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B.
Anno 120 - n. 35
14 settembre 1984
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bìs/70
In caso di mancato recapito rispedirt.
a* casella postale - 10066 Torre Pellice.
SIS. FELLFGRISI
Via Caluti Liberta’ 3
10066 TOHRS PELLICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
ìn margìne ad un intervento del sottosegretario amato
Li hanno dati a don Stilo, sacerdote in odore di camorra; li
hanno dati alla sorella del calciatore Giordano, accusata di
spaccio di stupefacenti; li darebbero certo a Celli, se davvero comparisse in Italia. Ma a
Giuliano Naria gli arresti domiciliari li hanno negati. Quest’uomo che per protestare per
gli otto anni passati in carcere
senza essere stato ancora giudicato ha spinto il digiuno lino a
sfiorare il .punto- del non ritorno, è stato soppesato dai giudici di Trani che lo hanno trovato ancora troppo in carne. Per
loro egli ha diritto solo ad aspettare il suo processo, senza
garanzie, senza tempo, in una
cornice allucinante che diventa
sempre più kafkiana.
Giuliano Naria ha avuto il
coraggio di portare nel suo corpo la protesta di centinaia e
centinaia di uomini e donne che
se non sono degli « spariti », sono però dei « dimenticati »; dimenticati da una giustizia che
non trova modo di giudicare e
porta cosi a livelli inammissibili
per un paese civile la carcerazione preventiva.
Senza dubbio qualcuno penserà che da quando qualche brigatista ha cominciato a scriverci abbiamo «scoperto » i terroristi e abbiamo dimenticato il
pericolo nazionale che hanno costituito e le vedove e gli orfani
che hanno fatto.
Non abbiamo dimenticato il
terrorismo. Non lo abbiamo
ignorato quando era. nel pieno
del suo furore, quando Guido
Rossa veniva ammazzato per
aver denunciato sistemi di lotta
assolutamente inammissibili,
quando Carlo Casalegno veniva
trucidato con l’insulto — per
noi titolo di merito — di «servo
dello stato», quando alla fine di
una giornata passando davanti
alle edicole si gettava con angoscia uno sguardo sulla prima pagina dei giornali della sera per
vedere se c’era un nuovo titolo
a caratteri cubitali, nero, a lutto.
Non lo vogliamo dimenticare
ora.
Ma non vogliamo dimenticare
neppure la democrazia. E democrazia, in questo campo, vuol
dire almeno due cose. In primo
luogo che finché uno non è giudicato non è un terrorista bensi
un detenuto in attesa di giudizio,
innocente. E in secondo luogo
che questa « attesa di giudizio »
deve avere una dimensione definita e ragionevole, non il sapore della beffa, della tortura
psicologica quando non della
vendetta.
Ma al di là di questo, e soprattutto, non vogliamo dimenticare l’Evangelo che ci insegna ad
essere discepoli di un Signore
che ha operato in netto contrasto con chi lo sfidava a fare del
bene quando ciò significava trasgredire un quadro di proibizioni legalistiche (Matt. 12: 9-21).
Di questo Signore, che si guadagpiava cosi la condanna dei notabili del suo popolo, è detto che
« non triterà la canna rotta e
non spegnerà il lucignolo fumante ». E’ l’amore verso chi
indifeso è ridotto aU’estremo
che « nel nome di lui le genti spereranno ».
Franco Giampiccoli
Politica ecciesiastica: 7 e mezzo
Per l’on. Amato gli artt. 7 e 8 della Costituzione sono stati interpretati in modo da ravvicinarli e stabilire così una tappa sul faticoso cammino che si lascia alle spalle il nodo del privilegio
« Quest’anno lo Stato italiano
ha stipulato una pluralità di ’intese’ e dobbiamo analizzarne
realisticamente la forma ed i
contenuti per misurarne le differenze »: così l’on. Giuliano Amato, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri,, ha
iniziato il suo intervento alla tavola rotonda sul problema della politica ecclesiastica in Italia
organizzata dalla Associazione
Francesco Lo Bue a Torre Pellice airindomani della chiusura
del Sinodo delle Chiese Valdesi
e Metodiste.
li suo è stato un discorso importante che ha permesso di
conoscere dalla viva voce di un
protagonista (l'on. Amato per
conto del Governo ha seguito
tutto l’iter della nostra Intesa
e segue la revisione del Concordato) una efficace sintesi delle
modifiche intercorse in questi
ultimi sei mesi nella politica nazionale circa i rapporti tra lo
Stato e le diverse confessioni religiose.
Molte sono le differenze nei
contenuti e nella forma tra il
Concordato e l'Intesa raggiunta con la Tavola Valdese ma la
materia va vista insieme: « ...siamo governati da una Costituzione che afferma il principio
della libertà religiosa e della
eguaglianza di fronte allo Stato.
Tuttavia nei rapporti che instauriamo tra lo Stato e le organizzazioni in cui si esprimono le
differenti confessioni religiose
esistono tuttora trattamenti differenziati. E’ un dato di fatto
di fronte al quale dobbiamo collocarci domandandoci realisticamente quanto questi principi
non siano condizionati dal principio maggioritario, cioè dal fatto che una confessione religiosa
goda della maggioranza dei consensi...
Da giuristi sarebbe facile risolvere il problema, poi però ci
troviamo di fronte una realtà
nella quale si cammina poco per
volta e ciò pone unproblema
nei confronti della pdritàf..*
Del resto noi partiamo da una
Costituzione che ha questo problema nella carne: prevede^ la
libertà religiosa e la parità e
poi... c’è un articolo 7 ed un
art. 8.
(...) .Ci sono voluti 35 anni per
cominciare ad attuare quella disciplina differenziata che la Costituzione prevede agli art. '7 e 8.
Ma quanto tempo ci vorrà ancora perché queste due discipline si avvicinino sempre di più?
Il problema è dunque se attraverso queste intese abbiamo fatto passi che contribuiscono ad
un avvicinamento o se abbiamo
lasciato le cose come prima. La
risposta va vista nei suoi termini storici ».
Per Amato il Concordato, « cosa diversa dall’Intesa », contiene indiscutibilmente « caratteristiche fortemente innovative rispetto a quello stipulato dal precedente regime », quali ad esempio il fatto che la Chiesa cattolica è vista come « soggetto mu■ 'mìo déÌTe' tWèfìà' vfévÌsìé~'SStld
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Il dovere della solidarietà
Io so che l’Eterno farà ragione all’afflitto e giustizia ai poveri.
(Salmo 140; 12)
Egli fa cessar le guerre fino all’estremità della terra; rompe
gli archi e spezza le lance, arde i carri nel fuoco. (Salmo 46; 9)
« Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Egli non si trova
qui, ma è risuscitato!». (Le. 24; 5-6)
« Chi crede in me, anche se muore, vivrà ; anzi, chi vive e crede in me non morirà mai». (Giov. 11; 25-26)
Chi pensa soltanto a salvare la propria vita, la perderà; chi
invece è pronto a sacrificare la propria vita per me e per il vangelo, la salverà. (Me. 8; 35)
Nei cinque versetti che abbiamo letto, tratti in parte dai Salmi e in parte dai Vangeli, si trovano le affermazioni, le linee e
la speranza che stanno alla base del nostro impegno di credenti.
Infatti i testi dei Salmi affermano la certezza che, ovunque, la volontà di Dio si compie. Anche se la realtà sembra
negarlo o nasconderlo, il salmista sa che Dio fa giustizia al povero e impone la pace, demolendo gli strumenti di distruzione e di morte.
Il primo testo tratto dai Vangeli è l’affermazione che dà senso e valore alla nostra vita e che
è la base della nostra fede:
« Perché cercate fra i morti colui che è vivo? Egli non si trova qui, ma è risuscitato! ».
Gli altri testi sottolineano invece la condizióne in cui deve
realizzarsi la testimonianza, sottolineano la necessità di una totale disponibilità e dono di sé,
da cui consegue la promessa
della vita eterna.
Mi sembra che questi testi
presi insieme, che accostano la certezza: del salmista^ che
Dio compie la pace e la giustizia, alla vittoria di Gesù sulla
morte e alla promessa di vita
per chi non ha paura di getta
re la sua vita allo sbaraglio, sono per noi motivo di incoraggiamento e spinta a continuare nel
nostro impegno a favore della
giustizia, della pace e della liberazione degli uomini. Spesso ci
sentiamo deboli e poco numerosi, i nostri sforzi ci sembrano
futili, i risultati ottenuti modesti o inefficaci, le delusioni, le
sconfìtte si susseguono. Le forze
con le quali ci confrontiarno
nella nostra lotta per una società più giusta, più solidale, più
pacifica sembrano invincibili: il
potere politico degli Stati, il potere occulto dei servizi segreti,
quello economico e finanziario
delle transnazionali e delle banche, ciascuno dei quali è già di
per sé estremamente forte, si alleano spesso per schiacciare
qualsiasi velleità di cambiamento.
Eppure sempre più spesso,
davanti a situazioni diverse ma
insostenibili, gli oppressi e gli
emarginati si sollevano senza timore, anche se con disperazione: in Cile, nelle Filippine, in
Polonia, in India. Mentre sempre più numerosi sono i cristiani che si pongono in prima fila
nella difesa dei diritti umani,
che alzano la voce in favore dei
minimi e pagano il prezzo del
loro impegno. Vilipesi, condan
nati, incarcerati, torturati, uccisi, a Taiwan, in Corea, in America Latina, nelle Filippine e altrove.
La molla che li spinge e li sostiene nel loro martirio è, st,
l’amore per il prossimo, la passione per la giustizia, ma è soprattutto la certezza di obbedire e seguire un Signore che si
è fatto uomo, che ha amato i
sofferenti intorno a sé, che ha
cercato con l’amore di cambiare i rapporti tra gli uomini e
Dio e pertanto tra gli esseri
umani stessi, e che per questo
è stato condannato e giustiziato.
Un uomo, dunque, che ha conosciuto le delusioni e le sconfitte
come tutti, ma che è anche il
Figlio di Dio, che è risorto il
mattino di Pasqua: « Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Egli non si trova qui, ma è
risuscitato! ».
Noi viviamo in una situazione relativamente privilegiata,
dove tuttavia si possono incontrare difficoltà quando si cerca
di opporsi all’andazzo generale
e alle scelte dei potenti (ricordiamo per esempio l’obiezione
di coscienza ieri, la lotta contro
l’armamento nucleare oggi).
E’ nostro compito e dovere
dare segni anche modesti di solidarietà con i meno favoriti e
di impegno concreto. Menzioniamo rapidamente alcune cose che
tutti possono fare, quale che sia
la loro preparazione:
preghiera — intesa non solo
come un atto privato e pers^
naie di devozione, ma intesa in
un contesto di comunione e solidarietà con tutti coloro che nel
mondo pregano insieme con noi
Fernanda Comba
(continua a pag. 6}
Costituzione e non altro », quali
il diritto di scelta rispetto all’insegnamento religioso cattolico,
il regime del matrimonio e del
suo scioglimento, la disciplina
degli enti ecclesiastici e del mantenimento del clero cattolico basato su un « volontariato dei cittadini ».
Le "sub-intese”
Una novità di notevole portata è poi la questione delle « subintese » esemplificate dall’accordo sugli enti ecclesiastici: « in
base all'art. 7 lo Stato avrebbe
potuto includere questa materia
nell’ordinamento giuridico italiano in forza di quest’articolo
come del resto era nel vecchio
Concordato. Invece questa disciplina entra in Italia con una
legge ordinaria preceduta da una
intesa, cioè con quel congegnino
previsto dall’art. 8 (...). Quando
il Governo presenterà in Parlamento la legge, essa arriverà
esattamente come è arrivata
l'Intesa per le chiese valdesi e
metodiste. Sarà una legge ordinaria rinforzata (come la legge
dell’Intesa) e potrà essere modificata unicamente sulla base
di modifiche avvenute d’intesa
con la controparte. E ciò potrà
avvenire per moltissime altre
materie per cui il Concordato
rinvia a successive intese ».
C’è stato dunque per Amato
nella revisione del Concordato
un avvicinamento tra l’art. 7 e
l’art. 8. E la stessa cosa si è verificata con l’Intesa con le chiese valdesi e metodiste: « Una
volta raggiunta l'Intesa, lo Stato avrebbe potuto emanare una
legge che la riprendesse sostanzialmente. Questa sarebbe stata una soluzione possibile, una
interpretazione sostenibile delt’art. 8.
In realtà il disegno di legge e
stato configurato come una legge di approvazione e attraverso
a questo abbiamo codificato una
interpretazione della Costituzione: l'Intesa non si cambia se non
con una nuova rinegoziazione. Il
Parlamento sovrano può dire no,
ma non modificare. Questa è
un’interpretazione dell’articolo 8.
Facendo così abbiamo reso l'art.
8 più simile al 7. Abbiamo fatto
prevalere l’interpretazione che
più avvicina l’art. i al 1 proprio nel momento in cui con le
sub-intese ci si mette sulla stessa lunghezza d’onda ».
Insomma l’attuale politica ecclesiastica è caratterizzata dall’avvicinamento interpretativo
dell’art. 7 e 8: quasi un « 7 e
mezzo ». Avvicinamento che avviene anche nei contenuti perché « alcuni principi che _ troviamo nell’Intesa coi valdesi e metodisti entrano anche nel Concordato ».
« E’ cominciato un modello di
rapporti istituzionali tra lo Stato e le chiese che tende ad utilizzare canali vieppiù similari.
Questo ci fa sperare che in un
futuro possa essere possibile che
la parità si realizzi concretamente... e il giorno in cui Vita
Giorno Gardiol
(continua a pag. 3)
2
2 fede e cultura
14 settembre 1984
CHE FAI TU PERCHE’ L’ALTRO NON SI SENTA SOLO?
Essere uomini
Essere uomo non significa
correre, andare, trovare cose eccezionali ogni giorno; essere uomo è vivere nella banalità del
quotidiano e accettarlo, dentro
il grigiore può sorgere un colore diverso, un momento eccezionale.
Non siamo eroi ma esseri umani con le nostre stanchezze, incertezze, e le nostre inquietudini, ma il mondo pi vuole eroi
a tutti i costi, allora... ci fermiamo, rimaniamo sconcertati di
fronte a noi stessi fermi al bordo della nostra strada: a pensare, pensare cosa fare della nostra esistenza così fragile, così
limitata, così assillata dal vortice delle idee che ci sommerge
ogni giorno.
Noi siamo « un dentifricio, un
sapone di bellezza, una pubblicità e andiamo in questo guazzabuglio » ma il nostro corpo
vuole altro: vuole amore, vuole
pace, vuole silenzio, ed è solo
nel silenzio di noi stessi che
possiamo ritrovarci.
Ma dobbiamo correre, andare,
saper accumulare sensazioni, ma
cosa facciamo per l’altro che
è fermo, che si sente solo o forse solo diverso da noi che corriamo?
Gli offriamo per caso la nostra spalla perché ci racconti i
suoi problemi, lo incoraggiamo
a vivere? Lo lasciamo ai margini dei nostri pensieri, perché
il nostro tempo non è il suo.
Eppure sarebbe bello alzarsi
un mattino e dirsi: ciao, come
va? Fermarsi, domandarsi che
cos’è dell’altro che mi passa accanto, della sua persona,
della sua folle inquietudine; ma
noi uomini del secolo ventesimo non possiamo fermarci, come dice Musil h « ma per l’ani
ma moderna che sorvola come
se niente fosse oceani e continenti nulla è tanto impossibile
quanto trovare contatto con le
anime che abitano dietro la cantonata ».
Non vogliamo fermarci, l’altro non ci interessa... e rimaniamo tutti digiuni di amore.
La nostra persona diventa
una pezza colorata di tante
ipotesi, di tante emozioni, ma
non sarà mai im arcobaleno di
idee per gli altri perché abbiamo dimenticato le nostre persone, il contatto umano, il calore
umano, la solidarietà, . l’amicizia, tutte cose che scalderebbero la nostra anima intirizzita.
Ma noi possiamo capire tutto
ciò e dare un senso diverso a
questo puzzle ingarbugliato ed
essere uomini veri in mezzo
agli uomini.
Domandarsi: tu perché sei solo, perché ti sei fermato, cosa
vuoi dalla,vita? Cosa rappresenta per te la vita?
Un uragano di idee, di emozioni esplosive della nostra anima, direbbe Leo Buscaglia^ dal
quale ho tratto questi pensieri.
Per le chiese
Le chiese che intendono
utilizzare la p. 7 di questo
numero (gruppi di studio,
riunioni quartierali, gruppi
di'catechismo, ecc.) sono pre*gate di ordinare entro setternbre le copie necessarie
scrivendo o telefonando alla
redazione (011/655.278). Prezzo L. 100 la copia per un minimo di 20 copie inclusa la
spedizione.
Rina Lydia Caponetto Papini
^ R. Musil - L’uomo senza qualità
- Einaudi - Torino 1957.
^ Leo Buscaglia - Vivere, amare,
capirsi - Mondadori - Milano 1982.
* F. Albehoni - L’amicizia - Garzanti - Milano 1984.
CAMPO DI ANIMAZIONE BIBLICA PER LAICI AD AGAPE
Imparare o capire
Una volta pochi parlavano e
molti ascoltavano, perché i pochi sapevano tremila parole e i
molti soltanto trecento, come
diceva Dario Fo a proposito dei
padroni. Poi la conoscenza è andata via via crescendo, almeno
a livello di nozioni, e la situazione si è capovolta: ora molti
parlano e pochi ascoltano, se
va male tutti parlano e nessuno
ascolta, se va peggio uno parla
e gli altri sotto a ubbidire. In
una riunione, piccola o grande,
questo non dovrebbe accadere,
mentre dovrebbe accadere ciò
che invece non accade, ossia che
tutti ascoltano tutti, senza sopraffare nessuno e da nessuno
venire sopraffatti.
E’ quello che si cerca di fare
con la dinamica di gruppo e l’animazione. Ma come c’entrano
con il lavoro in una chiesa?
Pensiamo a una nostra qualunque riunione, scuola domenicale,
catechismo, uno studio, un’assemblea, il funzionamento del
consiglio di chiesa. Chi presiede,
10 voglia o no è il soggetto dominante, mentre gli astanti diventano oggetti, i destinatari
della comunicazione trasmessa.
Le tecniche di coinvolgimento
che avvengono in molte chiese
non spostano di molto la pratica consueta: leggere un brano
biblico, dire una preghiera eccetera, continuano a confinare
ai margini coloro che lo fanno.
La dinamica di gruppo e l’animazione cercano di raddrizzare
questo quadro sbilenco, che pende sempre da una parte. Esse
sono salutari per i laici e per
11 clero, ciascuno può imparare
quando farsi avanti e quando
tirarsi indietro.
Però attenzione, non si tratta soltanto di frenare chi parla
troppo e invogliare chi parla poco. Nel campo si chiedeva: lo
scopo dell’animazione, della dinamica di gruppo, è di far funzionare bene il gruppo stesso, o,
meglio ancora, di far crescere i
suoi componenti? In tal caso
perché ricorrere alla psicologia?
Sarebbe più utile studiare i
comportamenti e i caratteri quali affiorano in ogni consorzio
umano. Il buon funzionamento
del gruppo e la crescita dei suoi
membri non sono lo scopo ma
il metodo. Scopo principale è
portare il gruppo a precisare
con chiarezza le ragioni specifiche per le quali si riunisce: perché siamo qui, che cosa vogliamo e così via. Bisogna individuare l’obiettivo; cercare la strada per raggiungerlo; controllare
che la soggettività di ognuno faciliti armonia e coesione e non
faccia al contrario deviare dall’obiettivo che il gruppo si è
dato.
Il campo
In parallelo il campo di animazione biblica di Agape ha abbinato tutta questa materia tecnica con l’esame di due brani
dell’Antico Testamento e due
del Nuovo. Qualcuno di noi ha
provato a fare l’animatore, mentre per le questioni specialistiche del testo biblico operavano
come « esperti » Daniele Garrone, Domenico Tomasetto e Paolo Spanu. Mai visto una selva
tanto nutrita di cartelloni per
fissare la « memoria collettiva »:
domande, risposte, suggerimenti,
critiche, proposte, contro-proposte, elementi positivi e negativi
eccetera.
Ma perché tutte queste complicazioni? Un tempo non c’erano, si insegnava e basta, chi voleva imparare imparava. Appunto: la- differenza sta tra imparare e capire. Non sempre si capisce tutto ciò che si impara,
più facile imparare ciò che si
capisce. Alcune tecniche aiutano
la comprensione al di là dell’apprendimento.
Animazione e dinamica di
gruppo saranno l’ultima spiaggia delle differenti riunioni di
una chiesa? Non sì sa, ma si sa
che sarebbe pigro buttarle a mare prima ancora di sperimentarle sapiendo che ci sono. Qui non
si può neppure accennare alla
quantità di dati che Ermannc
Genre ha ricavato da vari testi
esponendoli con semplicità.
Il campo di animazione biblica per laici ha ripreso il campofamiglie degli anni 70 interrotto
due anni fa perché non più frequentato. Stavolta eravamo una
trentina, assortiti sia come provenienza geografica (dalla Sicilia alla Svizzera) sia come estrazione ecclesiastica (inclusi un
quacchero e alcuni « basisti »
cattolici).
