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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Past. TACCIA Albsrto
10060 AK3ROONA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N. 40
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TORRE PELLICE - 11 Ottobre 1968
Ammiii. Oaudians Torre Pellico • C.CJ*. 2-17557
Liberi in Cristo nel nostre ßnipo
GLI EVANGELICI SPAGNOLI
iiTi ìllo mm
Sulla parete interna dei vecchi
tempii deile Valli Valdesi si trovaci sptisso la iscrizione dei dieci
tornandamenti. Essi s’imponevano ai 1 edeli come atto di accusa e
richiamo al pentimento. Ultimamente fui molto colpito dal trovare, invece del Decalogo, la semplice scritta paolina; « Cristo ci ha
affrancati affinché fossimo liberi».
Pensai alle ragioni, che potevano
avere spinto quella comunità a
un cambiamento del genere. Ritengo che, dietro quella situazione, si
delinei una esigenza profondamente avvertita da molti nelle nostre
comunità; la sete della libertà del
cristiano, dentro e fuori dei nostri
templi, per non ricadere nel rischio delle casistiche, delle scomuniche reciproche, e soprattutto
nella terribile perdita del centro
dell’Evangelo, così vibratamente
annunziato da San Paolo alla chiesa dei Calairattrappita nella
paura, avvilita nella testimonianza, incerta nell'azione. Dobbiamo
oggi più che mai avvertire la portata creatrice della libertà cristiana per vivere nella linea dell’etica
della grazia, vale a dire in un comportamento che derivi dalla coscienza della liberazione, che ci è
data in Cristo.
Cristo ci ha affrancati: è il grande annunzio dell’apostolo, è il
messaggio che la Riforma ha rimesso in luce di fronte al sacramentalismo ed alla gerarchia medioevali, è i! centro della predicazione di tutte K chiese evangeliche.
Si deve di>c che « purtroppo »
questa predicazione non ha affatto perduto la sua attualità? Perché?
Perché si riformano in noi ed intorno a noi, nelle grandi e nelle
piccole comunità, le condizioni, gli
ostacoli, le esitazioni, le paure, le
leggi, le. tradizioni analoghe a quelle che la vecchia comunità dei Calati aveva .sperimentato. Ogni generazione accumula le reti, che la
rendono schiava: ogni generazione
con i suoi giovani e con i suoi anziani, con i suoi artefici ed i suoi
demolitori fabbrica le sue prigioni. San Paolo ci parla di servi
del peccato, della concupiscenza,
San Giovanni ci parla della schiavitù del rodio, della paura, la lettera ai Calati ci parla della schiavitù della legge. La Rifoi'ma rifiutava le definizioni dell’uomo, che
dimenticassero o diminuissero la
realtà oggettiva di queste schiavitù. E chi potrebbe dire che questa
storia è finita? Chi potrebbe dire
che il peccato non regna più, che
l’odio è scomparso? Non ci troviamo, in questi tempi più che mai,
■ olniti dalla proliferazione delio; ì io, della violenza, della paura,
deli oppressione, dell’ipocrisia,
non vediamo queste forze ingigantire, rali'orzarsi, divampare, assumere dimensioni nazionali ed internazionali tali, da colpire da tutte le parti il piccolo uomo, che
noi siamo, sì da togliergli il respiro?
Ma il discorso non finisce qui.
I .'i lettera ai Calati parla in modo
spi oifico di una schiavitù, dalla
quale i l chiesa fatica a liberarsi:
è la schiavitù della legge. Questa
si riforma in varie maniere. Si riforma quando le nostre chiese
pensano di potere menare una vita
tranquilla e beata, guardando con
una certa superiorità le acque limacciose del fiume della storia
umana, come se fosse un’altra storia, sulla quale il compito della
chiesa consisterebbe soltanto o in
una benevola benedizione oppure
in una dura scomunica. Ma quella
schiavitù ridiventa grave anche
quando c’incapsuliamo nelle nostre confessioni di fede, nelle nostre tradizioni, nei nostri principi
ed allora tutte queste cose, che
potrebbero diventare un motivo di
gratitudine, diventano un vincolo
per la nostra coscienza, perchè si
pongono accanto all’Evangelo della libertà e diventano una catena
che si sostituisce all’Evangelo, lo
fa tacere, lo soffoca, lo sopprime,
proprio quando crede di difenderlo e di sostenerlo. Allora si formano dei parossismi, che vengono
scambiati per fedeltà e delle casistiche, che si scambiano per onestà. Anche nella chiesa si ricade
allora sotto la servitù della paura
e l’ampio respiro della fede si fa
affannoso e ansioso.
L’affermazione paolina: « Cristo
ci ha affrancati » è tratta dalla nomenclatura giuridica connessa con
l'antico istituto della servitù. Il significato è duplice: Cristo ci ha
riscattati dai vari padroni, scelti
o non scelti da noi in modo consapevole, Cristo ha posto su noi il
segno della nostra appartenenza
a Lui. Nel catechismo di Heidelberg il catecumeno deve rispondere: « La mia unica consolazione in
vita ed in morte sta nel fatto che
col corpo e con l’anima, in vita ed
in morte, non sono più mio, ma
appartengo al mio fedel Salvatore
Gesù Cristo ». Siamo liberi non
per un nostro buono e clemente
umanesimo, per una nostra buona volontà naturale o perchè abbiamo domato i demoni, che sono
in noi, con una valida sapienza
mondana, ma perchè Cristo ci ha
liberati facendoci Suoi amici. Cristo ha cancellato il nostro peccato, ha spezzato le ragioni della nostra paura, ha spezzata l’autorità
di una legge, che non riconosce la
potenza dell’Evangelo del perdono.
Nella dichiarazione paolina, oltre
all’eco della proclamazione messianica (« trarre dal carcere i prigioni e dalle segrete quelli che giacciono nelle tenebre » Isaia 42,7) vi
è tutto il pathos, la tensione di una
grazia, che si avvicina all’uomo e
lo redime nella pienezza di una libertà ritrovata!
Cristo ci ha affrancati, affinchè
fossimo liberil Vi è chi traduce:
affinchè diventiamo uomini liberi.
Nel testo greco vi è la ripetizione
della parola « libertà ». La traduzione letterale è: per la libertà, in
vista della libertà. Come il peccato è raffigurato, nel pensiero dell’apostolo Paolo, come uno strozzino che si fa pagare il suo alto interesse, così ora la libertà è presentata come una realtà a sè stante,
come una persona. Questo mette
in luce il carattere di questa libertà vera, che viene data in Cristo:
libertà responsabile, libertà che
implica una risposta coerente a chi
l’ha data, libertà profonda, che
scuote le fibre più intime dell’anima ma deve tradursi in azione
quotidiana. Una libertà vissuta così radicalmente che l’apostolo ci
dona due esortazioni. La prima:
siate fermi, saldi, arroccati, costruiti, edificati su questa liljerazione, figli e non solo avventizi
della libertà. E l’altra; non vi lasciate di nuovo porre sotto il giogo della schiavitù. Nella nuova traduzione inglese: Rifiutate di essere legati al giogo. Non si potrebbe
essere più realistici, nè si potrebbe
meglio esprimere questa condizione dell’uomo cristiano, che non si
può più vendere, perchè è stato
comprato a gran prezzo ed ogni
passo indietro costituirebbe un
tradimento della vocazione, che
gli è stata rivolta.
La libertà del cristiano non si
configura come un articolo di un
codice detto cristiano, ma come
una realtà creatrice, che si attua
lungo il cammino della libertà. La
libertà passata spesso non è più
libertà. E la libertà vera si attua
nella lotta. Di qui il senso della
esortazione apostolica; « Soltanto
non fate della libeffà un’occasione
alla carne, ma per mezzo dell'amore servite gli uni gli altri ». Libertà
vera è servizio autentico verso il
fratello, nel dono e non nella prepotenza subita o imposta, nell’amore e non nella Vendetta. Non
vi sono norme esteriori, leggi ecclesiastiche, che possano in qualunque maniera essere un surrogato, un sostituto della libertà, che
Cristo ci ha data. La nostra vita
deve essere e draentare ogni giorno l’avventura dellalibertà cristiana vissuta neH’arnore.
A Vedersò, a pochi'passi dal Mare del Nord, nello Jutland, in uno
dei tanti piccol; paesi danesi e dietro ad una lidie tante piccole
chiese danesi, a i è unaJomba tutta
coperta di briuùiiejna con un solo
nome: Kay Munk, il nome del pastore luterano * he?'à causa della
sua predicazioj i della libertà del
cristiano era s ; n to eliminato con
la violenza nei gennaio 1944. La
libertà, alla quale sismo stati chiamati, non è naia gratuitamente; è
nata da una croce. È la libertà, alla quale siamo chiamati, non richiede da noi piccale o grandi rinunzie, chiede la vita. Ma al
termine di un simile cammino vi è
sempre chiarezza di luce.
Carlo Gay
PE« AnEIBE lA lIBEm’ BELIEIIISA
Abbiamo ricevuto la corrispondenza che qui pubblichiamo dal pastore Humberto Capò di Madrid, segretario generale della Iglesia Evangélica Española.
Seguiamo sempre con il più vivo interesse i fratelli di Spagna nelle loro difficoltà e nella loro testimonianza alla libertà cristiana.
La Chiesa Evangelica Spagnola,
l’Unione Evangelica Battista e la Chiesa Spagnola Riformata Episcopale sono state concordi nel decidere di non
chiedere la loro iscrizione nel registro
delle « associazioni confessionali », a
causa delle difficoltà o degli impedimenti che rappresentano per loro certe condizioni dell’attuale Legge « che
regola Tesercizio del diritto civile alla
libertà in materia religiosa ». I rappresentanti di queste tre organizzazioni
ecclesi-astiche hanno deciso di ruiire i
loro sforzi per la libertà religiosa e di
consultarsi a vicenda nelle loro azioni
e nel loro dialogo con l’Amministrazione governativa. Questi tre raggruppamenti costituiscono il 50% delle comunità evangeliche in Spagna.
Invece circa 160 comunità religiose
non cattoliche hanno chiesto l’iscrizione nel registro di cui sopra : si tratta delle comunità israelitiche, di quelle.
dei Mormoni e della Christian Science.
Si constata che la Commissione Interministeriale per la libertà religiosa,
presieduta dal sottosegretario alla Giustizia, Alfredo Lopez, non ha fatto alcuna obiezione agli statuti presentati separatamente da ciascuna delle
comunità evangeliche e li ha accettati.
Gli statuti affermano fra l’altro, che la
comunità pensa di dover realizzare la
propria attività d’evangelizzazione con
tutti i moderni mezzi di comunicazione. L’autorizzazione data a queste comunità per le loro attività segnala che
esse dovranno svolgersi secondo le disposizioni particolari vigenti in ogni
A CinisfìUo, nella cintura industriale milanese
Si è aperta la Scuola Media
serale “J. Lombardini,,
Il 1° ottobre, un progetto accurata
mente studiato e preparato ha cominciato a tradursi in realtà. Alle origini
di questo progetto sta un’iniziativa della Chiesa valdese di Milano e della Tavola Valdese mirante a costituire un
centro di testimonianza evangelica
nenia cintura industriale di Milano,
secondo questi caratteri essenziali: 1)
azione evangelica attraverso l'incontro
con gli uomini del luogo nella realtà
della loro condizione umana; 2) presenza attiva e partecipe nel tessuto sociale e culturale del mondo in cui.essi
vivono; 3) azione unitaria nel rapporto con le altre Chiese evangeliche presenti a Milano. In questi tre anni di
preparazione queste tre linee hanno
sempre sostanzialmente guidato il lavoro.
La responsabilità teorica e pratica
di questo programma è stata assunta
da un gruppo di circa 25 « giovani adulti », in buona parte provenienti dall’antica unione giovanile unitaria di
Milano e composto in maggioranza dì
studenti universitari, insegnanti e tecnici; dal punto di vista denominazionale è costituito da una maggioranza
di valdesi, ma con una sostanziosa aliquota di metodisti e alcuni battisti, godendo pure della collaborazione e consulenza di amici evangelicamente indipendenti o privi di collocazione ecclesiastica.
Il problema fondamentale che ha
assillato questo gruppo è stato: come
realizzare una presenza evangelica
nella cintura milanese senza farsi portatori d’un protestantesimo tradizionale e borghese, ma d’altra parte senza
cedere alla moda della "testimonianza
implicita” (cioè muta) che tanta devastazione sta producendo nel mondo
protestante di oggi? La risposta non è
stata ancora trovata in modo soddisfacente, ma alcuni elementi sono stati abbozzati nelle decisioni prese via
via dal gruppo:
a) Il lavoro del gruppo viene condotto in diretto collegamento con la
modesta realtà della diaspora evangelica della cintura industriale. Non solo
un membro del gruppo è pastore di
questa diaspora, ma alcuni membri
collaborano attivamente alle "classi
che” attività necessarie per la sopravvivenza e lo sviluppo di nuclei evangelici dispersi : visite, scuola domenicale,
diffusione della stampa evangelica,
riunioni.
D’altra parte in questi anni è apparso chiaro che tale diaspora non è attualmente in grado di diventare essa
stessa, direttamente, un fermento
evangelistico nell’ambito eterogeneo
che la circonda : la pressione delle forze sociologiche e dei problemi personali. l’i^lamento e le difficoltà delle comunicazioni sono tali da rendere lunga e aifficìle la via che conduce a un
inserimento attivo, come credenti, nella realtà circostante.
b) Si rende dunque necessario un
intervento organico e diretto in una
zona particolare della cintura industriale da parte di un gruppo dotato
di una certa coesione vocazionale e di
una certa disponibilità di tempo e di
energie.
D’altra parte questo intervento non
può avere un carattere puramente verbale : nelle grige periferie industriali di
oggi non esiste un Aeropago in cui
sia possibile recarsi per annunziare
TEvangelo; i centri della vita associativa sono tendenzialmente disertati,
una pseudocultura standardizzata domina attraverso il potere implacabile
dei mass media, l’uomo di oggi è un
consumatore (anche di beni religiosi,
all’occorrenza), ma non certo un uditore disponibile.
In altri termini TAeropago di oggi
dev’essere inventato, in diretta contrapposizione alle prevalenti tendenze
alla massificazione e all’atomizzazione della vita sociale. Altrimenti la predicazione evangelica rischierà di essere avvertita come uno dei tanti prodotti ideologici che vengono immessi
sul mercato del tempo libero, e per
giunta come il prodotto di una modesta iniziativa artigianale, in un mercato dominato dai monopoli ideologici
che ben conosciamo (ivi comprese le
ideologie hrutalìzzanti di cui sono massimi portatori il cinema e la tv).
c) Un primo tentativo d’intervento è quello costituito da una comu
(continua a pag. 6)
settore (stampa, radio, insegnamento,
ecc.).
Nessuna difficoltà .hanno incontrato le chiese non iscritte al registro delle « associazioni confessionali » del Ministero della Giustizia, costituito in
applicazione della Legge sulla libertà
religiosa a partire dal 1 giugno 1968.
Alcune pratiche concernenti matrimoni o l’apertura di nuovi locali di culto
hanno trovato una soluzione analoga
al regime di tolleranza religiosa vigente prima dell’emanazione della -Legge.
Si risente tuttavia la pressione delle
esigenze legali, ad esempio per l’autorizzazione alla pubblicazione di bollettini o riviste, alle attività di scuole e
altre.
NUOVI LUOGHI DI CULTO DI
CHIESE NON ISCRITTE
A Torrepacheco (Cartagena), ad Alacuas (Valencia) e a Vallecas (Madrid)
l’Unione battista ha aperto nuovi luoghi di culto senza impedimenti legali
e anzi, nel caso di Alacuas, con autorizzazione del Governatore civile. Siccome si tratta di una Chiesa non
iscritta, è il principio di diritto individuale al culto religioso, con possibilità di celebrarlo con altri, senza
autorizzazione speciale, che permette
l’apertura di un luogo di culto, senza
che ciò significhi che la comunità sia
riconosciuta come « associazione confessionale » nè che siano autorizzate
sue attività che non siano cultuali. Lo
stesso caso si è riprodotto per la Chiesa Evangelica Spagnola a Badalona
(Barcellona), a Ciudad Reai e a Puebla de Hijar (Temei). Questo autorizza a credere che la Legge sulla libertà
religiosa non è stata messa in funzione in modo rigido nè radicale, ma che
rimane aperto il periodo di rodaggio e
di transizione.
