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LA BIONA NOVELLA
CiORKAlE DEIU EVA^GELIZZAZIOKE ITAIIAM
Segaendo la verità liella carità.
Efes. IV. 15.
PREZZO DI ASBOG1AZION£
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al MreUore 4elU Bnona NoreDa e ara aUrlmli,
All’estero, ai seguenti indirizzi; Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, rue Trimchet, 3; Ginevr», dal sig. £. Beroud libraio; Inghilterra per mezzo di franeo bolli
inglesi spediti franeo al Direttore della Buona Koulia.
SOnUABIO
Il cuore sen^a frode. — Condizioni per le buone predicaziotii. — NoliIte ilaliane. — Notizie estere. — Aneddoti.
Il CUORE SENZA FRODE
(Giov. — Vfr». 48-51, Cap. /).
Prendendo a soggetto delle nostre riflessioni questo tratto
della vita di Natanaele io volli sopratutto, voi lo comprendete, faro a ciascuno di noi l’applicazione della sua storia, *
additarvi l’iinportunza del carattere che Gesù assegna a cotesto nuovo discepolo: un vero Israelita, nel quale non c'i
frande alcuna. Tale completa mancanza d’ogni frode, d'ogni
premeditazione, un’anima candida, un cuor sincero, uno
spirilo diritto, un occhio semplice che cerchi puramente la
verità, la verità sola affatto, la verità tutta quanta, con decisione prestabilita, a qualunque costo, di abbracciarla con ogni
sua conseguenza tosto ch’ella apparisca; eccola disposizione
fondamentale che Iddio esige da noi per entrare nel Regno
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de’ cieli. Egli non ci chiede mica di recare a lui dei cuori senza
peccato, nè dei cuori già credenti, nò dei cuori già pentiti per
se stessi: a questa condizione non un solo uomo potrebbe
pretendere alla salvezza ; ma Egli ci domanda di portargli
de’ cuori senza frode, e la.salvezza è a tal prezzo: nulla di
più, ma nulla di meno. Senza cotesta fondamentale disposizione, noi non possiamo fare un sol passo in avanti nel
cammino del regno de’ cieli ; e se voi guardate da vicino,
riconoscerete che tutte le nostre miserie, le nostre cadute,
le nostre languidezze spirituali, le irregolarità della nostra
vita cristiana, in ultima analisi provengono unicamente da
difetto di questa perfetta sincerità che caratterizzava Natanaele. Dalla prima scintilla di fede sino alla finale aureola
della santificazione, tutto nella vita cristiana è il prodotto
combinato della grazia onnipotente di Dio da un lato, e dall’altro, di un cuore senza frode nell’uomo.
Voi forse vi dolete di non possedei’e la fede. La vorreste,
dite voi, la stimate d’alto prezzo, invidiate coloro che l’hanno ;
ma non potete da per voi stessi produrla ; ella è opera della
grazia di Dio ; ed aspettando che cotesta grazia agisca sul
vostro cuore, vegetate tristamente nella incredulità. Ma state
in guardia: la grazia di Dio non agirà in voi malgrado vostro nè senza di voi ; ella non vi renderà fedele per una influenza irresistibile e magica ; ella nulla farà in voi senza
che la vostra volontà abbia accettato o secondato l’opera
sua. Ciò è vero non solo dei progressi nella saluto, ma altresì
della fede, anche dei primi raggi di lei. Noi accenniamo qui
al profondo mistero dell’alleanza fra l’opera di Dio e l’opera dell’uomo, fra la grazia e la libertà; mistero incogitabile, ho detto, ma incontestabile, e a cui l’esperienza d’ogni
uomo, non meno che la parola di Dio ronde splendida testimonianza. La grazia divina non scende a prendere l’uomo
come una esistenza inerte o priva di libertà morale; ella
non agisce su di lui in forma passiva e forzata, come la divina potenza agisce sullo svilup^io dello piante o sull’istinto
degli animali : ella prende l’uomo come un essere scaduto,
non v’ha dubbio, ma pure dotato di volontà libera; un essere nel quale rimane ancora, in mezzo alla sua decadenza,
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certe aspirazioni verso un rialzamento, e in mezzo alle sue
morali ruino certe pietre per un futuro e novello edificio,
certi elementi di rigenerazione fra i quali egli può, non già
convertirsi da sè, ma almeno accettare volontariamente, cogliere la grazia cho gli è olferta, come altresì può respingerla. Sarebbe in contraddizione colle leggi del mondo morale, leggi che Iddio stesso ha stabilite e che per conseguenza
gli ù impossibile di violare senza rinnegar se medesimo ;
