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ECO
DELLE VAUI VALDESI
BiBI.Ì OTr.CA VALDESE
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Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. 46
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Torre Pellice, 22 novembre 1974
Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Commento biblico sull’Apocalisse di Claudio Tron
La “bestia,, del
1922
IL PUNTO SULLA SITUAZIONE DELL’UNIONE EVANGELICA BATTISTA D’ITALIA
Una svolta per i Battisti italiani
« E io vidi una delle sue teste come ferita a morte; e la
sua piaga mortale fu sanata »
(Apoc. 13: 3)
Non è neppure necessario ricordare che nell’Apocalisse la bestia
personifica la potenza totalitaria
di Roma, giunta in Palestina « dal
mare ». Le corna fanno pensare all’aggressività e alla forza dell’impero; le sette teste alla sua vitalità; i diademi all’onore in cui è tenuto il suo potere; il leopardo è
un animale di grande agilità;
l’orso possiede, invece, una grande forza e il leone una bocca estremamente vorace.
Non è difficile ritrovare tutti
questi caratteri nelle potenze totalitarie che si sono succedute
nella storia e non ci vuole molto
acume per vedere quali conseguenze ha la loro presenza in alcune delle maggiori potenze mondiali attuali e anche in alcune di
quelle secondarie. È possibile
avere lo spirito della bestia anche
senza averne la forza.
La potenza della bestia, per
quanto data e non posseduta in
proprio, è tale che si estende su
tutta la terra, « sopra ogni tribù e
popolo e lingua e nazione ». Non è
confinata nelle frontiere politiche
che limitano lo stato che dalla
^ nell'Interno:
■ p. 2 - Il papa, divide, non
unisce, (li A. Sorelli
■ p. 3 - « Cristiani per il socialismo », (li S. Ribet
■ p. 4 Rapporto su Cini- ^
sello
■ p. 6 - Compromesso stori
co? di E. Nitti
bestia può essere personificato,
ma inquina di sé anche quelli che
possono illudersi di sfuggirle. Per
quanto estesi ed invadenti possano essere i servizi segreti di una
potenza politica, più esteso ancora è il potere reale, profondo, della bestia, che scimmiotta quello
stesso di Dio. E allora può essere
un atto di saggezza adorare la bestia; « Tutte queste cose io te le
darò, se, prostrandoti, tu mi adori ». Lo si può anche fare in preda allo sgomento: « Chi può guerreggiare con la bestia? », ma sembra una assoluta follia non farlo.
♦ ♦ *
Anche la bestia, però, ha un
momento di crisi: una delle teste è ferita a morte. Non si può
dire che la storia umana sia unicamente un macabro imperversare della bestia. C’è il momento in
cui si scorgono, anche senza che
si sappia spiegare da dove vengono, dei segni di speranza. Sono i
momenti di progresso in cui gli
uomini si dicono: « da questo
punto non si torna indietro » e si
fregano le mani dalla soddisfazione. In realtà, « la sua piaga
mortale fu sanata». La bestia scimmiotta la risurrezione di Cristo.
I credenti forse potrebbero rispondere che Cristo può guerreggiare contro la bestia, ma al colmo della beffa la bestia mostra di
saper fare qualcosa di simile alla
stessa vittoria di Cristo sulla
morte.
E quello che più colpisce nella
visione dell’Apocalisse è che dopo la crisi la bestia non è più la
stessa. Prima è descritta nelle sue
disarmanti possibilità: teste, cor
na, diademi; ma la bestia se ne
sta tutto sommato abbastanza
calma. Dopo si mette in cammino
e la terra le va dietro; agisce, sia
pure per un tempo imperfetto, limitato, di tre anni e mezzo: la
metà <ii sette, il tempo pieno di
Dio.
Probabilmente questa svolta
della bestia non ha da vedersi
sempre e soltanto come un’intensificazione dei suoi caratteri. Dopo la piaga mortale, semplicemente, la bestia torna a presentarsi con caratteri diversi, in modo da prendere chi non cederebbe
alla sua prepotenza con l’inganno. È facile diffidare della bestia
che si conosceva prima della sua
morte; ma è altrettanto facile
adorare la bestia in veste rinnovata ed irriconoscibile in perfetta buona fede.
Lo stato totalitario si ripristina quasi sempre con caratteri diversi da quelli precedenti: l’impero a Roma non fu una restaurazione della monarchia; le signorie che tolsero la libertà nei comuni medioevali erano diverse dall’impero dal quale essi si erano
affrancati; Napoleone nella Francia del 1799 instaurò il suo regime autoritario in modo diverso
da quello di Luigi XVI contro cui
si era fatta la Rivoluzione dieci
anni prima; il fascismo in Italia
nel 1922 non si presentò certamente come un ritorno all’impostazione bigotta e reazionaria
della monarchia di Savoia prima
del 1848. Se così fosse stato, almeno noi Valdesi saremmo stati
molto più decisamente antifascisti fin daH’inizio.
Il grosso problema oggi è quindi di riconoscere sotto quali forme rinasce la bestia. È difficile
che riesca in forme analoghe a
quelle del 1922. Probabilmente
troppo pochi seguirebbero la bestia. Ma proprio perché i caratteri sono diversi dobbiamo forse
riconoscere che la bestia è già risuscitata e risuscita ogni giorno
un po’. Alla sua risurrezione contribuisce persino un certo tipo di
indignazione contro gli stessi attentati fascisti;
— quanto spesso si sente invocare la pena di morte contro gli
autori degli attentati stessi (senza badare troppo al fatto che, poi,
sfuggono sempre anche alle pene
meno gravi previste dall’attuale
codice penale); esattamente quello che propose il MSI dopo la
strage di Brescia;
— sempre dopo la strage di
Brescia, quale sospiro di sollievo
tirò l’opinione pubblica alla notizia che il governo aveva deciso
di assumere 5.000 poliziotti in
più. Pochi hanno pensato che la
prevenzione e la stessa repressione della criminalità potesse avvenire in altri modi che col potenziamento dell’apparato poliziesco
dello stato;
— quanto facilmente l’attenzione dei cittadini si lascia distogliere dai grossi problemi sociali dai
fatti di cronaca, nera o di colore
che, per quanto gravi, possono
avere scarsa influenza sul futuro
della collettività.
L’elenco dei sintomi potrebbe
continuare, cogliendo anche meglio di quanto abbiamo fatto, i
nuovi caratteri, sottilmente invadenti. della bestia.
Nel riconoscerli e neutralizzarli
« sta la costanza e la fede dei
santi ».
Claudio Tron
In Italia da 110 anni - Giunto il momento di tagliare il ’’cordone ombelicale” con
cana ^ Una prova non facile che può diventare una grande occasione di crescita del battiamo i
mento batti.sta in Italia sta vivendo
forse il suo momento più difficile,
perché deve affrontare dei problemi
Inizia da questo numero la collaborazione regolare al nostro giornale del
prof. Emanuele Paschetto, della chiesa
battista di Torino (via Caluso). Egli
ci informerà in maniera continuata
sul lavoro delle chiese battiste in Italia e su altri temi del mondo evangelico italiano.
Figlio di Enrico Paschetto e nipote
di Ludovico Paschetto, entrambi pastori, Emanuele, che pure svolge attività pastorale accanto al suo lavoro di
insegnante, è cresciuto e vive a continuo contatto con 1 problemi e le speranze della sua chiesa che in larga misura si ritrovano nelle altre chiese
evangeliche italiane. Gli siamo grati di
volercene far parte. La sua collaborazione sarà, ne siamo certi, un ulteriore
contributo a incrementare la conoscenza reciproca e la solidarietà fraterna tra le chiese evangeliche in Italia e a cementare Tunità evangelica nel
nostro paese. (Red.)
Nella 23® Assemblea dell’IJnioTie Cristiana Evangelica Batti.sta
d’Italia tenutasi a Rimini nell’apri
le .scorso veniva approvata la seguente mozione conclu.siva, di cui
riportiamo la parte centrale :
« L'Assemblea desidera sottoporre all'attenzione delle chiese e di tutti i fratelli battisti
quanto segue :
Dal dibattito che ha animato questa Assemblea emergono due nodi che le chiese e LUnione
battista sono chiamale a sciogliere: quello delTevangelizzazione e quello della situazione finanziaria.
Circa l'evangelizzazione si rileva che si confrontano due tendenze, di cui la prima fonda
la sua azione su una ripetizione fedele del dato biblico così come è, e sbocca in un appello
fatto ad ogni individuo, perché sia liberato dal peccato, che è la realtà indiscriminata che accomuna tutti; la seconda tendenza invece fonda la sua azione sulla ripetizione fedele del dato biblico,
compreso nel suo quadro storico e teologico, e sbocca in un appello fatto all'uomo peccatore, come
viene incontrato nella sua realtà storica e sociale.
Si riconosce che la composizione di queste due tendenze o la scoperta di una terza alternativa non sono per il momento soluzioni che ci vengano date...
...Circa la situazione finanziaria, l'Assemblea sottolinea che la ristrutturazione del lavoro
dell'Unione si muove in una direzione che è così caratterizzata :
a) essa rifiuta che le restrizioni economiche costringano il movimento battista a poche
chiese solide con pochi pastori dignitosi e onorali ;
b) essa imbocca la strada della povertà per cui si cerca di ridistribuire le forze pastorali
esistenti e parallelamente di far leva sulla consacrazione dei fratelli e sui doni che lo Spirito
sparge nelle nostre chiese... In considerazione di tutto questo l'Assemblea fa appello alle chiese,
a* fratelli e alle sorelle... ».
Che cosa significa questo appello
alle chiese redatto nello stile caratteri.stico delle mozioni che circolano
nelle nostre assemblee, sinodi e conferenze varie ? Significa che nei suoi
cendodieci anni di storia il movi
VERSO L’UNITA’ DEL PROTESTANTSIMO EUROPEO
Luterani e riformati uniti; i primi passi
La Concordia di Leuenberg (16 marzo 1973), con la quale è stata raggiunta e dichiarata la piena comunione tra
chiese luterane e riformate d’Europa,
è stata sinora accettata da 60 chiese
su 88 invitate a pronunciarsi. Una buona risposta, certamente. Sono peraltro
emerse alcune difficoltà.
Quelle maggiori riguardano il blocco
delle chiese luterane scandinave, nessuna delle quali, finora, ha preso posizione. L’accettazione della Concordia è
più difficile per queste chiese sia per
il loro più marcato confessionalismo
in senso luterano sia per gli stretti rapporti che di solito hanno con lo Stato,
tranne eccezioni come la Finlandia.
Dato poi che le chiese scandinave (Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia,
Islanda) vogliono prendere posizione
insieme, l’operazione diventa fatalmente più complessa e più lunga.
Tra gli oppositori scandinavi della
Concordia vi sono personalità autorevoli e influenti come, ad esempio, il vescovo e teologo Nygren, il quale avrebbe detto, a proposito del docurnento
di Leuenberg; « Concordia o discordia? ». Egli è naturalmente favorevole
a dichiarare e istituire subito la piena
comunione con i riformati ma ritiene
che sarebbe meglio non codificarla in
un documento scritto (come la Concordia di Leuenberg) che, per poter essere approvato da tutti, ricorre necessariamente a formulazioni elastiche o
ambigue, suscettibili di diverse interpretazioni. Il risultato è che l’unità
dottrinale che si può creare intorno a
un testo come quello della Concordia
è tutto sommato molto relativa: il testo è unico ma le interpretazioni sono
tante. Lo scopo non è raggiunto: sembra che si dicano le stesse cose e invece se ne dicono di diverse pur usando le stesse parole. Se si voleva esprimere la comunione di fede tra luterani e riformati in un documento scritto, allora doveva essere chiaro ed univoco e non contenere formule di compromesso in cui ciascuno legge quello
che vuole. In conclusione, la posizione di settori ragguardevoli del luterasimo scandinavo potrebbe essere schematicamente così descritta: comunione (con i riformati), sì; Concordia (di
Leuenberg), no.
Anche in Germania vi sono gruppi di
luterani (per lo più di tendenza conservatrice) che, facendosi forti delTat
teggiamènto riservato assunto dalle
chiese scandinave, si pronunciano piuttosto criticamente nei confronti di
Leuenberg. Essi temono che l’unità con
i riformati scalfisca l’unità luterana e
che la Concordia di Leuenberg metta
in ombra le Confessioni di fede storiche.
Altre chiese (specialmente in URSS
e nel blocco orientale) non hanno finora preso posizione non perché siano
contrarie all’iniziativa ma perché, per
motivi di isolamento politico, sono costrette a vivere fuori dell’ambito ecumenico e quindi non sono sufficiente al
corrente di quanto vi succede. Se finora non si son fatte sentire non è per
mancanza di volontà ma per mancanza di contatti. Sembra incredibile ma
è così. Oggi ancora, i contatti con certe chiese europee sono molto difficili.
Si (leve infine segnalare che la stessa
Federazione Luterana mondiale non ha
sinora preso ufficialmente posizione.
Ha certo appoggiato l’iniziativa ma
non si è pronunciata sui risultati. Ha
però promosso una conferenza panluterana per l’Europa che si svolge
proprio in questi giorni, dal 20 al 25
novembre, a Nyborg (Danimarca), intorno al tema « 11 luteranesimo dopo
Leuenberg ».
Se a tutto questo si aggiunge che anche alcune chiese riformate non hanno
finora comunicato il loro parere (si
tratta in genere di piccole chiese; le
grandi chiese riformate d’Europa hanno tutte approvato la Concordia), si
comprende che la via verso l’unità del
protestantesimo europeo è certo aperta ma non già tutta percorsa.
Intanto il prossimo appuntamento
sarà il primo colloquio dottrinale tra
luterani e riformati dopo Leuenberg, a
Strasburgo, dal 25 al 30 settembre
1975. Si prevedono circa 120 partecipanti (grosso modo due per ogni chiesa). Il tema generale dell’incontro sarà
« (Comunione tra chiese come comnnione di testimonianza e di servizio », suddiviso in due sotto-temi: « Testimonianza e servizio nell’Europa d’oggi » e
« Ministero - ministeri - servizi - consacrazione ».
È dunque chiaro che la Concordia
di Leuenberg è più un punto di partenza che di arrivo. Come anche il sinodo
della nostra chiesa ha osservato, è il
primo passo di un lungo cammino.
Quale sarà questo cammino nei prossimi anni e decenni dipenderà da quelli che ora si mettono in marcia.
Paolo Ricca
che a vista umana possono apparire
insolubili.
Anche i battisti sono partecipi del
travaglio che agita la cristianità,
anch’essi si interrogano sulla loro
vocazione, sulla funzione che ha oggi la chiesa nel mondo, sul significato della testimonianza cristiana in
una società divisa, sulla necessità
di operare delle scelte qualificanti
e via di questo passo, ma la loro situazione in Italia è complicata dal
fatto che dopo oltre cento anni di
presenza nel nostro paese essi si trovano oggi nella necessità di dover
taglia,re il cordone ombelicale che li
ha legati per tanto tempo ai loro
fratelli d’oltre Oceano, o se vogliamo usare un’altra immagine, di diventare maggiorenni, assumendo le
loro responsabilità di evangelici italiani, ragionando con la loro testa e
camminando con le loro gambe, e
ciò li spaventa e spesso li porta a
contrasti e divisioni.
Ma proprio in questa situazione
difficile si va facendo strada in molti di noi la convinzione che la « crisi » attuale non sia dovuta al caso
0 alle circostanze, ma sia vmluta dal
Signore proprio per saggiare la nostra consistenza, per metterci alla
prova, per sfidarci ad agire conformemente a quanto abbiamo co.sl
spesso predicato ed ascoltato nelle
nostre riunioni e nei nostri culti.