DIFFICOLTA’ NELLE CASERME
La stampa spagnola ha dato notizia
delie difficoltà incontrate, in varie località, da quattro soldati protestanti
al momento del loro giuramento, perchè si voleva costringerli a partecipare
alla messa cattolica, legata alla cerimonia militare. L’intervento dell’alta
autorità militare ha impedito il pericolo di disubbidienza disciplinare di
cui i soldati protestanti sarebbero stati colpevoli non inginocchiandosi durante la messa. L’autorità ha dichiarato nettamente che le disposizioni ufficiali del regime militare sono state
adattate alla Legge sulla libertà religiosa per ciò che concerne i soldati
non cattolici e che anche la messa,
ufficialmente legata alla cerimonia del
giuramento, non dev’essere imposta, il
che non era stato ancora compreso da
certi capi di caserma.
ALLA RADIO
La Chiesa Cristiana Avventista del
Settimo Giorno ha ottenuto, per il suo
Dipartimento della Temperanza, Tautorizzazione per un’emissione radiofonica settimanale della durata di mezz’ora.
AUTORIZZATO
UN LIBRO SU LUTERO
Un’antologia di Martin Lutero, preparata da tre scrittori protestanti sp^
gnoli — Gutierrez Marin, Grau e Giralt — è stata finalmente autorizzata,
dopo alcune difficoltà. La prefazione
del libro è stata scritta da uno scrittore laico cattolico ben noto, impegnato
nel movimento dell’Azione cattolica,
Enrique "Miret Magdalena.
RIUNIONE DEL GRUPPO MISTO
IN SPAGNA
Il segretario nazionale della Conferenza dei vescovi cattolici di Spagna
ha annunciato che la prossima riunione del Gruppo misto di rappresentanti
del Vaticano e del Consiglio ecumenico delle Chiese si terrà in Spagna, a
una data non ancora precisata.
Humberto Capò
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pag. 2
11 ottobre 1868 — N.40
Una grande occasione mancata
l/ìllar Perosa: anno zero
Entro breve tempo a Villar Perosa
si inizieranno i lavori per la costruzione di un secondo locale di culto. Intanto una prima pietra simbolica è stata deposta, accompagnata da una piccola cerimonia privata e circondata
daU’indifEerenza o dall’ignoranza della comunità.
Ancora una volta trionfa il principio secondo cui chi ha i soldi la ciò che
vuole ; già ne abbiamo avuto un esempio quando tempo fa il pastore faceva
costruire a sue spese un campanile per
appendervi la campana ricevuta in dono dalla Germania, Con lo stesso diritto, un qualsiasi membro di chiesa
potrebbe far costruire un pollaio davanti all’ingresso della cappella; purché paghi lui, naturalmente.
La comunità di Villar possiede una
bella cappella prefabbricata (oltre 200
posti a sedere); l’interno offre numerose possibilità di impiego, tra cui quella di trasformare il locale di culto in
una sala da pranzo per eventuali agapi. Dalle fondamenta, il lavoro gratuito di diverse persone della comunità
ha ricavato una sala, usata di solito
per organizzare delle cene e per i corsi
di scuola domenicale; accanto c’è ancora una piccola ma funzionale cucina. Ora il pastore è convinto che se
le cose a Villar vanno piuttosto male,
ciò è da attribuirsi soprattutto al fatto che i suddetti locali non attirano
l’interesse e la partecipazione della comunità, per cui la costruzione di un
nuovo tempio in muratura farebbe risorgere automaticamente l’impegno e
la responsabilità della comunità (Praly
ne é un esempio?). Il fatto che non vi
sia un presbiterio ed il pastore sia costretto a pagare l’affìtto sembra iion
interessare nessuno; non è il presbiterio che si vuole, così come un eventuale asilo infantile è preso in considerazione solo nella misura in cui riesce a
concentrare l’interesse per la costruzione del tempio (avendo un nuovo
tempio, la cappella dovrebbe funzionare da asilo infantile). Insomma si
vuole il tempio; questo e non altro.
In verità la campagna per la costruzione del tempio era cominciata già
prima che la cappella stessa fosse ultimata; la si trovava troppo piccola,, di
legno, senza campanile, insomma inadatta. Di qui ogni occasione per convincere la comunità della assoluta necessità di un tempio in muratura era
sfruttata. E poi c’era nello stesso tempo un motivo di « revanche » verso i
Cattolici; sarebbe stato l’unico tempio
valdese alle Valli, sulla sinistra del
Chisone. Questa era la testimonianza
che la comunità poteva dare ai fratelli Cattolici che un tempo bruciarono
il tempio di Villar. Infìne_i Cattolici,
appena dopo la costruzione della cappella, avevano a loro volta costruito
una nuova cappella, proprio dietro la
casa del pastore; dunque questa era
una buona occasione per dimostrare
che anche i Valdesi sono pronti a qualsiasi sacrificio (soprattutto con i marchi tedeschi!) pur di non lasciarsi sopraffare dalla Controriforma cattolica.
Ma esaminiamo brevemente la situazione industriale quale si presenta oggi a Villar Perosa ed in cui vive la comunità stessa.
In due anni, dal 1963 al 1965, la mano
d’opera presso gli stabilimenti Riv-skf
è diminuita di ben 1014 unità, riduzione che continua tuttora, sebbene con
delle punte assai meno elevate (sarebbe interessante conoscere le statistiche aggiornate). Non è una novità per
nessuno che l’intenzione del piano regolatore è quella di smantellare buo
na parte della lavorazione attuale della Riv-skf per trasferirla nella zona
cuscinetto industriale a sud di Pinerolo, o comunque fuori dalle Valli. E non
deve trarre in inganno nessuno l’ammodernamento in corso alla Riv-skf ed
il nuovo nucleo della Fiat in costruzione nel territorio stesso di Villar Perosa; è chiaro che non si creerà alcun
nuovo posto di lavoro, ma nella migliore delle ipotesi si procederà al trasferimento dei pendolari che dalla Val
Chisone scendono fino a Torino per il
lavoro. Né si possono nutrire speranze
circa il nuovo fabbricato in via di perfezionamento, sorto al confine tra i
comuni di Pinasca e di Inverso Pinasca per la lavorazione del marmo di
Rocca Bianca.
Evidentemente la situazione industriale quale si presenta oggi e per il
prossimo futuro non presenta nessuna
speranza circa la possibilità di fare di
Villar Perosa un centro industriale in
sviluppo. La situazione è chiaramente
bloccata, e questo lo hanno capito diverse famiglie venute a stabilirsi a
Villar nella speranza di trovare un lavoro e poi ripartite per una diversa destinazione. In questa situazione, l’afflusso di nuovi membri di chiesa da altre parrocchie, un tempo assai elevato,
è assolutamente impensabile; la situazione è chiara.
E sarebbe certamente sufficiente tener conto di questo fatto per accorgersi
dell’assurdità, deiranacronismo, della
mancanza assoluta di prospettive circa la costruzione di un nuovo tempio.
Ma è altrettanto chiaro che né questo
ne altri motivi di pari concretezza e
realtà varrebbero per convincere il pastore e per convertirlo dalla sua idea.
Purtroppo qui da noi si è ormai « lasciato correre troppo » questa ed altre
idee, ed ora se ne paga il fio. Ma questo non è prima di tutto colpa della
comunità o della «particolare ed insensata idea del pastore », ma (mi si
perdoni l’ardire) della Tavola; non
già che la Tavola non avesse capito la
situazione in loco anzi, l’aveva capita
troppo bene, e per timore che qualche
pastorucolo piuttosto competente in
questioni operaie (non basta, caro pastore, la tazza di caffè offerta dalla comunità — assente — agli operai nei
pochi minuti che essi riescono a rubare al loro pranzo) potesse essere
mandato a Villar, non ha esitato ad
accelerare i tempi e ad inviare un pastore rimasto senza parrocchia a lavorare in un posto dove la sua nuova comunità non esisteva che sulla carta
(Infatti l’attuale comunità di Villar è
formata da una parte prima aggregata
alla comunità di S. Germano e da una
seconda prima unita alla comunità di
Pomaretto). Naturalmente in questo
discorso i carismi non c’entrano; un
pastore vale l’altro ! E certamente la
Tavola non è stata sorda quando la
scorsa estate il pastore con un suo
gruppo di fedelissimi (la comunità come al solito non ne sapeva nulla) tentava con dolci melodie di strappare
un « si » a favore della costruzione del
tempio. La Tavola ha sempre detto
« no » però pare che a Villar Perosa
(esiste un dialetto per iniziati) «no»
voglia dire «si».
Ormai nella nostra comunità non ci
si stupisce più di nulla; né della illegalità della maggior parte delle assemblee di chiesa, né del fatto che alla
scuola domenicale si preferisce insegnare a suonare la tromba invece deil’Evangelo, quindi nemmeno se questo
assurdo tempio vedrà la luce.
A Villar Perosa si era presentala
VOCI DEL NOSTRO TEMPO
Oasi di serenità
Che cos’è o che cosa dovrebbe essere « l’oasi di serenità» di cui
parla una nostra sorella in fede in una lettera inviata al Direttore del
nostro settimanale? Un luogo di riposo tranquillo e ristorante all’ombra
dei castagni della valle del Pellice? Una nuova Ehm, deliziosamente situata nel deserto di questo mondo (dato che oggi è di moda parlare di
«chiesa nel deserto»!), simile a quella dove giungerò gli Israeliti in
marcia nel Sinai, ricca di « dodici sorgenti d’acqua e settanta palme »?
Neanche per sogno ; per la nostra sorella, « l’oasi di serenità » dovrebbe essere la chiesa, la chiesa di Dio « dove il credente viene per trovare
conforto e pace ai suoi affanni, dove il sermone deve imperniarsi unicamente sui Vangeli e sulle Sacre Scritture e non su disquisizioni politiche ». . . . , , ,,, ,,
Certamente non mi piacciono le « disquisizioni politiche » dall alto
del pulpito, tanto più se si tratta di «politica» nel significato corrente
di questo termine ; molte volte, invece di mettere in luce l’attualità della
Parola di Dio, ne alterano il contenuto e lasciano a mani vuote i credenti in cerca di verità. La predicazione deve necessariamente e unicacamente « imperniarsi sui Vangeli e sulle Sacre Scritture ».
Tuttavia non si può dire che la Parola di Dio non abbia anche un
evidente riferimento alla vita sociale e politica. L’Eterno parla al suo
popolo, ma anche alle nazioni ; l’essenziale è che non si confonda l’ideologia politica con la Parola dell’Eterno.
Quando l’Eterno parla è diffìcile che la chiesa sia sempre e soltanto « un’oasi di serenità ». Certame nte è necessario che la Parola di Dio
conforti, aiuti, ravvivi la speranza e la fede ; lo si dimentica anche
troppo oggi. Ma questa stessa Parola, se è fedelmente predicata, ci arnmonisce anche e ci turba, scuote le nostre sicurezze fallaci e ci sveglia
dai nostri pigri sonni, è « più affilata di qualunque spada a due tagu, giudica i pensieri ed i sentimenti del cuore », ci incoraggia a rivestire « 1 armatura di Dio » per il combattimento della fede che, generalmente, non
avviene in « un’oasi di serenità ». E’ meglio, tuttavia, essere presenti
ed attivi in quel combattimento anziché essere assopiti all’ombra dei palmizi o dei castagni! ^ ...
Dio può concederci, talvolta, un’oasi di serenità di cui dobbiamo esserGli grati: non per dormire, però, ma per riprendere il nostro cammino «fortificati dal Signore» e dalla compagnia dei fratelli in fede.
E. Rostan
una situazione del tutto particolare e
che offriva delle enormi « nuove » possibilità di lavoro; sono state buttate
a mare senza nemmeno prenderle in
considerazione. Si è preferita la via sicura dei bazar, delle recite, dell’ecumenismo a suon di trombe (il dialogo è
superato neU’armonia), caratteristiche
di casa nostra.
Ma sia ben chiaro che la costruzione
del tempio a Villar vuol dire rinunciare alla particolare vocazione che ci è
rivolta, vuol dire rimanere sordi alla
voce di Dio ed ai segni del suo Spirito.
Vuol dire cercare la propria giustifica^
zione nella costruzione di un’opera
« cristiana » che giustifichi la propria
vita di credenti, avvicinarsi a Dio con
le mani piene e con l’animo di chi crede di essere finalmente riuscito a fargli un regalo gradito. Oserei dire che
costruire un tempio a Villar Perosa significa bestemmiare lo Spirito Santo.
A Villar si è sciupata banalmente
una occasione d’oro che certamente
non si presenterà più; il Signore non
è a nostra disposizione, né ci crea delle
possibilità di lavoro quando a noi fa
comodo. Ne avevamo una, l’abbiamo
sciupata. Io non chiedo al Signore di
crearne un’altra ; lo tradiremmo ancora e nello stesso modo. Ciò che chiedo
è che la crei in un altro posto, forse
lontano dalle mani dei pastori e di
certi valdesi. Ermanno Gente
Lo scritto che pubblichiamo esprime una
posizione che sappiamo non essere isolata^
anche se sarà discussa e contestata da molti
altri. Chiariamo, se fosse necessario, che non
vi è qui alcun attacco personale. I rilievi
che vengono mossi — con la foga e la radicalità che contraddistinguono i nostri giovani — si radicano in un dato modo di concepire la chiesa. E' su questo piano di idee,
non di fatti personali, che deve impostarsi
il dibattito che senz’altro seguirà a questo
articolo. Si è espressa una opinione, discutibile ma perfettamente sostenibile; si esprimeranno altre opinioni. Ci permettiamo soltanto di ricordare che quando il Sinodo 1962
voto in linea di massima la costituzione della ((’diciannovesima parrocchia » delle Valli,
a Villar Perosa, furono molti quelli che chiesero che — date le sue condizioni particolari
— non ci si limitasse a farne una parrocchia
di più; e l’ordine del giorno sinodale chiedeva in proposito (dia Comm ssione Distrettuale. d’accordo cci la Tavola, di « studiare
le soluzioni più ichmee per creare forme adeguate di vita comunitaria ». Era evidente,
dietro questa form ala prudente e di compromesso, la spinta e il desiderio che si tentasse qualcosa di nuvro a Villar Perosa. Ed è
comprensibile che, a. sei anni di distanza,
qualcuno lamenti che nulla di nuovo sia stato tentato e che l’aecasione che alcuni avevano sperato si sapesse cogliere sia stata invece mancata. red.
La fede alla prova
« Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto {ha
ottenuto) di vagliarvi come si vaglia il grano »
(Luca XXII, 31)
Nel « breve tempo » ( kairòs) così carico di significato e decisivo che ci separa dalla venuta del Signore, il « Principe di questo mondo » ha ancora la possibilità di manifestare il suo « gran
furore » (Apocalisse XII, 12) contro il popolo di Dio.
A Gesù, il Tentatore aveva proposto, aH’inizio del suo ministero, una tattica ed un impegno di azione rispondenti ai desideri
delle folle che richiedevano pane, miracoli, potenza. Ai discepoli,
il Tentatore prospetta la inutilità delle sofferenze del loro Maestro, la « pazzia » della croce. Pietro stesso si era fatto interprete
di Satana dicendo al Signore « Tolga ciò Iddio », quando Gesù
aveva parlato della « necessità » della croce (Matt. XVI, 22-23)
per la redenzione deH’umanità.
Neiravvertimento dato a Pietro, mentre il tempo della Passione ha già avuto inizio, appare un rnetodo particolare di Satana per indurre i discepoli ad abbandonare Gesù o a rinnegarlo.
Se infatti in altra parte della Scrittura Timmagine del « vaglio » indica l’azione di separazione del grano dalla pula, nel nostro testo la punta della comparazione è portata in altra direzione, quella dello « scuotere » il grano nel setaccio.
La fede dei discepoli sarà fortemente scossa a causa degli
avvenimenti del Venerdì Santo; la Croce sarà per tutti uno
« scandalo », una pietra d’intoppo. Orbene, di questa situazione
si servirà Satana per far cadere i discepoli, per spingerli fuori
dalla fede. (Quando il grano è scosso fortemente nel setaccio vi è
sempre la possibilità che alcuni chicchi ne cadano fuori).
Questo avvertimento del Signore è rivolto a noi tutti. La
possibilità di rinnegare Cristo diventa di una sconcertante attualità nel momento storico che viviamo. Siamo tutti posti nel
« vaglio » e fortemente scossi nella fede, in questo tempo decisivo per la vocazione del popolo di Dio nel mondo.
È giunto il momento di pi-enderne atto. Siamo nel « vaglio »
e ben sterili appaiono i rimpianti di coloro che intendono la comunione con Cristo come una possibilità di essere al riparo dalle grandi lotte.