sarebbe, dico, contrario al carattere stesso di Dio s’Egli
forzasse in nulla la nostra libertà, fosse anco nell’interesse
della salute nostra; e io credo poter affermare essere impossibile a Dio medesimo, d’una impossjbililà morale, di
convertire un’anima a di lei malgrado; ben più di convertirla senza ch’ella concorra volontariamente e attivamente
all’opora della sua conversione. Havvi nell’anima umana,
ad una profondità cho sfugge alle nostre deboli ricerche, un
punto misterioso in cui si uniscono in una divina armonia
questi due elementi che la nostra ragione non sa conciliare,
l’elemento umano e l’elemento divino, la natura eia grazia;
è colà, in quei profondi recessi dell’anima, che la grazia
s’impossessa della natura per rigenerarla, e che la conversione si opera. Ed è tale la corrispondenza inlima e misteriosa che esiste fra i due elementi della vita cristiana, che
nel medesimo tempo che non è possibile a Dio dar la fede
al cuore che la respinge, non gli è possibile nemmeno di
non darla al cuore che la ricerca. So dunque voi non avete
la fede, siatene certi, è colpa vostra : è che in fondo non
desiderate d’averla. Voi pretendete forse di bramarla, credete forse d’averne il desiderio, cd ingannate voi stessi come
facilmente arriva e assai di sovente; ma in sostanza non la
desiderale con serietà, ma in sostanza preferite secretamente
l’incredulità, perchè temete le conseguenze della fede; voi
non cercate la fede con un cuore senza frode, col cuore di
Natanaele; non ne fale già com’egli il grande affare della vita
vostra, com’egli, non cogliete i mezzi tutti per illuminarvi
che Iddio ha posti sul vostro cammino, com’egli, non aprile
le più recondite pieghe del cuore all’azione della luce divina;
se voi lo faceste, vedreste subito, a! pari di Natanaele, ca-
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riere lutti i pregiudizii, tutte le obiezioni, tutte le difficoltà
che s’oppongono aacora nel vostro spirito alla nascita e allo
sviluppo della fede. Dal momento in cui la cerchereste con
sincerità, con serietà, completamente, senza retroguardare,
decisi prima ad incontrare in tutta l’estensione loro le conseguenze della fede, da quel momento voi cominciereste a
jiossederla; vedreste, come Natanaele, una luce emanante
dal cielo dissipare l’oscurità che vi avviluppava e, com'egli,
cadreste ai piedi di Gesù esclamando; Maestro, lu sei il
ri()Uuol di Dio, tu sei il Re d’Israel!
Voi vi lagnate di non vedere esaudite le vostre preghiere.
Vi mettete in ginocchio dinanzi a Dio, gli chiedete tale o tal’
altra grazia che sapete essere conforme alla sua volontà e non
ottenete ciò che domandaste. Qui ancora è necessario rimandarvi a Natanaele. Questa mancanza di successo delle vostre
preghiere, non ne dubitate, proviene unicamente perchè non
lo fate con cuore senza fraudo, con cuore tutto ripieno del proprio oggetto, sapendo ciò che vuole e volendolo completamente. Voi pregate per domandare la tale o tal’altra grazia,
ma nel fondo del cuor vostro havvi un desiderio secreto che
respinge colesta grazia. Pregate colla bocca e coll'intelletto
nel senso dolla volontà divina; ma nell’istante medesimo il
vostro cuore fa sommesso un’altra preghiera che dà mentita
a quella dei labbri vostri. Mentre la bocca dico; « Signore!
liberami da questa affezione colpevole » ii vostro cuore cosi
I)rega sommessamente: « Signore! io son legato a questa
.■iffezione; lascia che le serbi un picciol posto, giacché soffrirei tutto anziché rinunziare ad essa ». La vostra bocca
dice; « Signore! liberami dall’amor dell’oro, fammi contento
della posizione limitata in cui mi collocasti » ; e il vostro
cuore invece; « Signore! io amo i beni di questo mondo,
non ne avrò mai di troppo, e farò di tutto per aumentarli
nelle mie mani». La vostra bocca dice; «Signore! umiliami,
aumenta in me il sentimento della mia indegnità, insegnami
a pormi nell’uUimo posto »; e il cuore: » Signore! io non
jiosso soffrire di veder altri al di sopra di me ; bramo la
gloria del mondo, e farò ogni cosa per conquistarla >. La
vostra bocca dice ; «, Signore! liberami da ogni sentimento
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contrario alla carità, assistimi nel perdonare al mio nemico
