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Anno 123 - n. 36
25 settembre 1987
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IL VIAGGIO DEL PAPA NEGLI USA
Vi sono nella storia dei momenti, rari purtroppo, molto rari, in cui si aprono nuovi spazi
di libertà e di vita; momenti forti nei quali finisce un’epoca e
s© ne apre un’altra; momenti
che rimangono punti di riferiment«j nei decenni e secoli successivi.
Non so Se quello del recente
accordo raggiunto tra USA e
URSS per l’eliminazione dei
missili Cruise e Pershing dal
teatro europeo sia uno di questi
momenti. Lo spero.
Potrebbe esserlo perché per la
prima volta, a mia conoscenza,
si decide di distruggere delle armi niiove, eflìcienti, compiendo
un gesto che sembrava pura illusione chiedere, utopia irrealizzabile.
4. Ne.’wtìno s’illude: anche questo
gestm proprio perché fa parte
della nostra storia, è carico di
ambiguità ed insidiato da molte
debeiszze. Non ho difficoltà ad
accetlaif il fatto che dietro ad
essi! Sia una convenienza reciproca di USA ed URSS, la necessità, forse per entrambi, di
compiere un gesto clamoroso
per riacquistare uno smalto
perduto in questi anni.
E non ignoro neppure il
fatto che il metodo seguito è
nuovamente e sempre quello delle grandi potenze che decidono,
nei bene come nel male, sulla
testa di milioni e milioni di esseri umani. Per quanto poi riguarda la sostanza, l’accordo eliminerà una percentuale minima di armamenti, qualcosa compreso tra il 3 e il 6 per cento.
Troppo poco; rimane ancora un
abbondante 90% da eliminare!
Ma questo gesto offre un prezioso spazio di azione per quanti in questi anni sono scesi sulle piazze e le vie d’Europa ed
America, l’eco dei cui slogans,
in un certo senso, è penetrato
nelle stanze del Cremlino e della Casa Bianca.
Molto rimane da fare. Bisognerà, per restare in casa nostra, evitare che il famoso aeroporto Magliocco, di Comiso, sia
trasformato in una grande base NATO per spedizioni contro
il Medio Oriente e il Nord Africa. Bisognerà eliminare il migliaio e più di testate atomiche
dal nostro territorio. Bisognerà
impedire che, una volta chiuso
Tombrello americano in Europa,
sia potenziata l’industria bellica
convenzionale, con nuovi, lauti
profitti per i « mercanti di
morte ».
E’ sperabile che l’accordo
raggiunto sia ratificato dagli organi competenti e poi applicato
con fermezza ed onestà. E’ sperabile che l’esempio sia seguito
da Francia e Gran Bretagna, i
cui arsenali atomici non hanno
più ragione di esistere; ed è
sperabile che non salti in testa
ad altre nazioni di fabbricare od
installare tali ordigni, in sostituzione di quelli distrutti.
Solo dalla storia dei prossimi mesi ed anni si potrà capire
Se l’accordo raggiunto segna effettivamente una svolta. Ma una
cosa deve essere chiara fin d’ora: dobbiamo lavorare perché
la breccia apertasi non si richiuda, ma diventi uno spazio di vita, libertà, democrazia.
Luciano Deodato
Il sogno americano
e l’incubo vaticano
Pellegrino o « grande della terra »? - Ricerca o imposizione della verità? - li dissenso all’interno della chiesa americana, il documento degli «evangelicals» ed il compito dei vescovi
(Dal nostro corrispondente)
«Vengo a voi come un pellegrino... », sono state le prime parole di un viaggio in cui il papa « Se ha dimostrato di avere
molta comprensione per le vittime dell’ingiustizia e della m.alattia — come notava il « New
York Times » di sabato 19 settembre — ne ha avuta ben poca con i cattolici americani afflitti da dubbi e disaffezioni ».
Ma torniamo alle prime parole.
Nella cultura americana, storicamente, il termine « pilgrim »,
pellegrino, rappresenta colui che
di terra in terra cerca se stesso
e la verità, fugge dalla repressione e ama la libertà, anzi la
costruisce. Nell’attualizzazione
pontificia « pellegrinoi » diventa
invece l’uomo che identificando
se stesso con la verità,
ferma con forza. Anzi, la impone.
Nell'avventura americana di
papa ’Wojtyla il pellegrino di
evangelica semplicità è stato un
« grande della terra » che ha
viaggiato in pompa magna, che
è stato applaudito negli stadi anche se il suo messaggio non è
stato sostanzialmente condiviso.
Ha voluto tutti intorno a sé. I
pellirosse, i giovani cattolici, gli
ispano-americani e i polacchi
americani, gli attori di Hollywood, i suoi vescovi e le sue
suore. Ha portato avanti con
estrema determinaziMe il suo
programma pontificale di ricondurre tutto il mondo tra le braccia di Pietro.
« Il dissenso nella chiesa —
ha detto Wojtyla nella riunione
con i vescovi a Los Angeles —
rimane semplicemente dissenso
e non può essere accolto né proposto come insegnamento della
chiesa ». In sostanza i fedeli obbediscono ai vescovi e i vescovi
obbediscono al papa il quale,
"in'faftó di dottrina, si è dimostrato sordo ai fermenti di collegialità e partecipazione nati
con il Concilio Vaticano II. No,
quindi, su tutta la linea. A Detroit, nelle ultime battute di questo viaggio, ha ancora ribadito
il suo no all’aborto al segretario
di stato Schultz, il quale per la
verità è occupato in ben altre
questioni in questi giorni. Più di
una volta, con toni da diplomatico di professione, il papa ha
accennato ed esaltato i valori di
libertà e pluralismo contenuti
nella costituzione americana (che
fu firmata a Filadelfia il 17 settembre del 1787, duecento anni fa)
ma altrettanto non ha saputo fare quando, da capo di stato, il suo
discorso volgeva al pastorale indirizzandosi alla chiesa cattolica.
Per Wojtyla il dissenso ecclesiale e l’essere buoni cattolici sono due realtà incompatibili. All'arcivescovo Weakland, che parlando a nome del popolo cattolico faceva notare al pontefice che
le donne non vogliono essere
trattate nella chiqsa che amano
da cittàdini di seconda classe,
ma vogliono essere co-discepole,
partners trattate con pari dignità e responsabilità, il papa ha
risposto che « le donne non sono chiamate al sacerdozio nella
chiesa ». Dal ruolo delle donne
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Fiducia
« Rallegratevi del continuo nel Signore. Da capo dico: rallegratevi. La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. 11 Signore è vicino » (Filippesi 4: 4-5).
La raccomandazione principale di non essere inquieti ci introduce subito nella conoscenza
e familiarità che l’apostolo Paolo ha della comunità di Filippi.
Paolo è a conoscenza — tra l’altro — che tra i Filippesi c’è
preoccupazione per la prigionia
dello stesso Paolo, e per il fatto che la predicazione di Cristo
non è genuina ed è strumentalizzata: Cristo viene annunziato
con spirito di parte, non sinceramente.
Tale preoccupazione, lo avvertiamo, potrebbe esserci anche
per noi, oggi, chiamati ad esser
testimoni dell’amore di Cristo
verso l’umanità. Non siamo più
fedeli al mandato ricevuto, non
tanto per « spirito di parte »
quanto perché fuorviati da uno
spirito che non è lo Spirito divino.
Anche noi ora, in riunione, pensiamo di attuare la volontà di
Dk>, alla luce degli insegnamenti dell’evangelo da cui traiamo
norme di comportamento: e ne
dibattiamo i diversi modi.
Trovo attuale questa esortazione dell’apostolo Paolo alla comunità di Filippi a non essere
con ansietà solleciti di cosa alcuna e che ben si può adattare
al nostro tempo ed alla nostra
situazione di credenti impegnati
e riuniti in assemblea, per un
confronto e per una verifica dell’autenticità della nostra fede.
L’apostolo Paolo esorta la comunità di Filippi a rallegrarsi
continuamente, come egli pure
si rallegra, che Cristo, in un modo o nell'altro, venga annunciato.
Vivere secondo la volontà del
Signore produce gioia e rende
meno gravoso l’impegno ed il peso dette difficoltà che si incontrano giorno dopo giorno, nei
mille problemi quotidiani, problemi che spesso, apparentemente, nulla sembrano aver a che
fare col nostro modo di essere
credenti.
Grande è la tentazione di sentirsi forti, pieni di audacia, sicuri di sé; buttarsi nella mischia,
confrontarsi con accanimento
con altri che giudichiamo più deboli, e — forti della nostra consapevolezza che « Dio è con noi »
— avventurarci in battaglie che
facciano risaltare il nostro valore, sicuri di una nostra vittoria finale.
Quante volte non abbiamo pensato che, dopotutto, vivendo qui
sulla terra, dobbiamo usare i modi materiali che l’esperienza suggerisce più adatti per trovare soluzioni idonee!
Quante volte siamo tentati di
trovare soluzioni personali, anche di compromesso, che — sempre secondo esperienza e secondo la nostra saggezza — ci porterebbero a sicuro successo!
Quanto grandi sono i problemi finanziari per il mantenimento delle nostre opere. Come
fare per soddisfare le numerose
richieste di impegno e di soluzione ad altrettanto numerosi
problemi?
E che dire delle difficoltà di
rincorrere — con logiche stringenti — affermazioni, atti e disposizioni del potere costituito
che vincolano le coscienze e limitano palesemente le libertà di
singoli e di gruppi?
Tutto ciò determina preoccupazione e pesantezza di sentimenti.
Ecco quindi che l’esortazione
dell’aoostolo Paolo a rallegrarsi:
« Da capo dico; rallegratevi »,
che sembrerebbe un’esortazione
isolata, può ben intendersi come
rivolta anche a noi oggi.
Questo rallegrarsi, questa gioia,
è veramente concepita come una
nota fondamentale che supera la
gioia che si « ha » e che si può
provare e mostrare. E’ però una
gioia nel Signore e che può e che
deve esistere in ogni momento.
La vostra mansuetudine sia
nota a tutti. Lutero traduce que
Leonardo Casorio
(continua a pag. 2)
nella chiesa alla crisi del clero
sino ai temi di etica sessuale il
dissenso con Roma è profondo
ed è stato illustrato pubblicamente, per una volta, forse per
la prima volta, da parte di un cardinale e tre vescovi della chiesa
americana con reira schiettezza.
Scontenti molti ebrei che non
perdonano ancora al papa di
aver accolto Arafat prima e Waldheim dopo, scontenti molti cattolici per l’esaltazione che il papa ha fatto a Phoenix di padre
Serra, missionario in California
nel XVIII secolo, del quale, documenti alla mano, è stato dimostrato che fu un vero oppressore degli indiani, scontento il
clero più progressista che accetta sempre meno di essere messo in riga da Roma, e scontente molte donne impegnate nella
chiesa, il viaggio del papa è stato il tentativo di riaffermare
un’unità sempre più compromessa.
Il « sogno americano » per Wojtyla è un incubo. Del resto, il
sogno jxtntificale è un incubo
per molti cattolici americani. Gli
« evangelicals » — i protestanti biblicamente fondamentalisti, generalmente conservatori in fatto
di politica, e particolarmente numerosi nella fascia sud-occidentale degli Stati Uniti, la cosiddetta « Bible beh », cintura della Bibbia, di cui il papa ha visitato alcune città — attraverso
la loro associazione nazionale
hanno fatto sapiere al papa che
« pur applaudendo alla sua opposizione all’aborto, all'eutanasia e alle attività omosessuali e
al suo impegno in favore dei poveri (...) non possono accettare
la pretesa che il papa si consideri vicario di Cristo sulla terra e capo dell’unica vera chiesa.
Noi crediamo invece — continua
il documento degli evangelicals
— nell’unità spirituale di tutti i
credenti in Gesù Cristo. E respingiamo la nozione che l’unità possa esistere fuori dall’insegnamento delle dottrine essenziali e centrali della riforma protestante ».
A proposito di poveri pare che
il deficit del Vaticano per il 1987
ammonterà a 63 milioni di dollari e c’è chi scommette che,
malgrado le critiche di questi
giorni, per l’obolo di S. Pietro
la chiesa catwlica americana,
che è la maggiore contribuente,
darà di più, perché in fin dei
conti il discorso di Wojtyla è
piaciuto ai grandi elemosinieri.
Ma c’è anche chi lamenta che
i fondi diminuiranno perché ormai da troppo tempo, una volta
arrivati in Vaticano, essi scompaiono in misteriosi raggiri (Marcinkus insegna) e il papa non
avrebbe chiarito granché in questi suoi dieci giorni di visita.
In conclusione un viaggio,
quello del papa, con molti scopi:
Giuseppe Piatone
(continua a pag. 8)
2
2 commenti e dibattiti
I
25 settembre 1987
A PROPOSITO DI « SINODI E TRADUZIONI BIBLICHE »
Predicare una parola d’uomo
o una Parola di Dio?
Ho letto con vivo interesse e
compiacimento l’artioolo di Giorgio Peyrot « Sinodi e traduzioni
bibliche », di cui condivido pienamente riinpostazione e la conclusione, che suonano cosi: « Restano assicurati a tutti, per quanto concerne lo studio e la preparazione di studi biblici, delle
predicazioni e del catechismo, le
consultazioni ed il raffronto con
qualsiasi traduzione biblica ».
Ritengo tuttavia, per coloro
che si interessano in modo particolare del rapporto tra la vita
e la prassi delle chiese (comunità), da ima parte, e l’uso delle
versioni bibliche approvate (o
semplicemente consentite), dall’altra, che le motivazioni sostanziali, cioè di principio, di tale
rapporto vadano chiarite e specificate con somma evidenza. E
ciò per evitare di doversi trovare di fronte a delle scelte, delle quali il meno che si possa dire è che le hanno ispirate dei
sentimenti di opportunità, di amicizia e di colleganza, se non
addirittura — talora — delle circostanze del tutto prive di un
effettivo valore spirituale (come
per esempio la scelta di una determinata traduzione perché... il
predicatore non ha trovato sul
pulpito, o sul tavolo della Santa
Cena, altra versione della Bibbia che quella che... non gli andava a genio!).