Gli aiuti finanziari che provengono
dai fratelli d’America coprono circa
un quarto delle nostre spese e fra
pochi anni cesseranno del tutto. È
necessario che aumentino sin da ora
le offerte dei credenti, che i pastori
più giovani si cerchino un lavoro
« secolare », che i « laici » assumano crescenti responsabilità nella
predicazione, nell’evangelizzazione,
nella cura pastorale, nei contatti con
l’ambiente circostante. Quale migliore occasione per verificare se i
nostri discorsi sulla consacrazione,
sul sacerdozio universale, sui ministeri, sulla responsabilità della comunità possono avere uno sbocco
concreto, o sono soltanto esercitazioni accademiche? Siamo divisi sulla natura e sul significato della nostra presenza, della nostra testimonianza, sul senso e gli scopi dell’èvangelizzazione. Non è questa una
eccellente opportunità per passare
dalle dispute all’azione, per mettere a frutto i diversi talenti che ognuno di noi ritiene di aver ricevuto dal
Signore ?
Ben venga dunque questa « crisi » : da essa può nascere veramente
un modo nuovo di concepire la chiesa ed una nuova comprensione dei
rapporti che la legano allasocietà e
all’uomo di oggi. Meno soldi spesi
per mantenere dei locali che si usano un’ora alla settimana, meno funzionari di culto, ma più credenti che
partecipano alla gestione della comunità dentro e fuori le mura della chiesa, confrontando le loro esperienze quotidiane e confrontandosi
insieme con la Parolad! Dio.
Per i battisti italiani è arrivato il
momento della verità in cui più che
mai divengono attuali le parole di
Gesù : « Chiuniiue ode (jueste mie
parole e le mette in pratica sarà paragonato ad un uomo avveduto che
ha edificato la sua casa sopra la roccia.!] la pioggia è caduta, e sono
venuti i torrenti, e i venti hanno
soffiato e hanno investito ((nella casa ; ma ella non è caduta perché era
fondata sulla roccia ».
Emanuele Paschetto
2
pag- 2
N. 46 — 22 novembre 1974
non passa per Roma
il papato è sorto da contrasti dì potere - L’unità della chiesa cattolica è fondata
sul potere - Non si sacrifica la libertà sull’altare di una apparente unità
Il papato romano rappresenta nella
storia la più grande illusione di unità
e, insieme, il maggiore fattore di divisione tra i cristiani. E comprensibile
che nel nuovo clima creatosi nella
chiesa cattolica con il Concilio Vaticano II molti teologi cattolici abbiano
tentato e tentino un ricupero della
ideologia cattolica del papato, presentandolo in una luce diversa da come
appare nelle rigide definizioni del Concilio Vaticano I (1870), sperando di superare così uno dei maggiori ostacoli
all’incontro tra i cristiani. Non è un
fatto puramente nuovo, ma la presentazione in termini nuovi di concezioni
già preseni in spiriti aperti del passato
(specialmente prima del Concilio Vaticano I), nel modernismo di inizio secolo e nei movimenti teologici condannati da Pio XII nella Enciclica Humani
generis (1950).
La nuova concezione del papato
I teologi cattolici progressisti considerano lo sviluppo storico del papato
indipendente dalla natura stessa del
papato: le cose si sono svolte così per
la durezza dei tempi e del cuore umano, ma il papato potrebbe sussistere in
modo diverso, non come potere politico, economico e religioso, ma come
« servizio »; non come « dominio sulla
chiesa », ma come « ministero carismatico ». Essi ritengono che Gesù abbia
garantito alla sua chiesa un dono o carisma speciale per mantenere l'unità
tra i credenti. Queso ministero sarebbe
stato svolto per delega di Cristo da
Pietro, non quale « capo » della chiesa,
ma come colui che lo Spirito Santo avrebbe reso fattore di imità e di mediazione tra le opposte correnti che dividevano la chiesa fin dal suo sorgere. A
tal fine ci si riferisce facilmente ai testi classici del primato di Pietro (Matteo 16: 18-19; Luca 22: 31-33; Giovanni
21; 15-18) e alla narrazione di Luca sulla cosidetta « Conferenza (o Concilio)
di Gerusalemme » (Atti 15).
II papa, come successore di Pietro,
avrebbe questo compito di moderatore e di centro di unità. Non sarebbe al
di sopra della chiesa, ma punto di convergenza delle correnti vive della chiesa, col compito di garantire la libertà
della ricerca teologica, mantenendo la
unità della fede, nella diversità delle interpretazioni. Il suo magistero non sarebbe « infallibile », nel senso di pronunciare formule infallibili della fede
cristiana, ma nel senso che impedirebbe l’irrigidirsi delle particolari correnti teologiche, garantendo la dialettica
delle correnti e la continuità della ricerca.
In questo senso, pensano questi teologi cattolici, il papato potrebbe essere strumento di unità delle varie confessioni cristiane: dal papato la chiesa
avrebbe la garanzia di godere della pienezza di tutte le manifestazioni dello
Snirito che in essa si verificano, senza
sacrificare l’unità della fede e della disciplina.
Il primato di Pietro
Tutto questo edificio si regge su due
ipotesi: che questo ministero dell’unità
sia testimoniato dal Nuovo Testamento e, in caso affermativo, che esso sia
legato alla istituzione del papato.
Il libro del Rilliet ^ tratta proprio
questo argomento. Alla fine del Concilio
Vaticano II il Rilliet aveva proposto al
teologo cattolico Yves Congar uno studio in comune su questo tema, partendo dallo studio storico-esegetico del
famoso passo di Matteo 16: 18-19 « Tu
sei Pietro... ». Dato che il Congar non
si era più fatto vivo, il Rilliet decise
di dare alle stampe lo studio che egli
aveva preparato.
Anzitutto il Rilliet fa notare al teologo cattolico che i documenti ufficiali
della chiesa cattolica non prendono affatto in considerazione la nuova presentazione del papato, fatta dai teologi
progressisti; al contrario, la dottrina
rigida del primato e della infallibilità,
promulgata dal Concilio Vaticano I è
stata ripresa letteralmente dal Concilio Vaticano IL Tutti i discorsi di Paolo VI sono una monotona ripetizione —
diretta o indiretta — del tema della
infallibilità e del primato papali e, non
ultima, la Dichiarazione Mysterium
fìdei della Congregazione per la Dottrina della fede, del 24 giugno 1973, nella
quale la dottrina tradizionale è solennemente riconfermata.
La nuova interpretazione del papato
è, quindi respinta dalla chiesa cattolica ufficiale. Ma anche ammettendo per
pura ipotesi che potesse ad un certo
momento farsi strada nella chiesa cattolica, quale fondamento biblico e storico essa avrebbe? Il Rilliet affronta
anzitutto l’analisi storica della interpretazione data nella chiesa al famoso testo del « Tu sei Pietro ». Dopo aver
presentate le interpretazioni tradizionali della chiesa cattolica, della Riforma e della Ortodossia orientale, svolge
una lapida panoramica storica delle
varie interpretazioni, partendo dal Nuovo Testamento fino a Innocenzo III,
al quale il Rilliet attribuisce il perfezionamento delle linee essenziali della
evoluzione della dottrina cattolica sul
papato. Lo sviluppo successivo, fino al
Concilio Vaticano II non avrebbe fatto
altro che dedurre le conseguenze più
rigide delle premesse già chiaramente
formulate nel medioevo. Da questa indagine appare anzitutto che l’Oriente
cristiano non ha mai interpretato il
passo di Matteo 16; 18-19 come affermazione di un primato di potere di
Pietro nei confronti degli altri apostoli: inoltre che quando alla chiesa di
Roma venne riconosciuta una certa
precedenza sulle altre chiese, ciò fu
in considerazione della dignità imperiale della città. Si può quindi dire che la
dottrina di primato è sorta come copertura ideologica di una situazione
di fatto che ha avuto le sue motivazioni politiche nei conflitti tra occidente
ed oriente e in quelli tra le varie nazionalià nell’occidente.
Alla panoramica storica il Rilliet fa
seguire la ricerca esegetica la quale, in
armonia con l’interpretazione patristica e dei teologi della Riforma, vede
nella confessione di fede di Pietro il
fondamento della chiesa; infatti la chiesa è fondata sulla proclamazione che
Gesù è « il Cristo, il Figlio di Dio »:
non ci sono né primati, né carismi speciali, ma soltanto la missione data a
Pietro, come pure a tutti i credenti, di
annunciare che Gesù è il Signore. Pietro può essere considerato il « tipo »
del credente e non il capo della chiesa.
Il ministero dell’unità
Al termine del suo studio, il Rilliet
si chiede se nella chiesa esiste un ministro dell’unità. La risposta è negativa, se per ministero dell’unità si intende una istituzione che dovrebbe garantire l’unità delle chiese. Il papato non
è stato, e non è fattore di unità, ma di
divisione. D’altra parte i cattolici e in
genere i cristiani si devono render conto che la divisione delle chiese non
consiste fondamentalmente nelle divisioni denominazionali, ma nel fatto
che i credenti stessi sono divisi tra di
loro, secondo le divisioni che i poteri
dominanti causano tra i popoli. L’imità della chiesa cattolica è fittizia: è
unità di potere, stabilita dal potere e
mantenuta dal potere. L’unià dei credenti non si stabilisce mediante strut
ture, ma mediante conversione. Lo
stesso Consiglio Ecumenico delle Chiese non è una struttura che realizzi una
unità moderna delle chiese, ma svolge
una funzione nella misura in cui è e
rimane il luogo di incontro e di ricerca
del superamento delle cause delle divisioni.
Ricercare in una istituzione l’unità
della chiesa rappresenta il tentativo di
sottrarsi all’impegno di conversione al
quale la Parola di Dio chiama costantemente le chiese: è rifiutarsi di essere
disponibili al richiamo dello Spirito,
come la dottrina cattolica della presenza reale di Cristo nell’eucarestia è il rifiuto di riconoscere la reale presenza
del Signore nella Parola e nello Spirito.
Non per nulla papato e transustanziazione nella chiesa cattolica sono strettamente uniti.
Il Rilliet, tuttavia, non nega che lo
Spirito susciti nella sua libertà autentici ministeri dell’unità in situazioni
particolari e diversi; nella storia della
chiesa si possono riconoscere tali doni
in credenti che nel loro tempo e nella
loro situazione sono stati ministri di
riconciliazione e di comunione in mezzo a contrasti e divisioni. Però la presenza di tali doni e l’ampiezza della loro missione rimangono sempre nella
libertà dello Spirito e la loro opera non
è creare organismi unitari, ma richiamare alla conversione.
Concludendo, il Rilliet dissipa ogni
illusione di chi spera che il papato, comunque modificato, possa essere punto di riferimento dell’unità delle chie'se: « ...non penso che l’avvenire della
Chiesa stia nell’estensione del potere
pontificale ai fratelli separati. Luterani, riformati, anglicani sbaglierebbero
se sacrificassero sull’altare dell’unità
la libertà ritrovata nel secolo XVI »
(p. 142). Questa conclusione la facciamo nostra e ci sembra raccomandabile
alla riflessione sia dei protestanti che
dei cattolici.
Alfredo Sonelli
1 Jean Rilliet, Tu es Pierre, Labor et
Fides, Genève, 1974.
DALLE COMUNITÀ’
FIRENZE
A fine settembre il pastore Franco
Sommani è stato vittima di un’aggressione per rapina; nel tentativo di sfuggire agli aggressori, è caduto procurandosi serie fratture al braccio sinistro,
che hanno richiesto un ripetuto ricovero in ospedale. La chiesa, addolorata,
è stata vicina a lui e alla sua famiglia
in questi giorni di dura prova.
Naturalmente il lavoro pastorale, a
Firenze e in diaspora, ha seriamente
risentito di quest’incidente. Il Consiglio di chiesa ha avuto un incontro con
la Commissione Distrettuale, la quale
si è incaricata delle visite periodiche
con culto a Empoli, come pure dei culti a Siena, due volte al mese. Sono
stati pure programmati per Tanno venturo, oltre alle attività tradizionali,
quattro incontri sul valdismo medioevale e due conferenze per presentare
le opere di storia valdese edite dalla
Claudiana.
I locali del Centro comunitario valdese, in Via Manzoni, hanno ospitato
e ospiteranno gruppi e movimenti assai diversi: l’Associazione delle famiglie degli spastici, i Cristiani per il
socialismo, gruppi della contestazione
cattolica, TAmicizia ebraico-cristiana e
altri ancora; gruppi e movimenti minoritari, gestiti da volontari che vivono un loro ideale ricco di contenuti
evangelici, che cercano una via per far
calare nella realtà italiana idee e forze
nuove, gruppi poveri, che usano mezzi
poveri per le loro attività, che regolarmente si vedono sbattere la porta in
in faccia da enti e associazioni e non
hanno dove posare il capo.
Le varie attività hanno ripreso; il
gruppo cadetti è attivo, il gruppo biblico studia TEvangelo di Giovanni; in
una riunione interdenominazionale la
signora Armanda Ricca ha parlato di
una sua esperienza di studio biblico in
un incontro intemazionale di gmppi
femminili evangelici, in Alsazia; in
un’altra è stato presentato il nuovo settimanale « Com-Nuovi Tempi ».
A SIENA, nel corso di un culto-assemblea, i fratelli hanno deciso di a)
tenere per due mesi una riunione infrasettimanale, il mercoledì sera; b) dare im apporto continuo a una seria
ripresa d’attività; c) programmare una
manifestazione per la presentazione
della nuova Storia dei Valdesi.
COMO
La buona frequenza nei vari settori
del nostro lavoro ci permette di dire
che la ripresa delle attività è stata
promettente. I segni positivi comunque non ci devono mai dare « sicurezza » (che addormenta) ma ci devono
mettere in continua « tensione » (che
ci lascia desti) affinché il lavoro sia
800 anni con la Bibbia: spiegazione
della Scrittura e vita dei Valdesi
4 - Negli ultimi 10 anni
« ...prendendo forma di servo » (Fil. 2, 7)
« la via per eccellenza » (I Cor. 12, 31)
dinamico, nuovo, ricco di fantasia e di
speranza.
Circa l’impegno finanziario è stato
già stabilito che iP nostro contributo
quest’anno sarà maggiorato del 20%
rispetto all’anno scorso. Dovremo raccogliere la somma di L. 8.000.000.
Esortiamo vivamente tutti a dare
ogni mese: è più semplice, più pratico, più utile.
La Lega Femminile comunica che il
bazar annuale è fissato per sabato 30
nov. e domenica 1° die. dalle ore 15 alle ore 18.
Il Gruppo del Vangelo ha iniziato la
sua attività con lo studio del libro dell’Apocalisse. E un libro attuale e pieno delle consolazioni della fede.
Il Gruppo affronterà anche il problema del Battesimo il cui studio si
impone nelle chiese protestanti specialmente dopo la proposta fatta dal
teologo Karl Barth.
SARONNO
Le riunioni del gruppo hanno luogo
nelle famiglie a mercoledì alterni. Per
ora si studiano brani della Bibbia che
presentano situaizioni e fatti che la nostra forma mentale di credenti moderni disapprova.
VARESE
I culti preceduti dalla Scuola Domenicale hanno luogo alla Residenza di
Malnate alle ore 17 a domeniche alterne. Lo studio comunitario ha luogo
nelle famiglie a sabati alterni. L’argomento di studio sarà per vari mesi
TEvangelo di Giovanni.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiimiiiiimiiiiiii
Società
di Studi Valdesi
Si comunica a tutti gli interessati
che il volume, a suo tempo posto in
prenotazione, di A. Armand-Hugon--fE.
A. Rivoire, Gli esuli valdesi in Svizzera,
1686-90, è stampato e pronto per la
spedizione, ma non ancora provvisto
della sopracopertina (per cause indipendenti dalla volontà del seggio). Si
pensa comunque poter effettuare la
spedizione entro pochi giorni.
