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Anno 114 - N. 19
13 maggio 1977 - L. 200
Spedizione In abbonamento postale
\ Gruppo /70
VALDESS
10066 TOaiiB PEILICS
delle valli valdesi
LA CHIESA ANGLICANA VERSO L'UNIONE CON ROMA?
DI FRONTE AL GESÙ’ DELL’EVANGELO
Due cuori e una cupola I
Accanto ad una formula sibillina (« unita ma non assorbita ») una
condizione molto chiara; accettazione del primato papale
« Due grandi cuori, papa Giovanni e l’arcivescovo Fisher,
hanno colmato la separazione
secolare tra le nostre due chiese » ha detto a Paolo VI l’arcivescovo di Canterbury e presidente della Comunione Anglicana Donald Coggan nel discorso
tenuto in occasione della visita
ufficiale fatta al pontefice romano il 28 aprile scorso. L’incontro ha avuto due momenti: un
colloquio riservato avvenuto
nella biblioteca privata del pontefice, di cui non si conoscono i
contenuti; un incontro allargato
nel corso del quale il primate anglicano ha pronunziato la frase
citata aH'inizio. Il pontefice aveva rivolto, in lingua inglese, il
saluto iniziale, dicendo fra laltro
che « il corso di questo moviniento [dei rapporti tra chiesa
cattolica e comunione anglicana]
si è meravigliosamente accelerato in questi ultimi anni, per
cui queste parole di speranza
“La Chiesa anglicana unita, non
assorbita” non sono più un
semplice sogno ».
Se non sono più un sogno, sono una realtà, è quasi una realtà: cattolicesimo romano e anglicanesinro sembrano ormai decisamente avviati verso la loro
riunificazione, in un futuro ancora non precisato ma che potrebbe non essere molto lontano.
Su che base e in quali termini avverrà la riunificazione? La
formula adoperata dal papa (e
prima di lui da vari ecumenisti
sia anglicani che cattolici), secondo cui la chiesa anglicana
verrebbe « unita ma non assorbita » è un po’ sibillina e può '
avere implicazioni e applicazioni assai diverse. Due cose, comunque, sembrano chiare. La
prima è che la chiesa anglicana
non sarà « assorbita », non si
annullerà nel cattolicesimo romano, ;ion scomparirà dal panorama ecumenico, conserverà (entro limiti ancora da precisare)
la sua attuale fisionomia istituzionale, liturgica e dottrinale. In
altri termini, la chiesa anglicana non diventerà semplicemente la chiesa cattolico-romana di
Inghilterra (e degli altri paesi
in cui si è impiantata). La seconda evidenza è che la chiesa
anglicana si unirà a Roma e
tutti sanno che si può essere
uniti a Roma solo riconoscendo
il primato del pontefice romano. Unità con Roma non può essere che unità col papa e nel
papa.
Che gli anglicani, o almeno i
vertici anglicani, siano disposti
ad accettare il primato papale
risulta da un importante documento sulla « Autorità nella
Chiesa » elaborato dalla Commissione mista anglicano-cattolica e reso pubblico nel gennaio
Lire 200
L’aumento del prezzo
del giornale è dovuto al
fatto che Tabbonamento
postale del I gruppo per
un settimanale come il nostro presuppone per legge
che il prezzo sia uguale a
quello dei quotidiani.
1 lettori che acquistano
il giornale, alla fine dell’anno avranno così pagato l’equivalente di un abbona^
mento sostenitore. Là ringraziamo fin d’ora ! Per
chi invece vuole spendere
meno, ecco un motivo di
più per abbonarsi.
di quest’anno (anche se reca la
data « Venezia 1976 »). Al paragrafo 23 leggiamo: « L’unica sede che rivendica un primato universale e che ha esercitato e ancora esercita questa episcopi è
la sede di Roma, la città in cui
morirono Pietro e Paolo. Sembra appropriato che in ogni
unione futura un primato universale come quello che è stato
descritto sia mantenuto da quella sede ». Unità, quindi, accettando il primato papale.
Ma è proprio questo tipo di
unità che, a nostro avviso, doveva essere evitato, perché privo di fondamento biblico ed
evangelico. L’unità cristiana, così come fu realizzata dalle chiese apostoliche e come è comandata dalla testimonianza biblica è un’unità conciliare, non
episcopale e tanto meno papale.
Perciò noi consideriamo questa
probabile, futura unità tra anglicani e cattolici non una vittoria dell’ecumenismo ma una
vittoria dell’istituzione papale.
L’avvenuto riconoscimento, da
parte dei componenti anglicani
della commissione mista, del
primato di Roma e del papa non
può che costituire un handicap
e un motivo di ritardo sulla via
— che a noi pare l’unica veramente ecumenica — di una futura unità cristiana di tipo conciliare.
La chiesa anglicana, come è
noto, è sempre stata episcopale
ma non è mai stata papale. Ora
sembra disposta a diventarlo,
almeno per quanto concerne la
accettazione del primato. Sulla
infallibilità e sulla giurisdizione
immediata e universale del pontefice permangono invece, fra
gli anglicani, forti riserve. Altri
punti di dissenso ancora irrisolti sono i matrimoni misti, le
seconde nozze dei divorziati e
l’ordinazione delle donne. Si trat
ta però di questioni controverse anche all’interno del cattolicesimo stesso, che quindi non
dovrebbero costituire ostacoli
insormontabili. Il vero ostacolo
era il primato papale, ma questo sembra, da parte anglicana,
nettamente superato.
Se almeno si trattasse di un
papato diverso da quello che gli
anglicani avevano fino ad oggi
rifiutato! Ma neppur questo si
può dire: il Concilio e il dopoConcilio non hanno modificato
sostanzialmente il papato né sul
piano dottrinale né su quello
istituzionale. Con l’idea della
collegialità e la creazione del Sinodo dei vescovi il primato pa
Paolo Ricca
(continua a pag. 2)
Due "immagini” di Gesù sono
comparse sui nostri schermi televisi nel corso delle ultime settimane: il Gesù di Nazareth di Zeffirelli, il « mistero buffo » di Dario Fo. Rallegrarsene o dolersene? Rallegrarsi perché, come non
mai, Gesù viene inserito nel discorso della gente? Dolercene
perché spesso sarebbe meglio
non parlare di certi problerni
piuttosto che parlarne male? Comunque riflettere sul fenomeno è
necessario.
Quali sono queste immagini?
Il Gesù di Zeffirelli è il Gesù della chiesa, così come è stato immaginato, sentito, plasmato dalla
pietà e dalla dottrina ecclesiastica. E’ il Gesù che ci si è immaginato da sempre. Anche se gli
elementi nuovi, le varianti, le
correzioni non erano poche (dall’assenza di angeli alla revisione
del processo, da Giuda alla croce) era comunque il Gesù che ci
San Pietro,
simbolo della
millenaria
protesta papale
CONVEGNO EGEI SUI RAPPORTI INTERNAZIONALI
Finestra aperta suH'ecumene
Dal 23 al 25 aprile, si è svolto, nel centro giovanile di Ecumene il convegno organizzato
dalla EGEI sul tema « Predicazione dell’evangelo e solidarietà
internazionalista » : obiettivo del
convegno era quello di fornire
ai fratelli più giovani una informazione precisa sui legami che,
come Federazione giovanile, ci
impegnano rispetto al movimento ecumenico internazionale e di
avviare una discussione sulle
nostre linee di lavoro future.
L’informazione ha riguardato
in particolare le due organizzazioni internazionali alle quali la
FGEI è direttamente affiliata: il
Consiglio Ecumenico Giovanile
Europeo (CEGE) e la Federazione Mondiale Cristiana Studenti (FMCS).
Attraverso le attività regolari
del CEGE, quali la conferenza
annuale dei responsabili giovanili, il Servizio Ecumenico Giovanile (che organizza i campi
di lavoro in Europa), le conferenze regionali (tra cui in Particolare quella dei paesi Ianni,
che quest’anno si svolgerà od
Agape), le conferenze generali
europee, la EGEI ha potuto, negli anni passati, stabilire una
serie di contatti con i giovani
evangelici di altri paesi europei.
Si è trattato di una importante
occasione di confronto e di
scambi di esperienze, da non
perdere e da potenziare: ci è in
questo modo consentito di fuoriuscire dal « recinto » italiano e
capire cosa succede nel movimento ecumenico giovanile all’estero e nello stesso tempo ci
è data l’occasione, ma anche la
responsabilità, di portare ai fratelli provenienti da situazioni
diverse, il contributo della nostra riflessione, in particolare
sulla lettura biblica e sul rapporto tra la testimonianza della
fede e l’impegno nella lotta per
il socialismo. Nell’ambito di questi contatti, particolarmente significativi sono risultati i rapporti ormai abbastanza consolidati che esistono con i fratelli della Repubblica Democratica
Tedesca, che partecipano ormai
regolarmente ai campi teologici di Agape e che di recente una
delegazione Egei ha visitato nel
loro paese.
La stessa possibilità di contatto e la stessa responsabilità
di predicazione sono le caratteristiche principali del nostro
impegno nella FMCS. Il lavoro
che in questa sede è possibile
svolgere passa essenzialmente
attraverso la collaborazione ad
alcuni ’progetti’ - tra i quali quelli in cui la FGEI si è maggiormente impegnata sono: il progetto teologico, il progetto donne e il progetto sui rifugiati politici in Europa che viene por
tato avanti in collaborazione con
il CEGE.
Di questi , due settori di lavoro, che il IV congresso aveva
definito come prioritari del nostro impegno all’estero, si è parlato essenzialmente nei termini
di una informazione dettagliata
sui compiti che ci stanno davanti, sulle prossime scadenze,
sulle strutture interne delle due
organizzazioni. Non è tuttavia
mancata una vera e propria discussione su tutto questo, perché risulta evidente innanzitutto una differenziazione abbastanza netta per molti aspetti
tra il CEGE e la Federazione
MCS. Inoltre, in queste sedi noi
siamo posti di fronte a una realtà contraddittoria, a impostazioni, di metodo e di contenuto,
che ci lasciano molto perplessi,
o che addirittura non condividiamo, a molte scelte che francamente non capiamo — dalla
liturgia di molti culti allo stile
di vita e di lavoro, da certi metodi di lettura biblica al modo
stesso di rapportarsi al problema della testimonianza di fede
nei conflitti che caratterizzano
le nostre società.
In questa realtà contradditoria la FGEI accetta consapevolmente di situarsi e di lavorare,
Francesca Spano
(continua a pag. 8}
si aspettava vedere, il Gesù della
religione e del dogma.
Il Gesù di Fo è l’uomo fuori
dei quadri religiosi; è il Cristo
vissuto e sentito, creato e sognato anche da coloro che non hanno partecipato, nella storia, alla
elaborazione della dottrina cristiana. Il Gesù in cui hanno
proiettato se stessi e la loro protesta.
Si sono apprezzate e criticate
queste immagini di Gesù da punti di vista diversi, si è criticato
Fo nel nome del dogma e Zeffir.elli nel nome dell’uomo, si è apprezzato il primo nel nome della libertà e della maturità storica, si è apprezzato il secondo nel
nome della nostalgia dei valori
religiosi che suscita. Ciò che do
vremmo fare come evangelici è
valutare l'uno e l’altro nel nome
dell’evangelo.
Nel Nuovo Testamento Gesù è
l’immagine di Dio, non della pietà religiosa o dell'uomo in cerca
di sé. Il visionario estatico di
Zeffirelli che passa nel mondo
miracolando ed il lesus gioioso
di Dario Fo, che si esprime nell’allegrezza di Cuna, è l’immagine di Dio? Forse sì, ma di che
Dio?
Che Gesù sia immagine di Dio
significa due cose: Anzitutto che
la sua esistenza è una rivelazione, un messaggio. Vedendolo ed
incontrandolo si vede e si incontra una realtà che va scoperta,
un qualcosa che prima non sai
Nei Gesù di entrambi gli spettacoli non c’è nulla da scoprile.
Ognuno vi ritrova quello che già
sa e già pensa. Sono davanti a
noi come quadro di vita atto a
stimolare, .scandalizzare, provocare, confermare, ma non per
aprire la mente all’interrogativo
ultimo. Parlano soltanto di noi,
della nostra fede e non fede, deb
la religione e della chiesa, dei
cattivi e dei buoni sentimenti del
nostro cuore. Aderiscono ad uno
schema, non aprono una nuova
ricerca, non interpellano nessuno sul suo essere ed il suo destino, la sua vita e la sua morte.
Questo non significa che siano
insensati, assurdi, da cestinare.
Qgnuno ha un suo senso, una
sua coerenza, un suo messaggio,
certo, e fanno riflettere ma non
di una riflessione che conduce alla fede. Ma neppure pretendono
esserlo — dirà qualcuno — sono
spettacolo e non predica, sono
fatti sulla scena e non sui pulpiti; sono quello che vogliono essere. Benissimo, ma è pure importante e giusto dire che quell’immagine di Gesù Cristo non è
quella che come credenti ci portiamo dentro, non è quella che
corrisponde all’intenzione di coloro che ne hanno parlato. Questo è il fatto. Qgnuno è libero di
farsi il suo Gesù come vuole ma
non si può impedire a quelli che
per primi ne hanno parlato di
dire la loro e dire che così
non va.
E non va anche per il secondo
motivo: Gesù è immagine di Dio,
significa nella Scrittura che egli
ci trasforma. La sua immagine
non è qualcosa che si guarda e
neppure ti guarda soltanto
ma ti cambia. In Gesù è Dio presente perché chi incontra Gesù
Cristo compie una verifica della
sua esistenza e la imposta in
modo nuovo, nessuno ha realmente incontrato Gesù restando
come prima. Dopo aver visto il
lavoro di Zeffirelli e la recita di
Dario Fo sei al punto dov’eri.
Non solo non hai riesaminato
te stesso ma non hai rivisto nessuna delle tue scelte. Non sei
cambiato. La vera immagine di
Gesù è invece quella che ti rin
Giorgio Tourn
(continua a pag. 8)
2
13 maggio 1977
a colloquio con i lettori
DIBATTITO SU « I VALDESI » DI G. TOURN
Tempo sprecato
Egr. Direttore,
desidero esprimerle alcune mie con*
siderazioni §u alcuni temi dibattuti sulTEco-Luce.
Qualche parola sulla trasmissione
Protestantesimo la quede è di scandalo
per quei pochi evangelici rimanti fedeli alla parola dì Cristo; poiché questo
programma ha come base la politica,
l’ecumenismo, la vita sociale e altre
cose di questo genere, ignorando la
predicazione dell’E vangelo sprecando
trenta minuti per cose di cui ne sentiamo fin troppo; sarebbe ora di rimboccarsi le maniche e che il comitato di
Protestantesimo (la EGEI di Roma)
si preoccupasse dell’annunzio dell’Evangelo attraverso i mezzi di comunicazione di massa... se non vuole che i
telespettatori della rete 2 passino sulla
rete 1, per vedere « La Domenica Sportiva », che alle volte, diciamolo francamente, vale molto di più della trasmissione (per così dire) evangelica.
In secondo luogo, osservo che il Nuovo Testamento Interconfessionale va
dilagando e inquinando le nostre comunità; proprio in questi giorni sto
leggendo, non come edificazione ma
piuttosto come curiosità e confronto,
la nuova traduzione : quanta amarezza
trovo nel vedere i versetti tutti modificati, non solo, ma anche storpiati,
profanati e potrei aggiungere a non
finire, poiché fin da fanciullo ho imparato a memoria i fedeli versetti della
Riveduta.
Concludo col dibattito sul Tu Es
Petrus che seguo con grande piacere e
mi àssocio a quei fratelli i quali deplorano questa traduzione e in modo
particolare condivìdo il pensiero del
Sig. Salvatore Garzia pubblicato sulla
Luce n. 15 aprile.
La esorto a prendere in considerazione ciò che è stato detto e a mantenere sempre cristiano il linguaggio, la
stampa e il carattere dell’Eco-Luce, di
cui le sono grato per la puntualità
d’invio.
In Cristo
Ivo Blandino
S. Antonino di Susa
Testimonianza
Caro Direttore.
ho visto appena ora la puntata di
« Protestantesimo » dedicata alla discussione, troppo breve ma densissima,
del « Gesù » di Franco Zeffirelli.