In altri termini, il pregevole
articolo di Giorgio Peyrot termina là dove... il sottoscritto vuol
cominciare. E cioè, ad esser ben
chiari, che tradurre la Bibbia non
significa soltanto « trasferire » il
Testo Sacro da una lingua ad
un’altra, con maggióre o minore
approssimazione di termini e di
immagini, con sfumature più o
meno precise di concetti; ma significa anzitutto « porgere » il
ragionamento di Dio al predicatore-esegeta, al catechista, al curatore di anime, al polemista,
al l’apologista!
Per chiarire questi concetti,
racconterò un episodio che mi è
accaduto recentemente, ed a cui
non avevo mai pensato di dover
giungere: un episodio che non
prevedevo e nel quale io sono
stato trascinato dalla mia professionalità pastorale (vivace,
malgrado la mia avanzata età).
Si trattava di un matrimonio
tra due sposi, lui di lingua italiana, lei di lingua francese: per
di più, lo sposo era cattolico, la
sposa protestante. Il matrimonio
era dunque di tipo ecumenico,
da celebrarsi in una chiesa cattolica, d’intesa con il parroco (oggi, in Svizzera, questi matrimoni sono tutt’altro che rari). Che
cosa avrei detto agli sposi? Che
cosa avrei detto all’assemblea
degli invitati che, mi era stato
assicurato, sarebbero stati molto numerosi? E che cosa avrei
detto, con il parroco a fianco?
Diversi versetti biblici mi tornarono in mente. Ma non sapevo decidermi. Finalmente, il testo biblico che mi parve corrispondere alla circostanza fu
quello di Deuteronomio 5: 33.
Mi proposi di controllare un paio di traduzioni, in più di quella della Riveduta di G. Luzzi,
che mi era sembrata buona, ma
non eccellente. Io volevo — chi
si è trovato in analoghe circostanze mi capirà — che da quel
versetto 33 uscisse anzitutto la
piena e costante volontà di Dio
per tutta la vita degli sposi: volontà purificatrice, conquistatrice, redentrice, per gli sposi. Poi,
che ogni parola del testo da me
scelto fosse tale da condurre,
nella prassi omiletica che mi è
consueta, a quella che chiamo
la « logica sacra », alla consapevole fede degli sposi (sia pure
di confessione diversa ), _ sul piano di una prevedibile vicenda
umana. Così, ritenni che potevo
migliorare le seguenti espressioni del Luzzi come « camminate
in tutto e per tutto nella via
che l’Eterno vi ha prescritta, affinché viviate e siate felici e
prolunghiate i vostri giorni ».
A questo scopo, consultai la
versione Tilc interconfessionale.
Vi lessi quanto segue: « Camminate sempre per la strada che
il Signore vi ha comandato, co
sì avrete una vita lunga e felice ». Ne rimasi sconcertato: la
« strada » di Dio? che Dio « ha
comandata »? una « vita lunga »?
Espressioni al limite della banalità! Come avrei potuto spiegare tutto ciò senza venir meno
alla solennità della cerimonia
nuziale?
Cercai la versione della Pia Società di S. Paolo, che non era
granché. Essa diceva: « Camminate in tutto e per tutto per la
via... allora voi vivrete, anzi godrete prosperità e lunga vita ».
Anche qui, auguri divini, purtroppo dichiaratamente materialistici (che cosa avrebbe pensato il distinto organista che aveva preparato im programma musicale veramente spirituale?).
Cercai nella versione tedesca
della Zwingli-Verlag. Con un certo che di militaresco, traduceva
« genau auf dem Weg » (come
dire: preciso, meticoloso, e magari anche pedante! ). Per gli
sposi, per me, per la cerimonia
nuziale, niente da fare...
Neppure il Diodati mi soddisfece, con la sua versione « tutta la via », al singolare, e « affinché viviate, e vi sia bene » (un
po’ poco, in verità!). Non mi
■soffermai Sulla versione dei Testimoni di Geova, che addirittura introduce nella parola di Dio
un augurio: « onde viviate e vi
sia bene... » e « dovreste camminare... ».
Finalmente, afferrai la Bibbia
tradotta in inglese per l’iniziativa del re Giacomo di Inghilterra. E qui trovai quanto^ cercavo.
Era detto « tutte le vie » (non
più le «strade»!!); e poi, quello che mi aveva tanto preoccupato, « that you may live », ossia:
« affinché voi possiate vivere ».
Era quello che il testo ebraico
suggeriva!
Non mi dilungai oltre. Divisi
il mio discorsetto in 3 parti, alludendo prima alla molteplicità
delle vie di Dio per l’uomo (dunque anche per gli sposi cristiani), insistendo poi sul fatto che
Dio stesso ha prescritto quelle
vie per noi, ed è perciò garante
(segue da pag. 1)
sta frase; « Fate conoscere la vostra dolcezza a tutti ». E tale
traduzione potrebbe forse essere la più idonea al senso dato
dalla nostra interpretazione. Cioè,
ciò che deve caratterizzarvi, dice
l'apostolo Paolo alla comunità di
Filippi (ed a noi), è la vostra
bontà, la vostra dolcezza, la vostra indulgenza, la vostra disponibilità, il dono della vostra simpatia: ed è tutto ciò che deve
essere conosciuto dagli uomini.
I cristiani sono esseri che sono stati ammansiti, resi dolci,
teneri, che sono stati battuti fino a diventare molli, cedevoli,
e stanno in opposizione a coloro che non hanno ricevuto la
grazia e possono mostrarsi sempre in atteggiamenti rigidi e di
prevenzione.
Di fronte quindi alle nostre
continue preoccupazioni, riceviamo l’esortazione a non lasciarci
inquietare dalle pressioni e dal
peso di queste vreoccupazioni,
ma a mostrare davanti a tutti
ciò che invece questa inquietudine deve produrre in noi: la dolcezza, che si accompagna alla
gioia. Tutto ciò è possibile perché il Signore è vicino. Il tempo della gioia è alle porte, e
facciamo in modo che tutti se
ne accorgano.
Perché questa gioia? La risposta è nel grande messaggio della speranza; speranza che, quali
cittadini del cielo, aspettiamo come Salvatore il Signore Gesù
Cristo.
La venuta del Signore coincide in egual misura con la fine dei
Fiducia
tempi e con l’inizio di una nuova
vita.
E anche noi, come cristiani inseriti in questo tempo, attendiamo questo momento. Abbiamo
un certo tempo da vivere, e nonostante tutto, questo spaziotempo lo troviamo troppo corto.
Certo, noi non abbiamo molto tempo; ma i problemi incalzano. E l’invito a non essere con
ansietà solleciti di cosa alcuna
ci ricollega alle parole di Gesù
che ci invita ad avere fiducia in Lui, a riporre in Lui le
nostre pene, a rivolgere — in
preghiera e supplicazione — a
Lui le nostre richieste, e rimetterci alla sua provvidenziale misericordia, certi che non rimarremo soli nelle nostre difficoltà.
L'accento principale del versetto 6 non sembra tanto poggiare sul fatto che il credente
deve pregare e supplicare, e neppure sul fatto che deve esporre
il proprio bisogno, le proprie necessità a Dio, ma piuttosto sul
fatto che ciò che richiede deve
essere chiesto con azioni di grazie; con ringraziamento.
Ed è qui, secondo me, il centro
della esortazione che l’apostolo
Paolo fa alla comunità di Filippi. Prima di domandare, ringrazia per ciò che hai già ottenuto;
dopo aver domandato, ringrazia
per quanto otterrai.
L’essere solleciti è una prova
di incredulità, è un’offesa al Dio
della misericordia.
Non ci lasciamo quindi, cari
fratelli e care sorelle, far prendere dall'affanno e dall’inquietudine per come dovremo affrontare il peso delle nostre responsabilità quotidiane nel mondo, ma fiduciosamente abbandoniamoci alla niisericordia divina
che sola ci permette di lottare
con fiducia e con la certezza che
riusciremo — comunque - - nei
nostri impegni. Vuoi non essere
sollecito per cosa alcuna? Per
ogni cosa prega, e la tua preghiera non sia un vaniloquio, ma
sia un puro e semplice notificare a Dio le cose che ti abbisognano.
Solo così è ; possibile ottenere
quella pace che è la pace di Dio,
che oltrepassa ogni capacità intellettiva umana, che tranquillizza il cuore dell’uomo travagliato. In un cuore in fondo al quale regna la pace di Dio non possono infuriare turbamenti.
La pace di Dio è una virtù
onnipotente che il credente ottiene, anche se fra le cose richieste nella preghiera, molte non
vengono concesse.
Accingiamoci quindi con serenità a continuare i nostri lavori
con la consapevolezza che quando lo Spirito Santo soffia sui
figli di Dio, cessano i dubbi, e
si realizza la volontà di Dio.
Rallegriamoci del continuo nel
Signore — cari fratelli e care sorelle — e la pace di Dio che
sopravanza ogni intelligenza,
guarderà i nostri cuori ed i nostri pensieri in Cristo Gesù.
Leonardo Casorio
del successo nel nostro cammino; e risultando ciò la premessa della felicità della coppia
umana. Quel testo « possiate essere felici » non è una speranza
di bene, ma è una garanzia nelle mani di Dio; è equivalente a
« possiate sussistere », ossia rimanere in piedi fino alla fine,
malgrado tutti i tranelli e i complotti di Sàtana. Ecco la felicità: rimanere in piedi.
Ed ero felice anch’io, perché
una volta di più ero consapevole che l’attività predicativa dei
pastore evangelico non consisteva in un cumulo di parole più
o meno reboanti, a colpi più o
meno sicuri, bensì nello sceverare e nell’approfondire le verità
proclamate da Dio nel Testo Sacro, cioè nella Parola di amore
(in quella e non in altre), che
Iddio ha dettato ai suoi servitori!
Teodoro Balma
IL SINGOLO
E LA COMUNITÀ’
La discussione avvenuta nei corso
del dibattito sinodaie su alcuni temi
quaii per esempio la « formazione permanente », il « Glorioso Rimpatrio »,
■ l'otto per mille », mi hanno fatto
sentire l’importanza di due problemi,
per altro sollevati in modo quasi esplicito in alcuni interventi:
1) il posto del singolo nella comunità,
2) il posto della comunità nel suo
luogo di vita.
Si tratta in definitiva dei problemi
di sempre: perché la gente non partecipa alla vita comunitaria? Quale tipo di testimonianza dobbiamo dare
come comunità?
Non sono in grado di rispondere a
queste domande, ma penso che una
discussione in tal senso dovrebbe essere in qualche modo aperta nelle
nostre chiese.
Sarebbe bello che sul giornale ci
fosse anche la voce di quelli che non
partecipano ai dibattiti di sempre,
che non partecipano alle attività abituali perché non ci trovano nulla di
entusiasmante.
lo sono molto convinto che in linea
di massima <■ quelli che vivono ai margini delle comunità non siano meno
intelligenti, né abbiano meno fede
degli "eterni impegnati" ».
Forse, semplicemente, non trovano
il loro posto.
Al catechismo e successivamente in
Facoltà mi è stato insegnato quanto sia importante quel che sento che
Cristo mi dice, o meglio quella che è
la mia risposta all'affermazione <■ Gesù Cristo è il Signore ». Non c'è comunità, non c'è fede se non c’è posto per questa risposta. E' Gesù che
chiama Pietro fuori dalla barca e gli
dice di venire verso di lui camminando sull'acqua, ma è Pietro che deve
scendere.
Forse troppo spesso nelle nostre
comunità impediamo a tanti Pietro di
scendere, perché non hanno come salvagente dei libri di teologia, o l'appartenenza ad una qualche commissione.
Nelle nostre comunità « credere » è
diventato sinonimo di « credo nell'impegno ecclesiastico ».
Certo abbiamo dato molta importanza alla responsabilità, ma quale
posto è rimasto per la preghiera e per
la lode?
Non appartengono forse a Cristo
anche quelli che non leggono Barth?
Certo, questi sono discorsi vecchi,
ma intanto qual è la risposta?
Forse queste mie riflessioni sul posto del singolo nella comunità sono
fuori luogo, forse sto sparando fuori dal
bersaglio, ma insieme bisognerà pure
trovare una risposta, lo sono convinto che coloro che stanno ai margini
vorrebbero questa risposta più di noi.
Forse intervistandoli scopriremmo delle cose interessanti.
Per quanto riguarda il posto della
comunità nella società mi trovo incapace persino di formulare delle teorie, ma credo che questo fatto sia di
per sé significativo visto che in questa
incertezza non mi sento solo. Certo
le iniziative non mancano, c’è chi aderisce alle manifestazioni in piazza,
ci sono le prese di posizione del Sinodo, ci sono le « opere ».
Ma qui di nuovo gli impegnati si sentono soli. Ci manca una coscienza ed
una teologia per la diaconia e per
l'evangelizzazione.
Ci sono certamente le persone ohe
hanno le idee chiare, ma vorrei che
gli addetti ai lavori, gli esperti in diaconia, teologia, problemi sociali, fossero chiamati ad intervenire nelle nostre comunità. Forse loro si sentirebbero meno soli.
Forse noi scopriremmo chi siamo
e cosa possiamo fare.
Potremmo forse diventare più partecipi e più decisi nel sostenere le
attuali iniziative, o decidere se le vogliamo abbandonare per prenderne deile nuove.
Credo che sarà necessario affrontare questi problemi di fondo se vogliamo prendere delle decisioni sensate e partecipate nei campi, per esempio, della diaconia o dei rappo ti
con lo Stato.
Concludo questo mio S.O.S. con due
immagini, due ricordi.
La prima immagine riguarda una serata organizzata dalla Società di Studi Valdesi a Torre Pellice nel periodo
sinodale: in quell'occasione ci sono
stati mostrati dei filmati riguardanti
i Valdesi e realizzati da persone esterne al nostro ambiente.
E' stato interessante vedere co~e
gli altri ci vedono; noi siamo: mo.niagne, torrenti, pecore, anziani conta
dini, pastori.
La seconda immagine, che vo.jdo
contrapporre alla prima, è un ricc:do
che mi riporta a fatti successi qt.asi
dieci anni fa.
