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Anno 116 - N. 1
4 gennaio 1980 - L. 300
ARCUI VIO TAVOLA VAI,
10066 TORRE PELLICE
Spedizione in abbonamento postale
1° Gruppo bÌs/70
delle valu valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Franco Giampiccoli
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Una fede quasi persa e ritrovata
Gli anni ’70 si chiudono dunque su una brusca svolta avvenuta nella politica internazionale delle due superpotenze.
L’Unione Sovietica per la prima volta nella sua storia esce
dai confini del Patto di Varsavia
con un intervento armato che
più o meno direttamente rovescia un alleato diventato scomodo e assicura ad un regime più
allineato un deciso sostegno per
la repressione della sua rivolta
interna (come non vedere delle
analogie con l’inizio dell’avventura americana in Vietnam?).
Gli Stati Uniti per parte loro
hanno dichiarato concluso il periodo post-vietnamita che aveva
visto la traduzione dello shock
tremendo subito nel Sud Est asiatico in una poltica di rifiuto
di interventi esterni. Superata la
« sindrome vietnamita », gli USA
annunciano la formazione di una
forza di pronto intervento di
150.000 uomini con massicci stanziamenti per equipaggiare questa
forza militare definita dal presidente Carter « la pietra angolare della nostra sicurezza nazionale » ( ci eravamo fatti l’idea
che la « pietra angolare » fosse
qualcos’altro per un uomo come Carter).
Sono due fatti di entità diversa
ma dello stesso ordine e nelia
stessa linea. In effetti non sembra possibile considerarli disgiuntamente. Appartengono ad
una catena i cui anelli non è difficile reperire a ritroso: l’intervento URSS è in risposta al piano di pronto intervento americano; questo in risposta all’Iran
di Khomeini, certo, ma più in
generale agli interventi russi,
cubani, vietnamiti in Angola, Etiopia, Cambogia; questi a loro
volta in risposta ai giochi più o
meno coperti degli americani in
Cile, in Vietnam... E quali saranno gli anelli futuri? Il ponte
aereo con l’Afghanistan da una
parte, le mani suH’Iran dall’altra? E di che cosa si tratta in
realtà? Di una spaventosa spirale
di rischio o di una cinica spartizione di aree mascherata da
sdegnate proteste?
In un caso o nell’altro siamo
di fronte alle grandi manovre
intorno al problema centrale che
con ogni probabilità determinerà
i rapporti internazionali nei
prossimi anni: il petrolio. Il presidente Carter lo ha anche detto chiaramente: la forza di pronto intervento è destinata a tutelare gli « interessi vitali » degli
Stati Uniti; e quale interesse è
oggi più vitale del petrolio?
L’URSS non dice, ma si muove
nella stessa linea.
Gli anni ’80 saranno dunque
gli anni in cui le grandi potenze
e i loro alleati si garantiranno
gli approvvigionamenti petroliferi con ogni mezzo, passando
sopra l’autodeterminazione di
popoli? E bene che ci prepariamo fin d’ora a questa eventuMità
rifiutando in modo intransigènte
tanto rintervento sovietico in Afghanistan quanto la nuova strategia americana. Certo è beh
poco ciò che possiamo fare, ma
su ciascuno di noi sta la responsabilità di negare fin d’ora ogni
legittimità ai passi successivi
che intendano portare la coscienza e l’opinione pubblica a considerare un intervento « necessario », « inevitabile » o perfino
« giusto ». Perché se siamo discepoli di Colui che ci ha insegnato
il principio « la mia morte è
la tua vita » in nessun caso potremo accettare di imporre ad
altri il principio «la tua morte
è la mia vita ».
Chi attraverso un’esperienza ó\ oscurità e sofferenza è arrivato alla risposta (Jella luce, dell’amore di Dio, vive di essa e non può non esprimerla in qualche modo nella sua vita
Un uomo racconta l'esperienza fondamentale della sua vita.
Malato e depresso, è arrivato a sfiorare la frontiera della totale demoralizzazione e deH’incredulità; in seguito ha ritrovato una fede
di straordinaria forza e serenità. All’inizio di questo nuovo anno,
vogliamo percorrere le tappe del suo cammino nella speranza che
esso illumini il nostro e ceda a noi qualcosa della .sua esperienza?
Leggiamo allora questo racconto nel salmo 73.
Alla frontiera, al limite della
demoralizzazione, letteralmente ;
non c’è dunque più morale? non
c’è più distinzione tra bene e male, tra empietà e giustizia? « Invano ho dunque purificato il mio
cuore e ho lavato le mie mani
nell’innocenza! ».
Lo scandalo
L’uomo che ha scritto questo
racconto era senza dubbio malato. Ad una malattia si riferisce
quando dice « sono percosso ogni
giorno e il mio castigo si rinnova
ogni mattina » e ciò che lo colpisce in coloro che gli stanno intorno è il fatto che « per loro non
vi sono dolori, il loro corpo è pingue e sano ». La sua malattia rimane però marginale nel suo racconto. Non è in fondo dalla malattia che scaturisce la sua crisi,
bensì dal confronto con coloro
che gli stanno intorno e verso i
quali nutre una irrefrenabile invidia per la loro prosperità, la
loro fortuna, la loro salute.
Certo non è raro che quando
ci si trova in una situazione dolorosa e difficile si provi un senso di rancore per l’incomprensibile e ingiusta distribuzione del
male e del bene, e che questo
rancore si traduca in malanimo
verso chi sembra avere il monopolio del bene e delle cose che
vanno per il verso giusto. Ma la
crisi del salmista non è prodotta
semplicemente dal sentimento di
una ingiustizia « naturale »: la
sua crisi è ben più profonda per
ché lo scandalo di fronte a cui
egli è posto è quello di una ingiustizia abissale, tremenda, che ha
una dimensione religiosa: quelli
infatti che gli stanno intorno e a
cui tutto Va per il verso giusto
sono gli empi, gli orgogliosi, i
senza-dio, i superbi, ! viol'enti. Gii
uomini dal cUore insensibile che
possono permettersi di disprezzare chiunque altro forti del loro potere, che fanno progetti per
opprimere, gli altri, che non solo
spadroneggiano con la loro lingua in terra, ma ritengono di poter mettere bocca anche in cièlo
con parole di bestemmia e di irrisione senza timore alcuno di
conseguenze. Sono questi coloro
a cui tutto va per il verso giusto,
che hanno prosperità, salute, fortuna. « Ecco — dice il salmista
riassumendo in una parola il suo
scandalo — costoro sono empi:
eppure, tranquilli sempre, essi accrescono i loro averi ».
Alla frontiera, al limite dell’incredulità sfiorata da quest’uomo,
che riferisce Tamaro commento
del popolo ed è ormai tentato di
farlo proprio... « Come è possibile che Dio sappia ogni cosa, che
ci sia conoscenza nell'Altissimo? ». Con parole nostre: Dal
momento che vi è tanta ingiustiT zia in questo mondo, e ingiustizia impunita, è chiaro che Dio
non esiste!
- Al di là della particolare situa" zione del salmista, è questa la
■^frontiera di demoralizzazione e
di incredulità che ci sta davanti
e va quindi innescata qui in terra.„
La sfiorano anche quanti di
noi, ridótti al limite da questa
crisi, non mollano forse soltanto
per un sènso di solijiarietà di
gruppo, di legame etnico-religioso che è solo più il rimasuglio
della fede, come il salmista àfriyato a quest’ultima debole trin-*
cea: « Se avessi detto "farò i miei
calcoli come loro”, avrei tradito
la stirpe dei tuoi figli »...
Esiste un ritorno da questa ;
frontiera. ..o una terrà' promessa
al di là-di essa? Esiste una risposta alle domande di chi ancora
grida domande? Se il salmista
parla e racconta è appunto per
testimoniare che una risposta
esiste. Il suo racconto specifica
dove ha trovato e in che cosa
consiste questa risposta. <
La frontiera
Ed eccolo quindi alla frontiera
della demoralizzazione e delTincreduUtà, quest'uomo tartassato,
che si dibatte nelle sue angosce,
nelle sue sofferenze e nella sua
onestà!
oggi- . . ,
La sfiorano tanti nostri fratelli, sempre più tentati di « lasciar
perdere », annegando lo scandalo
nella secolarizzazione, in una
non-risposta, che bada solo a ricercare prosperità, salute, fortuna, magari con il minimo di empietà possibile...
La sfiorano i nostri .figli, che
proprio di fronte all’ingiustizia
impunita non capiscono più il
senso e la possibilità di credere
in Dio e sono lacerati tra due
tensioni opposte: volgersi dalla
parte dei potenti, « bere copiosamente alla loro sorgente », oppu-re perseguire insieme ai disperati una violenta giustizia retributiva che non esiste più nel cielo
ARIA DI ROMA
Kiing, teologo sconfessato
« Chiesa-mantenuta nella verità? »' ; questo il titolo dell’ultimo libro di Hans Kùng, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Apparso nella primavera del
’79 questo breve scritto ha soffiato sulla brace non ancora
spenta della lunga disputa sulla
questione delTinfallibilità (« Infallibile? Una domanda »), nonostante la dichiarata intenzione
dell’autore di non voler «provocare una nuova disputa » su una
questione ormai vecchia e che
andrebbe « liquidata » al più presto per far posto ad una commissione ecumenica di lavoro.
insieme a questo scritto di Kiing
cita anche la sua introduzione
al libro dello storico Hasler
(« Come il papa è divenuto infallibile»), ma è indubbio che
è innanzitutto il suo ultimo volume qui citato in apertura ad
aver fornito materia di inquisizione.
Così,, mentre l’attenzione era
rivolta all’esito dei colloqui romani di un altro grande teologo
cattolico, Schillebeecks, ecco improvvisa la notizia della sospensione di Kiing dall’insegnamento ; pur restando sacerdote, Kiing
«non può più essere considerato teologo cattolico » e pertanto
non può più « esercitare il compito di insegnare » teologia con
il nulla osta dell’autorità ecclesiastica. È la risposta puntuale
di papa Wojtyla all’interrogativo col quale Kiing concludeva il
suo scritto: «E troppo attendersi da lui... un passo decisivo per
un’onesta chiarificazione della
pressante domanda sull’infallibilità — in un’atmosfera di reciproca fiducia, di libera ricerca
e di libera discussione? ».
L’ex S. Uffizio, la Congregazione per la dottrina della fede,
Kiing, che insegna teologia sistematica all’Università di stato
di Tubinga da ben 19 anni è sicuramente il teologo, cattolico
più letto in Italia e forse anche
all’estero. La sua riflessione teologica non ha soltanto messo a
dura critica alcuni aspetti della
tradizione cattolica quali l’infallibilità del papa, la mariologia,
il sacerdozio, la dottrina sacramentale; Kiing ha cercato, più
di molti altri, un dialogo aperto
con la teologia protestante (si
può ricordare il suo scritto sulla
giustificazione per fede che ottenne le lodi di K. Barth) e soprattutto il dialogo con la cultura moderna. I suoi due ultimi
libri apparsi in traduzione italiana, « Essere cristiani » e « Dio
esiste? », che hanno avuto larga
diffusione, intendono situarsi addirittura in uno spazio transconfessionale, parlare indistintamente a cattolici, protestanti,
ortodossi, credenti e non credenti; si tratta di una vera e propria « summa » della teologia
cattolica nel suo intreccio con
la modernità.
Kiing, pur insegnando in Ger
mania, conosce bene l’aria e
l’ambiente di Roma; ha studiato per diversi anni alla Gregoriana dove si è laureato. La sua
statura culturale ovunque riconosciuta lo ha portato a tenere
corsi di teologia in numerose
università e facoltà teologiche
cattoliche e protestanti. Conservo un ricordo personale di un
corso tenuto da Kiing nel 1969
all’Università di Basilea, quale
ospite, subito dopo la morte di
Barth, e mi par di sentire ancora la sua voce arguta dirmi con
un simpatico sorriso (appena
seppe che provenivo dalla Fa- '
coltà di teologia di Roma); «A
Roma ho molti amici ma anche
molti nemici ! ».
Nonostante i ripetuti inviti
Kiing non si è mai presentato
a Roma per i « colloqui » richiesti : questa sua « indisciplina »
non poteva essere perdonata a
lungo ed il pontificato di Wojtyla sancisce ciò che non era stato possibile eseguire durante il
papato di Paolo VI. La linea di
tendenza di questo « Nuovo Avvento della chiesa», come lo ha
definito papa Wojtyla, è espressa. in modo tragicamente chiaro nella vicenda SehillebeecksKiing, nel senso che la questione determinante per il suo allontanamento dalTinsegnaniento
non è il sospetto di eresia nella
formulazione della cristologia,
Ermanno Genre
(continua a pag. 3}
Dove
« Ho voluto riflettere ..per in-‘
tendere questo, ma la cosa mi è
parsa molto ardua, finché_ non
sono entrato nel santuario di
Dio ». Qùest’uomo ha trovato la
risposta nel tempio. In Una solenne liturgia? Nella proclamazione della legge? Nella coralità
del popolo riunito? Non lo dice.
Fa riferimento soltanto al tempio, e cioè al luogo della presenza di Dio.
In una situazione diversa, ma
nell’ambito della stessa ricerca
della fede, dobbiamo chiederci
cosa può essere per noi il luogo
della presenza di Dio. E un’indicazione precisa ci viene dal Nuovo Testamento. Ad un gruppo di
uomini entusiasti e litigiosi, appassionati e disordinati, che for.mavano una delle prime comunità cristiane, qUella di Corinto,
l’apostolo Paolo diceva: « non sapete voi che siete il tempio di
Dio e che lo Spirito di Dio abita
in voi? » (I Cor. 3: 16). La comunità dei fratelli riuniti insieme --malgrado tutti ì loro limiti e difetti — per ascoltare la Parola di
Dio e vivere la comune vocazione alla testimonianza e al servizio, è il luogo in cui Dio nella sua
follia vuol far abitare il suo Spirito. Non è. inverosimile? Eppure, attraverso le generazioni, una
fila interminabile di uomini e di
donne hanno trovato la risposta
nella comunità dei fratelli riuniti insieme per ascoltare la Parola e vivere la comune vocazione.
Di questo dobbiamo ricordarci e
avere il coraggio di riaffermare
ancora oggi, né con la pretesa
che questo sia il solo luogo in
cui Dio fa abitare la sua presenza, né con lo scoramento che viene dalle nostre così scarse capacità di essere « il tempio di Dio »,
ma con la fiducia, che ciò si basa
unicamente sulla decisione di
Dio, che «ha scelto le cose ignobili del mondo, le cose sprezzate,
anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono »
(I Cor. 1: 28).
L’ombra
Là risposta che il salmista ha
trovato nella presenza di Dio èfatta di ombra e di luce, ha un
lato negativo prima di avere una
forza positiva.
L’ombra è la sorte degli empi
e cioè il giudizio di Dio di cui il
<e-.
Franco Giampiccoli
{continua a pag.- 8)
2
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,U i ^ oOUi
4 gennaio 1980
XII CIRCUITO - ABRUZZO E MOLISE
L’ASILO VALDESE DI MONTEVIDEO
Piano operativo
per l’evangelizzazione
Nuova opera sociale
Sabato 8 dicembre le chiese
che formano il XII circuito si
sono riunite nella chiesa valdese di S. Giacomo degli Schiavoni per l’Assemblea ordinaria. Il
tema dell’Assemblea è stato: la
evangelizzazione. Già nella predicazione all’inizio dei lavori come nel rapporto del Consiglio, è
emerso chiaramente che non è
possibile continuare a parlare
di evangelizzazione se da un lato non teniamo conto della situazione generale del nostro paese in questo particolare momento e da un altro lato non programmiamo delle specifiche attività utilizzando i mezzi a disposizione.
Il circuito ha infatti prodotto
del materiale atto per la evangelizzazione (un opuscolo che diversi hanno chiamato un vero e
proprio «catechismo popolare»)
e in questa Assemblea si doveva
decidere come utilizzarlo.
Così questa Assemblea, come
la precedente a Campobasso nel
maggio di quest’anno, è stata
impostata per produrre operativamente delle iniziative e non
per fare dei discorsi teorici sul
la evangelizzazione. Ad esempio
il documento della Tavola (l’evangelizzazione: ipotesi di un
programma operativo), letto e
studiato da tutte le chiese, non
è stato criticato o approvato in
modo teorico, ma partendo da
quelle ipotesi si è costruito un
programma circuitale di attività evangelistica.
Tutta l’Assemblea ha lavorato seriamente p>er un intero giorno (molti gli interventi) e dalle
conclusioni ricordiamo questi
impegni:
a) A Palombaro (Chieti) nell’aprile 1980 vi sarà im grosso
convegno sul tema: «I giovani,
la religiosità e l’impegno politico ». Tale convegno mobiliterà
non solo i giovani ma anche le
chiese e i gruppi del circuito.
b) Già in diverse chiese si
stanno preparando manifesti o
cartelloni murali p)er testimoniare l’Evangelo in particolari occasioni (Natale, Pasqua ecc.).
