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ECO
DELLE WII VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 ANGROGNA
SetUmanale
della Chiesa Valdese
Anno !)8 - N. 31-32
Una copia lire 50
ABBONAMENTI f Eco; L. 2.500 per l’interno Spedizione in abbonamento postale . I Groppo bis TORRE PELLICE - 9 Agosto 1968
[ L. 3.500 per l’e.^tero Cambio di indirizzo Lire 50 Ammin. Claudiana Torre PeUice . C.CJ>. 2-17557
Roma e Ginevra
Una questione di grande importanza come quella dei rapporti
tra la Chiesa cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese, che
a Upsala avrebbe dovuto essere
oggetto di ampia discussione da
parte dell’assemblea, è stata invece sbrigata in quattro e quattr'otto, senza dibattito, con la votazione unanime di un documen■ to, nella cui parte centrale si legge: l'Assemblea « accoglie favorevolmente » la decisione presa dal
Comitato Centrale del CEC di
creare, pochi anni or sono, un
Gruppo misto di lavoro formato
da rappresentanti del CEC e da
altrettanti rappresentanti della
Chiesa cattolica, in quanto « l’Assemblea è persuasa che il Gruppo
misto di lavoro contribuirà all’ali argumento e alla crescita dell'unità del movimento ecumenico »: inoltre l’Assemblea « incoraggia il Gruppo misto di lavoro a
coniinuan térsame della questione
dell’ing! L ' so della Chiesa cattolica
romana ne! Consiglio Ecumenico
delle Chiese in qualità di membro.
Il Consiglio Ecumenico delle Chiese riafferma la sua volontà di accogliere in qualità di membro tutte le Chiese cristiane che non fanno ancora parte della sua comunità ». In sostanza, l’Assemblea di
Upsala ha ratificato senza obiezioni né discussione l’operato del Comitato centrale del CEC per quanto concerne i rapporti sin qui stabiliti con la Chiesa cattolica, ,dalTAssemblca di Nuova Delhi (1961)
in poi, e ha dichiarato aH’unanimità e, a quanto pare, senza esitazioni, di considerare favorevolmente
un evenluaie prossimo ingresso
della Chiesa cattolica nel CEC.
C’è di che restare stupiti. Stupiti per la rapidità con cui si è giunti a questa ratifica, stupiti del fatto che non vi è stato dibattito, stupiti infine del carattere unanime
della votazione. Sembrerebbe che
non esistono problemi, che tutto
è chiaro, ovvio e pacifico.
In un documento preparatorio
alla prima Assemblea del Consiglio
Ecumenico delle Chiese, che ebbe
luogo ad Amsterdam nel 1948
(ricordiamo — per inciso — che il
Sant’Uffizio vietò espressamente
ogni partecipazione cattolica a
ciucila Assemblea), il prof. K.E.
Skvclsgaard, teologo protestante
danese, scriveva: « I rapporti con
la Chiesa cattolica romana costituiscono senza alcun dubbio il problema più difficile del lavoro ecumenico » (]). Il modo alquanto
sbrigativo con cui l’Assemblea diUpsala ha trattato la questione dei
rapporti tra il CEC e la Chiesa
cattolica — quasi si trattasse di un
latto di ordinaria amministrazione — lascerebbe supporre che la
difficoltà di questa questione, segnalala dal prof. Skydsgaard nel
1948, non è più avvertita negli ambienti ecumenici odierni con la
stessa intensità e profondità. Bisogna certo tener conto del fatto
che in questi ultimi vent’anni molte cose sono cambiate sia nel movimento ecumenico facente capo a
( Jmevra sia nella stessa Chiesa cat
;ic;i. Tanto più la questione andava discussa e in nessun caso la
fretta dcH’Assemblea appare giustificata.
Il risultato è che gli interrogativi, più che legittimi, posti da non
poche chiese membro del Consiglio Ecumenico in merito ai rapporti stabiliti tra quest’ultimo e la
Chiesa cattolica, a diversi livelli,
sono rimasti senza risposta, anzi
non sono neppure stati trattati.
Tanto meno sono stati affrontati,
o anche solo enunciati, i problemi
di fondo sollevati dalla crescente
presenza della Chiesa cattolica nel
la centrale ecumenica di Ginevra.
In sostanza, semplificando e schematizzando un po’, si può dire
che il dilemma sia questo: E’ la
Chiesa cattolica che è diventata o
sta diventando ecumenica — nel
senso che a Ginevra si dà a questa parola, oppure è il Movimento
ecumenico che è diventato ó sta
diventando cattolico — nel senso
che a Roma si dà a questa parola?
Al momento attuale, non si può
escludere né l’una né l’altra eventualità. Sembra comunque che la
Assemblea di Upsala abbia optato
senz’altro per la prima, sottovalutando troppo — sia detto col massimo rispetto — la seconda.
Paolo Ricca
M Moderatore ci parla di Upsala
luci e nlin delb DI AsshiHh Ecimmita
Abbiamo posto al Moderatore Neri Giampiccoli, al suo
ritorno dall'Assemblea di Upsala, alla quale ha partecipato come delegato della Chiesa Valdese, alcune domande e un parere conclusivo su questo importante avvenimento ecumenico. Ecco le sue risposte, per le quali gli
siamo grati.
(1) K. E. Sktdscaabd, L’Eglise catholique
romaine et le Mouvement oecuménique, in
L’Eglise Universelle dans le dessein de Dieu,
Dclachaux, Neuchâtel-Paris 1949, p. 229.
COMUNICATO
II Sinodo della Chiesa Valdese si aprirà, D. v.,
DOMENICA 25 AGOSTO
alle ore 15,30
con un culto nel Tempio valdese di Torre Pellice presieduto
dal Pastore Tullio Vinay e la
consacrazione al ministero pa-^
storale dell’Anziano Evangelista
Archimede Bertolino e del Candidato Mario Berutti.
I membri del Sinodo sono
convocati per le ore 15 nell'Aula Sinodale della Casa Valdese per alcuni atti preliminari.
Subito dopo il culto i membri
del Sinodo si riuniranno nell'Aula sinodale per costituirsi in
Assemblea, sotto la presidenza
del più anziano di età tra i ministri di culto in attività di servizio, e per procedere alla nomina del Seggio definitivo.
Neri Giampiccoli
Moderatore
della Tavola Valdese
Torre Pellice, 9 agosto 1968
I Domanda: E' tornato soddisfatto,
o meno, da Upsala?
L’esperienza di una assemblea
ecumenica è indubbiamente di grande interesse per molte ragioni che
sarebbe lungo alenare; si può però
accennare al valore di questa visione panoramica della Chiesa nel mondo che è nello lesso tempo impressiva e sconcerLante, Impressiva per
la sensazione di universalità, sconcertante per Li forte diversità.
Del funzione mento dell’Assemblea
non si può c.sscrc, invece, molto
soddisfatti: troppo, materiale, troppi documenti, troppe decisioni affrettate e non criticamente vagliate
a sufficienza. TÌentre nelle sezioni di
lavoro e nei c ni itati è possibile un
dibattito un j-.o" più approfondito
(ma non trop:.«o') .'nelle sedute plenarie si finisce sempre col non
fare altro che a,jp^rovare senza discutere. Il meioii-ij^di lavoro andrà
indubbiamente crir^iato; c’è un comitato delle siniftl^e che sta rivedendo tutta I or^nizzazione del
Consiglio Ecumeni^ e dell’Assemblea in particola uw
II Domanda QÌ(i/< episodio, o momento, o aspetto dell’Assemblea
L’ha più favorevolmente colpito?
Moti ho partecipato ai primi giorni di lavoro e quii li non posso dire
nulla delle solenn' <-erimonie inaugurali; ma la lettura di alcuni discorsi introduttivi ni ha colpito per
la forte tensione i fi so il tema centrale dell’assemblfa, « Ogni cosa
nuova » : alludo p. rticolarmente ai
discorsi di Visser’t Hooft e di Ignazio Harim.
Il lavoro dei comitati, incaricati
di studiare il programma dei prossimi anni delle varie divisioni del
CEC, è uno degli aspetti più interessanti del lavoro dell’Assemblea;
qui c’è la possibilità di studiare un
po’ più a fondo e di discutere più
chiaramente. Posso dire questo almeno per quanto riguarda gli studi
iMiiimmimiuiM
sulla missione e l’evangelizzazione,
cui ho partecipato. Il programma di
lavoro dei prossimi anni, in continuazione dello studio sulla struttura
missionaria della Chiesa locale, si
presenta molto interessante.
Ma c’è da esprimere una riserva
a questo proposito: i due comitati
per le direttive generali non possono
essere scelti come gli altri dai delegati; i loro componenti sono designati dal Comitato Centrale, poi
quasi automaticamente approvati
dall’Assemblea. Questo significa che
i due comitati più importanti per il
programma futuro sono pianificati
daU’alto e diventa poi molto difficile
modificarne le proposte in sede di
seduta plenaria.
C’è poi un aspetto umano da rilevare positivamente: ed è la possibilità, al di fuori degli schemi ufficiali, degli incontri personali e di
gruppo e lo stabilirsi di correnti di
consenso tra gente di ben diversa
provenienza.
Infine vai la pena di rilevare
quanto sia stato forte nell’assemblea
l’ansia di esprimere una parola nuova- e un impegno concreto delle
Chiese nei confronti dei punti cruciali della situazione politica e sociale e della testimonianza dell’Evangelo nel mondo. A quest’ansia
non- ha corrisposto altrettanta chiarezza nei documenti conclusivi, ma
noA si può fare a meno di rilevare
TasiJetto positivo anche se i presupposti teologici di tali ricerche sono
lungi dall’essere chiariti. Forse proprio per questo raramente TAssemblea ha potuto dire parole chiare.
Ili Domanda : Si sta profilando la
possibilità che la Chiesa cattolica
diventi, in un futuro più o meno
prossimo, membro del Consilio
Ecumenico delle Chiese?
Qual’è il suo pensiero al riguardo?
Questo è un esempio tipico di come l’Assemblea in seduta plenaria
non possa funzionare: il documento
che approva l’operato del comitato
iiiiiiiimiiiimiiiiiiiiimiiKiiimiimmiiiimiiiiiiiniiiiiiimfii
Ministri deUa Parola nella Chiesa
L’esame di fede dei candidati al ministero pastorale
L’esame di fede di due candidati al
ministero era all’o.d.g. della seduta del
Corpo pastorale di giovedì 1“ agosto.
Ma di esame ce n’è stato uno solo: si
è ritenuto infatti superfluo sottoporvi
Archimede Bertolino, già da un decennio in servizio nella Chiesa in qualità
di Anziano Evangelista. Ci si è chiesto,
anzi, se non fosse il caso di sottoporre
ad esame, invece del candidato, non
dico il concetto teologico dei vari ministeri, ma quanto meno il modo in
cui esso si trova tradotto nei Regolamenti della Chiesa attualmente vigenti.
A. Bertolino è il primo degli Anziani
Evangelisti che pervenga alla consacrazione al ministero pastorale dopo
aver conseguito il prescritto attestato
di sufficiente cultura teologica presso
la nostra Facoltà attraverso lo studio
delle discipline teològiche fondamen
tali (con relativi esami), studio che si
è protratto per diversi anni, e che il
candidato ha affrontato e portato a
termine con serietà ed impegno, pur
avendo nel contempo la responsabilità
pastorale delle Chiese di Ferentino e
e di Colleferro con relativa diaspora.
Ed è del ministero già svolto in questo non facile ambiente; della sua vocazione che, lungamente maturata, vi
ha trovato il modo di attuarsi; e della
gioia dell’essere un predicatore di quella Parola che è innanzi tutto per chi
la predica un punto costante di riferimento ; e della necessità da lui avvertita di meglio qualificarsi a questo
servizio (intendendo con qualifica non
« pezzo di carta » nia l’approfondimento scientifico); è di tutto questo che,
con gioiosa semplicità e con chiarezza
il candidato ha parlato nella conversazione richiestagli da un Corpo pastorale che si rallegra di averlo ascoltato, e che auspica che gli altri Anziani Evangelisti possano e vogliano percorrere lo stesso cammino.
Non occorre aggiungere che il Bertolino è stato dispensato dal sermone di
prova, che invece dovrà, secondo la
prassi, essere predicato dall’altro candidato, Mario Berutti, a Pinerolo, giovedì: 8, ore 10, sul testo di I. Cor. 1: 21.
Le quattro tradizionali domande poste al Berutti (Forma e contenuto della predicazione; la Chiesa e il Regno
di Dio ; la preghiera ; la tua vocazione
al ministero pastorale e il significato
della consacrazione), hanno dato modo al candidato di esporre soddisfacentemente — come assesta l’esito positivo del suo esame — la sua vocazione, che è dono di Dio e che alla Chiesa si chiede di riconoscere, a predicare
l’Evangelo.
E per Evangelo s’intende Gesù Cristo, e s’intende la liberazione (Berutti ha molto insistito su questa parola)
dal peccato che è, sì,, nel pensiero di
Berutti, il peccato nel senso spicciolo
del termine, ma essenzialmente disordine, squilibrio, ingiustizia sociale.
Questo annunzio di liberazione è il
messaggio del Regno di Dio che viene
e che è, anche per la Chiesa, una realtà futura, un oggetto di speranza.
La forma in cui tale annunzio vada
fatto deve, secondo Berutti, venire un
po’ da sè, dettata dalle circostanze.
Non può comunque essere efficace una
predicazione che cada dall’alto. Occorre vivere quotidianamente la situazione in cui vive l’uomo al quale predichiamo e condividerla. E occorre la
preghiera, punto d’incontro con Dio
dell’uomo riconciliato in Cristo e disponibile per la volontà del Padre e fiducioso nell’esaudimento delle richieste.
È un ministero, comunque, quello
della predicazione, che Berutti non
sente di poter svolgere al di fuori e indipendentemente dalla Chiesa (benché si possa esser tentati di farlo, come egli stesso ha sperimentato in Sicilia, nel lavoro di assistenza ai terremotato), ma anzi nell’ambito e con la
collaborazione fattiva della comunità
dei credenti. S. Ricciardi
misto Consiglio Ecumenico-Chiesa
Cattolica e gli <là mandato di proseguire la ricerca in vista dell’inserimento della Chiesa cattolica, di pieno diritto, nel movimento, è stato
elaborato e certamente discusso a
lungo in uno dei due comitati per le
direttive generali. Ma in Assemblea
plenaria è stato distribuito, letto,
non discusso e approvato nello spazio di un quarto d’ora!
Ormai il movimento appare irreversibile. E’ possibile che la soluzione di una appartenenza al CEC
delle Chiese cattoliche nazionali sia
quella che si tenterà: il che porrebbe strani interrogativi sulla monolitica unità del cattolicesimo.
E’ del resto nella logica del movimento che il dialogo tra le Chiese
si estenda a tutto l’orizzonte cristiano. Ma questo accentuerà probabilmente il peso dell’istituzionalismo
gerarchico, che già si è fatto fortemente sentire in questa assemblea.
Occorre quindi essere pronti non
a recriminazioni incollerite, ma a
lavorare nella direzione di una autentica ricerca di riforma delle Chiese, attraverso le confessioni, ma affrontando seriamente non solo i problehii della collaborazione pratica,
ma quelli del significato e della portata della confessione di fede oggi.
IV’ Dom.anda: Qual’è a Suo avviso,
in sintesi, la consegna di Upsala
per le nostre chiese e oer cmscuno
di noi? '
-W,. . i-s-.- •
Concludendo una breve intervista
alla Televisione italiana Vittorio Subilia COSI descriveva quella che dovrebbe essere la posizione delle
Chiese evangeliche italiane, a suo
avviso : solidarietà con riserve critiche. Concordo con questa posizione
e mi pare che su questa via debba
muoversi la nostra azione ecumenica. Le riserve critiche però devono
essere manifestate in modo costruttivo: il poterlo fare dipende dalla
nostra capacità di intervenire, di
esprimere un pensiero, di operare
dove ce n’è data la possibilità. Non
possiamo pretendere di intervenire
dovunque; ma là dove i problem
sono più acuti e dove abbiamo gli
uomini e i mezzi per parlare, occor
re essere presenti. Cito a questo pro
posito le commissioni fede e costitu
zione, ove siamo rappresentati da
Valdo Vinay, e affari internazionali,
di cui è membro Giorgio Peyrof. Ma
ci sono anche altri problemi che occorrerà seguire attent.amente : il lavoro del gruppo misto CEC-Chiesa
Cattolica, il lavoro del dipartimento
missione e evangelizzazione e quello
dell’aiuto scambievole tra le Chiese.
Salvo poche eccezioni le nostre
Chiese non si sono occupate molto
di studiare i documénti preparatori
di LIpsala. Questo è criticabile, perchè non si può pretendere di avere
qualche cosa da dire in sede ecumenica se le Chiese locali si disinteressano di esprimere un parere. Occorrerà quindi che i documenti approvati ad Upsala diventino oggetto non
solo di dibattito sulla stampa, ma di
studio nelle assemblee locali.
V Domanda: Quale è stata la partecipazione della delegazione giovanile ai lavori dell’Assemblea?
La delegazione giovanile aveva diritto di parola, limitato in sessione
plenaria, ma non di voto. Però ha
trovato molti modi di far sentire il
proprio parere, anche se_ questo è
poi stato quasi sempre scarsamente
determinante: un bollettino ciclostilato intitolato Hot News (notizie che
scottano) con cui ha seguito e vagliato criticamente i lavori delle seNeri Giampiccoli
(continua a pag. 5)
2
pag. 2
9 agosto 1968 — N. 31-32
UPSALA IN SINTESI : risultati
I fatti salienti
I fatti salienti della IV Assemblea
del Consiglio Ecumenico delle Chiese
(Upsala, Svezia, 4-19 luglio 1968), cosi,
come possono essere desunti dai documenti conclusivi e dalle cronache delPavvenimento, sembrano esser stati i
seguenti :
1 Crescente presenza della Chiesa
cattolica romana. Per la prima volta nella storia del movimento ecumenico, un cattolico, il gesuita Koberto Tucci, direttore dell’autorevole Rivista La Civiltà Cattolica, ha rivolto
un messaggio all’assemblea plenaria
del CEC. Inoltre, si profila l’eventualità di un prossimo ingresso della Chiesa cattolica nel Consiglio Ecumenico
delle Chiese, in qualità di membro.
L’Assemblea ha approvato all’umanità
quanto è avvenuto, da Nuova Delhi in
poi, tra il CEC e la Chiesa cattolica —
e non è poco. Alcuni teologi cattolici
sono già entrati a far parte, come
membri allo stesso titolo degli altri,
della Commissione teologica « Fede e
Costituzione », che è uno dei tre organismi fondatori del CEC e uno dei
suoi Dipartimenti più importanti. Infine — anche questo è un fatto nuovo
— il rapporto conclusivo di una Sezione (la III“) raccomanda alle chiese lo
studio di alcuni documenti, tra cui anche l’enciclica papale Populorum Progressio.
2 Piena partecipazione ortodossa.
Non solo perchè, a parte la
meschina defezione all’ultimo
minuto della Chiesa Ortodossa greca,
tutta rOrtodoss'a era rappresentata,
ma più ancora perchè gli ortodossi
hanno pienamente partecipato al lavoro delle sezioni e dei comitati, e all’elaborazione dei documenti. Lo ha rilevato il pastore Blake nel corso di
una conferenza-stampa : « Per la prima volta non abbiamo udito un fratello ortodosso alzarsi e dire ; ”Su
questo argomento faremo una dichiarazione a parte” ». Per questo motivo
— ha aggiunto Blake — « non si può
più dire che l’Assemblea del CEC sia
un concilio protestante. Gli ortodossi erano ben presenti ed hanno partecipato pienamente ».
3 L’azione dei giovani. E’ stata
cospicua, più ai margini dell’Assemblea che nel suo quadro
istituzionale, e soprattutto è stata stimolante e valida, percorsa com’era sovente da una viva esigenza di autenticità evangelica. Questa presenza attiva
dei giovani, spesso non inquadrata sul
piano istituzionale ma non priva di
mordente e di autorità sul piano evangelico, è un fatto nuovo nella storia
delle assemblee del CEC e un fatto positivo.
4 Prevalenza degli interessi morali e sociali sugli interessi strettamente teologici. E’ la cosiddetta « dimensione orizzontale » della
vita cristiana che ha dominato a
Upsala, situandosi al centro della riflessione e dei lavori dell’Assemblea.
L’accento è caduto sul secondo comandamento, più che sul primo. Non è
un male che così sia stato, anzi è un
bene dato che le chiese tardano così
tanto ad assumere le loro responsabilità verso i « minimi » della terra ed
anche a prenderne coscienza.
I documenti di Upsala contengono, a
proposito deU’impegno e dell’azione dei
cristiani nel mondo, molte affermazioni coraggiose, molte indicazioni precise. E’ rallegrante constatare che in
generale (anche se non sempre) sono
state evitate le pie genericità che caratterizzano di solito i documenti pontifìci consacrati a queste questioni. Si
è fatta sentire, in misura notevole e
superiore al previsto, l’influenza — in
buona misura benefica — della Conferenza « Chiesa e Società » ( Ginevra
1966). Conviene ricordare, anche per
l’avvenire, la bella, giusta e forte parola pronunciata a Upsala dal pastore
Visser’t Hooft, ex-segretario generale
del CEC : « E’ tempo di capire che ogni
membro di Chiesa che rifiuta in pratica di prendere una responsabilità nei
confronti dei diseredati, dovunque essi siano, è colpevole di eresia tanto
quanto coloro che rifiutano questo o
quell’articolo di fede ».
