesimo II, 1958, pp. HO
114 e da una cronaca comparsa sulla
rivista protestante renana Kirche in
der Zeit, maggio 1958.
La dichiarazione Duale
del Sinodo
a proposito del disarmo
' Ecco la Dichiarazione del Sinodo
che ha concluso la discussione: «In
accordo con le risoluzioni dal Consiglio Ecumenico delle Chiese a New
Haven nell’agosto 1957, il Sinodo rigetta la guerra totale con le armi di
distruzione massiccia, poiché una simile guerra non può mai essere considerata dalla coscienza umana giusta davanti a Dio. Il Sinodo invita
tutti i responsabili della politica a
tendere con tutto il loro potere al
disarmo generale, non solo sul piano delle armi atomiche, ma anche
su quello delle armi dette convenzionali. Chiede che tutte le potenze
pongano definitivamente termine ai
loro esperimenti nucleari... I nostri
punti di vista sull’armamento ato
mico divergono; alcuni fra noi sono
convinti che la produzione e il possesso di ordigni di distruzione massiccia è un peccato davanti a Dio;
altri pensano che in una data situazione, difendersi ad armi uguali è
un dovere e che un tale atteggiamento si giustifica davanti a Dio.
Noi restiamo uniti nell’Evangelo e
ci sforzeremo di superare queste divergenze. Preghiamo Dio che ci conduca nella via buona e ci indichi la
decisione da prendere in comune»
Controtesi presentate dal
Past. Luterano H. Asmussen
1) Voler fare di un Sinodo lo strumento di propaganda di una certa politica
corrompe e il Sinodo e il Parlamento... Nessuno ci dà autorità per edificare un
Antiparlamento, privando l’Assemblea legale del suo credito tanto nel paese quanto all’estero.
2) Quelli che pretendono che sarebbe sufficiente uno sciopero atomico da parte dei cristiani della (^rmania Federale per preservarci dalle bombe atomiche e
dalla colpevolezza di una simile guerra, sono dei semplicisti e non possono che
squalificare le responsabilità del Governo.
3) Una minoranza che cerca di raggiungere i suoi fini politici con la violenza
o con la minaccia di una divisione nella Chiesa, tende inevitabilmente ad istituire
il regno di una oligarchia, (^esta tentazione non ha fatto che crescere in certi
ambienti della Chiesa dopo il 1945.
4) Quelli che organizzano dei movimenti d’opinione contro Tarmamento atomico, pur sapendo che il loro movimento non può avere alcuna influenza su tutta
una parte del mondo, fanno il gioeo di quest’ullima.
5) Quelli ehe vogliono impedirci ogni armamento atomico, devono essere in
grado di indicarci in che modo possiamo provvedere ai pericoli di questo indebolimento del nostro armamento.
6) Quelli che credono di poter posporre la cura della gioventù (battesimo, catechismo, confermazione) alla lotta contro le armi atomiche, proclamano che il
corpo è più importante dell’anima, la politica più della Chiesa, la sopravvivenza
più della vita ad immagine di Dio.
l) Quelli che temono le armi atomiche più della morte delle anime hanno già
rinnegato la fede cristiana. Non possiamo non osservare che gli stessi uomini i
quali per anni hanno più o meno taciuto davanti al massacro delle anime in zona
sovietica, ora ispirano questo movimento contro le armi atomiche; per loro 12 mesi
sono bastati per dimenticare la tragedia ungherese.
8) Quelli che pretendono rendere « al mondo impaurito e minacciato » il servizio d’amore di cui gli sono debitori, dovrebbero cominciare col dirci perchè il
mondo ha paura e che cosa lo minaccia. Ora il pericolo viene dai Russi che - vogliono disporre dei nostri beni, distruggere le nostre famiglie, annientare la nostra fede, abbattere la nostra libertà e la nostra dignità umana. Quelli che negano
questa realtà non possono esser capaci di questo « servizio d’amore ».
9) L’arma atomica non è la sola ad essere in causa, se si è preoccupati per
la distruzione dell’umanità. Che cosa dire della propaganda, dell’automazione,
del capitalismo di Stato? Non sono anche queste armi « atomiche » nella lotta contro gli uomini?
