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I BIBBIA E ATTUALITÀ I
IL MALE NON
RISPARMIA
^l’amore sia sincero, senza tpocnsta»
Romani 12, 9
IL male non risparmia proprio
nulla, neppure il centro della nostra vita cristiana: l’amore. L’ipocrisia, il non dire la verità con franchezza, la doppiezza, il tutto accompagnato da una lingua in libertà, può
infettare e devastare la vita di una comunità religiosa o civile. L’ipocrisia,
l’orgoglio, la presunzione sono strumenti prediletti del male per far degenerare la vita di una società in un
coacervo di ambizioni, di rivalità, di
risentimenti, di sospetti, di corruzioni. Paolo esorta i suoi interlocutori a
riorientare le proprie ambizioni:
((Abbiate fra voi un medesimo sentiniento. Non aspirate alle cose alte,
ma lasciatevi attirare dalle umiU» (v.
16). Gli umili possono gioire con coloro che sono nella gioia e piangere
con coloro che piangono. Gli umili
arrivano persino a sfamare i loro nemici, a benedire e non maledire.
L’orgoglio genéra egoismo e l’egoismo ci pone al servizio di noi stessi.
Ciò produce quel delirio di onnipotenza che ci convince che siamo noi a
disporre del destino nostro e di quello degli altri, della vita nostra e degli
altri, usurpando così il posto che Dio
si riserva per sé: «A me la vendetta,
iodarò le retribuzioni» (v. 19).
Anche l’umiltà ha le proprie
ambizioni. L’umiltà è il terreno
sul quale non solo ci è permessa una
certa emulazione, ma anzi essa è auspicabile: «Quanto all’amore fraterno fate a gara nel rendeivelo reciprocamente» (w. 11-12). Talvolta l’amore è solo apparenza o retorica.
Ma un simile amore non vive, anzi
non esiste. Vive se è attivo, dinamico, e se viene diffuso. Esso fa il suo
debutto come amicizia, diventa dono di sé, sfocia nell’accoglienza dello
straniero, del più lontano e perfino
del nemico. La parola che traduciamo con ospitalità, in greco è filoxera, amore per lo straniero, cioè il
contrario di xenofobia, avversione
Pnr gli stranieri, per i diversi, una
pratica diffusa anche dalle nostra
parti. L’amore per i fratelli sfocia
nell’amore per lo straniero dopo
aver transitato da una profonda comunione con Dio. Paolo precisa che
gli stranieri devono essere accolti
con la stessa determinazione, con lo
stesso zelo con cui ci si accanisce
contro il nemico e viceversa.
"^ELL’AMORE non dobbiamo
mai abbassare la guardia magari
nel nome della rassegnazione o di un
wlso realismo perché sarebbe una real male che fa già di tutto per vanificarlo. Certo, l’amore è più difficile quando si è nel dolore, nell’angoscia, nella paura, nella desolazione,
quando vivere può sembrare un’imPtesa impossibile. Amare è disarmate il nostro cuore dall’odio, è guadagnare i nemici e i violenti all’amore
per la vita, per la pace, per la solidatietà fra i popoli. La soppressione dei
•temici ci priva della grande sfida che
'’*ene dalla Parola di Dio, cioè
"more per i nemici che in Gesù
cisto non è l’impossibile utopia. Se
ahìc^ *^®stimoni dell’Evangelo oggi
Ì3rnO Un dpKìtn il mnnHri
., — un debito verso il mondo,
more per i nemici è il modo mi«•lore per sdebitarci.
Dopo l'uso terroristico dell'antrace negli Usa, si estende la paura anche in Italia
Allarme chimico
Oltre ai danni diretti, le armi chimiche e virologiche-batteriologiche sono molto
efficaci nel creare un clima di confusione e insicurezza nella vita di ogni giorno
DANIELE BUSEnO
r recenti casi di antrace negli Stati
Uniti d’America hanno purtroppo
confermato, nella tragicità degli
eventi, che lo scopo delle armi chimiche e virologiche-batteriologiche è
quello di infliggere un danno biologico ai viventi. Ma vi è un aspetto non
secondario sul quale i media non insistono molto, facendo prevalere invece le notizie allarmistiche di ritrovamento di polverine «sospette» ormai in ogni località, anche nel nostro
paese, con il conseguente corollario
di chiusura di uffici e negozi, isolamento di vetture di convogli ferroviari e quant’altro. Si tratta, e questo
è molto evidenziato anche in editoriali di prestigiose riviste medicoscientifiche internazionali in questi
ultimi giorni, delle implicazioni psicologiche e degli effetti sociali a lungo termine derivanti dall’impiego di
armi chimiche e biologiche, effetti
che talora si possono rivelare anche
peggiori dei danni pur drammatici,
come si è visto negli Usa, in acuto.
In effetti, se cosi crudamente ci si
può esprimere, da in punto di vista
offensivo militare, si tratta di strumenti di danno e distruzione piuttosto «inefficaci» se paragonati ad altri
di effetto molto più immediato (e
questo ne spiega il basso utilizzo negli'atti di guerra strutturata), mentre
la loro efficacia è proprio legata al
fatto di essere strumenti di terrore e
di angoscia e di indurre un vero e
proprio allarme sociale creando e
mantenendo sentimenti di confusione, paura e incertezza nella vita
di ogni giorno. Lo scopo ultimo di
tali armi è proprio quello di rompere
la stabilità sociale, determinando
comportamenti e iniziative che favoriscono vere e proprie psicosi nella popolazione.
Il vero potenziale dannoso del
bioterrorismo è l’amplificazione
della risposta psicologica al danno
biologico sul vivente, reale o temuto
che sia. A questo proposito, è stato
ipotizzato che il potenziamento di
sistemi di allarme per identificare
potenziali agenti chimici dannosi in
luoghi particolarmente affollati o in
mezzi pubblici di trasporto, come le
metropolitane, comporterebbe più
inconvenienti e pericoli per la popolazione che non un attacco chimico
Segue a pag. 5
Valdo Benecchi
i Ddl immigrazione
Fcei perplessa
e critica
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) è critica sul disegno di legge su immigrazione e asilo approvato dal Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Le norme proposte
«destano perplessità sia sotto il profilo dell’efficacia nel prevenire e contrastare il fenomeno dell’immigrazione clandestina, sia sotto il profilo
della legittimità costituzionale e del
rispetto dei diritti fondamentali della
persona»; così si esprime la Fcei in
una lettera del suo presidente, Gianni Long, Inviata al vicepresidente del
Consiglio dei ministri, Gianfranco Fini, che aveva chiesto una valutazione
agli organismi che si occupano di immigrazione e asilo. La Fcei critica in
particolare le norme sull’accesso al
lavoro, sull’espulsione e sul riconoscimento dello status di rifugiato.
Israele-Palestina
Appello
dei cristiani
«Vi chiediamo di non lasciarci “orfani”. Non dimenticateci in questo
tempo della nostra sofferenza»: è
l’appello di Rana Khoury a nome del
Centro internazionale di incontro e
formazione della Chiesa luterana di
Betlemme. La scorsa settimana, tutti
i rappresentanti delle confessioni cristiane hanno manifestato per le strade della città chiedendo la fine degli
scontri. In una lettera ai suoi fedeli, il
20 ottobre, il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, ha
affermato che «la chiave della morte
e della pace» si trova nelle mani del
governo israeliano che può decidere
di ritirare l’occupazione dei territori
palestinesi e aprire così la strada della pace. Sia i palestinesi sia gli israeliani, ha detto Sabbah, hanno diritto
alla pace e alla sicurezza. (nev)
W Valli valdesi
Manutenzione
del territorio
Dalla Provincia di Torino arriva
una buona notizia: è stato dato il via
alla sperimentazione del progetto relativo alla manutenzione ambientale,
che prevede che gli interventi vengano realizzati da aziende e manodopera presenti sul territorio. Le Comunità montane si faranno carico della
presentazione dei singoli progetti di
intervento. Anche le aziende agricole
saranno coinvolte nella realizzazione
degli interventi. Questi ultimi, pur in
una fase di avvio forzatamente limitata anche nei finanziamenti, potranno
riguardare il patrimonio forestale, la
cura dei territori colpiti da incendi o
da attacchi di parassiti; il ripristino di
pascoli, la manutenzione di sentieri
montani, muretti e piccole opere.
■ L'OPINIONE ■
TUNNEL
ASSASSINI
A pag. Il
Ancora 11 morti, bruciati o soffocati
in un tunnel. Questa volta nel tunnel
del San Gottardo in Svizzera. Un tunnel considerato sicuro e portato a
esempio in fatto di sicurezza. È il settimo incidente grave che si è verificato
dopo quello nel tunnel del Monte Bianco del 24 marzo 1999 in cui sono morte
39 persone. E ancora una volta c’è chi
specula sugli incidenti e sui morti. Il
ministro delle Infrastrutture, Pietro
Lunardi, assicura che per la sicurezza
dei trasporti occorre costruire tunnel
«a due canne», ciascuna a senso unico.
Così si eviteranno gli scontri frontali.
Non è così. L’Istituto per la tecnica
dei trasporti e il Curatorio per la sicurezza stradale (Austria) hanno preso
in esame 143 incidenti verificatisi in
Austria nei tunnel a una canna e 116
incidenti nei tunnel a duq canne, e
haimo verificato che i tassi di incidentalità sono praticamente equivalenti,
anzi nei tunnel a due canne il tasso è
leggermente superiore. Questo perché, mentre nei tunnel a una canna si
verificano diversi incidenti tra veicoli
in direzione opposta, nei tunnel a
doppia canna si verificano più incidenti a veicoli isolati. La causa risiede
nella maggiore velocità indotta dall’apparente ma^iore sicurezza. Infatti, ogni veicolo industriale che trasporta merci apparentemente innocue, come farina e margarina (tunnel
del Monte Bianco) o pneumatici (Gottardo), è un pericolo inaccettabile nei
tunnel, perché basta che il carburante
contenuto nei serbatoi prenda fuoco
per arrivare alla catastrofe.
La politica dei trasporti in Europa,
soprattutto il traffico Nord-Sud, ha
privilegiato il «tutto camion» contro
l’intermodalità che tutti gli esperti
considerano la soluzione più giusta. In
Italia la spinta delle lobby del petrolio
e del trasporto su gomma ha impedito
l’adozione di una politica «europea»
dei trasporti. Il governo dell’Ulivo ha
introdotto la «carbón tax», ma l’ha subito congelata nei confronti dei camionisti. Oggi siamo al collasso. I tre
milioni e mezzo di camion che transitano annualmente sotto le Alpi avranno a disposizione solo tre valichi: il
Frejus, il Brennero e Tarvisio. Mentre
le potenzialità non utilizzate delle ferrovie su tutto l’arco alpino potrebbero
permettere di trasportare almeno altri
80 milioni di tonnellate su ferrovia. La
linea del San Gottardo è utilizzata al
47% della capacità, quella del Brennero solo al 32%, quella del Frejus al
39%, quella di Tarvisio appena al 20%.
Perché, allora, le merci vanno su camion e non su ferrovia? Da una parte
le tariffe e i costi del trasporto stradale
sono artificialmente tenuti bassi,
dall’altra le FS non sono in grado di
organizzare un tipo di trasporto (combinato o di «autostrada viaggiante»,
cioè camion su treno) che negli altri
paesi alpini funziona anche con appositi incentivi pubblici. Il costo della
ferrovia è maggiore del trasporto su
strada, ma solo perché quest’ultimo
non paga né i costi esterni (inquinamento acustico e atmosferico, incidenti), né l’usura provocata alle infra
strutture. L’unica soluzione razionale
è separare i flussi di merci tra breve,
media e lunga distanza, e obbligare
con meccanismi economici e normati
vi a trasportare le merci a lunga di
stanza solo su ferrovia e su nave, organizzando una buona rete di trasporto
intermodale.
Giorgio Gardiol
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 2
novembre
«^Ignorate forse
che tutti noi,
che siamo stati
battezzati
in Cristo Gesù,
siamo stati
battezzati
nella sua morte?
*Siamo dunque
stati sepolti
con lui mediante
il battesimo
nella sua morte,
affinché, come
Cristo è stato
resuscitato dai
morti mediante la
gloria del Padre,
così anche noi
camminassimo
in novità di vita.
^Perché se siamo
stati totalmente
uniti a lui in una
morte simile alla
sua, lo saremo
anche in una
risurrezione
simile alla sua.
^Sappiamo infatti
che il nostro
vecchio uomo
è stato crocifisso
con lui affinché il
corpo del peccato
fosse annullato e
noi non serviamo
più al peccato;
^infatti colui che
è morto è libero
dal peccato.
^Ora, se siamo
morti con Cristo,
crediamo pure
che vivremo con
lui, ^sapendo che
Cristo, risuscitato
dai morti, non
muore più;
la morte
non ha più potere
su di lui.
'°Poiché il suo
morire fu un
morire al peccato,
una volta per
sempre; ma il suo
vivere è un vivere
a Dio. “Così
anche voi fate
conto di essere
morti al peccato,
ma viventi a Dio,
in Cristo Gesù»
(Romani 6,3-11)
«La predicazione
della croce è
pazzia per quelli
che periscono
ma per noi, che
veniamo salvati,
è la potenza
di Dio»
(Corinzi 1,18)
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VIVERE NELLA LUCE
Chi ama Gesù trova la forza per annunziare che nel Cristo risorto è possibile vedere
■ /¿/ce potente che rischiara in modo definitivo il mondo ricoperto dalle tenebre
una
MAURO PONS
La fede cristiana vuole prendere sul serio l’annuncio
dell’Evangelo di Gesù Cristo: per
questo essa confessa un «credere» nella liberazione di ogni essere umano da parte del Dio di
Israele, il quale si è incarnato in
Gesù di Nazareth. Quando la fede cristiana si allontana dall’annuncio di questa liberazione,
essa perde il punto di vista da
cui qualificarsi, trasformandosi
in un sistema religioso incapace
di rispondere ai bisogni più
profondi dell’essere umano. Il
cristianesimo nella sua evoluzione storica ha dato vita a grandi civiltà, si è fatto promotore di
valori, di culture, di alte e felici
espressioni artistiche, ma tutte
queste cose hanno ben poco a
che fare con la parola di Dio che
si è incarnata nella storia, nella
predicazione è nell’azione del
Gesù, al quale gli Evangeli rendono testimonianza.
Confessare Cristo
Signore e Salvatore
CONFESSARE Cristo come
proprio Signore e Salvatore
significa andare al cuore della fede cristiana. E questo cuore non
è costituito solo da una semplice
risposta alla vocazione che abbiamo ricevuto ma, piuttosto, da
una riflessione dolorosa su quel
mistero che riguarda la disponibilità di Dio a sacrificarsi, innocentemente, per me, al mio posto. La mia vita ha un costo (se
posso osare: un valore assoluto!),
perché per essa, addirittura, Dio
è disposto a morire. Nell’evento
della croce si gioca non solo il
mio destino, ma Dio stesso espone il suo stesso destino di fronte
alla presenza di un male che, in
molte occasioni, si è dimostrato
più forte del suo stesso avversario divino. In Gesù si concentra
tutta la storia di quell’umanità
innocente che, a motivo del male, è stata messa in croce.
Come cristiano mi sento di
poter affermare che la croce è la
risposta data dal Dio di Israele a
chi aveva posto fiducia in lui e,
nonostante la sua fede, vedeva la
sua innocenza derisa dall’azione
del male che gli si accaniva contro. Una riflessione anche dolorosa, perché la scelta dell’incarnazione di Dio nell’umanità
di Gesù sembra, vista dalla prospettiva della croce, un prendere
su di sé l’infinita debolezza degli
esseri umani, una condivisione
dell’esistenza umana sottoposta
al dominio arbitrario del male, a
cui Dio stesso, eroicamente, si
abbandona senza scampo. Tutto
sommato, per gli innocenti, non
è una gran consolazione che un
altro innocente muoia con loro:
alla fine è sempre il male a vincere! A che serve gridare con Gesù o che Gesù gridi con noi: «Dio
mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
mini, che avevano amato Gesù,
trovano la forza per annunciare
che, nel Cristo risorto, è possibile
vedere una luce potente che rischiara in modo definitivo il
mondo ricoperto dalle tenebre..
Se questo avviene è perché
Dio ha sottomesso sé stesso al
potere delle tenebre, è perché
Dio stesso si è lasciato prendere
dalle «tenebre» della morte, le
stesse tenebre con cui noi dobbiamo fare i conti. Solo che questa volta le «tenebre» hanno trovato pane per i loro denti: Dio le
ha sconfitte definitivamente. La
loro fame di morte e desolazione è stata colmata, nessun altro
«sacrificio» gli è più dovuto: Gesù è veramente morto, ma morendo per noi, al nostro posto, al
posto degli innocenti, ha definitivamente chiuso con ogni logica dell’espiazione, del sacrificio.
«Vivere a Dio»
Preghiamo
Caro Padre, o^i
35.615 bambini sono morti di fame;
vittime: 35.615 (fonte Fao);
edizioni speciali dei telegiornali: zero;
articoli sulla stampa: zero;
messaggi del presidente della Repubblica: zero;
convocazione di unità di crisi: zero;
manifestazioni di solidarietà: zero;
minuti di silenzio: zero;
le borse: niente male;
l’euro: in ripresa;
livello d’allarme: zero;
mobilitazione di eserciti: zero;
ipotesi sull’identità dei criminali: nessuna;
mandanti del crimine: i paesi ricchi.
(dal sito: www.consumietici.it)
Dio in Cristo ha vinto
il potere del male
PER l’apostolo Paolo il problema deve essere visto da
un altro punto di vista: quello
della sostituzione. Il potere del
male (tenebre o peccato, se vogliamo usare le categorie bibliche e teologiche più appropriate) è insuperabile fin tanto che
questo potere si esercita sugli
esseri umani. Questi sono vulnerabili, perché come ci ricorda
la storia di Caino, pur corrispondendo all’ordine creatore di Dio,
sono minacciati dalle «tenebre
originarie», le quali non solo incombono costantemente su di
loro ma, anche, penetrano in loro, oscurandone quell’umanità,
voluta da Dio, che gli permette
di riconoscersi come creature
del Creatore, come creature tra
creature. Fin quando sono esposti al male, gli esseri umani soccombono ad esso!
Nello spazio, che si crea intorno alla croce di Gesù, le «tenebre
delle origini» ricompaiono quasi
a voler affermare la loro vittoria
definitiva anche su Dio stesso.
Dal buio del sepolcro, però, la fede cristiana afferma che questa
vittoria delle «tenebre» è effimera: nell’alba che rischiara un
nuovo giorno, le donne e gli uo
PAOLO esprime la partecipazione delle cristiane e dei
cristiani alla vittoria di Dio in
Cristo sulle tenebre ricorrendo
al concetto di battesimo. Dimentichiamo per un attimo il significato sacramentale che attribuiamo normalmente a questo
termine e concentriamo la nostra attenzione su altre suggestioni. Dal punto di vista di Dio
si potrebbe pensare che l’essere
battezzati in Cristo Gesù possa
anche significare: Dio si fa carico delle nostre esistenze. Nel
battesimo la nostra umanità è
accolta in Dio attraverso Gesù
Cristo. Egli dimostra il suo amore disinteressato nei nostri confronti lottando con le «tenebre»,
al nostro posto. Il suo battesimo
è sicuramente un «battesimo
nella morte», perché neanche
Dio può considerarci diversi da
quello che noi siamo, creature
morte o destinate alla morte ma
allo stesso tempo, proprio perché egli vince la morte, la stessa
morte non ha più alcun vincolo
su di noi perché, grazie al battesimo, siamo resi anche partecipi
di questa vittoria e, quindi, destinati a vivere «un vivere a Dio».
La fede cristiana consegna alle
donne e agli uomini di buona volontà un mondo segnato dall’esperienza della morte quotidiana. Questa morte assume nella
nostra esperienza molteplici forme: incidenti sul lavoro, guerre,
fame, siccità, violenze contro le
donne, i bambini e gli anziani.
Potremmo continuare con un
lungo elenco, il quale, con ogni
probabilità, non sarebbe mai
esaustivo nella descrizione degli avvenimenti che producono
morte. Qualsiasi morte, anche la
più naturale, richiama alla nostra
coscienza più profonda, l’esistenza di una forza che in qualsiasi momento può dispiegarsi
per colpire noi o qualsiasi altro
essere umano. È sufficiente leggere un giornale o guardare la televisione per essere investiti dal
senso di morte che aleggia nel
nostro presente. È una minaccia
che tendiamo a dimenticare o a
nascondere, a mitigare quando
pensiamo che, oggi, toccherà ad
altri morire. Se questa è la logica
che ci aiuta a vivere, dobbiamo
concludere che la nostra fede nel
Dio di Gesù Cristo ha perso la
sua forza ed il suo significato.
Quando abbiamo deciso di «appartenere» a Dio, non abbiamo
deciso di entrare in uno spazio
ed in un tempo da lui salvaguardato ma, piuttosto, abbiamo deciso che era venuto il momento
di riscattare la nostra umanità.
«Un altro mondo è possibile»
IN questo desiderio di un
«mondo diverso», di una realtà «altra», ci siamo ritrovati accanto questo Dio che non ha
avuto paura di schierarsi a favore della nostra debolezza e della
nostra precarietà. Anche lui, come molti di noi, ha dovuto pagare un prezzo altissimo per
vincere il male che ci circonda
ma, a quanto ci risulta, non si è
tirato indietro. Ha deciso di mischiarsi con noi e di immischiarci con lui: in definitiva è proprio
in questo stare di Dio con gli esseri umani esposti al male del
mondo che noi fondiamo la nostra fede. Nonostante la croce di
Gesù e nonostante la risurrezione di Cristo, il nostro mondo è
ancora avvolto e penetrato dalle
tenebre. Non per questo dobbiamo lasciarci scoraggiare, neanche dobbiamo abbandonare
la nostra fede. Anzi, proprio a
partire dalla nostra confessione
di fede in Gesù Cristo, insieme
ad altri, possiamo dire che «un
altro mondo è possibile».
(Ultima di una serie di quattro
meditazioni in occasione del Decennio contro la violenza promosso dal Consiglio ecumenico
delle chiese. Le precedenti sono
state pubblicate sui n. 38,39, e 41)
Nella foto: Van Gogh, Il ponte di
Langlois, 1888, Otterlo, Rijksmuseum Kröller-Müller
Note
omiletiche
Secondo Paolo
muoiono nel_pecca'to e
sorgono in Cristo.
concetto può dar luo,
quattro diverse i
zioni. Innanzitutto t
spressione paolina ha
muoiono al peccato
'^'■«Peliti
do Cristo muore sulla
Puaiv
ce per loro. Con
»0
decisione, Dio
questi
assume ¡I
loro peccato su di sé
/-Ji-tll-^ »..._. .. *
cendo della morte
un morire
per loro, tantj
che, veramente, | crede„j
possono essere consideraimorti nella morte di rii
sto. Specularmente'i
denti risorgono nelIaL
surrezione di Gesù dal
momento che la risL
zionedi quest'ultimoève
ramente per loro.
tiiiese«
In secondo luogo po¡
l'espressione paolina hj
un significato battesimale
i credenti sono mortiaj
peccato e sono risusdtatl
nel loro battesimo. In que
sto senso si può intendere
il battesimo come la ratifl.
ca da parte del credente
della decisione con cui Dio
considera la morte di Cristo per i loro peccati co®
la loro morte e la sua vita
da risorto come la lorodta; l'apposizione di uo
«segno» da parte di Dio
su di loro, ricordo della
promessa che funge da
garanzia che la sua dedsione li riguarda realmente, personalmente ed individualmente.
In terzo luogo l'espressione -paolina ha un significato morale: nella vocazione ricevuta i credenti
possono morire al peccato
con la mortificazione della
loro natura peccaminosa,
cosi come possono risorgere a una vita rinnovata dall'ubbidienza a Dio,
Questo morire-risorgera
non è un evento straordi
aual
iiielle
ilfen
io, nel
nario, ma è una esperienza che non travalicale
quotidianità dei nostro#
vere umano. Infatti i credenti che, grazie al messaggio dell’Evangelo, hanno conosciuto la verità
della decisione benevola
di Dio nei loro confronti,
sono sotto l'obbligodi
battersi per avvicinarsi
sempre più nella loro vita
concreta attuale a quella
vita che, nella decisionedj
giustificazione da partedi
Dio, essi già possiedono,
In quarto luogo l'espressione paolina ha un significato escatologico. È dei
tutto evidente che i credenti moriranno al peccato, in modo definitivo ed
irreversibile, al moniento
della loro morte Fa''-*®'
con un carattere parali®
di definitività e irreversHiilità, saranno innalzati
una vita di risurrezione
momento della riucrva
nuta di Cristo. Nel no^
testo sembra che I esp
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gnificato giuridico.
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PAG. 3 RIFORMA
I Riunione del gruppo di lavoro nominato dalla Conferenza delle chiese europee
Le chiese e la tratta delle donne
iffinrontio di Driebergen del 1999 è nota lo decisione di dotarsi di un gruppo di lavoro che per
del 2005 dovrà presentare un «libro bianco» su guesto nuova formo di schiavitù
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Ì|,nne?Eperrisponde"í n¿esta domanda che dal
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ifÌlo presso l’istituto «La
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insitamente nominato
Ìfiek (Conferenza delle
europee). Ma la do1 è stata formulata
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eaecumenicaaGrazquan
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Loiofondimento delle terelative alla questio■Lminile, le donne presentì (teologhe, laiche, pastorhanno sottolineato con
orzache l’emergenza con
¡ai confrontarsi, senza falsi
pudori né reticenze, era la
iuova modalità della schiacioè le prostitute-schia^spesso solo adolescenti.
L'Assemblea di Graz
L'Assemblea di Graz stava
affrontando le grandi quejtioni.della riconciliazione
(fraraistiani; fra Nord e Sud
delmondo; fra paesi ex sovietici e paesi occidentali), ma le
'donne, tutte (dalle cattoliche
alle protestanti e anche alle
'ortodosse), pretesero che nel
calendario dei lavori comparisse anche il tema della riconciliazione fra donne e uomini. A molti, ecclesiastici e
non, questa forzatura non
piacque e, ancor meno, il risaltato del pomeriggio dedicato proprio al dialogo donna-uomo, perché emerse l’evidenza di un dramma nascosto e sottaciuto, che pure
coinvolgeva paesi e culture
delle donne schiavizzate (pai eaextraeuropei e dell’Est Europa) e paesi e culture degli
uomini fornitori della merce
sdilavizzata e venduta ogni
notte sulle strade (paesi europei, ricchi e democratici).
Dopo quel primo impatto, le
organizzazioni ecclesiastiche
internazionali hanno capito
che la questione li riguarciava
edovevano prendere posizione. L’anno dopo, nel 1999, in
Olanda a Driebergen, si svolun incontro organizzato
confortata da una visione di
piena dignità delle donne oltre che da un’armoniosa e
equilibrata visione dei rapporti fra donna e uomo, anche nella più privata sfera
dell’attività sessuale.
Infine risulta iniprescindibile, da un lato, di un’attività
di accoglienza delle «schiave»
che vogliono liberarsi e, dall’altro, di collaborazione con
le autorità pubbliche per di-fendere la vita e la libertà di
quelle donne. Particolarmente importante è stata la presa
di posizione del Parlamento
europeo di Strasburgo, che il
3 aprile del 2000 decise di rivolgere a tutti i paesi membro
l’invito a dotarsi di specifiche
leggi per punire gli sfruttatori di schiave e per iiberarie,
assicurando a esse sicurezza
e difesa. In modo simile la
quinta sessione della Com-missione sui diritti umani
dell’Onu, nella sua riunione
del 19 marzo-27 aprile 2001,
ha assunto una Risoluzione
che impegna tutti i paesi a
eliminare ia piaga del «traffico delle donne schiave».
Una nuova sfida
per i credenti
Dopo il «Decennio in solidarietà delle chiese con le
donne contro la violenza»
(1989-1999) si apre ora una
nuova fase di sfida per i credenti e per le chiese; aver
rotto la cappa di silenzio che
da secoli gravava sul fenomeno della violenza contro
le donne, ci obbliga oggi ad
affrontare una delle massime
forme di violenza (seconda,
forse, solo al togliere la vita);
togliere la libertà e abusare
del corpo delle donne per ragioni di profitto economico,
li denaro, infatti, è la ragione
prima di tante sofferenze e
umiliazioni inflitte alle donne. Si calcola che, in Italia,
l’introito mensile delle organizzazioni che sfruttano e
obbligano le donne a prosti
tuirsi si aggiri sui 65 miliardi
di lire! Dopo la droga, il traffico e lo sfruttamento delle
donne è il più importante
strumento di arricchimenti
illeciti ùi tutto il mondo. E iii
tutto il mondo i meccanisnri
del traffico sono gli stessi,
come dimostra la ricerca fatta dal gruppo di lavoro della
Kek: le donne sono obbligate
o con la forza o con false promesse ad abbandonare le loro case; poi, attraverso i mezzi più brutali, sono obbligate
a prostituirsi; infine, vengono più volte rivendute ad altre bande di criminali. Dopo
il «lavoro» sono tenute segregate e guardate a vista; se
qualcuna si ribella ci sono le
botte e anche la morte.
Qual è allora il ruolo delle
chiese? Aiutare la crescita di
una cultura rispettosa delle
donne; educare alla corretta
conoscenza del mondo del
sesso affinché l’amore mercificato riduca la pr^rìa presenza e la propria importanza; collaborate con tutte le
strutture pubbliche o private
per liberare le donne; fare accoglienza, sostegno, protezione in modo che trovino
nuove ragioni di vita e un futuro. Fondamentale è stendere una rete td di là delle differenze denominazionali, e
delle diverse opzioni religiose, per collegare i paesi di
partenza con quelli di arrivo,
in modo da contrapporre alla
rete malavitosa una nuova
catena alternativa di aiuto e
solidarietà. Per questa ragione, il «libro bianco» della Kek
raccoglie anche tutti gli indirizzi dei centri di assistenza
sia nei paesi in cui vengono
sfruttate sia da dove sono
partite, in modo da non lasciare sole queste donne a
lottare contro tanta violenza
e anche, spesso, contro tanta
indifferenza.