Questo materiale circolerà tra
le chiese e, se sarà il caso, si
faranno manifesti per tutto il
circuito.
c) L’« opuscolo » prodotto
dal circuito servirà p>er convegni
e manifestazioni locali, mentre
le chiese sono impegnate a distribuirlo, gratuitamente, presso
giornali, istituti scolastici, centri culturali, biblioteche ecc.
d) Il circuito ha già un suo
« gruppo di intervento » formato da diversi fratelli. Esso sarà
utilizzato, su richiesta delle chiese, per manifestazioni evangelistiche (già una chiesa, Vasto, ha
chiesto l’aiuto di tale «gruppo»).
e) Il Consiglio sta organizzando un programma televisivo
sulla Rete 3 utilizzando lo spazio concesso per i programmi
dell accesso. Tale trasmissione
riguarderà la presenza e la vita
dei protestanti in Abruzzo e nel
Molise.
f) Per il primo semestre
1980 vi sarà un piano di predicazione per tutto il circuito. Esso
potrà servire per creare un minimo di vita circuitale in una
zona di dispersione e di diaspora.
Ci auguriamo che questo « piano operativo » dia i frutti che il
Signore vorrà suscitare per la
sua gloria. G. A.
L’edificio
destinato
all'Asilo
ubicato a soli
quattro isolati
dal Tempio
Valdese
di Montevideo.
Una aspirazione da tempo
profondamente sentita
dalla Chiesa Valdese di
Montevideo si è finalmente realizzata con l’inaugurazione
dell’Asilo Valdese di Montevideo.
L’idea di poter disporre di un
centro di accoglienza e di assistenza di emergenza era nata
ancor prima che nascesse la
Chiesa Valdese di Montevideo.
Nell’anno testé conclusosi si è
concretizzata con l’acquisto di
un edificio ubicato nella Calle
Pedro Olmida, 2673 a soli quattro isolati dal Tempio.
Gli obiettivi dell’Asilo Valdese
sono due: il primo, quello di offrire ospitalità temporanea a coloro che devono trattenersi a
Montevideo per ragioni di salute
proprie o dei propri familiari;
il secondo quello di offrire assistenza in casi di necessità, come
informazioni orientative per tutto quanto concerne l’assistenza
medica in città e qualsiasi altro
tipo di aiuto possa essere necessario a persone, in maggioranza
provenienti dai centri rurali, che
trovino difficoltà ad orientarsi in
una città a loro sconosciuta.
La Commissione incaricata della gestione dell’Asilo Valdese,
presieduta dal Sig. Carlos Benech Vice-Presidente del Concistoro della Chiesa Valdese di
Montevideo, è grata per la collaborazione ricevuta da diversi
organismi esterni e specialmente per il generoso aiuto ricevuto
da parte dei fratelli della Chiesa
Evangelica Valdese d’Europa.
V. Spini a Saierno
STERNO - La Chiesa locale
ed il Partito Socialista hanno voluto richiamare l’attenzione sulTinspiegabile ritardo della ratifica da parte del Parlamento dell’Intesa raggiunta tra lo Stato e
le Chiese valdesi e metodiste e
contemporaneamente hanno voluto sensibilizzare l’opinione pubblica salernitana a proposito del^ 5' bozza della revisione del
Concordato di cui non si riesce
a conoscere il contenuto.
Mostra
sulla Bibbia
Dopo la presentazione da parte del pastore Gaetano Ianni che
ha illustrato il tema inquadrandolo nella prospettiva dell’evangelizzazione come impegno precipuo delle comunità Valdo-Metodiste. Ton. Valdo Spini ha illustrato la situazione sia delle
Intese che della revisione del
Concordato. Ha ricordato l’azione del P.S.I. che mediante i suoi
parlamentari ha ripetutamente
interrogato il Governo sui motivi del ritardo della firma delle
Intese senza ricevere risposta,
con evidente violazione della
prassi parlamentare. Nella sua
esposizione Ton. Spini ha richiamato anche la posizione del suo
partito per una revisione che riconduca il Concordato ad alcune
norme essenziali
TRIESTE - Rimarrà aperta fino al 6 gennaio la terza mostra
d’arte organizzata dalla locale
Chiesa metodista e dedicata quest’anno al tema « I profeti dalle
origini a Giovanni Battista ».
Oltre venti gli artisti che si
cimentano con un tema che porta a riflettere sul senso attuale
della profezia. Come dice la presentazione dell’iniziativa « oggi,
più che mai, ci sono uomini e
donne che ricevuta da Dio la vocazione profetica, rispondono ad
essa alzandosi senza paura, invocando dai loro simili, dai re
e dai potenti del nostro tempo
azioni di giustizia e di fedeltà
verso quel Dio, che incarnandosi in Gesù Cristo, ha dimostrato di amare di egual amore tutti gli uomini indipendentemente
dal loro colore, dalla loro lingua, dalla loro giustizia, dalla
loro ideologia».
domenicale. Il viaggio del pullmino del Gignoro, diretto dal pastore Santini, è stato l’occasione
per un carico di doni in natura
da parte dei felonichesi, da tempo legati da un rapporto di solidarietà con l’istituto fiorentino.
Le circolari della chiesa di
Felonica segnalano novità nell’arredamento e nelle strutture della
chiesa. Giuseppe e Umberto Negri hanno riparato le travi marce del tetto e Dante Tabellini ha
realizzato un nuovo pulpito sulla traccia di un disegno eseguito
da Miranda Vailini. Benito e Giuliana Trazzi hanno eseguito le opere murarie sotto la direzione
del geom. Dies Malagò e hanno
anche regalato i gradini di marmo. Infine la sala delle attività
è stata arricchita da im pendolo
antico e da un armadio donati
dagli eredi di Antonio Negri in
memoria del loro parente.
Preghiera per Capodanno
di KARL BARTH
Signore, Dio del cielo e della
terra!
In questo inizio d'anno, siamo riuniti per ascoltare ciò che non ti
stanchi di dirci, per lodarti coi nostri poveri mezzi e per supplicarti
di darci ciò che tu solo puoi dare.
Abbiamo bisogno di perdono per
tutto ciò che abbiamo fatto male
nel corso dell'anno trascorso, e al
tempo stesso, abbiamo bisogno di
luce, tanto sono spesse le tenebre
che ci circondano.
. Abbiamo bisogno di nuovo coraggio e di nuove forze per proseguire verso la mèta che ci hai
indicato.
Abbiamo bisogno di una fede più
grande nelle tue promesse, di una
speranza più ferma nella tua grazia, di un amore più ardente per te
e per il nostro prossimo.
Ecco i nostri desideri per Capodanno che tu solo puoi esaudire.
Signore, resta con noi!
Mostraci che non sei lontano,
ma molto vicino a ciascuno di noi,
mostraci che accogli le nostre preghiere e le esaudisci molto meglio di quanto immaginiamo.
E per tutti gli altri uomini che,
senza di te, non sanno che cosa
fare, sii anche per loro, il Dio fedele, tu che lo sei stato, lo sei e
lo sarai, per il mondo intero! Amen.
TRIBUNA LIBERA
Identità
protestante
Dopo l’ampia esposizione ha
preso la parola il prof. Pasquale
Colella, docente di diritto canonico, il quale si è dichiarato, come credente cattolico, per l’abrogazione del Concordato. Successivamente il prof. Antonio Vitale, docente di diritto ecclesiastico, si è espresso favorevolmente sugli sforzi dei delegati
cattolici per una buona e giusta
revisione. Il pubblico molto numeroso, tra cui erano rappresentanti di diverse comunità evangeliche, della Campania, gruppi
di cattolici, comunisti, socialisti,
rappresentanti delTAN.CO.RA.,
stampa, televisione.
TRIESTE - « L’identità protestante » vista attraverso la storia da Lutero a Calvino fino al
comportamento da tenere nei
confronti dello stato, è il tema
del gruppo di studio che si tiene
ogni mercoledì, nel contesto delle attività della Chiesa valdese.
Altra iniziativa rilevante è il
gruppo ecumenico che si raduna
ogni 15 giorni e che affronta la
problematica del libro degli Atti.
Imputato il comunismo
Corso di omiletica
Dagli interventi sono emerse
le posizioni anticoncordatarie
del P.R., e alcuni aspetti fra i
più eclatanti del potere privilegiato di cui gode la Chiesa Cattolica attraverso il Concordato.
Nella risposta conclusiva Ton.
Spini spiegava il mistero della
mancata firma delle Intese facendo presente che la loro pubblicazione farebbe conoscere ai
cittadini la differenza dell’assoluto rifiuto di privilegi nelle Intese in contrasto con l’esigenza
del Concordato, che, rivendicando molteplici privilegi, vorrebbe
quasi restaurare le signorie medioevali con la veste del XX secolo, perpetuando un sistema di
accordi di vertici sulla testa delle popolazioni interessate.
GENOVA — Nel programma
di un corso locale, organizzato
dalla Chiesa valdese, vengono
utilizzate le dispense di Omiletica del prof. Paolo Ricca. Poiché
da tempo queste dispense, che
forniscono gli elementi per muovere i primi passi nel campo
della predicazione, erano esaurite, la Chiesa di Genova sta
provvedendo alla loro ristampa
ciclostilata. Un certo numero di
copie sarà a disposizione delle
chiese o dei singoli che vorranno utilizzare queste dispense. Le
richieste vanno indirizzate alla
Chiesa valdese, via Curtatone 2,
16122 Genova, unendo L. 600 per
copia più L. cento per spese postali a puro titolo di rimborso
spese (anche in francobolli).
Visita dal Gignoro
FELONICA PO — Per la domenica della Riforma la chiesa di
Felonica ha ricevuto la visita del
pastore Luigi Santini che ha tenuto una conversazione su Giovanni Hus illustrata con belle
diapositive e ha tenuto il culto
Nell’articolo « Chi sono i veri
imputati? » apparso sul numero
del 7 corrente, il direttore di questo giornale ha unito la sua voce
al coro di riprovazione levatosi
in Italia per le condanne inflitte
in Cecoslovacchia ai « dissidenti
di Charta 77 ».
Egli ha però precisato che,
mentre la stampa ed i partiti si
sono riferiti quasi esclusivamente alla violazione degli accordi di
Helsinki, un giornale protestante non può esimersi dal rilevare
che « in questo processo la burocrazia statale di un paese che si
ispira al marxismo mostra di
contraddire di fatto la fonte stessa della propria filosofia politica ».
In tal modo il pastore Giampiccoli intende affermare che non
si può imputare il marxismo di
tale comportamento repressivo,
dovuto invece, egli dice, alla paura di singoli uomini di potere,
preoccupati di « salvare la propria vita ».
Sulla prima parte di questo assunto si può essere relativamente d’accordo. Marx infatti profetizzava un’era di pace e di giusti.zia, in cui gli uomini avrebbero
goduto di una libertà vera e completa, caratterizzata dalla quadruplice negazione: né Dio né
Stato, né padroni, né servi.
Si discute se Marx sia vivo o
morto: possiamo tranquillamente affermare che per quanto riguarda il suo concetto di libertà,
egli è ben morto nei paesi comunisti dell’Est europeo dove non è
rimasta traccia alcuna delle libertà civili: non libertà di stampa, non libertà di associazione,
non libertà di sciopero, non libertà per TEvangelo.
I marxisti stessi riconoscono
che « quelle società » sono in un
periodo di transizione, in cui la
libertà è soggetta a forti limitazioni ed ammettono che ci sono
delle « scorie transeunti »; a chi
contesta loro l’olocausto di diecine di rnilioni di vite umane, i
campi di concentramento, ecc.
rispondono che nella lotta per la
liberazione e la trasformazione
della società non si possono evitare alcune « asprezze » o « rozzezze ».
Dobbiamo quindi dissentire
dalla proposizione del pastore
Giampiccoli, tendente a localizzare e quindi a minimizzare la
questione.
II recente processo di Praga
non è che un piccolo episodio
della lunga serie di delitti contro
l’umanità e la libertà, perpetrati
negli stati dell’Est, dopo le stra^
gi del periodo staliniano; i burocrati che governano la Cetoslovacchia sono stati instaffati
da una burocrazia ben più potente ed efferata e poco hanno
da temere per la loro vita, finché
i carri armati sovietici li proteggono dalle « 2000 parole » e dalla
« Charta 77 ».
Se i misfatti sopra ricordati
accadessero soltanto nella Russia
e nei paesi ad essa sottoposti, si
potrebbe pensare che i veri responsabili sono i despoti del
Cremlino.
Ma se si pone mente anche a
quello che è accaduto in Cina, a
Cuba e nel Vietnam, non si può
fare a meno di concludere che
l’imputato è il comunismo.
Perciò c’è veramente da stupirsi e rammaricarsi che tra i
protestanti ed in particolare tra
i valdesi, vi siano tanti ammiratori di quel sistema politico illiberale; quanto poco è valso Tinsegnamento di Giovanni Miegge
che, come già è stato scritto su
« La Luce », ha così definito il
comunisrno: una sorta di cattolicesimo secolarizzato con i suoi
dogmi, la sua gerarchia, le .sue
discipline, le sue scomuniche, la
sua inquisizione, i suoi roghi ».
C’è da pensare che costoro abbiano così scarsa fiducia nelTEvangelo da credere, come il
dott. Knock, pastore luterano,
docente di Nuovo Testamento e
di Marxismo a Berlino, che « il
, comunismo può liberare la Chiesa e darle la possibilità di diventare un movimento che collabori
al cambiamento dell'uomo e della società ». (La Luce n. 41 - 12
ottobre ’79 - Per una fede più
laica).
Però il dott. Knock è giunto a
tanto dopo l’arrivo a Berlino dei
carri armati sovietici.
Renato Paschetto
(Per un errore il titolo dato a
questo intervento è stato attribuito alla « tribuna libera » pubblicata sull'ultimo numero del
'19. Ce ne scusiamo con i lettori
e con l'autore}.
3
4 gennaio 1980
CUBA: SEMINARIO ORGANIZZATO DAL CEC
Educazione per lo sviluppo,
azione per la giustizia
La Commissione per la Partecipazione delle Chiese allo Sviluppo (CCPD) del Consiglio ecumenico delle Chiese, nel suo ultimo incontro avvenuto in Bulgaria nel 1978, aveva deciso di convocare un incontro internazionale di educatori impegnati nel
campo dello sviluppo. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese di
Cuba ha invitato la CCPD a tenere il suo primo seminario-laboratorio internazionale sull'educa
zióne per lo sviluppo nel Seminario Evangelico di Matanzas,
Cuba, dal 4 al 17 novembre 1979.
Il tema dell’incontro; « Educazione per lo sviluppo, azione per
la giustizia ».
Il 4 novembre si sono incontrati a L’Avana per iniziare il lavoro 31 partecipanti di 23 Paesi
(Filippine, Norvegia, Repubblica
Federale Tedesca, Repubblica
Democratica Tedesca, Nuova Zelanda, USA, Svizzera, Olanda,
Kiing, teologo sconfessato
(segue da pag. 1)
ma il mettere in questione l’autorità infallibile del magistero
ecclesiastico, dubitare della sua
verità: in altre parole l’eresia
da condannare non concerne il
volto sfigurato (agli occhi del
magistero) di Cristo secondo le
diverse tendenze cristologiche
ma un determinato concetto di
chiesa. Opzioni cristologiche diverse sono possibili, purché non
mettano in discussione l’autorità del magistero; il monito che
viene da Roma significa in altre
parole : libertà condizionata.
È interessante a questo punto
entrare nel merito delle posizioni sostenute da Kiing e punite
dal papa. Come altre volte,
Kiing dà alle stampe un testo interrogativo per poi dare una
chiara risposta.
Il volumetto è suddiviso in 7
capitoli, con una premessa ed
un epilogo, in questa successione : mantenuti nella verità ; guidati dallo Spirito; vivere con gli
errori ; criteri della verità cristiana ; le possibilità di un « ministero » fallibile ; nei casi di
conflitto.
Mi limiterò a riassumere le
tesi fondamentali e a riportare
qualche citazione.
Verità
malgrado l’errore
ILa chiesa è mantenuta nella
vpriin i sUOi
er
verìtà nonostante
rori.
Kiing abbandona il concetto
di infallibilità (considerato estraneo al Nuovo Testamento) e,
citando ima serie di testi evangelici (Matt. 16; 18; 28: 20; Giov.
14: 16; 16; 13; I Tim. 3:15), afferma che occorre parlare di « indistruttibilità », di « indefettibilità » o di « perennità » della chiesa nella verità « nonostante tutta la fallibilità delle sue affermazioni e delle sue istanze ». Le autorità ecclesiastiche non sono
dunque al riparo da errori, sono
fallibili; ma al di là di questa
realtà la chiesa è mantenuta
(non si mantiene da sola) nella
verità da Dio, per mezzo di Gesù Cristo, nello Spirito Santo.
