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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
VENERDÌ 7 APRILE 1995
ANNO 3 - NUMERO 14
|l
L'ENCICLICA PAPALE
L'EVANGELO
DÀ LA VERA VITA
LUCIANO DEODATO
C9 è un .silenzio inquietante in questa ultima
enciclica del papa, «Evangelium vitae», nonostante il suo
ampio sviluppo e i molti punti in cui è suddivisa; riguarda
proprio la sostanza stessa del
messaggio che il papa vuole
trasmettere: l’evangelo della
vita. Di quale vita, vien fatto
di domandarsi al termine della lettura, parla il papa? Quale vita annuncia e difende?
La risposta ovvia che egli
parli di questa vita aggredita,
messa in pericolo, negata, distrutta, non è tanto ovvia perché nella Bibbia (e il papa cita
molto la Bibbia) il concetto di
vita è assai più complesso di
quanto non si pensi. Sia
nell’ebraico, la lingua dell’
Antico Testamento, sia nel
greco, di cui si sono serviti gli
autori del Nuovo, ci sono diversi modi per dire «vita». Infatti c’è vita e vita. C’è la vita
che è semplice esistenza biologica, e c’è la vita che è
qualcosa di più. C’è una vita
che può essere una non vita e
c’è una non vita che può essere vita. Nel nostro linguaggio
è rimasto qualcosa di questo
antico patrimonio. Abbiamo
ereditato tre termini con i quali i greci indicavano la vita:
«psyché», «hios», «zoé» dai
quali derivano parole come
j psicologia, biologia, zoologia.
Nel Nuovo Testamento hios
è usata molto poco, mentre
numerosissimi sono i passi in
cui si trova zoé e tra questi alcuni sono per noi dei pilastri
fondamentali. Per esempio
Gesù dice ai suoi discepoli:
«Io sono la via, la verità e la
zoé (la vita)» (Giov. 14, 6).
Non avrebbe mai pensato di
Li dire il hios, perché una cosa è
la vita biologica, e altra un’
esistenza autentica, vera. È
chiaro che non ci può essere
zoé senza Mas, mentre può essere vero il contrario. Noi
possiamo fare molto per il
bios: nulla per la zoé: allunghiamo la vita, curiamo la salute, nutriamo il nostro corpo
ecc. Siamo parossisticamente
preoccupati del nostro bios e
in un certo senso è giusto che
sia così, ma rischiamo anche
di confonderlo con la zoé.
Questa non è in nostro possesso: è la vita autentica, vera,
Tunica degna di questo nome.
L’abbiamo persa forse il giorno in cui è stata rotta la comunione con Dio (Genesi 3). Ma
quella vita, e qui è il vero
«evangelo», ci è restituita in
Cristo. È legata al perdono, si
proietta nella resurrezione.
iti- Ma il papa parla quasi
esclusivamente del bios e
perciò uno si domanda dove
sia T «Evangelium». Parlando
solo del bios è inevitabile che
il suo sia un discorso di conservazione, cioè di restaurazione, contrario a conquiste
moderne come la democrazia
e il femminismo; contrario al
la scienza, vista come un attentato alla divinità, in una
visione ancora arcaica del
mondo. Un discorso a tratti
irritante, fuori del tempo, far
zioso e parziale. Ma lo sa il
papa che a causa di aborti illegali e fatti male si calcola
che ogni anno nel mondo
muoiano, secondo dati dell’
Oms, 70.000 donne e, secondo TIppf almeno tre volte di
più? E lo sa che più di
500.000 donne muoiono ogni
anno per motivi legati alla
gravidanza (1.400 al giorno,
una al minuto)? Se l’aborto
(per il papa) è un crimine, altrettanto e più criminale ancora è impedire la contraccezione, in nome di una presunta carenza «oblativa» nell’atto sessuale, come se un diaframma, un preservativo o
una pillola fossero impedimenti al vero amore. L’amore
«oblativo» tra due esseri è
ben altra cosa, né si identifica
in un coito, nel quale può essere del tutto assente. Ognuno
faccià le scelte che vuole.
Sappia però il papa che con la
sua enciclica ogni minuto
continuerà a morire una donna, mentre centinaia di migliaia di bambini continueranno a nascere per essere poi
abbandonati su una strada,
votati alla fame, alle sofferenze, alla morte. È questo
T«Evangelium vitae»?
No! L’evangelo che libera
e che dà la vera vita è proprio
tutt’altro: Dio ce lo ha annunziato in Cristo.
»
La morte di Gesù e la testimonianza del centurione romano
La potenza dì Dio cì apre alla vita
GIUSEPPE ANZIANI
«E il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, visto il terremoto e le cose avvenute, temettero grandemente, dicendo: Veramente, costui era
il Figlio di Dio»
(Matteo 27, 54)
Nelle pagine degli Evangeli, oltre le
testimonianze rese a Gesù dagli
apostoli, ve n’è una di particolare importanza e grande interesse: è l’affermazione di quell’ufficiale e dei suol soldati i
quali, vedendo Gesù morente sulla croce,
esclamarono: «Veramente costui era Figlio di Dio». È un ricono.scimento che
proviene non da credenti, non dai discepoli di Gesù, bensì da un gruppo di gentili, di atei potremmo dire oggi.
Nell’esclamazione di questi soldati
delTesercito romano, possiamo figuratamente vedere e riconoscere l’umanità
che si esprime e che è costretta a riconoscere in Gesù di Nazaret il Figlio di Dio.
«Costretta» a riconoscere, perché non
è affatto facile per noi arrivare ad affermare che Gesù è il Figlio di Dio. Alcuni
forse possono giungere a riconoscere in
lui un potente operatore di miracoli, o
una specie di santone; altri un uomo
buono, 0 anche un buon uomo, un poveraccio. Ma ravvisare nel mite, nél povero figlio di un falegname, e soprattutto
nello sconfitto e crocifisso nientemeno
che il Figlio di Dio, cioè colui che deve
essere obbedito e che ha la forza di salvare il mondo... ecco, questo non è possibile. Se invece Gesù fosse stato per
esempio un capo politico o religioso, un
•alto magistrato, un opulento miliardario,
insomma un potente secondo i criteri del
mondo... forse sì. Questo Gesù che secondo gli Evangeli rinuncia a essere fatto re, rifiuta il potere religioso, non possiede né una prima, né una seconda casa,
non ha dove posare il capo, non vuole
essere servito, ma preferisce servire...
questo Gesù che esalta i poveri, gli umili, gli emarginati e abbassa invece i superbi, i ricchi, confonde la sapienza dei
sapienti, condanna la religiosità dei farisei... che non scende dalla croce per salvare se stesso e accetta di morire per salvare gli altri... come fa questo Gesù a essere «Figlio di Dio»?
C’è un momento in cui siamo costretti
a riconoscere dov’è la vera forza, la vera
potenza, la vera vita, dov’è insomma il
vero Dio. Quando è questo momento?
Quando finalmente giungiamo a riconoscere, nell’umiltà e umiliazione di Gesù,
il Figlio di Dio? Il momento è quando
per noi si fa il terremoto: «...e il centurione e quelli con lui, visto il terremoto».
Così anche oggi, quando al grido di
Gesù che muore sentiamo tremare la terra, ci accorgiamo che le rocce dei nostri
programmi umani si stanno frantumando, quando ci rendiamo conto che tutto il
nostro modo di vivere deve essere scosso
e capovolto come la terra che sotto
l’azione del terremoto si squarcia, si
apre, si contorce, allora è giunto il momento per ognuno di noi di inchinarsi
umiliato e pentito di fronte alla croce e
confessare: «Sì, veramente, Gesù è il Figlio di Dio!».
Eppure non sono stati in molti quel
giorno a riconoscere, nonostante il terremoto, che Gesù era il Figlio di Dio; e così ancora oggi, nonostante ogni evidenza
e ogni fallimento, quanti si ostinano a
non vedere e a non capire. Il centurione e
i suoi commilitoni, pur vivendo nelle tenebre del venerdì santo, sembrano con la
loro fede anticipare il radioso mattino di
Pasqua: la vittoria dell’amore di Dio, la
resurrezione di Gesù, il Signore in cui
credere, vivere, sperare!
Crociate
Chiediamo
perdono
Di fronte alle varie manifestazioni previste per il nono
centenario dell’appello alla
prima crociata da parte di Urbano II, il Consiglio della
Chiesa riformata di Clermont-Ferrand (Francia) e i
pastori Maillot, Coumont e
Backman hanno reso nota la
seguente dichiarazione:
«...ci chiediamo se la commemorazione di quelTavvenimento oggi non sia una provocazione nel contesto sociopolitico e mondiale attuale;
per questo,
- Chiediamo perdono ai
nostri fratelli ebrei per i pogrom provocati dalle crociate.
- Chiediamo perdono ai
nostri fratelli cristiani
d’Oriente per tutte le spoliazioni e le umiliazioni che i
“crociati” hanno fatto subire
loro...
- Chiediamo perdono ai
nostri frqtelli musulmani per
il bagno di sangue in cui i
“crociati” li hanno immersi...
- Chiediamo perdono a tutti i nostri fratelli uomini per
la controtestimonianza che
abbiamo dato allora, non sapendo essere i messaggeri del
Dio che si è voluto debole in
Gesù Cristo per annunciare a
tutti gli uomini il tempo nuovo dell’amore.
- Soprattutto chiediamo al
Dio di Gesù Cristo di perdonarci di averlo trasformato in
idolo sanguinario e barbaro.
La tentazione continua della
chiesa è di usurpare, in tutto
o in parte, il potere politico,
così come già glielo proponeva il diavolo (Matteo 4, 111). Per questo, appoggeremo ogni gesto di pace (...)
che porti un po’ di amicizia
là dove una volta abbiamo
portato il ferro e il sangue e
che manifesti la speranza di
un mondo riconciliato. Per
noi non si tratta di espiare
(...) ma di ritrovare finalmente il nostro ruolo di portatori
di pace il cui solo potere è la
Parola». (Bip)
EcumjENe:
Terza Assemblea
di Eurodiaconia
pagina 2
Ai,l’Ascolto
!)ìeu„a Parol,a
La nuova comunità
pagina 6
Testi
Solidarietà in una
prospettiva cristiana
all’interno
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 7 APRILE 1995
Si è svolta a Roma, dai 23 al 25 marzo, la terza Assemblea generale di Eurodiaconia
La diaconia cristiana europea è chiamata a
combattere ogni forma di esclusione sociale
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Nel momento in cui stavano per aprirsi le frontiere tra i 7 stati europei che
hanno ratificato gli accordi di
Schengen, undici organizzazioni diaconali di altrettanti
paesi europei (più vari invitati) si sono incontrate a Roma,
dal 23 al 25 marzo, presso la
Casa valdese e la Facoltà valdese di teologia, per la III
Assemblea generale di Eurodiaconia.
Eurodiaconia, nata tre anni
fa a Bruxelles, in una casa situata proprio di fronte al palazzo della Comunità europea, è stata voluta per esprimere, nei confronti delle istituzioni europee, la realtà
dell’impegno diaconale delle
chiese protestanti in Europa.
In un’Europa ancora in costruzione, che non sempre
riesce a superare le vecchie
divisioni o tentazioni nazionalistiche, è importante che le
chiese, che appunto non conoscono frontiere, mettano al
servizio di tutti il loro patrimonio di solidarietà e di cooperazione internazionale e
riaffermino pubblicamente la
loro fede in un unico Signore.
Nella società in cui si trovano inserite, le opere diaconali delle chiese costituiscono
le mani della fede cristiana, la
fede operante o, per dirla con
Lutero, la «fede operaia». E
questa dimensione concreta,
pragmatica, della diaconia è
particolarmente importante
oggi, nel momento in cui le
grosse trasformazioni in atto
nelle nostre società postindustriali rischiano di soffocare,
0 comunque di ridimensionare fortemente, alcuni valori
per noi fondamentali: la giustizia, la libertà, la democrazia, la solidarietà, ecc.
Verso una Federazione
paneuropea
L’Assemblea di quest’anno
si è concentrata su una proposta che era emersa fin dalla
nascita di Eurodiaconia ma
sulla quale alcuni paesi erano
finora scettici, ossia l’integrazione tra Eurodiaconia e la
più ampia «Federazione europea per la diaconia» che copre l’intero continente europeo, ivi compresi i paesi a
maggioranza ortodossa, o cattolica, dell’Est, che non fanno
parte dell’Unione europea. La
fusione tra le due organizzazioni, che avverrà molto probabilmente nel giugno 1996,
prevede il mantenimento a
Bruxelles dell’ufficio e della
segreteria di Eurodiaconia per
curare i rapporti con la Commissione europea e per agevolare l’accesso ai programmi
sociali varati dalla Commissione. Com’è noto però, a detti programmi possono partecipare soltanto i paesi membri
dell’Unione europea. Era
quindi giusto ed evangelicamente coerente avere un’unica struttura diaconale paneuropea attraverso la quale portare avanti la riflessione teologica sulla diaconia, confrontando esperienze e sensibilità
teologiche diverse, nonché le
varie modalità di rapporti tra
chiese e stato per quel che
concerne l'attività socio-assistenziale delle chiese.
In questo modo, l’organismo ecumenico europeo che
rappresenta la diaconia delle
chiese riformate, luterane,
anglicane e ortodosse non
sarà più limitato all’Europa
comunitaria, e cioè all’Europa occidentale, ma si esten
COMMISSION EUROPÉENNE
IMRECTIW GÉNÉRALE DE l.’EMmM
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POLITIQUE SOCIALE
EUROPÉENNE
UNE VOIE À SUIVRE POUR L'UNION
Il «libro bianco» sulla politica sociale europea
derà da Lisbona a Mosca e da
Uppsala ad Atene. All’interno della nuova struttura allargata che si chiamerà «Federazione europea per la diaconia-Eurodiaconia», l’ufficio di Bruxelles porterà avanti il suo compito specifico
ché è quello di tentare di influire sull’elaborazione delle
politiche sociali dell’Unione
europea e di segnalare tempestivamente i programmi
che possano interessare le
opere diaconali già operanti
nei paesi membro, o che possano favorire l’avvio di nuove iniziative diaconali per rispondere ai nuovi problemi
che si affacciano sulla scena
europea (disoccupazione,
esclusione sociale, minoranze, disabili, ecc.).
La giornata di sabato 25
marzo è stata interamente dedicata alla politica sociale
dell’Unione europea. È intervenuta la signora Christina
Louro, portoghese, funzionaria della Commissione europea a Bruxelles. Di madre te
desca, la Christina Louro ha
ricevuto un’educazione evangelica nella chiesa luterana tedesca: dopo aver lavorato con
gli handicappati e i disabili, è
ora impegnata nei programmi
di lotta contro l’esclusione sociale in Europa. ''
La politica
sociale europea
Con una vivacità molto latina, la Christina Louro ha
presentato il «libro bianco»
sulla politica sociale europea,
pubblicato nello scorso autunno. 11 libro bianco fa seguito al «libro verde» e fa da
«pendant» all’altro «libro
bianco» della Commissione
europea, quello su «Crescita,
competitività, occupazione: le
sfide e le piste per entrare nel
XXI secolo», pubblicato nel
1993. Ambedue i libri bianchi
portano il marchio dell’allora
presidente della Commissione europea, Jacques Delors,
ma quello sulla politica sociale, da lui fortemente voluto.
rappresenta in qualche modo
il suo testamento spirituale.
La posizione di Delors è nota:
l’Europa deve mantenere e
rafforzare un sistema economico altamente competitivo
per poter preservare l’originalità del modello sociale europeo, fortemente messo in forse dalla mondializzazione
dell’economia.
Quest’ultimo fenomeno, relativamente recente, tende a
dividere le società in due: le
classi medie e gli operai occupati da un lato, che rappresentano circa i due terzi della
società; i disoccupati e gli
esclusi dall’altro, che ne rappresentano un buon terzo. Fino a qualche anno fa esistevano ancora varie forme di solidarietà che permettevano di
integrare anche i soggetti più
emarginati. Ora non più, per
cui le varie situazioni di emarginazione si trasformano
sempre di più in vera e propria esclusione sociale. Siccome il lavoro rappresenta il
mezzo più sicuro per sopravvivere e per garantire l’integrità del legame sociale, occorre far prova di fantasia
non solo per creare nuovi posti di lavoro ma anche per ripensare l’organizzazione, le
modalità e le stesse finalità
dell’attività lavorativa.
In questo quadro, la diaconia delle chiese si fa carico
dei bisogni e dei diritti dei più
deboli e diventa sempre di più
la voce dei senza potere nei
confronti dei poteri costituiti.
Il suo ruolo quindi non è solo
di soccorrere i feriti del sistema economico-sociale ma anche, e contemporaneamente,
di indicare una via diversa,
quella in cui gli ultimi saranno i primi, quella del regno di
Dio. Intanto le organizzazioni
diaconali dei vari paesi europei devono darsi da fare per
partecipare ai programmi di
azione proposti dalla Commissione europea e per far
sentire la voce di quella importante parte di società civile
che esse rappresentano. Finora infatti, ha concluso Christina Louro, le chiese sono state
troppo timide e silenziose: devono osare molto di più, senza però diventare succubi del
potere politico ed economico.
Il Forum ecumenico delle Ong 1995 si è svolto a Copenaghen
Stare attenti a non scaricare
i governi delle loro responsabilità
Le organizzazioni non governative (Ong) dovrebbero
resistere alle pressioni esercitate dai governi affinché assumano le responsabilità proprie
dello stato. È quanto ha dichiarato il segretario generale
del Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), Konrad Kaiser,
durante il Vertice dell’Onu a
Copenaghen. Intervenendo al
Forum ecumenico Ong ’95,
che si è svolto parallelamente
al Vertice mondiale per lo
sviluppo sociale, Konrad Kaiser ha dichiarato che «molte
Ong diventano per i governi
una scusa per evitare di assumere le loro responsabilità».
Alludeva in particolare ai governi dei paesi industrializzati
che smantellano i loro programmi di protezione sociale
per ridurre i loro budget.
Secondo Kaiser la dichiara
zione finale del Vertice è «la
constatazione del fallimento»
delle politiche di crescita
economica seguite dar governi da oltre 20 anni. Le dichiarazioni fatte dairOnu alla fine degli anni ’70 per introdurre un nuovo ordine economico mondiale sono state un
fallimento. Per Kaiser le chie.se e le organizzazioni ecumeniche, che anch’esse hanno
una storia disuguale di sviluppo sociale, non possono
permettersi di considerare
con condiscendenza il bilancio delle Nazioni Unite. Tuttavia, ha detto, le chiese hanno giocato un ruolo importante per portare un cambiamento di valori e sensibilizzare i
cittadini su questi problemi.
Organizzazioni quali il Cec e
la Firn (Federazione luterana
mondiale) hanno fatto da in
termediari per raccogliere
fondi. «Le chiese vengono
sempre più utilizzate per convogliare gli aiuti dei governi,
in particolare nei paesi nordici, in Germania e in Canada» ha precisato Kaiser.
D’altra parte, Antoine Haddad, ortodosso di Beirut, ha
espresso il suo ottimismo perché, ha detto, il Vertice non è
una fine, bensì un inizio. 11
Vertice, ha aggiunto, è «un
segno di speranza, una Pentecoste». 11 fatto che la dichiarazione finale tratti della
povertà e della disoccupazione a livello internazionale e
non solo nazionale è già un
successo. Ci sono voluti secoli perché si avviasse il sistema che ha generato povertà e
disoccupazione, perciò ci
vorrà tempo per cambiarlo,
ha aggiunto Haddad. (Eni)
Mondo Cristiano
Un teologo tedesco critica
le chiese per la politica sociale
ERFURT — Le chiese tedesche non sono riuscite a proporre una soluzione di ricambio alla disoccupazione e alla povertà. Lo ha affermato il teologo gesuita Friedhelm Hengsbach, docente di etica sociale cristiana all’Università di Francoforte sul Meno, di fronte ai membri della Società di teologia
protestante riuniti a Erfurt, nel monastero agostiniano dove
visse Lutero. Ha criticato il documento pubblicato lo scorso
anno dalle chiese protestanti e dalla Chiesa cattolica romana su
«la situazione economica e sociale in Germania». Secondo'
Hengsbach il documento non presenta prospettive precise per
il futuro; ha chiesto di riflettere su «un nuovo contratto sociale» in un contesto in cui la disoccupazione e la povertà hanno
sostituito la crescita economica e la piena occupazione. «11
contratto sociale» stabilito dopo la seconda guerra mondiale è
crollato, ha affermato Hengsbach che si è detto scioccato di
constatare che l’Ekd (la Chiesa evangelica tedesca) e la Chiesa
cattolica romana abbiano affrontato solo i sintomi e non le
cause dei problemi economici e sociali della Germania. Hengsbach ha sottolineato che la crescita economica non determina
più la creazione di nuovi posti di lavoro e si è chiesto se la teologia contemporanea sia così incentrata su Dio da dimenticarsi
l’umanità, lasciandola incapace di far fronte alla crisi della società moderna di mercato. (Eni)
Società biblica: tradotto
in creolo il Vangelo di Luca
STATI UNITI — La Società biblica americana ha tradotto il
Vangelo di Luca in gullah, il linguaggio creolo parlato da molti
afroamericani della costa sudorientale degli Stati Uniti. La traduzione del Vangelo di Luca è il risultato di un lavoro di diversi anni con il quale si è per la prima volta messo per iscritto il
gullah, una lingua usata soltanto oralmente. Il gullah, una specie di linguaggio commerciale sorto all’epoca della tratta degli
schiavi, veniva usato dai padroni delle piantagioni, dai negrieri
e dagli schiavi stessi; è una sorta di lingua angloafricana in cui
il vocabolario è per gran parte una corruzione dell’inglese,
rimpianto grammaticale è africano, la cadenza e l’intonazione
sono caraibiche. Oggi è parlato da circa 250.000 persone, discendenti degli schiavi afroamericani: per circa 20.000 di questi è r unica lingua conosciuta. ( Ubs)
Berlino: ricostruita la sinagoga
BERLINO — L’8 maggio prossimo, a 50 anni esatti dalla
capitolazione del Reich nazista, verrà inaugurata ufficialmente a
Berlino la nuova sinagoga sulla Oranienburger Strasse. La sinagoga precedente era stata costruita nel 1866, nello stesso luogo,
ed era stata danneggiata gravemente dai bombardamenti della
seconda guerra mondiale. Non essendo la ridotta comunità
ebraica in grado di riedificarla, il governo della Repubblica democratica tedesca aveva pensato, negli anni Cinquanta, di abbattere ciò che era rimasto. In seguito si era però deciso di ricostruire sulle rovine un museo ebraico. Nel 1988, ricordando la
«notte dei cristalli», il governo della Ddr decise di «ricostruire
la sinagoga nella Oranienburger Strasse come monumento per
la presente e per la futura generazione» e di creare «un centro
per la conservazione e la tutela della cultura ebraica». La prima
pietra del nuovo edificio venne posta simbolicamente il 9 novembre 1988 dall’allora presidente Erich Honecker e l’8 maggio prossimo la sinagoga e il «Centrum Judaicum» inizieranno
la loro piena attività. Tutto ciò che era possibile conservare è
stato inserito nel nuovo edificio che ospita, oltre alla sinagoga,
la biblioteca della comunità ebraica, l’archivio, uffici, sale per
riunioni e una sinagoga più piccola ai piani superiori. (Epd)
La nuova sinagoga di Berlino
3
VENERDÌ 7 APRILE 1995
PAG. 3 RIFORMA
I^SIÄIS
In molte parti del mondo continua l'oppressione sessuale
Com'è difficile nascere femmina
e diventare donna!
Pubblichiamo un’intervista a
Andrea Siegrist, austriaca, rappresentante della Wfmw (Federazione mondiale delle donne
metodiste)presso l’Onu.