DAL MONDO CRISTIANO
fi Proposta del vescovo luterano tedesco Koppe
Per un «G8 etico» che dia più peso alle
posizioni delle chiese sulKeconomia
BUENOS AIRES — Un «G8 etico» che a livello internazionale unisca le chiese cristiane elaborando e dando più peso alle
loro posizioni sullo sviluppo della politica economica internazionale. È la proposta emersa al termine di un incontro tra il
vescovo luterano Koppe (direttore del Dipartimento ecumenismo e relazioni internazionali della Chiesa luterana tedesca) e
il vescovo cattolico Melgarejo (segretario generale della Coriferenza episcopale argentina) tenuto a Buenos Aires la settimana scorsa nel quadro di una visita pastorale del vescovo
Koppe alle chiese riformate dell’area rioplatense. (nev/pe)
Cile: nuova legge approvata dal Parlamento
Riconosciuti alle comunità battiste
gli stessi diritti della Chiesa cattolica
SANTIAGO — Notevole passo avanti in Cile nel campo
della libertà di religione. Una recente legge approvata dal
Parlamento riconosce alle comunità battiste gli stessi diritti
della Chiesa cattolica, autorizzandone il passaggio da «orga-nizzazione sociale» a «chiesa costituita». I battisti cileni, nel
corso dell’Assemblea nazionale tenuta a Santiago negli ultimi giorni dello scorso settembre, hanno deciso di assumere
la denominazione di «Chiesa evangelica battista del Cile» e
hanno espresso la speranza che altri paesi sudamericani seguano l’esempio del governo cileno. (nev/bt)
Restituire alla Chiesa cattolica una foresta nazionale slovena?
Una proposta che provoca molte proteste
- — proprio per verifi®e la sensibilità delle chiese
^questo tema. Da quell’appuntamento è nata la decisione di dotajsi di un ristretto
8®Ppo di lavoro che, per la
prossima Assemblea Kek deiostate 2003, dovrà presentalo un «libro bianco» che ana^ le attività, le iniziative e
onflessioni biblico-teologi*0 delle chiese.
Qualcosa è cambiato
nelle chiese
APalermo si è fatto il punto
lavoro che ancora manca
pori appuntamento del 2003
ali’i . èliche verificato che,
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cambiato. Prima di tutto
M, e lo si considera
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Romanza è davvero
Il progetto di restituire alcune parti dell’unico parco
nazionale della Slovenia alla
Chiesa cattolica romana ha
provocato le proteste di partiti politici che affermano
che queste terre devono restare proprietà del demanio.
Sia il Partito nazionalista
dell’opposizione che la Lista
unita dei socialdemocratici,
membro del governo di coalizione sloveno, hanno criticato la decisione di restituire
alla Chiesa cattolica la foresta di Pokljuka, che copre oltre 200 kmq del Parco nazionale di Triglav.
Cinquanfanni dopo
Mezzo secolo dopo che
queste terre furono confiscate il ministro deU’Agricoltura
sloveno, Franci But, ha decretato che la Chiesa cattolica romana aveva il diritto di
riprenderle. Era allora appoggiato dal primo ministro Janez Drnovsek, il quale ha dichiarato che questa decisione è valida sul piano costituzionale. Ma diversi rappresentanti dello stato e una larga parte dell’opinione pubblica si sono mobilitati contro questa decisione. I primi
hanno fatto notare che il decreto del ministro dell’Agricoltura viola la legge sulla
protezione della natura e
hanno chiesto al Tribunale
amministrativo di prendere
una decisione al riguardo entro l’inizio del 2002.
Un sondaggio effettuato dal
quotidiano sloveno Deio ha
rivelato che il 62% dei cittadini si oppone alla restituzione.
Un altro giornale, Dnevnik, è
giunto persino ad accusare il
governo di aver «concluso un
mercato con il Vaticano».
La posizione
della Chiesa cattolica
Il responsabile della Conferenza episcopale slovena, l’arcivescovo Frane Rodé, ha difeso la restituzione delle terre,
sottolineando che il parco nazionale sarebbe aperto al
pubblico. Ha inoltre precisato
che questa misura è necessaria per dare alla Chiesa «una
risorsa finanziaria stabile».
«Finora abbiamo contato solo
sulle donazioni dei fedeli, per
cui sarebbe la nostra prima e
unica risorsa finanziaria stabile - ha fatto notare l’arcivescovo Rodé -. Il denaro ottenuto sarà utilizzato a fini educativi e sociali, e consentirà di
conservare il patrimonio culturale della Slovenia, 1 80%
del quale è proprietà della
Chiesa cattolica».
La foresta di Pokljuka è stata venduta dalla Chiesa cattolica romana nel XIX secolo
per coprire i debiti della chiesa stessa; è stata poi restituita
alla chiesa dal regno di Iugoslavia nel 1939, anche se alcuni storici si chiedono se la
chiesa abbia ricevuto i titoli
di proprietà. Dopo la seconda guerra mondiale, la foresta è stata confiscata dal regime comunista jugoslavo.
Anche se l’arddiocesi catto
lica di Lubiana ha chiesto la
restituzione della foresta conformemente alla legge sulla
denazionalizzazione del 1991,
le restituzioni erano state rinviate dopo l’arrivo al potere
nel 1992 del governo di centro-sinistra del primo ministro Janez Drnovsek. In una
dichiarazione che conferma il
diritto della Chiesa cattolica a
rientrare in possesso di queste terre, Drnovsek ha sottolineato che le autorità della
Unione europea avevano criticato «i ritardi eccessivamente lunghi» riguardanti i casi di
denazionalizzazione.
Aderire all'Unione europea
I dirigenti sloveni sono
«semplicemente passati dal
comunismo al liberalismo anticlericale», ha fatto notare
l’arcivescovo Rodé, per il quale la «decisione personale» del
ministro dell’Agricoltura di ridare la foresta alla Chiesa cattolica non indica un cambiamento più generale nell’atteggiamento del governo. «Anche
se i media comunisti non era-no favorevoli alla Chiesa, essi
erano più corretti nei suoi
confronti, non ci attaccavano
con tanta costanza e malevolenza - ha detto -. Tuttavia è
chiaro che casi come questo
devono essere risolti correttamente con un’adesione alla
Unione europea e alla Nato.
Se il Tribunale amministrativo si pronuncerà a nostro favore, questo potrebbe permettere di risolvere altre questioni in sospeso». (eni)
Convocato dal Cec e dalla firn
Si è svolto a Ginevra il «Forum per la
cooperazione ecumenica in Colombia»
GINEVRA — Si è tenuto di recente in Svizzera, a Gùieyra,
il «Forum per la cooperazione ecumenica in Colombia»,
convocato dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e dalla Federazione luterana rhondiale (Firn) per «definire il ruolo delle chiese nel processo di pacificazione del paese».
DaH’incontro, al quale hanno partecipato anche rappresenI tanti delle Nazioni Unite e di alcune organizzazioni non^oI vernative, è emersa una forte critica al «Piario Coloinbia»
(messo a punto dal governo colombiano con l’appoggio degli Stati Uniti) che viene definito «un incentivo al conflitto
armato e una forte limitazione ai diritti umani». (nev/pe)
Consiglio delle Assemblee di Dio negli Usa
Anche i divorziati potranno
essere ordinati al pastorato
NEW YORK — Anche i divorziati potranno essere ordinati
al pastorato. Lo ha deciso il Consiglio generale deUe Assemblee di Dio negli Stati Uniti d’America che con una contrastata votazione (998 favorevoli e 834 contrari) ha stabilito
che può diventare pastore anche chi ha divorziato prima di
diventare membro delle Assemblee. Una analoga proposta
era stata respinta nel 1991 e nel 1997. Le Assemblee di Dio
contano circa due milioni e mezzo di membri negli Stati
Uniti; 35 milioni in tutto il mondo. (nev/icp)
$ Secondo i dati resi noti da un pastore francese
Corea del Sud: i protestanti
sono il 38% della popolazione
PARIGI — Di ritorno da una visita pastorale nella Corea
dei Sud, il pastore della Chiesa riformata di Francia, JeanCharles Tenreiro, ha reso noti alcuni interessati dati sulla
presenza protestante in quel paese. I membri delle comunità protestanti rappresentano il 38% della popolazione; la
denominazione più numerosa è quella presbiteriana (Prok):
1.500 chiese, 1.810 pastori, di cui 102 donne. (nev/bip)
i È Stato designato dal Presidente Bush
I Un battista del Sud nella Commissione
per la libertà religiosa internazionale
WASHINGTON — Incarico prestigioso per Richard Laud,
presidente della Commissione etica della Convenzione bat-lista del Sud, la più grande denominazione protestante degli
Stati Uniti. li 17 settembre scorso, Laud è stato chiamato dal
presidente Bush a far parte della Commissione per la libertà
religiosa internazionale (Uscirf), organismo^che, per conto
del presidente e del Congresso Usa, vigila sull’applicazione
della Convenzione sui diritti dell’uomo. (nev/icp)
M Contestata la decisione del ministro
Le chiese slovacche contrarie
all'introduzione dello yoga a scuola
BRATISLAVA — Una curiosa polemica ha attirato l’attenzione in Slovacchia sulla decisione del ministro della Pubblica istruzione di introdurre nelle scuole primarie e secoridarie lo yoga come alternativa all’ora dedicata alla ginnastica. Il sistema scelto (Hatha Yoga, una disciplina indiana che
risale al XII secolo) è stato subito definito «una strada verso
l’ateismo» dalla Conferenza episcopale slovacca e «un attentato alla cultura cristiana» dalla Chiesa luterana nazionale.
Di fronte alla dura reazione (anche il Partito democratico
cristiano ha minacciato di uscire dalla coalizione governativa) il ministro ha ritirato il provvedimento. (nev/eni)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 2
Convegno a Firenze a cinque anni dalla scomparsa del pastore e storico
Per ricordare Luigi Santini
Dalle relazioni di Spini, Campi, Ricca, De Cecco e dai diversi interventi è emerso lo spaccato
della vita di un pastore nellltaHa del Novecento, con i suoi successi e le sue difficoltà
BRUNAROSA SABATINI
SABATO 13 ottobre scorso
1
nella Casa di riposo «Il Gignoro» di Firenze, si è tenuto
un incontro per ricordare Luigi Santini a cinque anni dalla
scomparsa. Il pomeriggio,
promosso oltre che dal Gignoro dal Centro culturale
«Pietro Martire Vermigli» e
dalla libreria Claudiana di Firenze, ha visto tre relazioni di
Giorgio Spini, Emidio Campi
e Paolo Ricca, un intervento
di Gabriele De Cecco, attuale
direttore del Gignoro, e le testimonianze spontanee di
molte persone, anche non fiorentine e di ambito non evangelico. Ne è risultata un’immagine completa di Santini
come uomo, pastore e storico.
L'uomo, il pastore
Due aspetti congiunti, vista
la piena identificazione che
c’era in lui, come ha ricordato Paolo Ricca, fra vita e vocazione al ministero pastorale. Più volte Sono state citate
le parole di Paolo nella II Corinzi 12, 7 e 10: «Mi è stata
messa una scheggia nella
carne» e «Quando sono debole, allora sono forte», che
tanto bene rispecchiano la
forza spirituale di Santini, per
nulla limitata, ma quasi paradossalmente accresciuta dalle condizioni fisiche precarie.
Si sono poi ricordati i fondamentali insegnamenti evangelici della madre, le origini popolane fiorentine, che
hanno lasciato una traccia
profonda nel suo umorismo
frizzante e canzonatorio (come ha ricordato anche Spini,
tracciandone la biografia) e
nell’attaccamento alla sua regione e alla sua città e, soprattutto, il profondo legame
con la compagna della sua vita, Lucilla Matteucci, che gli è
stata sempre al fianco, permettendogli concretamente
di svolgere il suo ministero
mentre l’infermità avanzava.
Con le diverse testimonianze si sono ricostruiti gli aspetti
centrali dell’attività pastorale,
che si possono riassumere nel
profondo attaccamento alla
comunità e alla Chiesa valdese, nell’impegno sociale, nell’evangelizzazione e nell’ecumenismo. Più volte è stato
affermato che Santini non
sentiva il ministero come
qualcosa di ieratico, ma come
servizio reso alla comunità, al
quartiere, alla città in cui viveva. Questo suo radicamento
nel concreto, che si rifletteva
nella sua predicazione, si era
manifestato in lui fin dagli anni della guerra, quando, giovanissimo pastore a Carunchio, nella diaspora abruzzese
e molisana, aveva collaborato
con la Resistenza. In seguito
non aveva più preso parte alla
politica attiva, ma aveva conservato per tutta la vita una
sua chiara visione che potremmo definire cristiano-sociale, che si era poi concretizzata nella fondazione del
Centro per ragazzi a Vallecrosia e della Casa di riposo per
anziani a Firenze.
D’altra parte Santini riteneva che non bastasse essere
socialmente presenti, ma
pensava che si dovesse essere
anche «evangelicamente»
presenti. E qui al profilo dell’uomo e del pastore si intreccia quello dell’intellettuale e dello storico.
C^Uto ^^aclìo
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
L. 10.000
L. 20.000
L. 20.000
Il pastore Luigi Santini
L'intellettuale e lo storico
Fu un grande sostenitore
dell’umile strumento delle
«circolari», che pensava sarebbero arrivate dove lui di
persona non poteva arrivare;
così fondò Diaspora evangelica di Firenze, volle un periodico per il Gignoro, pensava
all’apertura di una radio evangelica. Fu per un ventennio ispiratore, animatore e
coscienza critica di quello che
è attualmente il Centro culturale Pietro Martire Vermigli,
come ha ricordato Marco Ricca, presidente del Centro. Intrecciò rapporti ecumenici,
fatti anche di solide amicizie
personali, con il cattolicesimo
fiorentino più aperto, e con
gli ambienti ebraici dell’Amicizia ebraico-cristiana.
Si impegnò nell’attività di
storico, volgendo la sua attenzione, come hanno ricordato
Spini e Campi, alla ricostruzione della storia dell’evangelismo italiano e, in particolare, toscano a partire dal Ri
sorgimento. Si occupò così
dell’educatore Giuseppe Comandi, dei protestanti di Pisa,
di Livorno, di Rio Marina,
nell’Isola d’Elba; ma scrisse
anche su Alessandro Gavazzi
e sul movimento hussita e fu
in Italia un pioniere degli studi su Pietro Martire Vermigli.
Il suo metodo di lavoro, basato su una ricerca attenta delle
fonti e una lucida analisi dei
testi, ha prodotto ritratti storici dotati di senso critico e realismo. Vide nel compito dello
storico anche finalità di divulgazione, rivolte concretamente all’educazione; scrisse così
anche un compendio di storia
valdese, oltre ai manuali per
la scuola domenicale.
È il ritratto di un maestro di
fede e vita cristiana, che però
va completato con alcune
delle testimonianze seguite
alle relazioni. Mi ha colpito la
bella immagine usata da De
Cecco, che ha definito Santini
come il condottiero del Gignoro, un «nuovo Gianavello»
che, impedito dall’età, lascia
SA Torino, dopo l'Unità d'Italia
Emanuele Arias
ebreo che divenne valdese
MARIO CIGNONI
Quando, nell’Ottocento,
1
parliamo di convertiti al
valdismo, si sottintende convertiti dal cattolicesimo, o
dall’agnosticismo, ma vi furono anche ebrei-valdesi: un
discorso molto interessante
da inserire nel più vasto contesto dei rapporti tra fede cristiana e popolo d’Israele, tra
chiesa e sinagoga.
Emanuele, figlio del commerciante Isacco Arias e di
Rachele Calò nacque a Livorno nel 1842, da una vecchia
famiglia sefardita di origine
spagnola, e risulta registrato
negli archivi della comunità
ebraica di quella città, testimoni A. Pincherle e Mosè
Mieli. Emigrato a Torino,
condotto alla fede evangelica
da missionari inglesi, si convertì liberamente al cristianesimo e divenne membro della Chiesa valdese di Torino
nel 1861, assumendo, al battesimo, il nome di Paolo.
Divenuto cristiano, Emanuele detto Paolo volle essere
colportore, venditore ambulante di Bibbie, con la vocazione speciale della missione
agli ebrei. Fu quindi spesso in
giro nella zona dei «ghetti»
con il suo carico di Bibbie e
Nuovi Testamenti, con il desiderio di evangelizzare il suo
popolo. Fu prima a Pavia e a
Mantova (1869), poi a Verona
(1879-81) e a Venezia (188183), infine si stabilì a Roma
(1883-1902). Fu accolto molto
bene dalla Chiesa valdese di
Roma che, riconoscendo i
suoi doni, lo elesse anziano
(1885-95). Adempie questo
compito intervenendo spesso
con una parola pacata, occupandosi delle ammissioni in
chiesa di adulti e ragazzi, sostituendo in qualche caso il
pastore assente e sostenendo
le posizioni teologiche della
Riforma nei confronti di altre
chiese all’opera nella capitale.
Anche la sua predicazione tra
gli ebrei di Roma ebbe un certo successo, di cui rimane
traccia nelle relazioni al Comitato di evangelizzazione.
Uno degli israeliti da lui avvicinati alla fede evangelica, abbracciando il cristianesimo,
affermò di voler essere battezzato nella chiesa valdese «perché essa è l’Israele delle Alpi».
Nel 1902, ormai pienamente integrato nell’ambiente valdese, partì per Pinerolo. Ebbe una famiglia numerosa. Uno dei suoi figli, Attilio
Arias (scomparso nel 1950),
che sposò la sorella dello
scrittore Piero Jahier, studiò
teologia a Firenze e a Edimburgo, si laureò con una tesi
sul peccato originale e fu
consacrato pastore valdese
(1906). Il suo lungo ministero
lo portò in varie città italiane,
dalla Lombardia alla Sicilia, e
fu anche pastore nell’avita Livorno (1926-30 e 1933-38).
Insomma, la testimonianza
di Emanuele-Paolo portò
frutto nel suo popolo, nella
sua chiesa e nella sua famiglia: egli fu come una cerniera tra i due popoli e le due fedi. Ebrei cristiani ce ne sono
sempre stati lungo i secoli,
alcuni sono entrati a far parte
delle nostre chiese.
partire gli altri per il Glorioso
Rimpatrio, dopo aver dato
preziosi consigli e istruzioni.
Così ha fatto anche Santini
che, lasciando la direzione
del Gignoro, ha consegnato al
suo successore, assieme alla
sua vicinanza costante, 32
schede di istruzioni «tecniche» e suggerimenti, riassunte nel consiglio finale, così
modesto e apparentemente
semplice: «Fare il direttore
senza averne poi l’aria».
E vorrei citare anche l’intervento di Luciano Martini,
cattolico fiorentino di impegno profondo e redattore della rivista Testimonianze, che
ha ricordato quanto Santini
ha significato per la Chiesa
cattolica cittadina, che egli
ha avvicinato alla Riforma,
mostrando un altro stile di
lettura del Vangelo e senza
però fare del proselitismo.
Tanti hanno poi riportato
aneddoti divertenti e «battutacce», contruibuendo a creare quel clima di riconoscenza e di affettuoso ricordo
(non di esaltazione) che ha
animato tutto rincontro. È
quindi auspicabile che le relazioni di quest’incontro, bello e commovente, possano
essere pubblicate e diffuse
perché, al di là del ripercorrere solo la vita di un uomo,
hanno offerto lo spaccato
della vita di un pastore nell’Italia del ’900, con le sue
gioie e i suoi successi, ma anche con le delusioni e le difficoltà. Anche le tante sue carte, forse con opere inedite,
attendono di essere riordinate, in vista di possibili e desiderabili pubblicazioni. C’era
anche un Santini poeta, e forse romanziere...
Due poesie di Luigi Santini
A una donna
Ti vedo come questa terra
sì dolcemente modulata
se poggiano i sereni
sui colli e sulla piana
che s'allaga nel mare.
Iléf
Í0
Ti sento come questa terra
pungente di sorgenti chiuse
e di fiori sbocciati,
che ogni giorno si dona
donna dal volto novo.
Piove a vento in collina,
l’autunno è troppo lungo
per i languori ultimi dei pampini
che aduggiano la terra
erpicata di fresco.
Non ti turbare,
la più forte sei tu
che resti.
da Presenza, rivista del Movimento
cristiano studenti, Milano, 1952
Ranuncoli
Ne ha colti una bracciata, la bambina
ed entra di sorpresa
nella mia sera:
sui mobili per terra dove vuoi
i dischi luminosi dei ranuncoli
10 sanno di provare
11 gioco del ricordo.
(Angoscia d’un età abbandonata
tra le canne sull’argine di un fiume
di Toscana).
Ma non mi perdo:
sul greto dell’Ombrone
un renaiolo staccia
quel che scavò dal fondo:
e la scelta, la frana
arrestan la memoria.
Non mettere bambina i gambi in bocca:
non senti? San d’amaro.
da Presenza, rivista del Movimento
cristiano studenti, Milano, 1952
Dibattito per il Gruppo ecumenico di Gorizia
I musulmani fra preghiera e realtà
MARIO COLAIANNI
CON un tema di grande at
1 ‘ ■
tualità, «I musulmani tra
pregiudizio e realtà», il Gruppo ecumenico di Gorizia ha
iniziato il 10 ottobre l’attività
annuale. Relatore è stato il
prof. Daniel Madigan, docente di Studi islamici alla Pontificia università gregoriana,
che ha subito distinto tra
Islam e musulmani, dato che
spesso si tende a uniformare
le due parole. In realtà Islam è
termine improprio, in quanto
astratto, mentre si dovrebbe
parlare di fede musulmana e
di persone che fanno riferimento al profeta Maometto.
La religione musulmana ha
un grandissimo seguito nel
mondo, tanto da essersi adattata a culture in paesi molto differenti fra loro: per
esempio Turchia, Medio Oriente, area indonesiana, area
balcanica. Un primo approccio a essa viene solitamente
indicato con riferimento specifico di nazionalità o di area
di appartenenza geografica:
infatti le persone che vivono
in Kosovo o in Bosnia sono
indicate dai media come musulmane anche se di fatto non
seguono tutti i precetti del
Corano o sono non praticanti.
Una seconda visione del
mondo musulmano è quella
propriamente religiosa: il credente professa la fede che
Maometto ha ricevuto direttamente da Allah; i musulmani riconoscono Mosè come
profeta per la Torah ebraica, e
Gesù per il Nuovo Testamento, ma il Corano è la parola di
Allah, e Maometto il profeta
che l’ha ricevuta e difesa tra
il popolo. Egli era analfabeta
sino al momento della chiamata, la capacità di scrivere
gli venne da Dio per tramandare gli insegnamenti divini; il
Corano, sino alla morte del
profeta, era stato tramandato
solo oralmente, in seguito la
tradizione vuole che siano
state ritrovate le foglie su cui
Maometto aveva riportato i
precetti ricevuti.
Poi il relatore ha illustrato
come sia diffusa una visione
distorta del rapporto religione-politica, e ha spiegato come molti integralisti approfittino della tradizione per
appropriarsi dei precetti e
utilizzarli per i propri scopi.
Ci sono state correnti fondamentaliste aH’interno della
religione musulmana dopo la
morte di Maometto, ma tali
movimenti sono stati isolati
dagli stessi credenti. Sarebbe
stato controproducente se
tutti avessero seguito queste
forme estreme di religione,
con il rischio di portare a un
isolamento e alla fine delle
comunità stesse. Per esempio
nel Corano la punizione per
l’adulterio femminile consiste nella fustigazione, mentre
per molti fondamentalisti
la punizione ritenuta più giusta è la lapidazione. L’uso del
Corano viene distorto, si continua a fare riferimento a tradizione sbagliate (che sono
state sempre applicate) piuttosto che a quello che il libro
sacro stabilisce.
Il problema è riaffiorato
quando la discussione è stata
portata sulle ultime vicende
mondiali. II pubblico nella
sala stracolma, molto interessato, ha posto infatti su
questo argomento numerose
domande e la parte finale
della conferenza si è onen
ta sul ruolo politico di B®
den. Il relatore ha caia
che questi non è di fai®,,
leader, nessuno stato
nominato come tale,
presenti invece una
mondo musulmano lo ,,
noscerebbe come
tuale e i media incremo’’®l'.
il suo potere ogni . jj
ne trasmettono
il pensiero. Dalle j
emersa unanime la con^
na di ogni atto terrons^ ,
volto su innocenti, ano
stata affermata laneces
rivedere la politica es
LI
. lane
Ulü
tede
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lioi
scus
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5
il 2 NOVEMBRE 2001
PAG. 5 RIFORMA
Cultura----^
itnento
0,1952
imento
0,1952
L'ultimo film del regista iraniano Mohsen Makhmalbaf è diventato un evento
Viaggio a Kandahar, Afghanistan
iDoese simbolo dell'oppressione contro le donne, delle mutilazioni dovute olle mine, della
ioffìe e della dissenteria, c'è chi cerca di aiutare gli altri, ma nulla è semplice in quella terra
j^tRTO C0R5ANI________
, PITICI pure tutta la tua
Ivi buona volontà, e tutta^!tmpre rischierai di speriquanto sia difficile
a prossimo. Non solo
•‘ft oggettive condizioni di
¿renza e bisogno ma anWl’impossibilita di inalare dei rapporti paritari.
S da un mondo di benes^eesei guardato con soSo. Offri un dito e ti si
Jiede il braccio. Porti socio e cercano di imbroffti A tutta prima, la visione deil’ultimo film dell’iraniano Mohsen Makhmalbaf
^Ssdiia di farci travolgere da
'un’ondata di cinismo, disillusione, anche risentimento.
Perché nell’Afghanistan deli-oppressione contro la donna delle mutilazioni dovute
■ alle mine, della fame e della
(dissenteria, c’è gente che cer' cadi aiutare gli altri, e sovente viene ricompensata con la
truffa. Eppure non è così
semplice.
La protagonista nasce in
Afghanistan, ma ne scappa
presto e va a studiare nell’avanzato mondo occidentale;
poi prepara un dottorato (sociologia?), ma nel contempo
viene richiamata da un messaggio della più giovane sorella, rimasta in quella terra:
all’approssimarsi dell’eclissi
di sole, quella che tanta poesia evocò l’estate di due anni
fa, intende suicidarsi per il
peso di una condizione, quella femminile, non più insostenibile. Non solo per il bur
ka, il sacco di stoffa ideato
per il totale nascondimento
della femmina alla vista maschile; non solo per l’esclusione dalle professioni e dagli
studi, ma anche per la necessità di un mediatore bambino
per farsi visitare dal medico.
Da dietro un paravento.
Ecco, ma anche il medico è
finto, è un nero degli Usa,
glabro e quindi obbligato alla
finzione di una barba posticcia. Truffatore a fin di bene,
perché le sue conoscenze saranno sempre superiori alle
cognizioni mediche delle zone desertiche di laggiù, dove
più che di medicine hanno
bisogno di pane e di acqua
non inquinata. Medico finto,
complice sincero: sarà lui ad
aiutare la protagonista a trovare una guida per Kandahar,
più affidabile del ragazzino
che per far soldi una ne fa e
cento ne pensa, fino a strappare l’anello dalla mano di un
cadavere abbandonato fra le
dune. La guida sarà uno dei
tanti che all’ospedale da campo della Croce Rossa postulano un arto artificiale: per sé,
per la moglie, in sostituzione
del provvisorio. E gli arti sono
per necessità prodotti in serie, adattabili alla meglio.
Questa è l’umanità che
chiede aiuto, ed è anche l’umanità da cui, da casa nostra,
ci aspettiamo riconoscenza.
Gli operatori degli aiuti umanitari conoscono meglio la
realtà, sperimentano che la
sofferenza indurisce i cuori,
che aiutare significa patire il
dileggio e il sospetto. Per noi
Teatro
Il regista Mohsen Makhmalbaf
significa, una volta di più, che
le vicende e le persone della
Bibbia sono realissime, come
i nove lebbrosi che non ringraziano Gesù. Eppure tutto
ciò si fa, e si fa anche, purtroppo, «il callo» agli spettacoli di morte e di ingiustizia e
di agonia di un popolo, massime della metà femminile di
esso. E si continua nonostante situazioni al limite dell’assurdo; tali appaiono agli occhi
di una figlia di quella terra,
dalla quale pare essere ormai
recisa: è quasi esilarante, dopo il patetico correre degli
sciancati verso le gambe di legno che arrivano come manna paracadutate dal cielo, la
lunga sequenza conclusiva in
cui la protagonista si aggrega
a un corteo nuziale, di donne
velate. Lungo il percorso.
scandito dal canto e dagli
strumenti tradizionali, a poco
a poco il gruppo si screma,
molti (oltre alla guida) sono
gli uomini: abituati a reiterare
l’inganno tornano indietro
cacciati da un blocco delle
guardie, sguinzagliate soprat- jy|¡|¡2jg talebane
tutto per sequestrare generi di
lusso o considerati moderni e
quindi lascivi. Forse andrà
meglio la prossima volta.
Non sappiamo se la vittima
autoproclamata si suiciderà,
o se il ritorno a casa della sorella sarà stato abbastanza solerte e risolutore (fino a
quando?). Non sappiamo
quanti sopravviveranno. Sappiamo che il film rischiava di
essere didascalico, saccente
la presunzione della protagonista di affidare al registratore le proprie impressioni;
presentato a settembre a Venezia, rischiava tutto ciò soprattutto da quando la guerra, com’è suo solito, costringe a ridurre a schemi la complessità della vita. Ma è proprio dell’arte riuscire a descrivere rapporti complessi,
situazioni contraddittorie, a
raccontare fatti pregnanti
con una semplicità che ci pare naturale ed è frutto, invece, dell’ispirazione e dell’applicazione al lavoro. Realizzato con mezzi di fortuna, in
un set furtivo al confine con
l’Iran, Viaggio a Kandahar vive della poesia di quei luoghi,
effe sembrano deserti e brulicano di una vita che vuol sopravvivere a se stessa, stramazza a ogni passo e si rialza
con epica dignità.
LIBRI t
Senso di colpa
Dopo là pubblicazione dei suoi romanzi (tradotti tutti lungo
gli Anni 90), lo scrittore e intellettuale israeliano Abraham B.