Positiva, quindi, l’insistenza di Upsala sulla necessità inderogabile di una
azione diretta, impegnativa e coraggiosa della Chiesa nei problemi politici e sociali di oggi, tenendo conto che
la tradizionale attività caritativa cristiana, che non deve venir meno né
essere deprezzata, non è sufficiente.
Quel che invece lascia molto a desiderare, nei documenti di Upsala che
trattano queste questioni, sono, a nostro avviso, le motivazioni teologiche
dell’impegno e, in generale, il quadro
teologico in cui esso è collocato. Certe
volte — sempre per quanto concerne
gli aspetti teologici del rapporto Chiesa-mondo — si ha l’impressione di leggere, anziché un documento elaborato
da ortodossi e protestanti, lo Schema
XIII del Concilio Vaticano. Il che non
è certo confortante.
5 Escatologia in sordina. Il tema
dell’Assemblea, costituito da un
versetto dell’Apocalisse : « Ecco, io
faccio ogni cosa nuova» (è Dio che
parla), è un tema essenzialmente escatologico, un tema cioè che esprime l’attesa vivissima della chiesa primitiva
circa l’imminente intervento finale di
I DOCUMENTI FINALI
] - L’universalità
della Chiesa
La parte centrale del Rapporto
della Sezione I, intitolato « Lo Spirito Santo e la cattolicità (o universalità) della Chiesa », indica quattro
linee lungo le quali avvertiamo il
dono e il richiamo dell’universalità :
La ricerca della diversità: <c La
diversità può essere una perversione
dell’universalità, ma essa è sovente
una vera espressione della vocazione
apostolica della Chiesa ». Occorre
discernere i doni dello Spirito: se
la diversità è un ostacolo alla vocazione e alla missione, è dannosa; se
invece favorisce il doppio movimento verso Dio e verso gli uomini, è
utile.
La ricerca della continuità: Lo
Spirito Santo, che ha creato la Chiesa, tt la mantiene attraverso i secoli,
salvaguardando il suo culto e permettendole di portare al mondo la
buona novella dell’amore di Dio ».
Lo Spirito Santo agisce anche oggi
per salvaguardare e ricreare la Chiesa; vuole un suo rinnovamento, che
consenta ai cristiani di oggi di « presentare la fede apostolica senza indebolirla... per mezzo di una comprensione del ministero più conforme al Nuovo Testamento, alla Chiesa e alle necessità della nostra
epoca ».
La ricerca dell’unità di tutta la
Chiesa. « Molto resta da fare » per
riunire .delle comunità ancora separate. cc Dobbiamo continuare a cercare l’unione di tutti i cristiani in
una comune confessione di fede, nella pratica del battesimo e della eucaristia, nel riconoscimento di un
ministero per tutta la Chiesa ». E’
necessario cc chiamare le chiese in
ogni luogo a prendere coscienza della loro appartenenza comune e della
loro vocazione ad agire insieme »
Occorre anche « lavorare e pregare
per il giorno in cui un concilio au
tenticamente universale potrà final
mente parlare in nome di tutti i cri
stiani e aprire la via dell’avvenire »
La ricerca dell’unità dell’umanità
La Chiesa corre un rischio cc proda
mandosi il segno dell’unità futura
dell’umanità ». Per esserlo veramente, bisogna che le chiese si aprano
alle aspirazioni, alle realizzazioni,
alle inquietudini e alle speranze del
mondo. Parlare di universalità della
Chiesa è lottare contro il razzismo,
ma anche vivere cc l’esperienza sacramentale dell’incorporazione al
Cristo e della comunione con Fumanità ».
Il - Il servizio
degli altri
E’, questo, il Rapporto che tratta della missione della Chiesa. La
missione viene definita come cc un
invito agli uomini a crescere fino alla misura della loro piena umanità
nelFuoino nuovo, Gesù Cristo ».
(Questa umanità nuova, che è insieme meta e dono, cc dev’essere assunta per mezzo della risposta della fede. 11 nostro compito nella evangelizzazione è di creare per gli uomini
delle occasioni per rispondere a Gesi( Cristo ».
« L’uomo è un tutto indivisibile.
Dobbiamo considerare la realizzazione di una maggiore giustizia, libertà e dignità come una parte della
Dio nella storia degli uomini. Sembra
che a Upsala — almeno nel documenti finali e nel messaggio conclusivo —
questa attesa, questa ansia escatologica, questa coscienza della fine imniinenté, questa tesa invocazione del Dio
che viene non siano emerse con la
stessa forza incontenibile con cui
emergono dagli scritti neotestamentari e in particolare dall’Apocalisse.
L’escatologia di Upsala appare un pò
diluita nella sociologia.
La riscoperta della fondamentale
struttura escatologica della fede cristiana, avvenuta nei primi decenni del
nostro secolo, non sembra ancora aver
agito in profondità nella coscienza della Chiesa universale.
P. R.
restaurazione della vera umanità in
Cristo ».
La Chiesa missionaria è « la Chiesa per gli altri », così come Cristo
è « rUomo per gli altri ».
I « punti d’inserzione » della missione della Chiesa nel mondo possono essere : dovunque c’è una concentrazione di j)otere — anche nella
Chiesa —; i movimenti rivoluzionari
che combattono l’ordine stabilito
per una società più giusta; l’Università in trasformazione; il processo
accelerato di urbanizzazione e industrializzazione; le periferie cittadine o le zone rurali sottoalimentate
culturalmente; i posti in cui si prendono le decisioni relative ai paesi in
via di sviluppo; in generale là dove
c’è miseria umana, tensioni, rigidità delle istituzioni, pregiudizi sociali o veri e propri conflitti umani.
La Chiesa è continuamente minacciata dal pericolo di diventare « un
ghetto spirituale ». Se essa cc si
preoccupa della sua potenza numerica e del suo potere istituzionale »
invece di mostrarsi come « il corpo
di Cristo che è dato al mondo per il
mondo, al servizio degli uomini »,
la sua proclamazione è vana.
Le Società missionarie « sono state la risposta delle generazioni passate a portare FEvangelo fino alle
estremità della terra ». Oggi occorrono « nuove risposte ».
« In un mondo in cui l’umanità
intera lotta per reàlizzare la sua comune umanità e fa fronte alle comuni disperazioni condividendo una
comune speranza, la Chiesa cristiana deve farsi solidale con l’intera
collettività compiendo il suo ministero di testimonianza e di servizio,
e amministrand!.- con un senso acuto
delle sue responsabilità, la totalità
delle sue risors» »,
III - Sviluj^po
economico" sociale
Nel preambolo sono ricordate le
possibilità offerte fi alla tecnica moderna per l’unità dell’umanità e la
soppressione delle ineguaglianze, ed
è evocata la vittoria di Dio in Cristo
in un mondo in cui l’uomo continua
a sfruttare il suo prossimo. Siccome
Cristo è vincitore, i cristiani sono
« costretti a partecipare » alla « lotta ili milioni di uomini per una più
grande giustizia e per lo sviluppo ».
A proposito delle « condizioni politiche dello svilup])0 », il documento afferma che quest’ultimo deve avvenire per mezzo di accordi politici
e dandosi delle slrutture politiche
tali da consentire « la mobilitazione
delle masse popolari per farle partecipare alla vita jfolitica ed economica ».
Se l’edificazione di strutture politiche favorevoli allo sviluppo esige dei cambiamenti rivoluzionari
nelle strutture sociali, ciò non significa che la rivoluzione si identifichi con la violenza. Ciò nondimeno,
« nei paesi in cui i gruppi dirigenti
sono degli oppressori indifferenti alle aspirazioni del popolo e, sostenuti spesso da interessi stranieri, cercano di resistere a tutti i cambiamenti ricorrendo a misure coercitive o
violente, ivi compreso il ’’mantenimento dell’ordine” che può esso
stes.so essere una forma di violenza, i cambiamenti rivoluzionari possono dover prendere una forma violenta ». Sul piano morale, tali cambiamenti sono ambigui: le chiese
devono dare un contributo speciale
allo sviluppo di strategie efficaci di
non-violenza in vista della risoluzione e della trasformazione sociale.
E’ anche urgente promuovere
strutture sovranazionali di pianificazione economica, la stabilizzazione
dei prezzi sul mercato mondiale, un
programma di assistenza multilaterale, un sistema fiscale internazionale
per finanziare lo sviluppo. Peraltro,
non è sufficiente un trasferimento di
capitali e di tecnici per dare il via
allo sviluppo: occorrono anche ^
come s’è detto — « radicali trasformazioni di strutture sia al livello dei
paesi in via di sviluppo, sia al livello dei paesi industrializzati, sia al
livello del sistema economico internazionale ».
Il compito specifico della Chiesa
e di « operare per stabilire una società responsabile mondiale » e questo deve avvenire su quattro piani:
su un piano pedagogico e pastorale
(dando rilievo, nel suo insegnamento « alla visione biblica . dell’unità
dell’umanità e alle sue conseguenze
concrete per la solidarietà umana
universale »); su un piano di servizio (« ogni chiesa dovrebbe versare
una parte delle sue entrate ai popoli
in via di sviluppo »); su un piano
profetico e critico (esercitando pressione ■ sulle strutture ecclesiastiche,
industriali, governative o internazionali); un un piano politico (cercando di ottenere da tutti i partiti che
diano la priorità, nei loro programmi, ai problemi dello sviluppo e
dai rispettivi governi che destinino
ai paesi poveri, ogni anno, almeno
l’l% del reddito lordo nazionale).
Da segnalare infine che il documento raccomanda alle chiese di
studiare il rapporto della Conferenza « Chiesa e Società » (Ginevra
1966), l’enciclica « Populorum Progressio » (di Paolo VI) e il rapporto
della Conferenza di Beyrout (aprile 1968).
IV - Giustizia
negli affari
internazionali
pace
Ecco alcune fra le più importanti
affermazioni di questo documento ;
Guerra e pace. Già FAssemblea di
Amsterdam, nel 1948, aveva detto
che « la guerra, considerata come
mezzo per risolvere i conflitti tra nazioni, è inconciliabile con l’insegnamento e l’esempio del nostro Signore Gesù Cristo ». Da allora a oggi,
la minaccia della guerra non ha fatto
che aumentare e oggi cc la soppressione della guerra atomica, biologica e chimica è diventata una delle
delle condizioni indispensabili per la
sopravvivenza dell’umanità ».
Obiezione di coscienza. Le chiese
dovrebbero sostenere fermamente
A pag. 5 pubblichiamo il testo completo dell'intervista concessa dal prof. Vittorio Subilia
alla TV italiana sulla Assemblea
di Upsala.
.coloro che, per motivo di coscienza,
rifiutano di partecipare alle guerra
o di fare il servizio militare.
Rapporti razziali. « Il razzismo è
un rifiuto palese della fede cristiana ». E fondato sullo sfruttamento
dell’uomo sull’uomo, si appoggia su
delle contro-verità, produce un contro-razzismo.
Rifugiati. « Il diritto fondamentale dei rifugiati è il ritorno alla loro patria ».
Diritti umani. « La realizzazione
della giustizia sociale .. esige ....
l’uguaglianza totale tra tutti gli uomini, di tutte le razze, di tutte 1« nazioni. e il rispetto per gli adepti di
tutte le religioni e ideologie .. come pure ......................... uno statuto di ugua
glianza della donna e la sua piena
partecipazione all attività umana ».
Regolazione delle nascite. E contemplata come uno dei mezzi, accanto ad altri, per giungere a un
ordine mondiale giusto. Il rapporto
della Sezione VI affermerà poi, a
questo propristo: « L’uomo ha la
responsabilità di dominare la natura, ivi compresa la procreazione.
D’altra parte, la paternità responsabile non deve sostituirsi a uno
sforzo massiccio verso lo sviluppo ».
Strutture internazionali. Viene
riaffermato l’appoggio vigoroso all’ONU. Bisogna rafforzare le strutture internazionali per evitare 1 intervento unilaterale delle grandi potenze.
Infine, le chiese sono invitate ad
abbandonare il piano della cartà paternalista e a collaborare con tutti
coloro (partiti politici, sindacati,
etc.) che lottano per una, maggiore
giustizia economica.
V - Il culto
Questo documento è stato oggetto di serrati dibattiti, nel corso dei
quali sono emerse notevoli tensioni. Era la prima volta che questo
tema veniva trattato da una assemblea del CEC.
Nella sua parte centrale, il documento afferma il carattere essenziale
della predicazione della Parola, del
battesimo e della Santa Cena.
Sul complesso e arduo problema
idell intercomunione, il documento
chiede :
a) che tutte le chiese considerino seriamente se non sia il caso di
ritornare alla tradizione del cristianesimo primitivo che celebrava l’eucaristia ogni domenica;
b) che esse esaminino la legittimità o meno di nuovi stili di celebrazione della eucaristia;
c) che tutti i cristiani presenti
a un servizio di S. Cena considerino normale parteciparvi;
d) che ogni chiesa riesamini le
sue attuali norme di ammissione alla
comunione, ricordandosi della preghiera del Cristo per l’unità e il suo
comandamento di essere riconciliati.
Per la predicazione, vi sono delle possibilità nuove come ad esempio un sermone preparato in équipe o esposto in forma dialogata.
Quanto alla preghiera, si dichiara : cc La crisi spirituale del nostro
tempo incita tutti i cristiani a fare
di nuovo l’esperienza dell’adorazione e della preghiera ».
VI - Verso un nuovo
stile di vita
Molti temi trattati in questo dosamento lo sono anche negli alti
cinque. Ne deriva una certa disoi •
ganicità, né tutto ciò che si legge in
questo rapporto è strettamente attinente al tema.
cc Per essere cristiani, bisogna essere pronti a cambiare » : così inizia il documento. E continua: cc Può
darsi che oggi il cristiano sia chiamato ad abbandonare il terreno che
gli è familiare e ad avventurarsi
verso orizzonti che gli sono sconosciuti... Il fondamento comune
che ci permette di tracciare le linee
di uno stile di vita cristiano è la
fede nelle promesse di Dio che può
dare un senso alla vita per la potenza del suo Spirito ».
A proposito dei giovani, il documento afferma che essi cc hanno ragione di mettere in discussione ogni
autorità che non è continuamente
meritata » e che cc hanno il diritto
di partecipare alle decisioni nelle
scuole e nelle università, così come
nella vita politica, in quella degli
affari e nella vita familiare ».
(guanto al problema dei ricchi e
dei poveri, il documento dichiara;
>c Uno stile di vita cristiano non è
compatibile con l’indifferenza verso le sofferenze altrui ».
E ancora : cc Ricchi o poveri che
siamo, è quando siamo solidali coi
deboli che la nostra vita prende un
senso e una direzione ».
Il paragrafo 16 del rapjcorto è stato molto criticato: tra l’altro vi si
menziona il sabotaggio 5;ome un
mezzo per lottare contro l’ingiustizia sociale. Non è sicuro che cpiesto
accenno, ed altri analoghi, restino
nel testo definitivo.
Sui rapporti familiari, si dice tra
l’altro: cc Le strutture ecclesiastiche,
familiari e sociali che rifiutano di
riconoscere i diritti completi della
donna sono condannati ». Affermando che <c il celibato è una vocazione », il documento approva l’uso dei
metodi controaccettivi per limitare
le nascite e permettere una paternità responsabile. Il documento non
accoglie i punti di vista della cosiddetta « nuova morale » sul tema dei
rapporti tra uomo e donna.
Ed ecco la conclusione: cc Un nuovo stile di vita non sarà prodotto
dai documenti ma da un impegno
personale che implica che si è disposti a modificare l’uso del proprio
tempo, dei propri doni, delle proprie risorse finanziarie ».
3
N. 31-32 - 9 agosto 1968
pag. 3
della IV Assemblea del C.E.C.
Messaggio
ai nostri fratelli cristiani
Risoluzioni e dichiarazioni
Ij! i'h.oc provocato dai delitti poi Livi, il rumore delle ^erre, le eontestazioni delle rivolte studentesche,
le speranze suscitate dai successi della scienza: così si caratterizza l’anno 1968. E’ in questo clima che ci
siamo riuniti a Lpsala. K prima di
tutto, abbiamo ascoltato.
Abbiamo udito le masse chiedere
pace, gli affamati e gli sfruttati chiedere giustizia, le vittime della discriiiiiiiazione rivendicare la loro digiiilìi (li uomini.
Anche Dio ode queste grida e ci
giudica. Ma la sua parola ci libera.
Lo abbiamo udito dirci: « lo vi precedo. Cristo si è caricato del vostro
passato colpevole e lo Spirito vi dà
la libertà di vivere per gli altri. Vivete dunque fin d’ora il futuro del
mio Regno, in un culto gioioso e
neH’audacia dei vostri atti ».
Gesù Cristo, il Signore, ci ha detto ; (( Ecco, io faccio ogni cosa nuova ».
Certi di questa potenza di rinnovamento, noi vi chiediamo di unir\ i a noi per ubbidire, come una minoranza profetica, al Regno che
viene :
1) Tutti gli uomini sono diventati vicini gli uni agli altri. Combattuti dalle nostre diversità e tensioni,
noi non sappiamo ancora come vivere insieme. Ma Cristo fa ogni cosa
nuova. Vuole che la sua Chiesa prefiguri una comunità umana rinnovata.
Perciò, dovunque viviamo, vogliamo significare la nostra unità in
Cristo formando una vera comunità
con coloro da cui siamo diversi per
razza, classe sociale, età, religione
o idee politiche. Cercheremo in particolare di superare il razzismo dovunque esso appaia.
2) Le scoperte scientifiche e i
movimenti rivoluzionari aprono davanti alTuomo del nostro tempo
nuove possiadjià e nuove minacce.
Che cosa è i uomo? (,)uesta domanda si fa sempre più acuta. Ma Cristo fa ogni cosa nuova. E la Bibbia
ci ricorda che, per Dio, l’uomo è
gerènte dell’universo e che in Cristo
appare l’uomo nuovo.
Perciò, vogliamo annunciare questo messaggio ai nostri fratelli uomini. Con loro vogliamo esercitare il
nostro mandalo di gerenti, salvaguardando e sviluppando le risorse
•lell’universo. E chiediamo a Dio di
farci accedere alla nuova umanità
del Cristo.
3) Il solco sempre più profondo
<lie separa ricchi e poveri, ancora
accresciuto dal razzismo e dalla corsa agli armamenti, costituisce la sfida decisiva del nostro tempo. Ma
Crisio fa ogni cosa nuova. Per questo mol ivo, i cristiani che, nel loro
comportamento, negano la dignità
dei loro simili sono colpevoli di eresia tanto quanto coloro che negano
un articolo di fede.
Perciò, insieme agli uomini di
ogni convinzione, vogliamo combattere per i diritti dell’uomo in una
comunità mondiale giusta. Lotteremo j)er il disarmo, per una giusta
organizzazione del commercio internazionale. Per mezzo di una tassa
volontaria, prepareremo l’istituzione di una tassa internazionale per
10 sviluppo.
4) (Questi impegni esigono l’adorazione, la disciplina e la reciproca
correzione di una comunità universale. Nel Consiglio ecumenico delle
Chiese e negli organismi regionali,
nazionali e locali ad esso associati,
siamo solo agli inizi di questa comunità. Ma Cri.sto fa ogni cosa nuova.
11 movimento ecumenico deve diventare più audace, più rappresentativo e impegnare maggiormente
la vita delle chiese.
Perciò vogliamo riaffermare la
nostra alleanza in vista di un sostegno e di una correzione reciproca.
Vogliamo cercare con maggior decisione l’unione delle nostre chiese e
una comunione più profonda con
quelle che non fanno ancora parte
della nostra comunità. Ci rallegriamo di potere già vivere in anticipo,
in una comune adorazione, il tempo
in cui, per tutti gli uomini e nell’universo intero, Dio « farà ogni
cosa nuova ».
L’Assemblea ha votato alcune risoluzioni e dichiarazioni, che riprendiamo dal Service protestante français
de presse et d’information (bip) e di
cui qui appresso forniamo le parti più
importanti o significative, a parer nostro.
Medio Oriente
L’Assemblea ha preso atto con
« estrema preoccupazione » che la situazione in M. O. non presenta alcun
sintomo di normalizzazione e che le
risoluzioni delle Nazioni Unite non sono state applicate.
L’Assemblea ha fatto suoi i punti
della dichiarazione fatta ad Heraclion
nell’agosto 1967 dal Comitato centrale,
fra i quali segnaliamo:
a) L’indipendenza e l’integrità territoriale di tutte le nazioni del M. O.
debbono essere garantite. L’annessione
colla forza non può venir scusata.
c) Debbono venir garantiti una piena libertà religosa e l’accesso ai luoghi
santi alle comunità delle tre confessioni storiche, preferibilmente con un accordo internazionale.
e) Le grandi potenze debbono astenersi di cercare di soddisfare esclusivamente i propri interessi in questa
regione.