Due cuori
e una cupola
(segue da pag. I)
pale è diventato meno solitario
di prima, i vescovi hanno più
voce in capitolo, ma le prerogative di sovranità del pontefice
sono rimaste intatte. La Roma
cui gli anglicani aderiscono e il
primato papale che riconoscono
sono ancora quelli che una tra-.
dizione storicamente discutibilissima e un dogma cristianamente inaccettabile hanno creato. Né si vede come gli anglicani possano contribuire a modificare sostanzialmente in futuro
una Roma e un primato che essi hanno accettato senza che sostanzialmente cambiassero rispetto al passato. L'arcivescovo
anglicano Laud aveva detto, un
giorno, che la chiesa anglicana
doveva restare protestante « finché Roma non sia diversa da
quella che è ». Purtroppo non è
stato ascoltato.
E vero che gli anglicani non
hanno mai pensato che la loro
chiesa potesse in qualche modo
essere una creazione della Riforma e si sono sempre considerati come l’antica chiesa cattolica in Inghilterra o come una
sorta di cattolicesimo inglese
immune dagli « errori romani ».
Ora invece l’anglicanesimo si
tinge di venature appunto romane. Ed è triste dover constatare che la prima probabile riunificazione tra due grandi confessioni cristiane — quella cattolica e quella anglicana — abbia il suo perno istituzionale a
Roma e nel papa.
Resta una domanda, che è anche una speranza: come reagirà
la base delle chiese, in particolare la base anglicana, a un accordo come quello che si sta profilando all’orizzonte? Le chiese
locali accetteranno quello che i
vertici ecclesiastici hanno pattuito? Potrebbe darsi di no, e
in tal caso tutto verrebbe rimesso in discussione. Speriamolo.
Questa sarebbe in verità una vittoria dell’ecumenismo.
Vi ringrazio tutti, fratelli, per quello che avete detto e per la testimonianza che avete dato in questo tempo di pericolosa confusione. Da questa
trasmissione, per ■ chi ascoltava nella
fede, emerge una lezione, soprattutto:
il Signore tiene anche in Italia questo
piccolo gregge di testimoni, perché il
suo giudizio sulle grandi chiese storiche sia ascoltato anche qui e anche
qui per quelli che Lui chiama sia possibile trovare una Parola non incatenata dal potere del Tempio.
Ascoltandovi stasera ho capito come
non mai il senso della vocazione che
mi è stata rivolta quando tredici anni
fa sono stato ammesso nella chiesa valdese.
Anche per questo, grazie ancor».
Giacomo Quartino,
Ge-Sampierdarena
Come si vede, ’’Protestantesimo” suscita negli spettatori impresssioni e pa
reri diametralmente opposti, anche se
riferiti a trasmissioni diverse.
Quanto al dibattito sul N.T.I, vi ritorneremo presto. Con la speranza che
il metro di giudizio vada al di là dei
nostri ricordi d’infanzia.
Franco Giampiccoli
Dove riconosco la mia identità
Alcuni anni or sono Paolo
Ricca scrisse un interessante
opuscolo su « L’identità protestante». Leggendo ora il libro
di Giorgio Tourn, uno si pone
spontaneamente il problema dell’identità valdese. Roberto Nisbet lo ha posto in maniera lucida nel suo articolo pubblicato
su queste colonne, dando la sua
risposta. « Con particolare impazienza ci siamo affrettati verso le pagine del Risveglio del
secolo scorso », dice il pastore
Nisbet. Il suo pensiero è chiaro. Ha cercato quello che Tourn
dice del Risveglio perché in quel
periodo egli trova un adeguato
punto di riferimento. L’identità
valdese potrebbe essere apprezzabile e sarebbe certamente condivisa se fosse un perenne Risveglio. Penso di non fare violenza al pensiero dell’Autore.
Probabilmente molti più giovani di lui sono meno lontani
dalla sua posizione di quanto
egli supponga, anche se ci si trova su posizioni teologiche diver
se. Ma intanto mi pare da sottolineare il fatto che questa posizione rappresenta sotto certi
aspetti una novità. Basta vedere, tanto per fare un esempio,
in che cosa è stata cercata l’identità valdese nei decenni passati in quello strumento importante di divulgazione popolare
che sono gli opuscoli del XVII
febbraio. Direi che nel periodo
fascista e fino ai primi anni del
dopoguerra, le pagine che si sono lette « con particolare impazienza» sono quelle che riguardano le vicende militari della
nostra storia. C’è una netta predominanza di titoli che riguardano queste vicende e una netta preferenza per il periodo in
cui questo tipo di fatti storici
ha avuto maggiore influenza sulla storia valdese.
In seguito le monografie del
XVII manifestano una preferenza maggiore per la vita dtflle comunità locali e delle opere.
Torre Pellice, Villasecca, Torino, la Valle di Susa, le chiese
DALLA CHIESE
Centenario di Ponte S. Angelo
Il 20 marzo scorso, alla presenza di Membri di tutte le Denominazioni evangeliche presenti a Roma, ha avuto luogo nella storica Chiesa di Ponte S. Angelo un solenne culto di ringraziamento in occasione del Centenario della apertura di quel
Tempio. Esso è infatti il più antico Tempio evangelico tuttora
esistente a Roma.
Il culto, presieduto dal pastore Roger Ducker, si è svolto con
una liturgia accessibile ai fratelli di nazionalità italiana e inglese (come le preghiere e il
canto di antichi inni cantati durante il periodo dell’evangelismo
risorgimentale e altri tratti dal
« Methodist Hymnal »).
È stata data lettura, innanzi
tutto, della preghiera di dedicazione del tempio di Salomone,
(I Re 8, 22-30) che venne letta
cento anni fa proprio il giorno
dell’inaugurazione di quel locale
di culto.
Poi il pastore Mario Sbaffi,
con felice sintesi, ha rievocato
le difficoltà dei primi evangelizzatori a reperire locali idonei
all’evangelizzazione nella città
da poco divenuta capitale; ha
ricordato quel giorno (18 marzo 1877), quando Alessandro Ga
vazzi e Ludovico Conti lo inaugurarono, e l’entusiasmo che alimentò la loro attività.
Le vicende della Chiesa Libera Italiana, che si fuse con i due
rami del Metodismo (Weslejano ed Episcopale) rallentarono
per un periodo l’attività; poi essa riprese con maggiore lena e
nel Quartiere Ponte, allora malfamato e frequentato dalla malavita romana, gli evangelizzatori di quel tempo (ad esempio,
Riccardo Borsari dopo la prima
guerra mondiale) non temettero di prendere contatto con persone di ogni livello morale pure di portare loro l’annunzio dell’Evangelo.
In quella Chiesa furonp consacrati al Ministerio il pastore
Aldo Sbaffi (attualmente Moderatore della Chiesa Valdese) e
lo stesso Mario Sbaffi.
Poi le Chiese Metodiste confluirono nella Chiesa Metodista
d’Italia ed il locale — benché di
dimensioni più piccole rispetto
al precedente — passò alla responsabilità del Metodismo di
lingua inglese.
Il pastore Sbaffi ha ricordato
anche l’importanza di quel Tempio sorto sulla Piazza di Ponte
S. Angelo dove molti martiri
V CIRCUITO
Convegno monitori
23 - 25 aprile 1977: Convegno
di monitori a Vallecrosia nell’ospitale Casa Valdese per la
gioventù dal festoso giardino fiorito. Pochi i partecipanti rispetto agli anni scorsi: una quindicina, ma in compenso una dozzina di ragazzi hanno rallegrato
l’ambiente e sono stati più volte partecipi delle discussioni come parte in causa soprattutto
quando si è parlato dell’esenzione dalle lezioni di religione a
scuola, argomento che è stato
da loro sdrammatizzato al massimo.
I filmini e le diapositive portati dal sig. Leloup dalla Francia hanno dato adito a riflessioni sulla preghiera ispirata alle
fotografie rappresentanti differenti momenti della giornata e
della vita. .
L’argomento presentato dal
TORINO
Organizzata dal Centro evangelico di cultura, venerdì 20 maggio alle ore 21, alla Galleria d’Arte Moderna di Torino — Corso
G. Ferraris 30 — avrà luogo la
presentazione della riedizione in
reprint, curata dalla Claudiana,
de « Il Pioniere », giornale partigiano della 5” Divisione G. L.
operante in vai Pellice.
Parteciperanno il prof. Enzo
Enriquez Agnoletti, direttore de
« Il Ponte », ed alcuni dei protagonisti. Seguirà un libero dibattito.
pastore Tomasetto era quello
del nuovo programma per le
Scuole Domenicali : la risurrezione ed Elia, mentre Franco
Girardet ha illustrato il materiale corredandolo di osservazioni didattiche.
II culto della domenica è stato tenuto dalla sorella Florens
Vinti e per la parte liturgica dai
ragazzi e dai partecipanti al convegno.
Resta vivo il tema di fondo
sulla risurrezione, portato dal
pastore Tomasetto : « Tutto l’Evangelo si basa sulla confessione di fede: Gesù è risorto, Gesù è vivente fra noi, senza la
quale i fatti avvenuti 2.000 anni
fa a Gerusalemme hanno solo
sapore di cronaca. La risurrezione di Gesù che spezza la storia in due, è il fondamento della nostra fede, nella Scuola Domenicale dobbiamo dare ai ragazzi gli strumenti per leggere
l’Evangelo, creando un terreno
coltivato ove Dio mandi la sua
grazia ».
Fhirtroppo è mancato il tempo per discutere a fondo queste
riflessioni del relatore onde mettere in evidenza la responsabilità
e la testimonianza dei monitori.
Ci auguriamo che tutti i responsabili delle Scuole Domenicali si sentano maggiormente
interessati a questi convegni in
cui si discutono argomenti così,
importanti per i ragazzi a loro
affidati.
dell’Evangelo vennero sacrificati
daH’intolleranza religiosa del
tempo, felicemente superata, e
nei pressi della fosca Tor di Nona, dove languì Gian Luigi Pascale.
Non ha mancato di rievocare
le figure di predicatori quali:
Emanuele Sbaffi, Paride Fava,
Giacomo Lardi e dei loro collaboratori (dofme bibliche; persone che si occuparono degli isolati, della Scuola domenicale,
della preparazione delle recite
per l’Albero di Natale, e di coloro che curarono l’educazione
al canto sacro (come Angela
Conti, Maria Infantino e Vincenzo Magaldi).
La colletta fatta è andata a
beneficio della Società Biblica e
il pastore Renzo Bertalot ha innalzato una preghiera perché
l’Evangelo continui ad essere
diffuso e a portare luce e vita
agli uomini.
In quella circostanza, è stato
distribuito un opuscolo — redatto a ciclostile — contenente alcuni dati di cronaca (come i
giornali di cento anni fa commentarono l’apertura del tempio) raccolti dal fratello Giovanni Conti.
Il culto, che si è chiuso con la
preghiera insegnata da Gesù,
detta nelle rispettive lingue, ha
lasciato in tutti una profonda
impressione e la preghiera elevata nei cuori è stata che il Signore, che guida il suo popolo
nel corso del tempo, ascolti ancora la preghiera di Salomone:
« Siano gli occhi tuoi notte e
giorno aperti su questa casa, sul
luogo di cui dicesti : « Quivi sarà il mio Nome ».
del Rio de la Piata, Milano, Pisa, Rio Marina, Pramollo, ma
anche la Scuola Latina, l’Ospedale di Torre, il Gould, sono un
po’ quello che costituisce lo
specchio in cui i nostri storici
cercano riflessa la nostra immagine più autentica.
È appena il caso di notare che
il Risveglio desta poco interesse in queste pubblicazioni, che
insieme alla « Storia dei Valdesi » di Ernesto Comba, nelle sue
due edizioni, sono l’unico strumento di divulgazione popolare
della nostra storia. Per questo
è in buona compagnia. Manca,
ad esempio, un opuscolo sulle
confessioni di fede valdesi, che
pure nel Comba hanno im rilievo notevole.
Per conto mio, devo confessare, che pur apprezzando il movimento del Risveglio, ci sono
almeno due altri momenti della
storia valdese che mi sembra
di dover avvicinare con maggiore impazienza. Il primo è il
periodo medioevale: quello della protesta di Valdo — che trova giustamente posto negli opuscoli del XVII febbraio —, quello della povertà, dell’anti-costantinianesimo, del movimento internazionale, del collegamento
tra predicazione e rifiuto dell’ordine costituito. Il secondo è
quello dell’adesione alla Riforma protestante del XVI secolo:
quello dei chiarimenti dottrinali, della strutturazione del movimento in chiesa, dell’identificazione, sul piano della confessione di fede, di quelli che sono
gli aspetti necessari all’essenza
della chiesa in cui ci deve essere unità. Sia detto tra parentesi, Mario Rollier rende un cattivo servizio alla storia e alla
lettura di G. Miegge, quando oppone l’ortodossia del teologo alle posizioni aperte verso il marxismo « formulate a mezza voce
da pastori protestanti». L’anticomunismo di qualcuno non è
stato di G. Miegge e comunque
la sua posizione su questo problema non fu mai da lui considerata una di quelle cose necessarie in cui ci deve essere unità.
In necessariis unitas. Le cose
necessarie sul piano della dottrina sono state chiarite dalla
Riforma : solus Christus, sola
grafia, sola fide, sola scriptura.
Le cose necessarie sul piano della pratica non sono mai state
definite da nessuno. Può essere
compito entusiasmante delle generazioni future lo scoprirlo e
il definirlo. L’identità valdese è
ancora in parte da scoprire, anche se la storia è estremamente
ricca di azione. Resta il fatto
che nei due momenti del Medio
Evo e della Riforma, c’è stato il
tentativo di riformare la chiesa.
Essendo riuscito solo a metà
questo tentativo, il Risveglio ha
creduto bene di puntare alla
conversione dell’individuo. Ciò
non toglie che il problema più
antico continua ad attendere,
anche lui, una risposta.
c. tron
XV CIRCUITO
Traduzione NT al vaglio
Le Comunità della Calabria e
di Messina si sono date appuntamento per un Convegno a Dipignano il 25 aprile scorso. La
partecipazione è stata numerosa, caratterizzata anche dalla
presenza di un gruppo di Battisti di Reggio Calabria. Il Convegno ha avuto inizio con un
culto presieduto dal pastore
V. Sciclone che ha predicato su
Luca 24: 13-35, mettendo in rilievo come la delusione e lo scoraggiamento di molti credenti
nella nostra regione devono essere superati alla luce dell’annunzio del Cristo risorto, unica
speranza per una ripresa della
testimonianza e della evangelizzazione in Calabria.
Nel pomeriggio si è svolta una
Assemblea all’aperto con una vivace discussione sul Nuovo Testamento Interconfessionale. Si
sono valutati pregi e difetti di
questa traduzione mettendo in
rilievo le differenze, particolarmente raggiunta al testo di Matteo 16: 18 « su di te » assente nel
testo originale; sottolineando il
fatto che si poteva tradurre co
me era nella Riveduta del Lazzi e di tante Bibbie Cattoliche.
Di ciò, qualcuno ha suggerito,
si potrebbe tener conto per la
II Edizione.
La discussione non ha avuto
una conclusione e si è deciso di
continuarla in un prossimo incontro per dare la possibilità a
molti di approfondire la lettura
di questa edizione del Nuovo Testamento.
Calda è stata l’accoglienza
della Comunità di Dipignano.
S’è fraternizzato insieme e anche i bambini hanno avuto il loro spazio con giuochi. Una preghiera e un canto hanno concluso rincontro, ci si è lasciati con
l’esortazione ad intensificare
queste iniziative, che in un momento di grande disgregazione
presente nel nostro paese, frutto d’un esasperato individualismo, possono rappresentare un
momento di aggregazione, di
confronto tra le nostre Comunità e tra tutti coloro che si pongono il problema della testimonianza cristiana nella nostra società.
3
13 maggio 1977
iJ] - DIBATTITO SU FEDE E POLITICA E RAPPRESENTATIVITÀ’ DEGLI ORGANI COLLEGIALI
L5 <itto 25/S1/76 è stato il risultato conclusivo
di una complessa discussione sinodale sul
tema « fede e politica ». Come è noto, rifondendo in parte e mutando formulazioni di
un ordine del giorno precedente, questo atto ha
« scontentato » una parte. Ma ne ha davvero « accontentato » un’altra?
Il dibattito che è seguito immediatamente std
tema particolare della « rappresentatività » (Ugo
Zeni, Eco-Luce n. 37, Alberto Taccia, n. 39) ha già
evidenziato interpretazioni divergenti. Ma anche in
generale l atto sinodale sembra necessitare di un
lavoro di approfondimento che faccia emergere le
conseguenze pratiche al di là delle formulazioni
verbali.