Sarebbe grave infedeltà per la Chiesa il non voler ascoltare
le voci che sempre più frequentemente si levano oggi fra il popolo di Dio per contestare i compromessi delle istituzioni che
portano il nome di Cristo, il nostro modo di vivere la fede in
Cristo e la speranza del Regno.
Ma proprio perché tempo di crisi, di giudizio, di lotte, tanto
più dobbiamo essere attenti alTavvertimento che il Signore dava
a Pietro.
« Vegliate, affinché non cadiate in tentazione » diceva Gesù
ai suoi discepoli. Occorre « vegliare e pregare » affinché nel nostro tempo possa attuarsi l’azione di Dio che è sempre di rinnovamento e riforma della sua Chiesa, purificazione di antiche
posizioni di fede e di impegno divenute sterili; e non abbia invece a prevalere l’azione di Satana che cerca, proprio mentre si
attua l’opera di Dio, di farci cadere fuori dalla fede e di sospingerci all’abbandono e anche al rinnegamento di Cristo.
Aldo Sbaffi
iMiiiiiiiiiiiiiitmiifHiit'imiitiiiiiiri ■
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lllMM■•lllll<lllmllllIl<llMlIlrlltmlmImlmllnmllll tifili Min II
Iffifa La formazione
deiràntico Testamento
SULL’ULTIMO NUMERO
DI “DIAKONIA”
La debolezza anemtea della nostra fede,
la confusione di tante nostre idee, anche
(( religiose ». lo scarso mordente che i nostri tentativi di testimonianza hanno sulla
realtà odierna, il no.tro complesso d'inferiorità di cristiani spiritualizzanti non sarebbero da mettere in rapporto con la nostra ignoranza dell’Antico Testamento o con
la nostra lettura di passi scelti del medesimo. isolati dal contesto, in chiave spiritualistica. individualistica e moralistica, senza avvertire le dimensioni grandiose della
potenza, della giustizia, della misericordia
di Dio, come sapeva Israele?
Una Cosa è certa, ed è stata spesso notata: che ogni autentico risveglio cristiano si è sempre accompagnato a un interesse ridesto per l’Antico Testamento. Anche nel nostro secolo l'A.T., a lungo oggetto di scarsa considerazione cristiana oppure di indagini di storia comparata delle religioni. ha ripreso ad essere visto come la
Bibbia degli apostoli, riconoscendo che il
Nuovo Testamento si idealizza e si vanifica in spiritualismo moralistico, astratto
dalla storia, se non è letto interamente alla
luce dell’Antico; la fede di Gesù, di Pietro,
di Paolo è la fede veterotestamentaria nel
Dio che agisce nella storia, fedele al suo
Patto, e la conduce verso la manifestazione
finale della sua redenzione e della sua signoria cosmica.
La Claudiana ci ha già dato, in due precedenti e pregevoli volumetti della « Piccola Collana Moderna » (n. 3 e 11), due eserripi molto validi e belli di questa lettura cristiana dell’A.T.; Giobbe, l’uomo in rivolta
di Roland De Pury e L’Evangelo secondo
Ciona-VEcdesiaste, lesthnone di Gesù
Cristo di Wilhelm Vischer.
Restava da affrontare, invece, il problema della formazione dell’Antico Testamento. Un problema che i nostri catecument
delle ultime leve cominciano ad avere presente. grazie all’impostazione dei validi volumi d’introduzione biblica curati da Giorgio
ToURN (La voce dei profeti. La voce degli
apostoli) e che è stato pure vivacemente
delineato per sommi capi, in uno degli ultimi opuscoli di « Attualità protestante »
curata da Sergio Rostagno, Come si è formato l’Antico Testamento. Occorreva tuttavia andare più a fondo. E un altro passo
è staio ora compiuto : mentre apprendiamo con gioia che è ormai prossima la pub
blicazione di un’opera più ampia di introduzione e di teologia dell’A.T. (rowley. La
fede di Israele; intanto l’editrice Paideia ha
pubblicato un’ampia introduzione all’A.T.,
in 2 voli., di J. ALBERTO soggin), ecco uscito
un nuovo volumetto (*) della « Piccola
Collana Moderna » in cui Rolf Rendtorfl,
un giovane specialista di A.T., docente presso l’Università di Heidelberg, dà una breve
presentazione, documentata e aggiornata ma
fresca e scorrevole, della storia della formazione dell’A.T., come appare oggi sulla base degli ultimi risultati degli studi veterotestamentari. La limpida traduzione di Sergio
Rostagno e Bruno Bellion contribuisce alla
piacevolezza della lettura.
In una serie di capitoli, dopo aver esaminato la natura e i caratteri specifici della
letteratura ebraica, vengono studiati i vari
gruppi di scritti ; il Pentateuco, e le sue varie fonti, il Deuteronomio e l’opera storiografica del Deuteronomista, i Profeti, i Salmi, gli altri Scritti, concludendo con un capitolo sul significato dell’Antico Testamento
per la comunità cristiana: che è quello di
darle il senso della rivelazione di Dio nella
storia (di Israele).
E’ notevole come in relativamente poche
pagine l’autore, senza alcun appesantimenti bibliografico o erudito, dato il pubblico a
cui si rivolge, sa dischiudere dinanzi al lettore lo svolgersi graduale della formazione
di questi vari libri, dalle più lontane tradizioni orali, alle più antiche raccolte scritte. via via rielaborate da redattori successivi, senza che per questo si perda mai il
senso della rivelazione, della Parola del Signore. Questo volumetto pacato, senza punte esitreme nè problematiche eccessive, sarà un ausilio di grande importanza per quanti vorranno avviare, nella fede, una lettura storica dell’A.T., la sola lettura che ci
pare cristianamente valida e che d altra
parte è, come dicevamo, essenziale alla vi
ta cristiana. Ecco comunque un’operetta
che nessun predicatore laico, nessun monitore, nessun « responsabile » dovrebbe
mancare di leggere.
g- c
Due relazioni
sul pastorato
La seduta sinodale del Corpo Pastorale, in
agosto, era stata centrata sul problema del
pastorato, oggi. Il tema era stato poi ripreso
in seduta plenaria sinodale ed era stato votato un ordine del giorno nel quale si chiedeva, fra l’altro, alle comunità di proseguire
lo studio, in particolare sulla base delle relazioni presentate al Corpo Pastorale.
Ed ecco che la rivista « Diakonia », nel
suo ultimo numero (sarà diffusa nelle comunità, comunque il fascicolo, che costa
L. 200, può essere richiesto ad Agape, 10060
Prali), pubblica tempestivamente le due relazioni in questione : quella di Alberto Ribet,
Appunti sul problema del pastorato (una serie di tesi, accompagnate da un’interessante
documentazione) e quella di Franco Giarapiccoli. Un nuovo pastorato in nuove strutture. Queste relazioni si situano nel quadro
del problema generale : Il pastore e i ministeri nella chiesa. Ritorneremo su quest’argomento, affiancando la riflessione che sarà
condotta nelle comunità, ma volevamo segnalare subito questa pubblicazione, che merita
di essere largamente diffusa, meditata e discussa.
Oltre a questa documentazione, il fascicolo di 0 Diakonia » contiene un’ampia circolare del segretario della FUV, il prof. Claudio Tron, particolarmente interessante perchè contiene una documentazione sulla ristrutturazione dell’attività giovanile evangelica in Italia: il tema è stato discusso rapidamente in Sinodo ed è uno di quelli rimandati alla rifle-ssione delle comunità.
■i“ Rolf Rendtorff - La formazione dell’Antico Testamento. «Piccola Collana Moderna » n. 16, Claudiana, Torino, 1968, p.
84, L. 500.
EDITRICE CLAUDIANA
Giorgio Girardet
Chiese a confronto
dopo l'Assemblea
ecumenica di Uppsale
Attualità protestante
n. 21 . pag. 35 - L. 100
i{c >}:
Gustavo A. Comba
A vent’anni dalla
dichiarazione dei
Diritti dell’uomo
(pag. 48 - L. 200)
3
N. 40 — 11 ottobre 1968
pag. 3
Due riviste protestanti francesi valutano la ‘^^rivoluzione di maggio
Un numero di «Christianisme Social» e un messaggio ecumenico di «Foi et Vie» redatto da un protestante (Jean Bosc), un ortodosso (Olivier Clément) e un cattolico (J.-M. Le Guillou) sugli avvenimenti del maggio 1968 in Francia e sul loro significato
CONTESTAZIONE STUDENTESCA :
tentativo di interpretazione cristiana
“Doa protesta e un appello particolarmente profondi e autentici,, - Violenza legale e violenza rivoluzionaria - “Nel 1789
si è presa la Bastiglia, nel 1968 si è presa la parola,, - L’impostazione marxista : ancora valida o già superata? - Arduo
problema, quello di un atteggiamento cristiano giusto e innovatore nella nostra cultura secolarizzata - La crisi odierna
dimostra che il cristianesimo è tanto più sconosciuto quanto più si crede di conoscerlo e che bisogna di nuovo rivelarlo
Come lo scorso maggio in Francia, così ora in Messico gli studenti si ribellano: la protesta studentesca non
è geograficamente circoscritta ma, si può dire, internazionale, così come la contestazione studentesca non è settoriale ma globale. Come in Francia, così in Messico ce
stata una dura, sovente brutale repressione poliziesca.
Ci sono stati dei morti: 32 secondo le fonti ufficiali, ma
gli studenti parlano di 190: la maggior parte sono dei
loro, alcuni sono civili, altri agenti. Ma nessuna repressione poliziesca potrà fermare la rivolta. « La lotta continua » diceva un manifesto affisso a Parigi dopo che
!’« ordine » era stato ristabilito. Difatti continua. E c'è
da credere che continuerà, anche se si tratta di una lotta
impari perchè 1’« ordine » è più forte degli studenti, e di
una lotta dura perchè gli studenti sono decisi e intransigenti sugli obiettivi da raggiungere e 1'« ordine » lo è altrettanto sulle posizioni da mantenere. La lotta continuerà perchè certi meccanismi sociali e anche psicologici sono ormai stati messi in movimento, certe forze sono state mobilitate, certe idee si sono fatte strada, ed è impensabile un ritorno alla situazione di prima. La lotta continuerà anche in Italia, se 1’« ottobre rosso degli studenti »
preannunziato qualche settimana fa da « L’Espresso »
avrà effettivamente luogo.
Le Chiese, come sovente accade, stanno a guardare.
Vi sono state prese di posizione individuali o anche di
singoli gruppi più o meno direttamente coinvolti negli
avvenimenti, ma nell’insieme le Chiese non solo non si
sono pronunciate ma neppure si son fatte una idea chiara di quel che il Movimento Studentesco è o vuole essere. È doveroso aggiungere « he il generale riserbo delle
Chiese è dovuto, oltre che al «oro tradizionale, congenito,
quasi istintivo conservatorismo, anche a un effettivo e
comprensibile imbarazzo di ironte a un fenomeno di cui
non capiscono bene la natrn ii e i cui riferimenti con la
fede cristiana sembrano, a prima vista, assai tenui e remoti. Se si può, con una ce: la approssimazione, intuire
quale sia la portata politica del Movimento Studentesco,
è ben più difficile coglierne ;i significato spirituale.
Ben vengano dunque, ci: parte di cristiani, di qualunque tendenza essi siano, U ntativi di analisi e di valutazione del Movimento e del: azione contestatrice e rivoluzionaria da esso intrapresj. Ne abbiamo sotto gli occhi due, comparse recentemente su due autorevoli riviste
protestanti francesi (« Foi et Vie », diretta da Jean Bosc,
n. 3/1968, e « Christianisme Social », diretta da Georges
Casalis, n. 3-4/1968) e dedicate entrambe a quella « rivoluzione di maggio » che ha scosso la Francia e, si può
quasi dire, il mondo intero, e costituisce a tutt’oggi il
maggiore exploit politico del Movimento Studentesco almeno in Europa: c’è anzi chi lo considera come “l’avvenimento politico più importante di questi ultimi anni nel
mondo occidentale" (così lo definisce un documento redatto da un gruppo della CIMADE francese).
Cercheremo di esporre per sommi capi la parte essenziale di queste due valutazioni, che pur provenendo
entrambe da cristiani convinti ed impegnati e pur riguardando gli stessi avvenimenti, divergono su diversi punti,
se non proprio sulle questioni di fondo, per lo meno
nell’impostazione di certi problemi e nelle soluzioni proposte. Queste divergenze, più o meno sostanziali, dimostrano quanto sia difficile nel nostro tempo, anche per
cristiani della stessa confessione, giungere a un consenso
interpretativo e quindi operativo sui fatti della storia
contemporanea. Difficile ma, vogliamo sperare, non impossibile.
E’ stata
una rivoluzione?
La ’’rivoluzione di maggio” è
stata davvero una rivoluzione?
« Chr. Social » lo crede, lo dà anzi
per scontato: l’editoriale parla ripetutamente di ’’rivoluzione”, di
"ondata rivoluzionaria”, anzi di
"internazionale autenticamente rivoluzionaria” che si oppone tenacemente alla "internazionale dell'imperialismo”; un collaboratore
scrive: "Siamo in presenza di una
spinta rivoluzionaria mondiale che
rimette in questione tutti i rapporti umani, a tutti i livelli”.
« Foi et Vie » invece non crede
che si sia trattato di una vera e
propria rivoluzione. La sua diagnosi degli avvenimenti di maggio
è sottile, forse un po’ ricercata, comunque molto acuta e, tutto sommato, abbastanza plausibile: "Più
che in presenza di una rivoluzione,
ci si trova in presenza - sembra di una inessa in scena appassionata, quasi liturgica, della rivoluzione. La rivoluzione, diventata mito,
ha espresso e alienato un bisogno
molto più profondo”. Considerando poi quella che è stata la reazione popolare agli avvenimenti di
maggio, « Foi et Vie » si chiede se
in ultima analisi da tutta questa
vicenda non sia emerso “l’attaccamento della maggioranza della
popolazione — operai compresi
- a una società nella quale delle
iq.nme realiste possono distribuii e pili giustamente il benessere, senza distruggere un apparato
produttivo estremamente complesso, senza compromettere il
pluralismo democratico e la libertà dello spirito".
Il senso
deiravvenimento
Qu.,i'i? il senso della rivolta di
maggio? Quali le sue motivazioni? Qui le risposte delle due riviste francesi convergono, senza però mai coincidere perfettamente.
Entrambe comprendono e sot^’i^portanza storica
dell avvenimento: ma mentre «Foi
et Vie » scorge in esso “una protesta e un appello singolarmente
profondi e autentici", « Chr. So
1 della protesta
^ dell appello, anche “le promesse
di un uomo nuovo”.
Entrambe mettono in luce la
componente spirituale della rivolta di maggio: « Chr. Social » parla di "protesta spirituale contro
r ordine inumano del materialismo occidentale"; contro “una civiltà dell’abbondanza in cui, graz.ie alla complicità della propaganda ufficiale e della pubblicità
privata, si confonde continuamente la felicità con il confort, il
senso della vita con l’arricchimento, la civiltà occidentale con l’ordine poliziesco al servizio dello
sfruttamento dei poveri e della
follia nucleare"; « Foi et Vie » preferisce parlare di "crisi spirituale”
e la inquadra nel contesto più ampio, e non solo occidentale, della
società secolarizzata, instauratasi
con la civiltà industriale, che
" sembra non avere altra ragion
d’essere che lo sviluppo dei mezzi
di vita" e nella quale “il criterio
della produzione resta soprattutto
la moltiplicazione del danaro”.
Cioè: là dove « Chr. Social » vede
anzitutto e soprattutto la crisi di
un sistema, quello capitalistico-occidentale, « Foi et Vie » vede la
crisi di un’epoca, di un ciclo storico-culturale.
Entrambe riconoscono che alla
radice della rivolta c’è un’esigenza interiore profonda e insopprimibile. « Foi et Vie » la designa
come “una sete di essere, e di essere insieme", che prelude all’avvento di una “coscienza pan-umana, planetaria”; tradizione socialista e tradizione anarchica, confluendo nella rivolta studentesca,
mettono simultaneamente in risalto "le due dimensioni della comunione umana: l’unità dell’umanità e l’unicità di ciascuno". Secondo « Chr. Social » l’esigenza
fondamentale degli studenti, più
che una “sete di essere" è una sete
di libertà: “la rivoluzione che comincia è una rivolta della libertà"
contro tutte le “strutture alienanti" cioè contro tutto ciò che opprime, manipola, sfrutta, diminuisce l’uomo, contro tutto ciò che lo
riduce a oggetto anziché rispettarlo come soggetto; una rivolta della libertà che avviene nella speranza di una società più libera, più
giusta, più democratica, più umana, una società al servizio dell uomo’”, e nella speranza di una
liberazione interiore ed esteriore dell uomo, con l’avvento “di
un regime... in cui l’uomo possa
ritrovare se stesso".