Yehoshua dà alle stampe in italiano anche un suo testo teatrale [Possesso, Einaudi, pp. 89, £ 16.000), che egli stesso considera come autobiografico. Scritto all’indoma- p— -j-™.'.
ni della morte del padre e ovviamente sopravvivendogli, l’autore si sente sopraffatto
dal senso di colpa, unitamente alla madre
(quasi come gli scampati al lager, ossessionati proprio dal fatto di essersi salvati a differenza di tanti altri). La pièce si risolve tutta in un «interno», risale al 1983 e poco
tempo fa è andata in scena per la prima
volta in Italia al teatro Argentina di Roma.
POSSESSO
Poesia
L'amore maldestro
Un libro dello storico Adriano Prosperi, specialista dell'Inquisizione
Il Concilio di Trento agli occhi degli altri cristiani
EUGENIO STREni
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Lutero aveva reagito alla
scomunica papale appellandosi al Concilio: Alla nobiltà cristiana della nazione
tedesca sul rinnovamento delkeristianità (1520). 11 Concilio vi fu dopo 25 anni di dir^teionl e continui rinvii e si
concluse con il trionfo del
papato e il configurarsi di
ima pietà cattolico-romana
coti abbondanza di sacramenti e la scomparsa delle
«Wtture dall’orizzonte della
fede. U discussione sul Conalio di Trento si apre con la
feinosa opera di fra Paolo
^^i Istoria del Concilio Tridentino (Londra, 1619), prosegue con la difesa della verita cattolica del gesuita Pie."."t'r’za Pallavicino [Istoria
ttóe '*^*^*° di Trento, Roma
W6-37), mentre per la pubfe®^'one degli Atti bisoS, attendere il 1901 (I
''OU eU1985 (XIII voi.).
Ma gli Atti non sono garan
zia di imparzialità se, come
osserva Adriano Prosperi, lo
storico cattolico Hubert }edin
[Storia del Concilio di Trento,
1973-81, edizione orig, 195777) ignora due tematiche
strettamente connesse all’evento: l’Indice delle pubblicazioni proibite e la Santa Inquisizione. Siamo dunque
grati allo storico dell’Università di Pisa per avere con
questo suo corso monografico* riaperto in chiave anche
ecumenica il discorso su
questo Concilio.
La lunghezza dei lavori conciliari per conflitti fra papato
e impero è nota; meno lo sono alcuni aspetti drammatici
che talvolta assunse la discussione assembleare. Ad esempio, durante la discussione
sulla giustificazione per fede,
il vescovo di Cava dei Tirreni
Tommaso Sanfelice, che difendeva il sola fide, venne immediatamente sospeso, scomunicato e arrestato (17 luglio 1546). Il Concilio era ini
Che cos’è l’«amore maldestro»? Non è facile arguirlo a una
prima lettura dell’omonima raccolta di poesie di Davide Romano (ed. La Zisa, 2001, pp. 32, £ 3.000): l’amore in questione è sì quello fra uomo e donna, ma anche quello fra uomo e
_______________, divinità, tra padre e figlio, l’amore dei ri
cordi o della fantasia. Da sempre l’uomo si
* ^ interroga sulle difficoltà e sui tormenti di
questo sentimento riuscendo però, ma
non sempre, a sperimentare la riuscita dei
rapporti costruttivi, nell’ambito familiare
così come nella relazione con Dio. Vicende
esemplari, che danno coraggio agli altri e
che scaturiscono da ognuna delle liriche
che compongono la raccolta.
Il card. Ercole Gonzaga fu uno dei conduttori dei Conciiio
Allarme chimico
acuto, a causa delle alte probabibilità che tali sistemi
«detector» e di intercettamento entrino in funzione
per falsi allarmi.
Le conseguenze sociali e
politiche di tale stato di allerta e di panico diffuso possono essere poi altamente dirompenti, con decisioni e
comportamenti di massa difficilmente contenibili e controllabili. Senza contare che
un livello generale di malessere, paura e ansia può rimanere alto per anni, accentuando persistenti (e preesistenti) disordini psichici come la depressione. Da ultimo, le ipotesi non confermate o controverse circa gli effetti sanitari dell’esposizione
a agenti chimici o biologici
diverrà argomento di controversia scientifica e di interes
se mediático come è già accaduto in seguito a incidenti
ambientali, anche questo
contribuendo a incrementare l’ansia nelle comunità interessate.
Al di là della solidarietà totale agli individui e alle famiglie colpiti da armi chimiche
e biologiche, a noi compete
opporre al rumore mediático
dell’evento, la vigilanza, l’argomentazione razionale, il
ragionamento pacato. La follia non sta nel bacillo dell’antrace o nel virus del vaiolo,
sta nell’animo di chi li diffonde. Vigiliamo e speriamo che
il germe della distruzione
non coinvolga settori più ampi dell’umanità, anche solo
per insane decisioni, magari
prese per voler tutelare la salute pubblica.
Daniele Busetto
Concorso per elaborati da tesi di laurea
Le religioni di Abramo
J^®."’Università di Milano-Bicocca è indetto un concorso
mtC 1^ colloquio per Tattribuzione di un premio di studio
driìvi ° rnemoria dello scrittore e giornalista Alessan?3ngetoni per elaborati delle tesi di laurea sul tema «Le
far I di Abramo». 11 premio, aperto a laureati di qualsiasi
oltà 0 istituti universitari italiani, di età non superiore ai
Mini, ammonta a £ 8.000.000 (4.131,65 euro) ed è finanziaji 'ì^'lfondi provenienti dalla donazione effettuata dalla
& a Gabriella Mazzola Nangeroni all’Università stessa,
nion ® .f’o^^nti devono avere .come oggetto le tre religioni
¡Q. ofojste considerate in se stesse e particolarmente nelle
(;oj,j5®'^«P^oohe interazioni, differenze, congruenze, sia nel
del loro sviluppo storico sia nell’epoca attuale. Le doalju ® di partecipazione devono essere consegnate
zioni^"ir^ entro il 31 maggio 2002. Per ulteriori informaJhail- regolamenti ed elezioni, tei. 02-64486151; e
»ia ■ ^nnro. donno@unimib.it; sito Web: www.sociolo_ ■ *^ib.it/alessandro_nangeroni.
ziato male: il primo decreto
affermava che la pura dottrina rivelata da Cristo era contenuta nei libri e nelle tradizioni orali conservate dalla
chiesa e il secondo, approvato
lo stesso 8 aprile 1546, fissava
nella Vulgata «l’unico testo
valido» della Bibbia, riservando all’autorità ecclesiastica il
potere di interpretazione e di
controllo sulla stampa di Bibbie e relativi commenti.
È stato osservato che prima
di 'Trento la Bibbia era il libro
più stampato e commentato
(G. Fragnito, La Bibbia in volgare. La censura ecclesiastica e
i volgarizzamenti della Scrittura 1471-1605, Bologna, Il
Mulino, 1997); bisognerà aspettare il Concilio Vaticano II
per vedere diffusa la Bibbia da
parte delle gerarchle cattoliche. Trento ha sepolto la Bibbia e anche gli aspetti interni
positivi disciplinari non possono non essere letti in questa
ottica. L’istituzione dei seminari per la formazione regolare del clero, Tobbligo di resi
denza per i vescovi, il controllo con «visite pastorali» delle
singole parrocchie sono in sé
atti rilevanti, in un quadro di
pietà fortemente segnata dal
culto dei santi e di Maria,
molto lontana dall’autentica
pietà evangelica.
Soprattutto Trento ha chiuso le porte alla Riforma: inolto
avevano fatto cardinali riformatori come Contarini, Morene e altri per trovare un accordo con le istanze evangeliche; tutto fu inutile perché
vinse da subito il partito del
papa. In chiusura del suo saggio, ben documentato e obiettivo nelle valutazioni, Adriano
Prosperi osserva che «accanto
alla storia delle istituzioni di
controllo (il carcere, la giustizia) e a quelle delle idee che
hanno animato la vittoria
dell’ortodossia cattolica nell’Italia moderna, c’è la storia
degli eretici, dei perseguitati e
delle vittime» (p. 185).
(*) A. Prosphri; Il Concilio di
Trento: una introduzione storica. Torino, Einaudi, 01, £ 25.000.
Washington: lunghe attese per i controlli della corrispondenza nel
palazzo del Senato
6
PAG. 6 RIFORMA
Intervista a Marco Chiauzza, presidente della sezione torinese della Fnism
I problemi vecchi e nuovi della scuola
Negli ultimi anni sono state introdotte molte novità che hanno avuto anche un effetto
disgregante. La necessità di un seno sistema di valutazione delle strutture scolastiche
FRANCO CALVETTI
Tempo di riapertura della
s '
scuola: dopo la pausa estiva riaprono i battenti. Problemi vecchi e nuovi, in parte
avviati a risoluzione, in parte
insoluti. Quale linea politica
scolastica si delinea a fronte
di un cambiamento di maggioranza e di governo, in virtù
del quale sembra essere stato
messo in discussione il disegno sistemico di riorganizzazione della scuole e della formazione professionale? Quale, in realtà, il cambiamento
di rotta che il ministro Moratti sembra voler imprimere?
L’innovazione praticata in
questi ultimi tempi subisce
un arresto? E la continuità
con il passato sarà assicurata
0 potrà accentuare una non
certezza del diritto per gli studenti e i docenti? Per cercare
di orientarci abbiamo rivolto
alcune domande a Marco
Chiauzza, professore di filosofia al liceo «V. Alfieri» di Torino e presidente della locale
sezione della Federazione nazionale insegnanti di scuola
media (Fnism).
- Quali sono le innovazioni
in un contesto di ridefinizione
delle finalità, dei metodi e
delle responsabilità della
scuola in ordine ai traguardi
che essa è tenuta a perseguire?
«Sono gli istituti secondari
ad avere subito, in questi ultimi anni, l’effetto disgregante
di talune innovazioni come
l’istituzione del sistema dei
debiti e crediti in luogo delle
promozioni e riparazioni, come l’abolizione del voto di
condotta e della rilevazione
delle assenze ai fini della valutazione sommativa. Queste
innovazioni hanno in realtà
un effetto devastante se collocate in un contesto sfilacciato
da continuità con il passato e
da sostanziale arbitrarietà.
Processi anche profondi di
cambiamento hanno investito
là scuola italiana in modo disegnale che ha sofferto di uno
scarso monitoraggio dell’effettiva bapacità programmatoria e gestionale dei dirigenti
scolastici e di una valutazione
poco accurata del raggiungimento degli obiettivi assegnati e dichiarati al tavolo della
autonomia scolastica».
- E per quel che riguarda
gli insegnanti e la loro formazione?
«Si è assistito a un alternarsi di minacce di licenziamenti e di sanatorie vecchio stile
dei governi democristiani,
con corsi abilitanti discutibili. 11 problema si è aggravato
con il "doppio canale” del reclutamento che è un’eredità
del passato, fonte di controversie giudiziario-amministrative».
- Ma alcune scelte del centro-sinistra sono da salvare?
«Certo, nell’ottica dell’integrazione europea l’abbassamento a 18 dell’età di uscita
dal sistema scolastico, l’estensione dell’obbligo scolastico ai 15 anni e dell’obbligo
formativo ai 18, l’unificazione del ciclo di base, il riordino della secondaria, l’autonomia scolastica vista non
nell’ottica della privatizzazione del sistema».
- Che cosa pensa la Fnism
sulla legge della parità scolastica (62/2000)?
«La Fnism è stata fin dall’inizio critica e ha parlato del
suo carattere chiaramente incostituzionale in relazione al
finanziamento del sistema
pubblico integrato, specie in
assenza di garanzie rispetto
ai principi costituzionali di libertà di insegnamento e di
validi controlli della qualità
deH’insegnamento. La messa
a punto di strumenti e metodi di valutazione è la "condicio sine qua non” della riuscita di qualsiasi politica scolastica. Chi pensa che il mercato sia misura sufficiente
di efficacia-efficienza della
scuola sbaglia grossolanamente. Non sono le tendenze
del mercato a rendere validità alle scuole, la sono i bisogni democraticamente espressi dal paese attraverso i
suoi organi di rappresentanza e di governo».
- Quali sono, secondo lei, le
priorità assolute?
«La definizione di un nuovo stato giuridico degli insegnanti che istituisca l’unicità
del ruolo docente, giustificata dal livello di formazione
universitaria per tutti, dalle
materne alle superiori; un sistema di valutazione serio e
affidabile sulle strutture scolastiche, in cui vengano prese
in considerazione gli elementi per individuare la paritarietà delle scuole private.
specie se vi saranno per le famiglie che scelgono dette
scuole dei vantaggi di tipo finanziario: dei percorsi di formazione iniziale e in servizio
per gli insegnanti basati su
elementi di certezza non inquinati da clientelismi».
- Le sembra che con il nuovo governo si stia procedendo
su questa linea?
«I primi segnali del nuovo
ministro non ci sembrano di
buon auspicio rispetto alla
scuola laica e pluralista. Ci
sembra che i primi provvedimenti nascondano dei risvcrfti
inquietanti dietro un aspetto
apparentemente tecnico: i
punteggi degli insegnanti maturati nella scuola privata
equiparati a quelli della scuola pubblica farà sì che si riempirà la scuola pubblica di personale selezionato secondo
criteri privatistici. 11 nostro è
un giudizio provvisorio, ma ci
sembra di poter dire che si sta
accentuando la tendenza particolare a marginalizzare la
scuola pubblica. In modo
particolare siamo preoccupati delle proposte che la giunta
regionale del Piemonte sembra predisporre circa il “buono scuola”. Ci deve fare riflettere una certa idea di federalismo che sembra far passare
a sedi regionali livelli decisionali nazionali. Questa è una
idea di federalismo esasperato. Siamo contrari alla frammentazione e destrutturazione del sistema pubblico
nazionale di istruzione. La
scuola dello stato rappresenta un terreno di incontro fra
realtà differenti. Il nostro
problema, caso inai, è quello
di aprirsi all’Europa, non di
rinchiudersi in logiche, di
campanile o di clan».
- Quali sono i punti principiali della programmazione
della Fnism di Torino?
«Il 24 ottobre terremo un
convegno sulla bioetica [v.
Riforma n. 29 del 20 luglio
scorso, ndr]; abbiamo messo
a punto il tradizionale nostro
laboratorio di "didattica della filosofia”; a metà novembre ricorderemo il centenario della nascita della Fnism
con un convegno in cui saranno ricordati Mario e Giuliano Gliozzi, che furono animatori della nostra sezione
torinese. Inoltre il gruppo di
lavoro sull’ambiente riprenderà le sue riunioni. Ricordiamo che il gruppo è orientato su un’interpretazione
non antropocentrica del
problema. Il gruppo di lavoro sulla bioetica, avviato
l’anno scorso su impulso anche del prof. Maurizio Mori,
continuerà il suo lavoro.
Cercheremo di qualificare la
nostra attività badando, come per il passato, a essere vigili sui valori costituzionali
che come sappiamo bene
non sono mai conquistati
definitivamente».
Intervista alla professoressa Elena Be»
Solo la scuola pubblica
favorisce il dialogo
In una intervista andata in
■ onda il 28 ottobre nella rubrica Protestantesimo la prof.
Elena Bein, evangelica, membro della Commissione nazionale per l’educazione interculturale del ministero della
Pubblica istruzione, si è espressa sul futuro della scuola
italiana nella prospettiva interculturale e interreligiosa.
«La scuola italiana - ha affermato - è al centro di un
grande dibattito pubblico,
perché sta attraversando una
stagione di grandi trasformazioni. Parlare di scuola significa anche connetterla alla domanda: Quale scuola per quale società? E allora, in questo
contesto, bisogna fare un vero
e proprio elogio della scuola
pubblica, cioè di quella scuola
di tutti e per tutti in cui circolano diverse idee in cui trovano espressione diversi punti
di vista, credenze, modi di
pensare. Mi sembra che la
scuola pubblica sia quella che
meglio di ogni altra sia in grado di rispondere alla grande
sfida del nostro tempo che è
la sfida del multiculturalismo,
di come riuscire a realizzare la
non facile convivenza civile
tra le differenti identità culturali, etniche, religiose che
sempre più caratterizzano la
nostra società».
«La scuola può rispondere
a questa sfida - ha ancora affermato Bein - innanzitutto
diventando un luogo di autentica educazione interculturale, cioè di un apprendimento che abbia come centro proprio rincontro-confronto tra le diverse tradizioni culturali e religiose. Anche
rèligiose, certo, perché il confronto interculturale sarebbe
certamente zoppo se non si
intrecciasse con il dialogo interreligioso. E allora ecco che
attraverso questa pratica del
confronto laico e paritario fra
posizioni diverse, ciascuno
impara a discutere e anche
ad argomentare le proprie
convinzioni. In questo
la scuola non è più
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questo avverrebbe se a'
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questo spezzettamento de
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scenario così frammentato!
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si in se stessi, non mi sembii,
un’ipotesi proprio augurabi
per il nostro paese, inci
semmai c’è proprio bisogi,,
di costruire la cultura delj;
comune cittadinanza e dela
legalità democratica».
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Un interessante confronta pubblico organizzato dal Collegio pastorale di Salerno
Protestanti storici ed evangelici di fronte alla religione nella scuola
RICCARDO INGENITO
SI è svolto a Bellizzi (Sa), il
22 settembre scorso, il
confronto tra l’Associazione
31 Ottobre e l’Istituto di formazione e documentazione
evangelica di Padova (Ifed)
sul tema «È possibile un insegnamento laico della religione?». L’incontro, organizzato
dal collegio dei pastori della
provincia di Salerno, è stato
promosso allo scopo di avviare un dialogo tra due posizioni di pensiero diversificate
che caratterizzano il panorama evangelico: da un lato le
comunità del protestantesimo «storico» e, dall’altro, un
ventaglio variegato di denominazioni evangelicali. Le
difficoltà di conciliare le due
posizioni sono emerse dalle
relazioni e dal dibattito tra i
relatori e con il vasto uditorio, moderato dal past. Franco Grillo, segretario del Collegio stesso. Per la «31 Ottobre» hanno relazionato Rosanna Ciappa e Nicola Pantaleo, docenti nelle Università
di Napoli e Bari, mentre per
rifed hanno parlato il direttore Pietro Bolognesi e il vice
Leonardo De Chirico. Le conclusioni sono state affidate a
Giancarlo Rinaldi dell’Università di Napoli.
Con la prima relazione di
Nicola Pantaleo sono stati
delineati i contorni giuridicolegislativi e pratico-organizzativi dell’insegnamento religioso confessionale, e analizzati alcuni dati statistici. È
stata inoltre fatta un’ampia
panoramica sulle questioni
della regionalizzazione dell’istruzione pubblica, del finanziamento delle istituzioni
private, dei privilegi degli insegnanti di religione cattolica
e dell’inaccettabile e illegale
permanere di pratiche confessionali e di simboli religiosi nelle scuole statali. La relazione di De Chirico ha allargato la questione dell’insegnamento religioso a tutte le
discipline, giacché ha sostenuto l’intimo e imprescindibile contenuto religioso di
tutti i saperi sia sociali che
scientifici. La relazione di
Ciappa ha risposto affermativamente alla domanda del
convegno sulla possibilità di
praticare un insegnamento
laico della religione.
Una tesi del tutto diversa è
stata sostenuta da Bolognesi
che ha affermato che la questione dell’insegnamento religioso nella scuola di stato
non deve essere sottovalutata, perché l’evangelizzazione
del terzo millennio passa attraverso i grandi sistemi di
informazione e soprattutto
attraverso la scuola. Basti citare il fatto che il pontefice,
nei suoi viaggi in paesi diffìcili, non chiede la libertà di
manifestare in piazza ma la
concessione di istituire scuole cattoliche. Eppure, mentre
il cattolicesimo vanta un’apparente omogeneità nella
dottrina e nell’indirizzo politico, nulla di ciò si riscontra
nel variegato calderone evan
gelico italiano. Il nostro Parlamento non sarebbe sordo
ai suggerimenti evangelici se
noi fossimo capaci di esprimere un’unica a proposta legislativa. Per la «31 Ottobre»
lo stato è l’unico garante possibile dell’istruzione pubblica
e la privatizzazione, perseguita nel settore dell’istruzione come in quello della sanità, è peggiorativa di un sistema centralizzato già deficitario. Si può citare a sostegno di tale tesi l’esempio della Regione Lazio sulla commissione di censura proposta
dal presidente Storace sui libri di testo. L’Ifed, d’altronde, vede nel modello americano la forma di stato più
idonea: uno stato «leggero»
che non si accolla il compito
dell’istruzione ma che lascia
ai corpi intermedi (istituzioni
private, libere associazioni
ecc.) il compito di gestirla,
come un diritto inalienabile
della società da non poter delegare allo stato.
Pantaleo ha evidenziato i
rischi di un sistema scolastico a due velocità tra il Nord
ricco e il Sud povero e l’evidente ruolo dello stato-arbitro nel correggere siffatte disfunzioni. La riforma dell’istruzione, ha ribattuto De
Chirico, non può restringersi
ai mali della pubblica amministrazione e dell’economia
italiana: se vogliamo pensare
a una seria riforma scolastica
non si può prescindere dalla
riforma dello stato. Dobbiamo essere uomini di principi
e non accontentarci dello
status quo.
La seconda questione sollevata dalla relazione di Ciappa
riguarda la possibilità di inserire un insegnamento di carattere scientifico e critico del
fatto religioso nella scuola italiana. Se l’insegnamento confessionale è compito delle famiglie e delle chiese, la scuola
può e dovrebbe introdurre la
prospettiva scientifica e culturale. Il metodo storico-critico sembra essere lo strumento più efficace come criterio e
garanzia di laicità per l’insegnamento religioso e potrebbe fungere come opportuno
strumento didattico. Questo
metodo garantirebbe allo studente la lettura diacronica e
storico-formativa del testo sacro evitando di introdurre,
all’interno di un’istituzione
pubblica, una lettura confessionale come è quella dell’Irc.
A questa proposta ha ribattuto Bolognesi il quale ha ricordato che qualsiasi approccio
scientifico ed epistemologico
impone al ricercatore che sia
l’oggetto del suo studio a porre le condizioni della sua conoscenza (v. il metodo empirico di Galilei). La Bibbia non
presta il fianco a una dicotomia semantica tra una lettura
culturale e una confessionale;
piuttosto, l’elemento culturale e quello confessionale risultano inseparabili. Insomma lo
statuto del testo sacro non si
presta a essere sezionato: esso
si presenta come testo culturale e testo sacro insieme.
Una terza questione difendo è stata sollevata da Leonardo De Chirico: non esisti
nessuna disciplina umanisi
Con q
immisi
ironia
laffiion
foro C(
le, qua
la sua
isuiars
»ideili
ca o scientifica che non abbia uoli pi
connotati religiosi. A tal 6>i
egli ha sottolineato che se ittocíp¡
l’uomo è un essere - . ,
anche la sua razionalità e H
sua scienza non sfuggono*
categorie religiose. Pantaleo
ha replicato che se si affei®
che lo stato non deve assomersi l’obbligo dell’istrua^
ne religiosa e se si posta
che tutte le discipline haito
un «arché» religioso, alW
tutte dovrebbero in lino»,
principio essere escluse a
l’insegnamento. ,,,
Nonostante le evidenti
versità i relatori sono appi
dati su un’isola dialettica
ce dalla quale ripartir® P
cercare di camminare m
me verso una terra
I connotati salienti di tal® f
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(Deut. 6, 4); b) i e
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rinunciare all’Irc; c) è
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7
novembre 2001
PAG. 7 RIFORMA
a Bejj^ Il programma di lavoro della Commissione sinodale per la diaconia (Csd)
Per grazia, non per opere
006 non costituiscono un merito davanti a Dio ma si accompagnano sempre alla fede
[oliopredicazione. La Csd, i rapporti tra opere e istituti e la partecipazione delle chiese
losceiu,:
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IZ affinché nessuno si
'(Efesini 2, 8-9). In que!lchi versetti abbiamo
*' i della presenza e
.„rione di Dio nel niondo:
.«Tezza per grazia-il dono
H ffedeeleopere, la diaco^noncome mento ma copcnseguenp o, meglio
ta come elemento fon, ’insieme alla predica»„d! del compito affidato
cidesa cristiana. E poiché
Le di Dio avviene indi»dantemente dalla nostra
tata e non richiede quindi
icouisizione di personali
Il inerenze, essa ci propo,nuovi modelli di relazioni
jjpersonali; partendo da
¡sto assunto teologico, ne
icendono alcune indicaziopragmatiche quali, per
iinpio: ,
, (problemi, le esigenze di
Kcita, di liberazione o di
prigione dei singoli vanno
iti al centro dell’interesse
•ll’azione collettiva;
ciascuno ha il diritto al rietto della sua dignità e di
ere l’autonomia necessaria
ipoter assumere le proprie
(ite in piena consapevolezeconUbertà di coscienza;
la,presenza del sofferente,
povero 0 del bisognoso
1 legittima ma richiede, e
va data, possibilità di riatto aache rimuovendo gli
itaceli di ordine economico,
ilmrale 0 sociale che impeicono la piena affermazioedellasua personalità;
’ " 10 deve espri
lersi in termini dinamici
la riflessione e il
sprona alla ricerlanche per quanto riguarda
i modelli sociali in cui
issano convivere e crescere
irsonalità e coscienze ditse.
Con questa premessa la
fflmissione sinodale per la
«conia (Csd) si predispone
l^ontare un altro anno di
roto cercando di organizsi. qualificare e quantificala sua attività. In questa
ispettiva essa ha scelto di
furarsi con la società ci-vile
“lyeraie nello spirito pròpadella diaconia che rifiuta
«predefìniti di chi dà e
chi riceve ma stimola la
^■pazione sottolineando
-ione complementa«iprocità.
^mitales' ^SSior valore aggiunto
afferma C’inteitóone della Csd può
,"«ntetizzata nelEe
P°f“ aggiunto» per
“"p i leS^Ì^e opere affida
I ti di- siicitiar ’ ^ ^ necessità di
‘""nrt d f'"®"MU0tidiani'Uhielirn^®'^®’ ** niandato
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-*aU’in- ùtizionp^H
'■ "rnm- ^ ®P0®0 per il
Zmnii '’ichiedono
• nel contempo deve essere
consapevolezza collettiva il
fatto che per raggiungere lo
scopo indicato al punto precedente è necessario definire
un progetto che si rivolga anche a coloro che sono nelle
condizioni di farsi sentire e
valere, in un quadro di condivisione dei problemi comuni
e delle risorse disponibili;
• rendere dunque compatibile e sostenibile l’azione diaconale in presenza dei vincoli
imposti dalla società e dalla
politica odierna.
Stimolare la partecipazione
dei membri di chiesa
La Csd, dunque, nei prossimi anni tenderà a sviluppare, insieme con i Comitati di
gestione, una serie,di indicazioni operative tese a definire dei progetti nell’ambito
dei quali venga favorita e stimolata la partecipazione diretta dei membri di chiesa alla vita delle opere nella realizzazione del progetto diaconale generale, conciliando
le esigenze professionali operative. Ci sarà ima particolare attenzione a:
• trovare nuove forme di
espressione del volontariato,
inteso come partecipazione
responsabile e non come manodopera a basso costo;
• curare la definizione di
progetti di inserimento lavorativo come previsto dal Ser■vizio civile sostitutivo;
• a-wiare progetti di integrazione tra comunità locale
(ecclesiastica e non solo) con
le opere;
• definire progetti formativi
allargati anche ai membri di
chiesa nel quadro dell’obiettivo di «fornire qualità».
Si tratta di un compito
complesso teso a far emergere l’importante patrimonio
culturale e di fede che costituisce lo specifico delle opere
rispetto ai molti soggetti presenti nella società, renderlo
manifesto senza depauperarlo. Questo è possibile nella
misura in cui il signore fin
qui ci ha sorretti e nella speranza che Egli voglia sorreggerci nel nostro cammino anche in futuro.
Le relazioni interne
alle opere
Accanto a questi aspetti di
carattere strategico, la Csd
sarà impegnata a consolidare
le relazioni all’interno delle
opere affidate con interventi
specifici;
• sul piano giuridico, definendo i rapporti tra la Commissione e i Comitati di gestione delle opere in base alle indicazioni ricevute dal Sinodo;
• sul piano della formazione indicando precisi obiettivi
possibilmente in collaborazione con il Centro per la formazione diaconale di Firenze
e l’agenzia di formazione;
• sul piano economico finanziario, realizzando, fra
l’altro, il progetto di tesoreria
coordinata, attualmente allo
studio;
• sul piano gestionale, incrementando l’assistenza
amministrativa che possa dare alle opere un contributo
integrato sul piano della gestione e del controllo interno.
' La Csd dovrà infine offrire
un sostengo particolare alla
Ciov nella delicata fase di
rinnovamento e riequilibrio
gestionale degli ospedali e
dedicare molta attenzione
all’applicazione del nuovo
contratto di lavoro affinché
la fase di transizione non
provochi eccessivi scompensi all’interno delle opere. Altri progetti possono essere
affrontati in prospettiva su
indicazione delle opere; a
titolo esemplificativo, sta
emergendo da parte di alcune opere la richiesta di realizzare un comune sistema
informatico e un ufficio di
economato per gli acquisti di
beni e servizi comuni. Un
problema che dovrà essere
affrontato nel prossimo futuro, anche se non in modo
immediato, riguarda la sede
della Csd; i locali ora in uso
sono già inadeguati nella situazione attuale e saranno
del tutto insufficienti in un’
ottica di incremento di funzioni e di compiti che la Csd
si appresta a svolgere; la possibilità di reperire nuovi locali comporta anche un impegno finanziario di non poco conto.
La Csd, quindi, ha di fronte
a sé una serie di compiti concreti e, in questo modo, è sua
intenzione attualizzare il più
fedelmente possibile il mandato ricevuto dal Sinodo. Anche se, nella situazione contingente, viviamo in un contesto socio-politico che può
non corrispondere alle nostre
attese, o addirittura ci è estraneo, la Csd non si può accontentare di un impegno residuale, per salvare il salvabile, ma deve saper proporre
un impegno totale per lo sviluppo complessivo così come
felicemente e chiaramente
espresso nell’antica ma sempre attuale esortazione del
profeta «Cercare il bene della
città dove io vi ho fatti portare in cattività e pregate per
essa» (Geremia 29,7).