Ilietnain
La Risoluzion«’ sul Vietnam consta
di sette punti, da cui enucleiamo il 3),
il 4) ed il 6) die ci pare puntualizziassai efficacemente la situazione:
« ...i bombardamenti degli Stati
Uniti sul Nord \ ietnam e l’utilizzazione di qualsiasi arma di distruzione
massiccia dovre'obe cessare immediatamente ed incondizionatamente:
chiediamo a tutre le parti di cessare
le attività militari nel Sud Vietnam ».
« Una soluzione politica non può
venire da una vittoria militare ma deve dipendere, in fin dei conti, dall’autodeterminazione del popolo vietnamita stesso. L’atroce situazione attuale
del popolo vietnamita è un esempio
delle tragedie alle quali può condurre
l’intervento unilaterale di una grande
potenza, intervento che crea, invece di
risolverli, problemi politici, economici,
sociali... Chiediamo a tutti i governi
di trarre un’amara lezione dagli avvenimenti del Sud est asiatico e di rafforzare l’autorità politica e la potenza
materiale delle Nazioni Unite. »
La risoluzione sottolinea poi l’urgenza di « intraprendere immediatamente la preparazione dell’assistenza
che dovrà seguire alla guerra. E’ probabile che i problemi che si porranno
allora, specie per i senza tetto, saranno di una gravità senza precedenti.
E’ necessario che le chiese affrettino
senza alcun ulteriore ritardo la preparazione di programmi che concretizzino il loro travaglio ».
Diritti deii'uomo
Questa risoluzione consta di due
raccomandazioni :
a) Raccomandiamo che le chiese,
nei loro paesi, ragguaglino i loro membri ed il pubblico relativamente alle
convenzioni internazionali, dichia^
razioni e raccomandazioni concernenti i diritti dell’uomo: che esercitino
pressioni sui rispettivi governi affinchè diano la loro adesione, o ratifica,
se ancora non l’hanno fatto, agli accordi internazionali conclusi sotto gli
auspici delle Nazioni Unite; infine,
che incoraggino l’applicazione di questi accordi su piano nazionale.
b) Raccomandiamo che le Nazioni Unite creino un posto a livello il più
alto possibile — per es. quello di sot
•mmmHiimnniiiHiMii'i
imiiiiimiimimiiii .i
ilDllMIKidlitillltiMimiiiri
FLASHES da Upsala
Indigeni e immigrati
Nel corso di una conferenza-stampa, la nota antropoioga americana
Margaret Mead ha dichiarato che, nel
mondo del 1968, i giovani nati dopo
la seconda guerra mondiale sono
« indigeni », mentre gli adulti di più
di quarapt’anni possono essere paragonati a dagli « immigrati », che devono adattarsi a questo mondo moderno che è loro parzialmente estraneo.
Il sermone
Nel culto di chiusura dell’Assemblea, il 19 luglio, con una liturgia
svolta in 10 lingue diverse (inglese,
russo, ebraico, swahili, rumeno, greco
indonesiano, tedesco, francese, svedese), i giovani sono intervenuti recando dei cartelli, con iscritte tratte
dai documenti approvati dall’assemblea.
I giovani avevano concepito questa azione nel corso di una veglia di
preghiera e furono autorizzati a inserirla nella liturgia del culto. Essi
avevaiio 'spiegato ai responsabili del
culto che non si trattava di una provocazione improvvisata ma di una testimonianza meditata a lungo. Il loro
rappresentante, il giovane pastore
David Haslam, inglese, potè prendere la parola davanti all’assemblea
I NEO-ELETTI
Sono stati eletti alla presidenza del C.E.C. ;
Il patriarca della chiesa ortodossa serba, Germano, che risiede a
Belgrado.
Il vescovo Hans Lilje, della chiesa evangelica luterana in Germania.
Il pastore D. T. Niles, della chiesa metodista di Ceylon.
Il pastore Ernest Payne, dell'unione battista della Gran Bretagna e
Irlanda.
Il pastore John Smith, della chiesa presbiteriana unita degli U.S.A.
Il pastore A. H. Zulu, vescovo dello Zululand e Swaziland, in Sudarrica (anglicano).
Il pastore W. A. Visser't Hooft è stato eletto per acclamazione presidente onorario, accanto al pastore Oldham, che lo è da anni.
Il comitato centrale, in parte rinnovato, conta 120 membri. Alla
presidenza è stato eletto il sig. M. Thomas, direttore dell'Istituto di Bengalore in India, laico, appartenente alla chiesa siriana ortodossa Mar
Thoma, di Malabar.
Vice presidenti sono stati eletti la sig.na Pauline Webb della chiesa
metodista di Gran Bretagna e mons. Meliton del patriarcato di Costantinopoli.
L'Assemblea ha sottolineato la sua sorpresa di fronte al carattere
molto ecclesiastico e maschile del présidium, ma alcune proposte di
modifiche sono state respinte.
Salvo errori, su 120 membri, il comitato centrale conta 88 ecclesiastici e solo 7 donne.
cultuale e spiegarle il senso di questa manifestazione.. E’ stato questo
l’unico sermone. J» ,
V'4
Blake sui giovani
E’ stato chiesto al Segretario generale del COE, pastore Blake, se a
Upsala « la gioventù è stata abbastanza radicale in modo positivo o negativo ». Blake ha risposto : « Alcune
delle osservazioni o delle richieste dei
giovani avrebbero potuto essere più
positive se essi avessero meditato sufficientemente i documenti preparatori. Abbiamo bisogno di ascoltare 1 giovani, ma essi non sono stati abbastanza radicali nella loro contestazione. I documenti che abbiamo approvato sono più rivoluzionari della
stessa gioventù ».
Chiese e Apartheid
Nel corso di una conferenza stampa, del 15 luglio, il pastore Beyers
Naude, direttore dell’Istituto cristiano dell’Africa del Sud, interrogato
circa i rapporti tra le chiese dell’Africa del Sud e il governo dell’apartheid,
ha detto :
« In teoria non ci sono rapporti. In
pratica, siccome molti membri del governo e del parlamento appartengono alla Chiesa, ne derivano rapporti
individuali e una sicura pressione. La
Chiesa è giustamente accusata di non
aver preso posizione contro questa
ingerenza. Coloro che combattono
l’apartheid, corrono rischi notevoli;
possono subire delle sanzioni: ad esempio, dei pastori che si erano impegnati in quel senso non hanno potuto ottenere dei visti di uscita dalla
Africa del Sud.
« Quanto alla mia posizione personale sui rapporti tra Chiesa e Stato,
è cambiata da quando sono direttore
dell’Istituto cristiano di Johannesburg. In effetti, lavoriamo su base inter-razziale, sulla misura in cui questo è possibile in Africa del Sud. Le
chiese hanno condannato la mia azione, chiedendo ai loro membri di ritirarsi dall’Istituto se non volevano
incorrere in sanzioni disciplinari e
anche nella scomunica. L’opposizione delle chiese si situa sia sul
piano politico che su quello teologico. Il governo, per parte sua, è molto
ostile alla mia azione.
« Un uomo di Dio non può accettare il suo ministero senza condannare il concetto dell’apartheid. Però
molti pastori sostengono il contrario ed io stesso ho fatto per molto
tempo la stessa cosa. Bisogna capire fino a che punto si è prigionieri
della propaganda e delle strutture
sociali ».
Apocalisse e civiltà
La sera del 13 Luglio, il prof. André Dumas, della Facoltà protestante di teologia di Parigi, ha temuto
una conferenza sul tema « Il nostro
futuro » nel corso della quale ha, fra
l’altro, parlato della crisi della nostra
civiltà e delle due risposte classiche
a questa crisi:
— per i sostenitori della prospettiva
liberale, gli urti che stiamo vivendo
son solo transitori; moltiplicando i
mezzi, si darà l’impressione che le
possibilità di scelta si moltiplicano;
accelerando l’espansione, si svilupperà la giustizia sociale, la cultura personale e la malleabilità dell’uomo.
Questo ottimismo non è convincente,
quando si assiste alle spinte attuali
di insoddisfazione e rivolta;
— per i rivoluzionari « classici », tutto il male viene dal fatto che minoranze sfruttatrici hanno accaparrato
il potere. Abbattendo questi poteri,
sarà possibile rendere a ciascuno e a
tutti l’identità comunitaria e personale. Per essere convinti di questa
analisi, bisognerebbe « essere sicuri
che, una volta abbattuto questo male strutturale, la società nuova vedrà
sorgere degli uomini nuovi». Ma è
proprio questo che è in questione, nell’ambito di tutti i marxismi.
Il prof. Dumas non crede neppure
che la via della « formazione interiore » possa costituire la risposta.
Non c’è una terza via che potrebbe
pretendere di fare meglio del riformismo e della rivoluzione.
E’ per questo che la Conferenza
«Chiesa e Società» (Ginevra 1966)
« non ha dato delle soluzioni, ma fatto sentire delle esigenze ».
Infine, il prof. Dumas ha parlato
della Chiesa « come contro-modello
per la guarigione della società industriale ».
I Battisti in U.R.S.S.
Upsala (soepi) — Nel corso di una conferenza stampa, il pastore K. Veliseychik, sovrintendente dell'Unione dei cristiani battisti evangelici deH’U.R.S.S, ha dato le seguenti notizie :
Sul territorio deirUnione Sovietica vi sono
500 mila battisti e 4 mila comunità. Responsabili, su base nazionale, sono un consiglio
centrale di 50 membri ed un presidium di
altri nove membri. Attualmente sono in corso di stampa 13 mila cantici e 20 mila bibbio. La libertà di circolazione, di predicazione e di accogliere nuovi membri è totale.
La formazione dei predicatori che durante
un certo periodo di tempo è avvenuta in
Gran Bretagna, è curata da scuole bibliche.
Ma molti di loro sono « afferrati direttamente dalTEvangelo » e si formano da sè « in
ginocchio, davanti al Signore ».
Quando ci si attiene alla legge sui culti,
non vi è alcuna persecuzione. Bastano 20
membri per far registrare un nuovo gruppo.
AI di sotto di detto numero, ci si può in piena tranquillità riunire per pregare. Il « Bollettino » è distribuito per posta in 6 mila
esemplari.
La potenza di Gesù Cristo è dappertutto
— ha concluso il pastore Veliseychik — e
neirURSS come altrove i servitori di Dio lavorano nella gioia.
tosegretario, per promuovere un miglior coordinamento delle attività relative ai diritti deirucmo.
Nigeria
In questa dichiarazione, che consta
di tre punti, cerchiamo invano di leggere il nome della regione che ha proclamato la propria indipendenza nei
riguardi della federazione nigeriana,
il Biafra, che rischia il genocidio e la
morte per fame per mantenerla. Apprendiamo da altra fonte che un delegato della Nigeria si è opposto a che
venisse citato il nome del Biafra, in
quanto « regione » ribelle della Nigeria.
Rileviamo con dispiacere — se le cose
si sono svolte cosi. — questo passivo
adeguarsi dell’Assemblea che, nei suoi
documenti ufficiali, ignora la realtà
del Biafra.
La dichiarazione assicura che si cercheranno « tutti i mezzi possibili per
ricondurre la pace e far giungere i
soccorsi di cui tutte le regioni sinistrate hanno un cosi urgente bisogno ». Di
conseguenza :
1) Per poter estendere ed intensificare le operazioni di soccorso del CEO
in corso oltre la cifra di 3.800.0(K) dollari (ca. due miliardi e mezzo di lire) in
danaro ed in natura, cifra quasi raggiunta, verrà subito lanciato un nuovo appello per altri 3.000.000 di dollari.
2) Un nuovo energico tentativo verrà fatto per stabilire un ponte aereo
continuativo ed efficiente.
3) D’intesa coi governi interessati e
colle organizzazioni internazionali si
cercherà di assicurare subito l’inizio
dei soccorsi tramite anche dei « corridoi di soccorso umanitario ».
Al termine dell’Assemblea, è stata
rivolta al pastore Blake, segretario generale del GEO, la seguente domanda:
Crede che l’Assemblea di Upsala abbia
affrettato l’unità delle chiese? Egli ha
così risposto:
Lo credo. Si tratta di un compito difficile e che procede lentamente: non si può ridimensionare
uno scisma di 500 anni in pochi decenni. Ma questa Assemblea ha
permesso che il dialogo sia aperto
verso numerose direzioni (cattolici,
evangelicl-conservatori). Parecchie
cose, che non posso ancora annunciare, sono in movimento. Spero
che nella prossima Assemblea delle
persone che sono attualmente'degli
« osservatori » potranno partecipare
in quallità di delegati.
Altre 4 Chiese
entrano nel C. E. C.
Upsala (soepi) — La quarta assemblea del
Cec di Upsala ha approvato la candidatura
di quattro nuove chiese.
Le domande saranno ora trasmesse alle
chiese membri del Cec e se non vi saranno
obiezioni da più di un terzo dei 231 membri, i candidati saranno dichiarati eletti nel
termine dì sei mesi.
Ecco l'elenco delle quattro chiese, tutte
africane :
— Chiesa metodista del Kenya, con oltre
13 mila membri.
— Chiesa evangelica luterana del Sudafrica (regione del Transvaal) con 110 mila
membri.
— Chiesa congregazionalista unita del
Sudafrica, con 104 mila membri comunicanti e 42 mila membri aderenti ballisti.
— Chiesa morava della Provincia dell’Est
in Sudafrica, con oltre 26 mila membri.
La IV^ assemblea ha pure approvato la
candidatura quali membri associati di due
chiese. Esse sono :
— Chiesa protestante africana di Lolodorf
(Cameroun), con 8.300 membri e
— Chiesa metodista dì Cuba con circa 8
mila membri.
Il Cec conta ora 227 chiese a partecipazione intera ed otto chiese associate per un
totale di 235.
La Chiesa greca
non è andata
a Upsala
Upsala (soepi) — Come si ricorderà, nel
maggio scorso la chiesa di Grecia aveva deciso di non farsi rappresentare ad Upsala,
per due motivi : intervento del Cec negli affari interni della Grecia e atteggiamento
ostile del governo svedese nei riguardi del
paese. Però, dopo una visita del pastore Blake il 13 giugno scorso, il santo sinodo era
tornato sulla sua decisione, annunciando la
sua intenzione dì inviare una delegazione di
teologi laici ad Upsala,
Il 5 luglio però, mons. Hieronymos, arcivescovo di Atene ha informato telegraficamente il Cec che il santo sinodo non avrebbe inviato delegazioni.
Questa volta la chiesa ortodossa intende
protestare contro le dichiarazioni, comparse
sulla stampa svedese, del primate della chiesa di Svezia e del vice presidente del comitato dell'assemblea per la stampa e la radio,
secondo cui non sarebbe stato praticamente
possìbile impedire delle manifestazioni dirette contro la delegazione greca.
4
pag. 4
9 agosto 1968 — N. 31-32
L’Enciclica Humanae Vitae
prnpnsitn df^lln limitnzinnp dellp nnficitfí
UN'ATTESA DELUSA Parliamoci chiaro
La Chiesa di Roma ha preferito un documento deludente alla più umile
ricerca ecumenica, sollecitata anche dagli osservatori cattolici a Upsala
Lunedì 29 luglio in una solenne
conferenza stampa è stata presentata
aH'opinione pubblica mondiale l'Enciclica di Paolo VI Humanae vitae
sulla « regolazione della natalità ».
La presa di posizione ufficiale della
chiesa di Roma sul problema demografico e sui nuovi metodi scientifici
per il controllo delle nascite era attesa da anni, da quando, cioè, il Concilio Vaticano II aveva rinunciato ad
affrontare direttamente il problema,
rimettendosi alle decisioni dirette del
papa. Una Commissione di esperti
era stata nominata dai papa stesso
per fornire la più ampia documentazione di carattere scientifico circa
l'uso e le conseguenze della famosa
« pillola » e proporre delle conclusioni di carattere teologico e pastorale. Gran parte della opinione pubblica e degli stessi cattolici si attendeva che dagli studi di questa Commissione emergesse un nuovo orientamento della chiesa cattolica non più
fondato sulla rigida conformità alla
linea tradizionale, ma risultante da
una più approfondita indagine biblica. In realtà l'Enciclica di Paolo VI ricalca le posizioni più conservatrici
della teologia cattolica pre-conciliare
e oppone un netto rifiuto all'uso dei
contraccettivi artificiali ; « La Chiesa è
coerente con se stessa quando ritiene
lecito il ricorso ai periodi infecondi,
mentre condanna come sempre illecito l'uso dei mezzi direttamente contrari alla fecondazione, anche se ispirato da ragioni che possano apparire
oneste e serie ».
E' noto che Paolo VI, assumendo
questa posizione, si schierava con la
minoranza della Commissione da lui
nominata contro la maggioranza che
aveva preparato un documento diverso. La reazione del mondo cattolico all'Enciclica è stata largamente
negativa al punto che papa Montini
si è visto costretto a giustificare pubblicamente il suo operato con accenti fortemente patetici. Nella Udienza
Generale a Castel Gandolfo, mercoledì 31 luglio Paolo VI confidava ai
cattolici presenti e al mondo intero le
sue angoscio, durante la preparazione del documento. « Non mai abbiamo sentito come in questa congiuntura il peso del Nostro ufficio... sentivamo le voci fragorose dell'opinione pubblica e della stampa... Quante volte abbiamo avuto l'impressione
di essere quasi soverchiati da questo
cumolo di documentazioni, e quante
volte, umanamente parlando, abbiamo avvertito l'inadeguatezza della
Nostra povera persona al formidabile obbligo apostolico di doverCi pronunciare... ».
Perchè Paolo VI, pur prevedendo
le reazioni che il suo documento
avrebbe provocato, non ha tenuto
conto della tensione interna della
stessa chiesa cattolica, ha respinto il
parere della maggioranza della Commissione e ha pubblicato un documento che dal punto di vista della
indagine biblica è del tutto inadeguato? E' troppo facile portar avanti « il
formidabile obbligo apostolico » di
pronunciarsi ; una Enciclica, pur essendo un atto del magistero papale,
non è un documento che ne impegni
dogmaticamente la « infallibilità ».
Tra le varie reazioni negative all'interno della chiesa cattolica riteniamo particolarmente significativa quella degli 87 teologi della zona di Washington, i quali criticavano il modo
di procedere di Paolo VI ; « avanziamo obiezioni alla ecclesiologia sottintesa e alla metodologia usata da
Paolo VI nello scrivere e promulgare
il documento: esse sono incompatibili con l'autentica coscienza di sè
della Chiesa come è espressa e suggerita dagli atti dello stesso Concilio
Vaticano 11. La Enciclica suppone costantemente che la Chiesa è identica
con l'ufficio gerarchico. Nessuna vera
importanza viene data alle testimonianze della vita della Chiesa nella
sua totalità ; la speciale testimonianza di molte coppie cattoliche è trascurata ; essa omette di riconoscere
la testimonianza delle Chiese separate e delle comunità ecclesiastiche; è
insensibile alia testimonianza di mol
ti uomini di buona volontà; non rivolge sufficiente attenzione all'importanza etica della scienza moderna ».
(Oss. Rom. 1-8-1968, p. 1 ). Siamo
convinti anche noi che più ancora delle cose dette da Paolo VI (alcune meritevoli della più seria riflessione) sia
Importante e preoccupante il modo
scelto per dirle.
Paolo VI poteva seguire altre vie,
aH'interno della organizzazione gerarchica cattolica. Seguendo l'indirizzo del Concilio Vaticano II, il papa
poteva ricorrere al « Collegio Episcopale»; se le soluzioni proposte dalla maggioranza della Commissione
non lo convincevano, poteva ricorrere
a coloro che egli chiama « fratelli nell'episcopato », aprendo una sessione
conciliare, senza che fosse necessario
il fasto e la propaganda del Concilio
Vaticano II. Ma anche se non voleva
ricorrere ad una assise così vasta, esiste un « Sinodo episcopale » che egli
stesso ha creato durante il Concilio.
C'era anche un'altra possibilità, dopo la presa di posizione degli osservatori cattolici all'Assemblea Ecumenica di Upsala : Roma avrebbe potuto consultare le altre chiese, mostrando di prendere realmente sul serio
le altre denominazioni cristiane. Si
sarebbe messa su un piano di ricerca biblica molto più umile e dubbiosa di sè, ma certamente più saldamente fondata sulla promessa di Cristo.