Infatti, cosa vuol dire concretamente « libertà
per la Chiesa di lavorare a pro degli uomini per la
Loro salvezza e per la soluzione dei problemi della
loro società »?
Cosa vuol dire concretamente « tener conto »
delle realtà espresse dall'atto 25? Quali concrete
interpretazioni alternative possono essere date di
questo atto, soprattutto per ciò che concerne la
rappresentatività degli organi collegiali della
Chiesa?
Cosa vuol dire in pratica che « ognuno deve sentire la Chiesa come la sua propria casa » e quali
sono le condizioni indispensabili perché ciò avvenga?
Considerando importante un approfondimento
su questi temi, abbiamo chiesto a 5 chiese di occuparsi specificamente di questo aspetto nel quadro generale del dibattito sul tema fede e politica.
L’intervento di queste chiese — diverse per
collocazione geografica, composizione sociale e
orientamento complessivo — potrà fornire una documentazione di base in vista dei prossimi appuntamenti distrettuali e sinodali.
Il Sinodo prende atto della petizione che lamenta uno stato di sofferenza
e di incomprensione a causa deil'impegno socio-politico che si verifica nel
l'ambito della chiesa e dopo approfondita e aperta discussione;
afferma che la Parola di Dio non toglie la Chiesa dal mondo, ma le offre la libertà di lavorare a pro degli uomini per la loro salvezza e per la
soluzione dei problemi della loro società;
sottolinea che ognuno deve sentire la Chiesa come la sua propria casa,
nella quale il prossimo è riconosciuto come fratello anche nel confronto delle
convinzioni politiche ;
chiede agli organi collegiali preposti alle varie attività di tener conto
di tali realtà ;
ed esorta i credenti a fare argomento di meditazione e preghiera la necessità che la Chiesa continuamente rinnovi la vocazione missionaria, che fu
dei padri, nella unità della medesima fede per la potenza dello Spirito Santo.
Dà mandato alia Tavola e ai deputati valdesi alla prossima assemblea di
Bari di farsi portavoce di queste esigenze in seno alla FCEI.
(Art. 25/SI/76)
NAPOLI VOMERO
Premessa
La volontà di fedeltà evangelica, in tema di fede e politica,
che ha portato il Sinodo valdese 1976 ad esprimersi in due dichiarazioni analoghe e complementari (articoli 25 e 26), ha stimolato la riflessione anche nella nostra comunità valdese-metodista di Napoli Vomero.
C è stato chiesto di rendere
pubblica la nostra ricerca__per
ché solo di ricerca si tratta —
allo scopo di aprire sul nostro
Settimanale un dibattito di chiese.
Il Consiglio congiunto della
nostra comunità ha scelto la via
della discussione assembleare
per coinvolgere tutti i fratelli di
chiesa. Abbiamo avuto tre riunioni, con un buon numero di
partecipanti ciascuna e con un
discreto ventaglio di posizioni.
Il metodo di studio che abbiamo
seguito e le conclusioni alle quali siamo giunti sono questi che
indichiamo.
Da vent'anni nella stessa direzione
In tre assemblee, e sulla base di un’ampia documentazione, la chiesa valdese metodista di
Napoli Vomero ha condotto il dibattito che un gruppo di studio ha sintetizzato in un documento
Mefodo
A tutti i presenti è stato distribuito il testo ciclostilato dei
documenti più recenti: gli articoli 25 e 26 del Sinodo scorso,
il testo della petizione allo stesso
Sinodo, l’atto di costituzione
del Movimento di Testimonianza Evangelica Valdese, la lettera
di U. Zeni nella parte riguardante la rappresentatività (EcoLuce 37, 24/9/76) e l’articolo di
A. Taccia, La Bibbia si legge in
modi diversi (ivi, 39, 8/10/76).
Con lo stesso metodo sono
stati poi presi in esame i principali documenti del Sinodo valdese — negli ultimi vent’anni —
riconducibili al tema, nonché
quelli relativi alla vita assem
bleare della Chiesa. Abbiamo
aggiunto il documento del 2°
Congresso delle Chiese evangeliche (1965), dal titolo La nostra vocazione di fronte alla situazione sociale (Atti e documenti, pag. 140s).
Per ogni testo, dopo la lettura integrale, è stata data una
breve spiegazione con sintesi.
Gli interventi, nùmerosi e vivaci, da parte dei presenti hanno
avuto il carattere di sottolineatura, di chiarimento e anche di
annotazione critica.
Il testo che segue raccoglie,
a cura di un gruppo di studio,
la sintesi proposta e gli interventi espressi in un’assemblea
al termine del culto domenicale e indica i punti conclusivi e
provvisori della nostra ricerca.
Liberi, ma non senza aiuto
Le Assemblee della Chiesa valdese, da. vent’anni a questa parte, hanno espresso con indicazioni via via più pressanti ed
esplicite l’esigenza di dare ii
massimo valore alla comunità
locale. Si è chiesto alle chiese
locali di diventare vere assemblee nelle quali, con l’apporto
di ciascuno, si facesse posto al
confronto biblico e teologico. Si
è ricordato che era l’insieme
dei fratelli a dover crescere spiritualmente per edificare, giorno per giorno, il tempio di Dio,
il corpo di Cristo. Non sta a noi
giudicare se questo è veramente avvenuto oppure se è rimasto lettera morta. Úna crescita,
comunque, di consapevolezza
nella direzione sollecitata dai
Sinodi e dalle Assemblee ecclesiastiche ci sembra inn,egabile e
ne ringraziamo il Signore.
Dalle indicazioni delle stesse
Assemblee emerge un secondo
elemento : nessun altro Vangelo
se non quello di Cristo ci può
illuminare pienamente sui comportamenti che siamo chiamati
ad assumere, in quanto credenti,
nella società. L’eguaglianza fra
tutti gli uomini, la giustizia nell’assetto sociale dei diritti-doveri, la liberazione da ogni schiavitù, l’esigenza che l’amore del
prossimo trovi Ih concretezza di
atti specifici, la confessione di
Cristo come il Signore vivente,
sono solo alcuni fra i principali
Aloni sui quali è chiamata a correre la nostra predicazione, la
nostra testimonianza, il nostro
impegno.
Un terzo dato, dapprima accennato poi ribadito con chiarezza sempre maggiore nei documenti delle stesse Assemblee,
è che questi principi di eguaglianza, di giustizia, di libertà,
di amore, per incidere in tutta
la realtà sociale e politica nella
quale oggi viviamo, in altre parole, per diventare concretamente operativi a vantaggio di tutti i cittadini, hanno bisogno,
nella presente attualità, di quei
canali che la Costituzione del
nostro Stato chiama partiti politici. Sono infatti i partiti politici che, tramite le elezioni democratiche, forniscono gli uomini al potere legislativo ed esecutivo.
È a questo punto che la riflessione dei credenti in Cristo si
fa più difficile, sia negli orientamenti che nelle scelte. Una parte di noi ritiene che solo il singolo, nell’intimo della sua coscienza, può fare quel tipo di
scelte, di militanza in un partito politico o anche soltanto di
voto elettorale, che ritiene siano coerenti con la sua fede evangelica. La maggior parte di noi,
invece, è d’avviso Che la Chiesa,
come comunità di credenti che
vivono lo stesso tormento, possa e debba esprimersi affinché
ciascuno resti libero ma non
senza aiuto. Quei segni del Regno di Dio, che costituiscono il
dato ineliminabile della vocazione cristiana e della vita dei
credenti, possono e debbono essere ricercati e individuati, pell’assemblea dei fratelli.
El
ezioni
Infine, sul tema più generale
della rappresentatività negli organi coilegda'li della Chiesa, non
ci sembra che una logica di ’lottizzazione’ degli incarichi ecclesiastici, il dissenso organizzato
in correnti contrapposte, costituisca il modo più corretto di
intendere la dialettica diversa
delle opinioni che si confrontano nell’assemblea di credenti
che intendono confessare la stes
sa fede. Riteniamo invece che il
consenso tra fratelli si debba
costruire in modo, certo, anche
lento e faticoso, senza elidere o
radicalizzare le opinioni contrapposte nella ricerca di una
unità non formale, perché fondata sulla fede nello stesso Signore.
Il riconoscimento dei doni come criterio per reiezione negli
organismi rappresentativi non
significa valutare generici meriti di preparazione individuale o
di disponibilità di tempo, ma invece individuare alcuni doni
specifici di impegno e di testimonianza nella realtà del nostro
tempo, coerenti con le scelte che
la Chiesa, nel suo complesso,
attraverso i Sinodi, va facendo
in questi anni. Il mandato della
Assemblea, revocabile come ogni
tipo di servizio, consiste neila
capacità di farsi carico delle
spinte diverse e delle esigenze
complessive che emergono nella Chiesa, orientandole nella direzione di una testimonianza efficace.
Le Assemblee ecclesiastiche a
ogni livello (Chiesa, Circuito,
Distretto, Sinodo) sono chiamate ed impegnate ad esprimere
sia il consenso che l’eventuale
dissenso sul servizio che gli eletti hanno compiuto, in un dialogo che ha da rimanere vivo e
costante per la fedeltà di tutti
verso lo stesso Signore.
Esperienze di crescita
NOTA AGGIUNTIVA DEL GRUPPO DI STUDIO
Il gruppo di studio, nel presentare questo documento, aggiunge alcune annotazioni per
chiarire qualche elemento e per
inquadrare la nostra ricerca nel
vivo della comunità di Napoli
Vomero.
L’aver fatto una sintesi dei
pronunciamenti delle nostre Assemblee ecclesiastiche da venti
anni a questa parte, piuttosto
che limitarci ai testi del Sinodo
’76 su fede e politica, ha significato per noi spiegarci questi
alla luce di quelli. In altre parole, il senso delle dichiarazioni dell’anno scorso (la Parola
di Dio non toglie la Chiesa dal
mondo; ognuno deve sentire la
Chiesa come la sua propria casa) è da noi recepito come concentrazione delle dichiarazioni
passate, con tutte le sfaccettature di applicazioni pratiche che
in queste ultime sono abbondantemente indicate. Secondo noi,
il Sinodo ’76 ha inteso richiamare tutta la Chiesa a essere
quello che essa stessa da due
decenni a questa parte si propone di essere.
Il dibattito che abbiamo sviluppato nella nostra comunità
vomerese ha rappresentato una
crescita di esperienza. Ben al
di là dei risultati che abbiamo
raggiunto, indicati dal documento, questo della crescita è il fatto che segnaliamo e che ci pare
di grande importanza.
Il tema dei rapporti tra fede
e politica, e del nostro impegno
nella società, non solo come credenti, ma anche come chiesa,
era stato "già abbordato da noi
alcuni anni fa, per mezzo di un
ciclo di predicazioni preparate in
Consiglio di Chiesa, e seguite
volta per volta da discussione
in Assemblea. Il risultato era
stato purtroppo una frattura
nella Comunità, cui era seguita
anche la dimissione di qualcuno.
Comunque il discorso non aveva potuto aver seguito, per una
reciproca incapacità di ascolto.
Questa volta invece si è potuto riunire un nutrito gruppo
di studio, con la partecipazione
di fratelli di tutte le tendenze,
di giovani della EGEI, di simpatizzanti, e il discorso è stato
completamente libero da inibizioni, ma nel rispetto delle opinioni altrui. Naturalmente sono
emersi dei punti di dissenso, ma
non si sono avute rotture.
Crescifa
Questo ci sembra indicare che
il lavoro comune, e ima predicazione impegnata ma non settaria, hanno determinato, per la
grazia del Signore, una crescita,
nella nostra chiesa, della coscienza della necessità di una testimonianza che tenga conto
delle reali necessità dell’uomo
di oggi: infatti su questo punto, con varie sfumature, siamo
d’accordo ; e d’altro lato una
crescita anche dello spirito di
fratellanza cristiana, che ci consente di dibattere temi su cui
non vi è fra noi uniformità di
vedute, con spirito di tolleranza e di comune ricerca, sulla
base dell’Evangelo.
La sottolineatura che diamo
al momento comunitario nella
ricerca di orientamenti e di scelte anche politiche potrebbe essere inteso come cedimento verso una sorta di magistero ecclesiastico che è assolutamente
fuori delle nostre intenzioni. E
qui occorre spiegarci.
Una chiesa che, in quanto assemblea di fratelli, cerca la via
dell’obbedienza, si esprime necessariamente attraverso orientamenti che per essere concreti
devono chiamare le cose col loro nome. Questi pronunciamenti orientativi hanno validità
evangelica quando non pregiudicano le due condizioni indispensabili del riferimento a Cristo
e dell’ascolto della Parola da
parte della chiesa non gerarchizzata. La successione apostolica nel senso della Riforma protestante, il sacerdozio universale dei credenti, la presenza di
Cristo nella chiesa di tutti i
tempir impediscono di parlare
di magistero ecclesiastico in modo errato, nello stesso momento in cui escludono il ricorso all’individualismo errato del «ciascuno intende e fa come vuole ».
Gli orientamenti che provengono attraverso la ricerca comunitaria non sono i dogmi di una
specie di magistero assembleare, ma il risultato di un’indagine che collega Parola e attualità, sotto il segno della Croce, nel
rischio della fede. Com’è possibile, altrimenti, essere sale e luce del mondo?
Comunità
A quelli, inoltre, che preferiscono parlare di scelte personali, secondo coscienza, ci sentiamo di dire che il riferimento
alla coscienza è valido quando
si propone di conoscere la volontà di Dio. Esso non può avere rilievo evangelico quando
vuole affermare semplicemente
l’autonomia individuale. La conoscenza della volontà di Dio,
in quanto informatrice di consapevolezza biblica, si arricchisce,
ancora una volta, nel contesto
comunitario. È nella comunità,
insieme agli altri, che noi cerchiamo qual’è la volontà dell’unico Signore affinchè tutta la
nostra vita, non solo la coscienza, vi si conformi sotto il segno
deH’unica e medesima grazia.
Nello stesso contesto comunitario nasce anche quel tipo di
libertà che noi intendiamo come libertà del cristiano. Solo
questa, infatti, è la libertà che
ci interessa. Ebbene, siamo tanto più liberi quanto più ascoltiamo gli altri, quanto più viviamo insieme con i fratelli,
quanto più la nostra confessione di fede è in sintonia con l’assemblea dei credenti.
Stare insieme è indubbiamente più difficile che isolarsi dagli
altri. Continuare il dialogo con
chi dissente è ancora più pesante. Non siamo convinti che chi
non pone ascolto agli altri ma
trae da se stesso le componenti
della propria autonomia etica
sia in definitiva più libero e meno schiavo. Con semplicità e
convinzione diciamo che la nostra libertà individuale nasce,
per essere veramente cristiana,
dagli altri, ascoltati come fratelli, vincolati, loro e noi, dalle
stesse esigenze di fede in Cristo.
gruppo di studio
della comunità valdese-metodista
di Napoli Vomero
Vacanze
sul Po
La comunità metodista di Bassignana (Alessandria) è lieta di potere mettere a disposizione di chi desidera trascorrere un periodo di riposo vicino al
Po (sì può anche’ pescare!), un alloggio di 2 stanze, 3 posti letto, cucina,
bagno, ingrèsso in comune. Periodo :
da maggio ad ottobre. Prezzo: Offerla
volontaria. Per informazioni scrivere:
Sig.ra Rita Andreola, via S. Lorenzo.
15042 BASSIGNANA (AL). Telefono
0131/96204.
4
13 maggio 1977
_______ASSEMBLEA ANNUALE DEL MIR
Obiettori; per un nuovo
modeilo di società
Si è svolto a Torino (16 e 17
aprile) nei locali messi a disposizione dal coordinamento dei comitati di quartiere, l’annuale assemblea del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione). Dopo aver contribuito in misura determinante alla conquista
del diritto di obiezione di coscienza in questi ultimi anni il
MIR italiano ha sempre più orientato la sua attenzione verso
il modello di società decentrata,
partecipata dal basso, autogestita, e a tal fine ha orientato il lavoro e Tinserimento dei giovani
obiettori in servizio civile nei comitati di quartiere. È certamente assai significativo che l’assemblea si sia svolta nei locali di
via Assietta e che la relazione introduttiva sia stata fatta da Domenica Sereno Regis, un nome
che è tra i più rappresentativi
del vario e vasto movimento dei
quartieri di Torino.
L’inserimento dei giovani in s.
c. nei quartieri, nei comuni, ecc.
non è però privo di difficoltà pratiche e concettuali.
