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Anno 115 - N. 50
14 dicembre 1979 • L. 300
ARCHI VIO TAVOLA „ VALDSi
10Ö66 ' TORRE FELLI CE
Spedizione in abbonamento postale
Gruppo bis/7C
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Salvo una deplorazione per
alcune intemperanze di linguaggio, la stampa non ha dato, in
generale, rilievo alla mozione
presentata dal parlamentare radicale Gianni Melega, in cui la
D.C. era definita « associazione
per delinquere », ed illustrata
sparando ogni sorta di epiteti
nel mucchio democristiano.
In realtà, a nostro parere, il
Melega ha perduto un’ottima occasione non per star zitto (certe cose si possono e si debbono
ben dire), ma per presentare il
caso D.C. per quello che è, e
cioè non tanto un fatto di morale pubblica o privata (non sarebbero i soli), quanto un vero
pericolo culturale e politico. Basta aver seguito la confusa preparazione del prossimo Congresso per vedere come la D.C. non
sia in realtà un partito omogeneo con programmi concreti ma
piuttosto una federazione di partitini del tutto eterogenei tenuti
assieme solo dal cemento, rappresentato dalla arroganza con
cui si vuol mantenere ad ogni
costo il potere, che fa presa non
appena spunta all’orizzonte la
possibilità di elezioni. Questo fine, unito alla mancanza di programmi concreti non lascia altro mezzo, per mantenere la
presa sull’elettorato, che il clientelismo più spinto il quale inevitabilmente tende ad identificarsi di più in più con la corruzione attiva e passiva.
Niso De Michelis
CHIESA E SCIENZA NELLA VICENDA DI GALILEO E’ necessario
------------------------------ abbandonare i sistemi
Chi è da riabilitare?
inquisitoriaii
Ma sul piano dei valori morali e spirituali la auspicata riabilitazione di Galileo non serve.
Invece (della riabilitazione del grande scienziato del ’600 è auspicabile l’abbandono dei sistemi inquisitoriaii ancora oggi in uso
Coloro che, a Roma, scendendo dal Pincio verso Trinità dei
monti, passando oltre il monumento ad Enrico Cairoli — ucciso a Villa Glori nell’ottobre del
1867 combattendo contro le milizie papaline nel tentativo garibaldino di unire Roma all’Italia
— guardano a monte trascurando per un momento il bel panorama sulla città, scorgono una
colonna, non alta, cinta da una
fascia di bronzo portante la scritta seguente: « Il prossimo palazzo / già dei Medici / fu prigione a Galileo Galilei / reo di
aver veduto / la terra volgersi
intorno al sole / SPQR /
MDCCCLXXXVII ».
Quella targa ricorda da 92 anni ai romani quello che non fu,
e non è, l’errore di Galileo.
L’errore della chiesa
e quello di Galileo
In fondo, se la D.C. fosse realmente il partito dei moderati e
svolgesse una attività coerente
in tal senso, potrebbe anche essere utile in un quadro di democrazia occidentale. Ma non lo
è affatto, fino a quando la rappresentano personaggi del tutto
eterogenei come Camiti e Rossi di Montelera, Galloni e Fanfani, Andreotti e Donat-Cattin,
Zaccagninì e Forlanì e così continuando, con il sapido condimento dei Gava, dei Lima e dei
MattareUa. Ed aUòra ecco come
può avvenire che in Italia l’attività di governo si svolga in
modo schizofrenico che vede a
livello legislativo, dove la compartecipazione di altri partiti è
necessaria, situazioni non del tutto negative (lo statuto dei lavoratori, le leggi previdenziali, le
leggi ecologiche sono fra le migliori di Europa), ma a livello di
gestione delle stesse leggi il marasma più totale e l’uso della
macchina amministrativa parcellizzato e sfasciato nel clientelismo più totale.
E perché questa situazione riguarda anche noi, non solo come cittadini, ma anche come protestanti? Perché tutto questo
non è che il più visibile risultato di una « cultura cattolica »,
che non sa andare oltre il corporativismo e l’assistenzialismo più
spinto e che, imponendo una
mediazione a tutto, deresponsabilizza l’individuo togliendo alla
società quella responsabile partecipazione di ciascuno che sola
può assicurarne una ragionevole sopravvivenza.
La D.C., caro Melega, non è
una «associazione per delinquere », ma è una « associazione
per la conservazione del potere»; e questo è peggio, specie
se, come è il caso, il potere non
viene conservato per guidare il
paese in una o un’altra direzione, ma solo per uno stagnante
Potere fine a se stesso.
La faccenda era cominciata nel
1616 quando il papa Camillo Borghese (Paolo V) aveva condannato il sistema astronomico messo a punto da Copernico, il quale era già morto da 73 anni; aveva posto all’Indice dei libri proibiti le sue opere ed aveva fatto
diffidare, in privato, Galilei ad
abbandonare e non più sostenere in pubblico le predette teorie
sulla rotazione terrestre. Ma in
seguito, sotto il pontificato di
Maffeo Barberini (Urbano Vili)
avendo Galileo pubblicato il suo
« Dialogo dei massimi sistemi »
in cui ribadiva la sua adesione
al sistema copernicano, nel 1632,
Galileo veniva incarcerato e Tan
no successivo condannato dal
Sant’Uffizio all’abiura per veemente sospetto di eresia.
L’aver veduto la terra volgersi intorno al sole non fu pertanto Terrore di Galileo, ma la causa delTerrore marchiano compiuto dal papato, dal Cardinal
Bellarmino, dal Sant’Uffizio, dai
gesuiti e da tutto Tapparato chiesastico romano in un’epoca in
cui il potere mondano detenuto
e gestito dalla gerarchia con orgogliosa tracotanza veniva diretto anche contro le scoperte che
l’umanità veniva compiendo agli
albori della ricerca scientifica.
Era l’epoca della Controriforma
imperante e del conseguente rafforzarsi- dell’oscurantismo clericale che doveva oscurare per secoli l’atmosfera del nostro paese.
L’errore di Galileo fu invece
quello di aver ceduto alle istanze della gerarchia; di essersi reso prono ai suoi voleri; di non
aver saputo far ricorso alla lucidità ed alla chiarezza necessarie per resistere alle pressioni
esercitate sulla sua coscienza; di
aver ritrattato i suoi convincimenti ed i suoi scritti; di essersi
sottomesso alla prepotenza e di
aver confuso il potere della Curia e l’obbedienza al papa con
la fede in Cristo e nella Scrittura. Egli in conseguenza abiurò,
come se Taver veduto la terra
girare intorno al sole fosse stata
un’offesa a Dio ed un rinnegamento della fede in Cristo Gesù.
In quel secolo però molte persone, tra i minimi della terra,
preferirono obbedire a Dio piuttosto che agli uomini anche se
avvolti negli abiti talari, e furono torturati, sgozzati, arsi per
non aver rinnegato se stessi e la
fede in Cristo, secondo i voleri
dei tribunali ecclesiastici romani. Non occorre far nomi. Galilei invece ha abiurato!
I mezzi cambiano
lo scopo permane
A quel tempo il potere ecclesiastico riteneva di poter schiacciare l’impulso della ricerca
scientifica al pari di quello che
nasce dalla fede. L’importante
era che la gente fosse sottomessa ai voleri della gerarchia e della Curia. I tempi ora sono mutati; i mezzi anche, ma lo scopo
permane. Oggi esiste una Pontificia accademia delle scienze a cui
molti, senza distinzioni confessionali ambiscono di appartenere; oggi in Vaticano si inneggia
alla scienza e, pel centenario della nàscita di Einstein, il pontefice, concittadino di Copernico,
« auspica che teologi, dotti e storici, animati da spirito di sincera collaborazione, approfondiscano l’esame del caso Galilei e,
nel riconoscimento leale dei torti, da qualsiasi parte vengano,
facciano sparire ì sospetti che
questo “affaire” oppone ancora
in molti spiriti ad una concordia
fruttuosa tra scienza e fede, tra
la Chiesa e il mondo. Io assicuro tutto il mio appoggio a questa impresa che potrà rendere
onore alla verità della fede e della scienza ed aprire la porta a
future collaborazioni ».