L’esempio di Pietro è esemplare ; nonostante il « vattene lontano da me Satana! » (Me. 8: 33),
Pietro resta il simbolo della
chiesa, la sua fede non vien meno (Le. 22:32). Nonostante tutti
i dubbi, le incredulità, gli errori
della chiesa, Dio le fa dono continuo della sua verità, della lede.
Libertà
dello spirito
2 Guidati dallo Spirito.
Lo Spirito è Spirito di Dio
I ministeri esercitati nella chiesa non costituiscono dunque garanzia di verità, « non costituiscono la verità nella chiesa ». Ciò
che permette di poter affermare
che la chiesa è mantenuta nella
verità è l’Evangelo, che è « sorgente, norma e forza » per la
fede e che è fondamento del non
venir meno della chiesa nella verità. Di conseguenza le decisioni
ecclesiastiche, conciliari, godono di un’autorità derivata, secondaria, normata, rispetto « all’originale, primaria, normativa
autorità delTEvangelo e di Gesù
Cristo di cui l’Evangelo è testimone ».
3
Possibilità di un ministero
fallibile.
Kiing precisa che negare il potere di infallibilità non significa
assolutamente « paralizzare » l’esercizio dei ministeri; al contrario ciò comporta maggiore serietà e impegno nel compito di predicazione. Curiosamente, aggiunge Kiing, oggi le grosse difficoltà non derivano tanto dal riconoscimento di possibili errori della Bibbia quanto dalla « fallibilità» dei papi o dei Concili. Il
suo discorso analizza infine la
reale possibilità di funzionamento di un Concilio che non pretenda di pronunciare delle frasi
« infallibili » e come potrebbe ‘
essere esercitato il servizio di
Pietro come « primato di servizio » o « primato pastorale », nella scia di Giovanni XXIII, una
« chance per l’intera cristianità». Con ciò Kiing non intende
assolutamente mettere in forse
il papato come tale (si veda anche, ad es., il cap. VII, in particolare le pp. 560 sgg. di «Essere
cristiani »), ma di risituare la
sua funzione « nella chiesa, con
la chiesa e per la chiesa e non
al di sopra o al di fuori della
chiesa ».
Nei casi di conflitto.
e di Gesù Cristo, opera dovè e
quando vuole, non è circoscri^ibile dalla chiesa e nella chiesa,
è Spirito di libertà. Lo Spirito
non può essere ingabbiato nelTordinamento ecclesiastico, nel
dogma o nel rito, non è sottoposto alla legge della chiesa, al
potere della chiesa ; « la chiesa
cerca sempre di avere il sopravvento sullo Spirito, ma non può
« possederlo », non ne può disporre, non può limitarlo, manovrarlo, padroneggiarlo ». Né con
la parola né coi sacramenti, con
un dogma o con un rito. L’istituzione non può, di per sé, mantenere la comunione di fede nella verità ; « le istituzioni sono
nelle mani degli uomini, se ne
può abusare, sono corruttibili ».
nella chiesa dei casi di conflitto
sul problema della verità.
Innanzitutto i casi di conflittualità nella chiesa devono restare situazioni di confine e mai
esempi modello; sono pefò inevitabili e pertanto occorre una
distinzione di competenze : « i
teologi non devono pretendere
di essere dei vescovi ed i vescovi teologi». Ciò che è decisivo,
sia per il ministero di direzione
nella chiesa che per la teologia
ha il suo fondamento nelTEvangelo. Nel caso di defezione di responsabilità, in una situazione
di « status confessionis » occorre trovare delle funzioni sussidiarie e in questo i laici hanno
una loro precisa responsabilità
(es. il periodo del nazionalsocialismo in Germania). I confini sono sempre fluttuanti (tra le fantasticherie soggettive dei teologi
e l’autoritarismo dottrinale degli
esecutivi delle chiese); la paura
resta però sempre un cattivo
consigliere.
Kiing conclude il suo scritto
guardando alla chiesa di domani, ad una chiesa resa capace di
imparare attraverso gli errori,
disposta ad applicare « il metodo del tentativo e dell’errore »,
aprendo la possibilità reale per
un « consenso ecumenico » sulla
definizione della chiesa mantenuta nella verità nonostante i
suoi errori.
Ermanno Genre
' Hans Küng : Kirche - gehalten in
der Wahrheit? Theologische Meditationen, Benziger 1979, pp. 75.
Spagna, Canada, India, Indonesia, Australia, Nigeria, Bulgaria,
Costa Rica, Regno Unito,^ Austria,
Sri Lanka, Etiopia, Sierra Leone, Trinidad, Italia). Il pastore
V. Benecchi rappresentava la
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Del gruppo facevano parte anche alcuni rappresentanti del Consiglio ecumenico cubano e del Seminario
evangelico teologico di Matanzas. Il primo scopo delTincontro
era di riflettere sulle esperienze
dei cristiani nella lotta per la liberazione e per la giustizia in
Cuba, e valutare dall’interno, per
quanto possibile, gli esperimenti
che in campo educativo si stanno conducendo nella società cubana. Sono state inoltre valutate le esperienze che le chiese di
altri Paesi vivono.
Ne è emersa la necessità di
sviluppare degli strumenti pedagogici e di intervento più coerenti e di tracciare delle linee
precise in vista di un maggiore
coinvolgimento delle chiese per
i prossimi anni nel lavoro della
educazione per lo sviluppo. Il seminario-laboratorio ha formulato una serie di proposte di approcci educativi in vista di una
più ampia mobilitazione di chiese e singole persone ed ha fortemente sottolineato la necessità
che le chiese radichino il proprio
lavoro teologico nella lotta dei
poveri e degli oppressi ed infine
ha esplorato tutte le possibilità
che, consentano un maggiore legame fra le situazioni locali, nazionali ed internazionali in cui
l’educazione per lo sviluppo comporta la lotta per la giustizia.
Durante la prima settimana,
il gruppo ha visitato il progetto
di edilizia popolare che si sta
realizzando ad Alamar, la Scuola Lenin, l’ospedale psichiatrico
dell’Avana, l’Anap (organizzazione cooperative) ed è stato ricevu- ,
to dal Comitato per la Difesa della Rivoluzione, dal Potere Popolare, dal Movimento delle donne
cubane, dal ministro dell’educazione superiore e dal responsabile dell’ufficio del governo per
gli affari religiosi. Queste visite
e le relative discussioni hanno
rappresentato un po’ l’intero contesto dello studio e dei dibattiti
del seminario. I partecipanti hanno potuto, fra l’altro, rendersi
conto delle enormi difficoltà
create dall’embargo degli Stati
Uniti ed hanno sentito la necessità di proporre all’attenzione
delle chiese questo problema.
I partecipanti hanno dedicato
la seconda settimana del loro
lavoro ad una valutazione della
loro esperienza cubana, hanno
discusso i rapporti presentati
dai delegati dei vari paesi sul tema dell’educazione allo sviluppo,
ed hanno cercato di individuare
più efficaci metodologie e le conseguenti azioni di intervento a
favore della giustizia. L’esperienza cubana ha fornito molti spianti di riflessione su come un paese possa impegnarsi a favore
della dignità della vita umana,
e come creare delle istituzioni
sociali per realizzarla. Ogni delegato era giunto a Cuba proveniente da ambienti storici e culturali diversi, con lingue diverse, ma con un medesimo obiettivo, la lotta per la giustizia ed
è per questo che il seminario è
servito a ciascuno per arricchire
la propria esperienza e per consolidare quindi il proprio impegno.
V. B.
UN DOSSIER PER GLI ANNI ’80
La chiesa in diaspora
Un dossier sarà pubblicato durante il 1980 sul tema della chiesa in diaspora che l’Assemblea
generale di Sommières (1978) ha
deciso di approfondire. Lo ha
stabilito, nella sua seduta annuale tenutosi lo scorso novembre
a Montpellier, il Comitato di continuazione della Conferenza delle Chiese Protestanti dei Paesi
Latini d’Europa (CEPPLE) di cui
è presidente il pastore Aldo
SbaiR e sono membri i pastori
Aimé Bonifas (Francia, segretario), Humberto Capò (Spagna),
Jean Tartier (Francia), J. Dimas
Almeida (Portogallo), Michele Foligno (Italia), J. P. Jomod (Svizzera) e Wilfred Hoyois (Belgio).
Il Comitato ha anche sollevato il problema dell’Europa che
si va facendo: sarà un’Europa
« vaticana »? Un’Europa dell’O
vest contro l’Est? Un’Europa dello sviluppo del capitalismo? Di
fronte a questi e altri interrogativi ci si chiede se le chese
svizzere, data la loro neutralità
e la loro situazione in Europa,
non sarebbero in grado di prendere un’iniziativa in questo campo.
Infine è stato affrontato il problema dei rapporti tra Chiesa e
Stato. Le situazioni sono molto
diverse e talvolta in piena evoluzione. Ad ogni modo dei problemi sorgono anche là dove le
situazioni sembrano molto stabili. Di qui la necessità riconosciuta che le chiese confrontino
le diverse situazioni e analizzino
le loro motivazioni a favore di
questo o di quel tipo di rapporti
con l’autorità civile.
Notizie daii’itaiia evangeiica
a cura di Alberto Ribet
Dalla Chiesa
dei Fratelli
Gli ultimi numeri della rivista
mensile « Il Cristiano » ci danno
interessanti notizie sulla attività
evangelistica delle Chiese dei
Fratelli soprattutto durante Testate passata: attività che merita tutta la nostra attenzione.
sposte di Cristo ai problemi del
nostro tempo », a Torremaggiore
si studiano i problemi della « vita
cristiana nella società moderna »,
a Milano in quattro conferenze
si annunzia la pace, « con noi
stessi », « con Dio », « con gli
altri » e « nella famiglia ».
Nei mesi estivi grande importanza assume per la Chiesa dei
Fratelli l’attività svolta a mezzo
di grandi tende che si spostano
da un posto all’altro secondo un
preciso piano di campagne evangelistiche. Quest’estate sono state all’opera cinque di queste tende: la tenda « Pace », che ha operato nel Napoletano, mentre
quella «Cristo Ritorna» è stata
all’opera in Sicilia, quella « Il
Dono » ha operato in Basilicata;
la tenda «Vita nuova» in Lombardia e quella « Azzurra » in
Umbria. Deve essere messo in
evidenza che sin dalla primavera
le singole comunità sono state
invitate a pregare per il buon
successo di questa attività evangelistica.
Alle volte le prime sere si è
stentato ad ottenere un pubbli-.
co adeguato, ma come conseguenza di un’opera capillare di propaganda fatta durante il giorno
dalla équipe evangelistica che
visita la città di casa in casa, che
distribuisce volantini per le strade, nelle sere successive le tende si sono riempite di pubblico.
È accaduto anche (ad Alghero)
che la tenda già montata in un
dato posto abbia dovuto essere
spostata per ordine deT comune
che temeva il pubblico recasse
danno al suo giardino floreale
vicino alla tenda. Il nuovo sito
concesso dal comune si rivelò però più centrale e quindi migliore
del precedente. Ricco di risultati
positivi il lavoro fatto così sotto
la tenda non solo nei paesi del
sud, ma anche nel nord d’Italia.
Campagne evangelistiche sono
state organizzate anche nei locali di culto ordinari o in locali
presi in affitto per l’occasione.
Così a Priolo si paria delle « ri
Sia nel lavoro con la tenda
che nelle altre riunioni grande
importanza si dà alle testimonianze personali di credenti che
parlano della propria esperienza
spirituale. Si ricorre inoltre al
contributo dell’elemento musicale e si esibiscono complessi musicali di credenti che testimoniano della loro fede cantando e
suonando: a Modena si organizza in piazza un concerto di musica religiosa intercalata da appropriati messaggi; sono presenti oltre 500 persone. A Fano un
gruppo dell’Istituto Biblico Italiano di Roma presenta un recital sulla vita di Gesù.
so, di Foggia, di Piverone. Sono
veri e propri raduni di credenti a cui si viene non solo dalle
comunità viciniori, ma alle volte anche da molto lontano. Caratteristico il fatto che all’opera di evangelizzazione della Chiesa dei Fratelli in Italia abbiano,
quest’anno, collaborato gruppi
di giovani provenienti dalla Finlandia, dalla Scozia e dalla Germania.
Dobbiamo quindi prendere atto che quest’estate l’attività evangelistica è stata particolarmente
intensa nella Chiesa dei Fratelli.
Interessante attività evangelistica è quella di Pescara dove
si organizza in piazza un comizio per trattare il problema della violenza: «perché tanta violenza? ». Anche nell’opera dei
Fratelli si sono sperimentate le
marcie di testimonianza nelle
città. Cortei di centinaia di credenti attraversano in ordine la
città portando cartelli di testimonianza evangelica; di tanto in
tanto il corteo si ferma ed a
mezzo di altoparlante si spiega
il significato della marcia: alle
volte, come a Foggia sulla piazza centrale della città, dove termina il corteo, è eretto un palco
dal quale vien data alla folla
presente un più completo messaggio.
Vanno ricordati anche come
opera evangelistica i convegni
estivi di Pravernara, Poggio Ubertini. Lesina, Salsicaia, Isola
del Gran Sasso, a cui si cerca di
interessare soprattutto i giovani, e vanno anche in questo capo ricordate « le àgapi fraterne »
a cui convengono parecchie centinaia di persone; classica quella di Spinetta Marengo a cui
partecipano oltre mille credenti,
e quelle di Isola del Gran Sas
Mentre da noi il periodo di
maggiore intensità evangelistica
è quello autunnale e quello primaverile, per il movimento del
Fratelli, per le sue caratteristiche popolari, il periodo più intenso di evangelizzazione è quello estivo: durante Testate il popolo vive all’aperto, ed è quindi
il momento migliore per cercare
di avere col popolo un colloquio
di testimonianza.
Chiesa Apostolica
Italiana
Accanto alla Chiesa Apostolica in Italia si è costituita alla
fine dello scorso settembre, sotto la guida del Pastore Mario
Affuso la Chiesa Apostolica Italiana. Il «Patto di costituzione»
è stato firmato a Firenze il 23
settembre da 42 apostolici appartenenti ai gruppi di Firenze,
Prato, Arezzo e Siena. Viene tra
l’altro proclamato che « non
crediamo di dovere essere chiusi od insensibili ai motivi di sicuro arricchimento che potranno scaturire da un rapporto libero, spontaneo e mai vincolante con le altre Chiese evangeliche
e protestanti segnatamente con
quelle che faiuio della Sacra
Scrittura l’unico fondamento
della propria fede e della propria ' ricerca teologica in pace
con il sempre esaltante principio della Riforma del XVI secolo: « Sola Scriptura! Sola gratia!
Sola fides! ».
V
4
4 gennaio 1980
UNA PREDICAZIONE CHE LA RAI HA CONFINATA AL DI LA' DELL’OROSCOPO Convegno di studi
Odore di umanità, non di incenso
Gioacchino
®® ® P°®° ° Parola divenutà uomo, allorà rin CirkrA cxKn
umanizza I evangelo - Per Giovanni invece la Parola è l’estrema umanizzazione di Di^ i lOr© ©rO
do li®ÎΠteleschermo i segni zodiacali e senten
“ ^ solitamente concludono i program
^ultodlXtr a™o ;inraVo chT"^
«Protestantesimo» del 23 diresistito oltre l’oroscopo, ha po
oillocSn^ifiT*^*®"® «“«*a alle 23.15. L’ora e te
te del « sanale di chiusura » sono un chiaro indi
r»« ^aii» j . --- A** vuxuduixA auiiu uu ciuaru laui
^ m®* 5«sP«“fabUi deUa rete 2 per i quali evidentemen
Ppr *** te precedenza suU’Evangelo predicato
loro» trasimssione (ma non solo per
I* » xor trxadiiuaa
hattìUn pr^cazione tenuta a La Spezia dal pastore
dometìca 2 dicembre, registrata e trasmessa in
Protestantesimo il 23 notte.
Giovanni 1: l-lg
Cari fratelli e sorelle, cari
bambini nostri figlia
-t abbiamo udito la lettura del
* ,V®'^^^Selo di Giovanni in
quella prima pagina in cui si parla della Parola che si è fatta « uomo » e ha vissuto in mezzo a noi
uomini.
Si tratta di Gesù Cristo venuto tra gli uomini per essere con
loro, anzi con noi: si tratta di
Dio con noi, come abbiamo letto
nel Salmo 46: con noi che troviamo difficile essere con Dio e
che di Lui riusciamo a malapena
a farci delle immagini a nostra
somiglianza o che lo cerchiamo
al di là della nostra umanità, in
cielo, lontano dalla nostra terra.
In questa terra piena di minacce di guerre, di distruzioni, di fame per molti, noi pensiamo che
Dio non può abitare.