Se possibile, il campo di animazione biblica e dinamiche di
gruppo verrà ripetuto l’anno
prossimo sulla scorta dell’esperienza fatta ora e iniziata nell’81 a Torre Pellice con Hans
Rudi Weber e le sue drammatizzazioni di episodi della Scrittura.
Renzo Turinetto
Ed ancora noi non possiamo
essere tutti u^ali: l’importante è essere noi stessi e capire
chi siamo e l’altro deve accettare chi sono.
La vita è l’incontro di una
miriade di coscienze colorate e
non un branco di pecore che
camminano tutte allo stesso modo. Ognuno è ima personalità a
sé stante.
La nostra persona non è un
riciclaggio delle idee altrui.
Bisogna credere nella vita: la
vita è un uragano di idee, di potenzialità mie, tue che vanno
scoperte, perché avvenga questo
bisogna amarsi per quel che si
è ed essere amati.
Spesso l’inquietudine profonda nasce proprio dal fatto che
gli altri non ci amano per quello che siamo rha per quello che
vorrebbero da noi. Ben conoscono questo problema le donne
nel loro cammino di indipendenza dall’uomo e ben si attaglia questo problema a un giovane che vuole affermare la sua
personalità.
E concluderei con un pensiero di Alberoni « E’ molto importante essere capiti da un
arnico. Ma si sente amico anche
chi ci rende giustizia. In questo senso: che riesca ad apprezzare di noi aspetti, sia pure modesti, che gli altri non apprezzano. Un amico sa apprezzare
tutti gli aspetti buoni di me, vede le mie virtù nascoste, senza
mettermi sul piedestallo, senza
fare di me un grand’uomo; mi
apprezza come dovrebbero apprezzarmi tutti, ma ciò non avviene ».
A coMoquio con i lettori]
FORZA
TRASCINANTE
Leggendo l'articolo « Quale testimonianza per domani » (La Luce n. 32 del
24.8.84) vi ho trovato lo spunto per
una mia riflessione.
Premetto che mi trovo fra, diciamo, « i vostri », soltanto perché negli
anni fra ii '62 e il '67 ho avuto la
ventura di conoscere Tullio Vinay a
Riesi, Avevo allora sui 25 anni ed
ero impiegato neil'ufficio postaie di
quel paese. Vinay e la sua opera furono per me una vera sorprendente
scoperta. Mai avevo visto con i miei
occhi operare nei nome di Cristo, con
tanta convinzione, con tanta energia!Quale forza trascinante emana da chi
agisce con convinzionei
Non ebbi mai occasione di ascoltare
sue prediche ma dubito fortissimamente che le parole avrebbero potuto dirmi più deH’opera.
Del resto, se non ho travisato le
sue parole, egli stesso quaiche anno
fa in TV ebbe a dire... « lasciamo perdere se Cristo è Dio o meno, ma
salviamo l’agape,., ». Approvo « toto
corde ».
Per cui direi: non affliggiamoci se
avremo meno pastori e più operatori deila carità.
Cordialmente.
Salvatore Greco, S. Andrea
di Bonagia (TP)
ATTRAVERSO
LA RADIO
Un fratello di Roma lamenta la
scarsità dei mezzi di comunicazione a
disposizione degli evangelici e scrive:
(...) Mio caro fratelio, hai sprecato
delle ottime energie per puntualizzare
certi argomenti i quali sono e fanno
parte di noi credenti: quanto sarebbe
stato meglio se tu, io ed aitri amici
e frateiii avessimo trovato ia maniera di fare uscire fuori deile quattro
mura del tempio ii « sì di Gesù Cri
ECUMENE
Un campo
compone
una Ballata
Si è tenuto ad Ecumene, dal
12 al 16 agosto, un campo musicale i cui risultati sono da tenere in alta considerazione. Partendo da un questionario che
riassumeva le varie opinioni circa la musica e la sua presenza
nelle nostre chiese, dalle chitarre di Gianni Carcò e Luca Benedetto con l’apporto di un gruppo di lavoro, è scaturita la « Ballata di Ecumene », una canzone,
appunto, che parla di una mattina qualunque trascorsa al nostro centro.
Ma al di là della creazione
stessa, pur sempre valida e piacevole, sono dell’opinione che i
positivi risultati cui accennavo
prima siano da ricercare principalmente nell’idea stessa che ha
animato questo campo: la « Ballata », infatti, è il risultato del
lavoro di gruppo volto principalmente alla stesura ed elaborazione del testo e all’Integrazione
dei vari strumenti musicali a disposizione: un nuovo tipo di lavoro che dovrebbe senz’altro
far parte delle attività annuali
dei nostri centri. Accanto ai ben
collaudati campi famiglie, giovani, biblici, politici, pierché non
un campo nel quale, oltre che
ascoltare e parlare, sia possibile
soprattutto fare musica, proprio
come è avvenute a Ecumene?
Dunque, una precisa richiesta
agli organizzatori delle attività
presso i nostri centri, nella speranza che finalmente sia possibile cantare melodie e testi nostri e non più arraffati qua e là.
F. C.
sto » con una radio o meglio con una
televisione privata per poter aprire un
colloquio con la gente sul rapporto di
Dio con gli uomini. Ma quanti credenti sono convinti di tutto ciò? Quaiche
anno fa a Roma ha avuto un grande
successo una radio privata ad onde
medie, copriva con un segnale abbastanza buono quasi mezza Roma. Neanche chi ci iavorava per ia maggior
parte della giornata (come il sottoscrìtto) era convinto delia possibilità
di un successo; eppure in un giorno
triste per ì romani e gli italiani —
mi riferisco al terremoto del salernitano — ci siamo tutti resi conto che
centinaia di mìgiiaia di famiglie ascoltavano radio Svi con metodicità e passione giorno dopo giorno. Una bella
soddisfazione, una grande gioia per
la gloria della Parola, ma in pochi
mesi quella gioia svanì, perché probabilmente le energie di qualche fratello (che faceva parte del consiglio
di gestione della radio) erano state disperse daH’orgoglio e tutto scomparve
senza nemmeno poter dire: Dio mio
quanto è piccola la nostra fede.
Quest'esperienza dovrebbe sensibilizzare i credenti a riconoscere le nostre
lacune in questo campo e a porvi rimedio. Voglia l’Iddio dell'universo benedire e aiutare coloro i quali si prodigano attraverso i mezzi di comunicazione di massa alla conoscenza della Parola perché io insieme ad altre
migliaia dì credenti abbiamo conosciuto la verità attraverso la radio,
Mario Tricoli, Roma
SCUOLA,
QUANDO APRIRE
Anche nell'anno scolastico che sta
per iniziare, si ripete lo stesso errore degli anni precedenti, da quando le
pseudo-riforme hanno rovinato tutto
l’andamento delle nostre migliori istituzioni.
Infatti il Ministero della Pubblica
Istruzione ha emanato disposizioni per
l'inizio della scuola a settembre, ciò
che perdura da vari anni.
Vane sono state dunque tutte le
proteste sorte in ogni parte d'Italia.
Sembra però che la volontà dei cittadini non si sia affievolita, perché in
certe regioni si parla di una totale
astensione dalla scuola (specie in Italia del Nord) finché i battenti di questa istituzione non si riaprano finalmente a ottobre, com'è stato per secoli di storia.
Il problema dell'apertura delle scuole sfocerà certamente in gravi inconvenienti, finché non si ritorni ai vecchi e sani principi dei passato. Per
quali ragioni si sono infrante le nostre
antiche e belle tradizioni di aprire l'anno scolastico a ottobre? Perché non
si è tenuto conto del nostro clima e
delle condizioni delle famiglie, molte
delle quali sono obbligate a trascorrere le vacanze nella bassa stagione
(cioè a settembre)? Perché non si
sono rispettate le condizioni economiche e di lavoro del nostro popolo?
Mi diceva, in questi giorni, un saggio operaio: « Il turno delle mie ferie
è in settembre e perciò ia mia famiglia ha diritto di seguirmi nella villeggiatura; dunque non permetto che
mìo figlio si rechi a scuola in questo
mese caldo e riservato alle vacanze
di chi ha lavorato per tutto l'anno ».
Non si è neppure tenuto conto che
tanti ragazzi debbono lavorare come
camerieri o prestare altre opere nei
campi 0 in altre attività, per tutto il
mese di settembre. Inoltre l'apertura
cosi inadeguata degli studi contro ogni logica porta il gravissimo inconveniente di anticipare gli esami di riparazione che avvengono in pieno caldo e con la conseguente spossatezza
fisica degli studenti. Perciò non regge
il pretesto che in certe nazioni la scuola si apre d'estate. Ivi vigono ben altre tradizioni, climi del tutto diversi,
esigenze assolutamente opposte alle
nostre.
E' doveroso rilevare altresì quanto
ridicola e provocatoria appaia l'apertura scolastica nel settembre, mentre
nulla funziona fino alle vacanze natalizie, programmi inadeguati, pessime
disposizioni d'insegnamento, testi scolastici pieni di inesattezze ed errori,
cattedre vacanti per mesi e cento altre irregolarità. (...)
Elio Giacomelli, Livorno
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3
14 settembre 1984
fede e cultura 3
RISPOSTA DEL MODERATORE SULL’INSEGNAMENTO RELIGIOSO
Un passo avanti
La « dichiarazione di non avvalersi » tutela la libertà religiosa meglio
della precedente normativa sull’esonero dall’insegnamento religioso
Il 5 settembre è comparsa su «Repubblica» la breve nota che
riproduciamo qui a fianco. Il moderatore Giorgio Bouchard ha risposto con un articolo, qui riprodotto, che è stato telefonato a
« Repubblica » il 1.9 e, fino al momento in cui andiamo in macchina, non è stato pubblicato. « Repubblica » ha invece pubblicato una
lettera del sen. Chiarante che riferiva l'assicurazione interpretativa
data dal governo (on. Amato) nel dibattito al Senato.
« Sulla religione a scuola si
fa marcia indietro?»; con questo interrogativo una breve nota di Repubblica (5.9) metteva
in rilievo la differenza esistente
tra il nuovo Concordato che
sancisce il « diritto di scegliere
se avvalersi o non avvalersi »
dell’insegnamento religioso e
l’Intesa tra lo Stato e le chiese
valdesi e metodiste (approvata
con legge n. 449 dell’ll agosto
1984) che parla semplicemente
del « diritto di non avvalersi »
di tale insegnamento.
Per comprendere questa apparente discrepanza è inevitabile rifarsi al contesto storico.
Dietro alla rivendicazione del
diritto di « non avvalersi » stanno le leggi fasciste del ’29-’30 che
riconoscevano bensì il diritto all’esonero dall’insegnamento religioso ma lo rendevano poi nella pratica inefficace; stanno decenni di insegnamento confessionale diffuso; e stanno anche
i programmi delle elementari
Politica
ecclesiastica
(segue da pag. 1)
Ha riuscisse a realizzare un sistema nel quale lo Stato mette
a disposizione di tutte le religioni, allo stesso modo e nella
stessa misura, ciò che da queste
leggi può servire perché esse
esercitino liberamente ciò che
vogliono esercitare, non solo
avremo raggiunto altri paesi, ma
probabilmente li avremo superati. Questa è l’enorme difficoltà del compito che abbiamo dinnanzi ».
Le tendenze
La linea di tendenza della politica ecclesiastica è dunque la
parità tra le confessioni religiose e questo si nersegue attraverso la politica delle Intese vedendo tutto questo in una prospettiva storica («£' difficile anche
uscire da un regime privilegiario », dirà ancora io stesso Amato) ma domandiamoci se invece
la stessa vicenda del Concordato e dell’Intesa non ci debba indurre a moderare l’ottimismo.
In fondo l’articolo 1 del nuovo
Concordato che richiama ad una
« collaborazione » tra Stato e
chiesa per il bene del paese (e
che la parte cattolica contraente considera il « fulcro » di tutta la revisione) richiama all'interconnessione permanente tra
potere politico e potere ecclesiastico tipica dell’era costantiniana che proprio si voleva superare.
Che dire delle tendenze autonome del Governo a legiferare
in forma autonoma per garantire le libertà a quelle confessioni che non vogliono l’Intesa o
per la loro stessa configurazione non possono sottoscriverla?
Qui ci sono concreti pericoli di
regresso che vanno attentamente evitati.
La storia ed il nostro impegno in essa ci dirà quale di queste tendenze o controtendenze
prevarrà. Per ora ci basti osservare attentamente i problemi
dell’applicazione pratica dell’Intesa e del nuovo Concordato.
Giorgio Cardio)
del ’55 (tuttora in vigore) che
prevedono la preghiera per l’inizio delle lezioni, ecc. E’ in
questo quadro che la nostra delegazione ha trattato con la rappresentanza governativa negli
anni ’77-’78, cercando di eliminare una persistente discriminazione che colpiva i figli degli
evangelici (e dei laici). A quel
momento trattare del diritto di
« scegliere se avvalersi o non
avvalersi » dell’insegnamento religioso cattolico sarebbe stato
del tutto teorico (del resto questa possibilità affiorata nella
prima, bozza di revisione del
Concordato era scomparsa nelle bozze successive in quegli anni), e sarebbe stato per giunta
un intervento « in re aliena ».
Con l’intesa le chiese valdesi
e metodiste non hanno preteso
di costruire una « .soluzione globale » che regolasse tutto il problema dell’insegnamento religioso : hanno solo voluto assicurare ciò che a loro maggiormente
premeva in materia di libertà
religiosa. Il che non compromette minimamente il principio
generale della facoltatività. A
questo proposito merita di es
sere citata l’interpretazione che
l’on. Amato ha dato in Senato,
a conclusione del dibattito sulla
legge di approvazione dell’Intesa : « in principio vi è il diritto
di scegliere se avvalersi o non
avvalersi e da essa conseguono,
sul versante positivo, il diritto
di ricevere l’istruzione religiosa,
e sul versante negativo il diritto
non altrimenti deffnibile se non
’di non avvalersi’, senza subire
conseguenze discriminatorie». E’
chiaro quindi che l’Intesa, sottolineando il « versante negativo» non contraddice il principio della scelta che sta a monte; ma se fosse necessario non
sarebbe diffìcile raggiungere col
governo un accordo interpretativo, in base all’art. 18 dell’Intesa.
Ma forse non è male che questo testo non si sia immediatamente adeguato al nuovo Concordato (firmato 3 giorni prima
dell’Intesa). Esso resta come
una testimonianza del passato:
un passato non ancora remoto,
in cui le minoranze erano costrette a porsi sulla difensiva, a
negoziare la tutela dei diritti di
libertà.
Una libertà per tutti
Vorrei però aggiungere un
particolare interessante; il nuovo Concordato non è ancora
stato ratificato dalla Camera e
STRASBURGO
Mennoniti
e Anabattisti
In occasione della XI Conferenza Mennonita mondiale, che
si è tenuta a Strasburgo dal 24
al 29 luglio scorso, si è avuto un
« Colloque » di storia anabattista del secolo XVI durato cinque
giorni ed al quale hanno partecipato una ottantina di congressisti, tra i quali 35 relatori europei ed extraeuropei, in maggioranza docenti universitari.
Quasi tutti i temi della storiografia e della problematica
delLanabattismo sono stati trattati, dal confronto tra valdesi
e anabattisti (Gönnet) alla contestazione del pedobattismo da
parte degli ussiti radicali (Molnár), dai « Profeti di Zwickau »
a 'Tommaso Müntzer illustrati
da due docenti della Germania
orientale, dalle varie aree anabattiste svizzere tedesche alsaziane tirolesi olandesi ecc. sino
alle figure emblematiche di
Manz, Marpeck, Hofmann, Rothmann, Schwenckfeld e Menno
Simons, al quale ultimo si richiamano gli attuali mennoniti.
Le varie relazioni — presentate e discusse a gruppi, prima
sulle origini dell’anabattismo,
poi sulle dottrine e sui dibattiti
sia coi Riformatori sia con gli
esponenti di altri gruppi radicali
(in particolare spiritualisti e antitrinitari), infine sulla sua distribuzione geografica (qualche
lacuna, come suH’anabattismo
veneto) — hanno fatto il punto
sui risultati delle ultime ricerche, privilegiando ovviamente —
e qua e là con un po’ di agiografia — i temi tuttora cari agli
eredi contemporanei dell’anabattismo cinquecentesco, come la
non violenza, il rifiuto del giuramento, la separazione tra fede e
politica, il battesimo degli adul
Sulla religione a scuola
si fa marcia indietro?
ROMA — « La Repubblica italiana, neU’assicurare l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche materne, elementari, medie e secondarie superiori, riconosce agli
alunni di dette scuole, al fine di garantire la libertà di
coscienza di tutti, il diritto di non avvalersi delle pratiche e
delTinsegnamento religioso, per loro' dichiarazione se maggiorenni o altrimenti per dichiarazione di uno dei loro genitori o tutori ».
Così recita l’articolo 9, secondo comma, dell’Intesa tra
Stato italiano e chiesa valdese, pubblicata dalla gazzetta ufficiale del 13 agosto scorso. I pochi esperti di scuola che l’hanno letta sono preoccupati e si domandano quale sia il significato di questo articolo; una «marcia indietro» rispetto a.1
Concordato? Un ritorno alla richiesta di «esonero », indirettamente abolito dagli accordi Stato-Vaticano? E cosa si
intende per « pratiche »? Forse la preghiera in classe, ora così
di moda negli Stati Uniti? E — in presenza di due leggi tra
loro contraddittorie — quale delle due prevale: il Concordato
o questo articolo dell’Intesa?
(La Repubblica 5.9.’84)
ti, la chiesa dei confessanti (se
non degli eletti), e soprattutto la
difesa ad oltranza della libertà
di coscienza, per la quale caddero tanti martiri colpiti dalle
« ortodossie » sia cattolica che
riformate. Trattazioni più generali hanno illustrato argomenti
diversi, quali il rapporto tra persona e comunità, il problema
della tolleranza, il rinnovamento spirituale, la reazione cattolica, il sabbatarianismo, la Confessione di Augsburg ecc. Particolare attenzione è stata data alla pubblicistica attuale, come i
Documenta Anabaptistica Neerlandica dell’editore Brill di Amsterdam, o Tiniziativa della Inter Documentation Company di
Zug specializzata nel riprodurre
su « microfiches » le fonti non
solo del protestantesimo « riformato » ma anche della riforma
« radicale » e più genericamente
del « non conformismo religioso » in Europa durante il Cinquecento.
Dal 19 luglio al 2 agosto è stata presentata alla Biblioteca Nazionale e Universitaria di Strasburgo una esposizione molto interessante su « L’anabattismo
nella Valle del Reno dal 1525 al
1750 », disposta in ben 24 bàoheche (opere e documenti) e con
numerose illustrazioni alle paréti (quadri e fotografie). Per più
ampie informazioni cfr. il n. 25
(primo semestre 1983) della rivista «Conscience et Liberté » di
Berna, contenente un utile « dossier » sull’Anabattismo, nonché
il fase. lu. 1984 della « Mennonite Quarterly Review » di
Goshen nell’Indiana (USA) uscito appositamente per l’occasione.
Giovanni Gönnet
perciò Tinsegnameiito religioso
continua ad essere regolato dalle vecchie norme.
Rebùs sic stantibus mi sembra quindi che l’Intesa non sia
una marcia indietro, rispetto ad
un nuovo Concordato che ancora non è in vigore, ma sia un
passo avanti rispetto alla vecchia legislazione sull’esonero.
Così tutti possono usare quest’anno del diritto chiaro ed Inequivocabile sancito dall’art. 9
della legge 449. Esso è infatti riconosciuto « ai fini di garantire
la libertà di coscienza di tutti».
Sulla base di questa legge si potrà fin da quest’anno non solo
rivendicare il diritto di non avvalersi delTinsegnamento religioso, ma anche chiedere « che
l’insegnamento religioso ed ogni
eventuale pratica religiosa, nelle
classi in cui sono presenti alunni che hanno dichiarato di non
avvalersene, 'non. abbiano luogo
in occasione delTinsegnamento
di altre materie, né secondo orari che abbiano per i detti alunni effetti comunque discriminanti ».
Quando poi il principio della piena facoltatività sarà riconosciuto de iure e sarà attuato de facto senza alcuna discriminazione, non saremo certo
noi a fare marcia indietro. Ma
per il momento credo che valga
la pena di valorizzare la legge
449, e darle piena applicazione.
Essa potrà essere così una tappa sul cammino di una effettiva
libertà religiosa e civile.
Giorgio Bouchard
PROTESTANTESIMO
in Tv
Lunedì 17 settembre
ore 23 circa - II Rete
ATTUALITÀ’
Questo numero informativo è dedicato alle tematiche
emerse nell’ultimo Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste,
al Congresso mondiale sulla
libertà religiosa e all’Assemblea delle Chiese battiste in
Italia.
Ospiti in studio: Giorgio
Bouchard, Rosanna Ciappa
Nitti, Bruno Tron.
TREVISO — Sabato 15 settembre avrà luogo l’inaugurazione del nuovo
tempio avventista di via Oriani 84. Alle ore 10 presiederà il culto di de.
dicazione-1l pastore Enrico Long, presidente dell’Unione italiana delle Chiese
Avventiste.
BERCIAMO — Il 22 settembre a partire dalle ore 9.30 in via T. Tasso 53
avrà luogo l'Assemblea del 6° circuito.