Lezione all’Istituto «La Noce» di Palermo
elementi pos/figlidi .offrire al
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Una veduta dell’Asilo di San Germano
■ I membri dei comitati di gestione delle opere e istituti Csd
Al servizio della chiesa e del prossimo
Membri dei Comitati di gestione delie opere e istituti
per l’anno ecclesiastico
2001-2002
Istituto Gould: Raffaele Fiorio, presidente; Mario Pizzi,
Lidia Giuliani, Ivan Piatesi,
Alessandro Sansone; Maja
König, delegata Csd.
Istituto Ferretti: Marianne
Strohmeyer, presidente; Loretta Secchi, Giorgio Downie,
Anna Ricca, Cristina Bersano,
Valentina Badel, Giovanna
Sciclone; Maja König, delegata Csd.
Comunità alloggio-Uliveto:
Bruno Bellion, presidente;
Antonella Zorzan, Giovanni
Valé, Giovanni Malvicini,
Maura Bertin, Piero Giai, Maria Grazia Brilli; Elio Forneron, delegato Csd.
Casa di riposo di Vittoria:
Erica Bucchieri, presidente;
Doris Voegelin, Giovanna
Giuliano, Jens Sielmann, Silvia Caflish; Marco Jourdan,
delegato Csd.
Casa di riposo II Cignoro:
Pier Enrico Manfrini, presidente; Roberto Pecchioli, Stefano Rinaldi, Marcella Favellini. Graziano Venturi, Davide Arca, Silvia Jourdan, Lu
ciano Matteucci, Marisa Biagioli. Michele Spina, Giuliana
Cuccodoro; Maja König, delegata Csd.
Asilo dei vecchi di San Germano: Luciano Deodato, presidente; Rosanna Pireddu,
Silvana Marchetti, Vera Meynier. Franca Beux, Marilena
Long, Ileana Lanfranco; Elio
Forneron, delegato Csd.
Rifugio Re Carlo Alberto:
Sergio Malan, presidente;
Marco Borno, Roberta Peyrot, Piero Romano, Paola Vigliano; Eugenio Bernardini,
delegato Csd.
Casa valdese delle diaconesse: Bruno Mathieu, presidente; Aldo Lausarot, Claudia
Autolitano, Remo Dalmas,
Laura Pons, Rosella Taglierò,
Ruggero Davit; Piervaldo Durand, delegato Csd.
Ciov - Commissione istituti
ospitalieri valdesi: Giancarlo
Griot, presidente; Mario Armand Pilon, Giorgio Bouchard, Marco Gay, Valdo Fornerone, Enrico Mariotti, Angela Tedino; Piervaldo Durand e Marco Jourdan, delegati Csd.
Foresteria di Torre Pellice:
Roberto Prochet, presidente;
Anita Vigne, Attilio Sibille,
Franco Sappé, Claudia Autolitano, Marina Gamba, Giovanni Ayassot; Marco Jourdan, delegato Csd.
Casa valdese di Vallecrosia:
Renàto CoYsson, presidente;
Elena Mazzarello, Sergio
Tron, Franca De Paoli, Margherita Ghibaudo, Ennio
Rossi, Laura Volpi; Marco
Jourdan, delegato Csd.
Foresteria valdese di Venezia (membri in carica fino al
31 dicembre 2001): Silvio Marini, presidente: Paolo Bensi,
Erminia Maiorana, Barbara
Young, Cristina Taverna; Giovanni Anziani, delegato Csd.
Casa balneare di Borgio Verezzi: Enrico Mariotti, presidente; Paola Giavara, Dorothea Mueller, Daniela Ferrare, Isabella Kleywegt; Marco Jourdan, delegato Csd.
Casa valdese di Rio Marina:
Maria Linda Scorsonelli, presidente: Marco Molinari,
Massimo Long, Bruno Mathieu, Saskia Cavazza; Maja
König, delegata Csd.
Casa femminile valdese di
Torino: Giuseppe Platone,
presidente; Lilia Bouchard,
Giovanni Vaiò, Maria Palaia,
Stefano Sanasi; Eugenio Bernardini, delegato Csd.
Domenica della diaconia, 11 novembre
Un Fondo di solidarietà
per ospiti di Case di riposo
EUGENIO BERNARDINI
Fra le domeniche speciali
indette dalla Tavola valdese, quella dell’11 novembre è dedicata alla diaconia.
La Commissione sinodale per
la diaconia (Csd) propone alle chiese di dedicare la colletta a un’iniziativa particolare
e di grande rilievo: l’alimentazione dello speciale Fondo
di solidarietà che eroga ogni
anno delle «borse» per anziani ospiti nelle Case di riposo
operanti nelTambito dell’ordinamento valdese e che non
sono in grado di coprire interamente la retta richiesta dagli istituti.
Il Fondo di soUdarietà è stato creato dal Sinodo del 2000
(vedi Riforma del 22 dicembre
scorso, pag. 6) e viene gestito
dalla Csd, che ne ha anche definito i criteri di erogazione.
Quest’anno sono state erogate
«borse» a 19 persone anziane,
ospiti di sette istituti diversi,
per un totale di poco più di
100 milioni. Il Fortdo viene alimentato da contributi e doni
di singoli e chiese, da eventuali lasciti finalizzati e dal finanziamento di specifici progetti
da parte dei fondi provenienti
dall’otto per mille.
Quest’anno, il primo di
funzionamento, è stato alimentato con 100 milioni
dell’otto per mille e con un
solo piccolo contributo di
una piccola chiesa locale,
quella metodista di Savona.
La Csd, proponendo come fi
ne della colletta della Domenica della diaconia questo
Fondo, vuole porre all’attenzione delie chiese questa iniziativa di solidarietà, rilevante e concreta, che vuole aiutare con continuità chi ha bisogno di un sostegno economico che non può darsi da sé
né mettendo insieme le risorse familiari.
Nel dibattito su chiesa e
diaconia che si è avuto al Sinodo scorso, e anche sulle
pagine di questo giornale, si è
discusso parecchio di diaconia «istituzionalizzata» e di
diaconia «leggera». Dove inserire la nuova iniziativa diaconale del Fondo di solidarietà per gli anziani? Vedete
voi. Io so solo che dietro
l’erogazione di quest’anno ci
sono delle persone concrete,
vere. I loro nomi? Eccoli:
Giorgina, Ermellina, Norma,
Amelia, Elisa, Margherita,
Maria, Emilio, Aldo, Maddalena, Giulia, Vera, Renata,
Valeria, Rachele, Maria, Giovanni, Giovanna, Alfredo.
Le collette, i doni e contributi (specificando: «Per il
Fondo solidarietà anziani»)
sono da inviare alla Csd, via
Angrogna 18, 10066 Torre
Pellice, conto corrente bancario n. 1067 presso San PaoloImi, agenzia di Luserna San
Giovanni, Abi 01025, Cab
30600. Le offerte e i doni personali possono essere defiscalizzati facendone richiesta alla Csd e inviando i dati personali e il codice fiscale.
Erogazione di Borse di sostegno
la Commissione sinodale per la diaconia (Csd), in base alle
indicazioni del Sinodo e tramite apposita Commissione, dispone l’erogazione di borse di sostegno a integrazione delle
rette per ospiti presso gli istitutì per anziani operanti nell'ambito deirordinamento valdese.
Il regolamento attuativo è disponibile presso la Csd e presso
le Case di riposo; a richiesta può essere inviato ai diaconi, ai
pastori, ai Concistori e ai Consigli di chiesa che ritengonò di
potersene avvalere.
Le persone ospiti o che intendono essere ospitate presso le
Case di riposo e che ritengono di possedere i requisiti previsti
dal regolamento possono presentare la domanda su apposito
modulo e, allegando la documentazione prevista, indirizzarla a:
Commissione sinodale per la diaconia, via Angrogna 18,
10066 Torre Pellice, tei 0121-953122, fax 0121-953125, e-mail;
csd.diaconia@tpellice.it.
Contemporaneamente, la Csd ricorda alle chiese che sono
apèrte le adesioni al Fondo di solidarietà che, ovviamente, deve
essere costantemente alimentato; contributi, doni ed eventuali
lasciti di singoli e chiese possono essere inviati sul conto n.
1067, codice Abi 01025, Cab 30600, intestato a Csd-Conimissione sinodale per la diaconia. A richiesta può essere forniia la ricevuta valida per la deflscalizzazione (legge 409 del 5-10-1993).
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita
A Parma, a 74 anni, è mancato Armando Palazzino
Una vita da metodista
Do lovorotore volontario durante lo fondazione di Agape e Ecumene
all'impegno tra i giovani e nella comunità e come predicatore locale
VALDO BENECCHI
La scomparsa di Armando
Palazzino è una di quelle
nodzie che disorientano chi
come me, e sono molti, ha
percorso con un fratello, un
amico un lungo tratto di strada nella vita della nostra
chiesa. Sto parlando di circa
mezzo secolo. Possiamo ben
dire che ora c’è un vuoto in
più nel metodismo italiano e
purtroppo negli ultimi mesi
questa è stata una constatazione ricorrente.
Armando era nato 74 anni
fa e aveva seguito il percorso
classico di chi nasce e cresce
in una nostra chiesa avendo
genitori evangelici: scuola domenicale, catechismo, confermazione, gruppo giovanile. Ma Armando aveva ricevuto dal Signore dei doni particolari che non ha esitato a
mettere al servizio della chiesa. La notizia della sua morte,
non posso nasconderlo, ha
provocato in me una certa
nostalgia riandando con il
pensiero alle comuni esperienze di Ecumene degli anni
giovanili e di cui egli è stato
uno dei fondatori a fianco di
Mario Sbaffi. Nel 1952 è a
Monteluco dove sarebbe sorto il Centro se il vescovo locale non lo avesse impedito.
Ha lavorato ad Agape e ha
collaborato con Tullio Vinay
su alcuni progetti. È a Velletri
nel 1954 quando inizia la costruzione di Ecumene e vi organizza campi di lavoro e
campi per stranieri. Ecumene
è complice dell’amore che nasce fra Armando e Maria Grazia. I figli Mario e Andrea nasceranno e crescerarmo fra un
campo e un altro. Più tardi
farà parte del comitato di gestione del Centro di Tramonti.
Armando metterà a totale disposizione i suoi doni nella
chiesa. Negli Anni 50 è membro della segreteria del Gem
(Gioventù evangelica metodi
sta), nel 1954 incomincia a
partecipare ai Sinodi metodisti, poi è membro del Consiglio di chiesa di Parma e suo
presidente, quindi, sovrintendente dell’8° circuito.
Quando c’è stato bisogno
di lui, ha predicato nelle comunità di Piacenza, Parma,
Mezzano Inferiore; ha svolto
questa attività fino a pochi
mesi fa. Negli Anni 90 ha curato per alcuni mesi le comunità di Pescara e di Fermo.
Queste alcune delle sue attività. Non dobbiamo indugiare né nella nostalgia, né nei
rimpianti. Sono certo che Armando ironizzerebbe su simili sentimenti. Anche in
questa dolorosa circostanza
dobbiamo guardare avanti
verso il Signore risorto che ha
accolto Armando e che un
giorno accoglierà anche noi.
Facciamo parte della famiglia
di Dio e niente, neppure la
morte, ci può strappare questa appartenenza che è difesa
per l’eternità da Gesù Cristo.
Il Signore conceda alla famiglia di Armando, alle sorelle e
alle loro famiglie quella serenità che solo il suo amore ci
può trasmettere.
Signore, ci compiacciamo
con te e ti ringraziamo per
averci donato Armando così
ricco di doni e con i quali ha
arricchito tutti noi.
A Bene Vagienna, nel ricordo di Saverio Merlo
Giovani evangelici in provincia di Cuneo
CUUDIO BO
STEFANO SICARDI
PER i fedeli delle chiese
evangeliche della provincia di Cuneo, ritrovarsi tutti
insieme a Bene Vagienna a
casa di Antonina e Saverio
Merlo era il modo migliore
per salutare l’autunno: una
consuetudine importante per
cementare la fraternità che ci
lega, per discutere e pregare
insieme, per trascorrere un
pomeriggio all’aria aperta. Per
i giovani di Mondovì, Cuneo e
Alba era inoltre un’occasione
irrinunciabile perché Saverio,
coadiuvato dai responsabili
dei gruppi giovanili, sapeva
proporre sempre qualcosa di
nuovo, suscitando discussioni
e approfondimenti su temi di
attualità, magari collegandoli
alie problematiche esistenziali e alle riflessioni teologiche
tipiche di chi si affaccia alla
vita «adulta».
Saverio era un amico per
tutti, franco e diretto, pronto
a capire, ma anche a consi
gliare con la semplicità che
deriva dalla preparazione e
dalla profonda conoscenza.
«Oggi andiamo da Saverio e
Antonina», dicevamo, e sapevamo che avremmo trascorso
un pomeriggio sereno nella
loro bella Cà del Cé a Bene
Vagienna, fra le vigne e i campi, magari per gustare un bicchiere del loro vino, un dolcetto sincero e schietto della
Langa piemontese (e proprio
il vino di quest’ultimo anno,
vogliamo ricordarlo, è stato
da Antonina amorevolmente
imbottigliato con l’etichetta
«Vino di Saverio», gentilmente
disegnata dal collega di Antonina, prof. Mauro Re).
Poi, proprio un anno fa, la
terribile sciagura che ci ha
portato via Saverio, il grande
vuoto da colmare, laddove lui
brillava nel portarci la parola
di Dio, nel guidare i giovani,
nel cementare la comunità.
In questi mesi le sorelle e i
fratelli evangelici delle chiese
di Cuneo e Mondovì non
hanno dimenticato Antoni
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Elenco delle domeniche
con collette speciali
Pubblichiamo l’atto n. 2419 con il quale la Tavola valdese ha
stabilito le date per le collette speciali, affinché tutti ne siano a
conoscenza.
Data occasione destinatario M-V
28-10-2001 Riforma Società biblica M-V
11-11-2001 Diaconia Csd, M-V
9-12-2001 Pred. locali Upl M-V
27-1-2002 Giornata
contro la lebbra Missione contro lebbra M-V
17-2-2002 Emancipazione Rio de la Piata M-V
10-16-2-2002 Settim. rinunzia Cassa culto V
3-3-2002 Gioventù Fgei M-V
25-31-3-2001 Settim. rinunzia Fondo pensioni Opeemi M
7-4-2002 Facoltà teologia Facoltà di teologia M-V
5-5-2002 Cevaa Cevaa M-V
2-6-2002 Fcei Fcei M-V
La Tavola valdese prende atto. e segnala alle chiese, che la
Csd ha deliberato che la colletta della Domenica per la diaco-
nia (11-11-2001) è da destinare alle «Borse per anziani».
na, alcuni di noi le sono stati
vicini andando a trovarla,
aiutandola in vari modi, altri
le sono stati vicini nella preghiera, ma avremmo mai potuto ritrovarci ancora in quella casa di Bene Vagienna ?
Ebbene, è proprio questo
ciò che è accaduto domenica
14 ottobre: Antonina (e vogliamo manifestarle la nostra
più commossa gratitudine) ha
voluto che rincontro tra gli
evangelici, e in particolare i
giovani evangelici della provincia di Cuneo, continuasse
a svolgersi alla Cà del Cé e là
c’eravamo in tantissimi, a cominciare dal nostro pastore
Michele Foligno, dal Cuneese
e dal Monregalese, da Alba e
da Bra, nella grande cascina
di Bene Vagienna. Antonina ci
ha accolto fraternamente e
abbiamo subito compreso
che ancora una volta, pur nel
grande vuoto lasciato da Saverio, avremmo potuto stare
insieme in semplicità e amicizia.Un pomeriggio di fraternità, ma anche di preghiera e
riflessione con il gruppo dei
giovani impegnato ad approfondire le tematiche legate
allo spaventoso attacco terroristico agli Usa e alla guerra in
Afghanistan, con altre vittime
innocenti travolte da un conflitto di dimensioni planetarie. Un confronto aperto che
ha coinvolto anche il problema del rispetto delle diverse
fedi, senza, per questo, rinunciare alla nostra identità di
cristiani, anzi, esaltando la
specificità del messaggio
evangelico, della Buona Novella rivolta a tutti gli uomini,
vera fonte di salvezza.
Il gruppo degli adulti ha
trattato temi molto sentiti in
provincia di Cuneo, con particolare riguardo all’evangelizzazione all’esigenza di essere
portatori di pace non solo
all’interno, ma anche al di
fuori dalle nostre chiese e comunità. Alla fine una piccola
festicciola e un grande grazie
ad Antonina per averci voluto
accogliere anche quest’anno
con l’affetto di sempre.
Chiese
VENERDÌ 2
A Padova una «Festa» di derivazione anglosassone
Dio ci benedice nel nostro raccolto
PAOLO T. ANCELERI
Festa del raccolto. All’estero, in Inghilterra, Belgio, Germania, Francia, Olanda, Stati Uniti e in tutti i paesi in cui sono presenti le
chiese riformate, si tratta ormai di consuetudine consolidata. Forse, durante l’Ottocento, in Italia qualche pastore proveniente dal mondo
anglosassone o memore di
culti a cui ebbe ad assistere
durante un soggiorno in Inghilterra, può aver provato a
celebrarla. Ora questa festa è
stata recuperata, dal momento che non si tratta più soltanto di ringraziare Dio per
ciò che ci ha dato, e continua
a darci, attraverso la terra,
ma anche di dichiarare il nostro impegno al rispetto e alla
difesa dei suolo su cui viviamo non come proprietari assoluti, ma soltanto come custodi e usufruttuari dell’unico signore dell’universo.
Ecco perché ia comunità
metodista di Padova ha accolto con entusiasmo la proposta del pastore Richard
Grocott di ripristinare l’antica usanza biblica: «Celebrerai
la festa delle capanne per sette giorni dopo aver raccolto il
prodotto della tua aia e del
suo strettoio (...) celebrerai
una festa per sette giorni in
onore dell’Eterno (...) perché
l’Eterno il tuo Dio ti benedirà
in tutto il tuo raccolto» (Deut.
16, 13). Al culto di domenica
21 ottobre la nostra chiesa di
corso Milano era gremita co
me nelie grandi occasioni.
Sul tavolo fiori, piante, foglie
e frutti della terra, dalle melagrane alle pannocchie di granoturco, dalle pere alle mele,
all’uva e ai cachi. La chiesa
metodista era stata trasformata dall’impegno delle sorelle dell’attività femminile in
un luminoso e simbolico
«campo di raccolta».
I bambini della scuola domenicale, guidati dalla signora Grocott, monitrice così capace nell’animazione, avevano ritagliato su cartoncino
numerose mani verdi: e ciascuno dei presenti è stato invitato a scrivere su di esse un
messaggio. A Dio si levano
sovente mani piene di offerte,
di preghiere; ma anche, qualche volta, vuote: «Oh, Dio
non so che darti e che chiederti! Tu che sai tutto, accogli
e interpreta ia mia invocazione!». Sempre dai bambini.
quelle mani simbolirt,
state incollate sui raí W
albero disegnato ed»
un cartellone, tese- ^
a implorare Dio.
Il raccolto è dono
saperi! futuro di nuo?
impegno alla difesa h!
ra. Ed è anche e so #
condmsione, così cl?
Co
il Deuteronomio',,
—Il" *■— r--- '"'S
D
Il pastore Richard Grocott
nella tua festa tu eïl
tua figlia il tuo servo e£
serva e il Levita, losJ
I orfano e la vedovaci
entro le tue porte» (u
Erano presenti i fiate
l’International Chrisfi
lowship (pentecostali ÉJ
e filippini), che utiliJ
nostri locali per il loro!
anch’essi hanno parted
alla gioia comune con
ghiere e con canti.
C’è una sorta dirisved
attività nella chiesa dift
va, un desiderio di apiij
largo pubblico cittadino *
solo il recupero di questa
altre ricorrenze religiosa
bliche, ma anche il cic|
conferenze organizzato
Gruppo di attività feDmi
rappresentano la volo«
testimoniare un modo al
nativo di vivere l’EvaiijS
due temi scelti per questo
no ecclesiastico sono: «|
gli altri» e «Dio e l’idolati
E stata richiesta la colialj
zione di esponenti deie
munità religiose presei
Padova, dagli ortodoss
musulmani e agli ebrei
professori della Facoltà
dese di teologia e di paste
Torino: nnanifestazione in piazza Castello, ogni giovedì
«No al terrorismo, no alle guerre»
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Non erano molti i cittadini di Torino presenti all’incontro di giovedì sera 25
ottobre in piazza Castello, ma
erano rappresentate quasi
tutte le realtà religiose e le associazioni pacifiste della città.
Per dire «No al terrorismo, no
alle guerre», le 150-200 persone presentì all’angolo di via
Garibaldi hanno formato un
grande cerchio al cui centro,
significativamente, almeno
per la piccola pattuglia valdese, si trovava la lapide in ricordo del martirio del pastore
Giaffredo Varaglia. Come ha
detto padre Giorgio Vasilescu,
parroco della comunità ortodossa romena, questo cerchio
era come un grande calice
proteso verso l’alto per chiedere a Dio di infondere il suo
aniore nel cuore dell’umanità.
È stato un incontro di raccoglimento, un’ora di silenzio e di meditazione nella
grande piazza quasi deserta.
a cui alcuni passanti, intrigati, si sono a'wicinati.
I rappresentanti dei vari
gruppi presenti hanho portato un breve messaggio: Enrico Peyretti per il Mir (Movimento internazionale per la
riconciliazione), Victoria
Monsey, membro della Commissione del II distretto, per
le chiese valdesi e metodiste,
padre Giorgio Vasilescu per
la comunità ortodossa romena, Elvio Arancio per la Confraternita Islam, Elsa Bianco
per l’Unione buddista italiana, don Piero Gallo per la
parrocchia cattolica di San
Salvario. Dopo ogni intervento, un momento di silenzio
con, in sottofondo, il suono
di un flauto andino.
In ogni messaggio è riecheggiato l’appello a cercare
di vincere il male che alberga
in ognuno di noi e non soio in
quelli che consideriamo come nemici. Il terrorismo, è
stato detto, è una delle più
tragiche espressioni del male.
della violenza e della moi
pertanto va combattuto:
estrema fermezza,
lenza infatti non signici
rendersi all’inevitabfflàii
violenza, ma cercare di vi
re il male con il bene.! '
anche la guerra è unafoi :
di terrorismo che distnij
uccide migliaia di innoct i
in una folle spirale di i» ^
Solo l’amore può vincettj
dio e affermare la digniS
ogni vita umana. Proptioj
ché viviamo in unasos
multietnica, multicidturi
multireligiosa, dobbianioi
care di costruire una col
nità aperta aU’accoglie®
dialogo e al confronto®
in cui le diversità, anzici'
sere cause di diffiden®“
odio, diventino fonte ffl'
chezza culturale e di et®
civile e spirituale pertu»
L’appuntamento inP*
Castello si ripeterà ogWI
vedi, dalle 17 alle 18t
quando non avrà fine US
ra in atto in Afghanistan'
Gita di un gruppo della comunità valdese di Pomaretto
Una giornata a Bordighera e Sanremo
MILENA GRILL
Domenica 21 ottobre un
gruppo della comunità
valdese di Pomaretto ha visitato le chiese di Bordighera e
Sanremo. Questa gita, che è
stata organizzata per salutare
in particular modo il pastore
Renato Coisson e sua moglie
Marie-France, che erano stati
a Pomaretto per più di 14 anni, ci ha permesso non solo di
stare un po’ in spiaggia (abbiamo approfittato del bel sole) ma di conoscere un po’ più
da vicino queste comunità liguri. Il mattino abbiamo partecipato al culto nella chiesa
di Bordighera, la cui comunità
valdese era nata grazie alla volontà di una signora inglese
che aveva pensato e aperto
una casa per orfani: in seguito
le comunità evangeliche si aggregarono e costruirono la Casa e la chiesa valdese.
Dopo aver pranzato alla
Casa valdese di Vallecrosia
siamo partiti per Sanremo,
dove tra l’altro abbiamo visitato la chiesa russa ortodossa: c’erano tutto intorno delle
icone completamente restaurate che rappresentavano
molti personaggi biblici e le
dodici principali feste ortodosse. Ci ha colpito molto sapere che gli ortodossi di solito partecipano sempre in
piedi alle messe, infatti in
questa chiesa c’erano poche
sedie, riservate alle persone
più anziane. Abbiamo concluso la giornata con un rinfresco e qualche canto alla
chiesa di Sanremo. Questa
chiesa (l’Oratorio del Cristo
11)
Re) fu costruita
grazie alla donazione “ m
gnora Laura Car^J
che decise di ^ff'^n
pera del pasf°'’y,7i80(!'
che verso la fine del
minciò a evangeli^®
Un grazie
comunità di Sanre®5
l’ospitalità ncevn*®; jjo
molto bello senti
con amore sincero,
che ci conoscessi^
pre, tante cose ȟabbiamo.
più vicini a questi
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Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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L'insediamento del pastore battista Martin Ibarra a Milano
Perseverare nella fede
L'occasione ha mobilitato diversi rappresentanti delle chiese
fjiilanesL non solo evangeliche, e di altre comunità della regione
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Domenica i4 ottobre,
Milano: la giornata luminosa aggiunge allegrezza
all'insediamento nella chiesa battista di via Pinamente
da Vimercate del past. Martin Ibarra y Perez che con la
moglie pastora Elizabeth
Green e il figlio ha lasciato la
comunità di Bari. Le presenze del presidente dell’Ucebi,
Aido Casonato, e di rappresentanti delle chiese cittadine (cattolica, valdese, metodista, evangeliche cinesi,
battista di via Jacopino da
Tradate) e poi di quelle di
Bollate, Casorate Primo, Lodi e del Consiglio delle chiese cristiane di Milano ha arricchito la cerimonia.
Casonato ha dato corso
alTinsediamento con parole
di esortazione al pastore e alla comunità che lo accoglie
tratte da I Pietro 2; Romani
12 e I Tessalonicesi 5, a cui
hanno fatto seguito la conferma del pastore Ibarra all’impegno preso e la preghiera
della sorella Marisa Inguanti
di ringraziamento e richiesta
a Dio di aiuto e sostegno per
tutti. È seguita la predicazione del past. Ibarra riferita
all’incitamento di Paolo a Timoteo: «...persevera nelle cose che hai imparato e nelle
quali sei stato confermato»:
«E - ha detto - “come se”
l’apostolo riferisse a se stesso
quell’insegnamento; “come
se” la perseveranza nella parola imparata lo facesse essere ministro di Dio e continuatore degli apostoli; è il
“come se” del credente peccatore, giusto per grazia divina, libero ma al servizio degli
altri; è il “come se” di Paolo e
dei credenti incatenati a e
per la libera parola di Dio,
donata a tutti e di cui nessuno ha l’esclusiva, che si è incarnata “come se” fosse solo
uomo. Se ci domandiamo come può la fragile parola umana essere parola libera da catene in questo tempo, la risposta sta nel preparare con
fede l’avvento del regno di
Dio perseverando contro la
violenza con giustizia e non
con vendetta».
È seguito l’abbraccio fraterno degli ospiti. Il vescovo
Coccopalmerio, portando anche il saluto del Cardinal Martini, ha ribadito l’augurio di
un aiuto reciproco per sciogliere le catene che spesso
tengono le confessioni religiose chiuse in se stesse. Il pastore valdese Adamo ha sottolineato il fatto che Cristo è
l’ancora per l’uomo nella dif
ficile vita cittadina e la sorella
metodista Broli ha espresso
apprezzamento per la collaborazione bmv. La signora
Kaucisvili, vicepresidente del
Consiglio delle chieie cristiane, ha espresso anche il saluto
del presidente padre romenoortodosso Traian Valdman.
La cerimonia è stata sobria
ma intensa, fra letture bibliche, confessione di peccato e
annuncio di perdono, preghiere spontanee e canti spirituali a cura della corale metodista di Milano (composta
anche da valdesi, battisti e
cattolici) e con le voci dei
fanciulli presenti all’agape
successiva al culto. La giornata si è conclusa con un incontro con il presidente Casohato che ha informato e
aggiornato i presenti sulla vita dell’Unione, rispondendo
a domande e proposte.
Il presidente Casonato con il pastore Ibarra (foto C. Zibecchi)
L'insediamento del pastore Jonathan Torino a Chivasso
La nostra risposta alla vocazione
__MARIO RADAEUl f
Domenica 14 ottobre
Jonathan Mark Terino si
è insediato ufficialmente
quale nuovo pastore della
comunità valdese di Chivasso. Nella piccola chiesa valdese di via Ivrea il sovrintendente Nando Blefari, coadiuvato dal membro del 4" circuito Arcangelo Caccamo,
na ufficializzato la nomina e
Unsediamento, nel corso di
una cerimonia suggestiva
per il suo contenuto e per la
sua essenzialità. La piccola
comunità valdese attendeva
.la fine di luglio questa
Stornata che ha concluso
«Iter burocratico» del cam10 di guardia. «Con questo
Tnn detto Caccamo nathan viene inserito nella
rn ■ ‘Chiesa per rispondere
j. voi alla vocazione
®®^.tzlo e testimonianza
® Il Signore vi rivolge»,
wor,?* iottathan Terino è divo ufficialmente il nuo
di Chivasso. La co(1 lucale dovrà condivi
nomina con la codi Biella. Terino ha
bfa-.^^'mentato le letture dei
dpu* l’occasione e
sonra porremo
P a nessuno, ma ci mette
II pastore Jonathan M. Terino
remo accanto alle altre realtà
religiose della città di Chivasso e cercheremo con loro un
dialogo per ottimizzare il
cammino comune verso la
pace e la verità». La chiesa di
Chivasso e Terrazza ha poi
dichiarato per bocca di Arcangelo Giuseppe Caccamo
di accettare Jonathan Mark
Terino come pastore impegnandosi a colJaborare con
l^omenica 4 novembre - ore 10,5 - Roldue
I IN EVANGEUCO in occasione deila
«oinenica della Riforma
dalla chiesa evangelica metodista di Milano, a
della rubrica Protestantesimo. Regio di Giovanni Ri„Jl^predicozione del past. Giovanni Anziani.
lui, in modo che il suo servizio venga sostenuto da tutta
la chiesa. Canti al Signore e
preghiere sono state innalzate in un clima di raccoglimento per l’importante momento della vita cristiana delia piccola comunità.