Eppure! Natale significa che
Dio non è più da cercare in cielo, ma sulla terra perché è qui
che Lui è venuto, dove noi abitiamo, viviamo, gioiamo e anche
soffriamo. Perciò Natale significa la fine della ricerca di Dio in
cielo e l’inizio della ricerca di
Dio sulla terra, tra noi, come
« l’Iddio con noi ».
Ma dove è Dio sulla terra in
modo che possiamo andare a
cercarlo e trovarlo?
Molti pensano, ahimè con
quanta illusoria speranza, di tro
vare Dio in una chiesa perché
credono che dove si sente odore
di incenso là c’è Dio! Ma il luogo di Dio non è quello di una
chiesa: Cristo è nato ih una mangiatoia dove si sente odore di
umanità.
La chiesa con i suoi apparati
ha fatto di tutto per assomigliare al cielo, a un cielo che si vede,
trasformando la fede in Gesù
Cristo-Uomo in visione celestiale.
Quando la chiesa parla molto
di sé e poco o niente della Parola divenuta « uomo » allora disumanizza l’evangelo portandolo
fuori dalla nostra portata. Per
l'evangelo di Giovanni la Parola
è l’estrema umanizzazione di Dio.
Dio con noi non significa quindi_ Dio con noi in una chiesa, ma
Dio con noi mediante la Parola
divenuta uomo, mediante la predicazione dell’evangelo. Nella
chiesa sì, ma in una chiesa fatta
da discepoli di Gesù che predicano la Parola di Dio e l’osservano.
O L’evangelo secondo Giovan"■ ni ci invita quindi a cercare
Gesù nella nostra stessa umanità: non in noi stessi, s’intende,
come se fosse una divina scintilla, ma tra quello che ci assomiglia, che è tra noi e con noi.
Anche l'apostolo Paolo dice la
stessa cosa quando esclama in
una sua lettera: « Non chiederti
se è necessario salire in cielo e
scendere nell’abisso, perché Cristo è sceso dal cielo ed è risuscitato dai morti. Come la Bibbia
dice che la parola è vicino a te,
sulla tua bocca e nel tuo cuore,
così è l’annunzio della fede che
noi predichiamo » (Rom. 10: 6-8).
La Parola vicina a noi. L'evangelo di Giovanni parla molto di
questa Parola; è un evangelo
questo che non ci parla della nascita di Gesù II suo fascio di luce è tutto rivolto sulla persona
di Gesù: la sua identità si irradia verso il principio della storia
dell’umanità anzi prima ancora
e precisamente: « prima che Dio
creasse il mondo, c'era colui che
è la Parola ». Eppoi ancora: « Per
mezzo di lui Dio ha creato ogni
cosa. Senza di lui non ha creato
nulla ». È di Cristo che qui si
parla, di colui nel quale « tutte
le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui » (Coloss. 1: 16). Questa è la identità
di Gesù quale Figlio di Dio, ma
a Giovanni preme di farci scoprire un’altra identità: quella del
Figliuol dell’uomo e ci porta
quindi a capire che quella Parola creatrice è una Parola che
ha assunto la nostra debole, fragile e compromessa umanità.
Q Come negli altri evangeli così anche in Giovanni, la domanda decisiva alla quale si deve rispondere è questa: «chi è
Gesù »?
^ Nell’evangelo di Marco è Gesù
stesso a rivolgere la domanda:
« chi dice la gente che io sia? »
Le risposte sono varie come sono varie quelle del nostro temno, ma una è quella che vale per
questo evangelo: « Tu sei il Cristo » (Me. 8: 27-30).
L’evangelo di Giovanni pone la
domanda raccogliendo la risposta da Gesù stesso. £ lui che parla di sé.
« La Parola è diventata un uomo e ha vissuto in mezzo a noi
uomini ». In che modo? Un giorno Gesù ha moltiplicato dei pani e dei pesci e li ha fatti distribuire alla molta gente accorsa
per ascoltarlo, ma poi ha fatto
un discorso sul pane della vita
dicendo precisamente: « Io sono
il pane che dà la vita. Chi si avvicina a me con fede, non avrà
più fame; chi mette la sua fiducia in me, non avrà più sete »
(Gv. 6: 35).
Un altro giorno, in un’altra occasione ha detto: « Io sono la luce del mondo. Chi mi segue, non
camminerà mai nelle tenebre,
anzi avrà la luce che dà vita »
(Gv. 8: 12).
Gesù ha detto anche: « Io sono
il buon pastore. Il buon pastore
è pronto a dare la vita per le sue
pecore » (Gv. 10: 11).
« Io sono la via: io sono la verità e la vita. Solo per mezzo di
me si va al Padre » (Gv. 14: 6).
. E parlando in particolare dei
suoi discepoli dice: « Io sono la
vera vite. Il Padre mio è il contadino. Ogni ramo che è in me
e non dà frutto, egli lo taglia e
getta via; e i rami che danno
frutto, li libera da tutto ciò che
impedisce frutti più abbondanti ».
Ma è nell’altro più grande degli « Io sono » di Gesù che si trova congiunta e riassunta la formidabile e incomparabile incarnazione della parola creatrice:
« Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me anche se muore, vivrà, anzi, chi vive e crede
in me non morirà mai » (Gv.
11: 25).
^ Ecco come l’evangelo di Gip;
vanni ci presenta Gesù e ci
fa conoscere Gesù: egli è il pane, la luce, il buon pastore, la
resurrezione, la via, la verità e
la vita, la vite, la vera vite.
Tutto questo parla di umanità, fa parte di quanto abbiamo
bisogno per vivere; delle cose
necessarie alla vita, perché sia
degna di questo nome.
Assieme alle parole principali
del versetto 14 del brano che abbiamo letto insieme, cioè « Colui che è la Parola è diventato
un uomo », Giovanni ci porta a
conclusione del suo evangelo la
risposta di coloro che hanno
udito Gesù così come si è presentato a loro, la risposta della
fede al Gesù che così si annuncia.
Molti sono coloro che seguono Gesù come discepoli in questo evangelo; tra gli altri, Natanaele, Andrea, Pietro, Nicodemo,
Marta, Maria. Questi uomini e
dorine — ricordiamoci di Marta:
« Signore, sì! Io credo che tu
sei il Messia, il Figlio di Dio che
deve venire nel mondo » (Gv.
11: 27) — hanno seguito e confessato Gesù (Natanaele in 1: 49;
i samaritani in 4: 42; Pietro in
6: 69; il cieco nato in 9: 38), confessioni di fede che si riassumono in quella di Tommaso: « Mio
Signore e mio Dio! » (Gv. 20: 28).
Questa è la conclusione di Giovanni: chi ascolta la Parola dell’evangelo ascolta Cristo.
Quando Cristo parla la sua Parola è creatrice di nuova vita e
di fede. Allora si vedono i discepoli di Gesù i quali si pongono
in ascolto della sua Parola. Oggi
più che mai Natale deve significare questo per noi oppure non
significa nulla.
Quanto ci deve essere di più
preciso in questo giorno è la domanda che questo evangelo ci
pone: chi è Gesù? Conosciamo'
noi Gesù o conosciamo solo la
chiesa che parla di lui in terza
persona come se lui fosse iT grande assente dei discorsi fatti su
di lui? È lui che dobbiamo cercare. Non si tratta di metterci
davanti a un presepe o semplicemente a leggere un evangelo,
si tratta di incontrare lui mediante la Parola delTevangelo
che lui solo con la sua persona
può trasformare in Parola creatrice di nuova vita e quindi di
speranza viva verso una umanità
non soltanto nuova, ma creata di
nuovo. Amen.
Michele Sinigaglìa
PUBBLICATÏ PER IL SECONDO ANNO DALLA CLAUDIANA
Parole e testi per il 1980
Lutero scrisse una volta a Pietro Balbierer in una lettera intitolata « Come bisogna' pregare »:
« La sera devi imparare a memoria un passo della Sacra Scrittura mentre vai a letto e riflettere su di esso come l’animale si
addormenta ruminando dolcemente. Non deve essere un brano lungo, piuttòsto piccolo anzi,
ma ben riflettuto e compreso.
Quando ti sveglierai al mattino
te lo troverai come il dono del
giorno avanti ». Questo detto viene ripreso alTinizio dei « Passi
biblici per ogni giorno della comunità dei Fratelli moravi ».
■Val la pena di ricordare come
sorse questa raccolta che dal
1731 viene pubblicata ogni anno.
Nella comunità di Herrnhut, in
cui confluirono profughi moravi
e altri protestanti di ogni tipo
sotto la guida di uno dei maggiori maestri del pietismo tedesco, il conte von Zinzendorf, si
stabilì ben presto l’abitudine regolare di meditazione e canto serale, Zinzendorf cominciò a indicare un passo biblico e un canto per la meditazione. Poiché
tuttavia i passi biblici talvolta
parevano essere troppo collegati a fatti personali, fu deciso di
tirare a sorte i testi posti in un
paniere. Da allora — e per periodi sempre più lunghi, fino a coprire l’intero arco dell’anno —
questo è stato il metodo seguito
per la scelta dei testi. Ancora
oggi i testi biblici, scritti su foglietti singoli, vengono tirati a
sorte a Herrnhut in modo tale
che ogni testo non rientri nella
raccolta prima che siano passati tre anni. In realtà non solo
alla sorte è affidata questa lettura biblica: accanto a questi testi giornalieri ^ e a brevissime
meditazioni o preghiere, curate
nell’edizione italiana da pastori e
laici delle nostre chiese — è data
l’indicazione per la lettura seguita di larghe sezioni e interi
libri biblici. In tal modo la raccolta offre la possibilità di un
breve pensiero biblico o di una
lettura più approfondita.
La pratica di una raccolta di
testi biblici per la lettura e la
meditazione quotidiana è nata
dunque su un terreno tipicamente pietista; ma sbaglierebbe chi
pensasse ad una pratica di singole anime pie, dedite ad una religiosità solo interiore e sentimentale. La nascita di questo costume si colloca nel quadro di un
lavoro missionario di straordinaria intensità. Attraverso i viaggi di Zinzendorf, del suo amico
e co-fondatore di Herrnhut
Watteville (un altro nobile, svizzero di Neuchâtel) e in seguito
di una vastissima schiera di missionari moravi, l’opera di espansione missionaria costituisce la
caratteristica principale del movimento di Herrnhut, divenuto
chiesa dopo la morte di Zinzerdorf. Così, appare davvero programmatico, oltre che descrittivo di una realtà in atto, il titolo della raccolta del 1739: « La
buona Parola del Signore 1739.
Da tutti i Profeti per le comunità e i loro servitori a Herrnhut,
a Herrnhaag, Herrndijk, Pilgeruh, Ebersdorf, Jena, Amsterdam, Rotterdam, Londra, Oxford,
Berlino, Groenlandia, presso i
Mori in Carolina, presso i selvaggi in Yrene, in Pennsylvania, fra
gli Ottentotti, in Guinea, fra i
Lettoni e gli Estoni, in Lituania,
in Russia, in prigione, in viaggio
verso Ceylon, Etiopia, Persia... ».
« Non è facile immaginare —
commenta la rivista ted. Bibelreport (nov.-dic. ’79) nel dare
queste notizie — cosa abbia significato per esempio per i fratelli abitanti presso gli indiani
del Nordamerica leggere e medi
tare nello stesso giorno la stessa
Parola che era letta dalla comunità che li aveva mandati e
dalla cui intercessione si sentivano sorretti. Il passo biblico
diventava una specie di ordine
del giorno e Christian David, il
pioniere degli esuli che avevano
costituito il primo nucleo della
colonia di Herrnhut, diceva:
Quella raccolta di passi biblici
è una parola di riconoscimento
per l’amico ed è un vincolo per
i fratelli di un’unica comunità ».
È in parte in questa linea che
« Parole e testi » hanno cominciato a comparire l’anno scorso
in italiano presso la Claudiana:
in un tempo in cui non poche
sono state e sono le tensioni o
le diversità di impostazione della fede nelle nostre chiese, il richianio ad una raccolta di testi
biblici che ci metta in comunione
con le centinaia di migliaia di
credenti che la usano e alla cui
edizione italiana abbiano collaborato fratelli diversi, può avere un valore unitario di notevole
importanza. Non nel senso di un
livellamento e della copertura
dì tensioni e differenze; ma nel
senso della comune dipendenza
dal Signore mediante il comune
riferimento alla Parola.
eretico?
Dal ’19 al 23 settembre 1979,
sull’altcmiano della Sila in Calabria, si \ tenuto il 1“ Congresso
Internazionale di Studi Gioacchimiti, impeìfniato sul tema Storia
e messaggio
Gioacchino da
Fiore. Chi era costui? Tutt’al più
qualche studente liceale lo ricorderà come quell’abate calabrese
« di spirito profetico dotato »
cantato dall’Alighieri (Par. XII,
141), ma ben pochi sanno che
egli fu, suo malgrado, l’iniziatore di un moto di riforma della
Chiesa nel basso medioevo, che
si voleva allora più «spirituale»
che « materiale ». Ernesto Buonaiuti lo incluse in una terna di
promotori della «prima riforma»
che comprendeva 'Valdesio di
Lione e Francesco d’Assisi. Fu
anche tra i primi polemisti contro l’eresia, e nelle sue opere ha
avuto parole roventi su catari e
valdesi. Se si pensa che morì nel
1202, si comprende facilmente
come i suoi giudizi sui Poveri
di Lione siano veramente preziosi, anche se non sono sempre
di prima mano. Infatti se, come
e quando li abbia personalmente conosciuti, rimane tuttora un
mistero.
A S. Giovanni in Fiore dove —
transfuga dall’ordine cistercense — Gioacchino fondò nel 1189
un nuovo ordine monastico dedito totalmente alla contemplazione, i congressisti — quasi tutti docenti universitari ed alcuni
venuti anche dalla Svizzera (Henri Mottu, di Ginevra) e dalTInghilterra (Marjorie Reeves, di
Oxford) — hanno presentato e
discusso vari temi, tutti però incentrati sulla teologia della storia del monaco calabrese, mentre il sottoscritto si soffermò ad
illustrare i rapporti presimti o
reali di Gioacchino con gli eretici a lui contemporanei: se egli
li condannò in nome della sua
fedeltà al magistero della Chiesa, si privò con ciò della possibilità di capirli per quel .che effettivamente volevano, cioè quella medesima riforma della Chiesa che egli vagheggiava nei suoi
scritti esegetici e profetici. Non
fu un eretico, anche se, tredici
anni dopo la sua morte, un’opera sua — oggi perduta — venne
condannata dal IV Concilio Lateranense del 1215 come non perfettamente allineata con la teologia trinitaria allora imperante. Questa circostanza, che qualche relatore aveva passato sotto
silenzio ma che venne richiamata
nel dibattito congressuale, sollevò una grossa discussione, che
finì per mettere in evidenza che,
tutto sommato, la mite figura del
monaco calabrese era riuscita
comunque a turbare i sonni della Curia romana. Sta di fatto
che, se non proprio lui, certi suoi
continuatori furono i responsabili di quell’opposizione di sinistra che si verificò ben presto
tra i Francescani, alcuni dei quali pensarono di essere maggiormente fedeli agli intenti primitivi del Poverello d’Assisi accettando in pieno il principio della
povertà assoluta dei seguaci di
Cristo, in ciò simili a Valdesio di
Lione e ai suoi primi discepoli.
Al di là di questa intenzione/
« Ascoltiamo insieme il Signóre » è un aiuto per ritrovare, Jn
un mondo che non concede nulla alla meditazione e in ógni
campo privilegia l’azione, il tempo e il gusto della riflessione
sulla Parola di Dio, senza la quale la nostra vita di credenti non
può che essere arida e immatura. F. G.
Ascoltiamo insieme il Signore,
Parole e testi per ogni giorno,.
1980, Claudiana, L. 1.600.
Il Prof. Mottu, in un suo recente libro (La manifestation de
l’Esprit selon Joachim de Fiore,
Neuchâtel-Paris 1977), si chiede
come mai quell’abate, così gelodella sua ortodossia e sottoemesso ai papi, sia diventato qua' si come il padre spirituale di
tutte le ribellioni selvagge che
si sono poi avute nella Chiesa e
fuori, proprio lui che, esaltando
la « sapienza » dei monaci a scapito della « scienza » dei teologi, incappò nélla totale incomprensione dei motivi fondamentali del valdismo delle origini,
che si riassumevano — è bene
ripeterlo oggi in questa sede —
in un ministero di predicazione
itinerante fondato sulla povertà
apostolica e aperto anche ai laici, donne comprese, in nome del
solo Vangelo.
Giovanni Gönnet
5
4 gennaio 1980
Chi è K. H. Ting
È con un po’ di emozione e moita, moita curiosità che mi dirigo
verso ii campus deii’uiriversità di Toronto per il primo appuntamento
deiia giornata. L'appuntamento è con K. H. Ting — ii primo cristiano
cinese a visitare i occidente dai 1949, — Ma più che questa unica circostanza, ciò che stimoia ia mia curiosità è di poter incontrare quest uomo quasi leggendario nella storia della Federazione Mondiale
Studenti Cristiani, altrettanto leggendario che J. R. Mott, Visser t’
Hooft, Ph. Potter...