In programma, tra l'altro, una riflessione sul tema; « Che cosa si attendono
le chiese dai pastori e i pastori dalle
chiese » presentata dal past. Claudio
Martelli.
Convegno
di studio su
Schleiermacher
In occasione del 150” anniversario della morte di F.E.D.
SCHLEIERMACHER (1768-1834), la Facoltà valdese di Teologia, in collaborazione con il Goethe-Institut di Roma, organizza un convegno di studio il 26-27 ottobre 1984, con il seguente
programma:
Venerdì 26 ottobre presso l’Istituto Goethe, via del Corso,
Roma:
ore 15.30: Apertura del convegno
Prof. H.-J. BIRKNER delTUniversità di Kiel, Il programma teologico di Schleiermacher.
(Traduzione simultanea).
Prof. TESSITORE, delTUniversità di Napoli, Schleiermacher e lo storicismo.
Discussione.
Sabato 27 ottobre presso la Facoltà Valdese di Teologia:
ore 9.00: Prof. G. MORETTO, delTUniversità di Genova, Schleiermacher e l’etica filosofica.
Prof. M. DESPLAND, Concordia University, Toronto, La
« Kurze Darstellung » come programma teologico.
]Dìscussionc>
ore 15.30: Prof. S. SORRENTINO, dell’Università di Salerno,
Schleiermacher e la modernità.
Discussione.
Conclusioni.
Per informazioni e iscrizioni scrivere al prof. Sergio Rostagno. Facoltà valdese di Teologia, via Pietro Cossa 42,
00193 Roma.
4
4 vita delle chiese
14 settembre 1984
VALDESI DELLA CHIESA DI ANGROGNA IN VISITA NEGLI U.S.A.
Dal vecchio al nuovo mondo
Calendario
Domenica 23 settembre
Conoscere un paese molto diverso dal proprio, vivendo la sua
realtà immediata, è pur sempre
un’sgperienza formativa ed ecHtant^ Questa voiià^ toccato
laad un gruppo di tredici persone (appartenenti allà'chìesa di
Angrogna, o, come la scrivente,
legate ad essa in qualche modo)
ospiti, per una decina di giorni,
della comunità di Valdese (North
Carolina) negli USA.
A New York abbiamo avuto il
primo impatto con il mondo
americano. La grande metropoli
ha destato in noi impressioni diverse: stupore ed ammirazione
di fronte alle opere più ardite,
non disgiunti da un senso di angoscia e di smarrimento al pensiero che, come rilevava recentemente rm noto giornalista, le
«piramidi del Nuovo Mondo»
potrebbero non sopravvivere al
secolo ed essere spazzate da uragani di inaudita potenza o da
ima terribile guerra nucleare.
Girando per lo più a piedi e
passando dall’allegra confusione
dei quartieri etnicamente più
captati (Little Italy, Chinarown; 5cc.) al ritmo frenetico
dei centri finanziari e commerciali, abbiamo avuto la dimensione esatta dei problemi che affliggono la città (emarginazione
e disagio sociali, delinquenza minorile e non, comunicazioni rese
difficili da grandi distanze). Testimoniare TEvangelo, in quel
contesto, è una vera e propria
sfida!
A New York
e a Valdese
L'incontro serale con la comunità newyorkese è stato molto cordiale e fraterno. Altrettanto calorosa è stata l’accoglienza
ohe ci hanno riservato, nei giorni seguenti, i nostri ospiti di Valdese. Il programma, assai intenso, previsto per noi, comprendeva; il ricevimento ufficiale da
parte del Sindaco in municipio;
la visita al panificio Rostan ed
allo stabilimentó“~fèssll5—)flba
Waldensian; tre culti solenni (sono state molto apprezzatele anticipazioni sul nostro Sinodo,
fatte in quella sede); la partecipazione alle manifestazioni, indette, come ogni anno, a ricordo
del glorioso rimpatrio; alcimi giri turistici nei dintorni e numerosi incontri con i membri della
comunità, molti dei quali parlano ancora il patois dei loro villaggi d’origine (per lo più della
Val Germanasca).
Valdese ci è parsa un’oasi di
pace dopo il caos di New York.
Potrebbero essere nostre le notazioni, fatte nel lontano 1905
dal barone Mayor Des Planches,
ambasciatore italiano presso gli
USA, in visita alla colonia:
« La sicurezza del paese è assoluta. E’ un paese di brava gente. Le serrature si sono rivelate
inutili; chi esce di casa, si tira
dietro la porta senza chiuderla
e potrebbe anche lasciarla spalancata. Come onesti, così i Vaidesi sono costumati e temperanti ». Oggi, come allora, si fa scarso uso di chiavi: case ed auto
sono quasi sempre aperte. Ne
deriva un’impressione di liber
tà, accresciuta dall'assenza di recinzioni intorno alle proprietà
private o ai cimiteri, che si confondono in im esteso prato verde, interrotto solo da macchie
boschive. Che differenza tra
l’amena contrada attuale e l’ampia distesa, ricoperta di foreste,
deserta ed improduttiva, che si
presentava agli emigrati nel maggio 18931 Deirepoca dei pionieri
rimangono la Tron tiòiise, la prima casa da loro costruita, e le
testimonianze raccolte nel museo storico-etnografico di Valdese, aperto al pubblico nel 1974
ma ancora in via di completamento.
Il sabato 12/8 si è svolto il festival, manifestazione tra il religioso ed il profano con cui, da
qualche anno, si ricorda l’anniversario del glorioso rimpatrio.
Vi abbiamo partecipato con guriosità, ma con alcuni dei no^
ftvT^spiti, per i quali « fe^stival »
è sinonimo di « carnaval ».
Più nella linea della nostra tradizione ci è sembrato il dramma,
rappresentato aU’apertd—^^ie
volte in luglio ed'YifoSro da un
cast di attori professionisti e
dilettanti. Ottime la recitazione,
le danze e le musiche; d’effetto
le luci ed i costumi e significativi gli episodi scelti: le Pasque
piemontesi, l’esilio, il rimpatrio,
i’arriyo degli emigrati nella contea di Burkey, la fondazione di
Valdese ed il primo matrimonio
celebrato nella colonia tra John
Long (originario di Pramollo e
primo sindaco della cittadina) e
Margherita Gaydou. « From this
day forward » (questo è il titolo
del dramma) è, come lo definiscono i pro^ammi, il racconto
« di un sacrificio per l’affermazione di un principio e la storia
di una lotta per sconfiggere la
povertà ».
Folklore
proteso al futuro
Il dramma ed il festival, due
rnodi diversi di rivivere la storia, due generazioni a confron
to: da una parte i superstiti dele, ohe descri
l’ultima_.,g];iigrazione, _ _______
vSnóT'con nostalgia la loro partenza, in tenera età, dal paese
d’origine e comunicano la loro
commozione nel rivisitare quei
luoghi dopo molti anni o nel
pensare ohe non li rivedranno
più. DaH’altra parte i più giovani, i più integrati nella realtà
A 50 metri dalla spiaggia — ambiente famlMare — ottimi i
servizi e il trattamento.
f ■ ^ i/
■ CONVEGNO MONITORI
TORRE PELLICE — Alle ore 14.30
si tiene presso la Casa Unionista il
convegno dei monitori delle chiese
del 1° circuito che avrà il seguente
programma:
ore 14.30: Questioni pedagogiche e
didattiche (Franco Girardet);
ore 16: Questioni organizzative:
ore 16.30: Intervallo;
ore 17: Canto;
ore 18.30: Termine dell'incontro.
Gli argomenti, lo ricordiamo, sono
stati proposti dai monitori presenti al
convegno invernale dei monitori; la
presentazione della sequenza « Mosè »
verrà fatta in sede di preparazione
dei monitori nelle loro singole comunità.
Contiamo sulla presenza non solo
di monitori già « esperti », ma anche
di giovani che vogliono impegnarsi in
questo importante servizio nella chiesa.
biamo espresso la nostra nerples^
sità di .fronte a quella grande sagra' paesana che ha visto l’alternarsi, su un palco, di gruppi folkloristici, di burattinai, di prestigiatori, di vincitori di gare podistiche e di concorsi di volti dipinti, nella confusione di una via
ingombra di bancarelle su cui
erano esposti gli oggetti più svariati ed inutili. A breve distanza
tm'caffipcTHi'Bocce dove si disputava un torneo-tra valdesi e non.
Alle 11, il culto,~consistente m
una sintesi della vicenda valdese, dalle origini al rimpatrio. E’
stato abbastanza difficile spiegare, ad una giornalista che ci ha
intervistati, come la ricorrenza
è vissuta da noi alle Valli!
Sulle scale della chiesa valdese di New York durante l'incontro
conti gruppo proveniente dalle Valli (sulla sinistra, insieme, i pastori
Janavel e Platone con alcuni partecipanti).
americana: per loro la toponomastica valligiana di Valdese
(Prgley, Rodoret, Rorà, Faet, St.
Germain streets o avenues), il costume valdese, indossato in certe
occasioni religiose o per ballare
la « courento » durante il festival; i « waldensian foods » degli stands, sono altrettanti ele
menti foJkloristici di richiamo.
Ma Valdese non vive solo di
ricordi e proprio perché non ha
scelto d’imboccare il vicolo cieco
della colonia etnica (la nostra
chiesa si é~ìmfta quasi subito con
quella presbiteriana) ha avuto
ed avrà un futuro.
Annalisa Coucourde
Scuola Latina
POMARETTO
L'inaugurazione dell'anno scolastico 1984/85 sarà effettuata
venerdì' 14 SETTEMBRE
ore 15
il discorso inaugurale sarà tenuto dal Pastore Ernesto Ayassot.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Riconoscenza
POMARETTO — Domenica 2
settembre la comunità ha voluto esprimere la propria riconoscenza a Speranza Grill ed a
Thomas e Ulla Elser. Dopo il
culto 140 commensali si sono ritrovati nella sala del teatro per
un pranzo comunitario.
to; Elisa Toya di Aldo e di Laura Peyrot di Pomaretto; Valentina Riggio di Alfonso e di Iolanda Tron di Pomaretto.
Alle neonate ed ai loro genitori gli auguri della comunità.
• Benvenuto a Jgor di Riccardo Catalin e Liliana Negrin;
la grazia del Signore riposi su
questo bambino e sui suoi familiari.
Speranza Grill ha accompagnato all’organo per quasi sessant’anni (a partire dall’ottobre
1926) la vita della comunità nei
suoi momenti lieti ed in quelli
tristi- con grande disponibilità
e spirito di servizio. Lascia ora
l’organo non per mancanza di
volontà, che ci sarebbe ancora,
ma per motivi dì salute. Le siamo riconoscenti per quanto ha
fatto per la comunità sapendo di
averla ancora con noi in tutte le
occasioni in cui potrà ancora
dare la sua collaborazione.
Nuovo pastore
• Ci rallegriamo con i coniugi Giovan Battista Monti e Fiorenza Genovesio, ospiti della
casa « Miramonti », che hanno
ricordato il 64“ anniversario del
loro matrimonio ; il Signore li
accompagni con le Sue benedizioni.
FRALI — La comunità si rallegra con Marinella e Paolo Barus per la nascita di Taìita e
con Daniela e Sergio Grill per
la nascita di Debora, ambedue
primogenite di queste coppie di
giovani sposi.
Culto all’aperto
al Bagnóou
• Rinnoviamo il nostro affetto e la nostra solidarietà ai familiari del fratello Francesco
Martinat, decedute all’età di 81
anni.
Thomas e Ulla Elser ritornano
in Germania, nel Wùrttembarg,
dopo un servizio di due anni, lui
come pastore nella nostra comunità e lei in lavoro volontario
all’Uliveto di Luserna S. Giovanni. Lasciano un caro ricordo
in tutti per il loro carattere affabile ed il loro spirito di servizio. La loro collaborazione è
stata preziosa e ci ha permesso
di entrare in contatto con la
realtà del protestantesimo tedesco in particolare per quanto
riguarda la ricerca nel campo
dell’insegnamento e nell’animazione del catechismo. Grazie a
loro molti tedeschi sono venuti
in contatto col nostro mondo
valdese e molti di loro sono ora
amici affezionati in modo particolare del Convitto, sempre
pronto aH’ospitalità.
O Domenica 16 settembre, nel
corso del culto, avremo l’insediamento del nuovo pastore della comunità di Prali, Erika Tomassone.
Pro Miramonti
VILLAR PELLICE — Si sono
uniti in matrimonio Cordin
Claudia e Paschetto Roberto: a
questi sposi che hanno fissato
la loro residenza a S. Secondo
rinnoviamo l’augurio che Gesù
Cristo sia sempre « la roccia »
del loro focolare.
Al pranzo abbiamo avuto anche la gioia di avere con no; il
Moderador Ribeiro del Rio de
La Piata ed i pastori Ruben Artus con la moglie e Gunther e
Mirella Leibbrand che ci hanno
portato il loro messaggio.
• Domenica 12 agosto s’è svolta la giornata « Pro Miramonti » con buona partecipazione di
membri di chiesa e di amici. Viva gratitudine anche da parte
del Comitato della Cas.a a tutti
coloro che con offerte, doni e
lavoro hanno collaborato alla
riuscita della giornata ed in
particolare alla famiglia Gönnet (nanetteria) per la sua disponibilità nella preparazione e
cottura dei dolci.
• Tre bambine sono venute
a recare gioia ai rispettivi genitori, sono: Talita Barus di
Paolo e Marinella di Pomaret
• Domenica 26 agosto il culto
è stato presieduto dal past. Alfredo Janavel (New York), che
ringraziamo sentitamente per il
messaggio rivoltoci e per la
sua visita.
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ANGROGNA — Domenica 16
alle ore 15, culto all’aperto, tempo permettendo, al Bagnòou.
Parteciperà anche la comunità
di Pramollo.
• In questi giorni abbiamo
avuto la gradita visita di due
gruppi stranieri; il primo, svizzero, era guidato dal past. Hanny Wartenweiler ; il secondo, tedesco, era accompagnato dal
past. Martin Hindrichs. Con
questi due gruppi, il primo costituito soprattutto da persone
anziane, il secondo da teologi,
abbiamo ’costruito’ insieme un
culto in tre lingue (francese,
tedesco, italiano) sul tema: la
nostra solidarietà nei confronti
delle minoranze oppresse, con
scambio di informazioni sulle
diverse situazioni internazionali. Dopo il culto un rinfresco
nella Sala ha permesso una mezz’ora di chiacchiere e di reciproca conoscenza. Nella misura
in cui sappiamo coinvolgere i
’turisti’ — stranieri o italiani
che visitano la Valle — nella
nostra vita ecclesiastica facendoli sentire protagonisti e non
spettatori è possibile una reale,
anche se breve, fraternità che
ci permette di spaziare al di là
di queste montagne.
Ringraziamo anche il gruppo
musicale di villingen con Alberta e Karl Ebert, amici di vecchia data della nostra comunità, e grazie pure al past. Janavel
che, in francese, ha portato un
messaggio di speranza dalle lon- t|
tane ^meriche. s
• Auguri a Marina e Renato
Chiavia per Tarrivc del piccolo
Fabrizio.
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14 settembre 1984
vita delle diiese 5
Si
PROSPETTIVE PER LA PROSSIMA « SETTIMANA DELLA LIBERTA’»
Lo straniero che vive
dentro ie tue . porte
SANTA SEVERA
Assemblea battista
« Qui non si affitta a tunisini »,
in Sicilia la scritta compare
sempre più spesso sui portoni
delle case. Eppure, sino a ieri,
pareva che solo il Piemonte razzista avesse il coraggio di affiggere cartelli del tipo: «non si
affìtta a meridionali », per non
dire della Svizzera in cui si poteva leggere, sino a qualche anno fa, in molti luoghi «non si affitta agli italiani ». Oggi abbiamo capito che il razzismo non
ha confini.
Spesso chi ritiene di non essere contaminato dal germe razzista, una volta confrontato con
casi concreti, preferisce abbandonare i discorsi teorici sull’amore del prossimo e rinchiudersi in una gelida indifferenza. Il
problema tocca anche noi. Soltanto in Italia, l’esercito di colore che qui vive e lavora (quasi sempre illegalmente) sfiora
ormai il milione di persone e
costituisce un problema umano
di vastissime proporzioni. Cameriere filippine, giardinieri o
manovali provenienti dallo Zaire o dall’Eritrea o dal Camerún
o dal Madagascar e da tanti altri Paesi, anche asiatici, costituiscono una realtà sociologica
non più eludibile.
Ma cosa fanno le nostre chiese di fronte a questo problema
che tocca praticamente tutti i
maggiori centri urbani?
Durante rincontro post-sinodale tra Tavola Valdese, Commissioni Distrettuali e Sovrintendenti dì Circuiti si è a lungo
parlato di questo problema. Un
ampio scambio d’informazioni
ha permesso, tra le altre cose,
di sapere che nel popolo di colore che vive in Italia non po
chi sono evangelici. Ma se l’Africa è per buona metà cristiana (e quindi c’è già in partenza
un terreno in comune) l’altra
metà è musulmana: un altro
mondo non solo linguistico e
culturale ma anche religioso.
Nell’incontro post-sinodale si
è ribadita la volontà di mettere
a disposizione degli immigrati i
nostri locali per i loro incontri
e di intensificare l’impegno per
una nuova legislazione nei confronti dei lavoratori stranieri.
Il «Servizio Migranti » della Federazione delle Chiese evangeliche terrà un importante convegno a fine settembre per fare
il punto della situazione e rilanciare il problema tra le chiese.
Ma la novità più grossa riguarda la cosiddeita f”spttinian^
della libertà" ' che cade intorno
al 17 febbraio (a ricordare il 17
febbraio 1848 quando venne concessa la libertà religiosa ai Vaidesi). Con una azione concordata tra i Circuiti il tema dominante del prossimo 17 febbraio
sarà appunto « lo straniero che
vive dentro le tue porte ». Ovviamente non si tratta solo di
concentrare gli sforzi in vista
di una ricorrenza ma di imboccare una nuova strada di impegno e di solidarietà. Il primo
passe, nei confronti delle comunità, sarà mosso verso una
informazione obiettiva e completa a diversi livelli: dalle classi di catechismo a culti tematici.
Dopo la riflessione e l’informazione si potrà passare alla
mobilitazione intesa non ad integrare gli stranieri nelle nostre
chiese ma a permettere loro di
trovare spazi in cui esprimersi,
organizzarsi affinché non solo i
nostri ma anche i loro diritti
vengano rispettati. C’è, dietro
a questo prossimo impegno a
cui sono chiamate le nostre
chiese, un grosso problema di
sensibilizzazione e d’impegno
per una nuova legislazione sul
quale anche i partiti di sinistra
sembrano sinora latitanti. E’
un argomento complesso. Qualcuno teme già che affrontarlo
significherà, forse, spaccare in
due le nostre comunità: «Come
possiamo accettare con gioia i
lavoratori africani in un Paese
come il nostro dove vivono due
milioni di disoccupati? Dobbiamo trovare lavoro per gli altri
quando non riusciamo a trovarlo neanche per ì nostri figli? ».
Sono interrqgatiyi scottanti ,
che rischiano di paralizzare, fin
dal suo nascere, ogni pur minima azione di solidarietà. Ma si
tratta di andare oltre i luoghi
comuni e fare invece i conti
con un popolo che non solo vive tra noi ma la cui condizione
di sfruttamento e insicurezza
è puntello al nostro attuale benessere. Un africano, delegato
della chiesa di Milano, ha illustrato, davanti ad una assemblea
attenta e silenziosa come non
mai, con immagini drammatiche,
le vicende di chi approda nel
nostro Paese dopo essersi lasciato alle spalle la fame e la
miseria del Terzo Mondo. Quell’intervento era qualcosa di più
di un’informazione. Era una predicazione alle chiese in cui l’antica parola di Gesù « fui forestiero e m’accoglieste » ritornava improvvisamente attuale.
Giuseppe Platone
(nev) — Si svolge dall’ll al
16 settembre a Santa Severa la
28“ assemblea generale dell’Unione cristiana evangelica battista
in Italia (UCEBI): 150 delegati,
pastori e laici, in rappresentanza
delle 92 chiese locali battiste
sparse in tutta Italia dibatteranno e decideranno sui problemi
della loro Unione. L’Assemblea
sarà aperta da un culto presieduto dal presidente delTUCEBI,
pastore Piero Bensì.
Fra i temi all’ordine del giorno, quelli relativi alla testimonianza evangelica, ai rapporti
con le altre chiese, e all’Intesa.
Dopo la conclusione dell’Intesa
con i valdesi e i metodisti, i
battisti hanno deciso di affrettare i tempi e di portare a termi
ne il dibattito interno, avviato
già da tempo. Nel complesso,
sulla base degli studi che sono
già stati fatti, e a seguito di
una consultazione delle comunità, i battisti italiani si orientano verso un tipo di Intesa abbastanza simile a quella già realizzata da valdesi e metodisti.
Oltre ai temi della pace e della
giustizia l’assemblea dovrà affrontare i diversi temi relativi
allo sviluppo della collaborazione con gli altri evangelici, e in
particolare con i valdesi e i metodisti. Esiste un progetto di
integrazione dei rispettivi organi di stampa, il mensile « Il Testimonio » dei battisti con il settimanale « La Luce », valdese e
metodista.