e a rendere ben per male » ; e il vostro cuore sempre soBtmessamenle dice ; « Signore! l'offesa ricevuta è troppo grave,
ella mi affligge troppo sensibilmente, non posso risolvermi
a perdonarla, o almeno non giungerò mai a scordarla al
segno da rendere ben per male
Cosi è, vi sono sempre in voi due preghiere che s’incontrano e si combattono dinanzi al trono di Dio : quella della
Locca e quella del cuore. Di queste due preghiere qual 6 la
più seria, la più vera, quella che merita più d’essere esaudita? La preghiera della bocca è la preghiera dell intelligenia,
della ragione; voi ben riconoscete essere desiderabile per
voi di rinunciare a quella colpevole affezione, a quell’amor
dell’oro, a quell’orgoglio, a que’ sentimenti d’ira ; ma lo riconoscete soltanto per opera del vostro spirilo, e la preghiera
corrispondente è fredda come una teoria. La preghiera del
cuore è la preghiera del sentimento, dell’amore, dell’intima
volontà ; voi in realtà amate tutte quelle cose che la riflessione vi dimostra essere malvagie; e la suddetta preghiera
è ardente come una passione. Fra la teoria e la passione la
vittoria non può esser dubbia : la passione dee vincere, la
preghiera del cuore dev’essere esaudita : e Iddio vi tratta
secondo i veri vostri desiderii non accordandovi ciò cho la
vostra bocca gli ha chiesto. Havvi un solo mezzo per essere
esaudito, ed è di pregare con un cuore senza frode, col
cuore di Natanaele; è di voler sinceramente e compiutamente ciò che voi domandate a Dio ; di fare che tutto il desiderio deU’anima vostra, che il vostro essere intero si porli
verso l’oggelto della domanda, come l’anima tutta quanta di
Natanaele tendeva in versoli Messia. Quando voi pregherete
in tal maniera, cari lettori, allora, siatene certi, non vi lagnerete più che le vostre preghiere rimangono senza risposta. E se non potete ancora chiedere a Dio, con sincerità di
cuore, le sue grazie le più eccellenli; se per ciò siete troppo
poco avanzati nella vita cristiana, non esitale a troncare dalle
vostre preghiere tutta la parte che non è conforme alla verità; collocatevi diuanai a Dio nel punto preciso in cui realmente siete, limitatevi a chiedergli soltanto ciò che potete
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domandare con sincerità, e fale così una preghiera meno
lunga, meno avanzata, ma seria che Iddio esaudirà; cotesla
prima grazia ottenuta vi concederà di pi’egare sinceramenle
per domandare una grazia più elevata; e così di preghiera
in grazia e di grazia in preghiera, voi supererete poco a poco,
coll’aiuto di un cuoro senza fraudo, tutti i gradi della vita
cristiana.
Vi dolete di non far de’ progressi nella santificazione. Sentite dentro di voi, come San Paolo, la lotta dei due uomini;
ma cotesta lotta non finisce egualmente che nell’apostolo,
per la vittoria doll’uomo nuovo. È la carne che ha il disopra
sullo spirilo; voi gemete per trovarvi sempre allo stesso
grado di vita spirituale, perchò forse retrocedete e fate delle
cadute. Vorreste, voi dite, trionfare della tentazione, e la
tentazione ò più forte di voi. Sembra che le promesse del
Signore non si compiano a prò vostro, e ch’egli non perfezioni di dì in dì l’opera santa che la sua grazia ha cominciato
nel vostro cuore.
Qui pure, cari lettori, ciò che vi manca è sempre un cuore
senza fraude, il cuore di Natanaele; e in questa mancanza
unicamente fa d’uopo cercare la causa del vostro difetto d’avanzamento nella santificazione. So non progredite nella
santità è perchè nel fondo del cuore non desiderato santificarvi; è perchè non lavorate senza riserva e senza posa con
un cuore diritto e semplice in quest’opera divina; è perchè
non fate uso fedele di tutti i mezzi di santificazione che Dio
mette nelle vostre mani, e senza l'impiego dei quali Egli non
vuole, dico di più ancora, non può santificarvi. Non è già
tutto il dire a Dio : Signore ! non indurmi in tentazione ;
bisogna che voi stessi fuggiate la tentazione, bisogna che «i
asteniate da tutto quanto ha qualche apparenza di male.
Non è già tutto il dire a Lui : Signore! produci in me la volontà e l'esecuzione secondo il tuo beneplacito; bisogna che
voi stessi vi affatichiate per la vostra salvezza con paura e
tremore.
V'oi domandate a Dio che vi custodisca dalla tentazione,
e gli atti vostri mentiscono del continuo a tale preghiera.