«Frequentando gli incontri
deir Gnu mi sono resa conto
della grande varietà di diritti
per i quali le donne lottano
nelle diverse parti del mondo..
Per esempio nello Zimbabwe,
le donne chiedono il diritto
alla salute mentre in Norvegia attualmente chiedono una
legge che garantisca loro un
' periodo di maternità di un anno, e che i padri siano obbligati a condividere gli impegni
di questo periodo se si rende
necessario. Uno dei diritti di
cui ci occupiamo in questo
momento è quello della bambina. A Ginevra infatti abbiamo formato una nuova coalizione di Ong (Organizzazioni
non governative) internazionali per studiare il tema: “La
bambina è la chiave”. Ci deve cioè essere uguaglianza tra
bambini maschi e femmine
fin dalla nascita se vogliamo
il progresso e l’uguaglianza
per le donne di tutte le età».
- Ci sono dei paesi in cui le
bambine hanno meno diritti
dei bambini?
«Purtroppo sì, anche prima
. della nascita. In alcuni paesi
dell’India, per esempio, da
quando esiste la possibilità di
conoscere il sesso del feto,
.molte famiglie decidono di
portare avanti solo la gravidanza di un maschio. Si calcola che solo a Bombay ci
sono circa 78.000 aborti di
embrioni femminili ogni anno; inoltre la discriminazione
si manifesta anche dopo la
nascita. È molto comune in
India, ma non solo in questo
paese, che i bambini siano
più nutriti delle bambine: le
piccole ricevono spesso perfino il latte diluito; le bambine costituiscono anche il
62% dei 130 milioni che nel
mondo non vanno a scuola e
i 2/3 dei 948 milioni di analfabeti sono donne. In altri
paesi succede invece che la
nascita di una bambina è salutata con maggior piacere
perché potrà essere fonte di
guadagno come prostituta fin
dalla tenera età. Come è risaputo, la prostituzione dei mi
nori ha raggiunto dimensioni
tragiche nel Sud-Est asiatico
durante gli ultimi dieci anni,
e più recentemente è cresciuta anche nei Caraibi, nell’
America Latina, in Africa e
persino in Europa.
In Thailandia, per esempio,
paese in cui i genitori hanno
sempre preferito i figli maschi, ora il 73% preferisce
avere figlie femmine perché
possono essere vendute. Degli
agenti girano per il paese e in
alcuni villaggi del Nord è difficile trovare delle bambine.
Ancora giovanissime, sono
portate a Burma, nel Laos e in
Cina: bambine che ancora non
adolescenti ricevono tra 30 e
50 clienti in una sola notte e
dopo una settimana sono così
traumatizzate da rendere impossibile ogni ricupero di una
vita che è virtualmente finita
prima di iniziare. Tuttavia
non solo le bambine sono
sfruttate dall’industria della
prostituzione, spesso lo sono
anche i bambini: una coalizione ecumenica di ricerca su “Il
turismo nel Terzo Mondo” ha
mostrato che centinaia di migliaia di bambini e bambine
sono venduti dalle loro famiglie nelle zone rurali e povere
per finire nelle città, sulle
strade e nei “sex centre”».
- Che cosa fa la Federazio
ne per questa tragedia?
«L’anno scorso le donne
della Gran Bretagna e dell’Irlanda hanno raccolto migliaia
di firme di protesta, e hanno
chiesto al governo britannico
di “esaminare le vie e i modi
per assicurare alla giustizia
nel loro stesso paese individui
coinvolti nello sfruttamento
dei minori anche durante i loro viaggi all’estero” (cfr.
Riforma del 25 maggio ’94,
ndr). Purtroppo nel Regno
Unito questa petizione finora
non è stata neanche presa in
esame dal Parlamento, mentre
per esempio in Svizzera esiste
già una legge che prevede
T incriminazione di tali individui, e in Svezia la polizia, lavorando in collaborazione
con i colleghi della Thailandia, ha potuto recentemente
per la prima volta vedere condannare alcuni uomini per
sfruttamento di minori mentre
si trovavano all’estero.
Un segno positivo è dato
dal fatto che molto recentemente attraverso la ratifica
della Convenzione della non
discriminazione della donna
del 1979 la legislazione della
Thailandia, di Taiwan, delle
Filippine, e dello Sri Lanka
ha iniziato a proteggere i minori dall’abuso e dallo sfruttamento sessuale».
Hasliberg-Reuti: un momento della conferenza delle donne metodiste
Dal 5 al 10 marzo convegno delle donne metodiste in Svizzera
Teologia, solidarietà, ambiente
A Hasliberg-Reuti, centro
turistico per gli appassionati
dj sci, nel cuore del Oberland
bernese (Svizzera), si trova
raccogliente albergo metodista «Hôtel Viktoria». Qui, di
fronte a un panorama di incredibile bellezza, alle vette
deH’Bngelhorn, del Wetterhorn, Rosenlaui-Gletscher
e al lago di Brienz in lontananza nella valle, si sono incontrate per condividere amicizia, idee e lavoro più di 70
donne provenienti da 21 nazioni europee ed americane
(con un numero record di lingue diverse! Difficile problema risolto con efficienza da
tre giovani sorelle) per un
convegno organizzato dal Dipartimento per le donne (The
Women’s Division) del General Board of Global Missions della Chiesa unita metodista degli Usa. Era l’ultimo di una serie di incontri simili, tenutisi per ricordare il
centesimo anniversario dell’
organizzazione. «Il nostro sogno iniziato nel 1986 - ha
spiegato Joyce Sohl, americana e vicesegretaria generale era di tenere convegni regionali nell’ambito della Federazione mondiale, dove donne cristiane metodiste, ma
non solo, da ogni continente
Impressioni sulla conferenza e sui laboratori di
Imparare a essere sicure
approfondimento
di se stesse
FLORENCE VINTI
Il programma dell’incontro delle donne metodiste europee svoltosi a Hasliberg-Reuti prometteva di essere vario e
interessante e credo che nessuna delegata sia rimasta delusa. Ogni giorno era
dedicato a un tema specifico: donne in
dialogo, donne in missione, donne come
vittime, e così via; ogni tema era introdotto nella .sessione plenaria da uno studio biblico presentato con metodi di studio o di animazione diversi. Nei gruppi
poi si continuava lo studio portando
ognuna la propria testimonianza, le idee,
le esperienze: io avevo portato il «teobloc» preparato dagli Fgeini del «Grullateo» che nel nostro gruppo ha suscitato
molto interesse.
Molte ore della giornata erano dedicate
ai «workshops» (laboratori): ogni delegata era libera di scegliere l’argomento
che la interessava di più o che pensava
fosse più utile per lei come donna impegnata nella propria chiesa. Le possibilità
di scelta erano molte: animazione della
liturgia, linguaggio inclusivo, come dirigere incontri e parlare in pubblico, come
fare verbali e redigere rapporti, le chiese
in solidarietà con le donne. Per chi preferiva qualcosa di un po’ diverso c’era: come disporre i fiori in chiesa, la gestione
dello stress e del silenzio, la danza e l'arte, «assertiveness training» (come essere
più sicuri di sé).
Qualche nozione sull’arte della difesa
personale era considerata abbastanza importante da essere presentata (seguita dalla partecipazione pratica di tutte le presenti!) durante una sessione plenaria nella
giornata dedicata al tema: donne come
vittime. Tema strano per un incontro di
donne cristiane, come ci diceva Leonora
Torre, figlia di un pastore metodista cileno, arrestato e torturato durante la dittatura, che lavora come assistente sociale con
le donne che hanno subito aggressioni e
come istruttrice di ginnastica in una grande metropoli americana, e che quindi di
violenza ne sa qualcosa: «Quando avete
fatto tutto per evitare una situazione pericolosa, e il peggio potrebbe comunque
accadervi - spiega Leonora Torre -, ricordate che l’istinto di conservazione è
un diritto che nasce con noi e che la vittima (parliamo in modo specifico di donne) non deve più sentirsi responsabile per
il comportamento dell’aggressore. (“Che
cosa ho fatto di sbagliato? È colpa
mia!”). Atteggiamenti che spesso, purtroppo, vengono espressi nei tribunali. La
prima regola è di sapere che l’aggressione potrebbe capitare anche a te e di essere convinta del tuo diritto di difenderti».
Il tempo per lo svago non è mancato a
Reuti, utilizzato per le passeggiate, per il
canto, per un mercato internazionale (i
gruppi di cucito esistono in tutte le nostre
chiese!) e una serata internazionale. Le
due delegate italiane hanno unito le loro
forze a quelle delle sorelle portoghesi in
quest’occasione imparando, un po’ in
fretta e non perfettamente, una canzone e
una danza popolare portoghese da presentare insieme. 1 momenti di celebrazione e di preghiera sono stati, come sempre
in questo tipo di incontri, i momenti forse più importanti.
Il ricordo del «love feast» (un’agape
semplice con condivisione di pane e acqua) secondo la tradizione metodista,
quello di tante voci di lingue diverse, diverse come lo sono il serbo e l’inglese
parlato con la dolce cadenza irlandese o
lo svedese e il russo, pregare, leggere lo
stesso passo biblico insieme, rimarrà a
lungo nelle nostre memorie.
e paese potessero incontrarsi
per parlare delle loro faccende, delle loro preoccupazioni
e per condividere i loro doni.
Fu deciso che ogni zona
avrebbe scelto le questioni da
discutere più pertinenti alla
loro realtà, ma che ogni convegno avrebbe avuto una forte base biblica».
Certo, la realtà (e la generosità) delle chiese americane è
.così distante dalla nostra
realtà di chiese di minoranza,
da sembrare irreale. Solo la
«Women’s Division» ha 40
donne impiegate a tempo pieno, e più di 65 che lavorano
come volontarie. Più di un
milione di donne dei gruppi
femminili americani hanno
contribuito alla realizzazione
e al finanziamento degli incontri tenuti in questi ultimi 5
anni in Giamaica, nello Zimbabwe, in Ecuador, in Corea,
in Russia, in India e nel Ghana. I temi discussi nei diversi
convegni sono stati vari così
come la provenienza e la cultura delle donne che vi hanno
partecipato: la teologia femminile, la politica, i problemi
della salute, i problemi dell’
infanzia, dei giovani e di donne in crisi. Si è parlato di discriminazione sessuale e di
violenza; dell'ambiente e dello sviluppo: donne diverse ma
unite dal desiderio di condividere i loro interessi comuni, la
loro fede, la loro comprensione della Scrittura, per poi tornare a lavorare, ognuna nella
sua chiesa o nel suo paese per
un mondo più solidale con i
deboli, che così spesso, ancora oggi, si identificano in molti paesi con le bambine, i
bambini e con le donne.
Il convegno di Hasliberg
era particolarmente importante perché molte delle presenti
venivano da paesi che erano
in passato nel blocco sovietico. Alcune, per esemplo le
donne metodiste della Lettonia e dell’Ucraina erano presenti per la prima volta a un
incontro con le sorelle dell’
Ovest; altre le avevamo conosciute a Potsdam nell’89,
quando le prime barriere stavano cadendo ma il muro di
Berlino era ancora intatto ed
era difficile, se non impossibile, avere il permesso di varcare la cortina di ferro.
Una di queste donne è
Meeli Tankler, che lavora
con il marito, pastore metodista a Pärnu, nell’Estonia. Il
lavoro della chiesa a Pärnu è
rigoglioso, ci sono moltissime occasioni per evangelizzare e i metodisti hanno recentemente aperto il Centro
Agape, che ospita l’edificio
della chiesa e una casa che
accoglie bambini e disabili in
una zona della città dove
20.000 persone non hanno
nessun’ultra chiesa o centro
sociale. Meeli ci ha chiesto di
pregare per il loro lavoro e il
nostro aiuto pratico per completare questi edifici.
Tamara Magone, giornalista
a Riga (Lettonia), ci racconta
che solo nel 1991, con il ritiro
delle truppe sovietiche e la rinascita dell’indipendenza, i
credenti delle piccole chiese
metodiste (attualmente ve ne
sono tre) hanno potuto incontrarsi di nuovo. Negli anni ’40
le chiese metodiste furono
chiuse; la scelta offerta ai
membri era di diventare ortodossi, luterani o cattolici, oppure di andare in Siberia. Nella città di Uzsgorod, in Ucraina, vive e lavora Tatiana Vasiljevna: «La nostra chiesa è
cresciuta negli ultimi 6 anni
fino ad avere una presenza ai
culti di 100 persone, la maggioranz.a giovani e molti bambini - racconta -, / primi culti
nel 1989 furono tenuti nella
casa di una anziana signora e
abbiamo pregato molto per
un edificio nostro. Ora finalmente l'abbiamo, un segno
che la presenza dì Dio è ancóra con noi».
Simpatica e vivace, l’unica
rappresentante della Russia,
Gaiina Asina, ci ha detto che
la Chiesa metodista in Russia
non è ancora ben organizzata
«...ma abbiamo 6 circuiti e
nel nostro sono nate due
chiese nuove in questi ultimi
5 anni. A Samara, la mia
città, abbiamo circa 1.000
membri di chiesa con una
presenza ai culti di circa 250
persone (sarà la «mancanza
di organizzazione?» ndr).
Tutti i giorni la chie.sa di Samara prepara circa 300 pasti
caldi per lo più per donne
anziane che non hanno nessuna pensione».
Più difficile è la vita della
Chiesa metodista polacca. Ho
chiesto a Elzbieta Stanczyk,
di "Varsavia, in che modo la
vita della chiesa è cambiata
con la caduta del regime:
«Lech Walensa ci vorrebbe
tutti cattolici - ha risposto
Elzbieta - avevamo meno
problemi sotto i comunisti».
Sarebbe bello raccontare di
più, ma rimane il ricordo delle testimonianze gioiose di
queste sorelle per la ritrovata
libertà e la fine di anni di isolamento.
Ha collaborato Françoise
Vuffray
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 7 APRILE 1995
sSlìi
Atti teppistici contro la chiesa metodista di Salerno
L^Evangelo dà fastidio perché
prende posizione per la libertà
LUCIANO DEODATO
Sgradita sorpresa per i
membri della Chiesa metodista di Salerno. Nottetempo, tra il 20 e il 21 marzo,
qualcuno si è sentito in dovere di imbrattare la saracinesca
del locale di culto con alcune
scritte: «Evangelici porci»,
«Andrea ti facciamo fuori».
L’Andrea in questione deve
essere Andrea Petrohe, un
giovane, membro della Egei,
abbastanza noto nel quartiere
come elemento impegnato
nella chiesa, la quale a sua
volta si è segnalata per la sua
presenza in molte questioni a
favore dei diritti umani, la libertà, l’antirazzismo ecc. Può
anche darsi che dietro quella
pesante minaccia ci sia il fatto che Andrea è tra quelli che
hanno portato nelle scuole di
Salerno il documento sull’
omosessualità comparso sul
notiziario Egei n. 7-8 del dicembre 1994, elaborato dal
gruppo «Capemaum». La cosa deve avere dato fastidio
perché dopo una prima accoglienza favorevole, improvvisamente e senza alcuna spiegazione l’iniziativa si è arenata, come se dall’alto fossero
stati impartiti ordini precisi.
Le scritte sono chiaramente
opera di alcuni teppisti, gli
stessi che un paio di giorni
dopo hanno tentato di distruggere l’auto di Andrea
mentre lui si trovava in un
negozio, cospargendo di alcol
le ruote e dandovi fuoco. La
domanda che ci si può porre è
se questi agiscano in proprio,
o su suggerimento di qualcuno. La Chiesa metodista di
Salerno ospita anche un gruppo di filippini per il culto domenicale.
Tutti i conti tornano: una
minoranza religiosa, una battaglia per la libertà e la democrazia, uno schierarsi sul
fronte anticonformista ma a
favore dell’essere umano, un
Hixéssmì'mx&iiìsmMmm
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La scritta sulla porta della chiesa
significare concretamente che
non esistono barriere e costruire rapporti di reale fraternità tra le razze e le culture
ecco, tutto questo dà fastidio,
e la teppaglia si incarica di
fornire mani (non cervello,
perché forse ne ha troppo poco da mettere a disposizione)
per dare una «lezione». Per
ora si tratta di minacce; domani potrebbe essere altro.
Non bisogna lasciarsi intimidire. Giustamente la chiesa
di Salerno ha chiesto «chiarimenti» al sindaco (per ora
non c’è stata nessuna risposta). L’episodio, anche se
quantitativamente limitato, ha
una grande importanza e denota (qualora ci fosse ulteriormente bisogno di prove)
la crisi della libertà e lo scadimento della democrazia nel
nostro paese. Ennesimo segnale inquietante: ora anche
le nostre chiese entrano nel
mirino. Eorse non è una pura
casualità che negli stessi giorni qualche sconosciuto si sentisse in dovere di deturpare la
porta della chiesa cristiana
del Vomero. (Napoli). Sta salendo l’ondata di intolleranza:
gli ebrei, i neri, i protestanti...
e poi saranno i diritti di tutti.
A Salerno i vecchi dicono:
«Era daU’epoca del fascismo
che non si verificava un episodio del genere». Allora 1’
essere evangelici, metodisti,
sospetti di connivenza con gli
inglesi, fu considerato motivo
sufficiente per finire al confino, come capitò al povero pastore Piccirillo. Amnesty International, parrocchie cattoliche e altre organizzazioni
hanno da subito espresso solidarietà alla Chiesa metodista
di Salerno. È confortante sapere che se c’è chi distrugge,
c’è anche chi cerca di costruire rapporti di vera umanità.
Inaugurato a Ponticelli un nuovo servizio ospedaliero
V *s ■
E arrivato il reparto neonatale
LUISA NITTI
Non è stata solo un’occasione formale, l’inaugurazione del centro di terapia
intensiva neonatale dell’ospedale evangelico Villa Betania
di Ponticelli. Il 27 marzo la
sala dell’ospedale conteneva
a mala pena le persone convenute per partecipare ad un
momento importante tanto
per Villa Betania quanto per
la città tutta. La presenza di
specialisti di terapia neonatale e di medici di altri ospedali, e gli interventi di alcuni di
loro, hanno mostrato chiaramente quanto un caso come
quello di Villa Betania, indubbiamente anomalo nel
mondo disastrato della sanità
partenopea, susciti interesse e
ammirazione da più parti:
sembra proprio che a Napoli
il lavoro dell’ospedale evangelico sia apprezzato.
L’inaugurazione del nuovo
reparto per la terapia neonatale, che conta 8 posti, è un
traguardo importante, soprattutto in considerazione della
carenza estrema di strutture
simili a Napoli e in particolare in quartieri «difficili» come Ponticelli. Cosa non meno importante è che il reparto
(che comprende costosissime
attrezzature) è stato costruito
a totale carico di Villa Betania, vale a dire che nessuna
spesa è stata sostenuta dalla
collettività. L’ospedale evangelico, lo ricordiamo, è stato
riconosciuto da due anni come ospedale generale di zona, dopo un iter burocratico
incredibilmente lungo che si
è concluso definitivamente
solo pochi mesi fa. Si può
tuttavia affermare che già
prima di questo riconoscimento Villa Betania avesse
fatto la sua scelta: «Non ci
siamo mai sentiti una clinica
privata - ha detto durante il
suo breve messaggio Sergio
Nitti, presidente dell’ospedale - fin dall’inizio abbiamo
voluto lavorare come un
ospedale pubblico».
Un caso interessante come
Sergio NIttI (sinistra) e II dott. Del Barone, Intervenuti II 23 marzo
1995 all’Inaugurazione del centro di terapia Intensiva neonatale di
Villa Betania
quello di Villa Betania non
può però far dimenticare la
situazione di sfascio in cui si
trova l’assistenza sanitaria in
Campania: su questo ha richiamato l’attenzione lo stesso primario del nuovo reparto, il dottor Lucio Giordano, e
come lui, in modo energico, il
dottor Vittorio Tripodi, docente al Primo Policlinico.
Accanto alla soddisfazione
per il risultato ottenuto da
Villa Betania, si leggeva
chiaramente nel suo intervento l’amarezza per la generale
assenza di iniziative pubbliche per la perinatologia.
«Non c’è mai stato ascolto
per i neonati - ha affermato
Tripodi il disinteresse delle
autorità fa sì che operatori validi non trovino generalmente
nelle strutture pubbliche la
possibilità di esprimersi al
meglio». L’assistenza prima
della nascita è fondamentale
per garantire la piena salute
del neonato: Tripodi ha ricordato l’importanza del monitoraggio delle gravidanze a rischio e di una adeguata assistenza durante e dopo il parto; tutto questo, in Campania,
non funziona come dovrebbe.
Eppure non è impossibile
fare una scelta nell’interesse
della città. Aldo Cennamo,
consigliere comunale del Pds,
ha seguito con attenzione le
vicende di Villa Betania, in
tervenendo all’inaugurazione
del nuovo reparto. In modo
efficace ha ricordato l’idea di
fondo su cui 30 anni fa è nato
l’ospedale, cioè il tentativo di
lavorare in una delle periferie
più disagiate di Napoli, in
una realtà in cui spesso manca il minimo indispensabile.
La nascita di un reparto di
medicina neonatale, secondo
Cennamo, assume importanza
anche maggiore se si considera l’alto tasso di mortalità infantile di queste zone, e più in
generale può essere considerato un contributo nell’interessò dell’infanzia.
Cennamo ha infatti richiamato l’attenzione sulle condizioni di vita dei bambini a
Napoli: Ponticelli, con Secondigliano, ha il numero di
evasioni scolastiche più alto
in Campania. «Non ci si può
accontentare - ha detto Cennamo - di far “nascerò bene’’
i bambini; la speranza di vedere una città rinnovata, e la
speranza di vedere una città
libera dalla camorra e dalle
forze che si oppongono al rinnovamento, passa anche attraverso la formazione dei
giovani nella scuola e nella
società».
Anche a Napoli, allora, dove la «malasanità» è all’ordine del giorno, è possibile opporre piccoli esperimenti di
buona sanità.
Costituito a Napoli il Consiglio delie chiese evangeliche
Insieme per la testimonianza
Il 27 marzo si è costituito a
Napoli il «Consiglio delle
chiese evangeliche». Meglio
sarebbe dire che si è «ricostituito», perché in realtà da
tempo esso esisteva. Come
viene ricordato nel preambolo dello statuto, già negli anni
’30-40 i pastori evangelici
avevano la buona abitudine
di trovarsi tra loro, in un
«Consiglio dei pastori» che
negli anni ’70 diventò un
«Consiglio delle comunità».
Ne acquistò in rappresentatività, ma ne perse in agilità.
Nello scorso autunno si pose il dilemma: chiudere l’esperienza e tornare eventualmente al passato; oppure cercare di rilanciarla. I presenti
di allora scelsero la seconda
ipotesi: fu nominata una
commissione con il compito
di ripensare lo statuto; una
prima bozza fu mandata in
visione a tutte le chiese membro, si raccolsero le modifiche proposte; fu poi redatta
una seconda bozza che con il
27 marzo è diventata ufficialmente, e con voto unanime, il
nuovo statuto.
Alla riunione tenutasi presso il Centro «Emilio Nitti»
del Villaggio Caracciolo di
Ponticelli erano presenti una
ventina di chiese facenti già
parte del vecchio Consiglio e,
in più, rappresentanti di chiese pentecostali: il presidente e
il vicepresidente della «Consulta evangelica» che raccoglie qualcosa come 7.000
evangelici dell’area napoletana, un rappresentante delle
Adi e altri di chiese pentecostali libere.