Queste espressioni enunciate
il 10 novembre scorso nella sala
regia in Vaticano, sono state interpretate coralmente come testimonianza dell’intenzione pontificia di far riesaminare il processo per procedere ad una riabilitazione di Galilei. A me sembra invece che si sia intenzionati piuttosto ad adoperarsi per
far « sparire i sospetti », come li
chiama il pontefice, tuttora fondati per via della condanna di
Galilei e che impediscono in
molti una concordia ed una possibile collaborazione tra la Chiesa di Roma e la scienza moderna. Tuttavia non è escluso che,
come le opere di Copernico furono cancellate dall’Indice dei
libri proibiti alla chetichella nel
1835, così, con tutta la solennità
del caso, venga riveduto il processo intentato contro Galilei ed
egli venga riabilitato agli occhi
di quanti ritengono ancor oggi
di doversi render proni ed umiliarsi ai voleri della Curia romana.
Qggi infatti per assicurare alla gerarchia il mantenimento e
la gestione di un potere mondano non è più producente combattere la scienza; merita invece di ingraziarsela, di andarle
incontro, di ricercarne la collaborazione. La ricerca scientifica
e la tecnologia conseguente costituiscono oggidì uno strumento di potere di cui non è possibile privarsi, e tanto meno a cagione di Galileo!
non ha valore alcuno. È la Curia
vaticana che dovrebbe riabilitarsi di fronte alla scienza ed alla
umanità per via degli errori commessi, dei mezzi usati per sottomettere le coscienze e confondere la verità negli uomini. Ed a
tal fine ogni atto compiuto per
ingraziarsi la scienza non convince nessuno. Né sarebbe sufficiente accogliere l’invito rivolto
da Luigi Firpo con la lettera
pubblicata su La Stampa del 18
novembre scorso. Aprire tutti gli
archivi ecclesiastici alla ricerca
scientifica può forse aiutare qualcuno nella ricerca del vero, ma
non riabilita nessuno; non costituisce un atto capace di ripristinare una fiducia caduta da secoli. La riabilitazione auspicabile sarebbe quella di smettere in
via definitiva, facendone pubblica ammenda, quei sistemi inquisitoriaii ancor oggi in uso per
imporre il proprio potere sugli
altri, ricorrendo alle più diverse
forme di pressione e di intimidazione, alle larvate minacce, all’avvilimento delle coscienze, alle ritrattazioni, a tutti i metodi
di quel ben noto sistema di cui
ci si vale nelle pieghe operative
di quella Congregazione che non
porta più dal 1966 il nome, divenuto sospetto ed infamante, di
Sant’Uffìzio. È vero che oggi le
torture fisiche, la prigione, i roghi non sono più a sua disposizione per intimidire gli animi ed
impaurire i pavidi, come ai tempi di Galilei. Ma vi sono casi in
corso che dimostrano che se gli
strumenti operativi sono di necessità cambiati, tuttavia il fine
di esercitare un potere sulle coscienze permane e la mentalità
inquisitoriale è sempre la stessa.
Giorgio Peyrot
TEMPO DI AVVENTO
Un potente salvatore
« Il Signore ci ha suscitato un potente salvatore..., uno che
ci salverà dai nostri nemici... affine di concederci che, liberati
dalla mano dei nostri nemici, gli servissimo senza paura ».
(Luca 1: 69, 71, 74).
A metà di una partita a scacchi l’intreccio dei pezzi bianchi
e neri disposti sulla scacchiera
costituiscono per il giocatore un
insieme di necessità e di libertà.
La necessità è rappresentata da
tutto quello che è avvenuto prima della mossa che il giocatore
sta per fare: le sue mosse, quelle
azzeccate come quelle infelici, e
quelle dell'avversario compietamente indipendenti dalla sua volontà. Questo complesso di mosse che si sono sommate le une
alle altre determina il fatto che
la partita sia quella e non un’altra. La libertà è rappresentata
dalla scelta che il giocatore può
fare selezionando tra diverse
possibilità quella che gli pare la
migliore. Una buona mossa è
quella che tiene conto di ciò che
è avvenuto prima, che valuta l’attacco dell’avversario e cerca di
portare avanti il piano che il
giocatore è andato costruendo.
Cosa succede invece se il giocatore non tiene conto dell’elemento di necessità della partita, rifiuta di essere condizionato da
ciò che è avvenuto prima e pretende di muovere in modo incondizionato? La libertà, sganciata dalla necessità che la sostiene e le dà coerenza, direzione
e continuità, diventa arbitrio, capriccio auto-distruttivo: in po
che mosse la partita, diventata
assurda, termina nella completa mancanza di senso.
Questa immagine mi pare possa illustrare uno dei nemici piu
temibili da cui oggi abbiamo bisogno di essere salvati: la mancanza di significato della vita, la
assurdità. Un malinteso concetto
della libertà sradicata dal contesto della necessità, che pure dovrebbe fortnare il suo supporlo,
fa sì che òggi trionfi nelle più
diverse situazioni il tentativo, la
sperimentazione continua, il saltare da una cosa all’altra, il desistere di fronte ad un ostacolo
o ad una difficoltà. Un uomo che
ritenga di essere libero di tirare
un rigo sulla sua compagna che
gli è sfiorita accanto per inseguire altrove il sapore, o il mito, del
nuovo; un intellettuale che consideri la "ricerca" come il disinvolto passaggio da una posizione
al suo contrario a seconda del
vento della moda; una persona
che ritenga giustificabile qualsiasi esperienza di rapporto interpersonale per il semplice fatto
di costituire l’acquisizione, appunto,. di una esperienza; un giovane che riconosca valore zero a
qualsiasi significato insito nel
mondo in cui si sente costretto
a vivere e dia valore totale all’unico significato che gli rima
ne, quello chimico che si inietta
nelle vene; sono esempi individuali di cosa può significare oggi
una libertà sradicata. Rifiutato
in modo più o ména radicale l’elemento di necessità della vita,
è sempre più frequente, infuna
società permissiva e libera come la nostra, che un uomo, una
donna, a'metà dellà sua vita^
avendo diretto la propria lUiertà-arbitrio qua e là nelle più diverse direz,ioni, si ritróvi senza
continuità o identità, preda di
questo nemico terribile e distruttore al massimo grado: la mam
canza di significato della vita
Per combattere questo nemico
la nostra società sta sviluppando delle spinte verso una limitazione della libertà che con forme
diverse di autoritarismo e repressione riduca i danni connessi all'uso sbagliato della libertà.
Ma non è questa la salvezza di
cui abbiamo bisogno, perché il
rimedio è peggiore del danno. La
salvezza vera di cui abbiamo bisogno è il ritrovare il senso profondo della vita e questo ci può
essere dato soltanto dal "potente salvatore" che — come dice il
canto di Zaccaria — il Signore
ha suscitato per noi.
In primo luogo salvezza vuol
dire seguire il Cristo in un ritrovato ritmo tra /’accettazione di
una realtà data e il suo superamento creativo. Gesù non ha subito la situazione in cui si è tro
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 7)
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14 dicembre 1979
IMPRESSIONI DAL PRIMO VIAGGIO NEL SUD
X CIRCUITO - TOSCANA
Con profonda emozione Un impegno per Pisa
Concludiamo con questa seconda parte l’intervista al
moderatore Giorgio Bouchard iniziata sul numero scorso.
— Posso chiederti di scendere
più nel dettaglio per quel che
riguarda «La Noce» dì Palermo?