La parte
del marxismo
Su questo punto le valutazioni
delle due riviste sembrano divergere nettamente. Come è noto, i
contenuti politici del Movimento
Studentesco sono di matrice marxista e la rivolta degli studenti è
un momento della rivoluzione socialista. Si tratta di un marxismo
interpretato in chiave cinese e
quindi attualizzato in maniera libera e creatrice: comunque la
componente marxista è fondamentale e costitutiva della natura e
della dinamica del Movimento.
« Chr. Social », per quanto non
ponga in termini espliciti il problema, sembra presupporre la validità degli schemi marxisti di analisi e di lotta sociale. « Foi et Vie »
invece lo contesta in modo perentorio: “Da un punto di vista scientifico, il marxismo è oggi assimilato e nello stesso tempo superato.
Nei paesi dell’Est, tutto lo sforzo
dei giovani intellettuali tende a retativizzarlo. In Africa, in America
del Sud soprattutto, esso è più un
grido che un sistema... Qui da noi,
invece, è il suo contenuto pre-critico che attira, la pretesa alla totalità, il messianismo che esige e
giustifica la negazione e la catastrofe. Una parte della nostra intelligentzia, per salvaguardare l’ultima interpretazione della storia
che vuol essere tanto integrale
quanto razionale, rifiuta la storia
concreta delle rivoluzioni marxiste
del nostro tempo”.
Si pone così il problema: Quali
aspetti del marxismo sono oggi
utili o necessari per attuare cambiamenti sociali sostanziali che
diano luogo a una società veramente libera e veramente giusta?
Il problema
della violenza
rivoluzionaria
Le due riviste concordano nel
ritenere che la violenza rivoluzionaria non è altro che la fatale e al
limite inevitabile reazione alla violenza legale insita in molte strutture della nostra società. Ma « Foi
et Vie » fa qualche osservazione
supplementare che « Chr. Social »
tralascia di fare.
L’editoriale di « Chr. Social »
parla delle “strutture di violenza”
nelle quali anche i cristiani sono
confortevolmente insediati, e cita
un passo di una lettera pastorale
di Mons. F. Marty, arcivescovo di
Parigi, in cui sono apertamente
denunciate “le situazioni che fanno violenza ai deboli, schiacciano
la salute, la dignità, la libertà di
milioni di uomini e donne nel nostro paese e più ancora nel Terzo
Mondo". Vengono inoltre riportat.-. le 30 Tesi redatte dal Movimento Studentesco e affisse alla Sorbona, in cui si legge tra l’altro:
" Se la nostra situazione ci spinge alla violenza, è perché la società tutta intera ci fa violenza”
(Tesi 13). E ancora: “La rivoluzione non è un lusso e neppure
un’arte. E una necessità storica
quando ogni altro mezzo è impossibile. Studenti, lavoratori, la rivoluzione è una cosa seria. Smettiamola di agitarci” (Tesi 13).
Accenti analoghi si ritrovano in
« Foi et Vie »: “È evidente che in
certe situazioni storiche estreme,
certe soluzioni ’chirurgiche’ si impongono come il male minore". È
dunque possibile, è lecito, è necessario, in determinate situazioni, il
ricorso alla violenza rivoluzionaria. Ma « Foi et Vie » aggiunge:
“Questo non merita né teologia né
lirismo, ma un lucido realismo,
nella certezza che il sangue e la
morte scatenano potenze demoniache che sarà difficile controllare.
Le rivoluzioni della violenza, in
quanto tali, non liberano se non
per asservire in altro modo. Le
uniche rivoluzioni creatrici della
storia sono nate dalla trasformazione dei cuori". Le cosiddette teologie della violenza “mancano di
radici evangeliche e di sobrietà
spirituale".
L’uomo
e le strutture
“Non serve cambiare regime, se
non si cambia la società. Il cambiamento della società ha per causa e per scopo il cambiamento dell'uomo’’ dice un documenti pubblicato da « Chr. Social », il cui
editoriale — come già abbiamo riferito — parla della “promessa di
un uomo nuovo” che emerga dal
travaglio rivoluzionario in corso.
« Foi et Vie » ne dubita e osserva: “Quando i cristiani s’aspettano dalla ’rivoluzione’ e dal ’cambiamento di strutture’ l’avvento
’dell’uomo nuovo’, ci si può chiedere se essi non sono sedotti da
un messianismo secolarizzato le
cui prospettive li commuovono di
più di quelle dell’escatologia cristiana”.
Il compito
dei cristiani
Qual’è il compito dei cristiani
nella situazione storica attuale?
Le risposte divergono, anche se
non si escludono necessariamente: « Chr. Social » sollecita dai cristiani non solo una solidarietà
esterna, per quanto sincera e cordiale, ai movimenti rivoluzionari,
ma un loro impegno concreto e diretto in essi. « Foi et Vie » è più riservata e cerca di sfuggire all’alternativa conservazione - rivoluzione.
Ecco due testi riportati da
« Chr. Social ». Il primo è tratto da
un docùmento redatto da un gruppo di studenti della Facoltà di Teologia protestante di Parigi: “Prender le parti dell’oppresso, oggi,
non lo si può fare se non entrando
deliberatamente e senza riserve
nel processo rivoluzionario. Non
esiste predicazione del Regno che
non sia partecipazione attiva alla
liberazione dei popoli e, per ciò
stesso, alla contestazione radicale
dell’imperialismo economico e culturale dèlia nostra società”. Il secondo documento è stato redatto
da un « Comitato di collegamento
fra i gruppi informali di cristiani
di base impegnati nelle lotte rivoluzionarie » e vi si legge: "Noi
chiamiamo tutti coloro che credono nell’Evangelo a prendere atto
del movimento rivoluzionario che
sta nascendo e che è portatore di
liberazione umana; a schierarsi
dalla sua parte - è la parte degli
oppressi, perciò quella di Cristo e
dei suoi -; a creare delle comunità
di base formate da cristiani in situazione rivoluzionaria effettiva...”
La posizione di « Foi et Vie » è
più contenuta: “Il cristiano lotta
nella città per la giustizia e la comunione, ma con una conoscenza
realista del male. Siccome mette
l’assoluto al suo vero posto, senza
mai rinunciare all’amore attivo e
alla speranza, può analizzare lucidamente i problemi, le soluzioni
alternative, le tecniche della vita
Paolo Ricca
(continua a pag. 4)
4
pag. 4
11 ottobre 1868 — N.40
Contestâziojie studentesca
(segue da pag. 3)
collettiva, e, come un buon artigiano cercare il male minore, senza rischiare l’idolatria né lo scetticismo paralizzante... Il nostro
compito odierno, come cristiani, è
di associarci agli sforzi di autentico rinnovamento; bisogna salvare
dal 'tutto o nulla’ stimolante ma
distruttivo degli uni, dall’immobilismo impaurito degli altri, tutto
ciò che dev’essere salvato dell’impresa avviata per superare la società dei consumi...
“La presenza cristiana in una
cultura secolarizzata potrebbe essere un interrogativo discreto e
tenace sul significato ultimo dell uomo e della sua storia... uno
sforzo costante per condurre l’uomo a livelli più profondi di esistenza, per strapparlo al sonnambulismo della pseudo-felicità, per
renderlo capace di bestemmia o di
fede. Dobbiamo intraprendere una
critica della vita quotidiana per
’disalienarla’ dalle servitù che la
fabbricazione delle immagini in-]
traduce perfino nei nostri sogni,
per restituire all’uomo, contro un
mondo di mercanzie, la poesia di
esistere nel mondo di Dio, per destarlo al suo destino stupendo e
tragico". ,
* * *
Siamo così giunti al termine di
questa rassegna che, se non altro,
offre ai lettori abbondante materiale di riflessione. Non è il caso
di trarre delle conclusioni: l’intento era di documentare delle posizioni, non di discuterle. Del resto,
la discussione è in corso in tutte
le Chiese, compresa la nostra. I
problemi sollevati dalla contestazione o rivoluzione studentesca sono imponenti e quanto mai aperti.
La loro interpretazione può variare e da questa diversità possono
sorgere tensioni, anche forti, nell’ambito di una stessa Chiesa o
confessione. C' è indubbiamente
nell’attuale momento storico un
grido che sale, un’attesa che traspare, una speranza che nasce. C’è
una lotta in corso. La Chiesa non
può solo stare a guardare. Deve
discernere il senso degli avvenimenti, per quanto difficile e rischioso sia, discernere le forze spirituali in gioco, pur attraverso
l’ambiguità di ogni storia umana:
così, forse, le si appianerà dinanzi la via dell’ubbidienza.
P. R.
Echi della settimana Anno nnovn ni Colln|io Vnldiise
TENSIONE INTERNA
AL PARTITO COMUNISTA FRANCESE
li II dramma vissuto dal PCF (Partito
Comunista Francese) a partire dagli avvenir
menti della Cecoslovacchia, non ha determi
nato, fino a questo momento, alcuna rottura
nè alcuna ’’esplosione”, ma vi sono buone
ragioni per domandarsi se il PCF potrà mantenere a lungo l’equilibrio instabile che è
riuscito a conservare a tutt’oggi ». Così inizia un interessante articolo (siglato R. B.) su,
« Le Monde » del 6/7.10.’68. Da questo, e
da altro articolo nel num. seguente (delr8.10.’68), riportiamo alcuni passi interessanti.
« Appare sempre più chiaro il fatto che
il biasimo severo”, e poi la ’’disapprovazione” all’indirizzo dell’intervento sovietico del
21 agosto, non riescono a soddisfare l’insieme
del partito. Alcuni, fedeli al dogma dell’infallibilità di Mosca, giudicano eccessive, o
addirittura ingiuste, le successive condanne
dell’ufficio politico e del comitato centrale.
Altri invece, sedotti o addirittura entusiasmati dall’esperienza cecoslovacca di liberalizzazione e di democratizzazione, ritengono che
Waldeck Rochet e gli altri dirigenti siano
stati troppo tiepidi.
Esponente della seconda ’’tendenza” è Roger Garaudy (filosofo, membro dell’ufficio
politico, direttore del CERM o Centro di studi e di ricerche marxiste) il quale in un’intervista (del 26.8) concessa al corrisponden.
te parigino dell’agenzia cecoslovacca CTK,
aveva affermato con franchezza che l’intervento militare di Mosca e dei suoi alleati era
’’totalmente ingiustificato e impossibile a
giustificarsi”, ed era giunto al punto dì parlare di ’’rigurgito di stalinismo” ».
Questa sferzata, indubbiamente grave, aveva procurato al Garaudy, subito il giorno seguente, la disapprovazione degli altri membri dell’ufficio politico. c< Ma la cosa non s’è
fermata là. In una lettera (del 6.9) ai segretari politici delle federazioni del partito,
il sig. Gastón Plissonnìer, membro della segreteria del PCF, li invitava caldamente a
far approvare dalla ’’base” le decisioni del
’’vertice”, pur prescrivendo, per precauzione,
che nessuna sanzione disciplinare avrebbe
dovuto esser adottata contro i recalcitranti ».
Sabato 5 c. 1’« Humanité » ha pubblicato
un attacco al Garaudy, per la prefazione da
questi redatta, col titolo : « La libertà rinviala — Praga 1968 », ad una raccolta di testi
scritti da dirigenti del PC cecoslovacco. Il
Garaudy viene accusato di « infrangere la
disciplina leninista d’un partito comunista »,
di « presentare l’esperienza cecoslovacca come
un modello da imitarsi in tutto e per tutto
da parte della Francia », di « preconizzare, in
campo economico, una sintesi dell’autosuggestione e dei principi del ’’managering” »,
di « offrire al PCF una nuova definizione
del socialismo » e di « formulare in un nuovo modo il problema degli intellettuali nella
nazione » (...).
Alcune di queste accuse non colgono nel
segno, essendo smentite dal testo stesso della
prefazione citata. Ad altre accuse ha risposto
(sabato 5 c.) lo stesso Garaudy dalla radio
del Lussemburgo. Ha detto per es. d’aver
parlato di « modello cecoslovacco » in senso
scientifico, « senza pronunciare un giudizio
di valore, dunque senza insinuare, in alcun
modo, delle ’’ricette” per il PCF ».
Il Io voglio semplicemente riflettere (ha
aggiunto il Garaudy) su questa esperienza
della Cecoslovacchia, il solo paese che abbia
cominciato a costruire il socialismo a partire
iiiiuumimiiiiiiiiiiiiiiiii'iuniuiiiim '
miiiiiimiiiiiiiiiitiiimiiir
'imiiiiMiiiMiiiiiiiii
miiiiMiiiiiiuiiimii
illlllllUIIIIUIIIIIIl
Contro la fame degli altri
, Continuiamo a ricevere le offerte dei
lettori e qui in calce diamo un nuovo
elenco delle ultime sottoscrizioni.
Intanto, informiamo di aver inviato
all’EPER (che, com’è noto, è l’organo
assistenziale della Federazione protestante svizzera) altri 2750 franchi svizzeri, corrispondenti a L. 399.850, il che
porta la somma complessiva dei versamenti a L. 700.000: attendiamo riscontro a questo secondo versamento e
non mancheremo di dare ulteriori notizie.
Come noi tutti purtroppo sappiamo,
la già tragica situazione del Biafra
— se pure è possibile — è ancora peggiorata ed il gemocidio di quelle disgraziate popolazioni minaccia ormai
di diventare totale.
Invitiamo perciò voi tutti, fratelli
lettori, a compiere ulteriori sforzi e
rinuncio onde possiamo destinare, con
la maggior urgenza possibile, una successiva consistente somma ai biafrani, in attesa di impegnarci ulteriormente, con le vostre costanti e regolari
contribuzioni, ad un’opera di rilevamento sociale, nell’interno, appunto, di
non limitarci a fare una semplice azione di carità o di beneficenza, ma di collaborare, da fratelli a fratelli, alla realizzazione di qualche opera che, senza offendere la dignità di chi è privo
dei più elementari mezzi di sostentamento, dia ad essi stessi la possibilità
di combattere contro un nemico che,
assieme alle malattie ed alle guerre, è
un vero flagello dell’umanità.
Vi preghiamo di inviare le vostre
generose offerte al conto corrente postale n. 2/39878 intestato a Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70, 10133 Torino e rinnoviamo a tutti coloro che
hanno contribuito e che contribuiranno il nostro riconoscente ringraziamento.
Ed ecco l’elenco delle ultime offerte pervenuteci :
da Torino: Montalbano Destefanis Lire
.ÌOO; Maria Meda 3.000; fam. Caruso 500;
Angela De Agostini 500; F. Bleynat 1.000;
Roberto e Costanza Peyrot 2O.OO0; Claudia
Peyrot 1.000.
da Torre Pellice: Selma Longo 1.000.
da Roma: Giovanni Conti 10.000.
da Ivrea: i nonni di Massimo Elio Giannitrapani 10.000.
da Bergamo: N. N. 20.000.
da Napoli: Marco Fiorio 10.000.
dalla comunità valdese di Coivano (NA) :
Carmela Nocera 1.500; Angelo Angelino
1.500.
Totale L. 80.500. Totale precedente 755.850.
Totale generale L. 836.350.
A conteggio chiuso riceviamo altre offerte
di cui daremo notizia nei prossimi numeri.
A. l C. E.
Borse di sludio
E’ bandito per Tanno scolastico 1968-69
un concorso per n. 3 Borse di Studio da
L. 50.000 caduna, per studenti e studentesse evangelici, di Istituto Magistrale o di
Scuola Media, che s’impegnino ad insegnar alle Valli per almeno cinque anni.
I candidati dovranno far pervenire entro
il 30 ottobre al Cassiere M.o Dosio Levi
Trento - Via Fermi 2 - Pinerolo (C. A. P.
10064) i seguenti documenti, in carta libera:
1) pagella dell’ultimo anno scolastico o
documento equipollente;
2) certificato dell’agente delle imposte
3) stato di famiglia;
4) dichiarazione del padre che gli al
tri membri della famiglia non possiedono al
tri redditi;
5) domanda, firmata dal padre o da chi
ne fa le veci;
6) presentazione di un Pastore o di un
Insegnante evangelico.
Il Comitato Nazionale dell’A.I.C.E.
DONI RICEVUTI
PER ECO-LUCE
H.-A. Wirth, Roma 7.500; Mathilde Emery, Crassier 3.500; Ester Bertin, Pralormo
2.500; Frida Gardiol, Trieste 1.000; Daniele Peyrot, Collegno 300; Adriana Tagliabue,
Milano 1.000; Chiesa Evangelica del Vomere. Napoli 2.000.