«Promuovere la comunione
tra le diverse chiese evangeliche che fanno parte del Consiglio; favorire rapporti di
fraternità con altre chiese
evangeliche; coordinare azioni di evangelizzazione; tutelare la libertà religiosa; assumere iniziative di comune testimonianza nell’ambito sociale e culturale; curare rapporti ecumenici»: ecco il programma definito dal nuovo
statuto. Il Consiglio quindi si
propone come uno spazio di
incontro, di scambio, di comunione in vista della cre.scita comune.
Un primo, incoraggiante
segnale si è subito avuto con
la richiesta d’ingresso da parte della Chiesa pentecostale
«Fiumi di vita», mentre altre
chiese pentecostali si sono
dette interessate a una collaborazione.
Tre sono i filoni che compongono il Consiglio: le anti
che chiese storiche, presenti
in Napoli già nei primi anni
del 1800 (i luterani e i riformati svizzeri); quelle nate in
seguito agli eventi del 1860
(valdesi, metodisti, battisti...), all’azione delle mis.sioni straniere, e quelle infine
nate sotto la spinta della predicazione pentecostale, più
recenti ed effervescenti.
Napoli ha nel suo passato
una bella storia; intanto per.ché qui si svilupparono le
«chiese libere», un originale
fenomeno evangelico; poi
perché è stato lo spirito di comunione più che i particolarismi denominazionali e al limite lo spirito settario a marcare la storia dell’evangelismo napoletano. Non è un
caso che esso abbia dato origine all’ospedale evangelico
«Villa Betania», frutto della
collaborazione di diverse
chie.se evangeliche di Napoli
e dell’area campana.
L’assemblea del 27 marzo
ha anche nominato una giunta: ne fanno parte Luciano
Deodato, presidente. Paolo
Poggioli, segretario, Gennaro
Barilà cassiere, Vincenzo
Esposito e Gioacchino Caruso consiglieri: rispettivamente valdese, luterano, battista,
apostolico, avventista.
Incontro evangelico a Genova all'insegna della testimonianza
Il canto dì lode unisce ì credenti
ERMINIO PODESTÀ
Non è facile raccontare in
poco spazio tutte le sensazioni provate domenica 19
marzo 1995 in occasione della giornata di incontro organizzata nei locali della Chiesa
battista di Sampierdarena dalla Chiesa battista di Genova e
di Sampierdarena. È necessario subito precisare che il
motto scelto per questa giornata: «Ecco quanto è buono e
piacevole che fratelli dimorino insieme» si è realizzato in
pieno, perché ha sèmpre regnato la gioia di testimoniare
in unità il Signore.
Al mattino, alla presenza di
un centinaio di persone provenienti da varie comunità
evangeliche genovesi, il culto
presieduto dai giovani ha entusiasmato tutti per la serietà
e la genuina fede manifestata.
Alessandro Badano, coordinatore del culto, ha detto giustamente che la presenza di
così tante persone era già di
per sé una benedizione, e che
non erano presenti più chiese
ma la chiesa che testimonia
l’unico Signore Gesù Cristo.
Poi durante il culto, fra
canti, preghiere e toccanti testimonianze di conversioni, è
stato ripetutamente detto che
è molto importante offrire a
Genova un segno di unità e di
testimonianza fraterna. Nel
pomeriggio, dopo l’agape fraterna, che è servita a conoscerci meglio, si è svolto il
concerto di corali e gruppi
cristiani. Ha iniziato il gruppo
rqusicale di Azione biblica
denominato «Credi», che racchiude le iniziali dei componenti il gruppo e nello stesso
tempo è indice di testimonianza di fede. Questo gruppo
è composto dalla mamma che
canta e compone gli inni e da
tre figli che l’accompagnano.
Il canto più significativo è
stato «Quando tuona forte»,
composto da Rossella durante
un temporale, paragonando la
vita a momenti di temporale,
che vengono superati con
l’aiuto del Signore.
Domenico Piccolo, della
Chiesa valdese di Sampierdarena, ha cantato un brano
di Bach, riscuotendo unanimi
consensi. È stata poi la volta
della corale della Chiesa valdese di Sampierdarena che,
guidata magistralmente da
Paolo Cattaneo, ha eseguito
due inni dell’innario cristiano e un canto in spagnolo
molto applaudito. Quattro ragazze, della Chiesa battista
di Genova, hanno presentato
due simpaticissimi canti in
inglese. È stata poi la volta
della corale della parrocchia
cattolica di Oregina, forte di
una trentina di unità che, guidata da Patrizia, ha eseguito
tre inni di cui il più significativo per esecuzione polifonica
e per qualità è stato «Presso il
fiume straniero» di Gounod.
Questa presenza è stata
molto significativa perché ha
fatto capire che nel canto le
divergenze vengono superate,
e tutti quanti nella stessa misura lodiamo il Signore. Infine il Gruppo ispano-americano, con i costumi del luogo,
ha concluso la rassegna presentando, con tutta la carica e
l’euforia spagnola, alcuni
canti religiosi della propria
terra. È proprio attraverso
l’impegno di fede e d’amore
dei giovani e la testimonianza
dei vari modi di cantare, che
emerge una constatazione
molto importante; che il Signore Gesù sa veramente
operare nel cuore di tutti.
Hai fatto
^abbonamento a
RIFORMA?
5
VENERDÌ 7 APRILE 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Mm^m
Il presidente della Fcei commenta l'enciclica papale
L'Evangelo difende la persona
concreta, non il principio
Varese
Giornata
di preghiera
ANNA NASINO
Il pastore Domenico Tomasetto, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, ha rilasciato una
dichiarazione riguardante
l’enciclica di Giovanni Paolo
II Evangelium Vitae, resa nota il 30 marzo in Vaticano.
«A una prima lettura - ha
dichiarato Tomasetto - il testo colpisce per la durezza
con cui ribadisce posizioni
peraltro già note. L’accostamento di problematiche diverse (aborto, contraccezione,
eutanasia) per una condanna
comune generalizzata appare
forzato, specie quando si afferma che aborto e contraccezione sarebbero “frutti di una
medesima pianta” (n. 12).
Allo stesso modo appare
sconcertante l’accusa, rivolta
alle istituzioni internazionali,
di essere complici di una
“congiura contro la vita".
Per quanto riguarda le leggi sull’aborto è noto che le
nostre chiese hanno espresso
sull’argomento posizioni diverse da quella cattolica, rifiutando di giustificare moralmente l’aborto ma anche
difendendo la legge 194, come strumento per “eliminare
intanto la piaga dell’aborto
clandestino ” (cfr. la dichiarazione del Sinodo valdese e
della Conferenza metodista
dell’li agosto 1978). Come
protestanti ci chiediamo comunque se una chiesa abbia
il diritto di negare “validità
giuridica” a una legge, oppure se non sia più corretto limitarsi a negarle validità sul
piano morale.
Per quanto riguarda il richiamo all’obiezione di co
Il pastore Domenico Tomasetto, presidente deiia Fcei
scienza, niente in contrario:
ma perché non invocare questo diritto-dovere anche e soprattutto di fronte alla guerra?
Allo stesso modo è paradossale che si sia così rigidi
sull’aborto e poi ci si limiti
ad auspicare la non applicazione della morte, senza però
negarne la liceità in linea di
principio. È giusto affermare
che “solo Dio e padrone della vita”, ma pare forzata la
distinzione tra la protezione
di vite “innocenti” (che deve
essere assoluta) e quella di
èsseri umani adulti non “innocenti ” (chi decide sulla lo
ro innocenza?). Infine, anche
se ogni paragrafo porta come
titolo un versetto biblico, ci
sia consentito dire che questa
enciclica sembra contenere
troppa “legge” e troppo poco
Evangelo. Si difende il principio della vita, ma la persona concreta con le sue contraddizioni finisce per scomparire. Così come ci sembra
assente il riferimento alla responsabilità dei singoli per
tutta la problematica morale:
insomma, una nuova enciclica che suona vecchia per
contenuti e per argomentazioni». (nev)
In contrasto con il giorno
precedente, nuvoloso e uggioso, il cielo di domenica 5
marzo era molto bello e sereno e le poiane volteggiavano
basse, con lente falcate, sui
tetti delle case della città di
Varese, a indicare che il freddo era molto intenso. E stato
così che un gruppo di sorelle
di Varese è partito per Milano, verso la Chiesa battista di
via Pinamonte per partecipare
alla Giornata mondiale di
preghiera. E tutta quella luce,
quel biancore, quell’azzurro
sono diventati il simbolo di
una nuova luce e di nuove
emozioni spirituali, sorte
d’incanto nell’animo di tutte
le partecipanti.
Il saluto scambiato con le
sorelle di tutte le denominazioni ha indicato la gioia di
incontrare persone che
avrebbero pregato (secondo
la liturgia preparata dalle sorelle del Ghana) perché «la
terra è stata donata da Dio
affinché sia una casa per tutte». Così, sullo sfondo della
lode e della preghiera al Signore, emergeva la situazione dolorosa di quel paese dove donne e uomini soffrono
ancora a causa di sfruttamento e di insicurezza.
Tutte noi abbiamo sentito
l’impegno affidato dal Signore all’uomo «di aver cura
degli uccelli, dell’aria, degli
animali, dei campi, dei pesci,
dell’acqua», ma soprattutto
l’impegno di vivere nello
spirito della parabola di Gesù, riportata in Luca 15, nella
quale si ribadisce l’amore fedele di Dio per l’uomo, nonostante l’infedeltà di quest’ultimo.
Chiesa valdese a Reggio Calabria
Il lavoro e la dignità
ATTILIO SCALI
Il 2 marzo, nel salone del
Palazzo della Provincia, la
Chiesa evangelica valdese di
Reggio Calabria ha organizzato un incontro dibattito sul
tema «Lavoro e dignità umana». L’incontro è stato il momento più importante delle
celebrazioni della «Settimana della libertà» a Reggio e
ha visto la partecipazione di
un numeroso pubblico, oltre
che dei membri delle comunità valdese e battista, anche
da simpatizzanti e amici.
Non sono mancate persone
richiamate dall’attualità del
tema, soprattutto in una
realtà come quella meridionale, in cui la disoccupazione
ha raggiunto livelli veramente preoccupanti.
Il pastore Giuseppe Platone, direttore del Centro servizio cristiano di Riesi e il
prof Tonino Perna dell’Università di Messina, hanno introdotto il confronto presentando due interessanti e stimolanti relazioni.
Il pastore Platone, dopo un
breve excursus sulla storia
della «Settimana della libertà» e sul significato che
questa celebrazione riveste
per le chiese della Federazione, ha affrontato il tema del
lavoro e della sua dignità da
un punto di vista storico, religioso e biblico. Il prof Perna, invece, ha fornito dati e
valutazioni socio-economiche, spiegando il collegamento esistente tra il mercato
del lavoro nel nostro paese e
il più vasto mercato internazionale. Alle relazioni è
seguito un vivace dibattito a
cui hanno partecipato numerose persone, tra cui un rappresentante del Comitato dei
medici disoccupati di Reggio
Calabria e la responsabile del
gruppo del Segretariato attività ecumeniche di Reggio
Calabria. I due relatori hanno
infine tirato le conclusioni:
l’attività dell’essere umano
può essere attività benedetta
dal Signore, e in quanto tale
avere appunto dignità, se
contribuisce a un reale miglioramento delle condizioni
di vita e di sviluppo della comunità umana. Non sarà pertanto l’indiscriminato accrescimento della produzione
l’obiettivo da perseguire, ma
semmai un impegno in opere
e servizi che favoriscano proprio una sempre maggiore
qualità della vita. Anche 1’
impegno di solidarietà verso i
popoli del Sud del mondo
può, per esempio, essere lavoro benedetto dal Signore.
Settimana per l'unità a Ivrea
La fede e la società
CINZIA CARUOATI VITALI
La «Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani» ha visto quest’anno tre
studi biblici itineranti, a due
voci, che si sono svolti un
due chiese cattoliche e nel
nostro tempio, condì tema
comune del brano dell’Evangelo di Matteo che definisce i
credenti «sale della terra» e
«luce del mondo» (Matteo 5,
13-16). La Settimana si è
conclusa con un incontro
pubblico in una sala cittadina, durante il quale si sono
sentite più voci, evangeliche
e cattoliche, offrire letture bibliche, preghiere e stimolanti
riflessioni.
Durante la preparazione era
emersa la volontà di organizzare successivamente un incontro-dibattito pubblicp sulla fede e l’impegno personale
nella società e nella politica.
Il 14 marzo questo incontro si
è svolto in un cinema cittadino, alla presenza di un pubblico numeroso e attento. I
Per I vostri acquisti, per gli abbonamenti al periodici evangelici
Librerie CLAUDiANA
MILANO:
via Francesco Sforza, 12/A
tei. 02/76021518
TORRE PELLICE:
piazza della Libertà, 7;
tel.0121/91422
TORINO:
via Principe Tommaso, 1 ;
tei. 011/6692458
ROMA:
Libreria di cultura religiosa
piazza Cavour, 32;
tei. 06/3225493
due oratori, il pastore Gregorio Plescan e il vescovo di
Ivrea Luigi Bettazzi, hanno
affrontato il tema «Credere
e... il Palazzo», mentre Raffaele Pugliese, rappresentante
della locale comunità ebraica,
ha fatto da moderatore.
Il pastore Plescan ha sottolineato l’attuale imbarbarimento culturale e politico del
nostro paese, dovuto anche
allo squilibrio di potenzialità
che ormai viene apertamente
teorizzato: «A chi meno ha
più va tolto». Dopo aver denunciato la responsabilità delle chiese, il pastore ha concluso ricordando come invece
le chiese cristiane dovrebbero
soltanto predicare la parola di
Dio e testimoniare la fede,
senza alcun apparato di burocrazia che possa favorire un
legame con il potere politico. .
Monsignor Bettazzi ha concordato con il pastore circa la
libertà promessa come «libertà del benestante contro
chi è meno fortunato», sintetizzando il fenomeno con
l’espressione «libera volpe in
libero pollaio». Dopo aver in
un certo senso giustificato i
concordati come atti di legittima difesa da parte della
chiesa, e dopo aver dato spazio alla figura e all’opera del
pontefice, il vescovo ha concluso invitando la chiesa a
non prendere posizione, sottolineando però che i cristiani, seppur liberi, devono sapere che la coerenza della fede porta a guardare alla solidarietà e al servizio come criterio per un impegno politico.
GRAVINA — Anche quest’anno le donne della Chiesa battista
hanno trascorso insieme la serata dell’S marzo; questa volta
però hanno voluto condividere questi momenti con le sorelle avventiste e pentecostali. La serata è cominciata con un
culto speciale tenuto dalla pastora Green, che ha spiegato le
ragioni storiche della celebrazione dell’8 marzo; poi, attraverso la lettura di Marco 14, 3-9, ci ha guidate a meditare
su quanto realmente siamo disposte ad offrire al Signore:
nel testo di Marco infatti una donna offre a Gesù quanto di
più prezioso possiede, un vasetto di profumo, in vista della
sua sepoltura. Dopo il culto abbiamo avuto anche dei momenti di divertimento.
ANGROGNA — L’assemblea di chiesa, riunitasi dopo il culto
del 19 marzo, presieduto dal gruppo giovanile, ha approvato la relazione finanziaria presentata dal Concistoro e ha nominato la sua delegazione al Sinodo e alla Conferenza distrettuale. Al primo andranno Stephane Chauvie (supplente Adriano Chauvie), alla seconda Isabella Bertalot, Marina Zoppi e Luca Bertalot (supplenti Fernanda Monnet,
Valeria Fusetti e Daniela Monnet). I lavori sono stati seguiti
da una delegazione della Commissione esecutiva distrettuale guidata dal pastore Thomas Noffke, che nel pomeriggio si è incontrata con il Concistoro e con i responsabili
dei gruppi di attività.
• Ringraziamo i predicatori Valeria Fusetti e Gianni Genre che hanno presieduto i culti del mese di marzo.
• La comunità rinnova la sua solidarietà ai familiari di Delio
Gamba, del Brueras, deceduto il 19 marzo.
PRAROSTINO — Il 9 aprile, domenica delle palme, riceveranno o confermeranno il battesimo e l’impegno a vivere
con fedeltà le loro promesse i giovani Susy Avondet, Lorena Bourne, Loris Combe, Erica Costantino, Ennio Pascbetto, Guillermo Paschetto, Silvana Paschetto. Che
Dio li sostenga e li rafforzi ogni giorno nel loro cammino.
VILLAR PELLICE — Domenica 9 aprile saranno confermati
i seguenti catecumeni: Valerio Barolin, Samantha
Besson, Aiessandro Brunetti, Gianluca Charbonnier,
Danielle Demaria, Ivan Garnier, Paolo Janavel, Enrico
Pascal, Claude Roux.
• Il 27 marzo si è svolto il funerale della sorella Nella Fontana ved. Fumagalli, di 63 anni. Ai familiari esprimiamo la
solidarietà cristiana della comunità.
BOLOGNA — Il Consiglio dell’Vili circuito, tenuto conto della richiesta del Sinodo di far pervenire alla Commissione
consultiva per le relazioni ecumeniche le osservazioni in merito al documento sull’ecumenismo pubblicato su Riforma,
ha ritenuto utile dare alle comunità un’occasione per riflettere e aggiornarsi sull’argomento, organizzando una riunione
che si terrà a Bologna, presso i locali della Chiesa metodista
(via Vertezian 3) domenica 9 aprile alle ore 15, sul tema
«Ecumenismo, dialogo tra le fedi». Saranno relatori padre
Giuseppe Cascino, gesuita; il prof. Amos Luzzatto, ebraista;
Maria Sbaffi Girardet, presidente della Commissione per le
relazioni ecumeniche delle chiese valdesi e metodiste.
Evangelizzazione a Pordenone
Evangelici insieme
PASQUALE CASTELLUCCIO
A scadenze ormai regolari,
fra gli evangelici di Pordenone si realizzano incontri
di adorazione con lo scopo di
testimoniare la fede nell’unico Signore Gesù Cristo.
La comunità battista, la comunità pentecostale e la chiesa libera da circa quattro anni
programmano il loro lavoro
insieme, basandolo sul dialogo, sull’incontro e centrandolo sull’annuncio della salvezza rivolto alla città. Questa
visione, che anima i credenti
delle tre comunità, ha messo
in second’ordine eventuali
differenze biblico-teologiche
che, generalmente, hanno
procurato divisioni nella storia del protestantesimo.
Per inciso, già quarant’anni
fa nei paesi dell’Irpinia si
realizzavano incontri fra le
fiorenti comunità evangeliche di diverse denominazioni, ma questi venivano avversati e snobbati dalle comunità
storiche. Di tutto ciò non si è
mai parlato, perché non
c’erano Centri culturali capaci di offrire attenzione con
conferenze e dibattiti, ma c’
erano soltanto credenti analfabeti senza pregiudizi... Capitolo sconosciuto al nostro
protestantesimo italiano.
Oggi, quellè fiorenti comunità sono quasi scomparse
a motivo dell’emigrazione. Si
pensò di giocare tutto al
Nord, concentrando lì pastori
e Centri culturali, senza mai
avere un preciso programma
di aggregazione per i fratelli
emigrati provenienti dal Sud.
C’è stato bisogno di qualche
terremoto per scoprire il Sud
evangelico!
Oggi si sente dire che sono
gli «evangelicali» (chissà cosa vuol dire tale espressione!), che sembrano chiusi
verso gli «altri» e che non si
può far molto insieme a loro.
Chissà che non sia vero il
contrario, a livello locale si
può fare moltissimo; a Pordenone programmiamo insieme. Uno studio biblico in
qualche famiglia della diaspora (abbiamo anche quella)
viene condotto dai responsabili delle tre comunità, così i
programmi di evangelizzazione; abbiamo persino una
cassa comune (600.000 lire)
e il nostro motto è: «Cercate
il bene della città»; ci si incontra per scoprire la necessità delia società e per pregare insieme.
Durante quest’anno scolastico, siamo stai invitati in
molte scuole a parlare della
fede evangelica e della Riforma; la corale della comunità
battista (che annovera anche
voci pentecostali e libere) ha
risposto egregiamente a richieste di intervento musicale
per inaugurazioni, celebrazioni speciali e momenti di
incontro ecumenico durante
lo scorso anno.
Il prossimo appuntamento
evangelistico è fissato per il
week-end del 6-7 maggio.
Chiediamo all’opinione pubblica evangelica di seguire in
preghiera la nostra esperienza.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 7 APRILE 1995
LA NUOVA COMUNITÀ
THOMAS SOGGIN
In questo testo vengono
presentati quattro personaggi, o gruppi di persone,
che si confrontano con Gesù
da poco morto sulla croce.
Quali sono questi personaggi? E che cosa rappresentano
per ciascuno di noi?
I personaggi
Il primo personaggio è un
ufficiale romano, un centurione, il comandante di un
reparto di cento soldati. Egli,
secondo il nostro racconto,
«glorifica il Signore» e confessa la propria fede in Gesù.
Tuttavia, non lo ha fatto nel
momento del successo di Gesù, non lo ha fatto nel mo
mento della sua gloria, quando Gesù compiva dei miracoli. Il centurione confessa la
propria fede in Gesù, soltanto
perché riconosce che Gesù
muore come un martire giusto. Ed è come se dichiarasse:
«No! Quest’uomo non è un
criminale! L’accusa rivoltagli
e la condanna eseguita sono
un errore, perché “Gesù era
veramente un uomo giusto!’’».
Ci troviamo quindi di fronte a un pagano che si converte, a un pagano che riconosce
la fede in Cristo, che riconosce Gesù come uomo giusto:
uno, cioè, che Dio approva. Il
centurione rappresenta dunque chi ha il coraggio di
«Era circa mezzogiorno, e si fecero tenebre su tutto il paese
fino alle tre del pomeriggio, essendosi oscurato il sole. La
cortina del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a
gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito
mio”. Detto questo, spirò. Il centurione, veduto ciò che era
accaduto, glorificava Dio dicendo: “Veramente, quest’uomo
era giusto”. E tutta la folla che assisteva a questo spettacolo,
vedute le cose che erano accadute, se ne tornava battendosi il
petto. Ma tutti i suoi conoscenti e le donne che lo avevano accompagnato dalla Galilea stavano a guardare queste cose da
lontano. C’era un uomo, di nome Giuseppe, che era membro
del Consiglio, uomo giusto e buono, il quale non aveva acconsentito alla deliberazione e all’operato degli altri. Egli era
di Arimatea, città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Si
presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. E, trattolo giù dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo mise in una tomba scavata nella roccia, dove nessuno era ancora stato deposto. Era
il giorno della Preparazione, e stava per cominciare il sabato.
Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea, seguito
Giuseppe, guardarono la tomba, e come vi era stato deposto il
corpo di Gesù»
(Luca 23, 47-55)
schierarsi dalla parte di un
condannato a morte, dalla
parte di chi sa guardare in
modo critico all’operato della
giustizia dell’impero da cui
egli stesso dipende.
Ci sono, in secondo luogo,
le folle di Gerusalemme che,
dopo aver acclamato e osannato Gesù, sono passate
all’opposizione e si sono
messe a gridare, su ispirazione dei capi: «A morte quest’
uomo! Vogliamo libero Barabba!» (v. 18); ma ora questo stesso popolo cambia
nuovamente idea: dopo aver
assistito alla tortura e all’agonia di quel crocifisso, se ne
torna a casa (secondo il nostro testo) «battendosi il petto!» (v. 48); mostra così il
suo pentimento, il suo ravvedimento: si rende conto, cioè,
dell’errore spaventoso commesso, quando si è lasciato
irretire dai capi contro Gesù.