10) Infine, quelli che parlano della bomba atomica « nel nome dell’Evangelo »
dovrebbero sapere che la bomba atomica è una verga di collera nella mano di
Dio. Chi vuole allontanare la minaccia deve fare appello alla penitenza e aUa preghiera. Di tutto questo non vi è una sola parola nelle 10 tesi. Ecco perchè questo
programma non può essere presentato in nome dell’Evangelo. Se questo documento parlasse veramente in nome dell’Evangelo, mostrerebbe come la bomba
atomica, flagello nella mano di Dio, annuncia l’ultimo Giorno. I nostri politici
dovrebbero allora porsi seriamente la questione di ciò che l’uomo deve fare oggi,
se domani è il giorno del Giudizio. Ma se i teologi trascurano la missione che è
loro propria e si mettono a fare i politici, allora siamo in preda «I disordine irrimediabile.
(Da Protestantesimo II, 1958).
4
Il cristiano è un « uomo di
pace », non un « uomo in pa>
ce » ; fare la pace è la sua vocazione.
L'Eco delle Valli Valdesi
La pace comincia in noi... in
me e da me, da te, da ciascuno... Come la guerra.
Strasburgo e i Valdesi
{segue dalla l.a pag.)
Strasburgo evangelica secondo l’impostazione data da Bucero :in una
mediazione sagace, nutrita di canta
c di libertà, fra posizioni calviniste
e luterane. Credeva nel vincolo della pace, di Cristo. Ed in questa a
ducia, in questo stato d’animo tollerante per grandezza e non per viltà, è indicato non solo il carattere
di un uomo, ma up indirizzo tipico
della migliore emigrazione religiosa italiana.
Anche Strasburgo conobbe poi
le delizie dei confessionalismi esasperati, delle polemiche rabbiose
degli epigoni; ed agli Zancbi, ai Vermigli non restò che emigrare, perchè a molto potevano rinunziare,
non alla propria coscienza di cristiani liberi. La loro opera teologica —
un vero tesoro, per una Chiesa come la nostra — e le preferenze dei
vecchi valdesi restano, a indicare
una direzione, un atteggiamento c.ie
sarebbe utile e saggio riprendere
considerazione.
Un problema assillante
occasione a Calvino ed a Beza come
al Bullinger, al soave Melantone come ai rissosi Marbach e Westphal
il suo pensiero materiato non solo
di soda dottrina, ma soprattutto di
amore per l’opera dell’Evangelo.
Strasburgo per i valdesi
Per questa fragile e pur tenace
diaspora evangelica che siamo noi,
non è solo un luogo di memorie, e
nemmeno un richiamo nostalgico;
è un invito pressante a quel dialogo
ecumenico, anzi, interconfessionale,,
che fu appena abbozzato all’alba
della Riforma e fu poi ripreso con
vigore di dottrina dai riformatori
italiani. Quella città e quella Chiesa rinverdiscono la speranza di un
risultato che mancò a quei nostr'
lontani padri, ma che confidiamo
non mancherà a noi; la rottura dei
le dighe confessionali, nazionali e
razziali, per la edificazione della
Chiesa, corpo del Signore, in Lui —
che è Verità e Carità.
Luigi Santini
Irrigidimento delle misure legali
contro ii fflatrìmoDio civile in
Il codice civile spagnolo è stato modificato nel senso di rend^ obbligar
torio ai non-cattolicoromani, di provare che non appartengono alla Chiesa di Roma. L’inserzione nella legge
stessa diquest’obbligo di prova, codifica i regolamenti amministrativi ohe
esigevano la prova di non-cattolicesimo e che questa fosse riconosciuto dal
vescovo della diocesi, prima che piotesse esser concessa un’autorizzazione di matrimonio civile.
Secondo i regolamenti, e prima della promulgazione della nuova misura legale, i cattolici romani, o ogni
persona battezzata nella Chiesa cattolica erano formalmente scomunica
ti dal vescovo se contraevano un matrimonio civile. Le persone agenti come « testimoni » nel procurare la prova di non-cattolicesimo sono pure state scomunicate, in certi ca^i. Non si
sa ancora se la dichiarazione di pastori portestanti o di persone non
battezzate nella Chiesa cattolica sarà
considerata prova sufficiente di noncattolicesimo di un candidato al matrimonio civile, i
(S.O.E.P.I.)