PIEDICAVALLO
Culto in piemontese
Domenica 2 agosto, nel tempio valdese di Piedicavallo (alta
valle Cervo), da anni ormai
aperto soltanto nella stagione
estiva, l’ultimo culto di quest’anno è stato tenuto,,, conie di consueto, in lingua piemontese
ed è stato presieduto dal pastore Vincenzo Barbin della comunità battista di Valperga canavese. La predicazione è stata
centrata su Atti 17: 23 (Perchè
an passand e an contempland
vaste divossion, i l’eu fin-a trovà un aitar sul qual a-i era scrit:
AL DIO NEN CONOSSU'; col-lt
donque ch’i onore sensa conosslo a Vé col ch’i v'anonsio
mi...), ed ha invitato a meditare
sul significato, oggi per noi, della « conoscenza » di Dio attraverso il rapporto con il Signore.
Sono stati cantati gli inni 14
(Lauda a nòstr gran Signor), 132
(Pare sant, noi it pregoma che
tò regn a ven-a an tera), ^ 136
(Mach Gesù dia soa cesa, Vé l'ùnich fondator) e 183 (Glòria al
Pare, glòria al Fieni, glòria glòria a le Spirit sant) del Laudari
Cristian edito dalla chiesa evangelica di Piedicavallo nel 1978.
Al termine, l’etnologo Jaco
Calieri e Tavo Burat sono intervenuti con alcune considerazioni per sottolineare il significato genuinamente ecurnenicq
di questo culto al di là di ogni
denominazione, ed il valore dello strumento linguistico che si
è voluto scegliere e che ha reso
ancor più immediato ed essenziale, spoglia di ogni retorica,
la preghiera che costituisce
« rapporto » col Padre quale momento di « conoscenza » nel senso indicato dal pastore Barbin.
T. B.
CORRISPONDENZE
Un osservatore al Sinodo
VENEZIA — Non avendo quest’anno diritto ad un deputato
al Sinodo (dato che in base ai
regolamenti alle chiese con meno di 150 membri la deputazione tocca ad anni alterni), la
Chiesa di Venezia e Mestre ha
inviato al Sinodo un osservatore, Paolo Vivenzi di Venezia, un
giovane confermato l’anno scorso e impegnato nell’attività giovanile. La decisione che ha dato
il via a questa iniziativa era stata presa dall’assemblea di chiesa del 27 maggio u.s. Lo scopo
è di dare ad un membro, preferibilmente un giovane, la possibilità di prendere contatto col
meccanismo decisionale della
nostra chiesa e impratichirsi. La
chiesa locale ne beneficerà con
un rapporto di prima mano del
giovane osservatore.
— Si è tenuta anche quest’anno a Venezia, nei locali della
chiesa luterana messi gentilmente a disposizione perché situati
in una zona di grande passaggio, la mostra del libro evangelico; si è svolta in maggio ed è
durata una settimana, organizzata dal diacono Dario Falbo,
dal pastore, e con la collaborazione di vari fratelli di chiesa.
La mostra è stata abbastanza
frequentata da un pubblico che
andava rial curioso che entrava
a dare un’occhiata e accettava
l’opuscolo, al cattolico preparato che già conosce e frequenta
la chiesa valdese. Anche le vendite sono state abbastanza buone, anche se con un leggero calo rispetto alla mostra dello
scorso anno. In assemblea si è
proposto di alternare la mostra
a Venezia e a Mestre, così da
interessare un maggior numero
di persone.
— Sempre in maggio, sono
state organizzate due conferenze sull’Antico Testamento, che
si sono tenute nei locali della
chiesa valdese di Venezia. Relatori sono stati il pastore Daniele Garrone e il rabbino di Venezia Raffaele Grassini. Della
conferenza di quest’ultimo è apparsa una positiva e ampia relazione su « Gente veneta », giornale della diocesi di Venezia.
Erano stati invitati i membri
della comunità ebraica della città, che sono intervenuti insieme a cattolici dei gruppi ecumenici. Il programma delle conferenze era stato distribuito anche alla mostra del libro, in modo da raggiungere un maggior
numero di persone.
— Si devono registrare purtroppo due lutti nelle nostre comunità. In gennaio è deceduta
Antonia (Doda) Triola Avanzi
di sessant’anni, di Mogliano Veneto. Era malata di cuore da
anni, e aveva sopportato con fede e con pazienza la malattia,
dispiaciuta quando non le permetteva di partecipare al Culto,
e molti dolori, ultimo la morte
del marito Renato Avanzi, avvenuta meno di tre mesi prima.
La comunità è vicina alle nipoti
e ai figli, duramente provati due
volte in poco tempo.
In giugno è deceduta a Venezia Rina Barbaro Grilli, di ottant’anni, dopo una vita segnata di dolori. Era da tempo malata e assistita dal figlio, al cui
dolore partecipa la comunità.
— Cinque ragazzi della Scuola
domenicale e del precatechismo
di Venezia e diaspora hanno
partecipato al campo cadetti di
Tramonti che ha visto più di
trentacinque iscritti. Gli studi,
differenziati per età in due gruppi, sono stati organizzati da un
gruppo di giovani di Venezia,
Mestre, Padova e Pordenone,
che si sono impegnati anche, insieme con alcuni adulti, per tutto il funzionamento del campo.
Benedizioni
S. MARZANO (AT) — Quest’anno il Signore ha elargito a
piene mani la Sua benignità su
questa comunità. Tutto è iniziato nella settimana pasquale con
l’ospitalità offerta ai gruppi ARCA di Acqui e Calamandrana
(circa 25 persone) e ai 10 bernesi da cui dovrebbe scaturire il
primo nucleo della futura comunità agricola.
Nel mese di maggio abbiamo
avuto la visita gradita di parte
deU’Unione Femminile della
chiesa di Riclaretto e, successivamente, si è svolte il fine settimana del Gruppo FGEI Liguria e sud Piemonte.
Il 3 giugno abbiamo ospitato
60 persone provenienti dalle chiese di Vintebbio e Como ed in
tale occasione è stato battezzato il piccolo Paolo Ferrerò.
Il 23 giugno ha avuto inizio
il campo centrato sulla rivoluzione tecnologica del nostro tempo con la partecipazione di giovani e mene giovani provenienti
da Milano e dalla Liguria, con
una piccola rappresentanza vercellese. Di fronte a un simile ar
gomento eravamo tutti dei lattanti e abbiamo mosso insieme
i primi passi nell’uso dell’elaboratore elettronico. Ringraziamo
in modo particolare la serellina
Marcella de Luca (peperoncino)
per la sua efficace organizzazione
del tempo libero.
Fra le benedizioni del Signore
vogliamo includere anche il fatto che alla bella età di 91 anni,
la decana della comunità, la sorella Erminia Faccio ved. Quaglia, si è addormentata nel Signore circondata dall’affetto dei
suoi cari. Il funerale, che si è
svolto il 30 giugno con la collaborazione del fratello Bo Ferdinando, è stata l’occasione per
annunciare Tevangelo della risurrezione ai numerosi convenuti, fra cui molti cattolici.
Il r luglio abbiamo accolto i
primi ospiti anziani della sta
gione e l’8 dello stesso mese abbiamo ascoltato con gioia la professione di fede di due giovani
donne della comunità e dì tre
giovani catecumeni, cresciuti in
questi anni nel settimanale studio comunitario della Parola. Subito dopo, quattro di loro hanno
ricevuto il suggello del battesimo come segno della loro appartenenza al popolo di Dio. A
tutti è stata donata una Bibbia
affinché illumini il loro cammino di credenti. Al termine del
culto, prima di partecipare insieme alla Cena del Signore, due
coppie di sposi hanno presentato alla comunità le loro due
flgliuclette e tutti abbiamo invocato su loro la benedizione di
Dio. Un grazie di cuore al giovane Ernesto Quaglia per averci guidato in tutte queste occasioni nel canto.
Franz Grimaldi
Con la improvvisa scomparsa
di Franz Grimaldi la Comunità
Metodista di Milano piange la
perdita di un fratello sempre
presente ed attivo nella vita comunitaria, oltreché predicatore
laico amato ed apprezzato.
Arrivò a Milano molti anni
or sono da Palermo, dove aveva sposato la figlia del pastore
Borsari e dove era già stato per
anni attivo e fedele. Si inserì facilmente nella vita comunitaria
locale, guidata allora dal pastore Ferreri, e fin dall’inizio occupò frequentemente il pulpito,
come predicatore laico, sapendo sempre trasmettere a chi lo
ascoltava un messaggio di Fede
sincera é concreta. Sapeva, infatti, con eloquio al tempo stesso semplice ed ispirato, inseri
re la predicazione evangelica
nella realtà vissuta, e di questo
servizio la Comunità gli sarà
sempre grata.
La concreta serietà della Sua
vita di Fede, estesa a tutto l’ambito familiare, si andò manifestando non solo nella partecipazione attiva Sua e di Sua moglie ( che per qualche tempo
presiedette il Consiglio di Chiesa), ma anche nella scelta del
figlio Gian Maria per il servizio pastorale.
La Comunità Metodista ricorderà a lungo la presenza nel
suo seno di Franz Grimaldi, come quella di chi ha saputo combattere il buon combattimento
essendo di esempio e di conforto a tutti i suoi componenti.
N.D.M.
6
i'-'
it
6 pfoq^ettive bìbliche
14 settembre 1984
Pubblichiamo un breve saggio
inviatoci dal quasi novantenne
pastore metodista emerito Francesco Cacciapuoti con riconoscenza per la testimonianza del
suo lungo ministero.
Paolo di Tarso, apostolo e
strenuo difensore del Cristianesimo nascente, in tempi di atroci misfatti e di dottrine contrarie aU’Bvangelo, poneva i lettori
delle sue epistole e gli uditori
dei suoi discorsi, in presenza di
un Ideale di vita vissuta affinché riguardando ad esso riparassero non solo i loro errori,
ma anche si premunissero dalle
astuzie e frodi di coloro che,
s\dati dalla verità, cercavano di
sovvertire la loro fede cristiana.
Pure noi, che viviamo in tempi di degrado a livello mondiale,
di tradizioni idolatriche, di riti
paganeggianti, di dottrine spxu"ie
avverse alla Legge di Dio, di tenebre spirituali in cui si può
deviare dal retto sentiero evangelico, mettiamoci in presenza
dellTdeale affinché mirandolo
con l'occhio della fede, possiamo
emendarci e stare saldi nella
grazia e nella libertà di figlioli
di Dio.
L’Ideale in parola non è qualcosa di astratto, frutto di una
fervida fantasia, ma è una persona reale, vera, predetta dai
profeti, vissuta in Palestina, la
cui vita esemplare è narrata da
quattro evangelisti. L’Ideale è
Gesù Cristo, la sua figura d’uomo integerrimo, il suo carattere
adamantino, là sua grandiosa
opera di risanamento della mente, dello spirito e di liberazione
dal giogo d’ogni servaggio.
Accostiamoci di più a Gesù
Cristo di cui siamo lieti e fieri
di professarci seguaci e che Dio
ha posto come solido fondamento nonché capo supremo della
Chiesa e dato, in segno del suo
grande amore, come potente Salvatore del mondo intero.
A trent’anni si ritira nella solitudine del deserto per ritemprare le sue forze e definire il piano
eterno di Dio per la cui attuazione si servirà non dei mezzi
che 1 astuto Satana gli suggerisce nella triplice tentazione,
ma di quelli che portano il sigillo del Padre celeste.
Conscio e consapevole del suo
ministerio di riconciliazione fra
Dio e gli uomini, assetato di anime, percorre villaggi e città in
cui si annida il malcostume e lo
combatte; vede dei profanatori
del tempio e li sferza; vede i sacerdoti noncuranti del prossimo
bisognoso e racconta la commovente parabola del buon samaritano; intravede, appollaiato tra
i fronzuti rami d’un sicomoro,
un pubblicano disonesto schernito, odiato da tutti; gli legge
nel cuore un vivo desiderio di
pentimento, di perdono, di cambiare vita e, con voce amichevole, gli dice: « Zaccheo, scendi
presto, perché oggi debbo albergare in casa tua ».
Dopo una provvida opera benefica spiegata in umiltà, in preghiera, in comunione col Padre
celeste, vede delinearsi alla sua
mente Taffliggente visione dell’uragano che ben presto si abbatterà su di Lui. Ricorreva la
vigilia della Pasqua degli Ebrei
e Gesù, prevedendo che sarà Lui
l’agnello pasquale da immolare,
radunati i discepoli, istituisce
la Santa Cena.
NON UN’IDEA MA UNA PERSONA: GESÙ’ CRISTO
In presenza dell'Ideale
Volgiamo lo sguardo doli anima solo a Gesù il nostro Salvatore in
cui noi abbiamo tutto pienamente in questa vita e nella vita futura
Celebratala, mentre s’incammina verso il solitario Getsemani, è preso da un senso di
turbamento ed esclama; « L’anima mia è oppressa da tristezza
mortale ». Prostratosi in preghiera inizia una conversazione
con Dio: « Abbai Padre! ogni cosa ti è possibile; allontana da
me questo calice! Ma pure, non
quello ohe voglio, ma quello che
tu vuoi ». Delle guardie, guidate
dal traditore Giuda, sopraggiungono e traggono in arresto l’innocente Gesù che, villanamente
percosso e schernito viene condotto dinanzi al Sinedrio, poi
d^anti al governatore romano
Pilato, quindi al cospetto del re
Erode, e infine, al Golgota dove
è crocifisso fra due malfattori.
Risuonavano ancora nell’aria gli
oltraggi e gl’insulti dei carnefici
quando, da quelle labbra arse di
sete, da quel petto lacerato, si
udirono parole di misericordiosa intercessione per il fedifrago
Giuda, per gli spietati crocifissori, per la volubile moltitudine e
persino per i codardi discepoli:
« Abbai Padre! perdona loro perché non sanno quel che fanno! ».
Pronunziò altre sei parole; poi
spirò; rimise il suo spirito nelle
mani di Dio a cui era stato ubbidiente e fedele sino alla morte
della Croce.
Ecce Homo!
Ecce Homo! Ecco l’Uomo! Così Pilato presenta il vituperato
Gesù alla ingrata folla dei giudei. « Ecce Homo! io non trovo
in lui alcuna colpa ». Gesù Cristo è dunque l’Uomo Ideale per
eccellenza, l’Uomo con la U
maiuscola, l’Uomo superiore, autentico, integro, santo che può
sfidare i suoi avversari a convincerlo di peccato. E’ un Uomo che
ci somiglia, si avvicina a noi, si
fa nostro parente, ci chiama fratelli, amici, discepoli e vuole,
grazie alla sua intercessione, che
noi rallegriamo il Cielo col nostro ravvedimento.
E’ un Uomo come noi, però
ci supera per elevatezza di sentimenti, per grandezza d’animo,
per pienezza di tutta la Deità,
per la solerzia soccorrevole tanto che, in un istante, sospende
la ristoratrice preghiera di comunione col Padre celeste, là
nella quiete notturna d’un luogo
solitario, per correre in aiuto ai
discepoli in pericolo di naufragio sul lago in tempesta. Ecco
l’Uomo Ideale! In Lui v’è la perfetta Umanità e noi, nei suoi
confronti, prendiamo coscienza
dei nostri limiti, delle nostre inadempienze, dei nostri errori e
debolezze. In Lui, modello di
bontà, di coerenza, di fedeltà,
che possiede le qualità preclare,
le doti di grazia, i doni dello
Spirito, noi vediamo ciò che ci
ìi
La Scuola domenicale
Le ampie spiegazioni e indicazioni didattiche su uno degli argomenti più appassionanti dell’Antico Testamento, cioè sulla
sequenza « Mosè, la nascita di un
popolo » costituiscono la parte
principale del N. 1 di luglio della
Rivista « La Scuola domenicale »,
uscita quest’estate.
Inizia inoltre con questo numero una piccola nuova rubrica
sulle diapositive utilizzabili sugli
argomenti trattati di volta in volta nelle « note bibliche » (questa
volta su Mosè).
Il ricco numero di 166 pagine
contiene le consuete rubriche,
recensioni per adulti e bambini,
fogli staccabili su attività pratiche e canto, e inoltre uno speciale inserto didattico destinato
ai bambini: un grande « gioco
dell’oca » sulle vicende di Mosè.
Per maggiori informazioni e
per abbonarsi rivolgersi a una
delle librerie Claudiana di Milano, Torino e Torre Pellice, o direttamente presso il Servizio
Istruzione Educazione, Via della
Signora 6, 20122 Milano.
essere
necessita, varremmo
possedere.
« Le turbe stupivano del suo
insegnamento perché Egli le ammaestrava come avendo autorità
e non come i loro scribi ». Le
guardie gli rendono testimonianza: « Nessun uomo parlò mai
come quest’uomo! ». Insegna la
virtù deH’umiltà: « Imparate da
me perché, io son mansueto ed
umile di cuore, e voi troverete
riposo alle anime vostre ». Inculca il dovere dell’amore fraterno:
« Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli
altri; come io v’ho amati anche
voi amatevi gli uni gli altri; da
questo conosceranno tutti che
siete miei discepoli, se avete
amore gli uni per gli altri ».
Esorta all’osservanza delle sue
parole e paragona coloro che
ascoltano ed agiscono in conformità ad un uomo avveduto
che ha edificata sopra la roccia
la sua casa che non è crollata
nella tempesta. Ci ordina di esercitare le virtù cristiane quali il
perdono illimitato, la carità senza ostentazione, la riprensione
fraterna fatta pacatamente senza urtare il prossimo, l’umiltà
che imniette nel regno dei cieli,
la preghiera detta in segreto perché Dio vede anche le cose occulte. NelTEvangelo dà una risposta convenevole ai nostri quesiti, un rimedio efficace per ogni
nostra insanità di mente e di
cuore, una soluzione per ogni
nostro problema. Poiché conoscendo la nostra natura sa appagare le nostre legittime aspirazioni, diradare i nostri dubbi,
spezzare le catene della nostra
prigionia, mutare la nostra tristezza in letizia. Rivela la paternità universale di Dio che reclama per Sé tutta l’adorazione e
l’amore dei cuori rinati per sola
sua grazia. Ci fa conoscere le
cose udite dal Padre celeste tra
cui il piano eterno di redenzione
umana per mezzo della Croce,
strumento d’infamia nel passato
ma ora è potenza di Dio per la
salvezza d’ogni credente. L’oggetto primario delle sue ansiose
ricerche è l’anima umana, d’inestimabile valore agli occhi di
Dio, che Egli paragona ad una
moneta perduta ch’è ricercata
con cura e diligenza da una donna che ne ha estremo bisogno
poiché senza di essa non potrebbe esistere. Ci dice di non temere tanto la perdita del corpo
quanto di conservare in vita per
l’eternità la nostra anima, d’origine divina, mediante una fede
operante in carità.
Autorità morale
La sua autorità morale ci intimorisce e ci attira, il suo
sguardo ci rimprovera e ci rianima, i suoi discorsi scoprono
le nostre colpe e ci incitano al
pentimento, la sua Croce ci accusa e ci fa partecipi della grazia di Dio. Alieno da ambigui
compromessi, esente da ogni
macchia, estraneo ad ogni tendenza settaria, stigmatizza l’avarizia dei ricchi, riprende l’alterigia dei discepoli, combatte le
piaghe sociali quali Tinocrisia, la
violenza, la vanagloria del fariseo che, enunciando nel tempio
i propri pretesi meriti, si autogiustifica davanti a Dio. Anziché
giudicare ci ordina di togliere la
trave dall’occhio nostro prima
di estrarre il bruscolo daH’occhio
di nostro fratello. Esorta a desiderare le cose che contribuiscono
alla pace; a cercare per prima
cosa il regno e la giustizia di
Dio; ad essere dei solleciti buoni
samaritani presso le vittime dei
ladroni di questo mondo.
Per Gesù non esistono casi disperati, irrimediabili: i piagati
possono essere risanati, i caduti
rialzati, i dementi rinsaviti, persino i perduti nei vortici delTincredulità e dell’errore possono
essere ricondotti a Dio mediante la contrizione del cuore, il ravvedimento e gli slanci sublimi
della fede in Cristo per i cui meriti e doni non solo si può ogni
cosa ma si ha ogni cosa, dal perdono alla giustificazione, all’adozione di figliuoli di Dio, alla gloria celeste. Muove severi rimproveri ai temperamenti indecisi
e incostanti (canne dimenate dal
vento) che, chiamati da Dio, preparati, consacrati, preposti alla
guida di Comunità di adulti, desiderosi di essere edificati, ammaestrati e illuminati dall’annunzio della Parola, e alla cura
di bimbi e di giovani da formare e fortificare affinché stiano
saldi contro le insidie del diavolo, che non di rado fa capolino
anche nelle nostre case, agiscono
poi come Dema, in modo da non
essere adatti al regno di Dio. Per
il nostro Signore l’annunzio dell’Evangelo del regno di pace, di
giustizia, di ravvedimento, di salvezza, in un mondo per lo più
depravato, deve avere la preferenza, la priorità sopra le altre
cose comprese certe improvvise,
ambigue vocazioni impensate
d’altro genere.