C’è in terzo luogo il gruppo
costituito dagli amici di Gesù; quelli che, fin dall’inizio,
lo avevano seguito e avevano
creduto in lui. Essi mostrano
un certo coraggio perché, assistendo alla crocifissione, si
mettono in mostra davanti a
tutti. In altri termini rischiano
grosso come ex discepoli di
un criminale, di un condannato per sedizione contro l’impero! Tuttavia, pur essendo
presenti alla morte di Gesù,
restano molto prudenti perché, come dice il nostro racconto, «osservano da lontano, stando a una certa distanza...» (v. 49). Di fronte perciò
al fallimento e alla morte di
Gesù, all’incertezza e la delusione che li sovrasta, noi ci
chiediamo: a che punto è ora
la loro fede? Hanno ancora
conservato la fede in Gesù
Cristo, 0 non l’hanno piuttosto perduta?
C’è infine un quarto personaggio: Giuseppe d’Arimatea. Giuseppe viene descritto
come «uomo giusto e buono»
(v. 50). È un personaggio importante che faceva parte probabilmente della nobiltà laica
di Gerasalemme ed era anche
membro del Sinedrio, il tribunale ebraico. Secondo i Vangeli di Matteo e Giovanni,
Giuseppe era (come Nicodemo), un discepolo segreto di
Gesù, uno che non aveva voluto dichiararsi pubblicamente come suo discepolo.
Eppure il nostro testo racconta che Giuseppe d’Arimatea si è comportato per due
volte con grande coraggio:
anzitutto dando in Sinedrio
parere negativo sulla condanna a morte di Gesù (v. 51) e
in secondo luogo chiedendo a
Ponzio Pilato il corpo di Gesù in vista di una sua sepoltura immediata e decorosa, prima della festa di Pasqua, in
una tomba nuova di sua proprietà. Giuseppe si espone
quindi davanti a tutti, e specialmente davanti alle autorità ebraiche e romane, come
simpatizzante, come ammiratore e amico di quel Gesù che
ormai è morto.
Che cosa rappresentano
per noi?
Questi quattro personaggi
(o gruppi di persone) costituiscono, secondo Tevangelista, la prima comunità
cristiana. Per Luca infatti, la
prima chiesa cristiana sorge e
si costituisce ai piedi della
croce, al momento della morte di Gesù, e non prima. Luca
annuncia che il popolo di Dio
e la comunità cristiana nascono e si costituiscono proprio
dove ogni speranza sembra
perduta, proprio nel momento in cui Gesù è morto, proprio quando appare in maniera evidente il fallimento della
missione di Gesù e la conclusione tragica di tutta la sua
storia. Ebbene: che tipo di
comunità nasce intorno al
Cristo morto in croce? E dove ci situiamo noi in quella
comunità? In altri termini:
noi credenti in Gesù, in quali
di questi personaggi (o gruppi di personaggi) ci identifichiamo?
Ci sono anzitutto le folle
che si pentono pubblicamente
e riconoscono i propri errori:
si tratta del. popolo di Gerusalemme, che si allontana dalla
scena terribile, «battendosi il
petto».
Ci sono poi i discepoli: fra
di essi, i più coraggiosi, che
non temono di esporsi al pericolo, sono le donne, che seguono Giuseppe d’Arimatea
e vengono così a sapere dove
viene posto il corpo di Gesù.
Gli uomini, invece, sono tanto coraggiosi quanto prudenti! Osano poco e tengono le
loro distanze dall’uomo che,
morendo in croce, rappresenta il proprio fallimento ma
anche quello della loro vita di
discepoli.
Ci sono poi altri due personaggi coraggiosi: anzitutto
l’ebreo altolocato Giuseppe
d’Arimatea, che non soltanto
si compromette di fronte alle
autorità ebraiche e romane
per assicurare a Gesù un funerale decoroso, ma che si
autoesclude anche dalla festa
della Pasqua ebraica e dal
mangiare l’agnello pasquale,
essendosi contaminato con un
morto (Numeri 19, 11). Giuseppe risulta così il primo uomo per il quale Gesù Cristo
crocifisso diventa più importante dell’agnello del rito della Pasqua ebraica: Gesù cioè,
diventa per lui «l’Agnello di
Dio che toglie il peccato del
mondo» (Giovanni 1, 29).
C’è infine il pagano convertito: il centurione romano
che, con la sua confessione di
fede in Gesù, esprime anche
una critica radicale e coraggiosa sull’operato della magistratura dell’impero.
Tra quali di queste persone
riusciamo a identificarci? La
riflessione su questa domanda può aiutarmi a scoprire la
mia identità e i miei limiti,
nel quadro della chiesa che
sorge intorno al Cristo crocifisso. E in questo confronto
con Gesù, come «Agnello di
Dio che toglie il peccato del
mondo», posso scoprire la
mia identità e la mia collocazione nella comunità di Gesù
Cristo.
In effetti, da questo confronto con Gesù emana un
frutto benefico: la sua potenza di verità e di speranza per
tutti, può creare in noi una
passione per la ricerca della
verità e ci apre verso la speranza che Dio, secondo il suo
progetto, vuole realizzare con
noi per l’umanità.
INIZIATIVA DI «RIFORMA);
A cinquant’anni dalla fine del fascismo e della 2- guerra mondiale, la redazione di
Riforma offre ai suoi lettori e lettrici la possibilità di conoscere meglio la situazione delle
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protestanti e i Testimoni di Geova.
Tra la croce
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(Barmen Ì934-84)
jVW
Le tesi della confessione di Barmen della Chiesa confessante tedesca contro il
nazismo riesaminate
nella società di oggi.
KARL
BARTH
Otto scritti degli anni
’30 che caratterizzarono la resistenza al
nazismo della Chiesa
confessante tedesca.
7
Spedizione in abb. postale/50 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
È la prima volta che il Comune entra direttamente in una
proposta commerciale: Prarostino ha presentato venerdì
scorso il suo «Prustinenc», vino ottenuto da viti di dolcetto,
barbera, bonarda, freisa e doux d’Henry grazie alla collaborazione del Comune e di alcuni produttori locali. La trasformazione per ora è stata affidata a una ditta esterna; 4.900
bottiglie già quasi tutte vendute: questo il primo dato
dell’esperimento destinato, in caso di successo, ad ampliarsi. Si tratta di un vino, dicono gli esperti, che avrà sicuramente un mercato poiché è valido sotto il profilo delle caratteristiche salienti (sapore, odore e colore) ed è destinato a
diventare un altro di quei prodotti espressione dell’agricoltura montana su cui sono in atto vari tentativi di rilancio
puntando sulla qualità.
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I
VENERDÌ 7 APRILE 1995 ANNO 131 - N. 14 LIRE 2000
Nelle chiese delle Valli
spesso ci lamentiamo
perché non troviamo persone
disposte a far parte dei Concistori. Non c’è più religione
tra i giovani, dice il vecchio
che ha fatto l’anziano del suo
quartiere per 30 anni; poi
scopriamo che quando si cercano candidati per le elezioni
comunali il problema è identico. I Comuni fanno fatica a
trovare le persone per formare le liste.
Questo non è una consolazione per le chiese, anzi dovrebbe essere un ulteriore
motivo di preoccupazione,
perché anche la mancanza di
disponibilità per un impegno
nella società civile è segno
della crisi della cultura protestante nelle valli valdesi. Una
L'IMPEGNO DEI CREDENTI
LA VOCAZIONE
KLAUS LANGENECK
caratteristica delle chiese
della Riforma è che esse non
hanno mai visto un conflitto
di base tra la fede e l’impegno nella società: anzi, essere un cittadino responsabile
fa parte della vocazione del
credente è, direi quasi, la prima concretizzazione del comandamento dell’amore del
prossimo (anche se ve ne sono ancora altre).
Allora chiediamoci: che
cosa vuol dire essere un cittadino responsabile in questo
senso? Vuol dire essere informati, chiedere informazioni,
quando non ci vengono date;
vuol dire non vedere nelle
elezioni la possibilità di delegare i compiti non semplici
del governo e della amministrazione pubblica, ma accompagnare le persone elette
nel loro lavoro in uno spirito
di critica solidarietà; vuol di
re avere il senso del bene comune, a cui ognuno deve dare
il suo contributo; vuol dire
essere disposti a assumersi un
impegno quando il bene comune lo richiede.
L’Italia finora non è stata
un paese in cui lo spirito del
cittadino responsabile fosse
di casa e fa un po’ tristezza
che questa particolarità della
cultura protestante diventi
anche più rara alle Valli.
L’amore del protestante per
la democrazia dovrebbe essere più forte della crisi attuale
della politica italiana, perché
dovrebbe avere a che fare
con la sua vocazione e con la
sua fede. La democrazia può
funzionare se chi partecipa al
gioco ci crede veramente ed è
disposto a giocare egli stesso.
Frali
Una svolta per
la «Seggiovie
Tredici laghi»
La società Seggiovie «13
laghi» di Frali è a un bivio;
sabato 1° aprile il Consiglio
di amministrazione ha deciso
di portare avanti un progetto
di totale rifacimento della
seggiovia. L’ipotesi prevede
la trasformazione della seggiovia in una biposto più veloce, adattabile in prospettiva
a quadriposto automatica. Per
la realizzazione del progetto
sono però necessari circa 3
miliardi e mezzo, capitale
non certo a disposizione della
società: la speranza degli amministratori è di poter attingere a fondi Cee e dei «Mondiali» di Sestriere in misura del
15% per ogni fonte, lasciando
il 70% alla Seggiovie spa. Al
costo per la funivia andrebbe
poi aggiunto un altro miliardo
per la sistemazione della pista
e dei fabbricati; se si volesse
seguire la prospettiva della
quadriposto i miliardi salirebbero a 5 o 6. Per ora il Consiglio di amministrazione ha
approvato il progetto; partirà
l’iter delle autorizzazioni ne^ cessane sapendo che comunque, entro 3 o 4 anni, dovrebbero essere rifatti i cavi della
funivia, con una spesa di varie centinaia di milioni. E vi
sarebbe il semplice mantenimento dello stato attuale rispondendo soltanto alle normative di legge.
«Le piccole stazioni come
Frali - spiega Piergiuseppe
Daviero, membro del Consiglio di amministrazione della
Seggiovia - devono poter
contare su una politica diversa a livello regionale, tipo finanziamenti a tasso agevolato. C’è poi la questione dei
“Mondiali”: o si vuol finanziare solo la stazione coinvolta, Sestriere, e allora lo si dica chiaramente, oppure si
guarda al comprensorio; in
caso contrario si uccidono le
stazioni vicine e si aggiunge
la beffa di far credere a possibili finanziamenti».
Il 23 aprile per la prima volta si vota con il sistema introdotto dalla legge 81/93
Cinquanta candidati alla carica di sindaco
Saranno 25 i Comuni del
Pinerolese a dover eleggere
domenica 23 aprile i rispettivi sindaci; Pinerolo, Fenestrelle e Massello hanno infatti rinnovato i Consigli comunali recentemente; è la
prima volta dopo l’entrata in
vigore della legge 81/93 che
ha apportato alcune modifiche (elezione diretta del
sindaco, possibilità di dare
una sola preferenza fra i consiglieri, riduzione del numero
di consiglieri e di assessori,
presenza obbligatoria delle
donne in lista). Si è faticato a
trovare persone disponibili e
in alcuni Comuni (Frali, Perrero, Pramollo e Lusernetta)
correrà una sola lista; era già
accaduto recentemente a
Massello: ora i candidati sindaci Franco Grill, Riccardo
Legger, Renato Ribet e Giorgino Cesano sanno già in partenza che saranno eletti.
Quattro Comuni offriranno
tre possibilità di scelta: Bricherasio. Inverso Pinasca, Pinasca e Luserna San Giovanni. Quattro anche le donne
candidate alla poltrona di primo cittadino: oltre alle due di
Luserna, Daniela Magra e
mmmmmmu
...mm ¡m.W- W lEi W.W:SllElÌSII^W * ^
Il nuovo municipio di San Germano
Bruna Peyrot, Giovanna Purpura Calvelli si oppone a Pomaretto a Giorgio Bonis, e
Agnese Frutterò è rivale del
sindaco uscente Luciano Fornero, a Usseaux.
In due Comuni il decreto
Dini, che ha prorogato i termini per la presentazione delle liste, ha favorito la presentazione di una seconda lista:
a Bobbio Pellice dove alla
coalizione guidata da Aldo
Charbonnier si oppone una
lista civica che candidata a
sindaco Attilio Sibille, e Salza di Pinerolo dove al sinda
co uscente Bruno Breuza si
oppone una lista guidata da
Pierluigi Bertalotto. Altro dato interessante è la professione del candidato sindaco: 22 i
lavoratori dipendenti, 9
pensionati, 18 lavoratori autonomi, un solo studente.
L’elenco completo comprende: Jean-Louis Sappé e
Michele Benedetto (Angrogna), Osvaldo Fornero e Marcello Rossetto (Bibiana), Attilio Sibille e Aldo Charbonnier (Bobbio Pellice), Michele Chiapperò, Guido Ferrando
e Emilio Bolla (Bricherasio),
Giovanni Prelato, Giovanni
Olivero e Odino Monteschio
(Inverso Pinasca), Piergiorgio
Ghibò, Bruna Peyrot e Daniela Magra (Luserna S. Giovanni), Giorgino Cesano (Lusernetta), Mario Paimero e Silvano Bertalot (Porosa Argentina), Riccardo Legger (Ferrerò), Sergio Pera, Dino Bertetto e Dario Ughetto (Pinasca), Giovanna Purpura Calvetti e Giorgio Bonis (Pomaretto), Giancarlo Griot e
Gianni Martin (Porte), Giancarlo Faletti e Marco Vigone
(Pragelato), Franco Grill
(Frali), Renato Ribet (Pramollo), Valdo Plavan e Renzo Costantino (Prarostino),
Giorgio Odetto e Dario Gelso
(Rorà), Mario Barale e Giovanni Arolfo (Roure), Bruno
Breuza e Pierluigi Bertalotto
(Salza), Roberto Bergeretti e
Renato Ribet (San Germano),
Bruno Don e Luciano Martinat (San Secondo), Marco
Armand Hugon e Giorgio
Mazza (Torre Pellice), Luciano Fornero e Agnese Frutterò
(Usseaux), Sergio Davit e
Gianni Catalin (Villar Pellice), Roberto Prinzio e Alberto Castagna (Villar Perosa).
iornata degli uomini delle Valli
ad Agape»: attenzione, non si
tratta di un prossimo appuntamento al
Centro ecumenico di Pràli, magari per
fare da «contrappunto» maschile ai numerosi incontri di donne, ma di una cosa
già successa (ve lo ricordavate?) negli
anni ’60. Di che cosa si parlava? Lo sappiamo da un commento di Giorgio Girardet, all’epoca direttore di Agape,
sull’Eco delle Valli del 16 novembre
1962. Ovviamente non di coppia o di
sessualità (i problemi c’erano anche allora ma non si affrontavano pubblicamente): si parlava invece di «economia
mista», cioè di lavoro in fabbrica e lavoro contadino, se sia giusto o no che la
donna resti a curare i campi o vada in
fabbrica, di «dignità del lavoro», dei
giovani che a questa economia mista
non ci stanno più e dello spopolamento.
C’erano grandi speranze che un positivo
sviluppo industriale potesse dare un futuro alle Valli (siamo all’inizio del mira
ILFILO DEI GIORNI
UOMINI
DELLE VALLI
MAHCO BOSTAN
colo economico). Ci vogliono interventi
specifici e una mentalità diversa, scrive
Girardet, ma nonostante le difficoltà
dell’epoca (che oggi si sono caso mai
aggravati) si intravedono notevoli possibilità di occupazióne; e aggiunge: «Bisogna insistere sul fatto che per essere operai non occorre trasferirsi - oggi o domani - a Torino. Si può e si deve fare il
possibile per rimanere sul posto, per poter avere quella maggiore libertà e va
rietà di vita che offre resistenza in cèntri
più piccoli, ma non lontani dalla città e
in località non disagiate. Le Valli hanno
in questo una posizione ideale e il crescere di nuovi stabilimenti ai piedi delle
montagne costituisce un vantaggio notevole. Ma per questo è necessario che si
sappiano valutare i vantaggi e gli svantaggi delle tre possibilità: agricoltura là
dove si può, secondo criteri razionali; lavoro nell’industria vicina; lavoro a Torino. E per questo anche sarebbero necessarie tre cose. Primo; strade e comunicazioni (ogni frazione senza strada è perduta). Secondo: una mentalità moderna
per quel che riguarda la propria casa
(meglio spendere sulla propria casa che
pagare un affitto a Torino o a Pinerolo).
Terzo: un miglioramento delle paghe
nelle industrie locali (bisogna che il salario non sia inferiore a quello dell’operaio in città, in modo che la “economia
mista” non sia una necessità vitale e si
sia costretti alla fine a emigrare».
¡N Questo
Numero
Forestale
Un mestiere che si esercita vivendo a contatto con
la natura, e che tuttavia
sembra non attirare molte
persone. Così, se da un lato aumentano gli incarichi
per le guardie forestali,
dall’altro gli organici si
mantengono a livelli limitati e chi va in pensione
spesso non viene rimpiazzato. Di questa tendenza e
delle caratteristiche di questo inverno «anomalo» abbiamo parlato con il nuovo
comandante della stazione
di Torre Pellice.
Pagina II
Tempio chiuso
Il tempio valdese di Luserna San Giovanni è
chiuso per cause di forza
maggiore. Infatti l’età delle travature del tetto, unitamente all’assenza di colonne portanti all’interno
dell’edificio, hanno consigliato di adottare misure di
precauzione. Ora si deve
esaminare la situazione e
verificare quali opere di
consolidamento siano più
urgenti e realizzabili.
Pagina II
Volatili da cortile
Gli allevamenti di grande dimensione e quelli di
tipo familiare sono stati al
centro della lezione del
dottor Silvio Marocco sul
pollame, che la Comunità
montana valli Chisone e
Germanasca ha organizzato per gli agricoltori.
Pagina III
Agriturismo
Il fenomeno agrituristico
è in espansione in Piemonte, una regione dove è arrivato relativamente tardi.
Cerchiamo di scoprire
quali sono le caratteristiche salienti di questo tipo
di aziende.
Pagina IV
8
PAG. Il
L* Eco Delle Aàlli %ldesi
VENERDÌ 7 APRILE 1995
ANCHE ARNAUD PIANGE — Non solo le madonne di
mezza Italia lacrimano in questi ultimi tempi; ed ecco che il
1° aprile qualche buontempone ha dipinto due lacrime purpuree al monumento di Enrico Amaud a Torre Pellice...
LUSERNA: IL NIDO CERCA CASA — Da alcuni anni, per
ovviare alla carenza di posti dell’asilo nido di Torre Pellice
(riservato per convenzione ai residenti a Lusema e Torre) è
nata un’associazione, composta in buona parte da genitori,
che ha dato vita a un piccolo asilo nido privato, prima con
cinque e ora con una dozzina di ospiti. A tutt’oggi la lista di
attesa ha raggiunto le 30 unità e sorgono ovvi problemi di
spazio; con una petizione i genitori hanno chiesto a tutti i
candidati sindaco un incontro fissato per giovedì 6 aprile alla sala Beckwith di Lusema San Giovanni.
RISCOPRIRE IL MOMENTO DELL’ADOLESCENZA —
Si svolgerà venerdì 7 aprile, a Pinerolo, a partire dalle 8,30
presso l’auditorium del liceo scientifico, un convegno sul
tema: «Forum pinerolese sull’adolescenza». Numerose le
relazioni: al mattino sul tema «Adolescente e società» interverranno gli assessori comunali Alberto Barbero e Elvio
Rostagno, il preside Zanzottera, il giornalista Rai Sergio
Zenatti, il presidente della coop di S. Domenico Bmno Marabotto. Nel pomeriggio, sul tema «L’adolescente fra normalità e disagio», relazioni di Silvia Bonino, docente di Psicologia all’Università di Torino, Giuseppe Spinelli, neuropsichiatra infantile, la psicoioga Mara Roteili, lo psichiatra
Remo Angelipo, il medico Sert Laura Musso, l’assistente
sociale Sert Alida Sirianni.
INCENDIO BOSCHIVO — Domenica 2 aprile, intorno alle 20, si è
sviluppato un incendio, probabilmente di origine dolosa, nella zona del colletto sul confine fra Lusema San Giovanni e Torre Pellice. l’intervento dei vigili del fuoco e delle squadre antincendio boschivo dei due Comuni ha consentito di circoscrivere le fiamme in
una zona di bosco contenuta evitando il coinvolgimento delle abitazioni della zona.
CORSO PER RISTORATORI — Sono aperte, presso l’associazione commercianti di Pinerolo, le iscrizioni per un corso gratuito di aggiornamento per operatori della ristorazione
del Pinerolese in particolare sulla legislazione igienico-sanitaria e sulle norme di sicurezza negli ambienti di lavoro;
il corso si svolgerà nel mese di maggio.
I TELEFONINI E LA RAI IN VAL CHISONE — In rispo
sta a un’interrogazione presentata dal senatore Claudio Bonansea il ministro delle Poste e Telecomunicazioni, Cambino, ha tra l’altro anticipato che «la Telecom ha in programma nel 1995 la realizzazione di due stazioni radio nelle località Balboutet e Pragelato che garantiranno la continuità
di copertura tra Perosa Argentina e Sestriere entro il primo
semestre ’95». Circa la visibilità dei segnali tv Rai, l’ente
concessionario ha comunicato che «È in corso l’acquisizione di uno degli impianti della Comunità montana: dopo
un’adeguata ristrutturazione e un necessario potenziamento
di tale impianto, che verrà eseguito dalla medesima Rai, le
trasmissioni televisive del servizio pubblico potranno migliorare sensibilmente».
LEGAMBIENTE PER CERNOBIL — Anche dal Pinerolese
è avviata una iniziativa a favore delle popolazioni della Bielorussia colpite 9 anni fa dalle radiazioni nucleari scaturite
dal disastro di Cemobil. Verso la fine di aprile partirà un
convoglio di camion organizzati da Legambiente per portare a quelle popolazioni un carico di prodotti alimentari non
contaminati. I circoli pinerolesi di Legambiente hanno aderito alla campagna insieme alla Coap che ha alcuni punti di
vendita nella zona; si tratta in sostanza di acquistare nei negozi della cooperativa dei prodotti che verranno collocati in
apposite aree dei centri di vendita Coap e confezionati in
vista del trasporto nella zona di Cemobil.
Un nuovo comandante a Torre Pellice
Guardia forestale oggi
Guardia forestale: mestiere
appassionante, che consente
una vita in stretto legame con
l’ambiente e col territorio e,
in molti casi, è una professione che più di altre si è scelta;
tuttavia il settore non gode,
nelle nostre vallate, di un ottimo stato di salute: da un lato
sono sempre maggiori gli incarichi, i settori di intervento
e le competenze della «Forestale» e nel contempo i nuclei
sul territorio sono sempre più
ridotti nel numero di personale. Ne parliamo con Marco
Salsotto, neocomandante della stazione di Torre Pellice.
«Fra leggi nazionali e regionali - spiega Salsotto - abbiamo competenza su tutto
ciò che riguarda l’ambiente, i
vincoli idrogeologici, la caccia e pesca, la raccolta funghi, il tutto su una superficie
di circa 33.000 ettari; per far
ciò attualmente l’organico
del comando di Torre Pellice
è composto di due persone».
Comprendendo i riposi settimanali e le ferie è chiaro
che questa situazione rischia
di diventare insostenibile,
tant’è che la giunta comunale
di Torre Pellice ha recentemente assunto una deliberazione in cui si chiede di potenziare il personale visto che
richieste di «martellate» su
boschi comunali sono inevase
da anni. Situazione analoga,
come superficie ma non come
popolazione residente, si trova nelle Valli a Pragelato; il
resto della vai Chisone può
contare sul comando di Pinasca e su quello di Pinerolo;
per fortuna, finora non si sono registrati incendi gravi.