Che fanno questi giovani? Svolgono una funzione di assistenza
sociale? Tengono pulite le strade
del quartiere? Il dilemma è cioè
questo: se fanno qualcosa rischiano ima involontaria azione
antisindacale coprendo un posto
che l’ente dovrebbe mettere a
ruolo e pagando una persona che
ha bisogno di lavorare; se non
fanno niente, che servizio civile è?
Uscire da questa difficoltà vuol
dire secondo Giannozzo Pucci
(Firenze) uscire dalla città e dall’istituzione e lavorare con la
chiara idea della totale irrecuperabilità dell’assetto economico
sociale e culturale presente. Che
gli obiettori del MIR lavorino
per Talternàtiva! che vuol dire
fare i « medici scalzi » o i pannelli solari o l’agricoltura biodinamica, dice Pucci con la forza
di una convinzione lungamente
meditata e il prestigio che gli viene dall’essere « leader » riconosciuto della lotta che la popolazione di Montalto di Castro fa
contro la progettata centrale nu
cleare.
La continuazione di questo dibattito non ha però fatto mancare l’attenzione ad un altro
aspetto caratteristico del MIR
che è quello di essere presente
nelle Chiese per farle orientare
fattivamente alla nonviolenza
Onorato Bucci, vicepresidente
del MIR ed assistente all’Università di Arezzo, ha parlato del lavoro che svolge in collaborazione con la commissione Justitia
et Pax e del convegno teologico
svolto nel novembre scorso alTAlfonsianum. Sottolineato posi
tivamente il fatto che il collegio
avesse sospeso le sue attività didattiche normali per consentire
la partecipazione di studenti e
professori al convegno teologico
del MIR. Certamente un’ulteriore espansione dell’ approfondimento della non violenza specialmente nelle facoltà teologiche è
molto auspicabile. Attualmente
3 professori di tali facoltà aderiscono al MIR; sono Ricca della
facoltà valdese (voglio dire Paolo Ricca, uomo amato da tutti i
lettori de « La Luce), Mangillo
delTAngelicum e Valori del Gregoriano.
Grandi assenti da questa assemblea torinese, uno dei fondatori del MIR, Tullio Vinay, e l’attuale presidente Fabrizio Fabbrini. Il primo assente per impegni parlamentari, l’altro per malattia. Al nome di entrambi è legato un momento di forte dissidio vissuto nel MIR allorché
l’anno scorso decisero di accettare la candidatura come indipendenti rispettivamente nel PCI e
nella DC.
Le divergenze non erano tanto
sul partito X e y quanto piuttosto che avessero accettato la
Domenica 15 maggio
ore 22.45
PROTESTANTESIMO
trasmissione in TV su
L’ora di religione
nelle scuole
numero interamente filmato girato in diverse città.
La posizione dei protestanti vista in rapporto alle
altre posizioni e nel quadro della mobilitazione
crescente, nel paese, su
questo problema e più in
generale sul Concordato.
SCHEDA
Breve storia del MIR
Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, alcuni cristiani
inglesi e tedeschi si sono promessi
di non fare la guerra gli uni contro
gli altri. E' nato così in Inghilterra
il Movimento. Molte centinaia dei
suoi membri hanno sofferto il carcere essendosi dichiarati obiettori di
coscienza, alcuni hanno dato la loro
vita. Nel 1915 il Movimento si è diffuso anche negli Stati Uniti e nel
1919 è diventato internazionale.
Fin dalla sua fondazione il M.I.R.
fu caratterizzato da due elementi radicali : il suo cristianesimo ecumenico ed il suo pacifismo rivoluzionario,
che proviene dal Vangelo.
Durante la seconda guerra mondiale, martiri de! nazismo come il
sacerdote cattolico Max Metzger e
il prof. Hermann Stoehr, furono
membri del M.I.R., che non proclamò mai un pacifismo astratto ma si
sforzò sempre di trovare delle soluzioni nonviolente nel vivo dei conflitti reali : così Murici tester, famosa pacifista, affrontò i problemi sociali in Inghilterra, il deputato inglese Lloyd Davis impedì un intervento
armato di Lloyd Georges in Irlanda,
Matilda Wrede riformò le prigioni e
le procedure penali in Finlandia, Léonard Ragaz combattè instancabtlmen
te il militarismo svizzero e abbandonò la cattedra di teologia per essere
più vicino agli operai ; un altro svizzero, Pierre Cérésole, fondò il Servìzio Civile internazionale e nella Francia occupata, a Le Chambon nelle
Cevenne, il pastore André Trocmé e
sua moglie Magda con tutto il loro
villaggio realizzarono una resistenza
nonviolenta, salvando la vita a m’glìaia dì ebrei e di perseguitati politici.
Oggi il M.I.R. ha sezioni in 26
paesi e membri sparsi in molti altri.
1 premi Nobel per' la Pace Albert
Schweitzer, Albert Luthuii, Linus Pauling e Martin Luther King sono o
sono stati membri del M.I.R., il quale sostenne fin dalTinizio il movimento per i diritti civili negli USA.
Con Gandhi il M.I.R. intrattenne
rapporti costanti, così come con i
buddisti vietnamiti, durante la lo.c
lotta nonviolenta per la fine della
guerra e. in favore dei prigionieri
politici.
Negli ultimi anni il M.I.R. si è
esteso molto nell'America Latina, dove stanno sorgendo sempre più numerosi gruppi locali, i quali, con
azioni nonviolente, lottano per realizzare dei cambiamenti rivoluzionari.
LA FDEI A UN ANNO DALLA SUA FONDAZIONE
Una strada aperta
in mezzo a molte difficoltà
candidatura in un partito per
una istituzione di vertice. In
queir occasione rappresentanti
dei gruppi locali (es. Antonino
Drago di Napoli e Don Sirio Politi di Arezzo) chiesero le dimissioni di Fabbrini. Durante questo
convegno non se ne è parlato perché era assente l’interessato. Il
presidente si eleggerà perciò nel
prossimo consiglio nazionale che
si terrà a Verona il 28-29 maggio.
Abbiamo fiducia che le difficoltà
si compongano, chj. sapremo crescere perché crediamo che i amore come Gesù Cristo l’ha manifestato è Tunica forza che può
vincere il male.
Beppe Marasso
È forse ancora troppo presto
per cercare di definire in questo primo anno di vita quello
che è la PDEI (federazione donne evangeliche italiane). Noi
tutte, donne di origine evangelica diversa, dobbiamo ancora
« inventare » insieme la PDEI.
Una tentazione potrebbe essere
quella di copiare organisirri come la PCEI (federazione delle
chiese); ma è più che mai importante oggi scoprire l’apporto specifico delle donne, per la
vita delle nostre comunità, come per il nostro impegno di testimonianza comune nel mondo.
Nel piccolo cerchio evangelico
italiano è urgente unire le nostre poche forze; le donne nel
mondo hanno bisogno di noi,
soprattutto perché il messaggio
di Cristo è spesso travisato dalla religione di stato, e perché il
paese è sempre più secolarizzato.
Come è nata la FDEI e quali
sono le sue caratteristiche attuaii?
Al. Congresso femminile interdenominazionale di S. Severa
nel maggio 1976 è stata creata
la FDEI tra i 3 movimenti metodista, battista e valdese, dato
il parere favorevole emerso dai
convegni regionali interdenominazionali. Ci è stata posta diverse volte questa domanda; perché non è stata operata la fusione dei 3 movimenti con lo scioglimento dei gruppi denominazionali? Può darsi che idealmente sarebbe meglio, e che ci si
debba muovere in questa direzione. Ma il « consiglio di collegamento » che ha portato avanti la creazione della FDEI non
Tha posto come possibilità. Anzi si può dire che è stato questo
uno dei punti che ha permesso
la creazione della - federazione,
proprio perché non si è trattato di fare nascere una cosa facendone morire un’altra, per
non perdere nessuno. Qualcuno
insiste sulla ricchezza dei vari
doni, da rivalutare assieme agli
altri, scambiandoli ma non uniformandoli. La PDEI è aperta
ad altri gruppi evangelici, o singole persone, che ne condividono gli scopi (luterane. Esercito
della salvezza ecc.).
Il nostro sforzo deve appunto essere quello di evitare i doppioni delincando bene i campi
specifici di azione ; è essenzialmente una questione di buona
volontà e di organizzazione. Bisogna partire dalla premessa
che è necessario fare assieme
tutto quello che può esserlo.
Poi, mentre ogni denominazione continua ad occuparsi del
proprio lavoro interno alle proprie unioni, la FDEI si muove
in 2 direzioni: la collaborazione
tra le denominazioni, ed i contatti esterni : sia con le associazioni femminili laiche presenti
nel nostro paese, sia con isolate.
In questo inizio del lavoro si
vorrebbe appunto vedere come
raggiungere quelle che non sono nelle unioni femminili, donne di mezza età che sono attualmente una minoranza nelle nostre unioni, ma numerose nelle
comunità, che hanno problemi di
lavoro, di figli (es. scuola domenicale, catechismo) e sono
spesso isolate e sovraccariche
di impegni materiali. Si può dire che il lavoro FDEI sembra
rivolto soprattutto al di fuori
delle chiese. Non si tratta di rifare un lavoro di tipo denominazionale ; per questo non era
necessario creare organismi nuovi. Gli scopi essenziali della
FDEI sono:
— « permettere una effettiva e
consapevole partecipazione della donna evangelica alla vita della Chiesa e a quella della società» (art. 2 dello statuto);
— stimolare la presenza delle
donne evangeliche in organismi
e associazioni femminili fuori
dell’ambito ecclesiastico ;
— offrire un’occasione concreta: a) di scambi delle rispettive
esperienze; b) di riflessione comune su tutto ciò che riguarda
la questione femminile promuo
vendo iniziative che incidano
nella realtà ecclesiale e sociale;
c) di impegno unitario nelle lotte a favore dei deboli, dei poveri, degli emarginati, degli oppressi per una coerente testimonianza di fedeltà alTEvangelo
del Regno.
Concretamente questo primo
anno è stato sotto il segno delle
difficoltà. Difficoltà esterne, dagli stessi organismi delle nostre
denominazioni; Tavola Valdese,
Comitato Permanente metodista, Segretariato battista : ad
esempio avevamo chiesto se fosse possibile che una domenica
fosse dedicata alle donne, ma
Tunica risposta pervenuta, dalla
Tavola Valdese, è stato un rifiuto, dato che le donne predicano
(come se il latto di predicare
risolvesse tutti i problemi delle
donne; era invece un’occasione
per tenerli presenti ; e non avrebbe potuto essere forse un’occasione di stimolo per un culto
diverso?). In alcune comunità è
avvenuto (es. Torino). Poi, difficoltà interne: la FDEI è stata
oggetto di incomprensione da
parte di alcuni gruppi delle stesse denominazioni femminili; un
esempio; ci si è trovate subito
con difficoltà di ordine finanziario, perché al congresso di S. Severa non c’era stato il tempo
di discutere la questione. Una
certa solidarietà ci è venuta a
mancare (ad es. la proposta di
devolvere alla PDEI nel suo primo anno di vita la colletta della giornata mondiale di preghiera è stata respinta da alcuni
gruppi, che hanno preferito devolverla per scopi assistenziali).
Che cosa è stato fatto fino
adesso?
— È stato diffuso un documento sui consultori familiari,
che nella regione Puglia e Lu
cania è stato inoltrato ai Consigli Regionali.
— Sono stati previsti degli
studi sui « diritti dell’uomo ». Si
è iniziato con del materiale biblico e sociale sugli ospedali psichiatrici, tema degli incontri regionali.
— È in fase di discussione, ora
che siamo federate, la nostra
presenza nei CAP (comitato associazioni femminili) e nelle
Consulte Regionali e comunali
che si stanno creando in Italia.
Ora si aspettano altre iniziative dagli incontri regionali che
sono in corso in questa primavera. Ad esempio, all’incontro
regionale che ha appena avuto
luogo in Piemonte sono state
proposte alcune commissionigruppi di lavoro : un gruppo per
programmare un questionarioinvito a tutte le donne delle nostre comunità, un altro per prendere contatti con altri gruppi
evangelici, un altro per occuparsi delle Consulte, un altro
per essere presente al campo
femminile di Agape, un altro
per approfondire la possibilità
di creare un gruppo di Amnesty
International. Sull’argomento degli ospedali psichiatrici (nella
situazione concreta Torino-Valli)
la psichiatra interpellata chiedeva se ci sarebbe gente disposta
ad affittare alloggi per continuare a sperimentare alternative
agli ospedali psichiatrici ospitando piccoli gruppi di ammalati e infermieri, che generalmente vengono rifiutati nelle
pensioni. Una partecipante ha
incoraggiato l’assemblea a firmare nei propri comuni, o a farsi promotrici di raccolte di firme, per gli 8 referendum, uno
dei quali chiede precisamente
l’abolizione dei regolamenti manicomiali.
Marie Trance Coisson
Per un sondaggio sulla TILG
Caro direttore.
La prego di accogliere questa lettera concernente il sondaggio d’opinione
in corso su la recente traduzione del
Nuovo Testamento curata dalla Soc.
Bìblica.
Nelle comunità è stato diffuso un
questionario in cui si chiede :
— Conosci la traduzione del NT .in
questione? è stata diffusa nella tua
comunità? se non ha corso, potresti indicarne la ragione?
— Quale è l’opinione che si ha della
traduzione? se ne riconosce la ecessità? hai l’opinione che altrti
traduzioni fossero state sacralizzate nella tua comunità? quale?
— Vi sono passi specifici che ritieni,
o ritenete, tradotti non felicemente,
eventualmente da rivedere? quali?
— Cosa penseresti di un uso cultuale
normale di questa traduzione?
Stanno arrivando le risposte, che u
na commissione, composta dai fratelli P. L. Jalla, S. Rostagno, Cl. Tron e
il sottoscritto, userà per una comunicazione informativa al Corpo Pastorale e al Sinodo.
È importante che anche dei pìccoli
gruppi, dei credenti isolati (o che non
si riconoscono nel parere espresso dalla generalità) segnalino la loro opinione. Si domanda di intervenire, tenendo presente che il sarcasmo e l'invettiva non sono un contributo utile:
d'altra parte, nessuno si senta oggetto
d’intimidazione per grosse frasi e grande scienza con le quali si rischia di
tappare la bocca al semplice credente.
Le risposte sono raccolte dal past.
L. Santini, via Ramazzini 14 - 50135
Firenze.
Ringraziamo per la collaborazione
che particolarmente viene dal nostro
giornale.
Luigi Santini
DARE
Per la maggior parte dei bambini prima dell’età degli ottodieci anni, il problema è quasi esclusivamente quello di essere ^
amati per quello che sono. Il bambino di quest’età non ama
ancora; risponde con gratitudine, con gioia all’amore. A questo
punto dello sviluppo del bambino, subentra un nuovo elemento nel quadro: il desiderio di produrre amore mediante la
propria attività. Per la prima volta il bambino crede di dare
alla madre (o al padre), di produrre qualcosa — un poema,
un disegno, o qualunque cosa da. Per la prima volta nella vita
del bambino l’idea deli’amore è spostata dall’essere amato in
amare; in amore creativo. Devono passare molti anni, da questo inizio, per raggiungere la maturità dell’amore. E’ così che
il bambino, che ora è adolescente, ha vinto il suo egocentrismo;
l’altra persona non è piu solo un mezzo per soddisfare i suoi
bisogni. I bisogni dell’altra persona sono importanti quanto i
suoi, in realtà sono diventati più importanti Dare è diventato
più soddisfacente, più bello, che ricevere; amare più importante che essere amato. Amando è uscito dalla cella della solitudine e dell’isolamento, costituita dallo stato di narcisismo e
egocentrismo. Prova un nuovo senso di fusione, di solidarietà.
Oltre a ciò, sente la potenza di produrre amore amando —
piuttosto che la subordinazione di ricevere essendo amato —
e per la ragione di essere piccolo, indifeso, malato, o « bravo ».
L’amore infantile segue il principio: amo perché sono amato.
L’amore maturo segue il principio: sono amato perché amo.
L’amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te. L’amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo.
Erich Fromm
5
13 maggio 1977
OBIEZIONE DI COSCIENZA: IL SERVIZIO CIVILE ALTERNATIVO A QUELLO MILITARE
I motivi di una scelta diversa
Perché dedicare tutta una pagina all’obiezione
di coscienza?