Ci siamo posti in presenza
deirideale d’una vita limpida,
trasparente, operosa, benefica;
quella del Figliolo di Dio che è
stato grande in umiltà, nel ser
vire, nell’insegnare, nell’amore
compassionevole. Ha sofferto il
lancinante supplizio della Croce,
è morto e sepolto ma Dio l’ha
risuscitato per la nostra giustificazione e non muore più per
essere il Capo della Chiesa, la
luce ohe illumina tutte le genti,
il pane vivente disceso dal cielo,
la fonte d’acqua pura che disseta in eterno, il Salvatore delle
anime, d’ogni tempo, luogo, stirpe e condizione sociale, che anelano, ricercano e amano l’Eterno.
Opportunamente è stato detto
che per formare la nostra natura morale, abbondare nel bene,
crescere nella conoscenza e nel
disimpegno dei doveri verso Dio
e il prossimo, è necessario conformarci al carattere elevato
d’un personaggio superiore, più
grande di noi. Ebbene non c’è in
tutta la storia sacra e profana
un uomo più giusto e retto, più
coerente e fedele, più magnanimo e benefattore amorevole di
Gesù Cristo.
Conclusione
Siamo così giunti ad una irresistibile, inderogabile conclusione che è questa: volgiamo lo
sguardo dell’anima solo a Gesù
in cui noi abbiamo tutto pienamente in questa vita e nella futura; sia Lui il nostro unico Modello di fede e di vita a cui confrontarci, ispirarci, stimolarci
nell’intento di estraniarci sempre di più da certe usanze mondane, da riti, pregiudizi, idoli,
che, oltre a non essere consentanei e coerenti all’insegnamento del nostro Maestro e degli
apostoli, offuscano la nostra bella professione di fede evangelica.
Può darsi, lo voglia il Signore,
che un nostro parente o vicino
di casa o compagno-collega di lavoro, fra tanta nebbia, scorgendo nel nostro modo di condurci,
un lembo del Regno di Dio, si
converta a Gesù Cristo e glorifichi il Padre nostro che è nei
cieli.
Francesco Cacciapuoti
Credere con Giobbe
Al termine di un interessante « Dossier Giobbe » il numero
del 6 agosto di Chnstìanisme au XXème siede pubblica alcune poesie sul tema « Credere con Giobbe ». Ne traduciamo una.
Ne hai di fortuna, che si creda ancora in Te
Contro venti scatenati e maree decrescenti!
Malgrado colpi e ferite, delusioni, tradimenti
Menzogne e offese più grandi delle nostre case
Malgrado i nostri figli morti, i nostri familiari sradicati.
Malgrado i suicidi e gli assassinati,
Malgrado tanti misteri di cui non abbiamo le chiavi.
Malgrado tutte le nostre sciagure, le nostre messi sàcchepgiate
E la fragilità delle rose che si sfogliano.
Malgrado, malgrado, malgrado... non si finirebbe più
di accumulare davanti a te ciò che hai voluto.
Ed ecco, tuttavia, che continuo a credere in Te.
Lilian Calas-Ulrich
Il dovere della solidarietà
¡segue da p&g. 1)
perché cessino le ingiustizie e
si affermi il Regno di Dio. In
questo Sinodo si è detto ripetutamente che le nostre chiese non
pregano. Una chiesa che non sa
pregare per e con gli altri è una
chiesa asfittica.
informazione — una vera preghiera per gli altri richiede la
conoscenza della loro situazione e dei loro problemi. Altri lo
hanno già detto, ma vorrei sottolineare che non si tratta solo
di ricevere passivamente le informazioni che ci vengono date, ma di valutarle e di cercare
quelle notizie che vengono trascurate o ci vengono nascoste.
stile di vita — in genere, nel
contesto del nostro paese, noi
viviamo già una vita relativamente sobria. Ma è possibile
impegnarsi di più per limitare
gli sprechi e fare delle scelte
che non pesino economicamente sui paesi in via di sviluppo e
che stano ecologicamente ‘
sponsabili.
re
scelte politiche — queste possono essere diverse e variamente impegnative; ne ricordiamo
alcune: l’organizzazione di boicottaggi dei prodotti di certi
paesi, fatta in solidarietà con
Quelli che là lottano per la loro
liberazione; la lotta per la pace;
la difesa dei diritti umani; il sostegno di programmi, governativi e non, volti a favorire l’autonomia e la partecipazione della gente.
Può sembrare che ci sia una
caduta di tensione fra i versetti che ci chiedono di essere pronti a sacrificare la nostra vita, e
questi suggerimenti relativamente modesti. Molti di noi si impegnano già in una o l’altra di
queste azioni; credo che potremmo farlo di più, meglio, e
con migliore intesa e coordinarnento tra di noi, affinché possiamo crescere insieme per diventare sempre più una comunità che confessa il Signore risorto e lo serve nel prossimo.
Fernanda Comba
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7
14 settembre 1984
obièttho aperto 7
LA LETTERA AL SINODO DI CHICCO FU NARO E ROBERTO VITELLI E LA RISPOSTA DELLA PRESIDENTE DEL SINODO
Una speranza
oltre le sbarre
Come abbiamo riferito nel numero scorso,
il Sinodo ha ricevuto una lettera
da due detenuti del carcere di Rebibbia
che si sono dissociati dal terrorismo.
Dopo un intenso dibattito, il S^gio
ha risposto con una lettera personale
che porta quindi la firma
della presidente del Sinodo.
Pubblichiamo in questa pagina
il testo dei due documenti.
r
Vi chiediamo di accettare in
questo Sinodo la nostra voce.
Siamo, come forse qualcuno
di voi sa, due detenuti tra i
tanti che oggi sono in carcere per
fatti di sovversione, di violenza politica, di terrorismo — due tra i
tanti che, nei bene e nel male, hanno vissuto interamente, spesso fino
alle estreme conseguenze, tutto il
« ciclo » politico, culturale ed umano che ha così radicalmente segnato la nostra generazione come gli
anni 70.
Noi vogliamo parlarvi della dissociazione dal terrorismo. Per chiedervi su tutti i problemi che tale fenomeno implica, o a cui allude, un contributo di riflessione: in questa richiesta sostenuti dalla certezza delle tradizioni di verità e di libertà
che nella storia della vostra esperienza di Comunità e di Fede tanto
posto hanno sempre occupato. E convinti che la vostra parola, sempre
così caratteristica, possa diventare
proficuo elemento di discussione e
di riferimento per noi tutti.
C'è un punto da cui oggi, più concretamente che in passato, partire.
Riconciliazione. Pacificazione. Da
più parti si sente oggi pronunciare
queste paroie.
Sono, certamente, parole di speranza. Viene subito alla mente, consolante, il pensiero che forse esiste
veramente un tempo per uccidere ed
un tempo per guarire, un tempo per
demolire ed un tempo per costruire.
Nuove interlocuzioni si fanno veicoio di un ciima diverso, di una più
piena consapevolezza reciproca —
gesti ancora « esemplari » come del
resto « d'esempio » doveva essere
la violenza d'allora segnano i rispettivi riconoscimenti di ritorno ali'obbedienza, di rinnovata giurisdizione.
Noi guardiamo a tutto ciò, come negarlo, anche con interesse, con fiducia, con soilievo. Eppure...
Noi che scriviamo, e moiti come
noi, continuiamo a considerare tuttavia ia dissociazione politica dal terrorismo un fenomeno ancora ed essenzialmente politico.
Non per amore di astratta continuità, non per puro meccanismo di ideoiogia, però.
Il problema è quello di nuovi fondamenti: mai come in questi anni il
continuare a riconoscere neila politica il più accessibile strumento di relazione tra uomini e tra uomini e
società, è stato per noi un operare
in cui térìsioni' ètiche e morali si sono prepotentemente affacciate in termini profondamente critici. Ma appunto, proprio questo « nuovo » ordine
di valori, proprio questa nuova esperienza così relativa ad un possibile
cambiamento C—è una speranza!) ci
spinge oggi a non voler generare equivoci, a non confondere ambiti e
ruoli, a non forzare con ie parole e
con i gesti.
Certo, la forma (...il formalismo)
deiia « politica » non è nel nostro
caso che uno strumento di cui conosciamo tutti i iimiti. Ma proprio
questi iimiti oggi ci sentiamo di dover mantenere intorno a noi, perché ciò che oggi facciamo, ciò che
oggi noi siamo sia ancora concretamente legato a -quella rèàltà su cui
in passato abbiamo gettato tutta la
violenza dei nostri sogni, dei nostri
desideri coilettivi.
Ed è per questo che, in termini
« politici », vi chiediamo di porvi
una domanda che noi ci poniamo:
Che riparazione è necessaria, che riparazione oggi è possibile?
Noi non lo sappiamo né in ultima
anaiisi starebbe a noi dirlo. Siamo
una parte troppo in causa e nel gioco della propria coscienza, nel conto di una vita che ha, magari, ucciso
aitre vite è umano che rimanga sempre aperto un piccoio spazio in cui
la consapevolezza di ciò che è accaduto si colora di futuro e di speranza. Ma il problema non è questo.
'Il problema è la materialità di
questa condizione, nostra ma anche
vostra, di questo tempo in cui oitre il
dramma null'altro è sendirato accadere, in cui tutto sembra ancora prima dei Diluvio.
Ed è questo che ci spaventa di
più.
Ed è per questo che, forse nuovo
sogno, noi non possiamo che riproporre noi stessi, al di qua e al di là
di noi stessi, entro il bisogno di diverse relazioni tra uomini, tra uomini e società.
La nostra più credibile « conversione » — è troppo orgoglioso tutto
ciò? — è ii desiderio di poter contribuire ancora, se ciò è possibile, ad
un rinnovato Patto.
Ed è per questo che continuiamo
a pariare di politica, di dissociazione
politica, di soluzione politica per la
violenza e per il terrorismo. Non miracoli, dunque: ma soluzione politica attraverso la dissociazione politica.
Questo scorcio d'estate, in cui
l'emergenza, le emergenze sembrano
lontane, offre molto da discutere in
questa direzione. I prossimi .mesi saranno forse decisivi in questo senso: specie se i progetti di legge già
da tempo presentati e volti a riconoscere la dissociazione in termini
giuridici saranno discussi e approvati dal Parlamento.
Noi, qui, non possiamo che ricordarvi quanto in concreto la dissociazione ha saputo determinare dove
essa, in gran parte, è nata ed è
cresciuta: in carcere.
Oggi ii parcore è cambiato, sono
in molti a riconoscerlo.
Noi che H carcere viviamo giorno
per giorno, ora per ora, siamo i primi — è un privilegio che ci riconoscerete! — a saperlo.
Si parla di maggior senso di responsabilità, di maggiore trasparenza, di spinta ad una minore separazione dal mondo esterno: noi, più sottilmente, coglianto, o cominciamo a
cogliere, il fluire nel nostro quotidiano, di diverse quasi sconosciute
tensioni: la pace, la speranza.
La fede, qualche volta.
Su tutto ciò vi chiediamo una riflessione.
A voi come uomini per cui l'esperienza di fede, appunto, non è mai
disgiunta per tradizione e per continua scelta dalle tensioni e dai movimenti della società — di questa
società.
A voi come libera assemblea di
credenti; a voi come comunità della
Parola e del Libro — a voi come comunità dell'Annuncio.
E, permetteteci di dirlo, attendiamo una vostra risposta.
Vi ringraziamo per averci permesso
di intervenire a questo Sinodo.
Un fraterno abbraccio.
Roberto Vitelli - Chicco Funaro
Carcere di Rebibbia
Area Omogenea della dissociazione
Agosto 1984
C’
^ari Fratelli,
vi ringraziamo per la vo' stra lettera. L’abbiamo
ricevuta, letta e discussa come un contributo alla riflessione del nostro Sinodo. Abbiamo così vissuto un memento
vivo, intenso, di confronto e
ricerca, tra noi e con voi, e
quanti altri, per una ragione o
per un’altra, si sentono partecipi di questa vicenda.
Cerchiamo era di rispondervi, anche se i temi e problemi
sollevati richiedono un discorso
ben più ampio e articolato di
quanto non possa essere elaborato nel breve arco di una sessione sinodale. La nostra risposta è dunque soltanto la tappa
iniziale di un dialogo che potrà
e dovrà continuare.
Alcuni di noi si sono sentiti
non solo interpellati ma anche
messi in questione dalla vostra
lettera. Parole come « riconciliazione », « pace », « speranza »,
«patto», «conversione», che ricorrono abitualmente nei nostri
discorsi di gente di chiesa, acquistano nella vostra lettera un
rilievo e un peso politico che sovente ci sfugge o che, forse inconsapevolmente, tendiamo a
rimuovere. Vi siamo grati perché ci aiutate a non segregare
l’annuncio evangelico negli spazi angusti di un linguaggio o di
un orizzonte solo religioso.
Tre ci sembrano essere i temi
centrali della vostra lettera: il
fenomeno della dissociazione, la
possibile riparazione in termini
politici, « il fluire, nel vostro
quotidiano, di diverse quasi sconosciute tensioni: la pace, la
speranza. La fede, qualche volta ».
1) Il nostro Sinodo non aveva quest’anno il tempo — né
la preventiva preparazione necessaria — per discutere a fondo
il significato politico del fenomeno della dissociazione, così
da potersi pronunciare in piena
coscienza e conoscenza di causa.
Spera di farlo in un prossimo
futuro. Ci limitiamo perciò ad
altri aspetti del fenomeno che
la vostra lettera evoca più o meno direttamente e su cui si è
concentrato il dibattito sinodale.
a) Anzitutto, la vostra decisione di dissociarvi dal terrorismo è in ogni senso positiva.
Bisognerà peraltro illustrarne
bene i contenuti concreti e le
implicazioni politiche, perché sono questi contenuti e queste implicazioni che determinano la
qualità e la portata della dissociazione.
b) Dissociazione significa tra
l’altro, nella vostra lettera, che
è definitivamente chiuso il « tempo di uccidere », come lo chiamate, mentre è iniziato il « tempo per guarire ». Noi vorremmo che non solo voi ma tutti e
ciascuno riconosca che per l’Evangelo nessun tempo umano è
mai « tempo per uccidere ». Nella sua fase operativa il terrorismo ha obbedito ciecamente a
una logica di morte, che può
solo essere rinnegata e combattuta senza esitazioni e senza eccezioni. Ma questa logica, con i
suoi esiti micidiali, presiede segretamente a non poche espressioni e manifestazioni della nostra « civiltà ». Dissociazione dal
terrorismo significa riconoscimento che la politica non si fa
con il mitra. Sconfitta del terrorismo non dovrebbe far dimenticare che nel nostro mondo non
si uccide solo con i mitra. Solo
debellando la carica omicida latente o già operante in coscienze, ideologie, istituzioni, è possibile cominciare a porre quelli
che voi chiamate i « nuovi fondamenti» della politica.
c) Nella vostra lettera non
parlate espressamente né di colpa né di perdono. Parlate di « un
piccolo spazio in cui la consapevolezza di ciò che è accaduto
si colora di futuro e di speranza ». Forse dite con queste parole qualcosa di simile a quello
che il linguaggio ecclesiastico
tradizionale esprime con le parole di « colpa » e « perdono ».
Forse è per pudore che evitate
di usare termini di cui, nel nostro paese, si è molto abusato,
proprio anche in relazione al
terrorismo e ai suoi postumi.
Vorremmo noi stessi saper non
adoperare invano queste parole,
che sono tanto più grandi di noi
e additano realtà che ci superano in ogni senso. Eppure non
possiamo non dire che il perdono dei peccati è il cuore dell’annuncio cristiano, potremmo dire il cuore di Dio stesso. Noi
speriamo perché crediamo nel
perdono. Il Dio in cui crediamo,
lo abbiamo conosciuto nello
spazio tra la coscienza della colpa e l’annuncio del perdono.
Nulla in cielo e sulla terra è così vicino a Dio come il perdono.
Ma proprio per questo non si
può profanare il perdono sottraendolo all’ambito della pura
grazia di Dio e immettendolo
nei meccanismi di una contrattazione giuridico-morale in cui
esso diventa merce di scambio e
oggetto di calcolo. Il perdono è
cosa di Dio: ne viviamo ma non
ne disponiamo; possiamo esserne testimoni, non mediatori o
garanti; possiamo richiederlo da
Dio e da coloro che abbiamo
offeso — da nessun altro. Non
si può perdonare per altri, non
si può perdonare per interposta persona. Il perdono è cosa
di Dio perché la colpa è umanamente irreparabile. Per questo la
vita e i rapporti umani sono
una cosa così seria. Non c’è risarcimento possibile: come la
vita non si baratta così la morte non si risarcisce. Il perdono
è possibile solo come riparazione di Cristo: « dove il peccato è
abbondato, la grazia è sovrabbondata» (Romani 5: 20).
2) Nella vostra lettera parlate di riparazione « in termini
politici » cioè del « desiderio di
poter contribuire ancora, se ciò
è possibile, ad un rinnovato Patto ». Vi chiedete — e ci chiedete — se sia possibile un progetto di società diversa e migliore della nostra. Crediamo
che la speranza e la progettazione di una società e di un mondo
meno ingiusto di quello attuale
siano non solo legittime ma irrinunciabili. Sconfitta del terrorismo non significa avallo della
società esistente. Proprio perché rifiutiamo di ravvisare in un
determinato assetto politicosociale, presente o futuro, un
ordine assoluto e definitivo a
cui subordinare ogni diritto ed
ogni volontà individuale e collettiva, pensiamo che il compito di
stabilire negli Stati e tra gli Stati un « Patto rinnovato », come
lo chiamate — rinnovato nei
contenuti e nella qualità dei
rapporti che si vivono al suo
interno — sia un compito prioritario, rispetto al quale vorremmo bandire,, in noi stessi anzitutto, ogni atteggiamento di rassegnazione o di scetticismo. E’
possibile ricominciare. E’ possibile cominciare a ricostruire.
Non per riparare il passato
ma per non ripeterlo. Anche il
nuovo Patto o contratto sociale
passa attraverso la coscienza del
vero perdono.
3) Accennate infine, nella
vostra lettera, alla condizione
carceraria vostra e di innumerevoli altre persone, nel nostro
come in tutti gli altri paesi. In
carcere, ditè, avete cominciato a
conoscere « quasi sconosciute
tensioni; la pace, la speranza.
La fede, qualche volta »., Carcere e società, carcere e persona,
carcere e fede: problemi enormi,
rispetto ai quali ci sentiamo,
come chiesa, largamente mancanti, come del resto aveva previsto Colui al quale volentieri ci
richiamiamo: « Fui in prigione
— egli dice — e non mi visitaste » (Matteo 25: 43). Siete voi,
in un certo senso che ci avete
visitato.
Voi ci avete scritto, ma innumerevoli detenuti non sanno
forse a chi scrivere o non hanno alcuno che scriva loro. Anche
per loro, forse « in questo tempo... oltre al dramma nulla altro è sembrato accadere ». La
vostra lettera ci ha fatto toccare quasi con mano come rimuoviamo dal nostro orizzonte la
condizione carceraria, anche se
le prigioni sono sovente nel cuore delle nostre città. Così contribuiamo non poco a rendere
il carcere più che mai un luogo
di segregazione. Ma più ancora
la vostra lettera ci ha latto di
nuovo comprendere quanto sia
importante che uno scambio
continuo avvenga attraverso le
mura che recingono le prigioni,
in modo che, per cosi dire, la
parola e il dialogo «aprano» le
prigioni, « aprendo » tra loro le
persone che vivono al di qua e al
di là delle grate e delle porte
blindate..
Vi salutiamo con viva fraternità.
Il Presid. del Sinodo delle
Chiese Valdesi e Metodiste
Maria Sballi Girardet
8
8 ecumeiiìsiiio
14 settembre 1984
UN TENTATIVO DI CHIARIFICAZIONE
Ridefinire la marioiogia
i-!o _ ^ Il I |. ia in una prospettiva ecumenica significa limitare il ruolo di Maria a quello degli altri testimoni biblici senza per questo tributarle un culto indebito
Il dibattito aperto da Paolo
Ricca sulla marioiogia cattolica i
merita di essere approfondito e
continuato, per evidenziare l’entità del problema e assumere
un atteggiamento adeguato nelle Chiese evangeliche e in tutti
gli ambienti che non si riconoscono nella marioiogia wojtyliana.
Vorrei contribuire con alcune
annotazioni su alcuni aspetti più
trascurati del problema, per poter analizzare adeguatamente
quel « miscugho di fede e di superstizione, di devozione e di
alienazione... » che è la marioiogia cattolica.
Marioiogia e
« culto di Maria »
Non c’è una marioiogia unica
nel mondo cattolico, e marioiogia non significa necessariaménte « culto di Maria ».
Qualche esempio, per impostare il problema:
a) Il Concilio di Calcedonia
nel 451, contro il dualismo nestoriano, confessò « un solo e
medesimo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo, il medesimo
perfetto nella divinità e perfetto nell’umanità, vero Dio e vero
uomo... generato dal Padre prirna dei secoli secondo la divinità, e generato da Maria vergine
genitrice di Dio (Theotòkos) secondo l’umanità, negli ultimi
tempi, per noi e per la nostra
salvezza ».