Chi è K. H. Ting? Chi è quest'uomo piccolo di statura, sessantenne, capelli brizzolati ma dall’aspetto assai giovanile che mi saluta con
un luminoso sorriso e in perfetto inglese mi dice: « mi rallegro che
il primo rappresentante della Federazione che incontro dopo 25 anni
sia un valdese » (sic)?
K. H. Ting è nato a Shangai nel 1915 ed ha compiuto i suoi studi
presso le università di Shangai, New York e Debrecen (Ungheria) dove si è laureato in filosofia e teologia protestante. Nel 1942 è consacrato pastore nella chiesa anglicana di Cina, dove svolge il suo ministero per alcuni anni come pastore dei giovani. Nel 1946 è chiamato
dalla Federazione Mondiale degli Studenti Cristiani a servire come
membro dello staff, prima come segretario itinerante nella regione
Nord Americana e poi come segretario a Ginevra. Gli avvenimenti del
'49 in Cina lo trovano a Ginevra. Nel 1951 — nonostante il parere
contrario dei coileghi della Federazione e dell'allora segretario del
OEC — decide di fare ritorno in Cina. Si stabilisce a Nanking dove
insegna alla Facoltà di Teologia. Nel 1955 è consacrato vescovo anglicano, ma continua la sua attività di professore alla Facoltà. A partire dal gennaio 1979 la Facoltà è integrata nell’università di Nanking.
Ting diventa il primo direttore del dipartimento di studi religiosi dell'università. Dal 1979 è anche deputato alla Assemblea Nazionale Cinese. Molte sono le questioni che affollano la mia mente durante l'incontro. Ma il tempo è terribilmente limitato. Assieme al mio collega
Parsourge cerchiamo di organizzare l’intervista nel modo più organico
possibile, anche se ci si rende poi conto che molte, forse troppe questioni non sono neanche state sfiorate.
Il tempo a nostra disposizione è letteralmente volato. È evidente
che il dialogo serrato ha stabilito una amicizia ed una comunione che
non sarà facile rompere. Chi è K. H. Ting? Un fratello in Cristo, un
fratello che vive la sua fede in un contesto così diverso dai mio, dal
nostro di occidentali. Ma è evidente che preoccupazioni e
sono comuni.
speranze
Prima di separarci esprimo l'augurio di poter ristabilire i contatti
tra la Federazione e gli studenti cristiani cinesi. K.H. Ting, sorridepte,
mi cita un proverbio cinese: « se vuoi conoscere, una pietanza, non c'è
altro modo che gustarla». È il nostro augurio sincero.
Toronto, 25 ottobre 1979. Emidio Campi
— Mi sembra che per Mao
Tsetung, ogni reiigione, ogni movimento che non- tosse basato
sul materialismo era, se non inutile, controproducente per la società. Le leggi concernenti la religione, oggi, sono basate su una
semplice tolleranza o sul rispetto per quelli che protessano una
tede religiosa?
— Alcune di queste ^domande
erano ben presenti alla nostra
mente quando io e mia moglie
tornammo in Cina nel 1951. Avevamo vissuto in Cina fino al
1946. Poi andammo aH’estero e
non ritornammo più fino alla fine del 1951. Partimmo da Ginevra dove ero rtiembro dello staff
della Federazione Mondiale degli
Studenti cristiani.
I miei colleghi ed amici della
Federazione, del Consiglio Ecumenico delle Chiese, e della
Chiesa d’Inghilterra, erano contrari al nostro rientro. Mi ricordo che un vescovo mi disse che
sarebbe stato pericoloso per noi
ritornare nella Cina comunista
dopo essere stati così vicini agri
Occidentali e al lavoro cristiano
all’estero. Un altro caro amico
ci scrisse una lettera dicendo di
non ritornare. Mi mise in guardia che se non fossi stato decapitato, sarei stato, come minimo,
mandato in un campo di concentramento per alcuni anni. Ma
decidemmo comunque che era
più importante essere insieme
al nostro popolo.
Da quando sono tornato in
Cina, ho sempre lavorato per la
Chiesa, non sono stato decapitato e non sono stato mandato :n
alcun campo di concentramento. Non voglio dire che i comunisti cinesi abbiano un’ottima
opinione del Cristianesimo o di
qualunque altra religione. Per
conto loro, i comunisti sono contrari alla religione ma essi lasciano il popolo cinese libero di
credere quello che vuole.
Questa politica però non deve
essere interpretata come protezione o incoraggiamento della
religione da parte dello Stato. Il
nostro Stato non fa nulla per
promuovere la religione. E non
c’è in Cina alcuna religione adottata dallo Stato come religione
ufficiale. Tutte le religioni sono
uguali.
Ma capisco molto bene perché
i comunisti cinesi devono avere
una politica di libertà religiosa.
È molto semplice. Costruire il
socialismo nel nostro paese è un
compito tremendo. Il Partito
Comunista vuole unire tutti gli
elementi della nostra società
perché prendano parte aU’obiettivo comune; il termine usato
per questo è il Fronte Unito.
— Qual è l’importanza di questa politica e come viene attuata?
— Il numero dei comunisti in
Cina costituisce una piccolissima parte della popolazione. 'Ci
sono poco più di 30 milioni ^i
iscritti al Partito Comunista (sù
una popolazione di quasi 900
milioni). Però, ci sono molti
non-comunisti che vogliono vedere il popolo cinese godere di
una vita migliore e più prospera.
AH’interno di questo Fronte Unito stiamo ricercando un terreno
comune e stiamo risolvendo le
nostre differenze.
Quando eravamo all’estero, temevamo che nella nuova Cina i
comunisti tentassero, con molta
fermezza, di convincerci che Dio
non esiste, che non dovevamo
credere in Dio, eoe. Ma la mia
esperienza degli ultimi 25 anni o
più mi ha dimostrato che i comunisti sono fra i primi a rispettare le convinzioni religiose del
INTERVISTA AL VESCOVO K.H. TING
Essere cristiani in Cina
popolo. Siamo uniti nella nostra
comune opposizione all’aggressione imperialistica e siamo uniti nel nostro comune sforzo di
costruire il socialismo.
A parte queste cose essenziali,
queste cose politiche che ci uniscono, non solo possiamo credere in diverse religioni, ma le nostre convinzioni religiose sono
veramente rispettate.
vi per gli affari religiosi cessarono di funzionare ed i gruppi religiosi ne subirono le conseguenze.
— Può dirci qualcosa a proposito del Congresso dei Rappresentanti del Popolo che ha
avuto luogo nel marzo scorso?
Ha affrontato la questione della
religione in Cina?
— Nel Consiglio Politico dei
Rappresentanti del Popolo, abbiamo membri buddisti, musulmani, cattolici romani e protestanti. A mia conoscenza non ci
sono ebrei in Cina, ma se ci
fossero, avrebbero anche loro i
loro rappresentanti. Il Consiglio
ha un dipartimento speciale per
i gruppi religiosi. In questo dipartimento sono rappresentati i
responsabili in Cina del Buddismo, dell’Islamismo, del Cattolicesimo, del Protestantesimo, del
Lamaismo del Tibet e della Mongolia Interna. I problemi comuni
vengono discussi e i torti subiti
resi di pubblico dominio. Questo
è stato particolarmente vero negli ultimi anni quando la libertà
religiosa venne ridotta, in alcune
regioni della Cina, ad opera della Banda dei Quattro. Nel NordOvest della Cina, per esempio,
dove la popolazione è in stragrande maggioranza musulmana,
c’erano alcuni quadri che stimavano che l’Islam dovesse essere
eliminato e che i credenti della
religione islamica dovessero essere costretti, contro la loro fede, ad allevare maiali. D’altra
parte, parecchi uffici governati
Sotto la Banda dei Quattro,
l’idea generale era che le cose
sarebbero andate avanti molto
velocemente. L’ipotesi era che
ognuno, in Cina, era pronto
per il comunismo. Pertanto ogni
cosa che loro consideravano non
del tutto comunista, ma soltanto
socialista, veniva giudicata cattiva o borghese, quindi attaccata.
Pensavano che, nel comimismo,
non c’era posto per la religione.
Gli Uffici per gli Affari Religiosi,
i musulmani e gli altri sostennero l’urto. Intanto, tutte queste
questioni furono sollevate nel
Consiglio e molte sono ora in
via di soluzione.
— Com’è la vita religiosa dei
cristiani in Cina?
— La confessione protestante
rappresenta circa lo 0,1% della
popolazione cinese, ma essa ha
una certa influenza. Il Cristianesimo aveva una posizione privilegiata nella vecchia Cina, per il
suo rapporto con, le potenze occidentali.
Ciò nonostante, negli Stati Uniti, una chiesa evoca, per la gente, qualcosa di sublime, di divino, di sacro. In Cina, non è così. Credo che per molti cinesi
un edificio ecclesiastico resta un
ricordo della penetrazione occidentale col suo iniquo sistema.
Questo è uno dei motivi per cui
i cristiani cinesi, oggi, non desiderano affatto tenere le loro riunioni in locali ecclesiastici.
Nel 1949, c’erano 35 chiese per
i 50() protestanti di Nanjing. I
fondi missionari americani ed
inglesi ne avevano sostenute di
verse, dato che Nanjing era la
capitale della Cina nazionalista
(Chiang Kai-chek e la signora
Chiang passavano per essere metodisti). Dopo la liberazione, i
cristiani cinesi non videro più
la necessità di mantenere 35 edifici, e nel 1958 il numero di chiese si ridusse a quattro. I giornali stranieri parlarono immediatamente di persecuzione comunista
dei cristiani cinesi e di requisizione degli edifici ecclesiastici. In
realtà, i comunisti non fecero
nulla di tutto ciò. Fàtto sta che
fin dalla Rivoluzione Culturale,
non abbiamo nemmeno Utilizzato i quattro edifici rimasti. I concetti teolo^ci e liturgici di costruzione di queste chiese erano
interamente occidentali. Erano
concepiti per il culto delle 11 della domenica mattina. Ora, le nostre fabbriche funzionano secondo un sistema di rotazione della
mano d’opera, per sette giorni
alla settimana, per cui ogni giorno è un giorno non lavorativo
per alcuni operai.
Il Cristianesimo in Cina è una
nuova religione e i cristiani cinesi, sopratutto dopo la liberazione, vogliono davvero abbandonare le tradizioni occidentali.
Questo potrà sembrare non molto pio ma è im dato di fatto. In
ogni parte della Cina, sono pochissimi i cristiani che si riuniscono la domenica mattina negli
edifìci ecclesiastici. I cristiani di
Nanjing, per esempio, si ritrovano a piccoli gruppi, una volta
alla settimana, in un locale qualunque, preso in affitto.
— Lei ha definito il Protestantesimo cinese come « post-denominazionaie ». Cosa intende con
questo e qual è ii ruolo della
chiesa organizzata nella nuova
Cina?
Potrei cominciare dicendo
che non c’è niente di particolarmente nuovo da dirvi sull’uomo come peccatore e sull’uomo avente bisogno
della salvezza di Cristo. Durante
gli ultimi 30 anni, ho avuto ampie prove per confermare questa
concezione dell’uomo. Ho incontrato — e ne sono rimasto impressionato — molti rivoluzionari, uomini e donne di alta statura morale che, per 30, 40, e 50
anni, hanno abbandonato tutto
per dedicarsi a rendere la Cina
un paese in cui il popolo potesse vivere meglio. Sono profondamente impressionato dalla
grandezza della loro forza d’animo, e del loro sacrifìcio. Al fine
di difendere ]a causa della rivoluzione, sono estremamente coscienti delle loro manchevolezze
ed inadeguatezze, e estremamente esigenti neH'autocritìca e nelTautocambiamento. Eppure questi esseri ammirevoli concorderebbero pienamente con San
Paolo nel dire che, in qualche
modo, non riescono a fare il bene che 'vorrebbero fare, e invece, loro malgrado, fanno il male
che non vorrebbero fare. Se persone con così alti valori morali
la pensano cosi, allora è chiaro
che, per noi cristiani, non c’è
motivo di pensare che il messaggio della redenzione di Cristo e
della santificazione dello Spirito
Santo sia diventato non più per
Cosa è il peccato?
finente o senza significato. Se la
gente non prende a cuore il messaggio di Cristo, questo è dovuto non al messaggio in sé bensì
al nostro modo di annunciarlo.
Era un messaggio di condanna
e non di salvezza.
Quello che è nuovo per molti di noi, cristiani cinesi, è la consapevolezza
che l’uomo non è soltanto peccatore ma è anche vittima
del peccato, non è soltanto violatore delle leggi di Dio ma è
anche violentato; e l’aver preso
coscienza che il compito della
predicazione evangelica non è
semplicemente di dichiarare l’uomo colpevole di peccato ma di
stare accanto all’uomo vittima
del peccato della nostra società,
di sentire con lui, di essere per
luì. Limitarsi a dichiarare l’uomo colpevole di peccato non è
ancora predicazione dell’evangelo. Non porta necessariamente
l’uomo al pentimento e all’accettazione di Cristo come Salvatore. Giona trovava giustissimo
giudicare gli uomini e le donne
peccatori, dato che questo era
perfettamente in linea col suo
sciovinismo ed il suo snobismo.
Ma non c’era né amore né compassione in questo suo giudizio.
Nei Vangeli incontriamo molto spesso passi in cui Gesù ha
compassione degli uomini. La
compapione di Gesù non era
solo pietà, solo carità, né atteggiamento condiscendente verso
esseri inferiori, ma era un sentiniento di fratellanza e di condivisione delle sofferenze dei deboli, dei poveri, degli affamati,
di quelli che erano profondamente colpiti da un sistema ingiusto, di quelle non-persone che
per intere generazioni sono state allenate, disumanizzate ed
emarginate; in breve, di quelli
che sono stati gravemente vittime del peccato.
Dichiarare semplicemente l’uomo colpevole di peccato crea
confusione. Era questa compassione che spingeva Gesù a identificarsi col suo popolo e che,
nello stesso tempo, trascinava il
popolo dietro di lui. Ed è soltanto in quanto cristiani cinesi spogliati della nostra superbia e resi vicini al nostro popolo che
riusciamo a capire a che punto
è stato vittima del peccato: allora cresce in noi la compassione cristiana. Questa compassio
— Ho detto che il Protestantesimo cinese oggi è post-denominazionale e molto de-istituzionalizzato. Avevamo Battisti del
Nord e Battisti del Sud, eppure
i Battisti cinesi non .sapevano
nulla della Guerra Civile americana! Avevamo Presbiteriani, Luterani, Episcopaliani, e Avventisti del Settimo Giorno. Avevamo perfino la « Pour Squale Gospel Mission », Ciò nonostante,
tra il 1958 ed il 1960 queste differenze scornparvero. So che
molti Anglicani èd Episcopaliani sopratutto, ed anche alcuni
Luterani danno moltissimo peso
alle tradizioni ecclesiastiche. Ma
i cristiani cinesi, per la m^gior
parte, non si preoccupano di
queste tradizioni e denominazioni. Il nostro è un Protestantesimo post-denominazionale. Prima
della liberazione, il popolo cinese era così povero che le chiese
e le missioni dovettero istituire
scuole, università, ospedali e orfanotrofi. Noi non possiamo competere con ^li orfanotrofi statali
e comunque non c’è alcun motivo per farlo. Così il Cristianesimo in Cina è diventato de-istituzionalizzato. Abbiamo lasciato
cadere queste istituzioni come
dei fardelli.
Il Protestantesimo cinese è anche -de-clericalizzato. Abbiamo
pochissime persone ancora impiegate come pastori dei Segretariati Generali. Ogni cristiano
è un laico. Anche i pastori di un
tempo prendono parte ai gruppi
cristiani in quanto laici; questo
perché, dato che il lavoro umano occupa per noi un posto molto elevato, molti dei nostri pastori vogliono fare lavoro intellettuale e lavoro manuale e ricevere im salario uguale a quello
della gente comune. La partecipazione ai gruppi cristiani è una
occupazione secondaria e non
professionale. Abbiamo ancora
la torta ma senza lo zucchero sopra.
(a cura del past. Robert
Parsourge, della Federazione mondiale studenti
cristiani).
ne diventa il nostro comune linguaggio col popolo. E quando ri-,
leggiamo il Nuovo Testamento
con questa comprensione dell’eterna condizione del nostro popolo, ci sembra di capire meglio
la simpatia di Cristo per le vittime del peccato e di essere più
profondamente mossi dal suo
amore. 'Tenendo presente quello
che abbiamo scoperto nel Nuovo Testamento, ascoltiamo i rivoluzionari cinesi che mettono
in evidenza come il nostro popolo ha sofferto e come sta ancora subendo le conseguenze dell’oppressione delTimperialismo,
del capitalismo burocratico e del
feodalesimo, comunemente chiamati le tre montale. Lì è l’area
dove i Cristiani e il resto dei Cinesi sono venuti a trovarsi faccia a faccia. Questo terreno comune, con linguaggio comune,
è importante per noi perché,
stando su questo terreno comune, il predicatore evangelico può
parlare come uno del popolo e
non come uno che parla dall'estero o da sopra o da fuori. Egli
parla a voce alta di vero amore
per il popolo ed è libero dalla
mentalità misantropica di Giona, con tutto il suo disprezzo nei
confronti del popolo al quale è
mandato.