Prima del culto domenicale
don Tonino Pacetta, parroco
della borgata La Blatta, ha
voluto fare visita al nuovo pastore; un gesto significativo
che ha posto le basi di una
collaborazione fra le due comunità che in comune hanno la predicazione dello stessa fede in Gesù Cristo, figlio
di Dio. Al termine della cerimonia di insediamento tutti
si sono stretti attorno al nuovo pastore che hanno già imparato ad amare e ascoltare
con attenzione.
Imperia
L'attualità
della Bibbia
per noi
MARIE-FRANCE MAURIN
SI è conclusa venerdì 19
ottobre a Imperia la mostra sulla Bibbia dopo 8 giorni di presenza al Centro culturale polivalente concesso
dal Comune. Ai numerosi
cartelloni preparati precedentemente dal sovrintendente del 5° circuito, Saro Solarino, avevamo aggiunto altro materiale e l’alternarsi di
due persone, mattina e pomeriggio, ha permesso ai
membri di chiesa di fare più
ampia conoscenza con i simpatizzanti volonterosi. Veniva offerto ai visitatori, assieme a una copia dell’Evangelo
di Marco della Società biblica
il documento conclusivo del
1° incontro (Sarajevo ,12-16
settembre) tra «Cristiani e
musulmani in Europa».
Il momento più importante
è stato la conferenza del professore di Nuovo Testamento
Yann Redalié con il quale abbiamo avuto prima una cena
conviviale da Giusi d’Isanto.
La mostra era stata programmata in ottobre per ricordare
la Riforma, ed è stato sottolineata da Caterina Garibbo
nella sua introduzione l’importanza della riscoperta della Bibbia sia all’epoca della
Riforma sia oggi. Un’introduzione musicale del pianista
Antonio Rostagno e la lettura
finale di un salmo da parte di
una studentessa di arte teatrale hanno completato la serata alla quale ha partecipato
una sessantina di persone,
che hanno dimostrato interesse con i loro interventi.
Redalié ha dato un taglio
storico alla propria relazione, presentando la precarietà della vita quotidiana del
tempo della Riforma, insistendo sulla forza dell’intervento di Lutero che non solo
riscopre un testo del passato
ma lo attualizza e lo vive in
prima persona, e affermando
con Calvino che conoscendo
Dio si conosce anche se stessi. Si risponde con la fede e
l’impegno nella società a un
amore che ci precede, e ci libera, che è dono gratuito tramite Cristo. Allora non c’è
più un mondo sacro, tutto il
mondo viene valorizzato, é
nasce il soggetto responsabile, che non delega la propria
fede alla propria chiesa. Viene così trasformato il modo
di concepire la chiesa attraverso il sacerdozio universale
e la comunità locale. Viene
trasformato il modo di concepire l’autorità e si opera
uno sconvolgimento delle
strutture di autorità della società; nascono il tipo di governo parlamentare, i partiti
politici, i diritti umani; l’autorità è una sola, quella della
Scrittura.
La Riforma pretende che la
Bibbia diventi un libro pubblico accessibile a tutti. «La
Bibbia è questo libro formidabile dove incontriamo la
parola di Dio. Non c’è identificazione tra Bibbia e parola
di Dio», ma la Bibbia, come
una ruota dove tutti i raggi
convergono al centro vuoto,
è il luogo dove «avviene» la
parola di Dio, nella sua diversità. Badiamo oggi a non rendere la Bibbia prigioniera di
studi biblici, spiegazioni ai
bambini o predicazioni noiose, che non hanno effetto trasformatore e non ti fanno vivere. La forza della Bibbia è
nella parola che cambia la vita, la «Bibbia che mi legge».
AGENDA
2 novembre
TRIESTE — Alle 17,30, nella basilica di San Silvestro (piazza
San Silvestro), il prof. J. Pirjevec parla sul tema «Trieste toccata dalla Riforma: Primo Trubar e Pietro Bonomo».
3-4 novembre
ZURIGO —Alle 16, nella chiesa evangelica di lingua italiana,
(Zwinglikirche, Aemtlerstrasse 23, nuovo locale di culto) l’organista Walter Gatti tiene un concerto con musiche di Pasquini, Palestrina, Walther, Bach. Inoltre dalle lO-alle 17 la chiesa è
aperta al pubblico con una mostra storica. Alle 15 si tiene uno
spettacolo teatrale dal titolo «Lo stilita». Domenica alle 10 culto con predicazione di Paolo Ricca, pranzo in comune e alle
15 conferenza del past. Matthias Rùsch (in tedesco) sul tema
«La nascita della Chiesa evangelica di lingua italiana».
4 novembre
TORINO — Alle 21, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele 23, per il ciclo «Lestival musicale della Riforma», l’organista Chiara Cassin e il coro valdese diretto da Llavio Gatti
eseguono musiche di Bach, Brahms, Haendel, Mendelssohn,
Lauré. Presentazione di Llavio Gatti e Giuseppe Platone.
6 novembre
MESTRE — Alle ore 15,30, al Teatro del Parco (via Po), per il
corso di aggiornamento su «Giobbe e le perenni domande
delTuomo», gli studenti del liceo classico di Treviso con la
professoressa Anna C. Cabino mettono in scena il dramma
di Elie Wiesel «Processo a Shamgorod».
MILANO — Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), per il ciclo di lezioni su «“Nel principio”. Il
Dio creatore nella testimonianza biblica», il pastore Lulvio
Ferrarlo parla sul tema «“In lui sono state create tutte le cose” (Colossesi 1,16): il senso della creazione».
PADOVA — Alle 15,30, alla chiesa metodista (corso Milano 6),
il Gruppo di attività femminile organizza una conversazione
con la signora Mei Sabouni sul tema «L’identità musulmana».
7 novembre
m m ■■addica Claudiana
f via Principe Tommaso, 1 - Torino
011-6689804 - fax Oli -6504394
TORINO —Alle 16, alla Comunità ebraica (p. Primo Levi 12),
per il corso di aggiornamento di insegnanti sul tema «Ebraismo: ieri, oggi, domani», Enrico Fubini e Franco Segre parlano su «Sviluppo della tradizione scritta e orale: forme di interpretazione e commenti. Dall’epoca persiana al Talmud».
8 novembré ^ ^.....
TORINO —Alle 17,45, nella sala valdese di via San Pio V15
(primo piano), per il corso «Attualità del valdismo medievale», la pastora Elisabetta Ribet parla sul tema «L’Inquisitore
Sellani nella diocesi di Tolosa nel XIII secolo».
BOLOGNA — Alle 15,30, a Palazzo.Malvezzi, il Centro culturale protestante «A. Gavazzi» e l’Istituto «F. Parri» organizzano
un convegno sul tema «Minoranze religiose nella Resistenza»
con relazioni di G. Bouchard, M. Bracchitta, A. Cavaglion, A.
De Bernardi, L. Pardo. Per informazioni tei. 051-239227.
9 novembre
UDINE — Alle 18, nella chiesa metodista (p. D’Annunzio 9), il
past. Giorgio Bouchard parla su «Protestantesimo e letteratura nel mondo anglosassone: John Milton, un Dante puritano».
TRIESTE — Alle 17,30, nella basilica di San Silvestro (p. S. Silvestro), per il ciclo «Venti di Riforma nel ’500 a Trieste e nel
Nord Est d’Italia», il prof. Silvano Gavazza parla su «Pierpaolo
Vergerlo e la propaganda protestante al confine orientale».
MILANO — Alle 18, nella sala della libreria Claudiana (via
Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza un incontro con Stefano Allievi, David Bidussa e Paolo Naso sul tema «La sfida dei fondamentalismi» nel quadro dell’iniziativa
«Ma che cosa c’entra la religione? Fondamentalismi e scuola
pubblica, società multiculturale e convivenza civile».
10 novembre
BERGAMO — Alle ore 17, al Centro culturale protestante (via
Tasso 55), la prof. Rosanna Ciappa parla sul tema «Riflessioni
protestanti sulla laicità nella scuola italiana».
MILANO — Alle 17, nella chiesa metodista (via Porro Lambertenghi 28), per il ciclo «Perché Dio? La ricerca religiosa
nella letteratura europea del Novecento», il prof. Sergio Givone parla sul tema «Mann, Musil e Kafka: la ricerca di Dio
nella letteratura mitteleuropea».
TORINO — Dalle 9 alle 17, all’ex seminario arcivescovile (v.
XX Settembre 83), seconda giornata del corso «Per la riconciliazione delle memorie: le chiese cristiane d’Oriente»: relazioni di A. Hatzopoulos, S. Varnalides, T. Valdman e G. I. Karalis.
CRONACHE DELLE CHIESE
POMARETTO — L’Associazione Scuola latina ringrazia quanti, in occasione della Giornata per la Scuola latina tenutasi
il 7 ottobre, hanno collaborato all’organizzazione e allo
svolgimento della festa. Con il contributo di tutti, molte
persone si sono inccontrate e molte idee sono state condivise. Il ricavato della giornata ha superato i 6 milioni.
C2^^0ricvme>iiò' anrvnucT {. 50.000 35.000
SoòteooÀJtio'cjt i ¡^O.Ooo ÀJ/yia, £ 3.5oo da 'ixxòeutt.
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L ozmlcO óex. -fo/YioujJtSii - 20459 V. P. UvTM.bente'«v^ ¿8
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 2 novembre 2nn.
LA LIBERTA
DI POCHI
PAOLO FABBRI
Il rapporto pubblico-privato
sta cambiando anche fra i liberisti più convinti: J. Stiglitz, Premio Nobel per l’economia, sostiene che privatizzare i controlli aeroportuali è stato un errore madornale e ancora peggio
privatizzare la Usec Corporation, che ha il compito di gestire
l’uranio delle testate nucleari
russe, portarlo in Usa e trasformarlo, e ne ha lasciata una parte in Russia, a rischio terroristi,
per suoi interessi di mercato.
Altri economisti, di fronte alla
recessione, stanno riscoprendo
gli strumenti di intervento keynesiani. In questo contesto ci si
aspetterebbe dal governo
italiano, sorret- ________
to da una componente che si
dichiara fortemente liberale e
liberista, una serie di provvedimenti atti a migliorare il funzionamento del
mercato e dei
meccanismi intemazionali oppure a limitarlo dove ciò sia utile. Niente di tutto questo.
Prendiamo la legge sul falso
in bilancio. Fino a oggi, se un
imprenditore modificava i dati
di bilancio della sua azienda per
conferirle una immagine redditivamente o finanziariamente
migliore (o peggiore), commetteva un reato. Ora, lo commette
solo se arreca danno a terzi, reato difficile da provare. Se un imprenditore intende entrare in
ajffari con l’azienda in questione, anche solo per venderle un
macchinario, il bilancio rappresenta uno strumento essenziale
per valutare la consistenza
dell’impresa; se questo è falsato, bisogna ricorrere a procedure molto complesse, che raramente sono possibili. Il mercato, così, è meno trasparente e
favorisce chi procede con mezzi
scorretti. Visto che il provvedimento è stato preso per favorire
l’impresa, dobbiamo desumerne che gli imprenditori italiani
siano abitualmente disonesti o
che si vuol favorire solo una
piccola parte di questi? Ancora
sul mercato; il risanamento finanziario pubblico è stato ottenuto con procedure rigorose,
come la creazione del Comitato
per le privatizzazioni, che separava i politici dai funzionari, limitando l’ingerenza dei governi sulle modalità e i tempi di
queste delicate operazioni. Il
ministro Tremonti ha abolito il
suddetto Comitato, saranno i
politici a decidere.
¡provvedimenti
economici
del governo
contraddicono la sua
natura liberista
Il rientro dei capitali dall’estero: si tratta sostanzialmente
di utili sfuggiti a tassazione, che
le vigenti normative fiscali non
consentono di riportare in Italia senza passare sotto le forche
caudine del fisco. Sorvoliamo
sui metodi per trasferire i capitali nei paradisi fiscali che imprenditori, finanzieri e malavitosi, con l’aiuto di esperti commercialisti, conoscono benissimo, e limitiamoci a precisare
che si stima l’importo in questione di 700.000 miliardi di lire. Ora, questo importo potrà
rientrare pagando il 2,5% o
neppure questo se si investe in
titoli dello stato a basso rendi__________ mento il 12% delle somme dichiarate, evitando di
pagare il 40-50%
o più di imposte,
cosa che sarebbe
ancora possibile
con adeguate investigazioni. Si
tratta di una delle
solite sanatorie
fiscali, abituali
nella così detta
«Prima Repubblica», che quasi
dieci anni di governo rigoroso
avevano messo da parte, cominciando a far credere che le regole fossero uguali per tutti, che le
tasse si pagano e conviene pagarle; ora questo provvedimento, per una ristretta élite di ricchi, azzera tutto, generando l’attesa della prossima sanatoria.
La legge sulle rogatorie internazionali regola e facilita le procedure per avere da stati esteri
dati rilevanti per processi in Italia. Lo stuolo di avvocati geniali
di cui dispongono gli uomini di
governo ha escogitato un emendamento per cui è sufficiente
una piccola irregolarità formale, come la mancanza di un timbro (fatto gravissimo nel paese
schernito per l’eccesso di burocrazia) per invalidare la rogatoria e spesso minare le basi di un
processo. Si è detto che ciò facilita le posizioni di personaggi
eccellenti, ma si pensi al processo in corso a Milano contro i delinquenti che, tramite un gruppo di ragazze polacche indotte a
prostituirsi col ricatto, hanno
venduto a un bordello turco alcune bambine della stessa nazionalità. Non si sa ancora dove
siano finite quelle bambine, il
processo dovrà ricominciare da
capo, i magnaccia prenderanno
il volo e gli «umiliati e offesi»
resteranno tali. In questi provvedimenti, di libertà c’è solo
quella di pochi e, fra questi,
quella di qualche delinquente
della peggior specie.
Riforma
LEœDEUX^LU '
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Il numero 41 del 26 ottobre 2001 è stato spedito daH’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 24 ottobre 2001.
2001
AMociato alla
Unkmt alampa
parlodica Italiana
Riflessioni su un recente convegno dell'lfed di Padova
Le nuove spiritualità
Anche le chiese e i credenti dovrebbero affinarsi nella pratica della
diversità, senza denigrare quanto viene vissuto o creduto da altri
Ho letto su Riforma de 12
ottobre un articolo a firma di
Paolo T. Angeleri sulle Giornate teologiche di Padova
che quest’anno avevano come tema «La seduzione delle nuove spiritualità» posto
sotto il titolo «Sette e culti
emergenti all’attenzione dell’
Ifed», cogliendo subito in
maniera significativa la raccomandazione dei prof. Eryl
Davies (Bridgemont, G.B.,
uno degli oratori alle «giornate») di evitare di parlare di
sette, data la connotazione
negativa implicita nel termine. Ma se sulle pagine di
Riforma, settimanale delle
chiese battiste, valdesi e metodiste, con connotazioni e
risonanze ambientali soprattutto interne alle chiese cosiddette storiche, può trovare
ospitalità anche un pentecostale, allora, sommessamente, vorrei sottoporre all’attenzione dei lettori alcune osservazioni sull’articolo citato.
Il movimento pentecostale
Prima di tutto desidererei
segnalare al prof. Bolognesi
(per il quale nutro profondo
rispetto e sincera amicizia,
che mi auguro corrisposti)
quella che, a mio modo di vedere, è stata una grave lacuna
nella scelta dei relatori per le
giornate teologiche, e cioè
l’assenza di un oratore di formazione teologica pentecostal-carismatica. Ce ne sono
diversi, in Italia e all’estero,
di sicuro valore e con un significativo bagaglio culturale
e ministeriale che avrebbero
ben figurato tra gli oratori
presenti e avrebbero garantito alle Giornate teologiche un
complemento indispensabile
alla loro riflessione.
Poi vorrei qui ricordare la
congiuntura storica esistente
tra il mondo pentecostale e le
cosiddette chiese storiche, a
beneficio di coloro (credo
davvero pochi) che non conoscessero le origini e lo sviluppo del pentecostalesimo; i
pentecostali nacquero come
movimento (e non come
struttura ecclesiale quale è
oggi) proprio all’interno delle
chiese storiche del Nord America le quali, mediante i
loro vertici, cacciarono fuori i
loro stessi fratelli che, non
perdendosi d’animo, aprirono delle loro chiese dando vita, ovviamente, a un pensiero
teologico inclusivo di quella
loro esperienza, considerata
ancora oggi diabolica e per
questo motivo avversata in
certi ambiti «cristiani». A motivo di ciò, mi pare molto poco scientifico e molto poco
teologico, parlare di nuove
tendenze culturali sommando ai pentecostali Testimoni
di Geova, Mormoni e New
Age, così come fa Angeleri.
Poi mi si consenta una precisazione di carattere statistico. Da una ricerca dei Movimento globale di evangelizzazione della Gem (Grande enciclopedia mondiale) curata
da David Barre«, redattore, ricercatore e consigliere delle
Società Unite della Bibbia,
nonché professore di ricerca
di Missionometria alla Università di Regent, Virginia, e
da Todd M. Johnson, missionario della Ywam, direttore
dei Centro di ricerca di evangelizzazione nel mondo a Richmond, in Virginia e professore alla Divinity School, alla
prima metà dei 2001 risulta la
seguente classificazione:
• Evangelicals 657.163.000
• Pentecostali 533.581.000
•Cattolici 1.070.437.000
• Protestanti 346.650.000
• Ortodossi 216.247.000
• Anglicani 80.717.000
• Cristiani dei grande
mandato 657.163.000
(da International Bullettin of
Missionary Research, gen. 01).
e quale dimensione culturale, anche di notevole spessore, è presente attualmente
nel mondo pentecostale.
Protestanto storici
e pentecostali
Infine, personalmente, nell’articolo citato mi sembra di
cogliere un tentativo di basso
profilo quando si cerca di accostare, in Sud America, le
grandi masse che si convertono al cristianesimo scegliendo l’opzione pentecostale (anche da parte di intere
denominazioni battiste e metodiste) alle forme paganeggianti di riti afroamericani.
Come ebbi modo di dire al
prof. Bolognesi durante un
nostro breve viaggio verso
Salerno, se i fratelli delle
chiese storiche, ogni qualvolta parlano dei pentecostali,
evitassero i toni spocchiosi
che spesso li contraddistinguono e cercassero, invece,
di capire veramente quanto
sta accadendo intorno a loro,
forse i tavoli di dialogo che
spesso si approntano, anche
con i pentecostali non risulterebbero, come purtroppo
avviene oggi, un mero esercizio di dialettica teologica ma
diverrebbero un vero confronto fraterno, dal quale
non potrebbe non emergere
una vera indagine socio-religiosa, che consentirebbe a
tutti un’autentica comprensione della teologia dell’altro
e, mi si consenta, ai fratelli
delle chiese storiche farebbe
scoprire quanta autentica
spiritualità (e non spiritismo)
Il campo di Dio
Oggi più che mai è necessario superare la visione dei
proprio orticello per quella
del campo di Dio, senza denigrare il campo dell’altro,
magari per giustificare l’improduttività del proprio. Le
chiese devono essere capaci
di dar vita a una società integrata che, pur nei limiti, abbia elaborato un sistema di
valori che non entrino in
conflitto reciproco, ma che si
implichino vicendevolmente,
pur conservando quegli elementi caratterizzanti le proprie identità. E questi sono
valori che non si realizzano
sporadicamente o accidentalmente, ma sono il risultato
di attitudini coestensive ai
rapporti dalle quali solo allora ne deriverà un atteggiamento di autentico rispetto e
collaborazione che non può
certo fiorire in un clima di interessi denominazionali dove, invece, si avvertono continuamente e prioritariamente
solo esigenze di distorsione.
Ancor prima di predicarlo
agli altri, secondo l’esempio
di Gesù (Atti 1,1), le chiese e i
credenti dovrebbero affinarsi
nella pratica della diversità
applicando quel principio
che è affermato perfino in filosofia: «Consentendo una
serie di variabili si approda al
principio fondamentale delle
unità nelle varietà». Tuttavia,
non vorremmo distogliere
nessuno dai propri convincimenti che spesso, però, siamo costretti a registrare come autocompiacimenti.
past. Franco Grillo
segretario generale del
Collegio dei pastori evangelici
della provincia di Salerno
La lettera di questa settimana ci giunge da un
ascoltatore napoletano che
scrive: «Caro pastore, vivendo in questo paese, l’Italia,
vorrei ricordare come sia
sempre più trascurato il tema della laicità, specie in
questi ultimi tempi, dove
non si riesce nemmeno a tener fermo il principio risorgimentale di "libera chiesa in
libero stato" (...) gli episodi
sono evidenti: si comincia
con il convocare in Vaticano
i politici italiani e si continua
su quel che dovrebbe fare il
politico eletto sui temi della
bioetica, dell’aborto, della
scuola privata ecc. (...). Si
può parlare a buon diritto di
laicità minacciata: voi evangelici come la pensate? ”».
Di sicuro nel vocabolario
evangelico la parola laicità è
presente e ha uno spazio rilevante. Questo soprattutto per
un motivo: perché il contrario di laicità è confessionalismo e questa parola evoca in
LUCA BARATTO
ogni evangelico italiano altre
parole quali discriminazione,
persecuzione, negazione dei
pur minimi diritti civili. La
nostra storia, spesso caratterizzata dallo scontro con poteri omologanti e decisi a
estirpare o a rendere difficile
la vita alle voci minoritarie,
soprattutto se religiose, ci ha
insegnato che ogni stato o società confessionale, siano pur
ispirati ai principi del cristianesimo piuttosto che a quelli
di qualsiasi altra religione,
sono intrinsecamente autoritari e illiberali. Per questo gli
evangelici italiani hanno so
stenuto con entusiasmo il
processo di unificazione del
nostro paese: perché vedevano in esso la possibilità di costruire uno stato pluralista,
garante delle libertà di ognuno, in cui essere al tempo
stesso cristiani e cittadini. In
altre parole, uno stato laico.
Oggi più che mai, nell’epoca delle società multiculturali
e multireligiose, la laicità dello stato va a maggior ragione
difesa. Essa non va confusa
con il laicismo, cioè con un’ideologia che affronta le differenza religiose azzerandole
tutte, né con il falso plurali
SUI GIORNÀÙj
DSole/
Mdxai
In seguito all’attacco terroristico a New York, il sun[
plemento domenicale (7 ot!
tobre) ospita un testo di
Jean Delumeau, storico delle religioni, dedicato al «dii
ritto di vivere in pace», DqÌ
po una carrellata sui teorici
della politica in epoca medievale e in Machiavelli
l’articolo prosegue: «Ab’
bandonando il terreno teologico, Lutero (...) ha sottolineato la forte necessità
dell’autorità ernie, senza la
quale “nessun uomo potrebbe restare in compagnia di un altro. Inevitabilmente si divorerebbero reciprocamente, come fanno
gli animali privi di ragione".
Il riformatore prosegue poi;
“[l’autorità ernie] difendeii
corpo di ogni uomo per evitare che chiunque possa
strozzarlo. Difende sua moglie per evitare che chiunque possa impadronirsene e violentarla. (...) Difende
la sua casa e la sua fattoria,
(...) Difende il suo campo, il
suo bestiame e ogni sorta di
bene per evitare che chiunque li attacchi, li rubi, li saccheggi e li danneggi’’».
i^venire
Dopo la giornata ecumenica di «preghiera dell’Italia» (San Giovanni in Laterano, 11 ottobre), un commento di Maurizio Blondel
sulla prima pagina del giorno successivo riflette su
una differenza fondamentale di comportamento tra
gli Usa e il nostro paese,
dove «non esistono gioie
nazionali (calcio a parte), e
peggio, non dolori condivisi (...). Ora, si è visto come
l’America ha condiviso il
dolore, come ha pregato e
cantato attorno alla bandiera». Di fronte alle minacce per il mondo occidentale, prosegue il testo,
«Ciampi ha chiesto di pregare. Non da italiani, ognuno per sé, ma da Italia. Siamo qui davanti a te, Dio, a
pregarti: siamo l’Italia, davanti al suo destino comune. Colpevoli e innocenti,
credenti e no». E ancora:
«In America si chiama religione civile, ma anche l’Islam è una religione civile a
suo modo: non conosce
che la preghiera pubblica.
Per questo talora ci incute
soggezione (...) ha una risorsa che a noi manca». Poi
però si dice: «Come cattolici
abbiamo molte obiezioni su
una religione “solo” civile»:
si può essere senz’altro
d’accordo, ma nella storia
degli Usa non c’è qualcos
altro, dietro l’aspetto «ci«'
le» della religione?
Buo:
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piuttosto che creare dei
ti. Essa va certamente dite
da ogni revisionismo i^t’de
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(Rubrica «Un fatto, ..
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Federazione delle chiesa ,
che di domenica 28 ottobre)
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ÍE200I fljfunl 2 NOVEMBRE 2001
PAG. 11 RIFORMA
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¿m IV Novembre a San Germano Chisone
Il mito della grande guerra
Alle tradizionali celebrazioni della giornata del 4 novembre
quest’anno il Comune ha voluto aggiungere anche un momento serale dal titolo «Il mito della grande guerra», che si terrà alle
21 nella sala Verdeacqua nel parco della villa comunale. «Sarà
un’occasione, attraverso la lettura di brani di Piero Jahier e
Emilio Lussu, per ricordare la grande guerra e il sacrificio di
molte vite umane - dice il sindaco di San Germano, Clara Bounous -, ma sarà anche un momento in più per riflettere sulla
guerra e sulle sue conseguenze». Le celebrazioni prevedono al
mattino uno spazio dedicato ai caduti con un corteo che, partendo alle 10 dall’ex municipio di Turina arriverà dopo aver
percorso viale della Rimembranza, in piazza Martiri.
Il Palaghiaccio sotto le stelle
A Torre Pellice si pattina
Il palazzetto di Torre Pellice ha riaperto i battenti sabato scorso e subito si è registrata una buona partecipazione di pattinatori. L’Agess gestisce entrambe le piste; per quella di Pinerolo è
in corso una riflessione fra città di Pinerolo, Comunità montana
vai Pellice, Agess sulle modalità di prosecuzione della collaborazione che scade a metà dicembre; probabile una proroga fino a
fine stagione. La pista di Torre sarà aperta al pubblico martedì,
giovedì e venerdì dalle 21 alle 23, sabato il pomeriggio dalle
14,30 alle 17 e la sera, domenica la mattina dalle 10 die 12 e il
pomeriggio fino alle 17,30. Dall’Agenzia per le Olimpiadi giunge
intanto la notizia che è stata affidata la progettazione per la
nuova patinoire di Torre Pellice all’ing. De Ferrari, di Torino.
Riforma
iU
J
A <1
A A A
Fondato nel 18481
La Provincia di Torino ha approvato la sperimentazione dei progetti per l'ambiente
Manuteniione del territorio: si può
Si tratto di piccoli interventi che potranno essere realizzati con il ricorso a operatori, imprese
artigianali e a manodopera locali; i relativi progetti saranno presentati dalle Comunità montane
MARCO ROSTAN
lUONE notizie dalla
IProyincia di Torino
per quanto riguarda la
manutenzione del territorio, Le comunica alle
Comunità montane l’assessore Marco Bellion: in
seguito all’approvazione
da parte del Consìglio
provinciale del Programmaoperativo di pianificatone strategica per il periodo 2001-04, la giunta
ha approvato in data 16
ottobre l’immediato avrà della sperimentazione
del progetto relativo alla
inànutenzione ambientale, individuando nelle
Comunità montane gli
enti più adatti a cui deMandare l’elaborazione e
la realizzazione co-fin andata degli interventi.
Tutto bene, dunque,
almeno sulla carta: la
aiMutenzione del territorio è quell’importantisaima attività che da tempo avrebbe dovuto esseto attuata, non soltanto
porché è l’unica che può
starei disastri delle frano e delle alluvioni ma
porché, se ben programmata, costa di meno e
oprattutto perché può
«ssqre realizzata dalla
vive sul posto,
““nttt gli interventi «do«anno essere realizzati
afri» aziende
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nintroH 97/1994
Ko'S“"''"““
Parole più semplici:
In'
finalmente viene affermato il principio che i lavori li devono fare possibilmente gli agricoltori
che vivono sul posto e
che occorre semplificare
le procedure per l’appalto. Mi permetto di aggiungere: occqrre anche
che si modifichi un po’
l’atteggiamento e la
mentalità di alcuni nostri
montanari, giovani o
meno, i quali temono
sempre che, facendosi
avanti, ci sia poi qualche
problema di tasse in più
da pagare, e preferirebbero che fosse sempre
mamma Regione o Provincia o Comunità o Comune a provvedere. Occorre invece rendersi
conto che vi è una responsabilità ai vari livelli:
in questo caso l’ente
pubblico provinciale delinea un quadro normativo e finanziario, le Comunità montane debbono riunire i sindaci e fare
la loro parte, a loro volta
i coltivatori diretti, singoli o associati, informandosi e avendo le idee
chiare, possono fare la
loro, sia a vantaggio della
collettività sia con un
tornaconto individuale,
quello che in tanti casi è
mancato (pensiamo alla
volontà di recuperare case con muratura in pietra, spesso proclamata
nei convegni e nei piani
urbanistici e alla mancanza di un minimo contributo pubblico per i
privati che si impegnano
in tale direzione).
Si tratta di un inizio,
naturalmente: le dispopibilità finanziarie potranno risultare modeste
se si pensa che le Comunità montane della Provincia di Torino sono
ben 13; l’assessore Bellion comunica che ha
comunque ottenuto, già
per questo scorcio di
esercizio finanziario, la
disponibilità di un miliardo di lire. I progetti
dovranno riguardare interventi forestali di ripristino, miglioramento o
manutenzione ordinaria;
manutenzione idraulicoforestale; interventi nel
boschi colpiti da incendi 0 attacchi di parassiti; ripristino di zone erbose, di piccoli manufatti presso pascoli e alpeggi, manutenzione di sentieri, di muretti a secco,
piccole opere riguardanti ruscelli, ecc.
Come si vede, e ci auguriamo che le nostre
Comunità montane confermino tale indicazione
con le loro scelte di progetti, si punta ai piccoli
interventi diffusi sul territorio, più che ad opere
cospicue per le quali si
richiedono macchinari
per i movimenti di terra
che non sono certo a disposizione dei coltivatori
diretti Sarebbe il caso
che si cogliesse l’occasione per fare ciò che finora
non si è potuto.