«Effettivamentecosì; a
parte alcuni episodi “minori”
direi che è andata bene - continua Salsotto -, soprattutto
tenendo conto delle condizioni climatiche e del territorio;
non piove da mesi, non c ’è
stata quasi neve e abbiamo
avuto un lungo periodo a temperatura elevata per la stagione e molto vento. Insomma
i parametri che noi consideriamo ci dicono che abbiamo
un deficit idrico altissimo
(nemmeno se piovesse come
durante l’alluvione raggiungeremmo una situazione di
normalità) e dunque un elevatissimo rischio di incendi».
Tornando alla carenza di
personale va ricordato che
qualche anno fa venne stipulato un accordo nazionale per
cui alcune centinaia di cassintegrati erano stati inseriti fra
gli operai forestali e di qui
nel Corpo forestale dello Stato; anche alle Valli si potenziarono le stazioni locali.
Trattandosi di persone abbastanza vicine alla pensione
ecco che nel giro di qualche
anno sono state collocate a riposo; come sostituirle?
«yengono periodicamente
effettuati dei bandi di concorso per allievi guardie del
Corpo forestale dello Stato; i
termini per l’ultimo scadevano alla fine di gennaio - spiega ancora Marco Salsotto -.
Purtroppo dalla nostra regione sono poche le domande
anche perché molti giovani si
trovano spiazzati di fronte ai '
titoli che vengono richiesti
per poter essere ammessi. Da
qualche tempo infatti si punta
molto sulla formazione di base (diploma, meglio se attinente il lavoro che si andrà a
fare, vari tipi di patenti, appartenenza a soccorso alpino,
essere guardie ecologiche,
guardaparco, specializzazioni
acquisite in settori attinenti)
prima di ammettere al corso».
Il tempio di Lusema San Giovanni
Chiuso per lavori
Il tempio valdese di Luserna San Giovanni è stato chiuso al pubblico la scorsa settimana perché si impongono
alcuni lavori radicali di ristrutturazione. Sono essenzialmente due le cose che
preoccupano e sulle quali non
si era intervenuto in precedenza: il tetto e la volta.
Le travature del tetto denunciano i loro 200 anni di
età, durante i quali hanno sostenuto il peso di una copertura in lose della superficie di
500 mq, peso che si scarica
sulle pareti laterali del tempio
(il quale non ha colonne portanti al suo interno). La volta
in muratura, a forma ellittica
e di grande interesse architettonico, risente della spinta
sulle pareti del tempio e ha
bisogno di interventi di consolidamento. «Su consiglio
degli architetti e degli ingegneri che seguono il nostro
tempio - spiega il pastore
Claudio Pasquet - è parso
opportuno chiudere al pubblico questo nostro luogo di culto per la tranquillità di tutti.
Certo la cosa pone problemi
di vario ordine: innanzitutto
il disagio per la comunità che
in certe occasioni (pensiamo
al culto delle Palme con le
confermazioni) ha bisogno di
un locale molto ampio per
ritrovarsi».
Il Concistoro ha deciso che
i culti ordinari si terranno nella sala Albarin, mentre i culti
in cui si prevede un maggior
afflusso (Palme, Pasqua, Pentecoste) si terranno presso
l’antico tempio del Ciabas,
che è stato per 300 anni il
tempio della comunità si San
Giovanni. «Vi sono- poi problemi strutturali - prosegue
Claudio Pasquet - che non
sono pochi per un’opera di ta
li tempio dì San Giovanni
le grandezza e che i nostri
tecnici stanno studiando. Il
primo passo che si farà sarà
quello di un’indagine geologica del terreno sul quale
poggia il tempio per vedere
se si debba prevedere il consolidamento delle fondamenta: inutile rifare il tetto se la
base su cui poggia è sottoposta a cedimenti significativi.
Infine vi è il problema finanziario che è quello più
preoccupante e che non sarà
piccolo, ma che al momento
non possiamo ancora quantificare proprio perché i tecnici
stanno studiando quali interventi fare e in che modo eseguirli. Avremo bisogno della
solidarietà di tutti, innanzitutto dei membri della chiesa di
San Giovanni, poi degli amici
di questo tempio, unico per
stile e caratteristiche e storicamente importantissimo: è
stato il primo tempio ad essere costruito (nel 1806) fuori
dal ghetto in cui i Savoia avevano costretto a vivere i nostri antenati. Val la pena di
continuare a farlo vivere».
La Resistenza
alle Valli
Vorremmo approfittare
della disponibilità del giornale per alcune riflessioni sul
bollettino della Società di
studi valdesi apparso giorni
fa ad opera della prof. Bruna
Peyrot, «Resistere nelle valli
valdesi». Già il titolo ha suscitato qualche perplessità e
ci è apparso impreciso, in
quanto il contenuto è quasi
esclusivamente rivolto alla
Chiesa e al popolo valdese
che, ovviamente, non fu e
non è la sola componente
delle valli valdesi.
Per prima cosa ci sembra
che l’autrice abbia visto il
problema del fascismo alle
Valli con troppo ottimismo:
si direbbe che esso non abbia
vissuto qui, ma sia solo stato
di passaggio; e il suo inizio
fu veramente «lento»? Anche
in valle ci furono le «squadracce» e il Consiglio comunale di Torre Pellice (sindaco
Eynard) fu sollecito e solerte
e già il 21 maggio 1924 proclamava Benito Mussolini
cittadino onorario e auspicava di poterlo salutare proprio
qui. Emblematica l’orazione
ufficiale tenuta dal senatore
Davide Giordano (difficile
credere che la scelta dello
stesso sia stata casuale),
all’inaugurazione del monumento a Enrico Arnaud
(1926), che arrivò ad affermare: «La loro ribelle marcia
sull’Italia fu, e ci appare ora,
quale remoto preludio alla
“marcia su Roma’’» (boli.
Soc. studi valdesi n. 49/27).
Ma se l’inizio fu «lento»,
l’adeguamento progredì assai
veloce e si arrivò con il plebiscito del 1934 a un 99,4%
di voti favorevoli (più o meno la media nazionale) e i
valdesi si fecero abbastanza
travolgere, nel 1936, dall’ondata nazionalistica e si andò
(anche in ambienti valdesi responsabili) oltre l’imposto
conformismo: quante adunate
e quanti eia, eia, alalà! Quello che non siamo riusciti a
trovare è un cenno su coloro
(sicuramente non molti) che
non si adeguarono, ebbero
molestie, vessazioni ed emarginazioni; ammonizioni e
confino colpirono anche alle
Valli. Vogliamo ricordare il
nostro compagno Gino Bounous che, dopo il confino, conobbe la lotta partigiana e fu
trucidato (è la parola esatta)
al Ticiun di Pramollo assieme ad altri quattro compagni rii novembre 1944.
Anche alle Valli il fascismo ha vissuto e prosperato e
che si sia riprodotto qui
quanto avvenne in scala nazionale; si può invece affermare con buona sicqrezza
che l’adesione al fascismo,
seppure lasciando qualche
traccia, certo non fu profonda, anche se in qualche occasione e in qualche personaggio purtroppo la ritroveremo
(Martinat, gen. falla) nel periodo della Resistenza.
Passando al periodo successivo notiamo alcune omissioni ed errori certamente
non del tutto trascurabili: appare infatti strano che a pag.
23 non si dica assolutamente
nulla sugli scioperi del marzo
1943 in vai Pellice. Nella
Torre Pellice antifascista
(pag. 25) il nome dell’on.
Matteo Gay meritava sicuramente di essere quanto meno
ricordato. Non corrisponde a
verità quanto scritto a pag. 31
sul fatto che Sergio Toja sia
stato il primo caduto in vai
Pellice. Il primo caduto è stato Sergio Diena, ferito gravemente il 2 dicembre 1943
al posto di blocco dei Chabriols a protezione del primo
attacco alla caserma della milizia di Bobbio Pellice. Diena
morì, sotto il falso nome di
Sergio Fino, il 4 dicembre
all’ospedale di Lusema Alta.
Altro errore è quanto scritto a pag. 37: il 5 gennaio non
vi fu a Torre Pellice nessuno
scontro a fuoco. Un altro fu il
fatto grave e saliente di quei
giorni: dopo il ferimento, il
giorno 13, del generale repubblichino falla, comandante la piazza di Alessandria, fu
imposto a Torre Pellice un
duro coprifuoco e la chiusura
dei locali pubblici. Nel capitoletto (pag. 39, vai Germanasca) doveva essere ricordato il combattimento del 17
febbraio 1944 in pieno centro
di Perosa Argentina. Quel
giorno i partigiani operarono
nella bassa valle giungendo
sino al comune di Porte; solo
nel pomeriggio, quando già
erano stati tolti i posti di
blocco, giunse una colonna di
SS tedesche che dovette accusare 11 morti e una trentina
di feriti. In quell’occasione
caddero due partigiani.
Il rastrellamento del marzo
1944 (pagina 40) così come è
presentato non corrisponde
alla realtà storica ed è posto
•$4, % ^;r ^ i. ^ ^ / i' , «
■ in modo malevolo e tale da
prestarsi a interpretazioni false e offensive. I partigiani Gl
non scelsero per nulla di
«sparire»: resistettero tutto il
giorno 21 bloccando i fascisti
e i tedeschi al Teynaud così
che gli stessi giunsero a Villar e Bobbio Pellice solo il
giorno successivo. Allora, e
solo allora, i Gl «si defilarono» e «dileguarono» e non
«sparirono» (vedasi A. Prearo e Donatella Gay Rochat).
La stessa cosa successe, più
o meno, dopo i combattimenti di Pontevecchio in vai
Lusema (21 marzo) e dei
Chiotti e della Gianna in vai
Germanasca (23-24 marzo).
Sul fenomeno della presentazione giocarono non solo «la
piccola e media borghesia»
ma anche altri personaggi e
ambienti: nel dopoguerra vi
fu al riguardo una lunga e
dura polemica.
Ci dispiace infine che nel
ricordo dell’impiccagione di
Willy fervis non si sia accennato agli altri quattro partigiani che furono giustiziati
con lui. Infine se è esatto dire, come è detto nelle conclusioni, «la Resistenza dunque
non fu protestante, ma alle
Valli», si sarebbe dovuto precisare che proprio alle Valli
fu opera di cattolici, ebrei,
laici. È così strana la nostra
Valle: il primo partigiano caduto è un ebreo, la prima medaglia d’oro un cattolico
alunno prediletto di Lo Bue,
la prima spia fascista eliminata un valdese.
Giulio Giordano
Franco Pasquet
Torre Pellice
9
[ venerdì 7 APRILE 1995
I' E Eco Delle Yaui moESi M
PAG. Ili
Una lezione rivolta agli agricoltori
Polli ruspanti
e di allevamento
_______LILIANA VIOLIELMO
Ìi ' ~
? ontinuano nella .sede del
; \_xla Comunità montana
Chisone e Qennanasca gli incontri con gli agricoltori, con
una buona frequenza. Dopo
una parentesi frivola sul
giardinaggio (con azalea da
giardino in regalo) e una lezione pratica di potatura, si è
ritornati ad argomenti mangerecci occupandosi di volatili
da cortile. L’allevamento più
diffuso nelle nostre zone è
òvviamente quello di tipo familiare di chi, avendo un po’
di spazio a disposizione, fa il
possibile per procurarsi uova
e polli di buona qualità, sia
■ per la propria alimentazione
che per la vendita locale.
Niente a vedere con i grandi
allevamenti industriali, che richiedono spazi considerevoli
' e i cui prodotti sono destinati
’ : ai supermercati.
- ' Per dovere di cronaca il
’‘"dottor Silvio Marocco, che ha
'presentato l’argomento con
l’aiuto di lucidi e di diapositive, ha anche illustrato l’alle
- vamento in serie; abbastanza
allucinante se si pensa a centinaia di pulcini che crescono
'• ammucchiati in ampi capannoni, con il becco tagliato per
-, non ferirsi, in seguito inscatolati, ammazzati e spiumati a
macchina.
\ È vero che sia le galline del
- ■ cortile, sia i polli di alleva
mento finiscono i loro giorni
in casseruola, ma dai commenti dei presenti si percepiva una netta preferenza per le
cose semplici e genuine, rappresentate anche da quelle
poche o tante bestiole che
fanno un po’ parte della fami
glia. I consigli pratici del dottor Marocco si sono orientati
soprattutto sulle norme igieniche, che consistono essenzialmente nella pulizia e
nell’eliminazione di ogni traccia di umidità. Le malattie dei
polli sono numerose: coccidiosi, verminosi, difterorvaiolo, coriza, forme leucemiche,
parassiti vari e si diffondono
rapidamente a causa della
promiscuità. Per alcune esiste
la vaccinazione, ma la cosa
più importante è il controllo
costante per eliminare i volatili colpiti prima che il contagio si diffonda.
Naturalmente, una cura particolare deve essere dedicata
ai pulcini, se uno decide di
produrseli da sé. Il dottor Marocco ha consigliato il taglio
del becco anche ai pulcini del
pollaio, perché non li danneggia minimamente ed evita la
possibilità di ferite, molto pericolose perché sull’animale
che sanguina gli altri possono
infierire fino provocarne la
morte. Per l’alimentazione è
consigliabile la somministrazione di mangimi bilanciati
anche ai polli ruspanti, perché
l’erba tagliata e gli avanzi di
cucina non contengono tutte
le componenti necessarie alla
crescita. Bisogna però evitare
che le galline diventino troppo grasse, perché questo fa
cessare la produzione di uova.
Anche per gli alimenti, una
grande pulizia e il cambio frequente dell’acqua che può diventare un focolaio di germi.
Infatti, a poco servirebbe darsi da fare per ottenere dei cibi
più gustosi senza essere assolutamente certi che siano anche perfettamente sani.
)PORT
GEMELLAGGIO CON LA
SLOVACCHIA — Alcuni amministratori del Comune di Luserna San Giovanni e alcuni dirigenti del 3S Luserna sono stati
ospitati a Prievidza, una cittadina
della Slovacchia. Insieme al sindaco, Ivan Vano, e al suo vice,
Jozef Ugroczy, sono state discusse le ampie possibilità di collaborazione che possono crearsi tra
le due diverse realtà. Il gemellaggio, nato qualche anno fa dal
punto di vista sportivo, si è esteso nel tempo, grazie a reciproche
visite e scambi tra gli atleti dei
due paesi, al settore commerciale. In programma c’è il coinvolgimento di tipo culturale e folcloristico che prevede la presenza in vai Penice di musicisti e
coristi slovacchi e si vuole anche
facilitare la collaborazione tra
varie istituzioni scolastiche. Per
quanto riguarda il settore originario, quello sportivo, è confermata la presenza della squadra
femminile di pallavolo di Prievidza alla «Festa dello Sport» di
Luserna. Come è ormai tradizione il 3S sta poi organizzando due
settimane di soggiorno estivo per
i suoi atleti in Slovacchia: uno
stage che si terrà ad agosto e a
cui potranno partecipare anche
altre associazioni sportive del Pinerolese. Un’altra novità è che le
ragazzine della ginnastica artistica saranno per la prima volta allenate da tecnici slovacchi, custodi di una grande tradizione
sportiva.
PALLAVOLO — Ancora
una volta in CI femminile le due
formazioni di vertice (Antares
. Pinerolo e Itaibrokers Genova)
vincono, entrambe per 3 a 0, i rispettivi incontri e filano dritte
verso il confronto diretto. Successo questa volta anche per i ragazzi dell’Arredacasa Pinerolo
; : che superano per 3 a 0 il Savona.
Si trova al terzo posto a pari
merito con Riccio di Bricherasio
il 3S di Luserna di pallavolo
femminile under 16 nelFambito
del trofeo «Ferrazza», che vede
al comando le squadre San Secondo e Antares. Nella scorsa
tornata hanno vinto Antares di
Pinerolo sulle lusernesi per 3 a 0,
il Volley Perosa sul Volley Villafranca (attualmente in ultima
posizione con Carmagnola e Barge), rUs di San Secondo sempre
sul Volley Perosa, di nuovo Antares contro Con Voi di Carmagnola e infine 3S che ha vinto
l’incontro con le ragazze di Bricherasio.
Nei quarti di finale under 14
prevedibile sconfitta per i ragazzi
di Andrea Luserna, che hanno
perso dal Safa Torino per 2 a 0 e
che comunque confermano una
buona stagione, mai infatti il 3S
era arrivato così avanti nel troneo under 14.
Nella seconda divisione femminile 3S Nova Siria perde contro Mappano per 3 a 0.
TENNIS TAVOLO — Giornata di pausa per la Polisportiva
Valpellice; sabato 8' aprile la CI
nazionale si giocherà la permanenza nell’attuale campionato a
Vallecrosia contro il 5 Torri. È
terminato invece il campionato
di C2 regionale con una classifica che vede al primo posto il Cus
Torino con 27 punti appaiato con
Poste Torino, seguono a 24 punti
Alpignano, a 21 Moncalieri, con
20 punti Valpellice e Don Bosco
di Asti, infine Fiat con 16 ponti e
K2 Torino con 14.
CORSA CAMPESTRE —
Ancora buoni piazzamenti per il
Gs Pomaretto questa volta a None nel XII memorial Ferraris,
svoltasi domenica 2 aprile. La
società di Pomaretto si è piazzata al 2° posto per le categorie
giovanili; nelle pulcine nono e
COORDINAMENTO
SCOUT — Domenica 9 aprile, alle 20,30, all’Eicolo grande di Pomaretto, si svolgerà
un incontro del coordinamento scout del I distretto.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Mercoledì 12 riprende un ciclo di studio biblico, presso il presbiterio, alle 20,45; tema-degli incontri,
condotti dal past. Schaefers,
•5<I1 Regno di Dio».
• Domenica 16 aprile il culto a Bricherasio sarà sospeso.
POMARETTO — Gio
vedi 13 aprile vi sarà il culto
alle 20,30 con cena del Signore, nel tempio. Venerdì
14, alle 20,30, culto con Santa Cena a Inverso Clot.
• Lunedì 10, alle 14,30 Marianne Hintermuller con alcune diapositive parlerà delle
Unioni femminili nelle chiese
del Rio de la Piata.
VILLAR PELLICE —
Mercoledì 12 aprile, alle
20,45 al centro, il pastore
Giorgio Tourn illustrerà, con
diapositive, il viaggio compiuto in Sud America lo.scorso autunno; la serata verrà riproposta il 19 al Teynaud.
• Giovedì 13 aprile, alle
20,30, ci sarà il culto con
Santa Cena.
VILLASECCA — venerdì
14, alle 10, culto nella sala.
• Le prossime riunioni
quartierali saranno il 10 a
Trussan, l’il a Pian Faetto e
il 12 alla Roccia; ore 20.
FERRERÒ — Giovedì 13,
ore 20,30, culto. La prossima
riunione quartierale sarà il 12
aprile al Bessé.
MASSELLO — Venerdì
14 aprile, alle 11, ci sarà il
culto al Reynaud.
ANGROGNA — Sabato 8
aprile, dalle 9, si terrà un
campo di lavoro alla Rocciaglia di Pradeltorno; ai partecipanti verrà offerto il pranzo.
6 aprile, giovedì — PINEROLO: Alle 21, presso la biblioteca dell’Istituto Buniva, prosegue la rassegna dedicata all’
emigrazione; tema della serata:
«Il tempo dell’amore: endogamia
e matrimoni misti».
6 aprile, giovedì — PINEROLO: Alle ore 21, presso la
sede dell’associazione culturale
Stranamore di via Bignone 85,
quinto incontro sul pensiero critico e utopico con relazione di
Gianfranco Marcili su «L’anarchia come eresia: l’utopia del
possibile».
7 aprile, venerdì — TORRE
PELLICE: Alle 20,45, nella sala della Corhunità montana vai
Pellice in corso Lombardini, il
gruppo di studio Val Lucerna
presenta una serata con Flavio
Cuniberto che parlerà di «Jakob
Böhme, tra Lutero e l’Islam».
7 aprile, venerdì — ANGROGNA: Alle ore 15, nella
sala comunale del capoluogo, incontro con Laura Micol e Viola
Lageard Rostan; staffette partigiane.
7 aprile, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Dalle 17,30
alle 19, nella sala riunioni della
Usi 10 in via Roma 22, incontro
su «Il fenomeno tossicodipendenza e i suoi aspetti psicologici
e familiari» con il dottor Andrea
Gilardini.
7 aprile, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Nella sala
della Comunità montana, alle
ore 20, incontro su «Viticoltura
ed, enologia» con il dottor Claudio Salaris.
7 aprile, venerdì — SAN
GERMANO CHISONE Alle
20,45 apertura della mostra di
oggetti di arte vetraria di Piergiorgio Vighetto, presso la sede
del Centro incontri all’interno
del parco comunale «Villa Widemann». L’esposizione resterà
aperta sabato 8 dalle 16 alle
22,30 e domenica 9 dalle ore 15
alle ore 22,30.
7 aprile, venerdì — PINEROLO: Alle 20,45 presso l’Auditoriura del liceo scientifico in
via dei Rochis 12 incontro su
decimo posto rispettivamente
per Elisabet Porporato e Elena
Roberto e tra i pulcini terzo e
quinto Andrea Alcalino e Gianni
Paschetto. Prima tra le ragazze
Susy Pascal, seconda Valentina
Richard e nona Cinzia Baret; tra
i ragazzi ottavo Andrea Barrai.
Sesti nelle categorie maschile e
femminile dei cadetti Ivana Roberto e Federico Paschetto. Infine quarto posto per Cristiano
Micol e sesto per Simone Bertalotto tra gli allievi.
PALLAMANO — Nella serie
D maschile play out il 3S Luserna ha affrontato una partita sfortunata, condizionata dall’assenza
di Marco Re, giocatore fondamentale per gli equilibri difensivi. 1 lusernesi hanno perso contro
il Biella, una squadra che ha praticato un gioco molto aggressivo,
basato sullo scontro fisico. Questa situazione ha messo in difficoltà la difesa del 3S, punita
regolarmente dagli arbitri anche
con sanzioni disciplinari. Enrico
Comoglio ha disputato una
splendida partita difensiva, ma
gli arbitri ne hanno limitato l’efficacia con due pesantissime
esclusioni per due minuti. In attacco altrettanto splendida ma
vana la prestazione di Canale.
Nella serie C femminile il 3S
Luserna è andato a Cassano Magnago, la patria deH’handball
femminile in Italia. La formazione lombarda, attualmente prime
della serie C, non è stata spietata
e ha consentito alle ragazze di
Goss di perdere con un punteggio dignitoso (33 a 8). In crescita
le due ragazzine under 14 Federica Bertin e Valentina Galliana.
I cadetti hanno perso rincontro contro Città Giardino per 19 a
13. La partita poteva giocarsi ad
armi pari; purtroppo un arbitro
molto fiscale ha impedito a tre
giocatori lusernesi di scendere in
iffiV • > -, ; •
campo, perché privi di documento d’identità, una pena veniale, trattandosi di ragazzini, ma
il regolamento parla chiaro. Non
è bastato un bravo Bonetto e la
mancanza di cambi ha reso agevole il successo ai torinesi sulla
lunga distanza.
IL VELOCE VERSO LA
FINALE DI COPPA EUROPA
— Prima semifinale di Coppa
Europa di bocce per il Veloce
club Pinerolo; sabato a Vigone il
Monaco è stato battuto nettamente (14 a 6) il che fa ben sperare
per il raggiungimento della finale, probabilmente con la Chiavarese che ha pareggiato in Francia
nell’altra semifinale.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Venerdì 7 aprile
alle ore 20,30 presso la Sala
mostre (via Deportati ed exinternati) Pier Giorgio Ohibò,
Daniela Magra e Bruna Peyrot, candidati a sindaco della
città, incontreranno la popolazione; modera rincontro
Paolo Gardiol.