(Dàlia predicazione tenuta da K. H.
Ting nella Chiesa di Riverside, New
York, il 9 settembre 1979).
X
6
4 gennaio 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Nostalgia
degli
zoccoli
La televisione ci ha proposto
per Natale il film «L’àlbero degli
zoccoli », un racconto capace di
suscitare emozioni e sogni di un
mondo « autentico », quello contadino.
^ Un racconto per la gente di città, una ricerca sul tempo-passato: almeno la metà degli italiani
al di sopra dei quarant’anni sono
figli o nipoti di contadini. Lo sviluppo industriale ed urbano, con
le sue masse di lavoratori anonimi e privi di qualificazione, lo
sviluppo del consumo di massa,
le difficoltà di comunicare, hanno fatto nascere un’aspirazione
generalizzata alla stabilità, all’autenticità della vita. Il contadino,
l’artigiario, figure in via di estinzione, visti dalla città, hanno un
aspetto mitico. Si scrivono su di
essi libri che diventano dei bestsellers, si organizzano mostre e
spettacoli. E le valli dove questi
ancora vivono diventano oggetto
di viaggi, di ricerca di vecchie
cose, e — per chi può — di residenza secondaria.
Chi abita in città, e non può
permettersi una casa di campagna, quando ricerca delle radici
storiche, si arreda la casa con
oggetti antichi. Certi oggetti diventano segni delle radici perdute: vecchi attrezzi agricoli, macinacaffè, arcolai, gioghi per buoi,
diventarlo soprammobili, appendiabiti, lampadari, oggetti di
arredamento. Si acquistano, si ricercano oggetti non per l’uso al
quale erano destinati, ma per dimostrare di avere delle radici.
Ma questa follia della ricerca di
radici fittizie negli oggetti, non è
forse nient'altro che il timore di
un avvenire che non si padroneggia, che fa paura? La storia passata del mondo contadino è pensata come un modello di stabilità, di relazioni corrette tra gli
uomini, e tra l’uomo- e lu'. natura
tra l’uomo e gli oggetti. Ricuperare tl vecchio ed introdurlo nella quotidtaneità della vita è in
qualche modo darsi l'assicurazione della continuità delle generazioni, della società.
A questo bisogno di sicurezza
dell uomo moderno il nostro sistema sociale dà delle risposte^
alla alienazione del lavoro quotidiano si contrappongono i
week-ends, le vacanze magari
« verdi », ai prodotti industriali
SI contrappongono i prodotti (industriali) fatti secondo Vantica”
ricetta. In fondo, il nostro sistema, per darci sicurezza ci offre
da un lato le centrali e dall’altro i parchi naturali!
Ma la novità di questi ultimi
tempi, qui da noi alle valli, è la
rappresentazione: si organizzano
feste, e spettacoli per ricuperare
tradizioni passate. E qui c’è il
primo problema: questo ricupero, questa rappresentazione è
artificiale, fatta più per gente di
fuori che per i contadini di oggi. Infatti non c’è più nulla delle caratteristiche delle feste di
un tempo. La « courento » di oggi
è diversa non nella forma, ma
nella sostanza dalla « courento »
di un tempo: gli attori sono separati dagli spettatori.
E anche quando si riesce a far
ballare o cantare qualche vecchio del posto, non si tratta di
una rivalorizzazione quanto piuttosto di una farsa: il contadino
recita il contadino, partecipa lui
stesso a un processo di folklorizzazione della sua condizione,
a una rappresentazione idealizzata e falsa della vita contadina
e montanara.
Sì, perché la vita contadina e
montanara di oggi, è fatta di
emarginazione e di perdita di autonomia: il paese di montagna è
stato privato della sua economia,
della sua autonomia culturale e
politica, e i suoi abitanti della
loro identità che non può essere
rifatta sulla base del passato,
ma partendo dai problemi del
presente.
Giorgio GardioI
________INCONTRO REGIOÌ^ALE DELLA FDEI - SAN SECONDO
L’uomo e la creazione,
dominio o responsabilità?
La giornata dell’incontro regionale FDEI è trascorsa nello spirito della « speranza in ciò che
non vediamo ancora ma che
aspettiamo con pazienza » (Romani 8, vers. 25). Era questo il
testo del messaggio rivoltoci dal
pastore Giuliana Gandolfo durante il culto tenuto nel tempio
valdese domenica 2.12 per l’occasiòrie gremito da circa 150 sorelle provenienti da chiese vaidesi, battiate, apostoliche e dall'Esercito della Salvezza. Siamo
state invitate a riflettere sulla responsabilità che Dio ha affidato
ad ognuno di noi dandoci il « dominio » sulla natura. Inoltre è
stato lanciato l’appello alla doppia responsabilità che abbiamo
come creature e come credenti
verso la natura e verso il nostro prossimo nella vita quotidiana. Alla fine del culto è stata
celebrata la Santa Cena distribuita da alcune sorelle rappresentanti delle diverse denominazioni.
Dopo il pranzo al sacco, occasione come sempre per lo scambio fraterno, il pomeriggio è stato diviso in due parti. Inizialmente è stata presentata una
introduzione al tema dal punto di
vista biblico e il fratello Franco
Taglierò ha illustrato con delle
diapositive il problema dell’energia nucleare, spiegando con parole comprensibili a tutte i pericoli che si presentano con la costrizione di centrali nucleari e
l’esigenza di sviluppare le fonti
alternative di energia.
Dopo queste introduzioni le
partecipanti si sono divise in
quattro gruppi di lavoro: biblico; pace armamenti; energia nucleare e energie alternative; ecologia e ambiente.
Questo tipo di lavoro in gruppi è stato senza dubbio utile per
approfondire un po’ i vari aspetti del problema incoraggiando
quelle sorelle che di solito non
osano parlare in una assemblea
allargata. Purtroppo il tempo disponibile è sempre troppo limitato... Abbiamo avvertito che come donne generalmente impegnate in attività prevalentemente casalinghe, siamo sovente
escluse e pertanto impreparate
ad affrontare problemi del genere. A parte riportiamo una sintesi delle discussioni.
Infine vogliamo accennare anche ai diversi appelli rivolti durante la giornata:
— La sorella Judy Peyronel,
rappresentante della FGEI, ha
proposto di impegnarci nelle nostre comunità affinché vengano
raccolte delle flfrne per la presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare sulla
violenza contro la donna, e contro la persona in genere, ricordando che i moduli necessari
possono essere richiesti presso
le segreterie comunali.
— La sorella Katharina Rostagno ha proposto di mandare un
messaggio di solidarietà alle nostre sorelle dell’America Latina.
— Originale è stata la presentazione dell’« albero dei pensieri » ovvero un grande tabellone
raffigurante un melo sul quale
facevano bella mostra una trentina di frutti che invitavano le
partecipanti ad esprimere le proprie proposte,, suggerimenti, pareri sull’ incontro e su quelli
avvenire.
Intorno ad una tazza di tè,
accompagnata da squisiti dolci,
il convegno si è concluso con gli
ultimi scambi di idee. Possiamo
dire che quest’incontro oltreché
ad z^icchirci individualmente è
servito da stimolo per offrire un
maggior impegno personale nei
nostri gruppi femminili, grandi
e piccoli, nonché nelle nostre
comunità. Purtroppo numerose
sorelle battiste di Torino e vaidesi di Aosta ed Ivrea non hanno potuto unirsi a noi, impedite
dalla fitta nebbia che ha avvolto
Torino e dintorni durante tutta
la giornata, ma auspichiamo vi
siano altre occasioni d’incontro.
Infine vogliamo ringraziare
tutte le sorelle che si sono adoperate per la buona riuscita del
convegno ed in modo particolare le organizzatrici, le sorelle di
San Secondo e la sorella Elsa
Rostan che con capacità ha condotto le discussioni.
Dorotea Nisbet
SULLA TERZA RETE TV
Un riuscito programma
su "Guardia Piemontese"
La 3" rete televisiva ha iniziato ufficialmente le sue trasmissioni il 15 dicembre e la sua ricezione nella nostra valle non è
ancora completamente a punto.
■È stata però sufficiente per poter seguire, alle 18,30 di domenica 16, l’annunciata trasmissione
(Eco-Luce n. 49) su « Guardia
Piemontese tra cronaca e storia ».
Diffuso, questa prima volta, su
scala nazionale verrà ripetuto in
seguito nei programmi regionali.
Tutto il film è stato girato nel
paese di Guardia, con la partecipazione della popolazione stessa, con scorci panoramici, vedute delle sue strette stradine e della Porta del Sangue, intercalan
do recitativi di episodi storici
con interviste a guardioli.
La rievocazione storica è stata
sostanzialmente fedele. Sottolineata l’origine « valdese » di questi « oltramontani » provenienti
dalla Provenza e dalle Valli del
Piemonte (con un accenno a un
certo momento a Torre Pellice),
ricordati gli episodi di maggior
ferocia della persecuzione del
1561, le insistenze del clero s’fl
marchese Spinelli, il quale alTinizio non vuole infierire sui suoi
contadini valdesi i quali hanno
reso fertili le sue terre, poi, cedendo alle minacce, li perseguita fino al tradimento: promette
salva la vita a quanti si sono rifugiati a Guardia per poi farli
massacrare con T inganno dai
suoi soldati. Fra le ultime scene,
un Pascale forse un po’ troppo
convenzionale nella veste di fa
natico religioso. Interessanti le
interviste coi guardioli, specie
quella con una donna che si svolge in buona parte in dialetto,
un miscuglio di calabro-occitano di cui molte parole risultavano comprensibili a chi è abituato
ai nostri patouà.
Non è la prima volta che Guardia Piemontese appare sui teleschermi. Già Vecchietti aveva
iniziato qualche anno fa una serie di riprese sui gruppi alloglotti dell’Italia del Sud, fra cui
i calabro-valdesi. La trasmissione andò in onda dopo la sua prernatura scomparsa, in ora pomeridiana quando la percentuale
dei telespettatori è relativamente ridotta per cui questo programma passò quasi inosservato
da noi. Questa volta era domenica, alle 18,30, e la 3’ rete TV è
ancora una novità per cui è da
presumere che sia stato visto da
un maggior numero di persone
in Italia, che ora si domanderanno chi sono questi valdesi
sparsi fra Calabria, Piemonte ’
Provenza.
______________ O. C.
H Hanno collaboratn a questo
numero: Giovanni Anziani Bruno Bellion - Valdo Benecchi - Gino Conte - Bruno Costabel - Frannco Davite - Teodoro Fanlo y Cortes - Dino
Gardio] - Carlo Gay - Mireille
Gilles - Liborio Ianni - Claudio Martelli - Evelina Pons Franco Taglierò - Augusto Armand Hugon - Qsvaldo Coisson.
Sintesi delle discussioni:
1) «In quanto donne condanniamo l’attuale corsa agli armamenti. Come madri c’impegniamo in un’educazione alla pace.
— Vorremmo fare conoscere
intorno a noi l’obiezione di coscienza come alternativa al servizio militare.
— Desidereremmo che le nostre chiese , riflettessero sulla
proposta di Gollwitzer di “vivere — in quanto chiesa — senza
la protezione delle armi”.
— Bisognerebbe convertire le
industrie per la guerra, in industrie per la pace ».
2 ) « Il gruppo ecologico chiede
alle donne di riflettere sull’uso
dei prodotti sintetici indistruttibili attraverso processi naturali:
ad esempio plastica, detersivi,
mangimi, fertilizzanti ecc... ».
3) Il gruppo energetico constatata un’uniformità di vedute
sul dissenso alla utilizzazione
dell’energia nucleare, invita le
comunità ad approfondire l’informazione sul problema al fine
di una cosciente presa di posizione nei confronti delle scelte
energetiche del governo ».
4) Il messaggio centrale del
gruppo biblico è di « testimoniare al mondo della morte la speranza della vita in Cristo Gesù ».
È un invito ad operare rispondendo al dono d’amore che salva.
COLLEGIO VALDESE
Nuovi
strumenti
Recentemente i gabinetti scientifici del Collegio di Torre si sono arricchiti e potenziati notevolmente dal punto di vista dell’attrezzatura a seguito di un dono di sette milioni pervenuto dalla famiglia e dagli amici in memoria delTing. Giovanni Ribet,
così prematurapiente tolto all’affetto dei suoi'^cari.
Si sono così potuti acquistare:
una guidovia o rotaia a cuscino
d’aria, che permette sperimentazioni di meccanica, riducendo a
livelli bassissimi le forze d’attrito; un apparecchio Laser, che costituisce una sorgente di luce monocromatica e perfettamente
coerente, e quindi indicata per
lo studio dei fenomeni di diffrazione e di interferenza dovuti a
radiazione ottica; un proiettore
sonoro, che consente sia la proiezione tradizionale sia quella in
ambiente illuminato; una lavagna luminosa, che proietta immagini disegnate su speciali fogli di acetato, preparati anche
dall’insegnante duraVite la spiegazione; questo apparecchio può
essere utilizzato per tutte le materie di studio, dove si pensi che
la visualizzazione possa essere
utile ad una migliore comprensione; una serie di filmine di chimica e fisica, destinati all’illustrazione di determinati argomenti o fenomeni, in gran maggioranza a colori.
Si ringraziano molto vivamente i vari donatori per questo prezioso intervento, e si nutre anche la speranza che gli studenti
sappiano approfittare di questi
costosi strumenti.
H.
2° CIRCUITO
INCONTRO MONITORI
Il consiglio di Circuito
indice per domenica 13
gennaio, presso il Convitto
di Viilar Perosa, un incontro dei monitori del circuito col seguente programma :
ore 12: pranzo al sacco;
ore 14,30: valutazioni del
programma su Atti I r
parte: I bambini e la preghiera.
1» CIRCUITO
Gli incontri
dei mercoiedi
Proseguono gli incontri
sulla predicazione organizzati nell’ambito del 1° Circuito. Gli incontri si tengono ogni mercoledì matutina (salvo le settimana in
cui si svolge il colloquio
pastorale del Distretto) a
partire dalle 9.15 presso
il Presbiterio di Luserna
San Giovanni. Attualmente
il programma di studio
prevede un esame del libro degli Atti degli Apostoli dal sesto al decimo
capitolo attraverso le figure principali che vi appaiono: i diaconi, Stefano,
Filippo, Saulo, Pietro. Com’è consuetudine, a turno,
un pastore introduce la ricerca con uno studio esegetico del testo in lingua
originale. Al termine del
dibattito si tenta, insieme,
di ’’costruire” uno o più
schemi in vista della predicazione.
ANGROGNA
• Tra le occasioni d’incontro
comunitario che abbiamo avuto
nelle festività segnaliamo la riuscita agape del 31 sera che si è
svolta dopo il culto serale del
Serre. Sia il tempio che l’agape
sono stati eccezionalmente frequentati, segno, speriamo, di una
ripresa di vita comunitaria che
vorremmo si consolidasse maggiormente nel corso del 1980. Le
prossime riunioni sono: lunedì
7: Roccia Maneod (ore 20 da
Firmin); martedì 8: Jourdan;
mercoled-, 9: Prassuit-Verné;
giovedì 10: Odin-Bertot. Tema:
alcune domande in vista della
evangelizzazione.
• Domenica scorsa si sono
svolti i funerali di Stefano Bertin (Tienne) delle Sonagliette,
deceduto all’età di 79 anni. Ai
familiari rinnoviamo la nostra
simpatia in Colui che risorgendo
ha vinto la morte.
VAL GERMANASCA
Attrezzare
il camping
lungo il torrente
PERRERQ
Con il contributo della Regione, il Comune di Ferrerò sta attrezzando la zona turistica che
costeggia il torrente Germanasca
proprio allo sbocco dei due valloni di Frali e di Massello.
Quest’area, molto bella, da
ternpo ospita i turisti domenicali, ma nel periodo delle ferie
ultimamente si è trasformata
addirittura in una tendopoli, abitata da famiglie alla ricerca di
una villeggiatura economica.
Nel progetto del Comune sono
previsti i servizi igienici, l’allacciamento con la linea elettrica,
una zona per il parcheggio delle
automobili, un’altra per i giochi
dei bambini, con lo scopo di rendere più accogliente ma anche
più igienicamente sicuro il luogo.
La spesa prevista è di 15 milioni e c’è da augurarsi che la
educazione dei campeggiatori sia
tale da consentire una lunga durata ad attrezzature così costose.