Sapete por esperienza che certe letture son per voi occasione
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Ji peccato, che fan nascere nel cuor vostro dei malvagi pensieri che vi allontanano da Dio; e voi consacrale volontariamente il vostro buon tempo a leggere que' libri frivoli, immorali forse, che non possono che far del maln aU’anima
vostra. Sapete per esperienza che i piaceri del mondo sono
uno scoglio per la vostra vita spirituale, che vi rapiscono il
diletto della preghiera, cho arrestano il vostro zelo pel serTigio di Dio ; e voi andate volontariamente a passare le serate
in cotali dissipazioni cho vi recano male. Sapete per esperienza che il vostro spirito è inclinato alla maldicenza; e voi
frequentate volontariamente delle società dove la maldicenza
ò incoraggiata, prendete parto a conversazioni cho vi conducono inevitabilmente alla maldicenza. Sapete per esperienza,
donneo giovanette che mi ascoltate, che la ricercatezza nello
vestimenta k per voi e per gli altri occasione di vanità e di
peccato; e voi non diminuite per nulla il lusso, non cercato
prima di lutto, come l’ApostoIo vi esorta, l abbigliamento
deirumiltà e delle buone opere, solo convenevole lusso alle
persone che fanno professione di servire a Dio. Non vi sorprenda seia tentazione trionfa di voi, allorquando voi stessi
le fornite le armi, allorquando vi rendete voi stessi complici
della tentazione!
Finalmente vi lagnale di mancare di gioia. Non potete,
dite voi, realizzare coteste esortazioni di S. Paolo : rallegratevi nel Signor Nostro, siate sempre allegri; nè cotesta parola di S. Pietro, indirizzata a tutti i fedeli; credendo voi
gioirete d’una gioia ineffabile e gloriosa ; nè l’altra di Davide
proferita nel più forte della prova ; l'anima mia è saziata
come per midolla e per grascia, e la mia bocca ti lauda con
un canto di letizia! Voi languite di giorno in giorno nell’abbattimento, e le miserabili curo di questa vita vi rattristano più che non vi rallegrino le promesse del Signore. Miei
fratelli, ciò che vi manca onde possedere la gioia dei figli di
Dio è sempre il cuore senza fraude, il cuoro di Natanaele.
Non havvi gioia pel cuor nostro so non quando si dà tutto
intero, senza riserva o senza divisione. Qualunque sia l’oggetto che s’impadronisco del cuore, s’egli si da tutto intero,
vi trova sempre della gioia, gioia più o meno grande, non
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v'ha dubbio, più o meno pura, più o meno solida secondo
l'accellenza deiroggetto stesso.
Quanto si fa senza premeditazione, senza dispiacere, ponendovi tutto ii proprio cuore, Io si fa con gioia, quand’anche si tratti dei più volgari lavori, o delle più schifose occupazioni, 0 dei piti dolorosi sacrificii; al contrario, tutto
quello che si opera con un cuore diviso, irresoluto, spinto in
direzioni diverse, lo si opera con sofferenza, con mala voglia, per cui non può trionfare alcun esteriore godimento.
Cotosto stato di stento, di lacerazione del cuore, è quanto
v’ha di più incompatibile colla gioia. Ebbene! questo è precisamente il vostro stato, divisi come siete fra la vostra coscieftza che vi porta verso la fedeltà al Signore, e il vostro
secreto desiderio che vi rattiene nei legami del peccato. Volete ad un tempo e non volete ; volete ¡nordine alla coscienza
obbedire alla legge di Dio, e in ordine all’inlimo desiderio
seguire altra legge, quella delle vostre passioni, A misura
che fate un passo avanti verso il Regno de’cieli, guardato
indietro alle vanità del mondo: vi sono in voi due volontà,
due esseri che si combattono l’un l’altro, che tirano ciascuno
dalla sua parte, lacerano la vostra vita e il vostro cuore. E
assolutamente impossibile che in una tale condizione dell’anima voi gustiate la gioia del Signore: impossibile che troviate nè consolazione nelle vostre prove, nè dolcezza pure
nei godimenti della vita. Un solo mezzo esiste per giugnere
a possedere la gioia, egli è di mettere un termine a questo
funesto conflitto interiore e fare che il vostro desiderio intimo vada 3' confondersi colla vostra coscienza ; che non vi
sia in voi che una sola volontà, una sola vita, un sol cuore,
un cuore senza fraude; che non vogliate nelle più recondite
profondità dell’anima vostra altra cosa che servire al Signore,
compiere la sua volontà, essergli fedele sino alla fine, in
tutte le circostanze, nelle piccole come nelle grandi cose, e
a qualunque costo. Dall’istante in cui sarete entrati francamente in questa via troverete la gioia, profonda gioia, immensa, da cui nulla al mondo potrà strapparvi. Se gli stessi
oggetti terreni possono procurare la gioia allorquando si rivolge a loro tutto intero il proprio cuore, che sarà so lo si
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doni tutto intero a Dio medesimo, alI’Essere inQoito, perfetto,
sovrauamente felice e sovranamente amabile, a Colui che ó
la eterna e inesauribile sorgente di tutta gioia! Fatene l'esperienza, cari lettori; date al Signore il vostro cuore intero,
e possederete una gioia in faccia alla quale languiranno e
svaniranno tutte le cure, tutti i sacrificii, tutti i patimenti,
tutto le mestizie, tutte le amaritudini di questa vita, come lo
splendore del sole scaccia le ombre della notte.