Si rende noto altresì che il Bollettino
n. 135 (giugno 1974), non potuto stampare prima, sarà anch’esso inviato ai
soci entro il mese di novembre; esso
conterrà anche la circolare n. 4 indirizzata a tutti i soci.
Il Seggio
■ ■■■■■■■■■■■■■
Altre notizie sulle chiese
a pag. 5
Se l’esegesi e la predicazione nel XIX
e nei primi decenni del XX secolo erano pietiste e aspramente polemiche
nei riguardi della Chiesa romana, si
sono in seguito modificate nel loro
orientamento. I giovani pastori degli
anni ’30 hanno subito l’influenza della
teologia di Carlo Barth e con la loro
predicazione hanno cercato di illuminare anche la vita sociale e politica
delle piccole comunità, alle quali potevano rivolgersi, certo con prudenza
per non venire denunciati alle autorità
fasciste. Negli anni ’40 e ’50 veniva
orientata nel medesimo senso e rinnovata la nostra Facoltà teologica in Roma.
I Valdesi hanno partecipato al movimento ecumenico sin da principio,
ma allora intesero l’ecumene come comunità di chiese protestanti e anglicane. Di fronte a Roma rimasero scettici e polemici. Non credevano che la
Chiesa cattolica potesse rinnovarsi secondo la parola di Dio. La polemica
confessionale, che nel secolo scorso ebbe nella nostra Facoltà teologica un
notevole sviluppo, ha fatto valere i suoi
diritti nel protestantesimo italiano ancora negli ultimi 20 o 30 anni, specialmente mediante un libriccino, pubblicato e ripubblicato in molte edizioni
da un pastore valdese, con il titolo significativo: « Ma il Vangelo non dice
così... », cioè come afferma la dottrina
cattolica.
il tempo ecumenico
Papa Giovanni XXIII e il II Concilio Vaticano hanno contribuito a creare nuovi rapporti fra le Chiese della
Riforma e Roma. Anche i Valdesi hanno dovuto constatare una diversa atmosfera spirituale. Oggi essi non vengono più respinti dai cattolici con
l’aspra polemica dei tempi passati. Anzi i loro pastori e docenti sono spesso
invitati a tenere conferenze, prediche,
catechesi, e gli evangelici in Italia non
hanno mai sentito in modo più vivo
la loro debolezza, spiacenti di essere
poco numerosi per venire incontro a
tutte le richieste di collaborazione loro rivolte.
Quale buona occasione può essere offerta oggi ai Valdesi in uno studio biblico fatto insieme a cattolici, di portare a questi il messaggio evangelico
e di mediare il pensiero teologico più
autentico della Riforma. I cattolici sono ora disposti ad ascoltare e spesso
a ricevere ciò che viene loro insegnato e spiegato sul fondamento biblico.
Gli ambienti di rinnovamento cattolico ci offrono la possibilità di conoscere meglio il nostro popolo nella sua
fede. In simili circostanze avvertiamo
anche più chiaramente la diversità che
ci separa da esso. Tuttavia dove ci incontriamo come cristiani, possiamo
constatare non un minimo inerte di
credenze comuni, ma la fede operante
e viva nel medesimo Signore, che ci
può accomunare nella confessione, nonostante tutte le differenze di cui siamo coscienti.
Ho Dotuto sentire questo nuovo spirito alcuni mesi or sono, durante un
giro di conferenze e predicazioni in
Emilia, a Modena, Vignola, Reggio
Emilia e Parma. Dal duomo di Modena, in cui mi fu dato di predicare, al
seminario interdiocesano di Reggio Emilia. durante una conferenza con discussione. tenuta davanti a studenti e
professori, ovunque ho trovato un vivo desiderio di ascoltare e poi di conversare sul contenuto essenziale del
messaggio evangelico per il nostro tempo e la nostra società.
Da oltre quarant’anni predico il Vangelo e insegno teologia della Riforma
in Italia, ma mai mi sono state offerte tante possibilità di parlare a cattolici aperti al dialogo come in questi ultimi dieci anni.
Qggi teologi valdesi hanno incarichi
d’insegnamento in università pontificie in Roma, come al Marianum, all’Istituto biblico, all’Ateneo di S. Anseimo. Personalmente ho da sei anni
l’incarico d’insegnare teologia dei Riformatori all’Ateneo di S. Anseimo. Sin
da principio ho fatto presente ai miei
studenti che il nostro compito non è
l’apologetica né la controversia confessionale, ma unicamente di cercare
d’intendere il pensiero dei Riformatori. Anche alla nostra Facoltà teologica
c’è un certo numero di studenti cattolici, che vogliono apprendere il pensiero teologico evangelico per svolgere in
seguito un lavoro ecumenico più cosciente e serio. Tutto ciò non può essere senza significato per il dialogo presente e futuro fra Roma e la Riforma.
teologia del regno
Spiegazione della Scrittura e vita
dei Valdesi durante 800 anni. Come i
Valdesi spiegano oggi, diciamo in questi ultimi dieci anni, la parola di Dio e
come la praticano nella loro vita?
Possiamo forse notare due orientamenti particolari.
La teologia del regno di Dio anzitutto, e nella generazione più giovane, con
una viva aspirazione a rinnovare la società. I cristiani devono vivere nella città come testimoni del regno; devono
partecipare a tutte le lotte sociali e politiche per una società più umana, nella quale l’uomo non dominerà più sull’uomo e non sfrutterà più il suo prossimo. La mèta è una società senza classi. Oggi il mondo non attende più una
nuova forma di cristianesimo, ma cristiani nuovi, autentici.
Se ben si considera questa teologia,
si può constatare che in essa vi sono
tutti i capitoli di una dogmatica riformata. Ma la croce e la risurrezione di
Cristo sono un capitolo accanto ad altri capitoli e non già il punto di vista,
dal quale tutto viene visto e compreso.
In tal modo può essere ritenuta legittima una teologia della rivoluzione e la
lotta di classe nella chiesa e per mezzo della chiesa.
teologia dell’agàpe
L’altra tendenza esprime una teologia delTagàpe. Essa prende le mosse
dalla rivelazione dell’amore di Dio.
Agàpe è totale dono di sé nel servizio
al prossimo. Cristo ha percorso questa
via fino alla morte sulla croce; il Padre lo ha risuscitato dai morti, dichiarando così la via della croce, cioè dell’amore che spontaneamente si sacrifica all’altro. Tunica buona, vera via della vita.
In questa teologia la croce e la risurrezione non sono un capitolo della
dottrina cristiana, ma il punto di vista,
dal quale tutto viene inteso, e la misura con la quale tutto viene misurato.
Così anche i mezzi di lotta e ogni strategia per Lina rivoluzione sociale e politica, devono essere confrontati con la
croce di Gesù Cristo, per verificare se
essi hanno lo stesso spirito o uno spirito diverso ed estraneo, e quindi se sono o non sono legittimi nella chiesa.
Dalla teologia delTagàpe può derivare
soltanto un’etica non violenta, perciò
essa dovrebbe essere molto vicina, anche se in espressione moderna, allo
spirito dei Valdesi primitivi.
La confraternita del servizio cristiano in Riesi è di questa tendenza e orienta in questo senso il suo servizio e
tutta la sua vita. Essa è nota abbastanza in Italia e all’estero, per cui non è
necessario dire che non è una comunità di pietisti, chiusa in se stessa. Al
contrario, la confraternita afferma che
non esiste una sfera della vita umana,
in cui Tagàpe, l’amore di Dio e cioè la
croce di Cristo, non abbia nulla da dire. Il Vangelo ha un significato decisivo per tutta la vita e tutta la storia del
mondo.
Il servizio cristiano di Riesi evita
ogni pio dilettantismo. L’amore non ci
risparmia la fatica per risolvere i problemi degli uomini. Ci mostra con quale spirito e in quale direzione la scienza, l’economia, la sociologia e la politica devono essere impiegate per il bene
e non per la rovina e la distruzione
dell’umanità. La comunità di Gesù Cristo deve tirare per la giacca scienziati,
economisti, uomini politici ed esercitare su di loro una pressione di amore,
per convincerli a usare la loro scienza
e la loro tecnica nello spirito del Vangelo per la vita e non per la morte di
noi tutti.
Non si tratta di semplice umanitarismo e neppure di un nuovo genere di
« Social Gospel » o di una qualche singolare utopia. La teologia delTagàpe è
la teologia della croce; essa sa che
« tutto il mondo giace nel maligno » (I
Giov. 5: 19). Attende il regno di Dio
non da uno sviluppo sociale e morale
dell’umanità, ma come compimento
delle promesse divine. La città di Dio,
la Gerusalemme celeste scende dall’alto. Ma la comunità di Gesù dev’essere
in questo mondo segno e testimonianza del nuovo mondo di Dio.
L’orientamento economico della confraternita del servizio cristiano è aperto da ogni lato. La comunità è disponibile per un colloquio e una collaborazione con tutti coloro che vogliono soltanto servire e non dominare. Nella comunione con i cattolici vuole confessare l’unico, comune Signore.
Sarebbe molto desiderabile che ogni
comunità valdese nel suo proprio ambiente rendesse la sua testimonianza
in questo senso. Essa troverebbe certamente un’eco nel nostro paese.
Valdo Vinay
9 II 15 e 16 ottobre si è tenuto a Ginevra
il <c Seminario Farei » organizzato annualmente dalle Chiese protestanti nel settore delle trasmissioni televisive; vi hanno
partecipato una cinquantina di svizzeri, francesi, belgi e africani, protestanti e cattolici.
Sono state esaminate e discusse una decina
di trasmissioni preparate dalle radio de la
Svizzera, della Francia e del Belgio come pure da Società bibliche.
3
22 novembre 1974 — N. 46
pag. 3
VICENDE VISSUTE NELL’ULTIMA GUERRA MONDIALE
La singolare storia
di un soldato metodista tedesco
Quest’estate a Torre Pellice, al tempo del sinodo, abbiamo conosciuto un
metodista tedesco, ora sulla cinquantina, che nel corso dell'ultima guerra,
mentre si trovava in Italia nelle file
dell'esercito di Hitler, si mise in contatto e collaborò attivamente con i partigiani e, per questo, venne arrestato
e processato da un tribunale militare
tedesco per diserzione e sabotaggio. Il
prolungarsi del processo lo salvò dalla fucilazione.
La storia di questo evangelico che
r un certo punto del suo servizio militare nell’esercito hitleriano non se la
sente più di continuare a collaborare
e quindi si mette in contatto con i
« patrioti » ( Banditen! li chiamavano i
tedeschi) di « Giustizia e Libertà » e
in qualche triodo combatte con loro
anziché contro di loro, fa tornare alla
mente la risposta data da D. Bonhoeffer a Visser’t Hooft nel 1941, quando
questi- gli chiese: « Signor Bonhoeffer,
per che cosa pregate nella situazione
attuale? » — « Ebbene, se volete saperlo — rispose il teologo tedesco — io
prego per la disfatta del mio paese ».
Abbiamo chiesto all’amico H. E. di
raccontare la sua storia per il nostro
giornale. Lo ringraziamo per averlo
fatto. Egli ci chiede di non rivelare il
suo nome per esteso (H. E. sono le sue
iniziati) « perché sono impiegato di
carriera al servizio dello Stato — così
ci ha scritto — e oggi ancora è pericoloso per un impiegato statale pubblicare all’estero un articolo così critico
nei confronti del recente passato tedesco ».
La storta di H. E. è una delle tante
vicende sconosciute che potrebbero e
dovrebbero essere fatte conoscere. E
una vicenda singolare e certamente abbastanza rara. Ma soprattutto è una
vicenda vera.
Sono nato nel 1916, in Baviera,
da una famiglia evangelica (metodista). La mia educazione è stata severa e religiosa nella linea
della mia famiglia. La domenica
dovevo andare in chiesa anche tre
volte: la mattina al culto e alla
scuola domenicale, la sera di nuovo al culto. Nel 1925 divenni membro dell'YMCA (ACDG), fino all’avvento del Terzo Reich, quando Hitler prese il potere politico.
Dal 1934 in poi tutte le organizzazioni giovanili furono inquadrate
nella Hitlerjugend (— « gioventù
hitleriana », simile ai Balilla del
fescismo). La domenica c’erano
sempre dei raduni per la gioventù; io però andavo in chiesa, malgrado gli insulti dei capi della
gioventù hitleriana ». Per questo
venni punito innumerevoli volte:
la pena era, ad esempio, fare di
notte la guardia a un campo sportivo nazista. In questi anni mi trovai clandestinamente con altri ragazzi della chiesa per dei culti con
il nostro pastore.
Quando cominciò la guerra, nel
1939, fui arruolato in un reggimento di fanteria. Fui mandato in
Polonia e qui ho visto fucilazioni
della popolazione civile polacca
da parte dei soldati tedeschi. Da
allora in poi ho odiato la guerra
e, quando mi è stato possibile, ho
aiutato civili e prigionieri di guerra. Dal 1940 in avanti ebbi posti
di sempre maggiore responsabilità; dal 1942 fino all’attentato contro Hitler (20 luglio 1944) fui
membro dello Stato maggiore di
un reparto dell’esercito in Russia. Dopo l’attentato fui messo a
disposizione delle autorità perché
sospetto di tradimento. Dovevo
subire un processo davanti alla
corte marziale oppure essere
mandato al fronte, in un distaccamento penale. Ma un colonnello
maggiore del comando di Berlino, che conoscevo bene, mi fece
mandare in Italia. Il comando tedesco di Verona, data la mia buona conoscenza dell’italiano, mi
mise a capo di una fabbrica in
Emilia.
Ben presto stabilii dei contatti
con i patrioti di « Giustizia e Libertà » in questo periodo ebbi
l’opportunità di fare del bene alla
popolazione e tra l’altro liberare
alcuni italiani imprigionati dalle
« SS ».
La sera del 22 novembre 1944
una spia italiana mi avvertì che il
giorno successivo la polizia segreta tedesca mi voleva arrestare e
imprigionare per attività antinazista. La sera stessa alcuni partigiani, con i quali mi ero in precedenza messo d’accordo, mi « presero prigioniero » in un ristorante. E stata una finta.
Purtroppo però durante un
grande rastrellamento fui riconosciuto da un maggiore della polizia segreta, arrestato e subito
imprigionato. Dopo essere stato
sottoposto ogni giorno a interrogatori fui condotto davanti alla
suprema corte marziale tedesca a
Milano, per questi delitti: diserzione, collaborazione col nemico
e distruzione della disciplina delle
forze armate. Il procuratore generale della corte chiese per me tre
volte la pena capitale. Sembravo
un uomo che dovesse morire presto. Riuscii però con un’abile difesa, a far sì che il mio processo
andasse per le lunghe: chiesi che
si cercassero prove più sicure e
si udissero altri testimoni davanti alla corte. Cosi, da un rinvio all’altro, si giunse fino all’aprile del
1945, quando i partigiani fecero
un colpo di mano alla prigione e
portarono in salvo i « delinquenti destinati alla morte » (com’eravamo considerati). Fummo condotti al comando supremo del Comitato di Liberazione nazionale.
Dopo l’armistizio gli americani
mi riportarono a casa mia, in Baviera.
Questa, molto in breve, la mia
storia. Riguardando indietro e volendo spiegare i motivi che mi indussero a stabilire dei contatti
con i partigiani italiani pur essendo un soldato tedesco e, alla fine,
andare con loro posso dire:
L’Europa si trovava in mano ai
nazisti, i quali opprimevano i popoli con mezzi crudeli (lavoro forzato, campi di concentramento,
persecuzioni della religione cristiana, sterminio degli ebrei, etc.).
Qgnuno aveva il dovere di combattere apertamente oppure clandestinamente il regime nazifascista. Se i nazisti avessero vinta la
guerra, tutta l’Europa avrebbe
sentito dolorosamente la frusta
nazista sulle spalle, in Italia, in
Francia, negli altri paesi europei.