Lo spunto per parlarne ci è venuto leggendo il resoconto
del convegno (Firenze, 7-8 marzo) degù obiettori di coscienza
in servizio civile (alternativo a quello militare) presso la
Chiesa Avventista del settimo giorno. Durante il convegno
si è appreso che già sedici giovani avventisti esplicano
il loro servizio-sostitutivo, mentre altri dieci giovani sono entrati
in servizio da qualche giorno. Ventisei ragazzi: un numero
considerevole, soprattutto se pensiamo ai soii nostri tre
obiettori attuali in servizio presso istituti evangelici.
Evidentemente gli avventisti hanno spiegato di più e meglio
la radice evangelica che sta alla base del rifiuto
d’impugnare le armi. C’è quindi un problema d’informazione
e a queUo, limitatamente — oggi — a questa pagina,
desideriamo rispondere. Pensiamo che una precisa informazione
su questo argomento, specie per coloro che sono « vicini »
all’arrivo delia fatidica cartolina azzurra
o hanno appena compiuto la visita di leva, potrà aiutare
a maturare una scelta coerente con la propria fede.
Riproponiamo così, a tutti i lettori, una tematica che sentiamo
nostra e che non intendiamo tralasciare.
Undici possibilità
« Gli obbligati alla leva che dichiarino di essere contrari in
ogni circostanza all’uso personale delle armi per imprescindibili motivi di coscienza, possono essere ammessi a soddisfare l’obbligo del servizio militare nei modi previsti dalla
presente legge. I motivi di coscienza addotti debbono essere
attinenti ad una concezione generale della vita basata su profondi convincimenti religiosi o
filosofici o morali professati dal
soggetto ». Cosi suona il I articolo della legge 772, approvata
nel dicembre del '72, dopo anni
di battaglie per il riconoscimento della obiezione di coscienza.
Ma questa legge — tanto attesa — pur avendo rappresentato
un notevole passo avanti rispetto a prima, quando per l’obiettore non c’era altra prospettiva
del carcere militare, ha conservato un carattere discriminante
(una commissione nominata dal
Ministero della Difesa ha tempo
sei mesi per decidere suH’accoglimento delle domande) e collega il servizio civile alle leggi e
agli ordinamenti militari. Per la
modifica della legge in corso è
stata presentata, nel dicembre
Come fare
la domanda
Nota bene: Dalla circolare ministeriale n. 100086/4 del ministero della difesa: « La domanda
deve essere redatta in carta da
bollo, indirizzata al Ministro della difesa e fatta pervenire al distretto. Tale domanda deve con
tenere: la motivazione, cioè l'esposizione dei fatti e delle ragioni per i quali si invoca il riconoscimento; cognome e nome, luogo e data di nascita, indirizzo,
comune o capitaneria di porto
nelle cui liste di leva II richiedente è iscritto; la dichiarazione di optare, in caso di accoglimento della domanda, per il servizio militare non armato oppure
per quello sostitutivo civile della
durata prevista dalla legge; la
dichiarazione, ai sensi della legge 4 gennaio 1968 n. 15, di non
essere titolare di licenze o autorizzazioni relative alle armi indicate rispettivamente negli articoli 28 e 30 del testo unico della
legge di pubblica sicurezza e di
non essere stati condannati per
detenzione o porto abusivo di
armi; l'elencazione della documentazione ».
Intervista a tre obiettori che lavorano in istituti evangelici - Ragioni
di fede e di non violenza
del ’76, una proposta di legge
che, tra le modifiche previste,
elimina l’aspetto « inquisitoriale » della Commissione giudicatrice. Al di là delle carenze della normativa attuale — che richiederebbero un lungo discorso
— è comunque possibile per i
giovani di leva presentare domanda (vedi riquadro sottostante) per esplicare il servizio civile al posto di quello militare.
Particolarmente interessante
per i giovani evangelici è il potere esercitare il proprio servizio, alternativo a quello militare, negli istituti evangelici. Attualmente son soltanto tre gli
obiettori evangelici dislocati
presso opere della chiesa valdese: Renato Bertot, della chiesa
di Angrogna, che lavora ad Agape, Nino Gullotta, della chiesa
di Catania, che lavora a Riesi
(Servizio cristiano) e Claudio
Taccia, della chiesa di Luserna
San Giovanni, che lavora presso
il Gignoro di Firenze.
Gli istituti valdesi che possono
ospitare obiettori sono i seguenti:
Agape, centro ecumenico, 10060 Frali;
Centro diaconale. Via Spezio 43, 90139
Palermo;
Convitto valdese, 10060 Pomaretto;
Il Gignoro, casa di riposo. Via del Gignoro 40, 50135 Firenze;
Istituti ospedalieri valdesi. Via Caduti
per la libertà 6, 10066 Torre Pellice
o) ospedale valdese di Torre Pellice
6) ospedale valdese di Pomaretto
c) rifugio re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni
d) asilo per vecchi di San Germano
Chisone;
Istituto Gould, Via dei Serragli 49,
50124 Firenze;
Servizio cristiano, 93016 Riesi
Villa Olanda, casa di riposo, 10062
Luserna San Giovanni
Gli interessati devono:
a) fare domanda al ministero
della difesa, entro 60 giorni dalla visita di leva oppure entro
dicembre dell’ultimo ,anno nel
quale si gode del rinvio del serVÌZ.ÌO militare per motivi di studio, di voler fare un servizio civile alternativo al servizio militare;
b) mettersi in contatto più rapidamente che si può con una
delle opere sopraindicate, mandando possibilmente copia di
questa comunicazione al « comitato valdese-metodista di solidarietà con gli obiettori di coscienza », alTindirizzo del presidente:
Past. Eugenio Rivoir, Agape,
10060 Piali (To);
c) comunicare al ministero
della difesa la loro richiesta di
fare possibilmente il servizio
civile alternativo nelTistituto
valdese scelto nella lista di cui
sopra.
Renato, geometra di 22 ant.i,
presta servizio civile presso il
centro di Agape dall’agosto del
'76. Claudio, anche lui diplomato, poco più che ventenne lavora nella casa di riposo per anziani "Il Gignoro" di Firenze. Due
esperienze, dunque, e due situazioni completamente diverse. Ai
due obiettori "evangelici” abbiamo rivolto alcune domande alle quali hanno voluto rispondere
insieme.
— Perché avete fatto domanda per il servizio civile?
— I motivi che ci hanno spinti a presentare la domanda sono diversi e non facilmente spiegabili in poco tempo. Comunque molto brevemente e schematicamente si possono identificare nel rifiuto di usare le armi e la violenza in genere, nel
rifiuto di una struttura fatta
apposta per abituare il giovane
ad accettare gli ordini acriticamente e senza possibilità di discuterli né tanto meno di contestarli, di una istituzione che
è scuola di violenza e non-scuola di vita in quanto da un’immagine della società in cui chi ha
il potere comanda mentre chi
non ce l’ha è costretto ad obbedire senza discutere. Ci sembrava inoltre che fosse più utile
per noi e per gli altri dare un
servizio che fosse effettivamente
utile a qualcuno. Ci sembrava
poi più rispondente all’insegnamento evangelico un periodo
al servizio del prossimo, piuttosto che al servizio del potere e
della violenza.
— In breve, qual’è la vostra
esperienza?
— Le nostre esperienze sono
forzatamente diverse dato il diverso tipo di ambiente in cui
lavoriamo.
In definitiva possiamo dire
che si tratta di un’esperienza
senz’altro positiva in quanto ci
consente di fare un lavoro che
riteniamo utile, di sensibilizzarci a molti problemi che si pongono in questo momento in primo piano (p. es. emarginazione
degli anziani, problemi di inserimento nella società da parte
dei giovani), e soprattutto di responsabilizzarci.
— Vi sentite isolati in questa
vostra scelta?
— Bisogna tener conto che
gli obiettori attualmente in servizio sono circa 1.600 sparsi in
tutta Italia, quindi nonostante
gli sforzi della LOC (Lega obiettori di coscienza) per tenere un
certo collegamento tra gli obiettori è abbastanza inevitabile
sentirsi un po’ isolati e guardati
dalla gente come persone un po’
strambe. Bisogna però dire che
questa impressione non si ha con
le persone con cui si lavora ma
bensì, con coloro che sono estranei al problema o che ne hanno
soltanto sentito parlare.
Davide, 26 anni, laureato in fisica, obiettore di coscienza lavora ad Agape dall’agosto del ’76.
La sua opposizione al servizio
armato pur non riferendosi al
messaggio evangelico è significativa.
« Diversi sono i motivi — ci
ha detto — che mi hanno spinto a fare domanda per il servizio
civile. La legge attuale richiede
solo motivi religiosi, filosofici e
morali e così nella richiesta ho
scritto di ritenere la violenza, e
in part^olare quella organizzata
della guerra — di cui l’esercito
è emblema — un modo aberrante di risolvere i problemi in
quanto volge alla distruzione
quella intelligenza e quella energia dell’umanità che potrebbero essere più proficuamente utilizzate nel miglioramento delle
condizioni materiali e morali dei
popoli. I motivi politici, a cui la
legge non riconosce valore, e si
capisce perché (in tal modo intende negare al movimento degli o.d.c. qualsiasi forma di opposizione politica), sono a mio
avviso ancora più importanti.
Infatti relativamente alla guerra
non si può non riconoscere come
questa, al di fuori delle lotte di
liberazione, sia essenzialmente
una grande dispensatrice di profitti per le grosse industrie. Ma
è soprattutto in tempo di pace
che l’esercito, con la sua gerarchia e le sue assurdità, svolge
una funzione politica condizionando al rispetto acritico verso
l’autorità i giovani che poi si
inseriranno, ’’obbedienti” nella
società ».
— Senti Davide quali sono i
tuoi rapporti con Agape, anzi
diciamo con l’ente che ti accoglie?
— Approfitto della tua domanda per rivolgere alcune critiche alla Tavola Valdese per
come affronta la questione degli
obiettori di coscienza (o.d.c.).
Ritengo che ci sia più la tendenza ad utilizzare — certo in senso
positivo — gli ò.d.c. che non a
contribuire alla crescita del movimento magari rischiando di
sporcarsi le mani. Vorrei chiedere alla Tavola valdese di « re
cintare » gli o.d.c. nei corsi appositamente costituiti da vari
organismi antimilitaristi, piuttosto che limitarsi alla sicurezza
dei contatti privati, a cercare di
organizzare essa stessa dei corsi; a reclutare non obiettori singoli ma « collettivi », di almeno
tre persone, ed in generale di
confrontarsi con le istanze dei
vari coordinamenti regionali degli obiettori.
L'o.d.g. sinodale 1972
Il Sinodo,
constatato l’elevato numero
di obiettori di coscienza condannati in Italia dai Tribunali militari nel corso dell’ultimo anno;
sapendo inoltre che il trattamento riservato agli obiettori
nelle carceri militari è particolarmente duro, in contrasto con
i principi di giustizia e di umanità.,
rilevando che alcuni diritti garantiti dalla Costituzione a tutti
i cittadini vengono negati a quanti sono sottoposti alla giurisdizione militare,
esprime la sua ferma protesta
per la situazione denunciata,
impegna le Chiese e la Tavola
a proseguire, con vigore e con
ogni mezzo consentito, la lotta
per l’approvazione da parte del
Parlamento italiano di una legge
che non sia mortificante della
dignità umana e non abbia carattere punitivo nei riguardi degli obiettori, qualunque sia il movente della obiezione di coscienza,
decide di istituire un fondo di
solidarietà presso la Tavola a
favore degli obiettori di coscienza e delle loro famiglie, indipendentemente dalle loro posizioni religiose e politiche.
Il Sinodo Valdese decide di
raccogliersi in digiuno e in preghiera.y congiuntamente con la
Conferenza Metodista, il 25.8.’72,
nell’Aula Sinodale.
Comitato valdo-metodista
Roberto Peyrot, Corso Moncalieri 70, 10133 Torino
Ezio Ponzo, Via Poggio Moiano 55, 00199 Roma
Eugenio Rivoir, presidente. Agape, 10060 Frali
Aldo Sbapfi, Via Marianna Dionigi 57, 00193 Roma
Hedí Vaccaro, casa della pace. Via delle Alpi 20, 00198 Roma
Giovanni Vezzosi, Via G. Valmarana 107/int. D/4, 00139 Roma
STRUMENTI
CLAUDIO TRON : Il servizio militare
- Claudiana.
GIORGIO ROCHAT : La guerra, oggi
- Claudiana, 1968.
LORENZO MILANI : L'obbedienza non è
più una virtù - Movimento nonviolento, 1965.
AAVV : Le forze armate per farne che
cosa? • Materiale di studio di un
campo di Agape.
GRUPPO ANTIMILITARISTA PADOVANO
Processo alTobiettore - Lanterna 1971.
AAVV : Guida all'obiezione di coscienza - Savejli, 1974.
LOC - Il servizio civile in Italia. Prime
esperienze - Savelli, 1976.
GIORGIO ROCHAT : L'antimilitarismo oggi in Italia - Claudiana, 1973.
AAVV : A che punto siamo con l'obiezione di coscienza - Claudiana, 1974.
ALESSANDRO COLETTI ; L'obiezione di
coscienza - Feltrinelli, 1973.
S. CANESTRINI/A. PALADINI; L'ingiustizia militare - Feltrinelli, 1973.
AAVV: La coscienza dice no - Gribaudi,
1968.
AAVV : Il potere militare in Italia - Laterza, 1971.
LOC Vicenza : Cittadini di carriera. Il
servizio civile in Italia - Lanterna, '77.
AAVV : Vademecum per il cittadino militare - Com/Nuovi tempi, 1973.
HANNO RIFIUTATO
Lavorano nei doposcuola, tra i terremotati del Friuli, nei centri sociali. Il rifiuto della violenza si traduce in un impegno positivo per
una società più giusta per tutti. Nella foto: giovani obiettori della
Chiesa Avventista in convegno a Firenze.
6
13 maggio 1977
cronaca delle valli
VISITA ALLE VALLI
Rafforzati nella fede
Guidati dal past. Giorgio Bouchard i catecumeni della chiesa di Brescia hanno incontrato sia i luoghi della fede di ieri che la ricerca di
impegno della chiesa di oggi
Comunità Montana Valli Chisone-Germanasca
Sempre più faticoso
risalire con la Pratur
Stare insieme fuori dal solito
ambiente per conoscersi meglio,
recuperare il valore della storia
dei nostri avi per meglio capire
cosa siamo e cosa dobbiamo essere, incontrare altri giovani come noi con cui poter stare insieme e dialogare insieme analizzando i nostri problemi: ecco i
tre punti fondamentali su cui si
è basata la gita alle Valli che i
catecumeni di Brescia hanno effettuato con la guida del- past.
Giorgio Bouchard dal 9 all’ll aprile.
Nel pomeriggio del 9 prima
tappa a Fra del Torno con visita
alla chiesa e al collegio dei Barba. Vale la pena di ricordare che
è stata utile a coronare e a dare
vita ad ogni monumento, zona,
paese che abbiamo visto, la consulenza storica del past. Bouchard a cui siamo molto grati.
Si è passati poi ad AngrognaSerre dove abbiamo visitato la
chiesa, il monumento di Chanforan e la Gheisa della Tana.
Abbiamo avuto poi un incontro con i giovani confermati lo
meglio le giovani confermate, visto che erano per la maggior parte ragazze) di Torre Pellice e con
il past. Giorgio Tourn. In questo
incontro si è affrontato il problema dell’s Unione Giovanile », che
può essere una soluzione per una
unità, nella fede e nello stare insieme nel tempo libero. Si è sottolineato però il fatto che l’Unione Giovanile deve essere fondata suH’impegno in prima persona
di tutti. Si è inoltre ascoltata l’esperienza dell’Unione dei Coppieri, una iniziativa di alcuni giovani di Torre Pellice.
Si è inoltre affrontato il problema del rapporto con gli adulti nella comunità: problema grave e importante, in quanto si corre il rischio, se non si instaura
un minimo di rapporto costruttivo prima della confermazione, >-i
rimanere isolati anche dopo. L’incontro quindi oltre ad essere stato un modo di stare insieme in
allegria è stato un confronto costruttivo da cui è uscita una linea da seguire: se noi giovani
non vogliamo rimanere isolati bisogna che ci adopriamo per instaurare un dialogo con tutti i
membri della comunità. Dialogo
Ayassot
non é più
senatore
In seguito al parere espresso
dalla Giunta delle elezioni, il senatore Giovanni Ayassot, eletto
il 20 giugno, passa primo nella
lista PCI dei non-eletti per il Piemonte. Secondo l’ultima revisione dei dati elettorali il suo posto
verrà preso da Maria Luisa
Tourn. Se ci son voluti dieci mesi per dipanare la matassa Ayassot-Tourn, è perché — come spiega Ayassot in una « lettera agli
elettori » — la Giunta delle elezioni ha dovuto prioritariamente
occuparsi di una serie di ricorsi
tra due candidati democristiani.