Si tratta anche in questo cast, di
una serata; questa era stata organizzata dal Gruppo Evangelico Giovanile
di Torre Pellice del quale facevo parte. Avevamo distribuito dei questionari con domande riguardanti il proprio
sentirsi parte della comunità e sol tipo di comunità che si desiderava. La
serata era stata organizzata per tirare
insieme le somme; non ricordo ohe co
sa si disse, ma ricordo che molti erano i presenti, parecchi giovani, ed alcune persone che non avevo mai visto in chiesa.
Valter Ricca, Torre Peliice
DIVIETO DI
EDUCARE INSIEME
Come alcuni sapranno, sono insegnante di scuola materna (unico uomo, nella mia provincia, di ruoioi).
Quest'anno finalmente ho avuto la
sede definitiva e — insieme a me —
l'hanno ottenuta altre tre: nello stesso
plesso scolastico!
Tra queste tre, c'è Rosalba Fortuna, anche lei membro della chiesa valdese di Pachino.
Come sapete, nella scuola materna
statale i titolari di una sezione sono
due. Nel plesso dove andremo a lavorare quest'anno, ci sono due sezioni
con una sola titolare, l'altra senza alcuna titolare.
lo e Rosalba, cioè, avevamo la possibilità di essere insieme nella stessa sezione.
Dato che già ci conosciamo e siamo entrambi estranei all'ambiente scolastico che ci ospiterà, avevamo chiesto al direttore se ci poteva mettere insieme.
Durante la prima riunione del collegio dei docenti, il direttore ci comunica gli abbinamenti. Esplicitamente e pubblicamente, ci annunzia che
non possiamo stare nella stessa sezione, perché... tutt’e due VALDESI!
Questo creerebbe una disfunzione organizzativa, dovendo dare ad un'altra
maestra l'incarico per tutto l'anno di
insegnare religione cattolica ai nostri
bambini.
Né io né Rosalba vogliamo litigare
col direttore, anche perché sembrerebbe contro le nostre rispettive colleghe di sezione, contro cui non abbiamo nulla e con cui forse andremo
ben d'accordo (speriamo anche sulla
questione della religione...), ma è
indubbio che la motivazione del direttore sla anticostituzionale e discriminatoria.
E' un ulteriore episodio che fa toccare con mano il pasticcio FalcucciPoletti, non solo ai danni dei bambini
ma anche dei docenti.
Nino Gullotta, Pachino
È
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25 settembre 1987
vita delle chiese 3
ASILO DI SAN GERMANO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Speranze e problemi gii amici di Roiie
Proseguono i lavori di ristrutturazione, ma si cerca di evitare che tale
situazione precaria pesi sugli ospiti - La convenzione con l’USSL
L’estate del 1986 è stata determinante per il progetto della
nuova casa. In questi mesi infatti si sono bruciate tappe per poter arrivare all’asaegnazione dei
lavori.
Chiariti gli ultimi particolari,
definiti i capitolati d’appalto (e
dunque stabilito con buona approssimazione il prezzo deH’edificic) il Comitato, d’accordo con
la Tavola, ha deciso di suddividere i lavori in due tranches.
Nel primo lotto, che comprende
circa il 70% dei lavori complessivi, sono compresi l’elevazione delle strutture in cemento armato e i lavori in muratura di
tamponamento, i pavimenti, le
superaci piastrellate e la posa
dei tubi sotto traccia degli impianti. Il secondo lotto di lavori comprenderà le rifiniture interne e l’installazione degli impianti e delle serramenta. I lavori del primo lotto sono stati
affidati ad una ditta locale.
Questa suddivisione dei lavori
è dovuta principalmente a ragioni finanziarie. Il Comitato
non ha infatti ancora raggiunto
le disponibilità finanziarie per
appaltare l’opera nel suo insieme. Il denaro disponibile entro
l’anno ci permetterà di coprire
la prima tranche dei lavori, già
assegnata; mentre la campagna
per il finanziamento dei lavori
successivi si è appena aperta.
Infatti, il costo globale del
progetto è notevolmente aumentato ri.spetto alle previsioni iniziali. Le ragioni di questo aumento sono molteplici: a) la
svalutazione intercorsa tra il momento della prima progettazione e la realizzazione (1982-86);
b) i carichi imposti dalle leggi
antisismiche e di prevenzione
incendi ed alcuni standard igienico-sanitari imposti dalle leggi
regionali sull’assistenza; c) un
computo probabilmente ottimistico dei costi al momento della
prima progettazione. A fronte
delle previsioni finanziarie, il
Comitato si è fortemente impegnato nella campagna finanziaria, rinnovando un colloquio
con quei concistori del II e III
Circuito che hanno ritenuto utile dargli l’udienza richiesta,
preparando un poster a sostegno della raccolta di fondi da
effettuare presso le farmacie locali, ed infine inviando una lettera a tutti i membri di chiesa
dei due Circuiti interessati. Purtroppo quest’ultima campagna
non ha dato finora gli effetti sperati.
Il seguente specchietto illustra
l’andamento finanziario al 10
maggio 1987:
II e III Circuito L. 597.699.665
I Circuito L. 25.157.000
Resto d’Italia L. 66.199.369
Totale
L. 689.056.034
Dalle cifre sopra esposte si
nota un evidente interesse per
l’opera. Nonostante l’impegno di
molti, le dimensioni dell’opera
intrapresa fanno però ritenere
che solo un rinnovato impegno
delle Chiese italiane ed un sostanzioso sostegno di una Chiesa od una « agenzia » straniera ci
permetteranno di portare a buon
fine quanto iniziato.
Intanto i lavori nel cantiere
proseguono con celerità, nonostante la complessità del progetto e, se non vi saranno intoppi di carattere tecnico o finanziario, il nuovo Asilo potrà
essere aperto alla fine del 1988.
Rapporti con
gli Enti pubblici
Da alcuni anni tra l’Asilo e
l’USSL locale è in vigore una
convenzione che garantisce all’ente locale la disponibilità di
40 posti letto, in contropartita
della copertura delle spese sanitarie. Al di là del fattore finanziario, la convenzione vuole essere, da parte dell’Asilo, la dimostrazione della volontà diaconale della Chiesa a servizio
della popolazione locale.
Usufruendo di una legge regionale a favore delle case di
riposo, il Comitato ha richiesto
alla Regione Piemonte un finanziamento di L. 300.000.000 per
la ristrutturazione. Tale finanziamento è stato approvato dalla Giunta Regionale ed il Comitato sta approntando le pratiche necessarie perché possa effettivamente avere corso.
A questo punto è forse utile
aggiungere alcune considerazioni. Appare chiaro, dall’esperienza di questi anni, che l’assistenza in Italia richiede degli
standard di servizio tali per cui
diventa un fatto impensabile gestire delle opere di una certa
dimensione senza un contatto
diretto e costruttivo dell’ente
pubblico e senza una nuova organizzazione del settore diaconale della Chiesa. Laddove un
tempo lo Stato latitava, sia come impegno diretto che come
daudiana editrice
LUTERO/OPERE SCELTE: 2
Come si devono istituire
i ministri della chiesa (1523)
a cura di S. Nitti
pp. 96, L. 9.000
Nella nuova collana « Lutero/Opere Scelte » la Claudiana
presenta il breve trattato che rivoluziona il centro della vita
della chiesa: l’unico ministero della chiesa è l’annuncio dell’Evangelo. E’ la fine della gerarchia ecclesiastica e l’affermazione della laicità profonda nella vita della comunità cristiana. Rinasce la chiesa senza sacerdoti.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
legislazione, oggi è diventata
operativa tutta una serie di leggi che, se da un lato garantiscono agli ospiti degli istituti dei
livelli per lo meno decenti di
servizio, d’altro lato rendono
certamente più oneroso il servizio stesso. In queste condizioni non sono più sufficienti i pur
generosi doni che i privati e i
membri di chiesa elargiscono alle opere: occorre una pianificazione dell’intervento dell’ente
pubblico che garantisca le nostre opere dal punto di vista finanziario, per lo meno nella gestione normale.
D’altro lato occorre, ci sembra, che la Chiesa pensi un servizio organico di sostegno alle
opere, per la gestione degli istituti.
La vita interna
della casa
In que.-ito periodo di ristrutturazione la vita della casa è
proseguita, sia pure in condizioni precarie.
Il numero degli ospiti è sceso
da 80 a 58, ed una sola casa su
tre è oggi disponibile.
Lo sforzo del Comitato, della
direzione e di tutto il personale
è stato indirizzato verso il tentativo di far pesare il meno
possibile sugli ospiti questa condizione di precarietà. Sono state organizzate delle vacanze al
mare e al lago, per alcuni ospiti autosuffìcienti. Con inizio a
gennaio ’87, l’Asilo si avvale di
una animatrice a tempo parziale che guida alcxmi ospiti in piccoli lavori manuali. Si cerca
dunque di fare in modo che gli
ospiti non confondano la loro
realtà con le quattro mura dell’Asilo, ma possano continuare
a sentirsi parte di una comunità
più vasta.
Nel mese di aprile ’87 è stato
firmato il nuovo contratto di lavoro, siglato insieme da tre opere del Distretto (Rifugio Re
Carlo Alberto, Uliveto e Asilo).
Il nuovo contratto prevede la
diminuzione dell’orario di lavoro a 38 ore settimanali. Ciò
comporterà un aumento del personale.
Dal punto di vista finanziario
la gestione si chiude con un passivo inferiore a quanto era stato
preventivato, e ciò grazie ad una oculata politica di controllo
dei costi.
(Dalla Relazione del Comitato)
CORRISPONDENZE
Sul Golfo
MILANO — La Chiesa metodista, riunita per il culto di domenica 13 settembre, di fronte
agli avvenimenti in corso nel
Golfo Persico nei quali è stato
direttamente coinvolto il nostro
paese, ha espresso la più viva
preoccupazione per l’aggravamento del conflitto in quell’area e per l’ulteriore minaccia alla pace nel mondo; ha pregato
il Signore, padre di tutte le genti, affinché conceda il necessario discernimento a coloro che
sono preposti alla guida delle
nazioni ed ora mostrano, come
dice il profeta Geremia, di « curare alla leggera le piaghe del
popolo ». Dicono: « Pace, pace;
mentre pace non c’é ».
VENEZIA — Sabato 3 ottobre, alle
ore 18, presso la Chiesa valdese. Il pastore Alfredo Berlendis parla sul tema: Maria, biblicamente parlando.
PERRERO-MANIGLIA — «La
visita a Pemero, in questo mese di settembre in cui siamo
tutti presi dalle occupazioni della vita quotidiana, è stata per
noi come un punto luminoso ».
Così il pastore di Rolle, François Subilia, di lontane origini
angrognine, ha espresso le sensazioni del gruppo eh© ha trascorso un ftne settimana, il 19
e il 20 settembre, alle Valli, accolto in modo particolare dalla
comunità di Perrero-Maniglia.
E’ infatti ormai entrato nella
consuetudine uno scambio di visite tra gli amici di Rolle © i
nostri membri di chiesa, consuetudine che rallegra sia gli uni
che gli altri e consente di intrecciare cordiali amicizie. Senza aver programmato nulla di particolarmente sensazionale (pranzo e cena in comune, culto tenuto dai pastori svizzeri in francese a Maniglia e a Massello),
l’atmosfera gaia e familiare dell’incontro ha ricordato che esistono dei legami di fede più profondi dei rapporti personali e
una comune capacità di espressione nella lingua francese, che
purtroppo da noi si sta rapidamente perdendo.
Dopo il pranzo della domenica, il maestro Tron di Rodoretto ha ricordato la progettata
spedizione che, nella ricorrenza
del terzo centenario del rimpatrio, si propone di ripercorrere
l’itinerario dei nostri antenati
partendo dalla Svìzzera. Un’ottima occasione per ricordare
un’altra accoglienza fraterna e
rinsaldar© dei legami duraturi
nel tempo.
Catechismo
LUSERNA S. GIOVANNI —
Il culto di domenica 27 settembre segnerà l’inizio delle attività dell’anno ecclesiastico. I ragazzi della Scuola Domenicale,
del precatechismo e catechismo
sono invitati ad essere presenti
con i loro genitori.
I catecumeni dei quattro anni dovranno trovarsi nella Sala
Albarin lo stesso giorno alle ore
9.15 per concordare insieme gli
orari delle lezioni.
Appuntamenti
VILLASECCA — Domenica 4
ottobre, ore 10, nel tempio, il culto con celebrazione della Cena
del Signore, alla cui liturgia
parteciperà un gruppo di ragazze/i, segnerà Tìnizio delle attività
dell’anno ecclesiastico 1987-1988.
In modo particolare sono invitati a questo culto i genitori
dei catecumeni e degli alunni della Scuola domenicale.
• Venerdì 2 ott., ore 20, nella
saletta, sono convocati i monitori.
• Questo l’orario delle lezioni di catechismo: ore 14.30: I
biennio; ore 15.30: III anno; ore
16.30: IV anno. Tutti a partire
da sabato 10 ottobre.
• I componenti la Filodrammatica si sono già incontrati
venerdì 18 sett. per pianificare
il loro lavoro annuale.
• Le sorelle deH’Unione Femminile sono convocate per giovedì 8 ott., ore 14.30, nella saletta.
• La Corale riprenderà gli incontri settimanali a partire da
giovedì 8 ott., ore 20.
• Il Concistoro è convocato
per sabato 10 ott., ore 20, nella
saletta.
Ripresa delle attività
SAN SECONDO — Dal 26 settembre al 19 ottobre il pastore
Bertolino — inviato dalla Tavola — sarà in Scozia per parlare
dell’opera della chiesa valdese,
per cui la domenica della ripre
sa a San Secondo è fissata per
il 25 ottobre.
• Ringraziamo l’Unione femminile e quanti si sono adoperati per organizzare il « bazar
1987 » che è ben riuscito.
• Domenica 20 settembre nel
nostro tempio si sono uniti in
matrimonio Rossella Rol e
Umberto VaUenzasca.
Agli sposi, che sì stabiliranno
a Carmagnola, i nostri più cari
auguri.