Paolo VI ha escluso tutte queste
possibilità; ha voluto agire da solo,
schierandosi con la minoranza della
chiesa cattolica, contro la maggioranza. Perchè tutto questo? Riteniamo
che il gesto di Paolo VI vada visto alla luce della attuale tensione all'interno della chiesa cattolica. Certamente Paolo VI era convinto di dover
confermare una dottrina che egli ri
imiiimmiiimtiimiMimiiiii
tiene fondamentale per il cattolicesimo, ma non si trattava tanto della
etica matrimoniale, quanto dell'autorità e del magistero gerarchico della
chiesa. Paolo VI voleva porre alle
strette le correnti sempre più vaste
nel seno del cattolicesimo che accentuano il senso comunitario della chiesa, che pongono la Scrittura al di sopra del magistero, che accettano la
gerarchia, ma rifiutano di confonderla con la chiesa. Già domenica 30
giugno, alla chiusura dell'« Anno della fede », con la sua « confessione di
fede » Paolo VI aveva ribadito tutte
le posizioni tradizionali e pre-conciliari della dogmatica cattolica, ponendo così i cattolici progressisti dinanzi ad un gesto che poteva fortemente scuotere i loro spiriti. Anche allora
non si trattava di' una definizione
dogmatica nel senso stretto della parola, ma era sempre un- atto compiuto come « Pastore ^della Chiesa universale ». ì'
Sia quella professione di fede, sia
questa Enciclica miravano allo stesso
scopo, riaffermare in modo concreto
l'indiscutibile autorità del rnagistero
pontifìcio, al di sopra della Scrittura
e della Chiesa, rivendicando, non più
in termini generici e facilmente equivocabili, ma ne! concreto della dottrina e della prassi, ìf fondamento divino della pretesa papale, isolando così
i cattolici dalla comune ricerca delle
altre chiese, e neiftralizzando quegli
incontri reali e uoriì accademici
estendono semc'eplù nel clima postconciliare. In c ask) senso la Humanae vitae potrc )be avere un peso
ben più grave drammatico di quello che le sue ronclusioni specifiche
possono realme Ue avere nella situazione presente. ^
Alfredo Sonelli
iiiiiimiilHilli' «iiiiiiiiHiiiiimimiiiimimumiiimiiiiiiuiÿmiiiiri .:iiimiii»jiiiiiiiiimiiiiiMimiiiiiimii<iiiiiimiiimimiiiiiiiiii
mHiiiiiiiliiliiiiiiiiiiiiHM»l'i'mii'>i*i'‘'""'"'>«'iiiunuinii''iiii: ii:ii::iiiiiiiiiimiuiiiiiiiiiiminiiimiiniiiiiitnii|i|jiii]imi
Una donna di 20 anni che si sposa
ha dinanzi a lei 30 e talvolta 35 anni
di fecondità. Supponiamo che questa
coppia voglia limitare a 8 il numero
dei suoi figli, dovrà praticare il più rigoroso controllo delle nascite per 33
rneno 8, cioè per 25 anni. (Se eleva il
limite a 12 figli, le resteranno ancora
20 anni di controllo). 25 anni di separazione dei corpi o di pratiche anticoncezionali per non avere più di otto
figli, 25 anni di paura e di angoscia, di
reticenze e di ripieghi per un uomo e
una donna che, a buon diritto, perchè
si amarlo di un amore fedele, hanno
bisogno di unirsi. 25 anni, è molto.
Penso d’altro canto che, se la Chiesa
romana ha mantenuto cosi fermamente il celibato dei preti, tra gli altri motivi, è anche perchè solo degli uomini
che hanno accettato, per parte loro, il
sacrificio definitivo di ogni forma. di
vita sessuale, possono esigere dai loro
parrocchiani che dormano per 25 anni nello stesso letto senza toccarsi, se
non vogliono mettere al mondo più
di otto figli. Questa situazione sta ora
per esplodere, ma era la situazione coniugale imposta ai fedeli cattolici e,
talvolta, perfino protestanti, fino a
10-15 anni or sono.
C’è un richiamo all’eroismo di cui
non voglio negare la possibilità. Tutto
è possibile, compresa la parete nord
dell’Eiger. Ma farne la norma della
fedeltà cristiana di una coppia mi sembra aberrante, da un lato, fantasmagorico e illusorio dall’altro. Ho i miei
dubbi che una coppia su cento sia riuscita a compiere quest’impresa che,
oltretutto, non è affatto conforme alle Scritture. Paolo, rivolgendosi ai Corinzi, pone l’astinenza degli sposi sullo stesso piano del digiuno. Si digiuna
qualche giorno o qualche settimana,
non dei mesi o degli anni.
Quando la finiremo di guardare la
donna solo attraverso la sua salute e
il suo alloggio, come se non fosse una
persona, come se non fosse, con suo
marito, libera di decidere, indipendentemente dalle circostanze ambientali,
din^zi a Dio, quanti anni della sua
vita%ssa intende dedicare alla maternità e all’educazione dei figli e quanti
ad altre attività? Beninteso, le circostanze ambientali, alloggio, salute, possono avere la loro importanza, spesso
purtroppo, corbe forze di pressione.
Ma non sono queste le ragioni normali. Come non si deve subire la maternità eontro voglia, cosi neppure la limitazione delle nascite deve esserci
imposta. Marito e moglie devono costituire una coppia adulta in cui anche la donna è una persona. La don
na-bambina, la donna-madre, la donnadi-casa, la futura mammina, tutta questa mitologia, tutto questo ciarpanie di
un millenario dominio del maschio, deve essere superato perchè Adamo e Èva
possano nuovamente incontrarsi nel
mattino del mondo e inventare la vita
della coppia nella piena responsabilità della loro vita sessuale e procreativa.
Roland de Pury
Lu fome M\ altri
o
Egr. Sig. Direttore,
ho letto con grande interesse l’appello per una campagna per gli affamati
del mondo apparso sul n» 24 (14 Giugno 1968) di « La Luce ».
Da tempo attendevo che l’evangelismo italiano si ponesse il grave problema della fame nel mondo in termini
seri e costruttivi, porsi cioè sulla via
del vero sacrifìcio e del vero servìzio
cristiano.
Non è sufficiente dibattere il problema degli affamati in modo teorico o
assistenziale (che molte volte assume
le caratteristiche di un nuovo colonialismo), ma occorre impegnarci in
modo comunitario affinchè cadano gli
ostacoli economici e sociali che impediscono un giusto nutrimento per ogni
essere vivente.
Proprio in questi giorni sentiamo
con urgenza la necessità dell’impegno
per gli affamati vedendo la tragedia
del Biafra.
Desidero perciò associarmi all’appello del giornale, e tra breve invierò
una offerta la quale sarà periodica.
Con la ripresa delle attività ecclesiastiche in Autunno spero, di iniziare,
nella mia Comunità, una serie di studi sul problema della lame nel mondo
cercando di indicare alla Chiesa questa via di servizio cristiano.
Con fraterni saluti
Giovanni Anziani
Evangelista della Chiesa Metodista
di Venosa (Potenza)
Suove offerte pervenuteci
Da Torino: Coniugi Mantilaro .500; Albina Peyronel I.OOO; Famiglia Cavalli 5.000;
Lina Maccarino 2.500.
E. Taccia L. 1000; Lisette Rostan 1000;
fam. Caruso 500; S. e M. Bouchard 2000;
C.S., Lucca L. 20.000, Martini Efi.sia Torino 10.000; In memoria del Pastore Cappellano Enrico Pascal : la moglie 20.000
Per il Biafra:
L e F. Valerio, Torino L. 20.000
IL parere di un medico protestante
La "pillola« tra scienza e morale
Nell’ultiina enciclica papale Fuso
(Iella ormai famosa « pillola » per
la regolazione delle nascite è stata
chiaramente condannata. Paolo VI
non l’ha esplicitamente menzionata,
ma d’altra parte essa è chiaramente
compresa fra quei-mezzi, tutti egualmente esclusi, che (c provocano una
sterilizzazione temporanea della
donna... o che si propongono, in
previsione dell’atto coniugale, di
rendere impossibile la procreazio-.
ne ».
E’ facile immaginare a quante
jiressioni il Papa sia stato sottoposto, al fine di influenzare la sua de(àsione in un senso o nell altro, specialmente da quando la commissione, nominata da Giovanni XXIII per
lo studio del problema, aveva presentato, più di 2 anni fa, le sue conclusioni che erano in maggioranza
favorevoli all’uso di mezzi artificiali
per la regolazione delle nascite. Oltre che ad elementi di informazione
e di pressione di nattira teologica e
morale, ve ne sono stati certamente
anche di carattere scientifico; in
(jnesti tiltimi anni gli studi e le ricerche sulla « pillola.» sono stati veramente imponenti, e anche di qu®'
sto lato del problema Paolo VI si è
certamente tenuto al corrente.
Sorprende però cbe in un documento di valore morale e cbe da
esso soltanto dovrebbe prendere forza e autorità, sia fatto riferimento
ad incertezze ed incompletezze delle ricercbe mediche sui contracettivi, quasi {>er trovare in esse un appoggio alle argomentazioni mòrali
presentate nell’enciclica.
In realtà dieci anni di uso della
(c pillola » (da parte attualmente di
circa 10 milioni di donne) permettono di confermare, con sufficiente
sicurezza, la sua assoluta efficacia e
la sua buona tolleranza. Fu soprattutto la eccezionale efficacia del me
todo che decise i primi ricercatori,
dieci anni fa, ad insistere in questa
via di ricerche; e- a rappresentava
un mezzo per re .dare le nascite
enormemente piti sicuro di tutti
quelli usati fino ad allora. Infatti
non si faceva più aifidamento a mezzi mec' anici per c\ ¡tare la fecondazione dell’uovo, ma si impediva addirittura la maturazione stessa dell’uovo e il suo di-tacco dall’ovaio;
si otteneva cioè una sterilizzazione
femminile tempor.mea, che d’altra
parte poteva essei ’ prolungata apparentemente senza. limiti, quando
il prodotto venisse somministrato in
continuazione.
Ed anche la composizione stessa
della « pillola » soddisfaceva la
scienza medica, in quanto era formata da. ormoni .sintetici equivalenti a quelli che entrano in azione nella donna all’inizio della gravidanza,
quando cioè Eavvenuta fecondazione dell’uovo sosjiende, per via ormonica, ogni imitile ulteriore maturazione d’uova.
Naturalmente vi sono state, all’irtizio. anche delle apprensioni di
fronte a possibili reazioni dell’organismo, sottoposto a questa intensiva
somministrazione ormonica. Inoltre,
per raggiungere lo scopo cui era destin-ata, la « pillola » doveva procurare una sterilità soltanto temporanea, senza il rischio che essa diventasse definitiva, dopo la cessazione
(leH’uso del prodotto.
()ueste apprensioni sono oggidì
fugate; anno dopo anno le casistiche
sempre più numerose in campo internazionale sono state confortanti
in ogni senso. Si pensi, inoltre, che
l’uso della « pillola » è progressivamente sfuggito alla sorveglianza medica e che essa è ora correntemente
adoperata anche in quei rari casi
che avrebbero una (jualche controindicazione medica; le complicazio
ni costituiscono rare ecezioni, e ad
ogni modo cedono rapidamente colla sospensione dell’uso del prodotto.
Al tempo stesso la <c pillola » ha
fatto progressi; nelle ricerche per
la riproduzione sintetica degli ormoni utili allo scopo, ne sono stati
trovati alcuni che possono essere
adoperati ad un dosaggio più basso,
e altri che possono essere uniti a sostanze ritardanti il loro assorbimento nel sangue; non dovrebbe" essere ,
lontano il giorno in cui una o due
somministrazioni saranno sufficienti
per tutto il mese. Come non lontana è la messa a punto di un preparato — sempre su base ormonica —
che arresta lo sviluppo dell uovo
anche se già fecondato da qualche
ora.
E jiuò anche darsi che possa presto essere esaudito il voto di Paolo VI, di « dare una base sufficientemente sicura ad una regolazione
delle nascite fondata sull osservazione dei ritmi naturali », cioè sul calcolo di quei pochi giorni durante i
quali la donna è, ogni mese, naturalmente feconda. Si potrebbe così
applicare, con maggiore tranquillità e sicurezza, la cosidetta « regola
di Ogino-Knaus » che si basa appunto sul calcolo di questo periodo
fecondo; tale calcolo è tuttora troppo impreciso e lascia un margine di
errore (cir(?a il 10%) troppo elevato
per potere basarvi una regolazione
delle nascite.
Eppure questo metodo è l’unico
considerato lecito dall enciclica papale, perchè « rispettoso della legge
morale » emanante dalla natura
umana; ralternanza dei periodi sterili e fecondi nella donna non può
essere artificialmente alterata, perchè si andrebbe contro all’intenzione creatrice di Dio.
Per un protestante riesce difficile
accettare una distinzione, sul piano
morale, tra mezzi di controllo così
detti naturali (Ogino-Knaus) e (fucili artificiali (« pillola » e tutti gli altri che l’hanno preceduta).
Viene fatto talvolta di pensare che
se l’unico metodo accettato è quello
K naturale », è perchè, in grazia di
quel 10% (li possibilità di errore di
calcolo, (c l’intenzione creatrice di
Dio » ha modo ancora di manifestarsi. Ma se, come senibra essere
anche nei voti di Paolo VI, la scienza potrà darci, in un domani, un
metodo per calcolare i giorni fecondi e sterili della donna che sia sicuro ài 100%, anche (fuesta possibilità
di procreazione non desiderata cadrebbe e l’intenzione creatrice di
Dio potrebbe essere completamente
elusa anche con un metodo che ipo(ritamente continuerebbe ad essere
chiamato il .solo morale!
In realtà il vero problema morale
sta nella consapevolezza dei genitori
e nella coscienza della loro responsabilità per una regolazione della
propria prole. A loro soltanto è devoluta la scelta del metodo adatto a
tal fine. Può anche darsi che, diventando la regola di Ogino-Knaus
sicura anch’(^ssa al I(JU%, I umanità
le dia, in un domani, la preferenza:
ma lo sarà soltanto per ragioni pratiche, non morali!
Intanto il mondo scientifico si è
ormai orientato in una via che da
IO anni si è rivelata estremamente
fruttuosa, dando il modo di risolvere, in maniera radicale e sempre
più perfezionata, il problema familiare della regolazione delle nascite
e portando un fondamentale contributo alla soluzione del drammatico
problema della sovrapopolazione del
nostro continente.
Daniele Rochat
5
N. 31-32
9 aïïo-lo 1968
pag. 6
Una valutazione deM’Assemblea di Upsala
L’intervista del prof. V. Subilia alla TV
Libertà religiosa nei paesi sovietici?
La sera del 29 ii. s., sul 2" prò- ,
grammo TV, è stata offerta ai telespettatori italiani ima presentazione
complessiva della IV Assemblea del
CEC, a Vpsala; curata con intelligenza < pi'iietrazione da Raniero La
Valle il defenestràto ex-direttore
il I, h venire d’Italia” è riusi to a dare un’impressione abbastanza ampia e precisa dei lavori e
dell'atmosfera dell’Assemblea, alternando nel corso di un ora a immagini dirette interviste con varie personalità cattoliche, ortodosse, protestanti e con giovani.
Fra gTintervistati, che abbiamo
visto comparire sul video, vi è stato
pure il prof. Vittorio Subilia, invitalo dal C.E.C. come esperto teologico (adviser), del quale nel numero scorso abbiamo pubblicato un ampia corrispondenza da Upsala.
L’intervistatore aveva posto al
prof. Subilia tre domande-. 1) Qual’è
l’atteggiamento dei protestanti italiani nei confronti del C.E.C.?
2) Quale giudizio può dare dell’Assemblea? 3) I protestanti italiani si
trovano' in una situazione di particolare prossimila al centro della
Chiesa di Roma: iiuaVè il loro atteggiamento di fronte ai rapporti
fra la Chiesa di Roma e il C.E.C., e
liliali problemi si aprono? Pubblichiamo qui le risposte date (soltanto la prima è stata teletrasmessa nel
servizio ).
1) Fra j (>rolestaliti italiani vi sono. naturalmente, sfumature e tenflenze il iv erse nei confronti dell’impostazione attuale del C.E.C. Si può
dire che coloro che sono arrivati tardi alla problematica ecumenica, sono ogjii i più ottimisti, mentre coloro che hanno lavorato all’ecumenismo fili dalle sue prime fasi hanno
un atteggiamento critico: vi è inoltre una differenza fra coloro che
hanno piii marcati interessi ecclesiastici e coloro che sono più sensibili
alla iirohlemalica sociale: i primi
seguono con maggiore partecipazione il lavoro del C.E.C., gli ultimi
con molte riserve, che giungono talvolta ad aperto dissenso, com’è stato il caso per la branca italiana de!
Movimento ihi-tiano Studenti, che
si è proniiriciato per il rifiuto deirinvio <li una delegazione giovanile
italiana a Upsala. Per riassumere in
una formula Fatteggiamento dei
])rotestanti italiani nei confronti del
ri.F.C. si jiotrebbe definirlo come
-olidaricià con riserve critiche.
2) In giudizio siili" Assemblea c
arduo, senza poter ancora avere una
vi'dula [irospcitica. Si può comunque constatare che la difficolta di
conciliare punti di vista diversi produce un indebolimento delle istanze
versate al dibattito, indebolimento
che le rende talvolta irriconoscibili
Liii'i ffil (iiiilire
delia H' Asseiiiiilea Eeuiiieniea
(sejiiic ila piig. ì)
zioni e dei comitati; i dibattili organizzati al club 68; e finalmente
l’intervento nel culto di chiusura,
faticosamente concordato con le atiti.rilà ecclesiastiche locali, la polizia
■ > presidenza dell’Assemblea. Du• ■ questo culto un corte di giovani i nlralo nella cattedrale recando
cari ci li lic contenevano quasi sempre frasi tolte dai documenti approvati dall'Assemblea e slogans abbastanza rivoluzionari come ad esempio: ((l’ordine ecttnomico esistente
è soltanto violenza y>. Uno dei giovani ha preso brevemente la parola
esortando i delegati a considerare
nndto seriamente le risoluzioni adottai!' c tornando alle loro Chiese ad
agire con prontezza e impegno per
attua rh'.
La pressione giovanile si è esercitata su due linee; rivoluzione e
intercomunione. Essi reclamavano
risoluta presa di posizione sui maggiori problemi politici e sociali che
0 addirittura quasi assenti: in nome
dell’esigenza unitaria i vari partecipanti al dialogo rischiano di non
essere più se stessi. Non si possono
tacere elementi preoccupanti: il
contenuto cristiano di molti documenti e dibattiti è scarso, vi si esprime un vago umanesimo che è difficile fare risalire a una matrice cristiana; si è potuta constatare una
convergenza fra il pragmatismo anglosassone e la tendenza all’azione
degli africani, degli asiatici, dei giovani, che potrebbe rivelarsi privo di
pensiero e di un criterio evangelico
ciiiarainente delineato. In futuro sarà sempre più essenziale che su tutti
1 Dipartimenti si eserciti l’influsso
di « Fede e Costituzione » e che il
suo lavoro non resti isolato.
3) (guanto ai rapporti fra il C.E.C.
e la Chiesa di Roma, fra i protestanti italiani si è notato che il Gruppo
misto che cura tali rapporti si è co
stituito nell’intervallo fra due Assemblee, quindi senza essere sanzionato da una deliberazione precisa
delle Chiese-membro del consiglio
ecumenico. Questo pone un problema delicato circa la responsabilità e
l’investitutra degli organi esecutivi,
che in questo caso possono rappresentare ma anche non rappresentare
la volontà e le decisioni (Ielle Chiese
che dovrebbero rappresentare. Il
peso numerico della' Chiesa cattolica
romana, la sua compattezza unitaria, il suo modo di concepire la
Chiesa cristiana, diverso da quello
di tutte le altre Chiese presenti nel
C.E.C., pongono dei problemi gravi, che domani potrebbero rivelarsi
preoccupanti. Tuttavia, se il confronto avviene nel rispetto reciproco
e nella libertà critica, non deve essere temuto, ma auspicato.
Vittorio Subilia
Zurigo (epd) — Due conferenze-stampa, a
Upsala. si son dovute tenere al di fuori del
quadro ufficiale: sia le Comunità baltiche
in esilio, sia la « Missione Slava » sono state
costrette a invitare delegati e gli inviati della stampa in una sala d’albergo, per presentare loro la propria posizione. Infatti, per ri.
guardo ai partecipanti delegati dalle Chiese
ortodosse dei paesi comunisti, doveva essere
evitata ogni discussione che avrebbe potuto
essere sentita a Mosca come una « provocazione ».
La prima di queste conferenze-stampa era
connessa con un'esposizione di chiese del
Baltico, che nel corso degli anni erano state
trasformate in palestre e in musei. Uomini
di chiesa ortodossi e luterani in esilio hanno
presentato materiale statistico sulla diminuzione delle comunità nella loro antica patria,
lamentando che le Bibbie possano essere introdotte nell’Unione sovietica soltanto come
merce di contrabbando.
Un paio di giorni dopo, nel medesimo albergo, il pastore Richard Wurmbrand e il
pastore Popov hanno reso la loro testimonianza circa le sofferenze dei cristiani nonortodossi neirURSS. Il primo ha trascorso 14
anni nelle carceri romene e il secondo 13
anni nelle carceri bulgare. Essi hanno avuto
parole amare riguardo alla « libertà religiosa » che dietro la cortina di ferro esisterebbe
soltanto sulla carta. Chiunque dia un insegnamento biblico anche soltanto a due ra
iiiiiliiimii.iMiiiiiiiiiimiiiii
iiitiiiiimiiiiiimiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiimnmimiiitiimiimimii'iK
UN GRANDIOSO PROGETTO
Il futuro centro mialo di Palermo
La Chiesa 'Valdese fu fondata a Palermo dal Pastore Giorgio Appìa, nel
1861. In più di un secolo di attività,
la Chiesa Valdese si è affermata non
solo come Comunità Evangelica, ma
ha esteso la sua azione sul piano sociale, dando la sua testimonianza cristiana con la parola e con le opere.