— A Palermo, nel cuore di un
grosso quartiere popolare, c’è la
nostra scuola piena di ragazzi
del popolo. Certo ci sono anche
intellettuali e sindacalisti che
chiedono di iscrivere i loro figli
a quella scuola; è un rischio, ma
anche un segno. Tuttavia per capire il segreto de « La Noce »
bisogna visitare il quartiere perchè così si capiscono molte cose, e si percepisce la realtà di
Palermo.
Nel Centro ho partecipato ad
im’àgape che riuniva tutti i metodisti e valdesi della città, 150
persone, una specie di 17 febbraio alle Valli, un’occasione di dialogo. Erano presenti anche dei
Cristiani per il socialismo, con
i quali c’è stato dibattito. Non
erano d’accordo col sermone che
ho fatto, l’han trovato troppo valdese. Pazienza, sono dei peccati
che dovranno perdonarmi.
Oltre al Centro di Palermo
ho chiesto di andare a visitare
le case per i terremotati di Vita.
Ci ripensavo in treno e leggo su
« La Repubblica » che il governo
sta discutendo su alcune migliaia
di case da fare nella zona del
Belice. Dopo 11 anni forse queste case verranno fatte. Noi ne
abbiamo fatte 22. Cosa c’è di
più modesto e poco trionfalistico? Case piccole, semplici, una è
già vuota e c’è dentro una cooperativa di lavoro femminile.
Riuscirà? fallirà?
Vale la pena di impegnarsi
per tenere in vita iniziative e attività andando avanti verso gli
anni ’80 che saranno sicuramente nuovi e diversi, che esigeranno nuove forze, nuove idee, una
svolta, non ima rottura.
— E il Servizio cristiano dì
Riesi?
— È un Centro meraviglioso.
Non è la prima volta che lo vedo; mi era già successo molti
anni la di vederlo arrivando da
Agrigento dove avevo speso
mezz’ora a guardare la Valle dei
templi. I templi di Agrigento,
cioè la grande cultura pagana
così spesso filtrata attraverso la
nostra visione romantica, quella
visione romantica da cui vengono le nostre idee peggiori, l’idea
di un Dio fatto a nostra immagine di intellettuali, di aristocratici, di privilegiati. Per questo i
meravigliosi templi sono i nostri padri secondo la carne, sono
la Grecia, la filosofìa, la polis,
tutte cose che abbiamo nel sangue e che cl rendono atei ma
molto superbi, in compenso. E
dopo, il Servizio cristiano di
Riesi, bello anche questo, ma così diverso. Il tentativo di essere
chiesa, di non costruire sul romanticismo, di non costruire sull’uomo, di non costruire sulla
classe dirigente. Il linguaggio
architettonico del Centro di Riesi, che assomiglia a quello di
Comitato di Redazione : Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay, Marco
Pasquet, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella Sbaffi, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabiie :
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Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
«L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 lu- glìo 1960.
Cpooeratiya Tipografica Subalpina ,
Torre Pellice (Torino)
Agape, è così un linguaggio che
parla dal profondo al visitatore.
Nel bellissimo salone del Servizio cristiano ho incontrato il
gruppo residente: uomini e donne che hanno buttato lì la loro
vita e che sostanzialmente ponevano una domanda: cosa pensate di noi? cosa pensate del nostro futuro? Ho dato una risposta come fratello, più che come
membro della Tavola, e spero
che questa risposta sia accolta. La mia risposta è stata: il
vostro futuro ci sta a cuore, il
giorno in cui il Servizio cristano
dovesse avere una crisi, sarebbe
un passo indietro per tutti noi,
una sconfitta per tutti noi. Anche là cominciano gli anni '80.
È probabile che anche là ci voglia una svolta, non una rottura; ma ecco, ho provato una
emozione profonda, come credente e come credente a cui è
stata affidata una determinata
responsabilità. Credo che dobbiamo privarci della triste gioia
di vedere gli altri andare in crisi e dobbiamo accettare di partecipare a una ricerca che sarà
complessa e diffìcile. Penso che
questa ricerca ci possa e ci debba coinvolgere in un quadro di
solidarietà perché la nostra opera in Italia o è completa o non
è, e la nostra unione di chiese ha
sempre compiuto un’opera completa; piccola, ma completa. Ci
pensavo in Sicilia, passando in
piazza deU’Ucciardone, dove fu
bruciato Giacomo Bonelli, predicatore valdese; ci pensavo in
treno venendo lungo la Calabria
quando son passato nella stazioncina di Guardia Piemontese.
Puscaldo, Guardia Piemontese,
valdesi di Calabria, rninoranza,
consapevole minoranza. La realtà
valdese e metodista senza il Sud
sarebbe come un protestantesimo senza Valli valdesi, qualcosa
che zoppica.
— Parli dell’emozione che hai
provato in questo viaggio—
— ... ma che è evidente anche
ora, non è vero? E allora lascia
che ti ringrazi, perché con questa intervista me l’hai fatta rivivere. Stavo tornando alle carte, staVo per commettere l’errore di pensare che le lettere, le
carte del moderatore sono importanti. Non è vero; sono soprattutto importanti le chiese e
le opere con le quali possiamo e
dobbiamo costruire una strategia
comune di evangelizzazione.
Quando a conclusione del viaggio mi sono ritrovato in treno
in Calabria, dopo aver passato
la stazioncina di Guardia Piemontese, mi è venuto spontaneo
di raccogliermi profondamente
in preghiera e mi è parso in
questa preghiera di ricevere una
risposta di incoraggiamento e
di consolazione, dallo Spirito del
Signore. Questa preghiera non
nasceva da un senso di impotenza, anche se ero preoccupatissimo, ma da un senso di riconoscenza per il fatto di poter lavorare, poter sbagliare, poter soffrire per un’opera, in cui siamo
tutti impegnati nella responsabilità che ci lega per il tempo
che ci sta davanti.
a cura di Giuseppe Platone
Domenica 23 nov. nei locali
comunitari di Pisa si sono riuniti i delegati delle chiese metodiste e valdesi della Toscana e
di La Spezia. Ad essi si è unito
un rappresentante della chiesa
battista di Pistoia. La giornata
è stata aperta dall’ascolto della
Parola e della sua spiegazione,
data dal past. Sonelli su II Cor.
4: 5. La Commissione aveva indetto l’assemblea con uno scopo: dare avvio a un progetto
concreto di evangelizzazione in
comune. Ci siamo interrogati sul
« come » e sul « dove »: sono state proposte varie località — Rio
Marina, Livorno, Lucca, Siena —
ed è stato utile calare nelle nostre realtà. Alla fine una scelta
che decide: Pisa! A Pisa infatti
già lavorano con metodo a un
loro progetto; piuttosto che avventurarsi, l’assemblea preferisce adottarlo e andare sul sicuro.
Il dibattito del pomeriggio ha
un tema di fondo: in che misura, e in quali modi, il Circuito
può intervenire in iniziative locali avviate? Vi è l’utile di un apporto solidale di tutti, ma anche
il rischio di snaturare il progetto, scoraggiare la comunità d’iniziativa. Ci è parso che la libertà
della chiesa locale qui fosse da
incoraggiare, mentre nostro compito comune fosse di assicurarle
una discreta e sicura disponibilità, di garantire ogni collaborazione richiesta e coordinata dal
Consiglio di Circuito.
L’ultima parte della giornata
era presa da una discussione sulla opportunità di fare dei sondaggi in tutta la regione in vista
della costituzione di una Federazione delle comunità evangeli
che simile a quella di altre regioni. Un abuso di quel tatticismo politico (I), retaggio della
sedicente cultura cattolica, che
ci invischia un po’ tutti, ha inquinato la discussione. Di fronte alle insistenze dei responsabili del Circuito, alcuni hanno presentato la necessità di giungere
« prima » a una stretta collaborazione fra le chiese locali.