Cosi è, lutto il secreto della vita cristiana consiste in un
cuore senza fraude. Questo primo passo nella via del Regno
de’ cieli trae seco inevitabilmente tutti gli altri ; e questo
primo passo dipende da voi stessi. Dite forse che non dipende
da voi darvi il pentimento, la fede, la santità, ch’è l'opera
della grazia di Dio: sia, ve lo accordo; ma ciò che dipende
da voi si è di cercare cotesta grazia con un cuore senza fraude;
di essere sinceri con Dio e con voi medesimi nel punto in
cui siete collocati. Una volta fermi così, il Signore compirà
l’opera sua in voi ; è impossibile cl»e un cuore senza fraude
non arrivi a possedere la fede, e con la fede tutte le grazie
divine che ne conseguitano.
Se dunque prendete sul serio l’afTare della vostra salvezza,
entrate senza rivolgervi indietro in questa fondamentale disposiziono che abbiamo additato. Mostratevi a Dio quali siete;
e qualunque sia il grado di vita cristiana a cui perveniste,
collocatevi in cotesto grado per aspirare ai più alti. Voi non
avete ancora la fede: presentate a Dio la vostra stessa incredulità, ma desiderando sinceramente la fede. Voi non sentite ancorai vostri peccati: presentategli la vostra medesima
insensibilità, ma desiderando sinceramente il pentimento.
Fate ciò senza ritardo ed otterrete la vita eterna.
[Trad. dal francese del sig. 0. Monco).
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COEDIZIONE PER LE BUONE PREDICAZIONI
Ua assai distinto Pastore, dice un giornale inglese, aveva
disgraziatamente l’abitudine di fare delle predicazioni cosi
profoade, che buona parte di ciò ch'ei diceva restava sempre
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al di sopra della intelligenza de’ suoi uditori. Incontrandolo
in certo giorno, una dama della parrocchia, gli chiese qual era
il dovere d’aa pastore; cui rispose; « Naturalmente quello di
pascere il proprio gregge ». Ed ella a lui: « Se così è, dovrà
egli collocare il cibo tanto in alto che solo alcune delle pecore possano coglierlo? » — Si narra simile detto di ua negro, cristiano dell'America. « Zio Sam! (gli chiese altri) come
avete voi oggi trovato il sermone?— « Ebbene Tom (fu risposto)
a dir vero, ecco qui: allorquando io vado alla chiesa, bramo
vedere il predicatore prendere il pane della vita, romperlo in
piccoli pezzi, e collocare per cosi dire cotesti pezzi sovra di^
verse scansie, le une più elevate, le altre più basse, in guisa
che il più semplice discepolo di Gesù Cristo, il più piccolo, il
più povero in ispirilo possa aver la sua parte altrettanto facilmente quanto il più avanzato cristiano. Ora, quando il Dot.'
predica, egli prende il pane tutto intero, e lo colloca in alto,
assai in alto, dove nessuno può arrivarvi ad eccezione di lui,
o al più di alcuni altri di uguale statura ».
Notìzie Italiane
Piemonte. — Evangelizzazione. — Ad un nostro amico giungeva pochi giorni sono la seguente lettera, che, quantunque
dettata in istile alquanto rozzo, riescirà preziosa ai nostri
lettori per i fatti che vi sono narrati ; « Caro Pastore.
Spero che le sarà pervenuta la mia lettera in cui le parlavo
della gita che feci giovedì scorso al villaggio di ***. Or debbo
soggiungere che tornato qui il sig.***, e sentito da me l’accaduto, vi andammo assieme domenica mattina, ed ebbimo
in una casa lungo trattenimento con uomini e donne, i quali,
le donne specialmente, ci fecero molte interrogazioni in riguardo alle varie cerimonie e riti e credenze della Chiesa romana: e noi ooll’Evangelo alla mano, rispondemmo a tutto
iu un modo che parve soddisfarli. Suonato mezzodì, il sig.***
mi lasciò per portarsi a ***, ove lo aspettava un’altra raunanza, ed io , accompagnatolo per un tratto di via, ritornai
in quella stessa casa, che trovai già quasi mezza piena, e che
non tardò a riempirsi affatto, cosicché non si trovavano raumatc colà meno di cento persone, che ad una voce mi dissero :
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« Spiegateci il Vangelo » Aprii la Bibbia al II capo della 1«
epist. a Timoteo, e siuo alle due, colla forza di spirito che il
Signore mi diede , parlai loro della sola mediazione di G. C.