L’« Istituto Valdese » fondato nel
1865, annesso alla Chiesa, in Via Spezio, 43, al centro della città, dietro il
Politeama Garibaldi, è una delle poche
scuole sopravvissute dal tempo dell’evangelizzazione del secolo scorso.
L’Istituto accoglie bambini delle 5
classi elementari appartenenti a famiglie evangeliche delle varie denominazioni e anche cattoliche. In questi ultimi anni, l’attività dell’Istituto ha
avuto un notevole incremento. Il numero degli alunni è salito a circa 180.
La scuola è stata parificata.
La « Casa del Fanciullo » sorta nel
1959 nel quartiere della Noce, in una
Villa messa a d posizione da una Signora italo-ameiicana, raccoglie principalmente i bamliini dei bassifondi della città. L’istit’i-^one, sovvenzionata
dallo H.E.K.S. ' S.PÆ.R.) si pilone
di accogliere iv un ambiente sano i
fanciuili pover per assicurare loro
istruzione, edut ione, vitto, vestiario.
Iniziata senza ,;(?zzi finanziari, l’opera ha prosperai e si è allargata in questi ultimi anni u numero più alto di
alunni è di 180 che è il massimo consentitoci dalla isponibilità dei locali.
La scuola comprende la Scuola Materna e le prime 3 classi elementari.
11 « Convitto Valdese, Casa del Fanciullo » è stato apert®. ai primi del mese di ottobre 1965 n^b Villa del Dott.
Michele Paratore, a® falde di Monte
Peilegrino con l’aiute finanziario dello H.E.K.S. e del Dialtonischen Werkes,
Frankfurt. Il Cr n\ itto accoglie bambini orfani e provenienti da un ambiente familiare difficile. Per il momen
"-iiiiimimiiiiiiimiiiiimiiiimiiiin
Echi della settimana
minacciano il mondo e un rifiuto di
continuare nella divisione tra le
Chiese, esprimendo con l’intercomunione immediata la realtà unitaria della Chiesa e la sua volontà di
dare al mondo una testimonianza
concorde.
LA RIFORMA CHE SCONVOLGERÀ'
IL CIELO E LA TERRA
« E’ venuto il momento di compiere una
grande riforma storica che sconvolga il
cielo e la terra, nei campi amministrativo,
ciitliirale. industriale ed artistico! »
Qresla stupefacente dichiarazione, insieme con altre analoghe, è comparsa sulla
stampa cinese del 21 e 24-7 u.s. Così
per esempio. « in un editoriale intitolato
"grande erhieu, grande riforma", che può
essere iiuerprciatn come il programma della
rivoluzione culturale per i prossimi mesi, il
giornale "Wen Uni Pao" del 21-7 scrive:
« Bisogna ora attuare, al cento per cento, i compiti fondamentali della rivoluzione
culturale indicata da Mao Tse-Thiing e riformare radicalmente tulle le strutture e tutti
i sistemi in tutta la Cina. Noi prevediamo
ravvicinarsi d’ima grande tempesta rivoluzionaria di riforma con le quali verranno
realizzate tali cose quali né gli antenati, né
gli stranieri, né alcuno dei nostri predecessori hanno mai neppur osato pensare »
Ledilorialista precisa le prime riforme attualmente in corso, dicendo che tutti gli orgimismi c lutti i comitati rivoìiizionari, di
quaìungue genere e grado, devono procedere ad una semplificazione delle loro struttura e ridurre il loro personale di nove decimi. Cita ad esempio i comitati rivoluzionari regionali, nei quali il personale è già
stalo ridotto da seicento a-cinquanta persone. e soltanto due membri del comitato .sono
tenuti ad una permanenza continua. (...)
Nel canwo culturale, gli studenti saranno'd'ora in poi esclusivamente degli operai
e dei contadini che dovranno abbandonare
le officine, o le comunità, per seguire un
ciclo di studi di due o Ire anni, e ritornare
poi ai loro posti di lavoro. « Così {si legge)
un’esperienza pratica permetterà loro di meglio assimilare le materie insegnate ed essi
potranno inoltre mettere a profitto dei loro
compagni di lavoro le conoscenze acquisite » E Veditorialista aggiunge : « La superstizione che vuole superiori gli esperti borghesi e la formazione libresca sarà abolita
La partecipazione degli operai e dei contadini alla vita scientifica getterà le basi
della nuova rivoluzio neindustriaie. n
Nel dominio artistico {si legge ancora)
« gli effetti a lungo termine della rivoluzione culturale cominciano appena a manifestarsi. Bisogna rimettersi interamente allo
spirito inventivo e audace delle masse: esso aprirà una via completamente nuova ed
originale nella storia degli uomini »
Leggendo queste stupefacenti dichiarazioni, siamo tentati di attribuire loro non più
che il significato d'una gran buona volontà, ma alquanto infantile. In particolare,
in riguardo agli situdi, ci sovviene una famosa massima di Leonardo da Vinci : « studia prima la scienza, e poi seguita la pratica nata da essa scienza ». Ma forse siamo,
così pensando, troppo individualisti, per cui
a c ra di Tullio Viola
la cosa piii seria che j’ossiamo fare è quella di sospendere ogni giudizio sperando di
vivere abbastanza a lungo per constatare i
risultali effettivi di co-'i buoni ed esaltanti
propositi.
(Da «Le Mon.le» del 26-7-68).
LA CRISI
DELLA CECOSLOVACCHIA '
I rapporti cecO-sovie: ¡ci
piena e rapida evoluzi.
sono ancora m
e le notizie sulle « segrete cose » eh. li muovono sono
così problematiche, eh., crediamo doveroso anche qui (ma per ragioni ben diverse
dalle precedenti!) sospendere ogni giudizio.
Obiettivamente tuttavia alcuni fatti sono
certi :
2| La solidarietà dei cecoslovacchi con
l'opera dei loro dirigenii. in particolare .del
loro leader A. Dubeci,. « Uno sciopero
generale di cinque miniiti. in tutta la Cecoslovacchia, è stato proposto il 27-7 per manifestare l’appoggio della popolazione ai
suoi dirigenti nel momento in cui questi
dovevano incontrare / dirigenti sovietici.
Tale proposta, d’una « manifestazione possente ed unica (...) per esprimere l’unità
senza manchevolezze, dei popolo e dei
suoi dirigenti ». è stala fatta dai comitati
di redazione dei due giornali della Federazione della gioventù cecoslovacche : « Miada
Franta » e « Smena ». l'ut tarla i dirigenti
cecoslovacchi hanno rifiutalo questa sospensione di lavoro.
—Ormai l'allineamento della popolazione
dietro i suoi nuovi dirigenti sta prendendo
proporzioni gigantesche. Centinaia di migliaia di persone hanno già firmata la « lettera aperta ». nella quale si chiede che venga difesa la nuova via cecoslovacca. Il sig.
Josef Imrkovsky, presideute dell’Assemblea
nazionale, e uno dei comunisti liberali più
popolari, ha fatto {la .s-era di domenica
28-7) una sorpresa presentandosi ad un
«centro di raccolta di firme », a Praga. In
una breve dichiarazione improvvisata, egli
ha detto: «Commetteremmo un delitto di
cui ci si ricorderebbe per secoli, se noi abbandonassimo queste persone! ».
2) La fermezza dì Duhcek, non disgiunta
da dichiarazioni di ottimismo. « Nell’interesse dell’avvenire socialista del nostro paese,
nell’interesse d’una via piena e Ubera per
il nostro popolo, nell’interesse della nostra opera socialista comune nel mondo, è
nostro dovere condurre assolutamente a fondo il processo di rigenerazione, e non indietreggiare cTun sol passo sulla via che ci
siamo tracciata ». Questo egli ha detto il
27-7 alla radio di Praga, aggiungendo di
ritenersi « certo che TURSS comprenderà
che il processo di rigenerazione socialista
non minaccia gl’interessi dei paesi socialisti ».
(Dalla « Gazette de Lausanne » del 29-7-68).
to può accogliere circa 28 bambini dai
5 ai 10-12 anni. In Sicilia e Italia Meridionale non esisteva prima di ora
una Casa per bambini evangelici. Molte domande di ammissione ci sono pervenute da molte località dell’Isola.
Tutte queste istituzioni sparse per la
città dovrebbero essere concentrate nel
Centro sociale di Palermo di cui speriamo presto di iniziare la costruzione.
Gli edifici sono progettati su una
area edificabile di forma quadrata
estesa di 2.500mq. Nel pianterreno, che
circonda un cortile interno, sono previsti l’asilo, un centro sociale, una palestra, una sala per 60 persone, un’aula magna con 120 posti che serviranno
oltre che per le scuole, per riunioni e
conferenze e come locale di culto.
Sul pianterreno sarà costruito un
edificio di 6 piani che comprenderà aule scolàstiche, locali per scuole professionali e appartamenti per i collaboratori.
Tutto il progetto comprende:
Asilo infantile per 100 bambini ; 4 aule,
una cucina, un refettorio, servizi igienici.
Scuola elementare; per 300 bambini:
10 aule, palestra, 1 aula magna, uffici.
Convitto per 60 convittori (40 maschi
- 20 femmine).
Scuola Professionale per 100 apprendisti: elettricisti, radiotecnici, fabbri,
idraulici, economia domestica.
Centro sociale: per lavoro sociale generico e per l’emigrazione. 22 appartamenti per i collaboratori. Numero complessivo dei ragazzi assistiti: 560.
Numero complessivo dei collaboratori :
35. Spesa totale del progetto: 3.500.000
DM (525 milioni di lire).
Premiato un film
sui contadini sardi
Un documentario dedicato alla vita dei
contadini sardi ha riportato il premio Osiride, presentato per la prima volta, quest’anno, dalla F.A.O. al Festival internazionale del cortometraggio, a Cracovia. La
giuria internazionale ha espresso il parere
che di tutti i film in competizione. « Banditi in Barbagia » del regista italiano Giuseppe Ferrara era quello che « contribuiva
maggiormente alla Campagna contro la
fame, favorendo una migliore conoscenza
dei problemi economici e sociali dello sviluppo ».
(Inf/UNESCO)
«i(liliiiimmiiiiiiiiiii
gazzi è condannato: naturalmente, non a
causa della sua « fede », ma per « diffusione
di ideologìa ostile allo Stato »!
Sebbene le conferenze stampa fossero state
annunciate per mezzo di volantini e di avvisi affissi, non hanno destato grande interesse
fra i delegati a Upsala. Pare che il tempo la.
vori contro di loro e che j metropoliti fedeli
allo Stato, che hanno la fiducia del loro governo, trovino attualmente maggiore appoggio e comprensione in Occidente. Tuttavia
nessuno è stato in grado di ribattere, quando Wurmbrand ha dichiarato che « il nume,
ro dei cristiani — nella misura in cui esso
è registrato — cala di anno in anno nei paesi sovietici^ mentre aumenta di anno in anno
il numero dei delegati presso le Chiese e gU
organismi delTecumene ».
Cenvegno
del Colle della Crece
La locuzione « scelto pubblico » viene
spesso usata ironicamente, ma se l’incertezza
del tempo ha trattenuto parecchi dall’affrontare la lunga salita al Colle della Croce per
l’annuale « Rencontre » della quarta domenica di luglio, ne è risultata un’assemblea
più raccolta.
Il culto è stato presieduto dal Pastore
Edoardo Aime, di Bobbio Pellice, mentre
il mssaggio è stato presentato dal Pastore
di Briançon, signor Francis Willm. Partendo da un’esortazione di Paolo a Timoteo
(1 Tim. cap. 6). l’oratore ha ricordato che
per gli antichi il fuoco era qualche cosa di
prezioso che veniva conservato gelosamente: anche noi dobbiamo continuamente rianimare la fiamma dello Spirito che in noi
si è accesa coi battesimo e con la confermazione. Uno dei pericoli da combaitere
per non lasciar spegnere la fiamma deli'Evangelo è la timidezza. Gli Apostoli non
erano certo timidi, e neppure sono timidi i
giovani di oggi, ma il grande problema è
quello del loro orientamento: a questo
punto, il giovane predicatore ha fatto opportuni riferimenti ad episodi recenti nel
suo Paese. Si dimentica troppo spesso di
alimentare la potenza della fede mediante
la preghiera, senza di che può venir meno il
coraggio della testimonianza. Dei primi cristiani si diceva : « Guardate come si amano! ». Oggi, è proprio lo stesso? Molte sono le difficoltà del mondo in cui viviamo,
ma l’essenziale è di non vergognarsi dell’Evangelo.
La nebbia si alternava ad un incerto sole
(fortunatamente, non si è avuta pioggia), ma
il calore che si metteva nel canto delle numerose strofe non ne ha sofferto. Molto ben
frequentata la Santa Cena.
Come sempre, l’assemblea si è un po’
diradata nel pomeriggio; - non vorremmo
però si credesse che a sfidare la montagna
fosse sitata solo una esigua jaituglia di ostinati tradizionalisti: c’erano anche dei giovani e dei giovanissimi, e sei o sette erano
i fedelissimi dal 1934, anno del primo Raduno.
I Pastori Willm e Aime presiedono insierne. Il Prof. Emanuele Tron (Genova)
mette in rilievo il carattere di fraternità internazionale e non solo franco-italiana del
Raduno Protestante del Colle della Croce:
c’è difatti un gruppo di olandesi, il cui saluto è recato dal signor T. Rinkema di Middelburg. 1 fratelli Mario e LUa Baridon di
Montevideo (ti cognome indica chiaramente
la loro origine) accennano ai problemi che
anche in Uruguay agitano la Chiesa. Dopo
un apprezzatissimo canto degli amici olandesi, prendendo lo spunto da un episodio citato nella meditazione del mattino il Past.
Aime suscita una appassionata discussione,
cui molli, anche assai giovani, partecipano.
Si tratta dei nuovi doveri che incombono
alla Chiesa se vuoi continuare ad esercitare
una benefica influenza in seno all'umanità :
essa sta oggi cessando dall’essere il lievito
nella pasta. Un gruppo di valdesi esegue alcuni canti che potremmo definire di moderno Risveglio, e come ogni anno si conclude
con un gran cerchio al canto àeVCAu-revoir.
Per i non più giovani, da 'Villanova al
Colle la gita rappresenta uno sforzo tutt’altro che indifferente, specie se si compie nella sola giornata. Se è vero che col tempo
verrà costruita la strada di accesso alia galleria che sottopasserà la montagna (se ne
parla da un secolo o poco meno), ci auguriamo che il viaggio facilitato contribuirà
a rafforzare la bella tradizione. Chi non
ha mai partecipato alla « Rencontre » non
può certo apprezzarne il grande valore spi
rituale.
Fidelissimus
uiiiimiumimiiiMiimiiniiii
.11 »
Sacerdote, Tn sei I
Snida Ta
•j, . 7
Qui sopra riproduciamo un manifesto murale, affisso nei giorni scorsi in
una cittadina piemontese, in occasione — pensiamo — dell’insediamento del
parroco cattolico locale.
Ogni commento è superfluo. La pura e semplice identificazione del sacerdote con Gesù è blasfema. Una simile divinizzazione di un qualunque ministero
nella Chiesa è inammissibile.
Perchè l’Autorità cattolica permette queste profanazioni? Il suo tacito consenso significa approvazione? Una cosa è certa: con questo tipo di cattolicesimo nessun ecumenismo è consentito.
6
pag. 6
9 agosto 1968
N. 31-32
Se non vi ravvedete
In quello stesso tempo vennero a riferire a Gesù il fatto
dei Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato coi loro sacrifici. E Gesù, rispoiulendo, disse loro; Pensate voi che quei
Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei perchè hanno
sofferto tali cose? No, vi dico; ma se non vi ravvedete, tutti
similmente perirete. O quei diciotto sui quali cadde la torre
in Siloe e li uccise, pensate voi che fossero più colpevoli di
tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico; ma se non
vi ravvedete, tutti al par di loro perirete.
(Luca 13: 1-5)
In queste ultime settimane la stampa ha parlato della tragedia
del Biafra: una popolazione il cui sterminio è cominciato un anno fa.
Ma la reazione comune è: si tratta di un paese lontano; geograficamente, politicamente ed emotivamente distante e non interessante.
Questa considerazione ci tranquillizza, cosi come gli ebrei del
tempo di Gesù avevano detto delle vittime di Pilato e della torre di
Siloe : sono peccatori !
Come Gesù aveva risposto con una parola inquietante ai suoi contemporanei, COSÌ oggi egli dice a noi: pensate davvero che il Biafra
sia così lontano? No, vi dico, ma se non vi ravvedete, farete tutti la
stessa fine.
La risposta e l’ordine : « ravvedetevi » è sorprendente per uomini moderni abituati a considerare valide solo le azioni e soprattutto
quelle organizzate economicamente, scientificamente o politicamente
e le cose rignardanti la fede come fenomeno di « tempo libero »,
cioè senza incidenza diretta sui grandi problemi della società.
E poi che cosa vuol dire « ravvedersi » di fronte a fatti come
quelli che succedono oggi, non solo in Nigeria?
Non significa soprattutto « diventare migliori » nei confronti di
Dio o di noi stessi o del nostro prossimo immediato. Non significa
neppure approfondire alcuni elementi della fede.
« Ravvedersi », nel linguaggio biblico, significa cambiare modo
di considerare le cose. Questa è la condizione che il Signore ci pone
per evitare di fare la stessa fine che stanno facendo migliaia di altre
persone nel mondo.
Prima di tutto dobbiamo renderci conto che se ci sono dei Pilato
e dei responsabili del crollo di Siloe nella situazione odierna, noi siamo i parenti prossimi di questa gente. La politica mondiale è diretta
nelle capitali europee e nordamericane; le armi dello sterminio sono
fabbricate nei nostri paesi ed il reddito di questo commercio serve a
mantenere il nostro benessere.
Ed a proposito del benessere che tutti cerchiamo e che la nostra
società di destra e di sinistra promette per domani più prospero che
per ieri e per oggi dobbiamo ricordarci che esso è pagato dal terzo
mondo; che non è possibile pensare alla salvezza di quei paesi ed al
nostro benessere allo stesso tempo. Se pensiamo a star meglio non
dobbiamo scandalizzarci ipocritamente di quei generali che parlano
di risolvere il problema con le atomiche, perchè non ci sono altre alternative. O siamo disposti a mettere del nostro per i paesi poveri,
ovvero essi vanno tenuti nel terrore — fin che si potrà. Poi faremo la
stessa fine di quelli del Biafra, Vietnam etc.
Per capire e dire questo occorre veramente « ravvederci » ed a
questo Dio ci chiama con urgenza, senza dubbio e senza alternative.
Franco Davite
miuimitimmiMiiiiirimiumimiiiiiiini(iiiiiiiiiiimiiiiuniiiiiimimiiniiiiiimiminiiiimiinii>i
Caro direttore,
nel corso di rapido viaggio di lavoro in
Sud America ho avuto la possibilità di passare alcune ore della domenca 21 luglio visitando Colonia e Colonia Vaidense in Uruguay. L’impressione provata percorrendo Colonia Vaidense, con le sue case-villette vernieiate in modo ineccepibile e con il complesso degli stabili della Chiesa (Tempio,
Museo Storico, Biblioteca, Casa della Gioven.
tù, Asilo per i Vecchi^ Banco Vaidense ecc.)
è di quelle che difficilmente potrà essere can.
celiata. Identica impressione nel visitare la
chiesetta di Riacuelo della diaspora di Colonia.
Ma quello che ancora più conta è l'impressione che queste colonie valdesi sono una
realtà viva e operante nel paese : e questa
impressione mi è venuta sia attraverso l'irruente entusiasmo del pastore Maggi, che at.
traverso la pacata, dosata, modesta conversazione con il sig. Carlos Dalmas, che della
Colonia è un esponente di primo piano.
Dopo poche ore riprendevo l’aliscafo per
tornare a Buenos Aires e ripensavo a questa
mia visita con un misto di gioia e di tristezza : di gioia per quanto avevo visto, per
quel senso di vita operosa e feconda, e di
tristezza pensando alle Valli, che dànno tanto l'impressione di essere come una nave in
disarmo. Basta infatti pensare alle difficoltà
per mandare avanti le nostre opere assistenziali e le nostre opere di istruzione : Collegio
e Scuola Latina. E quello che è grave è che
il disarmo è un fatto spirituale.
Certo anche in America non sarà oro tutto quello che luccica; la mia impressione è
forse condizionata dalla profonda commozione di trovare cosi lontano dei fratelli. Tuttavia laggiù c’è qualcosa di vivo che non si
sente nella stanchezza delle Valli.