Vertenza ospedaliera
Pochi infermieri?
Risponde l'AsI
Non da oggi tutti i giornali riferiscono delle difficoltà degli ospedali del
Piemonte a reperire personale infermieristico;
ne servirebbero almeno
3.000 unità. L’Asl 10 di
Pinerolo non è certo immune da questa difficoltà
in quanto da un lato è costretta dalla programmazione nazionale e regionale a chiudere la locale
scuola per infermieri e
dall’altro continua a subire un costante depauperamento di tali professionalità a seguito dei
numerosissimi trasferimenti verso i luoghi di
origine da parte di infermieri-che richiedono di
essere assunti a Pinerolo
ma appena possono preferiscono trasferirsi nei
paesi d’origine.
Per fronteggiare queste
difficoltà l’Asl 10 si è posta come obiettivo numerico del 2001 di assicurare
per tutto il 2001 gli stessi
addetti del 2000 fra gli
operatori sanitari non
medici, vale a dire infermieri, operatori tecnici di
assistenza, ausiliari specializzati. A fine settem
bre 2000 nell’Asl 10 risultavano in servizio 699
operatori sanitari, di cui
ben 578 in ospedale; nel
corso dell’anno alcune
persone sono rientrate ai
luoghi di origine rassegnando le dimissioni e
l’Azienda sanitaria di Pinerolo ha provveduto alle
sostituzioni utilizzando le
graduatorie esistenti o
avviando nuovi concorsi.
In questo modo al 30 settembre il saldo a confronto dell’anno precedente
era negativo di 4 unità, di
cui 3 all’ospedale. «Risulta pertanto pretestuosa e
infondata - ha puntualizzato la capo servizi infermieristici dell’ospedale
Agnelli di Pinerolo - la lamentela avanzata, per altro in forma anonima, sul
quotidiano La Stampa
circa presunti casi di abbandono del personale.
Si tenga presente che i
parametri nazionali dei
carichi di lavoro in queste
situazioni (la denuncia è
partita dalla nefrologia)
indicano in 13,6 infermieri la necessità del settore. A Pinerolo ne abbiamo 17 in servizio».
ICONTRAPPUNTOI
OLTRE AL POMPELMO
CHE CE NEL PIATTO?
PintVAUIO ROSIAN
L’edizione in corso della
fiera di Luserna San Giovanni consente, per quel
settore che è alla base della
storia della fiera stessa, e
cioè per l’agricoltura, di segnare alcuni punti di svolta. Il dibattito, l’impostazione della fiera, la presenza di alcune fra le più interessanti realtà economiche
del campo a- hmìhh
gricolo d,ella
zona rappresentano un
forte segnale
di vitalità del
comparto,
considerazione per altro
rafforzata dai
primi dati sul
censimento
svolto in agricoltura nell’autunno del
2000. Ogni situazione andrebbe esaminata territorio
per territorio, nel nostro
caso almeno valle per valle.
Ma l’elemento che emerge,
sia pure a livello statistico,
ci mostra una fotografia di
un’agricoltura che in vai
PeUice è tutt’altro che sbiadita: 1.532 aziende censite
significano almeno altrettanti posti di lavoro; certo
alcuni saranno part time
(ma non stiamo da alcuni
anni in qua sostenendo
l’importanza della pluriattività in montagna?) ma è
anche vero che più di un’azienda non ha un solo addetto ma di più e dunque i
conti tornano: non siamo
lontani dai 1.800 occupati
nel settore nella sola vai
Pellice senza dimenticare
che, seppur stagionalmente
^ quasi sempre «in nero»
nefie cascine del fondovalle
lavorano decine di immigrati, spesso non in regola
col permesso di soggiorno
ma unica soluzione per chi
non trova la necessaria mano d’opera locale.
Il quadro che emerge dal
censimento, oltre che dalle
realtà presenti sul mercato
e nella società in genere, ci
propone una fotografia che
è ben lontana da quel
«mondo dei vinti» straordinariamente descritto 20
anni fa da Nuto Revelli.
Non che la foto di allora
non fosse reale; non che oggi sia tutto cambiato in me^io; ma in tanti hanno ormai ripreso in mano il loro
destino, lavorando in agricoltura. Certo, se tutto ciò
fosse accaduto 40 anni fa...;
però è nell’oggi che si costruisce l’avvenire ed è da
oggi che vengono proposte
operative. In vai Pellice la
zootecnia è rappresentata
da circa 14.000 animali, fra
bovini, ovicaprini, suini; altrettanti sono gli ettari di
terra utilizzati, per colture
o come prato. E da questo
quadro di agricoltura viva
e vitale emerge una varietà
di prodotti, quasi sempre
orientati verso il massimo
della qualità (50 aziende
biologiche sono un dato
quasi unico nella provincia
di Torino, al'
L'agricoltura
é asssai vitale,
e si può unire
all'educazione
alimentare
tre sono li alla finestra,
altre ancora
praticano da
altri metodi
di coltivazione che prevedono un basso impatto
ambientale).
______ Di biologico si parla ormai ovunque, cosi come dei
prodotti del territorio; se ne
parla per i nostri ospedali,
se ne parla in alcune mense
scolastiche, se ne utilizzano
già in altre. Nel tentativo di
coinvolgere maggiormente i
ragazzi delle scuole nel discorso dell’educazione alimentare, insegnanti e studenti di una scuola pinerolese hanno realizzato insieme il menu di un giorno a
scuola, provando a individuare cibi che garantissero
insieme un pasto completo
e cibi di gradimento. £ stato inserito fra la frutta il
pompeimo, agrume che alla
prova dei fatti ha raccolto
ben pochi consensi. Ma al
di là del pompeimo occorrerà fare una riflessione
congiunta, fra tutti i soggetti coinvolti nell’educazione
alimentare: in fondo i ragazzi di oggi sono i consumatori di domani e se è
proprio dal tipo di alimentazione che dipende il nostro star bene (o meno bene) allora la questione delle
scelte alimentari deve essere collocata ai primi posti
delle nostre riflessioni.
I medici ci dicono che
molti dei tumori o delle malattie cardiovascolari oggi
diffusi nel mondo occiden
tale sono legati allo stile di
vita e alTalimentazione: il
fumo causa il 30% delle
morti e una sbagliata ali
mentazione fa altrettanto
eppure siamo pronti a tur
barci di fronte a una Bse
che può portare a morte un
caso su 8 milioni molto pifi
che per i nostri comportamenti quotidiani. Il lavoro
che i nostri agricoltori stan
no attuando in questi anni,
il vero e proprio patto che
stanno siglando con i citta
dini consumatori, ci offrono in questo caso una bella
proposta «no global».
12
PAG. 12 RIFORMA
!!■
E Eco Delle "\àlli moEsi
VENERDÌ 2
SUCCESSO DELLA FIERA DI LUSERNA — La rievocazione della riuniflcazione dei Comuni di Luserna e di San Giovanni avvenuta il 28 ottobre nel
quadro delle manifestazioni per la Fiera dei Santi
ha avuto un grande successo di pubblico, così come il concerto di Little Tony al sabato sera e in
generale le altre manifestazioni dei primi giorni
della «Fiera dei Santi». L’Amministrazione Comunale e la Pro Loco di Luserna San Giovanni
propongono di proseguire le manifestazioni anche nella domenica 4 novembre con il seguente
programma: ore 10, commemorazione deirsS”
anniversario della fine della grande guerra; ore
14,30, danze popolari di animazione con Duccio
Gay della Compagnia della Gaia Danza.; alle 21
serata danzante di chiusura con la Band di Enzo
e Massimo. Venerdì e sabato si svolge la fiera vera
e propria nei prati intorno al campo sportivo.
PINEROLO RICORDA — Pinerolo ricorda la fine
della prima guerra mondiale con il ristabilimento della pace e il raggiungimento dell’unità
e indipendenza nazionale con due commemorazioni. Venerdì 2 novembre al cimitero ci sarà
l’omaggio alle tombe dei caduti; domenica 4
novembre, alle 11, partirà il corteo dal municipio per la deposizione di una corona al monumento dei Caduti m piazza 3° alpini.
GUARDANDO LE STELLE — Serate dedicate all’osservazione della mappa stellare, con la possibilità di approfondire l’esame su qualche particolare oggetto celeste. È un’iniziativa, dal titolo
«Stelle cadenti e costellazioni», organizzata dal
Parco naturale Orsierà Rocciavrè e Riserve di
Chianocco e Foresto. L’appuntamento è per sabato 3 e sabato 17 novembre alle 21 presso la
sede del Parco di Pracatinat.
EMERGENZA ANTRACE: I POMPIERI NON CI
STANNO — In questi giorni si moltiplicano le richieste di intervento ai vigili del fuoco a causa di
sospette contaminazioni da antrace ma, secondo i pompieri, mancano i materiali per la disinfezione e la protezione dei soccorritori. L’on.
Tato di An e Ton. Cento dei Verdi hanno presentato un’interrogazione parlamentare in cui si
chiede al ministro Scajola di conoscere precauzioni e modalità di intervento per l’incolumità
degli operatori e la tutela della popolazione.
PRAROSTINO: INCIDENTE MORTALE AL TRIAL
DEI PIONIERI — Lutto alla diciottesima edizione del «Trial dei Pionieri» di Prarostino. La
vittima è uno spettatore: il pensionato 67enne
Ide Paschetto impresario edile assai noto in zona e residente a Prarostino, rimasto ucciso dopo essere caduto in una scarpata. L’uomo, spaventato da una moto in arrivo, ha messo un
piede in fallo ed è precipitato.
FONDI PER INTERVENTI BOSCHIVI — Come ormai da diversi anni la Comunità montana Pinerolese pedemontano, con i fondi derivanti dai
tesserini dei funghi, interviene per incentivare
lavori di pulizia di boschi e sentieri interessati da
piante abbattute dalle avversità atmosferiche o
malattie, taglio di vegetazione infestante, raccolta di nidi di processionaria, ripristino fontane. In
questo modo l’ente locale cerca di limitare il degrado ambientale del territorio. La richiesta di
assegnazione di contributi deve avvenire mediante gli appositi moduli disponibili presso la
sede della comunità montana in via Duomo 42 a
Pinerolo (tei 0121-77246), entro il 30 novembre.
ALP E CASCAMI: LAVORIAMO SUL DOPO — La
Cascami, al di là delle più o meno «impossibili»
lotte per il mantenimento del posto di lavoro ha
chiuso ufficialmente dal 1® ottobre. Il sindacato
autonomo Alp ha preso atto della sconfitta considerando come concause le ragioni dell’impresa che ha imposto la propria scelta a tutti, sindacato ed enti locali compresi. «Non abbiamo
ottenuto impegni dalla Cascami - dice Alp in un
suo comunicato - ora dobbiamo lavorare sul
"dopo", per ricollocare i lavoratori altrove. Abbiamo chiesto di utilizzare un locale dello stabilimento un giorno la settimana per utilizzarlo
come spazio e occasione per proseguire nella
ricerca di soluzioni, se possibile in modo collettivo e che coinvolgano la valle».
PINEROLO: GIORNATA DELLA PROTEZIONE CIVILE — Prove di evacuazione lunedì 5 novembre per gli allievi delle scuole elementare Nino
Costa, media Silvio Pellico e del liceo classico
Porporato di Pinerolo. In occasione della giornata regionale di protezione civile il Comune di
Pinerolo infatti oltre a predisporre due gazebo
informativi, uno in piazza Fontana e l’altro sotto
i portici di via Torino, organizzerà per i ragazzi
delle tre scuole una prima esercitazione di protezione civile. Gli studenti, guidati dai volontari
delTAna e degli Aib, dovranno imparare il percorso da fare per giungere in caso di necessità fino al punto di raccolta più sicuro nel più breve
tempo possibile. Prossimamente l’iniziativa
verrà estesa a tutte le scuole di Pinerolo.
Accordi fra le valli italiane e gli enti francesi
Verso Interreg 3
Presentate a Oulx le linee internazionali di collaborazione
per trasporti, prevenzione di calamità e protezione civile
DAVIDE ROSSO
Da tempo ormai si
parla di Alpi non più
come frontiere invalicabili ma come territorio
comune con valori da riscoprire e collaborazioni
da attivare. Negli anni
scorsi, utilizzando fondi
europei sui territori delle
Alte Alpi franco-italiane
erano già stati attivati
contatti e progetti transfrontalieri, alcuni dei
quali oggi stanno andando in porto come quello
degli Escarton delle valli
valdesi che vede fra i
protagonisti sul versante italiano la Comunità
montana valli Chisone e
Germanasca, le Comunità vai Pellice e la Pinerolese pedemontano oltre che l’Alta vai Susa e
sul quello francese il
Briançonais e il Queyras.
In questo periodo le
Comunità montana italiane della vai di Susa,
valli Chisone e Germanasca e Pellice insieme agli
enti territoriali francesi
del Briançonais e delle
Maurienne stanno lavorando alla progettazione
del terzo Interreg, il programma di cooperazione
transfrontaliera lanciato
dalla Comunità europea.
In una riunione, tenutasi
giovedì 25 ottobre a Oulx
in vai Susa, le linee fin
qui seguite dai vari partner sono state presentate. I temi all’ordine del
giorno vanno dai trasporti alla protezione civile
e alla prevenzione delle
calamità naturali, dallo
sviluppo economico alla
comunicazione. Una collaborazione a tutto campo insomma, progettata per dare insieme una
spinta comune al territorio. L’intenzione manifestata dagli amministratori
coinvolti è quella di dare
una opportunità di sviluppo al territorio partendo ovviamente da quanto
c’è già, ragionando però
al di là dell’evento olimpico di Torino 2006.
Olimpiadi che se sicuramente saranno importanti per le valli alpine del
territorio vanno viste con
uno sguardo proiettato al
futuro: «Ragionando anche sul dopo 2006» come
è stato ricordato a Oulx.
Un lavoro di scambio e di
collaborazione a 360 gradi insomma quello che è
stato messo in piedi sui
due versanti franco-italiani delle Alpi che mette
al centro della propria attenzione anche la comunicazione e il ruolo dei
media locali.
Sportello «sociale» in vai Chisone e Germanasca
Uno strumento per i cittadini
«Uno strumento in più per i cittadini
ma anche un modo per ottimizzare il
lavoro degli assistenti sociali». Questo
lo scopo del nuovo Sportello di segretariato sociale attivato dal 1“ ottobre
scorso dai servizi sociali
«Lo sportello - dice il dottor Livio Vigna, direttore dei servizi - ha come
compito primario quello di dare più
informazioni ai cittadini, aiutare nella
compilazione della modulistica, selezionare e indirizzare chi ne ha bisogno
alle assistenti sociali operanti sul territorio. Molte di queste incombenze prima della nascita dello Sportello venivano svolte spesso dalle assistenti sociali
del Servizio socio-assistenziale che finivano così per essere gravate di un
compito aggiuntivo al loro lavoro».
Una riorganizzazione quindi del servizio, oltre che un’offerta di assistenza in
più ai cittadini, quella attivata in vai
Chisone che ha anche come conseguenza la modifica dell’orario di ricevimento delle assistenti sociali che ora
non ricevono più in giorni determinati
ma esclusivamente su appuntamento.
II servizio di segretariato sociale è attivo nei locali del poliambulatorio di
Villar Porosa il lunedì e il mercoledì,
dalle 9 alle 11, e il giovedì dalle 13,30 alle 15,30 per i residenti sul territorio
compreso dal territorio di Porte fino a
quello di Villar Porosa. Chi invece vive
nell’alta vai Chisone o in vai Germanasca potrà recarsi il lunedì dalle 13,30 alle 15,30 presso la sede dei Servizi socioassistenziali a Perosa Argentina.
Una rievocazione alla Casa valdese di Torre Pellice
studenti «incontrano» Gobetti
ENRICO FUMERÒ
PIERO Gobetti aveva
un’intelligenza agilissima, capace di cogliere il significato profondo
dei fenomeni storici e di
esprimere, anche in un
semplice articolo di giornale, sintesi mirabilmente lucide e incisive. Aveva
un cuore generoso, che
lo spingeva a una lotta
inesorabile contro gli opportunismi e le ipocrisie.
Qualità eccezionali, ma
anche pericolose in una
Italia come quella dei
primi Anni 20, sconvolta
dalla crisi economica del
dopoguerra, dalla rabbia
del popolo che vedeva
tradite le promesse con
cui centinaia di migliaia
di giovani erano stati
mandati al macello, dalle
paure di una borghesia
debole e immatura, dalTemergere del movimento fascista che proprio
suU’humus dell’incertezza, dell’insoddisfazione,
della voglia di ordine e
sicurezza cresceva e trovava consensi. In questa
situazione il giovanissimo Gobetti non esitava a
dichiarare la sua «passione libertaria», il suo sogno di una società in cui
la dignità dell’individuo,
la capacità di iniziativa, il
coraggio di assumere fino in fondo le proprie responsabilità, fossero i valori fondamentali. Non
per nulla la rivista che
egli fondò nel 1922 si
chiamò «Rivoluzione liberale».
Questo nome poteva
sembrare una contraddizione in termini per chi
riteneva il liberalismo
una dottrina conservatrice, volta a difendere i
privilegi dei potenti e a
reprimere ogni tentativo
di rinnovamento, ma per
Gobetti le cose stavano
in tutt’altro modo: l’Italia
non era mai stata davvero liberale, era stata sempre soffocata da una ragnatela di parassitismi e
di complicità ambigue
che coinvolgeva governanti, imprenditori, latifondisti e partiti. Passare a un liberalismo vero
richiedeva, dunque, una
rivoluzione, un cambiamento radicale: nel regime di Mussolini Gobetti
vedeva la conferma e la
sintesi, spinta alla ultime
conseguenze, di tutti i difetti storici della società
italiana: «Retorica, corti
Piero Gobettti
gianeria, demagogismo,
trasformismo».
Gobetti era intransigente nell’opposizione
quanto rigoroso nel rispetto dell’interlocutore,
fino a pubblicare sulla
«Rivoluzione liberale»
anche articoli di fascisti.
Ma la sua generosa onestà non lo salvò dalle persecuzioni. Più volte le sue
pubblicazioni furono sequestrate ed egli fu ferocemente aggredito da
una squadra di picchiatori. Quando la «Rivoluzione liberale» fu soppressa, Gobetti non si arrese e continuò come
editore la sua attività culturale ma le minacce
continuarono, fino a costringerlo all’espatrio.
Aveva 26 anni. Dieci giorni dopo la sua partenza
da Torino il suo cuore cedette e morì a Parigi, dove aveva trovato rifugio.
Piero Gobetti è stato
rievocato il 27 ottobre
scorso nella biblioteca
della Casa valdese da Ersilia Alessandrone Perona, direttrice dell’Istituto
storico della Resistenza
in Piemonte, di fronte a
un pubblico composto in
gran parte da studenti
del Liceo valdese di Torre Pellice. «Non conoscevo Gobetti, mi ha fatto
piacere incontrarlo», ha
commentato uno di essi:
una frase forse ingenua,
ma utile per riassumere
perfettamente il senso di
questa iniziativa.
Intervista al segretario Pasetto
I pensionati
e il loro sindacato
Sindacato pensionati
Spi-Cgil a confronto venerdì scorso a Torre Pellice per quello che è un
passaggio intermedio
(per sentire la base, per
eleggere le rappresentanze, per individuare i
delegati nelle assemblee
di livello superiore) in vista del congresso nazionale della Cgil (febbraio
2002): prima dell’appuntamento nazionale sono
infatti previsti diversi
passaggi di confronto, sia
per ambito territoriale
che per categorie; e i
pensionati sono una specifica categoria.
Con quasi 1.000 iscritti
in tutta la vai Pellice, lo
Spi-Cgil è particolarmente vitale, sia per i servizi
di patronato che vengono svolti, sia per l’impegno politico nelle vertenze che gioco forza riguardano in modo particolare i servizi alla persona,
sia ancora per le attività
di aggregazione che vengono proposte. Ma è anche un sindacato che
cambia, a cominciare
nelle motivazioni di chi
si iscrive: «Negli ultimi 15
anni si è ridotto il fenomeno del passaggio automatico da Cgil a sindacato pensionati - sottolinea il segretario uscente
Spi-Cgil della vai Pellice,
Sergio Pasetto, in forte
odore di riconferma -:
non sono pochi quelli
che da lavoratori non
hanno un grande impegno sindacale e si avvicinano a noi una volta raggiunta la pensione. Indubbiamente l’utilità dei
servizi inerenti il 730, il
modello “unico”, Elei
ecc, è apprezzata da
molti; si aggiunga anche
la forza aggregatrice del
sindacato per qua^.
guarda iniziative ^
tempo libero». ™
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La «31 ottobre» nel Pinerolese
Laicità nella scuola
Sul numero scorso, a
pag. 12, un articolo sull’
Associazione 31 ottobre
nel Pinerolese è stato erroneamente pubblicato al
posto di quello previsto,
dato qui di seguito.
Anche nel Pinerolese è
stata ufficialmente costituita una sezione territoriale deWAssociazione 31
ottobre. Tra gli impegni
assunti nella prima riunione del comitato vi è la
stampa di una locandina
che faccia conoscere meglio gli obiettivi dell’associazione, una lettera alle
chiese con disponibilità a
incontrare genitori e ragazzi della scuola domenicale e del catechismo,
una serie di trasmissioni
su Radio Beckwith sui temi della scuola e della
laicità, il sostegno giuridico per eventuali irregolarità che si dovessero
verificare a proposito
della scelta di avvalersi o
meno dell’insegnamento
cattolico, dell’ora alternativa e della possibilità
di uscire dall’edificio
scolastico durante l’ora
di Ire, un’indagine nelle
scuole del Pinerolese per
documentare la situazione numerica di chi si avvale o no delTIrc.
Tra le prossime scadenze si segnala anche il
convegno nazionale della 31 ottobre che si svolgerà quest’anno a Torre
Pellice, probabilmente in
gennaio, e dibatterà della
politica scolastica delTat
tuale governo e
nuove frontiere de
cità, non soltanto ne®
scuola. Del comiM®
aperto a ulteriori intes»
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garantisce il finanzialo per il completaI^^nto del terzo piano
roti c’è ancora - afferma
fassessore alle attività
produttive della Comu
rrtnrìl’flr
^tà montana vai Pellice,
Giorgine Cesano - ma ormai abbiamo buone possibilità di raggiungere
aiiesto risultato». Ecco la
^cessitàdel supplemento di sei mesi. Sul piatto
anpniliardo e 150 milioni, 500 dei quali destinati
alla realizzazione della
foresteria neirultimo piano di Villa Olanda. Il resto servirà a sistemare il
bellissimo parco e acquistare gli arredi dell’Istituto per la pietra e della
Crumière. Si tratta di un
finanziamento secondo i
termini della legge 144
del 1990 per l’applicazione del piano di sviluppo
delle Comunità montane, che permetterebbe la
continuazione del cantiere e quindi il completa
mento ideale e fisico della struttura. «Politicamente l’inaugurazione
del primo lotto (i lavori
strutturali sono ormai
terminati, ndr) poteva
rappresentare un appuntamento - commenta Cesano - ma preferiamo
aprire le porte di un’opera conclusa, quindi nella
prossima primavera». Da
registrare la recente visita
dell’Istituto per la pietra
da parte di un Funzionario dell’Assessorato regionale alla montagna, positivamente colpito dallo
sviluppo della struttura.
C’è soddisfazione anche nella direzione dei lavori, affidata agli architetti Barbara Citterio e baila
Gay. «La ristrutturazione
è praticamente terminata
- dice Gay - e, se dalla
Regione arriverà l’ok definitivo, il cantiere resterà
aperto fino a primavera: il
tempo utile a concludere
il terzo piano». Tutte le
opere previste dall’originario progetto Interreg
sono state completate:
pianterreno, primo e secondo piano, cucina e ristorante. Anche l’ex fienile, ora denominato «show
room», è ormai finito. Sul
tappeto restano i nodi
della futura gestione, per
la quale, fattasi da parte
l’associazione Lou Cialoun, è venuto fuori il nome dell’Agess. La risposta
definitiva a primavera.
- W.V Sarà costruita ad Abbadia
Scuola di Cavalleria
il Consiglio approva
DAVIDE ROSSO
Da anni a Pinerolo si
parie della costruzione della nuova Scuola
di Cavalleria. Tutto sembrava pronto già da tempo: già individuata la zona in cui sorgerà (Abbadia Alpina): già previsto
lo stanziamento regionale di 600 mflioni; pattuita
una convenzione nel ’96
con la Federazione italiana sport equestri (Fise)
per la realizzazione e gestione della scuola. Eppure tutto da un po’ di tempo era apparentemente
sospeso. Questo fino a
mercoledì della scorsa
settirriana, quando in
Consiglio comunale è
giunta per Tapprovazione, dopo essere stata discussa in varie commissioni, una nuova convenzione con la Fise.
La nuova convenzione
andava approvata con
urgenza per poter andare
oltre ai problemi dovuti
al rallentamento dell’iter
burocratico e trovare un
nuovo accordo con la Fise da un lato e dall’altro
poter presentare entro
venerdì 26 ottobre tutta
la documentazione necessaria in Regione e
poter così partecipare a
un bando di assegnazione di fondi con la richiesta dei 10 miliardi necessari ai lavori di realizzazione. Il Consiglio alla fine dà il parere favorevole ma solo con i voti della
maggioranza, dopo quasi sei ore di discussione
con molti emendamenti presentati dalla minoranza non approvati,
provocazioni, discussioni, uscita dall’aula dei
consiglieri di minoranza.
Battaglia insomma con i
due schieramenti a far
quadrato intorno alle
proprie posizioni anche
nei giorni successivi con
una conferenza stampa
convocata dal sindaco, il
venerdì 26 ottobre, e un
esposto pare da parte
della minoranza nei confronti del presidente del
Consiglio comunale. Alla
fine comunque la scuola
sembra andare avanti,
come del resto volevano
tutti. A questo punto si
attende la decisione in
merito ai fondi della Regione, che dovrebbe arrivare intorno a fine anno,
con il Comune che ha già
deciso un proprio intervento di 600 milioni per
la futura scuola.
■Volantini per la Porte-Perosa
La sofferta variante
I membri del Comitato
Jier la Statale 23 hanno
isttibuito agli automobilisti di passaggio, domenica mattina a Villar Pelosa, volantini con lo slogan «Porte-Perosa la variante sospirata ma... non
àncora realizzata». Un
volantinaggio dimostrativo preceduto da un incontro a cui hanno partecipato numerosi sindaci
della vai Chisone.
Aspettando il via ai lavori della circonvallazione di Porte, data ormai
per certa almeno sulla
«àtta, le preoccupazioni
SI spostano sul secondo
tatto della statale, quello
che da Porte arriva a Perosa, perché «se si realiz
za la circonvallazione e
non si prevedono interventi nel 2° tratto - dicono al Comitato - semplicemente i problemi verranno spostati a monte
senza essere risolti». Rassicurazioni sono arrivate
dal Toroc sulla realizzazione di un tracciato alternativo da Porte a Perosa finanziato probabilmente con fondi provenienti dalla futura legge
finanziarla governativa.
Meno confortanti le notizie relative alla tempistica. Si parla di inizio lavori fra un anno per la circonvallazione di Porte e
probabilmente tempi anche un po’ più lunghi per
la variante Porte-Perosa.
Con uno stanziamento del Comprensorio alpino
Fondi per i danni da cinghiale
Buone notizie per quegli agricoltori, e non sono
pochi, che avendo subito
nel 1999 o nel 2000 dei
danni da ungulati (cinghiali e in parte più ridotta caprioli) sul territorio
del Comprensorio alpino
To 1 (Pinerolese montano), non avevano fin qui
ricevuto i previsti indennizzi: il comitato di gestione del Comprensorio
ha infatti deciso la settimana scorsa di pagare i
danni anche se, come ha
ribadito il presidente Bonansea, questo è un compito che spetta alla Regione. In sostanza il Comprensorio alpino To 1 ha
deciso, attingendo a propri fondi, di versare agli
agricoltori le somme loro
spettanti, sottraendoli ad
altre voci di bilancio. Il
meccanismo del pagamento dei danni è complesso: localmente, dopo
la segnalazione del danno
subito, avviene una verifica di un tecnico della
Comunità montana o del
Comprensorio stesso e
quindi si ha l’ammontare
dell’indennizzo.
Da diversi anni tuttavia la Regione paga solo
una parte dei danni subiti, al contrario di quanto afferma la legge: la
Regione paga sulla base
del consuntivo dell’anno prima. Peccato che il
consuntivo sia legato alla
disponibilità dei soldi re
gionali e pertanto in questa specie di gatto che si
morde la coda a rimetterci sono gli agricoltori.
Ora, a seguito del gesto
«distensivo» del Comprensorio alpino Tol, restano da pagare i danni
del 2° semestre 2001, e
non sono pochi. Intanto
la Provincia si avvia a far
partire nelle valli, dopo le
prime esperienze in pianura, delle battute al cinghiale, anche fuori stagione venatoria; saranno
cacciatori a squadre a
tentare di ridurre la pressione di questi animali,
in forte crescita, anche
per le continue immissioni effettuate proprio
dai cacciatori.
• La vai Pellice
POSTA
e I suoi progetti
con molto piacere
Vito rivolto da Marco Rostan
“ numero 40 de L'eco delle
nrJ del 19 ottobre a
viatn fr dibattito, da lui avvaip',?."**“ progettualità della
Drotf j ’ se sarà un’imlette-"^-^^^ condensare in una
li 9“nnto stiamo tentando
w]f*®Snre in 6 trasmissioni di
yaRadioBeckwith.
Una doveroso iniziare con
le som
liardì “Rfr enti locali, miIn realizzazione di
àlizzate, attivabili esclusi
Di otilizzabili per altri
ami
he nacp fl"esta puntualizzazio
ne naif' .7 “ u'^‘“ucuizzazio
^tateaÌn/ quesito di
""tigli
''àte dobbiamo atti
tlel prim*^*^ eppure rinunciare?
‘’eiurim---imunciaref
"«hsiVo "" succisila ovvero quello
“«UapPif ' ovvero quello
*«hondn strutture, nel
“hcciisati a“.® it""iediatamente
fere nulla ""'^efeiiismo, di non
Phflosvii,?^'^ * propri cittadini,
cSppo del territorio,
l'^ihnd? Mazzonis, Villa
c^'taerna P^^corso ciclabile di
&hndi ®°lo alcuni dei
"•progetti avviati e peri
quali i Comuni e la Comunità
montana devono trovare e avviare modalità di gestione. Ma,
ripeto, l’alternativa qual era?