Dna raccolta critica delle fonti
concernenti i Vaidesi nel medioevo
Proseguendo i suoi studi sulle origini valdesi, il prof. Giovanni Gönnet ci dà ora, nella Collana della Facoltà di Teologia, il primo di una serie di quattro volumi, in cui raccoglie in modo ragionato e critico le
fonti relative al movimento valdese
dal 1179 (Ilio Concilio Lateranense)
al 1532 (Sinodo di Chanforan). Queste fonti, cattoliche ed « eretiche » sono riportate naturalmente in ordine
cronologico, almeno nella misura in
cui la datazione dei vari documenti
ha potuto essere precisata dßHa ricerca storico-scientifica che, anche a
riguardo della storia valdese, ha conosciuto un vero rinnovamento nell’ultimo secolo, e di cui l’autore la
cenno nell’introduzione. Quando l’opera sarà giunta a compimento, saremo in possesso di uno strumento di
prim’ordine — finora mancante —
per uno studio serio, al di là delle polemiche confessionali, di questo aspetto indubbiamente vivo della vita religiosa e della storia ecclesiastica medioevale. « Ogni documento è preceduto da una notizia critica, in cui so
no riportate le indicazioni strettamente necessarie sull’origine, là na
Per il protestantesimo mondiale èoggi indubbiamente quello di una
collaborazione teologica fra luterani
e riformati che ri-conduca finalmente ad una intercomunione piena t
feconda. Il movimento ecumenicha dato consapevolezza, pienezz'
confessionale alle varie membra della cattolicità evangelica; ad evitare
un balordo ritorno di quella scolastica protestante che altra volta seminò disastri, mi pare che si presenti necessario un dialogo continuo
e caritatevole proprio fra i due maggiori interlocutori, il calvinista ed
il luterano.
Si apre forse un’epoca di rinnovato interesse per Bucero e la Riforma a Strasburgo? Sarebbe desiderabile, non solo per la ricchezza del
pensiero bucerano, ma per quel fascino evangelico della sua personalità che si comunica benefica. E con
Bucero di necessità tornerà a inleressare il nostro P. M. Vermigli, che
per un secolo è stato trascurato, dimenticato, egli che non accettò mai
lo scandalo del confessionalismo
rabbioso, e seppe esporre in ogn.
Fede
cristiana e
ICO
impegno
tura, lo scopo, il contenuto, la portata del documento pubblicato....... In
margine sono annotati i diversi luoghi, soggetti e nozioni, le referenze
bibliche e le autorità patristiche e
letterarie che, ripresi e disposti alfabeticamente in altrettanti indici analitici alla fine della raccolta, costituiranno rapidi ed utili sussidi di consultazione» (dall’Introduzione). Pur
essendo chiaro che un’opera come
questa non potrà avere gran diffusione nelle nostre comunità, ci rallegriamo che venga ad offrire un utile strumento a quanti, in Italia o all’estero, si occupano di storia valdese.
ENCHIRIDION FONTIUM VALDENSIUM (Recueil critique des sources
concernant les Vaudois au moyen
âge) aux soins de Giovanni Gönnet, I — Claudiana, Torre Pellice
1958.
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
Riassumiamo qui un breve scritto pubblicato recentemente (1) sui rapporti tra
fede cristiana e politica. L’argomento complesso è esposto in modo molto semplice,
con linguaggio facile e chiaro, che invita
alla lettura.
Il problema dell’attività politica del criStiano vieno posto oggi con sempre mag*
gior frequenza; ma il problema è impostato male quando lo si pone in questi termini: «deve il cristiano occuparsi di politica, oppure disinteressarsene? ». Infatti al
giorno d’oggi tutti, volenti o nolenti, consciamente o inconsciamente, fanno della
politica; e si deve dire che chi si disinteressa della vita politica appoggia praticamente, con la sua passività, il governo che
è al potere: infatti in questo secolo in cui
le notizie si diffondono con estrema rapidità, i governi si reggono solo se godono
del consenso, attivo o passivo, del popolo.
La semplice constatazione di questo dato
di fatto impone un primo compito ai cristiani: l’esame critico delle informazioni.