Il giovane moderatore past. Delmo Rostan
mi ha dato una pubblicazione del past. Ernesto Tron « Historia de la Iglesia de Colonia Vaidense » e da qnesta mi sembra di
trarre l’impressione che le chiese del Sud
America hanno progredito e sono quello che
sono perchè sono state sostenute fin dall’origine da una parola profetica, semplice, chiara. Basta pensare alle esortazioni che il pasto,
re Charbonnier di Genova rivolgeva agli
emigranti nel 1857 : mantenersi uniti, fedeli
alla religione dei padri, osservare il riposo
domenicale, istruire i giovani, esercitare una
fraterna disciplina, conservare la purezza dei
eosturai. E in particolare quanto il presidente del Sinodo del 1877 scriveva alla Chiesa
di Colonia Vaidense; <c E’ assolutamente necessario che vi conserviate molto superiori
dal punto di vista intellettuale alla popolazione che vi circonda. Se sarete uguali sarete
CMCIll
E PESCA
I lettori ci scrivono
La Congregazione vaticana del clero ha
autorizzato per « eccezione » che ì resti mortali di don Primo Mazzolari siano Iraslati
dal cimitero e sepolti nella chiesa di Bozzolo,
dove il sarcerdote ha esercitato per 27 anni
il suo ministero. La traslazione avverrà nel1 aprile prossimo, in occasione del decennale
della morte.
Dopo averlo ostacolato quanto ha potuto, in vita, la Chiesa di Roma si avvia a far.
ne un santo; alTistituzìone i morti - muti servono meglio dei vivi, più utilizzabili e me.
no scomodi.
DONI RICEVUTI
PER ECO -LUCE
Da Torre Pellice: Graziella Jalla 1.500;
Cecilia Besozzi 500; Mimi Tron Bernoulli
500; Ernesto Peyrot 200; Léonie Stalle 500;
Marita oOO; Dina Poet 100; Mario Corsani
500; Elda Gay 1.500; Cecilia Besozzi 1.000;
Arturo Vola 500; Emilia Giordano 500;
Emilia Peyrot Alharin 500; Maria Grill 500;
Cesare MÌanot 200; Maria Beux 1.050; Pascal Adelina 1.000.
Da S. Germano Chis, : Mary e Anita Long
500; Adele Bounous v. Long 500; Rostan
Edoardo 500; Olga Long 500; Orlina Baimas 500; Edvico Bart. Bouchard 500; Franc.
Enrico Peyronel 300; Guido Peyronel 500;
C. Alb. Bouchard 500; Davide Jahier 500;
Paolo Vinçon 500.
Da Frali', Caterina Garrou 100; Elda
Grill 500.
Da Torino: Federico Pagliani 500; Cavaglià 500; Gustavo Ribet 500; Elena Pascal
500; Irene Proietti Bounous 500; Alfredo
Camera 500; Clotilde Brachet 500; Ida
Chauvie 500; Emanuele Griset 500; Clemente Beux 500; Bartolomeo Soulier 500; Evelina Pons 500; Maria Jon Scotta 500; Giulio
Jon Scotta 500; Eugenia Borione 500; Paolo
Caruso 500; Sergio e Niny Travers 500; Enrico Pons 500; Elsa Ricca 500; Norma Siboni Maranolta 500; Piero Feroldi 500; Angela Caviglione 500; Aldo Giacone 1.000;
Gustavo Comba 2.500; Francesco Valerio
2.000; N. N. 10.000; Franco Operti 2.500;
Dora Boringhieri 500; Giorgio Vidossich
1.000; Corongì 500; Maria Barbiani 500.
Da Perosa Argentina: Marcello Pons 200;
Corrado Peter 500; Ester Poet 50; Oreste
Perrou 50.
Griglio Enrico. Svierà, L. 800; N. N.
1.000; Manfredini Tullio, Milano 1.000; Ga.
lazzi Secondina. Bulla 1.000; Pons Albertina, Luserna S. Gio\ . 200; Costabel Eli. Svizzera 750.
Grazie!
( continua )
iiiiuiiiiiiiiiiimiiiiiiuiiiiii
Lettera aperta al Direttore
LE VALLI IN DISARMO?
assorbiti, se sarete inferiori sarete i suoi servi ».
E Colonia Vaidense ha provveduto alla
istruzione intensiva e qualitativa dei giovani, ha realizzato Scuole e Licei e ha portato
la Colonia tutta ad essere elemento determinante della vita del paese.
Quanto le parole citate sono diverse dall’ordine del giorno rinunciatario sul Collegio
della Conferenza del I distretto!
Certo non si vuol dire qui che il Collegio
vada bene e che dia la testimonianza che dovrebbe dare in senso protestante. Ma allora
perchè TAmministrazione non ha provveduto a tempo rinunciando all’opera di taluni
professori, culturalmente preparati, ma non
idonei spiritualmente all’Ente, invece di farsi condizionare da essi ad un determinato
momento?
E perchè non si parla mai del Convitto
che è un complemento del Collegio?
Perchè la Conferenza distrettuale non ha
saputo dare la parola di guida, di fede per
la continuazione dell’opera? Perchè le parole
sagge dei pastori Bertin, Geymet, Jalla sono
state sommerse dagli scialbi discorsi di pastori progressisti, taluno figlio di papà, che
sembrano volere la pianificazione verso il
basso? Perchè si è dovuto udire l’intervento
di un delegato auspicante al posto del Collegio piuttosto l’apertura di una scuola per
insegnare a fare il vino? (o a sofisticarlo?).
Perchè non vi è stata reazione allo squallido ordine del giorno della Conferenza del
III distretto che chiede la chiusura del Collegio con effetto immediato?
Ben venga l’apertura di una Scuola Media
Serale a Cinisello: ma perchè chiudere il
Collegio?
Si sarebbe pensato a interventi qualificati
di autorità della Chiesa sull’argomento : invece nulla, solo un prudente silenzio.
Una sola voce, piena di fede, si è alzata a
difesa del Collegio: qtiella della professoressa Marnilo. Tale voce è stata lasciata cadere
ne! vuoto. Intenzionalmente?
La questione finanziaria? Non credo che
sia questo il fatto essenziale nella questione
del Collegio, chè sull’argomento potrebbero
essere fatte amare considerazioni.
Come vedi, caro direttore, il fatto di aver
per brevi ore visitato le Colonie Valdesi del
Sud America, mi ha imposto di scrivere questa lettera per porre la domanda, del resto
già posta sotto altra forma da Carlo Pons, se
non è giunto il momento che le Valli si oppongano al loro smantellamento spirituale e
culturale.
Guido Ribet
Giornata del Collegio
18 agosto 1968
E’ uscito in questi giorni l’ultimo bolletiino dell’Associazione Amici del Collegio
(chiediamo venia per il proto che in un
verso della cartolina parla dell’S Agosto!
quale data della Giornata). In questo numero troviamo una messa a punto sulla situazione vista da un insegnante ed il ricordo del sempre caro Prof. Jean Jallà di cui
ricorre il centenario della nascita a cura di
un affezionato allievo.
Ricordiamo che la Giornata è fissata per
il 18 Agosto con inizio al Ristorante della
Seggiovia con l'ormai tradizionale pranzo e
che alla Casa Valdese nel pomeriggio ci
sarà la seduta Sociale con trattenimenti vari
e buffet alla chiusura.
Ex allievi, ritroviamoci per quel lieto
giorno!
PICCOLE INIZIATIVE
Può I^FB DII8 tfSlilDOoiaDZa ?
Da qualche tempo girando per le Valli si
incontrano delle vetture che hanno, sul parabrezza, una croce ugonotta. Dapprima le
guardai come una curio.sità, poi un giorno
ns incontrai una in un paese della pianura
piemontese lontano dalle Valli e pensai che
quel piccolo segno poteva essere una piccola
testimonianza portata attraverso le nostre
città e paesi e me ne procurai una anch’io
(alla Claudiana). Ma guardando quella piccola croce ugonotta ho avuto occasione di
riflettere e chiedermi se la testimonianza doveva limitarsi a far vedere in giro ai meno
distratti quel piccolo segno oppure se non
doveva anche essere quella di non fare, diciamo per esempio un sorpasso arrischiato
o di non dire qualche parola non proprio ortodossa nei confronti di qualche pirata o di
qualche disgraziato del genere di quelli che
si incontrano assai spes.so sulle nostre strade.
E se a questo piccolo segno che mettiamo
sul parabrezza deU’automobile possiamo dare
questi signifìcati perchè non viene messo da
un maggior numero di fratelli valdesi e prò.
testanti dì altre comunità? Penso che col
numero di Valdesi e di altri protestanti (che
girano per Torino) questa testimonianza sarebbe certo notata, nella mia città, se tutti
avessero questo piccolo segno; senza contare
il sentimento di fraternità che si prova verso
colui che si incontra con lo stesso segno.
Carlo Pons
PERSONALIA
Giorgio Giampiccoli ha recentemente conseguito con successo la laurea presso la Facoltà di Economia e Commercio deU’Università di Torino. Ci rallegriamo vivamente col
neo-dottore.
Un vizio corrente
t
Vn lettore, da Roma:
Caro direttore,
ho letto con interesse su l’Eco-Luce
de] 26/VII 1 articolo del McKenzie
sulla tragedia in corso tra Nigeria e
Biafra, ma taluna, tra le argomenta
ziorii da lui addotte, mi lascia assai
perplesso; e cioè queiraccento negati
vo che traspare a carico della attività
missionaria cristiana nella regione ni
geriana, quando il McKenzie scrive
« Nella complessa trama di fattori in
trecciantisi, che stanno dietro la cri
si odierna, il cristianesimo — debbia
nio riconoscerlo — ha avuto una par.
te considerevole ».*
A me sembra tuttavia che il McKenzie avrebbe dovuto dire nel modo
più franco ed aperto, quanto meno
altrettanto deiraltività missionaria
musulmana. Egli invece la presenta
quasi si fosse trattato di un fattore
ineluttabile e favorevole allo sviluppo delle popolazioni nigeriane, non
sconvolgente quello che egli chiama
a il delicato equilibrio della società
africana tradizionale ». Orbene se tale « equilibrio » è stato rotto nella
zona nigeriana, lo fu certamente con
maggior incidenza che non per l’avvento del cristianesimo, da altri due
fattori; anzitutto dalla a guerra santa » musulmana che mutò con violenza lo stato delle cose nelle zone
del nord ed i caratteri « tradizionali »
precedentemente vissuti dalla tribù;
di poi dalFazione coloniale britannica
che volle mantenere unite in un solo
organismo statale le popolazioni del
sud e quelle del nord le quali vivevano ormai ciascuna secondo i criteri
di un proprio e ben. diverso a equilibrio ».
Se responsabilità da parte delle
missioni cristiane vi fu, e vi fu, è sta.
ta di dimostrarsi troppo cedevoli dì
fronte alle esigenze del colonialismo
imperante nel corso dei secoli e di
non aver saputo anteporgli in modo
incisivo gli interessi delle popolazioni
locali, a costo di produrre rotture anche gravi con il nuovo « equilibrio »
coloniale.
In definitiva quegli odi tribali che
oggi travagliano quelle popolazioni
hanno le loro radici anche nell’ordine
dell’antico presunto cc equilibrio tradizionale africano ». Ora è nell’ordine della vita umana che gli « equilibri » vengano, col passar del tempo,
rotti; ed è bene che sia così. Ma è
certamente da preferirsi che ciò avvenga sotto l’impulso dei valori del
cristianesimo, anche se mal capiti ed
attuati da coloro che ne sono i portatori, piuttosto che nelle vie dello
sfruttamento colonialista o sotto i richiami della violenza e dello sterminio usati da certe a guerre sante » come mezzi di conquista e di dominio.
10 mi domando per quale ragione
quando si vogliono considerare gli
errori compiuti dai cristiani nel quadro della storia, si debba accusare il
c( cristianesimo »; cioè in sintesi la
fede e la Rivelazione; invece di considerare la insufficienza degli uomini
e la loro incapacità sociale e morale
a tradurre in pratica i valori della
fede in Gesù Cristo. Questo vizio di
accusare il cristianesimo e la fede che
da esso sgorga anche nel suo slancio
missionario ed evangelistìco, quasi si
trattasse di elementi umani deteriori
sul piano sociologico di per sè incapaci se non di guastare il vivere e
gli « equilibri » che gli uomini hanno determinato nella loro saggezza,
è veramente una delle più pesanti responsabilità che certi credenti di oggi
si assumono verso il loro Signore e la
diffusione della sua Parola che ciascuno di noi è chiamato ad annunciare per la salvezza degli uomini.
Giorgio Peyrot
Il Papa non faccia
dire a Dio
ciò che Dio non dice
Un lettore, da Palermo'.
Signor direttore,
ho letto sull’Ora la sentenza di
Paolo VI sulla pillola. Ha detto no
nonostante numerosi teologi siano favorevoli. Non solo uomini della chiesa sono per la pillola ma tutta Puma,
nità che aspetta un rimedio miracoloso dalla scienza.
Dice l'enciclica Humanae vitae che
qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della
vita. Afferma che questo concetto è
voluto da Dio e che l’uomo non può
rompere di sua iniziativa. Afferma
ancora Tencielica che l’ammissione di
mezzi antifecondativi apporterebbe
gravi conseguenze, senza nominarle.
Dopo la pubblicazione dell’enciclica vi sono state molte proteste e le
più pesanti sono quelle della Chiesa
Anglicana.
Per rendermi conto di come stanno le cose ho voluto consultare la
Bibbia per vedere cosa dice Dio su
questo argomento e posso dire con sicurezza che l'Eterno non proibisce nè
consiglia pratiche antifecondative, lascia libero l’uomo di comportarsi come meglio crede ed in relazione delle
proprie condizioni economiche.
11 Signore ha comandato di non
uccidere ma non ha comandato di
non interrompere il processo concezionale. Dobbiamo fare dire a Dio
quello che effettivamente ha detto
per il nostro insegnamento e per la
edificazione delle nostre anime ammalate.
Lo stesso Paolo VI quando si recò
in India si accorse di persona quanto gravi sono le cause della superpopolaz'one e per combatterle bisogna
limitare le nascite, non c’è altro rimedio.
Paolo VI mentre da un lato ha cercato di convincere le nazioni a concorrere a prendere rimedi per la fame
e per i paesi sottosviluppati ora tiene
un contegno opposto, agevolando l'incremento della popolazione che porta
alla fame.
Una coppia di sposi deve essere lasciata libera di procreare quel numero di figli che può mautenere.
I nostri figli ci rimproverano di
averli messi al mondo perchè non
poss.amo dare loro le più elementari
comodità di vita.
Come fece Giobbe 3: 1 che maledisse il giorno della sua nascita a
causa delle sue sofferenze e come si
legge neirEcclesìaste al cap. 7< 1
che il giorno della morte vai meglio
di quello della nascita, così fanno i
nostri figli che desiderano morire nel.
1 alba della loro vita a causa della mi.
seria e della ingiustizia. Nel mondo
non c’è pane per tutti e perciò bisogna ricorrere ai rimedi per attenuare
la grave e pesante sofferenza della
fame.
Come cristiani dobbiamo dire cose
volute da Dio per fare la sua volontà
e come terreni cose che i nostri tempi ci costrìngono di dire e di fare per
il bene della collettività.
Ringrazio e invio distinti saluti.
Carlo Di Piasi
Esperienze
di un colportore
Un lettore, da Perugia:
Quale oscuro ed umile colportore
volontario, libero e indipendente come sono da qualsiasi Chiesa denominazionale come da Comitati di Assistenza al Colportaggio, mi sia permesso rilevare che nelle mie diuturne
peregrinazioni, nei paesi e nei villaggi di questa verde Umbria, pur sentendo sempre parlare di ecumenismo
e di nuovi tempi da persone evolute
ed emancipate, io per potere svolgere
l’Opera della diffusione e della propaganda del Vangelo, debbo pur sempre
sapermi destreggiare per evitare di
fare incontro con certi preti i quali,
per il loro fanatismo e la loro intolleranza, si rivelano sempre aperti nemici di tale benedetta opera missionaria, poiché essi, per fare respingere tale preziosa letteratura, adoperano
ogni mezzo subdolo per seminare
la zizzania fra il buon ^ano, proprio
per continuare a prevalere sulle anime semplici con le loro false ed errate dottrine.
Un caso tipico mi è capitato ancora a Pretola, frazione che dista circa 16 km. da Perugia, durante una
mia recente visita missionaria fatta
in quel villaggio. Quivi fui costretto
a chiedere spiegazioni al prete del
luogo, dal quale fui raggiunto, giacche alla mia presenza egli proibiva
di accettare la stampa evangelica ad
alcune signore sue parrocchiane, pres.
so le quali io adempivo al mio apostolato. Costui, assumendo la proverbiale aria di maestro, dopo di avere
esplicitamente aggiunto iu un pubblico negozio che dalle mani dei protestanti non bisogna mai accettare nessuna stampa, essendo essa priva del
noto « imprimatur» della Chiesa romana, mi rispose : « Noi preti abbiamo la disciplina che ci viene imposta ed alla quale dobbiamo pur sempre attenerci ». Con ciò egli voleva si.
gnificare che il clero romano deve
ciecamente obbedire alle superiori gerarchie ecclesiastiche, che non voglio,
no portare innovazioni di sorta alle
loro strutture e ai loro dogmi, tanto
meno riforme ecclesiastiche, bensì restare chiuse e ferme sulle loro posizdo.
ni tradizionali e non già aprirsi al
Vangelo di Cristo che' è‘ Tunica via,
verità e vita.
Soggiungo che da più parti, duran.
te certi colloqui con persone che incontro dalla mente libera ed aperta,
per adempiere al mio apostolato cristiano, spesse volte sì avvertono amari
segni di sfiducia verso le Autorità per
le ingiustizie sociali che si verificano
in Italia, giacché mi vien fatto anche
di osservare da parte di quelli che
per natura sono più sensibili, che la
Chiesa Cattolica, ovvero il Vaticano,
pur essendo arciricco per i molti miliardi di capitale azionario presso Banche ed Enti finanziari italiani, non
paga mai le tasse allo Stato, mentre
invece tanti modesti cittadini con un
reddito di poco superiore alle novecentosessantamila lire alTanno, le pagano!
Ora io, prendendo spunto da quanto fu riportato nelTarticolo ; « 1 miliardi del Vaticano » in « Caccia e pe,
sca », nel n. 18 de « Eco-Luce », pag.
4, vorrei domandare a chi di dovere
come mai questa evasione fiscale anche da parte della Chiesa dì Roma?
Essa non dovrebbe invece essere di
buon esempio dal momento che anche
il nostro Signore Gesù Cristo, il Maestro divino della Galilea, pagò le tasse a Cesare. (Vedi Matteo 17: 24-27;
22: 15-22)? Non raccomandava anche ai romani, l’Ap. Paolo, di pagare
le tasse? (Rom. 13: 7). Perchè dunque due pesi e due misure? — La
Legge non è uguale per tutti?
Filippo Marozzelli
7
N. 31-32 9 agosto 1968
pag. 7
STAMPATO IL RAPPORTO DELLA TAVOLA
I temi del prossimo Sinodo
E’ stato stampato in questi giorni,
ed è in corso di spedizione, il Rapporto al Sinodo Valdese 1968, che si apre,
come di consueto, con la « Relazione
della Tavola ». Da questa relazione si
apprende che i Pastori in attività di
servizio nella Chiesa Valdese (compresi quelli all’opera nelle Chiese Vaidesi del Sud America) sono 93, rnentre gli Emeriti sono 13. Gli Anziani
Evangelisti sono 6 (più un emerito); i
Professori degli Istituti secondari sono 7 (più un emerito).
La Relazione della Tavola inizia con
un paragrafo consacrato alla situazione generale della nostra Chiesa, in
cui ritorna l’annoso e ancora insoluto
problema politico nel quadro della testimonianza cristiana, al quale si collega direttamente il problema della
forma della predicazione: la Tavola
insiste da un lato sulla necessità di
una coerenza tra la fede e le scelte
politiche, purché queste ultirne non
siano ideologicamente precostituite e
avvengano in funzione critica e non
propagandistica. La Tavola ritiene che
sia necessario, oggi, nella Chiesa, imparare a vivere nel dissenso, perchè la
confessione della fede è comune ma
i doni sono diversi. A proposito della
predicazione, si riafferma che essa è
un fatto insostituibile nella vita della
Chiesa, anche se le sue forme possono
legittimamente variare. Al livello delle chiese locali è anche qui necessario
imparare a vivere nel dissenso, là dove
si manifesta, e scoprire i diversi doni
e le diverse linee di impegno che in
esse sorgono o possono sorgere.
Una nuova Comunità, con caratteristiche particolari, entrerà a far parte della Chiesa Valdese : si tratta della
Comunità Protestante Internazionale
dì lingua inglese, di Torino: il Sinodo
dovrà pronunciarsi circa il suo accoglimento nell’ambito della Chiesa Valdese, circa il quale la Conferenza del
II Distretto e la Tavola si sono espresse favorevolmente.
Un argomento di notevole importanza che certamente occuperà il prossimo Sinodo è quello del Collegio di
Torre Pellice : i professori, come è noto, hanno chiesto che venga statalizzato. Il parere della Tavola è favorevole alla statizzazione del Ginnasio.
Liceo, non però della Scuola Media
che, secondo la Tavola, potrebbe essere mantenuta cosi com’è ora.