Probabilmente, nella maggior
parte dei casi, l’accentuazione
del degrado oppure la trasformazione in edilizia abitativa
con conseguente perdita di un
patrimonio storico-culturale.
Proprio perché ritengo che la
prima opzione sia quella giusta,
mi pare che gli amministratori
della vai Pellice, nella quasi totalità dei casi, abbiano fatto bene
a scegliere di investire, e proprio
per questo la Comunità montana, con il confronto continuo
con i Comuni della valle (e non
solo e non tanto con le forze politiche) sta cercando in tutti i
modi, direttamente e indirettamente, di predisporre piani gestionali che consentano di rendere fruibili le strutture. Sappiamo che si tratta di un lavoro duro, oscuro e nelle fasi iniziali poco gratificante, ma deve essere
fatto e noi abbiamo deciso di
tentare, di raccogliere la sfida.
Sfida che intendiamo comunque portare avanti anche sul terreno dei nuovi progetti, modificando però l’approccio. Da un
lato ci stiamo muovendo in sinergia con altri territori (le valli
Chisone e Germanasca, il Pinerolese pedemontano e la pianura, la valle di Susa e quelle del
Cuneese, i territori fi"ancesi con i
quali confiniamo) per proporre
con loro offerte integrate.
Dall’altro lato abbiamo avviato un confronto con tutti coloro
che operano in vai Pellice (Comuni, imprese, privati e associazioni) per definire con loro le
ipotesi di sviluppo del territorio.
(Dosi è nato il nostro piano di
sviluppo, non nello studio di
qualche professionista ma da innumerevoli incontri e confronti.
Purtroppo le risposte della
valle non sono sempre positive.
Al di là dell’opposizione preconcetta di qualcuno (vedasi
Bobbio Pellice), le ipotesi di sviluppo sono quasi sempre condivise e si raggiunge un buon livello di collaborazione. Quando
però si tratta di tradurre in fatti
le scelte politiche, iniziano le
difficoltà. Faccio un esempio: la
legge regionale 18/99 finanzia
le attività turistiche private; ebbene, nel 2000 il Pinerolese è
stata una delle aree del Piemonte con meno domande presentate e tra queste, la maggior
parte dei finanziamenti sono
stati richiesti dalle chiese, cattolica e valdese, che non sono
certamente privati nel senso
pieno del termine.
Arriviamo quindi a quella che
secondo me dovrebbe essere la
domanda attorno alla quale sviluppare il dibattito: riteniamo
questo tipo di sviluppo (che
punta sul turismo, sull’agricoltura, sulTenogastronomia, sulTartigianato) utile in quanto in
grado di offrire opportunità di
lavoro per noi e i nostri figli, oppure continuiamo ad ambire al
posto fisso in fabbrica o in un
ufficio e i nostri paesi devono
solo essere in grado di offrire
tranquillità, servizi e svaghi?
Spero anch’io che altri attorno
a questo ragionamento decidano d’intervenire.
Concludo con un accenno alla vicenda Agess-Granata. In
più di un’occasione, sia pubblicamente che privatamente, ho
riconosciuto le capacità di Granata, il suo entusiasmo, il suo
impegno, di aver dato più di
quanto abbia ricevuto. Lo ritenevo e lo ritengo una persona
che può dare tanto alla valle. A
un certo punto però, e per causa sua e non del Consiglio di
amministrazione 0 di altri, il
rapporto di fiducia si è rotto e
non avrebbe avuto senso fingere ebe nulla fosse accaduto e riprendere la collaborazione magari in un clima di reciproci sospetti. Per TAgess è stata la decisione giusta, ora occorre guardare al futuro e non al passato.
NELLE CHIESE VALDESI
montana vai Pellice
BOBBIO PELLICE — Riunioni quartierali: al centro
venerdì 2 novembre, alle 20,30; alla borgata Cairus
martedì 6 novembre, alle 20.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Unione femminile: incontro domenica 4 novembre, alle 14,30. Riunioni
quartierali, inizio alle 20,30: mercoledì 7 aiPeyrot, giovedì 8 a Fondo San Giovanni, venerdì 9 agli Airali.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 4 novembre,
alle 10, culto a Maniglia. Martedì 6, alle 14,30, riunione alla Baissa; mercoledì 7, alle 14, alle Grangette.
PINEROLO — Mercoledì 7 novembre, alle 20,30,
inizio del primo ciclo di riunioni quartierali.
POMARETTO — Venerdì 2 novembre, culto al Centro anziani di Perosa. Riunioni quartierali: venerdì 2,
alle 15, all’Inverso Clot; domenica 4, alle 15 nella
scuola Beckwith, a Combavilla; lunedì 5, alle 20, ai
Masselli: mercoledì 7, alle 20, ai Pons; giovedì 8, alle
15, all’Inverso Paiola.
FRALI — Riunioni quartierali; martedì 6 novembre,
alle 20,30, a Ghigo; mercoledì 7, alle 20, a Malzat.
PRAMOLLO — Martedì 6 novembre, alle 20,30, riunione quartierale alle Garde, dalla famiglia Balmas,
mercoledì 7, ^e 19,30, ai Bocchiardi, alla scuola, giovedì 8, alle 20, ai Pellenchi, al museo. Venerdì 9 incontro dei monitori al presbiterio. Sabato 10, nel tempio, alle 20, concerto del coro «La roca».
PRAROSTINO — Domenica 4 novembre, a San
Bartolomeo, alle 10, assemblea di chiesa con relazione del deputato al Sinodo, elezione di un nuovo anziano al quartiere Roc. Mercoledì 7 novembre, alle 15,
riunione a Pralarossa.
RORÀ — Giovedì 8, alle 20,30, incontro alle Fucine.
SAN SECONDO — Domenica 4 novembre, alle 10,
culto con assemblea di chiesa: alTodg relazione dei
deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo. Riunione quartierale a Cavoretto, mercoledì 7 novembre.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 2
novembre, alle 20,30, alla Ravadera; martedì 6, alle
20,30, all’Inverso; venerdì 9, alle 20,30, agli Appiotti.
Domenica 4 novembre, alle 15, alla Casa unionista,
conversazione con Maddalena Costabel sul libro «La
sfida di Babele», edito dalla Claudiana e curato da
Elena Bein. Martedì 6, alle 15, alla Casa unionista, seduta aperta a tutti della Società missioni Cevaa, con
la partecipazione dell’équipe in visita alle Valli.
VILLAR PELLICE — Domenica 4 novembre culto in
francese, presieduto dall’équipe Cevaa, con santa cena e partecipazione della corale. Riunioni quartierali:
lunedì 5 al Teynaud, martedì 6 ai.Garin, alle 20,30.
VILLASECCA — Mercoledì 7 novembre, alle 14,30,
riunione quartierale a Bovile.
si Torre Pellice
Virgilio
Sommani
Giornata dedicata a
Virgilio Sommani sabato
3 novembre a Torre Pellice; la realizzazione è affidata alla collaborazione
fra il Centro culturale
valdese di Torre Pellice e
la compagnia Nonsoloteatro che ha inserito
nella programmazione
del teatro del Forte, alle
ore 21,15 con ingresso a
£.6.000, «In volo con
Buccino» di Guido Castiglia e Alessia Colombari
con Alessia Colombari,
Emanuele Fornello, regia
di Guido Castiglia. La
giornata ha però anche
altri momenti significativi: alle ore 16, al teatro
del Forte incontro pubblico «Virgilio Sommani,
il pedagogo, il didatta, lo
scrittore, l’artista» per
conoscere l’uomo e la
Claudio Bertalot
presidente della Comunità
sua opera.
Interverranno Franco
Sommani, figlio di Virgilio, testimonianza sull’uomo; Franco Calvetti,
presidente del Collegio
valdese di Torre Pellice,
testimonianza sul pedagogo: Marcella Gay, ex
allieva dell’Istituto Gould, testimonianza sul
didatta. Guido Castiglia,
regista, presentazione
sui contenuti, le scelte e
l’elaborazione del testo
di Virgilio Sommani «Le
avventure di Buccino».
Alle 18, alla sala Pasebetto del Centro culturale
valdese, via Beckwith 3 a
Torre Pellice, inaugurazione della mostra «Virgilio Sommani: acquerelli, manoscritti, spartiti e
Buccino» disegnato dai
bambini di Pomaretto
(To). La mostra rimarrà
aperta dal 3 novembre al
3 dicembre.
g La ex Beloit
I lavoratori
in Comune
Riunione la scorsa settimana in Comune a Pinerolo tra i lavoratori
Pmt, ex Beloit, le organizzazioni sindacali e parte
della giunta comunale
per verificare, a un anno
di distanza dal passaggio
dell’azienda dalla Beloit
alla Pmt, l’applicazione
dell’accordo allora firmato con la nuova proprietà
e per capire le tempistiche della variante al piano regolatore che dovrebbe interessare l’area delle
ex fonderie Beloit.
Per parte comunale la
Commissione lavoro ha
dato parere favorevole
alToperazione fatta dall’azienda rispetto all’accordo siglato un anno fa
mentre l’assessore al Lavoro, Gfuseppino Berti,
ha chiesto alla commissione urbanistica un esame attento sulle misure
della variante dell’ex fonderie essendo la zona
particolarmente disagiata. Da parte sindacale il
parere sugli investimenti
fatti o in corso da parte
dall’azienda (circa 18 miliardi) è visto di buon occhio anche se permangono, come ha fatto osservare l’Associazione lavoratori pinerolesi, ancora
molti problemi sindacali
da risolvere.
RADIO
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EVANGELICA
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tal. 0121-954194
redazione. rbe@
tpellice.tìsoalinet.it
i
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle mLi moESi
SPORT
TENNISTAVOLO
Giornata favorevole,
ma al 50%, per le squadre
della polisportiva Valpellice impegnate nei campionati di tennis tavolo:
in sostanza due vittorie e
due sconfitte. In CI nazionale i valligiani si sono
imposti per 5-3 sul diffìcile campo della Sisport
Fiat Torino: i punti sono
stati di Davide Gay (2), e
uno a testa di Malano,
Fresch e Rosso. Bene anche in C2 dove la Valpellice ha vinto in casa nel girone D con il Rivoli per 53 (2 punti di Riccardo
Rossetti e Giorgio Ghiri e
uno di Ghirardotti). Sconfitte invece le altre due
squadre di serie C2: la
squadra nel girone E è
stata battuta di misura a
Verzuolo (5-4 con punti
di Lioy, 2 e uno di Giuliano Ghiri e Franco Picchi),
mentre la squadra del girone F è stata sconfitta a
Torino dal Cus per 5-1,
unico punto quello di Alfredo Picchi che ha giocato con Odino e Cesano.
PALLAVOLO
Nel campionato under
17 femminile, girone F il
3S Luserna ha vinto a Rosta per 3-0, nel campionato under 15 femminile,
girone E il 3S Plnerolo ha
superato il Detommasi
Chieri per 3-1 mentre il
3S Pinerolo che disputa il
girone B, sempre dell’under 15, ha superato il Galop Vbc per 3-0. Ancora
nel girone B dell’under 15
femminile il 3S Lusema è
stato battuto in casa dalla
Piscinese per 3-0; nel
campionato under 17
maschile, girone A il Chisola volley ha battuto
nettamente il Volley Pinerolo per 3-0; tutte vincitrici le formazioni pinerolesi maschili: nell’under 15, girone B il Volley
Pinerolo ha battuto in
trasferta il Sant’Anna Pescatori, in seconda divisione, girone B il 3S Pinerolo ha vinto a Moncalieri
per 3-1 e nell'under 20,
girone A il 3S Pinerolo ha
vinto a Dronero per 3-0.
HOCKEY GHIACCIO
Una sorpresa positiva
per il movimento hockeystico valligiano impegnato su più fronti: fra
tante ombre emerge infatti il pareggio che l’All
stars di Chiarotti riesce a
imporre sul campo dei
campioni d’Italia del Fassa. Un 1-1 che con un po’
più di convinzione avrebbe addirittura potuto essere un 2-0: piemontesi
in vantaggio fin dal primo tempo grazie a una
rete del «solito» terzino
goleador Mondon Marin.
Un vantaggio comunque
conseguito grazie al gioco
e conservato nel secondo
tempo grazie alla bella
prestazione del portiere
Moisio. S^lo nel terzo
tempo, con un pressing a
tratti intenso, i ladini sono riusciti ad agguantare
il punteggio strappando
il pareggio. Domenica
prossima altra trasferta in
Alto Adige, a Vipiteno.
Per il resto giornala
avara di soddisfazioni.
«Sarà una stagione di
transizione: abbiamo davanti un paio di anni di
intenso lavoro»; erano alcune delle considerazioni del neopresidente Fabrizio Gatti a proposito
delle sorti dell’HC Valpellice impegnato quest’anno in serie C e con
le giovanili. In effetti la
prima partita casalinga
di questo campionato ha
dimostrato come il cammino della risalita, dopo
l’alluvione ma anche dopo i problemi economici
legati all’ultima stagione
di serie A, sarà effettivamente difficile. Al Palaghiaccio di Pinerolo domenica sera, c’erano almeno 500 persone paganti, a dimostrazione
dell’attaccamento dei
tifosi, pur nell’esilio temporaneo, di stadio e di
campionato. La serie C è
ben altra cosa, anche rispetto alla A di due anni
fa; i nomi invece sono
quelli delle rivali tradizionali; dopo il Varese
domenica prossima arriva il Chiavenna.
La rosa che il Valpellice
mette in pista è lunga: in
realtà, tranne poche eccezioni (il portiere Malan, Melotto appena arrivato da Aosta insieme a
De Luca junior, fratello
del più noto Paolo ed Ermacora) la consistenza
della squadra torrese è
poca. Svarioni in difesa,
difficoltà a impostare.
Eppure per oltre due
tempi i tifosi hanno sperato in un risultato positivo. Sotto di un gol il primo tempo,, pronta rimonta con Ermacora e
Melotto quando il Varese
cercava di allungare il
passo; ma sul 3-2 a favore degli ospiti, intorno
all’8’ del terzo tempo il
Varese, grazie ad alcuni
svarioni sconcertanti
della difesa, andava a rete tre volte in pochi secondi; usciva uno sconsolato Malan per far posto a Bruera nella gabbia
biancorossa. Ancora due
reti lombarde e poi la fine con un pesante 2-8.
Ha perso anche la femminile All stars in serie A,
ma in questo caso rincontro è stato assai combattuto; opposte all’Agordo le ragazze piemontesi hanno chiuso il
primo tempo sotto per 12 grazie a una bella azione da rete del difensore
Melissa Di Giovanni; poi
piano piano le venete
hanno preso il sopravvento chiudendo sul 7-1:
niente a che vedere comunque con il 14-0 della
scorsa stagione. Domenica trasferta a Merano con
la neopromossa: partita
da giocare, con qualche
speranza di far punti.
Ma Pinerolo la prossima settimana sarà anche
vetrina di hockey di alto
livello: infatti la nazionale
maggiore italiana terrà
uno stage di allenamenti,
ospite dell’albergo «Tre
denti» di Cantalupa e della pista di viale Grande
Toririo; ci saranno allenamenti al mattino martedì
6 e mercoledì 7 dalle 10, il
pomeriggio dalle 18 in
poi martedì e mercoledì e
dalle 18,45 anche lunedi
5. Gli appassionati potranno assistere gratuitamente agli allenamenti
della Nazionale.
VOLLEY
Bella partita della Cerotti Technosquare, che
ha battuto in casa il Green Volley Vercelli per 3
set a 0. L’esperienza e la
tecnica delle padrone di
casa hanno avuto la meglio, non senza fatica, sul
talento e la potenza delle
giovanissime vercellesi,
campionesse nazionali
under 17 nella scorsa stagione. Tre set mozzafiato, soprattutto il primo e
l’ultimo, durante i quali
le ragazze di Paolo Pignatelli hanno faticato
non poco contro le giovani vercellesi, ma hanno saputo reagire ed approfittare degli errori
commessi dalle avversarie nei momenti cruciali
della partita.
Brucia invece la sconfitta in casa della Volley
Pinerolo, che ha perso 3
set a 2 contro la Lurisia
Terme, alla prima vittoria in campionato. Dopo
i primi due set giocati
quasi alla perfezione con
potenza e precisione in
attacco, i ragazzi di Scali
hanno cominciato a mollare nel terzo set e non si
sono più ripresi, se non
per alcuni sporadici momenti. •
Anche i «cugini» del
Villar Perosa Volley hanno subito una sconfitta
in trasferta contro i torinesi della Palmar San
Paolo. Seconda vittoria
in campionato per il 3S
Nova Siria Pinerolo, che
vince 3 set a zero in trasferta contro la temuta
Scs Grugliasco. La giovane squadra pinerolese,
dopo un primo set giocato in modo esemplare in
ogni reparto e senza dare
scampo agli avversari,
accusa un leggero 9alo
nel secondo set, permettendo al Grugliasco di
rientrare in partita. Secondo set combattutissimo, dunque, vinto dal 3S
grazie alle doti tecniche
dei giovani pinerolesi.
Un interessante dossier pubblicato dalla Rivista della montagna
Sui colli e sulle creste per guardare
MARCO ROSTAN
Non sono certamente poche le persone
che, almeno una volta,
hanno imboccato dal Rifugio Barbara il sentiero
del Manzol e, dopo la rude serpentina iniziale,
hanno percorso il lungo
«traverso» con di fronte il
Granerò, per poi voltare
a sinistra nei pressi del
bel laghetto Arbancìe e
salire infine sul Col d’Armoine per godere, nebbia permettendo, di uno
dei più bei panorami che
offra la vai Pellice sul
Monviso e i suoi satelliti.
Panorama, belvedere:
termini che ci richiamano a un alpinismo più
antico dell’arrampicata,,
quando i colli, le creste,
le cime erano soprattutto
luoghi privilegiati per osservare: altre cime, ma
anche il fondovalle e le
pianure lontane.
«Uno sguardo che, oltre agli occhi, impegnava
la mente. Oggi, quel modo di vedere si è in parte
smarrito. Ma non è detto
che sia irrecuperabile...».
Con queste parole si
apre, nel numero di ottobre della Rivista della
montagna* un interessante dossier dedicato a
Il bel vedere che, partendo dalla sensibilità dei
poeti romantici, evocata
da Maria Rosa Fabbrini
in un «dialogo immaginario in un angolo qualsiasi delle Alpi», e dai
grandi quadri di Segantini, ci conduce alla costruzione del binomio
panorama-belvedere, e
alla sua patria per eccellenza (la Svizzera e i suoi
calendari) e poi ad alcuni
luoghi «celebri», da quelli
affacciati sulla parete
nord dell’Eiger o sulla
Jungfrau, all’immensa
parete del Civetta, alla
vetta del monte Antola in
quell’angolo di Piemonte
che si protende nell’Appennino fino a incontrare la Liguria, la Lombardia e un lembo di Emilia
Romagna.
Belvederi celebrati dal
turismo, che negli anni
della grande guerra si
trasformano in osservatori militari, finestre e feritoie che si aprono nelle
gallerie scavate nel cuore
della montagna, dalle
quali alpini e Kaiserjaeger spiavano senza sosta
le linee nemiche. Un dossier molto bello, pieno di
fotografie e di contenuti
per riflettere, che a noi
valdesi ricorda i viaggiatori inglesi e i loro appunti e disegni sulle nostre valli (anche lì c’era il
desiderio di una scoperta
sia pure di natura diversa) e che fa onore a questa rivista diretta da Roberto Mantovani (quello
che nella serata del Cai al
cinema Trento di Torre
Pellice ha presentato il
famoso alpinista Patrick
Bérhault). Una rivista
di montagna dove, come
è ovvio, non manca la
pubblicità, la cronaca
delle ultime imprese e le
polemiche sugli spit, ma
dove c’è spazio per pensare; come scrive in questo dossier Franco Michieli, «un panorama acquisisce un senso vero se
si lega a una storia vissuta da chi lo osserva e un
percorso a piedi è almeno l’inizio di una storia».
(’) Rivista della Montagna
n. 251, ottobre 2001, editrice
Cda, £ 12.000.
APPUNTAMENTI
1“ novembre, giovedì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nell’ambito della Fiera
dei Santi, alle 10,30, corsa podistica, alle 12,30 pranzo, alle 15 torneo di pallamano, alle 19,30 serata enogastronomica, alle 21 «rime d’autunno» con caldarroste, musica e fmtti di stagione.
2 novembre, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: In località «bersaglio»
fiera espositiva e commerciale, esposizione prodotti
regionali e internazionali; h. 12,30 pranzo, 19,30 cena.
3 novembre, sabato
ANGROGNA: Alle 21, alla sala unionista del capoluogo, anteprima di «La bicicletta di Yang», il nuovo
spettacolo del Gruppo teatro Angrogna.
TORRE PELLICE: Giornata dedicata a Virgilio Sommani nel 130“ anniversario della nascita (vedi p. 13).
PEROSA ARGENTINA: Alle 21,30, al padiglione
Pian de la Tour, serata di musiche e danze eccitane
con il gruppo «Triolet», ingresso lire 10.000.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Fiera espositiva e commerciale, agricoltura e zootecnia; alle 12,30 pranzò,
alle 19,30 cena enogastronomica, alle 21 «Inverno
moda in valle», sfilata di moda.
5 novembre, lunedì
PINEROLO: Al Centro sociale di via Lequio, alle
20,30, incontro su «Lo psicofarmaco, alleato o nemico?», a cura dell’associazione per la promozione della
salute mentale.
6 novembre, martedì
PINEROLO: All’Accademia di musica concerto del
coro da camera «Lege artis», di San Pietroburgo, direttore Boris Abalian.
7 novembre, mercoledì
TORINO: Presso la comunità ebraica, piazzetta Primo Levi, alle 16, incontro su «Sviluppo della tradizione scritta e orale, forme di interpretazione e commenti, dall’epoca persiana al talmud», relatori Enrico
Fubini e Franco Segre.
PINASCA: Nel salone polivalente, fino al 9 novembre, «2» Pinascarte».
PRAROSTINO: Nella sede della Pro Loco a San Bartolomeo, alle 21, assemblea informale aperta a tutti i
soci. Verranno presentate e discusse le variazioni allo
statuto dell’associazione, in vista della sua presentazione in veste definitiva all’assemblea straordinaria.
8 novembre, giovedì
TORRE PELLICE: Nella sede del club «Amici del
bridge», piazza Gianavello 5 (ex caserma alpini), alle
21, avrà inizio un corso di bridge a base naturale, per
principianti, tenuto da Paolo Vigneri; quota di partecipazione lire 20.000, iscrizioni e informazioni tei.
347-4281111.
PINEROLO: Alle 17,30, al museo della diocesi, presentazione del volume di fotografie di Remo Caffaro.
9 novembre, venerdì
TORRE PELLICE: Alla Bottega del possibile, dalle
8,30 alle 17, seminario su «Donne e uomini, migranti
e native, fra continuità e cambiamento: nelle famiglie, nelle amicizie, nel lavoro di cura».
PEROSA ARGENTINA: Nella sede di via Chiampo,
alle 20,45, è convocata l’assemblea dei soci dell’associazione Ecomuseo di Perosa Argentina e valli Chisone e Germanasca. All’odg relazione finanziaria, relazione del presidente sull’attività svolta e sulle prospettive future, elezione del collegio dei revisori dei conti.
Valli Chisone e Germanasca
Toponomastica
DAVIDE ROSSO
OGGI sempre più si
vanno perdendo nelle nostre valli molti dei
nomi di luogo ancora in
uso fino a pochi anni fa.
II fenomeno della perdita
dei toponimi e del loro
significato investe sul
territorio i nomi delle
borgate ma anche quelli
dei terreni, delle fontane,
delle strade.
Proprio partendo da
queste considerazioni, e
dal fatto che «la riduzione del patrimonio toponomastico tradizionale
ha fatto sì che denominazioni di luoghi relativi ad
avvenimenti storici non
documentati andassero
pressoché persi», la Comunità montana valli
Chisone e Germanasca in
questi anni ha messo in
piedi un gruppo di ricerca che ha come obiettivo
la realizzazione di volumi
di toponomastica dialettale. L’intento è quello
«di far conoscere e valorizzare, presso i parlanti e
fra coloro che non usano
più la parlata locale, una
parte del ricco patrimonio linguistico e culturale
di cui sono eredi».
La ricerca, che si avvale della collaborazione
dell’Atlante toponomastico del Piemonte mon
tano dell’Università di
Torino, ha condotto ad
oggi alla catalogazione di
ben 5.000 toponimi sul
territorio della Comunità
montana con già tre paesi
terminati (Pinasca, Pramollo e Pomaretto a cui
si aggiunge il territorio di
Inverso Porte) e altri sono
già a buon punto di completamento. È da sottolineare che numerosi sono i valligiani che hanno
collaborato e che tuttora
collaborano al progetto,
lavorando sul campo e
fornendo un prezioso
aiuto nel reperimento
delle informazioni.
Recentemente la Comunità ha presentato in
materia di toponimi un
progetto pluriennale alla
Regione chiedendo un finanziamento di 10 milioni per poter portare avanti e terminare il lavoro di catalogazione su altri due Comuni, Massello e San Germano Chisone. Il progetto della Comunità montana prevede poi, oltre al proseguimento della ricerca e
della catalogazione dei
toponimi, anche la realizzazione di una raccolta fotografica sui siti
censiti che andrà a completare una ricerca sicuramente preziosa per la
tradizione valligiana.
DOMENICA 4
Bibiana; Farmacia ua»
via Pinerolo 21, tei. 557^' iiBÌ,el
Bibiana: Farmacia Qarl er«®®
via Pinerolo 21, tei. 557^' jalif®
Pineplo: Musto - viaca. i'“'”
bianó 8, tei. 322050
SERVIZIO ELIAMBUudbwen
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18,15 e 21,15, venet
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20,10 e 22,20, dotnei*
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lunedì e martedì i»
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dello scorpione di Giai'
PINEROLO-La
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gramma, alla sala «2ccb.
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bato 20,10 e 22,30,
menica 16, 18,05,20,Kl'(|Z
22,30. Alla sala «5cento.
andrà in visione ^
ore 15, 16,50,18,40,203
e ore 22,20 Come cani)
gatti; da venerdì, ferii
ore 20,20 Come cani)
gatti, ore 22,30, Lapra ¿¡1,
messa; domenica, ore 15,
16,50, 18,40 e 20,20, Ca
me cani e gatti; alle
22,20, La promessa.
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ECONOMICI linche
AFFITTASI alloggio)
Torre Pellice zonacei
traie. Tel. 0121-91363.
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vari: telef. 0121-40181.
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I Aosta, incontra
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Occitania
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perla
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Sabato 27 ottobreispaci ousitan ha organò'
zato un incontro, tenuta
si a Aosta, fra amini®'
stratori occitani e vdda
stani. Da parte occitani
era presente unaiuW
delegazione delle trfa» ,
cuneesi, dell’alta vai® j,
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Bobbio Pellice.Hapf f P
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Luciano CaverL ttaip
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Nel corso del clii
c’è stato un intere.
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della Valle d’Acst»'Bibbi
gione autonoma j sion(
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modifiche previste^;; i,aa.
moaincne P‘,“’; gai
legge. Si è discu^,
che di Olimpiadi^ .
valdostani hann (Tdc)^
dato come a suo t# |
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narciatori. Purtroppo c’era
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SÌperirifiuti).
MaeWsono questi marciaJ per la pace? «Anime belche non comLdono il pencolo del mo? No da-wero; non inà ma grande consapedezzadi ciò che sta accadendo ha caratterizzato i
iédiZVgonisti di un evento da
ledi Gladi Un grande desidedo di affermare chiaramente
la voglia di continuare a vivere,per tutti in un mondo senlohnesifc ^bombe, senza mine, senza
e 22,20,» inni. Utopia? Forse, ma si
22,30, do. natta dell’unica realtà possi',05,20,KI( |j[| ' ’ "■
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erdì, feria!
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iica,oteli,
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fuori luogo e profondamente
sbagliati. Ma erano veramente pochissimi casi, che non
hanno connotato minimamente la manifestazione se
non a chi faceva comodo dipingerla così. Per il resto, un
grande desiderio di costruire
e non di distruggere. Scoutcattolici, giovani musulmani,
evangelici, insomma persone
di diverse religioni, ideologie
e le formazioni partitiche che
hanno aderito, con le diverse
bandiere, ma un unico grande movimento che ha il pregio di essere multicolore e
non a senso unico, e soltanto
così potrà avere un futuro
propositivo.
La tematica della marcia
per la pace di quest’anno,
«Cibo, acqua e lavoro per
tutti», è stata quanto di più
vitale e significativo si potesse proporre per la giustizia e
l’equità sociale in tutto il pianeta. L’unico che abbiamo.
In questi giorni nelle nostre
comunità protestanti siamo
impegnati a ringraziare il Signore nostro Dio per i suoi
doni: in particolare per tutto
il creato e quindi anche per
questa regione: l’Umbria che
offre paesaggi stupendi e
che, pur colpita e ferita non
molto tempo fa da terremoti
con tanti disagi per i suoi
abitanti, puntualmente ogni
anno porge questa PerugiaAssisi: un percorso per continuare a sperare. Molti gli
striscioni, le magliette con
scritte pacifiste, fra cui una,
dell’Avis, diceva così, molto
semplicemente, contro tutti i
terrorismi e tutte le guerre:
«Il sangue non si versa, il
sangue si dona».
Maurizio Abbà
Alessandria
Le grandi sorprese della
Marcia per la pace da Perugia
isi dello scorso 14 ottobre sono state almeno due:
lina diffusissima presenza di
ragazzi e giovanissimi, come
inai rispetto al passato; la preinCOnttO anche quantitativa,
*tra i partecipanti del pacifismo espresso dalle associaàoni, dai gmppi di base, dai
«non organizzati» rispetto alla
presenza dei partiti e dei siniacati. Questa maggioranza
ottobre i- attorno alla «Tavola
per la pace» di Perugia da anei opera per chiedere una ramcale riforma in senso democratico dell’Onu; al tempo
stesso ha intrapreso la scelta
della nonviolenza come elemento politico (non partitico)
pnoritario nelle sue iniziative,
en è stato difficile sostenere
j®a posizione che coniugasse
m condanna del terrorismo
contro gli Usa con il ripudio
■da guerra in Afghanistan,
Leproposte in positivo soc anzitutto il rilancio dell’
V! Bibbia: quale traduzione?