E questi paesi sarebbero diventati
nient’altro che province tedesche,
e Mussolini nient’altro che un servo umiliato del FUhrer. Non tutti,
dunque, hanno ubbidito agli ordini di Hitler. In seno alle forze armate russe col « Comitato nazionale per la Germania libera », tra
i membri della resistenza francese e i partigiani italiani, si trovarono anche alcuni tedeschi e austriaci.
In retrospettiva si può dire che
anche oggi combatterei un regime nazifascista con tutte le mie
forze, apertamente oppure clandestinamente, secondo le circostanze. Se oggi ci sono tante persone che mi considerano un traditore della patria e da decenni come impiegato statale sento le punzecchiature dei miei superiori, per
me non fa niente. In quei brutti
tempi ho cercato di fare il mio
dovere seconda la mia coscienza
cristiana e le norme della Bibbia,
cercando di percorrere una via
giusta e onorevole. Purtroppo si
vede che oggi ancora quelli che
hanno oppresso i popoli, i criminali di guerra, si trovano in posizioni influenti...
H. E.
ECUMENISMO
Nuova pubblicazione del C.E.C.
In questo mese di novembre è uscito il primo numero di una nuova pubblicazione del Consiglio ecumenico. Il
titolo è One World (= « Un mondo
CHIESA CATTOLICA
In tre anni 60.000
“vocazioni” in meno
Il 14 novembre scorso, a Roma, nella sala stampa del Vaticano, è stato
presentato ai giornalisti Vannuario statistico della chiesa cattolica romana
per il 1972. Uno dei dati fomiti dell’annuario è che gli aspiranti al sacerdozio sono scesi da un totale (sommando le cifre dei seminari maggiori
e minori) di 286.373 nel 1969 a 226.444
nel 1972: sessantamila vocazioni in
meno nel breve arco di tre anni.
Si ricorderà che non molto tempo
fa lo stesso Paolo VI, elencando i segni della crisi attuale della chiesa cattolica, aveva espressamente menzionato anche il calo progressivo delle vocazioni al sacerdozio.
solo »). Del primo numero sono state
stampate 15.000 copie.
J. Hilke, direttore delle comunicazioni del Consigho ecumenica, in una
lettera di presentazione scrive che la
nuova rivista intende sollecitare i lettori ad « ascoltare e sentire le preoccupazioni dei loro fratelli cristani nel
mondo intero ». Il titolo stesso è indicativo: Dio ha creato un unico mondo per tutti, cristiani e non cristiani,
credenti e non credenti; questo mondo
è diviso; le divisioni tra i cristiani, che
sono teologiche, non vanno isolate dal
contesto di un mondo diviso.
La nuova pubblicazione conterrà anche articoh biblici e schemi di studio
bibhco per aiutare i lettori a « interpretare le sfide che la fede cristiana ci
rivolge nel mondo contemporaneo e a
trarre dal messaggio delle Scritture
le conseguenze per la vita cristiana
d’oggi ».
Infine, la rivista sarà aperta : un
luogo di dibattito sulle questioni controverse. « Ci sarà posto per quelli che
non sono d’accordo ». Non càpita dappertutto!
I lettori ci scrivono
Savona, 9 novembre 1974
Caro direttore,
scrivo nella mia semplice veste di lettore
del giornale; sono comunque un membro comunicante della Chiesa di Savona (2° circuito
metodista che comprende anche la chiesa di
S. Marzano nel Piemonte meridionale).
Il mio interesse alle notizie pubblicate dal
giornale cresce in proporzione al suo avvicinarsi ad essere l’organo di stampa unificato
della Chiesa Valdese c Metodista.
Mi riferisco allora, in questo mio interesse
crescente, a quanto scritto nella pagina 4
del n. 42 del 25 ottobre 1974, nella rubrica
Notiziario Evangelico Italiano, sotto il titolo
« Adunanza battesimale a Genova », alle righe
4 e 5 là dove si dice testualmente ; « otto catecumeni tutti provenienti dal cattolicesimo » etc.
Mi risulta che in tale riunione battesimale,
usando lo stesso frasario di E. S. che ha cu
CONVEGNO DI et CRISTIANI PER IL SOCIALISMO »
(Napoli, 1-4 novembre)
IMPRESSIONI DAL VIVO
I protestanti presenti non erano pochi ■ I rischi di un nuovo cattolicesimo
che riproponga la sua vecchia sintesi) con Marx al posto di Aristotele Necessità che tutta la Bibbia sia letta ■ « Cristiani per il Socialismo » intende restare un movimento) con un compito importante ma transitorio
rato l’articolo, ha testimoniato, immergendosi
nelle acque, la sua fede in Cristo, Signore,
Salvatore e Maestro, anche la signora Maria
Faccio, membro comunieante della Chiesa.
Metodista di S. Marzano.
Mentre il pastore Franco Becchino, sovraintendente del 2° Circuito metodista, provvede
a compiere atti in proposito in via ufficiale,
io — da semplice lettore della Luce — vorrei
allora sapere da E.S. eome si colloca la signora Faccio fra gli « otto catecumeni tutti
provenienti dal cattolieesimo » e se, sempre
per usare lo stesso frasario dell’articolo, sia
completamente giusto « ringraziare il Signore
perché ci dà la gioia di sperimentare che la
predicazione dell’Evangelo trova cuori che
rispondono con gioia all Sua chiamata », anche fra membri comunicanti di altre chiese
evangeliehe.
Ringrazio dell’ospitalità a questa mia richiesta ed invio fraterni saluti.
Giovanni Ghelli
Qual’è stato il significato del Convegno di Napoli, quali sono le prospettive di « Cristiani per il Socialismo », quale contributo può essere dato in quest’ambito dai protestanti. Questi sono gli interrogativi
ai quali dovremo al più presto dare
risposta.
Limitiamoci per ora a qualche
nota di cronaca, a qualche impressione. Chi era stato a Bologna aveva avuto l’impressione di una presenza protesante più nutrita che a
Napoli; nel corso del Convegno la
EGEI ha indetto due riunioni per
un primo bilancio « protestante »
del Convegno stesso, e ci siamo accorti che questa impressione era
sbagliata: non era la quantità dei
protestanti presenti che era cambiata, ma la loro provenienza, i protestanti presenti erano meno valdesi,
più giovani e più meridionali che a
Bologna.
Pochi i pastori : oltre ai pastori di
Napoli, il direttore di COM-NT, il
pastore battista Umberto Delle Donne, operaio all’Italsider di Pozzuoli, il rappresentante della FCBI, il
segretario della EGEI, il responsabile del Centro Documentazione di
Agrigento (a cura del Centro usciva, proprio nei giorni del Convegno,
l’antologia « I nuovi termini della
’’questione meridionale” », con introduzione di Giovanni Mottura : un
contributo che giungeva a proposito) .
Numerosi i singoli fratelli, da Napoli, da S. M. Capua Vetere, da
Campobasso, da Catania, e le rappresentanze dei gruppi EGEI, da
Reggio C., Taranto, Bergamo, Roma, Milano, Lodi, Torino.
Il gruppo EGEI di Napoli, con
altri fratelli e compagni, assicurava
il servizio d’ordine, raccoglieva le
iscrizioni al convegno, ne coordinava la complessa macchina logistica.
Nell’atrio, lo stand della Claudiana, seguito direttamente dal direttore della nostra casa editrice, e i diffusori di « Gioventù evangelica », e
di « Com-NT ».
Nella segreteria nazionale, Giorgiorgio Girardet, Paolo Pioppi, Marco Rostan. Abbiamo registrato questa presenza protestante come un
fatto positivo. Ci sembro che compito di questi fratelli sia prevalentemente quello di portare un contributo di chiarezza teologica, e che
questo contributo sia stato dato : evidenziando i rischi di un nuovo cattolicesimo che riproponga sintesi
neo tomiste (con Marx al posto di
Aristotele), esprimendo la necessità
che tutta la Bibbia sia letta, e non
solo quella Bibbia che ci pare più
vicina al nostro tempo e alle nostre
esigenze, criticando alcune ingenuità ottimistiche sulla cosidetta « religiosità popolare », che comunque
in Italia s’è creata sulle rovine create dalla Controriforma e non nella
spontaneità e nella libertà.
Alcuni gruppi EGEI, segnatamente Bergamo, in qualche modo
anche Taranto, hanno lamentato
che si sia passati troppo presto oltre rispetto al tema centrale, dibattuto a Bologna, per dedicarsi al tema troppo specifico della Questione
meridionale. Questione cattolica, importante, ma da affrontare con tutta la sinistra e non necessariamente come cristiani. D’altra parte si
può osservare che per superare i risultati teorici di Bologna bisogna
passare attraverso fatti concreti.
Napoli ha rappresentato questo tentativo. Napoli non è Bologna, è ancora per molti la capitale delle Due
Sicilie, i Cava non sono i .sindaci
emiliani: in un momento di crisi,
non solo economica, i duemilacinquecento giovani che si sono dati
appuntamento a Napoli, sacco a pelo, pochi soldi, un buon lavoro locale alle spalle, dovevano incontrarsi su fatti molto concreti e vicini a
loro. Nelle commissioni è la voce
del lavoro svolto che si è sentita,
anche se non sono mancati tentativi, più 0 meno vaidi, di sintesi.
Quali prospettive ha ora il movimento, dopo Napoli?
L’impressione principale che mi
sembra di aver colto , è che il movimento intende restare un movimento, ma vuole un migliore assetto organizzativo. « Cristiani per il Socialismo » non vuole diventare un
nuovo partito, né una nuova chiesa ;
sarebbe anche pericoloso che diventasse una nuova teologia. Secondo
noi « Cristiani per il Socialismo »
ha un compito importante se si rende conto di essere qualche cosa di
transitorio, perché il problema non
è quello di essere Cristiani per il Socialismo, ma di essere Cristiani per
Cristo nella costruzione del Socialismo, o meglio il problema è quello
della predicazione di Cristo (un fatto, non delle persone !).
Questo compito transitorio si configura in due direzioni.
Da un lato, occorre ancora fare
molto lavoro di critica al « mondo
cattolico », erodere la concezione politica e teologica che sta dietro allo .stesso concetto di mondo cattolico, combattere i « partiti cristiani »
e le confusioni tra fede e politica.
D’altro lato, è necessario riaprire la « questione cattolica » (e, noi
.speriamo, anche un poco la « que.stione cristiana ») all’interno dei
movimenti della sinistra. Ear capire in questi ambienti che la questione della fede non è evitata a nessuno, che Gesù può essere accettato
o respinto ma non ignorato, che chi
si richiama a Gesù non necessariamente è un testimone verace, e non
necessariamente però é un nemico
di classe.
Alcuni partiti e gruppi hanno, a
loro modo, ripreso il discorso sul
cristianesimo storico, sui partiti
cristiani, sulle organizzazioni cattoliche : è compito nostro fare in
modo che questo discorso non sia
svolto solo strumentalmente, fare in
modo che l’analisi sociologica del
cristianesimo non resti l’unico terreno su cui è possibile incontrarsi,
fare in modo che la critica alla religione liberi, là dove c’è, la vera
fede.
Questi compiti potranno prendere ancora molto tempo, ma sono
compiti transitori, non son ancora
un punto di arrivo : « Cristiani per
il Socialismo » ne è cosciente, sa di
non avere titoli né per costruire il
Socialismo né per ritenere il suo
Cristianesimo settariamente, come
l’unico possibile. Quello che però
si è sentito profondamente, è che
alcuni strumenti oggi sono a disposizione, a livello locale, regionale, e
a livello internazionale. La .struttura del movimento si sta ora rafforzando nelle regioni, e questa è la
novità organizzativa più rilevante
rispetto a Bologna.
Nello stesso tempo, la dimensione
internazionale del problema diventa chiaraa tutti: nei paesi latini,
nella emigrazione, ora anche nei
paesi anglosassoni, nascono gruppi
e gruppetti di « cristiani per il socialismo », minoritari ovunque ma
presenti. È un fatto nuovo, non ancora organizzato, ma che è un segno di speranza.
Sergio Ribet
iiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiniiiimiiiiiiiir
ROMA
Colloquio ecumonico
Ha avuto luogo in questi giorni (dal
18 al 23 novembre), presso l’Università
pontificia Sant’Anselmo di Roma, un
colloquio interconfessionale sul tema;
« Il Decreto sull’ecumenismo - dieci anni dopo ». Al colloquio, organizzato dall’Istituto luterano di studi ecumenici
di Strasburgo e dall’Università Santo
Anseimo, hanno preso parte anche alcuni teologi riformati, tra i quali: Lukas Vischer, segretario della commissione « Fede e Costituzione » del Consiglio ecumenico; George Caird, pastore
a Oxford; A. Bronkhorst e D. Willis,
professori di teologia alle università
rispettivamente, di Utrecht (Olanda) e
Berkeley (USA); Richmond Smith, segretario del dipartimento teologico
dell’Alleanza Riformata.
4
pag. 4
N. 46 — 22 novembre 1974
Rapporto sul Centro “Jacopo LombardinU di Cinisello: un anno di iavoro
AL MONDO NON INTERESSA UN “NUOVO CRISTIANESIMO,,
chiede soltanto di incontrare dei cristiani nuovi
fpn^ •! f sprovvisto di licenza media - Le « 150 ore »: un rapporto nuovo tra lavoro e studio
rirrn n 'disegnante - Circolo culturale: ogni giovedì sera, dibattiti sull’attualità - Creati, per i più giovani un
J doposcuola- Gruppo comunitario: forse l’anno migliore - Una buona proposta che ha provocato tensioni - Lavoro
evangelico: due formule diverse di studio biblico, uno in casa e l’altro sul posto di lavoro - Il rischio di essere un gruppo di credenti sN
gnificativo ma poco comunicativo - L’aspetto ecumenico - Sede: minaccia di sfratto.
SCUOLA SERALE: lyotlificata
------------- la sua struttura per adeguarla a una nuova realtà
Il fatto più importante che ha influenzato quest’e
l’attività del nostro « crrupno scuola » è stata la ri
anno l'attività del nostro « gruppo scuola » è stata la realizzazione delle cosidette «150 ore»; l’esercizio del diritto, ottenuto prima dai metalmeccanici poi da altre
categorie, di poter dedicare 150 ore lavorative pagate,
alla propria formazione culturale, ivi compreso, in prima linea, il conseguimento della licenza media.
Non c’è dubbio che questo « fatto nuovo » costituisce una svolta assai importante nell’intera problematica dell’istruzione per adulti; esso crea un rapporto
prima impensabile tra lavoro e studio, permette una libera sperimentazione didattica e una libera costruzione
di programmi, porta i lavoratori nella scuola in un
ruolo attivo e non subordinato a un’istituzione ormai
logora e stanca.
La cosa ci interessava direttamente da vari punti
di vi.sta e perciò ci siamo « buttati » in questa attività.
confortati dal fatto che altri evangelici in altre regioni
d’Italia stavano dando un contributo di prim’ordine a
questa battaglia. Se nell’area milanese il programma
delle « 150 ore» si è avviato a rilento, e non senza incertezze e contraddizioni, questo fatto non ha impedito
a qualche membro del nostro gruppo di diventare insegnante delle « 150 ore » a Cinisello, e ad uno di partecipare alla elaborazione dei programmi ‘a livello regionale: abbiamo così potuto dare il piccolo contributo della
nostra esperienza a un lavoro più ampio, e restare in
contatto diretto con un movimento ricco di indicazioni
e di stimoli utili.
Naturalmente l’emergere delle « 150 ore » pone il
problema della validità delle « scuole popolari », come
la nostra, che fino ad ora coprivano vin vuoto gravissimo, ed ora si trovano invece ad operare a fìanco di
un’altra seria iniziativa di istruzione popolare, a cui sarebbe assurdo « fare la concorrenza ».