CHIQTTI
Anche il piccolo campo-giochi
adiacente alla scuola di Chiotti
sarà sistemato con un contributo
della Comunità Montana e con
il lavoro volontario della popolazione. Trattandosi di un’area
molto limitata, oltre al gioco di
bocce già in funzione, è prevista
soltanto la costruzione di una
pista di cemento buona per tutti
gli usi, dal tennis alla pallavolo.
Chiotti non è una zona turistica nemmeno in estate, quindi il
campo-giochi serve quasi esclusivamente per la gente della borgata.
L. V.
7
4 gennaio 1980
CRONACA DELLE VALLI
I
INTERVISTA A TEOFILO G. PONS
Poesie e proverbi dell’antica
tradizione valdese
Dopo il successo del primo volume « Vita montanara e folklore nelle Valli Valdesi » è arriva»
to in questi giorni in vetrina un
secondo volume: « Vita montanara e tradizioni popolari alpine »,
scritto da Teofllo Giosuè Pons.
Siamo andati a trovare l’autore
per conversare con lui su questo
nuovo libro, edito dalla Claudiana, ricco di curiosità e fotografie sulle Valli Valdesi.
— Se nel primo volume si parlava soprattutto di folklore in
quest’ultimo si è posto l’accento
sulle tradizioni popolari. Siamo
quindi di fronte non alla continuazione del primo volume ma
a qualcosa di un po’ diverso?
— In effetti una differenza c’è.
Nel primo volume in gran parte
si parlava di vita valligiana, del
lavoro dei campi, ecc. mentre in
questo nuovo volume la parte
centrale è dedicata soprattutto
alle tradizioni popolari delle nostre Valli: leggende, proverbi,
indovinelli, poesie e canzoni popolari. E in particolare si differenzia dal contenuto del primo
volume il capitolo sulla letteratura orale popolare concernente
quanto si riferisce al mondo infantile del passato nelle nostre
Valli. Il volume presenta inoltre
una serie di osservazioni e dati
su arti e antichi mestieri locali.
Infine il tutto è completato da
un capitolo dedicato alla medicina popolare e alle preziose
qualità terapeutiche delle piante
medicinali.
—r Come ha raccolto tutto questo materiale?
— Nel 1918, rientrato dalla prigionia in Germania in seguito
alle ferite ricevute nella I Guerra mondiale, mentre seguivo i
corsi universitari ho avuto il privilegio, a Napoli, di seguire un
corso di filologia romanza dell’illustre Francesco D’Ovidio che
presentava uno dei primi testi
scritti in lingua provenzale. Queste lezioni mi hanno fatto comprendere il valore dei nostri dialetti valligiani legati alla letteratura provenzale. Da allora ho iniziato a raccogliere proverbi e
nomi dialettali di piante usate
nella medicina popolare. Quando
poi fui professore al Collegio
Valdese venivo spesso richiesto
da insegnanti valligiane delle
scuole elementari di indicare loro, sulla base del nome dialettale di fiori e piante, il nome
volgare italiano e scientifico per
poter poi rispondere alle frequenti domande dei loro alunni.
— Ma lei non ha raccolto solo
nomi botanici, nel volume c’è un
arco di interessi molto più ampio...
— Infatti, attraverso la mia
successiva collaborazione al Bollettino della « Société d’Histoire
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
• LUSERNETTA • RORA'
Dai 5 alni gennaio 1980
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V.__________________
Vaudoise » oggi « Società di Studi Valdesi » si è accresciuto il
mio interesse non tanto per il filone storico-teologico, per il quale già molti s’adoperavano, bensì per tutto ciò che concerneva
la cultura popolare. Per esempio
in tutti questi anni ho potuto
mettere insieme circa 1200 proverbi e modi di dire dialettali,
una raccolta dì canzoni popolari ed illustrare, sui nostri giornali, parte dei nomi di luogo locali ».
secolo e nello spazio di circa due
secoli soffocata dalla lingua locale. Quella circostanza mi rivelò chiaramente qual era il pericolo che correva anche il nostro
dialetto minacciato dalla concorrenza dell’italiano, del francese e
del piemontese. Di conseguenza
pii sentii ulteriormente stimolato a proseguire il mio lavoro di
raccolta del materiàle che la nostra cultura aveva prodotto nei
secoli passati.
— Praticamente, se capisco bene, nel corso della sua vita ha
cercato di mettere per iscritto ii
materiale che via via andava raccogliendo soprattutto quello riguardante le tràdizioni orali. Ha
quindi tentato, prima che fosse
troppo tardi, di salvare un patrimonio culturale che riteneva
in procinto di scomparire?
— Ora che è uscito il secondo
volume di « Vita montanara »
considera conclusa quest’opera?
— Le rispondo con un ricordo.
Nel 1939 si effettuò dalle Valli
un « pellegrinaggio » alle colonie
valdesi del Württemberg. In
quell’occasione, nel corso di uno
dei più emozionanti incontri con
le varie comunità valdesi a Serre, una vecchia signora ormai
cieca di nome Gilles ci recitò
una poesia in dialetto valdese in
cui si parlava del « rimpianto »
per l’avvenuta scomparsa della
loro lingua materna, introdotta
in Germania alla fine del XVII
— Per conto mio sì poiché credo d’aver fatto quanto era nelle
mie possibilità per salvaguardare e trasmettere alle generazioni
più giovani una parte del patrimonio delle nostre popolazioni
alpine, con la speranza che qualcuno possa completare l’opera
di ricerca e di raccolta di quanto rimane ancora da fare. Nell’attuale atmosfera di riscoperta del valore dei dialetti regionali forse qualche giovane studioso continuerà questa paziente
opera di ricerca.
A cura di G. Platone
Teofilo G. Pons, Vita montanara e
tradizioni popolari alpine - Claudiana 1979, pp. 255, L. 11.000.
RICLARETTO
Una visita a Combagarino
Riclaretto, come ogni vallone
che si rispetti, ha le sue brave
cuiye che mi impegnano nella
guida e mi impediscono di ammirare il panorama, ma quando
stiamo ormai per arrivare vedo
una costruzione somigliante ad
una chiesa appollaiata su di un
cocuzzolo isolato dalla borgata
Mi viene in mente subito « la casa fondata sulla roccia » ed infatti la mia accompagnatrice mi
dice che si tratta del tempietto
valdese di Combagarino, sul quale ce scritto: «Ama Dio e non
fallire, fa pur bene e lasi... a dire ».
Mi propongo di andare a fare
un sopralluogo nel pomeriggio.
E una giornata meravigliosa,
.senza una nuvola; dal balcone
della casa si vede un arco di
monti che non è facile descrivere, ci vorrebbe una fotografia ma
non ho con me la macchina fotoSf'sfica. C’e tutto il vallone di
Massello^ con al fondo la cascata del Pis ed il colle coperto di
neve; con un po’ di immaginazione si potrebbe vedere l’acqua
della cascata precipitare a valle.
10 non so disegnare, tuttavia
prendo un foglio di quaderno e
« tento » uno schizzo di quelle
montagne; solo io capisco quel
disegno ma non importa, mi piace così com’è.
Più tardi scendiamo fino al
ternpietto, naturalmente chiuso;
vicino ci sono due grosse antenne della televisione che servono
da ripetitori per il fondovalle.
Se trovo qualcuno nella borgata farò loro alcune domande;
forse la chiesa serve solo più per
le riunioni quartierali? Non c’è
qui una scuola Beckwith?
Poco dopo mi rispondono che
11 pastore è venuto ancora lo
scorso anno ma forse ha avuto
freddo ed ora la chiesetta è chiusa...
Anche la domanda sulla scuola ha avuto una risposta; i signori Bounous, due dei 15 attuali abitanti della borgata, ci accompagnano alla « scuola valdese di Combagarino » (molto simile a quella del Martel). Ricordano che, dal momento che nelle vicinanze c’era un’altra scuola, questa è stata chiusa ancora
prima del 1940 e dentro all’edificio è stato impiantato un mulino per macinare il grano dei
contadini della zona.
Or i anche questo mulino, non
serve più a nessuno perché i contadini sono rimasti talmente po
chi che il grano non c’è più. (Un
tempo c’erano 15 famiglie residenti anche d’inverno, ora sono
15 persone!).
In un angolo della scuola c’è
la cattedra con la predella, qualche panca e la lavagna e, senza
timore di sembrare ridicola, tutto questo mi ricorda il mio anno di scuola a Cacet.
Non aggiungo altro per non
cadere nella retorica, ma dico
ancora che torniamo a casa con
le castagne regalateci dai signori Bounous...
Paola Geymonat
LUSERNA
SAN GIOVANNI
In seguito alla designazione
del pastore Alberto Taccia a conduttore della chiesa di Torino, il
concistoro è convocato lunedì 7
gennaio alle ore 8.30 nella sala
del presbiterio per un esame
La Tavola Valdese proclama
la vacanza della Chiesa di
Luserna S. Giovanni a partire
dal T ottobre 1980.
La designazione del nuovo
Pastore dovrà aver luogo entro il 31 marzo 1980 in base
agli artt. 12, 13, 14, 15 del R.
O. 4 1977.
Per la Tavola Valdese
Il Moderatore
Giorgio Bouchard
preventivo sulla scelta dei pastori eleggibili i cui nomi saranno presentati aH’Assemblea di
chiesa che avrà luogo il 13 c. m.
In detta seduta sarà pure definita la lista dei membri elettori.
MARSIGLIA
A l’occasion de nostre fête des
châtaignes qui a eu lieu à l’Union Vaudoise à Marseille le 11
novembre ’79, les membres et le
comité remercient tout particulièrement Monsieur Peyronel
Philibert du Gulbers-Rlclaretto
qui a remis gracieusement les
pommes de terre, les pommes,
les châtaignes, qui ont ravi tous
les vaudois.
Le Comité
et leur Président
TORRE PELLICE
• Le assemblee natalizie hanno visto la partecipazione di molti fratelli, alcuni provenienti anche da altre comunità.
La riflessione in vista del Natale è stata degnamente introdotta dal pomeriggio musicale
offerto dalla Corale. Non si è
trattato di un vero e proprio
concerto in quanto i brani corali e quelli eseguiti all’organo dal
prof. Corsani sono stati preceduti da letture di passi evange-,
lici che hanno favorito il raccoglimento e l’ascolto. Il pubblico
numeroso ha dimostrato il proprio apprezzamento e la propria
riconoscenza ai coralisti e al loro direttore.
In occasione di questo « Natale Musica» è stato inaugurato
il nuovo impianto di diffusione
(microfoni ed altoparlanti) del
tempio, che si è rivelato senz’altro efficiente.
Il Coretto ha partecipato al
Culto dei Coppieri della vigilia
di Natale con alcuni canti molto apprezzati.
• Riportiamo una notizia che
di natalìzio non ha nulla: sulla
facciata del tempio dei Coppieri, da poco tinteggiata, sono
comparse scritte fasciste. Al di
là del danno materiale, rimane
sempre in questi casi un senso
di incredulo disgusto, al quale
sarebbe errato abituarsi...
• Le attività riprendono normalmente in settimana. Un particolare richiamo lo rivolgiamo
ai bambini delle scuole domenicali: l’esperienza insegna che dopo le feste natalizie l’assenteismo è più accentuato (e speriamo che il vuoto riscontrato in
occasione della festa di domenica scorsa non sia cattivo segno!).
• Ricordiamo il calendario dei
culti: 6 gennaio culto in francese (anche agli Appiotti), 13 culto con riflessione comunitaria,
20 assemblea di chiesa (relazione finanziaria).
Domenica 6: Unione femminile (diapositive sul Paraguay presentate dalla sig.na E. Bonnet).
Martedì 8: ¡Società Missionaria (casa Co'isson).
• "È deceduta Morea A. Maria
ved. Cendola. Alla famiglia in
lutto i sensi della più fraterna
simpatia.
SAN SECONDO
Domenica 23, nel Tempio si
sono uniti in matrimonio Dario
Goisson con Bruna Viglianco.
Agli sposi che si stabiliscono nel
quartiere di Cavoretto i nostri
più cordiali auguri.
• Nella sua abitazione di Torino è mancato il Fratello Arturo Grill, originario della nostra
zona, dopo molte sofferenze. È
stato seppellito nel cimitero di
San Bartolomeo. Ai familiari, ed
in particolare alla moglie Mariuccia Bleynat giunga la solidarietà fraterna e sincera, in
modo particolare da parte delle
numerose famiglie che sono state in contatto con lei in occasione dei soggiorni dei bambini alla colonia di Borgio Verezzi e
dei numerosi altri servìzi fraterni che la Signora Grill rende alle nostre comunità.
• Due lutti hanno colpito la
nostra Comunità In questo periodo: il giorno di Natale è deceduta al Rifugio Carlo Alberto, dopo lunga malattia all’età di 91 anni Lidia Fornerone v. Barosso
(Miradolo) ed il giorno seguente a San Secondo (Centro) Giuseppina Fornerone v. Rostaing
deceduta improvvisamente a 89
anni. Erano fra le decane della
Comunità. Alle famiglie in lutto
rinnoviamo l’espressione del nostro affetto nella comune fede
in Gesù Cristo.
• I ragazzi della Scuola Domenicale hanno dato vita ad una
lieta serata con albero di Natale il 26 dicembre nella sala gremita. La colletta ha fruttato la
somma di L. 155.680 ed ha così
permesso ai ragazzi di completare le loro collette e di inviare
L. 300.000 alla Pouponnièere della
Chiesa Evangelica del Camerún
annessa àll’ospedale di Bangwa.
• Ricordiamo che da domenica 6 gennaio il culto avrà luogo
nella sala, sempre alle 10.30, per
motivi di risparmio. Il pomeriggio della stessa domenica l’Unione Femminile si riunisce alle 15.
BOBBIO PELLICE
Domenica 23 dicembre, dopo
la festa dell’albero di Natale che
è stata organizzata con vivo impegno dai bambini e dalle monitrici della Scuola Domenicale,
circa un centinaio di persone,
bambini e adulti, si sono trattenuti nella Sala delle attività per
un simpatico pasto in comune,
in un’atmosfera molto simpatica
e gioiosa. Dopo il pranzo, una
serie di diapositive illustranti i
primi secoli del movimento valdese e alcuni aspetti della vita
di Bobbio. È un’esperienza da
ripetere! Grazie da parte di tutti i partecipanti all’Unione femminile che ha organizzato ogni
cosa con amore e efficienza!
• L’8 dicembre molti parenti
ed amici si sono ritrovati con
Giovanni Michelin Salomon (Abses) e Maria Artus (Malpertus)
che hanno dichiarato davanti a
Dio ed alla chiesa la loro volontà di vivere il loro matrimonio
in uno spirito di servizio reciproco secondo l’insegnamento
evangelico.
Il 19 dicembre, una vera folla
di amici e conoscenti si è riunita nel nostro tempio per dare
l’ultimo saluto a Maria Pontet
in Pontet, deceduta nella sua
abitazione all’età di 50 anni. Al
marito ed ai figli la chiesa rinnova l’espressione della sua solidarietà e della sua simpatia.
AVVISI ECONOMICI
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RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Umberto Codino
riconoscenti per la dimostrazione di
stima e di affetto tributata al loro caro,
ringraziano quanti in ogni modo hanno preso parte al loro dolore.
« Nel giorno cWio fho invocato
ti sei avvicinato: tu hai detto:
non temere :
(Lamentazioni 3: 57)
Prarostino, 4 gennaio 1979
I familiari di
Margherita Rostan in Laetsch
di anni 80
annunciano, addolorati, la dipartenza
della loro congiunta, addormentatasi
dopo lunghe sofferenze, sopportate con
ammirabile pazienza e fede.
I funeraH hanno avuto luogo il 13
dicendire 1979.
Pomaretto. 14 dicembre 1979
Ha concluso la sua esistenza terrena
Lidia Lantaret
mite e fedele creatura del Signore, in
benedizione per quanti l’hanno conosciuta.
La ricordano con affetto la cugina
M. Paissa, gli ex alunni, i fratelli della Chiesa e gli amici del Gignoro.
Firenze, 12 dicembre 1979
Enzo, Lilly e bimbi prendono viva
parte al lutto dei cugini per la dipartenza di
Renato Breda
Torre Pellice, 30 dicembre 1979.
« Fattosi sera Gesù disse:
passiamo all' altra riva ».
(Marco IV v. 35)
Il 18 dicembre è mancata all’affetto dei suoi cari
Alice Matthieu ved. Balme
di anni 90
La figlia Elvira col marito Amedeo
Bertalmio ed i figli: Anna, Alberto e
Ida (Brasile), le sorelle ed i parenti
tutti, riconoscenti .per le dimostrazioni di solidarietà ricevute, ringraziano
quanti hanno preso parte al loro dolore, in modo particolare la Direttrice e
il personale della Casa di Riposo di
San Germano, il Medico curante Dott.