Si sa che i giornali e le varie propagande
alterano sempre, poco o molto, la verità:
perciò il cristiano non può accettare passi
Notizie dalle Comunità
BUBBIO PiiLLICE
I nostri lutti. Il 17 aprile, all’Ospedale Valdese di Torre Pellice, è deceduta Michelin Corso Maria (Perlà),
in età di anni 74. Il 24 aprile, a Torino, dove viveva con la figlia, ha terminato la sua corsa terrena BonjourChauvie Maddalena, di anni 86. Il 26
maggio hanno avuto luogo i funerali
di Bouchard Maddalena, deceduta
dopo alcuni giorni di malattia, in età
di 68 annie. Il 18 giugno una numerosa folla ha reso gli onori fiuiebri a
Bonjour-Meyron Costanza, deceduta
dopo lunghe sofferenze all’età di anni 81.
«Venite a me voi tutti che siete
travagliati ed aggravati ed io vi darò
riposo ».
Battesimi. Sono stati battezzati:
Pontet Armanda di Ernesto e di Pontet Marietta e Pontet Marco di Aldo
e di Rostagnol Susetta il 25 maggio;
Michelin Salomon Walter di Aldo e
di Menusan Ida il 1 giu^o.
« Lasciate venire a me i piccoli fanciulli, perchè di loro è il regno di
Dio ».
Nozze. Il 7 giugno è stato celebrato
il matrimonio di Rambaud Silvio
(Villar Pellice) con Charbonnier Livia (Abses).
« E’ la casa un paradiso quando c’è
il Signor ».
Varie. Il maestro E. Paschetto è stato nominato quale delegato al prossimo Sinodo.
— Domenica 22 giugno, alle ore 11,
nei pressi del Prà, alle Barricate, avrà luogo ima cerimonia in cui verrà
inaugurata una piccola lapide, in ricordo del giovane Grand Roberto, tragicamente strappato all’affetto dei
suoi cari, il 30 novembre 1955.
MGROGlVid (SERRE]
Siamo molto grati al prof. Casini
del Collegio di Torre Pellice, che ha
presieduto il culto al Serre l’8 giugno
scorso. Coloro (non molti...) che vi
hanno partecipato hanno vivamente
apprezzato la sua predicazione.
Sabato 14 giugno è stato celebrato
nel Tempio del Serre il matrimonio
di Giulio Roman e di Albina Benech ;
anche da queste colonne rinnoviamo
agli sposi, a Serre Malan, Taugurio
che il Signore benedica la loro unione e là loro casa.
Domenica 15 abbiamo cominciato
i culti agli alpeggi; e l’inizio è stato
veramente buono! Al Bagnau, oltre
al gruppo degli abituali partecipanti
abbiamo avuto il piacere di avere
con noi i giovani dell’Unione di Prassuit, che avevano risalito la valle per
la giornata. E’ stata una bella iniziativa ,e speriamo di ricevere ancora
visite simili, da parte loro e di altri!
Questo è il calendario dei nostri
cuiti nelle prossime domeniche:
22 giugno — ore 10: Pradeltomo;
ore 14: Barfè.
29 giugno — ore 10: Serre;
ore 14: Bagnau.
6 luglio — ore 10: Sap;
ore 14: Barfè.
GORA’
Domenica 22 corr. alle ore 15 alla
Gianavella avrà luogo un incontro
delle comunità di Torre Pellice, Lusema S. Giovanni e Rorà. Saranno
dati alcuni messaggi: tutti sono cordialmente invitati a questa riunione
fraterna.
vamente le notizie che legge od ascolta, ma
deve domandarsi setapre se esse corrispondono a verità. In questo esame delle notizie il cristiano deve èssere guidato dal buon
senso (che gli impedirà di credere delle
notizie assurde) in^ soprattutto dalla sua
fede: solo la fede ip Cristo ci permette di
non diventare dei cicchi fanatici di un par
tito, nè vittime passive di una propaganda
e solo la fede ci aiuta a correggere corag
giosamente ed umilmente le nostre opinio
ni, quando ci acc<*:giamo che esse sono
sbagliate.
Dopo aver fatto questa ricerca della verità, il cristiano è in grado di prender posizione sui problemi politici: se egli non
10 facesse diventerebbe un complice passivo, ma responsabile, degli errori e delitti
politici che si commettono nel suo paese.