Per ora il reclutamento dei nostri
allievi non ha risentito dell'esistenza
delle 150 ore: forse perché molte categorie ne sono ancora escluse, forse anche perché tutt’ora il 76% degli italiani è sprovvista della licenza media, e
nei settori popolari la percentuale degli adolescenti che abbandonano la
scuola senza aver conseguito la licenza
raggiunge il 30%.
Per essere più precisi bisognerebbe
però dire che la nostra scuola non ha
risentito dal punto di vista numerico:
invece, dal punto di vista qualitativo le
cose sono sensibilmente mutate: ormai i nostri « allievi » si dividono in
due categorie ben distinte:
tato un considerevole ringiovanimento
del « gruppo scuola »; mentre i « fondatori », tutt’ora solidali con l’opera
sono ormai in media tra i 35 e i 40 anni, il gruppo di coloro che « tirano » il
lavoro, fanno proposte nuove, sperimentano, discutono e ricercano ha
un’età media intorno ai 25 anni. Ma
non è certo il caso di lamentarsi di
questo ringiovanimento!
Se dovessimo giudicare l’andamento
della scuola dal risultato degli esami,
dovremmo dare una valutazione nettamente positiva: a giugno abbiamo presentato 31 candidati aH’esame di licenza (la media degli anni scorsi oscillava
■ gli adulti (22-40 anni) che non hanno accesso alle 150 ore, e che hanno bisogno di ottenere la licenza: da parte
loro è forte la pressione per ottenerla
in un solo anno (le 150 ore la rendono
accessibile in poco più di un semestre), sia pure con un’ampia disponibilità allo studio e alla compartecipazione responsabile.
GRUPPO COMUNITARIO: luogo di
solidarietà tra intellettuali borghesi e lavoratori
immigrati
■ i ragazzi « terribili » emarginati dalla scuola diurna: sempre di più bussano alla nostra porta giovani tra i 15 e
i 18 anni, che dopo la bocciatura sono
andati a lavorare, hanno normalmente
rapporti difficili con i genitori, non sono alieni dal lottare... contro la proprietà privata (preferibilmente di sera
e in forma assai privata), ma sono altresì ricchi di una incredibile umanità
e comunicativa (anche fisica: gridano
sempre). Essi vengono alla ricerca di
una licenza media, ma anche e soprattutto di un ambiente, di amicizia, di
comunità.
Tutti questi fenomeni ci hanno obbligati ad adeguare le nostre strutture
alla realtà. Ciò ha comportato una
specializzazione delle due classi in cui
si divide la nostra scuola:
a) nella « prima » vengono iscritti
senza pietà tutti gli adolescenti, anche
se dicono « ho già fatto la seconda media! ». Il programma che viene preparato appositamente per loro è un programma di aggancio, e di formazione
preliminare: molti films, cicli su argomento di attualità, discussioni e sensibilizzazione. Cerchiamo di dedicare il
più tempo possibile al contatto personale con questi allievi, che hanno spesso una vita profondamente travagliata,
e un grande bisogno di amore (magari espresso in aggressività verso i compagni, le porte, i tavoli e le finestre).
Perciò abbiamo chiesto agli insegnanti che hanno più tempo libero di concentrarsi sulla « prima » per seguirla
a tutti i livelli.
E' rimasto numericamente stabile ( una partenza per il servizio militare, un nuovo arrivo ), ma ha vissuto quello che forse è stato l'anno migliore e più intenso della sua vita.
La partecipazione di giovani lavoratori, interni o esterni alla « comune » si è intensificata,
e la vita comunitaria ne ha tratto un netto benefìcio.
Ormai la « comune » si qualifica abbastanza nettamente come un luogo in cui si
realizza una SOLIDARIETÀ' tra intellettuali d'estrazione borghese e lavoratori immigrati. Se
questa solidarietà si manifesta sul piano della simpatia personale, dell'aiuto occasionale e
dell'amicizia, non può però fermarsi qui. Infatti quest'inverno uno degli operai ha posto
il problema delle sensibili differenze economiche che sussistono tra operai e borghesi nella
« comune ». Egli ha quindi avanzato la proposta che tutti contribuissero alle spese di vitto,
e alle spese generali in base a una PERCENTUALE FISSA del loro reddito; la proposta
favoriva ovviamente i redditi più bassi, e incideva sensibilmente su quelli più alti. Se vogliamo essere sinceri, dobbiamo ammettere che questa proposta limitata, ma impegnativa,
ha provocato in noi delle tensioni. Ma dopo varie discussioni, la proposta è stata approvata, e le tensioni sono state superate in modo creativo. Non siamo giunti all'eguaglianza
vera e propria, anzi ne siamo lontani, perché alle diversità economiche si aggiungono i
privilegi culturali di alcuni. Tuttavia un passo avanti è stato fatto, ed esso ci ha resi un
poco più forti.
La « comune » ha ricevuto molte visite, ( inclusa quella del Consiglio FGEI ), e anche
diversi inviti a partecipare a incontri ecumenici sul tema «chiesa e mondo»; incontri
tedeschi dei Movimento Cristiano Studenti, un convegno a Bossey, ecc. Si è cercato di rispondere a questi inviti in due modi ; affidando la « rappresentanza » di Cinisello a dei
laici, e chiedendo agli amici esteri di invitare degli operai ogniqualvolta si dibattono problemi che in qualche modo li riguardino. A parte le inevitabili difficoltà linguistiche, intendiamo persistere su questa linea, a costo di apparire meno « brillanti » ; non ci sembra
infatti giusto fare proprio dei rapporti internazionali un monopolio degli intellettuali.
SEDE ■ creato
un
fondo acquisto locali
(prima quota: 3.500.000)
BILANCIO: attivo
b) nella « seconda » oltre ai... soprovyissuti della prima, inseriamo gli
adulti che hanno bisogno di concludere lo studio in un anno. Qui il programma è più serrato, e mira a una
formazione limitata ma in certo modo completa: devono arrivare all’esame con un panorama significativo in
mente, che comprenda certi aspetti
delle scienze e la storia del mondo
moderno, un minimo di linguaggio matematico e un massimo di capacità
d’espressione (soprattutto scritta). Qui
concentriamo, come insegnanti, i « veterani » del Lombardini e un buon numero di ex-allievi.
Il nostro « corpo insegnante » volontario ha intanto subito sensibili cambiamenti: mentre pochi lasciano definitivamente il « Lombardini », molti
desiderano continuare a dare una certa collaborazione alla scuola, ma sono
molto assorbiti dal lavoro professionale, oppure desiderano impegnarsi di
più in Cinisello; nel quartiere, nella vita sindacale, nella testimonianza cristiana. Questo insieme di fatti ha por
L’anno si è aperto sotto la minaccia
d’uno sfratto quasi imminente (per
quanto riguarda i locali della scuola),
e sotto le pressioni dei vicini che considerano intollerabile il rumore prodotto dalla scuola e dal circolo. Pur
essendo pronti a resistere fermamente a questa minaccia, abbiamo aperto
una trattativa in vista d’un acquisto
(a riscatto) dei locali in cui ci troviamo attualmente.
Il sopravvenire della crisi economica ha indotto la controparte a rinviare « sine die » la conclusione della trattativa, la cui riuscita a questo punto
sembra assai poco probabile. Restiamo dunque sotto una spada di Damocle invero assai poco gradevole. Intanto abbiamo ricevuto dei doni generosi
e solidali, che ci hanno permesso di
accantonare una cifra (3.500.000) per il
giorno in cui questo problema potrà
avere una soluzione; al momento attuale non sappiamo che tipo di soluzione sarà. Certo la situazione attuale
frena lo sviluppo normale del nostro
lavoro. Se vi saranno dei mutamenti,
ne informeremo tutti i nostri amici, ai
quali va la nostra affettuosa riconoscenza per l’appoggio datoci finora.
L’attività di Cinisello, come ogni
altra della chiesa, vive essenzialmente di doni: ci sono i contributi dei
residenti stessi, di insegnanti, allievi o ex-allievi della scuola; ci sono
le offerte di singole persone (amici,
conoscenti, gente interessata all’iniziativa) e di diverse chiese; c’è una
cospicua partecipazione di organismi ecumenici. Un bilancio, dunque,
a più voci che, complessivamente
comporta circa 10 milioni di entrate
all’anno e altrettanti di uscite.
Le spese sono suddivise secondo le
diverse attività del Centro. Quest’anno il Centro ha chiuso con un leggero attivo, grazie alla generosità di
molti donatori, in Italia e all’estero.
È evidente che l’opera potrà proseguire se questa solidarietà anche economica non verrà meno. Molti amano citare l’opera di Cinisello. Ma
non tutti quelli che la citano si preoccupano di sostenerla.
Chi volesse inviare un dono a questa iniziativa ricca di prospettive,
può utilizzare il c.c.p. 3/58855 intestato a Giorgio Bouchard - via Monte Grappa 62/B - 20092 Cinisello Balsamo (Milano).
LAVORO EVANGELICO: studio bìblico (sulla
Corinzi) in una grande azienda milanese
tra i 18 e i 26). Quasi tutti hanno sostenuto l’esame con fermezza e serietà, dimostrando la capacità di inserire i temi d’attualità in un contesto generale
chiaro. Diciannove hanno riportato la
qualifica di « ottimo », e 12 quella di
« distinto ».
In realtà, solo un’attenta vigilanza
ed un costante equilibrio di inventiva
e di disciplina ci permetteranno di
consolidare i risultati della scuola, ed
in particolare impedire che Tinevitabile progresso organizzativo si risolva in
una centralizzazione che sarebbe la negazione dello spirito della nostra iniziativa.
Il gruppo FGEI di Cinisello ha
continuato ad organizzare dibattiti e studi biblici, in varie occasioni. Abbiamo potuto notare che i
momenti di gran lunga più incisivi sono quelli in cui si affronta lo
studio di un testo biblico che abbia delle dirette incidenze nella
prassi quotidiana (es: il giovane
ricco) o che ponga in modo tagliente il problema del nostro rapporto con Dio (es.: l’alabastro
d’olio odorifero).
Un’altra ipotesi di lavoro è stata però espressa da due membri
della « comune » i quali hanno organizzato un gruppo di studio biblico presso una grande azienda
milanese. Il gruppo (una ventina
di persone) ha studiato sistematicamente la I Corinzi con l’aiuto
« tecnico » del pastore, e progetta l’anno prossimo di discutere
una serie di testi evangelici che
affrontino il problema bruciante
di cosa vuol dire oggi seguire Gesù (il cosidetto « discepolato » di
Bonhoeffer).
Siamo dunque in presenza di
due formule diverse, anche se non
necessariamente apposte: in base
alla prima si invita la gente a venire al Lombardini per un cultostudio biblico; in base alla seconda lo studio biblico accade il più
vicino possibile ai luoghi della vita reale e delle lotte quotidiane.
Solo Tavvenire, e molta perseveranza, potranno dirci quale delle due vie sia la più adeguata, o se
come dice l’Ecclesiaste (11: 6),
« ambedue saranno egualmente
buone ».
In ogni caso, queste piccole
esperienze hanno dimostrato che,
all’interno e intorno al « Lombardini » vive una comunità cristiana
formata da diverse componenti:
a) tecnici e intellettuali protestanti, per i quali è naturale un
rapporto (a volte critico) con la
chiesa evangelica, e una responsabilità verso di essa. Questi protestanti costituiscono il gruppo più
forte tra i collaboratori del « Lombardini » e si vanno gradualmente inserendo nella città a diversi
livelli. Ma c’è il rischio che a Cinisello Tesser « valdesi » (in realtà
molti sono metodisti) diventi, o
appaia, una caratteristica singolare, anche se rispettata e simpatica, d’un gruppo di « ceto medio di
sinistra »: rischiamo cioè di essere un gruppo significativo, ma
non comunicativo.
b) intellettuali cristiani d’origine cattolica più o meno vicina:
per loro lo studio biblico è una
fresca scoperta, ma il protestantesimo coincide col mondo anglosassone, e con la sua potenza. Si
situa cioè nel passato rispetto al
progetto di società per cui si battono.
c) degli operai credenti ex
cattolici: desiderosi di un approfondimento biblico e d’un impegno di fede, essi non vedono il
motivo d’un riferimento a una
chiesa storica.
Questo significa che, sotto il
profilo spirituale, il « Lombardini » tende a diventare un gruppo
ecumenico strutturalmente connesso con la chiesa evangelica, ma
certo non identificato con essa.
Non intendiamo idealizzare questa situazione, ma semplicemente
segnalare che questa è la fisionomia con la quale noi rendiamo
oggi la nostra testimonianza nella città e nelle fabbriche accanto
e di fronte a tanto compagni d’opera che non condividono la nostra fede, e non dimostrano nessun interesse per qualche « nuovo
cristianesimo », ma chiedono soltanto di incontrare dei cristiani
nuovi.
CIRCOLO CULTURALE: due iniziative
per non emarginare gli operai non politicizzati
Accanto alla scuola ha continuato a
funzionare il circolo culturale-politico:
ogni giovedì sera esso ha visto un bel
gruppo di giovani operai riunirsi per
discutere problemi d’attualità del mondo contemporaneo: dalla tragedia cilena alla crisi economica, dai contratti
al referendum.
Si è trattato quest’anno di una realtà assai viva, e che ha richiesto relativamente poco lavoro organizzativo: si
trattava semplicemente di reperire a
Milano degli oratori, qualche documento, e di concordare di volta in volta gli argomenti da affrontare in una
libera discussione aperta agli apporti
più diversi.
Tuttavia il circolo ha denunciato un
limite, diciamo così « aristocratico »:
benché gli intellettuali che lo frequentano siano pochi e disciplinatamente
silenziosi, il discorso è sostenuto soprattutto da operai molto impegnati,
dotati duna propria cultura e d’un
linguaggio adeguato. Questo fatto tendeva ad emarginare gli operai non politicizzati, o troppo giovani per conoscere bene certi problemi.
Si è cercato di ovviare a questi inconvenienti lavorando in due direzioni:
a) circolo giovanile. La giovane volontaria americana venuta col « Frontier Internship Program » della chiesa
presbiteriana ha organizzato ogni lunedì delle riunioni dedicate in modo
particolare ai più giovani e agli ex-allievi. In queste riunioni sono stati affrontati, con l’aiuto di esperti, i problemi della vita quotidiana: servizio militare, condizione femminile, limitazione delle nascite ed etica sessuale, problemi personali e morali. Ad ognuno di
questi argomenti è stato dedicato un
ciclo di serate, con programma annunziato in anticipo. La risposta è stata
positiva, anche perché questo tipo di
incontri ha facilitato la partecipazione
diretta di molti; anche se il lavoro organizzativo non è stato indifferente.
b) doposcuola. Non potendolo più
tenere nei nostri locali, per non giungere a una completa rottura con i vicini di casa, esso è stato interamente
decentrato: una collaboratrice e alcuni
ex allievi hanno organizzato attività
sportive, corsi di preparazione alla licenza elementare, soggiorni in montagna e soprattutto molti contatti personali, a casa o presso il Lombardini.
Si tratta di un lavoro minuto e paziente, talvolta doloroso (per un mese
intero siamo stati oggetto di continui
tentativi di furto da parte di alcuni dei
ragazzi, che evidentemente in questo
modo esprimevano la loro rivendicazione d’affetto nei nostri confronti: ed
è occorsa non poca vigilanza per sventare tutti questi tentativi senza squalificare i loro autori). D’altra parte per
molti anni ancora i pre-adolescenti
« difficili » continueranno ad essere numerosi a Cinisello: e soltanto dedicando loro tempo e attenzione si può ricuperare qualcuno: perché di veri e
propri ricuperi umani si tratta. D’altra parte è evidente che bisogna evitare con cura ogni forma di paternalismo.