Siamo grati alla comunità che
fraterna ci ha ospitati. Ora dovremmo riflettere su quello che
è stato questo incontro, per approfondire le motivazioni che ci
hanno guidato e sempre meglio
rispondere al mandato del Signore in questa nostra amata
terra. È a Lui che guardiamo
ed affidiamo i proponimenti comuni.
Luigi Santini
Uno strumento
di lavoro
L’inserto di questo numero intende favorire il proseguimento deUa riflessione e dell’azione di evangelizzazione. Le chiese che
vorranno usarlo per il lavoro di gruppi, quartieri,
catecumeni, unioni femminili, giovani, ecc. potranno ordinarne copie alla redazione entro i primi giorni di gennaio. Costo L. 200
per copia compresa la spedizione. Minimo 20 copie.
Sconto 25% sopra le 100
copie.
SESTRI
SAMPIERDARENA
In collaborazione con la chiesa di Genova è stata organizzata una serata di evangelizzazione nella chiesa di via Assarotti
con una conferenza del prof. Domenico Maselli sul tema: Crisi
del Cristianesimo oggi, sue cause e prospettive future. Una
folta rappresentanza delle chiese sorelle, amici e simpatizzanti ha seguito con vivo interesse
la conferenza, seguita dal dibattito. Ringraziamo l’amico Maselli per la profonda analisi della
situazione spirituale e sociale
del dopoguerra e il messaggio
di speranza che egli ha recato
nell’annunzio di Cristo, unica risposta alla ricerca dell’uomo di
oggi. Il suo contributo continuerà la primavera prossima nel
programma di azione evangelistica nella nostra città.
In tema di visite ricordiamo
quella del maggiore Figliola
Antonia dell’Esercito della Salvezza che è ritornata in mezzo
a noi di recente; ha parlato ai
catecumeni ed ha presieduto i
culti delle due chiese. L’opera
dell’Esercito attraverso le testi
FIRENZE
Incontro degli
evongellcl
Domenica 23 dicèmbre alle ore
10,30 tutti gli evangelici fiorentini si riuniranno nel tempio protestante di Via B. Rùcellai per
celebrare insieme un cultò natalizio di testimonianza.
La colletta sarà devoluta ad
Amnesty International per l’invio di pacchi dono ai detenuti
politici nelle varie carceri e campi di concentramento nel mondo.
La manifestazione sarà preceduta dalla distribuzione di un
breve messaggio scritto rivolto
alla cittadinanza.
Scopo di questa manifestazione è quello di proclamare insieme, come popolo di credenti,
l’unico messaggio veramente alternativo di liberazione: Gesù.
monianze raccontate dalla nostra sorella è sempre molto apprezzata e lascia un segno profondo; per questo siamo grati al
Signore per questa visita.
Anche quest’anno Pietro Grua
ci ha recato i suoi messaggi sempre molto apprezzati dalle nostre comunità. Il suo ministero
itinerante in varie chiese è in
benedizione per l’opera del Signore.
I consigli di chiesa allargati
hanno discusso i temi del Sinodo con particolare riferimento
all’evangelizzazione. Ci si è rallegrati per l’accresciuto numero
di predicatori impegnati nelle
comunità e nel circuito.
In occasione d’un culto Adriano Cattaneo di Paolo e Silvia
Ricca è stato battezzato nel clima della preghiera ;- Dio benedica
e arricchisca con suoi doni questa creatura.
SCIGLI
Nel quadro della manifestazione organizzata dalla Chiesa
metodista di Scicli, con la partecipazione della Chiesa valdese
di Pachino, di cui abbiamo dato
notizia sull’ECo-Luce del 30.11,
sabato 24 nov. ha avuto luogo
una conferenza dibattito sul tema: « Pace: problema di popolo o problema di vertici? » (Nino Gullotta).
La domenica 25 mattina, nel
succedersi della visita alla mostra ed alla esposizione di libri
della editrice « Claudiana » inerenti anche i temi della manifestazione, hanno rivolto la loro
parola ad un discreto pubblico
presente Arrigo Bonnes sul problema degli armamenti, Nino
Gullotta sull’obiezione di coscienza, Mario Berutti sull’energia nucleare ed Arcangelo Pino sulla
fame nel mondo.
Nel pomeriggio presso la sala
della Biblioteca Comunale, è stato proiettato il film: « Gott mit
uns» (Dio con noi) — attori protagonisti Franco Nero e Bud
Spencer —, illustrato dal Dr.
Gullotta e dibattuto al, termine.
Si è potuto rilevare che sostanzialmente la manifestazione concentrata nella Piazza Italia di
Scicli, ha suscitato sensibilità ed
interesse per i problemi presentati, ed è stata anche di ulteriore stimolo alla Comunità meto
dista locale per proseguire nella
promozione di altre iniziative
volte a significare in modo sempre più incisivo e fruttuoso la
propria presenza e testimonianza nella città.
VERBANIA
Nel luglio scorso si è costituito a Verbania Intra un comitato
di solidarietà per i profughi del
Vietnam.
L’impegno di questo comitato
proseguirà nella direzione di :
garantire progressivamente un
reale inserimento nella società
verbanese di questi profughi;
l’assistenza sanitaria possibile
attraverso un accordo con
l’INAM; lo sveltimento delle pratiche burocratiche presso il locale commissariato di PS; garantire il proseguimento dei rapporti con altri profughi situati in
Provincia o nel Nord Italia.
Sono stati reperiti alcuni posti di lavoro in zona con vitto
e alloggio e, nel caso di necessità, l’alloggio presso i locali
della nostra chiesa (gli stessi locali nei quali furono ospitati nel
1974-77 parecchi profughi cileni)
per eventuale coppia di sposi con
figli.
Nelle scorse settimane dalla
emittente «Radio Verbania 101»,
la rubrica settimanale « Presenza Evangelica » (curata dalla nostra chiesa) ha dato notizia dell’appello del CEC alle chiese
membro per la raccolta dei fondi a favore dei profughi indocinesi, della ricostruzione del Vietnam ed a sostegno delle popolazioni del Nicaragua. Il suddetto
Comitato veniva convocato l’8
novembre a Novara dal Consiglio della Provincia, che si è assunto il compito della cura dei
profughi e del coordinamento degli interventi in Provincia, per
alcune comunicazioni e decisioni
da prendere. Il Presidente, in apertura di seduta, rendeva nota
la volontà del Governo di sciogliere tutti i Comitati cittadini,
provinciali e regionali (sciolto
anche il comitato nazionale presieduto dall’on. Zamberletti) per
affidare tutto il lavoro alla Charitas (assisteva ai lavori anche
il Presidente della Charitas diocesana). I presenti manifestavano all’unanimità il loro dissenso
nei confronti di questa decisione non democratica, ritenendo di
poter contare sulla generosità
delle forze laiche e quindi avere
uno spazio nei soccorsi.
Ai 25 profughi vietnamiti residenti in Provincia di Novara
(Galliate, Trecate, Cereña e Novara) sono stati dati aiuti in denaro per le spese più urgenti.
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3
14 dicembre 1979
CRONACA DELLE VALLI
III CIRCUITO
ANGROGNA; dibattito sui matrimoni misti
Llinee di lavoro
2° incontro ecumenico
L’assemblea del 3° circuito,
svoltasi a Ferrerò (18.11 u. s.)
ha ascoltato e discusso il lavoro svolto dalle sue 4 Commissioni:
— Campo per i giovani. Tema;
« prepariamoci il nostro culto ».
Il campo ha avuto luogo a Vallecrosia in settembre con la partecipazione di una ventina di giovani della Val Germanasca; entro breve in valle i giovani presenteranno il culto da loro preparato. L’assemblea verificando
l’utilità del campo per giovani,
ne propone un altro per il prossimo settembre con un tema ancora da scegliersi.