Finita la mia esposizione, offersi a coloro cho avessero avuto
dei dubbi iutorno alle cose da me dette, a volerli manifestare. Le donne, come sempre, mi fecero l’opposizione piùaccauita; ma colle soavi parole dell’Evangelo le ammansai cosi
bene, che neH'accommiatarmi da esse, mi strinsero la mano,
dicendomi di non aver mai udito in vita loro parole così consolanti, e supplicandomi a non lasciar scorrere troppo tempo
prima di tornar di nuovo. Promisi loro di fare, coll'aiuto di
Dio, ciò che mi domandavano, e terminato colla preghiera, salutai tutti e mi portai all’albergo por prendere qualche po’ di
cibo, chè erano le tre pomeridiano. Gli albergatori, padre,
figlio e nuora sono torinesi, tengono già la Bibbia, e mi dissero di aver già assistito alle mie predicazioni nel tempio di
Torino. Mentre mangiavo rispondevo alle molte interrogazioni che mi facevano. Appena ebbi finito, che entra nella sala
un branco d’uomini ; a questi, dopo un momento, ne tengono
dietro altri, e poi altri ancora, e poi delle donne insieme a
parecchi bambini, che vengono posti sui tavoli per far posto
alle persone di età matura che seguitavano a venire, finché non
potè più la sala capirne uno di più, e come la mattina si fece
sentire il grido: «Spiegateci l’Evangelo». Io domandai all’oste
cosa ne pensasse, ed avutane la risposta che facessi pure ció
che io voleva, lessi loro ad alta voce il capo II della 1» Epist.
di san Pietro, sforzandomi di mostrare loro in G. C. la pietra
viva, eletta, preziosa, nellaquale solamente conviene edificare,
e nella di lui Parola quel latte puro, del quale cibandoci, noi
cresciamo ogni giorno nella fede, nella conoscenza e nella santità ; ed erano le sette prima ch’io potessi terminare colla preghiera, e non posso dirle quanto fosse sorprendente per tutto
quel tempo il silenzio e l’attenzione con cui venni da tutta
quella folla ascoltato. Distribuiti alcuni trattati, me ne partii
alla volta di ***, accompagnato per lungo tratto di via da tre
di essi d’infra i più provetti nella conoscenza dell’Evangelo,
coi quali ebbimo ancora un dialogo interessantissimo».
— I calunniatori svergognati.— I nostri lettori non avranno
dimenticato i fatti luttuosi di Castelnuovo d’Asti, e gl’improperii più orribili di cui i giornali clericali tutti, ed il Campanone segnatamente, si affrettarono a cojirire un onesto lavorante, colpevole di essere passalo alla fede evangelica, e di
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aver ricevuto in casa sua uu pastore valdese. Il sig. Modino,
che si seativa netto delle iafamie che gli venivano affibbiate,
ha intentato processo al Campanone, il di cui gerente, con sentenza dei 18 maggio, venne condannato ad un mese di carcere,
300 lire di multa , al risarcimento dei danni, che in questo
caso sono assai rilevanti, ed alle spese. Ma che importano
tali sentenze ai preti compilatori dello schifoso giornale?
Non sono essi i medesimi che una volta di già, quando il
giornale s’intitolava la Campana, tutte queste multe le scansarono, mandando il loro gerente oltre Ticino, e della Campana (che dissero cessata) facendo il Campanone? Epperciò la
sospensione di questo , non ci fa essa presentire la stessa baratteria vergognosa, ma ben degna della massima che il fine
giustifica i mezzi? E questi sono gli uomini che si sono tolto
l’incarico di opporsi ai progressi dell’incredulità in mezzo di
noi! e che tuttodì maledicono coll'approvazione, anzi colla
benedizione del papa e degli altri superiori ecclesiastici, agli
sforzi che fanno certuni, per diffondere alquanto la cognizione dell’Evangelo! Deh! se almeno la gran parola « voi li
conoscerete dai frutti loro i> si affacciasse con qualche eiEcacia alla mente doi nostri connazionali, e valesse ad aprir
loro gli occhi sulla bontà di un sistema che riesce a tali enormezze ! Alcuni pare che comincino a sospettarlo, testimone
la seguente corrispond.enza del Cittadina che trova qui il suo
posto naturale;
Torino, 23 maggio 1857.
Mentre la fratesca redazione del Campanone stava abbacando
e mulinando nuovamente un’improvvisa metamorfosi per burlarsi un’altra volta delle subite o imminenti condanne, e schivare specialmente ia necessità di sianxpare sentenze capaci di
far aprir gli occhi dell’intelletta ad una qualche porzione dei
loro abbonati sul conto della mala fede di tal giornale; gli
inquilini dimoranti in prossimità di quell’ufficio, dove è pure
la dimora di don Ferrando colla madre e varii fratelli, vennero prima stupefatti, poi replicatajiiente sbalorditi e sgomentati dagli schiamazzi ormai diventati insoffribili, che succedevano in quell’abitazione. Le arrabbiate voci, i colpi che parvero sentirsi, le strida, i gemiti della stessa madre del prete,
costrinsero gl’inquilini di via San Lazzaro, N° 37, in Borgo
Nuovo a non più differire di ricorrere in compagnia del proprietario alla Questura, aiBnchè quei turbolenti figli e fratello
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non facessero più oltre colle loro spaventevoli risse agghiacciare il sangue ai pacifici cittadini costituenti quel vicinato.