• Il 17 settembre il Signore
ha chiamato a sé Giulia Revel in
Paschetto. I familiari hanno
chiesto che ai funerali la predicazione della Parola di Dio
fosse basata su: « Io sono la
risurrezione e la vita. Chi crede
in me, anche se muore, vivrà.
Credi tu questo? » (Giov. 11: 25).
Battesimo
VILLAR PELLICE — Domenica 13 corr. m. è stata battezzata
Héloïse Marie Moretti, di Roberto e di Monica Pravettoni (Milano); il Signore accompagni
con la sua grazia questa bambina ed i suoi genitori.
• Il culto della stessa domenica è stato presieduto dal pastore Alfredo Janavel, che siamo
sempre lieti di rivedere in mezzo a noi e che ringraziamo di
cuore per il messaggio rivoltoci; gli rinnoviamo l’augurio di
ogni benedizione nel proseguimento del suo ministero nella
chiesa valdese di New York.
Lutto
RORA’ — Dopo breve malattia è improvvisamente deceduto
all’età di 57 anni Leone Morel
(Nissu). Condoglianze ai familiari e a tutti i parenti.
Calendario
Sabato 26 settembre
Domenica 27 settembre
n INCONTRO MONITORI
Il e III CIRCUITO
ANGROGNA — Al Bagnòou con inizio alle ore 15.30 di sabato e conclusione nel tardo pomeriggio della domenica. Portarsi il sacco a pelo. Prenotazioni presso Dario Tron (telefono
81.604) o Daniele Bouchard (tei. 81.273).
Società
di Studi
Valdesi
Comunicato
La terza «passeggiata storica»
organizzata dalla Società di Studi Valdesi avrà luogo domenica
4 ottobre nel vallone di Rorà.
Partendo dalla Gianavella, si ripercorreranno gli itinerari di
Gianavello nel suo vallone natio.
Appuntamento al Museo alle
ore 8.30. Di qui si proseguirà per
la Gianavella in macchina, dalla
Gianavella a piedi o, per chi
non potesse, in macchina fino
a Pian Prà e di qui fino al colle
di Casulé. Usando il sistema della gita al Bars della Tagliola si
potranno utilizzare le macchine
di alcuni dei partecipanti per
trasportare gli autisti venuti a
piedi.
Il programma dettagliato sul
prossimo numero.
4
4 fede e ciiltura
25 settembre 1987
UN LIBRO DA LEGGERE
Dico subito che ne consiglio
vivamente la lettura a quanti si
sono occupati o intendono occuparsi di pace, ma anche a quanti sono scettici e in questi anni
non si sono lasciati coinvolgere
dall’ondata pacifista, ritenendola una moda passeggera o giudicandola troppo utopistica. E’ una
lettura che consiglio alle imioni
femminili, ai gruppi giovanili e,
perché no?, anche a quelli ecumenici. Di che si tratta? Certo
non di un nuovo evangelo, ma
di un opuscolo, ora tradotto in
italiano, di Curi Friedrich von
Weizsäcker, dal titolo, un po’
apocalittico, ma non fuori luogo, Il tempo stringe. Pubblicato
nella Repubblica Federale Tedesca nel luglio delT86, ha avuto
subito un’enorme diffusione, raggiungendo in pochi mesi la 5”
edizione. Ora la casa editrice
Queriniana, di Brescia, ne ha curata la pubblicazione nella serie
« Giornale di Teologia », n. 174.
L’autore è noto ai lettori del
nostro giornale: più volte ne abbiamo parlato in relazione alla
proposta di mi Concilio per la
pace, lanciata nelT85 in occasione del Kirchentag di Düsseldorf.
Scienziato nudare, si è occupato dell’energia atomica nella Germania hitleriana. Ecco cosa dice di se stesso: « Nella seconda
guerra mondiale non ho fatto
parte detta piccola minoranza che
in Germania rifiutava il servizio
militare, pagando tale rifiuto per
10 più con la vita. Ho lavorato
sull’energia atomica. Ed è stato
non merito proprio, ma grazia,
11 fatto che — come capimmo
molto presto con sollievo — non
fossimo in grado di costruire la
bomba atomica ancora durante
Il tempo stringe
La proposta di un Concilio per la pace e il progetto del CEC per il 1990 Fede, scienza e politica non in sintesi ma in un dialogo costruttivo
la guerra. Già nel 1939 però l’idea
che la bomba atomica era possibile mi aveva convinto che fosse giunto il tempo in cui l’istituzione della guerra doveva essere superata » (p. 111).
Dopo aver insegnato fisica teorica nelle università di Strasburgo e Gottinga, dal '57 al ’69 è
stato docente di filosofia presso
l’università di Amburgo. Successivamente ha diretto il MaxPlanck Institut per la ricerca sulle condizioni di vita nel mondo
tecnico-scientifico. In questa veste si è occupato della problematica della pace e quando in
Germania è esploso il movimento pacifista, von Weizsäcker è
stato pronto a dare il contributo
delle proprie ricerche, della propria intelligenza e della propria
fede.
L’opuscolo in questione raccoglie in maniera sintetica gli elementi essenziali della discussione intorno al problema del Concilio per la pace. E’ un opuscolo, non un libro; lo si legge facilmente in poco tempo. Ma s’illuderebbe chi pensasse di trovarsi davanti a qualcosa di facile.
Lo stile è semplice, e chiunque
lo può comprendere. Ma va meditato con calma. E’ infatti una
specie di distillato, nel quale si
trova l’essenza delle problemati
che che emergono dalla complessa questione della pace in generale.
Com’è noto, la proposta di un
Concilio per la pace si sta lentamente concretizzando nel progetto (a cui sta lavorando il Consiglio Ecumenico delle Chiese) di
una grande assemblea di tutti i
cristiani, da tenersi nel ’90, intorno ai tre temi: Giustizia, Pace, Integrità della creazione.
E’ di questi tre temi che si
occupa l’opuscolo di von Weizsäcker; e lo fa in tre modi. In
primo luogo considerandoli nella loro dimensione attuale, poi
prendendo in esame la loro origine, ed infine vedendoli in prospettiva. E’ chiaro che non si
può ora, non dico esaminare, ma
neppure sintetizzare il discorso
di von Weizsäcker, per i limiti
di spazio.
Un tono
non apocalittico
Posso fare solo alcune osservazioni in generale, con la speranza d’invogliare alla lettura dell’opuscolo.
Anzitutto, e nonostante il titolo, il tono non è apocalittico
(nel senso che si dà comunemen
te a questo aggettivo). Von Weizsäcker è uno scienziato, pertanto si attiene ai fatti; il suo è
un discorso lucido, razionale. Anzi, si ha l’impressione che la
sua matrice filosofica sia da ricercare piuttosto neirilluminismo. Fa appello alla ragione; si
sente l’eco di una lettura di Kant.
E questo non guasta affatto, .perché (e non lo si ripeterà mai abbastanza) il sogno della pace è
l’unica ipotesi razionale per
la sopravvivenza deirumanità.
« Nessuna delle tre catastrofi
[guerra, ingiustizia sodale, squilibrio della natura] è necessaria
o certa. Ma per evitarle si richiede una grande quantità di ragione effettiva, che finora esige troppo sia dalla fantasia dei conservatori che dall’autocritica dei radicali » (p. 25). « E’ venuto il tempo in cui l’istituzione politica
della guerra deve e può essere
superata » (p. 39). « Gli uomini
iniziano a capire che il superamento dell'istituzione della guerra non è una speranza ultraterrena, ma un compito terreno, attuale e fattibile » (p. 40). « ...la
pace mondiale necessaria può
essere assicurata non certo tecnicamente, ma soltanto politicamente » (p. 43).
Ma von Weizsäcker è anche
un politico. Appartiene ad mia
famiglia profondamente impegna
ta politicamente (il fratello è ai
tualmente il presidente della Repubblica Federale Tedesca). Il
suo quindi è un discorso che tende a costruire delle ipotesi politiche reali, discutibili, certo, ma
serie. E questo rende interessante quanto scrive.
Infine, ma è quanto c’interessa in modo particolare, egli è
un credente, evangelico, luterano. Per questo parla della pace
anche sotto il profilo biblicoteologico, con osservazioni discutibili forse, ma interessanti e stimolanti.
Al di là del tema in sé ciò
che rende interessante il discorso- di von Weizsäcker è propriij
questa sua capacità di mettere
insieme scienza, politica, fede,
evitando di creare tra questi
ambiti una sintesi che avrebbe
un indubbio sapore di teologie
naturale e di integralismo. Dando invece ad ognuno ciò che gii
spetta, egli riesce a costruire un
dialogo aperto, che invita al di.elogo. « Il tempo stringe », la situazione mondiale è tale per cui
o avviene effettivamente questo
dialogo, oppure sarà certo molto difficile poter scommette i o
sul futuro.
Per questo le riflessioni, ìe
analisi, le proposte del von Weizsäcker vanno lette, meditate, <iiscusse.
Luciano Deodatu
Cari Friedrich von Weizsäcker: Il tempo stringe. Un'assise mondiale dai
cristiani per la giustizia, la pace e
la salvaguardia della creazione. Oueriniana 1987, L.12.000.
P. Tillich è certamente uno dei
teolo^ più significativi e più discussi del nostro secolo. Dal
giorno della sua morte (22 ottobre 1965), solo in Germania sono state discusse sui suoi scritti
33 tesi di dottorato, di cui 11 da
parte cattolica. La risonanza delle sue opere è in continua espansione nel Nord America. Chi è
dunque Paul Tillich? E’ un contemporaneo di Karl Barth. Sono nati entrambi nel 1886 e l’anno scorso si è celebrato il centenario della loro nascita. P. Tillich è figlio di un pastore luterano e lui stesso pastore. Ha
insegnato in varie università sia
teologia che filosofia.
Nel 1933 ha dovuto lasciare la
Germania nazista e rifugiarsi
negli Stati Uniti dove ha continuato il suo insegnamento. Ci
lascia molti scritti, tra cui una
Teologia sistematica in tre volumi. La sua esperienza è molto
significativa per tutti coloro che
passano attraverso la crisi attuale della storia. Per lui la prima
e la seconda guerra mondiale
segnano svolte decisive del modo di pensare. Parla della male;
dizione della storia europea e si
impegna contro ogni forma di
provincialismo. Si lascia porre
dagli studenti la domanda: « A
che cosa serve? », domanda sconcertante per l’uomo di cultura
tedesco, ma anche esorcizza trice
nei confronti dei super-uomini
che non accettano contestazioni.
La sua riflessione si presenta
dunque come una medicina per
le sicurezze accumulate nel conscio e nell’inconscio del nostro
vivere quotidiano.
PROFILI DI TEOLOGI CONTEMPORANEI
L’angoscia
Paul Tillich
Un concetto fondamentale del
pensiero di P. Tillich è quello
dell’angoscia, che viene alla ribalta del nostro secolo sia per
le scoperte della psicanalisi, sia
per le crisi politiche, sia per il
movimento proletario, sia per
raffermarsi della filosofia esistenzialista. L’angoscia serpeggia negli animi di tutti e di tutta la società. P. Tillich distingue
tra ¡’angoscia patologica e quella esistenziale ontologica.
La prima, giustamente ogget
to dell’attenzione medica, è generalmente legata alla paura, ha
un oggetto, è cioè determinata ' o
motivata da qualche cosa, per
esempio un pericolo.
La seconda ha un carattere radicalmente diverso. Il medico
non la può curare, non ha ' farmaci adatti; non è il suo pane,
ma quello del predicatore del
Vangelo. In che cosa consiste
l’angoscia esistenziale? Le sue
componenti possono essere descritte in vari modi. Siamo tutti colpiti dal « brivido del non
essere », dal dover morire. L’angoscia esistenziale è dovuta alla
crisi d’identità, alla mancanza di
significato, al senso di colpa, al
crollo delle nostre difese di fronte alla realtà. E’ una disperazione senza fine. A volte si è portati ad evitare il non essere rinunciando ad una parte del nostro essere, per esempio accettando la sicurezza che un gruppo può offrire in cambio della
rassegnazione alle sue direttive.
E’ il caso classico in sede di
dittatura. Si può essere cortesi
per placare il prepotente, ma ciò
esige molte rinunce e produce
alienazione. L’angoscia è sempre
presente, anche se non emerge
immediatamente in modo evidente; è la sezione sommersa di
un iceberg e fa parte del nostro
inconscio.
Di fronte a questo fenomeno
non si possono citare i pochi
eroi che con coraggio cercano
di autorealizzarsi o di resistere.
Bisogna innanzitutto dare una
base solida al coraggio di essere, senza dimenticare che vi è
una dimensione politica dell’angoscia che è ben più ampia di
quella individuale. Marx ci ha
aiutati a capire che il lavoro dell’uomo, ridotto a merce di scambio, è l’alienazione tipica della
società borghese. Per questo motivo Tillich si è fatto sostenitore del socialismo religioso che
doveva portarlo all’esilio. Così
ancora l’esistenzialismo ha avuto il merito di metterci faccia
a faccia con il vuoto, il nulla e
il non senso.
Ora, in questa situazione, non
v’è una formula risolutiva; abbiamo le spalle al muro e l’angoscia si manifesta come un’arma puntata inesorabilmente contro di noi.
L’angoscia è domanda di significato, una domanda tormentosa e alienante che esige una
risposta.
Il Vangelo è tm dono che ci
viene offerto a questo ptmto. Il
teologo, il predicatore, il testimone, consacrato o no, non deve, come tale, occuparsi dei mali politici del nostro globo e delle malattie mentali. Deve invece
interrogarsi sul significato della divisione politica e delle interpretazioni date alle malattie
mentali.
Religione
e cultura
L’angoscia solleva vari interrogativi. L’uomo cerca di darsi
delle risposte e mette in atto la
sua funzione creativa se riesce
a non cedere alla tentazione di
rassegnarsi o di assopirsi. La
creatività ci distingue dagli altri
animali e si caratterizza mediante l’uso del linguaggio. Nasce così una cultura, che è un processo di partecipazione e di cambiamento in cui siamo impegnati con noi stessi e con il
mondo che ci circonda.