Grazie! (continua)
____________ a cura di Tullio Viola
da un’industria, da un’economia e da una
tecnica estremamente sviluppate. Nè l’URSS,
nè la Cina, nè la Cecoslovacchia sono modelli per l’avvenire della Francia. Ma mi è sem
brato che l’esempio della Cecoslovacchia sia
il più vicino al modello francese, a motivo
della precedente struttura sociale della Cecoslovacchia ed anche della democrazia borghese che vi aveva dominato ».
ADDIO ALL’EUROPA
DALL'ATLANTICO AGLI URALII
■4r E’ noto che lo slogan della « Grande
Europa » è stato per anni il fulcro della polit.ca estera di De GauRe. André Fontaine
(su « Le Monde » del 9.10.’68) afferma che
il Cremlino ha ormai « fatto comprenderò
ch.aramente, sia a parole che a fatti (una
volta tanto d’accordo fra loro!), che la prima condizione di ciò che esso chiama pace,
è l’abbandono d’ogni speranza di veder nascere un giorno l’Europa dall’Atlantico agli
Urali ».
Secondo il Fontaine, la ricerca d’una distensione e d’una possibilità di nuovi accordi fra TOccidente e TURSS, dovrebbe avere
dei limiti precisi. <c Accettare questo punto
di vista, lasciar credere all’URSS che si può
passare la spugna sull’invasione, parlare con
lei di non-proliferuzione nucleare o di limitazione dei sistemi di missili, concludere dei
contratti commerciali come se nulla fosse stato, vorrebbe dire incoraggiare l’URSS a ripetere altrove, nell’ambito di quella che essa
considera propria zona d’influenza, il ’’delitto” (la parola è stata pronunciata dallo
stesso Garaudy sopra, citato) or ora commesso.
Chi sa d’altra parte se la confermata passività dell’Occidente non finirebbe un giorno
per convincere l’URSS, di poter di nuovo
tentare la sua fortuna, per es. a Berlino? ».
Ci siano permesse due righe di commento. Noi non siamo tanto presuntuosi da creder di sapere qual'è il giusto cammino di
mezzo che TOccidente dovrebbe percorrere,
per non apparire nè provocante nè succube.
Sappiamo che « incidit in Scyllam qui vult
vitare Charybdim ». poiché sia la provocazione s.a la debolezza possono ugualmente
condurre alla guerra. Eppure alle idee del
Fontaine preferiremmo altre più duttili e
più aperte al dialogo.
FIAT - CITROEN :
IL SEGRETO DEGLI AFFARI
I recenti accordi Fiat-Citroën hanno avuto
ampio rilievo sulla nostra stampa quotidiana. Ci pare interes.sante riportare la valutazione che ne dà il confratello franeese « Réforme », in una noia siglata C. G. :
II Si può considerare l’affare Fiat-Citroën
da parecchi angoli visuali. Le debolezze, gli
errori di gestione dell’impresa sono evidenti.
E si comprende cha-da Casa Michelin, che
detiene il 56% del capitale sociale della Citroen, abbia pensato più ai propri pneumatici che alle automobili del quai de Javel.
Avendo assorbito la Pan hard e la Berliet, la
Citroen si era fatta vulnerabile, avendo tenuto poco conto dell evoluzioni: debole
esportazione in nome o dia mistica del massimo profitto, mentre il mercato interno non
assicurava più in monn automatico il piazzamento della produzi- Ile come in passato,
tanto più che fra l’Am 6 e la DS era stato
trascurato il modello intermedio della media cilindrata. Non si viveva più in un continuo rinnovamento, lo direzione procedeva
in modo autoritario, av aiuto, arcaico, secondo uno stile che ha omidotto all’attuale insuccesso. Ne derivano gravi difficoltà finanziarie: da due anni non vi è più stato alcun
attivo reale, la percenniale della Citroen è
calata nel quadro delln produzione francese,
si è prodotto un passivo di 1,7 miliardi, con
conseguente ostacolo agli investimenti, mentre urgeva impiantare nuove fabbnche nell'Est.
Questa degradazione la si era sentita venire e il presidente della Casa aveva tentato
negoziati con la Volkswagen e con la Chrysler, ma invano. Sempre nel più rigoroso
anonimato, ci si è ora rivolti alla Fiat (1,3
milioni di vetture alVanno. 9,5 miliardi di
franchi di bilancio e 150.000 operai, contro
mezzo milione di vetture della Citroen, 4,5
miliardi di bilancio e 60.000 operai).
Perchè la Fiat? che pensarne? La Fiat,
sia perchè è il costruttore europeo che monta più automobili, da due anni a questa parte, sia perchè detiene la Pirelli, la Casa italiana di pneumatici,- in modo che la Michelin (prima in Europa, quinta nel mondo)
potrà estendere la propria presenza sul mercato italiano. Senza nemmeno ancora conoscere le condizioni dell’accordo, si pub constatare che la Fiat diverrà inevitabilmente
preponderante e che l’accordo avrà come conseguenza che il 40% della produzione automobilistica francese sarà detenuta da capitale straniero, ma al tempo stesso che verrà
creato un gruppo europeo megl o armato per
lottare contro gli americani.
Resta da chiedersi dov’è l’interesse del
consumatore e del produttore: un’integrazione della Citroen nel tandem Renault-Peugeot
(3/4 della produzione nazionale) sarebbe di
maggiore interesse, da questo punto di vista?
Gli stessi italiani non potrebbero trarre migliore partito dagVinvestimenti della Fiat?
Ciò che è indubbio, è il totale dispregio in
cui si tiene non soltanto l’op nione pubblica, ma i sindacati, gli interessati insomma.
Tutte le trattative avvengono nel segreto, come se nulla fosse mutato e nulla dovesse
mutare nei rapporti sociali ed economici,
mentre si parla dell’Europa e della ’’partecipazione”. A dire il vero, questo è forse
l’aspetto più grave, che prova la fragilità degli Stati e l'impotenza dell'opinione pubblica ».
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
______________n. 175, 8-7-1960______________
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
Martedì 1 ottobre ha avuto luogo
la consueta inaugurazione dell’anno
scolastico, nella forma tradizionale, nonostante le nubi temporalesche che
sì sono addensate sull’Istituto e l’aria
di contestazione che evidentemente
nori apprezza più molto le «inaugurazioni solenni ».
Presiedeva la riunione il pastore P.
L. dalla, quale rappresentante della
Tavola, il quale rivolgeva un breve
messaggio .sul testo di Matteo 6 33« Cercate innanzitutto il regno di Dio
e la sua giustizia, e tutte queste cose
vi saranno date in soprappiù ». Anche
la cultura, l’istruzione e i mezzi per
diffonderla sono conseguenti all’impegno del cristiano nella ricerca del Regno di Dio!
Prendeva quindi la parola la prof.
Anna Ribet, la quale intratteneva l’attento uditorio sulle sue impressioni di
un viaggio al Madagascar: venivano
presentate di questa lontana isola le
caratteristiche geografiche, economiche, antropologiche, sociali, con una
garbata e interessante ’’causerie” che
aveva la possibilità di farsi seguire dagli studentelli in erba come dai più
anziani.
I presidi presentavano quindi le relazioni: la prof. Anna Marnilo, nuova
preside della Scuola Media, rivolgeva
in primo luogo un caro saluto al prof.
Gino Costabel, che per limiti d’età
cessa dalle sue funzioni, pur mantenendo ancora per quest’anno l’insegnamento nella sua classe: un cordiale applauso dell’assemblea sottolineava la gratitudine espressa al prof. Costabel per i suoi 39 anni di servizio a
favore dei giovani. Anche la prof. Olga Sibille ha lasciato l’Insegnamento,
e con lei hanno lasciato il Collegio (come comunicava il preside del Liceo) le proff. Giulietta Peyrot,
Mirka Nisbet Peyrot e Elena Corsani
Ravazzini: a tutte va la riconoscenza
della Chiesa e del Collegio per i lunghi
anni passati nell’Istituto. Le nuove insegnanti, e cioè la sig.na Franca Coisson per la Scuola Media, e le proff. Anna Olivetti, Rosalia Pastre e Anna Albani Gay sono state salutate dai presidi e dagli applausi del pubblico e
degli studenti.
Quest’anno la Scuola Media ha il
consueto numero di studenti, cioè le
classi quasi al completo, mentre si registra una lieve flessione della popolazione del Ginnasio-Liceo, dovuta ai
ben noti avvenimenti allarmistici e a
leve scolastiche modeste.
Alla fine della riunione, tra le auto
rità presenti, il Sindaco rivolgeva un
caldo augurio di buon lavoro, che facciamo nostro, a tutti i professori e
gli studenti.
e alle Scuola latina
In un clima semplice e fraterno s’è
inaugurato Tanno scolastico: il messaggio del vice-moderatore Deodato
sull’episodio di Marta e Maria ha indicato ai presenti il senso della «buona parte » che non ci è tolta ed il come dobbiamo nutrirci giorno dopo giorno della parola di Dio, per meglio discernere il bene dal male e come prendere le nostre piccole o grandi decisioni quotidiane.
Hanno poi recato il loro saluto il
capodistretto F. Davite ed il Pastore
E. Geymet.
Il quadro dell’anno scolastico passato, nella relazione della Preside dr. E.
Balma non ha indicato soltanto dei
dati sullo studio ma soprattutto un’attività pratica di impegni vari: raccolta di francobolli per le missioni, interesse per l’opera della missione tra i
lebbrosi, colportaggio, contatti con
rappresentanti di nazioni diverse in
visita alla Scuola Latina, discussioni
di problemi attuali anche in riferimento a fatti politici, preparazione nel
campo musicale in vista della collaborazione nel canto corale delle chiese.
I dati di quest’anno sono incoraggianti; 87 iscritti nelle tre classi; il
corpo insegnante presente in blocco
sin dal primo giorno di scuola con una
sola sostituzione; la sig.na Travers di
Torre Pellice, che in matematica e
scienze sostituisce la Sig.na Greco.
Al Convitto la direttrice Ines Castagno, dopo 23 anni di servizio fedele e
coscienzioso, ha lasciato l’incarico ed è
stata sostituita dal Sig. Rizzi di (Genova. Anche quest’anno c’è « plenum »
con trenta Convittori provenienti da
varie parti d’Italia e con una presenza complessiva di 75 interni e di una
ventina di esterni. Una trentina di interni provengono dalla diaspora italiana, di confessioni diverse e situazioni
particolari. Quest’anno il Concistoro
ha concesso in uso al Convitto il teatro, per il tempo in cui non serve alla
Chiesa locale, consentendo un maggiore respiro per la massa dei convittori.
L’opera della Scuola Latina e del
Convitto prosegue la sua missione intesa a costituire una famiglia aperta,
sensibile a tutte le situazioni umane
in vista delTinserimento nella società
futura, mediante una testimonianza
precisa ispirata dalla Parola di Dio.
Questa è la linea dei nostri istituti.
Perchè quest’opera si compia siamo
pronti a collaborare oppure a servircene soltanto, come sfruttatori? L’appello è rivolto a tutte le famiglie degli
alunni, agli amici della Scuola Latina
e del Convitto, perchè si ricordino concretamente di queste opere invia,ndo
la loro generosa offerta alla Direzione
della Scuola Latina.
Adamo e G. Bouchard
Il 1° ottobre, nella sala del teatro della
Comunità di Pomaretto, ha avuto luogo la
inaugurazione dell’anno scolastico 1968-69.
Anche noi vi abbiamo preso parte, e, appena entrati, ci siamo andati n sedere vicino
ai nostri compagni. Eravamo emozionati, perchè era la prima volta che assistevamo a questa inaugurazione e perchè pensavamo che
1 indomani avremmo dovuto incominciare la
scuola : non una scuola elementare, come
gli altri anni, ma la scuola media. Fra tutte
quelle persone (allievi più grandi di noi, Pastori, Professori, genitori...), ci sentivamo un
po’ spersi.
L’inaugurazione ha avuto inizio con la
lettura della Parola di Dio fatta dal Pastore
Davite, il quale presiedeva.
Il Pastore Deodato ci ha dato un» meditazione sul racconto di Marta e Maria, e ci ha
esortati a cercare anzitutto di ascoltare la
Parola di Dio, come aveva fatto appunto
Maria.
I Pastori presenti erano sei : il Pastore
Davite, Bouchard, Geymet, Tourn, Jahier c
il Vice-moderatore Deodato.
II Pastore Geymet, ricordando alcune sue
esperienze di studente, ha parlato del privilegio di ehi studia in una scuola valdese, come la Scuola Latina, perchè in essa ci si sente come in una grande famiglia credonte.
Abbiamo cantato alcuni inni, dopodiché la
sig.na Preside Prof. Balma ha letto la relazione dello scorso anno scolastico e ha elencato i nomi degli alunni migliori. Parlando
poi del corpo insegnante, essa ha presentato
i nuovi professori.
Il Pastore Bouchard ha presentato i nuovi d’rettori del Convitto, Sig.ri Rizzi, con i
loro collaboratori, gli assistenti.
Il Pastore Jahier, infine, ha proiettato alcune diapositive sulla Val Germanasca soprannominata Il Val Supatta » e suUa Val
Pellice soprannominata ii Valle della luce ».
Questo ha costituito per noi il momento plìi
interessante : egli ci ha mostrato numerose
Chiese delle nostre Valli e parecchie famiglie pastorali, alcune scuole Beckwith, concludendo con fotografie magnifiche di fiori e
animali.
I primi giorni di scuola sono stati per no
abbastanza interessanti e ci hanno dato su
bito l'impressione di sentirci in classe come
in una grande famiglia, affiatati con i com
pagni che ancora non conoscevamo e con gl
insegnanti. Ogni mattina facciamo un pie
colo culto : abbiamo formato sei gruppi co
stimiti da tre o quattro allievi ciascuno, i
quali, a turno, mentre uno legge la Parola
di Dio, l’altro ne spiega il significato e Tultimo dice il Padre Nostro. Inoltre, ogni studente ha ricevuto un incarico, che ricopre
quando è di turno il suo gruppo, ed abbia
mo stabilito noi, chi deve far parte del grup
po responsabile della disciplina, della pulizia
della biblioteca, del culto del mattino ecc..
Speriamo che tutto continui a funzionare
bene e di essere sempre più contenti di ap
partenere alla nostra Scuola Latina.
Un gruppo di alunni della 1“ media
di Pomaretto.
L'amico dei fanciulli
MENSILE ILLUSTRATO PER I RAGAZZI DELLE
SCUOLE DOMENICALI
La Pagina Biblica
Racconti
Documentari
Corrispondenza e rubrica dei ragazzi
— La pagina dei Cadetti
— Ricerche Bibliche
— Giochi
Abbonamento annuo L. 750 - estero L. 1.000. Versamenti sul c.c.p. 2/21641
intestato alla Libreria Claudiana, Via Principe Tommaso 1, 10125 Torino.
SOMMARIO DEL NUMERO DI OTTOBRE
— Inchiesta sulla scuola, su richiesta dei Cadetti di Pinerolo
— La Scuola dei Barbi a Pradeltorno
— Uno scienziato cristiano su un vulcano di Giava
— La pagina biblica; Padre, ti prego
— Notizie da una scuola inglese: il pacco dell’amicizia
— Problemi biblici a premio •
— Giochi
5
N. 40 — 11 ottobre 1968
pag. IT
I Disrimw
Borse di studio
La Commissione del I Distretto comunica che le domande devono essere
presentate al vicepresidente, ing. Giovanni Pontet, via Rompicollo 2, Torre
Penice, entro il 31 ottobre p. v.
1) certificato di famiglia; 2) Pagella
dell’anno 1967-1968; 3) Presentazione
del Pastore.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
Il DISTRETW
Riunione di concistori
La Commissione del I Distretto invita tutti i Concistori ad una riunione
che avrà luogo il 20 corr, alle ore 14 a
Pinerolo (Via dei Mille 1) con il seguente ordine del giorno ;
1) Finanze; 2) I nostri Istituti
Data l’evidente importanza degli argomenti da discutere la Commissione
confida nella presenza totale dei responsioni delle singole Chiese.
La Commissione
del I Distretto
TORRE PEUÍCE
Espr'miamo Ja nostra viva riconoscenza al
Moderatore Neri Giampiccoli, al Missionario
Bruno Tron, ai Pastori Vougas, Roberto
Comba e airEvangclista Lupi per j loro apprezzati messaggi rivolti durante i mesi calivi nel nostro tempio e al culto della Sea.