Questo testo conclude un lungo dibattito cristologicò che
aveva avuto, fra le sue parolechiave, quella di « theotòkos »
(madre di Dio) attribuita a Maria. Ma il titolo, già attribuitole
nel Concilio di Efeso, non legittima né gli sviluppi più recenti
della marioiogia, né il culto di
Maria.
b) La stessa osservazione si
può fare a proposito di un tema
caro alla mariolopa cattolica:
la tipologia patristica MariaNuova Èva. Questa tipologia è
correlata ad un’altra tipologia,
che ,è più centrale nei Padri, i
quali sviluppano un tema biblico secondo generi letterari loro
propri: la tipologia Adamo-Cristo.
Posta nel contesto delle molte tipologie patristiche, quella
Maria-Nuova Èva non costituisce un momento di culto mariano. Tuttavia nei Padri greci si
nota il passaggio da una centralità indiscussa del tema cristologico, nei primi secoli, ad
un progressivo sviluppo del tema mariologico nel IV secolo.
Oggi gli studiosi cattolici ammettono con M. J. Nicolas: « Il
nous faudra étudier à fond le
thème du Nouvel Adam en fonctiori duquel doit se comprendre celui de Marie Nouvelle
Ève ». ■
Per questo tema si possono
vedere i testi riportati in L. ClGNELLi, Maria nuova Èva nella
patristica greca, Assisi 1966. La
impostazione teologica del commento è in chiave cattolica, ma
ad un occhio attento non è difficile constatare come la lettura
cattolica dei testi patristici non
è sempre l’unica possibile né la
migliore, soprattutto quando è
fatta « a tesi ».
Dove e come è nato
il culto mariano
Non bisogna confondere il
culto con le commemorazioni,
le analogie e altre forme di riferimento delle prime generazioni cristiane a Maria, agli apostoli e ai martiri. A questo riguardo, non sempre la lettura
più diffusa dei documenti storici è la migliore. Per esempio:
il celebrare l’eucarestia sulla
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Dissociazione
Molto vivace, un po’ in tutta
la stampa, la discussione intorno al trattamento da riservare
ai «terroristi » che si dichiarano
non « pentiti » ma « dissociati »
dalla loro attività passata e si
attendono un riconoscimento
per tale atteggiamento. Il problema interessa direttamente anche le chiese. Da un lato sono
state coinvolte talune autorità
cattoliche (come esempio, l’arcivescovo di Milano che ha battezzato figli di terroristi, che ha
accettato consegne di armi e che
ha dimostrato un concreto atteggiamento di comprensione),
dall’altro, come è noto, hanno
scritto al Sinodo due carcerati
dissociati: Vitelli, di formazione
battista e Funaro che in carcere ha trovato la fede. Ad essi
Repubblica dedica un apposito
articolo il 21 agosto; dopo che
Com Nuovi Tempi aveva dato
spazio a due articoli-confessione
dei due e Panorama ne aveva
pure largamente parlato.
La Convenzione Repubblicana di Dallas che ha confermato
la candidatura di Reagan alle
prossime elezioni presidenziali
americane, ha visto crescere l’influenza delle sette fondamentaliste protestanti sempre presenti
nella realtà americana. Se ne trovano segni nel programma approvato, che ripresenta posizioni radicali in materia antiabortista e in quella delTinsegna
mento religioso nelle scuole pubbliche, oltre alla impostazione
di fondo che porta alla riduzione dei programmi di assistenza
sociale e alla protezione, anche
fiscale, di ogni forma di iniziativa individuale.
Su 24 Ore, quotidiano della
Confindustria, sotto il significativo titolo « La Chiesa perde il
pelo, ma non il vizio », I. Mereu
critica, per la sua insufficienza,
la riabilitazione di Galilei cui si
è dedicata la Curia, ritenendo
che gli archivi del Vaticano dovrebbero aprirsi, non solo per i
documenti relativi al processo di
CJalilei (per il quale basta la notissima sentenza di condanna),
ma anche per « le migliaia di altri processi celebrati e di cui
non si sa nulla ».
G. Gennari su Paese Sera critica il protagonismo di papa
Wojtyla, accusato di « personalizzare » la sua presenza e di
non sentire il valore di altre presenze cattoliche di più alto significato, come quelle di alcuni
sacerdoti sudamericani. Lo spunto è preso dalla nota gita sciistica sulTAdamello.
Sullo stesso giornale in un articolo dedicato alla corruzione
in Italia, A. Capizzi non esita ad
individuare tra le sue varie cause l’opera della Controriforma,
con quanto essa ha realizzato in
termini di prassi gesuitica.
Niso De Michelis
tomba dei martiri non è necessariamente un loro culto; anzi
talora è espressione di perfetta
fede cristocentrica, nel riferire
la morte del martire alla morte
di Cristo, per la cui confessione
aveva offerto la propria vita.
Diverso è invece il caso in
cui il martire assume un ruolo
centrale, e diviene egli stesso
oggetto di culto. Anche le feste
mariane hanno subito questo
processo di trasformazione.
Ad esempio, quella che in Occidente è stata conosciuta come
festa della Candelora, e che probabilmente sostituì una processione lustrale pagana, in Orien
te era conosciuta come « Ypantè » (= incontro): incontro di
Cristo col vecchio Simeone.
Tuttavia, nel VI secolo si ha
già un culto mariano sviluppato
sia in Oriente che in Occidente,
con le celebrazioni della natività di Maria’ (8 settembre), ahnunciazione (25 marzo) e assunzione (15 agosto).
Un esempio di culto cattolicoromano si ha nel 609 con papa
Bonifacio, che dedicò il Pantheon a Maria e a tutti i martiri, costituendo con ciò un « Pantheon cristiano » invece di riaffermare Tunicifà del Dio biblico
nei confronti del paganesimo
ormai in declino.
Con quell’atto entra nella
storia del cattolicesimo anche il
concetto di santuario (ma se ne
hanno molti altri esempi) come
luogo privilegiato della presenza
divina, a scapito dell’affermazione della presenza di Dio nell’uomo, affermata dal Nuovo Testamento.
Se il V Concilio di Costantinopoli (553) afferma la « perpetua verginità di Maria », gli altri due dogmi mariani sono ad
opera del papato nei tempi moderni: rimmacolata concezione
(1854) e l’assunzione (1950) e da
collocarsi con le vicende delTinfallibilità papale.
Parallelamente, si ha il notevole sviluppo dei santuari mariani (quasi 1000 solo in Italia,
fra grandi e piccoli), i più antichi dei quali in genere sorgono
al di fuori dell’abitato, soprattutto su monti e colline, e ripetono lo schema pagano delle
presenze privilegiate della divinità. E’ soprattutto qui che si
sviluppa il culto mariano in
senso proprio, con i suoi risvolti di religiosità popolare e subalterna.
I compiti delle chiese
protestanti
a) Analizzare il fenomeno della marioiogia e del culto dei
santi, anche nelle sue valenze
sociologiche e antropologiche.
In questa chiave troveremo certamente momenti di costume e
gestione del fenomeno, da parte della Chiesa cattolica, senza
adeguata opera di evangelizzazione. Ma, da parte di coloro
che frequentano i santuari, si
possono registrare anche momenti di ricerca di senso nella
vita personale e associata, che
possono costituire momenti di
« apertura » e disponibilità umana a ricevere una evangelizzazione. La persistenza di queste
espressioni religiose dimostra
che l'Italia è un paese a cultura
religiosa, dove la secolarizzazione non ha raggiunto ia popolazione in profondità.
Questo è un dato da tener presente nell’evangelizzazione, affinché la proposta del messaggio evangelico sia anche risposta alle istanze antropologiche.
E’ un problema di non facile
soluzione, ma da affrontare. La
evangelizzazione non deve impedire, ma favorire, forme sempre
nuove di incarnazione del mes
saggio evangelico. E non deve
implicare necessariamente il trasferimento della cultura del
gruppo evangelizzatore sul terreno dove questo opera, se ha
una storia e una cultura diverse.
b) Fermezza nel denunciare
le deviazioni teologiche, per non
essere fraintesi, come ha fatto
Paolo Ricca. Alle sue osservazioni, ne aggiungerei un’altra.
Quando la Madonna di Fatima
giunse in Vaticano, la TV ci mostrò che il papa prima toccò la
statua (gesto magico di contatto fisico col «sacro ») e poi fece
il segno della croce, quasi che
la mano che aveva toccato l’oggetto sacro potesse trasmettere
quella sacralità alla persona.
Qra, il segno della croce è già
in sé contraddittorio: il gesto
richiama la croce di Gesù, mentre le parole che lo accompagnano”'indicano ià fede trinitaria. La contraddizione non sta
nei due elementi in sé, quanto
piuttosto nella separazione semantica fra gesto e parola, abbinati in maniera illogica, così
da divenire un gesto magico.
Tanto meno poi il segno della
croce è da porre in relazione
con una statua della Madonna.
Ma è proprio questo che spesso
fa il cattolicesimo popolare, e
Giovanni Paolo II sembra voler
propagare proprio questo cattolicesimo, popolare e tradizionale, che la stessa teologia cattolica dichiara superato.
c) Contribuire ad un ripensamento della marioiogia, in
una prospettiva ecumenica.
L’unico ambito di recupero
corretto della marioiogia è il tema della comunione dei santi.
Ma gli affidamenti a Maria, il
culto dei santi e le esagerazioni
del cattolicesimo popolare impediscono un approfondimento
ecumenico di questo tema.
Se, per esempio, in ambito
cattolico si conoscessero gli inni
evangelici che fanno riferimento alla comunione dei santi (n.
131, 132), si potrebbero verificare dei fraintendimenti, allorché
dei credenti dicono ai salvati:
« Q voi che, redenti, nell’alto del
del — gloriosi, splendenti, servite l’Agnel... ». Un cattolico riferirebbe queste parole al culto
dei santi.
Ma non per questo la comunione dei santi, presente nei simboli di fede di tutte le chiese, è
un tema da trascurare. Anzitutto perché è strettamente connesso con una dimensione essenziale dell’ecclesiologia: la dimensione universale del disegno salvifico di Dio e la sua destinazione a tutti gli uomini.
Le chiese spesso amministrano i sacramenti, celebrano il
culto e predicano come se la
grazia e la salvezza fossero nelle loro mani, come se fossero
una loro « proprietà », e non di
Dio che ha creato l’universo e
ha dato ad ogni essere una finalità.
La comunione dei santi obbliga ad ampliare ogni ecclesiologia delle confessioni cristiane e
a vederne la relatività e i limiti,
perché le vere dimensioni della ecclesiologia cristiana sono
quelle volute da Dio, non dalle
chiese, specie quando sono chiuse ciascuna in se stessa.
E Dio stabilisce ed attua una
comunione che trascende la nostra teologia, la nostra mentalità, la nostra (pur sempre limitata) capacità di amare.
Questa è la strada migliore
per porre « la scure alla radice
dell’albero » della marioiogia cattolica, come afferma Paolo Ricca, senza rischi per il dialogo
ecumenico.
Si tratterebbe di una mafiologia limitata alla memoria storica degli eventi della salvezza.
Maria avrebbe un ruolo, come
Abramo, Isacco, i profeti, David,
che pure meritano una memoria, anche se non sono oggetto
di culto da parte della Chiesa
cattolica.
Ma non si parlerebbe né di
culto, né di « mediazione delle
grazie ». Questo non sarebbe poco nel contesto culturale del
nostro paese.
Cesare Milaneschi
' Paolo Ricca. Paganesimo impuro.
Eco-Luce 14/16.4.1984.
"4" Echi dal mondo
cristiano
a cura dì Renato Goïsson
La Cimade e i rifugiati
europei in Francia
(BIP) — La Cimade, Servizio
ecumenico di aiuto, denuncia lo
stato di insicurezza giuridica in
cui si trovano «alcune centinaia
di rifugiati italiani, baschi spagnoli e irlandesi » ai quali le autorità francesi hanno rifiutato
lo statuto di rifugiati politici.
Secondo la Cimade, 250 italiani, 500 0 600 spagnoli e diversi
irlandesi si sono visti rifiutato
lo statuto di rifugiati politici
perché provenienti da « paesi
democratici ».
rà versata soltanto se altri 275
donatori, sciogliendo i cordoni
delle loro borse, verseranno anche loro il 10% del loro reddito
o del loro argent de poche, per
organismi di aiuto ecclesiastici quali « Pane per il mondo »
e « Misereor ».
L’Agnello,
il porcellino
e il buon pastore
« Signor 10% » offre
per la le** volta
(Soepi) — Il commerciante anonimo della Germania Federale diventato celebre sotto il nome di « Signor 10% » dà il suo
contributo per la 16" volta. Finora ha già raccolto tre milioni
di marchi tedeschi per finanziare
progetti per il Terze Mondo mettendo ogni volta un certo capitale a disposizione. Questa volta il capitale offerto per dei progetti di sviluppo è stato di 17
mila DM, equivalenti al 10%
del suo reddito imponibile. Anche questa volta la somma sa
(BIP) — Uno dei problemi
che incontra un missionario in
Papuasia (Nuova Guinea) è l’assenza di pecore. « Come spiegare ad Un indigeno convertito
cos’è l’agnello, per capire l’immagine dell’agnello di Dio che
toglie il peccato del mondo, se
non ha mai visto una pecora? ».
L’economia primitiva dei melanesiani è basata sulTallevamento dei maiali. Questi vivono nelle capanne con gli uomini. Alcune tribù conferiscono ai loro
capi il titolo onorifico di « grande maiale ». « Evidentemente —
osserva un missionario rientrato
da quelle isole — se noi parlassimo a queste popolazioni di
’’porcellino di Dio” essi capirebbero subito. Ma non sono
sicuro che i teologi del Vaticano
sarebbero d’accordo! ».
i %
Hi' I
3 ‘ÎÏ
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14 settembre 1984
crooáca delleValU 9
LE ’’GIORNATE STORICHE” DI TORRE PELLICE
Studi nuovi suiia Riforma
é
Nuova
resistenza
Tra le rocce, attorno alla lapide dedicata a Jacopo Lombardini e sullo sfondo di quelVantica, diroccata casa che fu il covo di una delle prime bande
partigiane di queste valli e che
ora la comunità valdese di Angrogna ha deciso dt ricostruire
per farne un segno concreto di
pace e di amicizia tra i popoli,
un centinaio di persone si sono
raccolte al Banhóou, domenica
mattina, per rincontro ormai tradizionale promosso dalla sezione ANPI-Val, Pellice a ricordo
delì'% settembre 1943 e dell’inizio della lotta aperta contro il
nazifascismo.
« Ormai non è più una novità » commentava un partigiano: « Quello che per noi è stata
una conquista, per i nostri figli
e nipoti rischia di diventare decadente memoria storica ».
Colpa della scuola, dice qualcuno, colpa delle famiglie e dei
mass media, carenti nel trasmettere un messaggio e un patrimonio culturale che ogni giorno
finisce perciò coll’impoverir si.
Ma la colpa è anche — e soprattutto — di quella classe dirigente che in 40 anni ha allevalo nel suo seno terrorismo, P2,
mafia e camorra, ma non è riuscita ad attuare parti rilevanti
di quella Costituzione nata dalla Resistenza: diritto al lavoro
per tutti, partecipazione cosciente dei cittadini alle scelte, soppressione di norme e codici che
risalgono al periodo fascista.
« Ricordare la Resistenza —
diceva uno studente — è una
perdita di tempo perché le forme di repressione oggi sono molto più raffinate di quelle del fascismo storico... Ci hanno parlato tanto di libertà, ma poi ce
¡’hanno calpestata e uccisa ».
E un altro aggiungeva: « L’anno scorso, di questi tempi, sono
andato a sentire un convegno di
partigiani, giù a Luserna. Nessuno che sia andato oltre alla
esperienza resistenziale, molta
retorica e tanti fronzoli. Nessuno che abbia saputo dare indicazioni chiare su cosa volesse
dire impegnarsi oggi... Forse anche per questo i raduni partigiani non mobilitano i giovani,
almeno quelli più impegnati. Ciò
che affascina e fa paura oggi è
l'ipotesi di una g,uerra nucleare ».
Ebbene, come già in passato,
anche questa volta dal Banhóou
è arrivato un "invito” a non
mollare, a reagire, a rimanere
coerenti con gli ideali di un tempo senza per questo diventare
prigionieri di un passato ormai
lontano.
Chi ha dato la sua testimonianza, da Paolo Favout, a Franca Coisson, a Nuto Revelli e molti altri, ha saputo cogliere e interpretare quei valori di democrazia, di pace e di libertà propri della Resistenza, oggi quanto mai attuali se st vuol davvero
sconfiggere la minaccia che grava sull’umanità.
Come diceva un partigiano, riprendendo concetti già espressi
con i bambini di Angrogna in
una intervista che apparirà su
un volume di prossima pubblicazione: « Noi 40 anni fa eravamo tutti per la pace. Dicevamo
che questa doveva essere l’ultima delle guerre, e invece... Adesso è finita che nel nostro
paese ci mettono perfino i missili, ci mettono. E i giovani fanno le marce, protestano, vanno
a Comiso. E fanno bene. E noi
dovremmo essere tutti al loro
fianco, perché oggi è questa la
nuova Resistenza ».
Jean-Louis Sappé
L’aula sinodale di Torre Pellice
ha ospitato il 3-4 settembre '84
il tradizionale convegno di studi
sulla Riforma ed i movimenti
religiosi in Italia. E’ difficile riferire su interventi non immediatamente legati gli uni agli altri, anche se tuttavia sono nuovi
tasselli per la storia e la conoscenza del protestantesimo.
Ha aperto il programma E.
Campi con il commento ad uno
scritto di Zwingli sulla « Giustizia divina e giustizia umana »,
rielaborazicne di un sermone
predicato a Zurigo, in un contesto sociale inquieto, fra l’opposizione di cittadini ricchi e benestanti e le proteste contadine. Fu Zwingli ad ispirare la posizione del consiglio della città
contro le decime, parlando delle
due giustizie, quella umana attinente allo stato e quella divina
attinente alla chiesa, ma ambedue provenienti da Dio. Più forte
della tensione fra regno temporale e divino di Lutero, per il
predicatore svizzero le due giustizie si condizionano e l’una è
il presupposto per l’ascolto dell’altra. L’autorità secolare non è
solo un ufficio spirituale che si
occupa di cose terrene (imposte,
leggi...), con funzione punitiva,
ma assume anche una funzione
edificativa. E’ un’autorità non
illimitata, il tiranno, dice Zwingli, si può destituire.
G. Gönnet ha affrontato il tema dei rapporti fra Riformatori
in Svizzera e in Alsazia prima di
Calvino nei loro rapporti col
valdesi: Zwingli, Ecolampadlo e
Bucero, interrogandosi sul tipo
di comunicazione esistente fra
eresia valdese e focolai luterani
nella pianura piemontese, di difficile documentazione per carenza di fonti.
D. Maselli ha continuato lo
studio del periodo riformato con
una analisi dei Rapporti fra ValteUina e Zurigo. La Valtellina
era una importante via di apertura verso Vienna e verso la
Spagna, mettendo in comunicazione le due case d’Asburgo. Fu,
per questo, una zona calda, oggetto di contese politiche, di lotte per l’egemonia e di crisi. Ad
es. quella del 1568, in cui la Spagna decise di assorbirla ed il
cardinale Borromeo sferrò, con
successo, un duro attacco all’eresia dell’Italia settentrionale.
Oppure il tentativo di farvi penetrare i gesuiti, contro il quale
tuonò il Bullinger da Zurigo.
G. Vola ha commentato Nuovi documenti sulle Pasque piemontesi, trovati al British Museum di Londra, che riguardano
gli avvenimenti valdesi in Piemonte, scoprendo il nome di un
autore, Benjamin Master, al quale furono pagate cinque sterline
per questo lavoro. In particolare, una lettera del 1655, di Prospero da Tarano, prefetto apostolico a Torre Pellice, spedita
al padre, è un’interessante testimonianza dello stile della Controriforma e dei sentimenti e
modi di agire entro questa cornice.
L. Rossi ha affrontato il tema
dei Pauperes Lombardi nella tradizione storiografica e nei problemi interpretativi, ponendo,
fra l’altro, la questione del declino di un gruppo ereticale che
per il radicalismo evangelico
non raccoglieva troppi aderenti.
F. Salimbeni sostiene la necessità di fare la storia della
pietà in ogni religione con una
comunicazione su Don Giuseppe
De Luca e la storia reUglosa italiana e M. Cignoni ha raccontato l’appassionata vita di Pasquale del Buono, tratta dal diario
di G. Gregori, predicatore a Portoferraio nell’SOO. Infine la signora Dragoni ha ricostruito la
storia e le finalità della scuola
professionale Comandi, a Firenze, creata nel 1873, in piena battaglia per l’inserimento dell’apprendistatc nella scuola statale.
Infine P. Ricca, con alcune note di lettura sul «De provvidentia Dei », ha affrontato l’arduo
e affascinante tema del rapporto umanesimo, e Riforma in
Zwingli. Se il primo ha al centro l’uomo, la seconda ha con la
Bibbia, al centro Dio, nel quale
l’uomo è. Comprendere Zwingli
è riconoscergli queste due anime
affiancate, colonne della sua teologia.