Alcuni dei ragazzi più adulti sono
stati integrati nella scuola serale e verranno mandati quest'anno all’esame di
licenza. Per l’avvenire è probabile che
« circolo giovanile » e « doposcuola » si
fondano, raccogliendo insieme adolescenti e preadolescenti: diversi ex allievi sono disponibili a questo lavoro,
che si vorrebbe svolgere nei quartieri
stessi in cui abitano (rispettivamente
il Quartiere 3 e il Quartiere 6 di Cinisello), in modo da educarli a una maggiore maturità senza sradicarli dal loro ambiente. In un quartiere questo
lavoro si è già avviato per iniziativa di
un ex allievo, in un altro è allo .stadio
di progetto.
Circolo, scuola e doposcuola hanno
tenuto un convegno ad Agape (143 presenti), costruttivo anche se non certo
riposante.
5
22 novembre 1974 — N. 46
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 5
Decreti delegati PERRERO pisa Felónica Po
e politica democristiana
Villar Penosa
Villar Perosa. - Gli insegnanti elementari del Circolo di Villar Perosa si
sono riuniti in assemblea per esaminare insieme i problemi pratici riguardanti la nostra zona, che derivano dall’applicazione dei decreti delegati.
Lasciando per il momento da parte
il Consiglio di distretto, ci si è soffermati piuttosto sulla composizione del
Consiglio di circolo e sulle sue funzioni.
Il Circolo didattico di Villar comprende alcuni Comuni della bassa Val
Chisone: Porte, S. Germano, Villar Perosa, Inverso Pinasca e Pramollo, oltre
a quattro Comuni della Val Germanasca: Perrero, Prali, Massello e Salza.
La popolazione scolastica superiore ai
500 alunni richiede 8 rappresentanti
degli insegnanti e 8 dei genitori.
Partendo dalla situazione concreta,
si sono visti subito i limiti e le contraddizioni di un regolamento, ancora
molto nebuloso, fatto su misura per i
Circoli didattici della città.
Sarà difficile radunare per assemblee e votazioni i genitori che lavorano con orari differenti, in una zona così vasta, se non vi sarà la possibilità
di ottenere permessi retribuiti.
La legge non prevede la partecipazione degli amministratori comunali in
quanto tali ai Consigli di circolo, quando tocca proprio al Comune predisporre l’assistenza scolastica, organizzare i
trasporti e fornire i locali per le svariate attività.
La legge regionale sull’assistenza ha
tagliato i fondi ai Comuni di montagna con poca popolazione ma con molte spese, mettendoli in crisi, soprattutto per quanto riguarda il trasporto degli alunni. Molte proteste si sono fatte
sentire e la legge dovrebbe essere modificata, ma intanto i nostri Comuni
sfiorano il fallimento, mentre altri, al
contrario, con i contributi per l’assistenza scolastica si fanno le fognature.
Si può presumere, da queste constatazioni, che la riforma delle strutture
scolastiche si compierà secondo il perfetto stile democristiano che l’ha ispirata: moltissime parole per gettar fumo negli occhi e pochissimo denaro
per realizzare qualcosa di concreto.
Anche riguardo alla sperimentazione
didattica i decreti delegati non danno
nessuna sicurezza: un voto contrario
del Consiglio di circolo può bloccare
qualsiasi iniziativa in questo senso,
mentre è garantita al massimo la libertà... di non far nulla di diverso dal
solito.
Esaminata la situazione del nostro
Circolo, un gruppo di insegnanti aderenti alla C.G.I.L.-scuola ha presentato
un programma in vista della formazione di una lista. Il programma comprende vari punti che si basano sulla
necessità di rinnovare profondamente
la scuola nei metodi e nelle strutture.
In nome della democrazia, un altro
gruppo ha dichiarato di voler presentare una lista alternativa con un programma tradizionalmente conservatore.
Anche i genitori dovranno riunirsi in
assemblee e presentare liste per conto proprio e non sarà semplice superare le difficoltà di queste consultazioni. Nei Comuni di montagna, le famiglie sono sparpagliate nei villaggi, distanti tra di loro e distanti dalle scuole. Nei grossi centri di fondovalle, dove è più facile riunirsi, è possibile che
prevalgano le persone meno adatte:
quelle, cioè, che si impongono sugli altri per motivi di interesse personale
o per ricuperare il controllo sulla
scuola che sembra loro sfuggire.
È necessario quindi che nessuno si
tiri indietro, perché, anche se non c’è
nei decreti delegati una volontà politica di migliorare la scuola, è comunque uno spiraglio aperto che non conviene in alcun modo lasciar chiudere.
Perosa Argentina
Perosa Argentina. - Alcuni insegnanti, cattolici e non cattolici, hanno esaminato il problema dell’insegnamento
religioso nella scuola elementare e gli
inconvenienti che ne derivano.
È stata discussa la possibilità di
chiedere l’esenzione, cosa che ogni insegnante può fare in piena legalità.
Molti insegnanti cattolici, però, non si
valgono di questo diritto, perché non
vogliono ammettere nella loro classe
un insegnamento dogmatico e acritico, come sarebbe se lo impartisse il
parroco o una suora; subiscono, tuttavia, le venti lezioni di catechismo che
non si possono eliminare. Si è pure
constatato che molti bambini non cattolici sono costretti ad assistere alle
lezioni di religione impartita dal parroco, perché la scuola non offre loro
la possibilità di occuparsi altrimenti.
È chiaro che nella grande maggioranza dei casi di cui ogni insegnante ha
esperienza, le lezioni di religione si
svolgono mediante accomodamenti più
o meno legati e che i genitori non ne
sono sufficientemente informati.
È stato comunque deciso di non abbandonare questo importante problema e di combattere la legislazione concordataria con ogni mezzo: rifiutando,
ad esempio, dove è possibile, la vacanza dell’ll febbraio. Ma di questo se ne
riparlerà ancora.
L. V.
BILINGUISMO E DISTRETTO SCOLASTICO
Le Valli valdesi come area culturale
È uscito presso l’editore Boringhieri
un libro sulle Lingue in contatto del
glottologo Uriel Weinreich, studioso di
jiddish emigrato negli Stati Uniti da
ragazzo per motivi razziati, morto alcuni anni fa. Un’appendice tratta rapidamente degli « Effetti del bilinguismo
sul singolo »: effetti sull’intelligenza,
suH’identificazione con un gruppo, sulla formazione del carattere, e poi problemi didattici connessi con il bilinguismo. Gli autori passati in rassegna
non sono d’accordo se gli effetti sono
benefici o negativi.
E citato uno studio, che può interessarci, di Milton M. Goldberg («A Qualification of thè Marginai Man Theory
pubblicato sull'American Sociologica!
Review nel 1941).
« L’area marginale — egli afferma —
non è che un tipo di area culturale,
con un suo contenuto tanto unitario
quanto quello di qualsiasi altra cultura. “Se 1) il cosidetto individuo ’mpginale’ è condizionato fin dalla nascita
alla sua esistenza al confine tra due
culture, se 2) egli condivide questa esistenza e questo processo di condizionamento con un gran numero di altri
individui..., se 3) i primi anni del suo
sviluppo... l’hanno visto partecipare ad
attività istituzionali condotte prevalentemente da altri individui ’marginali
come lui, e, infine, se 4) la sua posizione marginale non si traduce in nessun blocco o frustrazione importante...
allora egli non è un vero individuo
’marginale’..., ma un membro che fa
parte di una cultura marginale, [che
■è]’’ un’esperienza psicologicamente del
tutto diversa ».
Ci pare che le Valli Valdesi costituiscano appunto un’area culturale con
contenuto unitario del tipo area marginale. Perciò domandiamo un unico
distretto scolastico per le Valli Valdesi, e che non si faccia un distretto distinto per la sola Val Pellice, come è
stato proposto. Così si avrebbero anche dimensioni più rispettabili (circa
SO.OCX) abitanti), si potrebbero inserire
Prarostino ed eventualmente S. Secondo, si prefigurerebbe il distretto polivalente anziché adagiarsi sul taglio già
criticato delle Comunità Montane. Si
potrebbe suscitare un più complesso
interesse da parte della base e impostare programmi che vadano al di là
di quanto pare possano dare adesso i
decreti delegati. Si obietterà che ci sono delle montagne che separano le Valli. C’erano anche nei secoli scorsi quando non si metteva in dubbio l’unità
culturale, e non c’erano i mezzi di comunicazione portati dal progresso tecnologico. E nulla vieta di prevedere dei
sottodistretti, purché sia salvaguardata
l’unità. Analogo discorso vale per le
valli eccitane sopra Saluzzo e per quelle sopra Cuneo.
Si è avuto vento di liste valdesL Sarebbero una gran iattura. Danneggerebbero i valori stessi che vogliono difendere. Non si può essere anticonfessionali o anticlericali in Italia e il
contrario nelle Valli valdesi. Ma questo rischio deve essere combattuto sul
posto e non eluso. Analogo discorso
vale per chi ritenga non sufficientemente organizzati nelle Valli il movimento operaio e il movimento studentesco, con l’aggiunta che esistono anche
altre categorie di cittadini.
Gustavo Malan
Rorà
Il pastore G. Tourn e l’ing. G. Pontet, presidente e vice presidente della
Commissione Distrettuale, hanno partecipato ad una seduta di questo Concistoro: essi si sono vivamente interessati alla vita di questa Chiesa e ci
sono stati larghi in richiami, consigli
ed incoraggiamento. Li ringraziamo
cordialmente.
Siamo riconoscenti al past. E. Geme
e al gruppo di giovani che sono venuti
a vedere i giovani di Rorà e con alcuni dei quali hanno avuto un incontro
preceduto dallo studio biblico.
Rinnoviamo la nostra simpatia cristiana alla moglie, ai figli, a tutti i parenti del nostro fratello Paolo Peyrot
fu Vittorio, Garoussin di Rorà, deceduto improvvisamente all’età di anni 63. ,
« Vegliate dunque perche non sapete né il giorno né l’ora » (Matt. 25: 13).
Domenica 17 novembri una delegazione guidata da frère Jacob e accompagnata da un buon gruppo di Pentecostali di Venaria ha reso visita alla
comunità di Perrero con testimonianze, canti, partecipazione di esperienze.
Un pomeriggio lungo sull’orologio, breve se si considera l’attenzione che non
è venuta meno.
Ogni tanto è necessario rinvigorirsi
con un tipo di testimonianza certamente diverso dal nostro, molto più
impulsivo e sentimentale, ma pur sempre tanto più incisivo almeno dal punto di vista quantitativo del numero
delle persone toccate. La guarigione
per fede, la conversione individuale, la
vicinanza del Regno sono dimensioni
evangeliche che noi contempliamo
troppo facilmente solo con ima riflessione teologica tutto sommato abbastanza fredda, anche se necessaria.
Porse sarebbe bene avere più spesso
scambi di esperienze perché gli zigani convertiti potessero guardare col
necessario senso critico alle loro e noi
potessimo guardare alle nostre con la
capacità di superarle.
Sui circa 15 milioni di zingari presenti da ogni parte del mondo, una
missione di pochi anni ha fatto quindicimila credenti: più o meno lo stesso numero dei membri di chiesa vaidesi in Italia dopo una vita di ben otto secoli. E la missione, oggi che la vita ha dimensioni mondiali, da dimensioni mondiali, come la missione valdese ebbe dimensioni europee quando
anche il omndo si limitava all’Europa.
S. Germano
— Con una recente circolare la Giunta comunale ha convocato i rappresentanti di tutte le famiglie del comune per una serie di incontri che avranno luogo, in generale, nelle nostre
scuole quartierali, come di consueto.
Nella circolare vengono ricordate le
opere portate a compimento: « costruite le scuole, il campo sportivo, potenziato l’acquedotto con la captazione
delle sorgenti di Feugiorno, istituito
il servizio di raccolta dei rifiuti, migliorati ed asfaltati numerosi tratti di strada, ampliata la rete dell’illuminazione
pubblica, costruito loculi nei cimiteri,
provveduto all’acquisto di uno scuolabus per il trasporto degli alunni della
media ». La relazione indica anche alcuni dei problemi ancora da risolvere:
« Migliorare ancora molte strade e
procedere alla bitumatura, costruirne
delle nuove per le frazioni ancora
sprovviste e le zone edifìcabili, ottenere il finanziamento da parte dello Stato per la perizia suppletiva ai maggiori costi incontrati nella costruzione del
nuovo edificio scolastico, fare la recinzione delle nuove scuole e la completa sistemazione dell’area contigua,
richiedere la scuola a tempo pieno, dare a tutti coloro che lo desiderano la
possibilità di poter usufruire della refezione, istituire la Scuola Materna
statale ed il trasporto degli alunni delle
elementari residenti lontano dal centro, ampliare il servizio della raccolta
rifiuti, riparare gli orologi pubblici,
meccanizzare i servizi comunali (elettorale ed anagrafe), studiare a fondo
il problema degli anziani al fine di poter prendere i provvedimenti necessari onde apportare un vero aiuto alle
persone anziane, incrementare le attività sportive e culturali, ecc. ».
Per poter far fronte a queste spese
la Giunta comunale auspica « un radicale combiamento della politica nazionale » onde si diano « più mezzi e poteri agli organismi di base ».
— L’Unione femminile ha recentemente visitato la Casa di Riposo; nel
corso di due sedute sono inoltre stati
toccati questi argomenti: Lutero (parte 1), e Mathilda Wrede, la luce delle
carceri finlandesi. Ricordiamo che le
signore dell’Unione ed un gruppo di
giovani si recheranno domenica 8 dicembre, alle ore 15 a Porte, dove avrà
luogo una festicciola per le persone anziane del quartiere e, lo speriamo, un
incontro con una larga parte di quella
parte della comunità.
— Il Coretto del Collegio di Torre
Pellice canterà nella nostra Sala sabato 30 novembre, alle ore 21. Contiamo
su di una larga partecipazione di tutti
coloro che sanno apprezzare il canto
e, anche, di quanti desiderano dare così un aiuto ai nostri Istituti d’istruzione.
— I giovani della Róstanla canteranno la domenica 8 dicembre alla Casa
di Riposo, e il 15 all’Ospedale di Pomaretto.
— Prossime riunioni quartierali: domenica 24, ore 15, ai Martinat (con intervento dei giovani). In caso di « bel
tempo » partenza alle ore 13,30 e trasferimenti ai Martinat a piedi. Altrimenti part. alle 14,30, in macchina; giovedì 23, ore 20, ai Garossini.
— Il culto di domenica 24 novembre
sarà presieduto dal pastore Sergio Rostagno. Il past. Conte predicherà a Pomaretto.
— Ricordiamo che la Commissione
stampa delle Valli si riunità nella nostra saletta venerdì 29 novembre, alle
ore 20,30. Chiediamo ai nostri responsabili locali di essere presenti.
— Ringraziamo la sig.ra Nelly Rostan che ha tenuto un’apprezzata riunione quartierale ai Gondini.
Giovanni Conte
Decisioni e proposte di lavoro dalla
Assemblea di Chiesa. — L’Assemblea
di chiesa del 27 ottobre ha discusso
le proposte di lavoro del Consiglio di
chiesa, in seguito anche a incontri di
gruppi della comunità avvenuti nel
frattempo, ed ha così deciso:
Studi biblici — La proposta di riprenderli quest’anno è stata approvata da tutti i presenti. Si è ricominciato giovedì 7 novembre, alle ore 20,45
nella nostra sala. Argomento scelto è
la riflessione sulle varie domande del
Padre nostro; è lo stesso argomento
scelto per la Scuola domenicale; in
questo modo intendiamo, oltre che
unire nella medesima riflessione grandi e piccoli, anche favorire un dialogo
biblico di fede nella famiglia.