I culti .senili tenuti nell’Aula Sinodale durili,; iU'.v«i di luglio e agosto hanno avuto
.['..-’••l aiìiiG un cnrallere particolarmente coluuuitiirio perchè dopo la parte liturgica si
e svolta una fraterna discussione su problemi di grande attualità come il battesimo, la
responsabilità dei genitori nei confronti dei
figli, il matrimonio e il divorzio. Nella serata deli*8 agosto si è discusso ampiamente
sul Collegio Valdese e la sera del 22 agosto
J assemblea di Chiesa si è riunita per discutere e votare una mozione a favore del Collegio che il nostro delegalo ha letto al Sinodo.
Neiraccogliente sala della Foresteria abbiamo avuto il piacere di accogliere una
trentina di giovani quindicenni d’ambo i
se.ssi, studenti di tre scuole di Thun accompagnati da un insegnante e da un pastore.
Ringraziamo anche il Gruppo Corale di
Leverkusen (Renania) per i due inni cantati nel nostro tempio durante il culto del
14 luglio; i Trombettieri del Baden, i Trombettieri Valdesi rispettivamente diretti dal
M.o Stober e dal M.o Ferruccio Rivoir per
il sei v izio religioso musicale che hanno offer.
to aui Ile quest’anno alla nostra Comunità,
c i Pa.'ori Ernesto Ayassot e Enrico Geymet
pc, i loro messaggi.
il r.unitalo delle accoglienze si è arricchito di due giovanissimi membri, Vera Charboiinier e Susy Bertramino, che si sono spontaneamente offerte e vogliamo dire loro che
abbiamo molto apprezzato il loro desiderio di
servizio.
La nostra Chiesa ha ospitato la riunione
del 15 agosto sotto i castagni dellTnverso
Rolandi. Il tema della giornata era: « Il fratello ha bisogno dj le » e tutti i discorsi erano orientati verso Timpegno alla solidarietà.
Un considerevole numero di membri di
Chiesa si è impegnato per la buona riuscita
di questo incontro tradizionale che ogni anno riunisce tanti membri di comunità estere
e italiane: i Trombettieri Valdesi che hanno guidato il canto: la Società di Cucilo e il
’ ( alitato del 15 agosto: i giovani dell’Unione dei Cojipiei’i: il Gruppo Corale che ha
partecipato alla riunione del pomeriggio.
Ogni lavoro in questo senso, anche il più
umile, anche il meno appariscente, ha valore
di testimonianza se è fatto nel nome del Signor«’.
1! tradizionale Bazar del Sinodo, organizzalo dalla Società di Cucito, ha avuto luogo
anche quest'anno nei locali della Foresteria
Valdc'-e. Oli jl nostro vivo ringraziamento va
al ^ Mnileratore A. Deodato ed alla SiI osp.talità concessa ed alla famìglia '.'he ha accettalo con quella cor
diaiiia ' fu tuili le riconoscono il considerevole .Cimento di lavoro su quello tanto impeirii ilMu elle svolgono con competenza per
himiM p.;ule deiranno.
Durarli«’ il Sinodo, la Filodrammatica
« Giuseppe Casini d. diretta dalla prof. Elena Corsani, ha presentato con esito lusinghiero al folto pubblico che gremiva l’Aula
Magna il dramma di E. Bassaiio: « Come un
ladro di notte ». Era la terza rappresentazione a favore del nostro Collegio.
Vogliamo anche citare rotlimo Concerto
MK’ale e strumentale del 23 agosto organizzalo dal M.o Corsanì sempre a beneficio del
Collegio, di cui si è parlato in un artìcolo
a parie.
Molti liilli hanno colpito la nostra Chiesa:
.segnal’am«^ ia dipartenza dì Giuseppe Aragno ( A|ipiolli). Michele Fornasero. Giovanni .\rinaiid Buse (Tagliaretto), Davide Jourdall. Naomi Malan ved. Marcilo (Coppieri).
Enrico Ribotta (Coppieri). Ermamio Giordano (Villa 2). Pietro Paolo Frache (S. Mar
gherita), Albertina Pasquet nata Ribotta
(Villa 2). A tutte le famìglie afflitte rinnoviamo Pespress one della nostra simpatia e
' Ih nostra solidarietà.
sposati: Tullio Berlot e Graziella
Casteb. t c Valerio Papini e Silvana Giampiccoli. li Signore circondi colla sua grazia
questi nuovi focolari.
Hanno ricevuto il battesimo: Silvio Meynet di Davide e Elba Malan. Walter Delaurenti di Armando e Ada Bounous, Claudio
Gaydou di Bruno e di Margherita Bert, Luca
Hiigon di Franco e Laura Zucca. Marco Ippolito di Giuseppe e Elena Fuhrmann, Ivana e Loris Soulier di Aldo e Laurina Buffa,
Marina Frache di Giorgio e Ivana Dalmas.
Marco Girola dì Teodoro e Enrica Paschetto.
I coniugi Kovacs hanno presentato ¿Ba Comunità il loro piccolo Sandro. Benedica il
Signore tutti questi bimbi e le loro famiglie.
Lina Varese
SAN SECONDO
— Durante Testale abbiamo avuto la gioia
di ascoltare il messaggio della Parola da parte dei seguenti predicatori : pastori Roberto
Jahier. Emilio Ganz, Archimede Bertolino.
Teofilo Pons: professore Emanuele Tron e
signori Dino Gardiol e Aldo Varese. La nostra Comunità esprime la sua sincera riconoscenza a questi fratelli.
— Nel corso dei culli del 18 agosto e del
22 settembre, sono state presentate al battesimo le p'ccole: Collino Anna dì Pierino
e di Romano Jose e Monnel Loredana di La.
my e di Metili Maria. Il Signore circondi ed
accompagni sempre con la sua grazia queste
due bimbe.
— II 21 settembre, circondati da familiari ed amici sono stati uniti in matrimonio
Rìbet Ugo di San Germano Chisone e Roman Fiorella dei Memè.
A questi due spo.si che si stabiliscono a
San Secondo, rinnoviamo i nostri migliori
auguri di gioia e di abbondanti benedizioni
divine.
— Colp lo da infarto è deceduto subitamente nella sua abitazione alla Grotta, Paschetto Levy di anni 69. Lascia fra noi il ricordo di un uomo cordiale e buono.
Domenica 22 settembre una numerosa folla ha reso gli onori funebri a Romano Michele Dante, deceduto all’ospedale civile di
Pinerolo all’età di anni 61. Il nostro fratello, per molti anni macellaio a San Secondo
aveva saputo crearsi una larga clientela. La
grave malattia che da alcuni anni lo aveva
colpito lo ha portato alla tomba in ancora
giovane età.
A tutti coloro che sono stati provati da
questi lutti, la Chiesa esprime la sua fraterna e sincera simpatia cristiana.
— Domenica 20 ottobre avrà luogo il cullo, per molti anni macellaio a San Secondo,
convocata l’Assemblea di Chiesa.
TORIN
Al Centro Evangelico di Cultura
Una conferenza
del prot Vittorie Snbilia
Il (( Centro Evangelico di Cultura » ha
iniziato presto la sua attività, quest’anno:
sabato 5 ottobre il prof. Vittorio Subilia ha
dato a un uditorio allento e abbastanza numeroso, costituito in parte di estranei, una
ricca, vivace conferenza su « Le nuove tendenze della Cristianità all'Assemblea di
Uppsala ». I nostri lettori ricorderanno le sue
corrispondenze svede-^i; ora quelle prime impressioni. quelle prime valutazioni fatte un
po’ a caldo, a ridosso licgli avvenimenti, sono
stale approfondite, filtrate da una successiva
riflessione teologica, « iic non si è limitata a
valutare i documenti, ma si è tesa a seguire
la paral)ola del mo\ ¡mento ecumenico negli
ultimi decenni e a jmlividuare le tendenze
attuali, ora rallegranti, ora — e più spesso,
secondo Toratore inquietanti, per chi
evangelicamente non si accontenta della vitalità ed efficienza di Marta, ma ricerca per
se e per la chiesa tutta la «sola cosa necessaria » di cui sapeva Maria. Il discorso, talvolta un poco ma così sostanziato di
contenuto bibreo, ha '’olpilo gli intervenuti.
E’ seguita una diso ione abbastanza nutrita. ma a livello in - i '»re e non molto concludente. Ci rallegr.an-o di sapere che questa conferenza sarà ]U!l>;dicata su «Protestantesimo » e che una . cr-'hia più ampia possa
leggerla, riflettervi, c-serne stimolata. Un
grazie di vero cuore a! prof. Subilia per la
sua venuta fra noi.
VILLAR PELLICE
Alla vigilia, quasi, del suo 80*^ compleanno, ci ha lasciati per rispondere alla suprema chiamata Ayassot Timoteo, del Teynaud.
La notizia della sua scomparsa ha sorpreso
e rattristato i suoi numerosi amici e conoscenti. accorsi poi in gran numero il giorno
del suo funerale a dirgli in quale conside*
raz one era tenuto ed a portargli il loro ultimo saluto. Egli era un uomo robusto ed
attivo, che fino all’ultimo ha preso parte sia
al lavoro sia alle varie manifestazioni che
si svolgevano nell’ambiente di Villar. Appena una settimana prima del malessere che lo
ha colpito e che lo ha portato via in pochi
giorni aveva partecipato, godendone medio,
ad un viaggio alla Spezia, organizzato dalla
locale sezione A.N.A. di cui faceva parte.
Egli lascia un vivo ricordo di serenità e di
operosità.
Alla vedova, ai figli e rispettive famiglie,
alla sorella e ai parenti tutti la Chiesa esprime ancora le sue vive condoglianze e la sua
fraterna solidarietà cristiana.
La Chiesa dice pure la sua simpatia ad
altre due famiglie della Comunità: alla Signora Alina Bouissa Ribotta (Teynaud), colp ta da un duplice doloroso lutto nelle persone del padre e di una sorella, deceduti a
Torre Pellice, e alla Signora Elena Armand
Hugon Meyron (Centro), che ha avuto il
dolore di perdere il padre, deceduto a Bobbio
Pellice.
E’ giunto a rallegrare il suo focolare domestico il piccolo Riccardo, di Rinaldo e
Giovanna Barolin (Bessè).
Gli diciamo il nostro più cordiale saluto
di benvenuto e presentiamo ai suoi genitori
le nostre più vive felicitazioni.
iiimimiiitiiimiiimitm
Sulla Riviera di Ponente
I culti della ripresa avranno luogo la
domenica 13, sia a Sanremo che a Bordjghera e a Vallecrosia: quest’ultimo culto, alle
17, sarà in comune con i fratelli pentecostali. Intanto sono ricominciate a Sanremo le
riunioni bibliche, con lettura e commento
delTApocalisse, e si conta presto di fare lo
stesso a Vallecrosia. Domenica 6 il culto è
stato presieduto dal pastore emerito Enrico
Tron, che abbiamo rivisto con tanto pia.cere
fra noi. Ringraziamo pure i pastori Franco
Davite e Erbert StoUreiter (di Berlino Ovest,
ma che ha dato un messaggio in ottimo italiano) per i culti presieduti ultimamente.
Domenica 15, qualche giorno prima di
partire in aereo da Nizza alla volta del Ga¡3on, la missionaria Laura Nisbet ha illustrato l’opera evangelica in quel paese, al culto
a Sanremo, e l’indomani ha mostrato e commentato a Vallecrosia delle proiezioni luminose. È ripartita con un senso di viva gratitudine per quanti, ne= tre mesi di soggiorno in Italia, le hanno dimostrato simpatia :
le offerte ricevute per l’acquisto di un’auto
hanno raggiunto 700.000 lire e il suo lavoro
sarà assai facilitalo, specie se — come pare
— dovrà pure occuparsi di bambini del
Biafra rifugiali nel Gabon.
Il pastore Nisbet. che già passava molte
ore sulle strade di quest’ampia diaspora, ha
visto ulteriormente estesa la rete dei suoi
viaggi e delle sue attività, essendo stato nominato presidente della Commissione distrettuale. dalla Conferenza del li Distretto ad
Aosta; doppiamente preziosa si fa la collaborazione laica. Le comunità sono impegnate
per la campagna finanziaria, e quella dì Sanremo in particolare per i lavori dì restauro
dello stabile, ultimati. Questa settimana è
stato inauguralo il salone rimesso a nuovo.
Si è conclusa un’altra intensa e positiva
stagione estiva della Casa Valdese di Valleerosia: molti fratelli e sorelle, piccoli e gran,
di, dalTItalìa e dall’estero, vj hanno trovato
ristoro c hanno portato la loro fraternità.
veneto (da parecchi ai ni utilmente in attività) in « Consiglio delle Chiese del Triveneto » è stata accL la. Le responsabilità di
questo Consiglio n‘< t sono ancora precisate;
si è già stabilito c: e igni chiesa sarà rappresentata dal pastore e da un membro del
suo consigTo, a eie incaricato dal consiglio
stesso; le riunioni p« rio liche saranno comúnque aperte alla parte- ip-izione di tutti i mem.
bri delle chiese.
Il 9 settembre il Consiglio delle chiese si
è riunito a Venezia, pt r discutere e chiarire le idee sulla « responsabilità di fronte ai
gravi problemi del nostro tempo », sulla base
di una relazione preseùtata dal pastore Giorgio Bouchard.
Il testo della relazione del pastore Bouchard è ora diffuso nelle comunità, in vista
del prossimo Convegno chv^ si prepara per
il 4 novembre prossimo a Marghera.
IN VAL GEBMANASCñ
tare la Bibbia e di leggere i seguenti
testi che saranno oggetto di analisi:
Giovanni 1: 1-18; Filippesi 2: 5-11;
Luca 1 e 2 ; Ebrei 1: 1-4. Per la seconda parte i monitori proseguiranno la
preparazione delle lezioni per la Scuola Domenicale.
Si inizierà pure parallelamente il
corso per predicatori laici e il lavoro
del gruppo di inchiesta.
Corsi
per laici
Il corso di preparazione per laici,
iniziato sabato 5 ai Chiotti, avrà luogo
per la sua seconda seduta a Massello
sabato 19 alle ore 20,30. Per la V parte dell’incontro si raccomanda di por
A Dipignano (Cosenza)
Aperto al rulto
il nuovo locale evangelico
La Comunità Evangelica Valdese di
Dipignano (Cosenza) è lieta di annunciare che il suo nuovo tempietto, finalmente ultimato, piacendo a Dio sarà
inaugurato domenica 27 ottobre 1968
alle ore 10,30 con un culto che sarà
presieduto dal Delegato della Tavola
Valdese per il VI Distretto, past. Enrico Corsani; e invita la fratellanza
evangelica ad unirsi spiritualmente ad
essa nella sua gioia e nella sua riconoscenza al Signore.
iiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiM
liti vasto (e comunitario) piano di ((ripresa))
Iti
MANTOVA
Il gruppo giovanile si è impegnato con alcuni gruppi di giovani cattolici in una ùt*
chiesta sulla situazione sociale mantovana;
da una fase di slud’o comune si è così passali ad una di impegno nella città; il nostro
gruppo però si impegna a sollecitare anche
gli altri gruppi ad una ricerca « evangelica ))
dei prc.supposti del lavoro e del significato
di quanto si andrà di volta in volta scoprendo. dando così un senso crìtico evangelico
alla loro partecipazione al lavoro comune.
Il 14 settembre ci si è riuniti in riunione
dì preghiera e ricerca con questi gruppi nella cappella del Seminario; sull’« incontro dì
Cristo coi poveri » ha parlato Don Volta;
sulla « vocazione delle comunità cristiane,
povere coi poveri » ha parlato il pastore Colucci.
II gruppo giovanile inoltre sì è impegnato
in una nuova fase di collaborazione al lavoro del gruppo dell’Astrolabio, che dovrebbe
portare ad una più precisa nostra presenza
nelTorientamenlo del lavoro di quel gruppo.
Nel Triveneto
Costituito il Consiglio
delle Chiese Evangeliche
Al Convegno delle Chiese Evangeliche del
Triveneto, che si era svolto a Pordenone in
giugno, era stata presa una risoluzione importante su piano federativo ; la proposta di
trasformare il Consiglio dei Pastori del Tri
Responsabili, membri del Concistoro, delegazione delTUnione e delle Commissioni varie nella seduta di inizio delle attività hanno discusso e deLberato sui seguenti argomenti :
Catechismo sperimenta'e del primo anno;
ad uno giovane è stato afiidaio il primo anno di catechismo inserito nel contesto della
attività cadetta, psr decisione del Concistoro.