Ayassot cede quindi il posto alla Tourn in Senato e rimane primo dei non-eletti. Unico candidato PCI del Pinerolese (Tullio Vinay infatti è stato eletto nel collegio Chivasso-Casale), il suo posto al Senato era minato con
l’opzione di Lucio Lambertini
per la Camera, dei Deputati, dalla rosa di voti di Maria Luisa
Tourn. L’indecisione e i dubbi si
sono susseguiti in questi dieci
mesi anche se non è stato presentato nessun ricorso alla segreteria generale del Senato, finché
il parere della Giunta non ha finalmente chiarito le posizioni
dei candidati.
« Al mio posto viene proclamata eletta osserva Giovanni Ayassot nella sua ’’lettera agli elettori” una compagna che potrà certo garantire in generale almeno
quanto avrei potuto fare io, ed in
certi campi potrà dare un contributo Specifico ».
che non sarà facile, ma se sapremo scacciare da noi i pregiudizi
verso gli adulti e se essi ci guarderanno con un po’ più di fiducia e ci presteranno un po’ di
attenzione e ci ascolteranno come noi li ascolteremo, riusciremo a stare insieme, non per tradizione, ma perché ci sentiremo
veramente uniti, per sentirsi insieme Chiesa...
A Pasqua abbiamo seguito il
culto che è stato tenuto dal past.
Tourn a Torre Pellice. Il past.
Tourn ha tenuto alla comunità
un interessante e valido sermone. Nel pomeriggio grazie alla
buona volontà e perizia dei nostri autisti siamo stati alla storica Balziglia, rifugio e campo di
eroiche battaglie dei nostri avi.
Ci è spiaciuto molto di non aver
potuto incontrare a Massello il
past. Paolo Ribet, che ricordiamo con tanto affetto e riconoscenza, perché era ad Agape. A
S. Germano abbiamo incontrato
la mamma del past. Bouchard.
Prima di cena, visita al Museo
Valdese che ci è servita da sfondo per tutto ciò che avevamo e
che avremmo visto in quei giorni.
Lunedì mattina siamo stati al
« modernissimo » asilo dei vecchi di Luserna S. Giovanni, a
Pian Prà, e alla Glanavella. Dopo
colazione due minuti a Cavour
davanti al palazzo ove fu firmato
il trattato del 5 giugno del 1561
tra Emanuele Filiberto e i Vaidesi.
Prima del rientro definitivo a
Brescia, dopo tanti ricordi Vaidesi, abbiamo visitato l’Abbazia
di Staffarda, interessante monumento architettonico del XII secolo.
In conclusione siamo grati al
Signore che ci ha concesso questa gita la quale ci ha rafforzati
nella fede, uniti nell’amicizia e
ci ha dato in un mondo spesso
brutto, la speranza per un domani diverso se non migliore.
C. C.
Le iniziative turistiche di Frali
e Pragelato sono state oggetto di
un’animata discussione, che ha
preceduto la seduta ordinaria del
Consiglio della Comunità Montana del 6 maggio.
Erano state presentate tre domande sulle quali la Giunta
avrebbe dovuto esprimere un
parere in vista della concessione
del finanziamento regionale: una
delle Seggiovie Tredici Laghi di
Frali, un’altra della Soc. Pratur
di Pragelato e una terza della Saba, sempre a Pragelato.
Queste pratiche già esaminate
dalle commissioni competenti,
hanno avuto una diversa accoglienza: un generale consenso
per il progetto di Frali che consiste nel potenziamento e nel raccordo degli impianti di risalita
già esistenti, con una spesa di
circa 300 milioni: consenso anche per il campeggio da 100 milioni della società Saba; ma le
iniziative della Pratur hanno fatto discutere a lungo, anche alTinfuori del caso specifico, sull’apporto che il turismo può dare oggi allo sviluppo delle zone montane.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Lezioni In cantina
Da ogni parte si va facendo
un gran parlare di “riforma” della scuola Media, discutendo se
sia opportuno o meno abolire il
latino. Intanto vi sono problemi
certo altrettanto e più seri che
attendono una risposta da unni,
come quello che qui viene presentato dal collegio dei docenti
della Scuola Media di Luserna
San Giovanni in un esposto all’Amministrazione Comunale, per
legge responsabile di fornire i
locali necessari e adatti al funzionamento della Scuola.
La situazione qui illustrata
non è certamente unica in Italia, riteniamo anzi che sia esemplare di un certo modo di procedere. Nelle scelte che vengono
fatte ad ogni livello, vengono
spesso dimenticate le cose essenziali per dare spazio ad altre
che essenziali non sono.
L'esposto è stato approvato e
sottoscritto da molti genitori
giustamente preoccupati per l’avvenire dei loro figlili Collegio dei docenti della
Scuola Media di Luserna San
Giovanni vuole rendere edotta
codesta Amministrazione circa
la presente situazione logistica
in cui 246 allievi provenienti dai
Comuni di Luserna (225), Lusernetta (16), Rorà (5) si trovano ad
assolvere l’obbligo scolastico, suddivisi in tre sezioni complete (A,
B. C) più una classe (1° D).
Benché da 14 anni esista questa scuola le dieci classi dell’Istituto sono tuttora ospitate nelY angolo nord-ovest dell’edificio
scolastico destinato alla scuola
elementare del capoluogo, come
segue:
— al primo piano tre aule, ampie, ariose, luminose che misurano metri quadrati 66 la prima,
58,12 la seconda, 54,94 la terza ed
ospitano rispettivamente 26, 26,
22 allievi.
— al pianterreno quattro aule,
delle quali una ampia e luminosa
di mq. 54,94 con 25 ragazzi; due
ricavate dal palcoscenico retrostante la palestra, separata da
una sottile parete divisoria, causa di un reciproco continuo disturbo durante le lezioni: una di
esse ha una sola finestra verso il
cortile, misura metri quadra;!
28,14 ed ospita 20 ragazzi, l’altra
ha due finestre verso strad;;,
ospita 24 ragazzi e misura metri
quadrati 32,16; la quarta aula ha
quattro finestre sulla strada da
cui provengono, oltre ai rumori
dei veicoli in transito, atìcho
quelli derivanti dai rombanti
motori dell’officina antistante:
misura metri quadrati 36,24 ed
ospita 25 ragazzi; durante le ore
di lingua straniera parte di una
classe è costretta a fare lezione
nel corridoio dietro una parete
di armadi: ambiente angusto,
buio e disturbato da chi passa.
— nello scantinato, recentemente adibito a locale scolastico
(poteva avere l’agibilità dato che
secondo le norme di igiene edilizia uno scantinato può contenere solo le cucine sempreché rispondano alle norme di salubrità
e cioè abbia un vespaio sotto pavimento, l’intercapedine, l’altezza di m. 3, di cui la metà fuori
terra, la superficie finestrata non
inferiore di 1/8 della superficie
del pavimento?), tre aule, delle
quali una ha tre piccole finestre,
misura metri quadrati 47 e ospita 27 allievi, l’altra ha una piccola finestra, misura metri qua
drati 47 e ospita 27 allievi, l’altra
ha tma piccola finestra , misura
metri quadrati 39,78 e ospita 26
allievi, la terza ha due sole finestre, misura metri quadrati 27,95
ed ospita 25 allievi.
In queste ultime aule è indi
spensabile tenere la luce accesa
per la scarsa luminosità, con grave danno per la vista dei ragazzi;
l’aria è soffocante per l’impossibilità di una aerazione adeguata, mentre dal pavimento in cemento si solleva una polvere insidiosa e dannosa all’organismo;
durante l’intervallo delle scuole
elementari entra dal cortile il
rumore dei giochi dei bambini
che si unisce al rimbombo delle
voci nell’ambiente chiuso; inoltre nella tarda mattinata queste
aule sono invase da un fastidioso
e talvolta nauseabondo odore
proveniente dalla cucina della refezione situata sullo stesso corridoio; questi locali sono intervallati da un’aula adibita a sala
di pittura per le scuole elementari con grave disturbo reciproco;
non hanno nessun servizio igienico né lavabo, sono attraversate
da numerose tubazioni che offrono ai ragazzi la tentazione di
esercizi ginnici; sono collegati ai
pianterreno da una scaletta ripida, stretta e pericolosa.
I servizi igienici di tutta la
scuola consistono in due gabinetti per le ragazze e uno per il personale con un unico disimpegno
con lavabo al primo piano, e due
gabinetti per i ragazzi e uno per
il personale con un unico disimpegno e un lavandino ad uso pulizie per i bidelli al pianterreno:
l’aerazione dei due ambienti è
del tutto inadeguata e non basta
ad eliminare la puzza che assai
spesso invade corridoi ed entrate. Questi servizi igienici sono del
tutti insufficienti dato che dovrebbero essere in numero corrispondente a quello delle aule,
avere docce, ecc. Si fa presente
che la palestra è priva di tali servizi.
L’anno prossimo sarà indispensabile avere un’altra aula per la
seconda D e fra due anni un’altra ancora per la terza D, che
nella situazione attuale non po
Iranno trovare neppure la sistemazione di fortuna delle altre
classi.
Adiacente alla palestra esiste
un locale unico adibito ora ad
aula di applicazioni tecniche,
mentre sono totalmente inesistenti laboratori per le lezioni di
scienze, di educazione artistica,
di musica; locali per le proiezioni luminose, per le biblioteche,
per le attrezzature, a loro volta
de! tutto insufficienti o inadeguate, inaccessibili, non aggiornate.
Quest’anno scolastico 1976-77
ha rivelato in pieno le crescenti
difficoltà in questo Istituto, prima con i turni pomeridiani in attesa della sistemazione degli
scantinati, poi con la rotazione
delle sezioni in questi ultimi, con
grave danno per il profitto e ’.a
disciplina degli allievi.
In queste condizioni lavora una
scuola che, secondo le norme
igieniche dovrebbe avere ben -iltre caratteristiche: oltre a quelle
già ricordate, l’edificio dovrebbe
essere orientato a sud o sud-est
per ricevere la luce da sinistra e
avere delle aule che assicurino
almeno metri quadrati 1,80 per
allievo e una luminosità indispenbile per un lavoro sano e proficuo.
E’ chiaro quindi che a strutture edilizie insufficienti non possono che corrispondere -Strutture
pedagogiche sterili. I metodi che
la moderna scienza dell’educazione propone: la scuola attiva, la
scuola di ricerca, la scuola integrata, i lavori di gruppo trovano
gravi ostacoli nell’ insufficienza
di spazi organizzati. Questa insufficienza condiziona le sperimentazioni e rende impossibile
qualsiasi discorso nuovo sulla
scuola (si fa presente che neppure una tradizionale didattica può
essere applicata in queste condizioni!).
Per quanto sopra esposto chiediamo un tempestivo ed adeguato intervento, affinché il più grande Comune della Valle, con una
popolazione in continuo aumento, sia finalmente dotato del primo ed indispensabile strumento,
per un lavoro didatticamente valido: un edificio scolastico funzionale per un’istruzione a cui
tutti hanno diritto, in quanto
che scuola dell’obbligo. Intanto
fin dall’inizio dell’anno scolastico
1977- 78 sono assolutamente necessarie quattro aule (nell’anno
1978- 79 cinque) per risolvere
l’inaccettabile sistemazione.
Che cosa c’è dietro il progetto
di potenziamento delle seggiovie
e sciovie che richiedono una spesa di oltre due miliardi? Secondo
il sindaco di Roure, la Pratur è
una società finanziaria ad interesse privato, che sfrutterebbe li
denaro pubblico per il solo profitto: colate di cemento su mezza Pragelato, nessuna prospettiva di lavoro per i locali, una vera e propria colonizzazione a tutti i livelli, ecco il quadro complessivo dell’operazione.
La storia delle tristi vicende
degli impianti di risalita di Pragelato è stata fatta dal sindaco
stesso del Comune, il quale ha
comunque negato ogni connivenza tra l’amministrazione comunale e la Pratur: inizio promettente sotto gli auspici di ricche famiglie, poi crisi continue,
sottoscrizioni tra la popolazione,
quindi la cessione a quest’ultima
società. Il potenziamento degli
impianti è indispensabile, non si
può tornare a vivere come una
volta, allevando un paio di mucche e mangiando patate.
C’è solo da domandarsi perché
mai una società che non ha scopi di beneficenza dovrebbe assumersi il carico di impianti sempre in deficit, se non avesse intenzione di costruire e vendere
alloggi, col massimo profitto e in
piena legalità. Agli enti pubblici,
in questo caso alla Comunità
Montana, si chiede soltanto di dichiarare se le opere presentate
sono o no in contrasto con il piano di sviluppo; ma l’impressione
più immediata è che a Pragelato
i giochi sono già fatti e che, forse, per gli abitanti del luogo la
mucca sarà un utile modesto, ma
non certo inferiore a quel che
potranno ricavare dalle colossali
imprese di Pratur.
L. V.
PERRERO
fendere i funghi e
difendersi daiie frane
Indetta dalla amministrazione
comunale, ha avuto luogo a Perrero una riunione pubblica per
la presentazione del regolamento di polizia rurale entrato in
vigore il 4 maggio, e per fare il
punto sulla situazione delle zone colpite dalle frane dei mesi
scorsi.
II regolamento di polizia ha
provocato qualche vivace reazione, soprattutto riguardo all’obbligo di avere un permesso
per raccogliere funghi. Il costo
del tesserino (4.000 lire, valido
per lo anni) è parso eccessivo,
se nominale; si è proposto di
estendere l’autorizzazione a tutto il nucleo familiare. Anche la
questione delle multe ha agitato un po’ l’assemblea; mentre
tutti erano abbastanza d’accordo sul fatto che le leggi dovessero farsi rispettare, molti pensavano che le occasioni per essere colti in fallo si facevano
sempre più numerose e non ci
si poteva cullare nell’illusione
che a prendersi le contravvenzioni fossero sempre e soltanto
i villeggianti.
La situazione delle zone franose è stata presentata in tutta
la, sua urgenza; dopo le ultime
piogge, sono ancora in pericolo
alcune abitazioni di Perrero capoluogo e le case delle Sagne,
sulla provinciale Perosa-Perrero; sono dissestate le strade comunali di S. Martino e Balbencia. I lavori di consolidamento
dei muri di sostegno e di sistemazione del suolo sono troppo
costosi per il Comune di Perrero, perciò è stato chiesto l’intervento della Provincia e della
Regione, ma una risposta precisa non è ancora arrivata. Gli
amministratori comunali si sono
impegnati a convocare un’altra
riunione con l’evéntuale presenza di un tecnico per informare
gli abitanti delle zone dove ancora c’è pericolo, sui provvedimenti che è sperabile non si facciano aspettare troppo.
7
13 maggio 1977
Circuito Val Pellice
CRONACA DELLE VALLI
SAN SECONDO
L’Assemblea di circuito avrà
luogo, come già ricordato, domenica 22 maggio alle 14,30 presso la sala valdese di Torre Pellice. Prima di quella data sarà
inviata a tutti i membri della
Assemblea la relazione del Comitato di Circuito.
Venerdì 29 aprile ha avuto
luogo rincontro dei gruppi giovanili del circuito. Erano presenti i gruppi FGEI di San Giovanni, Angrogna e Rorà e quelli non federati di Bobbio e Coppieri di Torre Pellice. Quasi del
tutto assenti i membri dei Concistori, dell’assemblea di circuito e di chiesa interessati al problema. Ogni gruppo ha riassunto brevemente la sua attività, i
suoi programmi e le sue prospettive. Ne è emerso un quadro nell’insieme incoraggiante,
anche se i problemi non mancano, specie quelli fondamentali
del significato di un gruppo giovanile in una comunità, la sua
specificità e la sua presenza sia
nella vita della Chiesa che all’esterno. Tutti hanno chiesto
che in autunno venga ripreso
questo tipo di incontro, centrato su un problema preciso.
Domenica 1” maggio, incontro
dei Concistori sul tema fede e
politica. Tutti presenti ad eccezione di Villar Pellice e Rorà.
Ogni Concistoro ha esposto il
lavoro compiuto e il tipo di riflessione portato avanti su questo tema indicato dal Sinodo.