A proposito della stampa, la Tavola ritiene che sia probabilmente ancora troppo presto per decidere in merito a un coordinamento maggiore dei
giornali « Eco-Luce » e « Nuovi Tem
)9 T0RB.E PELLICE
ii’apre ìa XIX Mostra
(fArte iloiiteHiporanea
Nelle sale del Collegio Valdese di Torre
Pellice. sabato 10. alle 18 sarà inaugurata la
XIX Mostra d'Arte contemporanea, che
ebbe il suo inizio nel lontano 1949. La
Mostra, a detta del suo organizzatore principale prof. Filippo Scroppo, risulterà rispondente agli scopi iniziali, d'informare antologicamente sui fatti salienti dell'arte
d’oggi.
Anche in questa edizione saranno pertanto presenti le correnti maggiori, da quelle
realiste a quelle astrattiste, inclusa una larga rappresentativa delle cosiddette correnti
sperimentali.
Dato che la pittura e la scultura sono le
dominatrici delle cosiddette arti visive non
si può m'n « vedere » quanto da molti anni ormai ci viene offerto in visione e in maniera he 11 qualificata.
Ci c confermato che la manifestazione
desidera particolarmente rivolgersi al pubblico del Sinodo valdese oltreché ben inteso,
agli amatori delle arti del nostro tempo sovente contraddittorie e polemiche rispetto
alla concezione estetica del passato.
Numerose piccole « personali » di figure
artistiche di primo piano riassumeranno le
più ammirate o discusse posizioni della pittura contemporanea nazionale; mentre è
assicurata la presenza di opere di artisti di.-'isi per età. credo estetico e nazionalità.
Colle delle Fontane
La riunione al Colle delle P'onlanc avrà
luogo il 18 agoi^to, alle ore 15. In caso di
pioggia si terrà nei locali della Scuola Valdese.
lOORGONTENTO
BIMESTRALE
PER TUTTI I BAMBINI
— Avventure di « Giano » : Aglio di
missionari in Guiana
Giochi bibAci - racconti biblici e a
fumetti
illustrato a 4 colori.
ABBONAMENTO ANNUALE: L. 600
( riduzione a L. 500 per i mesi di agosto
e settembre) presso: Casa della Bib- Via Balbi 132 R - 16126 Genova.
C-C.P. 4/460
pi ». Viene comunque ventilata la seguente proposta : 1’« Eco delle Valli »
potrebbe, in futuro, tornare ad essere
un settimanale per la Valli, « La Luce »
potrebbe essere trasformata in una rivista mensile, anche illustrata, « Nuovi
Tempi » sarebbe il settimanale di informazione. Non sappiamo se questa
proposta, che nel rapporto sembra
proiettata nel futuro, sarà già presentata a questo Sinodo. Essa pone diversi problemi e sc-tleva diverse obiezioni.
Il paragrafo dedicato alle Ananze
contiene note liete per quanto concerne la cassa culto (12 milioni di attivo)
e note tristi per quanto concerne
l’istruzione, l’assistenza e la Facoltà di
Teologia (disavanzo complessivo di 26
milioni). Inoltre il gettito dei doni dall’estero tende a diminuire. E’ dunque
necessario insistere in una linea di severità e sobrietà.
Quanto ai rapporti con la Chiesa
Metodista, nel maggio del prossimo
anno avrà luogo a Roma il primo Sinodo congiunto delle due Chiese. E’
necessario che il Sinodo si pronunci
sulle modalità della sua convocazione
e dia delle indicazioni di massima sull’agenda dei lavori.
Federazione: la Tavola comunica
che non è stato possibile costituire
un ufficio legale della Federazione, auspicato dalla Assemblea costituente
(Milano, novembre 1967). In generale,
la Federazione muove i primi passi
un po’ faticosamente, non perchè manchino idee e programmi, ma perchè è
difficile trovare uomini disposti a dare
concretamente il loro tempo, sottraendolo ad altre attività.
Il peccato deirindecisione
In una situazione di lotta, il dovere di
ognuno è affrettare la fine delia lotta. Il
cristiano tuttavia sa che le lotte umane non
finiscono come e quando piace agli uomini, ma come e quando piace a Dio. Chi crede è dunque esonerato dalla lotta? Al contrario. egli può essere estremamente disincantato, e quindi dover essere più duro,
più intransigente di chiunque altro.
Se la questione fosse soltanto di cercarsi
dei padroni migliori, di proporre rapporti più umani, di votare il partito ?neno peggiore, di fare la rivoluzione meno scadente,
,ion avremmo ancora capito.
Si tratta invece di rapportare la nostra
situazione, qualunque essa sia, per buona
che sia, ogni volta di nuovo al Regno di
Dio (proprio a quello, non a qualche via
intermedia che ci avvicini ad esso, nè a
qualche regno di questo mondo che ci piace
un po’ di più di un altro. Proprio a quel
Regno di Dio. che non conosciamo, ma che
si è avvicinato a noi. e che è preso a forza,
e di cui i violenti si impadroniscono).
Rapportare la nostra situazione al Regno
di Dio significa valutarla, negativamente e
positivamente.‘Negativamente, perchè essa
non è il Regno di Dio. Positivamente, perchè in essa vi possono essere dei segni del
Regno. Dove siamo disposti a vedere oggi
un segno del Regno di Dio?
Oggi o si è per o si è contro questa nostra società. Tertium non datur. 1 segni del
Regno, dove li vediamo noi? tra gli uni o
tra gli altri? Una risposta fatta, .aprioristica
è troppo semplice.
Ma dobbiamo sapere che ovvero rintracciamo i segni del Regno tra i rivoluzionari
o tra quelli che li hanno uccisi e continuano
ad ucciderli — sia pure tra cento -es.'íazioni,
cento « se » « ma ». cento prudenze, cento
giochi dialettici, cento riserve ovvero
non li rintracciamo affatto.
Può darsi che nel nostro tempo la Parola taccia, che sia un tempo di carestia
della Parola. Ma se è così, dobbiamo anche soppoptare che ci si dica che una parola che tace non esiste, una parola che
non è ascoltala (e come potrebbe essere
ascoltata, se tace?) non è attiva, e quindi
non c'è.
Se invece, nonostante tutto, noi ci ostiniamo a volere ascoltare una parola, e ci pare
di sentirla, sia pur fievole, allora agiremo,
per obbedirla.
Se agiremo, lo faremo da una parte, o
dall'altra. La fine 'di questa lotta, quella che
oggi si combatte, potrà esserne affrettata.
Ogni forza è utile. Se ne uscirà fuori qualcosa di buono, lo imputeremo a Dio. Ma
quello che ne salterà fuori di sbagliato, sarà
il nos'tro peccato che lo avrà prodotto; specialmente il nostro peccato di indecisione,
di astensione.
Non è indifferente quale tipo di scelta
si farà. Nel migliore dei casi, può darsi che
siamo trovati servitore inutili, ma può darsi che siamo trovati semplicemente imitili,
o che siamo trovati dannosi, avendo lavorato dalla parte sbagliata, ccHne strumenti che
si rivoltano contro chi li adopera.
Sergio Ribet
Esercito della Salvezza
Missione sotto la tenda
Così sono chiamate le serie di Adunanze
pubbliche che D. v. TEsercito della Salvezza terrà a Bobbio Pellice dal 4 al 15
agosto alle ore 20,30 « sotto la tenda » nel
Centro di 'Vacanze; a Torre Pellice dal 6
a/ 13 agosto alle ore 16 nella Sala al viale
Mazzini.
Le riunioni sono incontri liberi, sereni,
gioiosi nei quali segue il colloquio perchè
si approfondisca la fede o si arrivi alla
fede. V
E’ un po’ la festa dello spirito; e perchè
no, anche di esso dobbiamo preoccuparci.
E noto che l’Esercito della Salvezza non
è ritualista, non dà un messaggio teorico,
astratto. Il centro della riunione è la predi- *
cazione del Vangelo, ma vi è la partecipazione libera di coloro che « hanno visto e
udito ». vi è l'appello che torse mette in crisi, ma è di grande aiuto i erchè obbliga ad
una presa di posizione. Cesi ci è gradilo invitare tutti, giovani e adulti, credenti di
qualsiasi confessione e non credenti, perchè abbiamo qualcosa da dire e da dare
accettando ogni considerazione; forse critica.
Esercito -della Salvezza
Torre Pellice
libri
LA BIBBIA
nella Chiesa e nella vita
Se si chiedesse ai membri delle nostre
chiese qual’è stato il primo libro della Bibbia ad essere scritto, probabilmente il 90'’,.
risponderebbe a colpo sicuro che è la Genesi. L’altro 10% o non saprebbe che cosa
rispondere, o in qualche caso, saprebbe dare
una risposta più avvertita. È forse destino
che la chiesa non sappia mai situare esattamente il posto della Bibbia non solo nella
storia, ma neanche nella propria vita. Un
volumetto di Charles Harold Dodd recentemente pubblicato in italiano *, vorrebbe ovviare a questo inconveniente presentando
una brevissima introduzione divulgativa ai
principali libri della Bibbia, più curata per
quanto riguarda l'Antico Testamento, più
affretlata per il Nuovo, ed alcuni spunti di
meditazione su come accostarsi alla Bibbia,
sulla storicità della rivelazione, sul posto
della Bibbia nella civiltà occidentale e sul
messaggio rivolto ad ogni singolo credente
nel contesto della chiesa. Il libro ha alcuni
momenti felici e parecchie cose discutibili.
Merita di essere letto non soltanto per il
nome del teologo anglicano che lo ha scritto, ma anche per lo stimolo che può dare
pure a chi ha seguito degli accurati corsi
di catechismo. In particolare lo studio della
Bibbia nella prospettiva storica, che situa
gli scritti profetici di Amos, Osea. Isaia,
Cìeremia. Ezechiele prima della sistemazione del Pentateuco è ancora, malgrado
certi progressi indiscutibili dei corsi di catechismo, abbastanza insolita. Così pure
1 idea della storicità della rivelazione, la
quale non ha ancora del tutto soppiantato
l’impressione che ogni sillaba biblica abbia
un valore eterno e sia essenzialmente avulsa dal momento in cui è stata detta o
scritta.
Tuttavia non mancano, in questo contesto. brani che lasciano molto perplessi sulla
loro ispirazione evangelica. All’inizio, ad
esempio, non è ben chiaro quali siano i
rapporti fra Bibbia e chiesa; sembra, a volte. che il loro rapporto stia in termini di
interdipendenza, anziché di dipendenza assoluta della chiesa dalla Bibbia; in seguito
il capitolo sulla storicità è imitolato « La
storia come rivelazione » ; non sappiamo se
il traduttore ha piegato alcuni pensieri ad
uso del lettore cattolico italiano, ma avremmo visto ben più volentieri un titolo rovesciato; «la rivelazione come storia». Il
dato di partenza, infatti, non è la storia,
neanche del popolo eletto, ma la rivelazione di Dio, della quale la storia è soltanto il
punto di arrivo. Più volentieri, ancora,
avremmo visto delineato, insieme alla missione della « trasfigurazione » o della ricostruzione in una nuova linea del mondo occidentale, il dovere della contestazione a cui
la chiesa ha così spesso mancato.
Sarebbe profondamente ingiusto dire che
il libro che presentiamo avrebbe dovuto
intitolarsi, anziché « La Bibbia nella Chiesa», «La Bibbia neH’a//a Chiesa», La meditazione sulla Bibbia è sempre abbastanza
forte da neutralizzare l’alta chiesa almeno
in parte. Ma non nascondiamo che, malgrado tutto, una certa influenza dell’alta chiesa si sente e che, forse per questo, la prefazione avverte che il testo non urta la più
delicata sensibilità cattolica.
M. C. Tron
Riunioni del XV agosto
La festa del XV Agosto, come già annunziato nello scorso numero
del giornale, avrà luogo quest'anno a Torre Pellice e a Massello. Precisiamo ora le località delle due riunioni. Per la valle del Pellice l'incontro avrà luogo all'Inverso Roland!, nei pressi della scuola. Il posto è
raggiungibile facilmente in macchina. Vi sarà un posteggio per gli autoveicoli a pochi minuti di distanza dal luogo della festa. Per le Valli Chisone e Germanasca, la festa avrà luogo in località Balziglla di Massello.
Il posto dista circa 25 minuti di marcia dal « Piccolo Passet », dove termina la strada asfaltata. Alcune macchine potranno tuttavia raggiungere il luogo dell'incontro, seguendo la strada non asfaltata che conduce alla Balziglia, strada che è stata riparata per l'occasione. Il posteggio
consentirà l'accoglienza di un numero limitato di macchine, per cui si
pregano tutti coloro che arriveranno in macchina al piccolo Passet di
attenersi disciplinatamente e scrupolosamente alle indicazioni dei giovani che saranno preposti al servizio del traffico, onde evitare che la
strada della Balziglia venga ostruita.
Il tema centrale di entrambe" le riunioni sarà « Il fratello ha bisogno di te ». Questo tema sarà sviluppato sia nei culti del mattino, sia
nei vari interventi previsti per la tarda mattinata e per il pomeriggio.
Ecco il programma della giornata:
INVERSO ROLANDI
Ore 10 - Culto (Pastore A. Sonelli)
Ore 10,45 - Storia Valdese (Prof. A. Armand-Hugon)
Problemi attuali della CIOV ( Past. E .Aime)
Ore 14,30 - Esperienze missionarie (Sig.na Laura Nisbet)
Il nuovo Centro Diaconale (Past. A. Taccia)
N.B. La festa sarà allietata dalla presenza del Trombettieri, che accompagneranno gli inni durante il culto.
Sarà organizzato un ricco buffet e sarà preparato qualcosa di appetitoso per chi vuole completare il proprio pic-nic.
BALZIGLIA
Ore 10 - Culto (Past. G. Tourn)
Ore 10,45 - Il nuovo Centro Diaconale (Past. A. Taccia - Prof. D.
Varese)
Ore 14,30 - Storia Valdese (Prof. E. Tron)
Situazione economica della Valle (Past. P. Jalla)
I giovani e la Chiesa : processo a un non-conformista ( a
cura delle Unioni Giovanili della Valle).
VI Oon^resso Xazionale
della Federazione Femminile Valdese
TORRE PELLICE IL 17 E 18 AGOSTO 1968
Il VI Congresso Nazionale della F.F.V. è convocato a Torre Pellice
per il 17 e 18 agosto. Ricordiamo che, secondo l’art. 8 dei nostro Statuto
sono membri di diritto del Congresso, oltre alle componenti del Comitato
Nazionale, tutte le Presidenti delle U, F. Ogni unione ha inoltre diritto ad
una delegata ogni 40 socie o frazione di 40. Le Unioni sono pregate di segnalare per tempo l’arrivo delle delegate- che desiderano essere alloggiate
alla Foresteria Valdese, informandone la signora Lillina Deodato, via dei
Mille 1, Pinerolo (Torino), 10064.
Il programma di massima è il seguente;
Sabato 17 agosto:
9,30 - culto di apertura (Past. A. Taccia);
10.30 - elezione del seggio. Lettura della Relazione morale e finanziaria.
Discussione ;
13.00 - pranzo in comune;
14.30 - proseguimento dei lavori;
16.30 - breve intervallo - thè;
17.30 - coiiclusione - elezione del nuovo Comitato Nazionale - lettura
dei verbali;
19.30 - cena.
Domenica 18 agosto:
10.30 - culto nel tempio di Torre Pellice;
13.00 - pranzo;
14.30 - presentazione del tema del Congresso : « Come testimoniare della
nostra fede in un tempo di secolarizzazione» (Past. B. Rostagno).
Scambio di idee. Eventuali messaggi ;
17.00 - Chiusura del Congresso.
La riunione di domenica pomeriggio oltre ad avere un carattere interdenominazionale vuole essere un’opportunità di incontro fra tutte le
Unioni locali ed è inoltre aperta a tutti, senza alcuna distinzione. L’argomento che verrà trattato, infatti, interessa tutti i credenti.
Miiiiimimimimiiitii
imiiiiinmiiiiimimiiimiiMriiiiiiiiiii
GITA NELLE CEVENNE
* C. H. Dodo; La Bibbia nella Chiesa,
collana « La Parola di Dio », Gribaudi, Torino 1967, pag. 207, L. 1.200.
Come già annunciato in un precedente nu.
mero, si dà ora un programma più preciso
sul viaggio che si effettuerà nei giorni 29.
.30 e 31 Agosto p. v. L'orario dì partenza è
anticipato di mezz'ora: si partirà dalla Foresteria di Torre Pellice alle ore 4.30 del 29
agosto. L’itinerario è il seguente: Torre
Pellice e per la Val Chisone - Mongi*
nevro • Gap - Die (sosta per il pranzo al
sacco) . indi Crest . Livron - Ollières e Le
Busquet de Pranles ove speriamo di arrivare
per la riunione del pomeriggio. Visita alla
Casa che fu di Pierre e Marie Durand; breve incontro con i Fratelli di costì e partenza
verso S. Laurent d'Aigouze passando da
Montélimar e Nîmes (la cena verrà consumala in luogo che ci verrà indicata durante
la sosta a Pranles).
L arrivo a S.t Laurent d’Aiguze dove davanti alla Casa Parrocchiale saremo attesi
avverrà verso le 21. Ivi saremo ospitati dai
Parrocchiani, come pure per la notte successiva. Il Pastore Sig. Dollfus ci chiede soltan.
to di portarci « Ì1 couvrage » che io interpreto per « lenzuola ». Penso che a quella
data nel sud della Francia non sia ancora il
caso di coperte!
Il giorno 30, mattina libera e pranzo ove
sarà indicalo e alle 17 si presenzierà alla
inaugurazione della « Stele » davanti alla
Torre di Costanza e vìsita alla Torre di Costanza. rimodernala .e adattata a Museo Ugonotto. La sera, dopo la cena si assisterà allo
spettacolo « Sons et Lumières » dalla Compagnia Gay Vassal che presenterà « Les portes s'ouvrent ».
Il 31, dopo il 2*^ pernottamento;..-colazione
e partenza per il ritorno passando da Siste*
ron. Si raccomanda di essere muniti della
Carta di identità aggiornata (cioè il cui rilascio non deve essere anteriore al 1° Setlem.
bre 1963). Non è più necessario il visto della Questura. Altre informazioni, non necessarie ora. saranno emanate durante il viaggio. Si conferma il prezzo del viaggio in
L. 4.000 se iscritte 45 persone, L. 4.500 se
40 persone. La spesa necessaria complessiva
non dovrebbe oltrepassare le L. 10.000. Sì
raccomanda a chi desidera partecipare, la
sollecita iscrizione con il versamento di lire
3.000. Iscriversi subito presso Silvio Rivoir,
Via Furhmann 3/D, 10062 Luserna S. Gio-
8
pag. 8
9 agosto 1968 — N. 31-32
]\otiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
CRISTIANI E MARXISTI
A GINEVRA
Ginevra (soepi) — Ha avuto recentemente
luogo a Ginevra, convocato dal Dipartimento « Chiesa e Società » del C.E.C., una riunione che raggruppava vari cristiani (cattolici, ortodossi, protestanti) e dei marxisti,
invitati a titolo personale, e non impegnanti
le rispettive comunità. Essi venivano dai
paesi dell’Est. dell’Ovest e del Terzo Mondo. Il tema discusso sotto la presidenza del
pastore Casalis, professore alla Facoltà di
teologia di Parigi, era : « Le tendenze dei
pensieri marxista e cristiano per quanto riguarda l’umanizzazione dello sviluppo tecnico ed economico ».
Da un punto di vista teorico, un certo arretramento degli integrismi e dei dogmatismi ha permesso di definire chiaramente
delle zone di convergenza e di preoccupazioni comuni, specie sui problemi economici
sociali e politici e nel contempo di porre in
nuovi termini la questione delle divergenze.
Per quanto gravi possano esse apparire, non
sembrano più avsre un carattere definitivamente irriducibile a tutti i livelli. I vari
partecipanti sono stati d’accordo nel riconoscere la necessità di vederne chiaramente la
estensione, al fine di vedere in qual misura
esse possano venir delimitate.
Da un punto di vista pratico, la gran
maggioranza dei partecipanti, cristiani o
marxisti, sono stati concordi nel riconoscere
come l’oppressione economica, culturale, politica e militare da parte delle potenze impe.
rialiste alleate alle oligarchie nazionali costituisca in varie parti del mondo la forma più
generalizzata di dis-umanizzazione e che non
si potrebbe parlare di umanizzazione senza
solidarizzare attivamente colla lotta nazionale di liberazione dei popoli oppressi, di cui
l’esempio più significativo al momento attuale viene fornito dal popolo vietnamita.
Qualcuno ha contestato questa analisi della situazione intemazionale, stimandola
troppo ideologica.
I partecipanti sono stati unanimi neU’auspicare un allargamento del dialogo, particolarmente colla presenza delle giovani generazioni, e la sua diffusione, specie coll’azione dei singoli nelle proprie comunità.
NOTIZIE SUL PROTESTANTESIMO
SPAGNOLO
Madrid (hip) — Allo scadere del termine,
fissato dallo Stato, entro il quale le chiese
non cattoliche potevano costituirsi in « associazioni confessionali » riconosciute, coi loro
diritti - doveri, di fronte alla legge sulla libertà religiosa, circa la metà deUe comunità
evangeliche spagnole ha deciso la propria
iscrizione.