Oltre che per il complesso di
contributi dedicati a Zwingli, il
XXIV Convegno di studi della
Società di Studi Valdesi si è segnalato, e verrà ricordato, per
il dibattito sull’edizione del Processo inquisìtoriale del Cardinal
Giovanni Morone: un’impresa
importante, cui intende da alcuni anni Massimo Firpo, che ne
ha finora pubblicato il prime e
il secondo volume (questo con
la collaborazione di Dario Marcatto), mentre il complesso di
documenti che si aggregano in
VASTA PRODUZIONE
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e presso le Librerie ’’Claudiana”
torno a questa vicenda daranno
luogo alla pubblicazione di altri
tre volumi. E’ stata centrale, nel
Convegno, la tavola rotonda su
questo tema, con l’intervento, insieme con Firpo, di Attilio Agnoletto, Giorgio Spini e Paolo Simoncelli e sotto la presidenza
di Franco Venturi; centrale non
solo per la collocazione, ma per
il fatto di segnalare un approdo estremamente importante
della ricerca intorno al tema
Riforma cattolica - Controriforma in Italia. E poiché, per dichiarazione dello stesso curatore, lo spunto per l’indirizzo interpretativo da lui seguito — col
contrappunto delle ricerche e
delle acquisizioni di Simoncelli
— parte da quei Convegni della
S.S.V. che vennero dedicati in
anni passati al Beneficio di Cristo, ne risulta sottolineata la
fecondità dell’iniziativa dei Convegni, portata avanti con tanta
abnegazione da Augusto Armand
Hugon, e che si cerca di proseguire in pari tempo con la stessa modestia, ma anche con la
stessa continuità e serietà.
Punto di partenza dell’impresa di Massimo Firpo, come egli
ha rammentato all’inizio, è questa scoperta: che le carte processuali di Morone — eccezionalmente conservate in un archivio
privato — sarebbero rimaste indecifrabili (tutti i nomi propri
sono siglati con una N.) se ad
esse non si sovrapponesse un più
sintetico documento: il Compendium utilizzato nel ’600 da
Antonio Caracciolo (edito appunto nel voi. I). Partendo di
qui, lo storico ha provveduto a
studiare e commentare le carte
con meticolosa filologia; che non
è però soltanto tale — come
hanno illustrato i presentatori
— ma anche e soprattutto vigorosa interpretazione storiografica. Perché questo è il punto:
l’illustre cardinale, innumeri volte legato in Germania, preposto
a dirigere e a concludere l’ultima parte del Concilio Tridentine, e verso la fine della sua vita
giunto quasi al soglio pontificio, non vi poté accedere per
l’ombra gettata sulla sua figura
a metà della carriera dal processo inquisitoriale (e dall’imprigionamento: 1557-59) sotto Paolo IV Carafa. Questo papa era
l’esponente del « partito » intransigente entro la Curia, e più attivo nel maneggio dell'Inquisizione (fondata nel 1542); Morone,
con Pole e altri cardinali, costituiva il « partito » di coloro che,
nel Sacro Collegio, seguivano una
linea altrimenti aperta a una intesa teologica con le correnti di
riforma, e vennero perciò sospettati di « luteranesimo ». Il pensiero di questi prelati « evangelici» ha dato molti spunti alla teorizzazione jediniana della « Riforma cattolica »; ma proprio su
questo argomento le acquisizioni
di Firpo e di Simoncelli appaiono rilevanti, nel senso in sostanza di ricostituire più netta (grazie anche al raccordo, come ha
sottolineato Spini, col disegno
di politica ecclesiastica di Carlo V) la contrapposizione Riforma cattolica-Contrcriforma.
a cura di
Augusto Comba
Bruna Peyrot
Mostra sul
lavoro contadino
Nell’ambito della Seconda Rassegna Culturale Torrese, dalT8
al 16 settembre, si svolge presso il Salone Comunale in Viale
della Rimembranza n. 9 a Torre Pellice, una mostra sul lavoro contadino, a cura del Comune di Torre Pellice e del Centro di Documentazione Civiltà
Contadina del Comune di Angrogna e con la partecipazione
dell’Assessorato all’Agricoltura
della Regione Piemonte.
Sostegno alla
ristrutturazione
S. GERMANO CHISONE —
Mentre il Sinodo si accingeva a
discutere sul progetto di ristrutturazione dell’Asilo per i Vecchi di San Germano Chisone, il
Consiglio comunale assumeva
una deliberazione di appoggio
all’iniziativa. In particolare il
Consiglio ha deliberato all’unanimità ;
«— di esprimere parere favorevole alla realizzazione del progetto di ristrutturazione del locale Asilo dei Vecchi, in relazione a quanto esposto in premessa;
— di incoraggiare il Comitato direttivo dell’Asilo dei Vecchi a continuare nella sua impresa in accordo anche con le
linee espresse in materia dalla
Regione Piemonte;
— di manifestare la disponibilità di questa Amministrazione a collaborare con il Comitato direttivo al fine di rendere
rapide ed efficaci le operazioni
di ristrutturazione, nell’ambito
dei poteri che gli competono».
10
10 cronaca delle Valli
REGIONE PIEMONTE
Secondo piano di sviluppo
Alla base del secondo Piano
di sviluppo della Regione Piemonte approvato dalla Giunta
regionale vi è la consapevolezza
che il sistema economico piemontese, analogamente a quanto avviene a livello nazionale
ed intemazionale, sta attraversando un vasto e generale processo di ristrutturazione e ri
conversione.
Questo processo nasce come
risposta alle tensioni e agli squilibri manifestatisi in questi ultimi anni (che in Piemonte si sono espressi in forma assai grave) e punta a ricostruire le condizioni di una nuova fase di sviluppo. Se si guarda alle economie più avanzate, quelle che per
prime hanno avviato l’innovazione nei prodotti, nei sistemi
produttivi e nella stessa organizzazione della produzione, possiamo osservare come ciò si sia
tradotto in una considerevole
quantità di posti di lavoro e in
una nuova fase dello sviluppo
economico.
Le nuove tecnologie sono entrate in maniera massiccia nella
produzione industriale e nei ser
zi di mercato all'esportazione),
anche se in un’ottica di tipo prevalentemente aziendale e riducendo i livelli di occupazione.
Tipico in Piemonte è il caso della FIAT, che ha avviato una
riorganizzazione volta a ridurre
il costo di ogni unità prodotta,
con contemporanee riduzioni
per l’occupazione.
In Italia l’espulsione di mano
Piemonte e l’avvio di politiche
di « modernizzazione » del sistema economico e sociale regionale. E’ questa la scelta di fondo del Piano, il motivo dominante che lo percorre; innovazione tecnologica e riorganizzazione produttiva, in tutti i settori, e in primo luogo nell’industria. Ma altrettanta importanza il Piano attribuisce alla rior
d’opera nei settori tradizionali, ganizzazione della Amministra
fenomeno in atto in tutti i pae- zione pubblica (« L’ipnovazione
O 1 1 /H» •* l _ - , _ »-» y-\] 1 ^ 1 _ 1 Ì _ _
si industrializzati, ha assunto
gravità particolare. Ma con le
nuove tecnologie (informatica,
microelettronica, ecc.) è possibile . creare nuovi mercati su
scala mondiale con effetti di svi
nella pubblica Amministrazione ») e all’organizzazione territoriale (« Linee di assetto territoriale ») come fattori che influiscono sia sul grado di efficienza
dell’intero sistema economico.
luppo pari a quelli che in pas- sia sulle condizioni di vita della'
sato sono stati realizzati dalle collettività.
vizi, inducendo nuove esigenze grammazione.
grandi opere di mfrastrutturazione o dall’industria dell’automobile.
Si tratta però di una sfida che
ben difficilmente le imprese, singolarmente, riusciranno ad affrontare. Un ruolo rilevante
spetta dunque allo Stato e al
sistema delle autonomie locali,
attraverso un rilancio della pro
organizzative ed attitudini professionali.
L’economia italiana e piemontese ha cercato di inserirsi nel
processo di ristrutturazione, ottenendo alcuni risultati (recuperando competitività e nuovi spa
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manutenzione impianti.
A fronte dei problemi posti
dalle tendenze in atto su scala
internazionale l’operatore pubblico nel complesso non ha agito secondo un disegno organico
di intervento, limitandosi spesso a tamponare singoli momenti di crisi, in assenza di una politica verso settori avanzati,
quelli di importanza strategica
per lo sviluppo futuro del Paese.
Lo stesso tradizionale ruolo
di fornitura di infrastrutture o
di finanziamenti a tasso agevolato, non è più sufficiente. E’ invece necessario promuovere una
serie di strutture a supporto dell’attività delle imprese, specie
quelle medie e piccole, per fornire servizi di elevate qualità
(ricerca, assistenza tecnica, servizi finanziari).
Il Piano regionale di sviluppo
individua il legame esistente tra
le prospettive di ripresa dello
sviluppo e dell’occupazione in
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AVVISO PUBBLICO
E’ indetto avviso pubblico per il conferimento di incarichi
temporanei per la copertura di
— 1 posto di Medico di F Qualifica Professionale per il
Servizio di Medicina Legale;
— 1 posto di Assistente di Psichiatria;
— 2 posti di Infermieri Professionali;
— 1 posto di Vigile Sanitario;
— 1 posto di Perito Chimico;
— 2 posti di Assistenti Amministrativi;
— 1 posto di Direttore Amministrativo Capo Servizio Responsabile del Servizio Personale Patrimoniale e Legale;
— 1 posto di Direttore Amministrativo Capo Servizio Responsabile dei Servizio Economico Finanziario.
Gli incarichi non potranno superare il periodo massimo
di mesi sei.
La domanda, in carta legale, dovrà pervenire aH’Ufiicio
Personale dell’Unità Socio Sanitaria Locale n. 43 - Piazza
Muston 3 - TORRE PELLICE entro e non oltre le ore 12 del
16° giorno successivo alla data di pubblicazione del presente
avviso sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.
Per ogni altra informazione rivolgersi all’Ufficio Personale della U.S.S.L. n. 43 - Piazza Muston 3 - TORRE PELLICE Tel. 0121/91514 - 91836.
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Per raggiungere gli obiettivi,
li Piano di sviluppo ha individuato 9 « programmi finalizzati ». Quattro riguardano la strattura produttiva della nostra Regione: « diffusione dell’innovazione », « promozione commerciale delle attività produttive »,
« energia » e « mercato del lavoro». Tre programmi riguardano aree critiche del territorio
piemontese: « area metropolitana torinese e Bassa Valle di Susa », « Valle Scrivia e Piemonte
Sud », e « Valle Ossola ».
Infine due programmi su risorse che occorre valorizzare e
tutelare:, « il Po » e « la montagna ».
VERSO LA MANIFESTAZIONE
Autunno in’ Val d'Angrogna
Nella riunione del 30 agosto, il Consiglio comunale ha
approvato il programma di manifestazioni redatto dalla
Commissione Cultura per il prossimo « Autunno in vai d’Angrogna». Una rassegna che anche quest’anno avrà l’appoggio
concreto della Regione e della Provincia che a questo scopo
hanno destinato 2.750.000 lire.
Nel programma vi saranno come di consueto dibattiti,
spettacoli, concerti (Coro Alpino Val Pellice), nonché la tradizionale castagnata (domenica 28 ottobre) con mostre e
balli popolari sotto l’Ala.
Uno dei filoni che caratterizzeranno la rassegna sarà
quest’anno quello della pace : accanto allo spettacolo del
Gruppo Teatro Angrogna, ci sarà una mostra di disegni degli alunni della scuola media di Perosa Argentina, e una serie di dibattiti sul tema dell’energia nucleare. Dovrebbero
intervenire Padre Ernesto Balducci e i Sindaci di due comuni che hanno recentemente denuclearizzato, parzialmente o
totalmente, il loro territorio.
Un altro filone sarà quello della rilettura della storia della
Resistenza in vai Pellice; con due documenti (un libro e un
film) realizzati dai bambini della scuola del Capoluogo.
Si tenterà anche di cercare insieme, riferendoci alle
esperienze di gruppi operanti in realtà simili, una risposta
alle richieste che da più parti provengono per un turismo diverso, non di rapina, in vai d’Angrogna.
Si riprenderà il discorso sugli alpeggi, alla luce anche
di recenti iniziative a livello regionale e comunale. Inoltre,
come di consueto, si terrà la mostra di vecchie fotografie;
il tema quest’anno è la guerra. Chi avesse immagini risalenti
al periodo 1915-18 e 1940-45 è pregato di volerle « prestare »
al Centro di Documentazione (rivolgersi a G. Piero Bertalot), che provvederà a restituirle subito dopo averle duplicate.
Infine, e non poteva certo mancare quest'anno, ci sarà
la mostra-mercato dei prodotti agricoli e artigianali (sabato
27 e domenica 28 ottobre). Le persone interessate (possono
partecipare tutti gli angrognini) si rivolgano, per ulteriori
informazioni, alla Cooperativa Agricola. Durante le mostre
verrà proiettato un audiovisivo sull’architettura in Val d’Angrogna.
COME STANNO
LE COSE
E' ora di vedere le cose come stan
La SIP dal 4” bimestre al 5° ha effettuato un aumento sul canone del
25% mentre gli scatti sono passati da
40 a 96 lire, con un aumento del 140
per cento; per chi telefona con I
gettoni l’aumento è del 100%.
E’ ora di chiedere al governo Craxi
(segretario del PSI) dove vuole arrivare nel varare leggi di questo genere, quando va continuamente gridando
di contenere l’inflazione al 10%. Con
questo pretesto ha avuto il coraggio
di togliere dalla tasca degli operai e
pensionati quattro punti di contingenza, tentando di far credere al popoio
che così si aumentavano I posti di
lavoro; però fino adesso i posti di
lavoro sono inferiori di prima e la
disoccupazione è in continuo aumento.
C è da augurarsi che il referendum
in corso vada avanti; a questo punto
sarà ora che gli operai e pensionati
facciano sentire ii loro peso senza
guardare In faccia i sindacati scissionisti.
Chi ha voluto, ha potuto rendersi
conto della manovra truffaldino del governo Craxi. Quando è riuscito a varare la legge che ha tolto i quattro
punti di contingenza, ha cercato di
far cadere questi soldi nelle tasche
dei magistrati dagli stipendi d’oro e
degli onorevoli.
Per fortuna che è stato battuto ed
è andato in minoranza.
Gli operai e pensionati si chiedono;
come mai tutte queste bastonate cadono sul loro capo, proprio da un
governo a presidenza socialista?
Grazie per l’ospitalità.
Pens. Carlo Ferrerò, Pomaretto
e cioè i . Volontari del soccorso ».
Essi sono una quindicina, uomini e
donne. Sono disponibili di giorno e di
notte (mediante chiamata telefonica al
centralino automatico 91996 in funzione 24 ore su 24) per presa a domicilio di ammalati e trasporto all’Ospedale o trasporto da un Ospedale all'altro
da Torre Pellice a Pinerolo a Torino.
Vi sono gli autisti delle autoambulanze, i barellieri, gli acco.mpagnatori. Essi operano con alto spirito di bontà,
di dedizione, di altruismo da circa
vent’anni. La cittadinanza II conosce e
desidera far loro giungere un pensiero di riconoscenzai
L. F., Torre Pellice
IL PASCOLO
PER LE BESTIE
VOLONTARI DEL
SOCCORSO
Dunque secondo quanto rivelano gli
addetti ai lavori, la situazione degli al.
levamenti bovini in Piemonte è, a dir
poco, allarmante; gran parte degli animali sono infetti da Tbc.
Vorrei segnalare l’attività di uno
speciale gruppo di addetti alla C.R.I.
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Nonostante ciò, agli allevato-ri non
conviene segnalare l’infezione e i veterinari, pur sapendo ohe il contagio
tra la tubercolosi bovina e quella umana è prassibile, non dispongono di
équipes per controlli e per eseguire le
prove di tubercolinizzazione. Ci sono
carenze legislative, regolamenti vecchi
che andrebbero aggiornati, si commerciano capi infetti, manca la volontà politica di prendere sul serio il problema.
In una situazione così deteriorata e
pericolosa i responsabili si limitano a
consigliare al consuimatore di far bollire a lungo II latte per eliminare un
sufficiente numero di germi; il consumatore è avvertito, la coscienza è a
posto e per il resto ognuno si arrangi.
Una delle cause non trascurabili dell’imperversare della Tbc bovina va anche ricercata nei criteri di gestione
degli allevamenti. Ben raramente nella
zona collinare, dove la produzione di
latte è assai rilevante, si può vedere
un bovino all’aperto. Le mucche al pascolo come le descriveva Piero Jahier
nel libro « Ragazzo » sono roba d’altri
tempi. Gli animali sono tenuti alla catena, chiusi nelle stalle, anche per
anni senza che possano fare un passo
0 godere di un raggio di sole o d’una
boccata d’aria pura. L’immobilità innaturale e l’aria viziata generano tossine che vengono eliminate col latte.
Portare le bestie al pascolo richiede
tempo e personale. II tempo è denaro.
Il personale costa e spesso non si trova. Eppure a nessuno, uomini o animali che siano, dovrebbe essere negata l’ora d’aria.
C. A. Theiler, Pinerolo
Consumatore non organizzato
(i) I
a I
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* «
0’^
11
14 settembre 1984
cronaca delleValli li
Pro Rifugio Re Carlo Alberto
Pervenuti nel mese di aprile 1984
L. 130.000: N. N., N. N.
L. 100.000: Unione Femminile Valdese di Vallecrosia e Bordighera, in
memoria di Clara Pillour Akesson.
L. 50.000: In memoria dei miei cari,
F. R.. Luserna S. Giovanni,
L. 30.000; In memoria dello zio Maurino Antonio, Albina ed Emilio.
L. 25.000: Amalia Ricca ved. Rostan,
in memoria di Giovanni Rostan.
L. 20.000: In memoria di Emilia Salm, Pellegrin, la cognata Lidia Pellegrin Copagna; Elena Toscano, in memoria dei genitori; Marco e Franca
E>riard, in memoria dei genitori.
L. 15.000: Bein Argentieri.
Pervenuti nel mese di maggio 1984
L. 250.000; Un gruppo svizzero.
L. 100.000: Fratelli Serra.
Pervenuti nel mese di giugno 1984
L. 250.000: In memoria di Evelina
Vigilano Cavazzuti, Clelia, Elena, Evelinf. Vigliano (Bari).
L. 200.000; In ricordo di Antonio Revelli, la moglie Nella Peraldo Bert; le
cognate Vera Peraldo Bert e fam.
L. 150.000: In ricordo di Antonio Revt li, la figlia e il genero Marvi e Per.aldo Rullio Branzon.
L. 100.000: In ricordo di Antonio Revei.i. Uge Peraldo Bert.
L, 50.000; In ricordo di Antonio Reve Elena e Viviana Bullio Branzon;
D-enatella e Piercarlo Visconti; Giampiò'a e Leo Valz Cominet.
L. 100.000: Tron in Micol.
L, 50.000; Unione Femminile di Angrogna.
Asilo dei Vècchi '
'di Luserna San Giovanni
Pervenuti nel mese di giugno 1984.
L, 10.000: Reynaud Lea {osp. Asilo).
L. 20.000: N. N., in mem. di Edoardo
Clot; Mary Morel, in m. di Ive Pons;
Ida Martinat, in mem. dei miei cari.
L. 30.000: Maria Martinat, in mem.
di Anita Gay; Maria Martinat, in
men. di Luigina Bottazzi.
L. 36.300: Alina et Georges Girardet
(Genève).
L. 40.000: Maria Martinat, in mem.
di mio marito.
L. 50.000; Grill Vittoria Ester (osp.
Asilo); N. N., in mem. di Linette Mo
nastier, per il 30 giugno; N. N. (Pinerolo).
L. 75.000: Pierre Chollet et Choeur
Paroissial de Morges (Suisse).
L. 100.000: Prochet Pontet Bianca;
In memoria di Paul Durand Canton
(Parigi), Riquet e Elva Durand (osp.
Asilo); Rostan Ivonne, in mem. dei
miei cari (T.P.); Iolanda Rivoiro Pellegrini, in ricordo del mio caro papà
(Torino).
L. 120.000: In mem. di Ive Pons, un
gruppo di colleghe di Luserna San Giovanni.
L. 308.000: Erika Reinhardt (Germania
occid.).
L. 436.400: Chiese Valdesi dell'Uruguay.
L. 500.000: Prof. Gino Costabel.
i. 548.500: Comitato Valdese di Berna.
L. 600.000; Giuliana e Italo Eynard,
in mem. di Anita Eynard Mathieu.
L. 617.890: Dono Frepdeskreis-Pfarrer
Werner Beyna (Nerne-(3ermania).
L. 1.670.000: Jeriny Bounous (USA).
L. 3.000.000: Rosanna Ricca Gualerzi (Torino).
Pervenuti nel mese di luglio 1984
L. 7.000: Giovannini Ferruccio (Pisa).
L. 50.000: Salvatore Giammarco e
Frache Ida; I cugini Archetti-Maestri,
in ricordo della zia Ivonne Bastia ved.
Godine; Henriette Lafond (Losanne);
Bertea Rossetto, in occasione del suo
compleanno; R. A. Ferraris (Ginevra);
Lilina, ricordando la cara mamma; Malan Sapei Maddalena (osp. Asilo); N.
N., (Luserna Alta); Schellembaum Irma (Genova).
L. 75.000; Pierre Chollet et Choeur
Paroissial de Morges (Suisse).
L. 80.000: N. N., per una cara memoria.
L. 100.000: Scuola Domenicale dei
Peyrot; Anna e Ricuccio Malanot, in
mem. dei loro cari; Bertotto (Airail),
in memoria.