La cultura dà forma ai nostri
significati che nell’incontro e nello scontro reciproco decantano
sempre più le componenti impure. Cadono infatti quelli di tipo
demoniaco, come il nazionalismo, e quelli idolatri e penultimi. Emergono invece i significa
ti ultimi. Al termine del proce.sso — in realtà non termina mai
— ci si trova davanti a ciò che
ci impegna in maniera definitiva e che costituisce la religione
di ognuno di noi. Si tratta di
« religione » in senso molto ampio e certamente molto più ampio della sua portata attuale. In
qualche modo' questo concetto è
parallelo a quello che Erich
Fromm chiamava « devozione »
come prima determinazione del
nostro vivere ed agire.
La religione è dunque, per Tillich, la sostanza della cultura e
la cultura è la forma della religione.
Questa definizione è stata come una pietra in uno stagno.
Credenti di diversa tendenza e
non credenti di varie scuole vi
hanno generosamente attinto.
Sul fronte più avanzato della ricerca teologica è certamente una
delle frasi più ricorrenti. Possiamo ancora aggiungere che la religione così intesa è la « profondità » di ogni creazione culturale. Religione e cultura si appartengono e sono unite nell’essenza anche se separate e alienate
nell’esistenza.
Di qui tre osservazioni sulla
cultura.
Possiamo avere una cultura
autonoma, come rumanesimo,
ma non possiamo sfuggirne l’ambiguità, cioè l’angoscia che ne
deriva. La bellezza dell’umanesimo non ha risposte alla domanda: « Qual è lo scopo che si prefigge? ». Una cultura autonoma
perde progressivamente la sua
carica di significati e tende alla
disperazione. Gli inglesi direbbero: è un vestirsi a festa senz.a
avere una meta. Possiamo avere
una cultura eteronoma. Questa
subentra facilmente al vuoto lasciato dalla precedente, ma ha
un carattere impositivo e autoritario. Nascono assolutismi e si
emarginano i dissidenti. L’ango
scia che si genera a Questo ounto ne rivela tutta l'ambiguiià.
Possiamo avere ima cultura
teonoma, cioè aperta alla terisio
ne verso ciò che ci impegna in
maniera definitiva, i valori uliimi. Nell’apertura, nel confronto,
nella partecipazione ci si espone a! nuovo. E’ lì che lo Spirilo
può offrire una vittoria frammentaria sulle ambiguità c i
orienta verso il Regno di Dio.
Possiamo ridire le stesse cose partendo da una prospetli'.a
diversa.
Il secolare resiste e previene
le attualizzazioni del sacro, si
oppone alla dimensione verticale e aU’incidenza di nuovi significati ultimi. Sotto quest’aspetto la secolarizzazione corregge
le pretese esclusiviste. Nel Regno di Dio non ci saranno templi. Tuttavia ben presto il secolare deve cedere perché porterebbe aH’appiattimento, alla mancanza di significati e al vuoto.
A sua volta il sacro non può
esprimersi senza il profano e non
può quindi sfuggire all’ambiguità. In realtà sacro e profano sono legati l’uno all’altro nell’e.ssenza, anche se sono separati nell’esistenza. Tillich insiste su questo punto.
Qra religione, in senso lato, e
cultura, sacro e profano, non
sfuggono all’ambiguità. Le risposte che immettono nel processo
rimangono ambigue perché contengono sempre elementi penultimi e idolatri. Come per l’angoscia la soluzione non la troviamo nelle formule scientifiche.
Il coraggio di essere è ben altra
cosa! E’ il dono di Dio in una
data situazione e mai il ricavato
della situazione stessa. Il dono
di Dio si distingue da tutto quel
che gli mettiamo a confronto peiché nella croce risorge e non co
nosce la parola fine. La sfida è
una questione di fede, un mettere la propria scelta nelle mani del Christus Victor, il Pantocrator, il Signore Risorto. I doni di Dio nella situazione sono,
per Tillich, distinti dal Regno di
Dio, l’anticipano con vittorie
frammentarie, ma non ambigue.
Sono l’alba di un giorno veramente nuovo.
Renzo Bertalot
k
5
25 settembre 1987
obiettivo aperto 5
QUALE RUOLO PER I CRISTIANI?
i
%
Il libro del teologo francescano Gino Concetti, AIDS,
problemi di coscienza (ediz.
Piemme) ci offre lo spunto
per parlare del ruolo dei cristiani e delle chiese. Dei molti argomenti trattati, dati
scientifici, etico-giuridici, teologico-pastorali, ne discutiamo alcuni che hanno maggiore rilevanza per le chiese.
Innanzitutto, la preoccupazione dell’autore è che la
informazione sia garantita,
veritiera, prudente. Solo l’informazione aiuta a superare
i pregiudizi che inducono a
ghettizzare gli ammalati. Medici ed operatori sanitari
debbono sentire l'obbligo di
una conoscenza aggiornata.
A questo primo livello deve
fare riscontro l’informazione
popolare, per la quale l’adozione di un linguaggio semplice non deve essere a scapito della scientificità. La
marea di contributi sulr.AIDS, articoli a volte superficiali, pronti a diffondere la
psicosi o irresponsabilmente
oliimisti, segnala la necessità del richiamo. Alle chiese
spetta il compito di un contributo sulle "questioni di
coscienza”, sulla pastorale,
sui l’accoglienza. G. Concetti
dedica attenzione alla « prudenza informativa ». Se da
un lato va evitato un linguaggio che ingenera la psicosi dell’AIDS, dall’altro va
er itato un eccessivo « verismo ». La descrizione di situazioni di contagio tramite
i-' 1 apporti sessuali non deve
essere « offensiva della delicatezza di coscienza di tanta
gente ». La TV non deve usare immagini “scabrose” od
espressioni "audaci”. L’autore non dice in cosa consisteivbbe l’audacia. Può darsi
che il « Vocabolario AIDS »
(Dossier - L’Unità del 28/2),
che illustra con disegni le situazioni pericolose e non;
sodomia uomo-donna, uomouomo, contatti oro-genitali,
bacio, abbraccio, ecc... sia fra
le pubblicazioni "audaci”. La
Regione Veneto e la Regione Autonoma Friuli-Venezia
Giulia hanno diffuso opuscoli informativi. Sia nell’uno
che nell’altro caso — nel secondo opuscolo si hanno ben
32 pagine — non c’è alcuna
illustrazione che aiuti a capire a quale pratica sessuale si
riferisce la descrizione. Ad
esempio il dépliant della Regione Veneto, alla voce « ca
AIDS e chiese
Informazione degli operatori ed informazione popolare - Contro i « virus ideologici »: spiegare la malattia con gli strumenti della ragione
tegorie a rischio » segnala:
« omosessuali e bisessuali » e
spiega: « Per la caratteristica spesso traumatica del rapporto (lesioni delle mucose
con fuoriuscita di sangue) ».
Si dovevano tradurre “rapporto” e "mucose” con inequivocabili disegni o con un
linguaggio niù diretto.
L’opuscolo della Regione
Friuli-Venezia Giulia, più
chiaramente, pone la domanda: « Perché i rapporti anali
sono associati con la trasmissione dell’AIDS?» e risponde:
« La mucosa del retto è molto sottile e va facilmente incontro a lacerazione nei rapporti sessuali per via anale,
con conseguente passaggio di
sperma, potenzialmente infetto, nel circolo sanguigno ».
Proprio le chiese, che hanno
alle spalle una lunga storia
di sessuofobia, potrebbero
contribuire all’adozione di un
linguaggio franco, informando senza allusioni che nascondono la realtà. Sovente,
anche nei dibattiti sull’AIDS,
persino le domande del pubblico, salvo che provengano
da chi è già sessualmente
schedato: prostitute od omosessuali dichiarati, utilizzano impossibili, allusivi, ma
non chiaritori, giri di parole,
che non si tollererebbero se
si parlasse di leucemia o di
tifo. Nella tutela dei diritti
dei malati e per la prevenzione occorre superare l’ostacolo di una informazione che
non sa dire la sessualità in
modo semplice e chiaro. La
dottrina cattolica, ne sono
prova i ragionamenti di G.
Concetti, non aiuta ad abbandonare un linguaggio oscuro. Ma anche il contributo protestante, del resto così scarso in materia, eppure
così pignolo e diretto in sede
di dibattito dottrinale, oltre
ad essere rarefatto, condivide l’imbarazzo, che non è solo
delle chiese ma anche della
società, a parlare con semplice immediatezza di sessualità. Poiché non si tratta però
di un esercizio verbale, ma di
cooperare alla prevenzione
nei confronti di una malattia
mortale, l’esigenza del servizio fraterno dovrà pur indurci ad abbandonare i residui
moralistici.
Colpa - castigo
di Dio
Il teologo cattolico lascia
al card. Siri ed a moralisti
suoi pari la responsabilità
della identificazione tra AIDS
e castigo divino. Su questo
aspetto l’autore è chiarissimo: l’identificazione è un errore morale e pastorale! Anche fra protestanti, come nella società, la battaglia ideologica tra ’’conservatori” e
’’progressisti” in tema di sessualità decide l’approccio informativo al tema AIDS. L’attenzione degli uni e degli altri tende a partire dal sotteso giudizio morale. I "conservatori” collegano immoralità-malattia e colpa, i ’’progressisti” spezzano tali collegamenti per dire l’incolpevolezza. Noi sosteniamo la necessità di deideologizzare l’informazione, riportandola sul
terreno che è proprio di una
profilassi igienico-sanitaria.
Si deve, come ha scritto Alfonso M. Di Nola (cfr. Riza
Psicosomatica 2/86, p. 36)
« accettare la naturalità dell’evento e spiegarlo secondo
i canoni della ragione e della
consapevolezza storico-scientifica ». I ’’virus” ideologici
non aiutano a combattere questa terribile malattia. Anche
in tema di prevenzione sono
operanti i riferimenti ’’morali”; il teologo francescano si conforma all’etica sessuale della sua chiesa e propone, quale profilassi, astinenza e fedeltà. Entra in discussione con le norme emanate
dalla Commissione Nazionale
Antiaids, che consiglia l’uso
del profilattico (o preservativo), per ricordare che la sua
chiesa ne dichiara immorale
l’uso. La Commissione invita
le donne sieropositive ad evitare la gravidanza, ma non dice ’’come". Il teologo, in nome del "diritto inviolabile alla vita", esclude che sia lecito
il ricorso all’aborto. Sappiamo che il parere protestante,
su particolari situazioni abortive, è diverso da quello cattolico, non è rigidamente ancorato alla "norma assoluta".
Poniamo ai cattolici la domanda se sia lecito, morale,
mettere al mondo bambini
portatori di un virus che produce una malattia ad esito
mortale. La "norma”, così attuata, non è in contraddizione con se stessa?
L’atto omosessuale è dalla
chiesa cattolica reputato atto gravemente peccaminoso.
Questo giudizio si riflette anche nel dibattito sull’AIDS.
G. Concetti parte dalla indicazione del « mondo dell’omosessualità » quale veicolo
di diffusione del virus per ritenere non lesivi della libertà
periodici controlli antiaids
per gli omosessuali. I dati
relativi all’Italia segnalano
che per oltre il 50% i malati
di AIDS sono tossicodipendenti. In Africa, probabile
paese d’origine del contagio,
vi sono da due a cinque milioni di ammalati; i soggetti
non appartengono per lo più
ai "gruppi a rischio” ma sono eterosessuali. L’epidemia
trova un terreno d’espansione nella malnutrizione e nelle carenze igienico-sanitarie.
I "veicoli” d’infezione sono
in realtà molti, percentualmente diversi secondo i paesi; l’insistenza sugli omosessuali può evidenziare un giudizio morale inadeguato ad
una equilibrata prevenzione.
AIDS e
sessualità
Il teologo cattolico fa la
sua scelta e nello scontro ideologico e dottrinale sceglie
la via informativa che può
« favorire l'autodisciplina
dell’istinto sessuale, il dominio della ragione aperta alle
esigenze della fede ». E’ paradossale che il teologo definisca « positiva sotto il profilo
sociale » la contrazione della
prostituzione, dovuta alla
paura del contagio. L’AIDS è
una tragedia e non ci pare
che possa ad essa attribuirsi
un effetto positivo! Il « rischio dell’AIDS » è dal Concetti considerato un’occasione per « consolidare il convincimento di conservarsi casti per una finalità che trascende l’obiettivo puramente
materiale, fisico, pur importante, come la salute ». Paradossalmente dovremmo dire: Grazie, virus? Questi ragionamenti ci fanno comprendere quanto spazio abbia il convincimento morale
nell’analisi della situazione
creatasi con questa nuova
malattia.
Un libro prodotto da ricercatori americani, di confessione protestante (AA.VV.,
AIDS. Testimonianze e esperienze che interpellano i cristiani, Queriniana 1987), evidenzia che la risposta « iniziale della chiesa ai malati di
AIDS fu, nel migliore dei casi, incerta e non chiara e, nel
peggiore, negligente» ed esorta le chiese ed i cristiani ad
un impegno solidale e profetico.
Diritti
degli ammalati
Si è molto insistito, in sede preventiva, sui doveri,
compreso quello del test. Ma,
nel clima attuale, ci pare necessario ricordare, fra i tanti
diritti che il malato di AIDS
condivide con altri ammalati,
quello aU’accoglienza, alla
relazione amicale e fraterna.
L’ammalato di AIDS non deve essere isolato nella gabbia
medico-assistenziale, per paura che si sappia cos’ha o perché si è ammalato. « La chiesa deve aiutare a rimuovere
la paura dei parenti a dire
cos'ha il congiunto e deve
impedire che essi si sentano
condannati a portare in solitudine il carico della assistenza ». « Doloroso è l'isolamento di genitori e fratelli. Essi
provano una profonda riluttanza a discutere la loro difficile situazione con i loro
pastori o con i membri della comunità religiosa, forse
per proteggere dal rigetto il
proprio caro o se stessi... Nella loro solitudine, i genitori
scelgono di sopportare il dolore privatamente... E' questa caratteristica dell’epidemia di AIDS che la rende diversa da qualunque altra precedente occasione di cura pastorale e che perciò rende
questa situazione una sfida.