— Pentecoste 1980. Festa delle
comunità del circuito. Si svolgerà a Ferrerò. Si sono già costituite le commissioni e si procede nel lavoro organizzativo.
È già pronto il bozzetto del simbolo della festa che verrà riprodotto in un medaglione in vendita per Tautofinanziamento dell’iniziativa. Oltre alla possibilità
di un incontro si cercherà di
riflettere su noi stessi e su ciò
che significa essere valdesi alle
Valli oggi. Vi saranno coinvolte
tutte le comunità che con mezzi
diversi presenteranno se stesse
con canti, starids, audiovisivi,
mostre ecc. L’assemblea si è detta propensa a sospendere per
quella domenica i culti in tutte
le comunità del circuito e a confluire su Ferrerò.
— Eco delle Valli. Il gruppo
di lavoro si è già riunito alcune
volte discutendo le modalità del
proprio intèrvento e come rispondere alle esigenze dei lettori; ha preparato un documento
che verrà inviato ai membri dell’assemblea. Fer migliorare la
qualità del proprio intervento il
gruppo avrà entro breve un incontro con un giornalista.
— Pace e disarmo. Oltre alla
ricerca, il gruppo ha in programma la presentazione di film particolarmente significativi, in collaborazione con la scuola media.
L’assemblea ha deciso di riconvocarsi per la domenica 2 marzo
a Ferrerò.
Al termine è stato riconfermato il Consiglio di circuito uscente. Adriano Longo
VILLAR PEROSA
Sabato sera 8 corr. la Filodrammatica ha rappresentato la
commedia di O. Nicodemi « La
maestrina » di fronte ad un pubblico discretamente numeroso,
che con i suoi applausi ha ringraziato i giovani attori per il
loro lavoro.
Un apprezzato contributo è
stato recato dalla Banda comunale di Inverso Finasca che, sotto l’esperta guida del M.o Sig.
Laggiard, ha completato il programma della serata. Anche a
questi amici la nostra viva gratitudine per la loro collaborazione
e per la loro disponibilità.
VILLASECCA
• Ringraziamo il past. Lamy
Coisson che ha presieduto un
culto ai Chiotti accompagnato
dalla sua gentile signora che ha
guidato il canto suonando l’harmonium.
• In riferimento all’istruzione
biblica dei bambini più piccoli
della nostra comunità, che per
ragioni di distanza non possono
partecipare alle lezioni della
Scuola domenicale al Chiotti, è
stato convenuto che i bambini
del Trussan si riuniranno alle
ore 16.30 di ogni marted’, nei locali della scuola.
« Ricordiamo le prossime riunioni quartierali di dicembre: 14
a Fian Faetto, 18 a Roccia, 21 al
Giulberso. Tutte alle ore 19,30.
• Bartolomeo Ghigo non è più
tra noi. La comunità riunita per
udire la Farola della resurrezione e della vita ha testimoniato la
propria fede nel Cristo risorto
ed ha manifestato nello stesso
tempo la propria solidarietà fraterna alla famiglia di Bartolomeo.
• Il culto di fine anno avrà
luogo lunedì 31 dicembre alle
ore 19.30.
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PRAROSTINO
Con questa settimana abbiamo ultimato il secondo giro di
riunioni quartierali durante le
quali abbiamo avviato il discorso sulla Evangelizzazione, secondo le indicazioni del Sinodo. Il
discorso sarà ripreso e continuato dopo Natale in vista di una
maggiore testimonianza della nostra fede cristiana nel mondo
di oggi. Le riunioni sono state
ben frequentate, grazie anche al
tempo eccezionalmente mite di
queste ultime settimane. Speriamo possa esserlo anche in seguito.
• Esprimiamo la nostra fraterna simpatia alle famiglie BertoliGodino del Roc per la dipartenza del marito, padre, cognato e
zio Luigi Berteli. Il Signore fortifichi la fede e ravvivi la speranza con le sue luminose promesse.
Matrimoni misti era l’argomento del secondo incontro tra
le due comunità di Angrogna,
svoltosi sabato 1° dicembre nella
sala unionista. Il tema era stato scelto perché interessava direttamente molte persone, ma, a
giudicare dalle poche presenze,
si sarebbe potuto dedurne che
in fondo nessun interessato voleva affrontare il problema. Ed
è un vero peccato, perché c’erano gli elementi per farlo.
I pochi presenti ascoltavano
con attenzione l’esposizione di
don Mercol, intervenuto apposta
da Pinerolo per portare la voce
della Chiesa cattolica ufficiale e
spiegare che cosa essa intende
per matrimonio interconfessionale e successivamente la presentazione del pastore locale Platone che puntualizzava l’evolversi della concezione del matrimonio nella società e la posizione
valdese.
Sia dalle esposizioni che dalla
successiva discussione, emergeva
subito la profonda differenza di
vedute nell’affrontare il problema: nel rispetto del diritto canonico, neU’obbedienza al magistero della chiesa, nel riconoscimento della gerarchia ecclesiastica da parte cattolica; nel rispetto della coscienza dei coniugi, nella obbedienza alla parola
di Dio, nel riconoscimento della
libertà dei credenti da parte val
dese, che quindi non ammette la
dispensa del vescovo per contrarre matrimonio interconfessionale, non accetta che sia scomunicato chi non la chiede, non
vuole che sia imposta la fede
ai figli.
Ma allora si è solo presa coscienza del modo diverso di affrontare il problema, senza possibilità di dialogo e di incontro?
Non mi pare, dato che ci si è impegnati a tornare sul tema in
primavera, questa volta analizzando i testi biblici che si riferiscono al matrimonio, proprio
nella ricerca di quel terreno comune su cui porre le basi di un
vero ecumenismo, se si sarà capaci di avvicinarci alla Scrittura da umili discenti e non da
abili docenti.
Franca Coisson
SAN GERMANO
Abbiamo avuto il piacere di accogliere il Moderatore Giorgio
Bouchard che ha presieduto il
culto di domenica 2 dicembre.
Domenica 16 dicembre durante il culto avremo un’Assemblea
di chiesa per prendere una decisione definitiva in merito ai restauri dell’organo. Che ogni famiglia della comunità sia rappresentata!
Un potente salvatore
(segu¿ da pag. 1)
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Ospite della nostra comunità,
la Corale di Angrogna ha trascorso in mezzo a noi, domenica 2 dicembre, una simpatica
giornata di comunione fraterna.
Al culto del mattino il suo
contributo al canto degli inni
con i nostri coralisti è stato molto apprezzato.
Al pomeriggio, le due corali
riunite nel salone dell’Asilo Valdese, hanno rallegrato con i loro canti gli ospiti dell’istituto ed
hanno fatto loro trascorrere alcune ore nella serenità e nella
gioia.
Mentre ringraziamo i fratelli e
le sorelle di Angrogna per questa loro collaborazione, esprimiamo l’augurio che giornate
come questa abbiano a ripetersi sovente.
• Organizzata dalla Filodrammatica locale, sabato 15 dicembre alle ore 20.45, avrà luogo,
nella Sala Albarin una rappresentazione teatrale del Gruppo Teatro di Torre Fellice dal titolo:
«La falsità della certezza».
Seguirà un dibattito pubblico.
• Venerdì sera 14~ c. m. alle
ore 20.30, nei locali del presbiterio, avrà luogo il terzo studio
biblico della serie centrata sui
primi capitoli degli Atti degli
Apostoli. Avrà come tema: « Annunciare la' Parola con franchezza » da Atti 4: 1-31. Tutti sono invitati a partecipare.
ANGROGNA
• Il Concistoro nella seduta
di sabato scorso ha espresso ima
valutazione positiva sull’accordo
evangelistico tra le 4 chiese libere di Nàpoli e la nostra.