In sefjuito del che don Ferrando con altri quattro o cinque
suoi fratelli e la madre furono chiamati a comparire martedì
scorso nanti il signor reggente la Questura, dove seriamente
ammoniti i primi sui figliali doveri, ed a portare le loro fraterne quistioni nanti i tribunali competenti, furono anche diffidati che, qualora una nuova scena scandalosa per parte loro
disturbasse più oltre la quiete del vicinato, la Questura non
esiterebbe un istante ad inviare nel ferrandino alloggio una
squadra di carabinieri da restarvi come di stazione per il buon
ordine, fino a tanto che i tribunali provvedano altrimenti.
E don Ferrando è l’affettato direttore di un giornale detto
religioto'.'. Si vede sempre più di quale arnese furono costretti
i gesuiti e gli oblati a servirsi per avere un presta-nome alle
loro grossolane e furiose invettive, alle loro stolide e ipocrite
lucubrazioni.
Mi venne pure assicurato , che siavi in corso una commovente supplica della madre di don Ferrando per essere ammessa al beneficio dei poveri, onde far valere nanti i tribunali
civili le proprie ragioni in materia di proprietà contro il medesimo e contro altro dei fratelli, il così detto furiere del
Campanone.
Valli Valdesi. — Sinodo della Chiesa Valdese. — Non potendo dare per oggi, come ci eravamo proposti, e come faremo, piacendo a Dio, nel numero venturo, un resoconto alquanto particolareggiato di quelle importanti sedute , ci limiteremo ad accennare al fatto principale, la demissione spontanea dell’antica amministrazione che durava da circa dieci
anni, e l’avvenimento di un’amministrazione nuova, avendo
a capo il sig Malan, pastore a Torre.
Pregati, inseriamola seguente lettera.
Fara, li 26 maggio 1857
Sig Direttore della Buona Novella.
Gran difensore della verità e del debole perseguitato ed abbandonato, vengo a lei e la prego di difenderci ancora questa
volta col suo così accreditato Giornale, noi Evangelici deboli
ed impotenti, ed io in particolare abitante di Fara. Si, o signore, continue e molto orrende sono qui le tribolazioni e
persecuzioni contro di noi senza motivo o ragione.
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11 giorno 17 del corrente mese il mio padre, dell’età di 60
anni, era gravemente ammalato nel suo letto. Nello stesso
giorno, in sulle sette ore della sera, i nostri parenti mandati
dai preti, sou venuti a ritrovarci per obbligare mio padre a
confessarsi da un prete o frate. Ala grazie a Dio, nonostante
le più terribili persecuzioni e minaccie, mio padre fra i dolori
della malattia a morte, li invitò a lasciarlo in pace con Dio,
suo Creatore e sua unica forza e consolazione, aggiungendo
che egli non aveva niun. bisogno religioso dei preti papisti,
che aveva imparato dalI’Evangelo, unico codice del Cristiano,
essere il solo Dio vivente che poteva rimettere i suoi peccati e
quelli d’ogni umana creatura, la quale per Fede, Speranza e
Carità riconosce in Dio suo divino creatore, ed in Gesù-Cristo
nrocefisso suo unico Salvatore. E cosi protestando e pregando
e confessandosi a chiara voce in presenza dei parenti ed amici.
11 povero mio genitore si rimise cotento e tranquillo nelle mani
del suo Dio. Allora fattosi un perfetto silenzio nella camera del
dolore e della morte, se ne andarono tutti, istruiti nel vedere
come muore il Cristiano che ha imparato dall’Evangelo a
morire da Cristiano.
Ed io, lasciato solo, confortavo il moribondo mio genitore
con preghiere e rendimenti di grazia, e ciò feci coll’aiuto di
Dio sino alle ore 12 circa della stessa notle in cui finalmente
rendè lo spirito a Dio, morendo cosi nella pace dei giusti.