^ttera indirizzata alla ruigposta, per e-mail
“«.«presso.
Ho apprezzato molto la sededicata ai
¿ PO avori della letteratumeri agli ultimi nuEtanrip^ Espresso. Con mia
E ho scoperto,
iibh'ia dedicati alla
Honè
‘'allaCónf*^®^“ approvata
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non è stata
«ssinnai^^huzione interconHilc) n^in hngua corrente
cono’*1, ? ‘luale possono ri-ictistì^®' le confessio
®>ti orfV^'^holici, prote3 ortodossi)?
Onu anche come soggetto di
polizia internazionale che
assicuri i responsabili delle
stragi di New York e di Washington al giudizio secondo
le regole del diritto internazionale.
Sono le azioni per tagliare
nel profondo le radici del terrorismo: la lotta alla povertà
e alle situazioni di disperazione che si ingenerano; il ridimensionamento dei fanatismi e delle intolleranze religiose, a favore della solidarietà e dell’accoglienza; lo
«stop» da imporre alla produzione e al commercio delle
armi da parte dei paesi ricchi
proprio in direzione dei paesi
poveri o verso veri e propri
gruppi terroristici.
Si è trattato della più grande manifestazione popolare
pacifista a livello mondiale
dopo rii settembre, segno
che i semi posti in passato
hanno dato frutti preziosi.
Pietro Moretti
Alessandria
mariani o dell’Opera nazionale pellegrinaggi ? Che c’entrano queste cose con lo studio e la conoscenza della
Bibbia?
Perché privilegiare solo
l’approccio cattolico a questo importantissimo testo, in
cui si riconoscono numerosi
gruppi cristiani di diversa
tradizione? Dov’è finita la
prestigiosa tradizione laica e
scientifica dell’fspresso? È
proprio vero: non c’è più religione!
Ferdinando Pirro
Piedimonte Matese (Ce)
■ A Ecumene
Faccio riferimento alla lettera di Peter Ciaccio sui campi estivi apparsa sul numero
del 7 settembre per esprimere
una mia impressione sul calo
di presenze ai campi. Da anni
frequento Ecumene e posso
dire che ultimamente, sia come campo studi sia come
campo lavoro non c’è più
quella partecipazione e amicizia di un tempo. Posso affermare che non è solo causa del
cambio della direzione (è apprezzabile l’impegno della
nuova gestione) ma penso
che sia la formula dell’organizzazione dei campi, purtroppo, a non attrarre più i
nostri giovani e anche quelli
di altre confessioni. Un ragazzo o una ragazza che studia o
lavora tutto l’anno non si sente invogliato a trascorrere una
vacanza di studio a Ecumene
0 in un altro luogo per una
decina di giorni.
I giovani vogliono sì incontrarsi, conoscersi, scambiarsi
impressioni, ma non vogliono
essere coinvolti su un tema di
studio, spesso abbastanza pesante e impegnativo. Non tutti, me compreso, quelli che
frequentano i campi sono attivi nelle proprie comunità
con dibattiti, riflessioni e studi impegnati. Per carità, quelli
in oggetto sono temi il più
delle volte importanti, di attualità e di grande interesse,
ma è constatato che sono pochi quelli che vogliono discutere e dibattere questi temi.
Quello che potrebbe attirare i giovani a un campo sarebbe un’attività socio-ricreativa,
con sì una base di studio, ma
breve, facile da apprendere e
con quella semplicità evangelica che dovrebbe essere una
prerogativa dei nostri centri.
Massimo Anziani
Maserà di Padova
Non basta dire no alla guerra, bisogna anche dire sì a qualcosa
Giiistizia senza guerra, ma come?
AGOSTINO GARWi
Devo confessare che sto vivendo il problema dell’attuale conflitto contro il terrorismo con grande travaglio interiore, perché mi trovo nel grave imbarazzo di non saper indicare adeguatamente la -via giusta a
chi, magari per colpa sua (e dì altri), si è cacciato in un grossissitno pasticcio, per ùscirne.
Mi riferisco evidentemente alla guerra che gli
Usa e i loro alleati stanno cònducendo in Afghanistan con lo scopo di colpire e annientare quelle micidiali organizzazioni terroristiche che sono arrivate al punto di produrre
quell’immane e inaudito sconquasso deU’ì 1
settembre, con migliaia di vittime innocenti e
con gravi danni e ripercussioni economiche
in Arnerica e nel mondo.
Anch’io mi schiero decisamente con tutti
coloro che da una parte condannano questi
disumani atti terroristici ed esprimono la loro solidarietà alle vittime e ai loro congiunti,
e dall’altra riprovano altrettanto fermamente
l’intervento armato in Afghanistan, sapendo
e constatando quante altre povere vittiine innocenti produce. Certo, le centinaia di migliaia di miseri afghani, già da qualche decennio provati dalla guerra e dalla fame, ora
costretti a fuggire per cercare scampo dalle
bombe e dai missili americani che piovono
pure su loro e ne uccidono parecchi, sono
uno scempio che nessuna coscienza, magari
appena sensibile, può sopportare. Anch’io
quindi ne provo orrore, angoscia, afflizione e
mi associo a tutti coloro che sono contro la
guerra e in particolare contro questa guerra.
Perciò sottoscrivo pienamente la parola programmatica lanciata dal Consiglio delle chiese Usa al governo della loro nazione e ai suoi
alleati: «Giustizia senza guerra!» per invitarli
a por fine a quest’altra tragedia molto più
grande e più grave, che semina molte altre
vìttime innocenti e non risolve affatto il problema, anzi lo inasprisce e ingigantisce.
Ma, detto questo «no» chiaro, forte, deciso e
inequivocabile, credo che il mio compito non
finiscajqui e che il coro globale di «no» espresso insistentemente e accoratamente da credenti, chiese, organismi religiosi e laici, marce
e manifestazioni varie non basti. Non basta.
infatti, dire no alla guerra per sentirsi la coscienza a posto; bisogna dire anche quel «sì»
propositivo che indichi chiaramente quale altra via seguire. Ora a me pare che, mentre abbondano i no alla guerra, manchino o scarseggino le proposte positive alternative per fermare queste forme di terrorismo, che come è
stato detto sono già esse stesse una guerra.
Certo, si può dire a G. W. Bush e ai suoi alleati che al posto di navi e aerei carichi di
bombe e strumenti di morte dovrebbero mandaré solo na-vi e aerei carichi di generi alimentari, di medicinali e di altri soccorsi, che al posto dei marines dovrebbero inviare solo medici, infermieri e operatori sociali per assistere
quelle povere popolazioni: si può e si deve dire che l’America e le altre «grandi potenze»
devono cambiare politica, specialinente verso
i paesi del sottosviluppo e quelli del mondo
arabo, cessando ogni tipo di dominio e di
sfruttamento, perché ciò è giusto e perché la
giustizia porta alla pace. Ma, nel frattempo,
chi fermerà l’odio feroce, il livore e le folli ambizioni di egemonia dei vari Bin Laden e soci,
con le loro criminali organizzazioni terroristiche che, strumentalizzando la loro stessa religione, istigano e fanatizzano centinaia di migliaia di musulmani in ogni parte del monto a
fare «la guerra santa» contro chiunque non
condivide le loro posizioni, perché intanto
smettano di colpire ancora duramente e di
terrorizzare? E se urge fermarli e impedire loro
di uccidere ancora, come farlo? A meno che
non si voglia lasciarli nel frattempo agire indi
sturbati e continuare a commettere i loro orrendi crimini, bisogna in qualche modo inter
venire. Ma in quale modo?
Ecco, devo confessare che non so dirlo e ne
sono confuso e contristato. Vorrei però che
come cristiani e come chiese cercassimo insieme nella preghiera e nell’ascolto della pa
rola di Dio il discernimento della giusta via da
indicare ai governanti per affrontare e risolvere per quanto è possibile in modo equo questo grave problema, perché ritengo che il nostro compito profetico non sia solo quello di
dire dei no, ma anche quello di dare delle indicazioni positive da potersi realizzare concretamente nell’urgenza dei gravi pericoli che
oggi incombono su molti, anzi su tutti.
La Federazione delle chiese evangeliche e il Genoa Social Forum
L'autonomia della Fcei
Rispondo alla lettera di Roberto Davide Rapini (Riforma
n. 41), relativa al viaggio di
Franco Giampiccoli negli Usa
con una delegazione del «Genoa Social Forum» (Gsf). A
Giampiccoli era stato personalmente richiesto di partecipare al viaggio per stabilire un
rapporto con le chiese protestanti americane, che il Gsf
desiderava incontrare. Il Consiglio della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
(Fcei) non aveva potuto essere consultato preventivamente perché il viaggio erta stato
organizzato in tempi brevissimi. Nella sua successiva seduta del 21 ottobre, il Consiglio
ha deciso di riconoscere l’utilità di questo servizio svolto
da Franco Giampiccoli per favorire l’incontro con le chiese
americane, pur se alcune perplessità sull’iniziativa e in
particolare sullo «sbilanciamento» della delegazione (secondo l’espressione di Papini)
sono state condivise da membri del Consiglio, e anche dallo stesso Giampiccoli.
Per quanto riguarda ¡’«associazione» della Fcei al Gsf,
devo precisare che la Fcei
aveva sostenuto l’adesione al
Gsf della Federazione regionale della Liguria e Piemonte
meridionale in vista della
manifestazione di Genova, a
cui la Fcei ha partecipato con
proprie iniziative. Nessuna
decisione di ulteriori adesioni è stata assunta da organi
della Fcei; la Federazione, e
in particolare la sua Commissione globalizzazione e am
biente, resta in collegamento con il Gsf, così come con
molte altre organizzazioni di
carattere religioso, culturale,
sociale e politico, il cui raggio
di azione coincide parzialmente con quello della Fcei.
Personalmente ritengo che
sarebbe controproducente
interrompere i contatti con la
realtà che ci circonda per il
rischio di «contaminazioni» o
di strumentalizzazioni, sempre. Ma ciò non significa che
la Fcei accetti di farsi strumento di organismi esterni,
rinunciando alla propria autonomia e a prendere le decisioni nei propri organi statutari. Mi dispiace se questa è
invece la sensazione che diamo all’esterno.
Gianni Long - presidente Fcei
Il mio viaggio negli Usa
Anche se la lettera di Roberto Davide Papini (Riforma n.
41) non mi è stata indirizzata
personalmente, rispondo come parte in causa dando la
mia interpretazione della nostra partecipazione a un movimento che per un tempo di
è chiamato «Genoa Social Forum» (Gsf) ma che né è iniziato né è finito con le manifestazioni di Genova. Si tratta di
un movimento molto composito ma unitario, del quale i
media danno un’immagine
unilaterale schiacciata su alcuni personaggi, che nel suo
insieme mostra una straordinaria ricchezza di analisi e
di proposte alternative al
pensiero unico imperante. In
questo contesto, la rete a cui
liberamente ci siamo collegati
permette di stabilire contatti e
di far conoscere le nostre posizioni al di fuori delle nostre
usuali quattro mura ecclesiastiche. Una di queste occasioni è stata rappresentata dal
viaggio a Washington e New
York in cui è stata testimoniata, tramite una serie di contatti, la solidarietà al popolo
americano a pochi giorni
dall’orribile crimine terroristico dell’11 settembre. In gran
parte tali contatti sono stati
stabiliti con chiese e organizzazioni ecclesiastiche secondo un programma fornito, in
brevissimo tempo, da noi (Ro
ma e New York), per cui in
pratica, nella fattispecie, è il
Gsf che si è trovato associato
ai nostri rapporti ecumenici.
Penso che la Federazione
trovi nel Gsf, movimento con
cui intratteniamo rapporti liberi e non assoggettati, così
come avviene in altri settori
del suo lavoro, uno degli interlocutori principali della ricerca che le chiese stanno
conducendo (documento sinodale) e a cui la Federazione
stessa dà un contributo tramite la propria commissione
Globalizzazione e ambiente.
Franco Giampiccoli - Torino
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Nuovi indirizzi
La pastora Teodora Tosarti comunica il proprio nuovo indirizzo e-mail: teodoratosatti@libero.it.
La pastora Elisabetta Ribet comunica il proprio nuovo indirizzo: V. Brean 2/b, 11100 Aosta; tei. 0165-553393.
Davide Melodia informa che notizie e studi sui quaccheri
possono essere consultati sul sito Internet: web.tiscalinet
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«Quelli che sperano nell’Eterno
acquistano nuove forze,
si alzano a volo come aquile,
corrono e non si stancano,
camminano e non si affaticano»
Isaia 40, 31
Il 17 ottobre 2001 ha terminato
serenamente la sua vita terrena
Armando Palazzino
La moglie Maria Grazia Sbaffi, i
figli Mario e Andrea, le sorelle Liliana, Elda e Adriana, ringraziano
coloro che, da tutta Italia, hanno
espresso, con parole, scritti e presenze, il loro affetto per Armando.
Parma, 2 novembre 2001
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto II buon
combattimento, ho finito
la corsa, ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
La figlia, il genero, il nipote e i
familiari tutti della cara
Silvana Spadea ved. Uliana
ringraziano tutti coloro che in ogni
modo sono stati loro vicini nella
triste circostanza.
Un particolare ringraziamento al
personale medico e infermieristico dell’Ospedate valdese di Torre
Penice, alla direzione e a tutto il
personale deH’istituto Pro Senectute di Luserna e al past. Berutti.
Luserna San Giovanni
22 ottobre 2001
RINGRAZIAMENTO
«Ogni cosa ha la sua stagione,
e ogni azione sotto
il cielo ha il suo tempo»
Eccles. 3,1
La famiglia di
Emilio Perotti
ringrazia tutti coloro che le sono
stati vicino nel momento del lutto.
Un grazie di cuore alla direzione e al personale dell’Asilo valdese di Luserna San Giovanni che
ha assistito Emilio con pazienza e
dedizione, ai medici doti. Grand e
doti. Uscello, al pastore Berutti e
a tutti gli ospiti dell’Asilo che lo
hanno accolto fraternamente come compagno di viaggio.
Luserna San Giovanni
29 ottobre 2001
RETTIFICA
Per un errore nella trasmissione del testo del necrologio di
Eraldo Mario Paschetto
pubblicato il 19 ottobre, abbiamo
purtroppo omesso i ringraziamenti che la famiglia porgeva alla corale valdese di Torre Pellice che
ha partecipato al funerale. Ce ne
scusiamo vivamente.
Onoranze funebri Bertot Tullio
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedi. Tel.
011 <655278 •> fax 657542.
16
PAG. 16 RIFORA/IA
Villaggio Globale
I Tra tradizione cattolica, secolarizzazione e ricerca di nuove forme di vita cristiana
L'ecumene cristiana nella Polonia di oggi
La Polonia è un paese a maggioranza cattolica. Tuttavia quasi 800.000 cristiani polacchi
non appartengono alla chiesa di maggioranza. Ci sono 600.000 ortodossi e 80.000 luterani
PAWEL CAJEWSKI
Anno 2001. Luogo d'azione: una città di provincia
nel centro-sud della Polonia.
Tre sequenze
Prima sequenza: il frontone
di una grande chiesa barocca.
Sopra il portone d’ingresso è
appeso uno striscione colorato con la scritta «Solo Gesù
salva». Accanto al portone
principale una modesta targa
di marmo annuncia: «Convento dei PP gesuiti».
Seconda sequenza: la via
principale della città. Il paesaggio è dominato da un imponente monumento a forma di due obelischi stilizzati
che rievocano abbastanza
chiaramente lo stile architettonico sovietico. Sotto gli
obelischi sono posti un maestoso Crocifisso e la statua di
papa Wojtyla.
Terza sequenza: l’ingresso
di un modesto palazzo attaccato a un’imponente chiesa
settecentesca. Sul lato del
portone spicca lo stemma
della Repubblica polacca e
un’insegna caratteristica delle
sedi delle istituzioni statali,
«Cappellania evangelica dell’aeronautica militare polacca; distretto Centro-Sud». Sotto l’insegna, una sobria targa
in ottone informa: «Parrocchia della Chiesa evangelica
della Confessione d’Augusta».
Le tre sequenze di un immaginario documentario cinematografico esprimono ciò
che sta accadendo attualmente nel panorama confessionale in Polonia. La ragione della
presenza di uno striscione in
stile «evangelicale» sulla nobile sede della Compagnia di
Gesù è piuttosto semplice: il
movimento di rinnovamento
carismatico, abbastanza diffuso nel cattolicesimo polacco, trova l’appoggio non tanto
nelle parrocchie, quanto nei
conventi e nei monasteri, soprattutto quelli dei gesuiti e
dei domenicani.
Un cattolicesimo
diversificato
È un forte segnale di una
diversificazione del cattolicesimo polacco. Accanto alla
classica parrocchia, al suo interno si stanno sviluppando
numerosi movimenti ben conosciuti anche in Italia: Rinnovamento nello Spirito, Comunione e liberazione. Movimento dei focolarini. Cammino neocatecumenale.
Questa tendenza denota,
in maniera abbastanza evidente, che un impegno di fede il più delle volte è staccato
dalla parrocchia, la quale sta
diventando una sorta di «Azienda religiosa locale». Un
recente sondaggio promosso
dal settimanale Polityka (15
settembre 2001) ha rilevato
che più del 60% della popolazione ritiene che jl Decalogo
in Polonia sia soltanto una
mera indicazione, compietamente disattesa dai più. D’altro canto i vari movimenti
cattolici coinvolgono poco
più di un milione di persone
su una popolazione ecclesiastica di 35 milioni.
Il monumento descritto
nella seconda sequenza ha
una storia curiosa. Doveva
essere un monumento di Stalin, ma la svolta nella politica
del partito comunista sovietico, dopo la morte del «Generalissimo», ha fermato i lavori. All’inizio degli Anni Sessanta il monumento è stato
finalmente ultimato e dedicato agli eroi dell’Armata Rossa
caduti durante la liberazione
della città. Nel 1998, in occasione del ventesimo anniversario del pontificato di papa
Wojtyla, il Consiglio comunale ha deciso di trasformarlo in un dono al primo papa
polacco. È dunque un monumento simbolico di un mutato rapporto dello stato polacco con la chiesa di maggioranza e, al tempo stesso, del
ruolo che il clero polacco ha
assunto nella società. In un
articolo pubblicato più di un
anno fa su MicroMega (22000) Leszek Kolakowski scriveva: «...quanto più la gente
vede la Chiesa coinvolta in diversi modi nei giochi politici,
tanto più tende a percepirla
in generale come organismo
politico, in altre parole a spogliare il cristianesimo del suo
contenuto» («Valori cristiani
o chiesa totalitaria?»). L’affermazione del filosofo polacco
di Oxford potrebbe essere
dunque un’ottima conclusione teorica delle riflessioni dedicate alle prime due sequenze del nostro film virtuale.
Le altre chiese
La riflessione sulla terza sequenza necessita di una premessa storica. La Polonia è
un paese a maggioranza cattolica. Tuttavia quasi 800.000
cristiani polacchi non appartengono alla chiesa di maggioranza. Le più grandi minoranze cristiane sono gli ortodossi, con 600.000 fedeli e i
luterani, con 80.000 membri
di chiesa. Entrambe le chiese
esistono in Polonia da secoli,
gli ortodossi hanno ottenuto
la piena libertà di culto nella
seconda metà del Trecento,
le prime comunità luterane,
invece, sono state fondate intorno al 1525. A queste due
Gli ultimi incontri della «rete ecumenica europea» (Ecen)
Sviluppo economico e questione energetica
ANTONELLA VISINTIN
La centralità della questione energetica, tema portante della scorsa Assemblea
dell’Ecen (rete ecumenica
europea) svoltasi a Minsk,
nell’attuale conflitto fra potenze occidentali e asiatiche
(oltre che nell’aggravarsi del
riscaldamento del pianeta)
dovrebbe sgomberare ogni
esitazione in merito alla centralità dell’ambiente nel definire il modello di sviluppo
economico.
Fine dell'era del petrolio
Immersi da generazioni
nella civiltà delle energie fossili, prima il carbone e poi il
petrolio, sembra non riusciamo ad assumere il dato epocale di questa crisi politica
mondiale. Entro circa 10,
massimo 20 anni arriveremo
al picco della produzione del
petrolio (il che non equivale
all’esaurimento ma alla capacità-convenienza di estrazione). Le alternative ora disponibili sono poco più che una
irresponsabile strategia di
«sperimentazione» di energie
rinnovabili e il nucleare, i cui
pericoli sono noti a chiunque
abbia coscienza e memoria.
Posporre di qualche anno
questa data è connesso all’utilizzo di idrocarburi e gas
della regione del Mar Caspio
(stimata pari a 60 miliardi di
barili di petrolio). Gli attuali
oleodotti, peraltro sottodimensionati rispetto ai bisogni di consumo globalizzato,
attualmente si dirigono verso
nord e ovest, verso la Russia.
Poiché la globalizzazione ha
spostato gran parte della produzione in Asia (e da lì in
America meridionale), l’Occidente prevede che un nuovo
oleodotto debba dirigersi in
quella direzione.
Questo rende necessario
un governo a lei amico in Afganistan-Pakistan onde arrivare all’Oceano Indiano, e
questo rende aggressive le
potenze asiatiche che desiderano verosimilmente negoziare a condizioni da pari
grado questo passaggio, possibilmente estromettendo gli
Usa. Questo è il cosiddetto
«scontro fra civiltà», così diverso dair«intervento umanitario» in Kosovo in termini
di rapporti di forza e di equilibri geo politici seppure simile nella copertura di problematiche di approvvigionamento energetico. Tutto
ciò dovrebbe condurre le nostre chiese ad assumere con
grande responsabilità la sfida
del «Tempo del creato» e, per
esempio, considerare la mobilità come paradigma del
mondo che vogliamo.
globalizzazione, sviluppo sostenibile, sradicamento della
povertà, protezione ambientale, regolazione dei commerci, ecc.), e la costituzione
di un’agenzia mondiale dell’ambiente (tipo Organizzazione mondiale del commercio), oltre alla ratifica finale
del Protocollo di Kyoto.
Ambiente e sviluppo
L’altro riferimento generale è costituito dalla prossima
Conferenza Onu su Ambiente
e sviluppo che si terrà a Johannesburg nel settembre
2002 a 10 anni da Rio. Nell’
incontro regionale dell’Onu
svoltosi a Ginevra il 24-25
settembre scorso, aperto alle
Organizzazioni non governative (Ong), fra cui la Kek, le
principali proposte sono state il lancio di un «global deal»
(una specie di strategia che
comprende gli aspetti della
Ruolo dei governi
Ma il nodo è il ruolo dei governi nell’era della globalizzazione: libero mercato e regole non trovano una quadra
perché l’economia globale
governa (o meglio fa) la politica, le cui risorse, drenate
dai profitti e sottratte dalla
delocalizzazione a favore di
altri paesi, sono minori.
Fin qui il contesto dell’incontro del gmppo di collegamento dell’Ecen svoltosi a
Ginevra il 19-20 ottobre scorso. In agenda, oltre alle questioni connesse alla struttura
organizzativa della rete, un
approfondimento rispetto alle strategie di promozione
dell’attività dell’Ecen e dei
suoi obiettivi presso le chiese
e presso la società civile. Si è
inoltre iniziato a definire il
programma di massima della
prossima assemblea prevista
in ottobre 2002 in Grecia. Il
tema indicato è stato quello
dell’acqua, sullo sfondo di
Rio + 10 (settembre 2002).
In coda aWEnabling team,
il 21 ottobre si è svolto un
culto ecumenico con rappresentanti della Conferenza
episcopale europea in un
processo di crescente impegno cattolico nella rete Ecen,
nata dall’Assemblea di Graz.
minoranze storiche si aggiungono altre chiese cristiane: riformati, metodisti, battisti, Fratelli, avventisti, veterocattolici. Quasi tutte queste
chiese si sono sviluppate nel
primo Novecento, salvo la
Chiesa evangelica riformata
polacca, le cui radici risalgono al Cinquecento.
Un’altra particolarità dell’ecumene polacca è la rilevante presenza di una Chiesa
cattolica nazionale, sorta negli Usa nei primi anni del Novecento, che resta in collegamento con altre chiese della
cosiddetta Unione di Utrecht, formatasi dopo la proclamazione del dogma dell’infallibilità del vescovo di Roma, promulgato nel 1870.
Nuove forme
di testimonianza
Negli ultimi dieci anni le
minoranze cristiane hanno
ottenuto dallo stato polacco
una serie di privilegi, regolati
da apposite Intese. Queste
leggi, in effetti, le hanno parificate alla Chiesa cattolica. Le
cappellanie militari, ortodossa e luterana, inserite nella
struttura delle forze armate
polacche e mantenute dallo
stato ne sono la prova più
tangibile. È inoltre previsto
l’insegnamento delle religioni non cattoliche nelle scuole
statali. Quasi tutte le chiese
cristiane storiche hanno stipulato Intese simili, salvo i
Fratelli nonché diverse chiese pentecostali.
Il rafforzamento della posizione delle istituzioni ecclesiastiche non cattoliche nella
società è stato però preceduto
da alcuni indicativi passi ecumenici. Nel 1990 i luterani e i
riformati hanno sottoscritto la
formula di piena comunione
Lodz: una delle vie principali deila
ecclesiale, nel 1994 a questa
concordia si sono aggiunti anche i metodisti. Un segno visibile di tale tendenza è un
tempio ecumenico aperto a
Kielce (un capoluogo della regione centro-est) l’otto settembfe scorso. Il tempio, di
proprietà della veterocattolica, sarà usato anche da altre
chiese appartenenti al Consiglio ecumenico polacco (la
chiesa cattolica romana non
ne fa parte). Il panorama religioso polacco è dunque se
città
guato da tre fattori diversi; li
dominante posizione dell’istituzione cattolica tradizionale,
la secolarizzazione e il progressivo aumento dell’interesse per altre forme di vita e
di testimonianza cristiana,
Con molta probabilità il ruolo
del cattolicesimo sarà ridimensionato abbastanza presto, resta però aperta la que
stione di chi e in che modo
annuncerà ai polacchi il Vangelo di Gesù Cristo.
(2-fimi
La suora americana uccisa nella capitale il 5 maggio scorso
Guatemala: un altro crimine politico?
Dopo la morte della suora
americana Barbara Ann Ford,
i suoi amici e colleghi sono
ben decisi a non lasciare impunito questo delitto. Barbara Ford, una suora della Carità degli Usa, è stata uccisa il
5 maggio scorso a Città del
Guatemala, all’età di 62 anni.
Nonostante alcuni sospettati
siano stati arrestati e detenuti
per due volte, nessuno di loro
è stato imputato. «Andiamo
avanti affinché i guatemaltechi sappiano che non dovranno più vivere in un clima
di impunità e di ingiustizia»,
ha dichiarato Virginia Searing, una suora della Carità
che ha chiesto ai tribunali
guatemaltechi di lasciarla
partecipare ufficialmente
all’inchiesta sull’assassinio di
Barbara Ford.
Un delitto politico?
In quel Paese dilaniato dalla violenza politica, dove gli
ecclesiastici vengono presi di
mira, alcuni pensano che il
delitto sia stato perpetrato
per motivi politici. Essi rilevano diversi fattori (dall’arma
inusuale di 10 mm al modo in
cui il governo ha subito parlato di un atto di delinquenza) che potrebbero fare sospettare un’implicazione di
militari. «La repressione viene spesso travestita da delinquenza», sottolinea Maria
Garcia, incaricata della redazione della rivista cattolica
Voces del Tiempo. A suo parere il delitto della suora, perpetrato poco prima della fine
del processo a carico di cinque persone accusate dell’assassinio del vescovo Juan Ge
rard! nel 1998, «mirava ad intimidire i giudici e le centinaia di religiosi che volevano
che giustizia fosse fatta».
Quando il processo si è
concluso, l’8 giugno scorso,
tre militari sono stati riconosciuti colpevoli del delitto; essi hanno fatto appello. A fine
luglio il procuratore Leopold
Zeissig ha lasciato il paese dopo aver ricevuto minacce di
morte. 1 funzionari del governo hanno smentito ogni implicazione politica nell’assassinio della suora e hanno dichiarato più volte che era stata uccisa in seguito a una lite
con i ladri della sua automobile che hanno sparato quando lei ha resistito. Ma le pressioni esercitate da diversi ambienti hanno incitato il governo ad approfondire l’inchiesta, o a fingere di farlo.
sciata Usa. In seguito a queste pressioni, il governo guatemalteco ha nominato ui
procuratore incaricato di ta;
dagare sugli assassini d'
otto cittadini americani.
Un'inchiesta segreta
Una parte del problema to’
centrato dagli amici e colleghi della suora è dovuta al
fatto che l’inchiesta è segreta,
è dunque difficile sapere se
un’inchiesta approfonditas
stia effettivamente portan®
avanti. Virginia Searing,cnee
subentrata a Barbara Ford
la direzione del programi"
di salute mentale della dioc
si, rifiuta di speculare sui m
tivi del delitto. «Perché no»
abbiamo alcun statuto leg^
non siamo stati autorizzatt
esaminare le prove
raccolti
finora. Non possiamo sc^*
Fare piena luce
Nel luglio scorso la presidente della comunità religiosa, suor Elisabetta Vermene,
ha incontrato il presidente
guatemalteco Alfonso a Washington durante la visita ufficiale di quest’ultimo e lo ha
pregato di fare tutto il possibile per risolvere questa vicenda. Anche l’ambasciata
Usa ha esercitato pressioni
dopo gli assassini della suora
e di altri sette cittadini americani commessi negli ultimi
due anni. Durante incontri
con il ministro della Giusti
re la possibilità che
un caso di
non ci sono prove sufficieii
E non si può escludere
suna delle due possibili *•
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suora: tuttavia questa
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zia, i rappresentanti americani «hanno espresso le loro
frustrazioni di fronte alla lentezza dell’inchiesta», ha confidato ai giornalisti Kay Mayfield, portavoce dell’amba
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