• Nel corso della settimana ci'
siamo tristemente congedati da
due fratelli della nostra comuni-'
tà: Luigi Piston, della Buffa, deceduto all’età di 74 anni, e Giacomo IVIalan, del Baussang, improvvisamente mancato all’età
di 53 anni. Esprimiamo ai familiari colpiti la nostra solidarietà
in Colui che, risorgendo, ha vinto la morte.
vaio con passiva e pia rassegnazione; ma non ha preteso neppure di scavalcarla senza tenerne
conto e rifiutandola. Tutto l'Evangelo testimonia di questo suo
movimento che va dall’accettazione al superamento. Ha accettato la particolarità dell’essere
un uomo inserito in un popolo,
in una regione, in un tempo determinato, perché solo così poteva essere stabilita la validità
universale del suo messaggio per
qualsiasi uomo in qualunque situazione particolare. Ha accettato la religiosità del suo tempo e
del suo popolo prendendo sul serio fin l'ultimo apice, il più piccolo particolare della legge, perché solo così poteva superarla
nel suo compimento che è il rapporto di amore gratuito di Dio
per gli uomini. Ha accettato la
sconfitta, il sacrificio della vita,
il rischio di una totale perdita di
significato nella morte, perché
solo così, nel dono totale dì sé,
poteva conquistare il senso ultirno dell'esistenza ed essere il
vincitore che può condividerlo
con altri.
Conoscere questo potente salvatore netta nostra vita significa
essere perciò uniti a lui, partecipi di questo cammino di liberazione vera, portati insieme a
lui in questo ritmo dell’accettazione e del superamento.
Questo può significare accettare una determinata situazione
storica, sociale, per trovare i possibili spunti per poter costruire
un superamento a carattere individuale o collettivo; può significare ammettere uno sbaglio,
una colpa, una direzione sbagliata imboccata e magari perseguita -testardamente, perché
cessi di essere un macigno che
blocca il cammino per diventare
invece il luogo di una liberazione che apre nuove possibilità
impensate; può significare accettare ciò che si presèntà 'come totalmente opposto atta nostra volontà, come per esèmpio una malattia, perché in queltà determi. nata situazione si sviluppino nuove potenzialità di vita che compensino quelle distrutte o impedite.
In una parola, conoscere questo potente salvatore significa
accettare i limiti di ogni genere
entro i quali ci muoviamo, che
fanno di noi creature e non creatori, affinché possiamo essere
portati, al ¡di là di questi stessi
limiti, in un movimento che ci
fa uscire dalla prigione del nostro io che è troppo angusto per
contenere il senso della vita.
E questo è il secondo livello
detta salvezza che è annunciata
dall’Evangelo. Salvezza vuol dire
TORRE PELLICE
Domenica scorsa la sala della
Casa Unionista si è dimostrata
ancora una volta inadeguata, infatti l’assemblea del culto era
molto numerosa per la gradita
presenza dei partecipanti al convegno Egei che hanno poi animato la discussione alla predicazione. Erano tra noi anclie alcuni fratelli della corale di Pomaretto.
L’esigenza di una sala più capiente è sentita da una gran
parte della comunità. Sulla Fiaccola (in distribuzione con la circolare delle chiese del I Distretto) il problema è presentato nei
suoi diversi aspetti: l’Assemblea
di Cliiesa di domenica 16 (ore
10) potrà discuterlo insieme al
nrf'vfintivo di sDesa Dcr l’80.
trovare, uniti al Cristo, il senso
detta vita nel servizio ed è quanto dice con semplicità e bellezza
il canto di Zaccaria quando annuncia che il “potente salvatore"
ci libera dai nemici affine di consentirci di servire il Signore.
E in chi mai possiamo servire
il Signore se non, nelle più diverse forme, netta persona dei
nostri fratelli? È in questo movimento dell’uscire da noi stessi
per servire liberamente, netta comunione con colui che è venuto
non per essere servito ma per
servire, che si trova il vero senso della vita che ci salva dalla
mancanza di significato, dall’assurdo detta vita. E non è forse
questo ciò che abbiamo sperimentato netta nostra vita di credenti? Le poche volte che per il
ritmo dell’accettazione e del superamento siamo stati in grado
di uscire dal cerchio chiuso della nostra vicenda nel movimento verso gli altri, che abbiamo
potuto dimenticare noi stessi,
perdere, spendere noi stessi per
gli altri, la nostra vita si è illuminata, si è riempita di un significato che ha ravvivato anche i
giorni bui detta sconfitta, abbiamo sperimentato il senso profondo detta vita e gustato qualcosa della salvezza che ci è stata promessa e di cui abbiamo
intravvisto la ricchezza.
L’Avvento sia per noi un tempo di rinnovata riconoscenza
perché davvero il Signore ci ha
suscitato un potente salvatore.
Franco Giampiccoll
preventivo di spesa per
• Il Bazar delle Missioni ha
avuto buon esito così come molto simpatico è stato l’incontro
dell’Unione Femminile con le sorelle di Angrogna. Se aggiungiamo che sabato i cadetti hanno
trascorso una giornata comunitaria ai Coppieri, possiamo trarre, dalla vivacità delle nostre attività, motivo di ima certa soddisfazione. Tuttavia siamo tutti
consapevoli che una gran parte
dei fratelli vive al margine della
comtmità: tutto questo ci rattrista ma ci stimola anche a creare le basi per un dialogo fraterno.
A proposito della lotteria
del Bazar delle Soc. Missionarie, si prega la persona che ha
acquistato il n. M 21 di prender
contatto con la Sig.ra Elisa Coisson, via Matteotti 13, tei. 91.139.
• Il Gruppo Giovanile si incarica di raccogliere gli abbonamenti all’Eco delle Valli. A Torre
Pellice c’è 1 abbonato ogni 8
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raggiungere il rapporto di 1 ogni 4?
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Vittorio Subilia, Marisa Farinetti e
Ugo Ade, i nipoti Ade,' Baldoni, Chini,
Miegge e i pronipoti annunciano la
morte di
Sofia Baldoni Baebler
nata nel 1880
« Signore, tu sei stato per noi
un rifugio d’età in età »
(Salmo 90: 1)
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Bartolomeo Beux
nelFimpossibilità di faflo singolarmente, ringraziano di cuore tutti coloro
che in qualsiasi modo smio stati^ vicini
nella luttuosa circostanza.
Un ringraziamento particolare al PastOTe A. Genre, al Dòtt. Bertolino, ai
Titolari e Maestranze della Ditta Martin, agli inquilini della casa Widemann e vicini di casa.
Pramollo, 28 novembre 1979
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14 dicembre 1979
cronaca delle valli
l
i I
i :
f
ALLE VALLI OGGI
Al fuoco!
In autunno o in quei secchi inverni, come Vattuale, è uyi fenomeno ricorrente. Ma da anni,
Qui in Val Pellice, non raggiungeva dimensioni così vaste, quasi incontrollabili. In poche ore
il fuoco ha coperto 250 ettari di
pascolo. E per tutta la notte ha
illuminato la zona degli alpeggi
Ut Creuvlira e Souiran raggiungendo il crinale che divide la
Val d Angrogna dalla Val Germanasca. Per fortuna ha bruciato
solo erba. Sarebbe bastato un
PO di vento per trasformare l'incendio in un disastro enorme.
Il fenomeno non è certo circoscritto alla Val Pellice. La settimana scorsa si sono avuti incendi anche in Val Germanasca
e Val Chisone.
L’abitudine di bruciare l’erba
in autunno, nelle zone di alta
montagna, è relativamente diffusa tra chi pratica gli alpeggi.