In questa rubrica pubblichiamo gratuitamente tutti gli
avvisi di incontri pubblici che
sono organizzati nei Comuni
compresi nei collegi elettorali
per la Provincia di Torino di
Perosa Argentina e Pinerolo.
Gli interessati devono far
pervenire gli avvisi per lettera o per fax (011-657542) alla redazione dell’Eco delle
valli valdesi di Torino, via
Pio V. 15, entro la domenica
9 0 16 aprile.
«La protezione civile: aspetti generali e problemi della nostra
città». Interverranno tra gli altri
il generale Vito Bruno e il dottor
Livio Pinelli, consulenti del servizio di protezione civile della
Regione Piemonte e Mauro Medaglia, membro della Società italiana di medicina delle catastrofi.
8 aprile, sabato — PRAGELATO: Alle 21,15 presso la palestra comunale in frazione Ruà
appuntamento con le musiche
francesi e italiane per strumenti a
bordone a cura del gruppo «Armugnach», che nell’ambito della
rassegna Cantavalli propone un
itinerario che va dal Nord Italia
fino alla Francia, con l’utilizzo di
una gran quantità di strumenti
noti e meno noti.
8 aprile, sabato — PINEROLO: Alle ore 15,30 inaugurazione della mostra di Giorgio Ramella dal titolo «20 studi per un
tema classico», presso la chiesa
di Santa Chiara, in via Jacopo
Bernardi. La mostra resterà aperta fino al 14 maggio presso i locali dell’Associazione culturale
«En plein air» in stradale Baudenasca.
8 aprile, sabato — PRAROSTINO: Alle ore 21 il Gruppo
teatro Angrogna presenta «Café
Liberté» presso la sala teatrale.
Per prenotazioni rivolgersi agli
uffici comunali, telefono 0121500128.
8 aprile, sabato — TORRE
PELLICE: Nell’ambito della
quarta rassegna teatrale in vai
Pellice andrà in scena presso il
salone Opera della gioventù alle
ore 21 «Tredici a tavola», commedia brillante in tre atti di Sàuvajon, presentata dalla compagnia «Gatto in tasca», regia di
Mario Fasano.
10 aprile, lunedì — PINEROLO: Alle 20,45, presso il
Centro sociale del quartiere San
Lazzaro, in via dei Rochis 3, incontro su «Fiori e piante delle
nostre Alpi» a cura di Maggiorino Passet Gros, nell’ambito della
rassegna «Lunedì scienza a Pinerolo».
10 aprile, lunedì — SALUZ
ZO: Alle ore 17, nel salone ex
caserma Musso, incontro con
Nuto Revelli da «La guerra dei
poveri» a «Il disperso di Marburg», con introduzione di
Adriana Muncinelli.
10 aprile, lunedì — TORRE
PELLICE: Alle 17,15, presso.il
Liceo europeo di via Beckwith,
si svolgerà il secondo incontro
degli insegnanti di lingue straniere del Pinerolese. Si parlerà
dell’insegnamento della lingua
straniera nella scuola materna,
inoltre si discuteranno vari progetti e proposte per organizzare
le attività successive del nascente
centro didattico. Per informazioni rivolgersi al Liceo europeo,
tei. 0121-91260.
11 aprile, martedì — TORRE PELLICE: Alle 16,30, nella
biblioteca della Casa valdese in
via Beckwith 2, inizia la seconda
parte del corso di aggiornamento
per insegnanti su «La vai Pellice
nella storia del ’900» organizzato
dal Centro culturale valdese; la
lezione, di Giorgio Rochat, verterà su «Fascismo e 2‘ guerra
mondiale».
13 aprile, giovedì — TORRE
PELLICE: Gita a Torino organizzata da Auser, Etli e Spi CgiI;
si partirà alle 8,30 da Torre Pellice piazza Santa Margherita e alle
8,45 da Luserna San Giovanni,
piazza Partigiani. Sono previste
visite alla Palazzina di caccia di
Stupinigi e alla mostra «Con il
ferro e con il fuco, robe d’artiglieria alla cittadella di Torino» e
al Museo Pietro Micca. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi ai numeri 0121-954315,
900260, 932029.
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154 '
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 9 APRILE
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58787
Fenestrelle: Farmacia Grippo
- Via Umberto I 1, tei. 83904
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 9 APRILE
Villar Pellice: Farmacia GayPiazza Jervis, tei. 930705
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tèi.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
Cinema
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 7
aprile Wyatt earp alle 21,15; da
sabato ore 21,15, (domenica ore
15,15, 17,15, 19,15, 21,15) a
giovedì (ore 21,15) Poliziotti.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma
giovedì 6 aprile, ore 20,30 film
sulla lotta partigiana: introduce
la serata Gustavo Malan; venerdì
7, ore 21,15 La strategia della
lumaca, di Sergio Cabrerà; sabato 8 aprile, ore 20^e 22,10 Quiz
show; domenica, ore 16, 18, 20 e
22,10, e lunedì, ore 21,15 Piccole donne; martedì, ore 20,30, per
la rassegna sulla Liberazione, Le
prime bande.
PINEROLO — La multisala
Italia ha in programma, alla sala
«5cento» Leon. Alla sala «2cento» Forrest gump; feriali 19,45 e
22.20, sabato 19,45 e 22,30, dom.
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CERCASI di MargheritaFiirst Wulle «Il canto cristiano
nella storia della musica occidentale», ed. Claudiana, 1974. Contattare il past. Alberto Taccia, via
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L’Eco Delle Valli Valdesi
Via PioV, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghislerìana Mondovi
Una copia L. 2.000
,_@ggüf
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Tel. 0121-59.690 BRICHERASIO via Torre Pellice, 57
10
PAG. IV
VENERDÌ 7 APRILE 1995
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Tra 700 e 1500 m di quota, dove il silenzio e i «rumori»
naturali sono garantiti, le aziende agrituristiche e gli
alloggi in locazione vi offrono soggiorni rilassanti con
possibilità di escursioni fino a 3000 m, passeggiate a
cavallo e in mountain bike, visite guidate alle miniere
di talco, rame, parchi naturali, forte sabaudo; visite ai
musei storico-etnografici per scoprire la storia valdese.
Aziende agrituristiche (pref. tei. 0121):
«La Ciabranda», Pomaretto, tei. 82018;
«La Meizoun blancho», Fenestrelle, tei. 83933;
«La Miando», Salza di Pinerolo, tei. 808077.
Alloggi in locazione e affittacamere (pref. tei. 0121):
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Salza di Pinerolo, tei. 808077;
frazione Maniglia di Perrero, tei. 803134, 803259,
808802, 808646;
Prali, tei. 807528.
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passeggiate per grandi e piccoli in sella e calesse).
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L'agriturismo, una nuova realtà per le Valli
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Le aziende agrituristiche
sono il risultato di un’
esigenza di evasione dai ritmi
della civiltà urbana e di un ritorno a un contatto diretto
con la natura, l’ambiente, le
tradizioni. Sul territorio nazionale Fagriturismo è però
distribuito in maniera abbastanza difforme; mentre infatti in alcune regioni italiane
si possono contare migliaia
di aziende agrituristiche, in
altre il fenomeno è praticamente assente.
In Piemonte l’attività agrituristica ha cominciato a manifestarsi in tempi relativamente recenti, tuttavia nella
nostra regione si registra una
tendenza all’espansione di
questa attività (se infatti nel
1992 le aziende agrituristiche
erano nella nostra regione circa 134, nel 1994 il loro numero è passato a 211). Circa
il 60% delle aziende agrituristiche è situato in zone collinari anche se una parte non
trascurabile si trova nelle vallate alpine, circa il 30%.
Nella nostra regione Pagriturismo si è sviluppato maggiormente in quelle zone dove era presente una tradizione
enogastronomica e vi erano
prerogative di carattere ambientale di un certo prestigio.
Nel Pinerolese in particolare
sono parecchie le aziende che
svolgono questa attività. Le
aziende agrituristiche sul nostro territorio possono offrire
ai visitatori, oltre ai pasti naturali e al posto letto, tutta
una serie di attività, dalle
escursioni e passeggiate a
piedi nei vari parchi naturali
che caratterizzano la zona, ai
corsi di equitazione e alla gite
in mountain bike, dagli itinerari guidati ai luoghi significativi della storia valde.se alle
visite ad alcuni siti minerari
che appartengono alla storia
più recente delle valli Chisone e Germanasca.
Nella nostra regione l’attività agrituristica fino a qualche mese fa era regolamentata da una legge regionale del
1989 e le associazioni agrituristiche chiedevano da tempo
un adeguamento della legge
alle mutate esigenze degli
operatori e la rimozione di alcuni elementi di vincolo che
in un certo senso ponevano
un freno al pieno decollo di
questa attività. A dicembre
del 1994 il Consiglio regionale ha approvato la nuova
«Disciplina delPagriturismo»
che supera la vecchia legge
del 1989. Le principali novità
della nuova legge rispetto a
quella passata sono:
- l’attività agricola dell’
azienda deve essere principale rispetto all’attività agrituristica in termini di tempo-lavoro e non di reddito come
era in passato;
- il limite massimo per la
Azienda agrituristica
CARDON - LONG
Ristoro e Vendita
Prodotti dell’Azienda
Per il 'ristoro
si prega di prenotare
telefonicamente
somministrazione dei pasti in
azienda deve essere di 60 persone mentre nella vecchia
legge non venivano posti limiti al numero di ospiti a tavola nelle aziende agrituristiche, cosa che in passato aveva suscitato qualche polemica
da parte della ristorazione tradizionale che vedeva nell’attività agrituristica una concorrenza sleale;
- il limite dei posti letto
passa ora a.25 contro i 12 prima consentiti mentre nel testo
della legge non viene specificato il numero in cui tali letti
dovrebbero essere suddivisi
per permettere di gestire al
meglio, a seconda delle esigenze della clientela, il numero delle camere. Nel caso siano ospitati gruppi scolastici è
consentito utilizzare camere a
più letti e di sovrapporre a
ciascun Ietto un altro letto fino a raggiungere il numero
massimo di 25 posti, senza
dover aumentare superfici e
cubature;
- per quel che riguarda la
somministrazione dei pasti,
devono essere usati prevalentemente prodotti di produzione propria, tra questi comunque possono essere annoverati quelli di Cooperative e di
Consorzi di cui l’azienda fa
parte;
- qualora le caratteristiche
architettoniche e strutturali
degli edifici non permettano
gli adattamenti di legge è
concesso usare locali con altezze dei soffitti non inferiori
a 2,20 metri, sempre che venga garantito il volume minimo stabilito dalla legge.
Le associazioni agrituristiche si sono dichiarate soddisfatte della revisione della
normativa regionale sull’attività, sottolineando tra l’altro
il fatto che molti dei suggerimenti che le associazioni
stesse avevano avanzato sono
stati raccolti e fatti propri dal
legislatore. Per qualcuno la
legge diventa, da un lato, uno
strumento più moderno sotto
il profilo dell’inquadramento
giuridico dell’attività, e dall’
altro uno strumento maggiormente efficace ai fini dello
sviluppo e del consolidamento, sia strutturale che economico, del settore.
Per qualcun altro la nuova
legge sembra aver recepito le
spinte provenienti da più parti
per una disciplina dell’agriturismo contro i suoi abusi, anche se se ne attende ora l’applicazione che necessita di
controlli adeguati. C’è anche
però chi tra gli agrituristi sostiene che da un lato si coglie
nel testo la volontà del legislatore di dare spazio all’agriturismo dall’altro però questa
volontà viene contraddetta
dalla scelta di limitare il numero dei posti a tavola; questo infatti, sostengono alcuni,
se per un verso risponde
all’esigenza di stroncare la ristorazione abusiva, per altro
verso rischia di danneggiare
l’agriturismo che ha investito
per dare una risposta ad un
mercato che si è ormai creato
e che ora con questa limitazione rischia di non trovare
più risposte, perché la ristorazione tradizionale è impossibilitata a darle. C’è il rischio,
concludono alcuni agrituristi,
che chi si era attrezzato per
lavorare una volta alla settimana con 70-80 persone a tavola debba ora attrezzarsi per
lavorare tutti i giorni con i
numeri attualmente consentiti
rischiando di diventare, così
sì, un piccolo ristorante.
Una delle preoccupazioni
maggiori in passato degli
operatori dell’agriturismo era
l’insufficiente impegno finanziario della vecchia legge;
oggi tutti si augurano che la
nuova sia sufficientemente
supportata finanziariamente.
L’assessore all’Agricoltura,
Lido Riha, comunque ha dichiarato di voler aprire gli
aiuti previsti dal Regolamento Cee 2328 anche al miglioramento delle aziende agrituristiche.
Ci auguriamo che, al di là
dei giudizi particolari su questa nuova normativa, essa
porti nuovo impulso all’agriturismo anche nella nostra zona dove esso è ormai parte integrante del sistema turistico
che dopo anni sta forse ora riprendendo nuova spinta proprio con la rivalutazione del
locale patrimonio di storia, di
tradizione e di ambiente.
Via Vecchia
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13
VENERDÌ 7 APRILE 1995
Cultura
PAG. 7 RIFORMA
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SCHEDA
Cronaca di un autore
Michelangelo Antonioni è
nato a Ferrara nel 1912. Dapprima autore di soggetti cinematografici e sceneggiature,
ma anche autore di racconti e
pittore, esordisce alla regia
con alcuni cortometraggi girati tra il 1943 e il ’47, Gente
del Po, N.U. (nettezza urbana), Uamorosa menzogna. Il
primo cortometraggio. Cronaca di un amore, è del 1950
ed è subito innovativo e portatore di una compiuta maturazione estetica. Se la vicenda
è un dramma della passione
che giunge al delitto come
, tanti altri, l’elemento decisivo
è che le immagini e le scene
: illustrano non tanto la viceni da (che avviene per lo più
fuori, nei racconti) quanto i
rapporti tra i personaggi. Il
grido si rifarà poi al dramma
esistenziale di un operaio abbandonato dalla moglie, e La
, ' notte raffigurerà la crisi di
,< i una coppia borghese.
Antonioni ha girato anche
all’estero: Blow up (Londra,
1967) ha per oggetto la scoperta di un delitto attraverso
l’ingrandimento fotografico
di un’immagine, Clmng KuoCina (1972) è un ampio reportage in cui riaffiora la sensibilità documentaristica; Zahriskie Point (Stati Uniti,
1970) tratta della banalità
quotidiana sullo sfondo della
fuga di due giovani «alternativi» mentre Professione reporter {\915), girato nel Nord
Africa, pone la questione del
valore del cinema e del suo
rapporto con la realtà. Il successivo Mistero di Oberwald
(1980), da Cocteau, è stato
uno dei primi tentativi di affrontare il set di un lungometraggio con i mezz} (e anche
gli artifici) dell’elettronica.
Solo il repentino accelerarsi
dell’impiego di queste tecniche lo ha fatto considerare rapidamente superato.
Il Centro Martin Luther King a Siracusa
Fare cultura per
crescere nella società
MIMMO GUARAGNA
■pV a ragazzino abitavo
xCJ^in questo quartiere;
quando dovevo passare davanti alla vostra chiesa andavo dall’altra parte della strada
per paura di venire contaminato». E il sindaco di Siracusa, Marco Fatuzzo, che parla
intervenendo sabato 18 marzo
all’inaugurazione del Centro
culturale Martin Luther King.
È la prima volta che un sindaco della città mette piede in
una nostra chiesa; se si gira 1‘
angolo della chiesa battista ci
si imbatte in una enorme lapide che ricorda il luogo dove
nel 1953 la madonna pianse.
La vergine piangeva per i
peccati dei comunisti e dei
protestanti mentre il partito
cattolico si stava trasformando nella più infernale e arrogante macchina di corruzione
e prepotenza.
Molta acqua è passata sotto
i ponti se un cattolico come
Marco Fatuzzo è stato eletto
sindaco dallo schieramento
progressista e un prete, don
. Carlo, è venuto all’inaugura•■vzione del Centro: ma questi
’Sfatti nuovi non attenuano
l’autocritica di Enrico Maltese che, nel presentare i programmi e le finalità, non ri■ sparmia parole dure: «Spesso
siamo stati spettatori, abbiamo scelto la posizione comoda di stare alla finestra. Invece testimoniare l’Evangelo ci
impegna e ci costringe a fare
i conti con le contraddizioni
che affliggono la nostra società». Il riferimento alla mafia è scontato: tra le prime
iniziative figura uno spettacolo teatrale del gruppo «I triaggianti», della chiesa battista
di Lentini, dal titolo «Mafia,
subirla o combatterla».
L’intervento di Maltese si
fa carico della riflessione e
dell’interrogafsi degli evangelici siracusani; infatti il tema
del discorso inaugurale è
«spiritualità e impegno sociale» ed è stato affidato al pastore Salvatore Rapisarda, segretario del Dipartimento teologico dell’Unione batti.sta. Il
Velatore non ha concesso niente alla retorica, si è tenuto
lontano da tutti i luoghi comuni; il suo non è stato un discorso d’occasione ma una
vera e propria lezione di teologia. La stessa denominazione del Centro ha offerto lo
spunto introduttivo. Martin
Luther King non è un eroe laico, è un testimone dell’Evangelo. Lo si può accostare a
Ghandi, ed è giusto farlo, è
stato assunto a simbolo oltre i
confini del protestantesimo e
del cristianesimo, ma rimane
soprattutto un pastore che interpreta il suo ministero al
servizio della pace e della
giustizia.
Pertanto spiritualità e impegno sociale non vanno assunti
in contrapposizione, non soltanto si integrano, ma è l’impegno stesso che presuppone
la spiritualità come fedeltà
all’Evangelo. Su questo concetto Rapisarda ha insistito:
«Nessun cristiano può ragionevolmente mettere in dubbio
la spiritualità di Gesù, e nessun cristiano può fraintendere
quella spiritualità. Si tratta di
una spiritualità che parte dallo Spirito di Dio e approda alla liberazione e alla salvezza
dei minimi, dei poveri, degli
esclusi». Gesù non fa come
gli esseni, non si isola dal
mondo nel deserto; Gesù si
apparta soltanto in determinate occasioni e per un tempo
limitato. L’ambito in cui va
esercitata la spiritualità è la
società laddove troviamo elementi a noi ostili se non proprio nemici.
La serata era stata aperta da
uno spiritual eseguito dalla
bellissima voce di Anne Ruth
Crabb, un’americana innamorata della Sicilia che ha imparato ad amare stando tra la
gente. In chiusura un altro
spiritual, ma questa volta con
tutti i presenti in piedi a cantare e a battere le mani. Spiritual che ci avvicinano alle
lotte, alla speranza, alla fede
dei neri d’America di cui M.
L. King è un simbolo. Certamente, ma spiritual anche e
soprattutto per ricordarci che
fuori la porta della chiesa c’è
la mafia da combattere e tante
sorelle e fratelli che soffrono
da abbracciare. Il sindaco
aveva concluso il suo intervento chiedendo l’aiuto delle
nostre preghiere, delle preghiere di noi tutti: Siracusa è
più vicina di quanto possiamo
pensare guardando la cartina.
Un fotogramma del film «L’avventura» (1959)
Michelangelo Antonioni ha ricevuto negli Usa il premio Oscar alla carriera
Lo sguardo nel cinema dell'Incomunicabilità
ALBERTO CORSAMI
L? indagatore dell’incomunicabilità, il paesaggista che ha stabilito l’equivalenza tra il contorno piatto
della Bassa Padana e il vuoto
dell’anima, il virtuoso della
macchina da presa e dei silenzi. A due anni di distanza da
Federico Fellini, anche Michelangelo Antonioni, ultimo
«mostro sacro» di una generazione che ha visto scomparire anzitempo Rossellini e
Visconti oltre a Fellini stesso,
viene incoronato dal mondo
del cinema con l’Oscar alla
carriera. Un premio americano per un autore spiccatamente europeo.
Gli anni della sua affermazione sono quelli a cavallo tra
i ’50 e i ’60, gli stessi in cui
Ingmar Bergman raggiunge la
notorietà: le affinità tra i due
sono dovute all’attenzione
che entrambi hanno posto, in
quegli anni peraltro favorevoli a una sensibilità di questo
tipo, alle problematiche dell’
incomunicabilità. I due registi
affrontano rovelli di coppie in
crisi, problema della trascendenza e della solitudine,
dell’aridità interiore, pur nella diversità delle culture (nordica e luterana per Bergman,
razionalista nonostante tutto
per Antonioni) e delle cifre
stilistiche adottate.
Dire cinema di Antonioni
vuol dire per molti essenzialmente piano-sequenza: ovvero utilizzo di inquadrature
lunghe (a volte lunghissime,
fino agli 8’ circa della conclusione di Professione reporter), in cui la vicenda, i
primi piani, i movimenti dei
personaggio o della stessa
macchina da presa non vengono mai «tagliati», smontati.
Un cinema dai tempi lenti e
dai lunghi silenzi, che cerca
di avvicinare l’interiorità di
uomini e donne (soprattutto
di donne) tenendo presente il
modo di «stare nel mondo» di
questi personaggi. Un cinema
dello sguardo, che attraverso
lo sguardo cerca di capire che
cosa c’è dietro.
È un cinema che esplora
con l’attenzione di un entomologo i comportamenti e
che cerca di leggere quale rispondenza ci sia tra personalità e comportamento. Ma la
conclusione più importante a
cui arrivano questi film è che
molto spesso, nelle situazioni
che contano, questa rispondenza non c’è; se c’è, è del
tutto gratuita.
Consideriamo quello che è
probabilmente il capolavoro
di Antonioni: L’avventura
(1959). Un gruppo di amici è
in crociera nelle Eolie. Anna,
fidanzata con Sandro, sparisce
senza motivo, e dopo giorni di
ricerche quest’ultimo avvierà
un’altra relazione con Claudia. Il fatto più rilevante è che
entrambi a questo punto lasceranno che gli eventi precipitino loro addosso. Possono
scegliere (come l’uomo, con
il suo libero arbitrio, di fronte
alla vita, si trova sempre a dei
bivi, a delle scelte), ma accettano Luna scelta come accetterebbero l’altra: nessuna modificazione nei loro rapporti
sembra dipendere da una o
dall’altra opzione. Come dire:
comunque noi scegliamo, siamo sempre «agiti» da qualcosa d’altro, lo si chiami caso,
somma di circostanze o ineluttabilità del destino. Il quadro di riferimento è quello di
un non credente, ma è anche
quello in cui si collocavano e
si collocano milioni di persone, e che i credenti conseguentemente non possono
ignorare.
L’altro aspetto, non marginale, dei film di Antonioni è
quello dell’indagine sulla società: in film come II grido
(1957), L’avventura, La notte
Due recenti pubblicazioni delle Edizioni Dehoniane
La fede dei nostri fratelli e sorelle
Due agili volumi che possono interessare i nostri lettori sono usciti recentemente
per le Edizioni Dehoniane di
Bologna. Il primo raccoglie
una serie di riflessioni e preghiere di William Barclay',
selezionate a mo’ di antologia dal figlio Ronald. William Barclay (1907-1978),
laureato in Lettere antiche e
in Teologia, è stato pastore
della Chiesa scozzese e professore di Nuovo Testamento
all’Università di Glasgow e
gode grande fama presso il
pubblico evangelico anglosassone soprattutto per il suo
commento esegetico-spirituale sui libri del Nuovo Testamento in 17 volumetti, dal ti
tolo Daily Study Bible (Studio giornaliero della Bibbia).
Il suo stile semplice e ricco di
immagini, la sua genuinità di
sentimento unita alla profondità di pensiero hanno reso
questa raccolta molto popolare, tanto che è già stata tradotta in una dozzina di lingue. Questa antologia raccoglie brani da diverse delle sue
opere e si propone quindi di
rendere noto l’autore anche al
pubblico italiano, forse per
saggiare la possibilità di tradurre il «Daily Study».