L’esperimento prevede una preparazione della responsabile con un Pastore ed una linea
pedagogica diversa dal passato, unita alla
parte ricreativa. Gli inìzi sono promettenti.
Gli altri tre corsi sono ancora tenuti dal
Pastore. Il problema della catechesi, della
confermnzione e del battesimo sarà discusso
nel corso delTanno in bas«’ al documento chf*
la Tavola, su richiesta del Sinodo, ci manderà.
Il Concistoro ha pure parlato dei Corsi per
monitori^ predicatori Utici e questioni socialif
avviati alla fine dì settembre dai Pastori del
presbiterio della Val Gcrmanasca e della
Direzione di Agape. I primi due incontri a
Pomaretto e Chiotti hanno registrato una
presenza cospicua di giovani delle parrocchie
interessate : Giorgio Tourn ha introdotto U
problema della chiesa di oggi e la discussione che ne è seguita ha offerto le indicazioni
per un programma futuro : incontro ogni
quindici giorni, al sabato sera, a turno nelle
varie parrocchie con la seguente linea : ^ la
prima parte della serata: introduzione d’un
tema di dogmatica e discussione; poi la formazione dei vari gi^PP* • monitori, predicatori laici, questioni sociali con un responsabile che dirige il corso assegnatogli. Lo scopo degli incontri tende soprattutto ad un
rinnovamento delle nostre comunità, con
un maggiore approfondimento della Parola
di Dio riferita ai problemi del nostro tempo,
con un impegno sempre più allargato a tutta la comunità.
Unione Giovanile: il Concistoro s’è vivamente interessato al problema giovanile e in
accordo con i responsabili dell’Unione stessa
ha indicato una linea dì maggiore impegno
per tutti gli unionisti nella vita della chiesa, memori delle indicazioni programmatiche
della FUV : servizio, testimonianza.
Per la Corale si è indicata una precisa
missione concreta nell’ospedale di Pomaretto: infatti cantare soltanto per le solennità
cosa vuol dire? Se ’solenne’ vuol dire un
momento importante, essenziale, ebbene il
canto per un malato vale molto di più delle
date ’solenni’ perchè ha un senso, uno scopo
di testimonianza.
In tema di finanze, si è ricordato il debito
di un milione per i restauri nel retro del
tempio, la Scuola Materna con Tallargamen’
lo delTeUificio per un maggiore spazio ai
hamb’ni con una spesa di vari milioni e l’im.
pegno con la Cassa Centrale e la Scuola Latina.
Il Concistoro ha infine concesso l’uso del
teatro al Convitto con la condizione di averlo libero in qualunque momento ne abbia
bisogno per le sue attività.
I candidati in teologia Sergio Ribet e Ermanno Geme hanno rivolto messaggi al
culto domenicale prima di recarsi all’estero
rispettivamente in Scozia e in Germania. Lì
ringraziamo di cuore. Franco Calvetti e la
signora ci hanno lasciato per compiere un
triennio di lavoro nelle scuole italiane a Casablanca nel Marocco. Il Signore li ispiri
perchè la loro missione sia preziosa per l’ambiente dove essi si trovano.
Ai Cerisìeri ed ai Paure abbiamo tenuto
le due ultime riunioni estive.
Convegno
a Borgio Verezzi
di predicatori laici,
monitori e pastori
E’ convocato un convegno di monitori delle Scuole Domenicali, predicatori laici e pastori, che avrà luogo domenica 3 novembre alle ore 16, proseguendo fino al pomeriggio del giorno
seguente.
Il Pastore Thomas Soggin e la Signora Rita Gay terranno degli studi
introduttivi sul programma di Antico
Testamento proposto alle SS.DD.,
quest’anno : i re (li Israele ; e il Pastore Paolo Ricca parlerà su « Come si
prepara un sermone » : introduzione a
un corso per la preparazione del predicatore laico.
Si pregano gli intervenuti di volersi
iscrivere al più presto, versando al loro Pastore la quota di mille lire per il
soggiorno completo (cena, pernottamento, colazione e pranzo).
I Signori Pastori sono pregati di comunicare alla Casa Balnearia di Borgio Verezzi il numero dei partecipanti
della loro comunità non oltre la fine
del corrente mese.
La Commissione del II Distretto
iiitiiiiimiiiiiimiiiii
'iKiiiiiiniimniiiiin
V Distretto: Conferenza
straordinaria a Bari
Nei locali della Chiesa Valdese di
Bari il 12 e 13 ottobre si terrà una
Conferenza straordinaria del V Distretto. Oltre ai vari argomenti e problemi regionali presentati dalla
Commissione Distrettuale, verrà esaminato, secondo il deliberato della
Conferanza primaverile di Napoli, U
problema delle nostre opere sociali ;
saranno relatori ì pastori Gianna Sciclone (Vittoria) e Ernesto Naso (Tar
Tanto).
Tipografìa Subalpina s^.p.a.
Assemblea ordinaria
L’Assemblea Ordinaria dei Soci è convocata, presso la sede sociale, per il giorno 19
ottobre 1968 alle ore 21 col seguente ordine
del giorno :
Approvazione Bilancio e Conto Economico
al 30 giugno 1968.
In caso di mancanza del numero legale la
seduta è riconvocata al 9 novembre 1968
stesso luogo ed ora.
Il Presidente e Amm. Del.
ing. Giovanni Pontet
Personalia
Apprendiamo con vivo piacere che la « Ge.
neral Assembly » della Chiesa Metodista Sud
Africana ha nominato suo Segretario Generale il Pastore Edwin Pons. ben noto nelle
nostre Valli e lo ha scelto come suo Moderatore (« Moderator - Designate ») per il
1969-70. Ci rallegriamo vivamente con lui,
e con la famiglia Pons, per queste due importanti nomine.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della rimpianta
Celina Bert
vedova del professore Edoardo Longo
mancata in Torino (Ospedale Valdese) il 4 ottobre 1968, mentre ne danno
il triste annunzio agli amici lontani,
ringraziano quanti hanno partecipato
al loro dolore.
Un particolare ringraziamento al Pastore Sonelli, ai dott. De Bettini e Varese, alle suore e infermiere della Casa delle Diaconesse e dell’Ospedale
Valdese di Torino, e alla fedele Delia.
« Il Signore è il mio Pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
Torre Pellice, 7 ottobre 1968
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede ».
(2 Timoteo 4; 7)
A poche settimane di distanza dalla
moglie, la sera del 3 ottobre 1968 è entrato nel riposo del Signore
Alfredo Nardelli
Maestro del Lavoro
di anni 95. Ne danno il triste annunzio gli affezionati nipoti e parenti.
La salma riposa nel Cimitero di
Torre Pellice accanto a quella della
sua compagna.
Luserna San Giovanni, 7 ottobre 1968
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6
'T)ag. 6
]\otiziario
ecumenico
Il ottobre 1868 — N.40
a cura di Roberto Peyrot
Aperta la Scuola Media
serale “Jacopo Lombardini”
NUOVO CENTRO ECUMENICO
IN PORTOGALLO
Figueira da Foz (soepi). — Grazie agli
sforzi congiunti di giovani provenienti da
tutto il - mondo, quanto prima verrà terminata la costruzione di un nuovo centro ecumenico in Portogallo. Una parte di essi ha
lavorato nello scorso agosto nel quadro di un
campo ecumenico di lavoro organizzato dal
CEC.
Il centro ecumenico progetta una serie di
conferenze per gli industriali, gli agricoltori,
i pescatori ed i turisti. Uno degli scopi del
suo programma è quella di « testimoniare
che una riconciliazione fra persone e razze
di credenze e di colori diversi è reale e possibile ».
Il centro è sostenuto dalla Chiesa metodista portoghese, dai presbiteriani e della Chiesa lusitana, nonché da alcuni cattolici.
LAICI LUTERANI QUALIFICATI
POSSONO DIVENTARE PASTORI
Hannover (b'p) — La Chiesa evangelica
luterana di Hannover ha teste deciso che un
laico pnò diventare pastore senza aver fatto
gli studi in teologia,
n sinodo di questa Chiesa, infatti, ha votato una legge che autorizza l’accesso al ministero pastorale a coloro che hanno consacrato più di 10 anni della loro vita al servizio della chiesa.
Prima della loro nomina, questi parrocchiani dovranno trascorrere un periodo di
tempo presso un pastore od un vicario per
studiare la predicazione ed i sacramenti.
Questa nuova regolamentazione consente
alla chiesa di utilizzare dei laici qualificati
e di ovviare eflScacemente alla carenza dei
pastori. Nella regione di Hannover, parecchie sedi pastorali erano vacanti da molto
tempo.
LA CHIESA BATTISTA
IN CECOSLOVACCHIA
Amburgo (hip) — Il pastore Stanislao
Svec, segretario generale dell’Unione batti'
sta cecoslovacca, ha recentemente partecipa
to ad Amburgo all’assemblea della Federazio.
ne battista europea. Durante l’assemblea ha
fatto le seguenti dichiarazioni riguardanti
la chiesa battista in Cecoslovacchia :
« Le nostre chiese hanno potuto continua'
re a celebrare le loro funzioni religiose, e
le missioni hanno proseguito il lavoro. Rimarremo fedeli alla parola di Dio e saremo
i suoi testimoni. Le Chiese cecoslovacche non
abbandoneranno il compito affidato loro da
Gesù Cristo. Non preoccupatevi per noi ».
ESPERANTO ED ECUMENISMO
Limburg (hip) — Per la prima volta, ha
avuto recentemente luogo, in Germania, il
Congresso intemazionale comune della ”Kristana Esperantista Ligo Internada” (K.EX.I.
vale a dire Lega internazionale esperantista
cristiana) e quello della ’’Internada Katolìka
Vnuigo Esperantista” (I.K.U.E., cioè Unione
intemazionale esperantista cattolica).
Gli esperantisti cattolici hanno chiesto ai
protestanti di partecipare a questo congresso,
deciso alla maggioranza in occasione del con.
grosso della KELI del 1967, tenutosi a Torre Pellice.
In circostanze del tutto particolari, protestanti e cattolici si sono ritrovati per dialogare.
I partecipanti infatti provenivano da diversi paesi europei, dove i problemi dell’ecumenismo non sono visti allo stesso modo, sia
da parte cattolica che da parte protestante.
Inoltre, pur parlando lìngue diverse, non
hanno avuto bisogno di interpreti nè di impianti particolari in quanto tutti sapevano
parlare l’esperanto : questa lingua internazionale ha fornito la prova delle sue qualità
servendo — in conformità allo scopo per il
quale è stata creata — ad unire uomini di
nazionalità diverse.
Vi sono state parecchie riunioni in comune, anche a carattere cultuale, dove cattolici e protestanti sono intervenuti a turno.
Vi sono pure state discussioni sui punti
di disaccordo fra le due chiese. Gettamene,
nessun compromesso fu trovato (e nemmeno
cercato), ma ognuno ha esposto le sue idee
con serenità e senza alcuna aggressività :
non sono stati lanciati nè anatemi nè scomuniche.
II prossimo esperimento verrà tentato l’anno venturo, in Finlandia.
PROPOSTA LA NOMINA
DI UN ALTO COMMISSARIO
PER I DIRITTI DELL'UOMO
Parigi (soepi) — La creazione della cariea
di alto commissario per i Diritti dell’Uomo,
in seno alle Nazioni Unite, dovrebbe ottenere l’appoggio di tutte le organizzazioni non
governative durante la prossima sessione dell’Assemblea generale — ha dichiarato F. Nolde, direttore della Commissione delle chiese
per gli affari intemazionali del CEC.
Questa dichiarazione, egli l’ha fatta alla
conferenza internazionale delle organizzazioni non governative, che ha recentemente
avuto luogo a Parigi.
Dal canto suo, il segretario generale delrONU, Thant, che aveva aperto la conferenza. ha chiesto che le organizzazioni non governative incoraggino la ratifica delle diverse convenzioni sui Diritti dell’Uomo, ed
in modo particolare quella sull’eliminazione
di tutte le forme di discriminazione razziale.
Infine, il presidente Kaunda dello Zambia, in visita ufficiale a Parigi, ha proposto
la creazione di un quaderno dei crimini contro l’umanità e di una speciale organizzazione per studiarli. Ha inoltre suggerito che il
quaderno sia depositato presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aja.
AUa conferenza, che è durata una settimana, hanno partecipato rappresentanti di 118
organizzazioni del mondo intero. Il CEC era
rappresentato dai sigg. Nolde e Micheli.
(segue da pag. 1)
nità di credenti che accettino di situare la loro vita in pieno contesto operaio, rinunciando a talune tradizioni
del ceto medio protestante (carriera,
privacy, stretto controllo della proprietà individuale, educazione segregata
dei figli di ogni singola famiglia), ma
che d’altra parte si delimitino polemicamente rispetto a taluni miti più tribali che comunitari che sembrano affiorare nel mondo secolarizzato (ad es.,
la « Kommune 1 » di Berlino e analoghi fenomeni tra i figli dell’aristocrazia milanese).
(Questo tentativo ha preso l’avvio in
settembre: quattro famiglie evangeliche (di cui una proveniente dalla cintura industriale e due da Milano, oltre
la famiglia pastorale) abitano nella
medesima casa operaia (e altre due famiglie dovrebbero aggiungersi in avvenire); hanno una grande stanza in
comune, per i pasti e le discussioni di
lavoro, e alloggi distinti, tutti sulla
medesima scala del casamento. Si tratta di un’iniziativa sperimentale, senza
mistiche comunitarie, la quale permetterà un’attività altrimenti impossibile :
c’è sempre qualcuno per ricevere la
gente che viene al Centro (nuovi iscritti, visitatori) e ci si presenta in gruppo verso l’esterno. Tutti i membri del
gruppo hanno impegni professionali
nella scuola o nell’industria: non hanno quindi a disposizione che il tempo
libero e quella certa maggior disponibilità psicologica e cronologica che uno
schema comunitario di vita dovrebbe
offrire.
D’altra parte è da notare che, di per
sè, la creazione di un nucleo comunitario non costituisce una risposta sufficiente ai problemi della zona ( anche
se risponde ad alcuni di essi, come
l’isolamento individuale, la crisi della
famiglia tradizionale, la subordinazione' delle do'mie, ecc.) : senza un preciso
programma di testimonianza e di servizio, un nucleo comunitario potrebbe
addirittura ripiegarsi sui suoi problemi
interni. Il più grande « gruppo » milanese e il più ristretto gruppo comunitario, nel corso di un anno di studio,
sono stati concordi nel sentire l’esigenza che si realizzasse un’opera sociale
evangelica che fosse il fulcro della testimonianza.
SCELTA DELLA LOCALITÀ
Dopo lunga riflessione è stata mantenuta l’ipotesi iniziale di lavoro: intervenire a Cinisello. Da una parte Cinisello si trova in pieno nella direttrice di grande espansione della metropoli lombarda e tende e costituire un
agglomerato unico con Sesto e Monza ;
dall’altra, pur essendo tecnicamente
una città (67.(MM) abitanti, in continuo
aumento), presenta al massimo quei
caratteri di insediamento disorganico
e irrazionale che rendono più urgente
un intervento "sociale".
Se Monza è ancora sostanzialmente
un. centro della. Brianza fermamente
egemonizzato da un saldo potere cattolico, e se Sesto S. Giovanni presenta
una specie di situazione "emiliana”
(cioè un governo di sinistra essenzialmente concentrato sugli aspetti della
vita amministrativa, con sensibili fenomeni d’imborghesimento), Cinisello
è ancora lontana dal raggiungere l’uno
o l’altro tipo di equilibrio culturale e
sociale. Se il voto di sinistra vi raggiunge le punte più alte di tutta la zona, la presenza dei partiti è organizzativamente abbastanza debole (se si fa
eccezione per la rete di cooperative e
per l’impegno per una sana amministrazione moderna), l’atmosfera di
stanchezza e di mancanza di prospettive appare prevalente, con le conseguenze che si possono immaginare sul
piano etico e psicologico.
La collocazione di Cinisello in
un’area di grande sviluppo industriale
ne fa una sorta di « dormitorio di seconda (o di terza) classe», con tutti i
fenomeni del caso. La Chiesa cattolica
vi è assai attiva sul piano degli asili
d’infanzia (1.575 posti nelle scuole materne cattoliche) ; cominciano a svilupparsi lentamente i doposcuola nelle
scuole statali; poche le scuole serali, e
per ora dedicate a formare dattilografe e piccole impiegate.