La situazione attuale esige
una risposta pastorale di riconciliazione ».
Con questa constatazione e
questo invito, che vengono dal
citato libro americano, ricordiamo un particolare diritto
dell’ammalato, diritto ancora più difficile da garantire
dei diritti alla segretezza, al
lavoro, all'istruzione, all’assistenza. Un diritto che interpella la comunità cristiana
chiedendole di saper essere,
anche in questi casi, luogo
della solidarietà.
Alfredo Berlendis
6
6 valli valdesi
25 settembre 1987
PRODOTTI TIPICI
Oltre
rindiffe
renza
La gente si affolla davanti al
manifesto che annuncia la morte « improvvisa » di un ragazzo
di 25 anni. La notizia era però
già corsa tra la gente il giorno
prima; è la prima morte per
droga in Val Pellice.
« Prima o poi doveva accadere », si commenta. « E’ troppa la
gente che usa la droga ». « Bisognerebbe mettere al muro gli
spacciatori », osserva un altro.
« Povera madre! Prima il marito e poi, in circostanze drammatiche, la figlia e il figlio », interviene una persona anziana che
conosce la storia familiare.
Poi finalmente l’articolo, con
debite (!) foto, sul quotidiano ed
i commenti si sprecano nei bar,
nei gruppi di amici.
Di fronte a tragedie come
questa ciascuno ha una sua ricetta e la gamma dette proposte
va dall'invocazione di « legge e
ordine » (con disintossicazione
coatta e reclusione a vita per gli
spacciatori) atta « liberalizzazione » dette droghe da vendersi in
farmacia ( « così si impedisce il
taglio del mercato clandestino
che provoca le tragiche morti»).
Si muovono anche i carabinieri e fermano noti tossicomani;
così finiscono in carcere anche
alcuni spacciatori di rhedio calibro. Intanto la droga sparisce
dal mercato in attesa di tempi
più tranquilli e perciò i servizi
per la prevenzione e cura dette
tossicodipendenze si attrezzano
per far fronte ad una utenza
maggiore. Altri invece andranno
a rifornirsi in altri mercati.
L’emozione. è grande e c’è chi
sinceramente si interroga sul
che fare di fronte al problema
droga.
Ma passata l’emozione, temo,
ritornerà l’indifferenza.
L’indifferenza è 'infatti l'atteggiamento più diffuso di fronte
atta droga. Fintanto che i suoi
effetti non ci toccano, possiamo
di volta in volta atteggiarci a
maestri e a sapienti da caffè e
fare gli indifferenti di fronte al
dramma dei tanti che manifestano con la droga il loro disagio
di vivere.
Eppure questa morte pesa sulla nostra coscienza. Sulla coscienza di coloro che professionalmente operano nei servizi per
le tossicodipendenze, che vedono
che la loro fatica sta diventando come quella di Sisifo, per
mancanza di strutture per far
fronte al crescere dell’utenza.
Ma anche sulla nostra di operatori dell’informazione.
Pesa sulla nostra coscienza di
credenti, capaci di scrivere bei
documenti che indicano le cose
da fare per aiutare a comprendere il fenomeno e a risolverlo
per quanto possibile e che, poi,
si appagano del bel documento,
lasciando soli i tossicodipendenti alla loro difficile condizione.
Noi sappiamo, eppure siamo indifferenti di fronte atta quotidianità detta droga netta valle. Questa morte pesa sulla nostra cattiva coscienza; sapremo andare
oltre? Sapremo incontrare non
il problema, ma l’uomo, la donna tossicodipendente? Sapremo
ascoltarli, sapremo cambiare la
nostra relazione con loro? Sapremo umilmente cercare con
loro una strada per uscire dal
« tunnel »? In fondo il loro disagio è il nostro « disagio di
vivere » oltre una comoda indifferenza. Giorgio Gardiol
Ai polacchi e agli africani
i formaggi di Cemobyl
Dallo stoccaggio all’esportazione: i formaggi piemontesi, dopo le (giustificate) paure della radioattività, hanno trovato un acquirente
Si è concluso lo stoccaggio dei
formaggi Toma e Fontal eseguito dalla Asprolat Piemonte ai
sensi del Dpr. 22 aprile 1987.
L’associazione regionale produttori di latte è stata dichiarata,
nel luglio scorso, assuntore Aima
dei due formaggi tipici e del
Bra. Quella piemontese è l’unica
associazione italiana di produttori latte ad avere ottenuto questo riconoscimento. La misura
di sioste^o (sono più di 3.500
complessivamente i quintali di
Bra, Toma, Fontal ritirati) è
stata decisa in relazione alla permanente crisi di mercato nel
settore dei formaggi, che è probabilmente conseguenza delle
paure provocate dal disastro nucleare di Cemobyl.
Per il formaggio Fontal si è
esaurito il quantitativo massimo ammessoi daH’Aima pari a
1.118 quintali. Circa 300 sono stati immagazzinati dalla Cooperativa produttori latte di Carmagnola e i restanti 818 nei depositi Cariplo di Novara. Di questi, 720 quintali sono stati acquistati da una a2denda che li
esporterà in Polonia.
Del formaggio Toma sono stati stoccati 458 quintali; la quantità massima ammessa dalTAima
era di 501. Hanno trovato pK>sto
in tre magazzini: Cariplo e Camerini di Novara e Sepertino di
Savigliano. Sono 180 i quintali
acquistati da due aziende che li
esporteranno in Polonia e in alcuni stati dell’Africa occidentale.
Per il formaggio Bra lo stoc
CACCIA AL CAMOSCIO
Un giorno da leoni
Mentre scriviamo queste note
non possiamo ancora presentare il reale bilancio di chiusura
della caccia al camoscio nelle
valli per il semplice fatto che
nel comparto che comprende le
valli Chisone e Germanasca sono
stati abbattuti « soltanto » 22 capi sui 35 ammessi: niente paura,
il secondo round di mercoledì
avrà sicuramente permesso di
raggiungere il tetto consentito.
In vai Plellice invece, la prevista
quota di 25 esemplari è stata,
come paventavamo sul numero
scorso del giornale, abbondantemente superata, addirittura di
dieci animali; non commettiamo
dunque errore se affermiamo
che un decimo del patrimonio
faunistico della valle, per quanto riguarda i camosci, è stato
abbattuto. Va ancora aggiunto
che, pur se sono stati uccisi animali di 7-9 anni, altri giovani di
pochissimi anni sono stati abbattuti, in evidente contrasto
con qualsiasi ipotesi di caccia selettiva.
Si sono registrati alcuni episodi di scontro verbale fra pro
tezionisti e cacciatori, il CAI è
stato invitato dall’assessore provinciale ad evitare l’uso dell’elicottero nella giornata dì domenica per i trasporti nei lavori di
ampliamento del rifugiò Granero, ed il rito, atteso con impotenza dagli ambientalisti, con
ansia ed anche esaltazione dai
cacciatori, si è concluso.
Sembrava, nella serata di domenica 20 settembre, a Bobbio,
dove si controllavano e « denunciavano » i capi abbattuti, di
avere a che fare con un bollettino di guerra, una guerra chiaramente impari in cui l’uomo si
avvale non solo di uno strumento impietoso e preciso quale il fucile, ma quasi sempre,
malgrado i divieti, di radio ricetrasmittenti per segnalare ai
compagni di battuta i movimenti della vittima individuata.
Era anche molto intenso, visto
il gran caldo, Tcdore dolciastro,
nauseante della morte; forse
qualcuno con quella carne ha
potuto saziare una fame reale?
P.V.R.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
U.S.S.L 43
CONCORSO PUBBLICO
E’ indetto pubblico concorso, per titoli ed esami,
presso rUnità Socio Sanitaria Locale n“ 43, a:
1 POSTO DI
OPERATORE TECNICO - CENTRALINISTA
La domanda, in carta legale, dovrà pervenire aH’Ufficio Personale dell'USSL n“ 43 - P.zza Muston, 3 - Torre
Pellice, entro e non oltre le ore 12 del 3 ottobre 1987.
Per ogni altra informazione rivolgersi all’Ufficio Personale della U.S.S.L. n" 43 - P.zza Muston 3 - Torre Pellice - Tel. 0121/91514 - 91836.
Orario apertura al pubblico; tutti i giorni dalle ore
9,30 alle ore 12,00, escluso il sabato.
Il Presidente
Arch. Piercarlo Longo
un
caggio si concluderà il 28 ottobre prossimo. Al momento sono
circa 750 i quintali raccolti su
un quantitativo massimo dì 2.000.
Sono stati concentrati nei magazzini della Cooperativa Valle
Josina di Peveragno e in piccola parte in quelli Cariplo.
Ai produttori è stato riconosciuto da parte dell’Aima un
compenso pari a 8.200 lire il chilo per il Bra, 6.000 lire per la
Toma, 7.150 lire per il Fontal.
(Da Piemonte verde)
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 24 settembre, ore 17, avrà luogo al Centro
d'incontro di Torre Peliice una riunione con il seguente o.d.g.: a) proseguimento delia « Campagna Cambogia »;
b) materiaie audiovisivo e suo conveniente uso ai fini di A. I.; c) reiazione sugli stands di Torre Pellice e Pinerolo; d) varie.
Si ricorda ii programma di A.i. a
Radio Beckwith: iunedì 5 ott. ore
18.45; repiica venerdì 9 ore 15.
Dibattiti
PINEROLO — Giovedì 24 settembre
aiie ore 21 presso l'Auditorium di corso Piave, si terrà, organizzato dal Servizio per l'educazione sanitaria deiia
USSL 44, un pubbiioo dibattito sui tema « Alcool sì, alcool no? •>. Intervengono tra gli altri il dr. Giuseppe Ventriglia, Giovanni Martina, Luciano Barbero e operatori del Servizio tossicodipendenze e esponenti del gruppo
degli Alcoolisti anonimi.
Pianoforum
TORRE PELLICE — Domenica 27 settembre e lunedì 28, alle
ore 21, presso il tempio valdese,
vengono proposti al pubblico
due concerti nell’ambito deU’annuale appuntamento con «Pianoforum »; che cos’è questa manifestazione? Si tratta di una
rassegna di vincitori dei più importanti concorsi pianistici internazionali: quest’anno per esempio si spazia dal «Busoni» di
Bolzano al «Casadesus» di Cleveland al «Thibaud» di Parigi o
al « Music Competition of Japan » di Tokio. L’intento degli organizzatori (la manifestazione si
svolge sotto l’egida della RAI di
Torino e verrà trasmessa sulla
terza rete radiofonica), è quello
di offrire a nuovi interpreti, vincitori in concorsi di altissimo
livello, la possibilità di cimentarsi professionalmente, incontrando il pubblico e confrontandosi con una orchestra.
La RAI dunque propone di .e
appuntamenti a Torre Pellice, il
primo con il giovane pianista
israeliano Ran Zemach, 1° piemio ex aequo all’Intematioral
Music Competition di Tokio, che
eseguirà musiche di Bach, Chopin, Stravinskij; il secondo col
pianista sovietico Andrei Nik ilsky, vincitore del concorso «Fcnne Elisabeth de Belgique », che
eseguirà musiche di Chopin e
Musorgskij. Ingresso libero.
Per ritrovarsi
ANGROGNA — L’antico villaggio del Chiot, una delle bojgate di Pradeltorno, si è ripopolato domenica 13 settembre per
apprezzata iniziativa dello Sport
Club Angrogna. In zone di forte
emigrazione come questa, sor.o
proprio occasioni come ques te
che permettono di ritrovi -e
amicizie fraterne, riunire fai .iglie, riandare col ricordo ad.
un’infanzia trascorsa qui.
E giornate come queste rappresentano anche opportuni! à
di mantenere legami con le ultime persone che salgono am ora agli alpeggi, in una valle che
oggi vede una strada carrozzabile al posto di stretti sentieri
per i quali un tempo si raggiioigeva la borgata, piccolo nucleo di
case, ma sede di una vita, di un
mondo.
TORRE PELLICE
Si dimette un consigliere
Lentezze, scarsa attenzione a tematiche progressiste - Ridotta autonomia degli enti locali
Espressioni di rammarico e inviti a « continuare la battaglia
dall’interno » sono stati formulati da parecchi consiglieri e dal
Sindaco di Torre Pellice nel corso dell’ultima riunione del Consiglio comunale che ha discusso
ed accolto le dimissioni presentate da alcune settimane da parte del consigliere Marcello Guido, eletto fra i socialisti che fanno parte della lista di sinistra
che guida Torre ormai da alcune legislature. Oltre un’ora di
dibattito ha permesso di chiarire alcuni motivi della rinuncia
di Guido a proseguire la collaborazione con una amministrazione « in cui non mi identifico
più », che ha manifestato, ha rilevato l’ex consigliere, lentezze e
scarsa attenzione a determinate
tematiche, pure « di sinistra ».
Per altri, si diceva in apertura,
è importante continuare a lottare sul fronte politico daH’interno, tenendo conto di poter anda
re incontro a delusioni, specie
pensando alla sempre più ridotta autonomia degli Enti locali.
Accettate comunque le dimissioni, il seguito della seduta è stato dedicato in buona parte alla
sostituzione di Guido negli incarichi fin qui ricoperti; in particolare quale secondo rappresentante della maggioranza in
Comunità Montana è stato indicato l’ass. Stefanetto. Curiosa la
protesta del neo-assessore provinciale Cotta che reclamando
questo incarico per il PSDI, cioè
in pratica per sé, abbandonava
l’aula, dimenticando forse che
fin qui in tutti i comuni la maggioranza esprime due rappresentanti e la minoranza uno (nel
caso il liberale Pasquet) nell’assemblea della Comunità Montana che nel nostro caso coincide
col Comitato di gestione dell’USSL 43.
P.V.R.
7
r
25 settembre 1987
valli valdesi 7
SIATE
PIU’
COSTRUTTIVI
Caro Direttore,
dopo un'attenta lettura e una lunga
riflessione, mi sono deciso a scrivere
queste poche note, chiedendoti di volerle pubblicare, in ordine all’articolo
comparso, a tua firma, su questo giornale ri1 settembre scorso.