Al mattino seguente mi portai di buon ora dal sig. Sindaco
per dargliene avviso e ricevere il suo consiglio sul modo di
dare debita sepoltura al defunto mio padre,.senza punto incomodare i preti di Fara, i quali, ognuno lo vedeva, erano pel
fatto accaduto determinati a vendicarsi ad ogni modo. In sulle
prime parve il Sindaco disposto a fare ragione alle mie viste
trovate legali, giuste e conciliatrici. D’altronde io-assicurava il
sig. Sindaco che i fratelli ed amici cristiani di mio padre avreb ■
bero accompagnata la di lui salma al cimitero comunale di
Fara che appartiene a tutti i cittadini, e ciò senza nessuna manifestazione di sorta. Ma alcune ore dopo i preti eccitarono
la popolazione, e decisero che, malgrado la decisione del Sindaco ed anche quella deH’lntendente, il cadavere di mio padre
non poteva essere introdotto nel Campo Santo dei cattolici
perchè cosi sarebbe profanato da un canc protestante,
Alle ore 7 del mattino del 20 maggio i Carabinieri, con
alcune parole di dispregio veramente incredibili per parte dell’arma dell’ordine pubblico, entrarono in casa mia ed accom-
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pagliati da due uomini s’impadronirono del cadavere, lo portarono via colla forza e lo posero nella terra, veramente come
un cane al di fuori dell’cimitero, alla piena sodifazione del
clero che ne mena trionfo e tripudio, ma altresi a grave scandalo e cordoglio di molte buone persone del paese, le quali
protestarono e protestano contro un fatto cosi immorale e del
pari contrario allo Statuto ed alle leggi civili, penali e comunali.
Si spera qui in Fara che il Governo prenderà questo fatto
in seria considerazione.
Nella giusta aspettazione di vedere una tale maniera di agire
fatta di pubblica ragione, per mezzo del suo eccellente Giornale, lo ringrazio, signor Direttore, per me ed a nome della
mia famiglia e dei nostri amici, come altresì a nome della verità e della giustizia, da lei sempre difesa con nobile coraggio
ed efficace insistenza.
Giovanni Pertoghotti fu Francesco, di Fara.
Notizie Estere
Ginevra. — Conversioni. In occasione dell’ultima Pasqua,
quattordici adulti cattolici romani, sono stati ricevuti nel
grembo della Chiesa evangelica di quella città.
Austria. — Numerose conversioni.—Nella Gazzetta di Voss,
citata dal Lien, leggesi quanto segue: «Lettere provenienti
dall’Austria, e da ottima sorgente, parlano delle numerose
conversioni dal cattolicismo al protestantismo che si verificano nei paesi austriaci, dopo l’ultimo Concordato. Non-solo
esse confermano la conversione di un gran fabbricante ungherese, unitamente a 500 dei suoi operai, ma parlano di conversioni consimili che avvengono in Boemia, in Moravia, in
Carinzia e nella stessa capitale dell’Austria. Gran numero di
preti, segnatamente austriaci, si sono convertiti al protestantismo all’estero. Nella sola Silesia ve ne sono stali trcnt’uno.
Altri trovansi in Isvizzera, fra i quali un consigliere del concistoro.
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Germania. — BeU'esempio di libertà di coBciensa e di coraggiosa sincerità in nn prete. — Il sig. Braun delia diocesi
di Passau, in Baviera, ecclesiastico d’ingegno distinto e di
carattere irreprensibile, venne colpito della maggiore scomunica del suo vescovo per avere rifiutato di leggere dal pulpito
la bolla relativa al dogma deirimmacolata Concezione. Egli
però non si lasciò intimorire per quest’atto di autorità e pubblicò un libro in cui, provata la falsità della dottrina coll’appoggio dei Padri, dichiara coraggiosamente èretico chiunque
l'accetta, e il papa per primo. Afferma inoltre che migliaia di
preti avrebbero seguito il suo esempio se il coraggio non
fosse loro venuto meno. Anche in Italia a molti preti manca
il coraggio e più che il coraggio un tantino di fede in G. C,
e nella opera sua perfetta, onde protestare colle parole e cogli atti contro gli abusi di Roma papale che pur troppo abusa,
per non dir altro, di ogni cosa attenente alla religione.
PENSIERI STACCATI
La terra è percorsa in tutti i sensi da missionari devoti ,
che sottomettonsi ad ogni più aspra fatica e si espongono ad
ogni più grave pericolo onde annunciare ai popoli lontani la
buona novella di salute. Ma ov’è l’anticristiano, deista, panteista, razionalista, ecc. che abbia abbandonato il proprio paese
nativo per andar a civilizzar popoli selvaggi? Neppur uno :
tutti rimangonò alle case loro, pascendosi d'orgoglio e deridendo quelle virtù che non sanno imitare.
LIDEALE
Havvi nella Scrittura un segno che solo basterebbe a farcela
ravvisare per la Parola di Dio: tutto è in esso ideale: nulla
vi ha che non sia assoluto e perfetto; non si limita a chiamarci ad una certa misura di santità per una certa misura di
fede: ogni misura è contraria all'istinto della Bibbia perchè
quella è contraria a Dio. {Le Témoin de la VéritéJ.
drommo Somcnico gerente
Torini). — Stamperia dcU'Unione Tipograflcc-rililriie