La seconda opera, anch’essa strettamente legata al Nuovo Testamento, è di un autore
italiano, Stefano AllieviL
giornalista, saggista e ricerca
tore, che ha approfondito soprattutto gli aspetti culturali e
religiosi della vita degli immigrati. Come dice l’autore
stesso: «...questo testo è e
vuole essere solo una riflessione sul fenomeno dell’immigrazione e sui problemi ad
essa correlati, a partire da
una lettura libera quanto basta del testo evangelico; una
riflessione che talvolta si fa
meditazione».
Allievi cerca nel testo neotestamentario affermazioni e
accenni all’estraneità del
messaggio evangelico rispetto agli umani e di questi al
messaggio. Sottolinea la difficoltà e la necessità dell’incontro e della comunione e.
(1960), L’eclisse (1962) il panorama dell’Italia dello sviluppo economico (dall’imprenditoria all’intellighenzia,
dalla borsa alla fabbrica) viene passato al setaccio soprattutto per quanto riguarda i
suoi riflessi sugli individui. E
Deserto rosso (1964) porterà
al limite estremo questa ricerca, investendo direttamente
l’alienazione e la fuga dalla
realtà della protagonista (anche qui come in altre occasioni Monica Vitti) che vaga fra
i fumi degli stabilimenti e la
nebbia ferrarese in un mondo
che è mondo delle macchine,
caratterizzato dalla freddezza
dei rapporti oltre che del paesaggio.
L’avventura di Antonioni
si era fermata, dopo un film
del 1981, Identificazione di
una donna, decisamente minore, a cui era poi sopraggiunta fa grave malattia e la
parziale paralisi. Da alcuni
mesi però il vecchio maestro
è al lavoro con un regista
(Wim Wenders) che potrebbe
essergli figlio e che infatti riconosce di avere dei debiti
nei suoi confronti. L’esito si
preannuncia interessante e toglie all’Oscar alla carriera
quel carattere di riconoscimento dato al passato.
immigrati
nel far emergere il diverso, il
fore.stiero, il non in sintonia,
nota come spesso proprio chi
è «altro», in quanto non
omologato, sia più disponibile a scorgere e accettare le
manifestazioni del nuovo di
Dio. Nel leggere il volumetto
ci si rende conto, come dice
l’autore, «che il tema dello
straniero può essere considerato una costante , una specie di filo rosso a cui si possono ricondurre molte e disparate cose...».
(1) William Barclay: Il Dio
che va In cerca, Bologna, ed.
Dehoniane, pp 134, £ 17.000.
(2) Stefano Allievi: Il libro
dell’altro, Bologna ed. Dehoniane, pp 132, £ 17.000.
14
PAG. 8 RIFORMA
Agenda
MILANO — Il Centro culturale protestante e rirssae-Lombardia organizzano un ciclo di lezioni sulla storia del protestantesimo. Il corso è strutturato in una serie di lezioni settimanali e discussioni di due ore.
Per la quarta lezione Massimo Rubboli parla sul tema «Protestantesimo e rivoluzione americana»:
ore 15,30, presso la sala attigua alla Libreria Claudiana in
via Sforza 12a; informazioni tei. 02-76021518.
NAPOLI — «Dietrich Bonhoeffer e la chiesa confessante
in Germania» è il tema dell’incontro organizzato dalla
Comunità luterana e dalla redazione napoletana di Riforma. Introduce il pastore Luciano Deodato e relaziona il
past. Hartmut Diekman: ore 19, presso la chiesa luterana,
in via Carlo Poerio 5.
TRIESTE — Nel quadro di un ciclo di conferenze sul
tema «La Rjforma nei territori asburgici e veneti», il
Centro culturale A. Schweitzer organizza una conferenza
dello scrittore Fulvio Tomizza sul tema: «La Riforma in
Istria; il perché di un interesse»: ore 17,30, nella basilica
di San Silvestro.
UDINE — L’Associazione Guido Gandolfo organizza
una conferenza di Maurizio Abbà sul tema «Vita e opere
di Dietrich Bonhoeffer nel 50” anno della morte»: 18,30,
presso la Chiesa metodista di piazzale D’Annunzio 9.
VERONA — La Chiesa valdese e il gruppo per il pluralisrno e il dialogo organizzano un incontro sulla figura di
Dietrich Bonhoeffer. Intervengono Augusto Tebaldi, ex
internato a Flossenburg; Roberto Vinco, sacerdote cattolico; Alfredo Berlendis, pastore valdese: ore 21, alla chiesa
valdese; per informazioni tei. 045-8345172.
PISTOIA — Nel quadro di un ciclo di conferenze organizzato dalla Chiesa battista
con il patrocinio del Comune, il pastore
Piero Bensi parla sul tema «La risurrezione»: alle ore 18, presso la Sala napoleonica
di via degli Armeni 11.
TORINO —- «Non disturbare l’amore: la chiesa, la donna
e la sessualità» è il tema del dibattito a cui partecipano Gabriella Biancardi, Anna Maria Savio, Ermis Segatti e
Adriana Zarri: ore 15,30, presso l’istituto salesiano di piazza Rebaudengo 22; per informazioni tei. 011-4336639.
ROMA — Riunione del Sae sul tema
«Donne e uomini costruttori di pace» intervengono la pastora battista Anna Maffei e
Fon. Sergio Tanzarella: ore 16, presso le
Suore francescane di via Giusti; per informazioni tei. 06-5833125.
CINISELLO BALSAMO — «Diritto alla
salute per tutti: atto assistenzialistico o diritto inalienabile?» è il tema del dibattito organizzato dal Circolo culturale Jacopo Lombardini: ore 21, presso Villa Ghirlanda.
AGAPE — Ha inizio il campo «Pasqua
donne», che terminerà il 18 aprile, sul tema
«L’erba voglio»; per informazioni telefonare al Centro ecumenico, 0121-807514.
AGAPE — Ha inizio il campo «Pasqua internazionale», che terminerà il 18 aprile,
sul tema «Riconciliazione, dono di Dio,
fonte di vita nuova»; per informazioni tel.0121-807514.
PISTOIA — Nel quadro di un ciclo di conferenze organizzato dalla Chiesa battista
con il patrocinio del Comune, il pastore
Piero Bensi parla sul tema «11 crederne di
fronte alla propria morte»: ore 18, presso la
Sala napoleonica di via degli Armeni 11.
ROMA — In occasione dell’Assemblea annuale dei soci
la Società biblica in Italia organizza una conferenza del dr.
Giancarlo Rinaldi sul tema «La Bibbia, Roma e l’impero
dei romani»: ore 18, nell’Aula magna della Facoltà valdese di teologia; per informazioni tei. 06-69941677.
GIUSTIZIA NELLA LIBERTA: Si tiene il 29 e 30 aprile a Mezzano Inferiore (Pr) inizio il tradizionale incontro
primaverile organizzato dall’Vili circuito delle chiese vaidesi e metodiste della Fgei Emilia-Romagna. L’incontro
ha come tema «Giustizia nella libertà. Attualità del cristianesimo sociale» e si pone l’obiettivo di costruire un «Centro studi per il cristiane.simo .sociale». Intervengono Giorgio Bouchard, Biagio De Giovanni, Luciano Guerzoni;
modera Sergio Aquilante. Per informazioni tei. 052123855 (Ma,ssimo Aquilante), oppure 0521-2328551 (Armando Palazzino).
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero,
appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delie chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle 8,30. Domenica 9 aprile trasmissione su
«Dietrich Bonhoeffer: un cristiano nella Resistenza». Lunedì 17 aprile ore 9,30 culto in eurovisione dalla Chiesa
riformata di Saint-Légier (Svizzera). Il culto viene trasmesso in differita per motivi di programmazione Rai.
AVVERTENZA: per questa rubrica inviare lettere o fax
con i programmi 15 giorni prima del venerdì di uscita. '
Vita Qi
RAPPORTO ALLARMANTE SUI BAMBINI DI CERNOBIL
Facciamo ogni sforzo
per curare il cancro alla tiroide
VENERDÌ 7 APRILE 1995
_______GIORGIO GARDIOL______
V
E arrivata anche la conferma scientifica: in tutta la
Bielorussia si sta sviluppando
un’epidemia di cancro alla tiroide. Si tratta degli effetti
delle radiazioni nucleari che
hanno colpito i bambini della
regione di Cemobil in conseguenza dell’incidente alla
centrale nucleare avvenuto
nel 1986. Il British Medicai
Journal del 25 marzo scorso
pubblica un rapporto di un
gruppo di scienziati della
Bielorussia che, sotto l’egida
dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), hanno
condotto un’indagine epidemiologica sui ragazzi della
regione. Le cifre sono agghiaccianti: sono 2 milioni i
ragazzi a rischio che occorre
controllare periodicamente
perché possono essere stati
esposti alla radiazioni.
Il rapporto afferma che nei
cinque anni precedenti l’esplosione l’incidenza del cancro alla tiroide sui ragazzi di
meno di quindici anni era di 1
caso su 1 milione, mentre dal
90 ad oggi il rapporto è passato a 100 casi ogni milione.
E non fa che aumentare. Se
paragoniamo questo dato a
quello medio inglese nel periodo tra il 1962 e il 1992 il
rapporto è duecento volte superiore (nel Regno unito è di
0,5 per milione).
Questo è solo uno dei capitoli più dolorosi della catastrofe di Cernobil. C’è però
una speranza: se il cancro
viene diagnosticato precocemente le speranze di guarigione sono elevate. Diventa
perciò molto importante
l’aiuto internazionale per la
Bambino di Cernobii
diagnostica e la cura della
malattia ed anche l’aiuto alle
famiglie. Gli esperti dell’
Oms ritengono che nei prossimi anni «i cancri alla tiroide non colpiranno prevalentemente i bambini di allora,
ma anche gli adulti». Nonostante questi dati il cancro alla tiroide, paradossalmente,
non viene ancora classificato
come un effetto di un incidente nucleare. L’Oms dichiara infatti che «resta ancora da provare in maniera inconfutabile la relazione tra
l’incidente nucleare e il cancro alla tiroide».
Da alcuni anni in Italia singole famiglie, comunità evan
geliche. Centri giovanili evangelici, sindacati, Comuni,
associazioni ambientaliste
ospitano per periodi di vacanza e di cura questi ragazzi: è
perciò importante che queste
iniziative continuino. Ad
esempio in Piemonte la Legambiente (tei. 011-8125386)
ha in programma l’accoglienza di un gruppo di ragazzi nel
mese di settembre e cerca
collaborazioni sia materiali
(famiglie disposte ad accogliere un ragazzo o una ragazza) o doni in denaro.
Altre chiese evangeliche
stanno predisponendo progetti concreti, e su questi terremo informati i lettori.
Rapporto di esperti internazionali sulla centrale di Cernobil
La centrale atomica non è sicura
Nove anni dopo l’esplosione del reattore n. 4 della centrale di Cemobil, la situazione continua ad essere pericolosa anche dopo la costruzione del cosiddetto «sarcofago»
di cemento sopra il reattore.
Anzi è proprio quest’ultimo a
dare i maggiori problemi: costruito con approssimazione,
in mezzo a notevoli difficoltà, per contenere al più
presto l’inquinamento radioattivo che fuoriusciva dal
reattore distrutto, doveva essere «provvisorio». Ma un
po’ per cattiva volontà e molto per mancanza di fondi, il
provvisorio è destinato a durare: nessun programma di lavori è per ora finanziato per
la messa in sicurezza della
centrale. Così dal tetto del
«sarcofago» continua ad uscire «polvere radioattiva». •
All’interno del reattore la
situazione non è migliore.
Anche se il combustibile fuso
produce meno calore, il magma che ha formato in.sieme al
cemento e alle strutture metalliche e che ha dato origine
alle famose «lave in forma di
zampa d’elefante» resta pericoloso. Le colonne in cemento armato e alcune strutture
pòrtanti in ferro sono ormai
molto corro.se e in equilibrio
precario. 11 «sarcofago» è
però uno dei muri che separano il reattore 4 dal reattore 3
e quest’ultimo è ancora in
funzione: e questo desta moltissime preoccupazioni.
Dal 14 al 16 marzo scorso
La centrale di Cernobil
si è riunita a Kiev una commissione di esperti per esaminare la situazione e un nuovo
motivo di allarme è stato sottolineato: «Il sarcofago hanno detto gli esperti - non
è stabile e soprattutto non è
stato costruito per resistere a
scosse telluriche». Sono certo
rischi limitati ma bisogna tenere presente che nella zona
di Cemobil è possibile un terremoto di magnitudo 6 ogni
secolo, e un terremoto di magnitudo 5 ogni 27 anni. Anche il Blocco B, una costruzione adiacente al sarcofago,
che collega il reattore 4 al
reattore 3 e contiene il camino comune, non può sostene
re l’impatto di terremoti di
magnitudo 5 o superiori.
«Nelle condizioni attuali osservano ancora gli esperti il livello di contaminazione e
il calore impediscono la costruzione di opere che durino
oltre i cento anni, come sarebbe necessario». L’unica
possibilità di smantellare le
strutture distrutte, in condizioni di relativa sicurezza, è
quella di costruire un nuovo
sarcofago che comprenda sia
il reattore 3 che il reattore 4.
U’ipotesi che però non trova
d’accordo il governo ucraino
che vuole mantenere in funzione il reattore 3 per ragioni
economiche.
Le città del futuro
Un entusiasta della tecnologia dell’informazione come
George Gilder è convinto che
il risultato ultimo delle nuove
tecnologie sarà la morte delle
città: «Prevarranno le organizzazioni e le tecnologie di
piccole dimensioni, poco costose e distribuite. Il personal
computer e il palmtop eclisseranno completamente i mainframe e le altre grandi macchine centralizzate. Ciò significa che tutti i monopoli, le
gerarchie, le piramidi e le griglie di potere della società industriale si dissolveranno sotto la pressione continua del
problema di distribuire l’intelligenza anche a tutti nodi delle reti sparse sul territorio. La
grande città, tutto l’insieme
delle città industriali che attualmente sopravvivono grazie a sistemi di sostegno finanziario perderà potere perché ciascuno potrà ottenere
merci e servizi stando a casa
sua. Le grandi città sono ormai un bagaglio dimenticato».
Invece Tom Peters, teorico
del management, è convinto
che le città siano necessarie al
sinergismo dell’innovazione
imprenditoriale: «In questi ultimi anni sono stato fortemente influenzato dall’opera
di Michael Porter e di altri
che hanno svecchiato lo studio della geografia economica. Tutte queste analisi negano la fine delle città e invece
celebrano l’ascesa della nuova città-stato.
Sotto un certo profilo, Silicon Valley è una città-stato.
Questi agglomerati, che presentano una varietà esuberante, sono al cuore dell’imprenditorialità e del progresso. Ma
come si fa a realizzare tutti
quei successi e fallimenti, tutto quel caos simbiotico di
umanità, senza vere città? La
tecnologia è una gran bella
cosa, ma agli esseri umani
piace incontrarsi, chiacchierare e far festa».
La tecnologia
e i posti di lavoro
Jeremy Rifkin, autore di
The Enel of Work (Putnam,
1995), afferma che è in via di
accelerazione la tendenza verso la disoccupazione generale
provocata dalle tecnologie
dell’informazione. 11 problema della perdita di posti di lavoro è destinato ad aggravarsi
costantemente perché le tecnologie deH'informazione,
sempre più potenti, sono attualmente in grado di automatizzare quasi ogni tipo di lavoro e di distruggere la stabilità occupazionale rendendo il
lavoro più trasportabile (il che
consente alle imprese di far
svolgere il lavoro quotidiano
dall’altra parte del pianeta).
Altri studiosi del fenomeno
tecnologico, più ottimisti, sostengono che le nuove tecnologie creano sempre più posti
di lavoro di quanti ne distruggano. La loro convinzione è
che l’innovazione tecnologica
incoraggerà gli investimenti e
l’occupazione, specie nei settori occupazionali che ruotano intorno alle tecnologie
dell’informazione, alla formazione e riqualificazione e ai
servizi destinati a soddisfare
le esigenze di una popolazione sempre più anziana, fra cui
quelle finanziarie e sanitarie.
Secondo Peter Drucker, filosofo del management, ci sono tanti manager capaci che
«non riescono a sfondare perché il loro atteggiamento di
base è sbagliato». Anziché
minimizzare, farebbero bene
a ripensare radicalmente ciò
che fanno, perché «il controllo sui costi non si ottiene riducendo le spese, bensì individuando le attività produttive da potenziare, promuovere
ed espandere».
15
i VENERDÌ 7 APRILE 1995
J
PAG. 9 RIFORMA
STA
Massimo
Kegler
Ho appreso con tristezza la
notizia della dipartita delramico e fratello in fede
Massimo Kegler, della chiesa di Bordighera. Massimo
era il più attento e cordiale
amico, era sempre disponibile a qualsiasi tipo di' aiuto
che gli si chiedeva, era molto
ospitale e generoso e sempre
sorridente.
Ricordo i bei momenti trascorsi con mio marito e altri
amici nella sua casa di Seborga: era sempre una grande festa, accompagnata dai canti.
Quante persone ammalate e
anziane sentiranno la mancanza del fratello Massimo,
che era solito visitarli a casa
e portare loro aiuto e gioia.
Ha.lasciato un gran vuoto in
noijutti e nella sua comunità
di Bordighera. Il suo ricordo
e la sua simpatia saranno
sempre nei nostri cuori e nei
nostri pensieri.
Anna Scorano Peyrot
Torre Pel lice
Il Centro
di Monteforte
Su Riforma n. 43 del ’94, a
pag. 6, riportando le decisioni della X assemblea Fcei si
sottolinea Timportanza «strategica», per cosi dire, del villaggio evangelico «23 novembre» di Monteforte Irpino (Av). Tra l’altro si individuava in quel Centro «un’
espressione esplicita dello
spirito unitario che indica
alTevangelismo italiano un
concreto cammino comune»,
nonché «luogo nel quale, terminata l’emergenza tememoto e permanendo una serie di
gravi problemi sociali, è possibile agire in vista di situazioni umane distrutte» anche
favorendo lo sviluppo di un
«dialogo con movimenti
evangelici e chiese non membro della Federazione».
L'OPINIONE
GLI SPOT 0 LA PARTECIPAZIONE?
PAOLO FABBRI
Dietro la rovente polemica sugli spot
politici in tv si cela un problema
assai più complesso della «par condicio» nelle informazioni, che pure è fondamentale per il buon funzionamento
della democrazia.
Per comprenderlo dobbiamo risalire al
nostro metodo di apprendimento. La
struttura portante della nostra formazione culturale è stata costruita a scuola,
sulla base di un programma realizzato
sotto la guida di uno o più insegnanti
con cui si aveva un rapporto diretto; era
possibile porre dcpiande per chiarimenti, approfondire e discutere. Che fosse
espresso o meno, il fondamento di ogni
lezione era la logica tradizionale. Noi
siamo cresciuti culturalmente con il sillogismo, il principio della non contraddizione, il principio della ragion sufficiente ecc. Una struttura portante,
quella della logica aristotelica, che non
ha conosciuto significativi cambiamenti
in circa 2.000 anni, se si eccettua il concetto di probabilità (su cui tra l’altro si
basano i sondaggi).
Se è vero quello che sostiene Bertrand
Russell nei suoi «Principia Mathematica», che la matematica è una parte della
logica, tutti abbiamo avuto un rilevante
insegnamento di logica che ci ha messo
in condizione di organizzare le nostre
idee o nozioni in sistemi organici. La tv
ci propone un tipo di comunicazione
completamente diverso, dove le idee
vengono espresse per immagini e a
frammenti, senza nessun diretto confeatto
con gli interlocutori. Questa frammentarietà, per di più senza la possibilità di
porre domande per chiarire dubbi, per
fare collegamenti fra una eomumeazione e l’altra, fa saltare completamènte gli
schemi logici tradizionali, rendendo
praticamente impossibile la trasmissione di un programma politico organico.
Un’impossibilità che viene ulteriormente accresciuta dalla tendenza della tv a
perseguire le immagini più spettacolari,
quelle che creano emozioni al posto di
quelle che danno nozioni.
Nel contesto di ciascun frammento televisivo, che può essere costituito da un
breve intervento al Maurizio Costanzo
show, oppure a Tempo reale, seguito da
un collegamento in diretta o da un brano
musicale, possono essere comunicate
solo frasi generiche alle quali possono
essere attribuiti significati molto diversi
e addirittura opposti. A far propendere
gli spettatori per una interpretazione ò
un’altra, sono gli aspetti tipicamente
«visivi»; la mimica del viso, la gestualità, i colori dell’ambiente o dei vestiti,
la musica di sottofondo sono gli elementi che avvalorano una determinata
comprensione delle idee o di fatti esposti. Ad esempio il sorriso ostentato con
continuità induce alla fiducià, invita ad
accettare le proposte formulate; paradossalmente un soniso accattivante può
accreditare vere e proprie banalità.
Ci troviamo di fronte a un fenomeno
nuovo su cui gli studiosi di logica dovranno impegnarsi per tentare di analizzarne i contenuti e gli psicologi per valutare le possibili conseguenze (pensiamo ai bambini che crescono influenzati
per ore ogni giorno dalla tv). Quello che
finora è stato verificato con molti riscontri pratici è che, in assenza di una
comunicazione organica, rispondente alle leggi della logica tradizionale, vale la
ripetitività (il criterio prevalente seguito
dalla pubblicità). Di qui la polemica sul
numero degli spot di ogni forza politica
■ e sulla «par condicio», la parità di condizioni di tutti i contendenti.
Se è vera Tanalisi fin qui fatta, risulta
però evidente che la «par condicio» è
veramente un minimo provvedimento
rii fronte a qualcosa che solo nei prossimi decenni sarà possibile valutare nella
sua corrètta portata. Per ora noi cittadini credenti, che abbiamo T obbligo di
dire e perseguire la verità, dobbiamo
prendere atto della necessità di non fermarci alle trasmissioni televisive, anche
le più ben fatte, ma di leggere i programmi delle forze politiche in campo o
di partecipare agli incontri con i politici
dove si possano porre domande, discutere, far emergere un quadro complessivo delle proposte che ci vengono fatte.
Sembra poco ma proviamoci, e verifichèremo che sarà molto di più di quanto non pensiamo.
In questo spirito si suole segnalare la collaborazione
operativa tra l’Assemblea
evangelica di Cicciano e il
Villaggio evangelico di Monteforte Irpino che si esplica
attraverso l’impegno di alcuni
giovani di quella comunità in
attività di volontariato svolta
attraverso doposcuola e integrazione sociale di bambini
residenti nel Villaggio, lavori
di manutenzione ordinaria,
disbrigo di incombenze che
riguardano l’accoglienza dei
gruppi della foresteria.
Tale iniziativa di collaborazione è stata resa possibile
dalla larghezza di vedute del
direttore del centro, Francesco Giovanni Sagripanti, che
attraverso contatti maturati in
rapporti personali con membri di questa comunità ha po
Riforma
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei, 011/655278 - fax 011/657542
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DIRETTORE: Giorgio Gardioi
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Cirica, Alberto Corsani, Avernino Di Croce, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo,
Maurizio Girolami, Anna Mattel, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
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Riforma è il nuovo titoio deiia testata La Luce registrata dai Tribunaie di Pinerolo con ii n, 176
dei 1' gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoii. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
il numero 13 del 31 marzo 1995 è stato consegnato per l’inoltro postale all'Utficio CMP Nord,
via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledi 29 marzo 1995.
tuto prevedere e realizzare
una proficua collaborazione.