Poche annotazioni certamente non
complete ed esaustive dei problemi
sollevati, ispirate dal desiderio di far
chiarezza su molti degli argomenti trattati appunto in queU'articolo intitolato
«Scarso impegno », articolo che presenta certamente luci stimolanti, ma
anche molte ombre su cui mi sorgono parecchi dubbi, in quanto contiene
cose dette usando un linguaggio da
iniziati che non contribuisce certo ad
una facile comprensione per i non
addetti ai lavori, consigli e suggerimenti di disimpegno a persone che
tton si capisce bene chi siano e che
infine non chiarisce quale obiettivo
ti po.'i, 0 si pone il tuo giornale.
Pesa in particolare e gravemente
che questo suggerimento qualunquistico più che paternalistico, molto personaje e destabilizzante, venga rivolto da un organo di informazione e magari anche di opinione, ma comunque
un organo di stampa ufficiale della
Chiesa Valdese-Metodista, in un momento particolare della legislatura.
Pesa anche e soprattutto questa ingerenza molto di parte e questa non
compieta rappresentazione di una realtà molto importante per la vita e il
futuin della Valle, peraltro in continua evoluzione, qual è appunto la Comun't.a Montana - USSL della Val Pellice: pesa negativamente e in un momento che certamente facile non è, e
che proprio per questo richiederebbe
un app'occio e un impegno più costruttivo.
La Comunità Montana è una realtà
ed una presenza in Valle che purtroppo vive oggi momenti difficili di
immagine e di operatività, non certo
creati da questa amministrazione ma
che hanno radici più profonde e vengono da molto più lontano.'
Problemi per i quali il sottoscritto,
credimi, si batte da oltre vent’anni a
tutti ¡ livelli istituzionali e non, senza
per questo ritenere necessario, o
sempre necessario, pubblicizzare una
azione e un impegno civile che è
una scelta di vita e non una scelta
per vivere.
A titolo esemplificativo voglio in
questa sede informare che l'azione
svolta dalla Comunità Montana Val
Pellice insieme alla Val Chisone sul
da te richiamato piano paesaggistico
del Comprensorio di Pinerolo, è stata
determinante per la sospensione di
un atto regionale molto grave e lesivo
degli interessi e delle scelte politiche locali; un episodio di cui noi fortunosamente siamo venuti a conoscenza e in queste settimane, in collaborazione con tutti gli Enti territo
riali compresa la Provincia di Torino,
stiamo elaborando osservazioni e proposte di modifiche che tengono conto,
oltreché della salvaguardia del paesaggio, anche dei nostri strumenti urbanistici e delle nostre esigenze.
Certo anch'io sono convinto di vivere una situazione di paralisi istituzionale e di incertezze normative ed è
per questo che sono sempre più convinto della scelta di una giunta unitaria.
La giunta unitaria non risolve soltanto un reale problema politico, ma anche legale e legislativo in assenza di
riforme e di competenze precise e in
assenza o in carenza di risorse finanziarie.
La situazione in cui siamo chiamati ad operare oggi è che senza le risorse e la delega dei Comuni, le Comunità Montane non sono in grado di
gestire o sono in grado di gestire molto poco.
La nostra Comunità Montana, negli
anni passati, per dar vita, gestire e
mantenere servizi sociali territoriali,
oltre alle risorse regionali, provinciali
e parte consistente del bilancio di
Comunità Montana e dei Comuni, ha
dovuto chiedere un’integrazione ai Comuni che in media si è aggirata sui
100.000.000 annui, situazione che solo
nel 1986 ha visto una soluzione politica con l'adozione dei criteri di ripartizione concordati con i Comuni per
gli anni dal 1983 al 1986.
Allora, tu capisci che non si tratta
più solo di buone scelte, ma di salvare quanto di buono la Comunità Montana ha saputo esprimere e costruire.
lo. Presidente dell’USSL - Comunità
Montana Val Pellice, non posso chiedere al Sindaco di Luserna San Giovanni di delegarmi ad esercitare funzioni e competenze che la legge gli
assegna in materia sanitaria, sociale, urbanistica, se non concordo un
programma.
Non posso chiedere airAmministrazione comunale di Rorà di gestire parte delle sue risorse finanziarie in nome di una politica e di una maggioranza che non condivide e che ha tutti i diritti di rifiutare.
Questa è la realtà e la verità, ci
piaccia o no.
Non si tratta di imporre ma di concordare progetti e programmi mediando e costruendo consenso attorno a
proposte di soluzioni a livello sovracomunale nell'interesse di tutti.
Una qualsiasi variante del Piano
Regolatore Intercomunale ha oggi dei
costi insostenibili per la Comunità
Montana mentre in passato riceveva
fondi mirati. Oggi si devono garantire,
nel rispetto delle scelte concordate
a livello territoriale, l’autonomia e le
competenze dei Comuni, in quanto
sono anche loro a dover gestire e
finanziare i Piani.
L'esperienza di un recente passato
ci deve pur aver insegnato qualcosa?!
Certo, forse in Consiglio è mancata
una « sana opposizione », ma a parte
il fatto che, se anche sana, un’opposizione è pur sempre sterile se non
a lungo termine e in funzione eletto
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tale, io sono convinto ohe non è mancato né il dibattito, né il confronto
tra i gruppi politici e i Comuni, e questo è decisamente stimolante e costruttivo: lo dimostrano significativi
obiettivi raggiunti, quali appunto la
gestione finanziaria con i Comuni del
settore assistenziale e l'avvio di nuoyi
progetti in collaborazione con strutture e risorse private presenti sul territorio, dall'Ospedale Valdese alle Case di ricovero per anziani non autosufficienti, all’utilizzo di strutture e
risorse per garantire sempre migliori
servizi, aH'avvio delle varianti al P.
R.G.I. e questa è solo una parte delle
attività svolte in quasi due anni di attività di questa Giunta.
Forse avremmo potuto fare di più,
trascurando meno certi settori economici, vitali per la nostra Valle, ma se
avremo tempo, pazienza e un po' più
di fiducia in una formula che non piace ai partiti e alle forze iprolitiche, ohe
piace poco ai Comuni, che sta in
piedi perché non esiste alternativa, e
ohe è estremamente faticosa per chi
ci crede e la vive dal di dentro, senza fini oscuri, senza posizioni di prestigio da difendere, senza verità o
dogmi da imporre, ma che crede nel
confronto come strumento operativo,
potremo fare e fare ancora molto.
Fare molto con i nostri funzionari,
al di là e al di sopra della buona volontà e delle capacità di alcuni, o
di molti, io sostengo di tutti, a qualsiasi livello e con qualsiasi tessera
abbiano in tasca.
Tanto credevo di dover precisare.
Ti ringrazio e ti saluto cordialmente.
Piercarlo Longo, Presidente
Comunità Montana-iUSSL 43 Val Pellice
verifica politica in corso. Queste discussioni non possoìio avvenire al chiuso, perché in questa situazione é difficile essere costruttivi. Non credo di
aver fatto un’indebita ingerenza se ho
chiesto questo.
3. Sono convinto che la dialettica
opposizione-maggioranza sia arricchente per il funzionamento delle istituzioni pubbliche, ma rispetto posizioni diverse come la tua. Il tempo dirà se
questa esperienza che state facendo sarà più efficace quanto alle cose realizzate di quella, più tradizionale, a cui
io mi riferisco
Giorgio Gardiol
« Quand mon coeur était assiégé de douleur, tes consolations
ont réjoui mon âme »
(Ps. 94: 19)
Dopo lunghi anni di sofferenza riposa nella pace del Signore
Mario Sereno
di anni 69
Con profonda tristezza, ma fiduciosi nel
ricordo della sua testimonianza di fede,
10 annunciano a funerali avvenuti la
moglie Nella Beux, la figlia Cristina col
marito Claudio Boer e i figli, Alessandra e Davide, il fratello Domenico con
la sua famiglia e i parenti tutti. Si
ringrazia sentitamente il personale sar
nitario ed ausiliario del Rifugio C. Alberto per le cure prcwligategli nell’ultimo periodo della sua esistenza, il sig.
Cuccureddu e la sig.na Alicette Jouve,
11 past. Zotta per l’assistenza spirituale,
i past. Ernesto Ayassot e Giorgio
Tourn per il servizio funebre, parenti
ed amici per i tributi di cordoglio alla
famiglia.
Torre Pellice, 25 settembre 1987.
Sono vicini con affetto al dolore di
Nella e Cristina, i consuoceri Piero e
Niny Boér, Silvio e Maura Boer e famiglia.
Caro presidente,
la tua lunga lettera {oltre il doppio del
mio scritto) mi consente di fare alcune
precisazioni :
1. Mentre accetto Vosservazione relativa al linguaggio troppo ermetico,
devo respingere Vaccusa di qualunquismo 0 paternalismo. NelVarticolo parlavo di ^^scarso impegno’’^ di alcuni
componenti della giunta. I fatti parlano da soli: il vicepresidente Gamba
è ormai da mesi a 10.000 Km. dalla
Val Pellice, nonostante il suo incarico
(problemi del personale, artigianato e
industria) necessiti una presenza assidua; l’assessore Calieri (che dovrebbe
occuparsi di urbanistica) è presente
solo a circa metà delle sedute di
giunta,^ e l’urbanistica non è materia
da poco nelle preoccupazioni della Comunità, mentre l’assessore Fornero è
presente solo ad un terzo delle sedute.
Questo nell’anno in corso.
E’ un dato di fatto che c’è difficoltà
per il numero legale delle riunioni di
giunta.
Il mio articolo voleva rìchiamare alla
responsabilità quanti erano stati eletti ed avevano accettato di svolgere un
servizio per la Comunità e anche chi,
pur facendo il proprio dovere — e
do atto volentieri del tuo personale impegno — per ragioni a me sconosciute,
ha lasciato che le cose si sviluppassero
in questo modo. E’ qualunquismo interrogarsi sull’etica della responsabilità dei politici? Credo di no e tanto meno per un giornale che vuole essere un
servizio di informazione per la popolazione valdese di queste valli che sempre ha fatto dell’etica personale uno
dei tratti caratteristici della sua identità.
2. Respingo poi l’accusa di ingerenza. Il momento è delicato, dici. Non
per questo bisogna non affrontare i
problemi. I cittadini della valle devono sapere cosa si sta dibattendo nella
Fiorella Pasohetto Davit partecipa
al dolore della madrina Nella Sereno
e di sua figlia Cristina.
« Ormai non avrai più bisogno
della luce del sole durante il
giorno, ne di quella della lunadurante la notte. Infatti io, il
Signore, tuo Dio, alluminerò
per sempre con il mio splendore »
(Isaia 60 : 19)
Il figlio, la nuora e i nipoti della
Massello, 13 settembre 1987.
« La tua grazia mi basta »
(Il Corinzi 12: 9)
I familiari di
Levi Coisson
riconoscenti per la grande dimostrazione di stima e di affetto tributata al
loro caro, neirimpossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro
che con fiori, scritti, parodie di conforto
e partecipazione ai funerali, hanno preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare al medico curante,
doti. Laterza, ai medici e personale infermieristico dell’Ospedale Valdese di
Torre Pellice, al past. Susanne I^bsch
ed ai viciniii di casa.
Torre Pellice, 23 settembre 1987.
Per i vostri regali... è sempre meglio:
PORCELLANE, CRISTALLERIE
ARTICOLI DI CLASSE PER LA CASA
VIA BUNIVA, 52 - 10064 PINEROLO - TEL. 0121/74194
« Gesù disse : io sono la resurrezione e la vita; chi crede in
me. anche se muore, vivrà »
(Giovanni 11: 25)
I familiari di
Giulia Paschetto
n. Revel
neirimpossiibilità di farlo singolarmente ringraziano tutti coloro che, in vari
modi, hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento -particolare ai pastori Bertolino e Gente e al medico curante dott. Graziano Madoglio.
S. Secondo, 17 settembre 1987.
« L’Eterno è il mio pastore;
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
I familiari della compianta
Enrichetta Sappé
ved. Bouchard
ringraziano indistintamente tutti coloro che sono stati loro vicini nella triste circostanza. Porgono un grazie particolare al pastore Paolo Ribet e al
dott. Valter Broue e a tutto il personale dell’Ospedale Valdese di Pomaretto.
S. Germano, 25 settembre 1987.
« Il vostro cuore non sia turbato, abbiate fede in Dio »
(Giovanni 14: 1)
La moglie ed i familiari del compianto
Leone Morel
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutte le persone che con
presenza, fiori, scritti e parole di conforto si sono imite a loro nella triste
circostanza. Un grazie particolare alle
care persone che sono state vicine a
Erminia, al dott. Chiusano, al pastore
Bruno Bellion ed a tutto il personale
medico e paramedico dell’Ospedale E.
Agnelli di Pinerolo.
Rorà, 21 settembre 1987
AVVISI ECONOMICI
Ida Tron ved. Tron
neirimpossibilità di fario singolarmente, esprimono tutta la loro riconoscenza
al personale tutto del Rifugio C. Alberto per le amorevoli cure prestate alla
loro congiunta. Ringraziano i pastori
Rellion e Lucilla Peyrot Meylre, tutte
le persone che sono state vicine in questa circostanza e tutti quelli che hanno
aiutato.
ANGROGNA vendesi rustico con terreno loc, Albarin. Tel. 0121/944279
festivo.
CERCASI signora o signorina età 3065 anni, referenziata, per compagnia coniugi anziani autosufficienti,
residenti in Torino, che dispongono
di aiuto domestico. Offresi vitto,
camera con servizio, trattamento familiare e compenso da concordarsi.
Richiedesi piccolo aiuto domestico,
-presenza -serale e -notturna. Telefonare allo 011/542588 ore pomeridiane e serali.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 27 SETTEMBRE 1987
Pinasca: FARMACIA BERTORELLO
Via Nazionale. 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 27 SETTEMBRE 1987
Luserna San Giovanni: FARMACIA
GAIETTO - Via Roma 7 - Telefono
909031.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
KJh:.