L. 200.000: Chiesa Cristiana Evangelica di Torre Pellice; Giuliana Bologna
Pasqualetti, in mem. di Mimmo Bologna.
L. 250.000; In mem. di Giacomo
Moirano, i nipoti Vittorio e Paola.
L. 500.000: Società Cucito: Bazar
23.6.1984,
L. 1.500.000; Gli eredi di Luigi Pons,
già ospite dell'Asilo, in memoria.
ERRATA CORRIGE
Nell'elenco doni del mese di maggio leggere come segue:
SGP 76 s.n.c.
di Gargantìni & C.
INGROSSO FRUTTA E VERDURA
VIA ASSIETTA, 2 - PEROSA ARGENTINA (To)
L. 50.000: Irene Proietti Bounous
(Torino) in memoria del marito; Stefano in memoria delle bisnonne.
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Pervenuti nei mesi di giugno e luglio.
I familiari di Giai Chicco Mari, Torino, offrono in memoria una carrozzella.
L. 100.000; Poét Paolina, Perrero, in
mem. marito Massel Francesco.
L. 70.000: Ribet Caterina, Pomaretto.
L. 60.000: In mem. di Massel Francesco, i colleghi di lavoro di Massel
Arturo, Riclaretto.
L. 50.000; Pons Eugenia, Pomaretto;
Cenzano Giuliana, Roletto; In mem.
di Panat Antonino, la famiglia, Sestriere; Gavozzi Gogliardo, Villar Perosa;
Bertolotto Angiolina, Perosa Argentina;
Micol Graziella, Massello; L®geard
Osvaldo, Villar Perosa; Elsi Fornerone Bert, S. Secondo; Ada e Renato Barai, S. Germano, in occasione nozze
d'oro; Bosio Bounous Lina, San Germano; Il marito ricordando Liliana
Griot, San Germano; Peyronel Griot
llda. San Germano, in mem. di tutti i
miei cari; Tron Ester, Pomaretto.
1. 45.000; In mem. di Talmon Livio,
I suoi coscritti.
L. 40.000: Cognati e Cognate, in
mem. di Rostan Francesco, San Germano.
L. 30.000: Nostran Ernesto, Perosa
Argentina; Griglio Melany, Perrero.
L. 25.000: Tron Ester, Pomaretto, in
mem. di Tron Attilio.
L. 20.000: Daniel Giuseppe, Fenestrelle; Baret Soulier Virginia, Pramollo; La sorella nel caro ricordo di Liliana Griot Comba, S. Germano.
L. 15.000; Nella Gay Charrier, Roure.
L. 10.000: Tron Enrico, Perosa Argentina,
Pro Ospedale Valdese
di Torre Pellice
Pervenuti nei mesi di giugno e luglio.
L. 200.000: Carla e Franco Rostan
in mem. del padre Enrico, S. Germano.
L. 100.000: Avv. Martoglio Francesco
in omaggio alla memoria di Carlo Merlo, Pinerolo.
Pro Istituti Ospitalieri
Valdesi
Pervenuti nei mesi di giugno e luglio.
L. 322.000: In memoria del sig. Carlo Merlo, i suoi dipendenti.
L. 8.000; Ferruccio Giovannini, Pisa.
RINGRAZIAMENTO
I familiari, riconoscenti per le dimostrazioni di affetto e solidarietà ricevute in occasione della improvvisa
dipartita della compianta
Emilia Malati ved. Caffarel
ringraziano commossi quanti sono
stati loro vicini nella dolorosa circostanza. Un grazie particolare al Pastore Bruno Bellion e Signora.
Luserna S. Giovanni, 21 agosto 1984.
RINGRAZIAMENTO
« Non la mia, ma la Tua volontà sia fatta, o Signore »
(Luca 22: 42)
Il marito e i famRiari, riconoscenti
per le dimostrazioni di affetto e solidarietà ricevute in occasione della
improvvisa dipartita della compianta
Susanna Margherita Pons
in Coisson
ringraziano commossi quanti sono stati loro vicini nella dolorosa circostanza. Un particolare ringraziamento al
milite della Croce Verde signor Bisacce Giuseppe e al pastore Cipriano
Toum.
Prarostino, 7 settembre 1984
RINGRAZIAMENTO
« Jn pace io mi coricherò e in
pace dormirò, perché tu solo o
Eterno, mi fai àbitare in sicurtà » (Sailmo 4: 8)
Nell’impossibilità di farlo singolarmente i familiari della compianta
Enrichetta Bosio ved. Beux
ringraziano sentitamente tutti coloro
ohe con la loro presenza, con scritti e
parole di conforto hanno preso parte
al loro dolore per la dipartenza deHa
loro cara.
Un particolare ringraziamento al
personale infermieristìoo, ai medici
deR’Ospedale Valdese di Pomaretto, m
vicini di casa, al Pastore Rostagno, la
Sportiva ’73, e agli amici del figlio.
Villar Perosa, 12 agosto 1984
RINGRAZIAMENTO
A funerali avvenuti, madre, moglie,
figlio, fratello, sorella e rispettive famiglie partecipano la improvvisa scomparsa di _ .
Elio Gaydou (Fulmine)
anni 60
tipografo, partigiano garibaldino
La famiglia ringrazia quanti hanno
partecipato con presenza, fiori, scritti.
Un ringraziamento particolare ai ministri di culto intervenuti e al Com.te
<c Barbato » che a nome dell’ANPT
Nazionale e della 105® brig. Gaiùbalr
di ha portato l’ultimo saluto.
Eventuali offerte in memoria all’Asilo Valdese di Luserna S. Giovanni.
Luserna S. Giovanni. 4 settembre ’84,
cc Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(II Timoteo 4: 7)
Il giorno 4 settembre è morto
Franz Grimaldi
predieatore locale
Milano, 4 settembre 1984
Aiello Antonio
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RINGRAZIAMENTO
« Venite a me voi tutti che siete
travagliati ed aggravati, ed io vi
darò riposo ».
(Matteo 11: 28)
I familiari della cara
Yvonne Adelaide Micol
in Meytre
di anni 56
mancata al loro affetto il 10 agosto
U.S. profondamente commossi per la
grande dimostrazione di affetto e di
stima tributata alla loro cara, ringraziano sentitamente i sigg. medici, il personale infermieristico dell’Ospedale
Valdese di Pomaretto ed in particolare
le gentili persone che .le sono state vicino duranhs la ihalaibtia, i pastori Ribet e Conte e tutti coloro che con fiori,
opere di bene, con la presenza, parole
di conforto e scritti, hanno partecipato
ài loro immenso dolore.
Salza di Pinerolo, 10 agosto 1984
RINGRAZIAMENTO
« Amatevi gli uni gli altri ».
(Giov. 13: 34).
Il giorno 4 settembre ’84, nella pace del Signore si. è serenamente addormentato
Germano Bieynat
Nel darne l’annuncio, i familiari
ringraziano di cuore tutte le gentili
persone che hanno preso parte al loro profondo dolore.
Eventuali doni in memoria vanno
devoluti alla ristruttuipàzionei' .deil’Asilo dei Vecohi di S. Germano Chisone.
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Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese).
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sema Alta - Tel. 90223,
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12
12 llamo e società
14 settembre 1984
MOSCA: CONFERENZA CRISTIANA PER LA PACE
« Il nostro fine è la sicurezza
uguale per tutti ». Affermazioni
come questa, o come: « L'Unione Sovietica è la più grande potenza pacifista del mondo » sono
destinate a suscitare notevoli
pepjlessità in chi, in Italia, è
abituato a pensare che bisogna
cercare di non vivere sotto la
protezione delle armi. Non solo,
rna una applaudita conferenza
di un professore russo, ha dimostrato che persistendo un notevole gap tecnologico-militare tra
le superpotenze, lottare per il
riarmo sovietico vuol dire lottare per la pace. '
Tutto questo è avvenuto a Mosca in una riunione della Commi^ione degli Affari Internazionali della CXD.P. (Conferenza Cristiana per la Pace), tenutasi dal
25 al 30 igiugno scorso.
Sarebbe comunque troppo facile a questo punto ironizzare
su ima org^izzazione così chiaramente faziosa. Ma sicuramente
la questione è abbastanza seria
da non poterci ridere sopra.
Come è noto la C.C.P., nata a
Praga negli anni bui della paura
e della tensione, si poneva espressamente come meta di rappresentare un luogo d'incontro tra
i credenti dei Paesi dell'Est e i
Paesi dell'Ovest. E così è stato,
con la pmecipazione anche di
personalità di notevole rilievo
(si pensi ad esempio a G. Casalis),
ma soltanto fino al 1968. In quell’anno infatti, a seguito dell’invasione della Cecoslovacchia, la
Chiesa Ortodossa Russa, di rigidissima osservanza moscovita
ha egemonizzato totalmente la
C.C.P., imponendo a sua volta
ima politica strettamente legata
a quella del Cremlino.
A questo punto è lecito chiedersi « che fare? ». Ed è quello
che si è chiesto il delegato italiano al terzo giorno dei lavori,
dopo essersi sentito ripetere che
.. r
« L'Eco delle Valli Valdesi »; Rea.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione; Valdo Benecchi, Mario F. Berutti, Franco Carri.
Giorgio GardioI, Marcella Gay, Adriano Longo, Claudio H. Martelli,
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Direttore Responsabiie:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione; Via
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delle Valli - La Luce » - Casella postale- 10066 Torre Pellice.
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Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina . Torre Pellice (Torino)
la pace è la sicurezza uguale per
tutti (cioè lo status quo dei blocchi), che Tunica vera minaccia
alla pace mondiale è il Medio
Oriente, e che la vera soluzione
è quella di far sedere TU.R.S.S. e
TOLP al tavolo delle trattative.
E, dulcis in fundo, il problema
delTAfghanistan deriva dal fatto
che i dollari americani finanziano il banditismo dei ribelli.
Le critiche a questa posizione
non sono mancate. I delegati degli USA (era presente anche il
rappresentante della C.C.P. alTONU), Francia, Inghilterra ed
Italia, si sono fatti sentire. Ed
anche alcuni membri dei paesi
del terzo mondo presenti (Madagascar, Angola ed altri) non hanno lesinato critiche, ponendo anzi l’accento sul problema delle
aree depresse e su quelle industrializzate del globo.
« La pace non è solo assenza
di guerra — è stato detto — non
deve essere lo spauracchio della
guerra nucleare a farci agire, ma
anche il problema dello sfruttamento delle risorse. Non ci interessa solo il dialogo Est-Ovest
ma anche quello con i paesi del
terzo mondo ».
È ovvio ohe tutti i rilievi venivano fatti in maniera estremamente diplomatica e con molto
tatto, anzi con un savoir faire
che sovente era dimenticato nelle
risposte.
È stato infatti ribattuto che
criticare TU.R.S.S. vuol dire essere reaganiani ed essere reaganiani vuol dire voler la guerra atomica, inoltre gli USA e TU.R.S.S.
sono due realtà profondamente
diverse e non le si possono mettere sullo stesso piano.
Uno spiraglio
Pareva che tutte le strade fossero chiuse, invece nelTultima seduta qualche cosa si è mosso,
anche se poco. Innanzitutto
c’è stata l’esortazione rivolta ai
Doni Eco-Luce
SOSTENITORI
Roma: Pennington De Jongh Liliana,
Peyronel Mario — Milano: Cavinato
Virgilio, Viti Paolo, De Pétris Paoio
— Torre Peiiice: Cocorda Niny — Torino: Piccotti Franco — Inverso Pinasca: Giovanni Preiato — Como: Zaffanti Elena — La Maddalena: Albano
Vallaro Olga — Cascine Vica: Rostan
Adoifo — Parma: Rossi Primo — Coileferro: Passera Giampiero.
DONI DI L. 9.000
Luserna S. G.: Benech Sergio —
Moncalieri: Bisi Vaido — Campobasso: Lemme Antonio — Milano: Cervi
Claudio — Pino Torinese: Vidossich
Giorgio — Torre Pellice: Decker Marco — Firenze: Longo Eliseo Genova: Gadani Sonia — Napoli: Decker
Franco — Rapolla: Pianta Locoratolo
Mirella — Como: Keller Erwin.
DONI DI L. 10.000
Svizzera: Reymond Pons Nella —
Como: Zuffanti Elena, in memoria di
Giuseppe Zuffanti — Como: Zuffanti
Elena, in memoria di Giulio Tagliarini
— USA: Jervis Ernest,
DONI DI L, 15.000
Ariccia: Gönnet Levi — Ivrea: Manfrini Daniela.
DONI DI L. 8.000
Pisa: Chiesa Valdese.
DONI DI L. 6.000
Torre Pellice: Giusiano Susi.
DONI DI L. 2.500
Angrogna: Malan Marcella, Roman
Amato.
DONI DI L. 5.000
Svizzera: Avondetto Peter Elisabet
— Torre Faro: Piccione Vittorio.
DONI DI L. 4.000
Pinerolo: Merlo Grado — Introd:
Prisant Giacinta.
DONI DI L. 3JHH)
Prarostino: Parise Paolo — Frossasco: Vico Liliana — Salò: Kirgis Ida.
ALTRI DONI
L. 80.000: Svizzera: Ch. Ev. lingua
it. Basilea.
L. 60.000: Germania: Schonbeck Hildegard.
L. 50.000; Torino: Fam. Dolino —
Susa: Chiesa Valdese.
L. 29.000: Torre Pellice: Ganz Emilio.
Documento sulla sessualità
Nel mese di ottobre TEco-Luce pubblicherà il documento
della «Commissione per lo studio della sessualità nella Bibbia e nel nostro tempo » presentato al Sinodo dalla Tavola e
dal Sinodo^ trasmesso alle chiese per avviarne lo studio.
Gli ordini, per un minimo di 10 copie, dovranno pervenire
in redazione, per iscritto o telefono (011/655.278) entro domenica 7 ottobre. Prezzo L. 300 la copia; da 100 copie in su,
L. 250.
MINORANZE MINACCIATE
L'altra faccia della pace
■ I ^
Un utile terreno (di incontro tra cristiani dell’Est e dell’Ovest, anche
se gli spazi di autenticità e di credibilità appaiono molto ridotti
Chittagong
nel Bangladesh
membri occidentali a « capire la
realtà dei paesi socialisti ».
Ed, inoltre, è stato recepito un
fatto; che le chiese dei paesi che
non fanno parte del blocco sovietico non possono avallare una
posizione totalmente manichea
della politica.
Ammettiamo pure che Reagan
con la sua amministrazione sia
la Bestia che sale dalTabisso, di
sicuro è in buona compagnia!
E perchè dei credenti che nel
proprio paese invocano a gran
voce il disarmo, anche unilaterale, dovrebbero giustificare dei fratelli che altrove tollerano, o addirittura pretendono, un esercito
sempre più potente e agguerrito?
È chiaro che a questo punto
non c’è visione congiunturale o
giustificazione tattica che tenga.
La divisione è profonda, e concerne ia visuale stessa dell’essere
cristiani.
E proprio su questo punto,
che avrebbe portato alla totale
perdita di credibilità della conferenza nel mondo occidentale, si
sono avute da parte di alcuni dirigenti delle prese di posizioni
più sfumate, più possibiliste. Tenuto conto anche ohe nella conferenza di Mosca si tratteiva solo
di raccogliere il materiale per
l’assemblea generale della C.(3.P.
che Tanno prossimo si terrà a
Praga.
Gli spazi, ^ quindi, sono molto
ridotti, ma è da ritenere che la
Conferenza Cristiana per la Pace
dn ogm caso sia ancora un terreno d’incontro con i fratelli dei
paesi del blocco socialista.
Non tanto perché in essa ci sia
il dibattito come lo vorremmo
impostato noi occidentali e sui
temi per noi attuali, ma perché
nella Conferenza si scoprono le
enormi e purtroppo non ignorabili o sottovalutabili differenze
tra la nostra realtà e quella dei
paesi socialisti; e anche del nostro modo di essere credenti e
di vivere nel sociale la nostra
fede.
Vincenzo Rìbet
Le tribù delle montagne di
Chittagong (circa 400.000 persone), sono ancora minacciate di
genocidio a causa delle recenti
misure del Governo del Bangladesh che prevedono l’immigrazione di migliaia di Bengalesi nel territorio tradizionale di
quelle tribù. I tredici gruppi etnici che vivono nelle montagne
del distretto di Chittagong, si
differenziano dalla maggioranza
della popolazione del Bangladesh per Torigine (mongolica),
la religione (buddista), la cultura e le lingue, che sono del
gruppo Chin (detto anche Tchin,
Kouk-Tchin), e delle quali una
sola vanta tradizioni scritte (con
caratteri latini), il Loushai; oppure di ceppo birmano (il Marna o Magh). Si tratta del più
consistente gruppo buddista nel
Bangladesh, a grandissima maggioranza musulmano.
L’etnocidio di queste tribù è
iniziato con la costruzione della
diga di Kaptai, nel 1962. A quell’epoca più di 100.000'' persone
sono state cacciate dal proprio
territorio. Nel 1964, il governo
pakistano ha abolito lo statuto
speciale alla regione di Chittagong, concesso dalla dominazione britannica nel 1900. Malgrado
le proteste della popolazione e
delle organizzazioni intemazionali, il genocidio continua. Il T
marzo 1966, il « Fronte Nazionale Mizo » dichiara Tindipendenza del Mizoram (o Mizoland)
che interessa sia TAssam sia
una parte di quello che diverrà
poi Pakistan orientale, dove si
scatena la repressione indiana;
le popolazioni tribali vengono
deportate nei P.P.V. (Villaggi
Protetti Progressisti) con il solito pretesto di toglierli da una
zona di frontiera e di « farli
progredire » ( I ). I ribelli Mito
estendono la loro azione anche
al sud di Manipur, la cui parte
nord è ^à occupata dai Maga.
Con l’indipendenza del Pakistan orientale, divenuto Bangladesh (26.3.1971), continuano i
massacri della minoranza tribale. Il movimento di resistenza
sulle montagne riprende la lotta, prima sotto il comando di
Mukti Parishad, e poi di Shanti
Bahini, per ottenere il riconoscimento nazionale e la sovranità (o quantq meno, l’autonomia). Agli inizi degli anni '80 il
conflitto si è esteso. Il 15 marzo
1981, l’inglese Observer pubblica la notizia che l’esercito ha
massacrato più di 8.000 persone
della minoranza etnica. Assassini, stupri, deportazioni sono
all’ordine del giorno. Contemporaneamente, è messo in cantiere un nuovo piano di sviluppo che è, in realtà, un programma di colonizzazione intensiva.
E’ prevista l’immigrazione di
100.000 famiglie bengalesi nelle
montagne di Chittagong; ai coloni sono promesse nuove terre
ed altri beneflci: 15.000 metri
quadri di terra coltivabile e
6.000 takas per spese di aratura, semina, ecc. 'Titolo di priorità è l’aver appartenuto alTesercito od ad organizzazioni paramilitari. Naturalmente, il piano viene giustificato come « aiuto per il progresso » delle tribù
delle montagne. Invece, la maggioranza di coloro che ne hanno beneficiato, sono immigrati
bengalesi come si rileva da questo prospetto:
Anno Famiglie Famiglie
bengalesi tribali
1980 beneficiari 1150 78
1981 » 2200 32
1982 » 2500 20
In più, i Bengalesi ricevono
moltissime sovvenzioni non riconosciute invece alla minoranza autoctona. Per esempio: 15.000
takas per costruirsi la casa,
15.000 mq. di terra supplementare ai figli dei Bengalesi, ecc.
Sovente, ai membri delle comunità tribali non si permette di
ritirare i loro 6.000 takas in una
sola volta, ma li si obbliga a
venire a ritirarne ogni giorno
soltanto 20, il che è per loro
praticamente impossibile, data
la distanza degli uffici di paga
mento. L’indennità per Tesproprio della terra è irrisoria, eppure non arriva alle persone che
ne avrebbero diritto. Il taglio
dei boschi (monopolio di stato)
ed i metodi tradizionali di agricoltura sono proibiti dal governo. Occorre infine aggiungere i
continui soprusi ad opera dei
Bengalesi nuovi arrivati, i quali
distruggono le abitazioni degli
aborigeni, obbligandoli ad andarsene per sfuggire alle violenze.
L’Associazione per l’Aiuto ai
Popoli Minacciati (P.O. Box
2024, D-3400 Gottingen-RFT ) invita a scrivere lettere di protesta al generale H. M. Erhad,
Presidente della Repubblica del
Bangladesh, Banga Bhavan, Dacca, Bangladesh.
T. B.
DESIDERIO DI VITA
Primavera in Sicilia
Primavera siciliana
è:
festa di fiori,
profumo di zagara,
voci festanti di bimbi,
voli di rondini,
nidi a profusione
e sole, sole
e mare limpido
brulicante di vita.
Il fiore di morte
fiorito sulla rampa di Comiso,
è ora muto e solo
e domina
le argentee distese di olivi
e aranci
e limoni profumati.
Quale primavera
animerà quel fiore?
Primavera di Comiso:
deserto
grigiore, morte
e silenzio, un grande silenzio.
Oh! fate che non sia mai questa,
la primavera!
Monica - anni 11
Patti (Me)
(Componimento presentato al concorso « Primavera in Sicilia :
bandito nelle scuole siciliane).
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