Presso il Centro incontro di
Monteforte Irpino, tra l’altro,
si stanno tenendo anche delle
attività di studio di introduzione al Nuovo Testamento.
L’Assemblea cristiana evangelica di Cicciano è una
comunità autonoma e indipendente sorta all’inizio degli
anni ’50 come prima espressione in assoluto di una presenza evangelica nell’Agro
Nolano. Rappresentq una
realtà evangelica di un certo
interesse per il potenziale,
giovanile che esprime e per le
prospettive di cammino ecclesiale ispirate a principi di
collaborazione metadenominazionale.
Daniele Di Dio
Giovanni Napolitano
Cicciano
Testimonianza
pentecostale
Ho letto quanto Nicola Milone ha scritto, nella pagina
dei lettori del 10 marzo, su «Il
rapporto con gli evangelicali». Non posso non condividere quel senso di disagio e di
tristezza che infatti si prova
quando ci accade di aprire un
dialogo con qualcuno di loro
animato da biasimevole spirito di orgoglio religioso. Ma
non farei di ogni erba un fascio e non mi dissocerei da
tutti denominandoli evangelicali: siamo tutti evangelici e
neppure a noi piace essere
chiamati impropriamente e
vangelisti. Quanto poi ai motivi di dissenso che rendono
difficili i nostri rapporti, tutti
sappiamo che quelli esistenti
con i nostri fratelli cattolici
sono ben più gravi e consistenti. Ma è strano che, mentre sul piano ecumenico, nei
nostri rapporti interconfessionali dimostriamo tanto zelo e
mettiamo giustamente tanto
impegno, trascuriamo e riteniamo impossibili i rapporti
coi nostri fratelli evangelici.
In un dissidio, si sa, il torto
è sempre della controparte.
Ma se è vero che noi che apparteniamo alle chiese storiche del protestantesimo abbiamo più cultura teologica,
più apertura verso i problemi
sociali, politici e umanitari
che travagliano la nostra generazione, mi pare che dovremmo avere ancheun po’ più
di umiltà e meno sicurezze;
dovremmo avere più comprensione, più riguardo verso
certe loro manifestazioni di
culto e professione di dottrine
che noi non condividiamo.
Quanto a noi, forse è tempo
che cominciamo a preoccuparci di custodire il buon
deposito della fede e della sana dottrina che ci è stata affidata (che le nostre comunità
ancora conservano), che promuoviamo una predicazione
che edifichi e faccia crescere
spiritualmente le nostre assemblee rinsecchite mediante
la sovrabbondante ricchezza
dei doni dello Spirito Santo.
Adoperiamoci con ogni
mezzo ad accorciare le distanze esistenti con i nostri
fratelli evangelici, aprendo un
dialogo che non sia solo occasionale. Se vogliamo che
Pentecoste 1994, di cui più
Il clic ó\ prima pagina
La montagna fumante
La «montagna fumante» (smokey
mountain) di Manila: è la più grande
discarica delle Filippine. Occupa 30
ettari ed è in funzione dal 1953; grazie
ad essa circa 20.000 persone sopravvivono ogni giorno: sono gli «scavengers» che raccolgono rovistando tra i
rifiuti materiali e generi alimentari che
possono essere in qualche modo ancora utilizzati. Alla montagna arrivano
ogni giorno 2.000 tonnellate di rifiuti.
gamente superati; va comunque detto che la decisione
presa da chi presiedeva l’incontro è- stata condivisa dai
gruppi ecumenici operanti in
Mestre che hanno lavorato per
la realizzazione dell’incontro.
Questi gmppi sono il Sae (Segretariato attività ecumeniche) e il Gei (Gruppo ecumenico interconfessionale).
Paola Bressan
(resp. locale del Sae)
Sandro dell’Aquila
(resp. locale del Gei)
Mestre
non si parla, non rimanga solo una chimera del passato,
non scaviamo fossi ancora
più profondi con peregrine
nuove scoperte teologiche,
ma promuoviamo localmente
incontri fraterni e non dimentichiamo quello che Paolo Ricca ha detto ripetute volte, e cioè che il futuro dell’evangelismo in Italia dipenderà in larga misura da
un’intesa coi nostri fratelli
pentecostali.
Quanto a me, oserei dire per
fede che come noi abbiamo
bisogno di loro, così un giorno forse non lontano tutte le
chiese evangeliche in Italia
che sono in crescita avranno
bisogno della nostra Facoltà
di teologia e della nostra casa
editrice Claudiana.
Pietro Valdo Panasela
Palermo
Conclusione
frettolosa
Abbiamo letto su Riforma
del 10 febbraio ciò che il si-'
gnor Giovanni Giudici ha lamentato a proposito dell’incontro ecumenico tenutosi
nel duomo di San Lorenzo a
Mestre, il 24 gennaio, nell’
ambito della Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani e affermiamo che nulla
di quanto lui ha scritto è avvenuto. Con la presente in
modo particolare smentiamo
che chi ha presieduto quell’
incontro «abbia tolto la parola ai fratelli e sorelle del Sae
e alle altre comunità evangeliche presenti».
Dichiariamo invece che
rincontro si è svolto molto
serenamente e in un clima di
autentica fratellanza, grazie
anche alle apprezzate riflessioni della pastora Laura Leone e di padre Tede Vetrali.
Aggiungiamo, inoltre, che la
sensibilità e la disponibilità
ecumenica di monsignor Angelo Centenaro sono, per noi
che lo cono,sciamo bene, indubitabili.
Forse al signor Giudici è dispiaciuta la necessaria accelerazione che si è dovuta imprimere verso la conclusione
dell’incontro, ma i tempi stabiliti erano stati purtroppo lar
Errata
Mi scuso con i lettori perché nell’articolo del n. 12 dal
titolo «Il più è fatto?» (pag.
1) ho erroneamente affermato
che santa Brigida era una luterana svedese convertitasi al
cattolicesimo. È falso: che
fosse svedese non c’è ombra
di dubbio, ma è vissuta prima
della Riforma, dal 1303 circa
al 1373. Dunque, neanche
volendo avrebbe potuto essere luterana. Alcuni secoli dopo fu invece una sua illustre
conterranea, Cristina di Svezia, figlia del grande e sfortunato re protestante Gustavo
Adolfo, a passare (1654) dal
luteranesimo al cattolicesimo;
ma questa è un’altra storia.
I lettori informati sulle vite
dei santi non si saranno fatti
ingannare dal mio macroscopico errore; agli altri chiedo
sentite scuse.
Luciano Deodato
Napoli
Seminario di formazione
delle donne battiste
A Rocca di Papa, il 12, 13 e
14 maggio 1995, il Movimento
femminile evangelico battista
organizza il 2° Seminario di
formazione per donne leader
battiste, metodiste e valdesi. Il
motto del campo sarà: «Sovr’
ali d’aquila-Isaia40, 31».
Condurranno il seminario le
pastore Elisabetta Green, per
la parte biblico-teologica, e
Adriana Gavina per quella psicologico-pastorale.
I posti a disposizione sono
50. Il campo inizierà venerdì
12 alle ore 17 e terminerà con
il pranzo di domenica 14. La
quota di partecipazione è di
£65.000.
Prenotazioni presso Vera
Marziale, tei 06-9499014
(Rocca di Papa), 06-5780414
(Roma).
RINGRAZIAMENTO
«Egli ha abbattuto le mie forze
durante il mio cammino,
ha accorciato i miei giorni»
Salmo 102, 23
I familiari del caro
Eli Long
riconoscenti, ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro
dolore.
Un ringraziamento particolare
ai medici e al personale dell'Ospedale valdese di Pomaretto, al
dott. Broue e al past. Bouchard.
San Germano Chisone
20 marzo 1995
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore,
nulla mi mancherà...
Quand'anche camminassi
nella valle dell'ombra della morte,
lo non temerei male alcuno
perché tu sei meco»
Salmo 23,1, 4
I familiari di
Vincenzo Paraci
di anni 82
spentosi il 13 febbraio 1995, ringraziano tutti coloro che hanno
partecipato al loro dolore e condiviso la speranza della resurrezione in Cristo.
Caltanissetta, 26 marzo 1995
16
PAG. 10 RIFORMA
' V V'.' ^
VENERDÌ 7 APRILE 1995
Una delle isole del Pacifico che rischia di essere sommersa dall'innaizamento del livello del mare
Si è svolto a Berlino il Vertice Onu sui cambiamenti climatici
Se ¡1 mare sommergerà le pìccole
ìsole; sarà Kìnìzìo della fine
Gli effetti catastrofici dei
cambiamenti climatici e delrinnalzamento del livello del
mare sulle isole dei Caraibi e
del Pacifico potrebbero segnare per Pumanità «l’inizio
della fine». Questa la diagnosi dei diplomatici di Antigua,
Barbados e delle isole Saiomone in occasione di un incontro organizzato a Ginevra
il 26 febbraio scorso in vista
del Vertice internazionale
dell’Onu sul clima che si
svolge in questi giorni a Berlino. La visita a Ginevra di
Lionel Hurst, di Antigua, e di
Rex Horoi, ambasciatore delle isole Salomone presso
rOnu, era stata organizzata
dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) che, fin dal
1988, si è preoccupato dei
problemi legati al riscaldamento del pianeta e che si
sforza di attirare l’attenzione
delle chiese sulla gravità del
fenomeno.
Lionel Hurst, ambasciatore
di Antigua presso l’Onu, ha
dichiarato che i piccoli stati
insulari giocano per il resto
del mondo il ruolo del «canarino del minatore», che i minatori portavano con sé nelle
miniere e che smetteva di
cantare quando le emissioni
di gas raggiungevano il livello di guardia e ne provocavano la morte. «Se saremo
sommersi, sarà l’inizio della
fine dell’umanità - ha dichiarato l’ambasciatore Hurst —; riteniamo che i nostri
bei paesi non debbano essere
sacrificati sull’altare di alti
livelli di vita... E una questione di morale».
I piccoli stati insulari utilizzano le Nazioni Unite come tribuna per esprimere i loro timori perché «è l’unica
tribuna che abbiamo». 11
Vertice di Berlino, che si
svolge dal 28 marzo al 7
aprile, segna l’entrata in vigore ufficiale della Convenzione-quadro sui cambiamenti climatici, adottata a Rio de
Janeiro nel giugno 1992 dalla
Conferenza dell’Onu su ambiente e sviluppo (Cnued). La
Convenzione-quadro sui
cambiamenti climatici (Cccc)
impegna i paesi industrializzati a ridurre le emissioni di
ossido di carbonio ai livelli
del 1990. Tuttavia, le 36 nazioni dell’Alleanza dei piccoli stati insulari (Aosis) - che
raggruppa Antigua e Barbados, le isole Salomone e altri
stati insulari dei Caraibi, degli oceani Pacifico, Indiano,
Atlantico, dei mari Mediterraneo e della Cina meridionale - ritengono che i paesi industrializzati dovrebbero im
pegnarsi a ridurre di più le
emissioni di gas. I 36 paesi
sperano che il loro protocollo, secondo cui i paesi industrializzati dovrebbero impegnarsi a ridurre entro il 2005
le emissioni di ossido di carbonio del 20% rispetto ai livelli del 1990, verrà adottato
a Berlino. Un simile impegno
è necessario se si vuole evitare la catastrofe, in particolare
per i piccoli stati insulari.
Sostegno delle chiese
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) coordina le
azioni intraprese per lottare
contro questo problema e sta
mobilitando le chiese membro di fronte alla minaccia
che rappresenta l’evoluzione
del clima per l’umanità. Molte chiese, in particolare in Canada, Germania, Paesi Bassi,
Svizzera e nel Pacifico, hanno pubblicato dichiarazioni
ufficiali per avvertire le popolazioni sulle cau.se e le conseguenze dei cambiamenti
climatici. Nel 1989, il patriarca Dimitrios 1 di Costantinopoli aveva deciso di fare-dei
1° settembre la «Giornata della protezione dell’ambiente»
nella Chiesa ortodossa.
Domenica 26 febbraio
Konrad Raiser, segretario generale del Cec, ha espresso il
suo appoggio alle posizioni
dell’Aosis sui cambiamenti
climatici. L’ambasciatore Horoi ha specificato che alcune
isole di corallo del Pacifico,
tra cui le isole Marshall, sono
situate a solo 1 metro e 87 cm
al di sopra del livello del mare e che un altro gruppo di
isole, le Kiribati, al centro
dell’oceano Pacifico, verrebbe inghiottito da un innalzamento del livello del mare pari a un metro. Le isole Tuvalu, al centro del Pacifico, le
isole Tokelau, a nord delle
isole Samoa occidentali, e la
Grande Barriera della costa
orientale dell’Australia, sarebbero anch’esse minacciate
daH’innalzamento del livello
del mare. L’ambasciatore ha
fatto notare che l’attenzione
della comunità mondiale
sembra concentrarsi più sui
grandi paesi che non sulla
sorte di isole abitate da poche
migliaia di abitanti.
Mobilitazione difficile
Per Madeleen Helmer,
coordinatrice del Centro europeo di studi e di informazione sul Pacifico, che ha sede nei Paesi Bassi, gli effetti
dei cambiamenti climatici sono molto diversificati e, di
conseguenza, rendono difficile una mobilitazione generale
delle popolazioni di fronte a
questo problema. «I cambiamenti climatici non hanno
ancora un volto - ha fatto notare -. In un certo senso, sarebbe più facile se avessero
conseguenze altrettanto nette
delle catastrofi di Cernobil o
di Bhopal. Non si tratta di un
unico problema, di un’unica
soluzione».
In compenso, la frequenza
e l’intensità crescenti delle
tempeste tropicali e degli uragani sono già la prova degli
effetti devastanti dei cambiarnenti climatici. Molti temono
che questi vengano amplificati dagli sforzi di alcuni paesi,
come il Brasile, la Cina e 1’
India, per diventare rapidamente paesi industrializzati.
«Le nazioni fortemente popolate provocano danni incalcolabili all’ambiente nel volere ricreare gli Stati Uniti a
casa loro - ha rilevato Hurst
sarebbe impossibile vivere
in un mondo in cui ognuno
utilizzasse altrettanta energia
di un cittadino americano
medio». Il problema dei cambiamenti climatici deve costringere il mondo a guardare
ben al di là del problema
dell’ambiente.
Secondo Hurst, è per. puro
caso che piccole nazioni come la sua hanno ottenuto un
seggio airOnu a fianco delle
grandi potenze, ma grazie a
questo, «oggi possiamo dire
alle nazioni industrializzate
di smettere assolutamente di
distruggere l’ambiente». Hurst ha ricordato che un innalzamento del livello del mare
di un metro significherebbe
non solo l’annientamento di
piccoli stati insulari ma sommergerebbe anche la Virginia
e la Florida, gran parte del
Bangladesh e altre zone situate a bassa altitudine.
11 Cec ha pubblicato un documento di studio intitolato
«L’evoluzione accelerata del
clima - La nostra fede alla
prova». Nel gennaio 1994, il
Cec ha chiesto alle chiese del
Nord di «proteggere l’atmosfera riducendo il loro consumo di energia derivante da
fonti non rinnovabili», e alle
chiese del Sud di «definire
nuovi modelli di società vivibile fondati sulla giustizia e
la stabilità ecologica». Il Cec
ha inoltre chiesto alla comunità intemazionale di «ratificare e applicare la Convenzione-quadro sui cambiamenti climatici, e di adottare calendari precisi e piani d’azione dettagliati miranti a ridurre in modo draconiano l’insieme delle emissioni di ossido di carbonio». (Eni)
Testimonianza di Mario Loarca, docente all'Università cattolica
In Guatemala anche ì protestanti
giocano un molo importante
Nel Guatemala, lacerato da
un conflitto che dura da oltre
trent’anni, «il ruolo di mediazione giocato dalle chiese ha
una grande importanza, in
particolare per quanto riguarda l’impegno del vescovo
cattolico romano Rodolfo
Quesada Toruno». È quanto
, ha affermato lo psicologo Mario Loarca, docente all’Università cattolica del Guatemala e membro attivo dell’équipe pastorale della diocesi di
Los Altos, a ovest del paese.
Mario Loarca è stato recentemente in Svizzera, invitato
dal Coordinamento ecumenico «Missione e sviluppo» e
dalla «Rete Guatemala», formata per lo più da membri di
chiese protestanti. Secondo
l’Istituto di medicina legale
del Guatemala, tra il gennaio
e l’ottobre dello scorso anno
1.993 persone sono state vittime della violenza generalizzata. I principali organismi
intemazionali dei diritti della
persona. Amnesty International e Americas Watch, considerano questa violenza come
una delle realtà più gravi
dell’America Latina: i suoi
effetti aumentano in quanto
viene mantenuta l’impunità
ufficiale; neanche l’arrivo di
una missione speciale è riuscito a frenare l’ondata di
violenza. Dal 21 novembre
1994, 220 osservatori della
Missione dell’Onu in Guatemala tentano di contribuire,
con un programma decentrato
di 13 uffici in tutto il paese, a
un miglioramento che, per
ora, non si avverte.
Tuttavia la violazione dei
diritti della persona non è
l’unico problema del Guatemala: la guerra iniziata molti
decenni fa non trova soluzione e «il dialogo tra il governo e la guerriglia procede
molto lentamente», sottolinea
Loarca secondo cui «in un
contesto così teso, il lavoro
delle chiese è fondamentale». In. primo luogo, il compito del vescovo Quesado
Toruño è di coordinare l’Assemblea nazionale dei settori
sociali, un organismo che
raggruppa movimenti sindacali, popolari e religiosi che
esigono una soluzione politica. Precedentemente Toruño
aveva fatto il mediatore ufficiale tra il governo e l’Urng
(Unione rivoluzionaria nazionale del Guatemala) proponendo alcuni accordi, ad
esempio a livello dei diritti
della persona, delle questioni
etiche e dei meccanismi in
vista di promuovere la democratizzazione del paese.
Alcuni settori protestanti
partecipano sia all’Assemblea
della società civile sia al Movimento Maya, un’istanza di
coordinamento dei diversi
gruppi etnici del paese con la
partecipazione delle chiese.
«1 settori riformati giocano
un ruolo morale importante
all’interno della società guatemalteca» afferma Loarca,
per il quale è fondamentale
stabilire una distinzione netta
tra «setta» e Chiesa evangelica. Non è facile farlo capire
al cittadino medio, dice: «Io
lavoro alla pastorale di for
mazione e dobbiamo fare
molti sforzi per spiegare questa differenza... Tuttavia i risultati non sono chiari».
L’appartenenza dell’ex dittatore Efrain Rios Montt a
una di queste sette non facilita
il chiarimento. Montt è appoggiato non solo dai protestanti, ma anche dai cattolici e
da non credenti. Gli elettori di
Rios Montt vedono in lui una
sorta di castigamatti, dal carattere autoritario, difensore
dell’ordine statale e dell’unità
familiare. È un tipico caudillo
conservatore che ricorre a un
discorso populista per dire alla gente ciò che vuole sentirsi
dire. In occasione delle ultime
elezioni politiche, il Fronte
repubblicano guatemalteco,
diretto da Rios Montt, ha ottenuto la maggioranza relativa
al Parlamento (32 seggi su
80)'ed è diventato la prima
forza nazionale. L’astensionismo però è stato massiccio,
toccando il 79% dell’elettorato. Solo il 6% dei 3.400.000
elettori iscritti ha votato per
l’ex dittatore.
Per giungere alla soluzione
politica tanto auspicata, non
ci sono miracoli: «Bisognerebbe togliere tutti i veti costituzionali che escludono coloro che vogliono partecipare
alla vita politica, accelerare
il dialogo tra il governo e
l’Urng e promuovere l’integrazione della guerriglia alla
vita politica legale» rileva
Loarca. Insomma, bisognerebbe «compiere una svolta
radicale nel sistema politico
guatemalteco». (Eni)
Varsavia: conferenza internazionale dei cappellani militari
Rinascita della cappellanìa negli
eserciti dell'Europa orientale
Le autorità ecclesiastiche e
governative dell’Europa centrale e orientale stanno facendo causa comune per ristabilire la cappellania militare
nelle forze armate dopo la caduta del comunismo. L’iniziativa delle comunità religiose è infatti sostenuta da numerose autorità locali e nazionali che vi vedono il modo
di incoraggiare un rinnovamento morale nella vita militare e civile, malgrado l’opposizione manifestata all’inizio da alcuni quadri dell’esercito in diversi paesi.
«I cappellani partecipano
anche alle esercitazioni della
“partnership per la pace’’
(Ppp) e alle riunioni a favore
dell’integrazione di un esercito europeo», ha precisato
Herman Keizer, cappellano
generale (luterano) delle forze armate degli Stati Uniti in
Europa, e uno dei 36 delegati
protestanti a una conferenza
internazionale di cappellani
militari svoltasi nel febbraio
scorso a 'Varsavia.
Per Herman Keizer, il ruolo del cappellano non deve limitarsi alla celebrazione di
cerimonie religiose; il suo
compito è anche di sensibilizzare i soldati ai problemi
dell’alcolismo, della droga, e
di altri mali.
1 cappellani dovrebbero badare a garantire «un giusto
equilibrio tra le domande religiose e militari», pur incoraggiando i quadri a rispettare le prime.
Circa 80 delegati di 30 paesi (12 generali e ammiragli,
vescovi cattolici romani, protestanti e ortodossi, un rabbino e due imam turchi) assistevano alla conferenza che aveva per tema «11 cappellano,
testimone della fede».
In Polonia, anche sotto il
regime comunista, quasi tutti
i soldati erano battezzati e
l’80% di essi era sposato religiosamente. Tuttavia, l’Alleanza democratica di sinistra, uno dei partiti della coalizione governativa, composta
soprattutto di ex comunisti,
ha accusato la Chiesa cattolica romana di esercitare un’influenza eccessiva all’interno
dell’esercito dopo la reintroduzione della cappellania militare 5 anni orsono.
Secondo un delegato dell’
esercito ceco, il colonnello
Antonio Svancar, nella Repubblica ceca così come in
Slovacchia molti ufficiali si
sono opposti al ritorno dei
cappellani dopo la caduta del
comuni.smo.
E il ministro della Difesa
ceco, Vilem Holán, ha parlato del bisogno di «preparazione umanistica» nella formazione militare. «Per 40
anni, il nostro esercito è stato distrutto sul piano spirituale - ha aggiunto il colonnello Svancar -. Il livello culturale dei quadri del nostro
esercito, la cui formazione e
le cui competenze tecniche
erano relativamente buone,
era caduto vertiginosamen
te». In Slovacchia, la funzione di pastore dell’esercito è
stata ristabilita il 1° febbraio
scorso, esattamente 45 anni
dopo la sua soppressione con
un decreto del governo comunista.
Ignac Jurus, prete cattolico
romano, ha espresso la speranza che il ristabilimento
della cappellania abbia un’influenza positiva sulla società
in generale e faciliti l’integrazione militare della Slovacchia nella Nato.
Un rappresentante del Patriarcato ortodosso russo di
Mosca, l’arciprete Viktor Petluchenko, ha comunicato che
una commissione di coordinamento, messa in piedi nel
marzo 1994 dal patriarca
Alessio II e dal ministro della
Difesa Pavel Graciov, dovrebbe essere ampliata e
comprendere anche rappresentanti delle minoranze religiose del paese. Ha aggiunto
che i soldati russi inviati in
Cecenia sono stati «praticamente privi di ogni aiuto .spirituale», malgrado la presenza della parrocchia ortodossa
di San Michele Arcangelo,
ancora aperta nella capitale
cecena.
11 metropolita ortodosso
Grigorij di Bulgaria ha espresso la speranza che la
cappellania militare venga ristabilita nel suo paese. Attualmente, infatti, i preti possono recarsi nelle caserme solo dietro invito delle autorità
militari. (Eni)