Per alcune comunità si è dimostrato necessario e prevalente
un confronto di principi e posizioni teologiche, in altre invece il problema viene vissuto in
termini meno teorici e più pratici come l’inserimento dei credenti nella vita politica e amministrativa locale. Anche nelle
Comunità che hanno votato una
mozione finale, il problema non
è considerato chiuso ma bisognoso di ulteriori chiarimenti e
approfondimenti.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Incontro delle corali
Le Corali della Val Pellice
( Angrogna, Bobbio-Villar, Luserna S. Giov., Torre Pellice),
con le Corali di Torino e Milano, gradite e benvenute ospiti,
hanno partecipato domenica 8
maggio, nel l'empio di S. Giovanni alla « festa di canto » adottando una nuova formula, suggerita in sede di assemblea di
Corali.
La partecipazione delle Corali
con canti di insieme, canti singoli e con la comunità tutta, è
stata integrata nell’ambito di un
culto con la presenza di tutti gli
elementi liturgici. Tre Corali
(Angrogna, Torino e Torre Pellice) hanno presentato letture
bibliche seguite de tre brevi meditazioni. Il past. Taccia ha letto e illustrato il messaggio delle Chiese sorelle del Rio della
Piata.
Dopo il culto, le corali hanno
preso parte a un pranzo comunitario nella Sala Albarin che è
risultato felice momento di incontro.
Verso le tre del pomeriggio
l’assemblea si è sciolta e ogni
corale è andata a cantare presso uno degli istituti della Valle
(Valdesi e non) portando ancora un messaggio di solidarietà e
di gioia. Cosìi si è conclusa la
giornata delle Corali.
Uno degli aspetti positivi di
questa formula è stato il largo
spazio dì tempo dedicato dopo
il pranzo al libero scambio di
impressioni. Jle rileviamo alcune: tutti, senza eccezione, si sono dimostrati pienamente soddisfatti del modo come è stata
impostata la « festa di canto »
di quest’anno. Le perplessità di
molti in merito alla possibile
lunghezza e pesantezza di un
programma così denso, sono
state del tutto smentite: in meno di un’ora e mezza tutto il
programma è stato svolto con
molto ordine e precisione senza
dar luogo a alcun inconveniente :
le meditazioni sono state brevi,
chiare e incisive.
Il livello tecnico e artistico
delle Corali, sia nei canti di insieme che in quelli singoli, non
è stato inferiore a quello degli
anni migliori: anzi si, è notato
un progresso, frutto di un lavoro perseverante compiuto con
serietà. L’inserimento in un culto con la partecipazione attiva
della comunità in alcuni canti
ha spezzato il rapporto attoripubblico e ponendo la partecipazione delle Corali in un quadro
specifico di adorazione, ha ulteriormente diminuito, se non del
tutto cancellato, la tentazione
inevitabile del confronto e l’atmosfera del « concorso ».
È stato inoltre sottolineato
che questa formula non è definitiva e che deve essere lasciato aH’immaginazione della assemblea delle Corali di trovare
ogni anno un modo nuovo di
organizzare questo tipo di incontro. Da più parti si è sotto^
lineata la necessità di « uscire »
dalle Valli evocando felicemente la manifestazione di Aosta
che deve essere ripetuta in altre
città (perché non Milano?).
Altri hanno giustamente proposto una maggior collaborazio
• Esprimiamo il nostro affetto
e la nostra solidarietà a Valentina e Paolo Cavallotto (Miradolo) per la morte improvvisa
del marito e padre Giuseppe,
avvenuta il 5 maggio.
• Domenica 8 maggio è nato
Davide, il primogenito di Delio
Paschetto e di Iris Rivoiro. Al
piccolo ed ai genitori, entrambi monitori della Scuola Domenicale, giunga l’augurio ed i rallegramenti di tutta la Comunità.
ne tra le corali, almeno nell’ambito dei circuiti; è stata lanciata l’idea, poi lungamente dibattuta, di una seconda festa di
canto, magari con finalità diversé, ad esempio in vista di
sviluppare la ricerca e la conoscenza del canto popolare valdese, noto e apprezzato in altri
ambienti e da noi sconosciuto e
trascurato.
Per quel che riguarda l’inquadramento del lavoro delle corali e la loro dipendenza dalla
Conferenza Distrettuale si è fortemente raccomandato di trovare una soluzione che salvaguardi questa forma di riappropriazione da parte delle Corali
della gestione del loro lavoro di
insieme, nel rispetto della funzione della assemblea delle Corali e della consultazione dei direttori di Corale, che dovrà essere valorizzata nel conferimento di maggior autonomia e libertà di decisione.
L’unica osservazione emersa
nel dibattito, e di cui si dovrà
tener conto nell’eventuale ripetizione di questa formula di festa
di canto, è stata quella relativa
alla coincidenza della manifestazione con i normali culti delle Comunità, il che non ha probabilmente consentito una maggior partecipazione da parte dei
membri di Chiesa.
A. Taccia
ANGROGNA
Sabato 14 a partire dalle 15,30
si svolgeranno, nel Presbiterio,
alla presenza del Concistoro gli
esami di catechismo.
• Domenica 15 le scuole domenicali valdesi di Torino si recheranno in gita nella nostra
valle. Il punto di ritrovo è stato fissato al Serre; da lì, si potrà compiere la storica passeggiata delle « tane ».
• Il Concistoro è convocato, per
l’ordinaria seduta mensile, sabato 21 alle 20,30 al Presbiterio.
• La gita della nostra scuola
domenicale avrà come meta Rorà. Partenza domenica 22 mattina. Prenotarsi presso le monitrici o il pastore.
» Domenica 29, durante il culto
al Capoluogo, verranno insediati i due nuovi membri del Concistoro. Nel pomeriggio si svolgerà, nella Sala Unionista, l’atteso Bazar organizzato dall’Unione Femminile, un appuntamento da non mancare (chi contribuirà con ingredienti per i
dolci li può consegnare, entro
giovedì 26, al Presbiterio).
BRICHERASIO
Sulla piazza Castelvecchio, il
gruppo-teatro-Angrogna presenterà, sabato 14 alle ore 21, « La
Boje». Alcune sequenze dello
spettacolo sono state trasmesse, due mesi fa, in TV nella rubrica « Protestantesimo ». Per
chi volesse vedere lo spettacolo
per intero ecco un’occasione da
non perdere. Seguirà, come sempre, un dibattito aperto.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Domenica 15 maggio : Giornata della Scuola Domenicale a
Susa con la Scuola Domenicale
di Bobbio, incontro con le Comunità Battista e Valdese di
Susa, partecipazione al culto
del mattino e gita nel pomeriggio.
Ore 8.30 riunione del gruppo
di Precatechismo, per visita ai
luoghi storici del Comune di Luserna San Giovanni e conclusione del corso.
Alle 14.30 l’Unione Femminile
è convocata presso il Presbiterio, ospite il past. Franco Davite con proiezioni di diapositive
sul lavoro della CEvAA nel terzo mondo.
• Il culto dell’Ascensione ha
luogo alle ore 10 presso l’Asilo
Valdese e al Rifugio, giovedì 19
maggio.
Esami di catechismo: il colloquio finale dei catecumeni con
i membri del Concistoro avrà
luogo venerdì 20 maggio dalle
14.30 per il II e III anno e sabato 21 maggio dalle 14.30 per il I
anno, presso il Presbiterio.
POMARETTO
e Domenica 1° maggio si è svolta la gita della Scuola Domenicale a Viering e Carema. Purtroppo il tempo è stato, decisamente sul brutto, con pioggia a
tratti violenta e pressoché continua, ma questo non ci ha impedito di portare a termine il
programma con soddisfazione
di tutti.
A Viering la Foresteria è stata un apprezzato rifugio, dove
abbiamo passato alcune piacevoli ore per il culto, il canto, il
pie nic e vari giochi.
Un po’ movimentata la visita
al Castello di Issogne per la resistenza delle guide a far passare il nostro gruppo un po’
troppo numeroso.
Molto simpatico rincontro
con la piccola comunità di Carema, riunita quasi al completo. I bambini hanno partecipato
attivamente al culto, presieduto
dal predicatore laico di Ivrea
Angelo Arca, cantando diversi
canti. Essi hanno poi intervistato Beniamino, della Comunità
di Carema, per cercare di comprendere la realtà di questa piccola Comunità della Diaspora,
che vive in una situazione così
diversa dalla nostra.
• Il quartiere di Perosa ha nominato come responsabile per
la zona della Pineta il fratello
Peyrot Guido, in sostituzione
della sorella Charrier Elvina che
ha dovuto rassegnare le dimissioni per motivi di famiglia e di
lavoro. È stata espressa la riconoscenza del quartiere alla nostra sorella per il servizio che
ha svolto assieme al rincrescimento che essa non possa continuarlo. Al fratello Peyrot la
nostra gioia per la sua disponibilità con l’augurio di una lunga collaborazione.
• Si ricorda che il Bazar della
nostra Comunità avrà luogo domenica 29 maggio a partire dalle ore 14,30 nelle scuole vecchie
di Pomaretto. La sera vi sarà la
preannunciata cena comunitaria
per la quale è necessario prenotarsi entro domenica 22 maggio.
CHIOTTI
Domenica 15 maggio, alle ore 14.30, avrà luogo il
Bazar a Chiotti di Perrero.
VILLAR PEROSA
Sabato 7 corr., nel pomeriggio,
s’è svolto il funerale della sorella Miè Elena in Gallian, deceduta all’Ospedale di Pomaretto dopo lunga sofferenza all’età
di 67 anni. A tutti i familiari la
solidarietà della Chiesa e nostra
nel dolore della separazione, ma
soprattutto nella speranza di Gesù Cristo, risurrezione e vita.
• Domenica 8 corr. la corale
ha partecipato a S. Germano
Chisone al culto-festa di canto
insieme alle corali delle Chiese
delle Valli Chisone e Germanasca. Nel pomeriggio s’è ritrovata con la corale della chiesa di
Pomaretto nell’Istituto « Jacopo Bernardi » di Pinerolo per
portare a quei fratelli ed a quelle sorelle un messaggio di fede
e di speranza, contenuto negli
inni studiati.
• Il culto di domenica 8 corr.
è stato presieduto dal pastore
emerito Lamy Coìsson, che ringraziamo anche a nome della
chiesa per il messaggio rivolto
e per la sua fraterna collaborazione.
___________S. GERMANO
• La festa di canto delle corali
delle Valli Chisone e Germanasca ha avuto luogo nel nostro
tempio domenica 8 maggio, nel
corso del culto. Tutte le corali
intervenute hanno preso parte
attiva allo svolgimento di questo incontro centrato sulla lode
e sull’ascolto della parola di Dio.
Le tre meditazioni, tenute da
vari coralisti, erano legate a testi biblici che avevano ispirato
alcuni degli inni cantati dalle
corali. Nel pomeriggio le varie
corali hanno visitato gli istituti
della zona, portando il loro messaggio canoro.
Ringraziamo la sig.ra , Clara
Bouchard per tutto il lavoro
preparatorio da lei svolto, Amedeo Peyronel, che aveva preparato per quell’occasione un insieme di panche adatte ad una
disposizione razionale dei cantori. Esse ci saranno ancora assai utili in futuro. Grazie al pastore Aime per aver diretto i
canti d’insieme, ai coralisti che
avevano preparato la sala; a
tutti per questa bella giornata
trascorsa insieme.
• Ricordiamo che la Scuola domenicale effettuerà domenica 15
maggio la gita a Courmayeur.
Partenza alle ore 6.45 dal piazzale delle scuole. Portarsi il
pranzo al sacco.
• Lo stesso giorno il culto sarà
presieduto, qui a San Germano,
dal pastore Gustavo Bertin, che
ringraziamo sin d’ora per il suo
sempre apprezzato aiuto.
• Sempre il 15, alle ore 20.30,
assemblea degli aderenti T.E.V.,
nella sala valdese.
• Domenica 22 maggio, ore 10,
domenica della famiglia cristiana. I ragazzi della scuola domenicale sono pregati di trovarsi
nel tempio alle 9.15. Nel pomeriggio, alle ore 15, bazar della
nostra Unione Femminile. Ringraziamo sin d’ora quanti ci aiuteranno ad avere un buon risultato, con i loro doni in oggetti
o in natura ecc.
• Sabato 28 maggio, ore 20.45.
la nostra corale terrà un concerto nella chiesa valdese di Pinerolo.
• Domenica 29 maggio, ore 10,
culto di Pentecoste con Santa
Cena. Ore 14.30, Saggio della
scuola materna.
PERRERO-MANIGLIA
• Ha lasciato un grande vuoto
nella comunità la scomparsa
della nostra sorella Ida Rosa
Massel, di 76 anni. Insegnante
a riposo, dopo un lungo periodo
di lavoro nelle scuole di Faetto
e di Ferrerò, lascia il ricordo di
una persona sempre attiva e
pronta a rendersi utile in ogni
occasione. Alla famiglia così, duramente colpita, esprimiamo la
nostra fraterna simpatia.
• L’assemblea di chiesa, che
avrà luoo a Ferrerò il 22 maggio, essendo unica per Ferrerò
e Maniglia, avrà inizio alle ore
10 e non alle 10,30 come è stato
erroneamente pubblicato sul1’« Eco » della settimana scorsa.
I membri elettori sono pregati
di prendere nota di questa rettifica.
POMARETTO
Le Commissioni
comunaii
Vivace assemblea presso il
municipio di Pomaretto giovedì
5 maggio u. s. Presenti tutti i
componenti delle diverse commissioni comunali per approvare il loro regolamento interno.
Con questo atto lungamente atteso, si compie un passo concreto verso la pubblicizzazione
del dibattito sulle problematiche
esistenti dando degli strumenti
affinché la partecipazione della
popolazione non rimanga solo
una bella intenzione. Quindi le
commissioni con l’approvazione
che seguirà entro breve in sede
di consiglio comunale, saranno
regolarmente riconosciute, si
eleggeranno un coordinatore, si
daranno delle scadenze per il loro lavoro, presenteranno delle
relazioni, delle proposte, delle
interpellanze al consiglio comunale stesso.
Ci sono quindi tutti gli strumenti per poter funzionare. Di
fronte alle commissioni si presentano ora tre problemi precisi ed importanti: a) allargare il
numero dei partecipanti; b) funzionare con regolarità; c) essere un vero momento di partecipazione.
Un lavoro di ricerca necessita a volte di indagini approfondite, quindi non è pensabile che
tutto si possa risolvere con poche riunioni annuali. Inoltre tutta una serie di iniziative che sono già in fase di realizzazione
(nei settori della scuola, dei servizi sociali e sportivi, nella protezione del territorio) necessitano di un dibattito e di un aggiornamento' continuativi.
TORRE PELLICE
s II 17 aprile, durante il culto,
è stata battezzata Silvia Sappei
di Alberto e di Silvana Dolce; a
questa bimba ed ai suoi genitori l’augurio fraterno della comunità.
• Sono stati insediati, la domenica 1“ maggio, gli anziani Paola
Armand Hugon e Ferruccio
Jourdan ed il diacono Giovanni
Ribet. La comunità che ha accolto con gioia il loro desiderio
di lavorare per la Chiesa, li segue con solidarietà nel loro impegno.
• Domenica 22 maggio, dopo il
culto, avrà luogo nella Sala
Unionista l’Assemblea di Chiesa per la nomina dei delegati alla Conferenza Distrettuale e al
Sinodo.
ERRATA-CORRIGE
Nella didascalia della foto della P pagina leggere: pretesa, non
protesta.
Comunità Montana
Val Pellico
E’ indetto pubblico concorso a :
N. 2 posti di assistente sociale, con
scadenza 20 giugno 1977; titolo di studio : diploma scuola media superiore
e diploma assistente sociale; età da 18
a 32 anni; trattamento economico:
— stipendio iniziale base di L. 2
milioni 760.000 pensionabili, suscettibili di aumenti, secondo il
disposto;
— tredicesima mensilità;
— indennità integrativa speciale;
— eventuali quote di aggiunta di famiglia per le persone a carico.
N. 1 posto di ragioniere, con scadenza 20 giugno 1977; titolo di studio : diploma di Ragioneria; età da 18 a 32
anni; trattamento economico: come
sopra.
Per informazioni rivolgersi alla segreteria della Comunità Montana.
Il Presidente
Longo Arch. Piercarlo
Ospedale Valdese di Torino
In memoria di Gianni Mosca gli
amici del figlio Ugo, Como L. 100.000.