Le chiese battiste, riformate ed episcopali
hanno dichiarato di avere delle difficoltà, di
fronte a certe esigenze della legge, pur desiderando entrare nlla legalità. Esse hanno
espresso il desiderio che nuove disposizioni
di legge chiariscano meglio l’applicazione
della libertà religiosa in Spagna ed hanno
risposto affermativamente all’offerta di conversazioni, fatta loro dallo Stato, per esaminare assieme le difficoltà. Esso sembra pronto
a rispettare i iuogh; di culto delle chiese
che non hanno optato per il riconoscimento,
ma che verrebbero « autorizzate ». Però non
verrebbero ad avere tutti gli altri diritti accordati dalla legge.
II Centro ecumenico di Barcellona costituito da cattolici e protestanti, ecclesiastici e
laici, ha lanciato un vigoroso appello in favore della libertà religiosa. La dichiarazione
rileva che i vescovi non si sono pronunziati
abbastanza favorevolmente per la libertà religiosa, mancando così ad un dovere ecumenico.
Dopo un esame critico della legge su questa Iffiertà, nel far notare gli errori che essa
comporta, i firmatari della dichiarazione
fanno un appello in favore del dialogo con
lo Stato e chiedono l’appoggio solidale di
tutti in favore delle chiese che, non avendo
accettato la legge, si trovano in una situazione di grave difficoltà.
LA CHIESA ORTODOSSA ROMENA
GIUDICA IL RUOLO DEL CEC
Bucarest (soepi) - In una dichiarazione,
recentemente pulAlicata nella rivista « Biserica Ortodoxa Romina » la chiesa ortodossa di Romania riconosce al CEC un ruolo
-oqa^foo B^fau 3 ogojBip ¡su ajuBirodmi ibssb
razione colle varie chiese.
« Noi consideriamo possibile un dialogo in
vista di una collaborazione sul terreno del
cristianesimo pratico... impegnando le chiese
ad entrare nelVassemblea di tutte le chiese
cristiane, quella del CEC, da cui la chiesa
cattolica è assente. Tale collaborazione avrebbe lo scopo precipuo di servire i grandi ideali cristiani e le aspirazioni dell’umanità, considerando che il messaggio evangelico al
mondo. potrebbe essere più efficace se fosse
sostenuto da. tutte le chiese cristiane, nella
speranza che le relazioni fra le chiese continueranno a svilupparsi, onde permettere di
passarefi. dalla tappa della collaborazione sul
terreno pratico, a quella di un dialogo in vista delTunione delle chiese... ».
Pur esprimendo certe riserve in merito
alle conversazioni colla chesa cattolica dato
che i testi del concilio vaticano 11 non danno una sufficiente garanzia per un dialogo
bilaterale fruttuoso, la dichiarazione dice :
« Il CEC non potrebbe iniziare un dialogo colla chiesa cattolica a nome delle chiese-membro se non colla loro approvazione, ma
potrebbe intanto avere dei rapporti fraterni
ed amichevoli ». ,
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
NAPOLI - Via dei Cimbri
Luci ed ombre, gioie e dolori, sono la
caratteristica di ogni vita, così degli individui come delle Comunità e quella di vita
dei Cimbri non ha fatto eccezione a questa
regola. Ecco i principali avven'menti di questi ultimi mesi.
Ricordiamo, anzitutto, la dolorosa perdita del fratello Luigi lazeolla deceduto improvvisamente il 18 maggio u s. Fedele alla
sua Chiesa, sempre presente ai culti, pronto
in ogni circostanza a dare il suo aiuto e la
sua opera per il bene della Chiesa da lui
tanto amala, egli ha lasciato un vuoto e mi
ricordo* che ci è di esempio. Non dimenti‘chìamo che egli fu Tideatore e Tanimatore
delLopera di evangelizzazione che si sta svolgendo a Ponticelli dove egli abitava e alla
quale tanto s’interessava. Alla vedova e ai
figli tutta la nostra cristiana simpatia.
I mesi di giugno e luglio hanno segnato
un succedersi di lieti avvenimenti.
AI culto di Pentecoste, il 2 g ugno, sono stali ufficialmente ammessi in Chiesa due
cari nostri giovan' ; Nina Fregassi e Gennaro
Olisterno, provenienti da famiglie evangeliche e già alunni delle nostre Scuo'e Domenicale e Biblica. Con gioia abbiamo acrolto
a far parte della nostra Comunità anche il
fratello Raffaele Pane, proveniente dal Cattolicesimo, ben preparato e assiduo ai culti.
Il Signore benedica questi nuovi fratelli e
li aiuti a mantenere la promessa fatta a Lui
davanti alla Sua Chiesa.
Nel pomeriggio di quello stesso giorno
rU.G. ha offerto ai neo-confermati in un
lieto trattenimento, un piccolo dono-ricordo;
vi hanno partecipato vari membri della Comunità.
La sera, alle 19, si è riunita l’Assemblea
di Chiesa per ascoltare la lettura della Relazione finale del Concistoro che è stata approvata all’unanimità. La Cassiera ha fatto
notare che, con l’aiuto del Signore, è stata
raggiunta e spedita alla Tavola la somma
che ci era stata richiesta, ma, data la morte
e la partenza di vari buoni contribuenti, è
necessario per il prossimo anno uno sforzo
maggiore della Comunità per adempiere ai
nostri impegni finanziari verso la Tavola e
per mantenere in vita la promettente opera
evangelistica di Ponticelli. Prima dello scioglimento dell’Assemblea sono stati eletti deputati alla Conferenza distrettuale Paolo Oli.
vieri e Elisa Fiorio e al Sinodo Elio Rinaldi.
La Conferenza Distrettuale ha avuto luogo nei nostri locali il 12 e 13 giugno. Con
gioia abbiamo accolto i fratelli delle varie
Chiese del Distretto; era presente anche il
delegato della Tavola, pastore Carlo Gay.
SuUa Conferenza sono stati pubblicati sui
nostri giornali ampi resoconti, perciò ci limiteremo a dire che i lavori si sono svolti in
ordine e in clima di fraternità. La Comunità di Via dei Cimbri ha offerto a lutti i
membri della Conferenza Tallogglo per la
notte e uno dei due pasti in comune, consumati nel Ristorante della Stazione Centrale ad un lungo tavolo appositamente allestito.
II giorno 4 luglio, nel Tempio della Comunità Svizzera, il nostro Pastore ha unito
in matrimonio due cari giovani ambedue
appartenenti alla nostra Comunità : l’ingegnere Paolo Olivieri e Giuseppina Azzarello;
rii luglio, nel nostro Tempio, è stato celebrato il matrimonio della figlia del Pastore,
M. Antonietta Cielo, col signor Guglielmo
Patria. Ad ambedue queste cerimonie erano
presentì molti estranei alla nostra Comunità,
parenti ed amici degli sposi.
Un altro matrimonio, * di nuovo nella
Chiesa Svizzera, ha avuto luogo il 20 luglio
tra il nostro fratello ingegnere Aldo Simeone
s la signor.na Laura StrazzuIIi. Vogliamo ricordare anche il matrimonio del nostro fratello Michele Coslagliola celebrato nella Chic,
sa Valdese di Taranto.
A tutte queste giovani coppie i più fervidi auguri di ogni benedizione divina.
D amo un affettuoso benvenuto alla piccola Stefania Capozzi, figlia della nostra soreUa Gloria Capozzi-Iazeolla e al piccolo San.
dro Kovacs, figlio di Antonio e Alba lazeolla,
residenti a Torre Pellice. Iddio Benedica
queste nuove creaturine e le loro famiglie.
Lo stesso augurio facciamo per la piccola
Valeria de: coniugi Di Cariuccio che è stata presentata alla Chiesa nel mese di maggio
u.s.
Una felice iniziativa per i bimbi della
nostra scuola domenicale di Pont'celli è stata quella deH’ìsiituzione di una colonia marina per i mesi di luglio e agosto. I bimbi
si radunano la mattina nei locali del nuovo
Ospedale Evangelico interdenominazlonale di
cui, tra parentesi, si spera prossima rinaugurazìone; lì vengono prelevati dai pulman
di cc Casa Materna » e condotti sulla spiaggia riservata di questo fiorente Istituto Evan.
gelico Metodista dove possono liberamente
fare il bagno e trattenersi al sole. Alle 13
circa i bimbi sono ricondotti a Ponticelli dove, nei locali dell’Ospedale, è loro servita
una nutriente colazione. Dopo essersi trattenuti a giocare nel recinto delTOspedale e
avere poi consumato una merenda, i bambini tornano alle loro case per ritrovarsi nuovamente insieme il giorno seguente. Direttrice di questa colonia è la signorina Maria Pia Acampora, direttrice della Scuola
Elementare Evangelica di via dei Cimbri,
coadiuvata da ahre gentili assistenti. Si deve
al generoso contributo finanziario del Centro Soc'ale « Casa Mia » e dell’Ospedale
Evangelico Se è stato possibde realizzare
quest’opera benefica a favore dei nostri bimbi di Ponticelli, appartenenti a famiglie disagiate di una frazione di Napoli particolarmente depressa.
Nota triste dopo tutte queste liete è stata
la partenza da Napoli per Catanzaro del Colonnello Rusi e della sua Signora dopo una
permanenza di \ ari anni nella nostra città.
Amati ed appre/zati da tutti, sempre presenti ai culti 8 d ogni attività della Chiesa,
essi hanno lasci lo un vuoto nella Comunità
la quale non li dimenticherà facilmente. Il
colonnello Rusi ra Vice Presidente del Concistoro, ammini? ratore zelante dello stabile
dì Via dei Cimi i e valido aiuto per il Pastore.
Auguriamo ai ¡.'oniugi Rusi buona e felice
permanenza nella loro nuova residenza, assicurandoli deiraffctnio^b ricordo di tutta la
Comunità.
F. F.
FOGGIA
La Chiesa Evangelica Valdese di Foggia
è particolarmente addolorata per la scomparsa del suo frateLo stimato ed apprezzato
da tutti sia Come cristiano che come uomo
impegnato nella vit3 Antonio Carota di 42
almi, titolare della ciitta c< Peter Patì». L’im.
provvisa sua dipartila, avvenuta in seguito
ad un tragico incidente stradale sulla strada
di San Severo, lascia nel lutto e nel dolore
la moglie e due fi'glioletti. Le comunità Vaidesi di Foggia e di Orsara di Puglia si assodano al cordoglio della famiglia.
iiimiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiim
Notiziario Metodista
CASA EVANGELICA di San Marzano
Oliveta (Asti). Centro evangelico per incontri ecumenici, campi di lavoro, vacanze estive.
Durante i mesi estivi anche le Comunità
della Chiesa Metodista — come le altre
Chiese — interrompono diverse loro attività di studio (Scuola Domenicale, Studi biblici, ecc.), e la vita ecclesiastica è limitata
alla celebrazione del Culto domenicale. Tuttavia. anche se alcune attività sono sospese,
la Chiesa conserva la sua funzione di testimonianza con altre attività di carattere extra
cultuale.
Difatti, nei mesi estivi, è in piena funzione — ad esempio — il villaggio di « Ecumene » presso Velletri dove si svolgono
di seguito vari » Campi » giovanili a cura
dei Segretariati G.E.M. e Scuole Domenicali. Di particolare importanza è il Carnpo
G.E.l. indetto dalla gioventù delle Chiese
Valdese, Battista e Metodista, che avrà luogo dai primi al 16 di agosto.
Un’altra iniziativa, di minore proporzione ma di particolare interesse, è quella della « Casa Evangelica » in S. Marzano (Asti).
E’ un’opera di recente istituzione (dal
1963), ma che dimostra ottime prospettive
per la sup specifica funzione. Dal 1° luglio
alla fine di agosto s'incontrano presso la
« Casa » fratelli e sorelle delle varie denominazioni evangeliche per trascorrere un
periodo di vacanza estiva. Ma tale soggiorno non serve solo — come potrebbe sembrare — alle comuni vacanze. Stando assieme in un’atmosfera fraterna ed evangelica
con altri fratelli, chi soggiorna alla Casa
Evangelica riesce fare delle preziose esperienze di vita cristiana. Esperimenta la validità della vita comunitaria, la potenza animatrice della conoscenza biblica, il vero
riposo scoperto nella fede in Cristo Gesù.
È così, in forme che possiamo definire
nuove e adeguate alle esigenze della vita
moderna, la Chiesa prosegue senza interruzioni la sua opera di testimonianza anche
nei mesi estivi. g
PERSONALIA
Ultimamente si sono sposati Paola Girolarni e Sergio Ribet, a Torino, Silvana
Giampiccoli e Valerio Papini, a Torre Pellice. Partecipiamo fraternamente alla loro
gioia con il nostro augurio migliore.
S. 0HRMAKO CHISOHE
Il periodo che precede la chiusura delle
varie att vità è solitamente caratterizzato da
una sene di giornate particolarmente impegnative per quasi tutti : lo è dunque anche
stato per la nostra comunità che ha preso
parte a diverse manifestazioni.
Il 12 maggio ha avuto luogo il culto dedicato ai fanciulli ed alle loro famiglie; come di consueto è stato ben frequentato; il
pomeriggio dello stesso giorno la nostra Corale guidata dal direttore Sig. Giordano, ha
partecipato a S. Secondo alla Festa di Canto.
Il 19 maggio in occasione del tradizionale
bazar, cui hanno attivamente partecipato diversi giovani, molti membri della comunità
si sono riuniti nella nuova sala sia il pomeriggio, sia la sera per ascoltare la Corale di
Villar Pellice e la nostra: la giornata è stata
buona sotto tutti gli aspetti e ha dato soddisfacenti risultati; un sincero grazie ancora
ai fratelli Villaresi.
I nostri fanciulli hanno trascorso ad Angrogna una bellissima giornata il 23 maggio; essi hanno partecipato al culto del1 Ascensione tenutosi all’aperto e presieduto
dal pastore Taccia; quindi, dopo il « pic-nic »
hanno fatto una passeggiata storica giungendo fino al Serre, Dopo il thè offerto nella
sala di S. Lorenzo e i numerosi giochi organizzati daH’infaticabile Sig. Baret, i nostri bambini hanno fatto ritorno a S. Germano con un ottimo ricordo della loro gita ad
Angrogna. Un vivo grazie ancora ai Sigg.
Taccia.
I membri della nostra Corale chiudendo
la loro attività si sono quest’anno ritrovati
Culto radio
domenica 11 agosto
Past. FRANCO GIAMPICCOLI
domenica 18 agosto
Past. ERNESTO AYASSOT
SAN SECONDO
Domenica 18 agosto alle ore 15 sul
piazzale del Tempio avrà luogo una
vendita di beneficienza in favore della
costruzione della Sala. Funzionerà pure un ricco servizio di buffet.
Tutta la popolazione locale e gli amici vicini e lontani sono cordialmente
invitati.
VOLAR POUCE
Circondati dai loro familiari e da un folto gruppo di conoscenti ed amici hanno realizzato i loro sogni, unendosi in matrimonio :
Arnaldo Pascal e Ornella Monnet, del Serre.
A questi due Sposi^ che lasciano il loro
quartiere ma che si stabiliscono nel territorio della parrocchia, rinnoviamo { nostri migliori voti di benedizione e di gioia.
Alcuni gentili, piccoli ospiti sono giunti a
rallegrare il loro focolare domestico e ad aumentare la famiglia della Chiesa. Essi sono:
Lorena, di Umberto e Maddalena Gönnet
(Garin); Marco, di Dario e Vanda Bouìssa
(Centro); DonateUa, di Renato e Ginetta Ver.
nè (Teynaud).
Porgiamo loro il nostro più cordiale saluto
di benvenuto. Alle loro famiglie le nostre
più vive felicitazioni.
La Comunità ringrazia il Past, R. Jahier
per il messaggio portatole in occasione del
culto e di una riunione al Teynaud la dome,
nica 4 agosto.
BOBBI
I nostri più vivi rallegramenti ed auguri
alle famiglie di Roberto e Jolanda Negrin
(Costa) e di Stefano ed Anna Negrin (Vìa
Bsckwith) per la nascita delle loro piccole
Gabriella ed Armanda, rispettivamente il 19
e 21 luglio scorso.
Sabato 3 agosto abbiamo invocato la benedizione di Dio sul matrimonio di Giordano
Renato (S. Pietro Val Lemina) e Geymonat
Nella (Podio inferiore).
I nsotri affettuosi auguri accompagnano
questi giovani sposi che si stabiliscono nel
comune di Abbadia Alpina, mentre domandiamo al Signore di circondarli con la sua
grazia e con la sua protezione. e. a.
a Pramollo dove, presso l’albergo « Gran
Truc » ha avuto luogo una cena in comune,
Pramollo è stato ancora una volta la nostra meta : il 26 maggio ii^fatti gli alunni
della Scuola Domenicale hanno preso parte
alla Festa di Canto dei bambini svoltasi nel
Tempio di Ruata letteralmente gremito di
fanciulli convenuti da quasi tutte le comunità delle Valli. Dopo la manifestazione, invero imponente per il numero insolito di
bambini e ragazzi, ha avuto luogo nel presbiterio una riunione dei concistori di San
Germano e Pramollo durante la quale si sono
brevemente passati in rassegna i problemi
comuni alle due comunità; un grazie ai fratelli di Pramollo per la calda ospitalità.
Il 9 giugno hanno avuto luogo una assemblea di Chiesa e il Saggio della Scuola
Materna ; il riuscitissimo programma offerto
dai bamBini è stato molto apprezzato ed applaudito. Alcuni giorni dopo, con gesto di
simpatica solidarietà fraterna, - la sig.na Ebe
Bouchard ha condotto i suoi piccoli alunni
alla Casa di Riposo per ripetere in parte il
programma del saggio davanti agli ospiti
dell’Asilo. Desideriamo dire ancora un grazie sìncero ai piccoli attori ed alle loro
maestre.
In assenza del nostro pastore, abbiamo
udito con gioia i messaggi dei Slgg. Enrico
Troll (il 16-6 e il 14-7), Gustavo Bertin (il
30-6) e Teofilo Pons (il 7-7); li ringraziamo
ancora molto.
Il culto durante il perìodo luglio-agosto si
svolge con orario estivo e cioè dalle 9,50 alle 10,50.
Atti liturgici. — Il 10-5 è stata accompa
gnata al cimitero delle Murìse la salma del
la nostra sorella Enrichetia Bouvier, decedu
ta alla Casa di Riposo dopo lunga infermità
Anche il nostro fratello Giovanni Robert
di cui già è stato scritto, ha chiuso la sua
giornata terrena, dopo lunga sofferenza sop
portata in modo veramente esemplare. Alle
famiglie colpite dal lutto vada ancora il no
stro pensiero affettuoso con la nostra simpa
tia cristiana.
Il 9 giugno è stato posto il segno del Bat
lesimo sul pìccolo Pier Paolo Long, cui au
guriamo, insieme con i genitori e i padrini
molte celesti benedizioni.
Il 25 maggio sì sono uniti in matrimonio
Plavan Aldo e Obialero Lina: rinnoviamo
a questi felici sposi l’augurio che il Signore
sia sempre l’ospite del loro focolare.
Islìlulo Gouid
Presso Istituto Evangelico Gouid di Firenze sono aperte le iscrizioni per l’anno
scolastico 1968-69 per ragazzi da avviare
alle scuole pubbliche di ogni ordine e grado ivi compresi i centri di addestramento
professionale.
Per informazioni scrivere alla Direzione,
Via Serragli 49. 50124 Firenze.
Il Gouid particolarmente si propone di
venire incontro a tutti quei ragazzi che, dovendo frequentare la scuola d'ohhligo, o
essendo particolarmente dotati per la continuazione degli studi, ne sono impediti da
circostanze avverse.
I familiari della scomparsa
Jenny Tourn'^ved. Fraschai
ringraziano sentitamente tutte le gentili persone che di presenza, con scritti e fiori hanno dimostrato loro sim
patia. In modo particolare ringraziano
i Pastori sigg. Bogo, Jahier e Deodato;
i Medici curanti; le Rev. Suore e il
personale della Casa Riposo Famiglia
S. Giacomo per le affettuose cure; le
maestranze RIV-SKF e Fonderla Beloit Italia.
Luserna S. Giovanni, 2 agosto 196P
« Ora, o mio Signore, tu lasci
andare in-pace il tuo servo..., poiché gli occhi miei han veduto la
tua salvezza ». ( Luca 2 ; 29-30 )
Il 15 luglio si è serenamente addor
meniate nel Signore il fratello
Ludovico Romano
di anni 83
nato a Bari - morto a Cosenza.
Nel darne l’annuncio, i. congiunti
ringraziano quanti hanno preso parte
al loro dolore.
Cosenza, Via Sabotino, 48.
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53.77.29, ore pasti.
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un posto di assistente educatrice interna
per bambini dai sei ai dodici anni.
11 carattere dell’Opera e del compito
particolare da svolgere favorisce coloro che
desiderano dare al proprio lavoro una finalità di servizio e di iestimonianza.
Scrivere per più dettagliate informazioni
alla Direzione, Via Serragli 49, 50124 Fi
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Si possono ordinare lattine miste delle due
qualità. Trasporto e recipienti compresi nel
prezzo. Per informazioni e listino completo
di altre confezioni scrivere a: SCEVOLA
PAOLO - Casella Postale 426 . 18100 IMPERIA ONEGLIA.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)