Scuola Domenicale — Si è già cominciato, con alcuni spunti di storia
valdese e della Riforma (dato che a
scuola alcuni dei ragazzi hanno questo periodo nel loro studio); si prosegue ora con la riflessione sulle varie
richieste del Padre nostro.
Monitrici sono: per i grandi, Giuse
Giorgi e Nelsa Strambi; per i più piccoli: Marcella Barsotti e Liliana Cristianini. Seguiamo con corresponsabilità Marcella Barsotti che comincia
quest’anno questo ministero nella
chiesa.
Il Culto della comunità è la domenica mattina alle 11. Il pastore lo ricorda a chi eventualmente se ne fosse
dimenticato.
Finanze — Il Sinodo raccomanda alle chiese di adeguare la loro contribuzione annua alla cassa centrale alla
mutata situazione economica in Italia
(tutt’ora in movimento). La Tavola valdese aveva chiesto un aumento del 20
per cento; è il minimo che si possa
fare! Per noi di Pisa significa arrivare
almeno a L. 1.800.000 (300.000 lire più
dell’anno scorso). Pensiamo anche che
sarebbe opportuno che ciascuno stabilisse (per proprio conto) la contribuzione alla chiesa in base ad una
percentuale sulle proprie entrate.
Alcuni semplicissimi conti: 6.000 lire annue corrispondono a 500 lire al
mese; 12.000 lire annue corrispondono
Nuovi programmi
per italiani all'estero
Dal l” ottobre vengono • trasmessi, attraverso Trans World
Radio di Montecarlo, su onde
medie 1466 kHz = 205 m. nuovi
programmi per italiani all’estero
elaborati negli studi di Wetzlar
(Germania), e precisamente:
Ogni sabato dalle ore 21 alle
ore 21.15: lezioni di tedesco su
testi biblici; ogni domenica dalle ore 21.15 alle ore 21.30: informazioni sociali, inni, messaggio
biblico ; nonché ogni giovedì, dalle ore 21 alle ore 21.15: «Parole
di Vita », un programma di evangelizzazione prodotto in Italia.
La predicazione nella trasmissione di domenica 1° dicembre
1974 verrà tenuta dal pastore
valdese Roberto Nisbet.
a 1.000 lire al mese; 24.000 lire armue
corrispondono a 2.000 lire al mese;
48.000 lire annue corrispondono a 4.000
lire al mese — e così di seguito. Quanto diamo ogni mese per la chiesa?
Diffusione del libro Claudiana — Fino all’anno scorso abbiamo svolto il
lavoro di Scuola serale per lavoratori.
Quest’anno non la facciamo più perché
sembra che finalmente siano organizzati dei corsi da chi da sempre avrebbe
dovuto provvedervi (Provveditorato
agli studi, per esempio).
Ma quella esperienza di lavoro in
grup-'o che è stata fatta, e che ha coinvolto nella solidarietà la comunità-,
non vogliamo lasciarla cadere adesso.
Perciò si è pensato ancora una volta
a cosa può servire in città e a cosa
noi possiamo provvedere. In accordo
col gruppo di lavoro dello scorso anno, si è pensato un progetto — approvato dal Consiglio di chiesa — per la
diffusione del libro della Claudiana, la
nostra casa editrice evangelica. Il programma è in fase di elaborazione e
precisazione, che richiederà ancora un
po’ di tempo.
BARCA
La nostra comunità è stata duramente colpita nei suoi affetti: il 21 settembre è morto Bruno Santi^ e il 2 ottobre è morto Giovanni Gonnella. Due
cari fratelli che hanno lasciato nella
sofferenza del lutto non soltanto i familiari ma tutti noi della comunità di
Barga. Grossa partecipazione di amici
al funerale (a Coreglia e a Barga), i
quali hanno potuto udire la proclamazione della vittoria di Gesù Cristo risorto e speranza viva nella nostra fede. Questa speranza viva è anche la
consolazione per chi soffre; è anche
l’impegno di fede per colui che crede.
Altre notizie sulle chiese
a pag. 2
La ripresa delle attività ha avuto
luogo come di consueto col mese di ottobre. Stiamo però andando un po’ a
rilento, ostacolati dai lavori di riammodernamento dell’alloggio pastorale che,
iniziati soltanto a luglio, non sono ancora terminati.
La Scuola domenicale ha avuto inizio
con la seconda domenica di ottobre, affidata alle cure della monitrice Ondina
Zancuoghi che ringraziamo per essersi
assunta questo incarico anche quest’anno.
Il corso di precatechismo e quello di
catechismo affidati al Pastore hanno
avuto inizio con qualche settimana di
ritardo a causa dei disagi logistici di
cui sopra.
Lo studio biblico ha avuto regolarmente inizio con il mese di ottobre,
poi, non soltanto per la scarsa agibilià della saletta ma soprattutto per permettere un più vivo contatto anche a
chi non se la sente di uscire di casa la
sera, è proseguito per qualche tempo
nelle famiglie.
« Predicatrici laiche ». Franca Bacierà e Qndina Zancuoghi nel mese di
agosto hanno sostituito il Pastore presiedendo regolarmente i culti. Le ringraziamo di cuore per il servizio reso
con spirito di dedizione e di grande
impegno.
Visita di un gruppo di Esslingen. Il
5 ottobre abbiamo avuto la visita di
un gruppo di tedeschi di Esslingen.
Per poco la mancanza provvisoria di
telefono alla casa pastorale non ha reso impossibile questo incontro. Fortunatamente però il Pastore Kurt Henning che faceva da guida, non si è scoraggiato e tramite i Pastori di Pinerolo
e di Verona, è riuscito finalmente a
mettersi in comunicazione con Felonica e così tutto è andato bene.
Visita FGEI. Pure il 5 ottobre alcuni giovani del comitato regionale della
FGEI sono venuti da Milano per fare
una visita ai giovani di Felonica. Nel
pomeriggio è giunto da Verona anche
il Pastore Eugenio Rivoir. Lo scambio
di idee e di progetti per l’avvenire che
ha avuto luogo nel pomeriggio è stato
assai interessante. Si è anche visto insieme come sia difficile per la comunità di Felonica rompere l’isolamento in
cui spesso si trova rispetto alle attività
della regione lombarda e ciò non per
una volontà di assenteismo ma per la
sua posizione geografica e.... atmosferica (leggi: nebbia in vai padana) che
rendono difficili rapide comunicazioni
con i grandi centri.
Assemblee di Chiesa. Ne abbiamo
avuto una il 29 settembre u.s. che ha
tracciato il programma delle « attività » invernali, tenendo anche conto degli ordini del giorno sinodali. Franca
Barlera, deputata di Felocia al Sinodc'
’74 ha infatti riferito sui lavori. ,
Le visite nella Diaspora di Felonica
sono fatte con regolarità. A Santa Lucia di Quistello viene tenuto il culto
ogni quindici giorni ed a Melara, sulla
via del ritorno da Santa Lucia, il catechismo a tre catecumeni.
È deceduta a S. Lucia, all’età di sessantasei anni, la Signora Ada Pedrazzoli ved. Mortari. Sofferente da qualche
mese, sapendo di non potere più guarire aveva voluto che la figlia non rimandasse le nozze già fissate che hanno avuto luogo infatti il giorno prima
del suo decesso! Il funerale è stato celebrato il 30 settembre.
lAlla figlia, al genero ed ai parenti
tutti esprimiamo la nostra solidarietà
nel dolore e nella speranza cristiana
che era quella condivisa dalla Signora
Pedrazzoli che aveva espressamente
chiesto che il suo funerale fosse celebrato secondo il rito evangelico.
B. C.
Il Consiglio Comunale di Rorà prende viva parte al dolore che ha colpito
la famiglia Peyrot per la dipartita del
Consigliere
Paolo Peyrot
Rorà, 22 novembre 1974.
Il 17 novembre, è improvvisamente
mancato in incidente stradale
Renzo Favout
di anni 21 • Universitario
Affranti, lo annunciano: il papà Pietro Paolo, la mamma Elda Perro, il
fratello Franco; gli zii: Enrico e famiglia, Mario e famiglia (Uruguay), Ernesto e famiglia (U.S.A.), la zia Olga
Revel e famiglia (Svizzera), la nonna
Cesarina Legger.
« L’anima mia si acqueta in Dio
solo; da Lui viene la mia salvezza». (Salmo 62: 1).
Il servizio funebre si è svolto nel
Tempio Valdese di Luserna S. Giovanni martedì 19 novembre.
La famiglia ringrazia sentitamente e
con riconoscenza tutte le gentili persone che con la presenza, con scritti e
fiori, hanno dimostrato la loro simpatia nell’ora della dolorosa separazione.
Luserna S. Giovanni, 21 nov. 1974.
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 46 — 22 novembre 1974
VITA ITALIANA a cura di Emilio Nitti
Vuje Gomme a’ venite ?
Voi come la vedete ?
Dibattito intorno alla possibilità di una svolta democratica nella politica governativa
« Uniti sì, ma contro la DC »!
« La logica dei gruppetti ci porta al
settarismo, il compromesso storico ci
porta al socialismo! ».
Se è vero che gli slogan politici (come i proverbi di una volta) sono la cristallizzazione di un giudizio e il punto
di arrivo di un ragionamento corrispondente ad un particolare modo di
vedere e vivere la realtà, questi due
slogan, gridati da due opposti gruppi
di giovani durante una recente manifestazione studentesca, condensano i
due diversi atteggiamenti presenti nella sinistra e proposito deiripotesi del
compromesso storico. Benché respinta
dai dirigenti democristiani e considerata inaccettabile perfino da molti
militanti comunisti, essa torna di attualità in occasione di ogni crisi di governo. Se ne è parlato in modo prevalentemente negativo, durante il Convegno nazionale dei « Cristiani per il socialismo ». Il nostro gruppo ne ha discusso così.
Alfredo — In questi giorni di agitazione e di lotta, in fabbrica si discute
rnolto, ma spesso le prospettive sono
limitate e ci si sofferma su fatti occasionali; come la notizia di qualche
giorno fa, secondo cui non verrebbe
pagata la tredicesima.
Franco — Lo ha scritto il Roma-sera
ed è un’evidente provocazione fascista.
Si tratta in realtà del fatto che a dicembre verrà compiuto il conguaglio
delle ritenute erariali e solo in quelle
ditte in cui i versamenti mensili sono
stati a forfait vi sarà un grosso vuoto
da colmare. Ormai non sanno più che
architettare per sobillare la popolazione e spingere il disordine, per avere
la scusa di fare ordine!
Alfredo — Una cosa mi colpisce comunque; a parte i problemi di economia familiare e quelli sindacali si parla più spesso di politica internazionale
che di politica interna.. Nei confronti
della stessa crisi di governo c’è un certo disinteresse. Ma io mi domando a
che punto siamo qui in Italia. Vuje
comme a’ verite? (Voi come la vedete?).
Franco — È un fatto positivo che gli
operai discutano soprattutto di politica estera: vuol dire che hanno capito dov’è il nodo principale dei nostri
problemi. In realtà la politica del governo italiano è fatta in America.
Marco — A parte l’esagerazione c’è
del vero in questo che dici. Ma non sarebbe male fare il punto della situazione, come propone Alfredo. Risulta che
vi siano alcuni cenni di ripresa economica, soprattutto nella produzione
industriale, ma vengono riassorbiti
dalla crisi generale a causa delle grosse speculazioni in atto. La crisi dell’energia elettrica non dipende forse
ancora -dalla speculazione dei petrolieri, oltre che dalle precedenti scelte sbagliate o clientelari?
Franco — Per la verità, da tecnico,
ti posso assicurare che con gli attuali
impianti di raffinazione, per potere
avere una maggiore quantità di olio
combustibile per le centrali termoelettriche, bisogna consumare più benzina.
Attualmente le scorte di benzina sovrabbondano, mentre manca l’olio
combustibile. Vedrai che per sbloccare la situazione si arriverà ad una riduzione del prezzo della benzina e ad
un rilancio dell’uso delle auto private.
Marco — Ma proprio questo significherebbe cedere al ricatto dei petrolieri che vogliono, nonostante tutto,
tenere in piedi un sistema che si è rivelato fallimentare per tutta la nostra
economia! È necessario invece impostare diversamente tutto il meccanismo della produzione.
Emilio — È chiaro che il padronato
privato tende a produrre quello che gli
procura maggiore profitto sul mercato
e quindi, nel caso specifico, preferisce
produrre benzina piuttosto che olio
combustibile. Ma è qui che si inserisce
il discorso del nuovo modello di sviluppo, che vuole adeguare la produzione alle reali richieste della popolazione, in un quadro di programmazione che privilegi i consumi sociali. Qui
si pone il problema della ristrutturazione: il padronato tende a superare
la crisi trasformando e modificando le
imprese in modo da garantirsi almeno
gli stessi profitti di ieri. Ma il movimento operaio, se è disposto ad accettare un discorso realistico intorno alla
necessità di rivedere la nostra produzione in relazione all’attuale crisi internazionale, pretende che le trasfomazioni avvengano in funzione degli interessi popolari anziché padronali. Per
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 . 8/7/1960
questo lo scontro in atto è grave e duro e coinvolge tutti i piani: economico,
sindacale, politico, interno ed internazionale. Ma proprio per questo è necessario che eventuali vittorie sul piano della lotta in fabbrica non siano vanificate dalle disfunzioni governative e
dalla mancanza di una programmazione.
Rosanna — Esempio lampante è
quello delle 150 ore pagate come lavorate ai lavoratori che frequentano corsi di studio. I corsi predisposti dal Ministero della Pubblica Istruzione sono
insufficienti e comunque l’acquisizione
di un titolo di studio, conseguito con
difficoltà da un lavoratore-studente,
non offre oggi alcuna garanzia di migliori condizioni occupazionali!
Emilio — E per questo importante
sapere chi formerà il nuovo governo e
con quali impegni. E per questo che
non si deve escludere a priori una collaborazione della sinistra anche a livello governativo, purché su basi programmatiche precise.
Marco — Il quadro politico attuale
non è molto chiaro. E più di un mese
che è iniziata la crisi e in questo momento non si sa ancora quale sarà la
soluzione . Moro farà un governo rnonocolore? Quale sarà la reazione all’interno della stessa DC se, come sembra, verrà emarginato il PSDI che è il
maggiore responsabile della crisi? E i
programmi economici accontenteranno il PSI o il PRI?
Franco — Lasciamo pure che i democristiani si scontrino tra loro, diminuirà la loro forza.
Alba — Ma al momento opportuno i
democristiani sono tutti d’accordo e di
comune accordo resteranno al potere.
Del resto non dimentichiamo il ruolo
della Chiesa Romana...
Franco — Ma forse le elezioni amministrative di questa primavera cambieranno qualcosa.
Marco — questa idea è diffusa ma è
pericolosa. Non abbiamo bisogno di un
governo ponte, ma di un governo!
Franco — L’unico vero governo capace di reali svolte democratiche sarebbe quello fatto con i comunisti, ma si
corre il rischio di reazioni violente da
parte della destra, reazioni che sfascerebbero tutto.
Marco — Oggi questa non è un’ipotesi reale. Il padrone che sta dietro la
DC non è disposto a cedere il portafoglio. Il PCI non può andare al governo con la DC attuale, a meno che non
voglia tradire la classe proletaria. Bisogna che prima la DC si spacchi e per
fare questo ci vuole ancora molto
tempo.
Paolo M. — Secondo me i comunisti
non devono andare al governo: perché
dovrebbero assumersi il rischio ed il
peso di rimettere le cose a posto, dopo che la borghesia ha gettato il paese nel caos? I comunisti devono ormai
solo stare a guardare, in attesa che la
situazione maturi.