Una volta si provvedeva con lo
sfalcio dell’erba o con un pascolamento intenso ma oggi, in
mancanza di braccia e bestiame
numeroso, si fa prima a bruciale. Il che è solo parzialmente positivo: è vero che la cenere prodotta dalla combustione dell’erba è un ottimo concime ma è
anche vero che il fuoco, uccidendo la fauna microbica delI erba, crea gravi squilibri naturali.
Ma il danno più grosso può dedal fatto che questi fuochi ripulitori dei pascoli estivi
spesso non sono controllati. Come quello appunto di domenica
scorsa sulle alture di Angrogna
il quale, se non fosse stato arginato dall’intervento della guardia forestale, dei vigili del fuoco
e di alcuni volontari, avrebbe facilmente distrutto le baite agli
alpeggi attaccandosi al fieno residuo, alle foglie secche (gias
alla legna ammucchiata, di anno
in anno, dai pastori.
Per fronteggiare queste situazioni impreviste, che nel giro di
qualche ora possono volgere in
disastro, l’intervento della guardia forestale, per quanto tempestive) possa essere, spesso non è
sufficiente. È necessario affiancarle la collaborazione di squadre volontarie antincendio che
devono essere organizzate a livello di Comuni e dotate — come prevede del resto una precisa legge regionale — di attrezzature adatte. Alle Valli, per quanto il problema sia avvertito e l’incendio di domenica renda la cosa ancora più urgente, non tutti
t Comuni sono dotati di questa
organizzazione. La si sta mettendo in piedi, sulla base di liste nominative di volontari in
questi mesi.
Ma la costituzione di queste
squadre antincendio non deve
far dimenticare l’avvertenza principale: chi accende un fuoco in
rnontagna, alpigiano o turista
che sia, deve controllarlo sin
quando è spento. Sovente, purtroppo, tutta la collettività deve
pagare (e in particolare i contadini) la sbadataggine di quello
che getta via la sua cicca accesa
nel bosco o lascia morire per
conto suo la brace di un focherello, apparentemente innocuo.
G. Platone
VALUTAZIONI DI UN’ESPERIENZA
oggi e domani
• PINEROLO - organizzato dalla Comunità di base e dal CESP, ven.
14 die. ore 20.45 presso l’auditorium
comunale (C.so Piave) dibattito su
« Dove va la Chiesa cattolica », introd
di Filippo Gentiioni e Ermanno Genre
• TORRE PELLICE - organizzato dal
Comune è dalla Pro Torre P. trattenimento per tutti I ragazzi dom. 16
die. ore 15 nel salone com. scuole di
V.le Rimembranza. Programma di can
ti e illusionismo col prestigiatore Har
ry Waldis. Ingresso libero.
® CONCERTI PER NATALE - Pinero
lo, Magona di Fatima, 22 die
ore 21 - Pomaretto, Tempio valdese
23 die. ore 21. Partecipano: Badia co
rale di Valchisone, Corale valdese d
Pomaretto, Gruppo trombettieri evan
gelici valdesi. Gruppo strumentale Ba
dia di Valchisone.
• PINEROLO - organizzato dal Col
lenivo donne via dei Mille e Comm
femminile del PCI, giov. 13 die. ore
21 a Palazzo Vinone assemblea sulla
violenza alle donne.
Educazione alla fede
PRALi
u ™ più importanti della vita delle nostre comunità, che ha bisogno di riflessione, di nuove strutture e di un
maggiore impegno da parte delle comunità è l’educazione alla
delle Valli l’argomento è stato sollevato
quest anno da Giorgio Tourn (Solo teoria? 19.10.’79 n. 42).
, oggi alcune linee'di ricerca basate sull’ésperien
za della Chiesa di Pomaretto.
Durante
il catechismo
Più che sui momenti d’insegnamento, o su quelli liturgici con
la comunità, sarebbe opportuno
che durante i corsi si insistesse
sui rnomenti comunitari di incontri di vita (giornate comunitarie, gite, « vacanze insieme »
ecc.). Attualmente i ragazzi sono
più colpiti quando hanno la possibilità di vivere assieme delle
esperienze varie: ad esempio, nell’incontro con altre persone che
vengono alla « lezione » per parlare della loro esperienza; oppure nelle « giornate dei catecumeni », tra di loro o in visita a
qualche realtà delle Valli (istituti per anziani. Uliveto, Agape
ecc.). L’ultimo anno dovrebbe
essere completamente organizzato sulla base di giornate o weekends.
Alcuni pochi catecumeni contestano il catechismo rifiutandolo. Su 31 confermati quest’anno
a Pomaretto, c’era un posto vuo
TORRE PELLICE
Chiesa
e industria
Si è svolto a Torre Pellice,
l’annuale incontro dello European Contact group on church
and industry, un gruppo ecumenico che raggruppa i responsabili nazionali di organismi di riflessione sui compiti delle comunità cristiane in un ambito
urbano e industriale. Una trentina i partecipanti, tra cui un osservatore cattolico inviato dalrufflcio nazionale mondo del lavoro, in rappresentanza di tutti
i paesi europei sia dell’ovest
che dell’est.
Molti i temi di discussione riguardanti essenzialmente gli
scambi di informazione su esperienze concrete di testimonianza evangelica in una situazione
di forti squilibri sociali o di
grande alienazione dovuta a processi di urbanizzazione: così si
sono potuti analizzare esempi
di azione di comunità in situazioni quali quella polacca o della
Germania est e vedere le diversità tra le iniziative delle chiese
in Italia e Svezia.
Si sono approvati una serie di
progetti che hanno il merito di
permettere incontri e segmbi tra
gruppi che lavorano alla base:
incontri per operai italiani, fran
cesi, spagnoli, incontri per delegati operai sul problema della
disoccupazione, incontri per operai e tecnici sui problemi della
crisi della siderurgia in Europa,
seminari di studio sul problema
energetico e sulla qualità della
vita nei paesi socialisti e in quelli occidentali, una riflessione sul
tema della prossima assemblea
ecumenica di Melbourne « il tuo
regno venga », ed infine una grande conferenza a Parigi per Tanno 1980.
L.E.C.G. con questo suo programma ha ribadito una scelta
che è quella di essere una rete
di scambio internazionale per
dei cristiani inseriti nelle « lotte
per la pustizia » del nostro tempo e di non essere una organizzazione che cerca di diventare
sempre più grande in quanto a
uffici e a pubblicazioni, ma di
essere semplicemente a disposizione di quanti, alla base, hanno
necessità di capire le attuali tendenze della società industriale e
di confrontare la loro testimonianza a Cristo nell’impegno
delle lotte degli uomini.
SS
to, di uno che ha abbandonato
il catechismo dopo 2 anni, per
essere coerente con se stesso.
Come comunità conserviamo la
speranza di ritrovarlo sulla nostra strada, non nella nostra vita liturgica abituale che ha rifiutata, ma forse nei nostri impegni verso i problemi della sofferenza nel mondo.
L’anno scorso un altro ha abbandonato il catechismo all’inizio del suo 3” anno. Ora s’impegna altrove: fa parte del gruppo
di servizio di Agape, si occupa
settimanalmente di lavori di segreteria per la nostra comunità,
fa parte del gruppo-pace del III
circuito. Sapremo ascoltare più
attentamente i giovani che c’interrogano con il loro atteggiamento più che con le loro parole, in modo particolare queste
voci isolate che vanno contro
corrente, cercando di capire o
d’indovinare i loro veri motivi?