Che cos’è infatti la politica? La politica
è semplicemente la scienza e l’arte che cerca di governare lo stato, cioè di risolvere
i problemi' della convivenza umana. Sono
dunque problemi politici i problemi concreti che si pongono nella vita di un popolo (per esempio; alloggi, tasse, disoccupazione) e che devono essere risolti meglio che si può con delle misure legislative. Le soluzioni, certo, non saranno mai
perfette: tuttavia esse sono utili, se solo
realizzano qualche miglioramento. Come è
stato detto, « la politique est l’art de choiisir entre de grands inconvénients ». Il corpo d’una nazione è come un uomo afflitto
da varie malattie: ha continuamente bisogno di cure, se vuole evitare la decomposizione e la morte: far politica significa somministrare queste cure.
Quale sarà il nostro compilo specifico di
cristiani in questo campo? Noi siamo chiamati ad affrontare questi problemi come
cristiani, cioè come uomini che sono profondamente persuasi che Gesù Cristo è la
verità e l’unica salvezza; credere in Cristo significa dunque rifiutare di credere in
qualsiasi altra salvezza, ed agire sapendo
che la sorte dell’unianità dipende dall’atteggiamento che essa prende di fronte a
Gesù Cristo, di fronte al suo Spirito.
11 Cristiano sa che solo le decisioni conformi alla volontà di Dio sono utili al bene
dell’umanità.
Ma come si può discernere qual’è la volontà di Dio per la società umana del nostro tempo? Bisogna dire ben chiaramente
che la Bibbia non ci da delle soluzioni politiche bell’e pronte, non ci raccomanda
nessun sistema politico. Certo, essa ci invita a lavorare per la giustizia, per la verità, per l’aiuto agli oppressi ed ai deboli;
ma in questa lotta il cristiano non può partecipare all’ingenuo e cieco ottimismo di
molti che attendono una futura umanità
giusta e buona. La Bibbia ci insegna che
l’umanità è ancora quella che ha crocifisso
Gesù (che era l’unico giusto e buono) e
che, prima della venuta del Regno di Dio,
essa non sarà trasformata. La Bibbia ci insegna anche che la vera fonte dei mali sociali e politici sta nel cuore stesso della
umanità, e non in questo o quel sistema
politico-sociale. Tutti i regimi, tutti i sistemi sono zoppicanti, perchè l’umanità è
zoppicante a motivo del peccato. Perciò
il cristiano si interesserà, più che ai grandi
principi, alle modeste realizzazioni pratiche che si compiono giorno per giorno.
11 cristiano si lascierà illuminare dalla
Bibbia anche per quanto concerne il più
scottante dei problemi politici attuali: il
ploblema della pace. Il cristiano non può
farsi illusioni a questo proposito: egli sa
che non si può abolire la guerra con delle
misure politiche, perchè la guerra non è
che la conseguenza della ribellione contro
Dio. La pace internazionale dipende dalla
pace con Dio : un mondo che rifiuta la
salvezza rifiuta anche la pace. Solo Cristo,
dando la salvezza, può dare anche la pace:
e l’umanità potrà ritrovare la pace solo accettando l’Evangelo di Cristo. Perciò si
lavora veramente per la pace non semplicemente chiedendò dei cambiamenti di politica, ma soprattutto invitando gli uomini
a cambiare i loro cuori.
Il primo compito del cristiano è sempre
di far conoscere l’Evangelo; alla luce di
questo compito va veduto ogni altro impegno politico. Ma proprio per questo il
cristiano deve essere estremamente scrupoloso, onesto, chiaroveggente nella sua attività politica, che egli deve costantemente
rivedere, correggere alla luce della fede; e
poiché la fede lo aiuta a vedere le deficenze del suo partito, dei suo programma politico, egli potrà agire con maggior efficacia.
Infine, il cristiano sa di appartenere a
Colui che un giorno realizzerà il Regno di
pace giustizia e amore: perciò, nella vita
politica oggi, dove molti hanno perduto
ogni speranza animatrice o sono sostenuti
da speranza illusorie, egli ha il compito
di portare una speranza vera, la speranza
del Regno di Dio.
Come dice l’Autore, c’è da tremare quando si espongono queste idee: corrispondono esse alla realtà della nostra vita? E’ con
questa domanda nel cuore che dobbiamo
affrontare le nostre responsabilità civili e
politiche. g. b.
Redattore : Ermanno Rostan
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Torre Pellice (Torino)
Prof. Rr. d. Roniscontro
Libero docente
in Clinica Odontoiatrica all'Llniversità
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(1) Jacques Darchon ■ Foi Chrétienne et
engagement politique. (In: Collection «les
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