Emilio — Certo la situazione deve
ancora maturare, ma non è accettabile
stare a guardare mentre le masse lottano duramente per l’occupazione e
contro l’aumento sempre più gravoso
dei prezzi. Bisogna tentare un accordo
con la DC così com’è oggi, per dare
uno sviluppo politico a quelle lotte che
altrimenti ri.schiano di vanificarsi. Dietro la DC c’è il padrone, ma ci sono
anche milioni di lavoratori e appartenenti ai ceti medi, macinati dalle speculazioni dei padroni. Se è illusorio
sperare che passino ai partiti di sinistra, perché conosciamo i condizionamenti clientelari e religiosi che li vincolano al partito cattolico (e comunque ciò potrebbe avvenire solo in tempi molto lunghi), è necessario allora
non respingere una trattativa proprio
con auella DC, benché corrotta, filoamericana e serva dei capitalisti... senza aspettare ipotetiche spaccature. Oggi un governo monocolore, che isolasse
la forza sterilmente retriva del PSDI,
potrebbe preludere a scelte più avanzate verso una democrazia reale.
Marco — Tu vedi le cose troppo da
sindacalista. La DC non è la CISL (del
resto anche la CISL ha bisogno di una
salutare cernita). La DC non può mettersi in disaccordo con il capitalismo,
perché ci va a braccetto. Lo scontro di
classe di oggi deve tener conto del
fatto che molti strati sociali, benché
sfruttati sono ancora strumentalizzabili dal capitalismo. Per questo i democristiani restano per noi degli avversari e, se si accordassero con i comunisti, sarebbe per metterli nel sacco. O
si spacca la DC o il compromesso storico, è di questo in sostanza che si tratta, non si deve fare.
Evangelici in Cile
Il vescovo aoli-golplstfl
H. Fronz resta presidente
della Chiesa luterana
Ai primi di novembre ha avuto luogo a Frutillar (Cile) il sinodo della
chiesa evangelica luterana cilena; una
chiesa relativamente piccola (24.500
membri), che però ha fatto parlare
non poco di sé a motivo dell’atteggiamento critico assunto da certi suoi
esponenti nei confronti del regime
golpista che rovesciò, nel settembre
’73, il governo di Allende: quest’atteggiamento ha dato luogo, all’interno
della chiesa, a controversie molto aspre.
Il presidente della chiesa luterana
cilena è, dal 1970, il vescovo Helmut
Frenz, di 41 anni, che dopo il golpe
contro Allende e l’instaurazione della
dittatura militare di Pinochet, è stato molto attivo nel comitato ecumenico a favore dei rifugiati politici cileni vittime del regime golpista.
Già prima degli ultimi eventi il vescovo Frenz era un personaggio discusso neH’ambito della chiesa luterana cilena: i settori conservatori lo
osteggiavano apertamente. Quando il
sinodo lo elesse vescovo, ebbe un solo voto di maggioranza.
Sapendo di essere osteggiato da una corrente della chiesa e del sinodo,
Frenz ha posto all’assemblea sinodale riunita ai primi di novembre due
quesiti: 1) se il sinodo gli confermava la fiducia; 2) se il sinodo desiderava le sue dimissioni. I membri
dell’assemblea erano 52. Diciotto oppositori (guidati da un laico di Santiago, il Dr. JuLio Lajtonyi) hanno
abbandonato l’aula prima dello scrutinio e quindi non hanno votato; su
richiesta di Frenz stesso sono però
stati computati come voti negativi.
L’esito del voto è stato il seguente:
il sinodo ha fatto fiducia a Frenz con
32 voti contro 20, ed ha rifiutato di
chiedere le sue dimissioni con 31 voti contro 21. L’assemblea sinodale ha
anche respinto una proposta degli oppositori di Frenz secondo cui egli avrebbe continuato a occuparsi dei rifugiati e di alcuni altri compiti ma non
sarebbe più stato considerato presidente della chiesa.
Si deve notare che il gruppo dei 18
oppositori sinodali rappresentano tutti
delle comunità di lingua tedesca, mentre gli altri 34 deputati sinodali rappresentano comunità di lingua inglese e
spagnola.
I rapporti tra il gruppo conservatore ostile a Frenz e quello che invece lo
sostiene sono ora rnolto tesi, al limite della spaccatura, malgrado i ripetuti sforzi di riconciliazione che sono
stati tentati.
cronache antimilitariste e di azione nonviolenta
Ancora sul 4 Novembre
Abbiamo già parlato del quattro
novembre e del manifesto commemorativo che in questa occasione il Ministero della Difesa ha diffuso ampiamente. Ritorniamo ora sull’argomento, poiché questo manifesto — e per
la precisione non il suo testo, ma il
comunicato stampa con cui il Ministro lo ha presentato — ha suscitato
una vivace reazione negli ambienti antimilitaristi e nonviolenti.
Secondo il Ministero infatti il contenuto del manifesto vorrebbe esprimere « un chiaro messaggio di concordia, di solidarietà, di nonviolenza ».
Ma questa definizione ovviamente non
è piaciuta al Movimento Nonviolento,
che ha scritto al Ministro Andreotti e
al Capo dello Stato una lettera della
quale vogliamo pubblicare ampi stralci.
« I giornali hanno informato che il
suo Ministero (della guerra) ha divulgato il manifesto celebrativo delle forze armate per il IV novembre, presentandolo come ispirato alla nonviolenza. Chiunque ci si fosse messo di proposito, difficilmente sarebbe riuscito,
come in questo caso, ad accozzare due
realtà così antitetiche, la nonviolenza
che è appassionamento all’esistenza,
alla libertà e allo sviluppo di ogni essere, e l’esercito, massimo strumento
di morte e autoritarismo. Sa Lei cogliere la grottesca immagine di un
cacciatore che si dichiari fautore della
nonviolenza verso gli animali?
Un manifesto riguardante l’esercito
e ispirato alla nonviolenza non potrebbe che presentare questo semplice, netto, logico discorso: la sua disparizione.
Non facciamo dunque confusioni.
Abbiamo estremo bisogno — l’umanità tutta — di liberarci dalle infami,
millenarie mistificazioni attraverso cui,
dietro parole di valore sacro, si contrabbandano realtà indegne. Se ancora non si avverte la tragica inadeguatezza (noi diremmo l'ignominia) di
una macchina mostruosa quale l’esercito, si abbia almeno la consapevolezza e la dignitosità di non fare opera
meretrice ammantandolo di un principio, degradato a belletto, sotto cui
mascherare il suo compito, che è di
fare dell’uomo un automa sempre
pronto ad uccidere, chiunque e comunque.
E, nel caso in questione, quindi, tralasciamo di contaminare e corrompere — con danno di tutti — quella nuova parola di vita, la nonviolenza, che
ha ispirato — qui veramente — anime
altissime quali Gandhi, Martin Luther
King, Aldo Capitini... ».
Aumentano ancora le spese militari
Duemilanovecentodieci miliardi
per il 1975, vale a dire poco meno di
otto miliardi al giorno: a tanto ammonta il bilancio preventivo del Ministero della Difesa di questa bella Italia che, pur mancando di case, scuole,
ospedali e tante altre cose, è dotata di
uno dei più mastodontici eserciti che
si conoscano.
Le spese militari — secondo quanto
recentemente illustrato dall’ammiraglio Henke, capo di stato maggiore —
sono aumentate per l’anno venturo di
soli... 129 miliardi, e verranno così ripartite: 1629 miliardi per il personale, e poco meno di 1300 miliardi per
il funzionamento vero e proprio delle
Forze Armate. Per la manutenzione e
l’acquisto di nuovi armamenti sono
previsti: 104 miliardi per l’Esercito, 77
per la Marina e 213 per l’Aeronautica.
Notiamo infine che, nel corso degli ultimi cinque anni, le spese militari sono
più che raddoppiate: nel 1970 ammontavano infatti a 1290 miliardi.
Sono cifre che parlano da sole, e
che senza dubbio non hanno bisogno
di ulteriori commenti per essere comprese, nella loro assurdità, da chi crede nella pace e nella necessità del disarmo.
Da molti anni il bilancio della Difesa è per tutti noi una specie di sorpresa, ogni anno meno piacevole, ed è un
peccato che non si sia riusciti sinora
ad andare al di là della deplorazione e
a costruire una efficace opposizione alle spese militari.
E questa una contraddizione molto
sentita negli ambienti antimilitaristi;
ne è conferma il fatto che, proprio in
questi giorni, durante una riunione
cittadina torinese di militanti nonviolenti, si sia prospettata l’opportunità
di lanciare una seria campagna di mobilitazione su questo tema. Ci auguriamo che l’iniziativa venga a concretarsi, e siamo sicuri — o per lo meno
speriamo vivamente — che gli evangelici sappiano portarvi un valido, anche
se modesto, contributo.
Luca Negro
I La rivista missionaria ec Kontinente »
pubblicata a Essen ha dimostrato ua totale insufficienza dell’immagine che i testi
scolastici della Germania Federale offrono ai
ragazzi relativamente ai paesi in sviluppo;
dall’analisi sistematica di 140 testi scolastici
risulta c( una serie sconvolgente di pregiudizi,
mancanze di tatto e vere e proprie falsità ».
LA SITUAZIONE
IN M. ORIENTE
SI AGGRAVA
Coop. Tip. Subalpina - Terre Pellice (Torino) Emilio — Non siamo d’accordo...
Alcuni nuovi
fatti hanno improvvisamente portato
il Medio Oriente ad
una svolta pericolosa, che sembra modificare, in modo profondo ed irreversibile, quel difficile problema.
« Rumori e minacce di guerra risuonano nuovamente in tutto il Ai. Oriente (scrive Claude Monnier nel «Journal de Genève » del 6 c.). Paradossalmente questo risveglio delle preoccupazioni e delle aggressività è un segrio
non interamente negativo: la situazione M. Orientale, bloccata per sei anni
dopo la guerra del '61, poi sbloccata
dalla guerra del '73, si era nuovamente
immobilizzata dopo le prime trattative
intervenute fra Israeliani da un lato,
ed Egiziani e poi Siriani dall'altro. Ora,
dopo il vertice di Rabat (cfr. il nostro
art.: « In Cisgiordania, dopo Rabat »,
nel n. preced. di questo settimanale),
tutto si rimette nuovamene in movimento. Tutto sembra ridiventare, ancora una volta, possibile: la guerra
certamente, ma anche la pace effettiva.
L'elemento decisivo, nella fattispecie,
è stato certamente il riconoscirnento
dell'OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina) come entità nazionale, sia da parte dei capi dei governi e degli Stati riuniti a Rabat, sia
da parte dell'ONV.
Infatti il “problema palestinese", fin
tanto che non era possibile definirlo
né dotarlo di forma o contorno concreto, bloccava ogni possibilità di regolare definitivamente il conflitto araboisraeliano: ora, al contrario, ognuno
può concepire uno Stato Palestinese,
installato sui territori occupati militarmente da Israele (interamente o in
parte), e può dunque ragionare finalmente su dati tangibili ».
Negli ultimi giorni v’è stato anche
un altro fatto molto importante: l’intervento di Jasser Arafat (il capo, riconosciuto ufficialmente dall’OLP) all’QNU, con relativo discorso.
Riportando le notizie sul M. Qriente,
noi abbiamo sempre cercato con scrupolo valutazioni che dessero un quadro
obiettivo della situazione, e così intendiamo fare anche ora e in avvenire.
Sappiamo benissimo che colpe, e gravi,
ve ne sono da ambo le parti, anzi da
tutte le parti, perché forse le colpe
maggiori sono da attribuirsi alle grandi potenze, che speculano perfidamente e cercano d’ingrassare con le mise
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
rie altrui; esse cercano anzi, ove possibile, di combattersi fra loro valendosi
del sangue delle piccole nazioni. Qra,
poi, che le nazioni capitaliste, in particolare la più potente di esse, sono state toccate nella borsa con la questione
del petrolio, è più che naturale un orientamento completamente nuovo.
Peranto vogliamo segnalare oggi un
fatto che può sembrare di poca importanza, ma che invece, a nostro avviso, non lo è: se non altro come sintomo di evidente ed ingiusto dispregio
verso Israele.
« Martedì 5 c., la commissione specializzata per gli affari culturali delrUNESCO, alla Conferenza Generale
indetta da quell'organismo internazionale, ha rifiutato d'includere Israele in
una regione determinata del globo.
Si trattava di classificare gli Stati
membri in “regioni", intendendo l'UNESCO organizzare certe attività, in particolare delle conferenze ai livelli regionali. Gli USA e il Canadá sono stati
classificati, senza difficoltà, nella zona
europea, come essi avevano richiesto,
e ciò col voto favorevole dell'URSS e
di tutti i paesi dell'Est. Reciprocamente, gli USA e il Canada hanno votato
per includere l'VRSS tanto nella zona
europea che in quella asiatica, mentre
invece la Cina ha votato contro la presenza sovietica nella zona asiatica. La
Australia e la Nuova Zelanda non hanno avuto alcuna difficoltà a farsi includere nella zona asiatica.
Il gruppo di lavoro della commissione aveva proposto d'includere Israele
nella regione europea. Una prima votazione ha dato 30 voti favorevoli, 30
contrari e 8 astenuti. Una seconda votazione, per appello nominale, ha dato
23 voti favorevoli, 35 contrari e 26 astenuti: in tal modo Israele non risulta
inclusa in nessuna regione culturale. Se
dunque la Conferenza Generale, a cui
compete la decisione finale, non riformerà la posizione ora assunta, Israele
non potrà partecipare a nessuna attività regionale dell'UNESCO ».
(Da «Le Monde» del 7.11.1974).
IMPRESSIONI DAL GIAPPONE
Tullia Carettoni ha compiuto
quest’estate un viaggio in Giappone,
facendo parte d’una delegazione della
Commissione parlamentare lavori
pubblici del Senato. Lo scopo del
viaggio è stata una
indagine conoscitiva sull’industria cantieristica in quel
paese.
Un taccuino del viaggio della Carettoni è stato pubblicato su « L’Astrolabio » del 30.9.’74. Eccone l’ultimo foglietto (in data 13.9):
« Lasciamo il Giappone. L'impressione che se ne ricava è d'un paese pieno
di contraddizioni dove vecchio e nuovo
convivono una vita fittizia e dove (in
tempi non lunghissimi) i nodi verranno al pettine.
Il contrasto città-campagna è più
drammatico che in qualsiasi altra parte del mondo; la condizione operaia,
così lontana dai livelli occidentali in
una struttura produttiva delle più avanzate, non potrà non registrare mutamenti. Uomini e donne giovani cominciano a pensare che si può aspirare
ad una vita migliore, competitiva per
il singolo e non solo per la intera comunità nazionale in gara per conquistare sempre più vasti mercati e per penetrare sempre più profondamente,
dal punto di vista finanziario e commerciale, in quegli stessi paesi che
trent'anni fa furono soggiogati dalle
terribili armate del Mikado.
Anche per questo in tutta l'Asia l'odio
per il Giappone tende a risorgere, e al
detto “il brutto yankee" si sostituisce
quello del “brutto giapponese".
Ma quest'impero commerciale rischia
di crollare, se la crisi economica del
mondo continua e se al più presto non
s'instaura una politica di buon vicinato con la Cina (che in parte c'è già)
e l'URSS.
Il presiidente della Dieta, rivolgendoci l'indirizzo di saluto, dice che il
paese aveva creduto nel passato di
risolvere i propri problemi procurandosi “più terra" a spese dei popoli vicini. Ora questo si rinnega e si punta
.sulla collaborazione e sulla cooperazione tra i popoli.
La terza potenza industriale def
mondo insomma è piena di problemi
e l’attendono certo anni di grandi mutamenti. L'avvio dei quali probabilmente sarà dato dai risultati elettorali del 1976 ».
Da altre fonti più recenti apprendiamo che permane ancora in Giappone un’ostilità accentuata sia verso
gli USA che verso l’URSS.