Il livello di vita è sostanzialmente
modesto, anche se non vi sono vistose
sacche di miseria; ma la vita delle famiglie immigrate è minacciata sia dall’andamento pesante dell’occupazione
(il problema del licenziamento è sempre presente), sia dalla necessità di tener dietro agli sviluppi tecnologici; la
mano d’opera non qualificata viene
sempre più respinta verso i margini
della vita associata.
TIPI DI INTERVENTO POSSIBILI
Sono stati discussi dal gruppo i vari tipi d’intervento possibile:
— creazione di un nido d’infanzia.
Vantaggi : allevierebbe la situazione
di molte famiglie; inconvenienti:
richiede fortissime spese d’impianto, personale a pieno tempo, alto bilancio di gestione.
— creazione di un centro d’assistenza
sociale. Di evidente utilità, presenta, sia pure in misura minore, le
medesime difficoltà del tipo precedente.
— apertura di un doposcuola. Valgono le medesime considerazioni che
per il caso precedente.
Questi servizi non sono stati affatto
accantonati definitivamente, ma ragioni di opportunità e soprattutto di priorità hanno orientato il gruppo verso
un’altra possibilità.
CREAZIONE
DI UNA SCUOLA MEDIA SERALE
PER OPERAI
Ecco i motivi che hanno fatto preterire questa soluzione (si ricordi l’impegno analogo della scuola media
evangelica serale per operai a Zurigo,
la « P. M. Vermigli», che ha ormai all’attivo alcuni anni di proficuo lavoro);
1) Molti giovani operai hanno bisogno di conseguire la licenza media
per migliorare o anche solo difendere
la loro possibilità di lavoro.
2) Il problema di molti lavoratori
va ben al di là della semplice questione del titolo di studio : è in questione la possibilità stessa di una cultura
popolare che non sia semplice assorbimento di miti e idee manipolate attraverso i mass media. Fare una scuola
significa lottare contro il progressivo
diffondersi di una falsa cultura di massa e tentare di gettare fermenti di una
cultura critica: aiutare i lavoratori a
rendersi conto della effettiva situazione in cui si trovano.
3) Gli avvenimenti studenteschi di
quest’anno hanno poi reso il gruppo
particolarmente sensibile al significato
della scuola neH’insieme della vita sociale e alle possibilità che la scuola ha
di diventare un centro in cui gli uomini del nostro tempo cercano di superare le schiavitù che li accerchiano
da ogni parte. U discorso culturale geniale che si intende aprire sarà certo
difficile, ma è necessario, urgente.
4) Infine la creazione di un centro
scolastico permette meglio di saldare
l’attività « sociale » con la vita di fede
e di ricerca della comunità di credenti
che si polarizza a Cinisello ; i medesimi
locali serviranno per la scuola serale e
la scuola domenicale, per gli incontri
degli evangelici dispersi e per le discussioni bibliche; per cui il momento
della predicazione verbale dovrebbe essere meno disgiunto da quello dell’azione sociale che in qualsiasi altro tipo
d’intervento.
« Praticamente — scrivono i responsabili — apriamo una scuola a Cinisello
come in altri tempi vi avremmo aperta una sala di culto: vi avremo tutte
le attività che avremmo avuto in una
sala di culto, ma senza cortine artificiose fra sacro e profano e senza una
connotazione religioso-sacrale per la
nostra predicazione evangelica ».
Si noti pure che la scuola serale permette l’impegno di quasi tutti i membri del gruppo e la possibilità di agire
direttamente e non per delega è importante.
Al 1° ottobre, quando si è aperta la
scuola, i problemi finanziari e quelli
relativi al carattere ecclesiastico e interdenominazionale dell’iniziativa erano in via di soluzione: la scuola sarà
sostenuta dalla Tavola Valdese e dal
Comitato Permanente Metodista, secondo un piano finanziario di sviluppo
triennale, accuratamente studiato e
predisposto. Si noti che il gruppo, oltre a fornire la propria attività, contribuirà pure direttamente al finanziamento, con una sua quota annua. In
fase di studio e tuttora aperti sono i
problemi di metodo scolastico (vedere
qui sotto il documento provvisorio
di base preparato dal gruppo).
Nel corso del mese di settembre sono stati distribuiti 150 manifesti illustrativi nelle cooperàtive, CRAL, bacheche delle commissioni interne ;
inoltre i giovani milanesi hanno distribuito circa 2.000 volantini all’ingresso
delle fabbriche di Cinisello. Risultato:
una trentina di iscrizioni (cioè una
classe completa); qualcuno si perderà
per la strada, forse, ma a sei giorni
dall apertura del « Centro » arrivano
ancora nuovi iscritti. Gli iscritti hanno avuto con il gruppo una prima riunione, per decidere modalità pratiche ;
lunedì; 7 si sono aperti i corsi e dopo
una sperimentazione di due settimane
l’assemblea degli studenti e dei professori deciderà suH-’assetto definitivo del
corsi. La responsabilità della scuola
sarà comunitaria, esercitata dall’assernblea, che si prevede quindicinale.
Si prevedono tre ore di lezione serali
(19,30-22,30), per 5-6 giorni alla settimana. L’insegnamento non è retribuito sotto alcuna forma, vengono soltanto rimborsate le spese di viaggio degl’insegnanti che vengono da Milano.
Per alcune almeno delle materie non
vi sarà un responsabile unico, ma
saranno affidate a un gruppo di lavoro. Nulla è richiesto agli allievi per
l’iscrizione e la frequenza.
* * #
È evidente che la scuola vuole pure
essere un centro culturale protestante
e a tale scopo sarà d’importanza particolarissima la costituenda biblioteca,
che si pensa sviluppare su tre direttrici :
1) costituzione di una piccola biblioteca scientifica ad uso degli alunni
2) costituzione di una piccola biblioteca specializzata su problemi di
pedagogia moderna, ad uso degli insegnanti.
3) inizio di una biblioteca protestante del « Centro J. Lombardini », la
quale servirebbe sia a documentare
quelle parti del programma scolasticoculturale a cui si riallaccia più direttamente la nostra posizione evangelica,
sia per aiutare chi voglia approfondire
questi problemi indipendentemente dal
programma scolastico (i catecumeni si
riuniranno di giorno nelle stesse aule); ovviamente deve trattarsi di testi
adatti alla cultura popolare, cioè semplici o comunque spiegabili. Interessante sarebbe l’aggiungersi di una sezione di narrativa, facile e significativa. ,
Mentre segnaliamo con vera gioia
l’apertura di questa scuola e di questo
centro, pensiamo con fraterno e solidale augurio a coloro che vi lavorano e
vi lavoreranno.
Una valutazione della scuola italiana
Il gruppo evali elico di Cui sello ha impostato il lavoro di Ha sua scuola serale sulla
base di questa a ’ alisi della scuola italiana
e delle linee di> ttive tracciate, in modo
provvisorio^ nella relazione che segue, e che
pubblichiamo pen Ue ci pare dHnteresse generale, j xed.
La nostra scuola deve preparare gli alunni all’esame di licenzi media, da sostenersi
presso le scuole stata i - Non possiamo però
limitarci a riprodurre (iella nostra scuola i
programmi ed i meto<ì di insegnamento della scuola statale, pe bè Tambizioso scopo
della nostra scuola è d dare agli alunni non
solo un titolo di stuci . ma anche una formazione. È stata perci' impostata una ricerca
di nuove forme e m< vi contenuti per una
scuola che vuole disi .jcuersì da quella tradizionale. Questa ricci 'a è ancora in corso,
nè potrà eons derarsì ■ aurita a breve scaden.
za; non ne possiamo re che brevi appunti,
i quali rappresentano oprattutto le basi di
partenza del nostro di~"orso.
Quest'anno ha vis'm lo sviluppo di un
grande movimento d: contestazione della
scuola italiana, da « i.cUera a una professoressa D alle lotte degli - tudentl universitari e
medi. Accettiamo a grandi linee la diagnosi
che emerge da questo movimento: la scuola
italiana è una scuola <Ìi classe, perchè:
a) seleziona gli im]i\ idui secondo la loro
or gine sociale (solo i figli dei privilegiati
riescono a raggiungere gli studi superiori);
h) trasmette una cultura di classe, il
cui fine ultimo è organizzare il consenso per
la società e il tipo di rapporti soc'ali che in
essa si sviluppano.
La verità della prima affermazione è suffic'entemente documentata dalle statistiche
sulla provenienza sociale degli alunni dei
vari ordini di scuole. Una serie di elementi
ci convincono della verità anche della seconda affermazione :
1) La scuola italiana ha una struttura
autoritaria. A nessun livello è consentito un
dialogo con Pinsegnante o una discussione dei
programmi e metodi (salvo, s’intende, casi
personali, che rimangono però ecoez’onali).
Lo studente viene allevato nel culto di un
ordinamento gerarchico, che non deve convincere perchè ha i mezzi per costringere.
2) Lo studente perciò non studia ciò che
gli è utile o che gli place, ma solo ciò che
piace al professore. Il rapporto dello studente col professore e la scuola è slmile a quello dì un operaio nei confronti di un capotecnico o di una fabbrica : se non riesce ad
adattarsi ad un ambiente, di cui nessuno gli
spiega la ragione, viene scartato. Un procedimento simile non ha alcuna giustificazione
economica, ma ha un chiaro significato politico: la scuola prepara uomini di un solo
tipo, abituati alPobbedienza.
.'l) Tutto ciò è evidente nella scelta delle
materie e dei metodi di insegnamento. La
nostra scuola riconosce il posto d’onore alle
cosidetle materie umanistiche, cioè allo studio delle forme di pensiero e di espressione
di civiltà più o meno antiche; questo studio
viene considerato formativo, ma viene effettuato in modo acritico : non discussione, ma
studio a memoria o pappagallesche ripetizioni. Il passato viene così studiato nei suoi eiementi più statici e gerarchici, idonei solo a
rafforzare nei giovani il rispetto per l’autorità costituita e la tradizione.
4) Dalla scuola è inoltre bandito lo studio di tutto ciò che potrebbe disturbare la
nostra società, vista nei suoi aspetti deteriori. Non vi si studia cosi la storia con
temporanea, nè la storia degli altri continenti, nè sociologia, nè economia, e così via,
fino all’educazione sessuale, proibita. Il coronamento dell’insegnamento è poi rappresentato da un’ora sett’manale di relig'one,
quasi sempre intesa nel significato peggiore
del termine,
5) Di fronte al disinteresse degli studenti
per una cultura descrittiva e astratta, la
scuola si difende creando un interesse artificiale : il voto. Personale e segreto, il voto
viene così a rappresentare lo strumento del
potere incontrollato del professore, la permanente possibilità di un ricatto, lo stimolo ad
un lavoro isolato, invidioso e geloso, un falso traguardo che ha il solo vantaggio di allenare il ragazzo ai falsi traguardi che la
società gli porrà davanti quando sarà adulto.
E infatti il giovane impara in classe a ingannare il professore oppure ad adularlo, ed
a battere i compagni; non impara molto di
più, ma consegue il pezzo di carta che gli
darà poi il diritto di approfittare del lavoro
altrui.
6) Dove la moderna pedagogia è riuscita
a far breccia nelFordinamento scolastico, imponendo programmi più democratici o semplicemente più moderni, ci si è urtati nella
resistenza passiva degli insegnanti e, molto
spesso, dell’opinione pubblica,. È il caso della
media inferiore, i cui programmi invitano a
(c fare della scuola una vera comunità », sviluppando un lavoro di gruppo che non crei
emulazione, ma « una atmosfera serena »,
una « comunità scolastica », la quale « si attua solo nella partecipazione articolata dì
tutti i suoi componenti ». Queste indicazioni
sono rimaste quasi sempre lettera morta, anche lo sforzo generoso di pochi insegnanti si
è arenato dinanzi airìmmobilità del sistema.
In nessuna scuola media italiana sì può pensare a far lezione senza la minaccia del voto; dove si è tentato di rinunciare a questi
sistemi, sono intervenute le superiori autorità
scolast'che (episodio realmente verificatosi a
Milano).
La nostra
linea di ricerca
Da quanto abbiamo detto sopra, risulta
chiaro che la nostra scuola non potrà essere
una semplice copia delle attuali scuole medie
di stato, ma dovrà cercare di real'zzare (sia
pure in forma sperimentale) un modello sensibilmente diverso.
A questo ci spinge non solo la forza della
diagnosi riportata sopra, ma anche il carattere vocazionale del nostro esperimento : un
gruppo di credenti che desidera realizzare
una presenza evangelica in una periferia
operaia non può accompagnare una predicazione verbalmente contestataria con un’opera
sociale di stampo sostanzialmente conservatore, quale sarebbe una scuola condotta secondo i vecchi metodi.
Ci sembra de] resto che le nuove tendenze pedagogiche che vanno affiorando nel
mondo protestante ci confortino in questa
direzione, cosi come il tentativo di fare della scuola una comunità di ricerca si inquadra bene nella problematica comunitaria che
da tempo si va dibattendo nelle chiese evangeliche italiane ed estere. Naturalmente la
problematica teologica (e dei rapporti tra
fede e pedagogia) avrà bisogno di un notevole approfondimento, che peraltro è impossibile realizzare a priori.
Ci prefiggiamo dunque una scuola di tipo
nuovo. Tuttavia la nostra ricerca avrà un limite preciso : la nostra scuola deve prepa
rare gli alunni agli esami di licenza media,
ed è quindi condizionata dai programmi e
dal tipo di insegnamento della scuola statale.
Questo limite non va dimenticato, ma nep.
pure sopravvalutato: il programma dell'esame di licenza media verte essenzialmente sul
terzo e ultimo anno di corso ed è assai generico. Un solo aspetto della scuola italiana,
infatti, è rigidamente regolato : il potere gerarchico, garantito minutamente da una serie di leggi, regolamenti e circolari. In una
scuola di classe è logico che il principio gerarchico conti più del contenuto dell’insegnamento. I programmi veri e propri (specie
nella media Inferiore) sono infatti assai elastici, in omaggio alla cosidetta, libertà di insegnamento — che in realtà è fortemente
limitata dalTambiente. Speriamo invece che
nella nostra scuola sia possibile approfittare
realmente di questa libertà di insegnamento,
adattando i programmi ai mézzi e agli interessi degli alunni. L’esame finale non va
dimenticato, ma nemmeno deve paralizzare
ogni attività didattica.
Indichiamo ora alcuni punti attorno ai
quali si Va svolgendo la nostra ricerca ;
1) La scuola dovrà combattere l'autoritarismo (insito nella tradizione scolastica nella nostra cultura, nella nostra stessa formazione). Ciò implica 1 abolizione dei voti, la
distruz.one della figura del professore, la rinuncia ad un programma rigidamente preordinato e la sostituzione del lavoro di gruppo
all’emulazione individuale.
In concreto, la responsabilità deH’insegnamento dj una materia o di un gruppo di
materie sarà affidata non a un singolo docente, ma ad un gruppo composto da alcuni
esperti e da altri semplicemente interessati
allo studio della materia. I membri di questo gruppo si divideranno lo stud'o dei sìngoli problemi e sì alterneranno (a due-tre
alla volta) nella direzione -della lezione. Non
basta, però, sostituire il tradizionale professore con Un gruppo, sia pure più articolato
e cr.tico, che assuma però una posizione di
distacco nei confronti degli allievi; e infatti
gli allievi dovranno essere considerati membri attivi (e non oggetti) di questo gruppo,
cui contribuiranno secondo le rispettive possibilità.
2) La scuola dovrà combattere contro la
retorica, cioè lo studio fine a se stesso, privo
di contenuto e imposto dall’alto col ricatto
del voto. Questa non è che la logica conseguenza del lavoro di gruppo sopra presentato. Nei limiti piuttosto ampi lasciati dalla
necessità della preparazione specifica degli
esami statali di licenza, saranno i singoli
gruppi a scegliere ed elaborare i programmi
delle varie materie, secondo gli interessi dei
singoli allievi (accertati anche attraverso inchieste e questionari). Anche la suddivisione
delle materie potrà essere in parte rivista,
eliminando artificiose distinzioni. L’insieme
delle attività sarà poi coordinato dall’assemblea della scuola, con riunioni ogni due o
tre settimane.
Accanto a questa riforma di struttura, altre più tecniche, e non meno importanti,
sono attualmente allo studio. Si tratta di cercare nuovi metodi per insegnare italiano e
matematica, metodi che siano più vicini al
mondo degli alunni, alla loro preparazione,
alla loro età.
Bisogna sottolineare che il primo anno
della scuola avrà carattere sperimentale; molti, troppi dati non possono venire che dalla
esperienza diretta. Il numero limitato degli
allievi (una sola classe) e la lontananza degli esami ci lascerà tempo per esperimenti,
nonché per un approfondimento teorico.