8
8
ecumenismo
25 settembre 1987
CONFERENZA INTERNAZIONALE A POTSDAM
NUOVA CALEDONIA
It:
r
Le chiese unite
Riflessioni sui diversi modelli di unità dei cristiani - E’ necessario
mettere insieme le forze anche nel campo del lavoro missionario
Canachi beffati
Dall'l airS luglio ha avuto luogo a Potsdam una conferenza intemazionale organizzata dal Consiglio mondiale delle chiese, con
la partecipinone di 45 membri
(per 24 nazioni diverse), in rappresentanza di chiese unite o in
via di unione. Per le chiese val^se e metodista erano presenti
il pastore Giulio Vicentini e Graziella Gandolfo Censi. In qualità di osservatori hanno assistito ai lavori un rappresentante
del Segretariato vaticano per la
promozione deU’unità dei cristiani e un metropolita del patriarcato ecumenico in rappresentanza della chiesa ortodossa. Il numero delle chiese unite o in via
di unione sta fortemente aumentando negli ultimi decenni e si
è sentita perciò la necessità di
avere incontri regolari in vista
di ulteriori scambi reciproci. Nel
corso di questo incontro (il quinto: gli altri si erano tenuti a
Bossey nel '67, a Lumum nel '70,
a Toronto nel 75 e a Colombo
nell’Sl) è stata analizzata la relazione tra unità visibile della
chiesa e sforzi per superare le
divisioni umane.
La conferenza era stata preparata dalla commissione « Fede e
ordinamento», sezione del CEC,
che ha lo scopo di superare l'autochiusura e l’autosufficienza
delle chiese cristiane e di portarle al dialogo reciproco.
Questo organismo segue con
particolare interesse Timpegno
per l’unione fra le chiese, veden
Il sogno
americano
(segue da pag. 1)
politici, amministrativi, pastorali e dottrinali. Molti applausi al
jjersonaggio, molte critiche al
teologo. Chissà se ripensando a
questa avventura americana, l’intrepido crociato, nella tranquillità delle stanze vaticane, tornerà con la mente al proverbio indiano che Donna Hanson ha citato nel discorso che gli ha rivolto per conto dei laici cattolici americani: «Non giudicare la
vita di un altro finché non hai
camminato sui suoi passi »? Le
premesse per uno scisma ci sono tutte. Ma non si realizzerà
perché, nonostante il papa, alla
base della piramide ecclesiale si
può discutere, dialogare, abortire, divorziare, e rimanere « buoni
cattolici ». Nonostante il papa si
può fare deU’ecumenismio. Ma
senza papa tutto sarebbe più facile. L’ultima immagine di questo viaggio viene dal nord del
Canada, Fort Simpson, dove Giovanni Paolo II è sceso in mezzo a una folla di quattromila indiani vestito con dei paramenti
che ricordano i costumi antichi
dei nativi americani. Anche qui
il solito rituale che abbiamo imparato a conoscere e che riscuote tanto successo.
Ma l’atmosfera, dalTultimo viaggio sia in Canada (1984) sia negli Stati Uniti (1979), è ormai
cambiata. « La chiesa cattolica
non è un supermercato dove
ognuno prende ciò che gli serve »,
ha detto l’arcivescovo Pilarczyk
di Cincinnati.
Mentre il grosso jet della
Trans World Airlines riporta il
pontefice a casa, la consegna passa ora ai vescovi nel frenare e
indirizzare le libertà individuali
e spirituali che sono alla base
di una crescente insoddisfazione
e di desiderio di indipendenza
nei confronti di Roma.
Giuseppe Platone
do in esso non solo una forma
concreta di dialogo, ma la capacità di superare barriere, non solo teologiche, attuando progetti
reali.
Nel corso della settimana sono stati letti e commentati insieme alcuni passi biblici: Ezechiele, 36 e 37; I Corinzi, 1, 12, 13;
Geremia, 11.
Negli incontri serali alcune
chiese unite hanno illustrato il
loro modello di strutturazione.
Per conto nostro abbiamo presentato un breve profilo delle
nostre chiese, inquadrandole poi
nel contesto storico-politico-culturale della realtà italiana. Sono
stati poi riassunti i punti principali del « Patto d’integrazione »,
ed è stato presentato, a titolo
esemplificativo, il lavoro che viene svolto nelle due chiese integrate di una città come Milano.
Si è inoltre accennato al lavoro
della FCEI, e a questa presentazione è seguito un vivace dibattito.
A introduzione dei lavori era
stato distribuito un testo del pastore americano Paul A. Crow:
Riflessioni sui modelli di unità
dei cristiani. A questa relazione,
in cui l’autore aveva individuato
alcuni criteri per catalogare le
varie unioni finora esistenti nel
mondo, si è spesso fatto riferimento nel corso dei lavori. Inoltre, affermava l’autore, i modelli di unione cambiano a seconda
delle particolarità locali (ad esempio il consiglio delle chiese
del nord-india, la federazione inglese, le chiese associate della
Nuova Zelanda, la chiesa unita
dell’Australia, le chiese unite del
Camerún, ecc...) ma si può dire
che il « concetto di solidarietà »
è alla base di ogni unione.
Nel corso della conferenza sono stati presentati tre lavori fondamentali, intorno ai quali si è
svolto un ampio dibattito.
— Vivere in una chiesa unita
nella ricerca dell’unità, relazione in cui il past. Elizabeth Welch
ha parlato del caso della città
inglese di Milton-Keynes, una tipica « new town », sorta dopo
l’ultima guerra, che si è distinta per la creazione di un’unica
struttura ecumenica che unisce
e rappresenta aH’estemo le chiese di cinque denominazioni.
— Alan Black, della chiesa unita dell’Australia, ha parlato su:
Unità, rinnovamento e partecipazione in chiese unite o in via
d’unione, ponendosi un interro
gativo: la chiesa unita riesce a
conciliare tradizioni e partecipazione di tutto il « popolo di Dio »
(compresi: minoranze etniche e
culturali, donne, giovani, laici,
ecc...)?
Per avere una vera unione bisogna educare tutti i membri di
chiesa: è dalla base che può crescere e svilupparsi una vera unione. Senza rinnovamento l’unione si limita ad essere istituzionale. Il rinnovamento è un dono
dello Spirito santo che porta
nuova vita agli individui e alla
comunità.
— Con la relazione su Modelli
di missione e diaconia per chiese unite e in via d’unione, L. Boseto, vescovo della chiesa unita
della Nuova Guinea, ha offerto
lo spunto per un ampio dibattito sulla missione. Essa non è
un programma della chiesa, ma
espressione della sua stessa natura. Le chiese unite, dunque, ricercano l’unità anche per la missione, ritrovtmdovi nuova energia e nuovo slancio per il loro
servizio nel mondo.
Le chiese, inoltre, dovrebbero
unire le loro forze nel lavoro
missionario. Tale esigenza è
maggiormente sentita là dove i
cristiani sonO' una minoranza, e
questo per due motivi: per conoscere il lavoro svolto dalle altre chiese al fine di trovare nuove forme di cooperazione e per
evitare sovrapposizioni d’intervento; e per offrire alla popolazione di confessioni e tradizioni
diverse un’unica testimonianza
della Parola di Dio.
A proposito di chiese che « danno » e chiese che « ricevono », i
rappresentanti del Terzo Mondo
hanno avuto parole dure verso
le chiese europee e nordamericane, affermando tra l’altro che le
comunità con maggiori risorse
materiali non devono padroneggiare e controllare i partners più
bisognosi, ma devono essere
aperte e ricevere con umiltà i
doni spirituali del fratello materialmente più povero.
Intorno a questo tema si è parlato anche di unità come condivisione delle sofferenze. Gesù,
venendo sulla terra, ha preso
parte alle sofferenze umane, ed
i cristiani sono dunque invitati
ad identificarsi in Cristo: non
si può testimoniare autenticamente l’amore, la pace, la giustizia, senza voler soffrire insieme.
Graziella Gandolfo Censi
Claudiana editrice
GIOVANNI CALVINO
Il «Piccolo trattato
sulla Santa Cena»
nel dibattito sacramentale della Riforma
a cura di G. Tourn, pp. 159, L. 14.800, « Testi Riforma » n. 15
Il contributo chiaro e profondo di Calvino alla disputa
che ha diviso il fronte della Riforma. L’espressione di una
fede evangelica in cui il protestantesimo moderno si riconosce nella sua totalità. La piattaforma ideologica dell’ecumene evangelica in tema di sacramento. Appendice di testi delle
varie tendenze riformate.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
Ha avuto luogo domenica 13
settembre, in Nuova Celedonia,
il referendum sull’autodeterminazione, da più parti ritenuto* inutile ed inopportuno. Il risultato
era infatti scontato in partenza
dal momento* che i canachi, che
aspirano aH’indipendenza delle
loro terre, si erano dichiarati
contro il referendum e pronti a
disertarne le urne, mentre tutte
le altre etnie: caldosci (discendenti dei coloni francesi), polinesiani, wallisiani, vietnamiti,
ecc., avevano tutto da guadagnare a restare nello status quo, cioè
strettamente legati e dipendenti
dalla Francia. Il ministro per i
DOM-TOM (le ultime colonie trasformate in dipartimenti e territori francesi) Mr. Pons ha continuato per la sua strada e non
si capisce proprio di cosa possa ora rallegrarsi. Rimane un popolo — i canachi — reso minoritario sul suo territorio dalla politica immigratoria del governo
francese, sempre più amareggiato
e spinto nell’orbita di chi ha interesse a causare disordini in casa altrui; mentre le altre etnie
ne escono inorgoglite e sempre
più aggrappate ai privilegi acquisiti con la copertura delle armi
del potere complice.
Quello dei DOM-TOM diventa
sempre più un rompicapo per
i governanti francesi. Dopo che
il governo socialista si era avviato verso una lenta autonomia
di questi territori, l’attuale governo cerca di salvare le ultime
briciole di quella che era stata
la grandeur francese.
Alcuni mesi fa la rivista Etnie
(n. 12/1986, V.le Bligny 22, 20136
Milano) ha pubblicato un lungo
e documentato articolo di Tavo
Burat in cui la presa di posizione attuale dei canachi viene analizzata alla luce di tutta la storia della colonizzazione di queste terre, ed il loro desiderio di
raggiungere Tautonomia fatto risalire al profondo senso del legame con la terra.
La Chiesa Evangelica della
Nuova Caledonia, membro della
CEVAA, aveva preso posizione
contro il referendum ed espresso la propria preoccupazione in
un comunicato diffuso negli ambienti ecumenici ed in quelli politici.
« La Chiesa Evangelica della
Nuova Caledonia e delle isole
della Loyauté vuole esprimere la
sua più viva inquietudine di fronte all'attuale situazione. Assistiamo infatti a delle azioni indegne
di un paese che si vuole democratico:
— Rifiuto di prendere in considerazione le flagranti ingiustizie che si incontrano in questo
territorio;
— Presenza e azioni intimidatorie dei militari nelle tribù;
— Disinformazione o informazione a senso unico;
— Pressioni esercitate con
l’aiuto del denaro.
La Chiesa Evangelica si è sem-/
pre pronunciata contro la violenza, da qualsiasi parte venisse,
ed a favore della riconciliazione
in un rispetto reciproco delle popolazioni che abitano questo paese.
Essa è convinta che gli ultimi
atti del governo francese non
solo ridicolizzano coloro che attraverso il cammino della nonviolenza vogliono esprimere agli
occhi del mondo la propria dignità di uomini creati ad immagine di Dio ma ancora di più
scava il fossato che esiste fra
le etnie che vivono su questo territorio.
Il popolo canaco, popolo troppo a lungo privato dei propri
diritti dal potere in carica, vede
nuovamente i suoi diritti e la
sua libertà di espressione beffeggiati.
La Chiesa Evangelica ci invita
ad essere uomini liberi e donne
libere, ad immagine stessa di Cri
sto, ed a scoprirlo nel nostro
prossimo.
In modo conforme alla propria missione, la Chiesa Evangelica fa appello alla coscienza di
tutti coloro che abitano questo
paese e che asipirano ad una
maggiore giustizia affinché non
si lascino coinvolgere da tali pratiche.
La Chiesa Evangelica in Nuova Caledonia e nelle isole della
Loyauté, in questo momento, che
rischia di essere ancora difficile, fa appello alla responsabilità
di ciascuno per avviarsi insieme
verso una maggiore giustizia,
che sola porterà pace a questo
paese.
Prega il governo francese di
ristabilire nuovamente la libertà
di espressione nella Nuova Celedonia ».
Tutte le comunità ed i credei ti sono stati invitati dalla Chi ■sa Evangelica ad una giornai i
di digiuno e preghiera, per ì a
domenica 6 settembre, sul t
ma: «Beati quelli che hani )
fame e sete di giustizia perché
saranno saziati ».
NeH’invito veniva specificalo
che « la preghiera non è un rifugio o una scappatoia, ma e-ige che noi stessi cerchiamo di
fare, con l’aiuto della grazia J.i
Dio, quanto chiediamo al Sigi iore ». E questa idea veniva cr ;ì
specificata:
— « Di fronte alle ingiusti ie
che regnano in Nuova Caledoi.ia,
la preghiera è un modo di rironoscere che i problemi che iove affrontare il nostro paese ono così pesanti che non pò- i limo affrontarli con le nostre sole forze.
— La preghiera è un mezzo
profetico p>er annunciare al mondo ed al nostro paese la nostra
speranza nel Regno di Dio. Perché esiste una speranza per il
futuro. Ma annunciare il Reir.o
di Dio significa inevitabilmei e
entrare in conflitto ed affron lire le dure realtà dell’anti-reri.*!.
Cioè entrare in conflitto con
situazioni di oppressione, di alà nazione, e di potere.
— Sono i figli di Dio ‘.!*e
pregano. Impegnandoci insieme
nella preghiera, proclamiamo al
nostro paese che siamo figli dello stesso Padre; nello stesso tempo confermiamo la nostra 11 aternità, offrendo noi stessi a lui,
che è il modo attraverso cui la
giustizia e la pace trionfano ».
Renato Co'isson
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Florio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo Benecchi
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nit
ti, Piera Egidi, Claudio H, Martelli
Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Mas
simo Romeo, Cesare Milaneschi
Marco Rostan, Mirella Scorsonelli
Liliana Viglielmo.
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Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. 011/
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