ERRATA CORRIGE
La Chiesa di 8. Secondo ha donato
al. Collegio non L. 720.000, come erroneamente stampato sul n. 16 del 22
aprile, bensì L. 270.000.
AVVISI ECONOMICI
TORRE PELLICE affittasi alloggio
centrale 2 camere servizi con possibilità di lavoro retribuito per pulizia scale e manutenzione giardino.
Telefonare 91107 sabato 18-20 e domenica 10-12.
8
8
13 maggio 197T
CRISTIANI IN THAILANDIA
Hanno scelto una pericolosa
religione straniera
Sempre più difficile la posizione della chiesa nella dittatura del piccolo paese asiatico - Una divisione che non è solo politica
La sinistra l’accusa d’esser
pagata dalla CIA. La destra la
considera una pericolosa associazione filo-straniera. Non c’é
più pace, per la chiesa cristiana, dal giorno dell’ultimo colpo
di stato (il tredicesimo in quarantacinque anni) in Thailandia.
Come forse alcuni ricorderanno, il 5 ottobre ’76, i militari
thailandesi — con l’appoggio
degli USA — interruppero con
la forza l’esperienza triennale
del leader Pramoj e del Partito
Democratico. Da allora, in Thailandia, le forze progressiste, anche se moderate, vivono nel terrore. I primi a subire le conseguenze del colpo di stato militare furono gli studenti. Gruppi paramilitari, polizia e soldati, incendiarono l’università di
Bangkok. Durante i tumulti che
ne seguirono — informa l’agenzia del CEC di Ginevra — gli
squadristi del terrore strapparono dal collo degli studenti di
sinistra — perché « comunisti
profanatori » — amuleti raffiguranti Buddha ; in quell’occasione molti studenti disarmati vennero mutilati o uccisi.
La restaurazione militare
dopo una fragile democrazia
Chiusi nella morsa della lame
— il reddito annuo pro-capite
non arriva alle 150.000 lire italiane — i quaranta miUoni di
thailandesi (il nome paradossalmente significa « uomini liberi »)
hanno dovuto forzatamente abbandonare le prospettive di ricostruzione nazionale propagandate durante il triennio democratico di Pramoj. Durante quella breve parentesi democratica
la chiesa si era profondamente
inserita tra le classi più umili,
con un suo lavoro di coscientizzazione e d’azione assistenziale
come per esempio tra le numerose bidonvilles di Bangkok.
Ma oggi, tutti i movimenti che
in Thailandia si occupano direttamente o indirettamente di problemi sociali, sono nell’occhio
del mirino del governo militare.
Specialmente i cristiani. In un
Paese dove il buddhismo, religione nazionale, interpreta, anche a livello popolare, le disgrazie presenti come un giusto risarcimento degli errori commessi in una vita precedente, il
cristianesimo oppone una visione contraria. Al fatalismo, i cattolici e i protestanti (Chiesa del
Cristo Redentore, Unione chiese protestanti thailandesi) contrappongono l’impegno nella storia, nel tessuto sociale. Anche
sulla figura del re, Bhumiphol
Adulyadej, i pareri sono divisi.
I seguaci di Buddha considerano Adulyadej un dio in terra, i
cristiani lo rispettano come protettore di tutte le religioni nel
Paese. Ma ci si chiede: sino a
quando?
Cristiani aUe soglie
deiia persecuzione?
Su quaranta milioni di thailandesi, i cristiani — tra cattolici e protestanti — non arrivano ai duecentomila (meno delri%). Isolati sul piano ideologico (oltre al buddhismo che
rappresenta il 98% della popolazione, la seconda formazione religiosa che raccoglie un milione
circa di adepti è quella musulmana), diffidati sul piano dell’azione sociale, visti dal governo come filo-comunisti e, sempre secondo il governo, antithailandesi, i cristiani si trovano di fatto circondati da forze
ostili.
Una prospettiva nuova per la
chiesa asiatica potrebbe essere
quella — come rileva L. Woodruff in una corrispondenza sul
« New Asian News » — di rendersi partecipe di una mediazione tra la destra al potere e
la sinistra clandestina, sempre
più forte.
Ma nel tentare la difficile conciliazione la chiesa rischia di ri
manerci in mezzo, schiacciata.
Ed è proprio questa la paura
che, per il momento, paralizza
l’azione ’ dei cristiani, accusati
fra l’altro di « diffondere una religione straniera e una pericolosa filosofia sociale ».
La paura è di casa
Paura per nulla immotivata
se si pensa all’ultimo tentato
« golpe » di quindici giorni fa.
Più che un « golpe » è stato un
regolamento di conti in famiglia.
Una frazione militare, guidata
dal gen. Chalard, ha cercato di
rovesciare il governo di Thanin
Kraivichien che è al potere dall’ottobre scorso. Fallito il putsch
e contati i morti (tra cui un altro generale) i «traditori» per
il momento sono in prigione in
attesa della sentenza. Se, nei loro confronti, si applicherà la
legge marziale ( fucilazione ai
traditori) si approfondiranno le
divisioni, già esistenti, aH’interno dell’esercito. Se si applicheranno pene meno severe è pos
sibile che nuovi golpisti intraprendano la vecchia strada di
sempre. Nel frattempo alle persone sospette, la cui lista è sempre più lunga, è stato tolto il
passaporto e molte di loro vivono sotto diretto controllo della polizia. In un clima estremamente incerto, di preludio ad
un nuovo sovvertimento ai vertici, aumenta la paura che presenta un conto, in cifre, dannoso per tutta l’economia thailandese. Si sta infatti avvicinando
la grande « saison » turistica di
Bangkok e quest’anno — come
rilevano alcuni osservatori —
sarà un vero disastro.
Anche su questo importante
capitolo (più di un milione di
turisti l’anno) l’economia della
Thailandia paga, anzi strapaga
la linea dei militari. E a difenderla son rimasti soltanto più
loro ; del resto, una ’linea’ così,,
senza armi sarebbe difficilmente difendibile. I militari questo
lo sanno bene.
Giuseppe Platone
Una donna mite
E’ deceduta, a oltre novant’anni, una certa Isolino. Ortolani. Ha passato gli ultimi anni nella nostra casa di riposo
del Gignoro, a Firenze. Una
donna estremamente semplice, mite, di quelle che in una
comunità di anziani spesso
passano inosservate.
Circa due anni fa venne fuori la storia, in un libro di ricordi scritto da un professionista fiorentino. Durante l'ultima guerra, e fin quando è
venuta al Gignoro, la signora
Isolino aveva abitato in via
Bolognese, proprio accanto alla mole sinistra di «Villa Triste », la centrale della banda
Carità, dei torturatori nazi-fascisti. La sua abitazione dava
su un cortiletto interno sul
quale si affacciavano alcuni
locali adibiti a carcere dai galantuomini di Villa Triste. La
donna puliva e ripuliva il suo
cortiletto; raccoglieva i biglietti lanciati dai prigionieri,
i messaggi da portare alle famiglie, ai centri della resistenza urbana. Ha salvato così numerose vite umane, ha
consentito interventi d’emergenza, azioni di recupero. A
un dato momento perfino un
noto professionista che abita
ancora nei paraggi è intervenuto energicamente per dissuaderla, minacciando di de
nunziarla, perché metteva a
repentaglio la vita di tutto il
■ caseggiato con la sua "leggerezza”. Aveva marito e figli, la
signora Isolina, e lei ed una
figlia alla fine della guerra
erano esaurite, coi nervi a
pezzi a forza di sentire le urla
dei torturatori, di vedere lo
spasso dei carnefici. Ma fin
che è esistita Villa Triste ha
continuato a spazzare il suo
cortiletto, a tenere saldo il filo
della speranza per tante creature.
Poi è calata nell’ombra, nell'anonimato. E sarebbe stato
per sempre se la pagina d’un
libro non avesse detto la gratitudine di un uomo salvato
dal coraggio di quella donna.
E’ stata sconcertata e quasi
spaventata. Chiedeva: — Che
dice, non ho mica fatto male,
vero? Poveri ragazzi. Che strazio. Lo farei ancora! —
Giorni fa, dopo una caduta,
aveva del tutto perso la memoria; guardava col solo occhio veggente e sembrava rion
vedere, sorrideva e non diceva con le labbra che si muovevano. Ora è morta, e la ricordiamo come una cristiana
e una cittadina che ha vissuto
la sua vocazione, ha onorato
la sua patria terrena.
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
La via ereditaria ai comunismo
Sotto questo titolo, Tiziano
Terzani ha inviato da Hong Kong
un articolo all’« Espresso » (del
1.5.’77), contenente notizie precise sulla Corea del Nord. Sono
notizie nelle quali crediamo, perché vengono a confermare altre
che, da vari mesi, ci pervengono
da altre fonti.
« Lui è tutto: “il sole dell'umanita , Il genio delia rivoluzione',
Il leggendario eroe senza pan",
“il mai sconfitto condottiero"
Non c’è dunque da meravigliarsi
se il popolo lo ama di amore infinito" e se ogni creatura, dagli
animali dello Zoo di P-yongyan ai
soldati dell'esercito di liberazione, gli è grata della sua esistenza. Più di Mao in Cina, più di
Btalin nell'URSS dei suoi tempi,
lui, Kim II Sung, “eccellente teorico e pensatore”, è la quintessenza del suo paese.
'La Corea del nord non è uno
Stato, è una persona", diceva ai
recente un diplomatico di ritorno. Kim II Sung ha compiuto la
scorsa settimana 65 anni e, com.e
segno dei suoi grandi successi,
la Repubblica democratica popolare della Corea è stata ufficialmente dichiarata ’’un paradiso .
Tre diversi comunicati governativi hanno stabilito che nel paese “tutti vivono una vita felice
come una grande famiglia rossa
e che un vasto “esercito di oltre
un milione di intellettuali” vigila
sulla loro sicurezza. Il futuro.''
Anche il paradiso può progreaire
e Tultimo comunicato ammette
che “le condizioni nel paese oggi sono ottime, ma domani saranno ancora migliori". La grande ombra in questo quadro lu
minoso è un bozzolo cresciuto
sul collo di Kim II Sung e aumentato visibilmente nel corso
degli ultimi due anni. A Pyongyang si dice che il cancro, dopo
vari trattamenti subiti in Europa
Finestra aperta
(segue da pag. 1)
nella disponibilità a comprendere ciò che è « diverso » da
noi, e nella parallela fermezza
a rendere testimonianza del nostro modo specifico di vivere la
speranza evangelica.
Una parte del convegno è stata dedicata all’analisi critica
delle linee teologiche e politiche
emergenti nel CEC in questi ultimi anni, sulla traccia di una
relazione introduttiva di Maria
Giradet; abbiamo analizzato insieme anche i movimenti cosiddetti del risveglio o « evangelicals » sulla base di dati e valutazioni raccolti da Eugenio Rivoir; la comprensione di ciò che
avviene nel mondo ecumenico
internazionale è centrale per situare concretamente il nostro
lavoro.
Nel corso del convegno si è
discusso ampiamente e con particolare vivacità della situazione esistente nei paesi dell’est europeo. È, a mia conoscenza, la
prima volta che questo tema viene dibattuto in una sede pubblica e collettiva, a cui partecipano anche fratelli che non hanno incarichi di particolare responsabilità nell’ambito della
istituzione ecclesiastica, e questo credo sia un primo dato positivo della discussione che ci
ha coinvolti. Abbiamo tutti insieme cercato di non liquidare
l’analisi critica della situaizone
esistente in questi paesi con alcune frasi fatte, e abbiamo assunto il movimento operaio in
ternazionale, la sua storia, le
sue realizzazioni, le sue sconfitte, come cosa «interna» a noi,
cosa che ci tocca e ci coinvolge
fino in fondo. A partire da questo dato comune, la discussione ha visto contributi e proposte che non sono stati univoci.
Se per alcuni la realtà dell’est europeo costituisce un tentativo concreto, se pur discutibile e per certi aspetti (quali
quello della democrazia interna)
decisamente criticato, di costruzione di una società socialista,
per altri fratelli la realtà di questi paesi costituisce forse un
punto di riferimento in negativo, quasi l’indicazione di come
il socialismo non vada costruito.
Da qui il problema dei nostri
rapporti con i fratelli dell’est e
in particolare con i fratelli inseriti nella Conferenza Cristiana
per la Pace: il nostro compito
principale consiste nell’avviare
un confronto con fratelli che
tentano, se pur in modo assai
diverso, una strada analoga alla nostra oppure si tratta di
esprimere una solidarietà a chi
vive una realtà essenzialmente
di oppressione e sfruttamento?
Questa è, in termini assai schematici, la domanda di fondo che
ci è posta davanti. Se oggi ancora le risposte ad essa possono dividerci, la sua assunzione
come questione centrale per chi
intende vivere la sua fede nella
storia degli uomini e non nelle
fumerie degli accademici, ci accomuna e ci dà speranza.
orientale, è ora sotto controllo
ma la longevità del “grande padre" non è più garantita ed U
problema della successione, pur
essendo stato affrontato, è tutt’altro che risolto.
Kim II Sung su questo argomento sembra avere un’idea precisa: il potere deve restare in famiglia. Per anni l’erede in pectore è stato il suo fratello minore
Kim Yong-Ciu, vice primo ministro e capo del consiglio amministrativo, ma nel 1913 il suo
nome non venne più fatto, perché si scoprì che anche lui era
affetto da una malattia incurabile. Si parlò, allora, per un po',
della seconda moglie, Kim Sung
Ae, ma anche lei fece presto largo al nuovo astro sorgente, il figlio di prime nozze dell’“amato
leader", Kim Jung II.
Nel settembre 1973, Kim Jung
11, appena rientrato da un soggiorno a Mosca, venne nominato
segretario del comitato centrale
del partito, con l’incarico dell’apparato di propaganda del paese.
Le sue “citazioni”, che i coreani vennero insistentemente invitati a studiare, cominciarono ad
apparire stampate in inchiostro
azzurro accanto a quelle in rosso
del padre. Ritratti del giovane
Kim vennero distribuiti a migliaia attraverso il paese, e negli
uffici governativi la sua foto ven
ne esposta in uguale grandezza,
ma un poco più in basso di quella delVeroe del XX secolo”. Nel
febbraio 1975, il giornale delTesercito per la prima volta fece
riferimento a Kim Jung parlandone come del “giovane leader '
e mostrando così che una certa
resistenza alla sua candidatura
fra i militari era stata superata.
Canzoni e poesie furono scritte
per inneggiare alle grandi qualità del nuovo Kim che, secondo
fonti occidentali, è nato attorno
al 1940, ha studiato ingegneria
nella Germania Orientale e non
si è distinto mai in altro modo
che in quello di essere figlio ai
suo padre.
Il 15 aprile è stato celebrato a
Fyongyang con 35.000 bambini
che allo stadio Morangbong si
sono esibiti in vari esercizi ginnici con grandi “soirées” per n
popolo lavoratore sulla piazza
Kim II Sung, con esposizioni fotografiche, con rappresentazioni
teatrali e con la prima del film
“Il capo resterà per sempre con
noi". 40 mila orologi d’oro, con
sul quadrante il ritratto di padre
e figlio, fatti su ordinazione da
una rinomata casa svizzera, sono
stati distribuiti ai quadri del partito e dell’esercito, ma l’investitura formale del successore, data
fino all'ultimo per scontata da
alcune fonti vicine ai nordcoreani, non c’è stata ».
Nè l’uno
né l’altro
(segue da pag. 1)
nova, ti rimuove cioè ti muta
dentro^ nell’animo e nella vita.
Immagini di Gesù che ama, soffre, canta e gioisce, guarda e reagisce, prende a pedate la chiesa
corrotta e dà da bere alla madre,
prende per le spalle i suoi amici
e pone la sua mano diafana e
vibrante sulla spalla dei peccatori, quello il Gesù di Zeffirelli e
di Dario Fo. Non è mai un Gesù
che chiama nessuno, a niente,
non ha autorità e forza, mentre
l’immagine di Gesù nell’Evangelo è proprio quello di uno che ha
"autorità” (non "potere” che è
cosa diversa, anzi, opposta).
Questo non significa che come
credenti dobbiamo chiuderci in
uno sdegnoso silenzio verso tutti
coloro che parlano di Gesù; in
fondo Gesù non appartiene alla
chiesa più che a Zeffirelli e a Dario Fo, non è "nostro”, è di Dio,
come dice l’apostolo, e noi siamo
suoi. Un fatto diventa però chiaro: la nostra responsabilità non
è ormai più soltanto quella di
parlare di lui, ma di parlarne in
verità.
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8 lualio 1960
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