Bertolino ed il Pastore Giovanni Conte.
Pomaretto, 22 dicembre 1979
8
8
4 gennaio 1980
IL PROBLEMA ENERGETICO E LE NUOVE TARIFFE ELETTRICHE
1980: risparmio punito e spreco premiato
Con l’aumento dei consumi si vuol dimostrare l’inevitabilità dell’energia nucleare? - Coti l’arida e noiosa scelta
delle tariffe elettriche si fanno oggi scelte importantissime per il nostro futuro; ma nessuho sembra accorgersene
La notizia delle nuove tariffe ENEL in vigore dal 1” gennaio è giunta quando questo articolo era già composto. Esso
tuttavia mantiene tutta la sua attualità in quanto la stortura
denimciata dall’autore si trova confermata dalle nuove tariffe che introducono una sola differenziazione relativa al
consumo (sopra o sotto i 18(X) Kwh) e una serie di differenziazioni relative alle quote fisse dei diversi impianti. È questa
serie di differenziazioni che ci viene presentata come elemento di maggior giustizia, mentre in realtà si cela il fatto che
la scelta del governo è per i consumi e contro il risparmio.
La leva
delle tariffe
Risparmiare è la nuova parola d’ordine: manifesti per le strade, appelli del governo, piano di
emergenza dell’Enel, tutto ci invita a risparmiare energia. Ma
il successo tarda a venire (è di
ieri la notizia che i consumi
elettrici sono aumentati in Un
anno del 7% ), perché nessuno ci
spiega come si " faccia a risparmiare, e tutto viene lasciato alla nostra buona volontà (se c’è).
L’unica informazione concreta
che ho visto propagandare è
quella di lina industria di detersivi, secondo cui il loro ultimo
prodotto fa risparmiare energia
elettrica perché permette di usare la lavatrice anche a temperature più basse.
Ma non è possibile avviare il
risparmio, che è un fatto economico, limitandosi a raccomandazioni di tipo morale come viene
fatto sinora: bisogna renderlo
economicamente possibile e vantaggioso.
Nessuno si è accorto della magnifica occasione che abbiamo
oggi in Italia di impostare un
reale discorso sul risparmio, in
questo momento in cui dobbiamo rivedere le tariffe elettriche:
il prezzo è infatti uno dei più
efficaci e convincenti mezzi di
informazione che esistano, che
permette di orientare i comportamenti di tutta una popolazione. Tuttavia, con le nuove tariffe
concordate fra governo e sindacati, stiamo per perdere miseramente questa occasione, a meno
di non riuscire all’ultimo momento a bloccarne l’applicazione.
Bruciamo banconote
nel caminetto
'Vediamo di spiegarci meglio,
esaminando il solo settore delle
tariffe elettriche domestiche,
perché è più facile chiarire alcuni
concetti discutendo un tema limitato ma’^bhe ci tocca direttamente tutti quanti.
A cosa serve l’energia elettrica
in casa, e quanta ne serve?
Se ripensiamo ai tanti usi che
ognuno di noi ne fa, possiamo
riconoscere che essi si suddividono in due classi fondamentalmente diverse: da ima parte
quelli di illuminazione, per elettronica (radio, TV) e per motori (compreso il frigorifero!), per
i quali l’elettricità è insostituibile (a meno di non voler rinunciare a gran parte dei vantaggi
del progresso e tornare alle candele); dall’altra gli usi termici;
fornelli, acqua calda, riscaldamento, le cui esigenze si possono
soddisfare anche in vari altri
modi, p. es. con il gas o con
l’energia solare di cui tanto si
parla oggi.
Questa suddivisione non è casuale, ma è legata al fatto che
(come sa qualsiasi studente di
fisica) le energie associate alla
luce, al suono, al movimento sono di tipo « pregiato », mentre
il calore è la forma di energia
meno « pregiata ». Per questo
l’elettricità, che è invece la più
pregiata delle forme di energia
di cui disponiamo, è adatta (e
spesso indispensabile) per gli
usi del primo tipo, ma è troppo
preziosa (e perciò sprecata) per
produrre soltanto acqua o aria
calda: è come se ci volessimo
scaldare bruciando banconote
nel caminetto!
Questo è tanto più vero in Italia, dove i due terzi dell’elettricità viene prodotta bruciando
combustibili (soprattutto petrolio), trasformando cioè preziosa
energia chimica prima in calore
e poi in energia elettrica; in tutti
questi passaggi si perde ben più
^ metà deU’energia, che va sprecata riscaldando l’acqua di raffreddamento delle centrali (ciò
che è peraltro fisicamente inevitabile).
Dovendo perciò produrre acqua ed aria calda, sarebbe rnolto più economico non fare il passaggio intermedio della produzione di elettricità, perché potremmo disporre del doppio di calorie che non scaldandoci con la
stufetta elettrica; oppure dovremmo non sprecare l’acqua di
raffreddamento delle centrali,
ma utilizzarla per riscaldare le
case, come già si fa da varie parti all’estero, e da quest’anno anche a Brescia.
Di quanta elettricità
abbiamo bisogno?
Per rispondere alla seconda
domanda, quanta elettricità ci
serve in casa, possiamo rivolgerci all’ultima rilevazione disponibile dell’Enel, quella del 1975:
per chi usa solo la luce, TV e
frigorifero il consumo (valore
medio in Italia) è di 571 kwh all’anno; aggiungendovi il lavabiancheria ce ne vogliono 1065, se c’è
anche uno scaldacqua elettrico
2065 (il che' conferma quanto sia
irrazionale l’uso termico della
elettricità). Naturalmente simili
valori medi sono solo indicativi:
i consumi effettivi variano in più
o in meno per una infinità di
motivi diversi; resta comunque
il dato di fatto che l’86% delle
utenze Enel ha consumato (nel
1978) meno di 3000 kwh.
Quel restante 14% di utenti
che usa più di 3000 kwh/anno
(con una media di 4137 nell’anno
1978), raggiunge perciò questi
elevati consumi quasi esclusivamente con ulteriori boiler, stufe e termoconvettori, cioè con
quei usi termici, non razionali,
per i quali è più corretto usare
altre fonti di energia. Questa fascia di utenti è ristretta, tuttavia
Per il 1980
A tutti gli abbonati un
grazie per il sostegno dato
al giornale e l’augurio di
un anno di fedeltà alla vocazione che ci è rivolta dal
Signore Gesù Cristo.
da sola consuma più di un terzo
(esattamente il 37% nel 1978) di
tutta l’energia elettrica domestica: questa è perciò la fascia che
deve e che può cominciare a risparmiare, rendendo più efficiente e razionale il proprio uso
dell’energia.
Tuttavia non è possibile accusare questi utenti di comportamento asociale, perché essi non
faimo che adeguarsi alla situazione esistente in Italia, e spesso
non hanno altra scelta:
• se si fanno i conti si vede subito che molto spesso con le
attuali tariffe è più economico scaldarsi elettricamente
che accendendo la caldaia a
gasolio o perfino il camino a
legna!
• la informazione (di fisica elementare) che gli usi termici
sono irrazionali non viene
propagandata nella popolazione, e non è nota;
• non esiste alcun incentivo ad
installare scaldacqua solari, il
cui prezzo perciò non scende;
e chi li monta rischia addirittura di essere processato (come è avvenuto a Genova);
• in Italia non vengono prodotte lavatrici che usino acqua
scaldata esternamente (per
esempio a gas) invece che
elettricamente alTinterno;
• in molte zone d’Italia non
esiste ancora una rete di distribuzione del gas, ecc., ecc.
È a questo punto che s’inserisce il discorso apparentemente
arido e poco appassionante delle tariffe; più di qualsiasi invito
o raccomandazione, è attraverso le tariffe che si può scoraggiare l’uso termico dell’elettricità
(rendendolo non più conveniente), che si può far nascere una
domanda che stimoli l’industria
ad iniziare la produzione di nuovi elettrodomestici (più economi di energia, a gas, solari),
produzione a cui l’industria è
già pronta, ma in cui non si impegna fin quando non ci sia un
mercato che glie la acquisti.
La soluzione apparentemente
è facile : per indurre al risparmio
dell’energia basta semplicemente
aumentarne adeguatamente il
prezzo (e questa è stata in effetti la proposta fatta a settembre
dal ministro Bisaglia). In realtà
però uno stesso aumento può
risultare gravosissimo per i più
poveri, i quali dovranno perciò
rinunciare in parte o del tutto
al loro già parsimonioso uso, e
non inciderà sostanzialmente sul
bilancio dei più ricchi, i quali
continueranno a consumare come prima. Inoltre un aumento
generalizzato, a cui nessuno può
sfuggire, si riflette subito sull’inflazione, la quale dopo un po’
di tempo lo avrà neutralizzato
completamente, lasciando come
unici perderìti i più deboli; basta ricordarsi cosa avvenne dopo il raddoppio del prezzo della
benzina nel 1974: la circolazione
si ridusse per un paio di anni,
per essere ora più caotica di
prima.
Osserviamo invece per un momento le tariffe deH’acqua potabile, che ci offrono un bellissimo
esempio di tariffa progressiva:
nella città di Roma i primi 23
metri cubi al trimestre costano
25 lire l’uno, prezzo che poi sale
rapidamente fino a giungere a
620 L/mc quando il consumo superi i 92 me al trimestre: in
questo modo tutti ottengono a
modico prezzo l’indispensabile,
ma debbono pagare salatamente qualsiasi spreco; scoraggiando i consumi elevati, si riesce a
far bastare il rifornimento di
acqua (che non è infinito) per
tutti.
Il tipo di tariffa esattamente
opposta è invece quello a quota
fissa, di cui un esempio è l’abbonamento mensile dell’autobus,
che mi costa lo stesso sia che
io lo usi tanto o poco; una simile tariffa favorisce evidentemente al massimo i consumi, perché
quanto più utilizzo l’autobus
tanto più mi rende la spesa fatta, tanto meno mi viene a costare la singola corsa. '
Le nostre tariffe elettriche domestiche sono uno strano miscuglio di questi due tipi estremi;
c’è un abbozzo di tariffa progressiva (la cosidetta «fascia sociale» introdotta dai sindacati nel
1975, anche se non con la coscienza dei suoi effetti di risparmio), a cui si somma una quota
fissa, che invece favorisce chi
consuma, neutralizzando in parte
l’effetto di risparmio della prima.
Vista l’urgenza di risparmiare
energia (per cui esiste anche un
nostro impegno internazionale a
Tokio), sarebbe oggi fondamentale introdurre anche per l’elettricità una vera tariffa progressiva come per l’acqua potabile,
per far sì che ognuno possa vedere chiaramente sulla propria
bolletta l’effetto delle proprie
scelte, con ciò rendendo possibile un risparmio cosciente e
consapevole.
statare che le nuove tariffe concordate fra governo e sindacati,
mantengono invece la stessa
struttura ibrida di prima, peggiorandola: accanto ad un timido
sviluppo della progressività è stato introdotto un ben più vigoroso aumento della quota fissa, facendo sì che il suo contributo
al totale delle entrate Enel cresca dal 12% attuale al 21 per
cento; qpesto significa incentivare i consumi!
Per colmo di ironia, con queste
nuove tariffe gli aumenti colpiranno maggiormente proprio i
più economi (e questo è d’altronde lo scopo di ogni tariffa che
favorisca i consumi): i sindacati, che ritenevano di aver difeso
con la «fascia sociale» i più
deboli, si sono fatti aggirare con
lo strumento della quota fissa.
C si trovano alla fine ad aver difeso solo ed esclusivamente i
gfandi consumatori, quel 14% dì
cui prima parlavamo!
Demagógicamente ci viene cioè
sbandierata la progressività come strumento di risparmio, in
concreto si sono invece poste le
condizioni per un aumento dei
consumi elettrici, dimostrando
che ancora non si è capita (o
non si vuol capire?) la drammatica urgenza del risparmio per
il nostro paese. O forse, con l’aumento dei consumi, ci si vorrà
dimostrare la inevitabilità della
energia nucleare? Con l’arida e
noiosa scelta delle tariffe si stanno oggi facendo alcune scelte importantissime per il nostro futuro; ma nessuno sembra accorgersene.
Franco Duprè
Una fede quasi persa e ritrovata
L’Associazione
Energia Dolce
In un piccolo gruppo di persone preoccupate del problema
energetico (e che ha fondato la
« Associazione Energia Dolce »)
abbiamo elaborato e portato a
conoscenza degli organi competenti una proposta concreta di
tariffa progressiva, con riduzione al minimo della quota fissa.
Purtroppo dobbiamo ora con
( segue da pag. 1)
salmista scopre la realtà al di là
della prosperità, salute e fortuna di chi è sicuro di sé e che egli
riassume in questa parola: « come un sogno svanisce al risveglio, così o Signore, quando ti
desterai, spazzerai via la loro immagine ». Forse in nessun tempo come nel nostro siamo stati
in grado di capire questa parola,
di capire l’apparenza trasognata
in cui viviamo come un sogno di
cui da un momento all’altro al
risveglio possono essere spazzate via e dissolte le immagini. Eppure così spesso proprio noi cristiani abbiamo lasciato da parte
quest’ombra, questo giudizio che
incombe, forse con l’affermazione che nel Nuovo Testamento c’è
più luce che ombra e con l’impressione di rendere così più accettabile il messaggio dell’Evangelo, più moderno e meno medioevale. Ma lasciar da parte e
dimenticare l’ombra che pure è
presente nel Nuovo Testamento,
come l’ombra è presente ovunque c’è luce, dimenticare le parole di Gesù che usa Timmagine
delle tenebre in cui c’è « pianto
e stridor di denti » (Mtt. 25: 30),
o quelle di Paolo che parla dell’essere « respinti dalla presenza
del Signore e dalla gloria della
sua potenza » (II Tess. 1; 9), per
indicare la sorte di coloro che,
chiamati, avranno rifiutato di
rispondere e ubbidire, non significa aiutare, bensì ostacolare e
impedire e render vuota la risposta togliendo all’annuncio dell’Evangelo la sua serietà estrema, il suo essere per noi questione di vita o di morte. Se
quindi vogliamo capire la cosa
« molto ardua » che è la vita stessa e il suo senso, e trovare risposta alle nostre domande, è necessario che per prima cosa noi
prendiamo sul serio il giudizio
di Dio per noi come per chi vive
intorno a noi.
La luce
Solo allora, sullo sfondo di
quest’ombra e di queste tenebre
si staglia la luce, il lato positivo
della risposta e cioè l’annuncio
grande e meraviglioso dell’.amore
di Dio, Le parole con cui il sai- mista esprime questa luce sono
tra le più belle della Bibbia:
Ma .pure, io resto del continuo con te:
tu m’hai preso per la man destra;
tu mi condurrai col tuo consiglio,
e poi mi riceverai in gloria.
Chi ho io in cielo fuori di te?
E sulla terra non desidero che te.
La mia carne e il mio cuore possono/
[venir meno,
ma Dio è la rocca del mio cuore e la
[mia parte in eteTÌio.
La scoperta della fede, o/meglio la sua riscoperta da parte
di questo credente travagliato e
giunto fino al limite della demoralizzazione e delTincredulità, è
espressa con queste semplici parole; con te.
Questo « essere con te » si
esprime in una guida e in un sostegno sicuro come quello che
riceve un bimbo quando è preso
per mano. Non può essere rotto
da qualsiasi potenza negativa.
neppure dalla morte, che non
può impedire l’essere ricevuti da
Dio; stabilisce un legame che pur
senza sopprimere gli altri diventa essenziale, predominante, l’unica cosa veramente irrinunciabile,
espressione dell’interesse ultimo
non solo in cielo ma qui nella faticosa e travagliata vita quotidiana; fonda così una certezza
salda come una roccia che non è
smossa neppure quando vengono
meno la carne e il cuore, la vita
stessa.
Questo essere « con te » dice
tutto, eppure rimane avvolto nel
mistero delle cose inesprimibili.
Neppure il Nuovo Testamento
va molto al di là dell’espressione
« essere col Signore ». Come infatti esprimere T inesprimibile?
Ma chi — magari attraverso
un’esperienza simile a quella del
salmista — è arrivato alla risposta della luce, dell’amore di Dio,
vive di questa risposta e non
può non esprimerla in qualche
modo nella sua vita.
Il programma
« Io ho fatto del Signore, dell'Eterno, il mio rifugio, per raccontare, o Dio, tutte le opere
tue ». Con questo programma termina il racconto del salmista. Se
ha ritrovato la strada verso questa rinnovata comunione non è
per rannicchiarsi in un comodo
rifugio privato, ma per ricevere la
forza di testimoniare. Per questo
ha scritto e per questo noi abbiamo da parlare, da annunciare alla nostra generazione che si è posta su un piano inclinato e sdrucciolevole il giudizio e l’amore di
Dio, l’ombra e la luce della salvezza. Finché si è in tempo, prima che il sogno termini e le immagini vengano spazzate via.
Franco Giampiccoli
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