Dopo
il catechismo
Solitamente deploriamo che
dopo il catechismo la massa
sparisca e che pochi s’inseriscano nelle attività abituali delle
nostre comunità: culti o riunioni quartierali, corale o gruppi
vari. Ma i giovani che ormai a
scuola o pi lavoro sono abituati
a partecipare attivamente, ad
eprimersi e fare delle proposte,
ai culti, luogo privilegiato dove
tutta la comunità s’incontra, non
possono neanche partecipare ad
es. alla scelta del passo biblico da
approfondire, delTargomento di
attualità da trattare, degli inni da
cantare, per non parlare della
mancanza del dialogo di cui sentono più che mai il bisogno. Alcuni pochi s’inseriscono meglio
là dove si sentono responsabili
nei confronti di altri: dei più
giovani, nel ruolo di monitori.
responsabili precadetti, nella diaconia, con visite ad anziani, oppure in qualche nucleo diverso
dal solito, più rivolto verso l’esterno ed i problemi della società: ad es. gruppo sulla pace nel
mondo, o collettivi ecumenici.
Ruolo essenziale
dei catechisti
Un altro argomento da approfondire, collegato a questo è quello della preparazione dei catechisti. Ne avremo bisogno sempre di più per affiancare i vari
gruppi di catecumeni, le giornate. Alle Valli ce n’è già un certo
numero. Ad es. attualmente a
Pomaretto, in assenza del pastore, oltre i 2 pastori che lo sostituiscono in questo campo, ci sono 5 laici impegnati, per 6 gruppi di catecumeni di una quindicina di ragazzi ciascuno, mentre
un gruppo di più di 20 ragazzi,
dovrà ancora essere sdoppiato,
se altre persone potranno impegnarsi. I catechisti si preparano
un po’ come possono, individualmente, o partecipando a varie
preparazioni collettive che avvengono intorno a loro: predicatori laici, monitori, incontri pastorali,.. Ma manca per loro una
preparazione specifica: insieme
teologica e di dinamica di gruppo, dove poter scambiare esperienze. E un compito specifico
per il corpo pastorale delle Valli.
Un’altra esigenza è che il catechista perda la figura dì insegnante che di solito assume. Sarebbe necessario che nello stesso gruppo operassero 2 o 3 persone adulte per fare capire ai
ragazzi che siamo tutti insieme
in una ricerca. Una pratica che
si sta sviluppando alle Valli è
che ogni ragazzo e ragazza possa
incontrarsi ogni tanto (sotto forma d’inchiesta) con una famiglia
della comunità disponibile a dialogare. Ne può derivare uno
scambio proficuo per le due
parti. In questo modo l’educazione dei ragazzi in vista della
fede diventa concretamente la
responsabilità di tutta la comunità.
Marie-France Coisson
Paravalanghe
in arrivo
Da più di due mesi i cantonieri della Provincia con alcuni minatori della « Val Chisone » lavorano lungo la strada di Frali a
demolire la parete rocciosa in vista della messa in opera del primo paravalanghe. Interrotti da
un’abbondante nevicata nel mese di ottobre, i lavori sono ripresi, favoriti dal bel tempo.
Questo paravalanghe, costruito
nei cantieri della « Val Chisone »
sarà di legno e lamiera e sarà
sistemato dove sorgeva il vecchio e inservibile paravalanghe
che forse molti ricordano. La
lunghezza della nuova struttura
sarà però di quindici metri, e
assicurerà così la massima protezione in un punto di transito
assai pericoloso.
I tecnici della Provicia e l’amministrazione comunale di Frali hanno deciso di comune accorcordo di non realizzare il progetto primitivo di protezione
della strada di Frali che, con
i costi attuali, sarebbe di diffìcile realizzazione, ma di ripiegare su opere minori che
però dovranno essere condotte
a termine senza perdere altro
tempo. Infatti ogni anno le continue slavine sradicano alberi e
cespugli in posti sempre diversi,
i pendìi diventano sempre più
sdrucciolevoli e anche una nevicata di modeste proporzioni ferma il traffico per ore.
In altri due punti dove si formano slavine molto grosse, i
tecnici e il Comune propongono,
invece di costruire costosi paravalanghe a tunnel, Tallargamento della strada fino a dieci metri. Oltre alla possibilità di avere in tal modo almeno metà della strada sempre transitabile, si
sopprimerebbero due strette
curve, migliorando la viabilità
anche negli altri periodi dell’amo.
Ora che i progetti ci sono e
le promesse anche, non resta che
augurarsene la rapida realizzazione. Infatti i giornali e la televisione si occupano di Frali e
delle altre zone montane soltanto quando si parla di turismo,
ma gli abitanti hanno bisogno
delle strade per il lavoro, la
scuola e l’assistenza medica e
perciò è molto importante averle sempre aperte. L. V.
Storia valdese a fumetti
Qualcuno forse scuoterà il capo.
La storia valdese a fumetti! Non
è una dissacrazione? Era proprio
necessario?
Innanzitutto — come scrive Giorgio Tourn nella prefazione — - vi è
l'istanza della mediazione. Ogni
realtà, anche la realtà storica, deve
essere mediata, comunicata, portata alla conoscenza di coloro che
si ritiene ne debbano essere i suoi
fruitori; la storia valdese è una
pagina di storia cristiana, significativa nella sua ricchezza ed ampiezza per i motivi e gli spunti che
suggerisce: non c’è motivo perché
non possa e debba essere comunicata, mediata anche da strumenti
nuovi, particolari come i fumetti ».
È ormai nota a tutti l'importanza
assunta recentemente dai fumetti
come mezzo di comunicazione di
forte attrattiva in un'epoca sempre
più dominata dall'Immagine (clne
ma, televisione, fotolibri, ecc,,
ecc.). Guardato un tempo con diffidenza dalle persone colte, accusato di operare riduzioni illecite
del suo materiale e schematizzazioni pericolose, il fumetto si è alla
fine imposto all’attenzione dei divulgatori dimostrando insospettate
capacità di adattamento a settori
sempre più vasti, dalla pedagogia
alla linguistica, alle scienze e, appunto, alla storia.
Un giovane pittore e grafico evangelico, Umberto Stagnato, della comunità metodista di Savona, si cimenta ora in un'impresa difficile e
alquanto rischiosa: presentare al
vasto pubblico di appassionati del
genere fumetto artistico un trentennio di storia valdese del Cinquecento (1525-1561), gli anni decisivi
dell'adesione alla Riforma protestante, le grandi speranze di espansione in Piemonte, l’edificazione del
templi e il culto pubblico alle Valli, le prime stragi e repressioni in
Provenza, in Calabria, il ritorno dei
Savoia, la « guerra » del conte della Trinità, la difficile decisione di
resistere armi in pugno contro il
sovrano legittimo, la vittoria che
permette di strappare un accordo
di limitata tolleranza, il primo del
genere in Europa. Il tutto bene inserito nell'ampio quadro del conflitto europeo, secondo le linee maestre del fortunato libro I Valdesi
di Giorgio Tourn (che ha fornito la
consulenza storica).
Eccezionale l'impegno delTautore
nel ricostruire accuratamente figure, luoghi, interni, armamenti: un
lavoro che ogni persona competente
rileverà con profondo godimento e
che accresce il valore didattico dell'opera. Umberto Stagnato l'ha sentita come atto personale di testimonianza e di amore per dei « fratelli maggiori ■> nella fede, come un
mettere a profitto i propri doni particolari. Il risultato sarà giudicato
dai lettori, ma ci sembra che si
raccomandi da sé per il valore artistico, per il taglio quasi filmico
della sceneggiatura, e per l'accurata ricostruzione dei particolari.
Un'opera che può essere preziosa
per avvicinare nuovi lettori alla storia di una minoranza che ha vissuto
la sua vicenda consapevole di essere significante sul piano della riforma della chiesa come su quello
della libertà di coscienza.
P. C.
Umbebto Stacnaro, Pradeltorno
non deve cadere! — la lotta dei
valdesi per la libertà di coscienza (1525-1561). Consulenza storica di G. Tourn. Volume cartonato in grande formato (25x35),
copertina a colori, di pp. 120,
Ed. Claudiana. L. 9.500.